Continua il Casting dell’imminente
Biopic di Tim Burton, Big
Eyes, il film che ripercorrerà la vita dell’artista
Margaret Keane. Oggi infatti, arriva la notizia che
Danny Huston si aggiunge al cast dei
già confermati Amy Adams e Christoph Waltz, che saranno i
protagonisti del prossimo già atteso film del regista culto.
Come sappiamo ad interpretare
Keane sarà l’attrice Amy Adams (che presto sarà al
cinema nei panni di Loise Laine in L’Uomo d’Acciaio di Zack Snyder). Keane è nota per essere
una pittrice le cui creazioni si distinguono per la
rappresentazione di bambini dagli occhi grandi che sono diventati
il primo esempio di successo di massa nel mercato dell’Arte del
1950. Il film racconterà la vista dell’artista dal momento della
comparsa del movimento femminista che la porta ad affrontare una
dura causa con contro il marito, che avrà il volto di Christoph Waltz e che ha
sostenuto e finanziato la sua carriera di pittrice. Il ruolo
di Danny Huston, invece sarà quello di
un giornalista di pettegolezzi, ed è attualmente la stelle della
serie televisiva “Magic City”. Inoltre, la pellicola è stata
recentemente acquistata durante il Festival
di Cannes 2013 da Lucky Red che lo
distribuirà per in Italia.
Big Eyes
si baserà su una sceneggiatura scritta da
Alexander e Larry
Karaszewski, coppia di scrittori che ha già lavorato
con Tim Burton in Ed
Wood.
Solo pochi giorni fa abbiamo
pubblicato la notizia della rinuncia di
Tom Cruise al progetto del riavvio
di The Man From U.N.C.L.E. per
dedicarsi completamente a Mission: Impossible 5,
ma oggi arriva una notizia da Variety, secondo il quale l’attore
Henry Cavill, che presto vedremo nei di
Superman in L’uomo d’Acciaio è
entrato ufficialmente in trattative per ricoprire il ruolo di
Napoleon Solo, ereditando così la parte.
Se le trattative andranno in porto,
cosa molto probabile, Henry Cavill si unirà
al già confermato Armie Hammer e Alicia
Vikander. Vi ricordiamo inoltre che al momento la
pellicola sarà diretta da Guy Ritchie e si
baserà su una sceneggiatura scritta da Scott Z.
Burns e Max Borenstein.
Sul film non si hanno particolari
dettagli se non le dichiarazioni dello sceneggiatore Scott Z.
Burns che ha parlato delle impostazione del film che sarà
ambientato nel 1960. “Ho pensato che sarebbe stato davvero
divertente andare indietro e guardare Spycraft nella guerra fredda
e ciò che poteva e non poteva fare,””Quando si pensa al mondo nel
1960 solo in termini di automobili e moda e estetica, e riprenderle
con le telecamere di oggi e la tecnologia di oggi, penso che
potremmo fare delle cose davvero interessanti. Tratterà
davvero di una organizzazione che non ha avuto un
affiliazione con un paese e Napoleon Solo e Illya Kuryakin erano
ragazzi che avrebbe dovuto essere nemici giurati. Uno era russo e
uno era americano e hanno lavorato insieme. In questo modo, è stato
davvero incredibilmente svilupparne il progresso e renderlo
spettacolare.
Vi ricordiamo che L’uomo
d’Acciaio uscirà negli USA il 14 giugno 2013, il 20
giugno in Italia, e nel cast oltre a Henry
Cavill eRussell
Crowe ci sono
anche AmyAdams, Diane
Lane, Kevin Costner,Laurence Fishburne, Michael
Shannon. L’uomo
d’Acciaio è diretto da Zack Snyder. Tutte le info utili
nella nostra Scheda Film: L’uomo d’Acciaio.
Tutte le news nel nostro speciale: Superman: Man of steel
Dopo la rivelazione di
due nuove Autobots che appariranno nel nuovo
Transformers 4, che sarà ancora
diretto da Michael Bay, oggiil
regista ha pubblicato in anteprima la prima foto del nuovo
Optimus Prime, che ha subito un completo
aggiornamento.
Sembra che finalmente Bryan
Singer abbia confermato il ruolo di Peter Dinklage in X-Men: giorni di un futuro
passato. Arriva infatti dal set del film una foto
in cui si vede quello che probabilmente è un operaio con addosso la
tuta de le Trask Industries di proprietà di Bolivar Trask.
I rumor che volevano Dinklage interpretare questo personaggio, il
creatore di Sentinel, sono così con buona probabilità
confermati.
Ecco la foto:
La trama di X-Men: giorni di un futuro
passato, tratta dall’omonimo fumetto del 1981,
ripercorre un arco temporale ambientato in un imprecisato futuro in
cui gli USA sono dominati dalla Sentinelle, mentre i mutanti vivono
confinati in campi di concentramento. Kitty Pride torna indietro
nel tempo e impedisce dal passato che gli eventi precipitino a tal
punto da trasformare la vita dei mutanti del futuro in un inferno
di reclusione.
Carlo Verdone racconta se stesso e
il suo cinema in un documentario inedito e sorprendente con le
testimonianze di amici, attori e di chi lo conosce bene. Un
ritratto privato e professionale ricco di ironia e umanità, tra
risate e commozione.
Gianfranco Giagni e Fabio
Ferzetti, sceneggiano e dirigono un documentario che ripercorre
con estrema leggerezza una vasta raccolta di testimonianze,
materiale di repertorio e sequenze dei film di Carlo
Verdone. L’incipit su “errori di scena” dei suoi amici-colleghi
prima dell’intervista immergono il pubblico in quello che sarà il
clima di tutto il documentario, risate e confessioni, che ci
restituiscono la vita professionale dell’artista romano in tutti i
ruoli da lui ricoperti in più di trentanni di spettacolo. Le
incursioni più frequenti saranno quelli di Toni Servillo,
Margherita Buy, Pierfrancesco Favino, Marco Giallini, Laura Morante, Claudia Gerini, ma anche i suoi figli,
Giulia e Paolo nonché la sua storica tata Novilla. Il
documentario inizia con i rumori e voci del set che si mescolano
sulle immagini di un teatro di posa vuoto e in cui la regia non si
nasconde, Carlo Verdone entra e con passo svelto si siede e
risponde alle domande che gli vengono fatte. Viene raccontato così
il primo punto di vista, quello artistico, in cui l’esempio sui
vari modi di fumare, ci porta al suo studio dei personaggi e dei
dettagli con cui li caratterizza. Questi momenti vengono
intervallati dai numerosissimi racconti di scena, per esempio,
durante la lavorazione di Posti in piedi in paradiso,
oppure in interviste sul lungo mare di ostia o in macchina.
Dall’altra parte viene introdotto
l’altro aspetto, quello privato che emerge soprattutto nel racconto
della casa paterna sopra i portici a Roma. Questa rappresenta la
parte inedita della vita di Verdone, la sua sfera privata che viene
introdotta attraverso i familiari e le persone che hanno abitato
nel suo stesso quartiere e lo conoscono da una vita; di questo
punto di vista fondamentali sono stati i super8 di famiglia e i
materiali di repertorio RAI. Da i due percorsi narrativi emerge
l’inevitabile ecletticità dell’attore e il suo carattere
d’improvvisazione. Invece, la parte critica del documentario, viene
l’affrontata dai critici veri e propri, uno per tutti Goffredo
Fofi, in cui vengono rimarcati i punti forti del cinema di
Verdone quali la grande capacità d’osservazione sulle persone e
della società che mutua in continuazione. All’incirca a metà del
documentario si parla dell’ultimo periodo di Carlo Verdone, ossia
quello che predilige un cinema fatto di temi sociali e lontano
dalle maschere degli inizi, in cui emerge ulteriormente la
struttura dell’italiano medio.
I due registi, restituiscono in
Carlo! le varie angolazioni un buon ritratto
dell’artista, che celebra la sua carriera ed emoziona con la sua
vita privata. Ciò in cui non riesce è il peso sull’uomo, nonostante
vengano raccolte e mostrate le sue ansie d’attore-regista, poche
sono le domande che scavano sulla fragilità che lo spingono verso
determinate emozioni, manie e tic. Restituendo quindi solo il
ritratto piacevole di un cinema più complesso e sfaccettato.
Ecco un primo sguardo a
Curse of Chucky , sequel de
La Bambola Assassina (Child’s Play in
originale), che è stato già girato e uscirà il prossimo autunno.
