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L’alfabeto dei supereroi (e di quale villain)

L’alfabeto dei supereroi (e di quale villain)

Ogni supereroe è legato al suo simbolo, gli artigli fannopensare immediatamente a Wolverine, il pipistrello a Batman, le ragnatele a Spider-Man. Simon Koay, designer per “Superbets”, è un digital designer nato a Hong Kong e che lavora in Australia e ha deciso che i supereroi si possono chiaramente identificare anche dalle lettere del loro nome.

Ecco l’alfabeto dei supereroi (e di quale villain): 

Certo, alcune scelte sono state dolorose, come la sconfitta di Superman, per mano di Spider-Man, per la conquista della S, oppure la stessa sorte toccata a Wonder Woman con Wolverine per il possesso della W, ma fa parte del gioco, e anche i supereroi sanno che qualche volta si può anche perdere. Ovviamente c’è spazio anche per qualche villain, come sanno bene la J e la R, scelte per rappresentare il Joker e Riddle (da noi l’Enigmista).

Che ve ne pare?

L’Alchimista: Laurence Fishburne e Idris Elba per Paulo Coelho

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L’Alchimista: Laurence Fishburne e Idris Elba per Paulo Coelho
L'Alchimista
L’Alchimista

Laurence Fishburne dirigerà Idris Elba nell’adattamento cinematografico de L’Alchimista, il famosissimo romanzo di Paulo Coelho. A produrre The Weinstein Company.

Il progetto vede coinvolto Fishburne dal 2007/2008 e lo vede alle prese con uno dei libri più letti e amati del mondo, con 65mila copie vendute e una traduzione in 56 lingue.

La storia è quella di Santiago, un pastore dell’Andalusia che, una notte, sogna un magnifico tesoro ai piedi delle Piramidi. Travolto da questo sogno e dall’incontro con Melchisedek, un mago, decide di intraprendere un’avventura straordinaria alla ricerca del proprio tesoro. Sulla strada incontrerà ostacoli, amici e soprattutto l’amore, ma imparerà a leggere i segni e a capire il linguaggio dell’universo, fino all’epilogo inaspettato e magico.

Fonte: CS

L’Alchimista di Paulo Coelho diventerà un film prodotto dalla TriStar

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Secondo quanto riporta Deadline, la TriStar, appartenente al gruppo Sony Pictures, sarebbe a lavoro su un adattamento cinematografico de L’Alchimista, il più famoso, e forse il milgiore, romanzo di Paulo Coelho.

Laurence Fishburne, con la sua Cinema Gypsy, intende da tempo portare al cinema il romanzo, e lo farà, pare, con l’aiuto di Kevin Frakes della PalmStar Media e la presidente della TriStar Hannah Minghella. Ecco cosa ha dichiarato Fishburne in merito: “Sono elettrizzato all’idea che questo progetto faccia ora un passo in avanti dopo tutti questi anni“. Mentre altrettanto entusiaste sono le dichiarazioni di Frakes: “L’Alchimista mi ha cambiato la vita quando l’ho letto, quasi 20 anni fa. Mi ha dato la fiducia necessaria per andare avanti e seguire i miei sogni. Già dalle prime conversazioni con Hannah mi sono reso conto di come anche lei avesse compreso l’impatto del romanzo, e sapevo già da allora di voler fare questo film con la TriStar. È l’inizio di un bel viaggio insieme.

L’Alchimista ha venduto oltre 65 milioni di copie ed è stato tradotto in 56 lingue. La storia è l’avventura di Santiago, un pastore dell’Andalusia che, in seguito a un sogno, vende il suo gregge di pecore e intraprende un viaggio avventuroso, pericoloso e di formazione per cercare il tesoro che lui aveva sognato essere sepolto sotto le piramidi d’Egitto.

John Fusco è l’autore dello script più recente tratto dal romanzo, ma non sappiamo se si tratta di quello definitivo.

L’Alchimista di Paolo Coelho diventerà un film

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L’Alchimista di Paolo Coelho diventerà un film

A distanza di sette anni dall’ultima notizia a riguardo, Variety informa che è in lavorazione un adattamento del famoso romanzo di formazione di Paolo Coelho, L’Alchimista. Legendary Entertainment ha acquisito i diritti cinematografici, televisivi e accessori dell’acclamato libro e guiderà lo sviluppo di un adattamento cinematografico insieme a TriStar Pictures e Palmstar di Sony.

Jack Thorne scriverà il film. Lo sceneggiatore ha firmato Enola Holmes di Netflix, The Swimmers e The Aeronauts. Recentemente ha anche sviluppato l’adattamento in serie di His Dark Materials. In teatro, è noto per aver scritto “Harry Potter e la maledizione dell’erede” e “The Motive and the Cue”. Ha vinto numerosi BAFTA e un Olivier e Tony Award.

Secondo la descrizione ufficiale, L’Alchimista racconta la storia di Santiago, “un giovane che desidera viaggiare alla ricerca di un tesoro. La storia dei tesori che Santiago trova lungo la strada ci insegna, come solo poche storie sanno fare, la saggezza essenziale di ascoltare il nostro cuore, imparare a leggere i presagi disseminati lungo il percorso della vita e, soprattutto, seguire i nostri sogni”.

Il libro è stato originariamente pubblicato nel 1988 in portoghese. È diventato un bestseller internazionale ed è il libro di un autore vivente più tradotto al mondo. Questo non è il primo tentativo di adattare il libro per lo schermo. Ci sono stati vari tentativi nel corso degli anni, il più recente con i Westbrook Studios di Will Smith e Jada Pinkett Smith in veste di produttori.

L’alba delle morte viventi – Fassbender edition

L’alba delle morte viventi – Fassbender edition

Oggi è il giorno di Michael Fassbender, ovvero il giorno in cui gli ormoni femminili qui al Lido si mescolando all’aria rarefatta della Laguna e provocano reazioni inaspettate e dai risvolti inquietanti. Già dalle prime ore del mattino si raduna attorno al red carpet, come un sabba satanico, una moltitudine indefinita di cosciotti e scollature di varie forme, colore e consistenze. Perché l’età mica conta, anzi. Le più attempate sono anche le più avide, e spesso combattono per un posto in prima fila nel tentativo di accaparrarsi un selfie con l’oggetto del desiderio (e attenzione, non parlo di Fassy in quanto persona, ma proprio del suo oggetto, quello esposto in Shame) da condividere poi su facebook e sul gruppo dell’oratorio di Whatsapp condito di divertenti commenti tipo ‘Un faro nella notte’ o ‘Bevete con misura’.

venezia 73Se provi ad avvicinarti ringhiano, azzannano, sputano, bestemmiano, espletano gas corporali. Qualsiasi cosa pur di non perdere il posto in fila. A mezzogiorno, sotto un sole cocente, sono già svenute e sbavanti che manco i barboni nel sottopasso della stazione Termini, ma si risvegliano in serata ai primi accenni di frescura, con gli occhi iniettati di sangue, all’ora del Red Carpet, quando le speranze di poter annusare l’essenza di Michael rimetteranno in moto il loro cuore e riaccenderanno il loro spirito. Di patata, naturalmente.

Dal canto mio, ho ufficialmente deciso che io st’anno i selfie coi Vip li sfanculo ufficialmente. A Cannes riesci pure pure a fare il cazzone continuando a lavorare. Il corridoio di passaggio dei blasonati minchioni sta vicino alla sala stampa e con un anticipo di un quarto d’ora sulla fine delle conferenze stampa due schiaffi in faccia a Clooney riesci a darli. Qua, è risaputo: o fai i film o ti fai i Vip (o quantomeno speri di farteli). Oppure lavori, magari, che c’è anche quel caso.

Comunque un tentativo di pigliare Fassy alle spalle l’ho fatto. Non al red carpet, per carità di Dio, che non voglio guastare tutto proprio ora che finalmente ho guadagnato un buon rapporto con il sesso femminile. All’uscita della conferenza. Stavo lì di passaggio e, oh, magari ce cascava. Una spruzzata d’essenza di Fassy addosso può sempre fare comodo, aumenta la popolarità e se la voce si espande c’è anche la possibilità che la cameriera del ristorante dove cenerò stasera convinca lo chef a non sostituire lo spezzatino con il Whiskas come al solito. Però niente da fare.

Quel gran cazzone (il doppiosenso è assolutamente voluto) ha concesso tanti autografi ma niente foto. Mo’, sinceramente, per me l’autografo se lo po’ pure tene’. Tanto a spacciare uno scarabocchio per una firma di una star ho imparato a farlo la prima volta che sono sbarcato qui, nel lontano 2006, quando ancora non potevo permettermi un letto e per non dormire in stazione dovetti raccontare al gestore dell’hotel che ero Russell Crowe e stavo ingrassando per interpretare Pozzetto in un biopic. It’s a long way to the top if you wanna rock n’ roll.

Purtroppo per i maschietti presenti, l’euforia generale ha contagiato anche Vì, che infatti, purtroppo, per oggi resta non pervenuta. Scherzo, naturalmente. A lei de ‘ste cazzate non glie ne frega niente e infatti mentre quelle rendono scivoloso il tappeto rosso con la loro bava sta in sala a guardarsi Il Cristo Cieco. Non chiedetemi cosa sia, ma solo il titolo è entusiasmante, perché ricorda tanto ‘Il Cristo Canaro’ di Richard Benson. Già solo per questo, la Coppa Collammare (un celeberrimo premio collaterale indipendente nato durante la conferenza stampa di chiusura delle scorsa Berlinale) per la miglior interpretazione femminile, va a lei.fassbender shame

(Ang)

L’alba del pianeta delle scimmie: trama e cast del film con Andy Serkis

Settimo film della serie de Il pianeta delle scimmie, iniziata nel 1968, L’alba del pianeta delle scimmie (qui la recensione) è anche il primo di una nuova trilogia dedicata a tale universo narrativo. Si tratta di un vero e proprio reboot, che porta gli spettatori a scoprire le origini e le motivazioni dietro l’ascesa dei primati e la decadenza della razza umana. Acclamata per i suoi incredibili effetti speciali, comprendenti l’utilizzo di motion capture per le scimmie protagoniste, la pellicola ha poi avuto due sequel, intitolati Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie e The War – Il pianeta delle scimmie.

Pur narrando le origini di tutto, ed essendo dunque una pellicola grossomodo originale, il film trae alcuni dei suoi elementi dal quarto titolo della saga, 1999: conquista della terra. Regista e sceneggiatori si sono infatti ispirati a questo per dar vita all’iniziale ribellione dei primati. Nonostante i richiami, però, L’alba del pianeta delle scimmie è anche il primo film della serie dove le scimmie non vengono realizzate tramite costumi e trucco ma grazie alla tecnica della motion capture, che negli anni era diventata sempre più avanzata ed utilizzata.

