Dopo il
quinto episodio FX ha diffuso il promo e la trama di
Shōgun 1×06, il sestto atteso episodio della nuova
serie evento Shōgun (recensione)
che ha debuttato su Disney+.
In Shōgun 1×06 che
si intitolerà “Ladies of the Willow World” Lady Ochiba ritorna a
Osaka per accelerare la campagna dei Reggenti contro Toranaga. Ad
Ajiro, Toranaga mette alla prova la lealtà di Mariko alla sua
causa. Shōgun 1×06 è scritto da Maegan Houang e
diretto da Hiromi Kamata.
La serie Shōgun
si avvale di un acclamato cast giapponese, senza precedenti per una
produzione americana, tra cui Tadanobu Asano nel ruolo di “Kashigi
Yabushige”, un noto traditore e stretto alleato di Toranaga; Hiroto
Kanai nei panni di “Kashigi Omi”, il giovane leader del villaggio
di pescatori dove viene trovata la nave di Blackthorne; Takehiro
Hira nel ruolo di “Ishido Kazunari”, un potente burocrate che è il
principale rivale di Toranaga; Moeka Hoshi in quello di “Usami
Fuji”, una vedova che deve trovare un nuovo scopo nel mezzo della
guerra del suo signore; Tokuma Nishioka nel ruolo di “Toda
Hiromatsu”, il generale fidato e il più caro amico di Toranaga;
Shinnosuke Abe nei panni di “Toda
Hirokatsu” (“Buntaro”), il marito geloso di Mariko; Yuki Kura in
quelli di “Yoshii Nagakado”, lo sfacciato figlio di Toranaga che ha
un forte desiderio di mettersi in gioco; Yuka Kouri nel ruolo di
“Kiku”, una cortigiana rinomata in tutto il Giappone per la sua
abilità artistica e Fumi Nikaido nel ruolo di “Ochiba no Kata”, la
venerata madre dell’erede che non si fermerà davanti a nulla pur di
porre fine a Toranaga e alla sua minaccia al potere del figlio.
Shōgun
è stata creata per la televisione da Rachel Kondo e Justin Marks,
con Marks in veste di showrunner e produttore esecutivo insieme a
Michaela Clavell, Edward L. McDonnell, Michael De Luca e Kondo. La
serie è prodotta da FX Productions.
Dopo il
quarto episodio FX ha diffuso il promo e la trama di
Shōgun 1×05, il quinto atteso episodio della nuova
serie evento Shōgun (recensione)
che ha debuttato su Disney+.
In Shōgun 1×05 che
si intitolerà “Broken to the Fist” Blackthorne e Mariko lottano per
contenere il segreto che potrebbe farli uccidere entrambi.
Yabushige cerca la spia che ha tradito le sue intenzioni a Lord
Toranaga. Scritto da Matt Lambert; Diretto da Frederick Toye.
La serie Shōgun
si avvale di un acclamato cast giapponese, senza precedenti per una
produzione americana, tra cui Tadanobu Asano nel ruolo di “Kashigi
Yabushige”, un noto traditore e stretto alleato di Toranaga; Hiroto
Kanai nei panni di “Kashigi Omi”, il giovane leader del villaggio
di pescatori dove viene trovata la nave di Blackthorne; Takehiro
Hira nel ruolo di “Ishido Kazunari”, un potente burocrate che è il
principale rivale di Toranaga; Moeka Hoshi in quello di “Usami
Fuji”, una vedova che deve trovare un nuovo scopo nel mezzo della
guerra del suo signore; Tokuma Nishioka nel ruolo di “Toda
Hiromatsu”, il generale fidato e il più caro amico di Toranaga;
Shinnosuke Abe nei panni di “Toda
Hirokatsu” (“Buntaro”), il marito geloso di Mariko; Yuki Kura in
quelli di “Yoshii Nagakado”, lo sfacciato figlio di Toranaga che ha
un forte desiderio di mettersi in gioco; Yuka Kouri nel ruolo di
“Kiku”, una cortigiana rinomata in tutto il Giappone per la sua
abilità artistica e Fumi Nikaido nel ruolo di “Ochiba no Kata”, la
venerata madre dell’erede che non si fermerà davanti a nulla pur di
porre fine a Toranaga e alla sua minaccia al potere del figlio.
Shōgun
è stata creata per la televisione da Rachel Kondo e Justin Marks,
con Marks in veste di showrunner e produttore esecutivo insieme a
Michaela Clavell, Edward L. McDonnell, Michael De Luca e Kondo. La
serie è prodotta da FX Productions.
FX ha diffuso il
trailer e la trama di Shōgun 1×04, il quarto
atteso episodio della nuova serie evento Shōgun (recensione)
che ha debuttato su Disney+ la
scorsa settimana.
In Shōgun 1×04 che
si intitolerà “The Eightfold Fence” Stagione 1 Episodio 4 Promo –
Blackthorne e Mariko mettono alla prova la loro nuova alleanza
mentre addestrano il reggimento di armi di Toranaga per la guerra.
Yabushige deve affrontare le sue promesse passate fatte a Ishido
quando un vecchio amico arriva al villaggio.
La serie Shōgun
si avvale di un acclamato cast giapponese, senza precedenti per una
produzione americana, tra cui Tadanobu Asano nel ruolo di “Kashigi
Yabushige”, un noto traditore e stretto alleato di Toranaga; Hiroto
Kanai nei panni di “Kashigi Omi”, il giovane leader del villaggio
di pescatori dove viene trovata la nave di Blackthorne; Takehiro
Hira nel ruolo di “Ishido Kazunari”, un potente burocrate che è il
principale rivale di Toranaga; Moeka Hoshi in quello di “Usami
Fuji”, una vedova che deve trovare un nuovo scopo nel mezzo della
guerra del suo signore; Tokuma Nishioka nel ruolo di “Toda
Hiromatsu”, il generale fidato e il più caro amico di Toranaga;
Shinnosuke Abe nei panni di “Toda
Hirokatsu” (“Buntaro”), il marito geloso di Mariko; Yuki Kura in
quelli di “Yoshii Nagakado”, lo sfacciato figlio di Toranaga che ha
un forte desiderio di mettersi in gioco; Yuka Kouri nel ruolo di
“Kiku”, una cortigiana rinomata in tutto il Giappone per la sua
abilità artistica e Fumi Nikaido nel ruolo di “Ochiba no Kata”, la
venerata madre dell’erede che non si fermerà davanti a nulla pur di
porre fine a Toranaga e alla sua minaccia al potere del figlio.
Shōgun
è stata creata per la televisione da Rachel Kondo e Justin Marks,
con Marks in veste di showrunner e produttore esecutivo insieme a
Michaela Clavell, Edward L. McDonnell, Michael De Luca e Kondo. La
serie è prodotta da FX Productions.
FX ha diffuso il
trailer e la trama di Shōgun 1×03, il terzo atteso
episodio della nuova serie evento Shōgun (recensione)
che ha debuttato su Disney+ la
scorsa settimana.
In Shōgun 1×03 che
si intitolerà “Tomorrow is Tomorrow” dopo che Blackthorne è
sopravvissuto a uno sfacciato attentato, Toranaga capisce che deve
traghettare i suoi alleati fuori da Osaka o rischiare una sconfitta
certa. “Tomorrow is Tomorrow” è stato scritto da Shannon Goss;
mentre alla regia si è seduto Charlotte Brändström.
La serie Shōgun
si avvale di un acclamato cast giapponese, senza precedenti per una
produzione americana, tra cui Tadanobu Asano nel ruolo di “Kashigi
Yabushige”, un noto traditore e stretto alleato di Toranaga; Hiroto
Kanai nei panni di “Kashigi Omi”, il giovane leader del villaggio
di pescatori dove viene trovata la nave di Blackthorne; Takehiro
Hira nel ruolo di “Ishido Kazunari”, un potente burocrate che è il
principale rivale di Toranaga; Moeka Hoshi in quello di “Usami
Fuji”, una vedova che deve trovare un nuovo scopo nel mezzo della
guerra del suo signore; Tokuma Nishioka nel ruolo di “Toda
Hiromatsu”, il generale fidato e il più caro amico di Toranaga;
Shinnosuke Abe nei panni di “Toda
Hirokatsu” (“Buntaro”), il marito geloso di Mariko; Yuki Kura in
quelli di “Yoshii Nagakado”, lo sfacciato figlio di Toranaga che ha
un forte desiderio di mettersi in gioco; Yuka Kouri nel ruolo di
“Kiku”, una cortigiana rinomata in tutto il Giappone per la sua
abilità artistica e Fumi Nikaido nel ruolo di “Ochiba no Kata”, la
venerata madre dell’erede che non si fermerà davanti a nulla pur di
porre fine a Toranaga e alla sua minaccia al potere del figlio.
Shōgun
è stata creata per la televisione da Rachel Kondo e Justin Marks,
con Marks in veste di showrunner e produttore esecutivo insieme a
Michaela Clavell, Edward L. McDonnell, Michael De Luca e Kondo. La
serie è prodotta da FX Productions.
A volte viene realizzata una serie
la cui reazione da parte del pubblico i creatori non avrebbero mai
potuto prevedere. Shōgun doveva
inizialmente essere una serie limitata, ma dopo le entusiastiche
recensioni del pubblico, FX ha deciso di espandere la narrazione e
ha ordinato altre due stagioni.
Lo show è un forte candidato agli
Emmy di quest’anno. Durante la promozione dell’evento FX FYC, The
Hollywood Reporter ha incontrato i co-creatori Justin
Marks, Rachel Kondo, il produttore esecutivo e la star
Hiroyuki Sanada che hanno parlato di Shōgun –
stagione 2.
Marks ha rivelato
che la seconda stagione si addentrerà maggiormente
nella storia e nei personaggi e sarà di conseguenza più cupa delle
stagioni precedenti. La storia è strutturata come una narrazione in
due stagioni e il vantaggio della terza stagione è che sanno che è
la fine. La sfida è rappresentata dalla Stagione 2, di cui Marks ha
parlato come tema,
“Ci sono molte grandi teorie
cospirative nella storia, molte teorie diverse sul fatto che ‘Oh, è
stato detto che questo è successo, ma questo è successo davvero’, e
questi piccoli angoli più oscuri sono ciò che ci è piaciuto molto
esplorare. La terza stagione è davvero un finale. Sappiamo dove
inizia e dove finisce, e sappiamo chi c’è in quel viaggio. Al
momento ci stiamo concentrando sulla seconda parte per essere
sicuri di arrivare a quel punto. Ma la seconda parte è, come i
secondi capitoli, una sorta di capitolo più oscuro”.
Shōgun prende una direzione diversa
Credit FX/Disney
I creativi hanno parlato delle
prossime stagioni e di ciò che i fan possono aspettarsi quando la
narrazione si espanderà oltre il libro di James
Clavell. Kondo e Marks hanno rivelato che attualmente si
trovano nelle prime fasi di pianificazione senza materiale di
partenza. Kondo ha parlato di brainstorming di idee, dicendo,
“No, c’è un sacco di caos, ma
un caos creativo, in cui stiamo lanciando tutto quello che abbiamo
contro il muro, per vedere cosa si attacca. È stato eccitante e
snervante perché, ovviamente, questo è un territorio inesplorato:
non abbiamo una tabella di marcia, abbiamo solo la
storia“.
La coppia di coniugi si è recata di
recente in Giappone per cercare di ricreare la mente di Clavell e
scoprire come ha messo insieme idee e personaggi diversi. Stanno
lavorando a stretto contatto con la proprietà di Clavell per capire
“come curava, quali eventi, quali personaggi, quali
personaggi si possono combinare in modo conveniente, questo tipo di
cose che ti permettono di creare qualcosa di nuovo“, ha
detto Kondo.