Grazie a Fiona Dourif, attrice protagonista del film, abbiamo la
possibilità di dare un primo sguardo alla nuova versione di Chucky.
L’attrice ha infatti condiviso la foto della cover della soundtrack
del film. Che ve ne pare?
La storia del film ruota intorno a
Nica (Dourif), una giovane donna di lutto per il suicidio
raccapricciante di sua madre, nel momento in cui la sua prepotente
sorella maggiore Barb (Danielle Bisutti) arriva con la sua giovane
famiglia per aiutarla a sistemare gli affari della madre. Mentre le
sorelle cominciano a discutere dei piani di Nica per il futuro, la
figlia più piccola di Barb si consola giocando con una bambola
parlante e ghignante dai capelli rossi di nome Chucky (Brad
Dourif), che di recente è arrivata misteriosamente per posta.
Ma, appena una serie di brutali omicidi comincia a terrorizzare
la famiglia, Nica comincia a sospettare che la bambola possa essere
la chiave per quello spargimento di sangue. Quello che lei non sa è
che Chucky ha un obbiettivo finale da raggiungere. E ‘determinato a
finire un lavoro che ha iniziato più di 20 anni prima, e questa
volta ha intenzione di vederlo fino alla sanguinosa e scioccante
fine.
Ecco per Wolverine l’
immortale foto dal set inedite che vi mostriamo oggi,
in attesa di vedere e sapere ancora di più in merito a questo
capitolo sulla vita del X-man più interessante e amato di
sempre.
Basato sul celebre arco narrativo a
fumetti, in Wolverine: L’immortale troviamo Logan,
il guerriero eterno, in Giappone. Lì, l’acciaio dei samurai si
scontrerà con gli artigli d’adamantio, mentre Logan affronterà una
misteriosa figura dal suo passato, in un’epica battaglia che lo
cambierà per sempre. Il film uscirà in Italia il 25
luglio 2013.
Trama: Il film vedrà Logan
impegnato in una storia d’amore con una donna giapponese già
sposata: per riuscire a conquistarla, dovrà affrontare tutti i
tanti ed agguerriti samurai della sua famiglia.
E’ stata confermata di
prima mano una notizia che potrebbe lasciare sconcertati gli amanti
dello Spider Man cinematografico, che non hanno familiarità con il
fumetto dell’uomo ragno.
SEGUONO
SPOILER
Dall’inizio delle riprese di
The Amazing Spiderman 2, si rimoreggiava
che uno dei personaggi principali sarebbe morto nel film. In
effetti nei fumetti Gwen Stacy muore per mano di Green Goblin, e
durante una intervista a SFX magazine, Emma
Stone, che interpreta Gwen Stacy nel film di Marc
Webb, ha confermato non solo la morte del suo personaggio, ma ha
anche raccontato che avverrà in circostanze simili.
Essenzialmente il
problema è che Spiderman la uccide per errore, così la persona che
lei ama è quella che la uccide. E questa cosa è una delle più
orribii che possano capitare! – Apparentemente le persone che hanno
letto il fumetto non saranno sorprese da quello che avverrà, perchè
sono già impazziti prima.”
In The Amazing Spiderman 2, per
Peter Parker (Andrew Garfield), vive una vita molto la occupata –
tra prendere i cattivi come Spider-Man e passare il tempo con la
persona che ama, Gwen (Emma Stone); diplomato ormai ha lasciato le
scuole superiore e non ha dimenticato la promessa fatta al padre di
Gwen di proteggerla – ma questa è una promessa che
semplicemente non può mantenere sempre. Le cose cambieranno per
Peter quando un nuovo cattivo, Electro (Jamie Foxx), emerge dagli
abissi della città, e un vecchio amico, Harry Osborn (Dane DeHaan),
ritorna, e fa riemergere nuovi indizi sul suo passato.
Un po’ a sorpresa spunta, sul set
newyorkese de Le Tartarughe Ninja,
l’attrice premio Oscar
Whoopi Goldberg, in procinto di lasciare il set dove,
presumibilmente, ha appena finito di girare una scena.
Le presenta della protagonista di
Sister Act e di
Ghost nelfilm di Michael
Bay non era stata annunciata, eppure pare proprio che
Whoopi, indossando una vistosa parrucca, sia sta impegnata nelle
riprese. Che il suo sia solo un breve cameo oppure un personaggio
che non è stato ancora rivelato, non possiamo dirlo con sicurezza;
chi o cosa potrebbe interpretare la Goldberg nel film sulle
tartarughe mutanti?
Il film Le Tartarughe
Ninja vede nel suo cast Megan
Fox (April O’Neil), Alan
Ritchson (Raffaello), Noel
Fisher (Michelangelo), Jeremy
Howard (Donatello), Pete
Ploszek (Leonardo) e Danny
Woodburn (Maestro Splinter).
Il film arriverà nelle sale dal 6
giugno del 2014.
Ecco di seguito il terzo spot per
Pacific Rim, l’attesissimo sci fi diretto da
Guillermo del Toro che arriverà al cinema il
prossimo 11 luglio. Ecco il video:
Nel cast di Pacific Rim
protagonisti sono
Charlie Hunnam,
Idris Elba, Charlie Day, Rob
Kazinsky e Max Martini. Diretto
da Guillermo del Toro, prodotto
da Legendary Pictures e sceneggiato da Travis
Beacham, Pacific
Rim uscirà il 12 luglio 2013.
Il film racconta di come legioni di
mostruose creature, note come Kaiju, emerse dal mare danno il via
una guerra che costa milioni di vite e consuma la risorse del
pianeta a ritmi vertiginosi. Per combattere i giganteschi Kaiji,
sono state ideate delle armi speciali: enormi robot chiamati
Jaegers comandati mentalmente da due piloti attraverso delle reti
neurali. Ma perfino i Jaegers sembrano impotenti contro i mostri
venuti dalle profondità marine. Vicini alla sconfitta, agli
abitanti della Terra non resta che affidarsi a due improbabili
eroi: uno scapestrato ex pilota e un’inesperta allieva cui viene
affidato un vecchio ma glorioso Jaeger. Saranno loro le ultime
speranze del genere umano giunto ormai sull’orlo
dell’Apocalisse.
Arriva tra qualche settimana
World War
Z arriverà al cinema e oggi CS ci offre un nuovo poster
internazionale del film in cui campeggia Brad
Pitt, eroe familiare che non vuole cedere al virus che
infetta ormai quasi tutta la popolazione mondiale.
Ecco il World War Z poster
internazionale :
World War
Z è diretto da Marc Forster e vede
nel cast Anthony Mackie,
Brad Pitt, David Morse, James Badge Dale, Matthew Fox
e Mireille Enos. Ecco la trama del film: La storia
segue Gerry Lane, un impiegato delle Nazioni Unite(Brad Pitt), che
gira il mondo in una corsa contro il tempo per fermare una epidemia
che rovescia eserciti e governi e che minaccia di decimare la
popolazione mondiale.
La pellicola è tratta da
World War
Z. La guerra mondiale degli zombi (World War Z: An
Oral History of the Zombie War) romanzo horror fantascientifico
post apocalittico del 2006 di Max Brooks. È la seconda opera
letteraria di Brooks sull’argomento zombie, successiva a Manuale
per sopravvivere agli zombi (The Zombie Survival Guide) del 2003.
Dalla prospettiva del singolo individuo, e della narrazione, il
libro è considerato un romanzo epistolare, poiché la trama è
presentata dalle varie interviste sulle vicissitudini delle persone
incontrate.
Dopo una lunga e difficile campagna
d’acquisti, nel 2007 la Plan B Entertainment di Brad
Pitt riuscì ad ottenere i diritti cinematografici
di WWZ in concorrenza contro la Appian Way di
Leonardo DiCaprio.Qualche tempo dopo, il 13 novembre 2008 si
apprese, dalla rivista Variety, che Marc Forster era
stato avvicinato e poi confermato come regista; intervistato a
proposito, Forster spiegò che per alcuni aspetti il romanzo
presentava caratteristiche politico-thriller simili a Tutti
gli uomini del presidente.
E’ stato da pochissimo visto a Cannes,
nei panni del protagonista di All Is Lost
di J.C. Chandor, ma Robert Redford non vuole abbandonare
la regia, posizione che sembra piacergli molto e riuscirgli anche
bene. L’attore e regista ha infatti scelto il suo prossimo
progetto: si tratta di uno dei sei documentari in 3D della seria
Cathedrals of Culture voluta e prodotta
da Wim Wenders.