Al momento della sua uscita in sala il film ha generato grande interesse, affermandosi poi come un grande successo al box office. A fronte di un budget di “soli” 93 milioni di dollari, questo è infatti stato in grado di guadagnarne oltre 481 in tutto il mondo, giustificando così la realizzazione dei successivi capitoli. Anche la critica ha particolarmente apprezzato il film, giudicato come una brillante rilettura della saga e impreziosito dall’utilizzo di superbi ed estremamente realistici effetti speciali. Gli autori di questi sono poi anche stati nominati al premio Oscar, senza però riportare la vittoria.

L’alba del pianeta delle scimmie: la trama del film

Tutto ha inizio con la cattura di tre scimpanzé nella giungla del Congo. Questi vengono poi portati all’interno dell’azienda farmaceutica Gen-Sys di San Francisco. Qui lo scenziato Will Rodman si trova ad utilizzarli come cavie per il virus ALZ-112, il quale si spera possa rivelarsi una cura efficace contro l’Alzheimer, malattia di cui è affetto anche il padre di Will. Gli effetti non sono però quelli sperati, e per limitare i danni tutti i primati vengono fatti eliminare dal cinico capo dell’azienda, Steven Jacobs. Prima che ciò avvenga, però, Will riesce a prelevare un giovane scimpanzé e a portarlo a casa propria, sperando di poter provare l’efficacia del farmaco. Alla piccola scimmia egli dà il nome di Cesare, affezionandosene subito.

Allo stesso tempo anche Cesare inizia a nutrire un legame verso Will, in cui riconosce il suo salvatore e un vero e proprio amico. Continuando a testare sul primate il farmaco, Will si accorge ben presto che l’intelligenza di questi si sviluppa in modo incredibile, raggiungendo livelli fuori dal comune. Il virus, infatti, riesce a svolgere la sua funzione, potenziando i recettori neuronali. L’unicità di Cesare diventa però presto nota, portando a conseguenze inaspettate. Vedendo in lui una possibilità di arricchirsi, Jacobs lo fa catturare e rinchiudere insieme ad altre scimmie. Questa si rivelerà però una mossa sbagliata. Cesare, infatti, inizia a nutrire un sempre maggiore odio verso la razza umana, e iniziando a sodalizzare con i suoi simili progetta una rivoluzione.

L’alba del pianeta delle scimmie: il cast del film

Protagonista assoluto del film è lo scimpanzé Cesare, che impara qui a possedere la straordinaria intelligenza che porterà il suo popolo a diventare la razza dominante. A dargli vita è naturalmente il celebre Andy Serkis, considerato un vero e proprio maestro nonché massimo esponente della motion capture. Dopo aver interpretato con tale tecnica personaggi come Gollum e King Kong, egli ha intrapreso un lungo processo di studio al fine di poter rappresentare nel modo più realistico possibile il primate. Per riuscirvi ha basato il comportamento di Cesare su quello di un vero scimpanzé, con il quale è stato a stretto contatto per diverso tempo, studiandone anche la postura e le movenze.

A dar vita all’umano Will Rodman era invece stato inizialmente contattato l’attore Tobey Maguire. Questi, però, rifiutò la parte, che venne allora offerta al suo collega nella trilogia di Spider-Man, James Franco. L’attore accettò con piacere il ruolo, dichiarandosi un grande fan della saga di fantascienza. Freida Pinto, divenuta celebre grazie a The Millionarie, interpreta invece Caroline Aranha, primatologa sentimentalmente legata a Will. L’attore John Lithgow è invece Charles, il padre di Will affetto da Alzheimer. Nei ruoli degli antagonisti si ritrovano invece altri noti attori. David Oyelowo veste i panni di Steven Jacobs, mentre Brian Cox, quelli di John Landon, manager dell’istituto farmaceutico. Tom Felton, meglio noto per essere stato Draco Malfoy nella saga di Harry Potter, è qui il crudele custode Dodge Landon.

L’alba del pianeta delle scimmie: il trailer e dove vedere il film in streaming

Per gli appassionati del film, o per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. L’alba del pianeta delle scimmie è infatti presente su Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Infinity, Apple iTunes, Amazon Prime Video, e Tim Vision. Per poter usufruire del film, sarà necessario sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. In questo modo sarà poi possibile vedere il titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video, senza limiti di tempo. Il film è inoltre in programma in televisione per domenica 25 dicembre alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Fonte: IMDb

L’alba del pianeta delle scimmie: recensione del film con James Franco

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L’alba del pianeta delle scimmie è un film del 2011 diretto da Rupert Wyatt, reboot della serie cinematografica tratta dal romanzo del 1963 Il pianeta delle scimmie, di Pierre Boulle.

L’alba del pianeta delle scimmie, la trama

Nel 1968 uscì al cinema Il Pianeta delle Scimmie, film fantascientifico in cui si ipotizzava una presa di potere dei primati su tutta la Terra. Nel 2011, in piena crisi creativa hollywoodiana, Rick Jaffa e Amanda Silver realizzano una sceneggiatura che ci spiega le ragioni del film di Schaffner del ’68. L’alba del pianeta delle scimmie è infatti il prequel del famoso classico di fantascienza e racconta i meccanismi che hanno generato un’intelligenza umana nelle scimmie.

Il protagonista di L’alba del pianeta delle scimmie è Will (James Franco), uno scienziato alle prese con un farmaco che mira a ricostruite le cellule danneggiate del cervello. Gli esperimenti vengono fatti sulle scimmie e quello che Will ancora non sa è che quel virus che lui ha sviluppato in laboratorio ha effetti incredibile sui primati, permettendo loro di sviluppare una super intelligenza, ma sugli esseri umani ha terribili conseguenze.

L’alba del pianeta delle scimmie, evoluzione tecnologica e drammaturgica

L'alba del pianeta delle scimmie film james francoUn’affermazione ronza nella testa di chi guarda L’alba del pianeta delle scimmie, dal primo all’ultimo minuto: “E’ sbagliato”. Inevitabile in questo caso l’avversione e la critica alla sperimentazione sugli animali, nessuno ne conosce le conseguenze. Ma ancora più grave è per l’uomo pensare di poter dominare una natura selvaggia che per quanto umanizzata, resta pur sempre soggetta agli istinti.

E’ quanto succede a Cesare, straordinario scimpanzé protagonista, interpretato in motion capture dall’attore che ormai ha fatto di questa tecnica una missione personale: Andy Serkis. Incredibili gli effetti speciali, realizzati dalla Weta, che ormai fa sembrare obsolete le scene di massa de Il Signore degli Anelli, che tanto avevano sorpreso il pubblico all’epoca.

L’alba del pianeta delle scimmie, l’inizio di una nuova saga

Oltre le implicazioni morali, che in un blockbuster sono quasi sempre secondarie, il film diretto da Rupert Wyatt si rivela un gran bel lavoro, che coniuga intrattenimento nella forma più banale dell’action, con la costruzione di dinamiche intime trai personaggi che permetto l’identificazione con le situazioni. Anche in questo film è buona la prova di James Franco, scienziato benintenzionato che non riesce a far valere l’etica sull’economia, e di incredibile realtà è il suo rapporto con Cesare, che diventerà poi il capo della ribellione.

L’alba del pianeta delle scimmie si conclude con il preludio, l’alba di quello che troveranno gli astronauti che vengono dichiarati persi nello spazio, una volta riatterrato sul loro pianeta. Anche in questo caso, come già per Harry Potter e i Calice di Fuoco, Patrick Doyle compone una colonna sonora di tutto rispetto, che coinvolge e sostiene il racconto senza mai invaderlo. Nel cast di L’alba del pianeta delle scimmie anche Tom Felton in un piccolo ruolo che però ci fa apprezzare le sue discrete doti, John Lithgow e Freida Pinto.

Alla fine Cesare troverà la sua casa e Will si dovrà serenamente rassegnare a lasciar andare il suo amico dagli occhi luminosi, ignaro che il primate sarà da li a poco la causa di una conquista ben più grande. A chi era rimasto deluso dal Il Pianeta delle Scimmie targato Burton diciamo: andate a vedere come tutto ebbe inizio!

L’Alba del Pianeta delle Scimmie: i concept dell’apocalittico finale alternativo

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L’Alba del Pianeta delle Scimmie, film del 2011 diretto da Rupert Wyatt, è la pellicola che ha riaperto il franchise tratto dal romanzo di Pierre Boulle, del 1963. Ora, grazie al sito Film Sketch, abbiamo a disposizione un finale alternativo che il regista aveva in mente per concludere la prima parte delle vicende relative a Cesare. Se la conclusione proposta al cinema aveva un piccolo lieto fine, l’idea di Wyatt era molto più apocalittica, quasi ad anticipare quello che poi sarà Apes Revolution.

Abbiamo a disposizione alcuni concept, creati da Brian Cunningham, in cui Cesare scala la Statua della Libertà che sovrasta una New York in fiamme:

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L’Alba del Pianeta delle Scimmie (tit. originale The Rise of The Planet of the Apes), è un film uscito nel 2011, che ha riscosso successo sia di pubblico, sia di critica. Lo stesso si può dire per il suo sequel del 2014, Apes Revolution Il Pianeta delle Scimmie, con Andy Serkis ancora una volta nel ruolo di Cesare.

Fonte: filmsketch

L’Alba del Pianeta delle Scimmie: cercasi regista

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L’Alba del Pianeta delle Scimmie: cercasi regista

Già al centro di rumours degli ultimi giorni è arrivata la conferma dell’abbandono da parte di Rupert Wyatt di L’alba

L’alba del pianeta delle Scimmie Trailer Ufficiale

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L’alba del pianeta delle Scimmie Trailer Ufficiale

Ecco il trailer ufficiale in italiano de L’alba del pianeta delle Scimmie che vede trai suoi protagonisti James Franco, Freida Pinto e il potteriano Tom Felton.

L’alba del pianeta delle scimmie 2: ecco titolo e data d’uscita!

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L’alba del pianeta delle scimmie 2: ecco titolo e data d’uscita!

La Fox ha annunciato che il sequel de L’alba del pianeta delle scimmie uscirà il 23 maggio 2014; s’intitolerà Dawn of The Planet of the Apes

L’alba dei morti di f**a: Jennifer Lawrence, il delirio del fan e la fauna del festival

L’anno scorso, e precisamente qui, vi raccontammo la storia surreale e shockante della giornata Fassbender, con degradanti visioni non adatte a un pubblico di persone sensibili sulla perdita di dignità del comparto femminile lidense al fine di ottenere attenzioni dal noto divo irlandese di origine tedesca.

