Basta andare su Google Immagini e
cercare il suo nome. Sfogliando la galleria di foto, vi
chiederete se Gary Oldman, per interpretare tutti
quei personaggi così diversi tra loro, non abbia vissuto due volte.
E invece l’attore, sceneggiatore e produttore londinese, dal giorno
della sua nascita, il 21 marzo 1958, ha avuto una sola esistenza
costellata di successi (ben 55 lungometraggi interpretati), ma
anche segnata da esperienze non proprio piacevoli. Figlio di
Kathleen Oldman e di Leonard, un saldatore e marinaio dedito
all’alcol, Gary viene abbandonato dal padre a soli 7 anni. Cresce,
così, con la mamma e le due sorelle maggiori.
Sarà la musica a segnare uno
spartiacque tra un’infanzia difficile e l’inizio di una brillante
carriera. Gary, infatti, è deciso a diventare pianista e impara da
solo a suonare il pianoforte. Durante l’adolescenza, a 15 anni,
capisce che la sua vita sarà nel mondo della recitazione ed entra
nel Greenwich Young People’s Theatre. Due anni dopo viene respinto
dalla Royal Academy of
Dramatic Art di Londra, ma non si dà per vinto e
ottiene una borsa di studio da una scuola del Kent, dove si diploma
nel 1979. Fino alla metà degli anni Ottanta, la sua è una vita
tutta dedicata al teatro e alle esibizioni sui palcoscenici
inglesi, dove si distingue per le sue camaleontiche
interpretazioni. Nel 1986, però, arriva la prima partecipazione a
un film per il cinema come protagonista. Il suo ruolo è nientemeno
che quello di Sid Vicious, nel film Sid &
Nancy: un’interpretazione apprezzata dai fan dei Sex
Pistols, ma anche dalla stampa. In questi anni, viene scelto per
ruoli in film indipendenti, come Prick Up –
L’importanza di essere Joe di Stephen
Frears, e The Firm di
Alan Clarke, nel quale presta il volto a un
hooligan.
Gary Oldman,
filmografia
È nel 1990 che conosce Tim
Roth e lo affianca nel film Rosencrantz e
Guildenstern sono morti. L’opera vince il Leone d’Oro
come miglior film al Festival di Venezia. Nello stesso anno,
affianca Sean
Penn ed Ed Harris in
Stato di Grazia. Dopo questa
interpretazione viene identificato come una delle migliori giovani
promesse del cinema.
Gli anni Novanta sono quelli
dell’affermazione a livello internazionale, e Gary
Oldman si specializza particolarmente nei ruoli da
villain. Da Oswald in JFK di
Oliver Stone, a Norman Stansfield
in Léon, indimenticabile pellicola di
Luc Besson, fino all’interpretazione che,
probabilmente, più lo ha impresso a fuoco nella mente dei cinefili:
quella di Dracula, nel lungometraggio di Francis Ford
Coppola. Anche la musica continua a condizionare le sue
scelte cinematografiche, portandolo a calarsi nei panni di Ludwig
van Beethoven nel film Amata Immortale
del 1994. Un po’ più sottotono, forse per via della natura più
“romantica” e meno “maledetta” del personaggio, lo ritroviamo in
La lettera scarlatta, film del 1995
tratto dal romanzo di Nathaniel Hawthorne, dove
veste i panni del reverendo Dimmesdale. È di nuovo Luc
Besson a riportarlo in una dimensione oscura, in cui si
sente sicuramente più a suo agio, facendogli interpretare il
mercante di armi Jean-Baptiste Emanuel Zorg nel film cult di
fantascienza Il quinto elemento.
È ovvio, ma bizzarro per
chi lo segue da anni, che le sue abilità vengano conosciute a
livello mondiale soprattutto grazie alla trilogia di Batman firmata
Christopher Nolan, ma ancor più
per la sua interpretazione di Sirius Black nella saga
cinematografica Harry
Potter. Il tutore e padrino del
maghetto compare a partire dal terzo film Harry
Potter e il prigioniero di Azkaban e,
successivamente, in Harry Potter e il calice di
fuoco,
in Harry Potter e l’Ordine della
Fenice ed infine nell’ultimo capitolo della
serie Harry
Potter e i Doni della Morte – Parte 2. I ruoli di
Sirius e di Gordon, pur essendo resi magistralmente dall’attore,
non rendono probabilmente giustizia al ventaglio di doti
interpretative che, negli anni, Gary Oldman
dimostra di possedere. Soprattutto considerando che, come lui
stesso ammise in seguito, accettò il ruolo del mentore di Harry
Potter per problemi economici, dichiarando di essersi ispirato, per
il look da adottare, a John Lennon.