Sanada tornerà per
la seconda stagione di Shōgun
come protagonista e produttore esecutivo. Ha dichiarato che
“mantenere la qualità è la cosa più importante per me”
quando parla delle stagioni successive. “Non abbiamo più il
romanzo di James Clavell, ma abbiamo imparato il suo spirito e il
gusto della narrazione. Credo che tutto il suo DNA sia nei nostri
corpi“, ha detto.
Gina Balian, President, FX
Entertainment, ha annunciato che le riprese della seconda stagione
di Shōgun, la serie drama di
successo mondiale di FX e Disney+ basata sull’omonimo romanzo di
James Clavell, inizieranno a gennaio a Vancouver. Shōgun,
il titolo più visto nella storia di FX, è prodotto da FX
Productions.
Rachel Kondo e Justin Marks, creatori della serie televisiva,
hanno di recente terminato i lavori nella writers’
room dedicata alla creazione di un capitolo completamente
nuovo rispetto alla prima stagione, che era un adattamento
originale del romanzo bestseller di James Clavell.
Nella
prima stagione, Lord Yoshii Toranaga (Hiroyuki Sanada) ha
lottato per la sua vita mentre i suoi nemici nel Consiglio dei
Reggenti si coalizzavano contro di lui. Quando una misteriosa nave
europea è stata trovata abbandonata in un villaggio vicino, il suo
pilota inglese John Blackthorne (Cosmo Jarvis) ha condiviso con
Toranaga segreti strategici che hanno ribaltato le sorti del potere
in suo favore per vincere una guerra civile destinata a segnare un
secolo.
La seconda parte di
Shōgunè ambientata dieci anni dopo
gli eventi della prima stagione e porta avanti la saga ispirata a
fatti storici di questi due uomini provenienti da mondi diversi, i
cui destini sono inevitabilmente intrecciati.
Marks e Kondo sono gli executive
producer insieme a Michaela Clavell, Edward L. McDonnell e Michael
De Luca. Hiroyuki Sanada, di ritorno nei panni di “Toranaga”, è
stato promosso al ruolo di executive producer della seconda
stagione. Cosmo Jarvis riprenderà a sua volta il ruolo di
“Blackthorne” e sarà co-executive producer.
La prima stagione di
Shōgun ha vinto 18 premi Emmy, stabilendo il record
per il maggior numero di premi Emmy vinti da una sola stagione di
una serie. È stata la prima serie di FX a vincere il premio nella
categoria Miglior serie drama. Hiroyuki Sanada è diventato il
primo attore giapponese a vincere un Emmy nella categoria Miglior
attore protagonista in una serie drama, mentre Anna Sawai è entrata
nella storia come la prima attrice di origine asiatica a vincere
come Miglior attrice protagonista nella stessa categoria. La serie,
diventata un fenomeno globale, ha ottenuto numerosi altri
riconoscimenti, tra cui il Golden Globe Award nella categoria
Miglior serie televisiva – Drama, AFI TV Program of the Year, e,
tra gi altri, i premi più prestigiosi di SAG, WGA, DGA, PGA, TCA,
the Independent Spirit Awards.
Con l’episodio finale di Shōgun
all’orizzonte, forse non dovrebbe sorprendere che la storia non
abbia ancora finito di infliggere colpi narrativi strazianti. Dopo
la perdita del generale più fidato di Toranaga (Hiroyuki
Sanada), Toda Hiromatsu (Tokuma
Nishioka), avvenuta nell’episodio della scorsa settimana,
per non parlare della morte del figlio Nagakado (Yuki
Kura) avvenuta la settimana precedente, sembra che il
signore di Edo non abbia più molte carte da giocare, ma gli è stato
concesso il vantaggio di avere più tempo a disposizione.
Come di consueto, Toranaga in
Shōgun ha
49 giorni di tempo per elaborare il lutto di Nagakado in modo
adeguato e, sebbene i suoi movimenti siano pesantemente monitorati
dal fratellastro e nuovo reggente Saeki Nobutatsu (Eita
Okuno), ciò non significa che non possa mettere in atto la
fase successiva del suo piano generale. L’episodio di Shōgun
di questa settimana, “Capitolo
9: Crimson Sky“, non si tratta di lanciare finalmente quella
direttiva di guerra di cui abbiamo già sentito parlare tanto, e non
segue una grande e sanguinosa battaglia che si svolge in campo
aperto tra due fazioni opposte. Invece, Toranaga invia a Osaka
quella che si rivela essere la sua arma migliore e più acuta:
Lady Toda Mariko (Anna Sawai).
Chi ha familiarità con il romanzo
da cui è tratto Shōgun
di James Clavell conosce già l’esito della
missione di Mariko, ma anche i punti fondamentali
della trama impallidiscono di fronte all’avvincente viaggio emotivo
che si svolge nel corso dell’Episodio 9. Questo
penultimo episodio di Shōgun
non è solo il canto del cigno di un personaggio amato dai fan, ma
un’ode a qualcuno che è diventato essenziale per la narrazione,
forse anche più di Blackthorne (Cosmo Jarvis)
stesso. Grazie all’adattamento di Rachel Kondo e Justin Marks del
famoso libro, Shōgun
è diventata la storia di Mariko, e questa settimana si
rivela una vetrina tanto per il personaggio stesso quanto per la
straordinaria capacità della Sawai di lasciarci appesi a ogni sua
parola.
Tutti a Osaka nell’episodio 9 di
Shōgun
Dopo che l’episodio della scorsa
settimana ha rivelato che a Mariko era stato chiesto di
unirsi a Blackthorne e Yabushige (Tadanobu Asano)
nel loro viaggio a Osaka, è chiaro che entrambi gli uomini sono
stati lasciati all’oscuro del motivo per cui lei si trova lì.
Mariko non ha intenzione di rivelare la vera motivazione della sua
presenza e insiste sul fatto che è più conveniente per lei unirsi a
loro sulla nave perché sono tutti diretti nello stesso posto.
L’atmosfera a Osaka è
prevedibilmente tesa sulla base di quanto già sappiamo: Lord Ishido
(Takehiro Hira) tiene le famiglie del Consiglio
sotto chiave nel castello per costringere i Reggenti a rispettare
ogni decisione presa da lui e da Ochiba (Fumi
Nikaido). È un miracolo che qualcuno di loro riesca a
dormire prima che Blackthorne e Yabushige vengano convocati per
l’incontro con Ishido e il Consiglio la sera successiva. Ma nemmeno
Yabushige può tentare di girare la situazione a suo favore,
soprattutto dopo aver cercato di offrire Blackthorne e i suoi
cannoni come dimostrazione della sua vera lealtà. È un azzardo, che
non dà i suoi frutti quando Ishido li allontana rapidamente dalla
sua presenza.
Tuttavia, si scopre che non sono
gli unici a chiedere udienza a Ishido; Mariko viene annunciata poco
dopo e inizialmente si dedica ai convenevoli necessari –
congratulandosi con Ishido e Ochiba per il loro recente
fidanzamento, ricordando con Ochiba il tempo trascorso insieme ad
Azuchi da giovani ragazze. Ma poi rivela il vero motivo della sua
visita: scortare personalmente a Edo la moglie di Toranaga, Kiri
(Yoriko Dōguchi), nonché la sua consorte, Shizu
(Mako Fujimoto), e il suo nuovo bambino.
Naturalmente, Ishido si affretta a
ribadire che una cosa del genere non sarà permessa, soprattutto
perché a Toranaga è stato ordinato di presentarsi a Osaka di lì a
poche settimane. Mariko giura che lei e Toranaga torneranno il
giorno in cui lui ha promesso di arrendersi, a meno che tutti gli
abitanti della città non siano costretti a non muoversi. È una
scommessa ancora più rischiosa di quella di Yabushige; per dovere,
Mariko deve obbedire all’ordine del suo signore, Toranaga, e anche
se la prigionia degli ostaggi di Ishido è nota in tutta Osaka,
sarebbe disonorevole per lui ammettere che tutti sono tenuti nel
castello contro la loro volontà. Ishido, tuttavia, sa bene che se
ammette che nessuno è un ostaggio, gli altri Reggenti e le loro
famiglie seguiranno presto l’esempio di Mariko uscendo di
scena.
Mariko fa una scelta mortale nel
9° episodio di ‘Shōgun
È la prima volta che un episodio ci
regala un’interpretazione da urlo della Sawai, che tiene tutti i
presenti prigionieri della sua presenza e compostezza. Questi
stessi tratti si rivelano essenziali quando Mariko, Kiri, Shizu e
un piccolo contingente di samurai fedeli a Toranaga tentano di
lasciare Osaka la mattina seguente. Anche se Mariko si muove
apertamente per sfidare Ishido in modo potenzialmente mortale, è
costretta a seppellire la devastante rivelazione che il suo stesso
figlio, Ryûji (Yuua Yamanaka), sembra essere stato avvelenato
contro di lei. L’uscita dalla città è accompagnata dalla
consapevolezza che Ryûji ha promesso di disconoscerla come madre,
eppure Mariko guida il gruppo attraverso i cancelli senza un solo
intoppo, indipendentemente da quante frecce vengano scagliate ai
suoi piedi.
Lo scontro con gli uomini di Ishido
è inevitabile, soprattutto quando questi iniziano a sottolineare la
necessità di un qualche tipo di permesso per poter partire, ma
Mariko rimane impassibile, ordinando ai suoi guerrieri di uccidere
chiunque cerchi di fermarli. Mentre gli uomini vengono abbattuti da
entrambe le parti, diventa evidente che i sostenitori di Mariko
stanno diminuendo sulla scia di un’altra ondata di combattenti di
Ishido che si abbatte su di loro – il che induce la signora a
imbracciare lei stessa una naginata nel tentativo di farsi strada.
Ma l’ordine è solo quello di trattenere Mariko, non di ucciderla,
per cui anche se la donna fa roteare la sua lancia, cercando di
aprirsi un varco, incontra resistenza a ogni angolo. A poco a poco,
la compostezza di Mariko comincia a crollare, le urla di sforzo e
di disperazione le escono dalla gola, finché non perde l’equilibrio
e crolla su se stessa.
Devastata, ma rassegnata, Mariko
proclama a gran voce che, ora che le è stato impedito di fare il
suo giuramento a Toranaga, non ha altra scelta che commettere
seppuku entro il tramonto per protestare contro l’offesa. Al
tramonto, la sua vita sarà persa, ma poiché il suicidio è un
peccato mortale agli occhi della Chiesa, chiede che Lord Kiyama
(Hiromoto Ida) sia il suo secondo nella questione. Più tardi, quel
giorno, tutti pensano a ciò che sta per accadere. Gli altri
Reggenti esprimono dubbi sul fatto che Mariko porterà a termine il
suo voto, ma Ochiba fa notare con astuzia che la sua ex amica
“morirebbe per liberarsi del disonore che l’ha oppressa” e, come
conseguenza maggiore, “tutta Osaka sarà disonorata per averla
lasciata morire”.
La storia tra queste due donne,
l’infanzia che hanno condiviso come sorelle, le lascia in una
posizione unica per capirsi come pochi altri – ed è per questo che,
quando Blackthorne e il suo traduttore vengono convocati per
un’udienza con l’erede di Taikō, si rivela una copertura per Mariko
e Ochiba per parlare privatamente e onestamente. Gli anni trascorsi
tra loro li hanno lasciati in una situazione di stallo, soprattutto
quando Ochiba accusa Mariko di arrendersi a una “morte inutile”?
Come Mariko ricorda con urgenza all’altra donna, tuttavia, Ochiba
ha più potere in questa lotta, vista la sua posizione, e “accettare
la morte non è arrendersi”.
MUBI, la piattaforma di streaming globale, casa
di produzione e di distribuzione di film, ha diffuso il trailer e
la data di uscita dell’atteso debutto di Emma Seligman,
Shiva Baby, disponibile solo su MUBI dall’11
giugno 2021.