Gente abbarbicata sul muretto adiacente il red carpet fin dalle prime ore del mattino, scottandosi la pelle sotto al sole cocente, rischiando il collasso, urlando istericamente senza motivo pure quando usciva l’addetto alla sicurezza – alle due del pomeriggio. Che cazzo te urli, che i red carpet so’ alle 19.00? – il tutto al fine di ottenere cosa? Piccole cose. Quello che ogni fan si aspetta dal suo beniamino. Un selfie, un sorriso, uno sguardo, trenta centimetri di minchia.

Oggi è uguale, ma in versione maschile. L’oggetto del desiderio è Jennifer Lawrence, che arriva qui per presentare Mother! di Aronofsky, di cui tra poco parliamo perché fa ride per un sacco di motivi. Individui sudaticci delle età più svariate, sexy come uno stronzo fuoriuscito dal vaso ed educati come un galeotto portato in uno strip-club alla sua prima notte libera, si accalcano nelle zone ‘di probabile incontro’ – dalla terrazza dell’Excelsior alla darsena del Casinò, ribattezzata, per questo motivo, darsena del casino – scambiandosi ammiccamenti e battute della finezza di un salame di cioccolato sulle modalità in cui si accoppierebbero ripetutamente con la bionda interprete di Hunger Games.

Urlano sguaiati e profumano come caprini stagionati, e poi si lamentano se lei non si ferma. “Se la tira”, dicono. E te credo, che se la tira, che se ve la tira a voi, come minimo si deve fare lavande vaginali per sei anni. Non aiuta l’invidia. Infatti, nel film, che abbiamo visto stamattina, fin dall’inizio si capisce che accadranno cose inquietanti,  la più spaventosa delle quali è che Jennifer, giovane attraente e con le puppe a pera, sta con un vecchio panzone impotente come Javier Bardem.

Alt, fan di Javier Bardem, che già vi vedo nervosetti e non vorrei che vi partisse la brocca come l’altro ieri a quelli di Lapo Elkann, che ci hanno scritto inviperiti manco gli avessimo insultato la mamma. Non stiamo dicendo che Javier Bardem è un vecchio panzone impotente, ma che è molto bravo a interpretare quel ruolo. Forse perché gli calza a pennello. (Ok, stiamo dicendo che Bardem è un vecchio panzone impotente – si chiama ironia – ma in questo modo vi confondiamo così se siete dei cacacazzi che non capiscono l’ironia avete già smesso di leggere e non ci romperete le palle con le vostre proteste. Se invece siete intelligenti continuate).

E poi niente, un incubo lucido, gente inquietante che ti bussa alla porta, pestaggi, cannibalismo (aridaje, dopo il giapponese di ieri), cuori strappati, corpi bruciati, pavimenti che perdono sangue, rituali occulti, cani e gatti che vivono insieme. Ora. Sono tutte cazzate. Ma col botto proprio. Che a ripensarci ti scappa su da ridere. Eppure negli incubi succede così: che lì per lì ti spaventi e poi dici, come in un flusso di coscienza che ci permetterà di citare coltamente Joyce e L’Ulisse: “Oddiomachecazzodesognomesoimmaginatachevenivagenteinquietanteincasaederasempredipiùepoichiedevoaiutoamiomaritomaluieracattivononmesecacavaedavarettaastistronziepoieroincintaeceralaguerraequestisemagnavanoilbambinomachecazzodisognomacheèstatalapeperonatadeierimalimortaccisualosapevochenonladovevomagnàahahahahahahmadòchecazzatamoceridomastanottemesosvejatacollansia”.

Inoltre, mi dovete spiegare perché il film de quella che se trasformava in cigno – in cigno, che cazzo – spezzandosi letteralmente le ossa e spargendo tendini sul pavimento come nel più truculento degli ‘straight to video’ Troma anni ’90 era stato accolto come una sottile metafora sul sacrificio nella ricerca della perfezione, mentre questo, che poi alla fin fine non è altro che una metafora della creazione letteraria (pure abbastanza scorreggiona, ma non meno dell’altra) non ve va bene. Perché in sala ci sono stati parecchi ‘buuu’ e fischi. Pure qualche applauso a dirla tutta. Siccome a me piace che Aronofsky riesca a far passare per capolavori delle cazzate colossali e anche il contrario, un po’ fischio, un po’ applaudo, e un po’ dico volgarità a caso, perché trovo divertente dire volgarità a caso mentre c’è casino e la gente non sente, un po’ come quando da ragazzino  nel coro dell’oratorio bestemmiavo. Dio mi perdonerà, rideva pure lui.

Tornando a Jennifer – intanto Aronofsky se la tromba e voi no, rifletteteci. Magari avrà fatto un film di merda ma ha scoperto il sapone – sia chiara una cosa: io pure il mio tentativo di selfie l’ho fatto, ma vista com’era la situazione ho fatto due conti e ho pensato che quell’ora e mezza passata ad aspettare dietro ad altre diecimila persone la potevo investire in piscia e spesa e ho rinunciato. Un quarto d’ora, per la figa, vale la pena spenderlo, di più no, anche perché non è che alla fine te la dà. Anzi, spesso nemmeno il selfie riesci a fare e ti ritrovi a consolarti con una foto abbracciato ai puzzolenti omaccioni di cui sopra, tutti uniti nel dolore della sconfitta come se avesse perso la squadra preferita.

Ad ogni modo, lisciare la Lawrence non mi fa tanto male come l’altro mio grande fallimento personale di questa Mostra. John Landis continua a non cagarmi, sebbene mi sia fatto una corsa a perdifiato per la sua proiezione di Thriller 3D perché avevo letto sul programma 23.15 e invece era un’ora prima. Arrivo per il rotto della cuffia e lui è in ritardo. Vedo il film (bellissimo, con tanto di making of sui trucchi di Rick Baker. Altro che ste cagate digitali che ci propinano ora) poi esco e lo aspetto fuori dalla sala per proporre una simpatica foto insieme. Niente da fare: “autografi sì, foto no”, dice. E mi sta bene, ma perché poi la foto se la fa con tutti gli altri presenti qui a Venezia, tra un po’ pure co’ Brunetta, e a me no? Che t’ho fatto, Landis? Eppure, ero in missione per conto di Dio.

Ang

Devo dire che dopo aver letto il resoconto di oggi di Ang non me la sentirei quasi di aggiungere nulla, un po’ perché so scoppiata a ride in sala stampa e m’hanno bevuto (sì i post io e Ang non li scriviamo vicini digitando a quattro mani come dei poliponi, ma ce li passamo da una sala stampa all’altra, lui ovviamente sta in quella Vip, io in quella dei morti di figa, per restare in tema) un po’ perché ho visto anche io Aronofsky e credo di essere stata l’unica persona che ha pianto, e non perché ha trovato orrendo il film. Quindi sono un po’ provata. Ma devo dire che due parole sull’inciviltà durante le proiezioni vanno spese.

Qua al Lido siamo costretti a convivere con gente orrenda, sconosciuti che tu non ci staresti vicina nemmeno in coda dal fruttarolo che invece qui ti trovi sulla poltrona accanto, per capirci. Un’umanità così variegata che ormai non ti chiedi più niente, cosa ha senso e cosa no, perché la vecchia che te vede in coda deve sguscià davanti, quella seduta accanto a te e tiene otto posti con le borse ti imbruttisce se le chiedi a film iniziato di liberarne uno, perché, ad esempio, la gente entra in sala a 20 minuti dalla fine. Perché so più i vaffanculo che prendi che quelli che dai, ad esempio, come dovrebbe essere perché sei una persona educata e il resto del mondo no.

Dopo tutto st’ambiente demmerda, dopo le cose surreali alle quali assisti, uno invece – giustamente – non può accettare di non cogliere immediatamente il senso di una pellicola di un regista visionario come Aronofsky, e se sente in dovere de fischià. Vorrei dire a queste persone che rompono il cazzo anche appunto se in sala stampa te vibra il cellulare, o se fumi mentre sei in coda con loro, che invece urlare ‘cretino’ o ‘vergogna’ durante la visione di un film li rende in effetti dei veri gentiluomini, dei veri cazzutissimi esseri. E ricordare loro che almeno Aronofsky fa i film, voi non siete in grado manco de piscià centrando il buco, me lo ha detto la donna delle pulizie, anzi pure per questo vergognatevi.

Intanto spero che la Lawrence sputi sul red carpet come un lama, è quello che ve meritate.

L’alba dei morti dementi: 10 cose che non sai sul film

L’alba dei morti dementi: 10 cose che non sai sul film

Chiaro omaggio al film L’alba dei morti viventi di George A. Romero, L’alba dei morti dementi è un film del 2004 diretto dal regista Edgar Wright. Divisa tra la parodia e l’horror, la pellicola è in breve tempo diventata un vero e proprio cult, ricevendo un apprezzamento unanime da parte di critica e pubblico, e affermandosi come uno dei migliori prodotti a tema zombi degli ultimi anni.

Ecco 10 cose che non sai di L’alba dei morti dementi.

L’alba dei morti dementi cast

1. È interpretato da frequenti collaboratori del regista. I protagonisti del film sono Shaun ed Ed, interpretati rispettivamente da Simon Pegg e Nick Frost, attori che hanno lavorato con Wright in più occasioni. A loro si aggiungono anche Kate Ashfield, nel ruolo della ragazza di Shaun, Martin Freeman, Bill Nighy, Dylan Moran, Penelope Wilton e Lucy Davis.

2. Il rapporto tra i due protagonisti è basato su una reale amicizia. Nello scrivere della forte amicizia tra i personaggi di Shaun ed Ed, Simon Pegg, anche sceneggiatore del film, si è basato sul periodo in cui ha condivido un appartamento con l’amico Nick Frost, riportando nella storia molti elementi della loro amicizia.

3. Wright e Pegg hanno dovuto chiedere soldi agli amici. Il film fu inizialmente proposto alla Film4, che dopo un iniziale interesse taglio tuttavia il budget del film. Pur di finanziare il film, il regista accettò numerosi altri lavori, chiedendo allo stesso tempo un prestito ai propri amici. Riuscì infine a realizzare il suo film, che si rivelò un successo.

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4. Si pensava di realizzare un sequel. Dato l’incredibile successo del film, Pegg e Wright parlarono della possibilità di realizzare un sequel, con nuovi mostri al posto degli zombi. Tuttavia, soddisfatti del risultato già ottenuto, preferirono non darvi un sequel, ritenendo conclusa la storia di quei personaggi.

L’alba dei morti dementi streaming

5. È disponibile in streaming. Il film è presente nei cataloghi di diverse piattaforme streaming. Tra queste si annoverano Rakuten TV, Google Play e Apple Itunes. Sottoscrivendo un abbonamento, sarà possibile noleggiare o acquistare il film, rivedendolo a proprio piacimento.