Il progetto prevede la celebrazione
di sei diversi edifici culturali sparsi per il mondo per
testimoniarne l’importanza. Il film, che avrà la durata di trenta
minuti, sarà dedicato, per la scelta di Redford, al Salk
Institute di La Jolla, in California, un’opera
dell’architetto Louis Kahn.
Wim Wenders,
produttore e promotore del progetto che dedicherà il suo segmento
alla Filamonica di Berlino, si è detto entusiasta
dell’interessamento al progetto di Robert Redford
che si unisce alla squadra formata da altri quattro
registi:Michael Madsen,
Michael Glawogger,KarimAïnouz e dall’inglese James
Marsh.
Ricordiamo che l’iconico attore e
regista americano è al momento impegnato nelle riprese di Captain America il soldato
d’inverno, il cine-fumetto Marvel nel quale interpreta
l’agente Alexander Pierce.
Dopo Cannes 2013, Nicolas
Wending Refn arriva a Roma per presentare il suo ultimo
atteso film Solo Dio perdona (Only
Forgives God) che vede ancora una volta protagonista
l’attore Ryan Gosling, alla seconda collaborazione con
il regista dopo il premiato Drive.
Insieme a loro troviamo nel cast anche l’attrice Kristin
Scott Thomas, in un’inedita veste di madre despota.
Il regista si è dilungato sulla
scelta di Kristin Scotto Thomas, che si è interessata per prima al
progetto: “La conoscevo nei ruoli classici ma subito ho capito
che non aveva nessuno probema nel trasformarsi nella stronza che il
film richiedeva”.
Refn ha anche parlato di tutti i
riferimenti al cinema del passato che ci sono nel suo film,
arrivando a definire Solo Dio perdona una sorta di western
all’italiana, e confessando il suo amore per il nostro cinema.
Il film può vantare nel cast
Ryan Gosling, alla seconda collaborazione con
Refn, Kristin Scott Thomas, Luke
Evans, Vithaya Pansringarm e Yaya Ying.
Trama: Sullo
sfondo della Thailandia, a Bangkok, si sviluppa la storia di Julian
(Ryan Gosling), proprietario con il fratello di un club di boxe
thailandese, usato come copertura per lo spaccio di droga. A
seguito dell’assassinio del fratello, la madre Jenna (Kristin Scott
Thomas) obbliga Julian a vendicarlo. Le sue ricerche porteranno il
giovane a un poliziotto in pensione Chang, detto Angelo della
vendetta, che si erge a giudice e punitore della criminalità. Il
ragazzo lo sfida sul ring sperando di vincere, ma viene sconfitto.
Jenna allora chiederà al figlio di ucciderlo, iniziando un vortice
di sangue e vendetta.
Questa mattina è stato presentato
alla stampa Ti ho cercata in tutti i necrologi , film
che segna il ritorno alla regia di Giancarlo Giannini, dopo
l’esperienza di Ternosecco, datata 1987. Prodotto grazie
alla Magalì Production, alla Dean Film e Rai
Cinema, la pellicola è distribuita dalla Bolero film e
sarà nelle nostra sale a partire dal 30 maggio. Nel cast, oltre a
Giancarlo Giannini, anche F.Murray Abraham e
Silvia De Santis. Proprio l’attrice apre la conferenza
stampa, in attesa dell’arrivo dell’attore e regista più atteso:
Giancarlo Giannini.
Com’è lavorare con un attore del
calibro di Giancarlo Giannini?
SD:Oltre al grande
carisma di un personaggio come Giancarlo Giannini, attore celebre
in tutto il mondo e con molta esperienza alle spalle, una cosa
davvero importante è che lui, oltre che regista, sia anche, in
primo luogo, un attore. Giancarlo riesce così a capire le
problematiche che possono incontrarsi nella recitazione,
indirizzandoti nel modo migliore.
Come è entrata un questo
personaggio che ha tanti risvolti, un po’ dark lady ma anche
estremamente triste. Com’è stato entrare nelle sue corde?
SD:È stata dura. Perché è
un personaggio molto denso. Per me la difficoltà era proprio capire
come mai una donna potessa fare una cosa del genere, far parte di
questa organizzazione che organizza caccie all’uomo. Diciamo che
però…
Silvia De Santis
viene per un attimo interrotta dagli applausi per l’arrivo di
Giannini.
GG:Scusate il ritardo. Di
questi tempi siamo un po’ sbattuti da una parte all’altra perché il
cinema italiano ha bisogno un po’ di aiuto, anche quando si fanno
storie un po’ così, forti, curiose, strane. Scusa se t’interrompo
Silvia. Mi dispiace che a Cannes non abbia vinto il nostro amico
Sorrentino, il quale, dalle poche immagini che abbiamo visto, ha
realizzato un film abbastanza visionario e mi piacciono quelli che
hanno coraggio. In Italia ci chiedono il coraggio e poi, quando fai
una storia così, ti dicono che non hanno capito niente e che ne
abbiamo avuto troppo di coraggio. Scusate, continuiamo, poi magari
ne parliamo.
SD:Si stava parlando,
appunto, di come sono entrata in un personaggio così complesso.
Naturalmente, tra le altre cose, ho avuto anche la fortuna di avere
un regista con le idee talmente chiare, che sono stata molto
guidata all’interno di questo viaggio e di questo personaggio. Un
altro elemento importante è il mondo interiore di lei. Il fatto che
lei entri a far parte dell’organizzazione deriva da questo grande
malessere esistenziale, di una donna così sola, raccontato non
banalmente attraverso il vissuto del personaggio, ma attraverso
delle immagini. Lo specchio di Helen è la sua abitazione. Questo mi
ha aiutato tantissimo perché la casa di Helen è molto particolare.
Quella casa voleva proprio raccontare questo mondo interiore così
disordinato, così inquieto, così solitario. Questi sono insomma
vari elementi che hanno arricchito l’interpretazione.
A questo punto si passa alle domande
rivolte al regista Giancarlo Giannini.
A livello di location, la prima è
Toronto?
GG:Più o meno Toronto e
dintorni. Poi abbiamo l’Arizona. Ho girato anche in Italia, gli
interni, la costruzione della casa, un po’ dappertutto. Ma Toronto
è la location dove nasce il film.
Questo personaggio, questo
“traghettatore di morti”, è nato da una tua idea o esisteva già un
soggetto?
GG:Nasce da una storia
vera, da un racconto che mi hanno fatto molti anni fa. In Africa
avvenivano queste caccie all’uomo, nero in quel caso, con i
cacciatori che si erano un po’ stancati di cacciare gli elefanti o
altri animali. Mi è stato raccontato che pagavano un milione.
Naturalmente erano cose nascoste, in cui potevi essere colpito
oppure no. Il milione comunque andava o a te, o alla famiglia.
Quando giravamo il film in Canada, su internet, è anche apparso un
annuncio di un signore che si proponeva per una caccia, voleva
essere cacciato per 25mila dollari canadesi, e non penso conoscesse
il mio lavoro. Nel mondo succedono queste cose. Credo che succedano
anche cose peggiori di quelle che vediamo in questo film. Da questa
storia, che mi è stata raccontata molti anni fa, mi è nata poi
l’idea e alla fine ho deciso di proporla e realizzarla non come
storiellina comica, ma attraverso un personaggio più denso, che
avesse un senso di racconto per quello che riguarda l’uomo, come
vive, l’uomo all’interno di questa società, in questo potere che ci
circonda, che io ho raccontato con dei cacciatori. I cacciatori,
infatti, non si vedono mai, sono degli spari, potrebbero essere dei
fantasmi.
Il film è pieno di simboli, ma il
cinema in fondo nasce come sotto testo, come realtà virtuale, una
simulazione. All’interno del film ho voluto anche mescolare gli
stili, ho voluto insomma divertirmi. Fare l’attore mi piace, mi
diverto, ho sempre il fanciullino dentro, perché se l’attore non ha
questo senso di gioco e di proporre favole a noi grandi, cui non le
racconta più nessuno, cosa lo fa a fare?
Da attore lei ha avuto una
carriera spettacolare, penso davvero densissima di soddisfazioni.
