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Shoshana: trailer del film con Douglas Booth

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Shoshana: trailer del film con Douglas Booth

Vision Distribution ha diffuso il trailer del film Shoshana diretto da Michael Winterbottom con Harry Melling, Douglas Booth, Gina Bramhill, Matthew Reynolds, Aaron Vodovoz, Irina Starshenbaum, Lee Comley, Samuel Kay, Matthew Thomas-Robinson

Ispirato a eventi realmente accaduti, Shoshana è un thriller politico ambientato negli anni Trenta che affronta il modo in cui l’estremismo politico e la violenza creino una separazione tra le persone costringendole a scegliere da che parte stare. Al cinema dal 16 novembre distribuito da Vision Distribution.  Prodotto da MELISSA PARMENTER | JOSH HYAMS | LUIGI NAPOLEONE | MASSIMO DI ROCCO una produzione REVOLUTION FILMS, BARTLEBYFILM con VISION DISTRIBUTION.

Shoshana, le prime foto del nuovo film con Douglas Booth

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Shoshana, le prime foto del nuovo film con Douglas Booth

Revolution Films, Bartlebyflim e Vision Distribution presentano Shoshana, il nuovo film di Michael Winterbottom, con protagonisti Douglas Booth, Irina Starshenbaum, Harry Melling, Aury Alby, Ian Hart.

Il film è stato presentato in anteprima mondiale al 48° Toronto International Film Festival nella sezione Special Presentations e uscirà il Italia il 16 novembre con Vision Distribution.

Di seguito, le foto da Shoshana e il poster ufficiale:

ShorTS International Film Festival: Simone “SIO” Albrigi alla 24H ShorTS Comics Marathon

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Torna allo ShorTS International Film Festival, in programma a Trieste dal 29 al 7 luglio, la seconda edizione di 24H ShorTS Comics Marathon. Un contest gratuito dedicato a disegnatori di ogni età che vorranno cimentarsi in una vera e propria maratona artistica durante la quale, in sole 24 ore, dovranno realizzare un cortometraggio a fumetti di almeno 12 tavole inchiostrate e/o colorate, ciascuna contenente una vignetta di dimensione quadrata.

L’appuntamento è in piazza della Borsa dalle ore 17.00 di lunedì 2 luglio fino alle 17.00 di martedì 3 luglio. La partecipazione al contest è gratuita e aperta a un numero massimo di 20 partecipanti, che dovranno iscriversi entro e non oltre lunedì 25 giugno 2018 sul sito ufficiale della manifestazione www.maremetraggio.com.

A valutare gli elaborati ci sarà una giuria d’eccezione, composta da esperti in campo artistico e cinematografico: Lorenzo Pastrovicchio, storico disegnatore di PK e vincitore del prestigioso riconoscimento Topolino d’Oro, il giornalista e critico cinematografico Filippo Mazzarella e il fumettista e youtuber Simone “SIO” Albrigi, ideatore del fortunato canale Scottecs che conta oltre un milione e mezzo di iscritti. Il fumetto vincitore verrà poi pubblicato e distribuito gratuitamente.

Al termine della maratona, inoltre, martedì 3 luglio SIO si esibirà nella performance “15 strisce in 30 minuti”: una vera e propria sfida, durante la quale il disegnatore realizzerà 15 strisce in mezz’ora.

ShorTS International Film Festival è realizzato con il contributo di: Mibact – Direzione Cinema, Regione Friuli Venezia Giulia – Assessorato alla Cultura, Regione Friuli Venezia Giulia – Assessorato alle Attività Produttive e al Turismo, Fondazione CRTrieste, Fondazione K. F. Casali e Comune di Trieste, EstEnergy,  Hera Comm, AcegasApsAmga, TriesteCaffè. Partner tecnici Ikon ed E_Factory con Seed Box-it.

ShorTS International Film Festival 2020, dal 4 al 12 luglio

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ShorTS International Film Festival 2020, dal 4 al 12 luglio

Comincia sabato 4 luglio la 21° edizione di ShorTS International Film Festival 2020, la manifestazione cinematografica triestina che quest’anno sbarca sul web fino a domenica 12 luglio grazie a MYmovies, partner tecnico dell’evento. Tutte le proiezioni, eventi e masterclass del Festival sono a ingresso gratuito; i film e cortometraggi in concorso saranno visibili, sempre gratuitamente, su MYmovies: al seguente link è possibile registrarsi gratuitamente per seguire la manifestazione: https://www.mymovies.it/live/shorts/

Dopo la cerimonia di inaugurazione, che si svolgerà sabato 4 luglio alle ore 20.00 in diretta streaming su MYmovies, sarà Il grande passo di Antonio Padovan a inaugurare l’edizione 2020 di ShorTS, che verrà proiettato fuori concorso come film di apertura in streaming gratuito sempre su MYmovies. Presentato in concorso al 37° Festival di Torino, il film vede protagonisti Stefano Fresi e Giuseppe Battiston, al centro di una storia che parla del sogno di andare sulla luna.

I due attori interpretano due fratelli da sempre distanti, l’uno a Roma e l’altro nel profondo Veneto, che imparano a conoscersi. Da quando, a sei anni, Dario Cavalieri (Giuseppe Battiston) ha visto in diretta le immagini del primo sbarco sulla Luna, non ha mai smesso di volerci andare. Mario Cavalieri (Stefano Fresi) gestisce una ferramenta di quartiere a Roma, fino al giorno in cui la sua esistenza viene sconvolta dallo squillo del telefono. Suo fratello Dario è in prigione. Mario si ritrova a essere l’unico che può occuparsi di quel fratello che ha visto una sola volta in vita sua. I due fratelli, tanto simili fisicamente quanto differenti caratterialmente, si ritroveranno soli di fronte a un’impresa impossibile.

Lo ShorTS International Film Festival apre con Il grande passo

Le proiezioni online proseguono su MYmovies con la sezione Maremetraggio, dedicata ai migliori corti premiati nei maggiori festival internazionali. In programma sabato 4 luglio, tra gli altri, il corto italiano “Inverno” di Giulio Mastromauro, premiato quest’anno come miglior cortometraggio ai David di Donatello, l’animazione australiana in stop-motion “Lost & Found” di Andrew Goldsmith e Bradley Slabe, una storia sull’altruismo del vero amore, e il documentario breve “Mars, Oman” di Vanessa del Campo Gatell, che racconta le simulazioni delle spedizioni su Marte realizzate in Oman.

Appuntamento anche con lo ShorTS Pitching Training, workshop organizzato dall’Associazione Maremetraggio in collaborazione con Nisi MasaEuropean Network of Young Cinema che si svolgerà interamente online venerdì 3 e sabato 4 luglio dalle 10 alle 19: due giorni di formazione durante i quali i partecipanti, su base mondiale di selezione, impareranno come realizzare presentazioni (pitch) efficaci e persuasive dei loro progetti di realizzazione di cortometraggi. Le lezioni saranno tenute in lingua inglese, come sarà anche per i pitching che a fine workshop i partecipanti esporranno di fronte a una rosa ristretta di produttori selezionati.

Shortlist per l’Oscar agli effetti visivi 2011

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L’Academy  ha reso nota la lista dei film candidati per gli effetti visivi, dopo un’ulteriore scrematura. La lista comprende sette titoli  che potranno essere nominati al premio Oscar 2011 per i migliori effetti visivi. Presenti il prevedibile Inception, la sorpresa Hereafter e molti altri…

Ecco la lista al completo: si tratta di Alice in Wonderland, Scott Pilgrim vs. the World, Harry Potter e i Doni della Morte – Parte I, Hereafter, Inception, Iron Man 2 e Tron: Legacy. Solo cinque di questi sette film potranno essere nominati all’Oscar. Le nomination relative alle altre categorie verranno annunciate martedì 25 gennaio 2011, mentre la serata di premiazione avverrà domenica 27 febbraio. La cerimonia sarà condotta da James Franco e Anne Hathaway.

Fonte:badtaste

Shortcut: al via le riprese del film

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Shortcut: al via le riprese del film

Sono iniziate a Roma le riprese di Shortcut, ad annunciarlo la società di produzione Play Entertainment, guidata da Simona Ferri e Marco Tempera, in co-produzione con Camaleo e Sternenberg Films.

Shortcut sarà diretto da Alessio Liguori e scritto da Daniele Cosci, entrambi co-fondatori di Mad Rocket Entertainment insieme ad Alessandro Risuleo e Simone Bracci, produttori esecutivi del film.

Si tratta di un adventure-fantasy-horror e racconta la storia di cinque cinque ragazzi rimangono intrappolati all’interno dello scuolabus che li sta riportando a casa, dopo che un essere misterioso ha invaso la carreggiata e li ha costretti a barricarsi all’interno. È notte e sono soli in mezzo a una strada di campagna deserta. Mentre il tempo scorre, dovranno unire le loro forze per cercare di sempre di sopravvivere a quell’entità sconosciuta.

Shortcut narra una storia d’amicizia e coraggio che si svolge nella delicata fase adolescenziale in cui l’immaginazione e le paure più ancestrali stanno per lasciare spazio a un mondo concreto fatto di responsabilità, relazioni e valori indissolubili.

Shortcut set

Il protagonista di Shortcut è il giovane attore Jack Kane, nome che verrà presto ricordato dal pubblico italiano in quanto interprete principale del quinto capitolo della saga di Dragonheart, diretto da Ivan Silvestrini e prodotto da Raffaella De Laurentiis per Universal Studio Entertainment.

Ad affiancarlo un cast internazionale che vede anche attori italiani come Mino e Teo Caprio (I Medici – 2° stagione), Zak Sutcliffe, noto per la serie Casualty per BBC, e David Keyes, presente nel cast di Pirati dei CaraibiLa Maledizione del forziere fantasma. Oltre a loro, spiccano i nomi dei giovani Sophie Oliver, Molly Dew, Zanda Emlano e dell’attore Terence Anderson.

Shortcut, recensione del film di Alessio Liguori

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Shortcut, recensione del film di Alessio Liguori

Mentre impazza ai box office statunitensi, diventando un piccolo grande orgoglio della giovane produzione made in Italy, Shortcut si conferma un ottimo biglietto da visita per la Mad Rocket Entertainment, casa di produzione che promette di fare molto bene nei prossimi anni. Il film, da noi, è disponibile su The Film Club, la piattaforma di Minerva Pictures e sulle principali piattaforme VOD. È stato presentato in anteprima a #GIFFONI50 nella sezione Generator +16 e +18 e, come detto, sta riscuotendo un grande successo ai box office USA.

Shortcut è la storia di Nolan, Bess, Reggie, Queenie e Karl, cinque adolescenti che salgono su un malandato pulmino rosso per rientrare a casa, da scuola. Jo, il vecchio conducente, sceglie di prendere una scorciatoia (da cui il titolo) che porterà il gruppo prima ad imbattersi in un evaso che vuole far perdere le sue tracce, poi in una tremenda creatura che spingerà i cinque ragazzi a vivere un’avventura che li trasformerà per sempre, e che li legherà l’uno all’altro come solo delle esperienze tremendamente forti sono capaci di fare.

Shortcut, scorciatoie verso l’età adulta

Scritto da Daniele Cosci e diretto da Alessio Liguori, Shortcut è un esperimento che giocando su un terreno sicuro e collaudato vince la sua scommessa. I temi dell’amicizia e dell’adolescenza, il viaggio iniziatico e la lotta contro un mostro sono archetipali nella narrativa di genere e in questo contesto vengono sfruttati tutti benissimo. A partire dalla messa in scena accattivante, alla regia fluida passando per le interpretazioni tutte sfaccettate e credibili, nonostante forse avrebbero avuto bisogno di maggiore approfondimento.

Il film si è avvalso anche della collaborazione con Makinarium, una vera eccellenza nel campo del make up e della prostetica, non solo per quanto riguarda il cinema italiano, ma per il panorama mondiale della settima arte e questo prezioso contributo sottolinea il valore del film, che resta comunque un primo passo, ma non ha niente del timore e della paura che caratterizzano le prime volte.

Shortcut è un temerario grido di esistenza, la rivendicazione di uno spazio che deve crearsi per nuove realtà produttive, nonostante portino in scena storie derivative e già viste, perché è la dimostrazione della conoscenza di un mezzo, tecnico e narrativo, e la conferma che questo mezzo si sa utilizzare, sfruttare e modellare a seconda delle proprie forze, con ottimi risultati.

Shorta: la spiegazione del finale del film

Shorta: la spiegazione del finale del film

Il film danese del 2020 Shorta è stato diretto da Anders Ølholm e Frederik Louis Hviid, che hanno anche scritto la sceneggiatura. La pellicola, girata in tempo reale, rappresenta il debutto alla regia di un lungometraggio per entrambi. Ølholm aveva precedentemente scritto le sceneggiature di Letters to e altri film, mentre Hviid si era occupato di diversi cortometraggi. Per Shorta, i due si sono ispirati a classici moderni come “Training Day” e “I Miserabili”, quanto alla lezione di Walter Hill e John Carpenter, infondendo alla loro opera uno stile crudo degno del miglior cinema americano.

Nella lingua araba, il termine Shorta viene utilizzato per indicare la polizia in generale ed è anche il modo in cui le forze dell’ordine sono chiamate in Arabia Saudita. Il film va dunque a raccontare della delicata convivenza tra popolazione danese e la comunità araba, tra cui le tensioni sono però alte e i conflitti scoppiano con grande facilità. Anticipando di poco quanto avvenuto poi negli Stati Uniti con il caso di George Floyd, Shorta è stato presentato con successo alla Settimana Internazionale della Critica della Mostra del Cinema di Venezia, venendo apprezzato proprio per il suo farsi specchio di una certa realtà.

Un ritratto dunque duro e impietoso dei conflitti etnici e religiosi oggi più che mai presenti in tutto il mondo, con Shorta che si pone dunque come pungente monito nei confronti della pericolosità di queste precarie situazioni. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Shorta. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Tarek Zayat e Simon Sears in Shorta
Tarek Zayat e Simon Sears in Shorta

La trama e il finale di Shorta 

Gli agenti di polizia Jens Høyer (Simon Sears) e Mike Andersen (Jacob Lohmann) pattugliano il ghetto di Svalegården, vicino a Copenaghen. La tensione tra la popolazione straniera è alta perché un senegalese arrestato, Talib Ben Hassi, è stato gravemente ferito mentre era in custodia della polizia ed è in pericolo di vita. Per questo motivo, la polizia è stata avvertita di non entrare a Svalegården. Non molto dopo, Ben Hassi muore infine a causa delle ferite riportate. Mike nutre un odio profondo e generalizzato verso gli stranieri e manipola Jens, ancora incerto, affinché copra i suoi colleghi coinvolti nel caso di Ben Hassi.