L’alba dei morti dementi Netlfix

6. È presente sulla celebre piattaforma streaming. È possibile ritrovare il film anche nel catalogo del servizio di streaming Netflix. Se si dispone di un abbonamento sarà possibile riguardare il film, con la possibilità di vederlo anche in lingua originale, con o senza sottotitoli.

L’alba dei morti dementi recensioni

7. È stato apprezzato da importanti registi. Il film ha ricevuto pieni consensi da importanti registi del genere horror e non. George A. Romero, omaggiato nel titolo, ha dichiarato che il film è estremamente avvincente. Quentin Tarantino lo ha invece indicato come il miglior film dell’anno e uno dei migliori film dagli anni novanta in poi. Anche Peter Jackson ha lodato il film, affermando che è in grado di portare nuova linfa al genere “zombi”.

8. Ha un punteggio molto alto su Rotten Tomatoes. Con un totale di 205 recensioni di critici cinematografiche, il film ha raggiunto il 92% del gradimento sul celebre sito Rotten Tomatoes. Altrettanto alto è il gradimento del pubblico, che ha fatto raggiungere al film il punteggio di 93%.

l-alba-dei-morti-dementi-recensioni

L’alba dei morti viventi IMDb

9. Ha scheda ricca di informazioni. Sulla pagina IMDb del film è possibile trovare numerose informazioni su questo. Oltre ad una lista completa del cast, vi sono riportate anche numerose curiosità, spoiler e fotografie tratte dal film.

L’alba dei morti viventi trailer italiano

10. Ha un ottimo trailer di presentazione. Parte del successo del film è dovuta anche al trailer di presentazione, che è stato realizzato per non rivelare troppo sul progetto e allo stesso tempo diffondere soltanto un accenno di quella che è la sua atmosfera generale. Il pubblico, attratto da quanto brevemente visto, ha poi premiato il film andando a vederlo in sala.

Fonte: IMDb

 

L’AGPCI firma con al Rai per distribuzione online

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L'AGPCIL’Associazione in Italia di giovani produttori indipendenti (AGPCI) ha firmato un innovativo accordo di distribuzione digitale con Rai Cinema che fornirà uno sbocco per le film indipendenti sul portale Rai Cinema Channel e sulle altre piattaforme digitali, tra cui iTunes e Google Play , con la quale la RAI Cinema ha giù chiuso una partnership di distribuzione.

 “E ‘ un accordo molto flessibile “, ha detto il presidente di AGPCI Martha Capello . “Possiamo decidere su quali territori e quali piattaforme utilizzare per ogni titolo, Rai Cinema è ora il nostro veicolo di distribuzione nell’arena Web”.

Questa è una delle tante iniziative della AGPCI, che si aggiunge alla partnership con il Venice Film Market che ospiterà sessioni di pitching dei loro progetti.  Pare inoltre che preso ci sarà anche una partnership con la Producers Guild of America negli Stati Uniti.

Fonte: Variety

 

L’AGICI al Noir in Festival 2018

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L’AGICI al Noir in Festival 2018

Arrivato al 28° anno di attività il NOIR IN FESTIVAL è ormai format consolidato di una manifestazione fortemente cross mediale e di oggettivo risalto critico e mediatico tra Italia ed Europa; quest’anno l’evento si svolgerà dal 3 al 9 dicembre a Milano e Como, secondo un modello originale che abbina l’idea di festival come luogo di formazione (nel campus universitario di IULM Milano) e spazio di glamour e qualità d’autore (sul lago di Como che, tra Alfred Hitchcock e George Clooney è ormai un punto di riferimento internazionale).

Da sempre attento alle relazioni tra cinema, letteratura e new media e polo d’attrazione per il genere più diffuso nel mondo (il mystery in tutte le sue forme) il Festival apre un nuovo capitolo della sua attività proponendosi come motore di idee produttive nel campo dei generi.

L’AGICI – Associazione Generale Industrie Cine-Audiovisive Indipendenti, in sinergia con il Noir in Festival, organizza due giornate di lavoro, nelle mattinate di venerdì 7 e sabato 8 dicembre, a Como, nelle quali approfondire importanza, scenari, prospettive e modalità di produzione di genere nonché il tema dell’internazionalizzazione del prodotto italiano.

Si inizia venerdì 7, dalle ore 10.30 alle ore 12.30, con l’incontro SVIZZERA: UN PARTNER DA SCOPRIRE in cui, alla luce del rinnovato accordo di coproduzione tra i due paesi e ricordando il successo di pellicole come Veloce come il vento, Lo chiamavano Jeeg Robot, fino al recente Il mangiatore di pietre, si valuteranno progetti e tecnicalità di un modello sostenibile per la coproduzione europea a vantaggio di un’industria culturale indipendente e aperta alle nuove sfide dell’internazionalizzazione.

Si continua sabato 8, dalle ore 09.00 alle ore 12.30, con il workshop PRODURRE GENERE IN ITALIA in cui si analizzeranno potenzialità e modalità di un’industria audiovisiva capace di offrire contenuti e modelli sulla scena internazionale. Il “genere”, difatti, risulta sempre un argomento delicato in cui la nostra cinematografia sembrerebbe esitare rispetto a modelli e formule che in passato hanno fatto la gloria della nostra cinematografia all’estero: il giallo, il thriller, il poliziesco, il western, il fantasy.

Le due giornate di lavoro si inseriscono nel cuore della prossima edizione del Noir in festival che a Como propone un programma ricco di anteprime di qualità e di incontri con grandi protagonisti della scena noir (da Carlo Lucarelli a Jo Nesbø) fino a un programma speciale dedicato al cineturismo e alle potenzialità del territorio come set ideale per opportunità produttive anche molto diverse tra loro, tra acqua, montagna, ville storiche, il confine e la civiltà del lago.

“Il tempo dei festival come semplice luogo della visione e della scoperta”, dice Giorgio Gosetti, “sta inevitabilmente esaurendosi. Sempre di più il festival deve sapersi connettere al territorio per valorizzarlo e offrirsi come piattaforma creativa per l’industria culturale proponendo una propria identità specifica in questo senso. È la nuova scommessa che, grazie ad AGICI e con il contributo di Istituto Luce – Cinecittà e SIAE, ci siamo proposti a partire da quest’edizione”.

L’aggressore di Brad Pitt bandito da qualsiasi evento hollywoodiano

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aggressoreLo avevamo lasciato mentre, in occasione della premiere di Maleficent a Los Angeles, la polizia lo portava via ammanettato, dopo aver compiuto l’ennesima aggressione ai danni di star del cinema (in quel caso Brad Pitt). Adesso Vitalii Sediuk, l’ormai celebre ‘disturbatore’ di Hollywood, ha ricevuto una punizione per le sue scorribande.

L’ex giornalista di 25 anni avrà l’obbligo, da ora in poi, di stare ad una distanza minima di 500 yards (circa 460 metri) da qualsiasi evento legato allo star system e al mondo del cinema e dello spettacolo hollywoodiano, comprese premiazioni, red carpet, eventi di qualsiasi genere che prevedono la partecipazione di star.

All’uomo sarà anche proibito di possedere armi pericolose e sarà anche costretto a frequentare, una volta a settimana, uno psicologo. Dovrà svolgere dei lavori socialmente utili e pagare una multa.

“Siamo onesti, ci sono sono solo due eventi importanti al Nokia Theatre L.A. Live: i Grammy e gli Emmy. Penso di poter sopravvivere senza partecipare a questi eventi. C’è così tanto altro che accade a Los Angeles.”queste furono le parole di Sediuk quando fu bandito da qualsiasi evento si tenesse al Nokia Theatre L.A. Live. Chissà adesso cosa avrà da dire in merito alla sentenza.

L’agenzia dei Bugiardi: trailer del film con Ciampaolo Morelli

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L’agenzia dei Bugiardi: trailer del film con Ciampaolo Morelli

Medusa Film ha diffuso il trailer ufficiale di L’agenzia dei Bugiardi di Volfango De Biasi la nuova commedia che arriverà al cinema dal 17 gennaio. Protagonisti del film Ciampaolo Morelli, Massimo Ghini, Alessandra Mastronardi, Paolo Ruffini,  Herbert Ballerina, Diana Del Bufalo, Carla Signoris, Paolo Calabresi, Raiz, Nicolas Vaporidis e con Antonello Fassari.

L’agenzia dei Bugiardi, la trama

Nel film il seducente Fred (Giampaolo Morelli), l’esperto di tecnologia Diego (Herbert Ballerina) e l’apprendista narcolettico Paolo (Paolo Ruffini) sono i componenti di una diabolica e geniale agenzia che fornisce alibi ai propri clienti e il cui motto è “Meglio una bella bugia che una brutta verità.” Fred si innamora di Clio (Alessandra Mastronardi), paladina della sincerità a tutti i costi, alla quale quindi non può svelare qual è il suo vero lavoro.

La situazione si complica quando Fred scopre che il padre di Clio, Alberto (Massimo Ghini) è un suo cliente, che si è rivolto all’agenzia per nascondere alla moglie Irene (Carla Signoris) una scappatella con la sua giovane amante Cinzia (Diana Del Bufalo). Accidentalmente, per una distrazione di Alberto, si ritroveranno in vacanza tutti insieme: Irene, Clio, Alberto e Cinzia in una situazione esplosiva.

Cosa si inventeranno questa volta Fred e i suoi per creare l’alibi perfetto e sfuggire ancora una volta alla verità?

L’afide e la formica: trama, cast e significato del film con Giuseppe Fiorello

Ogni anno in Italia vengono realizzati film incentrati su personaggi diversi da quelli che si è abiutati a vedere nelle opere più blasonate. Giovani smarriti, adulti ancora in cerca della propria identità, stranieri impegnati nel difficile processo di immigrazione. I film loro dedicati raccontano una parte di popolazione italiana troppo spesso dimenticata ma che esiste ed è parte integrante della colorata varietà che caratterizza questo paese. Tra i titoli più recenti si possono citare Una sterminata domenica, Giulia e Princess. Tra questi rientra anche L’afide e la formica, opera prima di Mario Vitale.

Come spesso accade a questi titoli, anche L’afide e la formica è passato grossomodo in sordina nelle sale italiane, schiacciato da titoli più grossi e pubblicizzati. Si tratta però di un toccante racconto incentrato su due diversità che si incontrano per riconoscersi come simili nel dolore e nella voglia di riscattarsi. L’afide e la formica è dunque un esordio da non perdere, pluripremiato e da molti indicato come la migliore opera prima del suo anno, per la capacità di affrontare il tema dell’integrazione e della collaborazione tra culture diverse con grande sensibilità.

Grazie ora al suo passaggio televisivo, è dunque un film da non perdere, che oltre a raccontare una bella storia offre uno sguardo su realta che, come già detto, non sempre trovano spazio a sufficienza sul grande schermo. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al significato del film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.