Fare il regista, a quanto dicono, comporta uno stress terrificante,
tra produzione e finanziamenti. Perché ha avuto questa esigenza
creativa diversa, che l’ha messa per la seconda volta dietro la
macchina da presa? Non è che questo rovina un po’ quella sua voglia
di giocare che diceva prima?
GG:Uno è cosciente di
quello che fa. Fare il regista non è una cosa semplice, è molto
impegnativo, anche da un punto di vista comunicativo, è una cosa
seria, che porta via tantissimo tempo. La produzione è un’altra
cosa, in cui spesso si è aiutati da altri. Uno che fa produzione
vuole poter decidere ciò che più preferisce. Oggi è difficile
trovare qualcuno che ti finanzi lasciandoti fare quello che vuoi,
senza imposizioni su attrici e attori, ad esempio. Facendo anche la
parte della produzione io mi metto nella responsabilità di fare
tutto. Sono responsabile, nel bene e nel male, solo io di questo
film. L’ho voluto, mi è piaciuto farlo. Dopo tanti anni di lavoro,
alla fine è arrivato un momento in cui ho potuto dire “mi faccio il
film che voglio”. C’è sempre qualcuno che ti comanda. Pensi a
quanto è libero il Nikita, talmente libero che dice ai cacciatori
“adesso sono io che voglio farmi cacciare, provate a prendermi”. La
libertà dell’uomo secondo me è avere, durante la giornata, la
maggior quantità di tempo per fare ciò che vuoi.
Quanto tempo ha
richiesto la lavorazione del film?
GG:Molto tempo, non per
colpa mia ma per problemi di coproduzione. Ho dovuto sospendere,
riprendere, spesso cambiare location, e questo ha portato a grandi
difficoltà anche a livello di costo del film. Ma quando uno decide
di affrontare una sfida la affronta fino in fondo, non solo come
attore o regista ma anche nella vita. Purtroppo non è stata una
sfida divertente, il film è stato sospeso a più riprese, ma sono
problemi che si riscontrano spesso nella produzione. Il cinema ha
un tempo e se non funziona qualcosa quello che non funziona poi ti
costa tre volte di più.
Il 30 maggio siete in anteprima
mondiale in Italia con il film. Per quanto riguarda il mercato
estero, dato che è anche stato girato tutto in lingua
inglese?
GG:Per quanto riguarda il
mercato estero per intanto andiamo al Festival di Shangai. Poi
andremo in America del sud dove ho alcuni contatti con la Globo.
Vedremo negli Stati Uniti, la Germania è interessata, insomma, è
una partenza. Sicuramente non è un film facile.
Come è nato il titolo del
film?
GG:In inglese il titolo
era “The gambler who wouldn’t die”. Ma “gambler” in italiano era
difficilmente traducibile. Abbiamo avuto diverse idee, volevamo
chiamarlo con un titolo a contrasto, ironico, curioso, ed è quindi
nato prendendolo dalla battuta che avete sentito nel film. Abbiamo
anche pensato anche a “La rosa e il coniglio” ma sembrava troppo da
cartone animato, poi “Esci dal mio coniglio!”, altra battuta del
copione. Alla fine “Ti ho cercata in tutti i necrologi” ci è
sembrato più intrigante.
È più difficile doppiare Al
Pacino o ridoppiare se stessi?
GG:Sicuramente ridoppiare
se stessi, nonostante si abbia già in mente i contenuti e quello
che bisogna trasmettere, avendo già recitato in inglese.
Che differenze ha riscontrato
nelle produzioni statunitensi, tipo James
Bond?
GG:Tutto è preciso, a
partire dallo storyboard, in cui si entra nell’immagine per capire
se funziona. In realtà anche per questo film lo storyboard è stato
molto dettagliato, non c’è tutta questa grande differenza, per un
attore in fondo è motore, azione, ciak anche nelle grandi
produzioni. Per gli americani ad esempio ha però un’importanza
molto rilevante lo scenografo, mentre da noi, i luoghi in cui
girare sono forse scelti con men cura. Un buon operatore riesce a
far recitare la luce e l’immagine per te.
Il film incarna i valori
cristiani? Qual è il messaggio e quali sono le risposte agli
interrogativi che vengono posti?
GG:Io sono un credente,
cattolico. Nel film si parla del dopo vita e il mistero esiste,
indipendentemente dalla propria religione. Non credo che la vita
sia un semplice momento di passaggio. Nikita lo capisce e sfida la
morte. Nel film ci sono personaggi estremi. Il gioco non funziona
più quando la preda vuole farsi ammazzare. Il senso è un viaggio
che arriva fino alla morte, che Nikita desidera. Ma anche dopo la
morte, con l’immagine rappresentata dai due conigli, le caccie non
finiscono mai.
Il film inizia come un noir,
finendo invece quasi come un melodramma?
GG:Come ho già detto mi è
piaciuto mischiare molti stili. Alla fine sembra quasi un western,
con anche il sottofondo di un’armonica, è stato divertente. Siamo
troppo legati al nostro cinema, al neorealismo. Bisogna cercare di
creare un cinema di rottura, pur prendendo spunto dai nostri
maestri. Come Spielberg che in E.T. mi disse di aver copiato dal
nostro MIRACOLO A MILANO, sostituendo alle scope le
biciclette.
Quest’oggi presso il The Space
Cinema di Piazza della Repubblica a Roma è stato presentato il
documentario su Carlo Verdone, dal titolo Carlo!,
presente nelle 36 sale del circuito e nella sezione The Space
Extra i giorni 3, 4 e 5 giugno. Alla conferenza stampa hanno
partecipato, oltre al celebre attore, i registi Gianfranco
Giagni e Fabio Ferzetti e il produttore Marco
Belardi.
Come è nato il progetto?
Fabio Ferzetti:Nasce da
un idea di Gianfranco Giagni, perché Carlo aveva superato i
trent’anni di attività; è stato su una media altissima di presenze
raggiungendo con alti e bassi successi importanti. Trent’anni
sono trent’anni! Rappresentano un pezzo di storia di un paese e ci
sembrava che lui lo avesse raccontato, ma, ci sembrava che ci fosse
ancora molto da raccontare su di lui, quando siamo andati a parlare
con Carlo e abbiamo fatto le prime riprese con le prime interviste
ed il film cominciava a prendere forma, c’era da raccontare anche
il lato privato, non per biografia, ma un lato in ombra che è
quello che nutre veramente il grande comico. Per questo ci
interessava indagare su questo aspetto. Gianfranco ha fatto
numerosi documentari sul cinema da Orson Wells a Dante Ferretti,
alla sartoria Tirelli oltre a essere un regista a tutti gli
effetti, io no, ma ci piaceva provare questa nuova coppia.
Il nostro cinema è abbastanza
malato di autobiografie soprattuto la generazione dei registi e
degli attori di Carlo, lui non l’ha fatta, però qualcosa qua e là
dopo aver visto il film si capisce. Si capisce che qualcosa di sé
nei suoi film, e questo è interessante, ma c’è in quel grado di
riduzione che rende i film molto popolari, che poi è un po’ il suo
segreto, che molti vorrebbero avere e che a noi ci
interessava.
Che sensazioni hai provato nel rivederti e nel rivedere tutta
la tua vita e le tue amicizie? Carlo Vedone:Sono emozionato e incredulo per essere
rimasto in piedi trentaquattro anni, una lunghezza di tempo
impensabile oggi per un attore. Forse perché io ho iniziato ancora
con una vecchia guardia, sono figlio di un vecchio cinema, il mio
produttore Sergio Leone faceva C’era una volta in America
avevo conosciuto Tognazzi, Gassman, Mastroianni. Quindi
probabilmente il rispetto, anche come spettatore, di grande
ammiratore e grande fan mi ha forgiato in maniera diversa. Quando
Gianfranco Giagni e Fabio Ferzetti mi fecero questa proposta, io lì
per lì sono rimasto così, sembrerebbe un epitaffio da vivo, “siete
sicuri”? “Si, c’è qualcosa nella tua anima che si percepisce nei
tuoi film ma ci piacerebbe metterlo di più in chiaro” e io “ma
interessa al pubblico?” “Siamo convinti di si”. Una volta che ho
avuto le assicurazioni che non sarebbe stato assolutamente
celebrativo o autocelebrativo, senza nessun tipo di apoteosi,
“quanto è bravo!” , allora a quel punto la cosa è cominciata a
diventare interessante. Era un documentario in cui dovevo
raccontare con assoluta sincerità la mia persona, essendo una
persona piena di passione e curiosità effettivamente poteva dare
qualche cosa, ho accettato ma mi sono imposto di non prepararmi
assolutamente nulla, di arrivare alle interviste o nei luoghi in
cui dovevo intervenire in assoluta libertà, come in libertà sono
andati tutti i colleghi, i critici le persone della strada che sono
state intervistate. Non c’è nessuna celebrazione altrimenti sarebbe
stato un documentario assolutamente sbagliato, doveva venir fuori
poi la figura di una persona semplice con qualcosa di complesso,
oscuro e di un po’ di maliconia qua e là. Ho cercato di dare verve
con naturalezza, con un flusso di ricordi continuo, che va da i
primi super8 a un filmato della casa paterna che era stata
smobilitata.
