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Può succedere anche a te: trama, cast e la vera storia dietro il film

Ci sono storie incredibili, che sembrano poter prendere vita soltanto sul grande schermo attraverso quella magia senza tempo che è il cinema. Eppure, molto spesso, è proprio la vita vera ad ispirare la settima arte, con vicende incredibili ma realmente accadute. È questo il caso di Può succedere anche a te, il titolo piuttosto chiaro a riguardo del film arrivato in sala nel 1994 per la regia di Andrew Bergman, regista del celebre Striptease, e scritto da Jane Anderson, sceneggiatrice del recente The Wife – Vivere nell’ombra. Basandosi su un incidente realmente verificatosi, i due hanno dato vita ad una commedia ricca di imprevisti e tanta fortuna.

Molto spesso anche gli eventi più banali possono trovare grande forza narrativa al cinema, e con Può succedere anche a te accade proprio questo. Si snoda infatti sul grande schermo un’opera che partendo da un piccolo imprevisto costruisce una commedia sentimentale carica di ironia, ma che lascia nello spettatore quella sensazione che davvero quanto si sta guardando possa succedere a chiunque. Arricchito da un cast di grandi celebrità, il film è così una divertente manifestazione di quante sorprese la vita possa riservare. Accolta in modo positivo dalla critica, la pellicola si affermò infatti come un buon successo al momento della sua distribuzione.

A fronte di un budget di 20 milioni, Può succedere anche a te arrivò a guadagnarne circa il doppio in tutto il mondo, confermandosi come una delle commedie più apprezzate del suo anno. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla vera storia che ha ispirato il film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.

Può succedere anche a te: la trama del film

Protagonista del film è il poliziotto di New York Charlie Lang, scrupoloso e incorruttibile, questi è particolarmente benvoluto nel quartiere dove vive, il Queens, dove vive con la moglie Muriel, di professione parrucchiera. La sua vita è destinata a cambiare drasticamente nel momento in cui Charlie promette ad una cameriera di nome Yvonne di darle in cambio metà dell’eventuale vincita della lotteria piuttosto che una semplice mancia. Inaspettatamente, il biglietto di Charlie si rivela realmente quello vincente. Charlie si ritrova così ad offrire due milioni alla cameriera, dando vita ad una serie imprevedibile di eventi, tra truffe e inganni, che lo porteranno a rivalutare il vero valore dei soldi.

Può succedere anche a te cast

Può succedere anche a te: il cast del film

Ad interpretare il protagonista della vicenda, Charlie Lang, vi è l’attore Nicolas Cage. Questi viveva in quel momento un periodo particolarmente roseo della sua carriera, partecipando a film di vario genere e arrivando a vincere un Oscar come miglior attore nel 1996. Partecipare a Può succedere anche a te gli permise di consolidare anche le proprie capacità comiche, e per l’attore fu un film particolarmente caro di quegli anni. La sua è poi stata lodata come una delle interpretazioni più divertenti del film. Accanto a lui, nei panni della moglie Muriel, vi è Rosie Perez, attrice di origini portoricane candidata all’Oscar nel 1994 per il film Fearless – Senza paura. Wendell Pierce, invece, è Bo Williams, collega e amico di Charlie.

Ad interpretare la cameriera Yvonne erano originariamente state contattate l’attrice Marisa Tomei e la cantante Madonna. Entrambe rifiutarono però la parte, portando così la produzione a scegliere Bridget Fonda. Figlia d’arte, questa era divenuta celebre in quegli anni grazie ai film Il padrino – Parte III e Piccolo Buddha. Ad interpretare l’ex marito di lei, Eddie Biasi, che cercherà a sua volta di ottenere parte della vincita, vi è l’attore Stanley Tucci, oggi particolarmente noto grazie alla saga di Hunger Games. Infine, Seymour Cassel, attore noto per aver recitato in diversi film dei registi John Cassavetes e Wes Anderson, è qui presente nei panni di Jack Gross, viscida personalità che si offrirà di aiutare Muriel nella gestione dei soldi vinti.

Può succedere anche a te: la vera storia dietro il film

Come anticipato, il film è tratto da una vicenda realmente avvenuta. Questa ha luogo dieci anni prima della realizzazione del film nel 1984, ed ha per protagonista Phyllis Penzo, cameriera di una pizzeria di New York. Qui la donna conobbe il poliziotto Robert Cunningham, il quale entrato in confidenza con lei decise di offrirle metà della vincita della lotteria al posto di darle una semplice mancia. I due scelsero così tre numeri a testa, comprando il biglietto. Poco tempo dopo, questo si rivelò vincente, portando i due ad ottenere e dividersi i 6 milioni del grande premio. Le somiglianze con il film si fermano però qui. Tutto ciò che viene poi raccontato in quest’ultimo è infatti frutto di fantasia. Cunningham e Penzo, infatti, non andarono incontro ai problemi riscontrabili nella pellicola, ma sono ancora oggi sposati con i relativi coniugi.

Può succedere anche a te: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Può succedere anche a te è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema e Apple iTunes. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 29 marzo alle ore 22:10 sul canale Paramount Channel.

Fonte: IMDb

Punta Sacra: intervista alla regista Francesca Mazzoleni

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Punta Sacra: intervista alla regista Francesca Mazzoleni

Ecco la nostra intervista a Francesca Mazzoleni, regista di Punta Sacra, film presentato alla diciassettesima edizione di Alice nella città.

Punta sacra, Il film-documentario di Francesca Mazzoleni, si è aggiudicato due premi nell’ambito di Alice nella Città: il Premio Speciale della Giuria assegnato dalle due giurie di Alice – quella dei ragazzi e quella degli esperti composta da Eva Cools, Agostino Ferrente, Caterina Guzzanti, Claudio Noce e Roberta Torre – e la Menzione speciale alla colonna sonora nell’ambito del Premio Rolling Stone alla Miglior Colonna Sonora, assegnato da una giuria composta da Morgan (presidente), Alessandro Giberti (Direttore Rolling Stone), Louis Siciliano (musicista e compositore), Pino Farinotti (critico cinematografico) e Gianni Santoro (La Repubblica).

Punta Sacra, recensione del documentario di Francesca Mazzoleni #RFF15

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Si chiama Punta Sacra il documentario diretto da Francesca Mazzoleni che è stato presentato nella selezione ufficiale della diciottesima edizione di Alice nella Città. Racconta di un mondo quasi dimenticato, di un luogo che diventa sacro perché quasi mitico, eppure reale e vivo, pulsante di malinconia e di vita, teso verso il futuro.

Mazzoleni porta il suo occhio all’idroscalo di Ostia, quel lembo di terra tra fiume e mare, dove 10 anni fa sono state abbattute le abitazioni abusive e dove la foce del Tevere confonde le sue acque con il sale del Tirreno. La regista segue da vicino coloro che sono rimasti ad abitare lì, desiderosi di stare dove stanno, piantati, seppure precariamente, in un luogo che sentono profondamente loro, spazzato da vento, triste eppure vitale.

Punta Sacra si addentra nelle pieghe di questa piccola comunità matriarcale, dove i conflitti generazionali sono gli stessi che in qualsiasi altro posto, ma dove il senso di appartenenza, la vitalità, la propensione al futuro sembrano una ricerca affamata di felicità. Francesca Mazzoleni riesce a raccontare tutto con occhio imparziale, ma senza il distacco del documentario scientifico, piuttosto immedesimandosi senza giudicare ogni suo protagonista.

Punta Sacra, il racconto di chi spera nel futuro

Punta Sacra racconta storie di vita, di memoria, di ambizioni, di identità che si sentono appartenenti ad un luogo, definite dallo stesso, considerato lontano da ogni altro luogo, mentalmente più che geograficamente, dove ancora si racconta di Pasolini, del suo omicidio, del fatto che non fu ucciso all’idroscalo, ma che ci venne portato, della sua capacità di generare ancora lotte ideologiche.

Ma questa è solo una storia, perché il film ne mostra e ne racconta tante, tutte con la stessa attenzione e cura, tutte con protagonisti persone, individui che non possono fare a meno di sentirsi legati a quella comunità che li assiste e li nutre, che dà loro una identità di luogo.

Punta Sacra è un documentario insolito, che trova il perfetto equilibrio tra la narrazione intima del protagonisti e l’occhio scientifico di chi li inquadra. Ci pensano loro a raccontarsi, a mostrarsi, quello che Mazzoleni si concede, è solo qualche sguardo romantico al mare, al posto, eternamente ostile eppure visceralmente amato da tutti quelli che sono intenzionati continuare a costruire lì il loro futuro.

Punta Sacra di Francesca Mazzoleni vince il premio speciale di Alice nella Città

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Punta sacra, Il film-documentario di Francesca Mazzoleni, si aggiudica due premi nell’ambito di Alice nella Città: il Premio Speciale della Giuria assegnato dalle due giurie di Alice – quella dei ragazzi e quella degli esperti composta da Eva Cools, Agostino Ferrente, Caterina Guzzanti, Claudio Noce e Roberta Torre – e la Menzione speciale alla colonna sonora nell’ambito del Premio Rolling Stone alla Miglior Colonna Sonora, assegnato da una giuria composta da Morgan (presidente), Alessandro Giberti (Direttore Rolling Stone), Louis Siciliano (musicista e compositore), Pino Farinotti (critico cinematografico) e Gianni Santoro (La Repubblica).

“Il Premio Speciale della Giuria va a Francesca Mazzoleni per aver saputo raccontare in modo mai banale una comunità dalle mille sfaccettature, riuscendo a mostrare bellezza e malinconia, luci e ombre di chi la vive quotidianamente” – questa la motivazione espressa dalle due giurie di Alice, quella dei ragazzi e quella degli esperti.

Questa la motivazione relativa alla Menzione speciale alla colonna sonora: “La regista ha lavorato con due nomi già noti alla scena cine-musicale italiana, Lorenzo Tomio e Theo Teardo, ma vi ha affiancato i brani originali del rapper Chiky Realeza e il suo mix tra urban nostrano e atmosfere classiche sudamericane, da Héctor Lavoe a Victor Jara. Un risultato sperimentale, controcorrente e libero per il panorama italiano, come il film a cui fa da commento sonoro”.

La regista Francesca Mazzoleni: “Questi premi hanno per me e per tutte le persone che mi hanno aiutato a realizzare questo film un valore davvero speciale. Li voglio dedicare alle ragazze, alle madri, alle nonne, meravigliose, folli e combattive dell’Idroscalo di Ostia, e a tutte le persone che oggi, in ogni parte del mondo, stanno combattendo per ottenere i loro naturali diritti. Spero che, guardando mondi apparentemente lontani più da vicino, le distanze finalmente si accorcino e i pregiudizi crollino. E spero e chiedo che da oggi per Punta Sacra ci sia un futuro, e finalmente più ascolto, dialogo e confronto”.

Punisher Special Presentation: una foto dal set mostra il nuovo costume del protagonista

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Dopo quasi un mese di riprese dedicate al progetto solista, una nuova foto dal set di Punisher Special Presentation ha rivelato il nuovo costume dell’eroe dell’universo cinematografico Marvel. Dopo aver fatto debuttare il personaggio in Daredevil di Netflix e aver condotto la sua serie per due stagioni, Jon Bernthal ha fatto il suo ritorno nell’MCU nella prima stagione di Daredevil: Rinascita, recentemente trasmessa su Disney+.

Poiché la scena post-credits della prima stagione ha indicato il suo futuro nella serie, è stato rivelato che Bernthal ha sviluppato e proposto alla Marvel una “presentazione speciale” di Punisher, scrivendola insieme al regista Reinaldo Marcus Green. Le riprese di questo progetto sono poi iniziate all’inizio di luglio, prima del lavoro di Bernthal in Spider-Man: Brand New Day.

Il fotografo newyorkese Steve Sands ha ora recentemente pubblicato sui suoi social la migliore immagine finora disponibile del ritorno di Bernthal per la presentazione speciale di The Punisher. L’immagine rivela un look pulito dell’eroe dell’MCU, con la barba ricresciuta, i capelli tagliati a spazzola, un logo con un teschio fresco di vernice sul giubbotto antiproiettile e varie altre imbottiture e armi attaccate. Si può vedere l’immagine a questo link.

