Snitch, action thriller diretto da Ric
Roman Waugh e basato sul documentario Frontline, uscirà nelle sale
statunitensi il 22 febbraio 2013, come annunciato dalla
Lionsgate.
Snitch – L’infiltrato: trama, cast e la vera storia dietro il film
Il mondo del narcotraffico è stato più volte raccontato tanto al cinema quanto in televisione, dando vita ad un gran numero di appassionati a queste vicende che, il più delle volte sono ispirate a fatti reali. C’è infatti poco da inventarsi quando un ambiente tanto pericoloso e complesso, con i suoi buoni e cattivi (il cui confine è quanto mai labile), offre storie perfette per il grande o piccolo schermo. Tra i tanti film appartenenti a questo filone, si annovera anche Snitch – L’infiltrato, diretto nel 2013 da Ric Roman Waugh e da lui scritto insieme a Justin Haythe.
Anche in questo caso, quanto narrato nel film è a suo modo realmente avvenuto. Nel documentario Frontline si descrive infatti il metodo che la legge attua per condannare gli spacciatori di droga. Si racconta in particolare del narcotrafficante James Settembrino, il quale ha avuto la possibilità di ridurre la pena di suo figlio collaborando con la polizia nell’individuazione e nell’arresto di numerosi criminali della droga. L’uomo, infatti, vide arrestato suo figlio Joey per uno scambio di droga di cui sapeva in realtà ben poco. Pur di evitare oltre vent’anni di galera al figlio, James dà vita ad una ricerca di quanti si celavano dietro lo scambio attuato da suo figlio.
Così facendo, però, ha dato vita ad un interrogativo ancora oggi molto potente. Questi rapporti descrivono una giustizia che ottiene dei risultati, oppure un potere basato sul ricatto? Snitch – L’infiltrato si interroga anche su questo, tra azione e tanto intrattenimento. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Snitch – L’infiltrato: la trama del film
Protagonista del film è John Matthews, un diligente uomo d’affari dalla vita quanto più possibile tranquilla e nella norma. Questa viene irrimediabilmente spezzata nel momento in cui viene a sapere che suo figlio Jason è stato arrestato e condannato a 10 anni di carcere per aver ricevuto da un suo amico un pacchetto che, a sua insaputa, conteneva della droga. Il ragazzo si rifiuta però di raccontare ciò che sa della vicenda ed è a questo punto che John decide di contattare il procuratore Joanne Keegan, convincendola a prendere lui come infiltrato nel mondo del narcotraffico.
Sotto copertura della DEA, l’uomo inizia dunque una pericolosa attività di cui fino a poco prima non sapeva nulla. Riuscito ad entrare in un una grossa organizzazione internazionale, capitanata dallo spietato Malik, John dovrà cercare di incastrare il boss in ogni modo pur di salvare suo figlio. L’operazione è però particolarmente pericolosa, poiché ogni passo falso può significare un’istantanea condanna a morte. John si troverà così a dover mantenere solida la propria copertura, portando a compimento la sua ricerca prima di venire scoperto. Più entra a far parte di quel mondo, però, più i pericoli aumenteranno fino ad un punto di non ritorno.
Snitch – L’infiltrato: il cast del film
Ad interpretare il ruolo di John Matthews vi è l’attore Dwayne Johnson, noto per i tanti film action da lui interpretati. Rimasto estremamente affascinato dalla storia vera che si cela dietro questo film, Johnson accettò da subito di assumere i panni di questo padre pronto a tutto per il figlio, decidendo anche di ricoprire il ruolo di produttore. Per l’occasione, come suo solito, l’attore si è allenato duramente al fine di poter interpretare personalmente quante più scene possibile, senza ricorrere a controfigure. Nei panni di suoi figlio Jason vi è invece l’attore Rafi Gavron, visto anche nei film La fredda luce del giorno e A Star Is Born. Melina Kanakeredes interpreta Sylvie Collins, ex moglie di John e madre di Jason.
La premio Oscar Susan Sarandon, celebre per film come Thelma & Louise, Il client e Dead Man Walking, dà invece vita a Joahnne Keeghan, il procuratore che si occupa del caso di Jason. L’attore Barry Pepper ricopre il ruolo dell’agente Cooper. L’attrice Nadine Velazquez compare invece nei panni di Analisa Matthews, la nuova moglie di John. Nei panni di Malik Anderson, il pericoloso spacciatore, si ritrova Michael Kenneth Williams, celebre per la serie The Wire. Benjamin Bratt, noto principalmente per la serie Law & Order, è invece il signore della droga Juan Carlos “El Topo” Pintera. In ultimo, vi è Jon Bernthal, ex spacciatore ora impegnato ad aiutare John nella sua missione.
Snitch – L’infiltrato: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Snitch –
L’infiltrato è infatti disponibile nel catalogo di
Google Play, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
noleggiare il singolo film, avendo così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso
di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui
guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto
televisivo di giovedì 27 gennaio alle ore
21:25 sul canale Nove.
Fonte: IMDb
Sniper: L’ultimo baluardo, la spiegazione del finale
Alla fine di Sniper: L’ultimo baluardo (Sniper: The Last Stand), Brandon Beckett e gli agenti ribelli devono imparare a mettere da parte le loro differenze mentre affrontano uno scenario difficile che potrebbe influenzare la geopolitica locale e il futuro della Costa Verde. Con la battaglia che si svolge davanti ai loro occhi, la squadra affronta un gran numero di miliziani che sono disposti a tutto pur di abbattere Beckett e la sua squadra per la loro insurrezione. Tuttavia, il protagonista dimostra la sua capacità di resistere nelle situazioni più difficili, assumendosi la responsabilità della vita degli altri. Le forze nemiche spingono Beckett e la sua squadra al limite, che si aggrappano disperatamente a tattiche non convenzionali e all’intelligence per livellare quella che sembra una battaglia persa in partenza. Questo porta a numerosi sacrifici, lasciando il destino dei personaggi chiave in bilico mentre ci avviciniamo ai momenti finali. SPOILER IN ARRIVO.
La trama di Sniper: L’ultimo baluardo
All’inizio del film, veniamo catapultati nel mezzo di un’operazione militare condotta dai Phoenix Rebels in un castello nella campagna della Costa Verde. Brandon Beckett è assegnato al ruolo di cecchino insieme a un agente alle prime armi di nome Zondi. I due eliminano numerosi soldati appostati intorno al castello, mentre diverse squadre di forze di terra entrano nel complesso da diverse direzioni. L’operazione è guidata principalmente da Modise, che entra nella struttura con diversi altri per eliminare furtivamente altri nemici senza allertare nessuno. Tuttavia, l’opposizione alla fine scopre la loro presenza, guidata da un famigerato trafficante d’armi di nome Ryker Kovalov. Quest’ultimo contatta il primo ministro di Costa Verde, richiedendo ulteriori rinforzi poiché la maggior parte delle sue forze è stata eliminata.
Dopo intensi scontri a fuoco, la squadra riesce a mettere alle strette Kovalov e il suo capo progettista di armi, Mauser Maxim, in un laboratorio di ricerca all’interno del complesso. Credendo che il gioco del trafficante d’armi sia finito, cercano con sicurezza di arrestarlo e di calmare la situazione. Tuttavia, quando Kovalov usa un’arma sperimentale letale per attaccare il gruppo, le cose prendono una brutta piega. A causa della sua imprevedibilità, l’arma scatena un’onda d’urto omnidirezionale che scaraventa tutti i presenti nella stanza lontano dal centro. Successivamente, lo schermo diventa nero e torniamo indietro di 48 ore per capire il contesto dell’operazione a cui abbiamo appena assistito. Attraverso conversazioni e scambi di battute, scopriamo che Beckett è arrivato in aereo per essere reclutato da Modise per una missione top secret volta a smantellare l’operazione di Kovalov in Costa Verde.
Per la missione, Modise soprannomina la squadra Efile Noma Ephila, che significa che devono catturare il nemico, vivo o morto. Lo stesso trattamento vale anche per loro se le cose non vanno a loro favore. Durante la presentazione della squadra, Beckett si rende conto che ci sono molti volti familiari tra i ranghi, tra cui la sua vecchia amica Rozie. Allo stesso tempo, si imbatte in Casanova Diaz, alias Nova, il cui padre è legato al protagonista. Ci sono quindi molti legami personali in gioco mentre Beckett prende posizione come membro della squadra Overwatch, che deve sparare sul nemico da lontano. Gli altri vengono assegnati a diverse squadre della forza Phoenix prima che l’operazione abbia finalmente inizio. L’obiettivo principale è quello di eliminare Kovalov in un modo o nell’altro, preferibilmente vivo, se possibile.
Il finale di Sniper: L’ultimo baluardo: Beckett e Rozie si sacrificano?
Una volta iniziata l’operazione, il film torna alla scena in cui Kovalov aziona l’arma letale per far saltare in aria tutti i presenti nella stanza. Quando si risvegliano, l’intera stanza e l’area circostante sono ridotte in macerie. Mentre arrestano Kovalov, gli altri membri della squadra convergono nella stanza per vedere lo stato dell’operazione. La tragedia colpisce quando tutti coloro che sono stati colpiti dall’onda d’urto iniziano a cadere morti, un effetto collaterale dell’uso dell’arma. Beckett, Rozie, Fondi, Hera, Angel e Nova sono i pochi sopravvissuti. Scoprono che l’arma influisce sulle funzioni cerebrali di coloro che si trovano nel raggio dell’esplosione. Beckett capisce quindi che non possono lasciare l’arma incustodita e che devono difenderla a tutti i costi dall’arrivo della milizia.
Mentre gli altri sono sconvolti per aver perso gran parte dei loro compagni, Beckett mostra un certo autocontrollo e calma nel dare i prossimi ordini. Devono scaricare i progetti dell’arma e trasmetterli alle agenzie di intelligence occidentali, che potrebbero essere in grado di studiare un modo per contrastarne gli effetti. Nova ha il compito di occuparsi del download, mentre gli altri si preparano a combattere contro le centinaia di miliziani che stanno arrivando per dare loro la caccia. Beckett si assume la responsabilità di rimanere nel vivo dell’azione, mantenendo fede ai suoi nuovi doveri di leader. Successivamente, ha inizio lo scontro finale, in cui ogni membro dell’equipaggio dimostra il proprio coraggio e la propria determinazione a sconfiggere il nemico, nonostante sia in netta inferiorità numerica. I loro valorosi sforzi consentono a Nova di guadagnare tempo sufficiente per caricare i file. Tuttavia, da questo momento in poi le cose prendono una brutta piega.
Con le forze nemiche che li stanno logorando, la squadra inizia a perdere terreno e Hera è la prima a morire. Anche Nova viene ferito gravemente e deve sdraiarsi per riposare. Lo stesso accade a Beckett, che viene colpito da un assalitore attraverso una fessura nel giubbotto antiproiettile. Disperato di aiutare la squadra a fuggire, ordina loro di andare mentre lui affronta i nemici rimasti. Rozie decide di restare con lui a causa del loro forte legame. I due si precipitano nella mischia mentre Angel e Fondi fuggono. Fortunatamente, né Beckett né Rozie finiscono per sacrificarsi perché i rinforzi dei Phoenix Rebels arrivano al momento giusto per intervenire e abbattere gli ultimi membri della milizia. Questo salva Beckett e la sua amica da una morte inutile.