Per lui, tutti gli stranieri sono criminali e devono essere trattati con durezza. Per dimostrare la sua teoria, ferma per strada un giovane di nome Amos (Tarek Zayat), che insiste nel far valere i propri diritti. Tuttavia, Mike non riesce a sottometterlo. Quando i due agenti cercano di andarsene, la loro auto viene assalita da un gruppo di giovani. Dopo averli rintracciati, arrestano Amos. A questo punto, però, si ritrovano intrappolati nel ghetto, circondati da bande in rivolta, con la polizia che non può inviare rinforzi a causa dei disordini. Col tempo, Amos inizia a fidarsi di Jens, che lo tratta con gentilezza, e gli mostra una possibile via di fuga.

Tuttavia, all’ultimo momento, vengono nuovamente bloccati da una banda di stranieri. I tre sono quindi costretti a rifugiarsi in un seminterrato, dove Mike e Jens hanno un acceso scontro sulla situazione: Jens accusa Mike di aver provocato il caos in cui si trovano, mentre Mike ribatte che il collega avrebbe potuto intervenire prima. La discussione degenera in una rissa e i due si separano. Poco dopo, però, Mike viene colpito da un residente locale, che lo scambia per un membro di una banda. Viene soccorso da un’infermiera straniera, che si rivela essere la madre di Amos.

Tarek Zayat e Jacob Lohmann in Shorta
Tarek Zayat e Jacob Lohmann in Shorta

La donna è preoccupata per il figlio, che avrebbe dovuto essere a casa da tempo. I due hanno un breve scambio amichevole, ma Mike, sentendosi intrappolato, fugge con la forza e viene attaccato da un cane. Gravemente ferito, viene salvato da un altro giovane straniero, che lo aiuta a ritrovare Jens. Nel frattempo, quest’ultimo vaga nel ghetto con Amos, cercando disperatamente un posto sicuro. Quando il ragazzo che ha aiutato Mike si avvicina a Jens, quest’ultimo, in preda al panico, perde il controllo e gli spara. Per evitare guai, Mike riallestice la scena in modo che sembri che il ragazzo fosse armato.

Successivamente, Mike trova Amos in un seminterrato: è l’unico testimone della verità su Jens. Gli punta la pistola contro, ma alla fine lo lascia andare, mostrando dunque per la prima volta pietà. Amos riesce quindi a tornare sano e salvo a casa. A quel punto, Mike e Jens lasciano il ghetto passando attraverso un varco nella recinzione di un cantiere. Jens, sopraffatto dal senso di colpa, si sfila la fede nuziale, simbolo della sua integrità, e la lascia cadere. Sembra rassegnato ad affrontare la punizione per quanto commesso, forse anche sperando di guadagnare tempo per soccorrere Mike, gravemente ferito. Quest’ultimo, invece, abbandonato, riesce infine a raggiungere un’unità di polizia all’alba.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Shorta grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunesRakuten TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 1 aprile alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Short Plays: film collettivo in attesa dei Mondiali di Brasile 2014

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Short PlaysArriva un nuovo film antologia con brevi cortometraggi diretti da più registi e dedicanti niente meno che al calcio. Si tratterà del film collettivo Short Plays e l’idea è venuta al regista messicano Daniel Gruener  che ha raccolto ben 31 registi internazionali che hanno aderito già al progetto. Il film non sarà collegato agli eventi che porteranno al Mondiale di calcio Brasile 2014 ma ovviamente l’idea è quella di sfruttare l’attenzione al mondo del calcio durante questo periodo. A tal proposito lo tesso regista ha dichiarato “I Mondiali sono probabilmente la più grande vetrina al mondo. Per me era molto interessante mettere assieme storie umane che ci mostrassero come la gente vive in diverse regioni e società del mondo. Ed è esattamente ciò che abbiamo ottenuto.

Tra i registi coinvolti ci sono molti autori che hanno vinto nel recente passato i Festival più importanti tra cui 6 vincitori a Cannes, 4 del Sundance, e 2 a testa di Berlino, Venezia e San Sebastian. La rosa è composta da Gaspar NoéVincent Gallo, Carlos Reygadas, Fernando Eimbcke e anche l’italiano Luca Lucini. 

La pellicola dovrebbe essere pronta prima dell’inizio dei Mondiali di calcio e metà dei corti sono stati già girati. Il prodotto finale andrà in alcune sale selezionate, in dvd e verrà offerto alle emittenti che trasmettono l’atteso Brasile 2014.

Shoplifters: recensione del film di Hirokazu Kore-eda

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Shoplifters: recensione del film di Hirokazu Kore-eda

Hirokazu Kore-eda racconta la famiglia, il legame naturale, quello di sangue e quello istintivo, la differenza che passa tra il nascere famiglia e diventarlo. Il suo nuovo film, in concorso a Cannes 2018, Shoplifters, si colloca alla perfezione nella sua poetica, senza aggiungere nessun elemento di novità nel suo approccio ma affrontando lo stesso argomento con una rinnovata ferocia e impotenza.

Il titolo internazionale è traducibile con “taccheggiatori”, e questo fanno Osamu e suo figlio, arrotondando così il piccolissimo introito familiare. Tornando a casa da una “seduta” al supermercato, i due trovano una bimba di 5 anni, apparentemente abbandonata, decidono di portarla a casa con loro. Quella che doveva essere una sola notte, si ripete perché la coppia capisce che la bambina veniva maltrattata e decidete di proteggerla tenendola con sé. Con loro vivono anche l’anziana nonna e la sorella di Hatsue.

Le dinamiche familiari appaiono tradizionali, anche se in alcuni dialoghi, in certi dettagli dell’intimità, si intuisce qualcosa che tradizionale non è. Scopriamo solo dopo un po’ che la famiglia in questione è tale per scelta. Tutti i membri della stessa non hanno legami di sangue, si sono scelti, trovati per caso, e vivono insieme facendosi l’un l’altro scudo, contro la città e la sua fredda indifferenza.

Kore-eda intavola così un discorso che mette al centro la scelta di amare e non la condizione per cui si è “obbligati” a farlo dalla nascita e dalle circostanze. Il tono del film è leggero, allegro, con un ritratto di vita domestica quotidiana che alterna i giochi dei bambini, al lavoro da prostituta della sorella minore, ai taccheggi nei piccoli negozi, alla passione tra Osamu e Hatsue. Vita quotidiana di anime sole che si sostengono con l’affetto reciproco.

A questo aspetto, per certi versi idilliaco, si contrappone un’ultima parte del film che mette a nudo la crudeltà distaccata della legalità. La famiglia protagonista è un nucleo illegale, i bambini non possono andare a scuola perché non sono figli naturali della coppia genitoriale, la nonna, che si spegne nella notte, non può avere un funerale dignitoso. E quando un incidente metterà la famiglia di fronte alla necessità di uscire allo scoperto, l’idillio finirà.

L’amore viscerale, istintivo, si scontra con la burocrazia, la legalità. In questo, Kore-eda si rivela estremamente feroce nel rappresentare la durezza con cui la burocrazia e la legge sono disposti a rimandare una bambina a vivere con i genitori naturali, genitori che la terrorizzano e la picchiano, piuttosto che lasciarla con in un contesto che invece aveva regalato soltanto affetto e cura alla piccola.

La disperazione di Hatsue, condannata per rapimento e forse per omicidio, è l’emblema di questo scontro, nel finale del film, l’eterna e sempre attualissima contrapposizione tra il significato di essere madri (e padri), la differenza tra l’essere e lo scegliersi, consapevolmente, volontariamente, d’istinto. Di fronte però all’istinto di amore e conservazione, le regole, la legalità sono più forti. E di fronte a questa ferocia, lo spettatore rimane con gli occhi pieni di malinconia, di tristezza, a guardare, sullo schermo, la bambina di nuovo abbandonata a una famiglia che non la ama.

Shooter: dal cast al libro, tutte le curiosità sul film con Mark Wahlberg

Il regista Antoine Fuqua si è affermato negli anni come uno dei registi più talentuosi per quanto riguarda i film d’azione a tinte crime. Tra i suoi titoli più celebri si annoverano Training Day, Brooklyn’s Finest, The Equalizer e I magnifici 7. Un altro dei suoi più apprezzati è Shooter, diretto nel 2007 e anch’esso appartenente al genere thriller d’azione. Con protagonista l’attore Mark Wahlberg, questo è stato scritto da Jonathan Lemkin, il quale ha per l’occasione adattato una storia particolarmente adatta alle corde cinematografiche di Fuqua. Questa non è però frutto di un’idea originale, bensì si tratta della trasposizione per il cinema di un celebre romanzo.

Questo è Una pallottola per il presidente, scritto da Stephen Hunter nel 1993. Il libro ha inoltre rappresentato il primo racconto dedicato al personaggio di Bob Lee Swagger, tiratore scelto reduce da una missione in Etiopia. Proprio dal mestiere di questi nasce l’idea per il film, Shooter ovvero il tiratore. L’idea di adattare uno dei romanzi di Hunter circolava ad Hollywood già da tempo, ma nessuno si era ancora cimentato nella cosa. Subentrato Lemkin, questi ha apportato delle sostanziali modiche, tra cui l’ambientazione post Vietnam ad un contesto più contemporaneo. La sua sceneggiatura è stata infine in grado di attrarre Fuqua a Wahlberg, ottenendo il via libera per la realizzazione.

Al momento della sua uscita Shooter non si è affermato come un grande successo di critica e pubblico, ma ha negli anni trovato sempre più ammiratori. All’interno di questo si possono infatti ritrovare sequenze d’azione di grande impatto, come anche numerosi momenti memorabili. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama del film Shooter

Protagonista del film è Bob Lee Swagger, un sergente dei Marines specializzato come cecchino da campo. La sua carriera militare finisce quando, durante una missione in Etiopia, perde il suo compagno, il caporale Donnie Fenn. L’uomo decide a quel punto di ritirarsi sulle alture del Wyoming e dar luogo ad una vita più tranquilla. Il suo isolamento però dura poco, poiché ben presto viene contattato dal colonnello Isaac Johnson della CIA. Questi vuole assumerlo per proteggere il presidente degli Stati Uniti durante l’incontro con l’arcivescovo etiope. Quello che gli viene chiesto, in pratica, è di pianificare un ipotetico attentato per prevenire le mosse di un eventuale cecchino.

L’ex marine accetta, inconsapevole che in realtà quello che intendono fare è incastrarlo, accusandolo di aver progettato l’omicidio in cui resterà ucciso l’uomo di chiesa, il vero e unico bersaglio fin dall’inizio. Durante l’operazione Swagger viene così ferito, riuscendo però lo stesso a fuggire, trovando rifugio nell’appartamento di Sarah Fenn, la compagna del suo amico scomparso Donnie. È qui che, dopo essersi ripreso dalle ferite, progetterà la sua vendetta contro coloro che hanno complottato nei suoi confronti. Il soldato dovrà prima riuscire a dimostrare la propria innocenza, smascherando i reali colpevoli e riabilitando così il proprio nome.

Shooter cast

Il cast di attori

Come anticipato, ad interpretare il soldato Bob Lee Swagger vi è l’attore Mark Wahlberg. Questi si disse interessato al progetto dopo aver letto appena la prima pagina della sceneggiatura, sottraendo così il ruolo a Keanu Reeves, inizialmente considerato per questo. Per assumere i panni del personaggio, però, l’attore si è dovuto sottoporre ad un rigido allenamento e ad una ferrea dieta. Ciò gli ha permesso di perdere oltre dieci chili, ottenendo così un aspetto più esile e realistico per un cecchino. Accanto a lui, nei panni di Sarah Fenn vi è l’attrice Kate Mara, nota anche per Morgan e The Martian. Lane Garrison, invece, interpreta Donnie Fenn, l’amico di Swagger ucciso in missione.

Ad interpretare il colonnello Isaac Johnson vi è Danny Glover, celebre per aver interpretato il sergente di polizia Roger Murtaugh nella serie cinematografica di Arma letale. Michael Peña e Rhona Mitra sono gli agenti speciali Nick Memphis e Alourdes Galindo. Elias Koteas è Jack Payne, mentre Jonathan Walker è Louis Dobbler. L’attore Ned Beatty, visto anche in Superman, Tutti gli uomini del presidente e La giusta causa, interpreta il senatore Charles F. Meachum. L’attore Dean McKenzie, infine, dà vita all’arcivescovo Mutumbo, colui di cui Swagger viene accusato di essere l’assassino. Ad interpretare uno degli agenti corrotti vi sarebbe dovuto essere anche il celebre rapper Eminem, il quale però rifiutò per via di altri impegni.

Il trailer del film e come vederlo in streaming o in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Shooter è infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV, Paramount+, Tim Vision e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto di martedì 22 ottobre alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Shoot Like a Girl: Angelina Jolie in trattative per interpretare Mary Jennings Hegar

Angelina Jolie dovrebbe interpretare l’Air Force Major Mary Jennings Hegar, nel biopic Shoot Like a Girl.

Secondo The Hollywood Reporter, l’attrice sarebbe infatti in serrate trattative per la pellicola, adattamento per il grande schermo del prossimo libro di memorie di Mary Jennings Hegar. Il libro dovrebbe essere pubblicato la prossima primavera, con il titolo Shoot Like a Girl: One Woman’s Dramatic Fight in Afghanistan and on the Home Front.

Il 29 giugno 2009 il maggiore Hegar è stata abbattuta durante una missione alla sua terza volta in Afghanistan. Nonostante fosse stata ferita, ha combattuto il nemico e salvato la vita del suo equipaggio e dei loro pazienti. Presto si è trovata ad affrontare una nuova battaglia: dare alle donne che servono in prima linea il credito che meritano.

Dopo essere entrata nell’US Air Force, MJ Hegar è stata selezionata per l’addestramento dei piloti dalla Air National Guard. Tra i migliori della sua classe, ha poi servito tre volte in Afghanistan, volando per missioni di combattimento, di ricerca e salvataggio, culminate in un difficile tentativo di salvataggio che le ha fatto guadagnare il Purple Heart e la Distinguished Flying Cross al Valore.

Ma è stato sul suolo americano che avrebbe Hegar intraprendere la sua più grande sfida, cercando di far riconoscere al meglio il ruolo delle donne nell’esercito.

Shoot Like a Girl prenderà vita da una sceneggiatura adattata da Frank Baldwin.