Quindi esce fuori attraverso
anche il racconto delle stanza della casa, un po’ tutta la mia
infanzia quello che mi ha sollecitato a individuare, un
personaggio, un clima, un atmosfera. Ho avuto una famiglia molto
importante, che dialogava, piena di ironia anche se una famiglia un
pochino intellettuale, ma semplice, che mi ha sempre spinto a
frequentare tutti, devo ringraziare ancora mia madre per quello,
che mi ha sempre detto guarda e osserva vivi il quartiere, e a
tavola si rideva sempre. Tante cose e luoghi sono stati ripercorsi
e tanti ricordi di tanti amici, molti ci sono alcuni non ci sono
più, che sono stati importanti che poi li ho rifatti con la mia
lente d’ingrandimento.
Mi sono messo a nudo ho
raccontato con molto coraggio le mie fragilità, le mie debolezze, i
miei timori e le mie paure, quello che mi piace quello che
assolutamente non riuscirei a fare. Tante persone che sono state
importanti nella mia vita, Leone, Sordi ma più che altro la gente
del mio quartiere e al mio pubblico che mi ha seguito, che me lo
sono coltivato, che con la sua affluenza mi ha dato la forza di
andare avanti e continuare, perché senza pubblico dove vai? È un
omaggio che io faccio veramente al mio pubblico che mi ha sostenuto
per trentaquattro anni, ed è veramente incredibile.
Ogni tanto dico forse è caso di
fermarsi, prendermi un anno sabbatico, posso scrivere un libro, una
sceneggiatura per altri o fare un film da regista. Poi è uscito
Paolo Sorrentino che mia ha offerto quel un ruolo ne
La grande bellezza, l’ho fatto, ma sono
convinto che qualche altra incursione in un cinema non di commedia
posso farla, ho l’età giusta per farla, ho la sicurezza e il
piacere di farla, anche se la commedia rimane la mia passione, io
sono nato commediante e morirò commediante. Dopo tanto tempo uno ha
bisogno e il desiderio di fare qualche altra cosa, e di provare una
soddisfazione nel fare una cosa più complessa e diversa da quella
che ho fatto per tanti anni, è una necessità più che
giustificata. Ringrazio il produttore Marco Belardi che ha creduto
subito in questo progetto, ringrazio The Space per il coraggio che
hanno avuto per questo piccolo omaggio che mi fanno e sono contento
di uscire come i Led Zeppelin!…Mi sento come Jimmy Page!
Durante la programmazione del documentario, il giorno 4
Giugno al The Space di Parco de Medici a Roma, Carlo
Verdone sarà in sala per fare un saluto al pubblico.
Curiosità dal mondo: E’ valutato
come uno dei fumetti più preziosi della storia dell’editoria, è un
numero di Action Comics del 1938, quello in cui compare Superman
per la prima volta in assoluto. Recentemente uno di questi
rarissimi numeri è stato venduto per ben 2 milioni di dollari ed è
proprio per questo che, quando l’emerito sconosciuto David Gonzales
ne ha trovato una copia originale tra vecchi giornali nella sua
vecchia casa in Minnesota, è rimasto shockato.
Gonzales ha avuto subito il dubbio
che si trattasse di un fumetto prezioso, e dopo alcune ricerche ha
scoperto che poteva valere diversi milioni. Purtroppo la sua
fortuna ha avuto vita breve. La zia di sua moglie, alla quale aveva
mostrato emozionato il ritrovamento, ha afferrato con troppa foga
il numero a fumetti, finendo per strappare la copertina posteriore
dell’albo.
A causa dei danni il valore del
fumetto è rapidamente sceso, ma il pezzo è così raro che potrebbe
avere comunque un discreto valore e così Gonzales ha deciso
ugualmente di metterlo all’asta.E voi cosa ne pensate? Se doveste
trovare per sbaglio un numero a fumetti che vale milioni, lo
vendereste o lo terreste con voi come una preziosa reliquia?
Vi ricordiamo
che L’uomo d’Acciaio negli
USA il 14 giugno 2013, il 20 giugno in Italia, e nel cast oltre ai
già citati Hanry
Cavill eRussell
Crowe ci sono
anche AmyAdams, Diane
Lane, Kevin Costner,Laurence Fishburne, Michael
Shannon. L’uomo d’Acciaioè
diretto da Zack Snyder, leggi l’intervista al registaqui.
Tutte le info utili nella nostra
Scheda Film: L’uomo d’Acciaio. Tutte le news
nel nostro speciale: Superman: Man of
steel
Ha trionfato al
Festival
di Cannes 2013, appena conclusosi, conquistando la Palma
d’Oro e la Giuria composta da Steven
Spielberg,Nicole Kidman, Ang Lee, Naomi
Kawase,
Guarda il Trailer Italiano di
Gravity il
nuovo atteso film di Alfonso Cuarón che vede
protagonista l’attore Premio Oscar
George Clooney e l’attrice Premio Oscar
Sandra Bullock.
Gravity
attualmente in post-produzione dovrebbe uscire il 4 ottobre
2013 negli USA. Da come leggiamo sul poster italiano
pubblicato insieme al trailer la data di uscita dovrebbe essere
rispettata anche nel nostro paese. La pellicola si basa su una
sceneggiatura scritta da Alfonso Cuarón, Jonás
Cuarón, Rodrigo Garcia, mentre la fotografia è curata
da Emmanuel Lubezki, che ha condotto un
lavoro maniacale sulle numerose sequenze realizzate completamente i
CGI e riprese con la tecnologia stereoscopica.
Trama: Sandra
Bullock interpreta la dottoressa Ryan Stone, un
brillante ingegnere medico alla sua prima missione sullo Shuttle,
mentre Matt Kowalsky (George Clooney) è un
astronauta veterano al comando della sua ultima missione prima del
ritiro. Durante quella che sembra una passeggiata nello spazio di
routine, ecco che accade il terribile incidente. Lo Shuttle viene
distrutto e Stone e Kovalsky rimangono a volteggiare nella
più totale oscurità completamente soli e attaccati l’uno all’altra.
Il silenzio assordante è la conferma della perdita definitiva di
ogni contatto con la Terra e, con esso, ogni speranza di essere
salvati. La paura si trasforma in panico e ogni boccata d’aria
consuma il poco ossigeno rimasto. Ma l’unica strada verso casa
potrebbe essere quella di spingersi ancora più lontano, nella
terrificante distesa dello spazio.
Mercoledì 29 Maggio alle ore
18.00, Paolo Sorrentino e Carlo
Verdone incontrano il pubblico di Roma, alla libreria
Feltrinelli di Via Appia Nuova 427. La grande
bellezza, accolto trionfalmente dalla platea del
Festival
di Cannes (9 minuti di applausi) con commenti entusiastici
della stampa di tutto il mondo, in Italia sta avendo un successo
straordinario al botteghino, conquistando già il secondo posto del
box office.
In contemporanea con il film, sono
usciti anche la sceneggiatura di Paolo Sorrentino e Umberto
Contarello “La grande bellezza”, edito da Skira, e un libro
fotografico “La grande bellezza – diario del film”, di Sorrentino,
foto di Gianni Fiorito, edito da Feltrinelli e la colonna sonora
del film edita dalla Emi, che saranno presentati con
l’occasione.
Ecco tre nuovi spot per
L’Uomo
d’Acciaio, dei video che mostrano parecchi momenti
inediti del film si Zack Snyder e che
sicuramente faranno breccia nel cuore degli appassionati.