Nova è viva o morta?
Beckett e Rozie non sono gli unici a sopravvivere per un pelo. Il finale rivela anche che Nova potrebbe essere vivo. Dopo essere stato colpito dalla milizia, Nova si sdraia per riposare mentre gli altri pianificano la loro prossima mossa. Tuttavia, quando i Phoenix Rebels arrivano per sconfiggere i nemici finali, setacciano il complesso alla ricerca di chiunque possa essere sopravvissuto all’assalto. Uno degli uomini controlla i segni di vita sul corpo di Nova e annuncia che ha ancora un debole polso. Ciò significa che è ancora vivo e può essere salvato con cure mediche immediate, che è probabilmente ciò che accade. Questo presenta anche una conclusione più positiva, poiché Beckett si sente personalmente responsabile per Nova, soprattutto perché è stato incastrato per la morte di suo padre in “Sniper: Assassin’s End”. A tal fine, Beckett sarà senza dubbio felice che Nova sia sopravvissuto.
Sebbene la notizia della sopravvivenza di Nova possa essere annunciata all’interno dei Phoenix Rebels, Beckett e Rozie potrebbero non essere a conoscenza dell’informazione. All’indomani della battaglia, i due decidono immediatamente di lasciare Costa Verde per paura che la loro presenza nella regione possa essere collegata a un incidente internazionale con enormi ripercussioni politiche. Pertanto, a causa della rapidità della loro partenza, potrebbero non essere a conoscenza della sopravvivenza di Nova. Tuttavia, riescono a scambiare alcune parole di addio con Fondi e Angel, che esprimono entrambi il desiderio di rimanere e aiutare i Phoenix Rebels per un po’ prima di partire. Fondi promette anche il suo sostegno a Beckett, soprattutto per l’addestramento che gli ha fornito durante la missione. La loro interazione finale suggerisce che potrebbero tornare in un potenziale sequel, soprattutto ora che sono più vicini l’uno all’altro.
Cosa trova la milizia tra le macerie?
Sebbene Beckett e la sua squadra riescano a raggiungere i loro obiettivi e a fuggire con la maggior parte dei loro compagni ancora in vita, la situazione a Costa Verde è probabilmente lungi dall’essere risolta. Ciò emerge in particolare nella scena a metà dei titoli di coda/epilogo, quando un nuovo gruppo di miliziani setaccia le macerie del castello lasciate dopo la battaglia contro le forze di Kovalov. Mentre raccolgono i corpi dei loro compagni caduti, uno dei membri trova un distintivo con la sigla “G.R.I.T.” stampata sopra. Anche se può sembrare innocuo a chi non lo conosce, è il nome della fazione per cui lavora Beckett, ovvero il Global Response & Intelligence Team. Si tratta di un attore fondamentale nella lotta contro le numerose minacce che sorgono in tutto il mondo in regioni politiche instabili e ad alto rischio. A tal fine, la sua scoperta da parte della milizia di Costa Verde potrebbe significare guai per il protagonista.
Ora che il nome è noto alla milizia, potrebbero essere in grado di individuare l’esatta organizzazione che li sta cercando e l’identità di Beckett. Il suo ruolo nel campo dell’antiterrorismo lo mette costantemente in situazioni pericolose. Tuttavia, la sua efficacia dipende in gran parte dal fatto che il nemico non sappia nulla di lui o dei suoi legami. Pertanto, potrebbero essere in grado di superare questo ostacolo con le informazioni in loro possesso e usarle a proprio vantaggio per ottenere un certo potere sul protagonista. In particolare, la questione è più rilevante nel caso della regione di Costa Verde, soprattutto perché è un focolaio di problemi e di continue battaglie tra ribelli e milizie governative. Pertanto, Beckett potrebbe trovarsi all’oscuro durante le future missioni, soprattutto con la rete globale del terrorismo che si espande intorno a lui.
Sniper Elite: un film dal co-autore di American Sniper
American
Sniper, ultima pellicola firmata Clint
Eastwood con protagonista Bradley
Cooper ha raccolto consensi unanimi, riuscendo a
collezionare ben sei nomination agli Oscar,
che proprio questa notte saranno assegnati nel corso della
cerimonia condotta da Neil Patrick
Harris.
Proprio in virtù di questo successo la Sony ha recentemente stretto un accordo con Scott McEwen (co-autore con Chris Kyle e Jim DeFelice del bestseller American Sniper) per portare sul grande schermo Sniper Elite, una serie di romanzi incentrati sulle missioni di un team di cecchini militari.
Dai libri sarà tratto un adattamento cinematografico firmato da Sheldon Turner e diretto Jaume Collet-Serra.
In Sniper Elite un team di soldati capitanato dal cecchino Gill Shannon sarà creato, in maniera ufficiosa, dal Pentagono al fine di individuare e neutralizzare una minaccia nucleare sul territorio americano.
Fonte: Deadline
Snatch (Lo strappo): recensione del film di Guy Ritchie
Snatch (Lo strappo) è un film del 200 diretto da Guy Ritchie e con protagonisti nel cast Jason Statham, Stephen Graham, Alan Ford, Brad Pitt, Dennis Farina, Mike Reid, Vinnie Jones, Benicio Del Toro e Rade Sherbedgia.
Trama del film Snatch (Lo strappo)
Macro e micro
criminalità americana, inglese e russa si contendono il possesso di
un diamante gigantesco nelle strade di Londra. Delinquenti da
strapazzo, improbabili banchi di pegni, zingari dal pugno
d’acciaio, combattimenti di boxe clandestina e un terribile boss
che da la gente in pasto ai maiali, sono solo alcuni degli
ingredienti del cocktail superalcolico di Guy
Ritchie.
Snatch (Lo strappo)
Analisi: l’unica “pecca” del film, dal punto di vista delle quote rosa, è la troppo breve apparizione di Benicio Del Toro, alias Frankie “Quattro dita”, che si mostra in tutta la sua bellezza. A parte questo, nella pellicola viene realizzata un’impresa di cui solo Ritchie, soprannominato il “Tarantino inglese”, è stato capace: quella di far ridere dall’inizio alla fine, nonostante le numerose scene di violenza, ridicolizzando fino in fondo, molto più del collega americano, il mondo della criminalità. Dopo Snatch (Lo strappo) e dopo Lock and Stock, la figura del regista inglese non è stata più accostata a quella ingombrante dell’ex moglie Madonna, ma si è ritagliata uno spazio a sé nell’universo degli appassionati del genere.
In più, Ritchie ha vinto un’altra sfida nella quale Tarantino, in parte, ha fallito: cucire addosso al sex symbol Brad Pitt un personaggio completamente diverso da ciò che ci aspetteremmo per lui, ma indimenticabile e divertente come pochi nella storia del cinema britannico. Quella dello zingaro Mike è una delle migliori interpretazioni nella carriera dell’attore, sia che guardiate il film in lingua originale, sia che preferiate affidarvi all’egregio lavoro di doppiaggio di Sandro Acerbo.
In Snatch si ride abbiamo detto, tranne in una sequenza in cui ci si commuove, anche grazie al sottofondo musicale di Angel dei Massive Attack. Gli artisti di Bristol sono solo alcuni, insieme a The Specials, Oasis – in stato di grazia con Fuckin’ in the bushes – e the Johnston Brothers, ad aver collaborato a una colonna sonora trascinante e azzeccata. Il ritmo serrato e senza esclusione di colpi strizza l’occhio a quello dei videoclip, altra specialità di Ritchie, e viene supportato anche da dialoghi le cui cifre sono la fantasia nel turpiloquio e il sarcasmo. Il regista gioca con le sequenze a rallentatore, i cambi di atmosfera, ci regala suggestive immagini della bella campagna inglese, intermezzi onirici e, last but not least, i bicipiti tatuati di Brad Pitt.
Nonostante tutti i personaggi siano, a modo
loro, legati alla malavita, c’è una buona distinzione tra buoni e
cattivi. Tra questi ultimi, ci sono Testarossa (Alan
Ford) e il russo Boris Lametta (Rade
Sherbedgia) che faranno passare non pochi guai al Turco
(Jason Statham), che è anche voce narrante del
film, e al “piccolo” Tommy (Stephen Graham), suo
socio. Nel sottobosco della criminalità c’è posto anche per gli
scagnozzi di Boris Lametta: Sol, Vinny e Tyrone (Lennie
James, Robbie Gee, Ade Roach), dei truffatori pasticcioni
e scombiccherati, autori della rapina peggio riuscita della storia.
È opportuno citare, tra le punte di diamante, anche l’ex difensore
del Chelsea, Vinnie Jones, il quale, dopo aver
convinto il pubblico nell’interpretazione del folle Pallottola al
Dente Tony, è stato promosso a pieni voti anche dal cinema.
Il maggior merito che va riconosciuto a Snatch (Lo Strappo) e al suo regista e sceneggiatore, è quello di aver dato vita a un linguaggio immediatamente riconducibile allo stile del film e del suo direttore. In parole povere, se amate il genere, è la classica pellicola della quale, una volta vista, sentirete il bisogno di imparare le battute a memoria per poterle citare con gli amici.
Snapshot 1988: la Universal porta al cinema il racconto horror del figlio di Stephen King
Snapshot 1988 di Joe Hill arriva al cinema. Questo titolo, e soprattutto questo nome, potrebbero non dirvi nulla. Quindi è doverso fare una breve premessa. Joe Hill è uno scrittore statunitense, figlio del celebre Stephen King, che continua a portare avanti l’eredità del padre con la pubblicazione di romanzi horror che stanno raccogliendo sempre più proseliti e appassionando nuove generazioni di lettori.
Così come accaduto a papà King, anche le opere di Hill sono state spesso oggetto di trasposizioni cinematografiche (basti pensare a La vendetta del diavolo – Horns in originale -, arrivato al cinema con il film interpretato da Daniel Radcliffe).
Adesso, anche Snapshot 1988 si appresta a diventare un film per il grande schermo. A produrre la pellicola sarà la Universal, mentre la sceneggiatura porterà la firma di Mike Flanagan e Jeff Howard (che hanno già fatto squadra per Oculus e Before I Wake).
Snapshot 1988: la Universal porta al cinema il racconto horror del figlio di Stephen King
L’adattamento cinematografico di Snapshot 1988 sarà prodotto da Akiva Goldsman in collaborazione con Weed Road e Blumhouse di Jason Blum. Greg Lessans figurerà invece come produttore esecutivo.
La storia del racconto, inizialmente pubblicato all’interno della rivista Cemetery Dance, è ambientata nel 1988 e segue le vicende di un ragazzino di 13 anni che inizia prendersi cura di una donna anziana apparentemente affetta da demenza senile. In realtà, i ricordi dell’anziana signora sono stati rubati da una creatura soprannaturale chiamata “The Phoenician”.
Ricordiamo che al momento sono in corso le riprese di due adattamenti cinematografici tratti dalle opere di Stephen King: il primo è IT, che vedrà Bill Skarsgård nei panni del terrificante Pennywise; il secondo è invece La Torre Nera, che avrà come protagonisti il premio Oscar Matthew McConaughey e Idris Elba.