Cosa aspettarsi da Punisher Special Presentation

Considerando come Daredevil: Rinascita ha lasciato il personaggio, era solo questione di tempo prima che Frank Castle, interpretato da Jon Bernthal, mettesse insieme un nuovo ensemble tattico, anche se la foto dal set di Punisher Special Presentation offre alcuni spunti intriganti. Per cominciare, nella scena post-credits, in cui Castle è fuggito dalla prigione di Kingpin a Red Hook, il personaggio era ancora rasato, senza quasi nessuna traccia di barba.

Dato che la foto dal set mostra Bernthal con la barba folta, sembra probabile che Punisher Special Presentation sia ambientato mesi dopo la prima stagione di Daredevil: Rinascita. Ciò è ulteriormente confermato da un recente video dal set in cui è stato visto con lo stesso aspetto durante una sequenza di combattimento diurna.

Un’altra indicazione che la serie avrà luogo alcuni mesi nel futuro dell’MCU è il suo prossimo ruolo in Spider-Man: Brand New Day del personaggio. Le foto dal set del sequel con Tom Holland indicano che sarà ambientato verso la seconda metà del 2027, mentre la prima stagione di Daredevil: Rinascita si svolge principalmente all’inizio del 2027, suggerendo quindi un salto temporale.

Indipendentemente dalla sua linea temporale, tuttavia, il nuovo costume di Punisher indica che sta imparando da ogni battaglia precedente come affrontare al meglio la prossima. Nella sua apparizione nella serie con Daredevil lo abbiamo visto usare principalmente un giubbotto antiproiettile, una cintura porta munizioni e fondine alla vita, ma dopo essere stato sconfitto dall’Anti-Vigilante Task Force, probabilmente sta cercando di prepararsi meglio.

Questo gli tornerà utile anche per affrontare le minacce che lo attendono nel suo futuro nell’MCU. Oltre all’AVTF, che ha deciso di stravolgere l’ideologia di Punisher per i propri scopi, Punisher Special Presentation lo vedrà infatti affrontare l’iconica cattiva dei fumetti Ma Gnucci, mentre Spider-Man: Brand New Day lo metterà probabilmente contro un Hulk furioso, anch’egli confermato nel film.

Punisher Special Presentation: i video dal set mostrano uno sguardo esaustivo al costume di Frank Castle

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Punisher Special Presentation dei Marvel Studios è al momento in fase di ripresa, e questi ultimi video dal set di New York ci offrono la nostra migliore occhiata finora di Jon Bernthal in costume completo nei panni di Frank Castle.

Il primo video (che potete vedere qui) mostra un primo piano di Bernthal che cammina tra due autobus con il caratteristico costume a forma di teschio e il trench di pelle di Punisher. L’attore sfoggia anche una folta barba, il che potrebbe confermare che la storia sia ambientata prima degli eventi di Daredevil: Rinascita. Il secondo video (che invece potete vedere qui) mostra uno sfortunato individuo che viene scaraventato giù dal balcone di un hotel.

Di cosa parla Punisher Special Presentation?

I dettagli della trama sono ancora per lo più riservati, ma alcune foto dal set precedenti sembrano confermare che Castle affronterà effettivamente Isabella Carmela Magdalena Gnucci, alias “Ma Gnucci”. Gnucci era la spietata capa di una famiglia criminale che ha fatto il suo debutto nel quarto numero della serie Marvel Knights di Garth Ennis. È andata vicina a porre fine alla crociata del Punitore in diverse occasioni, assoldando scagnozzi formidabili come il Russo per dare la caccia al suo implacabile nemico.

Kevin Feige ha recentemente detto che la versione del Punitore che incontriamo in Brand New Day sarà in qualche modo attenuata, cosa che non sorprende troppo: “Quando il Punitore sarà nel film di Spider-Man, avrà un tono diverso. Lo vediamo per la prima volta nelle storie di Spider-Man di Tom Holland come un vero Spider-Man. Lui da solo, dedito a salvare la città e ad affrontare, in mancanza di termini migliori, la criminalità di strada, invece che eventi che potrebbero portare alla fine del mondo.”

Punisher alla guida della Mano? La nuova teoria

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Punisher alla guida della Mano? La nuova teoria

In una delle prime foto dal set di Spider-Man: Brand New Day, abbiamo notato un carro armato con un simbolo demoniaco sul lato. Molti fan si sono affrettati a concludere che il mezzo appartenesse agli Inner Demons, ma a quanto pare Mister Negative non apparirà nel film.

Sebbene sia un po’ deludente, se quel simbolo significa ciò che pensiamo, potrebbe essere un punto di svolta per l’MCU e, più specificamente, per The Punisher. Si suppone che sia lui a guidare quel carro armato, e il simbolo assomiglia vagamente a quello della Mano.

Si era già parlato di cattivi di ispirazione giapponese in Spider-Man: Brand New Day, e il ritorno della Mano probabilmente porterebbe direttamente alla terza stagione di Daredevil: Rinascita.

Nei fumetti, a Frank Castle fu offerta la possibilità di guidare la Mano, ma accettò solo quando promisero di resuscitare sua moglie, Maria. Utilizzando le immense risorse dell’organizzazione ninja, il Punitore dichiarò guerra agli inferi, uccidendo il Signore della Guerra e il Mercante d’Odio, oltre a sterminare gli Apostoli della Guerra, un gruppo di trafficanti d’armi fondato dal Dio della Guerra Ares per perpetuare la guerra in tutto il mondo.

Frank ordinò loro anche di catturare pedofili, stupratori e assassini che erano stati liberati e di giustiziarli lui stesso. Inevitabilmente, il vigilante si rese presto conto che stavano uccidendo anche innocenti e, con grande sforzo, riuscì a liberarsi dalla loro influenza.

Questa storia si adatta a Spider-Man: Brand New Day? Si tratta di molto materiale da raccontare in un solo film, certo, ma Peter Parker potrebbe essere tentato dalla promessa di riportare in vita Zia May in un mondo che lo ha dimenticato? Diremmo che c’è una possibilità, e sappiamo che Frank farebbe qualsiasi cosa nella sua guerra al crimine, oltre al fatto che in vista di Punisher Special Presentation possiamo aspettarci molto dal Frank!

Cosa aspettarsi da Punisher Special Presentation

Considerando come Daredevil: Rinascita ha lasciato il personaggio, era solo questione di tempo prima che Frank Castle, interpretato da Jon Bernthal, mettesse insieme un nuovo ensemble tattico, anche se la foto dal set di Punisher Special Presentation offre alcuni spunti intriganti. Per cominciare, nella scena post-credits, in cui Castle è fuggito dalla prigione di Kingpin a Red Hook, il personaggio era ancora rasato, senza quasi nessuna traccia di barba.

Dato che la foto dal set mostra Bernthal con la barba folta, sembra probabile che Punisher Special Presentation sia ambientato mesi dopo la prima stagione di Daredevil: Rinascita. Ciò è ulteriormente confermato da un recente video dal set in cui è stato visto con lo stesso aspetto durante una sequenza di combattimento diurna.

Un’altra indicazione che la serie avrà luogo alcuni mesi nel futuro dell’MCU è il suo prossimo ruolo in Spider-Man: Brand New Day del personaggio. Le foto dal set del sequel con Tom Holland indicano che sarà ambientato verso la seconda metà del 2027, mentre la prima stagione di Daredevil: Rinascita si svolge principalmente all’inizio del 2027, suggerendo quindi un salto temporale.

Indipendentemente dalla sua linea temporale, tuttavia, il nuovo costume di Punisher indica che sta imparando da ogni battaglia precedente come affrontare al meglio la prossima. Nella sua apparizione nella serie con Daredevil lo abbiamo visto usare principalmente un giubbotto antiproiettile, una cintura porta munizioni e fondine alla vita, ma dopo essere stato sconfitto dall’Anti-Vigilante Task Force, probabilmente sta cercando di prepararsi meglio.

Questo gli tornerà utile anche per affrontare le minacce che lo attendono nel suo futuro nell’MCU. Oltre all’AVTF, che ha deciso di stravolgere l’ideologia di Punisher per i propri scopi, Punisher Special Presentation lo vedrà infatti affrontare l’iconica cattiva dei fumetti Ma Gnucci, mentre Spider-Man: Brand New Day lo metterà probabilmente contro un Hulk furioso, anch’egli confermato nel film.

Punisher – Zona di guerra: Lexi Alexander sulle scelte per il film

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Il film del 2008 Punisher – Zona di guerra è considerato uno dei migliori adattamenti da fumetto, primo cinecomic in assoluto (il secondo è stato solo di recente Deadpool) a ricevere un rating R (vietato ai minori di 17 anni). Lexi Alexander, regista del film, ha di recente parlato del suo lavoro sul film e di quello che, secondo la critica, è stato considerato un approccio da B-Movie.

La regista, che presto lavorerà a Supergirl, ha così spiegato le sue scelte:

https://www.youtube.com/watch?v=uUe35sIg0FM

Pulp Fiction: Tarantino rivela le origini dello Storpio

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Pulp Fiction è uno dei film più iconici degli anni ’90, un vero e proprio cult che ancora oggi continua ad essere proiettato nei cinema indipendenti di tutto il mondo. L’interesse e la passione dei fan nei confronti del secondo film di Quentin Tarantino resta fedele e costante da quasi 30 anni, con il celebre regista e sceneggiatore che puntualmente si ritrova a rivelare, nel corso delle interviste, nuovi aneddoti a proposito delle ispirazione per il film e nuovi segreti in merito alla sua realizzazione.

Uno dei personaggi più inquietanti dell’intera pellicola è sicuramente quello de Lo Storpio (The Gimp, in originale), interpretato dall’attore statunitense Stephen Hibbert (che nel film non vediamo mai in volto) nell’episodio “L’orologio d’oro“. In una recente intervista con Empire Magazine, Tarantino ha rivelato nuovi dettagli sulla criptica figura mascherata, fornendo alcune informazioni che potrebbero servire a contestualizzarne l’oscuro e minaccioso personaggio.

“In termini di backstory, era una sorta di autostoppista, qualcuno che è stato preso dalla strada circa sette anni fa rispetto ai fatti raccontati nel film e addestrato per diventare la vittima perfetta”, ha spiegato il celebre regista. “Nel film non lo si capisce veramente, ma quando l’ho scritto, nella mia mente Lo Storpio moriva. Butch lo ha messo fuori gioco. Poi, quando ha perso i sensi, si è impiccato.”

LEGGI ANCHE – Pulp Fiction: dieci cose che non sai sul film

Nel corso della medesima intervista, Quentin Tarantino ha anche rivelato i suoi piani originali per Una vita al massimo, film del 1993 diretto da Tony Scott, di cui ha firmato la sceneggiatura e che, inizialmente, avrebbe dovuto dirigere:

Avrei mantenuto il mio finale originale, dove Clarence muore. Avrei mantenuto i toni da commedia, tutto quel romanticismo, ma forse il mio film sarebbe stato un po’ più grezzo. E con un film un po’ più grezzo, un finale strappalacrime avrebbe avuto davvero senso. Con il film realizzato da Tony, a metà tra una favola e un popcorn movie, sarebbe stata una follia uccidere Clarence. Il pubblico si sarebbe meritato il finale che avevo pensato… e forse anche io me lo sarei meritato.”

Pulp Fiction: i dettagli sul prequel mai realizzato

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Pulp Fiction: i dettagli sul prequel mai realizzato

Forse non tutti sanno che Pulp Fiction, il cult di Quentin Tarantino uscito nel 1994, avrebbe dovuto avere un prequel. È quanto rivelato di recente da Michael Madsen, attore feticcio del regista, in una recente intervista con The Hollywood Reporter, in cui ha sviscerato i dettagli sul progetto mai realizzato.

Il prequel avrebbe dovuto avere come protoagonisti Mr. Blonde/Vic Vega, il personaggio intepretato da Michael Madsen nel film Le iene, e Vincent Vega, il personaggio interpretato da John Travolta in Pulp Fiction: nell’universo tarantiniano, infatti, i due personaggi sono fratelli.