Fonte: CS

Shonda Rhimes: 10 cose che non sai sulla produttrice

Shonda Rhimes: 10 cose che non sai sulla produttrice

Inserita nella lista delle cento persone più influenti del mondo Shonda Rhimes è una delle più acclamate produttrici e sceneggiatrici televisive. Grazie alle serie da lei ideate e realizzate ha significativamente contribuito all’accresciuta popolarità che oggi vantano i prodotti televisivi. Ancora oggi, la Rhimes non manca di emozionare i propri spettatori con alcune delle storie più seguite del piccolo schermo. Ecco 10 cose che non sai di Shonda Rhimes.

Parte delle cose che non sai sulla produttrice

Shonda Rhimes patrimonio

Shonda Rhimes: le serie da lei prodotte

10. Si è formata come sceneggiatrice. La Rhimes ha compiuto i primi passi nel mondo della televisione scrivendo sceneggiature per quelle che sono poi diventate apprezzate serie. I suoi primi lavori a riguardo sono stati per i film Vi presento Dorothy Dandridge (1999), Crossroads – Le strade della vita (2002) e Principe azzurro cercasi (2004), con Anne Hathaway. La svolta nella sua carriera arriva però grazie alla serie Grey’s Anatomy, in onda ancora oggi e composta da un cast di attori come Ellen Pompeo, Patrick Dempsey, Sandra Oh e James Pickens Jr. Divenuta una vera e propria autorità televisiva, la Rhimes continua ad affermarsi per le sue sceneggiature di Private Practice (2007-2013), con Caterina Scorsone, Scandal (2012-2018) e Station 19 (2018-in corso), con Jaina Lee Ortiz.

9. È nota come produttrice. L’attività principale della Rhimes, e quella che più l’ha resa celebre, è quella legata alla produzione. Le prima serie per cui ha ricoperto tale ruolo sono state Grey’s Anatomy (2005-in corso) e Private Practice (2007-2013) da lei anche ideate. In seguito, ha prodotto acclamati titoli come Scandal, Le regole del delitto perfetto (2014-2020), con Viola Davis, The Catch (2016-2017), For the People (2018-2019), Station 19 (2018-in corso) e Bridgerton (2020). Nel 2020 produrrà anche la serie Netflix Inventing Anna.

8. Ha ottenuto importanti riconoscimenti. Estremamente popolare in ambito televisivo, la Rhimes ha ottenuto da subito l’attenzione dell’industria. Nel 2006 viene infatti nominata per la miglior serie drammatica per Grey’s Anatomy, ottenendo anche una candidatura come miglior sceneggiatrice. Il successo si replica nel 2007, con una nuova nomination per la serie. Pur non riportando vittorie, la visibilità ottenuta ha permesso alla Rhimes di diventare un’autorità del settore. Nel 2007 vince invece il Producers Guild Award per la miglior serie drammatica, e nel 2016 le viene conferito, sempre dai PGA, il Lifetime Achievement Award in Television.

Shonda Rhimes: la sua vita privata

7. È molto riservata. La vita privata della produttrice e sceneggiatrice è da sempre al centro di speculazioni e pettegolezzi. La Rhimes si è però dimostrata molto riservata a riguardo, evitando di condividere dettagli a tal proposito. È noto, tuttavia, che non è sposata, ma non vi sono notizie riguardo ad una possibile frequentazione.

Shonda Rhimes ha dei figli

6. È madre di tre figlie. Pur non essendosi mai sposata, la Rhimes è diventata madre per tre volte, e quelli riguardo i figli sono tra i pochi annunci pubblici da lei fatti. La produttrice diventa madre per la prima volta nel 2002, quando adotta una prima bambina, per poi adottarne una seconda nel 2012. Nel 2013 dà invece alla luce la terza figlia, nata tramite madre surrogata.

Parte delle cose che non sai sulla produttrice

Shonda Rhimes Greys Anatomy

Shonda Rhimes su Netflix

5. Produrrà delle nuove serie per la piattaforma. Nel 2018 viene rivelato che la produttrice è pronta a compiere il suo debutto sulla celebre piattaforma di streaming. Grazie ad un accordo stretto tra Netflix e la produttrice, infatti, sono previste per il 2020 le serie Bridgerton e Inventing Anna. Di quest’ultima la Rhimes è anche ideatrice e sceneggiatrice.

Shonda Rhimes e Grey’s Anatomy

4. Aveva un’idea diversa per i protagonisti. Al momento di sviluppare la serie, la Rhimes aveva intenzione di rendere i due protagonisti una coppia interraziale, affidando i ruoli agli attori Ellen Pompeo e Isaiah Washington. Tuttavia, fu proprio la Pompeo a suggerirle di cambiare idea. L’attrice, infatti, vive realmente una relazione interraziale, e temeva che riproporre una situazione del genere sul set l’avrebbe fatta sentire troppo vicina al suo vissuto.

3. Ha dovuto cambiare il finale della serie. Durante un’intervista, la Rhimes ha dichiarato di aver avuto da sempre in mente come si sarebbe dovuta concludere la serie. Tuttavia, il successo inaspettato ha con il tempo reso inutilizzabile quell’idea, per via delle nuove storie venutesi a generare nel tempo, ma è stata invece proposta nel corso della serie all’interno di una storyline. La Rhimes non ha però mai rivelato quale essa sia.

Shonda Rhimes: il suo patrimonio

2. È tra le più pagate della televisione. Ad oggi la Rhimes è tra le più acclamate e celebrate produttrici e celebrità del piccolo schermo. Grazie alle sue numerose serie di successo, divenute tra le più longeve della TV, la Rhimes ha potuto negli anni affermarsi e veder crescere il proprio patrimonio, il quale ammonta oggi a circa 140 milioni di dollari.

Shonda Rhimes: età e altezza

1. Shonda Rhimes è nata il 13 gennaio del 1970 a Chicago, Illinois, Stati Uniti. L’altezza complessiva della produttrice è di 163 centimetri.

Fonte: IMDb

Shonda Rhimes spiega perché per la terza stagione di “Bridgerton” ci è voluto così tanto e se la “Queen Charlotte” potrebbe tornare

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In una recente intervista con Variety Shonda Rhimes ha spiegato perché la terza stagione di Bridgerton è durata così a lungo e se la Queen Charlotte potrebbe tornare

Ma finalmente, con la prima parte della terza stagione che debutterà il 16 maggio, i numerosi fan dello show potranno assistere agli eventi narrati nel romanzo di Julia Quinn “Romancing Mister Bridgerton“, ovvero la storia d’amore tra Penelope Featherington (Nicola Coughlan) e Colin Bridgerton (Luke Newton).

La terza stagione di Bridgerton – realizzata dai produttori esecutivi Shonda Rhimes e Betsy Beers e dal nuovo showrunner Jess Brownell (che ha preso il posto di Chris Van Dusen) – rappresenta la prima deviazione dello show dall’ordine dei libri: Il terzo romanzo di Quinn è “An Offer From a Gentleman”, incentrato su Benedict Bridgerton. Durante un’intervista per la copertina di Variety Power of Women, la Rhimes ha dichiarato che, a causa della rivelazione nel finale della prima stagione che Penelope è, in realtà, la scrittrice dietro il foglio dello scandalo di Lady Whistledown, la serie ha dovuto accelerare la cronologia della storia.

Era molto chiaro che se avessimo rivelato che Penelope era Lady Whistledown alla fine della prima stagione, avremmo avuto solo una stagione in cui questo poteva funzionare come segreto che portava con sé – e poi abbiamo visto Eloise scoprirlo“, a commentato a Variety Shonda Rhimes a proposito della sorella di Colin, interpretata da Claudia Jessie, che ha appreso del tradimento della sua migliore amica nel finale della seconda stagione.

Penelope, soprattutto nell’interpretazione vincente della Coughlan, ha “colpito nel segno”, secondo Shonda Rhimes. “Si fa il tifo per lei a prescindere da tutto, attraverso tutte le sue tristi umiliazioni – e credo che si voglia che trovi la felicità, che trovi l’amore”, dice. “Quello che mi piace è anche il fatto che non stiamo introducendo nessuno di nuovo – in ogni stagione abbiamo dovuto introdurre il Duca, abbiamo introdotto Kate. In questa stagione non c’è un nuovo pretendente. Sono due persone che conosciamo da sempre e per le quali abbiamo fatto il tifo fin dall’inizio“.

Cosa ha detto invece su Bridgerton Betsy Beers

Parlando di Penelope, Beers dice: “Ovviamente tutti i personaggi sono fantastici, ma io ho amato questo personaggio. E mi piace sempre il rapporto tra Penelope ed Eloise. Ci sono molti strati in questa stagione, con personaggi che credo non si siano mai approfonditi prima“.

Né Beers né Rhimes sono in grado di ricordare se il doppio sciopero abbia ritardato la terza stagione di “Bridgerton” – “La cosa strana è che credo che entrambi abbiamo un’amnesia da sciopero“, dice Beers – ma ciò che è indiscutibilmente vero è che questa terza puntata è stata un lungo viaggio. La produzione di “Bridgerton” è così complessa che ci vuole un po’ di tempo per realizzarla.

Ci sono molti personaggi, ci sono molte complicazioni ed è una storia molto complessa da intrecciare“, dice Beers. “La scrittura e la meticolosità del processo richiedono ovviamente tempo. E ogni singolo aspetto di uno spettacolo in questo periodo richiede più tempo“.

Continua: “È un sacco di costumi, è un sacco di imparare a ballare, è un sacco di intrecci tra vecchio e nuovo. È un gigantesco puzzle militare”.

Per la Rhimes, la metodologia di Netflix contribuisce al ritardo. “Vogliono scrivere tutto, e poi vogliono girare tutto, il che è – è molto controintuitivo rispetto al modo in cui ho imparato a fare televisione”.

Ma si sta adattando. “Ora penso che sia proprio così”, dice Rhimes. “Stiamo davvero lavorando sull’idea che se questo è il campo in cui viviamo, allora come possiamo rendere il campo più veloce? E quindi stiamo pensando a cose come set e lotti permanenti e cose del genere che ci aiutino davvero a velocizzare il processo”.

In merito a Queen Charlotte

Shonda Rhimes ha scritto il prequel di “Queen Charlotte” – che ha debuttato su Netflix nel maggio del 2023 – e alcuni elementi della sua narrazione originale potrebbero informare anche lo svolgimento di “Bridgerton”. La “Queen Charlotte” presentava la prima storia queer del franchise, con la storia d’amore degli assistenti reali Brimsley (che in “Bridgerton” si occupa ancora della sua regina) e Reynolds (che non sta con Re Giorgio).

Ne parliamo spesso”, dice la Rhimes a proposito dell’inserimento di quella storia nella linea temporale di “Bridgerton”. “E per un po’ me la sono tenuta molto stretta, e non sapevo necessariamente di volerla riproporre in una stagione di “Bridgerton”. Ma ora abbiamo parlato di come sarebbe se ne vedessimo un po’ nel presente di “Bridgerton”, con Brimsley e Reynolds, e di cosa significherebbe“.

Ma, aggiunge, “credo che questo ci privi della possibilità di raccontare la storia nel modo in cui dovrebbe essere raccontata“. Il che, ovviamente, significa che la Rhimes sta parlando di una continuazione di “Queen Charlotte“. A questo proposito, però, non è ancora sicura. “Ho dei sentori su quale potrebbe essere un’altra storia, ma non lo so nemmeno io”, dice la Rhimes. “Voglio solo che sia davvero buona se dobbiamo raccontarla“.

Shonda Rhimes risponde alla domanda: scriverà il finale di Grey’s Anatomy se la serie dovesse finire?

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Shonda Rhimes parla della possibilità di tornare a scrivere il finale della serie Grey’s Anatomy. Rhimes è la creatrice della serie medica Grey’s Anatomy, che ha debuttato nel 2005. È ora uno dei programmi televisivi più popolari, con 21 stagioni e serie spin-off, tra cui Private Practice e Station 19. Il programma ha vinto quattro Emmy, tra cui quello per la migliore attrice non protagonista in una serie drammatica per Loretta Devine. Il cast di Grey’s Anatomy comprende anche Chandra Wilson, Ellen Pompeo, Kevin McKidd, Jesse Williams e Justin Chambers.

Parlando con Entertainment Weekly, Rhimes si chiede se tornerà a Grey’s Anatomy per scrivere un eventuale finale di serie. Rhimes dice che lei “potrebbe voler scrivere il finale di serie, se mai arriverà”. Ammette, tuttavia, che a quel punto l’attuale showrunner Meg Marinis potrebbe “aver davvero guadagnato il diritto di concludere la serie”. Parla molto bene di Marinis e osserva che non ha più un’idea di come sarebbe il finale di una serie di Grey’s Anatomy. Leggi la citazione completa di Rhimes qui sotto:

Ho letto un’intervista abbastanza recente in cui parlavi di come ti sei allontanata da Grey’s in modo che l’attuale showrunner Meg Marinis possa sentirsi davvero responsabile, ma pensi che scriverai mai un altro episodio di Grey’s? Forse quando finirà?

Sì, potrei voler scrivere il finale della serie, se mai arriverà. Continuo ad aspettarlo, ma no. Potrei voler scrivere il finale della serie. O forse no. È possibile che a quel punto Meg si sia davvero guadagnata il diritto di concludere la serie, quindi non lo so. Sono sempre entusiasta di vedere cosa le viene in mente. Mi ha appena proposto il finale di questa stagione e ne sono rimasto entusiasta. Ero così orgogliosa di lei. È davvero bello.

Ho anche visto che hai parlato di avere un finale per Grey’s 20 anni fa, e poi hai avuto altri otto finali per Grey’s. Hai smesso di provarci a questo punto?

Adesso non ho nessun finale per Grey’s. Letteralmente nessuno. Fino alla stagione 8, avevo ancora dei finali. E comunque, mi sembrava di aver concluso la serie diverse volte. Pensavo: “Questo potrebbe essere il finale, potrebbe essere così”, ma non lo era. Così dopo un po’ ho iniziato a scrivere quelle cose che pensavo sarebbero successe alla fine della serie, perché non stava finendo.

Cosa significa per Grey’s Anatomy

Grey's Anatomy meredith ellen pompeo

Per comprendere la citazione di Rhimes, è importante capire la storia dei diversi proprietari della serie. Considerata il cuore e l’anima dello show in quanto sua creatrice originale, Rhimes è stata la showrunner di Grey’s Anatomy per un intero decennio. Quando se ne è andata nel 2015, ha passato il testimone a Krista Vernoff. Vernoff ha diretto la serie dalla 14° alla 19° stagione, e nel frattempo ha anche lavorato come showrunner per la maggior parte di Station 19. L’attuale showrunner Meg Marinis ha preso il posto di Vernoff nella 20° stagione, e rimane in carica ancora oggi, mentre Rhimes è una produttrice.