Fonte: ScreenRant
Snakes on a Plane: dal cast al finale, tutte le curiosità sul film
Un perfetto esempio di scult, ovvero quei film particolarmente bizzarri o “brutti” che diventano dei fenomeni mediatici, è certamente il titolo del 2006 Snakes on a Plane. Diretto da David R. Ellis (celebre anche per Final Destination 2 e The Final Destination 3D), questo è diventato popolare ancor prima della sua uscita grazie alla sua premessa narrativa, che lo ha portato ad essere un vero e proprio fenomeno di internet. Oltre ad essere un ennesimo caso di uomo contro il mondo animale, benché con risvolti diversi dal solito, il film vanta infatti anche una serie di momenti divenuti iconici.
Oggetto di molteplici parodie, Snakes on a Plane è andato incontro ad un tale interesse da parte del pubblico, che i produttori decisero di aggiungere cinque giorni extra di riprese, potendo così inserire nella storia una serie di azioni e battute suggerite dai fan online. Tra le più celebri aggiunte vi è ad esempio l’iconica battuta “Quando è troppo è troppo! Ne ho abbastanza di questi fottuti serpenti su questo fottuto aereo!”, pronunciata dal protagonista e indicata come una delle frasi del cinema più iconiche di sempre. Nonostante tutto questo rumore mediatico, però, il film finì con il non divenire il successo economico immaginato.
Con il tempo, tuttavia, è stato continuamente riscoperto da sempre nuove generazioni di spettatori e ancora oggi è un titolo degno di nota per la sua stravaganza. Per una visione spensierata, divertita e ugualmente ricca di suspence, Snakes on a Plane è il titolo ideale. In questo articolo approfondiamo alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Snakes on a Plane
La vicenda del film ha inizio quando il pericoloso gangster Eddie Kim, per impedire il proprio arresto, decide di uccidere Sean Jones, che si dirige da Honolulu a Los Angeles per testimoniare a suo sfavore. Kim pianifica di attaccare Jones e i due agenti FBI che lo stanno scortando al processo, Nevill Flynn e Henry Harris con serpenti velenosi imbarcati segretamente nell’aereo. Con un comando temporizzato, Kim farà in modo che i serpenti attacchino i passeggeri che hanno inconsapevolmente accettato ghirlande di fiori impregnate di feromoni, così da rendere i rettili ancora più feroci. Circa a metà tragitto, i serpenti vengono rilasciati e attaccano senza distinzione, uccidendo anche il pilota.
Mentre sull’aereo si consuma una vera e propria strage senza precedenti, Flynn si trova a dover prendere in mano la situazione, nel tentativo di salvare Jones, i passeggeri ancora vivi e naturalmente sé stesso. Per farlo, avrà però bisogno di un esperto di serpenti e cerca dunque di mettersi in contatto con il celebre dottor Steven Price. Il tempo a disposizione è però sempre meno, poiché l’aereo è completamente in balia del caos. Per evitare ulteriori spargimenti di sangue, Flynn dovrà prendere decisioni difficili e compiere mosse azzardate, poiché solo queste possono dargli modo di salvare la situazione.
Il cast del film
Ad interpretare il film, come noto, vi è l’attore Samuel L. Jackson, che proprio grazie a questa pellicola ha trovato rinnovato successo presso un sempre più ampio pubblico. L’attore, come rivelato in alcune interviste, ha affermato di aver accettato di lavorare in Snakes on a Plane innanzitutto per il titolo, che già di suo prometteva qualcosa di folle e diverso. Alla volontà del suo agente di far cambiare il titolo Jackson si oppose fermamente, dichiarando che esso era l’unico motivo per cui aveva accettato il lavoro. Accanto a lui, nel ruolo del testimone Sean Jones vi è l’attore Nathan Phillips, mentre il collega dell’FBI Henry Harris vi è l’attore Bobby Cannavale.
Julianna Margulies, qui presente nei panni dell’assistente di volo Claire, ha partecipato al film pur essendo terrorizzata dai serpenti nella vita reale. Per lei il set è stato dunque una vera prova di coraggio. Sono poi presenti gli attori Byron Lawson nei panni del criminale Eddie Kim, Flex Alexander in quelli del rapper Clarence Dewey e Todd Louiso per il ruolo del dottor Steven Price, esperto di serpenti. Grandi protagonisti sono naturalmente i serpenti. Furono usati quattrocentocinquanta esemplari, incluso un pitone birmano lungo sei metri. La maggior parte dei serpenti è però stata ricreata digitalmente, perché quelli veri non si muovevano quanto avrebbero voluto i realizzatori del film.

Il finale di Snakes on a Plane
Nel finale, nonostante la mancanza di esperienza nel mondo reale, Troy effettua un atterraggio di emergenza e l’aereo arriva al terminal. I passeggeri escono dall’aereo e l’antiveleno viene somministrato a chi ne ha bisogno. Proprio mentre Flynn e Sean stanno per sbarcare, però, un serpente residuo salta fuori e morde Sean al petto. Flynn estrae la pistola e spara al serpente, mentre i paramedici si precipitano da Sean, traumatizzato ma illeso grazie al giubbotto balistico che ha indossato per tutta la durata della prova dopo il salvataggio dagli scagnozzi di Kim. In segno di gratitudine, Sean porta Flynn a Bali e gli insegna a fare surf.
Il trailer di Snakes on a Plane e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Snakes on a plane grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 29 agosto alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.
Snake Eyes: Úrsula Corberó sarà la Baronessa nello spin-off di G.I. Joe
Come riportato in esclusiva da The Wrap, Úrsula Corberó interpreterà la Baronessa in Snake Eyes, spin-off di G.I. Joe che vedrà come protagonista la star di Crazy Rich Asians Henry Golding e Andrew Koji nei panni di Storm Shadow. L’attrice è nota al grande pubblico per le serie televisive Fisica o Quimica, Isabel, La embajada e La casa di carta (disponibile su Netflix).
Si tratta quindi del terzo film in live action basato sulla linea di giocattoli che racconterà le origini del personaggio e sarà diretto da Robert Schwentke (Red, R.I.P.D.) per Paramount e Allspark Pictures in associazione con Skydance. L’uscita nelle sale è stata già fissata al 16 ottobre 2020.
La sceneggiatura è affidata invece a Evan Spiliotopoulos (La bella e la bestia) mentre in produzione figureranno Lorenzo Di Bonaventura e Brian Goldner, Jeff Waxman come produttore esecutivo e Hasbro e Skydance come associati al fianco di MGM.
Snake Eyes ruoterà intorno alla nascita del protagonista che cerca di diventare un membro del Clan Arashikage, team che ha lavorato come agenzia di serial killer per generazioni usando l’inganno per guadagnarsi da vivere.
Fonte: The Wrap
Snake Eyes: terminate le riprese dello spin-off di G.I. Joe
Henry Golding ha confermato che le riprese di Snake Eyes, lo spin-off di G.I. Joe, sono ufficialmente terminate. Attraverso il suo account Instagram, infatti, la star di Crazy & Rich e Last Christmas, ha condiviso uno scatto che mostra un piccolo ciak con impresse sopra quelle che dovrebbero essere le firme dei vari membri del cast. Le riprese del film sono partite lo scorso anno e si sono svolte a Vancouver.
Il film è basato sul personaggio di Snake Eyes, presente nei fumetti di G.I. Joe, e dovrebbe raccontare le sue origini. Il film era stato inizialmente annunciato nel 2018, per un’uscita all’inizio del 2020, poi rimandata. Robert Schwentke (RED) dirige su una sceneggiatura firmata da Evan Spiliotopoulos (La bella e la bestia).
Di seguito il post condiviso da Henry Golding:
LEGGI ANCHE – Snake Eyes: prima foto dal set dello spin off di G.I. Joe
Il personaggio Snake Eyes è un membro chiave del team G.I. Joe, un abile combattente e maestro di armi con un passato tragico. È apparso in entrambi i precedenti film sui G.I. Joe, G.I. Joe: La nascita dei Cobra del 2009 e il G.I. Joe: La vendetta del 2013. Nessuno dei due film è stato accolto molto bene dalla critica, anche se al botteghino hanno avuto buoni risultati. Poco dopo l’uscita del secondo, è stato annunciato anche un terzo film, che però non è mai stato realizzato a causa di problemi di schedule degli attori.
Snake Eyes è stato interpretato negli ultimi due film dall’attore e artista marziale Ray Park. Poiché lo spin-off è destinato a essere un importante ripartenza per il franchise, il personaggio è stato assegnato a Golding, che, come accennato, sta cominciando ad essere sempre più presente sul grande e piccolo schermo.
Snake Eyes ruoterà intorno alla nascita del protagonista che cerca di diventare un membro del Clan Arashikage, team che ha lavorato come agenzia di serial killer per generazioni usando l’inganno per guadagnarsi da vivere.
Snake Eyes: prima foto dal set dello spin off di G.I. Joe
Henry Golding, che il mondo ha conosciuto in Crazy Rich Asians ma che si sta costruendo una solida carriera, forte del suo carisma e sex appeal, ha pubblicato la prima immagine dal set di Snake Eyes, lo spin off di G.I. Joe, presentandosi ufficialmente come l’eroe del titolo.
Il film è basato sul personaggio di Snake Eyes, presente nei fumetti di G.I. Joe, e dovrebbe raccontare le sue origini. Il film era stato inizialmente annunciato nel 2018, per un’uscita all’inizio del 2020, poi rimandata. Robert Schwentke (RED) dirige su una sceneggiatura firmata da Evan Spiliotopoulos (La bella e la bestia).
Il personaggio Snake Eyes è un membro chiave del team G.I. Joe, un abile combattente e maestro di armi con un passato tragico. È apparso in entrambi i precedenti film sui G.I. Joe, G.I. Joe: The Rise of Cobra del 2009 e il G.I. Joe: la vendetta del 2013. Nessuno dei due film è stato accolto molto bene dalla critica, anche se al botteghino hanno avuto buoni risultati. Poco dopo l’uscita del secondo, è stato annunciato anche un terzo film, che però non è mai stato realizzato a causa di problemi di schedule degli attori.
Snake Eyes è stato interpretato negli ultimi due film dall’attore e artista marziale Ray Park. Poiché lo spin-off è destinato a essere un importante ripartenza per il franchise, il personaggio è stato assegnato a Golding, che, come accennato, sta cominciando ad essere sempre più presente sul grande e piccolo schermo.
Golding ha pubblicato la prima immagine del suo look su Instagram, accompagnando l’immagine con la didascalia “Perché è il mio compleanno oggi e sto giocando a Snake Eyes … Ecco il tuo primo look”. L’immagine in bianco e nero mostra Golding nei panni del personaggio del titolo, armato, mentre sale vecchi gradini di pietra.
Eccolo:
Snake Eyes ruoterà intorno alla nascita del protagonista che cerca di diventare un membro del Clan Arashikage, team che ha lavorato come agenzia di serial killer per generazioni usando l’inganno per guadagnarsi da vivere.
Snake Eyes: G.I. Joe – Le origini, intervista a Henry Golding
Ecco la nostra intervista a Henry Golding, interprete del personaggio titolare di Snake Eyes: G.I. Joe – Le origini, nuovo film Paramount che rilancia il franchise di G.I. Joe. Il film esce in sala il 21 luglio.
