Dopo le controverse
dichiarazioni di Peter Jackson in merito allo
stato di confusione che ha regnato durante la realizzazione della
trilogia de Lo Hobbit, arriva una
smentita da parte dello stesso regista che ha specificato che le
sue dichiarazioni sono state rimontate e estrapolate da un discorso
molto più ampio e articolato relativo alle innegabili difficoltà
avute in fase di produzione del film.
Sulle pagine di Stuff.co.nz, un
portavoce di Jackson ha affermato: “Qualcuno ha deciso di
creare questo montaggio, fatto solo con le parti di Gathering
Clouds che parlano delle difficoltà affrontate e non della maniera
positiva con cui sono state avvicinate e superate, argomento che
abbiamo affrontato anche in altre featurette. Peter non ha mai
nascosto di aver assunto la regia di Lo Hobbit quando il tempo a
disposizione per preparare il lavoro prima dell’inizio delle
riprese era ormai ristrettissimo. Una sfida intrapresa
volontariamente e le sue parole riflettono onestamente i sentimenti
avvertiti durante la produzione dei lungometraggi”.
La fine delle avventure nella Terra
di Mezzo merita una conclusion gloriosa, e così Peter
Jackson ha pensato di propinarci, ne Lo Hobbit
la Battaglia delle Cinque Armate, ben 45 minuti di
battaglie che vedranno schierati, appunto, i Cinque Eserciti.
La battaglia si svolge ai piedi
della Montagna Solitaria, dopo che i nani hanno recuperato il loro
tesoro a Erebor. Ma come si coordinano 45 minuti di battaglia senza
essere sopraffatti o destabilizzati da tanta grandiosità?
“Abbiamo adottato la regola di
non fare più di due o tre riprese con soggetti anonimi consecutive,
per tornare sempre sui personaggi principali – ha dichiarato
Peter Jackson a Entertaimente Weekly –
Altrimenti gli spettatori potrebbero perdersi nella
battaglia.”
E come ha previsto, Peter Jackson,
di pianificare questa ‘scaramuccia’?
“C’è un sacco di logistic ache
deve essere ben pianificata. Abbiamo nani, uomini, elfi e orchi,
tutti con culture differenti, armi differenti, e scudi, schemi e
tattiche diverse (…) Prima che potessimo scagliare la prima
freccia, abbiamo dovuto progettare il paesaggio stesso e capire
‘Okay, se abbiamo 10mila orchi, quante tende ci vorranno?’ oppure
‘Si verseranno nella valle o attaccheranno a gruppi?’. Dopo aver
risposto a queste domande puoi cominciare a disegnare frecce sugli
schemi.”
….come si vede bene nel grafico di
seguito.
Nel grafico notizia la parola
EAGLES, aquile. Sembra quindi che le Aquile saranno parte della
Battaglia, con il loro Singore Gwaihir. Le aquile però sono state
un punto di domanda, una criticità di alcuni fan, nonché la causa
di moltissime parodie. La cosa non è passata inosservata agli occhi
del regista.
“Tolkien usa le aquile in un
modo che potrebbe risultare strano, perché loro tendono a mostrarsi
dal cielo e cambiare le cose piuttosto rapidamente. Così qui loro
sono solo parte del piano, non sono le salvatrici. Voglio dire,
capisco che se le aquile avessero preso Frodo e l’avessero portato
al Monte Fato per distruggere l’Anello nel Signore degli Anelli,
questi film sarebbero stati molto più brevi.”
Come riporta Entertainment Weekly,
Peter Jackson dirigerà un documentario dedicato
alla misteriosa registrazione di Let It Be, ultimo album
dei Beatles, e basato su oltre cinquanta ore di
filmati inediti di John Lennon, Paul
McCartney, George Harrison e
Ringo Starr relativi a gennaio 1969 (praticamente
ad un anno dallo scioglimento della band e diciotto mesi prima
della pubblicazione).
Jackson avrà inoltre a disposizione
circa centoquaranta ore di file audio per ricreare in un film –
unico nel suo genere – il processo creativo che portò i Beatles
alla realizzazione di un capolavoro. La maggior parte delle riprese
della band appartengono a concerti, videoclip e interviste.
“Mi sono sentito sollevato
nello scoprire che la realtà è molto diversa dal mito” ha
raccontato Jackson a EW, “Dopo aver esaminato tutte le riprese
e l’audio che Michael Lindsay-Hogg ha registrato 18 mesi prima
della loro rottura, è venuto fuori un incredibile tesoro storico.