Nel primo video vediamo un
commovente incontro tra Jor-El e suo figlio che riprende il
discorso ascoltato nel primo full trailer del film; il secondo
spot, dai toni action, mostra Superman in azione, e arriviamo,
insieme ad una colonnello dell’esercito, alla conclusione che
l’eroe kryptoniano è irrimediabilmente “hot”; nel terzo video
invece sentiamo, ancor auna volta, la minacciosa voce di Zod che
professa di fare tutto per il bene…del suo popolo, seguita da una
dichiarazione definitiva del nostro eroe: ti fermerò!
Il film verrà presentato in Italia
a Taormina, dove saranno presenti sia il regista Snyder che
l’attore protagonista Henry Cavill.
Ecco i tre nuovi spot:
L’Uomo d’Acciaio, il film
Warner Bros. Pictures e Legendary
Pictures presentano L’Uomo
d’Acciaio, con
Henry Cavill nel ruolo di Clark Kent/Superman,
per la regia di Zack Snyder. Il film è
interpretato anche da
Amy Adams (“The Fighter”), attrice candidata tre volte
agli Oscar, nel ruolo della giornalista del Daily Planet Lois Lane,
e il candidato all’Oscar
Laurence Fishburne (“What’s Love Got to Do with It”)
in quello del direttore del giornale, Perry White. Nel ruolo dei
genitori adottivi di Clark Kent, Martha e Jonathan Kent, ci sono la
candidata agli Oscar
Diane Lane (“Unfaithful — L’amore infedele”) e il
premio Academy Award
Kevin Costner (“Balla coi lupi”).
A combattere contro il supereroe
sono due altri Kryptoniani sopravvissuti, il malvagio Generale Zod,
interpretato dal candidato agli Oscar
Michael Shannon (“Revolutionary Road”) e Faora,
interpretata da Antje Traue. Originari di Krypton
sono anche i genitori biologici di Superman, la madre Lara Lor-Van,
interpretata da Ayelet Zurer (“Angeli e demoni”) e
il padre Jor-El, interpretato dal premio Academy Award
Russell Crowe (“Il gladiatore”). Nel cast anche
Harry Lennix, nel ruolo del Generale Swanwick,
Christopher Meloni in quello del Colonnello Hardy
e Richard Schiff che interpreta il Dr. Emil
Hamilton. Tutte le news nel nostro
speciale: Superman: Man of
steel.
E’ stata avviata la produzione di
Rodham, un biopic su Hillary CLinton basato su una sceneggiatura
finita nella Lista Nera di Hollywood. a Dirigere il filmè stato
chiamato James Ponsoldt e adesso si cerca una
protagonista all’altezza del ruolo.
Il casting, già avviato da
Ponsoldt, comprende nomi di alto livello trai quali spiccano
Scarlett Johansson, Reese Witherspoon,
Jessica Chastain e Amanda Seyfried.
Il regista ha dichiarato:
Sono tutte magnifiche attrici,
siamo veramente fortunati per il fatto che tutti queste brave
attrici si stiano interessando al progetto per interpretare quasto
ruolo. Siamo in una posizione invidiabile. Senza riguardo per la
posizione politica di nessuno, o di come si senta nei confronti di
Hillary Clinton in quanto personaggio pubblico, non trovi persone
che mettano in dubbio la qualità della sua intelligenza o la sua
capacità di guidare. I voglio un’attrice che può impersonare queste
qualità”.
I piani sono quelli di far uscire il
film per il 2016, quando ci saranno di nuovole elezioni
Presidenziali e la Clinton potrebbe essere il candidato
Democratico.
Ecco la trama del film: Durante il
culmine dello scandalo Watergate, l’astro nascente Hillary Rodham è
l’avvocato più giovane scelto per la Commissione Giustizia della
Camera per mettere sotto accusa Nixon, ma la donna si scopre ben
presto costretta a scegliere tra un percorso che la porterà alla
Casa Bianca ed i suoi sentimenti irrisolti per Bill Clinton, il suo
ex fidanzato che ora insegna legge in Arkansas.
In un momento in cui i nostri
anziani campano a stento di misere pensioni e sono sempre più
considerati un peso sociale, il regista francese Jérôme
Enrico propone la sua personale ricetta anticrisi, un
fantasioso manuale di sopravvivenza che individua rimedi…a dir poco
anticonvenzionali!
Paulette (Bernadette Lafont)
è una vecchia signora che, rimasta vedova, è stata costretta a
cedere la sua adorata pasticceria a quei “maledetti musi gialli”
che hanno invaso la periferia di Parigi. Ormai ridotta a frugare
tra la spazzatura per rimediare qualcosa da mangiare, comincia a
notare i loschi traffici che si agitano nel suo quartiere, e decide
di entrare a farne parte: d’altronde, con lo spaccio di hashish si
guadagna piuttosto bene, e la sua pratica mentalità imprenditoriale
la aiuterà a farsi strada nella nuova attività, in uno slalom
continuo tra il genero poliziotto, la minacciosa concorrenza e
amiche rimbambite e ficcanaso (tra queste si distingue il nome di
Carmen Maura, musa di Almodovar immigrata d’eccezione).
Spicca per genialità
questa moderna favola urbana che prende spunto da una reale notizia
di cronaca, segnalata da una studentessa del laboratorio di
scrittura tenuto dallo stesso Enrico: il coinvolgimento nel
commercio di Cannabis di un’anziana signora in serie difficoltà
economiche. Da questo eccezionale nucleo poteva nascere la più
straziante delle tragedie o la più spassosa delle commedie: per
fortuna, il regista è riuscito a intravedere e sviluppare le
possibilità della seconda opzione.
Il prodotto finale è un piccolo
gioiello che brilla di entusiasmo e di fine humor, raro caso di uno
spettacolo insieme intelligente e divertente al massimo grado.
Xenofoba incattivita, Paulette
incarna la degenerazione della povertà e della solitudine a cui i
nostri vecchi sono spesso condannati. Poco portata per
l’autocommiserazione e il lamento, ella è più incline
all’insofferenza nei confronti del prossimo, che viene puntualmente
esternata: è proprio qui che l’esilarante sceneggiatura si scatena,
ideando battute e sberleffi che, fregandosene del politicamente
corretto, fanno di “Nonna Spinello” e della sua lingua tagliente il
cuore pulsante della pellicola.
Il ritmo narrativo è così
incalzante da non contemplare tempi morti: mirabilmente costruito e
mai scontato, il film si fa forte delle situazioni assurde che
racconta. L’alleanza tra giovani spacciatori immigrati e una
tradizionale vecchietta col foulard in testa non è cosa da tutti i
giorni, e permette così di battere inesplorati territori di
comicità: giudicando dalle risate sguaiate della sala, l’operazione
si può dire straordinariamente riuscita.
Bernadette Lafont si ritrova
nei panni di quella che potrebbe essere la versione invecchiata
della ragazza a cui quarant’anni fa aveva dato il volto in
Mica scema la ragazza! di
Francois Truffaut: entrambe anime ribelli e
noncuranti delle regole sociali, sono sorprendenti cicloni di
vitalità.
E’ uno dei film più attesi di
quest’anno al pari dei grandi blockbuster supereroistici.
Una Notte da Leoni 3 sarà una grandissima sorpresa
per tutti i fan del mitico Wolf Pack che non vedono l’ora di
rivedere il magico trio all’opera sul grande schermo.
In Una Notte da Leoni
3 dopo due anni dal matrimonio di Stu, troviamo in nostri
eroi alle prese con un problema serio: Alanha smesso di prendere le
sue medicine e, dopo la morte del padre, sembra incontrollabile.
Una decisione drastica deve essere presa e il tre amici, Phil, Stu
e Doug, sono i prescelti per comunicare ad Alan che per lui è bene
andare per qualche tempo in una clinica psichiatrica. Dopo la
iniziale resistenza, Alan accetta di andarein cura, grazie alla
generosa offerta dei tre amici: saranno loro ad accompagnarlo alla
clinica. Tuttavia, quando il branco si mette in macchina, si sa
quando parte, ma non si sa quando e come ritorna, e infatti il
viaggio dei nostri verrà interrotto bruscamente da una visita
inaspettata.
Una notte da leoni 3, il film
L’idea alla base di Una
Notte da Leoni 3 è quella di concludere una trilogia
compiuta, legando la trama del primo fortunatissimo episodio con
quella di questa terza avventura. Prima di tutto le peripezie dei
protagonisti li riporteranno a Las Vegas, e poi tutta la vicenda
sarà mossa da una vecchia conoscenza di Alan, Phil e Stu: Mister
Chow, il discutibile spacciatore, oltre che consumatore, maniaco
sessuale e pazzo omicida, che abbiamo imparato a conoscere nel
primi due film.