A proposito del film mai realizzato, Madsen ha spiegato: “Dovevano trovarci ad Amsterdam. Il film iniziava con noi che uscivamo di prigione in due stati diversi e finivamo per ritrovarci in un club di Amsterdam”. In effetti in Pulp Fiction, il personaggio di Vincent spiega di essere appena tornato a Los Angeles dopo essere stato nella città europea.

Il prequel avrebbe quindi svelato che Vic e Vincent sono in realtà fratelli: “Era piuttosto complicato, ma quando Quentin inizia a parlarti di un’idea, diventa poi davvero facile stargli dietro”, ha aggiunto Madsen.

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Pulp Fiction è uno dei film cult di Quentin Tarantino, anzi, dell’intera storia del cinema. Scritto e diretto dal regista americano nel 1994, vinse (nello stesso anno) la Palma d’oro al Festival di Cannes e un Oscar alla Miglior Sceneggiatura Originale del 1995.

Pulp Fiction: dieci cose che non sai sul film

Pulp Fiction: dieci cose che non sai sul film

Pulp Fiction è dei film cult di Quentin Tarantino, anzi, dell’intera storia del cinema. Scritto e diretto dal regista americano nel 1994, vinse (nello stesso anno) la Palma d’oro al Festival di Cannes e un Oscar alla Miglior Sceneggiatura Originale agli Oscar del 1995.

Pulp Fiction: streaming Italia

Pulp Fiction  streaming, è visibile in sia in lingua originale che sub ita, sulla piattaforma Chili. Ma cosa non sapete del film? Ecco dieci curiosità su Pulp Fiction e dove vederlo in streaming in Italia.

Pulp Fiction: curiosità

1 – Tarantino ha scritto il copione ad Amsterdam in un hotel e in una caffetteria chiamata Betty Boop. Tarantino è rimasto lì per diversi mesi e quando se ne andò scordò di saldare il conto, di 150 dollari, a un video noleggio. Durante il film ci sono evidenti riferimenti a usi e costumi olandesi, come la scena del royal with cheese o come il riferimento, fatto da Mia e Vincent, ad un hashish bar chiamato Cobra (situato a pochi metri dalla casa di Anna Frank).

2 -Pulp Fiction è costato 8 milioni di dollari. Cinque di questi erano destinati al pagamento dello stipendio degli attori e delle attrici che avevano partecipato al film. Dopo l’uscita nei cinema di tutto il mondo, il film ha incassato più di 200 milioni di dollari al box office.

Il cast di Pulp Fiction

pulp fiction

3 – Pulp Fiction e la scelta di Bruce Willis. Bruce Willis è stata l’ultima scelta per il personaggio di Butch, un boxer fallito. In origine, il ruolo era stato scritto per Sylvester Stallone, Matt Dillon o Mickey Rourke, salvo poi arrivare a scegliere Willis. Oltre al fatto di aver lavorato al film per soli 18 giorni, Willis è protagonista di diverse scene chiave del film. La macchina che il suo personaggio guida è una Honda Civic, la stessa che appare anche nei successivi Jackie Brown e Kill Bill vol. 2.

4 – Pulp Fiction ha rilanciato John Travolta. In ombra ormai da alcuni anni, Pulp Fiction ha fatto in modo di risollevare la carriera cinematografica di Travolta. Per calarsi meglio nel personaggio di Vincent Vega, Travolta consulto un amico ex eroinomane di Tarantino. Questi, suggerì a Travolta di ubriacarsi di Tequila e galleggiare in una vasca piena di acqua bollente, per farsi venire un’idea di come si percepisce l’effetto della droga. Il personaggio di Vega era stato scritto appositamente per Michael Madsen e, guarda il caso, Vincent Vega è il fratello di Vic Vega, il Mr. Blonde de Le Iene interpretato proprio da Madsen.

5 – Pulp Fiction consacrò Uma Thurman, ma lei non era convinta di fare il film. Il ruolo di Mia Wallace era richiestissimo e, tra le attrici che hanno proposto la loro candidatura, c’erano i nomi di Isabella Rossellini, Meg Ryan, Halle Berry e Michelle Pfeiffer. La scelta cadde su Uma Thurman, ai tempi molto giovane e non molto conosciuta. Tarantino la voleva così tanto nel film che la convinse al telefono, recitandole una parte di copione. In una scena tagliata del film, Vincent dice a Mia che sognava di essere picchiato da Emma Peel, del duo Avengers. Qualche anno dopo, la Thurman interpreterà davvero quel ruolo.

Pulp Fiction: colonna sonora

pulp fiction

6 – Pulp Fiction e You can never tell di Chuck Berry. Questa canzone fa parte della colonna sonora del film e ha reso la sequenza del ballo una delle famose e ricordate nella storia del cinema. Il ballo al Jack Rabbit Slims fu copiato, movimento per movimento, dalla danza che si trova in 8 1/2 di Federico Fellini (1963), che vedeva protagonisti Barbara Steele e Mario Pisu.

7 – Pulp Fiction e una colonna sonora ricercata. Tarantino è famoso per la sua sterminata cultura, anche musicale. Ecco, che la soundtrack di Pulp Fiction arriva dalla selezione di brani provenienti da un vastissimo repertorio. I brani che compongono la colonna sonora sono di diverso genere: dalla musica surf al rock, dal funk al blues. I brani sono di diversi artisti, tra i quali spiccano i nomi di Kool & the Gang, Dick Dale e Al Green. All’interno della colonna sonora, era prevista anche My Sharona dei The Knack, ma i diritti del brano erano già stati acquistati dalla produzione di Giovani, carini e disoccupati di Ben Stiller.

Le migliori frasi di Pulp Fiction

8 – Pulp Fiction e le sue indimenticabili frasi. Il film di Tarantino è un costituito da un insieme di frasi che sono diventate, con il tempo, indimenticabili, sia per appassionati e che non. Tra queste, non ci si può dimenticare di “Ma i giorni in cui dimentico sono finiti, stanno per cominciare i giorni in cui ricordo”, “Quando voi maschiacci vi riunite siete peggio di un circolo di cucito” oppure “Fabienne, quell’orologio apparteneva a mio padre: hai idea di quante ne ha passate per farmi avere quell’orologio? Non ho tempo per i dettagli, ma ne ha passate un sacco. Ora, tutte queste stronzate le puoi anche bruciare, ma ti ho espressamente raccomandato di non dimenticarti di quel cazzo di orologio!”.

9 – Pulp Fiction ed Ezechiele 25:17. La prima parte del passaggio biblico non è reale. Dalla seconda parte in poi, quello che viene detto proviene davvero da Ezechiele 25:17. <<Il cammino dell’uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre; perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare ed infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te>>. La citazione, nel complesso, proviene da un film di arti marziali di serie b del 1976, un certo Karate Kiba.

  • Mi chiamo Jerda e non è con le chiacchiere che uscirai da questa merda. (Jules);
  • Hamburger, dici? La colonna portante di ogni colazione vitaminica. (Jules);
  • Ma i giorni in cui dimentico sono finiti, stanno per cominciare i giorni in cui ricordo. (Ringo)
  • Quando voi maschiacci vi riunite siete peggio di un circolo di cucito. (Mia)
  • Non odi tutto questo? […] I silenzi che mettono a disagio. Perché sentiamo la necessità di chiacchierare di puttanate per sentirci più a nostro agio? […] È solo allora che sai di aver trovato qualcuno davvero speciale: quando puoi chiudere quella cazzo di bocca per un momento e condividere il silenzio in santa pace. (Mia)

Fonti: IMDb

Pulp Fiction: 3-4-5 giugno al cinema in V.O.

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Pulp Fiction-Sai come chiamano un “Quarto di libbra con formaggio” a Parigi? …Lo chiamano “Royal con formaggio”.
(Vincent Vega sulle differenze linguistiche tra Europa e Stati Uniti)

20 anni fa Pulp Fiction arrivava in Italia, direttamente dal festival di Cannes che lo incoronava con la Palma d’Oro e che oggi invita Quentin Tarantino a omaggiare un grande classico del cinema italiano nella sua serata di chiusura.

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Nel 1994, la sceneggiatura senza precedenti partorita da Tarantino e Avary avrebbe conquistato l’Oscar e lasciato a bocca aperta le audiences mondiali con la genialità della sua storia, magistralmente resa dal tour-de-force linguistico dei suoi dialoghi. Una vera sfida per le operazioni di traduzione e adattamento dei brillanti giochi semantici e delle tante battute divenute leggenda.

Il 3, 4 e 5 Giugno la distribuzione The Space Movies rende un nuovo omaggio al Maestro dell’innovazione del linguaggio cinematografico e offre ai suoi cultori la possibilità di apprezzarlo in tutta la sua peculiarità senza perderne la minima sfumatura, con una tre giorni di proiezioni di Pulp Fiction in versione originale con sottotitoli italiani.

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Come per le precedenti programmazioni (tenutesi a partire dal 7 Aprile in versione doppiata in italiano), il film in versione rimasterizzata in digitale sarà visibile sia presso le sale del circuito The Space Cinema che in altre sale selezionate.

Un’occasione unica per le miriadi di ammiratori del capolavoro tarantiniano che potranno gustare su grande schermo l’interpretazione originale di un cast stellare che dà vita a un ensemble di personaggi difficilmente imitabili.

Pulp Fiction ritorna al cinema a 20 anni dall’uscita

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Pulp FictionManca poco: il 7, 8 e 9 Aprile torna in oltre 100 sale in tutt’Italia il cult movie Pulp Fiction, entrato nella storia del cinema grazie al genio di Quentin Tarantino, che continua a collezionare, a 20 anni dalla prima uscita, i più autorevoli riconoscimenti per la sua influenza sul cinema mondiale e i suoi fruitori.

Risale solo a pochi mesi fa l’inclusione del popolarissimo film di Tarantino tra le opere rigorosamente selezionate dal National Film Preservation Board USA, che lo definisce “una pietra miliare nell’evoluzione del cinema indipendente (…) di notevole impatto sulla film industry (…) con uno script tra il profano e il poetico all’origine di un tour-de-force artistico profondo e indimenticabile”.

Con ben 7 nomination agli Oscar (tra cui quello vinto come miglior sceneggiatura originale da Quentin Tarantino e Roger Avary), la Palma d’Oro al Festival di Cannes e una miriade di altri prestigiosi premi collezionati in Usa e nel mondo dal ’94 -spaziando dai Golden Globes e BAFTA agli MTV Awards fino ai David di Donatello-, Pulp Fiction non si può certo ignorare.

Il film -che fece seguito a Le Iene, rilanciò la carriera di John Travolta e consacrò una giovane Uma Thurman- raggruppa nel suo cast miti del cinema che tuttora non perdono occasione per dichiarargli il proprio amore, come fatto recentemente da Samuel L. Jackson, ma anche Tim Roth, Bruce Willis, Christopher Walken, Harvey Keitel, e lo stesso Tarantino, in una ciclicità affine alla struttura di base della narrazione.

Cinico, sarcastico, impareggiabile, “Pulp Fiction” è stato classificato dall’American Film Institute settimo miglior gangster movie nella storia del cinema americano e tra i 100 miglior film americani di sempre, per la genialità della trama e delle immagini che la raccontano, in un bizzarro mix di black humour e misticismo rivisitato ad hoc, eros e thanatos, droghe, violenza e razzismo, senza rinunciare al ricorso alle scene esplicite (in Italia il film fu vietato ai minori di 18 anni ed è tuttora vietato ai minori di 14.)

Pulp Fiction ritorna al cinema 3, 4 e 5 Giugno

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Pulp Fiction20 anni fa Pulp Fiction arrivava in Italia, direttamente dal festival di Cannes che lo incoronava con la Palma d’Oro e che oggi invita Quentin Tarantino a omaggiare un grande classico del cinema italiano nella sua serata di chiusura.