Considerata la storia, Marinis dovrebbe ancora lavorare alla serie per diversi anni per “guadagnarsi il diritto di concludere lo show” come hanno fatto Rhimes o persino Vernoff. Se Rhimes pensa che Marinis possa arrivare a quel punto, questo la dice lunga su quanto a lungo pensa che Grey’s Anatomy andrà ancora in onda. In altre parti dell’intervista, la creatrice sembra sorpresa dalla durata della serie, spiegando i molteplici finali che ha creato nel corso degli anni e sentendo che il finale della serie è un “se” piuttosto che un “quando”.

Shonda Rhimes parla del futuro di Bridgerton

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Shonda Rhimes parla del futuro di Bridgerton

È risaputo che nella sua decennale carriera Shonda Rhimes – l’autrice di successi televisivi come “Grey’s Anatomy“, “Scandal” e “Bridgerton” – ha distrutto i dilaganti tropi razzisti del casting e, così facendo, ha cambiato il volto letterale della televisione, sia che si trattasse di far ruotare “Scandal” attorno all’antieroe Olivia Pope di Kerry Washington, sia che si trattasse di elevare Regé-Jean Page alle altezze di un duca nero nell’Inghilterra della Reggenza in “Bridgerton“.

Ciò di cui si parla meno è come Shonda Rhimes abbia cambiato il modo di parlare della gente. Qualsiasi genitore di un adolescente che abbia sentito l’uso derisorio di “pick me” da Meredith “Pick me! Scegli me! Amami!” di Meredith nella seconda stagione di “Grey’s Anatomy” – usato per descrivere, secondo l’Urban Dictionary, “una donna che è disposta a fare qualsiasi cosa per l’approvazione maschile” – può dirvi del potere duraturo della Shonda Rhimes. Soprattutto perché quell’orazione è stata pronunciata nel 2005 e ha trovato nuova vita su TikTok.

Il potere virale di Shonda Rhimes e della sua società Shondaland è aumentato da quando, nel 2017, ha concluso un accordo globale con Netflix, che ha lanciato l’universo di “Bridgerton” ambientato in Inghilterra (che comprende due stagioni complete e l’imminente terza stagione, che debutterà su Netflix il 16 maggio e il 13 giugno), il prequel “Queen Charlotte” dell’anno scorso, nonché una linea di prodotti di consumo che comprende servizi da tè, specchi ornati, trucchi e persino abiti da sposa. Nonostante il tempo necessario per la realizzazione di ogni stagione di “Bridgerton” (la terza stagione debutterà più di due anni dopo la seconda), Shonda Rhimese la sua partner di lunga data nella produzione, Betsy Beers, si sono impegnate a portare sullo schermo tutti gli otto romanzi di Julia Quinn. “Sarò una nonnina che si mangia il cibo“, dice la Beers a proposito di quanto tempo ci vorrà, “ma vogliamo assicurarci che ci sia ‘Bridgerton’ per tutti noi che lo amiamo“.

Cosa ha detto Shonda Rhimes su Brigerton

Shonda Rhimes interrogata su una potenziale seconda stagione di Queen Charlotte ha ammesso: “Mi sembra di avere una conversazione con Netflix! Mi fanno sempre questa domanda! Sto ancora cercando di capirlo. Non voglio raccontare una storia che non ha bisogno di essere raccontata, capite cosa intendo? Non voglio fare una seconda stagione di “Queen Charlotte”, e voi direte: “Beh, non è stato così bello“.

In marito al suo futuro nella televisione la produttrice e scrittrice ha rivelato: È un paesaggio completamente diverso, un paesaggio completamente diverso. E mi sembra che quando guardo avanti, non ne ho idea. Mi è molto chiaro che i miei figli vogliono guardare solo cose così lunghe, grazie a YouTube o a qualsiasi altra cosa. [Sedersi e guardare un film è molto raro per loro. Non è più come per noi. Tutto sta cambiando. Penso che la narrazione ci sarà sempre, solo che non so quale forma assumerà.

Ho lasciato Los Angeles, il che aiuta molto, perché non si può essere sempre in ufficio se non si è nello stesso stato, giusto? Vivo a metà strada tra Los Angeles e Londra, il che rende le cose più facili. Quindi, sì, è stato meglio. Ho molto più tempo creativo per scrivere e pensare.

Cosa ha detto Shonda Rhimes in merito al lavoro con Netflix?

Durante l’intervista con Variety alla creatrice è stato chiesto cosa comportasse lavorare con il colosso dello streaming Netflix. La domanda le ha provocato grosse risate ha rivelato: Sto ridendo perché dovrei letteralmente lavorare su un documento “Cos’è uno show di Shondaland per Netflix?” per il mio staff!

Sì. Mi chiedo: “Se sapessi la risposta…”. Ci sto letteralmente pensando in questo momento. Quello che mi piace di Netflix è che non c’è un solo show. So che ci piace raccontare storie che siano legate alla realtà. Possiamo essere nell’Inghilterra della Reggenza, ma deve comunque avere un senso nella realtà dell’essere donna. Possiamo fare della fantascienza, ma deve avere un fondamento nella realtà del XXI secolo. Ma non ci pongo limiti; non credo proprio che ci sia una sola cosa da fare. E Netflix non ci ha ancora disturbato, il che è positivo.

Alla domanda “Senti che Netflix è un punto di arrivo per te?” ha risposto  Cosa intendi per fine corsa? Non morirò lì! Ecco la cosa interessante: Non mi sto preoccupando del futuro, il che è un ottimo segno, perché sono molto felice. Stiamo realizzando i progetti che vogliamo realizzare e abbiamo il controllo creativo che volevamo avere. Finché sarò felice lì, ci resterò.

Shōgun: trailer vietato ai minori della serie in arrivo su Disney+

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FX ha rilasciato un nuovo trailer red band di Shōgun, il suo prossimo dramma epico, che si svolge durante il periodo Edo del Giappone.

Il video mette in evidenza le sequenze di combattimento ricche d’azione ed emozionanti dello show Shōgun,  mentre i personaggi principali si preparano ad andare in guerra. Il debutto della serie è previsto per il 27 febbraio su FX e Hulu. In Italia in esclusiva su Disney+

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La serie composta da 10 episodi è ambientata in Giappone nell’anno 1600, all’alba di una guerra civile che segnerà un secolo. Il produttore Hiroyuki Sanada interpreta il ruolo di “Lord Yoshii Toranaga” che sta lottando per la sua vita mentre i suoi nemici nel Consiglio dei Reggenti si coalizzano contro di lui. Quando una misteriosa nave europea viene ritrovata abbandonata in un vicino villaggio di pescatori, il suo pilota inglese, “John Blackthorne” (Cosmo Jarvis), arriva portando con sé segreti che potrebbero aiutare Toranaga a ribaltare le sorti del potere e a distruggere la temibile presenza dei nemici di Blackthorne, i preti gesuiti e i mercanti portoghesi.

I destini di Toranaga e Blackthorne diventano inestricabilmente legati alla loro interprete, “Toda Mariko” (Anna Sawai), una misteriosa nobildonna cristiana, ultima di una stirpe caduta in disgrazia. Mentre serve il suo signore in questo scenario politico difficile, Mariko deve conciliare il suo legame ritrovato con Blackthorne, il suo impegno verso la fede che l’ha salvata e il suo dovere nei confronti del padre defunto.

La serie Shōgun si avvale di un cast giapponese di alto livello, senza precedenti per una produzione americana, tra cui Tadanobu Asano nel ruolo di “Kashigi Yabushige”, un noto traditore e stretto alleato di Toranaga; Hiroto Kanai nei panni di “Kashigi Omi”, il giovane leader del villaggio di pescatori dove viene trovata la nave di Blackthorne; Takehiro Hira nel ruolo di “Ishido Kazunari”, un potente burocrate che è il principale rivale di Toranaga; Moeka Hoshi in quello di “Usami Fuji”, una vedova che deve trovare un nuovo scopo nel mezzo della guerra del suo signore; Tokuma Nishioka nel ruolo di “Toda Hiromatsu”, il generale fidato e il più caro amico di Toranaga; Shinnosuke Abe nei panni di “Toda Hirokatsu” (“Buntaro”), il geloso marito di Mariko; Yuki Kura in quelli di “Yoshii Nagakado”, lo sfacciato figlio di Toranaga che ha un forte desiderio di mettersi in gioco; e Fumi Nikaido nel ruolo di “Ochiba no Kata”, la venerata madre dell’erede che non si fermerà davanti a nulla pur di porre fine a Toranaga e alla sua minaccia al potere del figlio.

Shōgun è stata creata per la televisione da Rachel Kondo e Justin Marks, con Marks in veste di showrunner e produttore esecutivo. I produttori esecutivi sono Michaela Clavell, Edward L. McDonnell, Michael De Luca e Kondo. Hiroyuki Sanada è produttore. La serie è prodotta da FX Productions.

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Shōgun: recensione dei primi due episodi della serie Disney+

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Shōgun: recensione dei primi due episodi della serie Disney+

La cultura tradizionale giapponese ha sempre instillato una certa curiosità nel pubblico europeo. Shōgun, già dai suoi primi due episodi dimostra l’intento di voler rappresentare, nella maniera più fedele possibile, il Giappone del 600. La serie, formata al momento da una stagione da dieci episodi, è una trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di James Clavell, il quale a sua volta è ispirato a fatti realmente accaduti.

La distribuzione, sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo, è stata programmata con l’uscita di un episodio ogni settimana, con l’arrivo del finale di stagione previsto il 23 aprile. Nel cast ritroviamo figure già note nel panorama cinematografico nazionale e internazionale. L’attore e cantautore americano Cosmo Jarvis qui interpreta John Blackthorne, un navigatore inglese che riesce a trovare la rotta nascosta per il Giappone, mentre Hiroyuki Sanada (Bullet Train, John Wick 4) qui è nel ruolo del nobile Yoshii Toranaga.

Shōgun: l’arrivo nel nuovo mondo

La narrazione si apre su un vascello, nel 1600. La nave olandese, ormai persa nel lungo viaggio verso il nuovo mondo conquistato dai portoghesi cattolici, è ormai abbandonata a sé stessa. Lo stesso capitano, sentendosi sconfitto si suicida; i pochi marinai rimasti sono allo stremo delle forze. Finalmente, trasportato dalla corrente, il vascello giunge in Giappone: ciò che trovano qui è, però, molto diverso da ciò che i “civilizzati” europei si aspettavano.

La società giapponese non sembra certo essere barbara e selvaggia, bensì è caratterizzata da una forte organizzazione. Qui l’onore e l’osservanza della giusta forma sembrano avere un’importanza di gran lunga maggiore rispetto ai paesi europei. Tra tutti i momenti in cui i marinai inglesi e olandesi potevano giungere nel nuovo mondo questo sembra essere il peggiore: alla presenza ostile dei portoghesi, determinati a mantenere il proprio controllo sui ricchi territori, si aggiungono le viscerali lotte politiche interne. Alla morte dell’imperatore, in mancanza di un erede abbastanza grande da governare, un consiglio di reggenti è stato istituito. Ogni membro finisce inevitabilmente a pensare solamente ai propri interessi, portando discordia e instabilità: il primo membro ad essere isolato è Toranaga.

Le vicende di John Blackthorne e di Toranaga finiranno per intrecciarsi, portando nuovi risvolti nei giochi di potere giapponesi.

Shōgun recensone episodio 1

Ognuno è barbaro per l’altro

Un elemento che può far riflettere in Shōgun è il modo in cui si percepiscono a vicenda i nuovi arrivati europei e i giapponesi. Si tratta di due popoli differenti, con tradizioni e usanze molto diverse tra loro.

Appena approdato in Giappone, John Blackthorne è convinto di avere a che fare con dei selvaggi incivili ed ignoranti, tanto da cercare di imporsi pur trovandosi in minoranza. L’arroganza tipica dei colonizzatori europei sembra emergere violentemente, finché lo stesso inglese realizzerà la grande importanza per i valori e la fermezza di questo popolo. Un momento epocale si riscontra sicuramente nella scena in cui Kashigi Yabushige, buttatosi da una scogliera per salvare un navigatore spagnolo, sta per annegare in mare e, non vedendo via di scampo alla morte, estrae la spada per uccidersi.

Dall’altro lato, gli stessi giapponesi guardano Blackthorne con un certo disprezzo, misto a curiosità. Ciò porta lo spettatore a riflettere su come l’essere umano percepisca in prima battuta il diverso come sempre peggiore. Nel corso del secondo episodio si vedrà invece come il navigatore inglese inizi a comprendere la cultura giapponese, e come anche gli stessi giapponesi inizino ad ascoltare ciò che John ha da dire e a trattarlo degnamente.

Shōgun recensone episodio 1

La rappresentazione della cultura giapponese

In Shōgun è chiara fin da questi primi due episodi la grande attenzione per i dettagli, garantendo una rappresentazione il più fedele possibile del Giappone del 600. Ciò si nota sia nei costumi tradizionali, nelle armature, ma anche nelle scenografie. L’ambiente creato sembra così essere estremamente coinvolgente per lo spettatore.

A questo si aggiunge anche la cura con cui viene presentata la cultura stessa giapponese: l’importanza del rispetto e della devozione ai propri superiori. Un esempio di ciò si ritrova nel primo episodio di Shōgun: un giovane al servizio di Toranaga interviene in sua difesa al cospetto del consiglio dei reggenti per difenderlo e nell’offendere il reggente Ishido deve sacrificare il proprio figlio, per porre fine alla propria discendenza.

I primi due episodi di Shōgun hanno gettato le basi per una narrazione molto interessante, e lo stesso finale del secondo lascia così tanto in sospeso da instillare il forte desiderio di proseguire nella visione, ma per farlo non resta che aspettare con ansia il 5 marzo per il terzo episodio!

Shōgun: le differenze con il libro da cui è tratta la serie

Shōgun: le differenze con il libro da cui è tratta la serie

I creatori della serie limitata Shōgun sono rimasti fedeli al materiale di partenza, ma in pochissimi casi è stato necessario apportare delle modifiche. Justin Marks e Rachel Kondo hanno parlato con Slate della decisione di cambiare il tentativo di seppuku di John Blackthorne (Cosmo Jarvis) nel finale della serie tv. La serie descrive a lungo l’atto del suicidio rituale in alcune delle scene più tragiche, ma da parte di personaggi giapponesi che ne comprendono il significato culturale. Per Blackthorne la scelta di compiere questa azione deve essere significativa.

C’è una parte molto famosa del libro in cui Blackthorne propone di fare seppuku“, ha detto Marks, “ed è un momento che ha un grande peso. Ma si verifica all’inizio del libro e non ci sembrava che fosse meritato, quindi l’abbiamo spostato più in basso, in modo che avesse più peso“.