Shiva Baby: la
trama
Shiva
Babyè una caustica commedia degli equivoci
ambientata durante una giornata di shiva, la riunione
ebraica di amici e familiari in un periodo di lutto, in cui la
protagonista è una ragazza bisessuale alle prese con la tradizione
ebraica e con il suo bisogno di indipendenza. Uno dei film
più sorprendenti del Toronto International Film Festival e
del South by Southwest del 2020. L’acclamato
debutto della scrittrice-regista Emma Seligman, con la
straordinaria performance dell’attrice emergente Rachel Sennott, è
un film audace e moderno, il cinema nella sua forma più sfacciata,
esilarante e indimenticabile.
Impreziosito dalla straordinaria
performance nel ruolo di protagonista dell’attrice emergente
e comica Rachel Sennott, Shiva
Baby, l’acclamato film di debutto della scrittrice e
regista Emma Seligman, vede anche la partecipazione di Molly Gordon
(Booksmart), Polly Draper (Billions, The Good Wife), Fred Melamed
(Wandavision, The Morning Show, A Serious
Man) e Dianna Agron (Berlin, I Love You, Glee).
Le musiche sono composte dall’eclettica polistrumentista Ariel
Marx (Ted Bundy: Falling For a Killer). Emma
Seligman, originaria di Toronto, vive a New York. Durante
un corso in “Film & TV program” alla New York University ha scritto
e diretto il cortometraggio Shiva Baby, su cui si basa il
film omonimo. Presentato al South by Southwest nel 2018, è stato in
concorso al Woodstock Film Festival, TIFF Next Wave Film Festival e
al Palm Springs ShortFest.
Una giornata qualunque che diventa
percorso formativo nel modo più bizzarro e carico di suspense
possibile: Shiva Baby, primo lungometraggio della
ventiseienne – e talentuosissima – Emma Seligman è
letteralmente un “coming-of-age in a day”, di quelli frizzanti,
imprevedibilmente caotici e totalmente prorompenti.
Shiva Baby: un film all’insegna del rituale come nuova
consapevolezza identitaria
La cosiddetta shiva è, per la
religione ebraica, la settimana di lutto durante la quale i
partecipanti si radunano a casa di uno di loro, passando i
festeggiamenti tra cibo in abbondanza e un chiacchiericcio di fondo
irriducibile. Shiva Baby muove le fila appunto dalla morte di una
lontana parente di Danielle, una zia il cui ricordo è piuttosto
offuscato. Danielle si presenta in ritardo al funerale non perché
presa dalla preparazione della laurea alla Columbia, bensì perché
in compagnia del suo sugar daddy. Sebbene i genitori le paghino
affitto e bollette, Danielle lavora come sugar baby: lo fa un po’
per levarsi degli sfizi, un po’ perché esplorare i suoi orizzonti
sessuali con uomini più vecchi e affermati la diverte. L’impiego da
sugar baby rivelerà tanto della personalità della giovanissima
Danielle, interpretata da una spumeggiante Rachel
Sennott. Danielle diventa adulta, o perlomeno capisce di
doverlo diventare, nel giro di ventiquattro ore tragicomiche.
Al seguito di Rachel troviamo una
madre inopportuna e ficcanaso (una Polly Draper al
massimo della forma) , accompagnata dal padre (Fred
Melamed). Alla Shiva compaiono poi l’ex fidanzata di
Danielle, Maya (Molly Gordon) e lo sugar daddy Max
(Danny Deferrari) con la moglie shiksa, non ebrea
(Dianna Agron),
con tanto di neonato al seguito, il cui pianto scandirà il ritmo
ansiogeno della narrazione. Le inquietudini e l’angoscia di
Danielle vengono prepotentemente a galla, mentre la giovane è
subissata da domande sul proprio futuro e sul suo aspetto fisico,
con rumori di sottofondo irriducibili caratterizzanti un’occasione
di riunione che diventa valvola di sfogo per dar voce a un disagio
troppo a lungo interiorizzato, in cui emerge l’altro grande
protagonista della pellicola: il cibo, unico appiglio per la crisi
di nervi totalizzante di Danielle, in una casa che sembra volersela
mangiare.
Il percorso di Rachel dalla baby del titolo a una riscoperta
del sè
Le musiche di Ariel Marx rendono perfettamente
il caos e il baccano di una shiva, suggerendoci sonorità che
riecheggiano la musica ebraica, risultando al contempo angosciante
e intrisa dell’ansia che accompagna l’attacco di panico prolungato
– della durata dell’intero minutaggio- che vive la protagonista.
Sono piccoli suoni e rumori a costituire la base del crollo emotivo
di Danielle: il rumore dei piatti, l’inciampare nel tavolo, i vasi
che si rompono, vassoi spostati. Il brusio e borbottio di
sottofondo della shiva non fanno che aumentare la voce caotica
interiore della giovane Danielle, che rimbomba prepotentemente. Tra
le varie sonorità, una emerge particolarmente: il pianto
ininterrotto del bambino, che sancisce il ritmo e il tono del film.
A tal proposito, Salinger stessa afferma che teoricamente il
bambino non avrebbe dovuto piangere ma, una volta realizzato sul
set che non avrebbe più smesso, questo ha influenzato la maniera in
cui è stata sviluppata la colonna sonora.
Il cibo in Shiva Baby assurge a
veicolo fondamentale di interazione con gli altri personaggi,
esattamente come succederebbe tra ospiti a una Shiva vera e
propria; difatti, è risaputo il ruolo che il cibo gioca nella
cultura ebraica, soprattutto in occasione delle riunioni
famigliari: nel caso di Danielle diventa appiglio nel momento di
disagio, a cui la giovane si aggrappa per non dover affrontare i
discorsi perditempo e totalmente identici che costellano la
Shiva.
Quanto è difficile diventare adulte?
Quanto pesa e ci influenza un certo tipo di retaggio culturale,
mentre vogliamo liberarci da ogni costrizione? Danielle vive un
prolungato attacco di panico nel corso del film, mentre tutti gli
altri attorno sembrano stare bene. L’equilibrio muterà in una
sequenza finale in cui tutto sembra esplodere mentre la giovane
protagonista, forse, riesce a trovare un po’ di pace, nel
farneticare generale. Danielle si ritaglia una personale fetta di
silenzio in mezzo al caos di quella che sembra essere una famiglia
allargata numerosa. Un vortice in cui il desiderio di essere
indipendente e di aver raggiunto gìà un certo grado di maturità si
mischia alla gratitudine nei confronti della propria libertà
giovanile, per cui è concesso sbagliare. L’evoluzione, il mutamento
personale di Danielle, nei confronti di sé stessa e dei suoi
affetti è il motore chiave di una pellicola che sfrutta in maniera
egregia un minutaggio piuttosto ridotto, tra scambi di dialogo
taglienti e precisi, in un contesto tragicomico con qualche
venatura orrorifica, di Polanskiana memoria (alcuni evidenti
richiami a Rosemary’s Baby). Si tratta di un cambiamento
necessario, graduale e naturale che conduce alla nascita di
un’autoconsapevolezza inedita.
Un titolo vibrante che fa da sfondo
a una commedia dell’orrore elettrizzante, in cui gli stacchi
violenti di montaggio e una linea registica di tutto punto dettano
il percorso imprevedibile ma totalmente necessario di Rachel,
protagonista indiscussa di un teatro greco contemporaneo, in cui il
coro è contrappunto farneticante del singolo, in cui la location
chiusa e gremita di gente è sfondo di un mondo tutto interiore,
gabbia di una psiche inizialmente indefinita benchè prorompente. Un
Uncut Gems al femminile , arguto ed espressionista nella messa in
scena, eppure totalmente rappresentativo di un’impressione, un
punto di vista ragguardevole: Shiva Baby vive di contraddizioni e paradossi,
microcosmi caratteriali intersecati in un unicum identitario
generazionale e rappresentativo non solo di una cultura specifica,
bensì di uno stato dell’essere universale.
Chi scrive adora le aree
classificazioni di Netflix: nel caso del film Shirley: in corsa per
la Casa Bianca diretto da John Ridley (Premio Oscar alla
miglior sceneggiatura non originale per 12 anni
schiavo del 2014), disponibile sulla piattaforma dal 22
marzo, le etichette di presentazione sono ‘linguaggio’ e ‘temi
forti’. Il biopic ripercorre l’ascesa politica di Shirley
Chisholm, la prima deputata di colore eletta al Congresso degli
Stati Uniti d’America: una donna che ha fatto di entrambe le parole
la linea guida della propria carriera politica a partire dal suo
motto: mai accettare le cose come sono. Nel biopic, tuttavia,
emerge il linguaggio, sì, ma i temi davvero forti che sconvolgevano
non solo l’America ma il mondo intero negli anni Sessanta e
Settanta rimangono ai margini dell’inquadratura.
Shirley racconta la storia di Shirley Chisholm ma non dei suoi
anni
Il film inizia nel 1968: le proteste
contro la guerra del Vietnam infiammano i campus, ai giochi
olimpici di Città del Messico i pugni chiusi alzati sul podio da
John Carlos e Tommie Smith portano la protesta
antirazzista in mondovisione e il movimento femminista avanza
stringendo tra le mani il libro di Betty Friedan ‘La mistica
della femminilità’. È una società in fermento quella in cui la
protagonista Shirley Chisholm matura la decisione di correre per la
presidenza agli Stati Uniti d’America: emergono la straordinaria
forza di volontà che la porta ad affermarsi come un’orgogliosa
mosca bianca in un contesto di WASP in giacca nera e il carattere
granitico di una donna in cui la determinazione va di pari passo
con l’incapacità di sottostare a convenzioni e gerarchie, forse per
le sue origini caraibiche, sottolineate, nella versione originale,
da un’interpretazione che vede la lingua inglese accentuata da
forti influenze creole.
Si rimane cioè nell’ambito della
storia personale, per quanto straordinaria, di una donna che non
era disposta ad aspettare per fare grandi cose, come le veniva
suggerito, e ha lottato per rimanere fedele a se stessa e alla
difesa dei diritti delle donne, delle persone di colore, degli
immigrati, degli operai. Quello che non si comprende appieno è la
portata della corsa di Shirley Chisholm e la sua rappresentatività
per un’opinione pubblica divisa da anni di violenza, fuori e dentro
gli Stati Uniti, con gli attentati del gruppo Black Panthers. Anche
l’ingresso in scena del loro leader, Huey Percy Newton,
scorre via incolore e così le strategie di potere che tessono
maglie sempre più strette attorno alla campagna elettorale
dell’aspirante candidata, determinandone l’esito.
I sette mesi della corsa alla Casa Bianca
Il film ripercorre i sette mesi che
intercorrono tra la presentazione dell candidatura di Shirley
Chisholm, nel gennaio del 1972, e la vittoria alle primarie del
Partito Democratico del candidato che si contese la presidenza alla
Casa Bianca, nel mese di luglio; momento spoiler: vincerà perla
seconda volta il repubblicano Richard Nixon. A giugno scatta
lo scandalo Watergate e non è un dettaglio da poco, dal momento che
le forze democratiche si coalizzeranno per scongiurare la
rielezione del presidente corrotto. La parabola di Shirley Chisholm
dipende anche e soprattutto da questo, non è un’avanzata legata
esclusivamente alle sue capacità oratorie o alla bravura e coesione
del suo staff ma tutto questo rimane fuori da una ricostruzione che
scorre a ritmo forzato e mantiene il campo troppo stretto, il
tutto, va detto, condito da buona musica anni Settanta.
Interprete della protagonista
Shirley Chisholm è Regina King, premio Oscar 2019 come miglior attrice non
protagonista per Se la strada potesse parlare, qui anche
co-produttrice del film, mentre Christina Jackson presta il
volto a Barbara Lee, attualmente deputato democratico al
Congresso, che ha lavorato nella campagna elettorale di Shirley
Chisholm e ne ha seguito le orme fino a raccoglierne il testimone
politico per cambiare le cose dall’interno, per citare un mantra
ripetuto più volte nel film.