Nel 1994, la sceneggiatura senza precedenti partorita da Tarantino e Avary avrebbe conquistato l’Oscar e lasciato a bocca aperta le audiences mondiali con la genialità della sua storia, magistralmente resa dal tour-de-force linguistico dei suoi dialoghi. Una vera sfida per le operazioni di traduzione e adattamento dei brillanti giochi semantici e delle tante battute divenute leggenda.

Il 3, 4 e 5 Giugno la distribuzione The Space Movies rende un nuovo omaggio al Maestro dell’innovazione del linguaggio cinematografico e offre ai suoi cultori la possibilità di apprezzarlo in tutta la sua peculiarità senza perderne la minima sfumatura, con una tre giorni di proiezioni di Pulp Fiction in versione originale con sottotitoli italiani.

Come per le precedenti programmazioni (tenutesi a partire dal 7 Aprile in versione doppiata in italiano), il film in versione rimasterizzata in digitale sarà visibile  sia nelle sale del circuito The Space Cinema che in altre sale selezionate.

Un’occasione unica per le miriadi di ammiratori del capolavoro tarantiniano che potranno gustare su grande schermo l’interpretazione originale di un cast stellare che dà vita a un ensemble di personaggi difficilmente imitabili.

Pulp Fiction reinventato come un gioco a 8-bit

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Pulp Fiction reinventato come un gioco a 8-bit

Il capolavoro di Quentin Tarantino(che proprio in questi giorni ha annunciato il suo nuovo film) viene modellato dal canale Youtube CineFix attraverso una rappresentazione di un gioco a 8-bit; Il risultato è veramente divertente e potete ammirarlo nel player qua sotto.
P.S. volete leggere altre curiosità su Pulp Fiction? eccovi servito il nostro approfondimento sulla palma d’oro di Cannes del 1994!

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Fonte: BadTaste

Pulp Fiction e la sceneggiatura come polvere da sparo

Pulp Fiction e la sceneggiatura come polvere da sparo

Il film Pulp fiction fu girato nel 1994 dal regista americano Quentin Tarantino, utilizzando l’espediente delle storie intrecciate. Nel prologo, i due giovani Zucchino e Coniglietta stanno seduti presso un coffee-bar di Los Angeles, tranquillamente, finché decidono d’alzarsi in piedi per rapinarlo, con le loro pistole. Ma Tarantino interrompe la scena. Vedremo i due gangsters Jules e Vincent, che uccideranno tre giovanotti, colpevoli d’aver rubato una valigetta al loro capo, Marcellus Wallace.

In seguito, parte il primo episodio del film. Il gangster Marcellus Wallace corrompe un suo pugile, Butch, perché lui perda volontariamente un importante incontro. Questi combatte ormai a fine carriera. Vincent è nei paraggi, e scambia perfino qualche battuta col pugile Butch. Il gangster però esce, andando a comprare un po’ di eroina, dal suo amico Lance, perché ne ha bisogno per “far divertire” Mia Wallace, l’avvenente moglie del capo. Vincent deve accompagnarla ad una gara di ballo. Mia Wallace assumerà l’eroina, ma disgraziatamente andrà in overdose. Vincent porta la donna da Lance, facendole un’iniezione d’adrenalina, che le salverà la vita. Nel secondo episodio, il pugile Butch contravviene all’ordine di Marcellus Wallace, vincendo il suo ultimo incontro. Raggiunta la fidanzata Fabienne, per scappare dai gangsters, apprende che lei frettolosamente non s’è ricordata di mettere in valigia un orologio d’oro, un ricordo familiare, passato dal bisnonno al padre di Butch, vero portafortuna contro le guerre. Pericolosamente, il pugile decide di tornare a casa, per recuperarlo. Là Butch ucciderà Vincent, venuto a cercarlo. In seguito, il pugile incontra casualmente Marcellus Wallace.

pulp fiction roth plummer

I due lottano a pugni, finendo però imprigionati dai sadici stupratori Maynard e Zed. Liberatosi, Butch ucciderà i carcerieri, salvando così Wallace, il quale in segno di riconoscenza lo lascerà scappare. Nel terzo episodio, si torna alla scena in cui Jules e Vincent devono uccidere i giovanotti (che hanno rubato una valigetta del loro capo). In realtà, uno di questi è risparmiato, ma caricatolo in macchina, Vincent accidentalmente gli spara, uccidendolo. Temendo che la polizia possa fermarli, per il sangue sui finestrini, i due gangsters raggiungono la casa di Jimmie, un amico di Jules. Là compare il cinico Mr. Wolf, spedito da Marcellus Wallace come risolutore di problemi. L’autovettura viene accuratamente pulita. Jules e Vincent cambiano i loro abiti, intrisi di sangue. I due gangsters raggiungeranno un coffee-bar. E’ lo stesso in cui Zucchino e Coniglietta tenteranno una rapina improvvisata. Mentre i clienti devono consegnare i loro portafogli, Jules riesce a trattenere la preziosa valigetta di Marcellus Wallace. Egli disarma Zucchino, e lo invita ad abbandonare la vita criminale. I due rapinatori usciranno mestamente dal coffee-bar, coi soldi nei portafogli (ivi compresi quelli di Jules).

Possiamo citare la filosofia estetica di Roland Barthes. Per lui, il mondo del gangster si manifesta tramite il caratteristico sangue freddodello sparo. Solitamente un incensurato riflette intorno al problema della morte, laddove questa ad esempio riguardi i suoi familiari, o (più astrattamente) se lui professa una fede religiosa. Ma il gangsterno. Egli ritiene che la morte sia unicamente lo schiocco del suo proiettile. Ove debba uccidere, il criminale moderno si limita a compiere un servizio professionale, senza gli idealismi. Egli non cerca neppure l’enfasi del duello personale, ancora presente nell’epopea del western (spesso in via idealistica). Il killer contemporaneo vuole soltanto sparare, nel modo più efficace e rapido. Nei film western, ad esempio, accade che la ripresa del duello finale s’allunghi nel tempo, acquisendo una valenza narrativa. Così, il regista indugia ad inquadrare l’espressione dei contendenti. Nel gangster-movie, invece, di frequente avviene che la vittima cada a terra proprio nel momento in cui il killer gli ha pronunciato la sua condanna del “Muori!”. L’uccisione letteralmente è il colpo da fuoco.

pulp fiction mr wolf

Nel film di Tarantino, il termine pulp (dal titolo) significa lurido. Il proiettile del gangster serve a risolvere un problema il più rapidamente possibile. Esteticamente, è qualcosa da percepire con grande cinismo. Sempre lo sporco (il lurido) s’accompagna alla trascuratezza. Lo lasciamo con troppa rapidità. Nel film di Tarantino, i criminali maneggiano le armi come se esse servissero a sporcare le loro vittime. La risoluzione del problema (ad esempio: il furto della valigetta, il tradimento del pugile, la rapina al coffee-bar, l’overdose di Mia, l’occultamento del cadavere in macchina ecc…) alla fine non lo ripulisce mai. Tutto il cinismo iniziale del killer sarà contraddetto. Sparare pare fin troppo facile, e l’uccisione avviene immediatamente. Invero, si percepirà che il “problema” non sia stato interamente risolto. Il cinismo del killer solo si sporcherebbe.

Il film Pulp Fiction conosce il sadismo, ad esempio nella cantina del cattivo poliziotto Zed. Visivamente, lo splatter ci pare più trattenuto. Massimamente, esso appartiene alla scena in cui Vincent deve salvare Mia, facendole un’iniezione d’adrenalina. Per il resto, solo dalle parole di Mr. Wolfs’apprenderà che la macchina dei criminali va ripulita (coi sedili sporchi di tessuto cerebrale). Può sembrare che la conclusione sporcata del mero proiettile si percepisca più astrattamente. Nella casa dei giovanotti traditori, uno di loro rischia d’ammazzare Jules e Vincent, sorprendendoli dal bagno. Ma i due si salvano, miracolosamente. Il giovanotto del bagno dunque ha sporcato il suo caricatore, senza prendere la giusta mira. L’episodio cambia profondamente Jules, che annuncia di voler abbandonare la vita criminale. Un risveglio personale che nasce dall’astrazione d’uno splatter (quando la scarica dei molti proiettili incredibilmente manco scalfisce il corpo). Jules è solito recitare un verso falsamente biblico, prima d’uccidere qualcuno. Là, si racconta a grandi linee che gli uomini malvagi minacciano di continuo quelli buoni (o timorati). La vendetta dei secondi sui primi sarebbe giusta. Se gli uomini conoscono pur sempre la malvagità, allora bisognerebbe adoperarla a vantaggio dei buoni. E’ così che Jules interpreta la sua criminale. Egli vuole redimere le vittime, uccidendole, convinto che loro prima abbiano peccato. E’ una visione chiaramente sporcata della misericordiae della provvidenzareligiosa. In fondo ogni criminale ripulisce qualcosa (lo sportello d’una banca, la cassaforte in casa, la valigetta coi diamanti ecc…) solo contro il suo legittimo proprietario.

Pulp Fiction

Alla fine del film, Jules sceglie d’abbandonare la vita criminale, convertito dal miracolo del caricatore inesploso su di lui. E’ significativo che lui reciti a Zucchino il verso “falsamente” biblico mentre lo tiene idealmente per mano. Pure il giovane rapinatore dovrà seguire il suggerimento di lasciare il crimine. E’ il momento in cui Jules tradisce l’autentico risveglio spirituale (attraverso il miracolo della sopravvivenza), razionalizzato dal cinismo sporcante per cui lui altro non faceva che la parte del malvagio. Dunque, nel film Pulp Fiction pare che il momento topico della sparatoria solo a prima vista si risolva freddamente. Forse, Mr. Wolf è davvero un risolutore di problemi (come recita la sua autopresentazione). Però, ricordiamoci che lui non ha bisogno di girare con la pistola. Consideriamo esteticamente lo pseudo-triello messicano al coffee-bar. Là, Coniglietta punta la pistola contro Jules, Jules punta la pistola contro Zucchino, Vincent punta la pistola contro Coniglietta. E’ così che la tensione della sparatoria rischia più apertamente di degenerare, allo sporco di se stessa. Conosciamo bene il triello messicano nel film di Leone Il buono, il brutto, il cattivo. Là, il regista scelse di aumentare la suspense, rallentando l’avvio degli spari, con le lunghe inquadrature sui volti.

Nel suo film Le iene, Tarantino usa il triello messicanoal massimo grado della pericolosità. Là, da un primo sparo subito seguono gli altri due, e così moriranno tutti. Nel film Pulp Fiction, lo pseudo-triellosi risolve apparentemente in modo positivo. Nessuno si fa ammazzare. Resta però il cinismo sporcante della redenzione in Jules, che contagerà anche Zucchino. La suspense(già cara agli spaghetti-western del film Il buono, il brutto, il cattivo) un po’ alla volta si fa annullare. Non la percepiamo tanto fra le pistole, bensì nel contenuto misterioso della valigetta (che Tarantino eviterà di svelarci). Jules, capendo che Zucchino e la fidanzata sono quasi dei dilettanti, in quanto a rapinare, ironizza apertamente contro di loro. Alla fine, la suspense della sparatoria si fa annullare. Simbolicamente, ciò accade tramite lo sporco nel portafoglio di Jules, riconoscibile dalla scritta “Brutto figlio di…”. Il gangster baratterà i suoi soldi col piccolo ladro, in cambio della valigetta (assolutamente da consegnare a Marcellus Wallace). Il portafoglio contribuisce a sporcare la suspense per il triello messicano.