In un’intervista con Collider, il team di sceneggiatori marito e moglie ha spiegato che questo momento sarebbe stato nell’Episodio 4 se fosse stato fedele al materiale di partenza. Questa collocazione sarebbe stata troppo presto per Blackthorne per capire veramente il contesto di questa impresa. Solo dopo aver perso Mariko (Anna Sawai), il suo modo di tornare a casa e il suo intero scopo, poteva essere in grado di prendere questa decisione monumentale. Marks ha aggiunto che non sono sicuri di includere la scena, ma se lo faranno, dovrà essere giusta.

“Alla fine ci è sembrato giusto, ma credo che la struttura del flashforward sia stata parte del percorso che ci ha portato a capire: “E se potessimo costruire la storia di Blackthorne fino a quel punto?”. Quando si è arrivati a questo punto, è stato come dire: “Certo”. È inevitabile che debba farlo”. E non è bravo a farlo. Non sta facendo un vero seppuku, credetemi, ma sta capendo come usare la vita e la morte come arma per esprimere la propria volontà”.

L’atto di disperazione di Blackthorne finisce per segnare il suo destino in Giappone, che se ne renda conto o meno.

Shōgun rifiuta la narrativa del salvatore bianco

Shōgun rifiuta la narrativa del salvatore bianco

A questo punto della serie, Blackthorne è talmente impotente che il seppuku sembra l’unica opzione. Vede Lord Toranaga (Hiroyuki Sanada) che sottopone il villaggio a una violenza insensata e solo scegliendo il suicidio rituale può dare un contributo significativo. Gli sceneggiatori erano ben consapevoli di come questa scena potesse andare male. Fin dall’inizio, sembra che l’inglese si stia dirigendo direttamente verso il salvatore bianco. Ma a ogni passo, il personaggio dimostra che questa non è la sua storia, soprattutto quando Toranaga gli impedisce di morire.

Il signore uccide gli abitanti del villaggio con lo scopo diretto di mettere alla prova Blackthorne. Con il suo tentativo di seppuku, Toranaga può finalmente fidarsi che il navigatore inglese sia rassegnato a stare dalla sua parte. La scena cambia rapidamente rotta: da un inglese che si appropria della cultura giapponese a un personaggio che deve rendersi conto di non essere lui a comandare. Il suo destino è quello di rimanere in Giappone e alla fine accetta il suo destino. Questi piccoli cambiamenti possono giovare a qualsiasi storia. Non infangano il materiale di partenza, ma lo elevano. La serie è diventata un fenomeno televisivo per una buona ragione. Gli spettatori possono vedere la fine di Shōgun in streaming su Disney+.

Shōgun: la spiegazione del finale, Toranaga rivendica la vittoria?

Il viaggio di Shōgun è stato breve, ma anche bello, e ora è finito. L’episodio 10, “A Dream of a Dream“, chiude la miniserie FX in modo piuttosto sorprendente, saltando completamente una grande battaglia e passando direttamente all’obiettivo finale di Lord Yoshii Toranaga (Hiroyuki Sanada): diventare Shōgun. Anche se la maggior parte degli spettatori si aspettava una grande battaglia finale, Shōgun conclude tutto in modo così pulito che difficilmente si rimarrà delusi. Il finale inizia dove si era interrotto l’episodio precedente, “Crimson Sky, e stravolge le aspettative su molti altri fronti, non solo quello militare.

La morte di Mariko mette tutti contro Ishido nel finale di Shōgun

Alla fine dell’episodio 9, Mariko (Anna Sawai) muore per respingere l’attacco di un gruppo di shinobi fatti entrare da Yabushige (Tadanobu Asano) su ordine di Ishido (Takehiro Hira). La sua morte sconvolge tutti: Yabushige giura che gli shinobi non avevano intenzione di ucciderla, ma solo di catturarla, e le consorti di Toranaga, anch’esse tenute in ostaggio a Osaka, si ribellano a Ishido e vengono finalmente autorizzate a partire. Anche se Ishido vuole colpire Toranaga il prima possibile, il Consiglio dei Reggenti chiede che Mariko sia adeguatamente sepolta e onorata, così come Ochiba no Kata (Fumi Nikaido).

Come Toranaga spiegherà in seguito a Yabushige, la strategia del Cielo Cremisi riguardava Mariko fin dall’inizio e si è rivelata perfetta. Fingendo la sua resa e inviando Mariko a Osaka, Toranaga si aspettava di destabilizzare l’alleanza di Ishido con gli altri Reggenti e con Ochiba. Con due signori cristiani nel Consiglio, Mariko è sicura di avere una certa influenza su di loro, essendo lei stessa cattolica. Con Ochiba, invece, la questione è più profonda. La presenza di Mariko e la sfida che rappresenta con la sua poesia fanno sì che Ochiba rivaluti la sua posizione, soprattutto dopo che la cospirazione di Ishido per rapire Mariko si conclude con la sua morte. Anche se i due si sono allontanati nel corso degli anni, Ochiba nutre ancora un certo rispetto per Mariko; per questo motivo completa il poema iniziato nell’episodio 9 e, in una lettera segreta a Toranaga, promette che, al momento opportuno, non farà scendere sul campo di battaglia l’esercito dell’Erede. In questo modo, Crimson Sky ha successo senza che ci sia mai stata una battaglia.

Toranaga non si aspettava necessariamente che Mariko morisse a Osaka, ma probabilmente questo è sempre stato il piano della traduttrice, visto il modo in cui ha espresso le sue intenzioni per tutta la stagione. Lei e Toranaga stringono persino un accordo con la Chiesa per proteggere Blackthorne (Cosmo Jarvis) e farlo tornare ad Ajiro con il resto dell’entourage di Toranaga, come spiega Padre Martin (Tommy Bastow) nel bosco. La Chiesa stessa, pur avendo i propri interessi, non poteva interferire o schierarsi, ma in quanto protestante, Blackthorne rappresentava una minaccia per i cattolici. Si scopre che, dopotutto, gli Anjin possono ancora avere un ruolo da svolgere in Giappone.

Blackthorne sceglie la sua strada nel finale di Shōgun

Blackthorne sceglie la sua strada nel finale di Shōgun

Blackthorne ha il suo arco narrativo nel finale di Shōgun. L’episodio inizia con quello che all’inizio sembra un flashforward del suo vecchio e fragile io che muore su un letto in Inghilterra e si aggrappa alla croce di Mariko, mentre i suoi nipoti guardano la sua katana e gli chiedono se è vero che ha combattuto “i selvaggi”. Questo accade nel corso dell’episodio, ma non è un flashforward. Si tratta invece di una visione del futuro che Blackthorne immagina per se stesso, e le sue azioni nel corso dell’episodio la fanno gradualmente svanire quando si rende conto che non è il futuro che vuole.

Una volta tornato ad Ajiro, Blackthorne vede che la sua nave, l’Erasmus, è stata bruciata e lasciata affondare nel porto e che Toranaga sta saccheggiando il villaggio alla ricerca dei sabotatori cristiani che l’hanno distrutta. Tuttavia, Blackthorne capisce che questo fa parte dell’accordo di Mariko con la Chiesa per la sua sopravvivenza e implora Toranaga di fermare il saccheggio, disposto a barattare la propria vita con quella del villaggio. In questo momento, si stacca completamente dalla visione che ha della sua vita futura e, proprio mentre sta per commettere seppuku per protestare contro la punizione del villaggio, viene fermato da Toranaga. Più tardi, durante una conversazione con Yabushige, Toranaga rivela di essere stato lui a far bruciare la nave di Blackthorne, non solo per impedire al pilota di partire, ma anche come test, per vedere cosa avrebbe fatto in seguito. Ormai certo di ciò che Blackthorne vuole dalla vita, Toranaga ordina a Blackthorne di ricostruire l’Erasmus e di costruire una nuova flotta di navi.

L’altra questione in sospeso che Blackthorne deve risolvere è la sua ex consorte, Usami Fuji (Moeka Hoshi). Sebbene sia stata nominata sua consorte da Toranaga dopo aver perso il marito e il figlio neonato all’inizio della serie, ora il suo servizio è terminato. Blackthorne cerca di convincerla a restare, ma lei è irremovibile e vuole partire per prendere i voti in un convento, al che lui risponde calorosamente che sarà la “migliore suora”. Come regalo d’addio, Blackthorne la trascina in acqua per spargere le ceneri del marito e del figlio. Secondo lui, in questo modo saranno “uniti per sempre” al mare. A sua volta, Fuji lo aiuta a separarsi dalla croce di Mariko nello stesso modo, affermando che le sue braccia saranno l’ultima cosa a stringerla, completando il suo abbraccio con una nuova vita. In seguito, Blackthorne guida gli sforzi per riportare la sua nave a riva e iniziare a costruire una flotta, facendosi aiutare anche dal marito di Mariko, Buntaro (Shinnosuke Abe). Mentre tutti riprendono fiato dopo aver trascinato a riva l’Erasmus, Blackthorne sorride quando incrocia lo sguardo di Toranaga da lontano. Anche se c’è una battaglia da affrontare, la guerra è già vinta.

Toranaga vince la guerra senza nemmeno combattere una battaglia nel finale di “Shōgun”.

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Uno dei più grandi rimpianti di Yabushige è quello di non aver mai capito quale sia il vero piano di Lord Toranaga. Questo lo porta a tradire il suo signore e ad agire come doppiogiochista per Ishido e, ora, Toranaga non può permettere a Yabushige di continuare a vivere. In una scena toccante, i due vecchi amici hanno una conversazione prima che Yabushige commetta seppuku, in cui Toranaga rivela che non “controlla il vento”, come chiede Yabushige, ma lo studia soltanto.

Per soddisfare il costante desiderio di Yabushige di sapere quale sia il gioco finale, Toranaga spiega che la sua strategia del Cielo Cremisi consisteva nell’inviare Mariko a Osaka per guidare il Consiglio dei Reggenti a rivoltarsi contro Ishido. Toranaga sa che, qualunque cosa sia successa con Mariko a Osaka, affrontare Ishido sul campo di battaglia di Sekigahara è inevitabile. Forse non si aspettava che Mariko morisse a Osaka, ma lei porta a termine con successo la sua missione e questo gli dà la certezza di vincere, soprattutto perché Ochiba si è impegnato a non mandare in battaglia l’esercito dell’Erede. Con Ishido in piedi da solo, il Consiglio si rivolterà contro di lui come minaccia alla pace.

In questo modo, il sogno di Toranaga di porre fine alle guerre che per anni hanno diviso il Giappone sarà finalmente realizzato. Invece di Osaka, egli manterrà la pace dalla sua sede di Edo. Quando Yabushige si rende conto che questo significa che Toranaga governerà come Shōgun – un ruolo che consiste essenzialmente nel tenere insieme il regno con la forza – Toranaga rifiuta di dare ulteriori spiegazioni, poiché decide che è giunto il momento di morire per Yabushige. Dopo tutto, Toranaga è già shōgun quasi ufficialmente grazie ai sacrifici di tutti, compresi quelli di Yabushige.

Shōgun: la posta in gioco si alza nel nuovo intenso trailer del terzo episodio

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FX ha diffuso un nuovo intenso trailer “Weeks Ahead” di Shōgun, la nuova serie evento che ha debuttato con i primi due episodi qualche giorno fa su Disney+. Il nuovo contributi mostra quello che ci aspetta nel prossimo episodio che debutterà sulla piattaforma questo martedì 5 marzo.

Shōgun segue Yoshii Toranaga (Hiroyuki Sanada) nella sua ricerca per diventare lo shōgun, il leader militare della nazione, affiancato dalla sua traduttrice Lady Mariko (Anna Sawai) e dall’alleato inglese John Blackthorne (Cosmo Jarvis). Poiché la serie è ambientata nel Giappone del 1600, Rosario aveva fonti primarie limitate da studiare. Dopo aver visitato tutti i siti web e i musei che contenevano pezzi giapponesi di quel periodo, ha detto che ciò che lo ha aiutato di più è stato studiare i dipinti del 1600 e chiacchierare con gli storici.

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La serie Shōgun si avvale di un acclamato cast giapponese, senza precedenti per una produzione americana, tra cui Tadanobu Asano nel ruolo di “Kashigi Yabushige”, un noto traditore e stretto alleato di Toranaga; Hiroto Kanai nei panni di “Kashigi Omi”, il giovane leader del villaggio di pescatori dove viene trovata la nave di Blackthorne; Takehiro Hira nel ruolo di “Ishido Kazunari”, un potente burocrate che è il principale rivale di Toranaga; Moeka Hoshi in quello di “Usami Fuji”, una vedova che deve trovare un nuovo scopo nel mezzo della guerra del suo signore; Tokuma Nishioka nel ruolo di “Toda Hiromatsu”, il generale fidato e il più caro amico di Toranaga;

Shinnosuke Abe nei panni di “Toda Hirokatsu” (“Buntaro”), il marito geloso di Mariko; Yuki Kura in quelli di “Yoshii Nagakado”, lo sfacciato figlio di Toranaga che ha un forte desiderio di mettersi in gioco; Yuka Kouri nel ruolo di “Kiku”, una cortigiana rinomata in tutto il Giappone per la sua abilità artistica e Fumi Nikaido nel ruolo di “Ochiba no Kata”, la venerata madre dell’erede che non si fermerà davanti a nulla pur di porre fine a Toranaga e alla sua minaccia al potere del figlio.

Shōgun è stata creata per la televisione da Rachel Kondo e Justin Marks, con Marks in veste di showrunner e produttore esecutivo insieme a Michaela Clavell, Edward L. McDonnell, Michael De Luca e Kondo. La serie è prodotta da FX Productions.

Shōgun: in lavorazione la stagione 2 e 3. Ci saranno conseguenze per gli Emmy

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FX sta attualmente sviluppando altre due stagioni di Shōgun con la James Clavell Estate. È sorprendente perché la serie è stata concepita come un adattamento in serie limitata dell’intero classico letterario di oltre 1.100 pagine dell’autore Clavell e si conclude in una stagione di 10 episodi. Persino lo showrunner Justin Marks e la scrittrice principale Rachel Kondo non pensavano che la storia avesse bisogno di più di una stagione.

Allo stesso tempo, non è poi così sorprendente perché lo spettacolo ha dimostrato di essere un successo commerciale e critico per FX. Hiroyuki Sanada, che interpreta Lord Yoshii Toranaga, avrebbe chiuso un accordo per tornare per la seconda stagione pochi giorni prima dell’annuncio del rinnovo della rete.

Tuttavia, questo cambiamento significa anche che Shōgun probabilmente non competerà più per le nomination agli Emmy come serie limitata poiché semplicemente non lo è più. Probabilmente si unirà alla corsa per le serie drammatiche, ribaltando così i possibili candidati per molte categorie.