La giovane attrice Shira
Haas è divenuta popolare grazie alla serie
Netflix
Unorthodox, ma già da qualche anno si faceva notare
tra televisione e cinema. Particolarmente promettente, la Haas è
stata da subito indicata come uno dei nomi di punta per il futuro
della recitazione, attirando così su di sé le aspettative di
critica e pubblico. Ora, grazie al suo ingresso nel Marvel Cinematic Universe, è pronta
per una più ampia popolarità.
2. È divenuta celebre grazie
ad una serie TV. Pur con una ancor breve carriera alle
spalle, l’attrice non ha mancato di formarsi anche nel racconto
seriale. Ha infatti recitato in serie israeliane come
Shtisel (2013-2016), Hazoref (2015-2016),
Harmor (2018), e The Conductor (2018). A renderla
nota è però Unorthodox
(2020), distribuita da Netflix e dove l’attrice ricopre il ruolo di Ester
“Esty” Shapiro, giovane ragazza di fede ultra-ordossa chassidica
costretta a seguire le rigide regole della sua comunità, a
Brooklyn. Nel 2023 ha poi recitato nella serie Bodies, mentre nel 2024 è in Night Therpay.
Shira Haas in Unorthodox
3. Ha imparato una nuova
lingua. Per ricoprire il ruolo della protagonista della
serie, incentrata su di una comunità chassidica, l’attrice ha
dovuto imparare la lingua Yiddish, parlata dagli ebrei di
provenienza germanica. Per la Haas, riuscire ad imparare quanto
richiesto in tempo per le riprese è stata una vera sfida, poiché
non si trattava di dar vita ad un semplice accento, ma di
padroneggiare un’intera lingua. Alla fine, riuscì nell’impresa,
affermando anche di apprezzare la bellezza di quel linguaggio.
L’attrice Shira Haas nella miniserie Unorthodox
4. Si è dovuta rasare i
capelli. La scena più complessa da girare per l’attrice è
quella che prevede il suo completo taglio di capelli. Tale atto
segna il passaggio del personaggio dall’adolescenza all’età adulta,
ma viene vissuto anche come un momento di profonda crisi. Dar vita
a questo stato emotivo è stato particolarmente complesso per la
Haas, ma il reale taglio di capelli le ha permesso di calarsi ancor
di più nella realtà del personaggio.
Shira Haas è Sabra in Captain America: New World
Order
5. Interpreta un controverso
personaggio. In Captain America: Brave New
World l’attrice interpreta Ruth Bat-Seraph alias
Sabra, un’ex Vedova Nera israeliana e alto funzionario del governo
degli Stati Uniti, stretta alleata del presidente Thaddeus Ross,
interpretato da Harrison Ford. Dopo le proteste dei gruppi
ebraici in seguito a preseunte modifiche apportate dallo studio a
Sabra – a seguito del conflitto in corso in quel territorio -, i
produttori hanno chiarito che
il personaggio interpretato da Haas nel film è ancora
israeliano. In ogni caso, Sabra sembra destinata a suscitare
diverse polemiche.
Shira Haas in La signora dello zoo di Varsavia
6. Ha un piccolo ruolo nel
film. Nel film ispirato ad una storia realmente accaduta,
l’attrice ricopre il personaggio di Urszula. Questa fa parte della
comunità ebraica rinchiusa nel ghetto di Varsavia. Nel film la Haas
si esibisce anche nell’esecuzione di un brano cantato realmente
dalle comunità dell’epoca, dimostrando dunque anche convincenti
doti canore.
Shira Haas ha un fidanzato?
7.È molto
riservata. Si sa poco della vita privata dell’attrice, che
ha manifestato l’intenzione a non condividere troppi dettagli al
riguardo, ma anzi di stare bene attenta a far sì che la sua
popolarità non porti ad un’eccessiva esposizione della sua sfera
personale. Nel 2019 rende tuttavia pubblica la propria relazione
con l’attore israeliano Daniel Moreshet,
condividendo anche diversi post sui social dei loro momenti
insieme. Ad oggi, però, l’attrice sembra essere tornata single.
Shira Haas è Sabra in Captain America Brave New World
Shira Haas è su Instagram
8. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 418 mila persone, numero che
presumibilmente crescerà data la maggior popolarità che l’attrice
sta attualmente ottenendo. All’interno di questo la Haas è solita
in primo luogo condividere immagini e video promozionali dei suoi
progetti da interprete. Non mancano però anche foto scattate in
momenti di svago quotidiano, in compagnia di amici o colleghi.
Shira Haas ha avuto una pericolosa malattia
9. Ha sconfitto una malattia
quando era giovanissima. Alla Haas è stato diagnosticato
un cancro ai reni all’età di due anni. Nel giro di tre anni, le
cure le hanno però salvato la vita. Tuttavia, i trattamenti
ricevuti a quell’età le hanno fortemente rallentato la crescita, il
che è una delle ragioni del suo aspetto minuto. Proprio per via di
ciò sono emerse teorie secondo cui l’attrice potesse essere affetta
da nanismo, ma la cosa è stata prontamente smentita.
L’età e l’altezza di Shira
Haas
10. Shira Haas è nata a Hod
HaSharon, in Israele, l’11 maggio 1995. L’attrice è alta
complessivamente 1,52 metri.
Il produttore Marc
Platt, con la sua casa di produzione Marc Platt
Productions, sta collaborando con Stories International, Inc., il
ramo di produzione e joint venture del famoso marchio di
videogiochi SEGA, e Hakuhodo DY Group, per sviluppare e produrre
l’adattamento cinematografico dell’iconico videogioco SEGA,
Shinobi.
Marc Platt e
Adam Siegel produrranno insieme al Presidente e
CEO di Stories, Tomoya Suzuki.
Le produzioni di Marc
Platt comprendono i film Bridge of Spies,
Into the Woods, Drive, Wanted, Legally Blonde, Rachel Getting
Married e Scott Pilgrim vs The
World. L’evento televisivo Grease
live! (FOX) e Empire Falls
(HBO) per i quali Marc Platt ha vinto il Golden Globe per la
Migliore Miniserie; e il grande successo musicale di Broadway,
Wicked.
Stories sta producendo diverse
pellicole, progetti televisivi e digitali, sulla base delle
proprietà intellettuali di SEGA, inclusi i franchise dell’amato
gioco Shinobi, di Golden Axe, Altered
Beast, Virtua Fighter e Crazy Taxi. Ora sta lavorando alacremente
per poter collaborare con i grandi studi, produttori e
registi per co-sviluppare questi adattamenti.
Platt ha spiegato:
Amiamo i
giochi del franchise Shinobi e crediamo che il mondo dei ninja non
sia mai stato adeguatamente esplorato sullo schermo. Ora
abbiamo la possibilità di fare proprio questo. Con Shinobi,
speriamo di fare un film che onori l’essenza dei giochi e porti
questo mondo affascinante nella vita del pubblico
cinematografico.
Tomoya Suzuki ha aggiunto:
Marc, Adam e
il team di Marc Platt Productions sono i partner perfetti per
portare il personaggio SEGA Joe Musashi e il franchising Shinobi
sul grande schermo. Siamo entusiasti di lavorare con loro.
Universal Pictures sta
trasformando il videogioco Sega “Shinobi” in un
lungometraggio. Lo studio ha arruolato il regista di Tyler Rake (Extraction)Sam Hargrave e il produttore Marc
Platt per adattare la serie hack-and-slash per il grande
schermo.
I dettagli della trama non sono
stati confermati, ma “Shinobi” segue il
protagonista Joe Musashi nei panni di un ninja
moderno che affronta il male. Ha debuttato nel 1987 come gioco
arcade e si è evoluto in un franchise che comprende 14 sequel con
oltre cinque milioni di copie vendute fino ad oggi.
Universal ha riscosso un recente
successo con gli adattamenti di videogiochi, “The Super
Mario Bros. Movie” (1,4 miliardi di dollari) e
“Five Nights at Freddy’s” (290 milioni di
dollari). Nel frattempo, Sega ha fatto centro in compagnia di
Paramount con “Sonic the Hedgehog” (319 milioni di
dollari) e il sequel del 2022 (405 milioni di dollari). Un terzo
film di “Sonic” uscirà alla fine del 2024.
Ken Kobayashi
(“Sunny”, “Move On”) sta scrivendo la sceneggiatura di
“Shinobi“. Platt e Adam Siegel produrranno tramite
Marc Platt Productions. Dmitri M. Johnson produrrà tramite Story
Kitchen. Toru Nakahara produrrà tramite Sega. Mike Goldberg sarà il
produttore esecutivo insieme al co-produttore Timothy I. Stevenson.
Il vicepresidente senior dello sviluppo della produzione di
Universal Ryan Jones e il direttore dello sviluppo della produzione
Christine Sun supervisioneranno il progetto per lo studio.
Sembra proprio il momento adatto per
i videogame al cinema, al netto di qualche passo falso che,
purtroppo, è sempre dietro l’angolo, il mercato videoludico e
quello cinematografico sembrano destinati a proseguire il loro
matrimonio felice.
Glen Mazzara ha rivelato i dettagli sulla trama
di Overlook Hotel, prequel di Shining che non è mai stato realizzato. Il
progetto risale al lontano 2013, quando venne rivelato che lo
sceneggiatore e il produttore esecutivo di serie come The
Shield e The Walking Dead aveva scritto un prequel
del celeberissimo film di Stanley Kubrick basato
sul romanzo omonimo di Stephen King.
Overlook Hotel era
basato su un prologo inedito del romanzo originale di King,
intitolato “Before the Play”: tal prologo delineava la storia
dell’Overlook e degli eventi che lo avevano portato ad essere
occupato Jack, Wendy e Danny Torrance in Shining. Nonostante l’interesse per il
progetto nel corso degli anni, alla fine la Warner Bros. ha deciso
di cancellare il film e di realizzare al suo posto Doctor
Sleep, basato sull’omonimo romanzo sequel e
interpretato da
Ewan McGregor nei panni di un Danny Torrance
ormai adulto (il film è uscito nelle sale lo scorso anno, e
nonostante sia stato accolto particolarmente bene dalla critica,
non è stato un grande successo di pubblico).
In una recente intervista con
Bloody Disgusting, Mazzara ha approfondito i dettagli della sua
sceneggiatura e del perché crede che al progetto non sia ancora
stato dato il via libera. Overlook Hotel,
ambientato all’inizio del XX secolo, seguiva la storia di Bob T.
Watson, un ricco barone che parte con la sua famiglia e una squadra
di costruttori per realizzare il suo progetto da sogno: un grande
hotel sulle Montagne Rocciose. Il figlio più giovane di Bob,
Richard (che sembra possedere la Luccicanza, anche se nella
sceneggiatura il suo potere non viene indicato come tale), iniziava
a vedere i fantasmi della famiglia di Delbert Grady dopo essersi
addentrato nel bosco, cosa che scatena una serie di eventi a dir
poco strazianti, tra cui una pioggia torrenziale che uccide quasi
l’intera squadra di costruttori.
Il resto della sceneggiatura
descrive una serie di eventi raccapriccianti che avvengono durante
i primi giorni di apertura dell’hotel, tra cui la tragica morte del
figlio maggiore di Bob, Boyd, durante una tracheotomia mal
riuscita, e sua moglie Sarah che cade da una scala e si paralizza
dopo aver visto il fantasma del figlio morto. Col passare del tempo
e con l’arrivo dell’inverno, il resto della famiglia Watson vive
isolata nell’hotel e per Bob inizia una discesa nella follia simile
a quella che colpirà Jack Torrance di
Shining: affoga la moglie paralizzata nella vasca da bagno
della stanza 217 (modificata in 237 nell’adattamento di Kubrick) e
tenta di uccidere suo figlio minore prima che entrambi muoiano
apparentemente a causa di un incendio che sembra distruggere
l’hotel. Nell’epilogo, l’Overlook è riaperto e aperto sotto una
nuova gestione, con i fantasmi della famiglia Watson intrappolati
nell’edificio sotto forma di fattorini, cameriere e servitori.