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La regia di Tarantino si diverte a giocare contro la possibilità che noi vediamo qualcuno o qualcosa. Lo sparo di Vincent contro il giovanotto superstite sporcherà di sangue tutta l’automobile. Non vediamo la testa spappolata della vittima, ma essa determina l’obnubilamento dei due criminali, i quali dovranno cambiare il loro percorso, temendo d’incontrare la polizia. Spesso, Tarantino ci mostra il volto soltanto dalla nuca. Egli ama nascondere completamente il contenuto di qualcosa (dal bagagliaio, dalla valigetta, dalla porta chiusa ecc). La regia si diverte a sporcare la nostra visione. All’inizio del film, succede che Jules e Vincent abbiano un faccia a faccia su argomenti quasi filosofici. Tarantino li inquadra dentro un corridoio, sia in primo piano sia verso il punto di fuga. Il secondo caso serve esteticamente a mettere una patina percettiva sul primo, per così dire. Il gangster Jules, prima d’uccidere uno dei giovanotti, viene inquadrato distendendo il braccio minaccioso (con la pistola) verso di noi. E’ un modo per sporcare virtualmente lo schermo cinematografico, come passandoci sopra con la bomboletta spray. Quando Mia va drammaticamente in overdose, la sua testa dapprima barcolla e poi cade a terra, di profilo, occupando l’intera inquadratura. Pare che il busto della donna sia stato spazzolato. La testa a terra di Mia diventerà un grosso grumo di polvere (materialmente: di droga), ostruendo lo scorrimento normale dell’immagine filmica.

Pulp Fiction 20 anni dopo: Tarantino, Thurman e Travolta

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Pulp Fiction 20 anni dopo: Tarantino, Thurman e Travolta

A 20 anni dal suo trionfo al Festival di Cannes con la conquista della Palma d’Oro, Pulp Fiction e Quentin Tarantino, tornano a Cannes per celebrare uno dei film più amati della storia del cinema, sia da cinefili che da “spettatori comuni”, sia da critica che da pubblico. Un film che ha inaugurato un genere e che continuerà ad essere preso ad esempio addirittura sulle pagine dei libri di storia di cinema. Qui le foto scattate a Tarantino, e ai suoi due protagonisti Uma Thurman e John Travolta durante la serata di proiezione del film durante il Festival di Cannes 2014, con qualche bonus scene direttamente dal 1994.

Pulp Fiction è un film del 1994 diretto da Quentin Tarantino, con John Travolta, Uma Thurman, Samuel L. Jackson, Bruce Willis e Tim Roth. La pellicola rilanciò John Travolta, ormai in ombra da anni, e consacrò la giovane e già quotata Uma Thurman. Le interpretazioni di entrambi meritarono una candidatura all’Oscar rispettivamente per miglior attore protagonista e miglior attrice non protagonista. Anche Samuel L. Jackson ricevette la candidatura come miglior attore non protagonista. Il film si aggiudicò inoltre la Palma d’oro al festival di Cannes del 1994 e permise a Quentin Tarantino e Roger Avary di ottenere il premio per la miglior sceneggiatura originale agli Oscar del 1995, su ben 7 nomination, tra cui oltre a quelle già citate, quelle a miglior film, miglior regista e miglior montaggio.

Uscito il 14 ottobre 1994 negli Stati Uniti, arrivò nelle sale italiane il 16 dicembre dello stesso anno. In Italia il film venne inizialmente vietato ai minori di 18 anni, ma dal 1997 il divieto è stato abbassato ai minori di 14 anni, consentendo così la trasmissione tv in seconda serata. Il film è l’ultimo capitolo della cosiddetta “trilogia pulp” di Quentin Tarantino, preceduto da Le iene (1992) e Una vita al massimo (1993). L’American Film Institute lo ha posizionato al novantaquattresimo posto nella lista dei cento migliori film americani di tutti i tempi e settimo nella categoria gangster.

Puffin Rock – Il Film: recensione del film per famiglie

Puffin Rock – Il Film: recensione del film per famiglie

Le dolci e tenere pulcinelle di mare Oona e Baba e i loro amici Rudy e Vera debuttano al cinema con una nuova commovente avventura raccontata in Puffin Rock – Il Film (Titolo originale Puffin Rock and the New Friends). La pellicola d’animazione per famiglie diretta da Jeremy Purcell – e tratta dalla pluripremiata serie Netflix per bambini creata da Tomm Moore, Lily Bernard e Paul Young – uscirà nelle sale cinematografiche italiane il 4 gennaio 2024, distribuito da Adler Entertainment.

Puffin Rock – Il Film Trama

“È un’altra splendida mattina sull’isola delle pulcinelle di mare…” dice l’iconica voce dell’attore Chris O’Dowd, narratore anche dell’originaria celebre serie TV Netflix. Sulla graziosa e pittoresca isola irlandese di Puffin Rock, Oona vive felicemente insieme alla sua famiglia di pulcinelle, trascorrendo i suoi giorni a giocare con l’adorabile e irresistibile fratellino Baba e i suoi simpatici amici Rudy e Vera.

Un giorno Oona e Baba accolgono con entusiasmo tre nuovi abitanti dell’isola: le due giovani pulcinelle di mare Isabelle e Phoenix, fuggite da una pericolosa tempesta che ha spazzato via la loro casa, e la timida lontra Marvin, arenata sulle coste di Puffin Rock dopo essersi persa in mare. Ma l’equilibrio dell’isola viene improvvisamente compromesso: l’ultimo prezioso uovo di pulcinella è stato rapito e, come se non bastasse, ora la minacciosa tempesta sta avanzando verso la loro isola. Mentre cercano dunque di prepararsi all’imminente maltempo, presto tutta la comunità si ritrova a dover indagare sull’ovetto scomparso e a salvarlo prima che sia troppo tardi. È così che con solidarietà, affetto e determinazione, gli isolani di Puffin Rock si uniscono per scoprire il colpevole e mettere al sicuro il piccolo, affrontando i pericoli della natura e proteggendosi l’un l’altro, proprio come farebbe una grande famiglia.

“Riusciranno i coraggiosi abitanti di Puffin Rock a salvare il piccolo uovo?”

Puffin Rock – Il Film. In foto Oona, Baba, Isabelle, Phoenix.

Amici pulcinelle, amici per le penne!

È evidente quanto lo studio cinematografico di film d’animazione Cartoon Saloon (soprannominato lo “Studio Ghibli irlandese”), affiancato dal pluripremiato studio creativo Dog Ears, si sia impegnato molto per realizzare questo lungometraggio per grandi e piccini. Infatti, con una buona dose di dolcezza, avventura e ottimismo, Puffin Rock – Il Film rielabora la bellezza della serie – già prodotto di punta nel vasto catalogo Netflix dedicato ai bambini under 10 – per donare alle famiglie una nuova arricchente esperienza, quella della sala cinematografica.

Come afferma la Penguin Books, che ha partecipato alla realizzazione della pellicola, la vita a Puffin Rock è un viaggio educativo affettuoso e divertente, che mostra sia la meraviglia della natura irlandese che la ricchezza della gentilezza e dell’aiuto reciproco. Attraverso una deliziosa e artistica animazione che li differisce dai comuni prodotti animati per bambini, le avventure di Oona e Baba celebrano l’amore per la natura selvaggia, il valore dell’amicizia e della famiglia, l’importanza dell’appartenenza e del coraggio.

Nel film di Jeremy Purcell, sceneggiato da Sara Daddy, Oona non è più la principale protagonista come accade nella serie televisiva: a Oona si affianca e contrappone ora la tanto diffidente quanto buona e dolce Isabelle, la giovane pulcinella di mare che deve accettare a malincuore un nuovo inizio, una nuova vita. Ma nonostante Isabelle abbia nostalgia di casa, la timida pulcinella – con l’aiuto dei suoi nuovi e travolgenti amici – farà riflettere il pubblico su cosa rende un luogo “casa” e al suo profondo significato: un posto, cioè, sicuro, talvolta caotico e affollato, dove affetto, amore, rispetto e protezione sono alla base di tutto.

Con la sua disarmante essenzialità, adatta a un pubblico di età prescolare, il vivace e colorato Puffin Rock – Il Film è, in conclusione, un’emozionante e commovente avventura per famiglie che, proprio come l’originaria serie tv del 2016, tanto ha da insegnare ai più piccoli e tanto ha da ricordare ai più grandi.

Puffi 2: ecco il teaser poster

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Puffi 2: ecco il teaser poster

Dopo il grande successo de I Puffi, ecco il teaser poster de I Puffi 2, sequel atteso dal pubblico dei più giovani che racconta le avventure dei simpatici omini blu. Il film diretto da Raja Gosnell sarà interpretato di nuovo da Neil Patrick Harris in carne e ossa, mentre nella versione originale avrà le voci di Christina Ricci, Anton Yelchin e Katy Perry.

Ecco il poster:

Puffetta per …. Harper’s Bazaar!

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Harper’s Bazaar ha realizzato un servizio fotografico di moda con protagonista una modella d’eccezione! Si tratta di Puffetta

Public Enemies

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Psycho: tutte le curiosità sul film di Alfred Hitchcock

Psycho: tutte le curiosità sul film di Alfred Hitchcock

Pochi film nella storia del cinema possono vantare la fama eterna di Psycho (qui la recensione), il capolavoro del 1960 diretto dal maestro del brivido Alfred Hitchcock. Tratto dall’omonimo romanzo di Robert Bloch (basato a sua volta sulle reali vicende del serial killer Ed Gein), questo è indiscutibilmente uno dei titoli più famosi del regista, nonché il suo maggior successo commerciale. Psycho è però anche un vero e proprio film spartiacque nella storia del cinema e del genere thriller, avendo introdotto una serie di caratteristiche narrative e tecniche che tanto all’epoca quanto ancora oggi non mancano di stupire e lasciare con il fiato sospeso.

Rimasto affascinato dal racconto, Hitchcock acquisì personalmente i diritti su questo ed ordinò di far sparire tutte le copie in circolazione al fine di preservare la sorpresa che il film avrebbe dovuto suscitare nei suoi colpi di scena. Egli si trovò poi a dover girare Psycho in tempi stretti e con pochi soldi per via del rifiuto della Paramount a finanziare un’opera tanto scabrosa. Ad aver ragione sul potenziale del film fu naturalmente Hitchcock, che grazie anche ad una forte strategia di marketing vide Psycho guadagnare oltre 50 milioni di dollari a fronte di un budget di appena 800 mila.

Il successso di Psycho lo portò negli anni ad avere anche tre sequel, uno spin-off, una serie televisiva e un remake shot-for-shot. Naturalmente per nesssuna di queste opere fu possibile replicare la magia del primo film, che tra tecniche di messa in scena di narrazione è ancora oggi un capolavoro insuperabile. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla tecnica cinematografica. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Psycho: la trama del film

Protagonista del film è la bella e giovane Marion Crane, segretaria di un’agenzia immobiliare. Al di là del lavoro, la donna intrattiene una relazione segreta con Sam Loomis, con il quale sogna un giorno di poter scappare e incominciare una nuova vita. L’occasione si presenta quando il suo datore di lavoro le affida una valigetta con 40 mila dollari da depositare in banca. Impulsivamente, Marion decide di partire per tutt’altra destinazione con il denaro. Non sapendo ancora dove recarsi e nascondersi dalle autorità che intanto la cercano, finisce per imbattersi nello sperduto Bates Motel, dove viene accolta dal proprietario Norman Bates, il quale sembra vivere lì da solo con l’anziana madre. Soggiornare lì, sarà per Marion l’inizio di un terribile incubo.

Psycho: il cast del film

Per il ruolo di Marion Crane, Hitchcock scelse l’attrice Janet Leigh, già nota per diversi film dagli anni Quaranta in poi. Il suo coinvolgimento nel film durò per tre settimane, una delle quali la vide impegnata a girare la sola scena della doccia. Per la sua interpretazione, la Leigh fu poi candidata al premio Oscar. Per il ruolo di Norman Bates, invece, la prima e unica scelta di Hitchcock fu l’attore Norman Bates. Sia lui che la Leigh vennero poi identificati per il resto della loro carriera con i loro ruoli in Psycho, ma ciò non fu per loro una scocciatura, poiché il film contribuì a renderli famosissimi e ricordati. Nel film si ritrova poi l’attrice Vera Miles nel ruolo di Lila Crane, sorella di Marion, mentre John Gavin è l’amante Sam Loomis. Martin Balsam è invece il detective Milton Arbogast.