I probabili contendenti Gary Oldman (Slow Horses di Apple), Dominic West (The Crown di Netflix) e Nathan Fielder (The Curse di Showtime) potrebbero ora dover competere per il migliore attore protagonista in una serie drammatica contro l’imponente Sanada, così come Cosmo Jarvis, che interpreta John Blackthorne nello show. E un’altra star dello Shōgun, Anna Sawai, che interpreta Lady Toda Mariko, diventa ora una grande avversaria per artisti del calibro di Emma Stone (The Curse), Imelda Staunton (The Crown) e Carrie Coon (The Gilded Age della HBO) come attrice protagonista in una serie drammatica.

Oltre a Sanada, i co-creatori/produttori esecutivi/sceneggiatori Justin Marks e Rachel Kondo torneranno con la produttrice esecutiva Michaela Clavell per iniziare a mettere insieme una writing room per le nuove stagioni.

Shōgun, ispirato a una vera guerra civile che portò alla fondazione dello shogunato Tokugawa, è ambientato nel Giappone feudale del 1600. Toranaga, un potente daimyo della regione del Kanto, sta lottando per mantenere il suo potere contro i suoi rivali, primo fra tutti, Lord Ishido Kazunari (Takehiro Hira). Nel frattempo Blackthorne, un marinaio inglese, si ritrova naufragato sulle coste giapponesi. Toranaga decide di utilizzare le informazioni in possesso di questo straniero a suo vantaggio politico e nomina Mariko, l’ultima di una famiglia nobile caduta in disgrazia, come traduttrice di Blackthorne.

Clavell continuò a pubblicare molti altri libri ambientati sempre in quella che ora viene definita la sua saga asiatica, ma nessuno di questi continuò la storia dello Shōgun del 1975.

Shōgun: il costumista svela la creazione di 2.300 costumi e analizza i look dei personaggi chiave

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Il costumista della serie evento Shōgun Carlos Rosario ha svelato di aver creato circa 2.300 costumi per la serie limitata FX composta da 10 episodi.

È stato un evento enorme. È stato uno spettacolo enorme e una troupe enorme. C’erano consulenti sul set che controllavano ogni giorno per assicurarsi che la vestizione di ogni costume fosse accurata per ogni scena”, ha detto Rosario a Variety.

Shōgun segue Yoshii Toranaga (Hiroyuki Sanada) nella sua ricerca per diventare lo shōgun, il leader militare della nazione, affiancato dalla sua traduttrice Lady Mariko (Anna Sawai) e dall’alleato inglese John Blackthorne (Cosmo Jarvis). Poiché la serie è ambientata nel Giappone del 1600, Rosario aveva fonti primarie limitate da studiare. Dopo aver visitato tutti i siti web e i musei che contenevano pezzi giapponesi di quel periodo, ha detto che ciò che lo ha aiutato di più è stato studiare i dipinti del 1600 e chiacchierare con gli storici.

Poiché la serie è radicata nella storia, Carlos Rosario ha potuto trarre ispirazione dalle controparti della vita reale dei personaggi. Ad esempio, ha disegnato il primo costume in cui Lady Ochiba (Fumi Nikaido) appare sulla base di un dipinto della “Lady Ochiba di quel periodo“.

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Quella è stata la prima volta che ho usato un dipinto per creare uno dei miei costumi“, ha detto. “All’inizio dell’episodio 2, nel flashback, vediamo Lady Ochiba per la prima volta e indossa questo bellissimo uchikake che abbiamo realizzato da zero. Tutti questi diversi strati – lei ne indossa sei o sette – sono in realtà tutti basati su quel dipinto. Abbiamo studiato i motivi di quel dipinto, gli strati di quel dipinto, il significato di quei motivi e poi abbiamo riprodotto quel costume”.

Tuttavia, oltre a fare affidamento sulla ricerca storica, Carlos Rosario ha dovuto anche catturare gli archi narrativi dei personaggi: “Avevo bisogno di leggere le 10 sceneggiature tutte in una volta per comprendere il loro viaggio“. Dopo aver letto le sceneggiature, Rosario ha detto di aver colto la trama e il colore che doveva incorporare. Ha descritto gli abiti di quel periodo come “canaglia” e “connessi con la natura”, cosa che lo ha ispirato a realizzare costumi “molto dettagliati, molto materici”.

Per quanto riguarda il colore, Carlos Rosario ha detto che quello era l’aspetto più importante nel design dei costumi dello show. Sia nel romanzo che nella sceneggiatura, l’esercito di Ishido (Takehiro Hira) è descritto come l’esercito grigio, mentre quello di Toranaga è descritto come l’esercito marrone. Sebbene indossare un colore uniforme non fosse storicamente accurato, Rosario ha detto che disegnare i costumi dell’esercito in quei rispettivi colori è stata la chiave della narrazione.

Hai così tanti personaggi diversi che avrei preso così tante direzioni diverse per ognuno in termini di tavolozza dei colori. Sarebbe stato davvero difficile da capire. Sento che i colori mettono tutti i personaggi in contenitori molto specifici. È più facile per il pubblico moderno capire chi è chi all’interno delle immagini della trama“, ha detto.

Dopo aver appreso che i signori giapponesi di quel periodo volevano costantemente ostentare la loro ricchezza, Rosario fece cambiare abito a Toranaga in ogni scena del primo episodio per esibire il suo potere. “Poiché i suoi vestiti erano di rame e oro, l’idea era di farlo sembrare uno dei signori più potenti in quel momento a Osaka“, ha spiegato.

SHOGUN Mariko
Credit FX/Disney

Per quanto riguarda Mariko, Carlos Rosario ha detto che aveva bisogno di essere presentata come “senza vita” in Shōgun, indossando abiti monocromatici per rappresentare l’inverno. “La sua famiglia è stata disonorata. Da allora, ha tentato di commettere seppuku e non le è mai stato permesso. L’idea è che stesse camminando senza spirito, senza voce, senza uno scopo, senza un percorso. Avevo bisogno di rappresentarlo nei suoi costumi“, ha detto.

Ma quando trova un nuovo scopo nella vita servendo come traduttrice di Blackthorne, i suoi costumi iniziano ad evolversi con il suo personaggio: “Puoi vedere, lentamente, le camelie sbocciare sul suo costume finché non acquisisce davvero potere“.

SHOGUN Blackthorne
Credit FX/Disney

Per quanto riguarda l’evoluzione del costume di Blackthorne, Rosario afferma che la sua visione del personaggio era “molto chiara”. “Man mano che viene introdotto nella cultura giapponese, lo vediamo includere nel suo guardaroba sempre più elementi dell’abbigliamento giapponese. Restiamo molto neutrali, silenziosi e semplici perché in quella storia lui è impotente. I signori hanno il potere. Mariko ha il potere. Sono nel loro territorio. Blackthorne rimane intrappolato in tutte queste dinamiche, quindi per me era importante creare un contrasto tra lui e tutti gli altri”, ha detto.

Riflettendo sulla sua esperienza sul set, Rosario ha affermato che il livello di coinvolgimento di consulenti, storici ed esperti di Shōgun non ha precedenti: “Non ho mai lavorato a un progetto che fosse così accurato e ponesse così tanta enfasi sull’attenzione ai dettagli, per assicurarci che fossimo il più accurati e autentici possibile.

Shōgun ha debuttato il 27 febbraio sulla piattaforma streaming in Italia. La serie composta da 10 episodi arriverà con i primi due, seguiti da un nuovo episodio ogni settimana.

Shōgun: ecco come potrebbe espandersi per una seconda stagione

Shōgun: ecco come potrebbe espandersi per una seconda stagione

La notizia che Hiroyuki Sanada ha recentemente firmato un accordo per tornare potenzialmente per una seconda stagione di Shōgun ha colto tutti di sorpresa. Con questo annuncio è arrivata anche la rivelazione che la serie potrebbe prendere in considerazione un passaggio nelle categorie degli Emmy da Limited Series a Drama, il che significa effettivamente che Shōgun non è una miniserie, ma piuttosto una serie in corso con molte potenziali stagioni. Il problema è che la stagione 1 ha concluso perfettamente tutti gli archi narrativi e ha ucciso molti personaggi chiave, quindi come può la serie andare avanti? Come sempre, la risposta si trova sia nella storia che negli altri romanzi di James Clavell.

La seconda stagione di “Shōgun” potrebbe continuare la storia dello shogunato di Toranaga

 

shogun finale tadanobu-asano-hiroyuki-sanadaIl finale di stagione di Shōgun è tra le migliori opere televisive dell’anno. L’intera stagione è una cavalcata emozionante, ma il finale lega il tutto in modo così netto che non si può biasimare chi non si aspetta altro dalla serie. La serie è basata sull’omonimo romanzo di James Clavell, che racconta una storia autonoma che termina nello stesso punto in cui termina la stagione 1 di Shōgun. Il romanzo di Clavell è, a sua volta, un dramma storico che adatta l’ascesa della controparte storica di Lord Toranaga, Tokugawa Ieyasu, come shōgun. Naturalmente, la storia continua dopo l’inaugurazione dello shogunato Tokugawa, e questo è un percorso molto probabile per una potenziale seconda stagione.

In qualità di Shōgun, Tokugawa ha inaugurato una nuova era di pace in Giappone dopo decenni di conflitti civili quasi ininterrotti tra i signori della guerra, un periodo noto come periodo Edo. Il ruolo dello shōgun è essenzialmente militare, quindi la pace fu imposta in tutto il Giappone grazie alla potenza militare di Tokugawa e del suo clan, che chiuse l’intero Paese al mondo. L’arrivo di un marinaio britannico di nome William Adams – la controparte di John Blackthorne (Cosmo Jarvis) nella vita reale – durante la guerra civile fu un avvertimento che la sovranità del Giappone era minacciata dalle nazioni europee, che cercavano di esplorare il Paese come un mercato usando la religione come un modo per guadagnarsi la fiducia della gente. Così Tokugawa vietò il cristianesimo e la presenza europea in Giappone, come si vede in storie come Blue Eye Samurai di Netflix e l’epopea religiosa Silence di Martin Scorsese.

Nel contesto nazionale, Tokugawa non governò incontrastato all’inizio. Dopo decenni di conflitti ininterrotti, ci volle un po’ di tempo prima che le cose si sistemassero. Il suo predecessore, Toyotomi Hideyoshi, lasciò un erede che divenne maggiorenne dopo che lo shogunato era già consolidato, il che portò a un breve conflitto civile. In Shōgun, si tratta del giovane Nakamura Yaechiyo (Sen Mars), figlio del defunto Taikō e di Lady Ochiba no Kata (Fumi Nikaido). A quel punto, però, Tokugawa aveva già dato il titolo di Shōgun al figlio, ma era ancora il sovrano de facto e schiacciò questa ribellione. Inoltre, guidò gli sforzi per la costruzione della nuova capitale del Giappone, Edo. Quindi, sì, c’è molto terreno storico da coprire per una potenziale continuazione della storia di Toranaga.

Molte relazioni potrebbero essere sviluppate in una seconda stagione di “Shōgun”

Shōgun

Ciò che ha fatto risaltare la prima stagione di Shōgun è il suo trio di grandi protagonisti: Lord Toranaga, John Blackthorne e Lady Toda Mariko (Anna Sawai). Le loro storie sono intimamente legate e ciò che accade a uno di loro si ripercuote inevitabilmente sugli altri due. Tuttavia, il finale di stagione chiude di fatto l’arco narrativo di Toranaga e Blackthorne, mentre la storia di Mariko si conclude nell’episodio precedente con la sua morte. Quindi la domanda naturale che ne consegue è: dove può andare Shōgun con questi personaggi?

Da un punto di vista narrativo, Shōgun non ha l’obbligo di seguire rigorosamente gli eventi storici su cui si basa la prima stagione, e si può prendere molte libertà artistiche a vantaggio della storia che potrebbe raccontare in un’eventuale seconda stagione. Anche se Mariko è morta, ad esempio, suo marito, Toda “Buntaro” Hirokatsu (Shinnosuke Abe), è ancora vivo e fedele a Toranaga. Buntaro è un personaggio complesso, figlio di uno dei più stretti alleati di Toranaga, sempre in conflitto tra la richiesta di fedeltà a Mariko e i propri doveri verso Toranaga, il che lo porta a un costante conflitto con Blackthorne. Ora, senza Mariko, deve trovare un nuovo posto al servizio di Toranaga e anche il suo rapporto con Blackthorne potrebbe prendere una piega completamente diversa.

In Ajiro, la morte di Kashige Yabushige (Tadanobu Asano) lascia il suo brillante nipote, Kashige Omi (Hiroto Kanai), come signore del villaggio e uno dei principali alleati di Toranaga nella regione. Per quanto Yabushige fosse simpatico e divertente, era anche una possibile minaccia per il suo signore in quanto agente doppiogiochista che lavorava per i suoi nemici, e sarebbe interessante vedere se il suo erede seguirà la stessa strada. Seguendo un percorso più accurato dal punto di vista storico, anche la maturità di Yaechiyo può rappresentare una minaccia, soprattutto con la presenza della madre politicamente acuta, Lady Ochiba, sempre in giro. Inoltre, con la chiusura del Giappone agli europei, è inevitabile che sorga un conflitto con i missionari portoghesi. Padre Martin Alvito (Tommy Bastow), ad esempio, si è sempre risentito con Blackthorne per aver presumibilmente allontanato Mariko dal suo stretto rapporto con il cristianesimo, quindi anche questo tipo di interazione sarebbe interessante da vedere.

Possibile anche un universo più ampio di “Shōgun” basato sui romanzi di James Clavell

Shōgun differenze libro

Il romanzo Shōgun di James Clavell è in realtà parte di un universo più ampio. È il primo capitolo cronologico della sua Saga Asiatica, una raccolta di romanzi che racconta una storia che attraversa i secoli dell’Asia orientale e dell’Estremo Oriente. Infatti, i co-creatori della serie Rachel Kondo e Justin Marks hanno già rivelato a Collider che vorrebbero adattare un altro romanzo della Saga asiatica, intitolato Tai-Pan, che si svolge quasi 200 anni dopo gli eventi di Shōgun ed è ambientato a Hong Kong. Racconta la storia di due clan britannici rivali, gli Struan e i Brock, in lotta per il controllo del commercio nella regione per molti decenni.