Snake Eyes: G.I. Joe – Le origini, trailer del nuovo film
Snake Eyes: G.I. Joe Le Origini, vede Henry Golding nei panni del solitario Snake Eyes che viene accolto in un antico e segreto clan giapponese chiamato Arashikage, dopo aver salvato la vita del suo erede legittimo. Una volta arrivato in Giappone, Snake Eyes impara dagli Arashikage le vie del guerriero ninja, trovando anche quello che più desiderava: un posto da potere chiamare casa. Ma, quando i segreti del suo passato vengono svelati, l’onore e la lealtà di Snake Eyes saranno messi a dura prova, rischiando di incrinare la fiducia di coloro che gli sono stati più vicino. Basato sull’iconico personaggio dei G.I. Joe, Snake Eyes: G.I. Joe Le Origini vede anche Andrew Koji nei panni di Storm Shadow, Úrsula Corberó in quelli de La Baronessa; Samara Weaving è invece Scarlett, Haruka Abe è Akiko, Tahehiro Hira è Kenta e Iko Uwais è Hard Master.
Snake Eyes: G.I. Joe – Le origini, tutte le curiosità sul film
Sull’onda del successo di Transformers, la Hasbro ha fatto sì che un’altra sua celebre linea di giocattoli divenisse protagonista di un film per il cinema. Arriva così in sala, nel 2009, il film G.I. Joe – La nascita dei Cobra (qui la recensione), che ha portato sul grande schermo la squadra speciale ispirata all’omonima serie di action figures, il cui obiettivo, come nel più classico dei casi per questo genere opere, è quello di salvare il mondo da un pericoloso gruppo terroristico. Nel 2013 è poi arrivato un sequel dal titolo G.I. Joe – La vendetta, che però non ha ottenuto il successo sperato. Dopo quasi un decennio, è poi arrivato sul grande schermo Snake Eyes: G.I. Joe – Le origini (qui la recensione).
Diretto dal regista tedesco Robert Schwentke (noto in particolare per aver diretto i film Red, Insurgent e Allegiant), questo nuovo film dedicato ai G.I. Joe è in realtà – come il titolo lascia immaginare – una origin story del personaggio noto come Snake Eyes, ma oltre a ciò il film funge da prequel e allo stesso tempo da reboot della saga, raccontando il passato di Snake Eyes e rispondendo a moltissime delle domande a cui da anni i fan cercano risposte, come il suo voto di silenzio o la nascita della faida interna all’Arashikage Clan. Con questo nuovo film si è dunque cercato di riavviare l’avventura dei G.I. Joe sul grande schermo, con l’obiettivo di dar vita ad un universo condiviso.
Passato un po’ in sordina per via della pandemia da Covid-19, Snake Eyes: G.I. Joe – Le origini presenta tutti gli elementi che i fan della saga speravano di vedere, tra grandi combattimenti passando per personaggi complessi e profondamente umani nei loro modi di pensare e agire, distanti dunque dagli stereotipi. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Snake Eyes: G.I. Joe – Le origini
Protagonista del film è Snake Eyes, il membro più silenzioso del gruppo militare anti-terrorista, accompagnato in ogni missione dal suo lupo domestico Timber. Quando Snake Eyes salva la vita a un uomo, non immagina che questo sia l’erede legittimo di un antico e segreto clan giapponese, l’Arashikage, che per anni ha portato pace e stabilità al proprio Paese, combattendo il Cobra, la maggiore organizzazione terroristica del mondo. Il suo atto da eroe gli vale dunque l’ammissione a tale clan. Giunto nel Paese del Sol Levante, Snake Eyes viene allora introdotto alla loro dottrina e gli vengono insegnati i dettami dei guerrieri ninja.
Qui l’uomo sente di aver trovato finalmente un posto degno di essere definito “casa” e dove poter rifuggire dalla violenta vita condotta sino a quel momento. Questo momento di tregua, però, è destinato a durare poco. Tutto cambia, infatti, quando la lealtà e la fiducia promessa al clan sembrano venire meno una volta che il suo passato segreto viene rivelato. È a quel punto che Snake Eyes si ritroverà davanti una scelta: mantenere la fiducia di chi gli è stato accanto in questo ultimo periodo o tradirla? Avrà dunque inizio per lui un’avventura imprevista, durante la quale dovrà ritrovare un nuovo equilibrio personale.
Il cast di Snake Eyes: G.I. Joe – Le origini
Ad interpretare Snake Eyes in questo film vi è l’attore Henry Golding, visto anche in Crazy & Rich, Un piccolo favore e The Gentlemen. Golding ha qui dunque sostituito Ray Park, l’attore che aveva interpretato il personaggio nei primi due film della serie. In quelli, inoltre, Snake Eyes era un personaggio completamente muto, mentre in questo film a lui dedicato – nonostante il suo voto di silenzio – è un personaggio parlante. Inoltre, è stato cambiato dalla razza caucasica fino a quel momento posseduta ad una mista, in quanto Golding è malese ma con origini britanniche. L’attrice Haruka Abe interpreta invece Akiko, capo della sicurezza del clan Arashikage, che sviluppa un profondo legame con Snake Eyes.
L’attore britannico con origini giapponesi Andrew Koji, invece, interpreta Tommy alias Storm Shadow, amico di Snake Eyes. Qui al suo primo ruolo in una grande produzione hollywoodiana, Koji ha affermato di essere stato indeciso sull’accettare o meno il ruolo, non avendo per nulla apprezzato i precedenti due film dedicati ai G.I. Joe. L’attrice Úrsula Corberó, nota per aver interpretato Berlino nella serie La casa di carta, ricopre qui il ruolo della Baronessa, un agente d’élite della Cobra, seconda solo al Comandante Cobra. Per lei, si è trattato del suo primo ruolo in un film di Hollywood. Recita poi nel film anche Samara Weaving nel ruolo di Scarlett, un’agente d’élite e maggiore dell’esercito in G.I. Joe e alleato del clan Arashikage.
Snake Eyes: G.I. Joe – Le origini: avrà un sequel?
Nel maggio 2020, ovvero oltre un anno prima della distribuzione in sala del film, è stato annunciato lo sviluppo di un sequel, scritto da Joe Shrapnel e Anna Waterhouse, e per il quale era confermato il ritorno di Henry Golding nel ruolo del protagonista Snake Eyes e di Lorenzo di Bonaventura come produttore. Al momento dell’effettiva uscita in sala di Snake Eyes: G.I. Joe – Le origini, però, il film si è affermato come uno scottante insuccesso. A fronte di un budget di circa 110 milioni di dollari, la pellicola è riuscita ad incassarne appena 40 in tutto il mondo. Un risultato che sembra dunque aver bloccato ogni piano riguardante il sequel, del quale infatti non si è più avuto notizia.
Il trailer di Snake Eyes: G.I. Joe – Le origini e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Snake Eyes: G.I. Joe – Le origini grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 6 novembre alle ore 21:20 sul canale Rai 4.
Snake Eyes: G.I. Joe – Le origini, trailer del nuovo film
Eagle e Paramount Pictures hanno diffuso il trailer Snake Eyes: G.I. Joe – Le origini, il nuovo film del franchise di G.I. Joe, con protagonisti Henry Golding, Andrew Koji, Úrsula Corberó, Samara Weaving, Haruka Abe, Takehiro Hira e Iko Uwais dal 21 Luglio al CINEMA.
Paramount Pictures e Metro-Goldwyn-Mayer Pictures e Skydance presentano In associazione con Hasbro. Una produzione di Bonaventura Pictures.
Snake Eyes: G.I. Joe Le Origini, vede Henry Golding nei panni del solitario Snake Eyes che viene accolto in un antico e segreto clan giapponese chiamato Arashikage, dopo aver salvato la vita del suo erede legittimo. Una volta arrivato in Giappone, Snake Eyes impara dagli Arashikage le vie del guerriero ninja, trovando anche quello che più desiderava: un posto da potere chiamare casa. Ma, quando i segreti del suo passato vengono svelati, l’onore e la lealtà di Snake Eyes saranno messi a dura prova, rischiando di incrinare la fiducia di coloro che gli sono stati più vicino. Basato sull’iconico personaggio dei G.I. Joe, Snake Eyes: G.I. Joe Le Origini vede anche Andrew Koji nei panni di Storm Shadow, Úrsula Corberó in quelli de La Baronessa; Samara Weaving è invece Scarlett, Haruka Abe è Akiko, Tahehiro Hira è Kenta e Iko Uwais è Hard Master.
Snake Eyes: G.I. Joe – Le origini, recensione del film con Henry Golding
Snake Eyes: G.I. Joe – Le origini, per la regia di Robert Schwentke, approda nelle sale italiane a partire dal 21 luglio 2021. Il film è stato concepito come reboot della saga G.I. Joe e anche come storia all’origine della rivalità tra due celebri personaggi targati Hasbro; dunque la narrazione procede nei primi anni della rivalità tra i G. I. Joe e l’organizzazione criminale Cobra. Particolare attenzione è riservata appunto al protagonista della pellicola, Snake Eyes, interpretato da Henry Golding. L’arcinemico Storm Shadow è interpretato da Andrew Koji. In aggiunta il cast conta della partecipazione di Iko Uwais, Ursula Corbero e Samara Weaving. Premesse interessanti non aprono la strada ad una sceneggiatura altrettanto avvincente; ne conseguono poche intuizioni ben delineate e punti salienti del film concentrati unicamente nelle scene d’azione.
Snake Eyes – G. I. Joe Le Origini: la trama
Ambientato principalmente in Giappone, il film inizia in modo piuttosto traballante con il giovane eroe che assiste all’uccisione di suo padre, vicenda che fornisce una ragione per il suo soprannome. Successivamente lo ritroviamo cresciuto e viene reclutato per il contrabbando di armi, incontrando Thomas “Tommy” Arashikage (Andrew Koji), al quale salverà la vita. Tommy invita Snake Eyes nella loro cerchia ristretta di clan giapponese, senza mai sospettare che il suo nuovo amico stia effettivamente lavorando per la Yakuza, che vuole che rubi un gioiello con poteri magici che l’Arashikage sta invece proteggendo. In cambio, Kenta promette di trovare il sicario che ha ucciso il padre di Snake Eyes. Nel mentre alza la testa anche l’organizzazione terroristica Cobra, in particolare la sua temibile Baronessa (Ursula Corberò, la Tokyo de La Casa di Carta)
Snake Eyes si propone di ampliare lo sguardo dello spettatore indagando più approfonditamente l’universo dei G. I. Joe, introducendo anche altri personaggi del franchise. Le correlazioni tra questi e le vicissitudini a cui andranno incontro risultano tuttavia piuttosto forzate e il cliffhanger conclusivo non investe il prodotto della carica drammaturgica auspicata.

Molti dialoghi in Snake Eyes: G.I. Joe Origins gonfiano una storia contorta di personaggi stilizzati che vagano per luoghi esotici – i vicoli illuminati al neon di Shinjuku, il flessuoso cortile pieno di fiori di ciliegio di un forte ninja – e parlano a lungo del tradimento e/o di testarsi a vicenda. Tutti hanno una risposta laboriosa e sfacciata alle domande degli altri; Inoltre, non c’è molta chimica tra i protagonisti del film, in parte perché non sembrano condividere lo schermo per poco più che qualche secondo.