Glen Mazzara e la sfida più grande
in relazione al prequel mai realizzato di Shining
Durante
l’intervista, Glen Mazzara ha parlato anche di
quanto sia stato importante restare fedele al romanzo di King sia
al film di Kubrick (nonostante lo stesso King abbia più volte
ammesso di non aver mai amato l’adattamento del regista!), e al
tempo stesso provare a creare una storia originale ed avvincente
con personaggi completamente nuovi. Le difficoltà che atto di
bilanciamento come questo possono comportare sono state una delle
principali critiche mosse contro il Doctor
Sleep di Mike Flanagan, in
particolare al terzo atto del film, troppo votato alla nostalgia e
all’omaggio.
Di recente è stato annunciato che
HBO Max produrrà una serie ambientata nel famoso Overlook Hotel,
affidata a J.J. Abrams e intitolata semplicemente
Overlook. L’esatta natura dello show non è
ancora stata rivelata, così come non sono stati confermate
eventuali somiglianze con la sceneggiatura di Mazzara.
Shining è il film
horror culto di Stanley Kubrick con protagonisti
nel cast Jack Nicholson, Shelley Duvall, Naddy Lloyd e
Barry Nelson.
Anno: 1980
Regia: Stanley Kubrick
Fotografia: John Alcott
Montaggio: Ray Lovejoy
La trama di
Shining: La scrittore Jack Torrence (Jack
Nicholson) accetta il lavoro come custode dell’Hoverlook
Hotel, immenso albergo di lusso tra i monti del Colorado
dove spera di ritrovare la vena artistica per continuare il suo
romanzo. L’hotel nella stagione invernale rimane isolato dal
mondo.
Qui, qualche anno prima, l’ex
custode uccise la famiglia in un raptus omicida. Jack, per nulla
spaventato dal macabro precedente, vi si trasferisce con la moglie
Wendy (Shelley Duvall) e il figlio Danny
(Danny Lloyd). Il piccolo Danny ha la capacità di
vedere eventi passati e di comunicare telepaticamente. Il cuoco
dell’albergo, Dick Halloran ( Scatman Crothers ), possiede le sue
stesse doti e prima di abbandonare l’hotel fa in modo di
avvertirlo: le molte cose terribili successe in quel luogo
continuano ad esercitare la loro forza negativa.
Danny dovrà mettersi in contatto
con lui se le cose si metteranno male utilizzando proprio il suo
dono, che gli dice chiamarsi Shining (con infelice
traduzione italiana in: “Luccicanza”). Immagini spettrali e
sanguinose, che sembrano avere il loro fulcro nella camera 237, si
faranno sempre più concrete e altereranno la mente di Jack
Torrence.
Tratto dall’omonimo romanzo di
Stephen King, che ne contesterà l’adattamento,
Shining (The
Shining) è l’opera d’Arte con cui Kubrick apre gli
anni ’80 , esaltando ancora una volta le specificità del linguaggio
cinematografico attraverso il confronto con la letteratura. Stanley
Kubrick aveva segnato il decennio precedente con altri due
capolavori: Arancia Meccanica (A Clockwork
Orange del 1971), adattamento del romanzo di Anthony
Burgess, e
Barry Lyndon (1975), monumentale film storico tratto
da Le memorie di
Barry Lyndon di William Makepeace Thakeray .
Al centro del loro
lavoro, Kubrick e la Johnson hanno come riferimento la definizione
freudiana di perturbante: “ciò che doveva rimanere celato e che è
venuto alla luce”. Il maniacale perfezionismo tecnico-formale di
Kubrick non è mai fine a sé stesso ma funzionale ad esprimere con i
mezzi del cinema una complessa rete di sensazioni e
riflessioni.
Paradigmatico è l’uso della
fotografia curata da John Alcott (grande direttore
della fotografia, che ha firmato altri capolavori di Kubrick:
2001 Odissea nello spazio, Arancia
Meccanica e
Barry Lyndon). Kubrick e Alcott ribaltano i canoni del
genere: invece di far leva sulla simbologia luce/ombra secondo
modalità già canonizzate, sfruttano l’illuminazione dei neon e di
altre fonti diegetiche dell’Hoverlook. Geniali espedienti tecnici
come nel caso dei neon delle cucine regolabili in funzione
dell’azione o dei lampadari del grande salone principale,
permettono inquadrature dal basso che spesso mettono in campo i
soffitti e si legano a scelte precise: il male, “ciò che doveva
rimanere in ombra”, agisce proprio nella luce.
Shining, il film horror di Stanley
Kubrick
Basti pensare all’uccisione di
Halloran sotto l’unico lampadario acceso e soprattutto al piccolo
Danny che può sfuggire al padre, che si fa luce con una lampada,
solo nascondendosi nell’ombra della notte. La sceneggiatura intesse
una serie di parallelismi tesi a esaltare l’Hoverlook come grande
labirinto degli orrori caratterizzando ogni ambiente come la
materializzazione del represso, ( non è un caso se il labirinto di
siepi fuori l’Hoverlook, invenzione di Kubrick assente nel romanzo,
intesse un parallelismo, condividendo la stessa etimologia, con
l’arma usata da Jack ormai impazzito: “Làbris“ ).
L’Hotel può emergere come il
vero protagonista grazie al sapiente uso dei mezzi tecnici:
l’operatore Garrett
Brown proprio in questo film poté utilizzare (dopo i
suoi precedenti prototipi alla fine degli anni Settanta) la
steadycam di sua invenzione con risultati drammatici che
raggiungono l’apice proprio nella fuga del piccolo Danny.
La steady riesce a far avvertire il
perturbante dei vasti ambienti come nella scena cult in
cui Danny li attraversa sul triciclo. Il rumore delle ruote che
cambia col cambiare delle superfici scandisce i passaggi da stanza
a stanza. Ogni ambiente, inquadrato dal basso, sembra grandissimo e
potenzialmente ostile. La visione che ha Danny, delle due bambine
assassinate dal precedente custode, rimanda ( ulteriore esempio
della complessità comunicativa del film che agisce su più livelli )
a una celebre foto di Diane Arbus radicata nell’immaginario degli
anni Sessanta-Settanta e molto legata al concetto di perturbante (
Identical twins del 1967 ).
L’orchestrazione di tutti questi
livelli comunicativi si fonda anche sui due interpreti principali:
Jack Nicholson e Shelley Duvall.
Nicholson che nel solo 1975 ha lavorato in due capolavori d’autore
come Qualcuno volò sul nido del cuculo di
Milos Forman e Professione
reporter di Michelangelo Antonioni è perfetto nel far
avvertire, anche nella calma apparente, una follia repressa che si
esalta nell’estrema deformazione della sua mimica e della sua
corporeità sopra le righe e allo stesso tempo si armonizzata
sapientemente con la regia di Kubrick.
L’ironia omicida di Nicholson ha il
suo contraltare nella preda: Shelley Duvall
(Nashville di Robert Altman, 1975;
Io e Annie di
Woody Allen, 1977) in una prova recitativa che la
coinvolge fisicamente e mentalmente. la sua progressiva presa di
coscienza (che ha il culmine nella famosa scena de “il mattino ha
l’oro in bocca” ), Il senso di impotenza inerme che trasmette anche
nello stringere un pugnale, Il suo volto contratto in urli
espressionistici mentre tenta di fuggire all’ascia di Jack, sono
parte integrante di una costruzione organica creata da
Stanley Kubrick dove la parte e il tutto vanno ben
oltre la semplice realizzazione di un film horror.
Come sappiamo ormai da tempo, la
Warner Bros. è al lavoro sul prequel di
Shining, horror cult diretto da Stanley
Kubrick nel 1980 ed interpretato dal tre volte premio
Oscar Jack Nicholson.
Il prequel, che dovrebbe
intitolarsi Overlook Hotel, sarà diretto
da Mark Romanek (One Hour Photo, Non
lasciarmi), mentre la sceneggiatura, che sarà scritta da
Glenn Mazzara (showrunner di The
Walking Dead), si baserà sul prologo al romanzo di
Stephen King da cui è tratta la pellicola
originale e che non è stato mai pubblicato, e racconterà la storia
di Bob T. Watson (primo proprietario dell’hotel in cui si svolgono
le vicende narrate nel film di Kubrick) e della sua famiglia.
Da tempo ormai non si avevano più
notizie circa il progetto, ma oggi, grazie al produttore
James
Vanderbilt(regista
dell’atteso Truth con Cate Blanchett e Robert
Redford), arrivano nuovi aggiornamenti sul film.
Ecco le sue dichiarazioni:
“Onestamente, credo che il
pubblico ne sarà eccitato, perché non sarà qualcosa tipo “cosa è
accaduto 20 anni prima di
Shining”. Non posso rivelare troppo della storia, ma
la maniera in cui Glen e Mark l’hanno concepita lo rende
assolutamente un film a sé, che credo sia una cosa molto
intelligente.”
A proposito di Mark
Romanek, Vanderbilt ha aggiunto: “Mark è un regista
incredibile, e farà il tipo di film che vorrà. É un po’ come David
Fincher. È molto: “Questo è il film che voglio fare. Se a voi
non sta bene e volete fare un altro tipo di film, allora non lo
farò.”
L’iconica ascia usata da Jack Nicholson in Shining è stata messa all’asta. Il film,
diretto dal grande Stanley Kubrick, segue la
storia della famiglia Torrance, guidata dal patriarca Jack,
interpretato da Jack Nicholson.
Dopo aver accettato un lavoro come
custode invernale dell’Overlook Hotel, Jack porta sua moglie, Wendy
(Shelley Duvall), e suo figlio, Danny
(Danny Lloyd), nell’isolata località di montagna
dove una forza sinistra inizia a tormentarlo mentre Danny è un
sensitivo con la dote della “luccicanza” che gli permette di vedere
i veri orrori dell’hotel. Il film vanta molte scene iconiche che
sono immediatamente riconoscibili dal pubblico, come il sangue che
sgorga dagli ascensori, il labirinto invernale di siepi, le
inquietanti gemelline e Jack che sfonda una porta con l’ascia.
Ora, i fan di Shining hanno la
possibilità di portarsi a casa l’ascia usata da Jack Nicholson nel film, grazie a un’asta di
Gotta Have Rock and Roll. Secondo la descrizione dell’asta, l’ascia
viene fornita con un certificato di autenticità e una lettera di
NORANK Engineering come prova del suo utilizzo nel film.
Inoltre, l’ascia presenta una lama e
un manico graffiati, ed è esposta in una cornice con le immagini
del film e il logo del film. L’offerta minima è attualmente fissata
a $ 50.000, sebbene l’oggetto sia stato valutato tra $ 60.000 e $
90.000 e l’asta scadrà tra 11 giorni.
Ecco l’oggetto originale così come
lo abbiamo visto esposto alla mostra al Palazzo delle Esposizioni
dedicata a Kubrick, nel 2007:
La famigerata ascia di Jack
Torrance (Jack Nicholson) in
Shining è stata venduta all’asta alla esorbitante
cifra di $ 209.000. Adattato dall’acclamato romanzo di Stephen
King, il film horror del 1980 con Nicholson, Shelley
Duvall, Scatman Crothers e Danny Lloyd è
stato diretto da Stanley Kubrick.
Ispirato ai presunti veri e propri
fantasmi all’interno dello Stanley Hotel del Colorado,
Shining segue la discesa nella pazzia di Jack
Torrance, assunto come custode fuori stagione del hotel. Jack porta
con sé sua moglie Wendy (Duvall) e il figlio Danny (Lloyd)
nell’edificio isolato. Possedendo “la luccicanza” (the
Shining), Danny ha abilità psichiche, che gli
permettono di vedere i fantasmi custoditi nel raccapricciante
passato dell’hotel. Costretto nell’edificio, reso inaccessibile da
una tempesta invernale, la sanità mentale di Jack inizia a
deteriorarsi, mettendo in pericolo moglie e figlio.