Sebbene i dettagli siano scarsi, quello per cui Hiroyuki Sanada ha firmato potrebbe benissimo essere un adattamento di Tai-Pan, con lui che interpreta semplicemente un altro personaggio nell’adattamento della Saga asiatica di Clavell. All’epoca in cui si svolge il libro, il Giappone era ancora una terra chiusa, ma Hong Kong era un centro commerciale che attirava persone da tutta l’Asia orientale, compresi i mercanti giapponesi. Sebbene il romanzo sia incentrato principalmente sulle famiglie inglesi in guerra, c’è sicuramente spazio per personaggi originali, soprattutto se interpretati da un attore di talento come Sanada.

Un adattamento di Tai-Pan è interessante per molte ragioni, la più importante delle quali è la possibilità di un crossover con lo stesso Shōgun. Anche se le trame di questi due film sono separate da secoli, il romanzo finale della saga asiatica, Gai-Jin, torna in Giappone all’inizio della fine del periodo Edo, quando il clan Toranaga governa ancora come shogunato. In effetti, un discendente di Lord Toranaga ha rapporti con un discendente della famiglia Struan. Quindi Hiroyuki Sanada potrebbe tornare per interpretare un altro Toranaga e chiudere la saga familiare al crepuscolo del periodo Edo. Sono tutte possibilità interessanti, ma ciò che conta di più è che ogni storia legata all’universo di James Clavell è sicuramente una buona storia, soprattutto se tradotta sugli schermi da artisti come Sanada.

Shōgun è sempre stata la storia di Mariko

Shōgun è sempre stata la storia di Mariko

In una storia ispirata a una guerra civile storica, gli eroi sono pochi. Nello spazio moralmente grigio di Shōgun, un luogo dove la corruzione si diffonde come un’erbaccia e assume molte forme, chi è il protagonista? Se si ragiona per lo spazio che assume in Shōgun, la risposta è senza dubbio John Blackthorne. A lui vengono dedicati lo spazio, la ragazza e un viaggio dell’eroe atipico ma dettagliato – ed è l’uomo bianco che i media occidentali apprezzano. L’adattamento di FX, realizzato da Justin Marks e Rachel Kondo, sfuma i confini in qualcosa di migliore. Il loro John Blackthorne non domina l’azione e la sua frustrazione per la passività forzata porta a scelte discutibili. Lord Yoshii Toranaga sembra un personaggio naturale, ma più lo spettatore riesce a vedere la sua mente segreta, meno si fida di lui.

In “Crimson Sky“, penultimo episodio della serie, Shōgun mette in chiaro una cosa: questa è sempre stata la storia di Lady Toda Mariko. Come un tattico di qualità, la serie è rimasta in equilibrio sul filo del rasoio per otto episodi prima di scoprire la sua mano. La figura che completa il triumvirato di Shōgun smette di nascondersi nell’ombra. Nell’episodio 9, Mariko si appropria del suo potere accettando il decreto del destino alle sue condizioni. Spoiler per la storia, ma la sua morte straziante, sia una richiesta di giustizia che un sacrificio protettivo (per non parlare di un’inevitabilità sovvertita), definisce il futuro del suo paese per secoli. Nessun personaggio si è rivelato più determinante per la forma dell’impeto drammatico di Shōgun. Mariko è Crimson Sky, una guerriera non più messa a tacere, il cui finale spinge la serie verso il suo atto conclusivo con una volatilità appropriata.

Mariko è la più grande arma di Shōgun

Dopo che Shōgun ha inflitto a Toranaga una serie di tragedie, la mossa più delicata e pericolosa del maestro stratega ricade sul suo braccio destro. Toranaga invia il suo vassallo più prezioso, il suo traduttore (il ripetitore di parole altrui che ha anche il potere di plasmarle – a proposito di temi!), a fare ciò che nessun altro potrebbe fare. Mariko si infiltra nella roccaforte dei nemici e intimidisce con intenzioni performative, e la sua morte unirà i resti sparsi del paese. Si tratta di un esercito di una sola donna. Gioca il gioco con una nobiltà che manca ai più alti signori del regno e a livelli che questi uomini non possono nemmeno lontanamente comprendere.

Non dovrebbe essere una sorpresa, dato che Mariko ha trascorso otto episodi come un’arma pronta per questo scenario. Il suo cuore spezzato rivela le fondamenta di Shōgun: nobiltà contro corruzione, libero arbitrio contro destino, i singolari effetti umani dell’inarrestabile evoluzione socioeconomica della storia. Oltre a questo, le azioni della sua famiglia lasciano che la trama si svolga. Suo padre era un rivoluzionario che aveva rovesciato un sovrano tirannico. Altri storici lo definirebbero un eroe. Ma la storia è troppo spesso scritta dai vincitori, che hanno fatto sì che Akechi Jinsai giustiziasse la sua famiglia e si togliesse la vita con il seppuku. A distanza di 14 anni, la natura ciclica dell’avidità si è ripresentata. I Reggenti non sono migliori, litigano per il potere a spese delle persone che dovrebbero servire. Se Akechi Jinsai vivesse, sarebbe spinto all’azione.

Prima d’ora, l’azione era proprio ciò che Mariko non poteva fare. È una donna limitata a muoversi all’interno di spazi attentamente monitorati. Mariko potrebbe esercitare l’influenza sorprendentemente potente ma limitata che possiede, ma è intrappolata nei confini dei giochi degli altri. Questi sono i gruppi che soffrono mentre i leader decidono. Traduttori, mogli, donne: a volte queste figure sono il potere dietro il trono. Il più delle volte guidano le prime linee o non rubano i riflettori della storia.

L'episodio 9 di 'Shōgun' rende omaggio alla forza di Mariko

Mariko si riappropria del suo potere attraverso le parole e i fatti in Shōgun.

Mariko ha detto saggiamente a Toranaga che “una donna è semplicemente in guerra”, e lei ha passato 14 anni a combattere. L’episodio 9 segna il momento in cui la sua resistenza raggiunge l’apice. La figlia di Akechi Jinsai ha ereditato la sua vena rivoluzionaria. Lady Ochiba (Fumi Nikaidō) definisce la salva iniziale di Mariko “la sua vendetta”, e non è falso, anche se Ochiba fraintende la sua vecchia amica. Presume che Mariko abbia intenzione di far cadere Osaka con lei, in modo che Mariko possa liberarsi dalla sua miseria e dal suo disonore personale. È vero, ogni respiro di Mariko è pungente come quello di chi vive con un vetro conficcato nel cuore; è stata messa alla prova, testata e ricostruita dalla tragedia. Ma le sue motivazioni non sono complicate dall’egoismo. Mariko servirà il suo signore per un bene superiore, vendicherà l’ingiustizia commessa contro la sua famiglia e darà la vita per proteggere gli innocenti. Rappresenta il meglio dell’umanità. Shōgun onora la ricca vita interiore di Mariko e mette al centro le sue tragedie senza sfruttare i suoi turbamenti.

Eppure, senza contraddirsi, il viaggio di Mariko riguarda la libertà. È un atto di protesta, che vuole seguire la sua famiglia nella morte. Nel flashback iniziale dell’episodio 9, Mariko, incinta, li piange al punto da fuggire nella neve. Suo marito Buntaro (Shinnosuke Abe) la costringe a vivere invece di onorare i suoi desideri, ma per cosa vive Mariko? Non può servire la sua famiglia e quindi non può servire se stessa. Quando inizia la linea temporale di Shōgun, Mariko sembra senza scopo. Servendo Toranaga, Mariko ricontestualizza e ridefinisce il suo obiettivo: continuare la lotta del padre in suo nome, attraverso il suo nome.

Nonostante le donne del periodo Sengoku detengano un potere progressivo, le parole di Mariko sono state il suo unico sfogo autonomo. Tutti obbediscono a una società feudale, all’interno della quale Buntaro possiede Mariko. Mariko manda in frantumi queste antiche convenzioni affermando la sua volontà di fronte ai Reggenti senza pentimenti. Per la prima volta da quando il padre l’ha data in sposa a Buntaro, ogni parola è propria di Mariko, che dichiara: “Non sarò mai prigioniera, né ostaggio, né confinata”. Il fatto che la sua dichiarazione faccia parte di un piano, una performance a beneficio dei signori, non la rende meno vera. Anche se suo padre è un traditore condannato, Mariko tiene Osaka in pugno. La nobildonna famosa per la sua poesia trasforma ogni parola in una lancia. Mariko si riappropria del suo potere, che le calza a pennello come una lama forgiata, come si conviene a una samurai che discende da guerrieri.

Nell’intervista esclusiva di Collider con l’attrice Anna Sawai ha dichiarato: “Mi piace quella scena perché la vediamo sotto una luce molto, molto diversa. Le è permesso di dire tutte queste cose. Le è permesso di ribellarsi a ciò che sta accadendo, ed è la prima volta che la vediamo esprimersi e dare l’atteggiamento che doveva tenere nascosto. Quindi non è stato troppo difficile da girare – è stato più liberatorio“.

L’episodio 9 di ‘Shōgun’ rende omaggio alla forza di Mariko

Quando Mariko avanza verso le porte del castello, non importa quante frecce le piovano addosso, non indietreggia mai. Mariko ha già passato la vita a evitare le frecce, sia letteralmente che metaforicamente. La sua camminata è il frutto di 14 anni di furia, strazio e sfida, misurati in centimetri. La sua rabbia, equilibrata, snella e indomabile – per la tragedia della sua famiglia, per il suo ruolo nella società e per l’abuso di potere da parte del Consiglio – è al tempo stesso polverizzante e catartica.

Tutto ciò che prova emotivamente quando è a terra, è vergogna”, ha aggiunto Sawai durante l’intervista a Collider. “Viene da una famiglia in cui è stata trattata con rispetto. C’è tutto quello che riguarda suo padre, ma lei non è una serva – ed è un imbarazzo per lei non essere in grado di servire il suo signore. Quindi la vediamo affrontare questa situazione, ma fa tutto parte del piano“.

L’episodio 9 dà forza a Mariko attraverso l’onestà: mostrando ciò che è veramente capace di fare all’interno di questa limitante ambientazione storica. In questo modo si liberano emozioni e aspetti che Mariko ha tenuto sotto controllo per tanto tempo. Gli spettatori possono dubitare della sincerità di Toranaga, ma Mariko non sta ballando ingenuamente al suo ritmo. La sua storia coinvolge gli uomini; il suo viaggio le appartiene. Se Crimson Sky non potrebbe esistere senza Mariko, allora Shōgun non sarebbe soddisfacente senza la donna ricca di sfumature che ne alimenta il battito.

Shōgun è sempre stato incentrato su Mariko

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In un mondo più giusto di quello descritto da Shōgun, Mariko merita di vivere. Non può “divorziare da mio marito e mettersi con Blackthorne”, come ha detto Anna Sawai. È straziante che una delle protagoniste di Shōgun, specialmente se disegnata in modo empatico e appoggiata sulle potenti spalle di Anna Sawai, non possa aggirare il destino per l’ultima volta. Tuttavia, la prospettiva di Mariko differisce dalle filosofie occidentali tradizionali. Per lei, l’ineluttabilità della morte dà senso all’esistenza e il seppuku è una tradizione antica. In un certo senso, è difficile definire “Crimson Sky” una celebrazione della vita di Mariko, dato il suo inesorabile orrore, ma l’episodio 9 è davvero così. È interamente incentrato su di lei e sul momento (o sui momenti, in realtà) cruciale verso cui la serie è stata costruita. L’episodio 9 svela tutti i suoi legami prima di ricomporli nell’insieme essenziale che è Mariko, che si dà il caso sia una forza della natura.

Se Mariko avesse fatto seppuku prima dell’episodio 9, i leader corrotti del Giappone se ne sarebbero a malapena accorti. L’essersi schierata contro la porta del magazzino rimette l’autorità di Mariko nelle sue mani. La sua morte sacrificale trascende qualsiasi nozione di sé – “se la libertà è l’unica cosa per cui vivi”, disse una volta a Blackthorne, “allora non sarai mai libero da te stesso” – e allo stesso tempo realizza la sua protesta tanto attesa, questa volta contro un altro crudele signore. Salva degli innocenti, soprattutto altre donne. È così che può muoversi in questo mondo, e lo coglie. Mariko ha avuto la sua vendetta.

Anche se Mariko è stata sia il ramo senza foglie che il fiore che cade, non è più la prima. Le sue azioni spezzano le sue catene e sciolgono decine – migliaia – di legami altrui. Mariko serve il suo Paese, diventando uno dei pochi personaggi di Shōgun che lavorano davvero per il miglioramento del Giappone. Con il suo ultimo respiro, Mariko rivendica il suo potere, il suo scopo su questa terra e la sua identità. Si fa chiamare con il suo nome di nascita, “Akechi Mariko”. Mariko è sempre stata il cuore della serie. Shōgun si trasforma nella sua storia, ma non prima che lei la faccia sua per prima.

Shōgun è il più grande vincitore degli Emmy Awards 2024

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Shōgun è il più grande vincitore degli Emmy Awards 2024

Quando si parla di Emmy, c’è solo un sovrano e quest’anno Shōgun ha fatto centro. Arrivata all’evento di stasera con 8 nomination, la serie di successo di FX ha ottenuto quattro vittorie, per un totale di 18 tra l’evento di ieri sera e i Creative Arts Emmy Awards della scorsa settimana. Dalla vittoria di Hiroyuki Sanada come Outstanding Lead Actor in a Drama Series a quella di Anna Sawai come Outstanding Lead Actress in a Drama Series, passando per la vittoria di Outstanding Drama Series, è stata una grande serata per il dramma storico che ha conquistato la rete e il mondo intero.

A differenza di altri contendenti come The Crown e The Morning Show, per Shōgunè stata la prima volta in lizza agli Emmy, dato che la serie ha finora una sola stagione. Ambientata in Giappone nell’anno 1600, la serie segue la caotica e sanguinosa corsa al potere tra il Consiglio dei Reggenti dopo la morte del loro capo. La trama è incentrata sulla politica e sullo status, oltre che sull’atteggiamento spietato di cui si ha bisogno in questo tipo di ambiente per non solo sopravvivere, ma anche per prosperare. Con una lista così nutrita di vittorie stasera, la produzione della seconda stagione probabilmente procederà il più rapidamente possibile.

Tra i premi ottenuti stasera dalla serie figurano Outstanding Lead Actor in a Drama Series, Outstanding Lead Actress in a Drama Series, Outstanding Directing for a Drama Series (Frederick E.O. Toye) e Outstanding Drama Series. Proprio la scorsa settimana, il titolo ha ricevuto 17 nomination ai Creative Arts Emmy Awards, vincendone ben 14, tra cui Outstanding Stunt Performance, Outstanding Visual Effects in a Season or a Movie e Outstanding Guest Actor in a Drama Series, andato a Néstor Carbonell.