L'afide e la formica Cristina Parku

La trama di L’afide e la formica

Protagonista del film è Fatima, una ragazza di 16 anni nata in Calabria da genitori mussulmani e dunque costretta ad indossare il velo previsto dalla sua cultura. Ora che è in piena adolescenza, Fatima vive però tutti i conflitti e le emozioni tipiche della sua età, sentendosi tuttavia fuori posto rispetto ai suoi coetanei. Questo finché un giorno l’insegnante di educazione fisica, Michele Scimone, propone ai suoi studenti di iscriversi alla maratona di Sant’Antonio. Agli occhi di Fatima è la prima vera opportunità da cogliere, ma per l’insegnante, tormentato da un passato irrisolto, il velo che Fatima indossa è motivo di pregiudizio. Il loro sarà l’inizio di un rapporto che li cambierà, con la corsa che riuscirà a renderli entrambi liberi.

Il cast di L’afide e la formica e le location del film

Ad interpretare Fatima vi è l’attrice Cristina Parku, qui al suo primo ruolo in un film ma vista poi anche nelle serie Petra e Sei donne: Il mistero di Leila. Accanto a lei, nel ruolo dell’insegnante Michele Scimone vi è invece l’attore Giuseppe Fiorello, volto noto del piccolo schermo che nel 2023 ha debuttato anche come regista del film Stranizza d’amuri. Ad interpretare la sua ex moglie Anna, nel film, vi è invece l’attrice Valentina Lodovini, vista nei film 10 giorni senza mamma e Cambio tutto!. L’attore Alessio Praticò di Il mio nome è Vendetta, interpreta Nicola, mentre Anna Maria De Luca è Concetta.

Per quanto riguarda i luoghi dove è stato girato il film, essi sono da ritrovarsi tutti nella città calabrese Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro. Il regista, nato proprio in questo comune, ha raccontato di averlo scelto per poter raccontare una storia legata alla sua terra diversa rispetto alla narrazione stereotipata a cui si è abituati, allargando inoltre il discorso ai nuovi cittadini italiani, ovvero gli immigrati di seconda generazione. Per L’afide e la formica, Lamezia Terme è dunque stato il luogo giusto dove ambientare le vicende di Fatima e dar voce al suo senso di smarrimento, come anche alla sua ricerca del proprio posto nel mondo.

L'afide e la formica Cristina Parku Giuseppe Fiorello

L’afide e la formica: il significato del titolo e del film

L’afide e la formica può sembrare un titolo piuttostro strano da dare ad un racconto di formazione, di redenzione e in generale incentrato sui legami umani. Si tratta però di un titolo estremamente appropriato a ciò che vuole raccontare il film. Quello tra le formiche e gli afidi è infatti un rapporto particolarmente importante, che permette alle prime di ottenere grazie ai secondi il fabbisogno di zuccheri grazie alla melata, mentre gli afidi traggono vantaggio dalle formiche perché queste li difendono dai predatori e parassiti. È poi il film stesso a fornire una spiegazione a questo titolo.

I due protagonisti, parlando proprio dell’afide e la formica, prendono l’esempio di simbiosi in natura di questi due insetti per descrivere il loro rapporto. Il film racconta infatti di due personaggi che si scambiano emozioni, che entrano in contatto l’uno con l’altro aiutandosi vicendevolmente. Pur se inizialmente concentrati solo sulle rispettive differenze, Fatima e Michele impareranno a superare insieme gli ostacoli che la vita presenta loro, trovando forza l’uno nell’altro per difendersi e reagire, raggiungendo così i rispettivi obiettivi di vita.

Il trailer di L’afide e la formica e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di L’afide e la formica grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Prime Video e Rai Play. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 2 gennaio alle ore 21:20 sul canale Rai 3.

L’AFI pubblica la top ten dei migliori film del 2016

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L’AFI pubblica la top ten dei migliori film del 2016

Subito dopo le classifiche dei dieci migliori film del 2016 rilasciate da alcuni importanti gruppi mediatici quali National Board of ReviewCritics ChoiseLos Angeles Film Critics Association finalmente anche l’American Film Institute (AFI) ha reso nota la propria top ten ufficiale per l’anno in corso. Di seguito riportiamo l’elenco:

  • Arrival
  • Fences (Barriere)
  • Hacksaw Ridge
  • Hell or High Water
  • La La Land
  • Manchester by the Sea
  • Moonlight
  • Silence
  • Sully
  • Zootropolis 

Non stupisce affatto trovare all’interno della top ten dell’AFI una pellicola come La La Land, musical diretto da Damien Chazelle già favorito alla corsa agli imminenti Accademy Awards, perfettamente in linea con altri grossi progetti quali lo sci-fi Arrival di Denis Villeneuve piuttosto che l’attesissimo Silence di Martin Scorse e il pacifista Hacksaw Ridge di Mel Gibson. In lista anche il piccolo-grande capolavoro di Clint Estwood Sully così come il campione d’incassi animato Zootropolis, preferito al più recente Oceania.

La la Land è il miglior film per i New York Film Critics 2016

Il drammatico Manchester by the Sea diretto da Kenneth Lonergan e interpretato dalla coppia Michelle Williams-Casey Affleck sembra anch’esso pronto a far parlare di se, allo stesso modo in cui il neo-western di frontiera Hell or High Water con Chris Pine e un redivivo Jeff Bridges è quanto di più fresco e sorprendete si sia visto sul grande schermo di recente. Fances segna poi la terza prova di regia di Dezel Washington dopo Antwone Fisher (2002) The Grat Debaters (2007), annunciandosi come un prodotto quantomeno in linea con la poetica di un attore che ha dimostrato di saper fare il suo mestiere sia davanti che dietro la macchina da presa.

Moonlight di Berry Jenkins si porta invece sullo scottante tema dell’omosessualità allineano di un ambiente di emarginati sociali e in cui la tossicodipendenza domina su ogni cosa. La classifica stilata dall’AFI appare per il 2016 decisamente più coerente rispetto a quella degli scorsi anni, tornando a favorire un’eterogeneo gruppo di opere di indubbia qualità che abbia già avuto modo di apprezzare o che presto vedremo sul grande schermo.

Fonte: AFI

L’affido: trama, cast e curiosità sul film di Xavier Legrand

L’affido: trama, cast e curiosità sul film di Xavier Legrand

Il divorzio è un argomento quantomai delicato, che porta quanti ne sono coinvolti a vivere sentimenti contrastanti, spesso stranianti. Allo stesso tempo, è un evento che permette di far uscire aspetti dell’animo umano spesso taciuti o altrimenti difficili da raccontare. Proprio per questo il divorzio è spesso stato al centro di grandi storie per il cinema. Dal classico Kramer contro Kramer al più recente Storia di un matrimonio, passando per l’iraniano Una separazione. Tra questi si colloca anche l’acclamato L’affido – Una storia di violenza, diretto nel 2017 dall’esordiente Xavier Legrand, da quel momento affermatosi come nuovo nome da tenere d’occhio del cinema francese.

Il suo film è la tesa ed essenziale cronaca di una separazione, che affronta in un magistrale crescendo di suspense la violenza domestica attraverso differenti generi cinematografici. Nell’idearlo, infatti, il regista non si è ispirato solo al citato Kramer contro Kramer, ma anche a film più cupi come La morte corre sul fiume e Shining. Legrand porta così il pubblico ad acquisire maggiore consapevolezza su tale tema, giocando con le invenzioni di messa in scena che il cinema offre. Accolto con entusiasmo dalla critica internazionale, il film è stato premiato con il Leone d’argento per la migliore regia e il Leone del Futuro come migliore opera prima alla Mostra di Venezia.

L’affido ha poi vinto anche come miglior film, miglior attrice e miglior sceneggiatura originale ai prestigiosi Premi Cesar, considerati gli Oscar francesi. Si tratta dunque di un film particolarmente importante, che punta a rivelare la violenza sotterranea, le paure taciute, le minacce sommesse vissute ogni giorno da migliaia di donne, in tutto il mondo. Prima di intraprendere una visione del film, sarà qui possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

L’affido: la trama del film

Protagonista del film è Miriam Besson, la quale si trova nel pieno del divorzio dal marito Antoine Besson. Questi è il responsabile della sicurezza presso un ospedale, dove è considerato da tutti un brav’uomo e una persona premurosa. Nonostante tale descrizione, Miriam richiede l’affido esclusivo dei figli Joséphine, di diciotto anni, e Julien, di undici anni. Durante il processo, infatti, la donna fa emergere un ritratto del marito come di una persona tutt’altro che equilibrata, accusandolo di atti di violenza e atteggiamenti intimidatori nei confronti tanto di lei quanto dei figli. La sua battaglia legale, tuttavia, è costretta ad infrangersi contro un giudice sordo alla richiesta di aiuto di Miriam.

Nonostante le argomentazioni di lei e una lettera di Julien, il giudice responsabile della causa concede infatti l’affidamento condiviso e costringe il bambino a trascorrere i fine settimana con suo padre. L’essersi visto accusato in quel modo, inoltre, porta Antoine a diventare effettivamente più violento e minaccioso. L’uomo, infatti, sembra del tutto incapace di lasciare l’ormai ex moglie alla sua nuova vita, desiderando esercitare ancora tutto il suo potere su di lei. Per Miriam ha così inizio la più dura delle battaglie, durante la quale dovrà riuscire a dimostrare la pericolosità dell’uomo prima che possa essere troppo tardi.

L'affido cast

L’affido: il cast

Per dar vita al film, il regista si è affidato grossomodo ad un cast di attori poco noti, tra cui si annoverano Saadia Bentaieb nei panni del giudice, Emilie Incerti-Formentini in quelli dell’avvocato Ghenen e Sophie Pincemaille in quelli dell’avvocato Davigny. Martine Vandeville e Jean-Marie Winling sono invece presenti nei panni di Madeleine Besson e Joel Besson, i genitori di Antoine. Florence Janas è invece l’interprete di Sylvia, la sorella di Miriam. Di particolare importanza sono invece gli attori esordienti nei panni dei figli della coppia in fase di divorzio. Mathilde Auneveux è l’attrice presente nel ruolo di Joséphine, la figlia diciottenne di Antoine e Miriam.

Thomas Gioria interpreta invece l’undicenne Julien Besson. Il giovane attore ha ricevuto numerose lodi proprio per la sua struggente e intensa interpretazione. Infine, nei panni di Antoine Besson vi è l’attore Denis Ménochet, noto a livello internazionale per aver interpretato Perrier LaPadite in Bastardi senza gloria, di Quentin Tarantino. Per Ménochet non è stato facile interpretare Antoine, dovendo in tutti i modi cercare di non giudicare i suoi comportamenti. Nei panni di Miriam Besson vi è invece l’attrice Léa Drucker, recentemente divenuta nota anche grazie al film Due. Anche per lei il ruolo di Miriam si è rivelato complesso, dovendo far emergere tutte le sue fragilità ma anche la sua forza indissolubile.