Sfruttata decisamente male, è la presenza nel cast del migliore martial artist indonesiano, ovvero Iko Uwais nei panni di Hard Master, e allo stesso modo Peter Mensah. Altri ruoli di poco spicco a fronte di talento potenziale di prim’ordine sono quelli di Scarlet (Samara Weaving) e della Baronessa. Il cast si rivela complessivamente troppo ricco per una storia realmente piuttosto limitata, senza sottotrame o sbocchi narrativi di rilievo.
Snake Eyes: personaggi deboli e narrazione vacillante
La narrazione di Snake Eyes è appunto incentrata su uno dei personaggi più celebri dell’universo G.I. Joe, che si mobilita nuovamente dopo il fermo dal 2013. Henry Golding non riesce interamente nell’intento di rilanciare una saga cinematografica che già aveva mostrato qualche disequilibrio e il suo eroe tenebroso non riesce a convincere quanto dovrebbe. Snake Eyes punta a configurarsi come primo capitolo di un nuovo franchise, come suggerito soprattutto dal finale aperto, eppure non riesce a sfruttare appieno le molteplici potenzialità di un cast d’eccezione, che avrebbe potuto condurre le redini dell’intera narrazione. Combattimenti serrati, arti marziali e katana sono indubbiamente di effetto, ma non sufficienti ad elevare l’intero prodotto filmico.
Nella mitologia dei G. I. Joe, Snake Eyes è un ninja muto il cui volto è perennemente celato da una maschera nera, tratto distintivo che ne aumenta l’aura di mistero e glacialità. Parte del fascino del personaggio risiedeva di conseguenza nel suo retroscena ambiguo: gran parte del passato di Snake Eyes è oscurato nei suoi file, anche se è implicito che abbia avuto un vasto addestramento militare prima di unirsi ai Joe. Il proposito del film sarebbe quello di spiegare quindi l’evoluzione del personaggio, tuttavia il regista Robert Schwentke non confeziona un prodotto memorabile, senza vere minacce o conflitti ad ostacolare il percorso dei personaggi, che appare un po’ troppo pericoloso di quanto in realtà non sia. La violenza appena suggerita rende Snake Eyes un prodotto piuttosto anonimo, che appesantisce la vicenda del protagonista con un retroscena debole e più tragico del dovuto, senza conferire incisività o intensità al suo arco di sviluppo.

Henry Golding non riesce a infondere molta presenza scenica o carisma all’aspirante guerriero; una volta che Snake Eyes di unisce all’Arashikage deve portare a termine tre test per dimostrare la sua integrità e possenza come guerriero, ma queste sfide non convogliano suspense né azione; vorrebbero insegnare al personaggio preziose lezioni di vita, che in realtà è difficile identificare e portare via con sé dopo la visione.
Snake Eyes avrebbe potuto giocare di più in termini di rifinitura visiva, specificità del personaggio e creazione di una narrazione un po’ meno convenzionale, per non finire a vacillare come un film d’azione. Neppure la messa in scena risulta impressionante e l’unico fulcro di attenzione dello spettatore diviene il lavoro acrobatico, i copiosi combattimenti e gli inseguimenti periodici, pur non brillando di guizzi registici. Nel complesso, Snake Eyes – G. I. Joe Le Origini si configura come un discreto prodotto di intrattenimento, che riesce a soddisfare i fan, senza tuttavia grossi guizzi registici o sceneggiativi.
Snake Eyes: Andrew Koji sarà Storm Shadow
Lo spin off di G.I. Joe ha trovato il suo villain. Da quando Henry Golding (Crazy Rich Asians) era stato scelto per interpretare Snake Eyes, protagonista del film, i fan hanno atteso con impazienza l’annuncio del nome che avrebbe invece incarnato la sua nemesi, Storm Shadow. Ora, grazie a un nuovo report di The Wrap, abbiamo finalmente una risposta a questa domanda.
Secondo il sito, diverse fonti hanno confermato che Andrew Koji, star della serie Cinemax Warrior, seguirà le orme di Byung-hun Lee (I magnifici sette) per farsi carico del ruolo di Storm Shadow.
Tutti i dettagli di Snake Eyes rimangono al momento sotto segreto, a parte il fatto, ovviamente, che si tratta di uno spin off di G.I. Joe, il cui adattamento cinematografico non ha avuto troppa fortuna. Alla regia ci sarà Robert Schwentke, mentre la sceneggiatura è stata affidata a Evan Spiliotopoulos (La bella e la bestia).
Snake Eyes, prodotto da Paramount, ha attualmente già una data di uscita e dovrebbe arrivare nei cinema il 16 ottobre 2020.
Smurfs The Lost Village: primo sguardo al film d’animazione sui Puffi
Dopo i due adattamenti in live action, i Puffi tornano al cinema in un lungometraggio animato che li vedrà sempre alle prese con il temibile Gargamella e il suo gattaccio Birba.
Di seguito le prime immagini dal film che si intitola Smurfs The Lost Village:
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Il film, prodotto da Sony, arriverà nelle sale americane il 31 marzo 2017.
Nel cast vocale di Smurfs The Lost Village compariranno Demi Lovato, Rainn Wilson, Mandy Patinkin, Joe Manganiello, Jack McBrayer e Danny Pudi.
Smurfs The Lost Village è diretto da Kelly Asbury.
Smosh protagonisti di film e serie per YouTube
Mentre l’Italia aspetta
Game Therapy, film prodotto dalla Indiana
Production con Federico Clapis,
FaviJ, Leonardo Decarli e altre
web star, in America YouTube annuncia i primi partner che
riceveranno un finanziamento nell’ambito del suo programma
finalizzato alla produzione di serie tv e lungometraggi.
La DreamWorks, azionista di maggioranza di YouTube e AwesomenessTV,
darà avvio a diversi progetti che si svilupperanno nei prossimi due
anni. Ognuno di essi sarà caratterizzato dalla presenza di YouTube
star e sarà sviluppato e prodotto dal CEO di AwesomenessTV
Brian Robbins.
Il capo del progetto,
Alex Carloss, fa sapere: “Prima di diventare
disponibili altrove, i film saranno tutti in anteprima mondiale su
YouTube. Stiamo impostando quello che crediamo diventerà un nuovo
paradigma di distribuzione per gli anni futuri.”
YouTube, che sta lavorando al programma dall’estate scorsa, ha
come obbiettivo quello di tenere testa alla crescente concorrenza
di piattaforme come Facebook, Vessel e Vimeo, nell’ambito della
condivisione di materiale multimediale.
Tra gli Youtuber coinvolti nel progetto, gli Smosh, duo comico formato da Anthony Padilla e Ian Hecox (i cui canali contano un totale di 35 milioni di iscritti), The Fine Bros (17 milioni di iscritti), Prank vs Prank, (14 milioni) e Joey Graceffa (5 milioni). Per loro e per altre Youtube star, sono al momento in fase di sviluppo lungometraggi e serie tv.
Fonte: Variety
Smokin’ Aces: la spiegazione del finale del film
Smokin’ Aces è un action-thriller del 2006 diretto da Joe Carnahan, che si inserisce nel filone del cinema pulp post-Pulp Fiction, mischiando violenza stilizzata, humour nero e una narrazione corale ad alta tensione. Il film si distingue per un ritmo frenetico, una colonna sonora martellante e una costruzione narrativa che alterna punti di vista differenti, seguendo molteplici personaggi coinvolti in una caccia spietata. Ambientato in gran parte in un hotel-casinò di Lake Tahoe, Smokin’ Aces fa del caos controllato e delle improvvise esplosioni di violenza la sua cifra stilistica, ponendosi come un esempio brillante di cinema di genere intelligente e sopra le righe.
La trama ruota attorno a Buddy “Aces” Israel, un illusionista e informatore del crimine organizzato che diventa l’obiettivo di numerosi sicari professionisti, ognuno con le proprie motivazioni e stili di uccisione, dopo che l’FBI lo mette sotto protezione. Il cast è ricchissimo e variegato: Jeremy Piven interpreta il protagonista, affiancato da attori del calibro di Ryan Reynolds, Ray Liotta, Ben Affleck, Common, Taraji P. Henson, Chris Pine, Alicia Keys e Andy Garcia. Ognuno dei personaggi principali ha una propria backstory e dinamica, contribuendo a creare un mosaico narrativo tanto dinamico quanto esplosivo.
Il film ha avuto una ricezione critica divisa, ma ha guadagnato negli anni lo status di cult grazie al suo stile visivo marcato, al montaggio serrato e alla commistione tra azione brutale e ironia grottesca. Il finale, sorprendente e ambiguo, ha lasciato molti spettatori spiazzati e ha gettato le basi per un prequel, Smokin’ Aces 2: Assassins’ Ball, uscito nel 2010. Nei prossimi paragrafi analizzeremo nel dettaglio proprio il significato del finale del film originale e vedremo in che modo apre la strada alla continuazione della storia, tra tradimenti, rivelazioni e vendette incrociate.

La trama di Smokin’ Aces
Smokin’ Aces segue una corsa contro il tempo ambientata a Lake Tahoe, dove il mago e showman Buddy “Aces” Israel (Jeremy Piven), divenuto informatore dell’FBI, si nasconde in una suite d’hotel sotto protezione in attesa di testimoniare contro la mafia. La sua decisione scatena un effetto domino micidiale: una taglia viene messa sulla sua testa e una lunga serie di assassini professionisti – dai più metodici ai più folli – si mettono in marcia per ucciderlo e incassare la taglia. Parallelamente, due agenti dell’FBI, Messner (Ryan Reynolds) e Carruthers (Ray Liotta), cercano di proteggere Israel e di anticipare le mosse dei criminali che lo vogliono morto.
La narrazione si sviluppa attraverso numerosi punti di vista, tra cui quelli di una letale cecchina di professione, Georgia Sykes (Alicia Keys), e della sua partner, Sharice Watters (Taraji P. Henson), ma anche di tre fratelli neonazisti (tra cui Darwin Tremor, interpretato da Chris Pine), noti per la loro imprevedibilità e brutalità. Nel frattempo, Donald Carruthers (Ben Affleck) guida una squadra di cacciatori di taglie incaricati di catturare Aces. Ogni personaggio ha un’agenda propria, e il film costruisce la tensione facendo convergere tutti verso lo stesso obiettivo: una notte fatale all’interno del casinò.
La spiegazione del finale e il prequel del film
Nel terzo atto di Smokin’ Aces, tutte le linee narrative convergono all’interno del casinò di Lake Tahoe dove Buddy “Aces” Israel si nasconde sotto protezione. L’atmosfera diventa sempre più tesa e caotica mentre i vari sicari – ognuno con il proprio metodo e motivazione – entrano in azione. Georgia Sykes e Sharice Watters riescono a infiltrarsi nella struttura per compiere il loro incarico, mentre i fratelli Tremor, guidati da Darwin, seminano distruzione brutale con il loro stile anarchico. Contemporaneamente, gli agenti dell’FBI Messner e Carruthers tentano di mantenere il controllo, ma quest’ultimo viene gravemente ferito durante la confusione.