Certo, ci sono momenti drammatici, ma assolutamente nulla che parli
di discordia, la stessa a cui questo progetto è stato associato per
anni. Oggi riguardare John, Paul, George e Ringo lavorare insieme e
creare classiche canzoni da zero, non è solo affascinante, è
divertente, edificante e sorprendentemente intimo. “
Vi ricordiamo che tra i prossimi
progetti di Jackson c’è anche il nuovo film di
Tintin, sviluppato insieme a Steven Spielberg.
Benoit Mouchart,
direttore editoriale della Casterman, la casa
editirce che pubblica i fumetti del personaggio, ha infatti
confermato che i due cineasti sono al lavoro sul secondo film, dopo
il successo di Le avventure di Tintin – Il segreto
dell’Unicorno, arrivato al cinema nel 2011.
La notizia metterà sicuramente di
buon umore non solo i fan del fumetto e del film d’avventura di
otto anni fa, ma anche quelli di Spielberg e di Jackson,
soprattutto, il quale dopo il flop di Macchine
Mortaliha certamente bisogno di trovare altro
spazio e un nuovo successo di critica e pubblico.
Secondo Mouchart, i due registi
lavoreranno a una rielaborazione di due albi, Lo scettro
di Ottokar (1939) e L’affare
Girasole (1956), cosa che era già accaduta con
l’adattamento precedente.
Dopo la trilogia di Lo
Hobbit, Peter Jackson è sparito dai
radar. Ma è Steven Spielberg a rivelarne i
programmi futuri in un’intervista con il New Zealand’s Time Out
magazine.
“Peter è stato così impegnato
con Lo Hobbit che ha dovuto allontanarsi
dal sequel di Tintin e in questo momento sta
girando un altro film per la mia compagnia (Amblin Entertainment).
È un segreto, nessuno lo sa. Finito questo, si dedicherà a Tintin
2″, ha dichiarato Steven Spielberg.
Il sequel de Le
Avventure di Tintin sarebbe quindi ancora nei piani
di entrambi i registi, nonostante il primo non abbia sfondato come
previsto. E c’è naturalmente la curiosità di sapere a quale film
stia lavorando Jackson che, dopo due
trilogie titaniche per produzione e lavorazione, aveva
dichiarato di volersi allontanare per un po’ dai blockbuster per
tornare a film più intimi come Creature del
Cielo.
Sembra che il sequel del film
Le avventure di TinTin sia ancora nei pensieri di Peter Jackson, nonostante gli impegni della trilogia
de Lo Hobbit. Infatti Collider riporta alcune
dichiarazioni
Nuovo contrordine. Secondo Peter
Jackson, le sue recenti dichiarazioni su un possibile slittamento
di un paio di mesi delle riprese di The Hobbit sono state
amplificate a dismisura, e non c’è ragione di pensare che l’uscita
nelle sale primo dei due film tratti dall’omonimo lavoro di Tolkien
debba essere rinviata di un anno.
Jackson ha poi parlato del casting
ancora in atto per il personaggio del protagonista Bilbo Baggins,
dichiarando che della rosa di nomi che circola da tempo
(comprendente James McAvoy, Martin Freeman, David Tennant e
Daniel Radcliffe) solo alcuni sono stati realmente presi in
considerazione, senza specificare però quali. Il regista ha però
aggiunto anche che sono ancora in corso provini con attori non
noti, e che non necessariamente Bilbo sarà interpretato da un
“grande nome”.
Dopo il rumor che vuole Tom Waits
nei panni di un non meglio identificato membro del cast, ci
aspettiamo che questo rettifica di Jackson possa avere qualche
valore. In attesa di notizie definitive…
Peter Jackson
torna a lavoro a quasi due anni dal termine della trilogia de
Lo Hobbit. Il regista ha annunciato sulla sua
pagina Facebook ufficiale che porterà
finalmente a cmpimento un progetto a cui sta lavorando da anni,
l’adattamento cinematografico di Macchine
Mortali, serie di romanzi scifi/steampunk per ragazzi
scritta da Philip
Reeve.
Jackson produrrà
il progetto e scriverà la sceneggiatura con la moglie Fran
Walsh e alla loro storica partner Philippa
Boyens. Christian Rivers, collaboratore
di Peter Jackson in tutti i suoi film, si occuperà
della regia.
Di seguito la sinossi del primo di
quattro romanzi pubblicatonel 2001 dalla Scholastic: Futuro
remoto. Tom, giovane Apprendista Storico di Terza Classe, vive in
una Londra che si aggira per il mondo ormai deserto cercando di
divorare altre città più deboli allo scopo di procacciarsi schiavi
e risorse. Un caso fortuito porta il ragazzo a sventare il piano
omicida di una giovane orribilmente sfigurata che attenta alla vita
del capo della Corporazione degli Storici, l’archeologo Valentine.