Acclamato come uno dei thriller più
influenti di tutti i tempi,
Shining ha segnato la cultura visiva del nostro
tempo. Una delle scene più iconiche mostra il personaggio di
Nicholson che sfonda una porta con un’ascia.
Ora, proprio quell’oggetto di scena
ha una nuova casa. Secondo EW, l’ascia di
Shining è stata venduta all’asta a Londra per
170.000 sterline, ovvero circa 209.000 dollari. Il prezzo è salito
di quattro volte rispetto al valore originale stimato durante
l’asta live di Entertainment Memorabilia. Composto
da un manico di legno lungo tre piedi e una lama lunga un piede,
l’ascia era tra i 900 articoli a tema cinematografico battuti
all’asta.
Tra gli altri pezzi, c’era anche il
costume indossato da
Michael Keaton nel Batman di Tim Burton, l’armatura romana
indossata da Russell Crowe ne Il
Gladiatore e la Granata Sacra di Antiochia di
Monty Python e il Sacro Graal. Ulteriori oggetti
di scena che allettavano gli offerenti includevano la pistola e il
silenziatore di James
Bond di GoldenEye, la spada di
William Wallace di Braveheart e la spada laser di
Samuel L. Jackson in La vendetta dei
Sith.
Jim Carrey è stato
sostituito a Jack Nicholson in una sequenza di
Shining! Ctrl Shift Face ha condiviso
un video in cui i due attori vengono scambiati e il risultato è un
video deepfake davvero impressionante, in cui
l’attore di The Thruman Show prende perfettamente
il posto di Nicholson, replicandone le espressioni inquietanti e in
più generando una sensazione di spaesamento nello spettatore che è
abituato a vedere la famosa scena con altri connotati.
Ecco il confronto:
La tecnica del
deepfake consiste nell’aggiungere digitalmente il
volto di una persona su quello di un’altra persona, cosa che spesso
viene utilizzata a scopi non proprio legali, che sfociano nella
peggiore delle ipotesi nel revenge porn o anche nella realizzazione
di fake news.
Così lo spiegava Jordan Peele un paio di anni
fa:
Per quanto riguarda invece
Shining, sappiamo che il suo sequel, Doctor
Sleep, arriverà presto al cinema, con Ewan
McGregor nei panni del Danny Torrance adulto e con la
benedizione di Stephen King, che invece non aveva
concesso tale onore al capolavoro di Stanley
Kubrick.
Overlook Hotel, il
prequel di Shining, avrebbe dovuto spiegare
l’origine della misteriosa foto di Jack Torrance che si vede alla
fine del film originale diretto da Stanley
Kubrick. Acclamato come uno dei thriller più influenti di
tutti i tempi, Shining è ricordato soprattutto per le citazioni
iconiche, i personaggi complessi ed immagini dal forte impatto
visivo. Sicuramente, uno degli aspetti più ambigui e controversi
del film è la scena finale: il film si chiude, infatti, con una
carrellata su una foto d’epoca scattata durante la festa di gala
del 4 luglio 1921, la quale ritrae tra i partecipanti un Jack
Torrance sorridente ed in abito elegante.
Le teorie sul perché il personaggio
di Jack Nicholson appaia nella foto in bianco e
nero si sono ovviamente sprecate: secondo la più accreditata, Jack
sarebbe la reincarnazione di un precedente funzionario dell’hotel e
che l’Overlook abbia ufficialmente preso il controllo dell’anima
dello scrittore. Tuttavia, Stanley Kubrick non ha
mai spiegato davvero il significato di quella scena. Lo scorso anno
è arrivato nelle sale Doctor
Sleep, sequel del film di Kubrick basato sull’omonimo
romanzo di
Stephen King, mentre per lungo tempo si è parlato di
un prequel, Overlook Hotel, appunto, che però non ha mai visto la
luce e che è stato accantonato proprio per realizzare il sequel con
Ewan McGregor.
Adesso, sembra che il prequel di
Shiningavrebbe dovuto
spiegare proprio il significato di quella fotografia che appare
alla fine del film originale del 1980. Intervistato da
Bloody Disgusting, Glen Mazzara, sceneggiatore
di Overlook Hotel, che spiegato che il suo film
avrebbe potuto spiegare proprio l’origine di quella foto con Jack.
Il prequel era basato su un prologo inedito del romanzo originale
di King, intitolato “Before the Play”, che venne eliminato dal
romanzo del 1977. Il prequel avrebbe dovuto seguire la storia di
Bob T. Watson, un ricco barone che parte con la sua famiglia e una
squadra di costruttori per realizzare il suo progetto da sogno: un
grande hotel sulle Montagne Rocciose.
Brad Pitt era stato considerato per
il prequel mai realizzato di Shining
Dopo il ballo inaugurale
dell’Overlook, nella Golden Room dell’hotel viene organizzata una
serata di gala. In base alla sceneggiatura di Mazzara, durante la
serata un fotografo avrebbe scattato la foto che vediamo alla fine
di Shining. Secondo quanto riferito, Mazzara
aspirava a realizzare la scena in modo da non permettere allo
spettatore di capire se il Jack del film di Kubrick fosse
effettivamente coinvolto al centro dello scatto oppure no. Brad Pitt era stato considerato per il
ruolo di Bob, mentre Mark Romanek(One Hour
Photo, Non lasciarmi) era stato incaricato di occuparsi della
regia.
Di recente è stato annunciato che
HBO Max produrrà una serie ambientata nel famoso Overlook Hotel,
affidata a J.J.
Abrams e intitolata semplicemente Overlook.
L’esatta natura dello show non è ancora stata rivelata, così come
non sono state confermate eventuali somiglianze con la
sceneggiatura di Mazzara.
A 40 anni dalla pubblicazione del
best seller con cui STEPHEN KING terrorizzò i
lettori di tutto il mondo e a pochi giorni dall’uscita del nuovo
attesissimo IT che ha sbaragliato il botteghino
americano.
Dal romanzo di Stephen
King pubblicato nel 1977 che più lo ispirò,
Stanley Kubrick trasse uno dei suoi capolavori:
Shining. Il cult movie, girato tra il 1978 e il
1979, racconta la storia di Jack Nicholson alias
Jack Torrance, scrittore in crisi che per
ritrovare l’ispirazione accetta un posto di guardiano durante la
stagione invernale all’Overlook Hotel sulle Montagne Rocciose.
Parte così con sua moglie Wendy e il figlio di sette anni, Danny,
senza sapere che quel viaggio cambierà per sempre le loro vite…
In occasione di
Halloween e a 40 anni della
pubblicazione del best seller con cui King
terrorizzò i lettori di tutto il mondo, torna su grande schermo
nella sua versione da 119 minuti in italiano solo il 31
ottobre, l’1 e il 2 novembre (elenco sale a breve su
www.nexodigital.it) il film horror più pauroso di sempre,
Shining del maestro Stanley Kubrick, per
un evento speciale che proporrà anche la
proiezione dell’inedito cortometraggio intitolato Work
and play, che come gli spettatori più attenti
ricorderanno rende omaggio alla frase che Jack Torrance scrive
ossessivamente sulla sua macchina da scrivere: “All work and no
play makes Jack a dull boy” nella versione inglese del
film.
Un appuntamento eccezionale per
tutti gli appassionati di Stephen King, che vive
un nuovo momento di consacrazione come autore di straordinario
talento, amatissimo dal grande pubblico: lo dimostrano il successo
di IT che ha sbaragliato il botteghino americano, ma anche
l’uscita de La Torre Nera o di serie tv come The
Mist. E ancora il fenomeno Stranger Things che allo stile e alla
poetica di classici come Spielberg e King si ispira per stessa
ammissione dei suoi creatori.
L’arrivo di
Shining al cinema rappresenta
l’opportunità di godersi su grande schermo il capolavoro horror di
uno dei più grandi registi di sempre, il premio Oscar
Stanley Kubrick che lavorò al film con la consueta
precisione maniacale, ripetendo le scene all’infinito e riuscendo
così a mostrare gli anfratti più reconditi e inquietanti della
mente umana.
Quest’anno ad Halloween non rimane
dunque che tornare all’Overlook Hotel e affrontare il ghigno più
memorabile della storia del cinema: quello di Jack Nicholson mentre
si avventa con l’ascia all’assalto di Shelley Duvall e cercare di
sopravvivere al fascino malefico del luogo e alla furia di
Jack
Torrance.ì
Shining è uno di
quei film che ha fatto la storia del cinema e di cui se ne parlerà
ancora per molti anni in futuro. Tratto dal libro omonimo di
Stephen King, il film di Stanley Kubrick è rimasto nell’immaginario
collettivo sia per le tante scene celebri, sia per i retroscena che
riguardano la sua realizzazione.
Di Shining si è
detto di tutto, dall’estrema e morbosa idea di precisione del
regista, alle vessazioni subite dalla protagonista, passando per
realizzazione di scene epiche e molto celebri.
Ecco, allora, dieci cose
che forse non sapevate su Shining.
Shining: il film
1. Danny Lloyd non sapeva
che il film fosse un horror. Siccome Danny
Lloyd era un bambino di soli 8 anni quando girò
Shining, Stanley Kubrick decise di proteggerlo in
qualche modo, visto che era anche il suo primo film per il bambino.
Decise, allora, di non rivelare mai al piccolo che stavano girando
un horror, tanto che il giovane attore pensava di far parte di un
film drammatico. Per tenere nascosta la cosa, addirittura, quando
Wendy fugge da Jack con in braccio il bambino, venne deciso di
crearne un fantoccio per non turbare il piccolo Lloyd. L’attore è
venuto poi a conoscenza del genere del film dopo averlo visto anni
dopo, quando ebbe la possibilità di vedere la versione uncut dei
film dopo i 17 anni, senza rimanerne molto sorpreso dei
risultati.
2. Un set ha preso
fuoco. Le stanze interne dell’Overlook Hotel sono state
girate negli studi di Elstree, in Inghilterra, incluso il Colorado
Lounge, dove Jack batte a macchina. A causa dell’intenso calore
generato dall’illuminazione utilizzata per ricreare la luce del
sole che filtrava dalle finestre, e che impiegava qualcosa come
settecento mila watt per dare l’impressione della luce resa fioca
dalla neve esterna, il set ha preso fuoco. Con grande fortuna tutte
le scene erano già state completate e, quindi, il set venne
interamente ricostruito con un soffitto più alto, venendo poi
utilizzato da Steven Spielberg per girare la scena con i
serpenti del primo film di Indiana Jones, I predatori dell’arca perduta (1981).
3. Del film è stato
realizzato un making of. Molte interessanti informazioni
sul modo di lavorare di Kubrick, derivano dal making of di
Shining, intitolato Making The Shining, girato
dalla figlia del regista, Vivian. Questo documento
attesta i metodi di lavoro di Kubrick, la pressione che suscitava
negli attori e l’estrema precisione che lo contraddistingueva dai
suoi colleghi. Diventato famoso nel corso degli anni, questo
docu-film tende ad impressionare lo spettatore, a verificare con i
suoi occhi il clima che si respirava sul set e come sono state
preparate alcune delle sequenze più celebri di Kubrick e della
storia del cinema in generale.
Shining streaming
4. Shining è disponibile in
streaming. Chi volesse rivedere uno dei film più celebri
di Stanley Kubrick, o decidesse di approcciarsi
per la prima volta, è possibile vederlo in streaming, anche in
italiano, grazie alla piattaforme digitali come Prime (in
abbonament premium), Rakuten Tv, Infinity, Google Play e
iTunes.
Shining 2: esiste un sequel del film culto?