L’affido: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Prima di vedere tali sequel, è possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Dragonheart è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple iTunes, Amazon Prime Video e Now. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 27 aprile alle ore 21:15 sul canale La 5.

Fonte: IMDb

L’affido – Una Storia di Violenza, dal 21 giugno al cinema

L’affido – Una Storia di Violenza, dal 21 giugno al cinema

Esce al cinema il prossimo 21 giugno, distribuito da Nomad Film e P.F.A. Films, L’affido – Una Storia di Violenza, diretto da Xavier Legrand e presentato a Venezia 74, dove ha vinto il Leone d’Argento alla migliore regia e il Leone del Futuro.

Il film è la tesa ed essenziale cronaca di una separazione, che affronta in un magistrale crescendo di suspense la violenza domestica attraverso differenti generi cinematografici.

“Tre film mi hanno guidato in fase di scrittura: Kramer contro Kramer, La morte corre sul fiume e Shining. Ho voluto far crescere la consapevolezza del pubblico su questo tema usando il potere del cinema che mi ha sempre affascinato. In particolare quello di Hitchcock, Haneke o Chabrol, il tipo di cinema che coinvolge lo spettatore giocando con la sua intelligenza e i suoi nervi”, afferma il regista Xavier Legrand.

SINOSSI: Dopo il divorzio da Antoine, Myriam cerca di ottenere l’affido esclusivo di Julien, il figlio undicenne. Il giudice assegnato al caso decide però per l’affido congiunto. Ostaggio di un padre geloso e irascibile, Julien vorrebbe proteggere la madre dalla violenza fisica e psicologia dell’ex coniuge. Ma l’ossessione di Antoine è pronta a trasformarsi in furia cieca.

Accolto con entusiasmo dalla critica internazionale, premiato con il Leone d’argento per la migliore regia e il Leone del Futuro come migliore opera prima all’ultima Mostra di Venezia, L’affido è un film che – come spiega il regista – “rivela la violenza sotterranea, le paure taciute, le minacce sommesse” vissute ogni giorno da migliaia di donne, in tutto il mondo.

Ecco il trailer:

L’aeroporto di Star Wars diventa realtà [Video]

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L’aeroporto di Star Wars diventa realtà [Video]

Mentre cresce l’attesa per l’arrivo del primo trailer di Star Wars Il Risveglio della Forza di J.J. Abrams oggi in rete arriva un divertente video che ci mostra un aeroporto decisamente diverso dal normale, e guardate un po’ che tipo di veicoli arrivano e partono:

LEGGI ANCHE: Star Wars Rogue One: il primo spin-off ha titolo, cast e data di riprese

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Star Wars il risveglio della forza-3Vi ricordiamo che Star Wars il Risveglio della Forza uscirà sul grande schermo il 18 dicembre 2015 con un cast che include gli interpreti storici Mark HamillHarrison FordCarrie FisherAnthony DanielsPeter Mayhew e Kenny Panettiere con le nuove aggiunte John BoyegaDaisy RidleyAdam pilotaOscar IsaacAndy SerkisDomhnall GleesonLupita Nyong’oGwendoline Christie e Max von Sydow.

 

L’addio a Star Wars da parte di Josh Trank è colpa di Fantastici 4?

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star wars spin-off-Josh-TrankCome c’era da aspettarsi, l’addio di Josh Trank al progetto del secondo spin off di Star Wars, definita dal regista una decisione personale, sta facendo discutere e sorgono, di conseguenza, le prime congetture in merito. Dopo le motivazioni che coinvolgono il produttore Kingberg, che vi abbiamo già raccontato qui, arrivano adesso altri elementi che vorrebBERO Trank un regista isolato e poco collaborativo, senza una chiara direzione dei lavori e spesso non disposto a dare spiegazioni alla troupe sul da farsi. Un rapporto dice inoltre che i cagnolini del regista, lasciati soli in un appartamento in affitto a New Orleans, avrebbero causato milioni di dollari di danno, che la Fox ha dovuto rimborsare.

Questo elemento bizzarro, unito ai problemi di produzione di Fantastici 4, di cui la Fox si dichiara comunque molto soddisfatta, dovrebbero aver causato la rottura tra Trank e la Disney.

Ovviamente si tratta di supposizioni e per le motivazioni ufficiali continuiamo a fare affidamento sulla dichiarazione pubblica rilasciata dal regista sul sito di Star Wars.

Fonte: CBM

L’acqua, l’insegna la sete – Storia di classe: recensione del film di Valerio Jalongo

Con L’acqua l’insegna la sete – Storia di classe, Valerio Jalongo torna al documentario dopo Il senso della bellezza e riprende il tema della scuola, affrontato nel 2010 con il film di finzione La scuola è finita. Il nuovo lavoro è stato svolto nell’arco di 15 anni, con 5 anni di riprese, attraverso cui il regista romano, ticinese d’adozione, racconta la scuola senza falsa retorica, ma con autentica sensibilità ed emozione.

I protagonisti di L’acqua, l’insegna la sete – Storia di classe

2020. Il professore in pensione Gianclaudio Lopez parte da una poesia di Emily Dickinson per iniziare a parlare dei suoi alunni. Quella 1 E dell’Istituto Superiore “Roberto Rossellini” di Roma che nel settembre 2004 cominciò a raccontarsi in una sorta di video-diario. Scorre i loro temi e poi li riporta agli autori, oggi trentenni, per parlare con loro di quegli anni, della loro esperienza a scuola, ma anche delle loro vite di oggi. Si sono realizzati o stanno ancora cercando la propria strada? Hanno avuto dalla scuola ciò che pensavano? Cosa hanno dato alla scuola? Così si raccontano Lorenzo Albrizio, che ha tenacemente creduto nei suoi sogni e oggi è mago, giocoliere, animatore, con una sua azienda e venti dipendenti; Jessica Carnovale, piena di energia e sempre positiva, che lavora in un ospizio per anziani e cerca in ogni modo di farli sentire amati. Gianluca Diana, che ama la natura e si prende cura degli alberi, Corinna Jacobini, che gestisce una pensione casalinga per cani; ha un carattere timido e chiuso e ancora non ha trovato la propria strada. Alessio Schippa, che ha messo da parte il sogno di diventare un calciatore, fa lavori saltuari e appena può si dedica alla sua passione: è un pokerista. Yari Venturini, che oggi è cuoco e animatore di discoteche e si dedica a crescere sua figlia, dopo essersi lasciato alle spalle un’adolescenza a dir poco travagliata. Poi c’è il professor Lopez, che anche in pensione continua a pensare ai suoi ragazzi e vuole dare loro ancora un’altra possibilità.

L’acqua, l’insegna la sete – Storia di classe, la scuola tra vitalità e malinconia

Con L’acqua l’insegna la sete Valerio Jalongo, regista, ma anche autore del soggetto e della sceneggiatura, quest’ultima insieme a Linda Ferri,  dà la sua visione di scuola come un luogo pieno di vita, ma il film è percorso anche da una malinconia dolce-amara. Già il titolo porta in sé questa doppia valenza: l’idea, che emerge dalla poesia di Dickinson, che per capire veramente qualcosa, bisogna privarsene. Nel caso dei ragazzi della I E e del professor Lopez, si potrebbe dire che per apprezzare davvero il valore di quegli anni di scuola, occorra rivederli da adulti, o da pensionati, quando sono ormai conclusi. Nel titolo c’è anche l’idea di come i ragazzi, non solo i protagonisti di questo bel doc, abbiano bisogno, sete di scuola come luogo di incontro, in cui essere accolti, visti, capiti, incentivati a sviluppare le loro potenzialità e talenti. Certo, colpisce e rattrista che molti non abbiano ancora espresso fino in fondo il loro talento, che siano ancora alla ricerca di sé e della propria strada. Allora, ci si può domandare: è colpa della scuola? L’acqua, la insegna la sete è dunque la fotografia di una scuola in crisi, che ha fallito come istituzione, se qualcuno rimane indietro, se non si riesce a recuperare tutti, se qualcuno si perde?

Il film, però, mette in campo anche altre riflessioni, se è vero che alcuni dei ragazzi hanno finito gli studi e iniziato a lavorare nel mondo dello spettacolo, del cinema, sui set – l’Istituto Rossellini è dedicato proprio ai mestieri del cinema e della tv – ma hanno abbandonato quel mondo, che descrivono come arido e privo di umanità, di attenzione all’altro. Una concezione peraltro oggi invalsa in moltissimi rapporti di lavoro, spesso solo orientati al risultato e privi di empatia e umanità. Così come si solleva anche un’altra grande questione. Se infatti la scuola dà fiducia, fornisce strumenti per coltivare i propri talenti e costruirsi un futuro, sta pur sempre all’individuo credere in sé, non scoraggiarsi di fronte alle delusioni e continuare a perseverare per realizzare sé stesso.

Il difficile lavoro del professore e dell’alunno

Il documentario di Jalongo è tra i pochi lavori – viene in mente La scuola di Daniele Luchetti, tratto da due illuminanti libri di Domenico Starnone – che mostrano cos’è veramente la scuola, il lavoro del professore, la fatica per coinvolgere i ragazzi, anche quando, dice Lopez, “vogliono andare al bagno in massa”, o quando: “sono talmente presi dalla loro noia che trovano noioso tutto. Dovresti essere un prestigiatore per farli stupire, per farli restare a bocca aperta e dire: ma veramente a scuola si può scoprire questo?”. Vedere come Lopez abbia fatto – e ancora, da pensionato, faccia – il suo lavoro con passione, un grande lavoro, è davvero coinvolgente ed emozionante. E sebbene non tutti siano come lui, non tutti riescano a coinvolgere così tanto i ragazzi, ad ascoltarli, a stabilire con loro un rapporto così autentico, è pur vero che molti sanno fare bene il loro lavoro. Il film mostra anche il lato sorprendente dei ragazzi, quei gesti inaspettati che ripagano di tutta la fatica, come il raccontarsi in modo spassionato in un tema. Fa toccare con mano allo spettatore, qualora non lo sappia o non lo ricordi per esperienza personale, quanto siano importanti per i ragazzi quegli anni. I protagonisti del lavoro, peraltro spesso con storie non facili alle spalle, ricordano bene il professor Lopez e le sue lezioni, come lui ricorda di loro. Ha conservato i loro temi e quando insieme a loro li rilegge la commozione è autentica, da entrambe le parti.