Facendo un passo indietro e
tornando agli anni cruciali del suo percorso, i Novanta,
evidenziamo anche il mai reciso legame con la musica che lo porta a
registrare una canzone con l’amico David Bowie
(You’ve been around, nell’album
Black tie with noise) e di prender parte
al videoclip Since I don’t have you dei
Guns N’ Roses.
Ma il 1997 è anche l’anno del suo
debutto alla regia con Niente per bocca,
che vale all’attrice protagonista Kathy Burke il premio per la
migliore interpretazione femminile al 50esimo Festival di Cannes. Il film, che vede
anche la partecipazione della sorella di Oldman, Laila
Morse, contiene riferimenti alla sua infanzia e alla sua
vita privata. Anche le sue relazioni sentimentali sono, in quegli
anni, molto chiacchierate dalla stampa, perché vissute in maniera
tormentata anche a causa della grave dipendenza dall’alcol
ereditata dal padre. Alla fine degli anni
Ottanta, Gary Oldman sposa l’attrice
Lesley Manville, dalla quale divorzia
nel 1989, tre mesi dopo la nascita del primo figlio, Alfie.
Risale al 1990, invece, il matrimonio con Uma
Thurman, conosciuta sul set di Stato di
grazia. Ma anche questa unione si conclude con il
divorzio, due anni più tardi. Nel frattempo, viene arrestato a Los
Angeles per guida in stato di ebbrezza, insieme
a Kiefer Sutherland. L’alcol è anche causa
della rottura con la fotografa e modella Donya
Fiorentino, conosciuta dopo il breve flirt con
Isabella Rossellini, e con la quale mette al mondo
due bambini. Nel 2008, infine, Gary
Oldman ha sposato la cantante jazz
inglese Alexandra Edenborough e vive
attualmente Los Angeles.
L’ultima definizione che di se
stesso affida alla stampa è quella di “brutalmente onesto”. Hanno
fatto scalpore, nelle ultime settimane, le sue dichiarazioni a
difesa di Mel Gibson e Alec
Baldwin (uno accusato di antisemitismo, l’altro di
omofobia), e anche il suo parere sul film
12 Anni Schiavo, (simile, per altro,
a quello di tanti altri che hanno visto il film: bello, sì, ma non
da Oscar). “Se non votavi per 12 Anni Schiavo,
allora eri razzista. Devi essere molto cauto nello scegliere le
parole”, ha ammesso, e, rincarando la dose ha precisato
che “a Hollywood regna l’ipocrisia”. Tuttavia,
il Dracula per eccellenza è super partes e
critica senza peli sulla lingua anche i franchise in cui è stato
direttamente coinvolto. A proposito del nuovo film di su Batman
(Batman V Superman: Dawn of
Justice) in cui l’uomo pipistrello incontrerà
niente meno che Superman, Gary Oldman,
che ha dato uno splendido e compassato volto a Jim Gordon, ha
detto “Batman e Superman insieme? Vedremo. Il fatto,
riguardo a Nolan, era che c’era questo senso di ancoraggio alla
realtà. Nella nostra trilogia, tanto fantastica quanto lo era il
Joker, c’era una base di realismo alla quale ci potevamo
rapportare. Ma ora abbiamo Batman e abbiamo questo tizio che vola
ed è un alieno? Vedremo… dovranno rispondere di grandi aspettative
(tradotto da ‘It’s got big shoes to fill’)”.
Oldman, tuttavia, tra una
critica e l’altra, non si smentisce, ed è tuttora impegnatissimo.
In questi giorni è uscito al cinema
Apes Revolution l’Alba del Pianeta delle
Scimmie, in cui sarà colui che guida la
guerra degli uomini contro la nascente nazione delle scimmie. Lo
vedremo, nella primavera del 2015, in Child
44, nuovo lavoro
di Daniel Espinosa ambientato nella
Russia stalinista degli anni ’50 e tratto dal romanzo
di Tom Rob Smith. Il film vedrà il nostro nei
panni del capo dei servizi segreti. L’attore ha confermato la sua
presenza anche in Criminal, un film d’azione diretto da
Ariel Vromen e in cui reciterà insieme a Kevin Costner. La storia è
quella di un serial killer al quale viene impiantato il cervello di
un agente deceduto in servizio. Oldman, ovviamente, sarà il
cattivo.