Nel 2019 è uscito
Doctor Sleep, un sequel “spirituale” del film di Stanley
Kubrick, anche se basato effettivamente sul sequel del romanzo
di Stephen King. La pellicola del 2019 vede
protagonista l’attore
Ewan McGregor nel ruolo di Dan Torrance. Il film ambientato
anni dopo gli eventi di Shining (1980), è incentrato su Dan
Torrance, ormai adulto che deve proteggere una giovane ragazza con
poteri simili da un culto noto come The True Knot, che
depreda i bambini con poteri per rimanere immortali.
Shining: le differenze con il
libro
5. Stephen King non ha mai
apprezzato il film. Sebbene sia uno dei film più visti e
sia consacrato come uno dei migliori horror, Stephen King, autore del libro da cui il film
è stato tratto, non lo ha mai apprezzato. Di
Shining ha detto, dopo diversi anni dalla sua
uscita, di trovarlo un film freddo, trovando il personaggio di Jack
completamente pazzo sin dalla prima scena, senza rispettare il
proprio arco narrativo nel quale il protagonista perde il senno
molto lentamente.
Shining: il cast
6. A
Stephen King non è piaciuta l’interpretazione della
Duvall. Oltre a considerare il film per nulla confacente
al suo libro, King ha avuto da dire anche dell’interpretazione di
Shelley Duvall, considerando il personaggio
completamente deviato dal carattere materno e forte che aveva nel
libro ed etichettando il personaggio Kubrickiano come uno dei più
misogini mai visti al cinema.
Jack Nicholson e
Shelley Duvall hanno espresso aperto risentimento
contro l’accoglienza di questo film, ritenendo che la critica e il
pubblico abbiano attribuito a Stanley Kubrick esclusivamente il
successo del film senza considerare gli sforzi degli attori, della
troupe o della forza del materiale sottostante di Stephen King.
Nicholson e Duvall hanno affermato che il film è stato uno dei più
difficili della loro carriera. In effetti, Nicholson considera
l’interpretazione di Duvall il ruolo più difficile che abbia mai
visto assumere da un’attrice. Duvall considera anche la sua
performance la più difficile della sua vita.
Stanley Kubrick
originariamente voleva che Slim Pickens
interpretasse la parte di Hallorann, ma l’attore non voleva più
lavorare con Kubrick, in seguito alla sua esperienza sul set di
“Il dottor Stranamore – Oppure: come ho imparato a non
preoccuparmi e ad amare la bomba“. Stanley
Kubrick aveva immaginato Shelley Duvall come la sua
versione più timida e dipendente di Wendy Torrance fin dall’inizio.
Tuttavia, Jack Nicholson dopo aver letto il
romanzo, ha voluto Jessica Lange per il ruolo di
Wendy e l’ha persino raccomandata a Kubrick, poiché sentiva che si
adattava alla versione del personaggio di Stephen King.
Second alcune fonti Stanley Kubrick
ha considerato
Robert De Niro e
Robin Williams per il ruolo di Jack Torrance. Tuttavia il
regista non pensava che De Niro si sarebbe adattato al ruolo dopo
aver visto la sua interpretazione in
Taxi Driver (1976), poiché riteneva l’attore non abbastanza
psicotico per il ruolo. La stessa cosa penso di
Robin Williams, second Kubrick non si sarebbe adattato al ruolo
dopo aver visto la sua performance in Mork & Mindy (1978), poiché
lo riteneva troppo psicotico per il ruolo. Secondo Stephen King,
Kubrick considerò brevemente anche Harrison Ford.
Gemelle Shining
7. Le gemelle sono aggiunte
da Kubrick. Ormai sono entrate di diritto nell’immaginario
comune, ma in realtà, le gemelle Grady, non sono previste nel
romanzo di King e non lo erano anche prima di girare il film.
Ispirato dalla foto Identica Twins scattata nel 1967 da
Diane Arbus (fotografa che immortalava in
cosiddetti freaks in diversi atteggiamenti), il regista decise di
inserire queste due figure nel suo film, omaggiando la fotografa e
collocando le due gemelle come erano nella fotografia.
8. Le due gemelle non sono
più attrici. Sebbene Lisa e
Louise Burns abbiano riscontrato un gran successo
a soli dodici anni, le due non hanno più intrapreso la strada della
recitazione e tanto meno del cinema. Infatti, Lisa è diventata un
avvocato, mentre Louise è una scienziata.
Jack Nicholson in Shining
9. Jack Nicholson era
stremato dalle riprese. Che le riprese di Shining
fossero pesanti è stato detto più e più volte. Anche
Anjelica Huston, che ai tempi era la compagna di
Jack Nicholson, ha rivelato come il suo
compagno, a causa delle lunghe ore passate sul set e dallo stile
preciso fino all’estremo di Kubrick, tornava quasi sempre a casa
stanco morto, tanto da andare direttamente a letto e crollare,
addormentandosi subito.
10. Per Jack Nicholson è
stato difficile rimproverare Wendy. Sembra che tra tutte
le sequenze girate, la peggiore sia stata quella in cui Jack
Torrance rimprovera la povera Wendy per averlo interrotto mentre
scriveva a macchina. Nicholson ha ammesso che è stato il momento
più duro delle riprese, spiegando di aver vissuto un’esperienza
simile in passato, riuscendo ad entrare in contatto con il suo
personaggio, riuscendo a costruire la scena (e qualche battuta) con
il regista.
Arriva il 6 marzo su
StarzplayShining Vale, una
nuova serie che fa della mescolanza dei generi il suo punto
forte: una commedia familiare molto scorretta e affilata che si
intreccia con la ghost story e con i racconti della grande
tradizione horror.
La trama di Shining Vale
Nata dalla mente di
Sharon Horgan e Jeff Astroff, la serie racconta
della famiglia Phelps, che dalla city si trasferisce in provincia,
in Connecticut, in una grande casa molto antica. Li incontriamo
proprio il giorno del trasloco, in macchina: Terry, il padre,
chiacchierone e volitivo, che si sforza di tenere alto il morale
della famiglia; Gaynor, adolescente sveglia, arrabbiata con i
genitori per questo trasferimento, tutta rispostacce e smartphone;
Jake, ragazzino geek, con una consolle in mano, che vive con il suo
visore VR incollato alla faccia. Infine lei, Patricia, la nostra
eroina, seduta stancamente sul sedile del passeggero, guarda con
aria assente dal finestrino, mentre la sua famiglia bisticcia e
cerca di parlare tutta insieme, è distratta da qualcosa, una
fantasia o un ricordo, un momento di passione travolgente con un
uomo che non è suo marito (ci vengono mostrate le immagini).
Una volta arrivati in
questa casa enorme e scricchiolante, Patricia capisce subito che
c’è qualcosa di strano, comincia a sentire e vedere cose che non è
certa esistano davvero. Man mano che la storia si evolve scopriamo
più cose: il motivo per cui la famiglia si è trasferita, le
motivazioni di Gaynor nel voler seguire determinati corsi alla
nuova scuola, le strane realtà virtuali che vive Jake, il rapporto
di Terry con una sua collega, l’esigenza di Patricia di rimettersi
a scrivere e pubblicare il suo secondo romanzo, dopo il successo
travolgente, tanti anni prima, di un romanzo pruriginoso e
vendutissimo.
Courteney Cox regina
di Shining Vale
Shining
Vale è il nome della cittadina in cui si svolge la
vicenda, come è già accaduto a serie di grande successo, ad esempio
Twin
Peaks (che viene alla mente perché nel cast di questa
serie Starzplay c’è anche Sherilyn
Fenn, l’adorata Audrey Horne). Il nome del luogo in cui si
svolge una vicenda con contorni macabri conferisce al luogo stesso,
che racconta la storia, un’aura macabra, che contribuisce a
costruire l’atmosfera di mistero. Quello che però ha di particolare
Shining Vale è che questa atmosfera di inquietudine è costantemente
squarciata dalla commedia. C’è un’anima comica, divertente,
dissacrante nella serie che è irresistibile, merito forse del
talento comico di Courteney Cox che ruba la scena
a chiunque e in alcune situazioni fa affiorare alla mente la sua
brillante Monica Geller.
Ma tanto era ligia e
precisa la protagonista di Friends quanto disordinata, incasinata e
nevrotica è Patricia, la cui sensibilità la mette in comunicazione
con un mondo che non capisce e che tenta di spaventarla, se non
fosse che lei, in un colpo da maestro prova a sfruttare questo
mistero, che ha il volto e le apparenze evanescenti di Mira
Sorvino, a suo vantaggio.
Shining
Vale non fa mai veramente paura, ma alla fine di ogni
episodio si sente la bruciante e irrefrenabile esigenza di sapere
“cosa succede dopo?”, e in un panorama televisivo (e di
piattaforma) saturo di storie, è un pregio notevole.
Il 22 dicembre 1980
Shiningdi Stanley
Kubrick arrivava per la prima volta nelle sale italiane. A
quasi quarantacinque anni di distanza, il
capolavorodiretto, prodotto e co-sceneggiato dal
grande maestro, torna sul grande schermo in versione
restaurata in 4k.
Tratto dall’omonimo romanzo di
Stephen King, Shining è universalmente riconosciuto come
un assoluto cult della settima arte, avendo lasciato impresse
nell’immaginario collettivo alcune delle scene più iconiche dalla
storia del cinema (a
cosa vi fa pensare un’ascia?).
Appuntamento il 7, 8 e 9 ottobre.
Tre giorni per ritrovare i corridoi dell’Overlook Hotel in cui il
piccolo Danny (Danny Lloyd) corre con il suo triciclo, l’istrionico
Jack Nicholson nei panni del tormentato scrittore
Jack Torrance e l’indimenticata Shelley Duvall in
quelli della moglie Wendy in uno dei film più inquietanti di
sempre.
Shining, la
trama
Lo scrittore Jack Torrance (Jack
Nicholson) accetta di lavorare come custode, per il periodo
invernale, nell’elegante e isolato Overlook Hotel, nelle Rocky
Mountains, insieme alla moglie (Shelley Duvall) e al figlio (Danny
Lloyd). Ma quando la prima bufera di neve si abbatta sull’hotel
bloccando ogni via di fuga, spettri sembrano riemergere dal
passato. Torrance non era mai stato in quel luogo, o forse si?
Prendere due stili assolutamente
differenti e mescolarli insieme. È ciò che ha pensato bene di fare
Steve Ramsden in un video
mash-up che unisce il capolavoro di Stanley
Kubrick
Shining con l’ultima fatica di Wes
Anderson Grande Budapest Hotel. Il risultato
finale è The Grand Overlook Hotel!
Potete vedere il video di
seguito:
Grand Budapest Hotel (The
Grand Budapest Hotel) è un film del 2014 scritto, diretto e
co-prodotto da Wes Anderson, ispirato alle opere di Stefan Zweig.
Il film è stato scelto come Film d’apertura della 64ª edizione del
Festival internazionale del cinema di Berlino aggiudicandosi il
Gran premio della giuria.
Shining è un film del 1980 diretto da Stanley Kubrick,
basato sul romanzo omonimo di Stephen King.
Shining (The
Shining, tradotto fedelmente suonerebbe come “Il luccichìo” o
“La luccicanza”, quest’ultima traduzione è quella scelta per il
doppiaggio italiano) rappresenta una tappa dell’itinerario di
attraversamento-appropriazione-sfondamento dei generi
cinematografici attuata da Kubrick nel corso della sua carriera.
Nel romanzo omonimo da cui il film è tratto, Stephen King rielabora
in chiave thriller il topos caro alla letteratura della casa
infestata da fantasmi, trasformandola in albergo e mettendola in
rapporto con gli avvenimenti soprannaturali che vi accadono e che
hanno per protagonisti un nucleo familiare composto da una coppia e
dal loro unico figlio dotato di poteri paranormali. Shining è
presto diventato un cult movie, entrato nell’immaginario collettivo
ed è stato classificato alcune volte come il miglior film horror in
assoluto.