Il problema fondamentale
di Una Notte da Leoni 3 è proprio nella
premessa: una caccia all’uomo che, pur avendo momenti altissimi e
riportandoci sui luoghi divenuti epici grazie al primo film della
saga, risulta fiacca e prima di mordente, senza le trovate surreali
ed esilaranti degli altri episodi. Il secondo capitolo era stato
accusato di essere un semplice remake del primo, presentando la
stessa struttura narrativa di Una Notte da Leoni, con la sola
variazione della location e dell’ordine di follie che si
verificavano nella ricostruzione della notte brava. Nel capitolo
conclusivo la notte da leoni si trasforma in una folle corsa di tre
giorni che si regge in piedi solo grazie ai personaggi, costruiti
benissimo in corso d’opera ed ora quasi autonomi. Il tentativo di
Todd Phillips di contaminare la commedia
demenziale con l’action e con la pretesa di prendersi, per una
volta, sul serio, riduce il film ad un pretesto che solo nel finale
riesce a (ri)trovare il suo vero spirito e la sua vera ragion
d’essere.
Come già detto, fanno bella mostra
di sè i nostri eroi: gli esplosivi pettorali di Bradley Cooper che questa volta non vengono
mostrati; le faccette assurde di Ed Helms; la
presenza scenica ingombrante ed esilarante di Zach Galifianakis alle prese con un Alan mai
tanto protagonista come in questo racconto. Completano il cast
Justin Bartha, John Goodman, Heather Graham e Ken Jeong,
mai come in questo capitolo, protagonista assoluto. In una ricerca
spasmodica del riferimento al passato e una tensione forse
immotivata a voler far combaciare tutto per chiudere il cerchio, il
film chiude la trilogia del Wolf Pack sottotono, pur regalando
momenti preziosi allo spettatore disposto alla risata. Una
Notte da Leoni 3 sarà una vera sorpresa per lo spettatore
che lo andrà a vedere, se poi sarà una sorpresa bella o brutta,
sarà lui a deciderlo!
Ecco i protagonisti di Now
You See Me – i maghi del crimine alle prese con
trucchi di magia. Attenzione però non sono i personaggi, nel film,
a prestarsi con l’aiuto di effetti speciali a trucchi magici, ma
sono porprio loro, Mark Ruffalo e Melanie
Laurent, a fare veri e propri trucchi di magia per la
gioia (e la sorpresa) dei presenti.
Sono abbastanza bravi, che ne
dite?
Il film Now You See Me – I maghi
del crimine vede una squadra speciale dell’FBI
scaraventata in un gioco tra gatto e topo contro “I Quattro
Cavalieri”, un gruppo formato dai più grandi illusionisti del
mondo. “I Quattro Cavalieri” metteranno a segno una serie di
coraggiose rapine ai danni di potenti e corrotti uomini d’affari
durante i loro spettacoli, regalando la refurtiva ai loro
spettatori, giocando sempre d’anticipo rispetto alla legge.
Il thriller è diretto da
Louis Leterrier con un cast stellare che comprende
Morgan Freeman,
Michael Caine, Woody Harrelson, Jesse Eisenberg, Mark Ruffalo,
Melanie Laurent e Isla Fisher.
World War
Z sta per uscire nelle sale USA. In quelle
italiane arriverà il prossimo 27 Giugno a una sola settimana di
distanza dall’uscita americana. La Paramount crede parecchio in
questo progetto, che viene pubblicizzato da oltre un anno, facendo
venire l’acquolina a chi ama il genere, quando venne rilasciato,
con una scelta pubblicitaria importante il primo teaser trailer
durante il Superbowl di quest’anno.
Protagonista, Brad
Pitt, alla sua seconda prova in un film di distruzione
mondiale, dopo aver interpretato lo scienziato schizoide che
diffonde il virus che distruggerà il genere umano in
L’esercito delle 12 scimmie del 1995 diretto da
Terry Gilliam. Anche in questo film c’è un virus
di mezzo, pericoloso abbastanza poiché non distrugge ma trasforma
gli umani in zombie. L’idea ecologista che poteva essere dietro al
film di Gilliam, qui sembra quindi diventare metafora. Gli zombie,
se si interpretano secondo la visione di Romero, sono le
moltitudini che si comportano allo stesso modo, senza reagire,
senza avere pensiero singolo.
In World War
Zil virus che trasforma cervelli
dotati di libero arbitrio può essere una qualsiasi delle “droghe”
analogiche o tecnologiche che di questi tempi fanno agire
moltitudini di persone tutte secondo un pattern preorganizzato e
nel quale l’unica scelta è quella di aderire al costume comune.
La famiglia di
Brad Pitt, gelosa del proprio libero arbitrio, si
ritrova a dover fuggire dal virus e dagli zombie, che notoriamente,
sono ghiotti di cervelli umani freschi e indipendenti. Tutto segue
la traccia del romanzo di successo scritto nel 2006 da Max
Brooks.
Il film ha avuto in questo ultimo
anno e mezzo, cioè da quando è stata annunciata la produzione fino
alla data di uscita, diverse vicissitudini. La sua uscita era stata
fissata per lo scorso Marzo, poi posticipata per non essere in
contemporanea con un altro protagonista di prima classe Tom
Cruise in Jack Reacher, che avrebbe attratto più o meno lo
stesso pubblico del film con Brad Pitt, sia per
quanto riguarda i fan degli attori che per il fatto che ambedue
sono tratti da opere letterarie con un certo seguito. Inizialmente
il ruolo del protagonista era stato offerto a Ed
Harris che ha dovuto rinunciare perchè stava lavorando ad
altri progetti, la sceneggiatura è stata rimaneggiata a riprese
quasi chiuse, e addirittura alcune riprese sono state aggiunte e
finalizzate proprio a Maggio.
Dietro la macchina da presa è stato
chiamato Marc Foster, che ha alle spalle
un’esperienza con la saga per eccellenza, quella di 007-James
Bond, di cui ha diretto Quantum of solace.
A dare una spinta definitiva
all’uscita del film, spostando l’asticella verso l’evento è la
realizzazione dal parte dei MUSE di una delle canzoni che
accompagnano il film. Per l’anteprima mondiale che avverrà il
prossimo 2 Giugno a Londra, il gruppo vincitore di due Grammy
Awards, farà una performance presso la Horse Guards Parade Ground
in St James’ Park. Incredibilmente non sarà un evento accessibili
solo ai soliti pochi eletti, ma a tutti visto che ci sono biglietti
che saranno in vendita dal 28 Maggio.
La creazione dell’hype intorno a
qualsiasi evento è sempre un po’ sospetta, potremmo confermarlo o
felicemente avere torto a partire dal prossimo 27 Giugno.
L’uscita in
contemporanea mondiale ha di certo giovato agli incassi
di Fast & Furious 6, primo al box office sia
in USA che in Italia, con una differenza marginale: nelle sale
statunitensi il totale è di 122 milioni di dollari. Stacca anche
l’altra interessante nuova uscita della settimana, il molto atteso
terzo episodi di The hangover, che di milioni
ne incassa quasi la metà: 62. Il terzo posto è occupato da
Into darkness, realizzato da J.J. Abrams,
che aggiunge altri 48 milioni al suo incasso totale che raggiunge
così quota 157. La quarta posizione è occupata
da Epic, nuova produzione di casa Dreamworks,
che incassa 44 milioni. La metà della classifica è
di Iron
man 3, che dopo un mese di classifica ha raccolto ben
373 milioni di dollari, di cui 24 incassati questa settimana. In
sesta posizione troviamo invece The great Gatsby,
riproposizione del classico di Fitzgerald con fuochi d’artificio e
molto green screen fatto da Baz Luhrmann, che incassa 17 milioni di
dollari questa settimana, per un totale di 118. Il settimo posto è
di Mud, action con Matthew McConaughey
diretto da James Gray che incassa 2 milioni e mezzo portando il suo
totale a 15. The Croods, ormai da due mesi e
mezzo in sala e in classifica, resistono ancora, con un incasso
settimanale di 1 milione e uno totale di 180 milioni, che
garantiscono al film l’ottavo posto in classifica. La nona
posizione è occupata da 42 che incassa un
milione per un totale di 91 e chiude la
classifica Oblivion, anche lui con un incasso
settimanale di 1 solo milione di dollari che porta il totale a
87.