Psycho cast

Psycho: le tecniche cinematografiche e la scena della doccia

Gran parte della storia di Psycho, come tipico del cinema di Hitchcock, è raccontata attraverso l’immagine, la composizione e la messa in scena. Guardando il film, infatti, si noterà che qusto abbonda di linee verticali e orizzontali che tagliano in due lo spazio. Grazie a ciò, Hitchcock sottolinea la scissione e il conflitto vissuto tanto dai personaggi quanto dagli spettatori che seguono le loro gesta. I personaggi di Norman Bates e Marion Crane, in particolare, sono spesso circondati di specchi, suggerendo così la loro personalità divisa e, nel caso di Norman, l’elemento del doppio. In ultimo, Hitchcock sceglie di avvalersi del bianco e nero, sottolineando attraverso il contrasto tra chiari e scuri la drammaticità della vicenda.

Per quanto riguarda la celebre scena della doccia, questa dura appena 45 secondi, ma fu necessaria per realizzarla un’intera settimana di riprese e circa 72 posizioni diverse della macchina da presa. Per le 35 inquadrature che compongono l’accoltellamento, Hitchcock si avvalse di un montaggio serrato che, se da una parte non mostra nulla di esplicito, dall’altra lascia perfettamente immaginare cosa stia accadendo e il ritmo frenetico non fa che aumentare la paura del momento. Originariamente, inoltre, la scena era stata pensata come priva di musica. Dopo aver ascoltato la composizione di Bernard Hermann, comprendente i celebri archi stridenti che somigliano a grida umane, Hitchcock decise di utilizzarla immediatamente.

Psycho: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

 È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Psycho è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili, Apple iTunes e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 21 agosto alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

Psycho: recensione del film di Alfred Hitchcock

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Psycho: recensione del film di Alfred Hitchcock

Psycho è il film culto del 1060 diretto da Alfred Hitchcock e con protagonisti nel cast Anthony Perkins, Janet Leigh, Vera Miles, John Gavin, Martin Blasam.

 

Alfred Hitchcock è senza dubbio il Re dei film gialli. Molti di questi sfociano nel genere thriller, lasciando lo spettatore in balia dell’inquietudine e della suspance. Aiutato in ciò da una pellicola in bianco e nero che dà ai suoi lungometraggi un maggiore alone di mistero.

PsychoTra i suoi film, Psycho è forse il più conosciuto. Benché sia uscito nel 1960, turbando milioni di americani e venendo perfino censurato per diversi anni in vari Paesi, questo film è tutt’oggi insuperato. Le tecnologie moderne non potranno mai colmare quell’aura di mistero che con pochi trucchi il regista inglese sapeva dare ai suoi film.

Un’impiegata di una società immobiliare, Marion Crane, sogna un futuro migliore con il suo compagno, Sam, e così fugge con 40 mila dollari di un cliente anziché depositarli in cassaforte. Si dirige con l’auto verso il suo compagno, venendo anche pedinata da un’inquietante poliziotto che ha dei sospetti su di lei. Dato il forte temporale in corso, decide di passare la notte in un Motel. Viene accolta da uno strano receptionist, che pare non andare d’accordo con la madre.

Psycho è un film thriller del 1960 diretto da Alfred Hitchcock, tratto da un romanzo di Robert Bloch del 1959. Candidato a quattro Oscar, nel 1992 è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Il film venne girato negli Universal Studios di Hollywood dalla fine di novembre del 1959 fino al 1 febbraio del 1960. Non si sa ancora con certezza perché, nel titolo italiano, la ‘h’ sia scomparsa, diventando Psyco. Il film fu una miniera d’oro per la Universal: girato con un budget di 800.000 dollari, incassò 40 milioni. Per le riprese Hitchcock si avvalse della troupe della serie tv Alfred Hitchcock Presenta per risparmiare tempo e denaro. Pochi, malgrado il successo commerciale, i riconoscimenti ottenuti dal lungometraggio: 1 Golden Globe 1961: miglior attrice non protagonista (Janet Leigh) e 4 nominations ai Premi Oscar 1961.

altAnche in Psycho, non può mancare il solito brevissimo cameo del regista: con in testa un cappello texano, fa la sua apparizione sul marciapiede davanti alla società dove lavora la protagonista Marion. La scena del film passata alla storia è senza dubbio quella della doccia; la quale, si racconta, spaventò milioni di spettatori, che non volevano più compiere quell’atto elementare timorosi che qualcuno arrivasse con un coltello dietro le loro spalle. Pare che il film sia proprio in bianco e nero per ovviare alla scena del sangue, ed evitare censure.

Il liquido che scorre nella doccia è cioccolato fuso. Inizialmente Hitchcock voleva che la scena non fosse accompagnata da commento musicale, ma Bernard Herrmann (autore della colonna sonora anche di Taxi Driver) gli fece cambiare subito idea dopo avergli fatto ascoltare una sua composizione. Fortunatamente se ne convinse. Furono apportate molte modifiche alla scena in cui Marion Crane appare già morta sul bordo della vasca da bagno col viso sul pavimento, perché durante le anteprime, quindi a pellicola quasi ultimata, la moglie di Hitchcock, Alma Reville, fu l’unica ad accorgersi che si poteva vedere l’attrice Janet Leigh respirare. Per girare i 45 secondi della scena della doccia, su uno storyboard di Saul Bass, occorsero sette giorni di lavorazione, 72 posizioni della macchina da presa ed una controfigura per Janet Leigh. L’accoltellamento dura 22 secondi, per un totale di 35 inquadrature. In nessuna delle numerose scene montate per l’omicidio nella doccia si può vedere il coltello affondare nel corpo di Marion; è il montaggio serrato che fa supporre allo spettatore quello che non si vede.

Altre ancora sono le curiosità. Durante le riprese dell’arrivo di Marion Crane al Motel Bates, in cui la sceneggiatura aveva previsto un forte temporale (simulato), Hitchcock si accorse che sullo sfondo si intravedeva la Luna. Alcuni degli attrezzisti dovettero coprirla con delle pertiche e dei drappi neri seguendone lo spostamento nel cielo. Ancora, Hitchcock decise di strutturare il film facendo uccidere la protagonista Marion a un terzo dall’inizio, cosa che non capitava normalmente nel cinema classico, ma che rese l’assassinio della donna ancora più sorprendente e inaspettato. È per questo motivo che il regista insistette inoltre per vietare l’ingresso in sala al pubblico e ai critici dopo l’inizio del film, per concentrare l’attenzione dello spettatore sull’importanza del denaro sottratto e per rendere più forte la scena dell’assassinio, affinché costituisse una sorpresa assoluta.

Qualche aneddoto riguarda anche Casa Bates: l’inquietante abitazione posta su un colle e dalla quale si ode la voce stridula della mamma di Norman, compare in un episodio de La Signora in Giallo, con un omicidio simile a quello del film. Nell’episodio della terza stagione del telefilm “Supercar Un gorilla a Los Angeles” sono presenti molti riferimenti al film, tra cui la stessa casa Bates.

Il personaggio psicopatico di Norman Bates è ispirato alla figura di Ed Gein che, nel periodo tra il 1947 e il 1957, uccise due persone nella zona di La Crosse e Plainfield (Wisconsin), creando decorazioni casalinghe con i resti delle vittime. La sua figura viene ripresa anche in altri tre film: ne Il silenzio degli innocenti dove è rappresentato dal personaggio di Jame Gumb (detto Buffalo Bill e interpretato da Ted Levine), in Deranged, rappresentato dal personaggio Ezra Cobb (detto Macellaio di Woodside e interpretato da Robert Blossom) e in Non aprite quella porta (1974) dove è rappresentato dal personaggio Leatherface, interpretato da Gunnar Hansen. In Psycho, Norman Bates è un appassionato impagliatore di uccelli. Alcuni di questi fanno subito pensare ai minacciosi volatili del film Gli uccelli, sempre di Hitchcock. Poiché Gli uccelli uscì tre anni dopo “Psycho“, Hitchcock potrebbe aver già avuto in mente di realizzare questo film. Nell’inquadratura finale, quella che ritrae Norman Bates sorridente, si può notare la sovrapposizione sul suo volto di una figura simile al teschio della madre: questo fu uno dei primi “messaggi subliminali” inseriti in un film per aumentare il senso di orrore trasmesso dal personaggio.

Psycho: recensione del film di Alfred Hitchcock

Il film ha avuto anche un remake nel 1998. Il regista Gus Van Sant Jr., nominato come miglior regista due volte all’Oscar, la prima per Will Hunting, Genio ribelle nel 1998 e la seconda per Milk nel 2009, ed ha vinto il premio per la miglior regia e la Palma d’oro al Festival di Cannes 2003 per Elephant, inoltre con Paranoid Park ha vinto il Premio speciale per il 60º Festival di Cannes e per l’insieme dell’opera. Van Sant ha seguito minuziosamente il film originale, attenendosi totalmente ad esso. Non si è fatto mancare neppure il cameo, posizionandosi nello stesso posto di Hitchcock.

Le differenze rispetto all’originale comunque sono diverse, sebbene trattasi di particolari: innanzitutto, l’azione è spostata dall’originale 1960 al contemporaneo 1998, forse per giustificare il passaggio dal bianco e nero al colore: un altro aggiustamento “cronologico” è la somma di denaro, che dai 40’000 dollari del primo film si decuplica diventa 400’000, decisamente più credibile nel 1998. Poi, la versione di Van Sant è decisamente più esplicita di quella di Hitchcock: nella scena iniziale, per esempio, Sam (Viggo Mortensen) è mostrato completamente nudo a letto con Marion, mentre nell’originale erano in piedi, lui indossava i pantaloni e veniva solo suggerito che i due avessero fatto sesso. Allo stesso modo, nella scena in cui Norman spia Marion mentre si spoglia, si capisce chiaramente che nel farlo si masturba, cosa che non avveniva nella prima versione. Ancora, nella scena dell’uccisione di Arbogast, Norma/Norman colpisce quest’ultimo non con una, bensì con numerose coltellate per farlo cadere dalle scale.

PsychoLa scena della scoperta del cadavere di Norma e della susseguente rissa è poi decisamente diversa: la cantina è molto più grande di quella della prima versione, nella quale non c’era nemmeno il laboratorio da impagliatore di Norman; l’apparizione di Norman travestito è più lenta e la rissa molto più lunga e violenta, mentre nel 1960 si vedeva solo Sam che toglieva a Norman parrucca e vestito. Infine, Van Sant ha inserito di sua iniziativa delle brevissime immagini subliminali, fotogrammi “nascosti” all’interno delle scene clou (i due omicidi e la scoperta del cadavere): quando Marion viene uccisa, si vedono immagini di una violenta tempesta, quando viene ucciso Arbogast si vede prima una donna nuda con una maschera sul volto e poi quella di un vitello nel mezzo di una strada, ed infine quando viene scoperta Norma Bates, si vedono delle colombe volare via.

Oltre ad un remake, il lungometraggio ha avuto anche 3 sequel:  nel 1982, nel 1986 e nel 1990. Il primo, Psycho II, diretto da Richard Franklin, ebbe anche un inaspettato successo ai botteghini. Nel sequel, lo psicopatico protagonista del primo film, Norman Bates, esce dall’istituto psichiatrico ritenuto ormai guarito 22 anni dopo. Ma tornato a casa, risente la voce della madre e riprende la sua vita turbata. Il suo personaggio è interpretato sempre da Anthony Perkins. Alcune curiosità legate al film: lo pseudonimo che Meg Tilly usa nel film, Mary Samuels, è ispirato a quello con cui Janet Leigh si registra in Psyco nel motel Bates. Il set originale della casa e del motel Bates è stato appositamente ricostruito per le riprese. Il regista Richard Franklin, emula il maestro Hitchcock anche in fatti di cameo: è l’uomo seduto al gioco da bar nella tavola calda dove lavora Norman. Infine, in una scena Norman vuole dare a Mary la stanza numero 1. È la stessa in cui è avvenuto l’orrendo omicidio nella doccia del primo film.