L’acqua l’insegna la sete è un racconto sentito ed emozionante. Il regista fa una scelta oculata in mezzo al mare magnum del materiale girato in cinque anni, riuscendo in 76 agili minuti a dare uno spaccato intenso e significativo delle vite dei protagonisti, anche al di là della scuola. Il film risulta essere un potente inno alla vita, come la scuola stessa è, con tutto il suo spettro di esperienze ed emozioni, positive e negative. Emblematica in tal senso l’inquadratura dei banchi dall’alto, colmi di scritte, vissuti. La scuola è proprio questo: un concentrato di vita, racchiusa in un tempo relativamente breve e in poco spazio. Questo film come pochi sa raccontarla.

Dove vederlo

L’acqua, l’insegna la sete – Storia di classe è in sala solo il 22, 23 e 24 novembre, distribuito da Desir in 15 città italiane, in 18 sale. Prodotto da Aura Film, Rsi, Radiotelevisione Svizzera, Ameuropa International, con Rai Cinema, è una coproduzione svizzero-italiana.

 

L’acqua l’insegna la sete – Storia di classe dal 22 dicembre in Prima Visione On Demand

L’acqua l’insegna la sete – Storia di classe di Valerio Jalongo è disponibile dal 22 dicembre in Prima Visione On Demand, a noleggio e in acquisto digitale, su CG Digital e sulle principali piattaforme (Amazon, Apple Tv, iTunes, Google Play e Chili). Dopo il successo de “Il senso della bellezza”, Valerio Jalongo torna con un nuovo documentario, 15 anni nella vita di una classe, alla scoperta dell’emozione e della libertà di crescere. I loro sogni, le loro speranze, la loro rivelazione.

Scritto da Linda Ferri e Valerio Jalongo in collaborazione con Gianclaudio Lopez, “L’acqua l’insegna la sete – Storia di classe”  è una coproduzione svizzera-italiana AURA Film, RSI Radiotelevisione svizzera, AMEUROPA International con RAI Cinema; distribuito nelle sale italiane dal 22 novembre “L’acqua l’insegna la sete – Storia di classe” approda ora in Prima Visione On Demand sulle principali piattaforme digitali grazie a CG Entertainment.

Il film è stato presentato in concorso al 50° Festival Visions du Réel, al 42° Cinemed di Montpellier, al 18° Berlin Festival Zeichen der Nacht, al 18° Guangzhou Documentary Film Festival, ha ricevuto la nomination come miglior film al 56° Solothurner Filmtage, ed è stato premiato come Miglior film Giuria giovani a Visioni dal Mondo, Miglior Film e Miglior Sceneggiatura alla 22esima edizione di Inventa un Film.

La trama

Lopez, un professore in pensione, ritrova in un vecchio giornale di classe “L’acqua, l’insegna la sete”, una struggente poesia di Emily Dickinson che in pochi versi rivela come la vita ci insegni il valore delle cose. Il prof. Lopez ha conservato tutto di quella classe: compiti, temi, perfino un videodiario girato insieme ai ragazzi quindici anni prima. Sull’onda di quella poesia e dei suoi ricordi, il prof. Lopez sente il bisogno di sapere cosa è rimasto di quegli anni passati insieme; parte così alla ricerca dei suoi alunni, che oggi sono ormai dei “vecchi” trentenni. Porta in dono i loro vecchi temi: rileggendoli insieme, riaffiorano confessioni, storie, momenti di scuola che quasi magicamente riprendono vita davanti ai nostri occhi: nelle immagini del videodiario, eccoli adolescenti pieni di slancio, ingenuità, entusiasmo per la vita… Ma dopo tutti questi anni anche gli alunni, diventati dei giovani adulti, hanno in serbo molte sorprese e doni per il loro vecchio prof.

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L’accusa: trama, cast e la vera storia dietro il film

L’accusa: trama, cast e la vera storia dietro il film

Dopo essersi dedicato alla regia di commedie come Sono dappertutto e Quasi nemici – L’importante è avere ragione, nel 2021 il regista e attori Yvan Attal ha deciso di portare sul grande schermo un film di genere totalmente diverso. Si è infatti rivolto al libro Les Choses humaines, pubblicato nel 2019 dalla scrittrice Karein Tuil, per realizzare L’accusa (qui la recensione) un adattamento cinematografico della sua storia ricca di dolore, paure e menzone che vengono scoperte. Il racconto ruota infatti ad un accusa di aggressione sessuale, con i coinvolti e le rispettive famiglie che si vedono gettati in un vortice dal quale sembra non esserci via di uscita.

Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, il film è dunque incentrato sul processo mosso da una ragazza ad un ragazzo, accusato di essere il suo violentatore. Un racconto profondamente drammatico, da cui Attal punta a far emergere la verità e l’umanità di questi personaggi, mantenendo fino alla fine un senso di ambiguità che impedisce di formulare un giudizio certo. Tra inganni, menzogne e verità scoperte con la forza, lo spettatore si trova dunque a dover seguire questi personaggi fino alla fine, nel tentativo di capire da che parte possa risiedere la verità e se è questa qualcosa che si è pronti ad accettare.

Il passaggio televisivo di L’accusa è dunque un’ottima occasione per riscoprire un film francese che propone un racconto certamente non facile da digerire ma che offre molto su cui riflettere, data la triste frequenza con cui si verificano vicende simili. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla vera storia dietro il film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.

La trama e il cast di L’accusa

Il film ha per protagonisti Jean Farel, influente opinionista parigino, e sua moglie Claire, una scrittrice femminista. La vita dei due viene sconvolta dall’arresto del figlio Alexandre, studente modello all’università di Stanford, con l’accusa di stupro nei confronti di una ragazza conosciuta una sera a una festa, cosa che lui nega con veemenza. L’apparato mediatico-giudiziario entra a quel punto in moto, dando vita ad un processo molto complicato. Quella rivolta ad Alexandre è un’accusa reale o solo un misterioso desiderio di vendetta, come sostiene l’imputato? L’accusa di violenza porterà in ogni caso alla luce verità opposte tra le famiglie dei due ragazzi, mettendo gli uni contro gli altri e portando l’equilibrio familiare dei Farel a incrinarsi a sua volta.

Ad interpretare Alexandre Farel vi è l’attore Ben Attal, divenuto noto proprio grazie a questo film. Nel ruolo dei suoi genitori Jean e Claire vi sono gli attori Pierre Arditi e Charlotte Gainsbourg. Quest’ultima è una delle attrici francesi più note a livello internazionale, celebre per la sua collaborazione con il regista Lars von Trier per film quali Melancholia, Antichrist e Nimphomaniac. Gainsbourg, inoltre, è anche la madre nella realtà di Ben Attal, figlio avuto dal compagno attore Yval, regista di questo film. Recita poi nel film anche l’attore e regista Mathieu Kassovitz, noto per aver diretto L’odio, qui impegnato nel ruolo di Adam Wizman. Ad interpretare Mila Wizman, la ragazza che accusa Alexandre vi è Suzanne Jouannet, mentre Audrey Dana è Valérie Berdah.

L'accusa Charlotte Gainsbourg

L’accusa: il libro e la vera storia a cui si ispira

Come anticipato, il film è un adattamento del libro dal titolo Les Choses humaines, scritto da Jarine Tuil e uscito nel 2019. Quell’anno ha vinto il Premio Interallié e il Prix Goncourt des Lycéens. Il libro stesso, come dichiarato dalla scrittrice, è ispirato alla storia dello stupro di Stanford, avvenuto nel 2015-2016. Questo ha per protagonista Brock Turner, studente della prestigiosa università americana, che ha violentato Chanel Miller, di 23 anni, mentre era priva di sensi il 18 gennaio 2015. Arrestato, Turner rischiava fino a 7 anni di carcere, ma è stato condannato solo a sei mesi perché secondo il giudice, Aaron Persky, una pena detentiva avrebbe avuto un impatto troppo forte sullo studente. Turner è poi stato scagionato dopo 3 mesi per buona condotta.

È però stato obbligato a registrarsi come criminale sessuale a vita e a completare un programma di riabilitazione per criminali di questo tipo. Il caso ha tuttavia influenzato la legislatura californiana, spingendo nel richiedere pene detentive per gli stupratori le cui vittime siano prive di sensi e a includere la penetrazione digitale nella definizione di stupro. Il 9 agosto 2019, Miller ha deciso di rendere pubblico il suo nome e la sua identità, fino a quel momento rimasta celata. La giovane ha descritto la sua storia e le conseguenze dell’anonimato e ha raccontato di aver incontrato e ringraziato i due studenti che hanno fermato Turner quella notte. Ha poi scritto un libro di memorie, intitolato Know My Name: A Memoir, nella speranza che possa essere d’aiuto a vittime di violenze come lei.

Una lettera del padre di Brock Turner alla corte, una petizione contro il giudice e il testo pubblicato online da BuzzFeed della dichiarazione d’impatto della vittima hanno poi attirato l’attenzione dei media nazionali e internazionali. Karine Tuil afferma di aver discusso il caso con degli avvocati, prima di assistere ai processi per stupro presso la cour d’assises di Parigi. Queste esperienze sarebbero servite a Tuil come “laboratorio” di ricerca per le fondamenta del suo romanzo, da cui poi è stato tratto il film. C’è dunque una storia vera dietro questo racconto, anche se la scrittrice si è assicurata di cambiarla quel tanto che basta da non ledere le vere personalità coinvolte.

Il trailer di L’accusa e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di L’accusa grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 11 gennaio alle ore 21:20 sul canale Rai 3.

L’accusa, recensione del film di Yvan Attal

L’accusa, recensione del film di Yvan Attal

In uscita nelle sale italiane il 24 febbraio 2022, L’accusa è un film del regista francese Yvan Attal, presentato per la prima volta fuori concorso a Venezia 78. Tratto dall’omonimo romanzo di successo della scrittrice Karine Tuil, il film è interpretato, tra gli altri, da Ben Attal, Suzanne Jouannet, Charlotte Gainsbourg, Pierre Arditi, Mathieu Kassovitz, Benjamin Lavernhe, Audrey Dana e Judith Chemla.

L’accusa: un solido dramma personale e sociale

Dopo le svariate incursioni di Attal nella commedia francese, tra cui ricordiamo il suo ultimo film di successo, Mon Chien Stupide (2019), il regista abbandona la sua comfort zone per la sua settima fatica autoriale, intraprendendo un’esperienza totalmente opposta: il dramma procedurale vecchio stile (che gli permette di rendere omaggio a Sydney Lumet) con un soggetto tanto delicato quanto furiosamente attuale.