La prossima settimana
usciranno: After Earth, atteso nuovo film di
M.Night Shyamalan, The kings of
summer film indipendente che ricorda, leggendo la
trama, lo spirito di Into the
wild e Now you see me, crime
film con un cast notevole ma di cui per ora si è parlato molto
soprattutto per Morgan Freeman che si è addormentato durante una
delle interviste promozionali.
Star
Wars Episodio V: L’Impero colpisce ancora è il film
del 1980 diretto da Irvin Kershner e con
protagonisti nel cast
Harrison Ford,
Carrie Fisher e
Billy Dee Williams, Alec Guinness; Peter Mayhew; David Prowse;
Denis Lawson; Elaine Baker.Sono trascorsi tre
anni dalla battaglia di Yavin 4 e le forze dell’Alleanza Ribelle
capeggiate dalla principessa Leila, da Luke
Skywalker e da Ian Solo sono
costrette a rifugiarsi sul gelido pianeta Hoth per
sfuggire alla persecuzione da parte delle armate imperiali. Queste,
ancora una volta guidate dal perfido Darth Vader,
sono decise a stroncare una volta per tutte i focolai di
ribellione, soprattutto dopo la distruzione della Morte
Nera. Pur di catturare i suoi nemici, Fener ha inviato
ai più remoti confini dello spazio dei droidi-sonda, con l’intento
di scovare il nascondiglio ribelle, prendendo al proprio servizio
un drappello di cacciatori di taglie desiderosi soprattutto di
catturare Ian, sul quale il potente gangster Jabba the
Hutt ha posto una taglia.
Star Wars Episodio V:
L’Impero colpisce ancora, l’analisi
Se con Una nuova speranza abbiamo gridato al
capolavoro, Star Wars Episodio V: L’Impero colpisce
ancora , episodio 5 della trilogia classica di Star
Wars, non è certamente da meno. Il film, che arriva nelle sale
cinematografiche solo nel 1980, convince sia critica che pubblico;
non è un semplice sequel di un film di successo, ma è una pellicola
che vive di luce propria e supera in grazia e bellezza il
precedente capitolo. George Lucas colpisce ancora!
Anche se essenzialmente i primi quindici minuti del film non sono
travolgenti come ci aspettiamo, Star Wars Episodio V:
L’Impero colpisce ancora non delude comunque le
aspettative. Il film infatti si presenta come il capitolo più
intimista e riflessivo di tutta la trilogia classica.
Dopo il successo di Star
Wars, George Lucas può raccontare le
avventure di Luke, Leila e Ian senza impedimenti ma soprattutto
senza il timore di non poter terminare il film e con un budget
molto più sostanzioso. Lo si vede soprattutto dagli effetti
speciali e dalle scenografie che risultano essere avanzate e più
accurate. Stavolta il regista si relega a sceneggiatore e lascia il
timone della regia al buon Irvin Kershner,
preferendo occuparsi della produzione. Ciononostante la sua
l’influenza nel film è ben presente. Il cambio di regia serve solo
a tenerlo più libero da troppe responsabilità, ma l’universo rimane
suo.
Tante le novità all’interno del
plot e soprattutto tanti sono i nuovi personaggi. Lucas quindi
evita le ripetizioni dei sequel, procedendo col suo racconto e
finisce per realizzare un episodio superiore al suo predecessore.
Il personaggio rivelazione del film è nientemeno che Yoda, un
saggio e vecchio mentore che procede l’addestramento di Luke, una
piccola creatura verdastra dall’aria del tutto inoffensiva eppure
potente, perché potente è il suo alleato: la Forza.
“Guerra nessuno fa grande” tra le
sue prime parole. Come Luke, anche noi abbiamo tanto da apprendere
da Yoda. Quella di Lucas è una riflessione sulle paure dell’uomo e
sulle sue conseguenze, sulla rabbia e sull’odio che conducono solo
a scelte oscure. Emblematica la scena in cui Luke si ritrova in una
grotta a combattere contro un Darth Vader
immaginario. Come se non bastasse, Lucas accentua anche la parte
romantica, sviluppando il rapporto antipatia-seduzione tra Leila ed
Ian Solo. Azzeccato anche il personaggio di Lando
Calrissian, simpatica “canaglia”, affabile ma ambiguo, presto
in conflitto con la propria coscienza. Ben approfondito anche Darth
Vader: se nel precedente episodio era un cattivo assolutistico e
completamente spietato, qui non solo si intravede una testa
menomata dietro la maschera, ma si incomincia a capire qualcosa del
suo passato per niente scontato.
Darth Vader
infatti è un angelo caduto, un uomo che un tempo sapeva anche
amare. Due rivelazione shock concludono questo lungometraggio che a
distanza di anni, continua a regalare emozioni: una riguarda
Vader e Luke, che essenzialmente risulta essere uno dei colpi di
scena più belli e stupefacenti di tutti i tempi. “Ti amo” dice
Leila in lacrime, “Lo so” risponde sornione Ian Solo prima di
finire ibernato, lasciandoci col fiato sospeso. Luke riesce a
fuggire dalle grinfie di Vader privo però di una mano e con un
consistente risentimento verso Obi One Kenobi, ed
infine insieme a Leila contempla malinconicamente il
Millennium Falcon che si allontana nello spazio
con davanti un futuro del tutto incerto. Splendido episodio, le cui
atmosfere romantiche, epiche, a tratti fiabesche, dense di
sentimenti e di tematiche suggestive ci lasciano incantati.
Meraviglioso. Fulgido. Il più bello della trilogia.
Ecco alcune foto di
Andrew Garfielde
Paul
Giamatti sul set di The Amazing Spiderman
2 mentre sono alle prese con una scena che
sembra molto interessante. Mentre Rhino sembra particolarmente
arrabbiato, Spidy chiacchiera e gioca amabilmente con una sua
versione in miniatura, presenza che incuriosisce non poco riguardo
alla trama del film.
Ecco anche la trama del film: In
The Amazing Spiderman 2, per Peter Parker (Andrew Garfield), vive
una vita molto la occupata – tra prendere i cattivi come Spider-Man
e passare il tempo con la persona che ama, Gwen (Emma Stone);
diplomato ormai ha lasciato le scuole superiore e non ha
dimenticato la promessa fatta al padre di Gwen di proteggerla
– ma questa è una promessa che semplicemente non può mantenere
sempre. Le cose cambieranno per Peter quando un nuovo cattivo,
Electro (Jamie Foxx), emerge dagli abissi della città, e un vecchio
amico, Harry Osborn (Dane DeHaan), ritorna, e fa riemergere nuovi
indizi sul suo passato.
Era nell’aria dal primo momento in cui
è stato ufficializzato un nuovo film della saga di Star
Wars, eppure solo adesso arriva la conferma ufficiale: John Williams si occuperà della
colonna sonora dell’Episodio VII diretto da J.J. Abrams.
E’ lo stesso compositore a
parlarne, dicendo che “naturalmente” è stato contattato dalla
produzione e che è felicissimo di lavorare con Abrams che sembra
eccitatissimo all’idea di lavorare ad un film di Star Wars (e chi
non lo sarebbe!). Williams scherza anche sul fatto che a suo
confronto, il regista è un ragazzino, e che quindi si sforzerà di
stare al passo con lui.
John Williams parla anche di
come può essere lavorare ad un film di fantascienza con le tecnologie
moderne, spiegando che con i mezzi odierni si possono fare cose che
20 o 25 anni prima sarebbero state impensabili.
Tuttavia, proprio su questa
affermazione ci sentiamo di soffermarci: non è forse vero che,
proprio grazie a tutte le aggiunte in CGI nel restauro della prima
Trilogia e ai personaggi digitali nella seconda Lucas è stato
oggetto di violenti critiche da parte dei suoi fan?
Vedremo come se la caverà J.J. Abrams. Intanto festeggiamo il
ritorno di John Williams nel
franchise.
Vi ricordiamo che il primo film
uscirà al cinema nel 2015, per la regia di J.J. Abrams, basato su una
sceneggiatura di Michael Arndt. Per tutte le
notizie sulla nuova trilogia
targata Disney vi segnaliamo il
nostro speciale:Star Wars. La scheda del
film: Star Wars: Episodio VII.