Prima che la misteriosa ragazza precipiti nel nulla del selvaggio
Territorio Esterno, Tom riesce a farsi rivelare la sua identità.
Ma, da quel momento, da eroe e si trasforma in preda. Età di
lettura: da 11 anni.
Ieri Peter Jackson
ha deliziato il web con un video (qui) molto divertente in cui anticipa
quella che potrebbe essere una sua possibile futura collaborazione
con Steven Moffat e il Doctor Who. Quello che però sta
facendo davvero il giro della rete è il fatto che nel video compare
una copia del Silmarillion sulla
scrivania di Jackson pieno di segnalibri.
Che il regista de Il
Signore degli Anelli e de Lo
Hobbit stia lavorando all’imprsa della vita?
Ricordiamo che Il Silmarillion è forse
l’opera più complessa e difficilmente trasportabile al cinema.
Dopo la clamorosa notizia di ieri
sull’abbandono del progetto da parte di Guillermo Del Toro, sono
immediatamente partite le voci su chi potrebbe sostituirlo alla
guida della produzione di The Hobbit.
Dopo la notizia di ieri
sull’abbandono del progetto da parte di Guillermo Del Toro, sono
partite le voci su chi potrebbe sostituirlo alla guida della
produzione di The Hobbit.
Il regista della trilogia de Il signore degli anelli, Peter
Jackson, a detta del suo agente, non vorrebbe dirigere il prequel
della fortunatissima saga, soprattutto a causa di altri impegni già
presi. Allo stesso tempo però lo stesso agente ha dichiarato che
Jackson farà di tutto per preservare l’investimento fatto dalla New
Line e dalla Warner Bros. Dopo due anni di lavoro fatti insieme a
del Toro, trovare un sostituto in tempi brevi appare molto
complicato.
A questo punto Jackson potrebbe capitolare, tanto che al
Dominion Post ha dichiarato: “Se dirigere il film è ciò che devo
fare per proteggere l’investimento della Warner, è una soluzione
che dovrò valutare. Anche se non credo che gli altri Studios mi
libereranno dai contratti.”
Theonering.net ha
pubblicato la prima foto di Peter Jackson sul set de Lo
Hobbit. A dire la verità la cornice sembra già vista, ed
in effetti è proprio lei, la stessa Casa Baggins che abbiamo
imparato ad amare ne Il Signore degli Anelli.
Sono passati diversi anni da quando
Jackson ha cominciato a lavorare su Tolkien, ma probabilmente
l’emozione di percorrere quei set così suggestivi resta la stessa,
a differenza della sua taglia di pantaloni! Ecco la foto:
Theonering.net ha
pubblicato la prima foto di Peter Jackson sul set de Lo
Hobbit. A dire la verità la cornice sembra già vista, ed
in effetti è proprio lei, la stessa Casa Baggins che abbiamo
imparato ad amare ne Il Signore degli Anelli
Sono passati diversi anni da quando
Jackson ha cominciato a lavorare su Tolkien, ma probabilmente
l’emozione di percorrere quei set così suggestivi resta la stessa,
a differenza della sua taglia di pantaloni! Ecco la foto:
Finalmente arriva conferma
direttamente da Peter Jackson che sulla sua pagina di
Facebook conferma lui stesso il fatto che sta girando il film
a 48 fotogrammi al secondo invece dei classici 24.
Finalmente arriva conferma
direttamente da Peter Jackson che sulla sua pagina di
Facebook conferma lui stesso il fatto che sta girando il film
a 48 fotogrammi al secondo invece dei classici 24. Nella
spiegazione che il cineasta ha fornito per questa novità è che
raddoppiare la velocità di ripresa porta all’immagine maggiore
chiarezza e fluidità. Anche le sfocature durante i movimenti più
veloci possono in questo modo essere ridotte al minimo, così come i
sussulti.