Mentre il caos esplode e le forze convergono su Aces, la situazione sfugge rapidamente di mano, culminando in una sparatoria multipla e sanguinosa. La svolta finale arriva quando l’agente Messner riesce a penetrare nell’area protetta dove Buddy è tenuto sotto custodia, scoprendo un segreto scioccante: Israel è legato biologicamente a un misterioso boss mafioso, Primo Sparazza (Joseph Ruskin), e il suo valore per l’FBI va ben oltre la semplice testimonianza. Con un colpo di scena, viene dunque rivelato che l’intera operazione di protezione e i vari omicidi incrociati erano il risultato di una manipolazione interna da parte dell’FBI stessa.

Dopo aver assistito a una serie di decisioni moralmente discutibili da parte dei suoi superiori e profondamente colpito dalla brutalità e dal tradimento, Messner prende una decisione radicale e carica di simbolismo: disattiva le apparecchiature mediche che tengono in vita sia Israel che Sparazza, ponendo fine a tutto con un atto di giustizia sommaria e personale. Il significato del finale di Smokin’ Aces risiede dunque nella totale dissoluzione della distinzione tra legge e crimine. I personaggi, seppur collocati su fronti apparentemente opposti, agiscono spesso con la stessa brutalità e opacità morale.
L’FBI, che dovrebbe garantire giustizia, appare manipolatore e privo di scrupoli, mentre i criminali – per quanto violenti – agiscono mossi da motivazioni comprensibili. L’azione di Messner diventa dunque una rottura netta con questo sistema corrotto: la sua scelta di staccare la spina rappresenta una forma estrema di rifiuto dell’ambiguità etica che ha permeato tutta la vicenda. Questo epilogo cupo e privo di redenzione apre idealmente la strada a Smokin’ Aces 2: Assassins’ Ball (2010).
Il film è in realtà un prequel che esplora le origini della violenza organizzata e del programma segreto del governo che coinvolge i sicari. Sebbene il sequel adotti una narrazione diversa e personaggi nuovi, si fonda sullo stesso universo narrativo corrotto, dove i confini tra vendetta, potere e giustizia si fanno sempre più sfumati. Il finale del primo film, con la sua carica nichilista e critica verso le istituzioni, diventa così il punto d’origine ideale per un’espansione del racconto, mantenendo intatti stile, tono e tematiche.
Smoke Sauna – I segreti della sorellanza al cinema dal 29 al 31 gennaio 2024
Wanted Cinema annuncia l’arrivo nelle sale italiane Smoke Sauna – I segreti della sorellanza, il documentario che ha appena vinto agli EFA 2023. Diretto da Anna Hints, il doc arriverà nelle sale italiane dal 29 al 31 gennaio 2024.
Tra le fumosità di una sauna nascosta in una lussureggiante foresta nel sud dell’Estonia, alcune donne condividono i segreti più intimi e il racconto delle loro esperienze di vita. Grazie a un forte senso di comunione, lavano via la vergogna intrappolata nei loro corpi e riguadagnano le forze. La macchina da presa cattura questo rituale intimo in un modo sorprendentemente viscerale e coinvolgente.
La regia di Anna Hints, al suo esordio con un lungometraggio, dopo aver vinto al Sundance Film Festival 2023, si aggiudica il premio come Miglior documentario europeo 2023 e rappresenterà l’Estonia agli Oscar. Grazie a Wanted, che ne ha acquisito i diritti di distribuzione in Italia ancor prima della vittoria agli EFA convinta della forza e della bellezza della pellicola, Smoke Sauna sarà nelle sale per tre giorni, il 29, 30 e 31 gennaio, in versione doppiata e originale con sottotitoli. Uno sguardo tutto al femminile, intimo e al contempo intenso, che porta sul grande schermo un rito ancestrale, quello della sauna nella tradizione estone, legato alla condivisione, a un momento di ascolto, di purificazione e di benessere di corpo e spirito.
Smoke Sauna – I segreti della sorellanza è uno dei cinque titoli acquisiti da Wanted designati all’Oscar dai propri paesi di origine. La Hints per l’Estonia – sia come doc che come miglior film straniero –, Vera di Tizza Covi e Rainer Frimmel per l’Austria, Songs of Earth di Margreth Olin per la Norvegia, Shayda di Noora Niasari per l’Australia e The Peasants di DK e Hugh Welchman per la Polonia.
Smoke – Tracce di fuoco: trailer della serie Apple Tv+ con Taron Egerton
Oggi Apple TV+ ha presentato il trailer di “Smoke – Tracce di fuoco”, il nuovo crime drama interpretato e prodotto da Taron Egerton e creato da Dennis Lehane. La serie limitata, che riunisce il team creativo dell’amato Apple Original “Black Bird“, farà il suo debutto su Apple TV+ il 27 giugno con i primi due episodi dei nove totali, seguiti da nuovi episodi ogni venerdì fino all’8 agosto.
Ispirata a fatti realmente accaduti, “Smoke – Tracce di fuoco” segue le vicende di un enigmatico investigatore di incendi dolosi che si allea a malincuore con un tormentato detective della polizia per fermare due pericolosi piromani seriali. La loro corsa contro il tempo accende un gioco contorto di segreti e sospetti.
Nel cast della serie figurano anche Rafe Spall, Ntare Guma Mbaho Mwine, Hannah Emily Anderson, la candidata all’Emmy Anna Chlumsky, Adina Porter, il candidato all’Oscar® e all’Emmy Greg Kinnear e il vincitore dell’Emmy John Leguizamo. Thom Yorke ha scritto e interpretato il brano principale “Smoke”, disponibile su Apple Music e su tutte le piattaforme di streaming.
Realizzata dagli Apple Studios, “Smoke – Tracce di fuoco” è stata creata da Lehane, che ne è anche sceneggiatore e produttore esecutivo. Egerton è produttore esecutivo insieme a Richard Plepler per conto di EDEN Productions e Bradley Thomas e Dan Friedkin per Imperative Entertainment, oltre a Kari Skogland, Joe Chappelle e Jane Bartelme. La serie fittizia è ispirata all’acclamato podcast “Firebug” di truth.media, condotto dal premio Oscar® e Emmy Kary Antholis, che produce esecutivamente per Crime Story Media, LLC. Marc Smerling, vincitore di un Emmy Award, è produttore esecutivo per Truth Podcasting Corp. Tra i registi della serie figurano Skogland, Chappelle e Jim McKay.

Smoke – Tracce di fuoco: recensione della serie con Taron Egerton
Dopo il notevole e meritatissimo successo di Black Bird, Taron Egerton e Greg Kinnear tornato a recitare insieme nella serie Smoke – Tracce di fuoco, ispirata dal podcast di successo intitolato Firebug. Insieme a loro troviamo come coprotagonista Jurnee Smollett, affiancata in parti di prezioso supporto da Rafe Spall e John Leguizamo.
Cosa racconta Smoke – Tracce di fuoco?
Al centro della vicenda dello show targato ancora una volta Apple TV+ troviamo il detective Michelle Calderone (Smollett), la quale sceglie di lavorare in coppia con l’investigatore di incendi dolosi Dave Gudsen (Egerton) al fine di fermare una serie di piromani che seminano fuoco, distruzione e morte nel Nord-Ovest degli Stati Uniti.

Creata come Black Bird dal romanziere di successo Dennis Lehane (dai suoi romanzi sono stati tratti film di enorme successo come Mystic River, Gone Baby Gone e Shutter Island) Smoke – Tracce di fuoco si muove su binari diversi rispetto alla precedente miniserie, la quale era maggiormente orientata dentro i canoni classici del thriller. Anche in questo caso ovviamente la detection rimane la chiave principale per lo sviluppo narrativo, ma ogni puntata si dedica anche allo studio dei caratteri, in particolar modo dei due protagonisti, tentando contaminazioni interessanti anche se non sempre omogenee con altri toni e generi.
In più di una sequenza infatti l’ironia fa capolino tra le pieghe delle situazioni rappresentate, in particolar modo quando nelle scene è presente il personaggio complesso e contraddittorio di Gudsen. Quello costruito da Lehane è un universo decisamente votato al maschile, dove i rappresentanti dell’ordine si muovono spinti da un senso di superiorità se non di “machismo” evidente, addirittura ostentato. E su questo Lehane e Smoke giocano attraverso un tono che in alcuni momenti si fa addirittura respingente, non facile da definire o anche da accettare.
Un universo maschile e “machista”
Anche la figura di
Calderone è delineata con una forza quasi brutale che solitamente
appartiene a personaggi maschili. Smollett si rivela molto efficace
nell’evidenziare l’energia autodistruttiva e “terrena” del suo
personaggio, fornendo una prova di solidità ineccepibile. Dal canto
suo Egerton sa come rendere intrigante il ruolo di Gudsen, il quale
però nasconde così tante pieghe e increspature che l’attore non
riesce sempre a esplicitarle al massimo delle loro potenzialità. Il
migliore in scena si rivela senza ombra di dubbio Kinnear, il quale
delinea il capitano Englehart con tratti precisi, stringati e
piacevolmente dritti al punto. Si tratta davvero di una delle
migliori prove dell’attore due volte candidato all’Oscar, il quale
anche in un ruolo di evidente supporto riesce ad elevare il tono
dello show.
Una trama troppo diluita
Le prime puntate di Smoke sono davvero intriganti, in particolar modo il pilota, ma andando avanti con la progressione degli episodi si ha la sensazione che la minestra della trama sia stata inutilmente allungata a troppe puntate, quando quattro o cinque sarebbero potute bastare e soprattutto avrebbero reso l’impatto emotivo dei personaggi maggiormente potente.

Per questo motivo Smoke non riesce completamente a mantenere le promesse molto intriganti degli inizi, quando aveva settato una storia di indagini piuttosto originale e due protagonisti che possedevano un’alchimia complessa, stridente ma dotata di una sua energia. Man mano che si procede la tensione viene purtroppo dissipata da sottotrame spesso soffocanti e personaggi di contorno non strettamente necessari.
Ogni tanto si possono comunque godere alcuni momenti di buona tensione drammatica, soprattutto grazie alla forza delle interpretazioni – la Smollett in particolar modo sprigiona un rabbia carismatica di sicuro effetto nelle prime puntate – ma nel complesso ci si chiede fin troppo spesso dove la trama stia andando, soprattutto dal momento che le dinamiche nascoste tra i personaggi principali vengono mostrate forse troppo presto per poi lasciare che il gioco funzioni a lungo. Una maggiore focalizzazione su un’indagine precisa riguardante un piromane avrebbe condotto Smoke dentro binari narrativi forse meno originali ma senz’altro maggiormente efficaci.
Smile: trailer del nuovo horror, dal 29 settembre al cinema!
Paramount ha diffuso il trailer ufficiale di Smile, l’atteso nuovo horror in arrivo al cinema dal 29 settembre. Paramount Pictures presentam, in associazione con Paramount Players, una produzione Temple Hill. Smile è scritto e diretto da Parker Finn, prodotto da Marty Bowen, Wyck Godfrey, Isaac Klausner, Robert Salerno, con Adam Fishbach come produttore esecutivo. Protagonisti sono Sosie Bacon, Jessie T. Usher, Kyle Gallner, Robin Weigert, Caitlin Stasey con Kal Penn e Rob Morgan.