Meno successo ebbe il terzo episodio, Psycho III, che risente un po’ dell’inevitabile ripetitività. Diretto dallo stesso attore protagonista, Anthony Perkins, ancora nel ruolo di Norman, vede quest’ultimo riprendere il suo lavoro e innamorarsi di una ex-suora che contraccambia il suo amore. Ma esso sarà ostacolato di nuovo dall’istinto di sdoppiare la sua personalità e a tenere il cadavere impagliato della madre che lo induce ad uccidere i suoi clienti fino ad uscire nuovamente completamente di senno. Vediamo anche per questo episodio alcune curiosità. Anthony Perkins, che s’assunse come detto anche la responsabilità della regia, decise di tornare con questo terzo capitolo alle atmosfere dello Psyco originale, distaccandosi quindi dalle situazioni splatter del precedente Psycho II (1983). Perkins voleva che l’attore Jeff Fahey apparisse completamente nudo nella scena dell’incontro fra Duke e Red, ma lui rifiutò perché non si sentiva a suo agio davanti alla telecamera. Il regista e attore cercò di convincere la Universal a girare il film in bianco e nero, ma la casa di produzione si oppose. Nella parte della “madre” di Bates compare lo stuntman Kurt Paul, ma nella scena finale, quando Norman è vestito da donna, è Perkins a interpretarla. Kurt Paul ha interpretato Norman Bates nel film TV Il motel della paura.

Il quarto invece (Psycho IV) è un film per la televisione diretto da Mick Garris, incentrato sull’infanzia del pluriomicida Norman Bates. Quest’ultimo racconta la sua infanzia passata con la perfida madre, rivivendo ogni momento di quel tragico periodo ad una stazione radiofonica, e presto tornerà a minacciare ancora. Il film fu girato nel giugno del 1990 agli Universal Studios Florida a Orlando (Florida). La facciata del Bates Motel e la casa sono state ricreate nel parco a tema. Dopo le riprese, la facciata del Bates Motel fu utilizzata per un labirinto stregato durante la Halloween Horror Nights del 1993 intitolata “The Psycho Path Maze”. I set furono demoliti nel 2000 per la costruzione del campo giochi “Curious George Goes to Town”. Durante la prima trasmissione del film fu Janet Leigh, interprete del film originale, a presentarlo.

Psycho: il montaggio della suspense realizzato da Hitchcock

Psycho: il montaggio della suspense realizzato da Hitchcock

Psycho, iconico film del maestro della suspense Alfred Hitchcock, è tornato nelle sale dal 10 al 12 ottobre, restaurato in 4k dalla Cineteca di Bologna. La pellicola, realizzata nel 1960, è considerata il prodotto più riuscito del regista, nonché quello con il maggiore successo commerciale.

La storia ruota attorno ad una donna, Marion Crane, interpretata da Janet Leigh, che dopo aver rubato un’ingente somma di denaro, finisce in un motel gestito da Norman Bates, un giovane dall’aspetto inquietante.

Se si pensa a Psycho, le sequenze di Marion nella doccia sono quelle che per prime affiorano alla mente, ancora prima di qualsiasi altro momento del film. L’impatto visivo scaturito da un montaggio esperto, ha fatto sì che quella scena diventasse “La Scena” del genere thriller per eccellenza. Ma come ha fatto il regista a creare un momento che è rimasto impresso nella storia del cinema hollywoodiano? Molti non sanno che l’ansia generata da quelle immagini e la forte suspense di cui sono pregne derivano dai famosi jump cut, tipici del cinema moderno, e altro non sono che un montaggio “a salti”.

Psycho, i falsi raccordi di Hitchcock

Il cineasta nei suoi lungometraggi gioca molto sull’attesa, elemento chiave delle sue rappresentazioni cinematografiche, che suscita una certa apprensione in chi fruisce. Per Hitchcock, l’elemento fondamentale che veicola la diegesi non è la sorpresa, era la suspense. Poiché era proprio questa che teneva gli occhi incollati allo schermo. Era lì che si giocava tutta la partita: lo spettatore sapeva cosa sarebbe successo a breve, e ne era angosciato.

Per sviluppare la scena della doccia in Psycho, momento emblematico dell’intero lungometraggio, Hitchcock prese “in prestito” da Godard – si fa per dire – proprio i falsi raccordi (jump cut). Il regista però operava nel periodo più florido del cinema classico, indi per cui il modo di rappresentare la scena attraverso questi “salti” strideva parecchio con il montaggio tipico del modello predominante dell’epoca, che era molto più pulito e ordinato. Ma a differenza del cineasta francese, che ne faceva uso per andare controcorrente, lui se ne servì per innescare il senso di inquietudine che i fotogrammi antecedenti l’omicidio dovevano trasmettere.

La famosa scena dell’omicidio di Psycho

La sequenza di Marion sotto la doccia ha due falsi raccordi: le inquadrature della donna sono veramente poco differenziate l’una dall’altra, e restituiscono quasi una sensazione di “spaesamento”, oltre che di estrema suspense. L’unico modo per provocarla era dare allo spettatore delle immagini estranee a quelle a cui il cinema classico lo aveva abituato. L’uso, in questo caso, del jump cut fu in grado di rilasciare tutta l’inquietudine necessaria per passare ai beat successivi.

Hitchcock in Psycho riuscì a ricorrere a questo particolare montaggio in maniera veramente eccezionale, preparando lo spettatore a quello che sarebbe accaduto di lì a poco: l’omicidio vero e proprio. Il tutto fu realizzato continuando con questo montaggio fuori dall’ordinario. La durata di ogni inquadratura mentre il delitto si consuma è, infatti, inferiore al secondo. Ciò che ne scaturì fu una frenetica successione di inquadrature spiazzanti, che portarono al tempo (ma anche adesso) ad un ricezione molto più forte delle immagini, provocando maggiore shock nello spettatore.

Nella storia del cinema, Psycho rappresenta un autentico labirinto di angoscia. La bravura di Alfred Hitchcock è stata proprio nel scandirlo grazie al suo straordinario lavoro fatto di un montaggio peculiare, minuzioso e prorompente. Un maestro del brivido degno di essere chiamato tale assieme al suo capolavoro immortale.

Psycho: chi ha diretto la scena della doccia?

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Psycho: chi ha diretto la scena della doccia?

Ha sovvertito i canoni del genere, ha ridefinito la rappresentazione della violenza al cinema, ha segnato l’anno zero da cui è partito un altro modo, mai visto prima, di raccontare l’horror e il thriller. E’ una breve, intensa e celeberrima scena della storia del cinema: l’omicidio di Marion Crane sotto la doccia in Psycho.

psychoIl sito thefilmstage getta sulla celeberrima scena della pellicola di Alfred Hitchcock un’ombra lunga e misteriosa: chi ha diretto la scena della doccia? Sappiamo che Hitch è stato un uomo geniale, che ha inventato il cinema moderno quando si faceva ancora cinema classico, eppure pare che la scena non sia tutta farina del suo sacco. C’entra, nella questione, lo zampino di Saul Bass, disegnatore dei titoli per i più grandi film hollywoodiani degli anni ’50 e ’60; il disegnatore infatti collaborò a Psycho in qualità di storybordista, e ha dichiarato che Alfred gli diede massima libertà di scegliere angolazioni e inquadrature nella scena in questione. Questo però non combacia con il modus operandi classico di Hitch, che amava avere sempre tutto sotto controllo. La stessa Janet Leigh protagonista della scena, si trovò più volte a sminuire l’apporto di Bass alla realizzazione della scena della doccia.

Tuttavia Bass ha dichiarato che lo stesso Alfred lo incaricò di gridare i celebri “Motore, azione!” che davano inizio alle riprese e quindi resta davvero in dubbio la paternità di questo altissimo momento di cinema. E se pure dovesse essere che il Maestro abbia fatto fare ad altri, questo diminuirebbe la sua genialità?  Quello che pensiamo è che, come in tutti i grandi capolavori, e come nel cinema in generale, il risultato finale sia frutto di collaborazione, così è sempre stato e così è stato sicuramente per la scena della sfortunata doccia di Marion.

Fonte: TFS

Psycho, la spiegazione del finale e il suo “reale” significato

Psycho, la spiegazione del finale e il suo “reale” significato

Psycho, il classico thriller del 1960 del regista Alfred Hitchcock, contiene uno dei migliori e più famosi colpi di scena di tutti i tempi, che esaminiamo in dettaglio. Il curriculum di Hitchcock è costellato di film incredibili, ma Psycho potrebbe essere il suo più famoso e probabilmente quello che anche le persone che generalmente non guardano i vecchi film horror hanno visto con maggiore probabilità. Ciò è dovuto in parte al fatto che Psycho ha generato un franchise, con Anthony Perkins che è tornato a interpretare Norman Bates in tre sequel. Psycho ha anche avuto una presenza più recente nella cultura pop grazie all’acclamata serie Bates Motel di A&E.

Psycho è per molti versi una sorta di precursore del sottogenere dei film slasher, in quanto si concentra su una serie di omicidi commessi al Bates Motel da un aggressore sconosciuto al pubblico fino alla fine del film. Molti dei primi slasher hanno scelto di mantenere i loro assassini un mistero fino all’atto finale del film, come l’originale Venerdì 13, Sleepaway Camp e Buon compleanno a me.

Se è vero che le basi del finale di Psycho sono note ai più per osmosi culturale, non si può non sottolineare quanto alcuni concetti fossero rivoluzionari all’epoca. Hitchcock ordinò addirittura ai cinema di non far entrare gli spettatori dopo l’inizio del film, per preservare i suoi colpi di scena.

Norman Bates è davvero l’assassino

Un cambiamento apportato da Hitchcock nell’adattare il romanzo Psycho di Robert Bloch in un film fu quello di rendere Norman Bates più simpatico e attraente. Hitchcock affidò il ruolo al giovane emergente Anthony Perkins, allora noto per aver interpretato personaggi sani e simpatici. Perkins ha infuso in Norman un calore e una timidezza che hanno fatto sì che il pubblico dell’epoca non sospettasse mai che fosse lui l’assassino. Naturalmente, mentre l’instabile “madre” di Norman viene presentata come l’assassino, verso la fine si scopre che Norman è lui stesso l’assassino, colui che ha fatto a pezzi Marion Crane (Janet Leigh) nella doccia durante la scena più famosa di Psycho e che ha mandato giù dalle scale il detective Arbogast ferito. Norman li ha comunque uccisi fisicamente, mentalmente è tutta un’altra storia.

Spiegazione del finale di Psycho: Norman Bates ha due personalità distinte

Psycho

Sebbene sia stata la mano di Norman Bates a stringere l’arma del delitto durante l’uccisione della madre, per quanto ne sappia, non è colpa sua. Come spiegato a lungo da uno psichiatra nella conclusione di Psycho, Norman non si limita a indossare i vestiti della madre defunta e a uccidere le persone, ma ha un’intera seconda personalità in cui crede di essere davvero sua madre.

Questo fenomeno veniva definito “personalità multipla”, ma oggi è clinicamente noto come Disturbo Dissociativo dell’Identità. Sfortunatamente, l’identità della madre diventa sempre più dominante nel corso del tempo, al punto che Norman stesso sembra completamente scomparso alla fine. Come riveleranno i film successivi, ciò è dovuto al comportamento emotivamente e fisicamente violento di Norma Bates, che coltivava una relazione quasi incestuosa con il figlio e lo faceva sentire in colpa per aver provato sentimenti sessuali. Così, quando Norman si eccita, non riesce a gestire la situazione e la madre emerge per uccidere l’oggetto del suo desiderio, come Marion.

Il tema dell’identità

Il monologo dello psichiatra prepara l’inquadratura finale, cruciale, per spiegare come ci si possa identificare – e credere temporaneamente, e a volte permanentemente, di essere un’altra persona. La questione dell’identificazione è così cruciale in Psycho e agisce come una sorta di metafora della stessa spettatorialità.

Parte dell’orrore dell’omicidio di Marion deriva dal fatto che fino a quel momento ci siamo identificati così strettamente con lei; il suo desiderio di pagare i debiti del fidanzato e di stare con lui, di ricominciare, di essere felice. È per questo che, in parte, il suo omicidio è uno shock così orribile. “Mai”, scrive il critico Robin Wood nel libro Hitchcock Films Revisited, “l’identificazione è stata interrotta così brutalmente”. Eppure, non molto tempo dopo l’omicidio di Marion, ci identifichiamo con Norman, in modo orribile, e a volte, contro il nostro giudizio, facciamo il tifo per il suo successo.

