E il terzo giorno arrivò
Woody Allen. Il regista di
Manhattan ha portato sulla Croisette il
suo nuovo Irrational
Man, una commedia con sfumature noir che ha messo
d’accordo positivamente quasi tutta la stampa internazionale. Con
lui una dei protagonisti del film, una incantevole Emma
Stone in un abitino nero piuttosto generoso che poco ha
lasciato all’immaginazione, alzando notevolmente la temperatura
della sala conferenze del Festival di Cannes. L’incontro è uno di
quelli imperdibili, poiché Allen – nonostante i suoi 79 anni – ha
ancora uno spirito e una grinta da fare invidia, ha infatti
trasformato il tutto in un cabaret con tanto di fragorose risate –
quasi continue – dei fortunati giornalisti riusciti a entrare. Per
farvi entrare nel mood vi riproponiamo la prima domanda con tanto
di risposta a tema: “Signor Allen, ha spesso scritto e girato film
in cui i personaggi uccidono qualcuno. Lei ha mai pensato di
uccidere?” “Certo, anche mentre stava parlando…”. Primo Levi, campi
di concentramento e Kant a parte, è stata una continua risata.
“Ho scritto Irrational
Man perché arriva sempre il punto in cui si pensa
‘cavolo, che succederebbe se prendessi questa decisione?’, tutti
facciamo scelte. Ovviamente è meglio fare scelte giuste, il
protagonista del film fa una scelta irrazionale ma in fondo è tutto
relativo, anche molte cose che scegliamo di fare nella vita reale
non hanno molto senso. Le persone sono sempre alla ricerca di
qualcosa che dia un significato alla loro vita, i religiosi per
esempio. Fanno scelte irrazionali per assicurarsi un posto in
paradiso, non meno folli della scelta di Abe nel film. Io la vedo
così.” (risate) Un Allen estremamente ironico e convinto, che ha
considerato il tema del suo nuovo lavoro come un’idea banale
in realtà, che si può trovare su qualsiasi giornale di cronaca: “Se
leggete un giornale certamente trovate ogni tipo di nefandezza,
coppie che si tradiscono, gente che si uccide, è assolutamente
normale. Tutta la più grande letteratura è così, Anna
Karenina, Guerra e Pace, e la gente ama
sentire e vedere queste cose al cinema come a teatro. Siamo oltre
Shakespeare.”
Difficile dargli torto, del resto
chi meglio di lui conosce quello che il pubblico vuole dopo decenni
di grandissima carriera. Ma si impara ancora dal proprio lavoro,
dopo così tanto tempo? “Non impari tante cose girando film. O
meglio, impari tantissimo durante i primi due, tre film al massimo,
giusto le cose tecniche basilari, il resto si impara in modo
naturale vivendo e non c’è nulla e nessuno che può insegnarti. È
anche per questo che non rivedo mai i miei film, sono certo che ora
troverei solo gli errori, vedrei solo le cose che potrei
migliorare. Charlie Chaplin studiava tutto quello
che girava, a volte cambiava, ricominciava, allora era più semplice
rimettere su un set e avere gli attori, adesso costerebbe troppo
quindi neanche ci penso. Però sono sicuro che rigirerei tutto,
avendo gli stessi attori e le stesse location. Tornando alla
domanda principale: si impara dalla vita, fondamentalmente, che è
piena di lezioni. Basta un attimo per trovarsi faccia a faccia con
la morte, basta poco per farci cambiare abitudini di vita.”
Non solo cinema però, come molti di
voi sapranno Woody Allen ha anche firmato con
Amazon per una nuova serie TV, come procedono i
lavori? “Non ne ho la minima idea, non so cosa sto facendo, è stata
davvero una leggerezza impegnarmi con loro. Pensavo fosse facile
come girare un film, invece qui si hanno ore e ore da scrivere e
girare. Non è un’ora e mezza..! Sono davvero perduto, sarà un
grande imbarazzo quando uscirà.” (ancora risate generali) Se il
piccolo schermo mette così in difficoltà il regista, come se la
caverà mai con le grandi domande della vita? “Rispondo facendo
film. Viviamo in un universo random vivendo una vita random, tutti
moriremo prima o poi e ogni cosa che abbiamo fatto scomparirà. È
successo a Beethoven, a Shakespeare, capiterà a tutti. L’unico modo
per non pensarci è distrarsi; la gente si distrae con le partite di
baseball, con gli stessi film, io per distrarmi li scrivo e li giro
continuamente. Non importa se faccio brutti film, è importante
distrarsi. Così non penso a quando morirò, a quando sarò vecchio e
decrepito in un futuro molto lontano.” (fischi e applausi)
Signor Allen, nonostante tutto è
diventato il regista che voleva diventare? “No, volevo diventare un
regista serio, il mio mito è Ingmar Bergman. Però la comicità è
arrivata come un dono e ho dovuto adattarmi, mi hanno sempre pagato
per questo, non mi avrebbero dato un centesimo per scrivere roba
seria. Devo essere divertente e va bene così.” Touché.