I Farel sono una super-coppia: Jean è un importante opinionista francese e sua moglie Claire una saggista, nota per il suo femminismo radicale. Hanno un figlio modello, Alexandre, che frequenta una prestigiosa università americana. Durante una breve visita a Parigi, Alexandre conosce Mila, figlia dell’amante della madre, e la invita a una festa. Il giorno dopo, Mila sporge denuncia contro Alexandre con l’accusa di stupro, distruggendo l’armonia familiare e mettendo in moto un’inestricabile macchina mediatico-giudiziaria che presenterà verità opposte.

La trama del film L’accusa naviga sostanzialmente attorno al campo semantico del dubbio e ai danni collaterali che esso implica (anche se ci rendiamo presto conto che nei fatti non ve n’è nessuno), tanto in una storia solidamente strutturata (con intricati giochi verbali, soprattutto nell’ultimo atto), quanto in una coreografia di interpretazioni veramente grandiose (citando tanto il team di avvocati Judith Chemla/Benjamin Lavernhe, quanto la nuova arrivata Suzanne Jouannet).

Il nuovo lungometraggio di Yvan Attal trova i suoi punti di forza nella rappresentazione del furore giudiziario e mediatico dell’epoca post MeToo, soffermandosi sul modo in cui la società percepisce e giudica un simile caso di cronaca, nell’ottica imperante di pregiudizi collettivi che conducono a giudizi soggettivi, spesso fuorvianti. Diviso in tre capitoli distinti – il punto di vista di Alexandre, quello di Mila e quello del processo – il film, che non è così lontano dal recente ed eccellente La ragazza con il braccialetto di Stéphane Demoustier, è tanto una sincera apertura al dibattito su questioni sociali cruciali, quanto una messa in discussione frontale della responsabilità dei genitori nell’educazione e delle ripercussioni del loro comportamento sulla loro prole.

L’accusa: processo alle intenzioni in un tribunale collettivo

E se questa storia apparentemente chiara fosse in realtà molto più complessa di quanto appare? E se sollevasse molte domande essenziali su certi stili di vita e comportamenti?
Con il suo processo a tre gironi, Attal solleva – come nel romanzo di Tuil – la questione del consenso, del posizionamento sociale nelle relazioni umane, della comunicazione, dell’appropriazione del corpo altrui, del tribunale di Twitter, della giustizia in senso lato. Questioni quanto mai umane, lungi dal ricercare risposte univoche, sono al centro di un film come L’accusa, che descrive un caso in modo esaustivo, senza esprimere alcun giudizio, proponendosi di scrutare gli aspetti più nefasti e talvolta anche inquietanti di un sistema estremamente fallace, che trascina tutti i suoi protagonisti allo stesso tempo in un meccanismo terribilmente distruttivo e spazzando tutte queste prospettive attraverso l’insieme dei riferimenti.

Fotogrammi – quasi assimilabili a spettrogrammi – selezionati per esprimere al meglio le argomentazioni di entrambe le parti rimodellano l’andamento ritmico della pellicola, con un’ellissi di 30 mesi tra le prime due che permette finalmente di affrontare il processo, lasciando da parte il sensazionalismo per tentare di penetrare il fattuale. Si dà quindi ampio respiro all’indecenza dell’esposizione di fantasie e pulsioni, al ruolo del caso, alla facoltà di dissentire all’influenza degli eventi passati, al potenziale di vendetta o di manipolazione, alla capacità di chiedere perdono o di perdonare, tematiche che vengono messe in discussione nel dettaglio.

L’accusa è un’immersione realistica e senza filtri nel bozzolo lussuoso ed egocentrico della borghesia parigina e, più direttamente, nella sfera dei media; il film è un’opera tragica e meticolosa sui mali della società contemporanea (la violenza sulle donne spesso impunita, la tossicità dello sguardo monolitico maschile, l’abuso di potere da parte dei privilegiati, l’eredità post #MeToo, la sessualità oggi, l’eccessiva giurisdizione pubblica dei social network…). Uno studio sociale catturato attraverso il prisma di un ritratto familiare gradualmente terrificante, dove una prole viziata e detestabile – come il suo progenitore – ha una nozione profondamente dubbia di consenso, frutto di una convivenza/educazione di un padre il cui comportamento profondamente tossico con le donne non è mai stato veramente messo in discussione da nessuno – meno che mai da lui stesso.

L’account di No Way Home celebra il 20° anniversario di Spider-Man di Sam Raimi

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Un nuovo video di Spider-Man celebra il 20° anniversario del film originale di Sam Raimi. Uscito nel 2002, lo Spider-Man di Sam Raimi introduceva al pubblico alla versione di Tobey Maguire di Peter Parker e raccontava il viaggio del personaggio per diventare Spider-Man. Il film rimase uno dei film di supereroi più formativi e influenti di tutti i tempi ed è stato un grande successo al botteghino, guadagnando oltre 825 milioni di dollari in tutto il mondo.

Da allora Sam Raimi e Tobey Maguire avrebbero poi continuato a collaborare per altri due film, l’amato Spider-Man 2 nel 2004 e il controverso Spider-Man 3 nel 2007. Oltre a Peter di Maguire, Spider-Man ha presentato al pubblico MJ di Kirsten Dunst, Harry Osborn di James Franco e Willem Dafoe nei panni del Green Goblin, il cattivo del film. Sia Maguire che Dafoe sono tornati di recente nei rispettivi ruoli in Spider-Man: No Way Home lo scorso dicembre. I ritorni di entrambi i personaggi sono stati molto elogiati dai fan, con molti che considerano ancora Maguire il miglior Spider-Man e Green Goblin di Dafoe uno dei migliori cattivi del franchise. Oggi per celebrare questo anniversario, il profilo ufficiale di No Way Home ha diffuso un bellissimo video:

L’acchiappasogni: il significato del film tratto dal libro di Stephen King

Le innumerevoli opere scritte dal celebre Stephen King sono da sempre fonte di grande ispirazione per il cinema e moltissime di queste hanno poi trovato il loro adattamento sul grande schermo. Dal celebre Stand by Me a Le ali della libertà, da Carrie – Lo sguardo di Satana fino alla più recente serie televisiva The Stand. Quello realizzato dallo scrittore del brivido è un bacino di storie senza eguali, contenenti tutti i sentimenti e i temi più ricorrenti nell’esistenza umana. Uno dei film più affascinanti, e di cui forse si parla meno, tratti da una sua opera è L’acchiappasogni, scritto e diretto dal celebre Lawrence Kasdan.

Thriller dai risvolti paranormali, il cui titolo originale è Dreamcatcher, questo è stato pubblicato per la prima volta nel 2001. Si è trattato di un romanzo particolarmente complesso per King, essendo stato il primo da lui completato dopo il terribile incidente che lo coinvolse nel 1999. Nelle pagine di questo, dunque, lo scrittore ha riversato tutta una serie di incubi e allucinazioni, che non hanno mancato di emozionare ed entusiasmare i suoi fan. Dato il successo, non ci è voluto molto prima che le vicende qui raccontate prendessero vita anche sul grande schermo. Con un budget di quasi 70 milioni, si è trattato di uno degli adattamenti fino a quel momento più ambiziosi di un’opera di King.

Ancora oggi, L’acchiappasogni rimane uno dei più enigmatici film di questo genere, sollevando numerosi interrogativi e misteri. Pur con i suoi difetti, questo continua a possedere un fascino non indifferente, tutto da scoprire. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo significato generale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

L’acchiappasogni: la trama del film

Da ragazzini Jonesy, Henry, Pete e Beaver salvano un bambino con sindrome di Down di nome Duddits dall’aggressione di alcuni bulli. Questi era dotato di un grande potere paranormale che, in segno di gratitudine, trasmise in minima parte anche ai suoi quattro nuovi amici. Il gruppo non si stupisce di quello che è capace di fare Duddits avendo già intuito dal loro primo incontro che egli è in qualche modo speciale. Ora che i quattro sono cresciuti, ogni anno si ritrovano per la tradizionale caccia al cervo e ricordano sempre quell’episodio che ha cambiato le loro vite per sempre. Ma durante la loro reunion annuale, i quattro scoprono che qualcosa di sinistro si sta aggirando nei boschi e solo loro sono in grado di fermare quella che sembra essere una minaccia aliena.

L'acchiappasogni cast

L’acchiappasogni: il cast del film

Protagonisti del film sono alcuni noti attori del panorama statunitense. Damian Lewis, celebre per la serie Homeland, interpreta il personaggio di Gary “Jonesy” Jones. Thomas Jane, recentemente visto nella serie The Expanse, è Henry Devlin, mentre Jason Lee, protagonista di My Name Is Earl, è Joe “Beaver” Clarendon”. Infine, Timothy Olyphant, celebre per le serie Justified, è Pete Moore. L’attore Donnie Wahlberg interpreta invece il personaggio di Duddits. Fu grazie a questo che ottenne la popolarità che lo porterà poi a recitare nei panni del detective Eric Matthews nella saga cinematografica di Saw. Nel film vi è anche il premio Oscar Morgan Freeman, nei panni del colonnello Abraham Curtis. Nonostante questi sia stato indicato come uno dei protagonisti, fa in realtà la sua comparsa soltanto dopo 40 minuti dall’inizio del film.

L’acchiappasogni: il significato del film

Come quasi tutta l’opera di King, anche L’acchiappasogni si concentra su una serie di elementi ricorrenti, qui ovviamente riproposti in chiave a suo modo unica. Ancora una volta, infatti, i protagonisti sono un gruppo di antieroi, amici sin da bambini. Ad opporsi a loro, come sempre, vi è una forza nemica che assume qui connotati paranormali. Il gruppo deve infatti scontrarsi con una minaccia aliena alla ricerca della conquista del mondo. Ciò che conta davvero, come sempre in King, non è tanto ciò che si narra quanto ciò che avviene nell’animo dei protagonisti. Il viaggio emotivo è ancora una volta ciò che permette di individuare il cuore delle storie dell’acclamato autore. In particolare, egli va qui ad esplorare il sacrificio che si sceglie di compiere anche per chi sembrerebbe non meritarlo.

Estremamene indicativo a riguardo è il personaggio di Duddits. Outsider per eccellenza, questi è sin da subito presentato come l’emarginato di turno a causa di quelli che erroneamente vengono indicati come difetti. Egli riesce però a trovare amici sinceri nei quattro protagonisti, comprendendo come vi sia sempre del bene in ogni essere umano. Sarà proprio in nome di questo bene che egli si porrà come principale incaricato di sventare la minaccia, difendendo quel mondo che lo ha sia respinto che accolto. Con lui, King pone dunque nuovamente sul piedistallo gli indifesi, personalità in grado di essere gli unici a fare davvero la differenza. Osservando il film, l’importante non sarà dunque tanto lo scontro con l’estraneo, quanto il legame che si genera e unisce i protagonisti.

L’acchiappasogni: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Per potersi immergere in tutto ciò, è possibile fruire di L’acchiappasogni grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 14 marzo alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Fonte: IMDb