L’adattamento di
Apple
TV+ del bestseller scritto da Lauren Beukes promette
di essere una delle serie
thriller più interessanti e originali dell’anno. A giudicare
dalle prime quattro puntate – su un totale di otto –
Shining Girls possiede più di un motivo per
soddisfare il pubblico seriale disposto a cimentarsi con generi
diversi.
Vi consigliamo
(sorprendentemente) di non leggere il romanzo di partenza o la sua
trama prima di vedere lo show, dal momento che potrebbe spoilerare
alcune sorprese. Vi invitiamo però a farlo una volta finito di
gustarlo al fine di apprezzare le modifiche fatte dagli
sceneggiatori.
La trama di Shining Girls
Partiamo dunque con il
sintetizzare
la storia di Shining Girls: nella Chicago dei
primi anni ‘90 la giovane Kirby Mazrachi (Elisabeth
Moss), sei anni dopo essere sopravvissuta a un attacco
orrendo, capisce con l’aiuto del reporter Dan Velasquez
(Wagner Moura) che il suo assalitore ha ucciso
altre donne e sta meditando un altro omicidio. La caccia all’uomo
per i due comincia immediatamente, ostacolata purtroppo dallo stato
mentale di Kirby rimasta gravemente traumatizzata dalla brutale
aggressione del serial-killer.
Fin dall’episodio pilota
Shining Girls si presenza come un puzzle
avvincente, composto da tasselli che si incastrano tra loro con
efficacia. Prima di tutto la Chicago di trent’anni fa risulta
un’ambientazione magnificamente sfruttata: l’eleganza industriale
della città, con la sua metropolitana sopraelevata e i sobborghi
proletari si prestano con enorme efficacia al processo di
“invecchiamento” senza necessariamente che questo stesso venga
ostentato da un lavoro insistente sulle scenografie. Su questa
cornice realistica eppure messa in scena con eleganza si dipana una
trama che fin da subito non procede con la classica linearità della
detective-story ma propone allo spettatore un rompicapo
assolutamente stimolante.
Sfruttando infatti
principalmente i problemi mentali del personaggi principale,
Shining Girls sceglie di sviluppare di tanto in
tanto piccoli scarti di senso, minime variazioni sulla logica degli
eventi e la loro plausibilità: un gioco col pubblico che invece di
togliere credibilità alla storia gli infonde al contrario un
interesse ancora maggiore. Merito va attribuito anche alla regia
accurata di ogni episodio e a un montaggio di indubbia competenza.
Se nei vari episodi non si capisce fino in fondo la concatenazione
degli eventi è perché, una volta tanto, si tratta di una scelta
precisa degli autori, fattore che impreziosisce il risultato dello
show.
I protagonisti non
seguono percorsi scontati
Il secondo asso nella
manica di Shining Girls sono i ruoli non
stereotipati: l’arco narrativo di Kirby è reso interessante dal
gioco di specchi a cui la sua mente continuamente la sottopone suo
malgrado. La personalità di Dan è tutt’altro che affascinante,
presentata come quella di un uomo che ha ormai soltanto il proprio
lavoro a tenerlo da un fallimento totale. Le interpretazioni di
Elisabeth Moss e Wagner Moura
assecondano con efficacia la natura dei loro rispettivi personaggi:
la star di Mad
Men e
The Handmaid’s Tale lavora sulla fragilità fisica e
mentale di Kirby con indubbia competenza, mentre il protagonista di
Narcos riesce a costruire Dan come un “uomo senza qualità” che però
risulta sempre credibile e capace di interessare.
Il meglio però ce lo
regala Jamie Bell nel ruolo dello psicopatico Harper
– non è uno spoiler, attore e personaggio vengono presentati nella
primissima scena del pilot. Con un lavoro di stilizzazione
impressionante, Bell permette alla compostezza di Harper di farsi
scena dopo scena sempre più terrificante, senza mai diventare
esercizio di stile. Il suo non è un maniaco affascinante in stile
Hannibal Lecter ma un assassino che calcola le sue mosse con gelida
praticità. Il suo giocare con la coppia che si è messa sulle sue
tracce eleva la tensione della serie in maniera
esponenziale.
Anche se alcuni indizi
ci hanno indirizzato in un verso specifico, onestamente non
possiamo scrivere di sapere dove andrà a dirigersi la seconda parte
di Shining Girls. E questo è motivo di stupore, se
non addirittura entusiasmo. Ciò che gli autori hanno costruito nei
primi quattro episodi è uno spettacolo di qualità, sia per gli
occhi che la mente.
Apple TV+
ha rilasciato il trailer dell’attesissima serie
Shining Girls, interpretata e prodotta dalla
vincitrice dell’ Emmy Elisabeth Moss . Il thriller metafisico farà
il suo debutto mondiale il 29 aprile con i primi tre episodi,
seguiti da un nuovo episodio settimanale, ogni venerdì. Ideata da
MRC Television, la serie è prodotta anche da Appian Way e adattata
per la televisione dalla showrunner Silka Luisa, con la vincitrice
dell’Emmy Award Michelle MacLaren che dirige i primi due
episodi.
Basata sul romanzo bestseller di
Lauren Beukes, “Shining Girls” segue le vicende di Kirby Mazrachi
(Elisabeth
Moss), un’archivista di un giornale di Chicago le cui
ambizioni giornalistiche si sono interrotte a seguito di una
traumatica aggressione subita. Quando Kirby scopre che un recente
omicidio rispecchia le dinamiche del suo caso, collabora con il
giornalista, esperto ma travagliato, Dan Velazquez (Wagner Moura)
per scoprire l’identità del suo aggressore. Più si rende conto che
questi cold case sono indissolubilmente legati tra loro, più i
traumi personali e la realtà offuscata di Kirby consentono al suo
aggressore di rimanere sempre un passo avanti alle indagini. Al
fianco di Elisabeth Moss e Wagner Moura, nel cast
dell’avvincente thriller troviamo Phillipa Soo, Amy Brenneman e
Jamie Bell.
Shining Girls è
adattato per la televisione e prodotto da Silka Luisa, che è anche
showrunner. Elisabeth Moss , che troviamo anche alla
regia, è produttrice esecutiva attraverso Love e Squalor Pictures,
insieme a Lindsey McManus. Leonardo DiCaprio, Jennifer Davisson e
Michael Hampton sono i produttori esecutivi di Appian Way. Michelle
MacLaren dirige la serie di cui è produttrice esecutiva insieme a
Rebecca Hobbs per MacLaren Entertainment. A dirigere la serie Daina
Reid che è produttrice esecutiva, come l’autrice Lauren Beukes e
Alan Page Arriaga.
A partire dal 1º ottobre
Shining Extended Edition sarà
disponibile in un prezioso Steelbook contenente i
due dischi, 4K UHD + Blu-Ray, e, dal 24 ottobre, nella versione 4K
UHD con packaging standard. Una pietra miliare della storia del
cinema che dal 1° ottobre sarà disponibile anche
per l’acquisto ed il noleggio in digitale su Infinity, SKY
Primafila, Apple TV App, Google Play, Chili, Timvision e
tutti i principali online store.
A quasi quarant’anni dalla sua
uscita, il capolavoro dell’horror diretto da Stanley Kubrick nel
1980, tornerà, nella versione estesa americana della durata
di 144 minuti, e sarà disponibile per la prima
volta in Blu-Ray, 4K UHD, in digitale e nelle sale cinematografiche
il 21 ed il 22 Ottobre.
L’edizione include 24 minuti di
scene inedite, e, per la gioia di tutti i fan del film, sarà sempre
Giancarlo Giannini a prestare la propria voce, per il doppiaggio
italiano, al personaggio di Jack Torrance.
Il 21 ed il 22 Ottobre poi
Shining Extended
Edition per la prima volta sarà nelle sale
cinematografiche e, in quella occasione, gli spettatori
potranno vederein anteprima un contenuto speciale di
Doctor Sleep, il seguito della storia di Danny
Torrance, a 40 anni dalla sua terrificante permanenza all’Overlook
Hotel in
Shining, con protagonista Ewan McGregor e al
cinema dal 31 Ottobre.
Considerato come uno dei più grandi
film horror mai realizzati,
Shining è diretto e prodotto da Kubrick, che ne
ha curato anche la sceneggiatura insieme a Diane Johnson. Il film è
basato sull’omonimo romanzo di Stephen King, e vede il Premio Oscar
Jack Nicholson vestire i panni dell’iconico
personaggio Jack Torrance. Nel cast anche Shelley
Duvall, che interpreta Wendy Torrance, Scatman Crothers
nel ruolo di Dick Halloran e Danny Lloyd in quello di Danny
Torrance.
La rimasterizzazione in 4K è stata
realizzata usando una nuova scansione in 4K del negativo originale
in 35mm al Warner Bros. Motion Picture Imaging. Il regista
Steven Spielberg e l’ex assistente
personale di Stanley Kubrick, Leon Vitali, hanno
lavorato a stretto contatto con il team della Warner Bros. durante
il processo di mastering.
Il 17 maggio la versione restaurata in 4K è stata presentata al
Festival del Cinema di Cannes.
Nel 2018
Shining è stato selezionato dalla Library of Congress
tra i film da preservare nella United States National Film Registry
in quanto “culturalmente, storicamente o esteticamente
significativo”. Il film si è posizionato 29º nella lista dell’AFI
100 Years…100 Thrills e Jack Torrance è stato nominato
come il 25º miglior villain nella lista AFI 100 Years…100
Heroes and Villains. Inoltre la battuta “Here’s Johnny”, in
italiano “Sono il lupo cattivo!” si è posizionata 68ª nella
classifica AFI 100 Years…100 Movie Quotes.
Shining, la trama
Lo scrittore Jack Torrance (Jack Nicholson) accetta di lavorare
come custode, per il periodo invernale, nell’elegante e isolato
Overlook Hotel, nelle Rocky Mountains, insieme alla moglie (Duvall)
e al figlio (Danny Lloyd). Ma quando la prima bufera di neve si
abbatte sull’hotel bloccando ogni via di fuga, spettri sembrano
riemergere dal passato. Torrance non era mai stato in quel luogo, o
forse si?
CONTENUTI
Shining Shining Extended Edition 4K
STEELBOOK
2 Dischi (4K UHD + Blu-ray)
Esclusiva Amazon/DVD-Store
Release: 1 Ottobre (allineata con la realease
US)
Shining Shining Extended Edition
4K
2 Dischi (4K UHD + Blu-ray) – stesso
contenuto
Release: 24 ottobre
Shining 4K ULTRA HD
Durata: 144 min ca.
Video: 2160p Ultra High Definition 16×9
1.78:1
Lingue: Dolby Digital: Italiano 2.0, Tedesco
5.1, Spagnolo 5.1, Francese 5.1, Polacco 5.1. DTS-HD Master Audio:
Inglese 5.1.
Trentacinque anni fa, negli Stati
Uniti, usciva al cinema
Shining, di Stanley Kubrick. Durante
un evento organizzato da The Elstree Project, per celebrare
l’importante compleanno dell’iconico film, sono stati invitati
oltre 25 membri della crew del film e Danny Lloyd,
il Danny del film ora cresciuto e insegnante nel Kentucky, ha
inviato un video messaggio in cui dichiara il suo amore per il
film:
“So di aver tenuto un profilo
basso e alcune persona credono che l’abbia fatto perché non mi
èiace il film o perché non mi è piaciuto farlo. Non potevo essere
presente, ma ci tenevo a registrare un messaggio perché volevo dire
che non è vero. Mi è piaciuta davvero l’esperienza e voi della crew
siete stati come una famiglia per me durante le riprese“.Si sa
che i metodi di Kubrick non fossero proprio ortodossi, ma
probabilmente il bambino ha visto, all’epoca tutto con occhi
diversi. Sicuramente Shelley Duvall non potrebbe
dire lo stesso.