Fellini era solito affermare che
«il visionario è l’unico vero realista». Dunque, se questa
regola vale ancora, sicuramente nessuno può essere considerato
tanto visionario e fantastico quanto PeterGreenaway, un autore i qui sogni e le cui fantasie si sono
convertite più volte, apparentemente senza alcun limite, in
celluloide e nelle molteplici forme di rappresentazione. Regista
gallese con alle spalle una solida cultura artistica, Greenaway è
considerato, assieme al conterraneo Ken Russell uno dei
massimi esponenti del nuovo rinascimento inglese, corrente
artistico-cinematografica che a partire dagli anni ’80 ebbe modo di
rivoluzionare l’intero comparto della cultura visiva britannica e
mondiale. Greenaway è uno di quegli autori che si possono definire
formalisti, ovvero imbevuti a tal punto di una maniacale
cura per l’attenzione estetica da rendere le loro opere come dei
veri e propri ibridi fra cinema,pittura e videoarte.
Molte sono ossessioni che Greenaway
riversa nel suo cinema, e tra di esse si possono riscontrare la
catalogazione (ereditata dai genitori, entrambi entomologi),
il gusto quasi eccessivo per il cromatismo, l’utilizzo di
immagini costruite pittoricamente, la predilezione artistica
per il corpo e per i nudi, l’acqua ed il cibo, senza poi
dimenticare la presenza di sviluppi narrativi al limite del
grottesco e del surreale, storie sempre sull’orlo dell’eccesso, ma
allo stesso tempo ricche (visivamente e narrativamente) di richiami
extra-culturali provenienti dalla letteratura e dall’iconografia.
Le sue sono opera bulimiche, piene zeppe di particolari su cui
l’occhio indugia a lungo, ed il suo cinema non può essere risolto
ad una prima e distratta visione, ma deve essere frutto di numerose
rivisitazioni per poter cogliere i vali livelli di stratificazione
narrativa, oltre a prendere coscienza che ogni suo film, ogni suo
lavoro è incommensurabilmente collegato a tutti gli altri, in una
sorta di concezione ipertestuale di cinema totoale.
Dopo la formazione
accademica, Grennaway si fa le ossa come montatore di documentari
al celebre BFI (British Film Intitute) dove ha modo di
coltivare il suo gusto per la catalogazione e sperimentare le prime
forme di cortometraggio. L’esordio sul grande schermo arriva a 42
anni (numero che per Greenaway, legato alle coincidenze, avrà
sempre un fascino particolare) quando, dopo l’incontro con il
futuro produttore Kees Kasander, nel 1982 realizza I
misteri del giardino di Compton House, opera incentrata sul
tema dei segreti che il disegno può svelare, dove già si nota
l’impostazione pittorica dell’immagine. Nel 1985 segue il surreale
Lo zoo di Venere, opera eclettica e grottesca
ispirata dai quadri di René Magritte e di Vermeer, dove la
composizione figurativa è bilanciata da una narrazione bizzarra,
sorretta anche dallo storico sodalizio con il compositore
minimalista Michael Nyman e il direttore della fotografia
Sacha Vierny. Lo stesso gruppo di collaboratori firma
successivamente nel 1987 Il ventre dell’architetto
(dove il regista sviluppa il suo amore per l’architettura di
E.l.Boullée e la città di Roma) e nel 1988 Giochi
nell’acqua (opera scanzonata e intermante basata sul tema
del liquido e del gioco infantile).
Nel 1989 è la volta
della sua pellicola più famosa, Il cuoco, il ladro, sua
moglie e l’amante, storia grottesca di sesso e cannibalismo
ispirata dall’opera Titus Andronicus di Shakespeare e
impreziosita da un’estetica folgorante (grazie ai costumi di
J.P.Gaultier) e dalle interpretazioni allucinate di
Michael Gambon, Helen Mirren e Tim Roth. Nel 1991
avviene la grande svolta con la trasposizione del celebre dramma
shakesperiano La tempesta, dove Greemaway incomincia
ad allontanarsi dal concetto tradizionale di cinema per
sperimentare alcune soluzioni tecniche e visive che renderanno il
suo lavoro sempre più vicino alla videoarte e che saranno alla base
dei grandi lavori visionari del futuro. Nel 1993 è la volta del
contestatissimo Il bambino di Macon, un’opera in
costume intrisa di religiosità e di un morboso gusto per l’orrido,
dove il regista sperimenta il connubio fra cinema e
rappresentazione teatrale, suscitando però numerose polemiche.