Film thriller horror da vedere assolutamente
Psycho di Alfred Hitchcock

Dopo aver ucciso Marion, Norman mette il suo corpo nel bagagliaio della sua auto e affonda il veicolo in una palude vicina. C’è un momento di suspense in cui l’auto indugia sulla superficie dell’acqua e noi spettatori, con grande sorpresa, ci ritroviamo a fare il tifo per Norman. Hitchcock ha definito questa inclinazione un “istinto naturale” e ha notato che il pubblico ha provato un fugace senso di sollievo quando l’auto è finalmente affondata.

Il tema dell’identità, ovviamente, ricorre in tutti i film di Hitchcock. Molti dei suoi film, come North By Northwest (1959) e L’uomo sbagliato (1956), seguono una struttura simile: le autorità accusano l’uomo sbagliato di un crimine, l’uomo fugge o si costituisce alle autorità e poi deve dimostrare la sua innocenza. In Psycho, però, la crisi di identità si estende anche a noi spettatori. Per Wood, l’inquadratura finale di Norman Bates ci permette di “vedere le potenzialità oscure che ci sono in tutti noi”.

Alfred Hitchcock ha dichiarato che, nel creare Psycho, mirava a far suonare il pubblico “come un organo”. Guardando Psycho, Hitchcock prende il controllo del pubblico proprio come la Madre prende il controllo di Norman, ci invita nel mondo che ha creato e ci mostra esattamente le immagini che vuole che vediamo. Guardando l’inquadratura finale, siamo invitati a riflettere sulle implicazioni della nostra stessa spettatorialità, sul nostro desiderio condiviso di essere contemporaneamente noi stessi e qualcun altro, proprio come Norman e la Madre.

PS I Love You: il film con Hilary Swank avrà un sequel

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PS I Love You: il film con Hilary Swank avrà un sequel

PS I Love You è riconosciuta universalmente come una delle commedie romantiche più commoventi e strappalacrime della storia del cinema recente. Adesso, la storia e i personaggi che hanno fatto innamorare, sognare e piangere un’intera generazione si prepara a tornare sul grande schermo grazie ad un sequel.

Il film originale, uscito nel 2017 e diretto da Richard LaGravenese, era tratto tratto dall’omonimo romanzo di Cecelia Ahern e aveva come protagonisti il premio Oscar Hilary Swank e Gerard Butler. La storia era incentrata su Holly, una vedova che scopre che il suo defunto marito le ha lasciato 10 messaggi contenenti altrettanti consigli con l’obiettivo di aiutarla a superare il dolore ed iniziare così una nuova vita.

Adesso, come riportato da Variety, apprendiamo che la Alcon Entertainment ha ufficialmente acquistato i diritti di sfruttamento di “Postscript“, sequel del romanzo originale della Ahern. Il seguito è ambientato sette anni dopo gli eventi narrati nel primo libro e vede la sorella di Holly chiedere alla protagonista di raccontare la sua storia – quella narrata in PS I Love You – all’interno del suo podcast.

Il romanzo sequel è uscito lo scorso anno. In Italia è edito col titolo “Il club di PS I Love You”. Di seguito potete leggere la sinossi ufficiale:

“Sono passati sette anni dalla morte di suo marito Gerry, e Holly Kennedy ha finalmente ritrovato un po’ di serenità. Ora che ha un nuovo lavoro e una persona speciale è entrata nella sua vita, è ben decisa a lasciarsi il passato alle spalle e a guardare avanti, sempre e soltanto avanti. Ma quando scopre che la storia sua e di Gerry ha ispirato la nascita di uno strano fan club, il ricordo dei momenti più disperati minaccia di tornare a inghiottirla. Solo accettando di aiutare i membri del club “P.S. I love you” a dire addio a coloro che amano, Holly potrà capire che cosa desidera veramente. E scoprire il vero significato delle parole ricordo, passato, amore. E, soprattutto, futuro.”

Proxima Midnight: rivedremo il personaggio nel futuro del MCU?

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Proxima Midnight: rivedremo il personaggio nel futuro del MCU?

L’attrice Carrie Coon ha dichiarato che il personaggio di Proxima Midnight potrebbe tornare nel MCU, nonostante lo stesso sia morto in Avengers: Infinity War. Proxima Midnight, uno dei membri dell’Ordine Nero di Thanos (Josh Brolin), ha lavorato principalmente in tandem con Gamma Corvi. Tuttavia, come il resto della squadra, anche lei è andato incontro alla morte alla fine del cinecomic del 2018 di Anthony e Joe Russo.

A causa dell’enorme numero di personaggi presenti in Infinity War per non parlare della “pressione” attorno al personaggio di Thanos, che grazie a quel film ha fatto la sua prima vera apparizione nel MCU -, l’Ordine Nero non ha avuto molto tempo a dsiposizione sullo schermo. Tra i membri del gruppo di supercattivi, Fauce d’Ebano è stato probabilmente quello che ha ricevuto un maggiore approfondimento. Ciononostante, Proxima Midnight è stata protagonista di alcune tra le più belle scene d’azione del film, come la battaglia contro Scarlet Witch, Okoye e Black Widow a Wakanda.

Proxima Midnight potrebbe anche essere morta nella timeline principale del MCU, ma ciò non significa che non ci sia un modo per il personaggio o per Carrie Coon di poter tornare. L’attrice è stata recentemente interrogata sulla questione durante un’intervista con THR, confermando che in effetti il personaggio dovrebbe fare ritorno nel futuro dell’universo condiviso, cosa che i Marvel Studios avrebbero sempre tenuto in considerazione.

Quale futuro per Proxima Midnight nel MCU?

Ci sono in realtà pochi modi in cui il personaggio potrebbe tornare nel MCU. In primo luogo, Proxima Midnight potrebbe apparire in un progetto ambientato prima della sua morte in Infinity War. Al pari di Thanos, ci sono ancora tante cose da scoprire sull’Ordine Nero e sarebbe bello se ci fosse un film o una serie tv che ne raccontasse le loro origini: sarebbe davvero interessante scoprire, ad esempio, come i supercattivi si sono uniti alla crociata del Titano Pazzo.

Tuttavia, nulla esclude che Coon possa tornare nell’universo condiviso interpretando un personaggio nuovo di zecca, dal momento che in Infinity War l’attrice è quasi irriconoscibile nei panni del personaggio. Non sarebbe la prima volta che uno stesso attore si ritroverebbe ad interpretare due personaggi diversi nel MCU: basti pensare all’attrice Gemma Chan, vista già nei panni di Minn-Erva in Captain Marvel, che nell’attesissimo Gli Eterni interpreterà Sersi.

Proxima con Eva Green in arrivo in DVD e Blu-Ray

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Proxima con Eva Green in arrivo in DVD e Blu-Ray

Koch Media Italia annuncia che Proxima, diretto da Alice Winocour (Augustine, Disorder – La guardia del corpo) e presentato al Toronto International Film Festival del 2019, è da oggi disponibile in DVD e Blu-Ray. Il film conta un cast d’eccezione composto da Eva Green, Matt Dillon, Zélie Boulant-Lemesle, Lars Eidinger, Sandra Hüller e Aleksey Fateev.

Proxima è un mix perfetto tra adrenalina e intimismo ed esplora la vita e lo stato d’animo di un’astronauta francese, Sarah, interpretata da una magistrale Eva Green. La regista Alice Winocour, che nei suoi lavori si è spesso concentrata sulle persone in difficoltà – come per il caso di isteria nel suo primo lungometraggio Augustine (2012) e per la guardia del corpo che soffre di disturbo da stress post-traumatico in Disorder (2015) – in questa pellicola racconta il carico di lavoro mentale di Sarah, una donna che deve fare i conti con una formazione lavorativa rigorosa ed estenuante e con l’idea di allontanarsi per 12 mesi dalla figlia di 8 anni.

“Sin da piccola sono stata affascinata dallo spazio. Ho letto molto sull’argomento e sono stata attratta da questo ambiente. Ho iniziato a incontrare allenatori che addestrano gli astronauti, ho visitato le strutture di addestramento e mi sono resa conto di quanto lavoro e di quanti anni ci vogliono per imparare a separarsi dalla Terra. Tutto ciò viene mostrato raramente al cinema.” – ha dichiarato la regista Alice Winocour. “Come con tutti i miei film, sono attratta da un universo particolare e durante il viaggio mi rendo conto che ciò che mi guida è un sentimento molto privato. Per far emergere il lato personale, ho bisogno di raggiungere mondi molto lontani. L’aspetto privato qui è il rapporto madre-figlia, dato che io stessa ho una figlia di 8 anni. Volevo esplorare il processo di separazione di una madre e una figlia, che risuonava con la separazione dell’astronauta dalla Terra.”

Riguardo la sua lunga preparazione per il ruolo dell’astronauta Sarah Loreau in Proxima, Eva Green ha commentato “Per quanto ne so, nessun altro film mostra la preparazione pre-lancio degli astronauti con tale realismo. Come molti attori, mi sento obbligata a immergermi nel mondo del mio personaggio prima di arrivare sul set. Soprattutto, in questo caso, dal momento che il suo mondo mi è così estraneo. Alice mi ha guidato molto da vicino durante la preparazione, dandomi libri da leggere e presentandomi ad astronaute donne, come Samantha Cristoforetti e Claudie Haigneré.”- ha poi continuato – “Ho avuto il privilegio di visitare diverse volte l’Agenzia Spaziale Europea a Colonia e Star City in Russia, che è una struttura straordinaria, una città a grandezza naturale dedicata esclusivamente all’esplorazione spaziale. Ho capito che è un lavoro che richiede passione, forza di volontà, facoltà mentali e attitudini fisiche ben oltre la norma. Gli astronauti sono persone eccezionali, supereroi. ‘Se non si soffre, non si cresce!!’. Ho trovato la loro abnegazione – il loro implacabile allontanamento dei propri limiti – assolutamente affascinante.”

La trama di Proxima

In Proxima Sarah è un’astronauta francese addestrata presso l’agenzia spaziale europea di Colonia. Unica donna del programma, vive sola con la figlia Stella, una bambina di nove anni, e vive un profondo senso di colpa per non riuscire a passare molto tempo con lei.

Quando poi viene selezionata per fare parte dell’equipaggio di una missione spaziale dalla durata di un anno, la relazione tra madre e figlia sarà gettata nel caos. Eva Green in una performance straordinaria che mostra il lato femminile dell’addestramento spaziale.Proxima in arrivo in DVD e Blu-Ray

Provetta d’amore: nuova clip del film da domani al cinema

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Esce domani 24 luglio, distribuita da Eagle Pictures in 134 copie, Provetta d’amore, l’esilarante commedia firmata da Jay Chandrasekhar. Di seguito una nuova clip del film:

TProtagonista del film è Tommy Macklin, interpretato da Paul Schneider; felicemente sposato con la bella Audrey (Olivia Munn), Tommy vorrebbe allargare la famiglia con un erede. Dopo nove mesi di tentativi andati a vuoto, però, la giovane coppia si rende conto che c’è qualcosa che non funziona. A seguito di diverse analisi, Tommy deve fare i conti con l’amara verità: la sua infertilità è la ragione del mancato concepimento. Le cose, però, non sono sempre state così: qualche anno prima, infatti, Tommy aveva donato il proprio seme per potersi permettere un anello di fidanzamento da regalare ad Audrey. Con l’aiuto dei suoi spassosi amici e di Ron Jon, un improbabile estorsore della mafia indiana, l’uomo rintraccia la sua ultima donazione di sperma fertile e decide di recuperare la preziosa provetta per tentare di salvare il suo matrimonio. Riuscirà l’improbabile team a portare a termine la missione, permettendo ai Macklin di diventare genitori? Oltre a Paul Schneider ed Olivia Munn, il cast comprende anche Nat Faxon, Kevin Heffernan e Aisha Tyler.