Altri vincitori dei Premi Emmy 2024

Insieme a Shōgun, The Bear è stata un’altra grande vincitrice delle cerimonie degli Emmy di quest’anno, aggiudicandosi un totale di 11 premi, tra cui Ebon Moss-Bachrach per Outstanding Supporting Actor in a Comedy Series e Liza Colòn-Zayas per Outstanding Supporting Actress in a Comedy Series. La serie è stata campione d’incassi l’anno scorso, con 13 nomination e 10 in totale, e continua la sua tradizione di favorita in carica nella categoria delle commedie anche questa volta. Con una quarta stagione in arrivo, non possiamo che aspettarci di più.

Un altro grande favorito dell’evento di quest’anno è stato il successo di Netflix, Baby Reindeer. Tra stasera e la scorsa settimana, il titolo ha portato a casa sei trofei con 11 nomination totali. Richard Gadd ha vinto sia il premio Outstanding Writing for a Limited or Anthology Series or Movie che quello Outstanding Lead Actor nella stessa categoria. Anche la sua co-protagonista, Jessica Gunning, ha fatto centro con la sua interpretazione di una stalker nella serie, aggiudicandosi il premio Outstanding Supporting Actress in a Limited or Anthology Series or Movie.

In attesa di ulteriori informazioni su quando sarà possibile vedere Shōgun di nuovo sugli schermi con la sua seconda stagione, probabilmente ancora più ricca di premi, è possibile andare su Hulu per vedere in streaming la prima stagione nella sua interezza.

Shōgun buon esordio a livello globale

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Shōgun buon esordio a livello globale

Shōgun (recensione), la serie evento di FX composta da 10 episodi – un’epica saga di guerra, passione e potere ambientata nel Giappone feudale e basata sul romanzo bestseller di James Clavell – ha ottenuto 9 milioni di visualizzazioni* a livello globale al suo debutto su Disney+ e Hulu, sulla base dei primi sei giorni di disponibilità in streaming, garantendosi così la prima posizione tra le serie scripted di General Entertainment a livello mondiale.

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Negli Stati Uniti, Shōgun si posiziona al primo posto tra le premiere FX su Hulu, appena davanti alla seconda stagione di The Bear, grazie all’audience accumulata da Hulu su Disney+. A livello internazionale, Shōgun è al primo posto tra le serie di general entertainment, superando così la prima stagione di The Kardashians. I primi tre episodi diShōgun sono ora disponibili in streaming e i nuovi debutteranno ogni martedì fino al 23 aprile. Il prossimo episodio, “Il recinto a otto pareti”, arriverà martedì 12 marzo su Hulu negli Stati Uniti, Star+ in America Latina e Disney+ in tutti gli altri territori.

Shōgun è stata creata per la televisione da Rachel Kondo e Justin Marks, con Marks in veste di showrunner e produttore esecutivo insieme a Michaela Clavell, Edward L. McDonnell, Michael De Luca e Kondo. Insieme a Cosmo Jarvis, nel ruolo di John Blackthorne, la serie si avvale di un acclamato cast giapponese – un fatto senza precedenti per una produzione americana – che include il produttore Hiroyuki Sanada nel ruolo di Lord Yoshii Toranaga, Anna Sawai nei panni di Toda Mariko, Tadanobu Asano in quelli di Kashigi Yabushige, Hiroto Kanai nel ruolo di Kashigi Omi, Takehiro Hira nei panni di Ishido Kazunari, Moeka Hoshi in quelli di Usami Fuji; Tokuma Nishioka  interpreta Toda Hiromatsu, Shinnosuke Abe è Buntaro, Yuki Kura è Yoshii Nagakado, mentre Yuka Kouri interpreta Kiku e Fumi Nikaido è Ochiba no Kata.

Shōgun avrà una seconda stagione?

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Shōgun avrà una seconda stagione?

Uno dei migliori show del 2024 è giunto alla sua epica conclusione: Shōgun, acclamato dalla critica, ha raggiunto l’atteso finale di stagione (e potenzialmente di serie). L’epopea, ampiamente apprezzata, non solo ha ridato vita al franchise da tempo inattivo, iniziato con il romanzo originale di James Clavell e proseguito con l’adattamento del 1980, ma è anche diventata una rinomata interpretazione della bellezza e della brutalità del Giappone feudale. Lo splendido design della produzione, la complessità dei personaggi e le incredibili interpretazioni hanno facilmente cementato Shōgun come uno dei primi candidati ai prossimi Emmy Awards.

Con recensioni entusiastiche e una fanbase consistente, Shōgun sembra il tipo di serie nuova ed emozionante che sembra fatta su misura per una seconda stagione. Sarà così per l’ultima acclamata serie di FX? La risposta potrebbe sorprendervi, soprattutto dopo lo scioccante finale.

Shōgun avrà una seconda stagione?

Nonostante l’amore diffuso che lo show ha ricevuto negli ultimi mesi, la risposta al rinnovo o meno di Shōgun per una seconda stagione sembra un secco no. Questo è supportato dai recenti commenti dei creatori dello show, Rachel Kondo e Justin Marks, che hanno entrambi ribadito che lo show è sempre stato pensato come una serie limitata a una sola stagione. Kondo e Marks sembrano più che soddisfatti del punto in cui la serie è stata lasciata, e lo ribadiscono ulteriormente nella dichiarazione che segue:

Abbiamo portato la storia alla fine del libro e abbiamo messo un punto alla fine della frase. Amiamo il modo in cui finisce il libro; è stata una delle ragioni per cui entrambi sapevamo di volerlo fare, e abbiamo concluso esattamente in quel punto. In passato mi è capitato di assistere a episodi come questo, in cui si costruisce un’intera fabbrica che produce solo 10 auto e chiude i battenti. È una rottura. Uno dei nostri produttori ha scritto un manuale di istruzioni di quasi 900 pagine su come realizzare questo show, lungo quasi quanto il libro Shogun. C’era dentro tutta questa conoscenza infrastrutturale. Spero solo che qualcun altro, magari un amico, abbia bisogno di un manuale di produzione sul Giappone feudale, così potrò dire: “Ecco, usa questo libro. Ti farà risparmiare 11 mesi‘”.

È chiaro che Rachel Kondo e Justin Marks tengono in grande considerazione il romanzo originale di James Clavell e hanno voluto raccontare la storia nel modo più accurato possibile, aggiornandola per il pubblico moderno. Hanno certamente ragione sul fatto che il libro originale ha un finale potente e chiaro, quindi ha senso che Kondo e Marks non vogliano stravolgerlo troppo. Terminare una serie nel suo momento migliore e abbandonarla finché si è in vantaggio ha certamente i suoi vantaggi. Dopotutto, Shōgun è stato ripetutamente paragonato a Game of Thrones, uno show che ha infamemente cercato di adattare materiale al di là dei libri, con una conclusione disastrosa.

Cosa è successo nella stagione 1 di “Shōgun”?

La storia di Shōgun inizia in un Giappone fratturato di epoca feudale, dopo la morte del Taikō dell’isola (Yukijirô Hotaru). La morte del sovrano ha lasciato un vuoto di potere sull’isola. Non essendo ancora stato scelto un nuovo Taikō, il Giappone è governato da un consiglio ristretto, il cui leader più accanito è Ishido Kazunari (Takehiro Hira), un signore feroce e spietato che da tempo disprezza i leader di alto lignaggio. Uno di questi è uno dei maggiori rivali di Ishido Kazunari, Lord Yoshii Toranaga (Hiroyuki Sanada). Lord Toranaga è sempre stato il favorito del defunto Taiko e questo lo mette già in contrasto con i suoi pari nel consiglio.

Un’opportunità unica per Lord Yoshii Toranaga di giocare per il dominio del Giappone si presenta sotto forma di un vascello olandese abbandonato, noto come Erasmus, che arriva sulla costa giapponese. La nave è dotata di cannoni, armi da fuoco e altre armi che non sono ancora state introdotte nel paese privato e la notizia dell’atterraggio di fortuna dell’imbarcazione sull’isola offre a Toranaga alcuni intriganti spunti di riflessione. Toranaga vuole usare queste armi per promuovere la sua pretesa di leadership giapponese e arruola (o meglio costringe) il pilota della nave, John Blackthorne (Cosmo Jarvis), ad addestrare i suoi soldati all’uso di queste armi.

John Blackthorne è riluttante ad aiutare i suoi rapitori, ma lo fa per necessità, nella speranza di poter tornare a casa in Inghilterra un giorno. Non solo forma un legame unico con Lord Toranaga, ma anche con la sua traduttrice, Toda Mariko (Anna Sawai). Tra i complicati sentimenti che John Blackthorne e Toda Mariko provano l’uno per l’altra, ognuno di loro giocherà un ruolo cruciale nell’imminente guerra per l’anima del Giappone.

Shōgun avrà probabilmente una seconda stagione, ma non è così semplice

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Nel suo esplosivo episodio finale, il nuovo adattamento di Shōgun di FX/Disney+ ha concluso le trame del romanzo originale di James Clavell… ma dato che la serie è diventata un successo, potremmo non aver visto l’ultima volta Lord Yoshii Toranaga. La star e produttore Hiroyuki Sanada ha firmato un accordo per tornare per una potenziale seconda stagione della serie. Deadline riporta che non solo Sanada ha firmato per tornare, ma che i produttori della serie stanno valutando la possibilità di cambiare categoria agli Emmy Awards di quest’anno, passando da Limited Series a Drama.

Non c’è ancora un rinnovo ufficiale, ma visto che Shōgun è diventato un enorme successo critico e commerciale, non sorprende che il network voglia fare un secondo viaggio nel Giappone del XVII secolo. Sebbene la prima serie abbia comportato un budget enorme, grazie all’esercito di comparse, ai set e ai costumi elaborati e alle riprese in più continenti, una seconda stagione consentirebbe a FX e alla sua casa madre, la Disney, di recuperare una parte maggiore dell’investimento riutilizzando le risorse della prima stagione. Non si sa chi altro potrebbe tornare, compresi gli showrunner Rachel Kondo e Justin Marks, o gli attori i cui personaggi sono sopravvissuti al finale della serie (o forse della stagione), compreso il protagonista Cosmo Jarvis.

C’è un sequel di Shōgun?

James Clavell è stato uno scrittore prolifico e ha prodotto un ciclo di sei libri noto come Saga asiatica, di cui Shōgun fa parte. Shōgun, pubblicato nel 1975, è il primo libro della saga, cronologicamente, ma è stato scritto per terzo. Tuttavia, i libri che lo seguono in ordine temporale non sono sequel diretti e non presentano i personaggi di Shōgun; Tai-Pan, il libro cronologicamente successivo, va secoli nel futuro e si svolge nella Hong Kong del XIX secolo. Come Shōgun, anche questo libro è stato adattato per il cinema negli anni Ottanta, con un film interpretato da Bryan Brown e Joan Chen. Gli showrunner di Shōgun, Kondo e Marks, hanno discusso della possibilità di un adattamento di Tai-Pan con Carly Lane di Collider, affermando: “Devo dire, a proposito di niente, che ci piace molto Tai-Pan. È un libro fantastico. L’ho preso solo per vedere: “Può colpire due volte il fulmine?”. Ed è stato come dire: “Oh mio Dio, è uno scrittore così grande che anche questo è grande per ragioni completamente diverse”. Quindi, certo, forse un giorno faremo Tai-Pan”. Nella stessa intervista, hanno parlato di possibili future storyline di Shōgun: “Penso che mentirei se dicessi che quando eravamo tutti seduti sul set in vari momenti, non stavamo facendo le nostre fantasie di fanfiction su come sarebbe stato raccontare certe storie di traverso, o prequel, o forse cose che sono successe dopo“.

Sanada è uno degli attori giapponesi viventi più famosi a livello internazionale. Dopo alcuni anni di intensa attività, con apparizioni in Westworld della HBO e nei film d’azione Army of the Dead, Bullet Train e John Wick Part 4, è prossimo a riprendere il suo ruolo di Scorpion in Mortal Kombat 2. Si sta pensando a una seconda stagione di Shōgun, con la star Hiroyuki Sanada che ha firmato per un’altra stagione; non è ancora stato fatto un annuncio ufficiale.

Shōgun 2: una star della serie svela alcune anticipazioni sul suo possibile ritorno

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Una delle star preferite dai fan di Shōgun, ha timidamente accennato al loro potenziale ritorno nella seconda stagione, mentre continuano gli sviluppi del prossimo seguito della serie FX. La seconda stagione di Shōgun è attualmente in fase di sviluppo e la serie continuerà la storia di Lord Yoshii Toranaga (Hiroyuki Sanada) dopo che avrà assunto il ruolo di leader del Giappone. È stato confermato il ritorno dell’attore protagonista per la serie, che racconterà una storia originale dopo che la prima stagione ha adattato l’omonimo romanzo di James Clavell del 1975. Tuttavia, non è stato ancora confermato il ritorno di altre star.

Parlando con Collider, tuttavia, Moeka Hoshi ha accennato al suo possibile ritorno nei panni di Usami Fuji nella seconda stagione di Shōgun. L’attrice ha rivelato di aver parlato con il co-creatore della serie Justin Marks del suo futuro nello show, indicando una possibilità molto concreta che Fuji ritorni nella prossima stagione. Tuttavia, non ha confermato concretamente il suo ritorno. Ecco cosa ha detto Hoshi:

È un segreto, ma in un certo senso sto parlando un po’ con Justin Marks.

Cosa significherebbe il ritorno di Fuji per la seconda stagione di Shōgun

Shōgun

Il dramma storico potrebbe presentare un nuovo aspetto del Giappone feudale

La prima stagione di Shōgun si è conclusa con Fuji che decide di diventare suora, terminando il suo arco narrativo e intraprendendo un percorso molto diverso sia da Toranaga che da John Blackthorne (Cosmo Jarvis). Nel frattempo, i personaggi principali si occuperanno di unificare il Giappone sotto un unico leader, cosa che probabilmente la terrà separata da loro per un bel po’ di tempo. Tuttavia, la seconda stagione potrebbe ancora mostrare la sua vita da suora, seguendo la sua storia continua ampliando il focus della serie su diversi elementi del periodo storico.

Ciò consentirebbe inoltre allo show di iniziare a concentrarsi su diversi elementi del Giappone feudale oltre a ciò che è associato alla vita dei reggenti. Poiché i personaggi di Shōgun hanno una serie di caratteristiche che li rendono unici, sarebbe opportuno che la seconda stagione approfondisse i loro desideri e le loro aspirazioni. Mettere in risalto la vita di Fuji come suora aiuterebbe a espandere la storia in modo diverso, pur mantenendo l’attenzione sui personaggi della prima stagione, offrendo un equilibrio tra i diversi elementi del Giappone feudale.

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