Dopo aver assistito a un traumatico
episodio che ha coinvolto una sua paziente la dottoressa Rose
Cotter viene perseguitata da strani e spaventosi fenomeni.
Assalita dal terrore che prende il sopravvento sulla sua vita, Rose
sarà costretta a confrontarsi con il suo passato per sopravvivere e
sfuggire ad una nuova e agghiacciante realtà.
Smile, la recensione di un horror per niente da ridere
Come diceva l’Old Boy del 2003, “Sorridi, e il mondo sorriderà con te“… a vedere il film di Parker Finn però non sembra davvero qualcosa da augurarsi. Sin dall’emblematico ed esplicito titolo, e dalla sua stessa inquietante locandina, Smile ci invita – e forse insegna – a diffidare dei sorrisi troppo ampi. Una lezione valida nel quotidiano di tutti noi, ma che nell’horror distribuito da Eagle Pictures (in sala dal 29 settembre) assume una forma diversa, impossibile da dimenticare.
Se li vedi sorridere… è già troppo tardi
Nel bene e nel male, come spesso accade, visto che il primo lungometraggio del regista e sceneggiatore del corto Laura Hasn’t Slept del 2020 – al quale questo film deve molto, anche come spunto (lì una giovane chiedeva al proprio terapista di liberarla da un incubo ricorrente) – ha sicuramente le sue luci e ombre, ma si è dimostrato in grado di conquistare il pubblico dei test-screening organizzati dalla Paramount, che invece di destinarlo alla propria piattaforma di streaming come previsto ha finito per concedergli una distribuzione cinematografica, nazionale e internazionale.
Merito sicuramente della Sosie Bacon di Tredici e Omicidio a Easttown, capace di trasformarsi sullo schermo nel passaggio da dottoressa a ‘paziente’, ma soprattutto sull’espressività dei suoi tanti compagni di viaggio, in particolare delle vittime della maledizione intorno alla quale tutto ruota. A partire dal traumatico episodio al quale assiste la dottoressa Rose Cotter da lei interpretata, che coinvolge una sua paziente e la condanna a una persecuzione sempre più spaventosa. Fenomeni inspiegabili e il sospetto che i suoi timori possano essere fondati, spingono la donna a cedere al panico e a un passato che non ha mai smesso di tormentarla.
Smile: thriller psicologico, soprannaturale o convenzionale?
Una traccia che il film suggerisce e sviluppa, sebbene più a livello di citazione che di motore narrativo, tanto che le ferite familiari e il senso di colpa che affligge Rose restano una backstory esplorata in maniera tangenziale. D’altronde, fare altrimenti avrebbe portato il film su tutt’altro binario. Non l’unico ignorato dalle scelte fatte dal regista, che in un ipotetico ‘What If‘ avrebbe avuto la possibilità di regalare qualcosa di più ai suoi personaggi, e a noi del pubblico.
Il crescente delirio paranoico e la possibile distorsione della realtà dei quali è vittima la protagonista sembrano essere un diretto riferimento all’ipocrisia statunitense verso l’eccesso di emozioni o fragilità e paure spesso inaccettabili dal comune sentire. Ma siamo nel campo delle ipotesi, che quello che resta sullo schermo sono una serie di immagini riconoscibili come entrate nel canone, classico o moderno che sia (dalle riprese aeree alla Shining a quelle rovesciate simil Stranger Things), e un finale che si fa scappare la possibilità di non scadere dal convenzionale e nel già visto.
Un peccato, considerato che Smile conserva ugualmente una sua forza, e una carica ansiogena data dal senso di impotenza e di pericolo costanti. Più incisivi della sovrabbondanza di jumpscare, pure di sicuro effetto, che poco aggiungono all’emozionante esperienza che gli spettatori sono costretti a vivere. Più nella prima metà della vicenda, ché anche il twist finale non costituisce una vera sfida per chiunque abbia la lucidità necessaria a riconoscere come incredibile – o inaccettabile – la possibilità di sospendere l’incredulità dinnanzi a certi supposti colpi di scena.
Smile, il trailer ufficiale del film di Parker Finn
Paramount Pictures diffonde il trailer ufficiale di Smile, il nuovo film di Parker Finn, in uscita in sala il prossimo 29 settembre.
La trama di Smile
Dopo aver assistito a un traumatico episodio che ha coinvolto una sua paziente la dottoressa Rose Cotter viene perseguitata da strani e spaventosi fenomeni. Assalita dal terrore che prende il sopravvento sulla sua vita, Rose sarà costretta a confrontarsi con il suo passato per sopravvivere e sfuggire ad una nuova e agghiacciante realtà.
Nel cast del film Sosie Bacon, Jessie T. Usher, Kyle Gallner, Robin Weigert, Caitlin Stasey con Kal Penn e Rob Morgan.
Smile 2: svelata la durata del sequel del film horror
Mentre Smile 2 si avvicina alla data di uscita del 17 ottobre, i fan non potrebbero essere più ansiosi di conoscere ulteriori dettagli sull’atteso sequel – e oggi la loro pazienza è stata premiata. Bloody Disgusting ha confermato oggi pomeriggio che Smile 2 avrà una durata ufficiale di 2 ore e 1 minuto. Queste 2 ore e 1 minuto saranno costituite dal film puro e semplice: non includono i titoli di coda.
Con questa durata di 121 minuti, Smile 2 supera di appena 6 minuti il suo predecessore, che si aggirava comodamente intorno a 1 ora e 55 minuti. Secondo le stime, l’originale Smile ha incassato quasi 220 milioni di dollari a livello globale durante la sua uscita nel 2022, cosa che potrebbe aver incoraggiato il suo sequel a sentirsi sicuro di occupare un po’ di più il tempo del pubblico. Sebbene i fan di Smile non sappiano ancora tutto sul secondo film del loro franchise preferito, una cosa è certa: sembra che ci sarà tempo più che sufficiente per tutti i brividi e gli spaventi che la serie sa fare meglio.
Di cosa parlerà “Smile 2”?
Rispetto al primo film, che si svolgeva in gran parte in una struttura psichiatrica, la storia di Smile 2 sembra essere un po’ più glamour e sfarzosa. Il sequel seguirà una pop star internazionale di nome Skye Riley mentre si prepara a dominare il mondo durante il suo imminente tour mondiale. Tuttavia, proprio come nell’originale Smile, Riley si ritrova presto ad affrontare una serie di fenomeni agghiaccianti che non riesce a spiegare. Mentre gli spaventi aumentano e lo stress di mantenere la sua immagine si fa sentire, Riley deve affrontare gli scheletri nel suo armadio prima di esporre al mondo qualcosa che non può cancellare.
Il ruolo di Skye Riley sarà interpretato dall’attrice Naomi Scott, nota per le sue precedenti iconiche interpretazioni in Charlie’s Angels 2019, nel remake di Aladdin della Disney e, naturalmente, nel film originale di Disney Channel Lemonade Mouth. Lukas Gage di White Lotus, Dylan Gelula di Dream Scenario, Raúl Castillodi Cassandro e Miles Gutierrez-Riley di The Wilds sono tutti confermati per apparire nel film, ma non sono ancora emersi dettagli sui singoli ruoli. Anche Kyle Gallner, che nel film originale Smile interpretava l’ex fidanzato di Rose, Joel, tornerà nel sequel e presumibilmente riprenderà il suo personaggio precedente.
Gli appassionati di horror ricorderanno che Joel ha visto Rose morire per mano della maledizione centrale di Smile, il che significa che ora ne ha contratto le terribili conseguenze. Joel infetterà la famosa Riley con il misterioso incantesimo di Smile, diffondendone potenzialmente gli effetti a milioni di persone? Non potremo esserne certi fino al 17 ottobre, ma conoscere la durata ufficiale del film si spera che renda più facile l’attesa.
Smile 2: il primo trailer anticipa l’arrivo di nuovi orrori
Sono stati pubblicati un nuovo trailer e un nuovo poster per Smile 2 e, se vi è piaciuto Smile, tutti gli indizi fanno pensare che si tratti di un degno successore del film horror. Oltre a suggerire che finalmente scopriremo di più sulla maledizione soprannaturale che ha perseguitato la Rose Cotter di Sosie Bacon nel primo episodio, vediamo qui la popstar Skye Riley di Naomi Scott adottare misure drastiche per sfuggirle. Se funziona… beh, potrebbe essere una svolta per il franchise.
Il primo Smile ha ottenuto l’80% su Rotten Tomatoes ed è stato ben accolto dai fan dell’horror; le aspettative per questo sequel sono alte e lo spostamento dei riflettori su un personaggio principale che è una celebrità promette di scuotere questa premessa in modo eccitante. Parker Finn torna a scrivere e dirigere il sequel, quindi non c’è motivo di credere che non sarà terrificante come il suo predecessore. All’inizio di quest’anno, la star di Smile 2, Lukas Gage ha rivelato che nel sequel è presente una scena così cruenta da averlo fatto vomitare quando le cineprese hanno smesso di girare.
“È così terrificante. È stata la prima volta che sono stato su un set in cui ho avuto veramente paura, e mi è venuto davvero il voltastomaco in una sola ripresa”, ha raccontato l’attore. “Non pensavo che l’avrei fatto. Era così cruento e disgustoso… ho vomitato fuori campo”. “È davvero così spaventoso. Non sto nemmeno mentendo”, ha continuato Gage. “Non ho mai partecipato a qualcosa che mi ha davvero terrorizzato. La troupe è terrorizzata dalle riprese perché, non so, lo scrittore/regista Parker Finn lo è, conosce così bene questo genere”.
Di cosa parlerà Smile 2?
Rispetto al primo film, che si svolgeva in gran parte in una struttura psichiatrica, la storia di Smile 2 sembra essere un po’ più glamour e sfarzosa. Il sequel seguirà una pop star internazionale di nome Skye Riley mentre si prepara a dominare il mondo durante il suo imminente tour mondiale. Tuttavia, proprio come nell’originale Smile, Riley si ritrova presto ad affrontare una serie di fenomeni agghiaccianti che non riesce a spiegare. Mentre gli spaventi aumentano e lo stress di mantenere la sua immagine si fa sentire, Riley deve affrontare gli scheletri nel suo armadio prima di esporre al mondo qualcosa che non può cancellare.
Il ruolo di Skye Riley sarà interpretato dall’attrice Naomi Scott, nota per le sue precedenti iconiche interpretazioni in Charlie’s Angels 2019, nel remake di Aladdin della Disney e, naturalmente, nel film originale di Disney Channel Lemonade Mouth. Lukas Gage di White Lotus, Dylan Gelula di Dream Scenario, Raúl Castillodi Cassandro e Miles Gutierrez-Riley di The Wilds sono tutti confermati per apparire nel film, ma non sono ancora emersi dettagli sui singoli ruoli. Anche Kyle Gallner, che nel film originale Smile interpretava l’ex fidanzato di Rose, Joel, tornerà nel sequel e presumibilmente riprenderà il suo personaggio precedente.
Gli appassionati di horror ricorderanno che Joel ha visto Rose morire per mano della maledizione centrale di Smile, il che significa che ora ne ha contratto le terribili conseguenze. Joel infetterà la famosa Riley con il misterioso incantesimo di Smile, diffondendone potenzialmente gli effetti a milioni di persone? Non potremo esserne certi fino al 17 ottobre.
Smile 2: fissata la data di uscita per l’horror sequel della Paramount
La Paramount ha fissato la data di uscita di Smile 2 per il prossimo sequel del film horror di successo Smile. Finn ha parlato a ComingSoon del potenziale di un sequel in un’intervista l’anno scorso.“Mai in un milione di anni avrei pensato che la gente mi avrebbe chiesto un altro di questi film, il che è fantastico! Penso che ci siano molte cose interessanti che potrebbero essere fatte nel mondo di Smile. Ci sono molti angoli che ho lasciato di proposito inesplorati e cose che avrei voluto fare nel primo film, ma semplicemente non c’era spazio per fare”, ha detto Finn. “Sarebbe davvero emozionante. Ciò che penso sia davvero importante in Smile è la storia del personaggio al centro e come l’emotività e i temi del personaggio siano così legati a ciò che sta accadendo. E questo è davvero importante, penso, che se mai ci fosse una considerazione per un sorriso in più, questo sarebbe parte di ciò che sta facendo e sembrerebbe… forse inaspettato da quello che abbiamo sperimentato nel primo film.
Quando è la data di uscita nelle sale di Smile 2?
La data di uscita di Smile 2 è fissata per il 18 ottobre 2024. È una data di uscita opportunamente inquietante poiché esce proprio prima di Halloween. Il film originale ha incassato oltre 217 milioni di dollari in tutto il mondo e ha incassato 105 milioni di dollari a livello nazionale. Il regista Parker Finn tornerà per dirigere anche questa nuova storia mentre il cast è ancora tutto da definire.
Smile è stato scritto e diretto da Parker Finn. Nel cast Sosie Bacon, Jessie T. Usher, Kyle Gallner, Caitlin Stasey, Kal Penn e Rob Morgan. Il film sarà disponibile in formato digitale dal 15 novembre presso Paramount Home Entertainment.
Smile 2, teaser trailer del horror con Naomi Scott
Paramount Pictures ha diffuso il trailer e il poster di Smile 2, il nuovo horror in arrivo al cinema a Halloween. Prodotto da Marty Bowen, Wyck Godfrey, Isaac Klausner, Parker Finn, Robert Salerno e scritto e diretto da Parker Finn, Smile 2 vede nel cast Naomi Scott, Rosemarie DeWitt, Kyle Gallner, Lukas Gage, Miles Gutierrez-Riley, Peter Jacobson, Raúl Castillo, Dylan Gelula, Ray Nicholson.
La trama
Sul punto di iniziare un nuovo tour mondiale, la star internazionale del pop Skye Riley (Naomi Scott) inizia a vivere esperienze sempre più terrificanti e incomprensibili. Schiacciata dalle crescenti angosce e dalle pressioni della notorietà, Skye è costretta a confrontarsi con il suo passato oscuro per riprendere in mano la sua vita prima che vada in pezzi.
Smile 2 – il poster
Smetto quando voglio: tutte le curiosità sul film di Sydney Sibilia
Ricorre quest’anno il decimo anniversario di Smetto quando voglio (qui la recensione), il film del 2014 che ha segnato il debutto alla regia di un lungometraggio di Sydney Sibilia, in seguito distintosi anche con L’incredibile storia dell’Isola delle Rose e Mixed by Erry. Con questo suo primo lungometraggio, scritto insieme allo sceneggiatore Valerio Attanasio, Sibilia dà vita ad una sorta di incrocio tra la serie Breaking Bad e un classico della commedia all’italiana come La banda degli onesti (1956). Nasce così un film che unisce commedia a commento sociale, il tutto arricchito da un cast composto da celebri interpreti italiani e una fotografia dal gusto particolarmente acido.
Il film prende dunque spunto dal film diretto da Camillo Mastrocinque e con protagonista Totò, in cui tre uomini perbene ma maldestri affrontano a malincuore le difficoltà economiche, mettendosi a fabbricare banconote false. Al posto della banconote, in Smetto quando voglio, ci sono però le smart drug, anche note come “droghe intelligenti”, sostanze che aumentano le capacità cognitive dell’essere umano. A fronte di ciò e delle situazioni comiche che ne derivano, il film punta anche a far riflettere sulla precarietà dei lavori accademici e sulla fuga di cervelli.
Accolto con grande entusiasmo, il film è poi stato nominato a ben 12 David di Donatello (senza però riuscire a vincerne alcuno) ed è stato indicato come uno dei film italiani che negli ultimi anni hanno ridato prestigio alle opere di genere. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e ai suoi sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Smetto quando voglio
Protagonista del film è Pietro Zinni, un trentasettenne di professione ricercatore. Quando arrivano dei tagli all’università, però, si ritrova licenziato senza troppi complimenti. Per sopravvivere decide allora di mettere insieme una banda criminale come non se ne sono mai viste, reclutando i migliori tra i suoi ex colleghi, che nonostante le competenze vivono ormai tutti ai margini della società, facendo chi il benzinaio, chi il lavapiatti, chi il giocatore di poker. Insieme inizieranno produrre droga per ottenere ciò che gli è stato tolto, ma oltre ai soldi e al potere, non tarderanno però ad arrivare anche i guai.
Il cast di Smetto quando voglio e altre curiosità sul film
Ad interpretare Pietro Zinni vi è l’attore Edoardo Leo, mentre Valeria Solarino è Giulia, la sua compagna. Membri della squadra che Pietro mette insieme sono invece: Valerio Aprea nel ruolo di Mattia e Lorenzo Lavia in quello di Giorgio, due latinisti finiti a fare i benzinai; Paolo Calabresi nel ruolo dell’archeologo Arturo; Libero De Rienzo in quello di Bartolomeo, economista finito ad usare le proprie capacità per vincere a poker; Pietro Sermonti nel ruolo dell’antropologo Andrea, finito ad essere il gestore di uno sfasciacarrozze; Stefano Fresi è invece il chimico Alberto, ora lavapiatti in un ristorante cinese.
Recitano poi nel film gli attori Neri Marcorè nel ruolo di Claudio, Guglielmo Poggi in quello di Maurizio, e Sergio Solli nel ruolo del Professor Seta. Una piccola curiosità è poi da ritrovarsi nella scena in cui Alberto viene interrogato dal commissario Galatro, invece, quest’ultimo parla a un non inquadrato ispettore Coletti, il quale nella prima versione del film aveva la voce di un uomo. Tuttavia, nelle versioni successive alla realizzazione del film, la voce è stata sostituita con quella dell’attrice Greta Scarano, che da Smetto quando voglio – Masterclass ha dunque assunto il ruolo della suddetta ispettrice Coletti, riscritto dunque per un’attrice invece che per un attore.
I sequel di Smetto quando voglio
Dato il successo del film, sono poi stati realizzati ben due sequel, Smetto quando voglio – Masterclass e Smetto quando voglio – Ad Honorem, usciti rispettivamente a febbraio e novembre del 2017. L’uscita così ravvicinata si spiega con il fatto che i due film sono stati girati l’uno dopo l’altro, senza pause nella produzione. Quando gli era stato chiesto di un eventuale sequel, Sibilia aveva infatti dichiarato “Se faremo il sequel non ne faremo uno, ma il secondo e il terzo episodio insieme. Gireremo contemporaneamente il secondo e il terzo film […] il punto è che se vogliamo fare gli scemi, allora facciamo gli scemi bene. Funziona così“.
A questi due successivi film si sono poi aggiunti gli attori Giampaolo Morelli, Luigi Lo Cascio e Greta Scarano. Smetto quando voglio – Masterclass, però, non è un semplice sequel, bensì un midquel, ovvero un seguito di un film, che però narra fatti avvenuti nel mezzo del film originale che sono stati tralasciati. Le vicende di questo secondo capitolo si svolgono infatti prima della scena finale del primo capitolo. Successivamente a questi tre film, Sibilia non ha escluso un Smetto quando voglio 4, anche se lo immagina più come uno speciale o “capitolo reunion”, considerando infatti conclusa la storia principale.
Il trailer di Smetto quando voglio e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Smetto quando voglio grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV, Now e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 6 martedì alle ore 21:20 sul canale Rai 3.
Smetto quando voglio: recensione del film di Sydney Sibilia
Smetto quando voglio, opera prima del giovanissimo Sydney Sibilia (classe 1981), è una commedia riuscita, non tanto perché giocare cogli stereotipi della crisi di questi tempi fa ridere ormai di per sé, tanto sia arrivata a livelli paradossali; ma perché aggiunge a questa dose di ironia anche un’azzeccata fisicità e caratterizzazione dei personaggi, dal dialogo fine a se stesso, ai toni della coralità complessiva.
In nome della “banda” che viene a formarsi, c’è anteposta la professionalità di ciascun individuo, quasi come riconoscenza verso se stessi. Come a dire, lavoriamo per qualcosa che non ci saremmo mai aspettati, ma senza dimenticare cosa siamo e da dove veniamo. È questo il suo punto di forza maggiore, l’alimento in più che la rende non una banda qualunque, ma La Banda.
Smetto quando voglio: il film
In Smetto quando voglio Pietro (Edoardo Leo) è laureato in neurobiologia. Fa il ricercatore, ma il suo contratto non viene rinnovato. Decide allora, unendo le forze insieme a molti altri laureati disoccupati in campi diversi (Paolo Calabresi, Libero De Rienzo, Stefano Fresi, Lorenzo Lavia, Valerio Aprea, Pietro Sermonti), di mettere a punto una formula chimica per produrre una nuova droga da vendere nelle discoteche. E c’è di più: è legale, perché la sostanza in questione non figura in quelle proibite dalla legge italiana. Faranno palate di soldi, con la convinzione di poter smettere quando vogliono.
Dal film Smetto quando voglio ne esce distrutta: una categoria di giovanissimi, che a quanto pare non sa stare senza droghe; una categoria di giovani laureati, ricercatori senza un futuro stabile che devono gioco-forza reinventarsi; ed una appena accennata categoria di “vecchi”, silente ma padrona. C’è spazio anche per far quadrare i conti con il personaggio più stabile (almeno nell’animo) della storia, Giulia, ragazza di Pietro interpretata da Valeria Solarino. Lavorando in un centro di recupero per tossicodipendenti, aggiunge quel tocco di moralità in più, una questione “etica” che deve contro-bilanciare il lavoro “sporco” che compie la banda. Anche perché loro i principi morali li hanno persi da qualche anno. Ah si, è precaria anche lei.
Si ride parecchio e non è una risata sterile, ma dettata dai canoni dell’attualità. Qualcuno ci vedrà l’ombra di Breaking Bad, almeno nell’idea di base; qualcun altro strizzate d’occhio alle complesse formule di The Big Bang Theory; altri ancora “la banda” alla Romanzo Criminale. C’è un po’ di tutto, in una estremizzazione della realtà che fa già ridere di per sé, ma che acquista punti in più perché viene espressa con le facce giuste. Il retrogusto è amaro, ma non sprofonda mai o quantomeno è filtrato dentro alla necessità che fa virtù.