Nel 1995 avviene
un’ulteriore progresso con I racconti del cuscino,
dove il gusto per l’oriente e la calligrafia si mescolano a
soluzioni registiche innovative ed inusuali (ad esempio la camera a
mano), con risvolti visivi e narrativi che hanno eco nei videoclip
musicali. Agli albori del nuovo millennio però ecco il clamoroso
passo falso del maestro gallese, che con 8 donne e ½
crede di realizzare un visionario e personale omaggio al mentore
Fellini, ma al contrario partorisce un’opera obrobriosa e al limite
del ridicolo, totalmente sconclusionata e che gli costa la sonora
irritazione dei suoi affezionati. Tra il 2003 e il 2004, ormai
persuaso che il cinema classico sia destinato ad estinguersi,
Grennaway da il via all’ambizioso progetto de Le valige di
Tulse Luper, una trilogia dove cinema, arte pittorica e
virtuale si mischiano in un’esperienza visivamente e tecnicamente
coinvolgente, che ha tutte le caratteristiche di un’istallazione.
Il prodotto però, a causa del suo eclettismo e degli alti costi di
realizzazione, non viene ben digerito dal pubblico, decretandosi
come un insuccesso commerciale.
A questo punto, dopo numerose esposizioni e progetti di
commistione artistica (come la celebre animazione de Il
cenacolo di Leonardo), Greenaway inizia la sua nuova
trilogia dedicata ai pittori europei, inaugurata nel 2007 con
Nightwatching (opera dal gusto teatrale dedicata a
Rebrandt), proseguita nel 2012 con Goltzius and the
Pelican Company (manierismo visivo basato sull’incisore
olandese H.Goltzius) e in procinto di concludersi in futuro
con un nuovo progetto dedicato ad H.Bosch.
La fama e il grande contributo
artistico di Greenaway, il suo modo rivoluzionario di intendere le
arti visive e soprattutto la sua inesauribile capacità sperimentale
lo hanno reso degno di ricevere dalla prestigiosa British
Academy of Film and Television Arts (BAFTA)
durante la cerimonia del 16 frebbraio 2014, il riconoscimento per
il miglior contributo cinematografico britannico. Un onore che
spetta appieno ad grande genio visionario che mai si è stancato di
affermare che, per fare del buon cinema, «bisogna sempre fidarsi
dell’opera, mai del suo autore». Un maestro,un artista,un
sognatore. Tutto questo è Peter Greenaway, un profeta che ha saputo
vedere il futuro del cinema e che cerca di spianare la strada per
quello che esso diverrà.
Il prossimo progetto di Peter
Greenaway a quanto pare sarà una commedia romantica intitolata
4 Storms and 2 Babies. Il regista, autore di film come
Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante o Lo zoo di
Venere è certamente uno dei cineasti più rappresentativi
dell’Europa, oltre ad essere famoso per la sua sperimentazione,
tanto da renderlo difficilmente inquadrabile in un determinato
filone registico.
Flavio Parenti sara’ il
protagonista del prossimo film di Peter Greenaway, Goltzius and the
Pelican Company. Il giovane attore è attualmente impegnato sul set
romano di Woody Allen.
Il Museo Nazionale del Cinema di
Torino celebra il genio creativo dell’artista
britannico Peter
Greenaway, considerato uno dei più importati registi
sperimentali viventi al mondo. Autore di film magistrali
quali I misteri del giardino di Compton
House (1982), Il cuoco, il ladro, sua moglie e
l’amante (1989), L’ultima tempesta (1991) e
la trilogia de Le valigie di Tulse Luper (2003),
Greenaway mostra uno spiccato e preponderante interesse per l’arte
pittorica, che trasporta nei suoi lavori, sempre caratterizzati da
un forte impatto visivo e da tematiche estreme. Con il suo stile
inconfondibile e la sua capacità di reinventare il linguaggio
cinematografico, Greenaway nei suoi lavori offre una riflessione
profonda sul ruolo dell’arte visiva nel cinema contemporaneo, molto
più importante rispetto all’intreccio narrativo e alla
spettacolarità.
“In che modo la
Mole Antonelliana echeggia il cinema, se pensiamo che l’edificio
venne terminato nel 1889 in Italia, ovvero sette anni prima che il
cinema fosse inventato in Francia, nel
1895? racconta Peter Greenaway.
L’architettura è esotica e bizzarra e difficilmente definibile come
convenzionale, ma vale sicuramente la pena proteggerla.
Stranamente, è una struttura per tutte le stagioni, un po’ come il
cinema stesso. È un po’ di tutto. E forse c’è una corrispondenza:
l’edificio è sicuramente molto visibile, identificativo per Torino
come la Tour Eiffel lo è per Parigi, e altrettanto liberamente
interpretabile. Si diceva che tutto esistesse solo per essere messo
in un libro. Ora possiamo tranquillamente dire che tutto esiste per
essere messo in un film. E poiché sembra che il cinema stia
morendo, un giorno potremo dire che tutto esiste per essere messo
in un museo del cinema”.
“Sono passati
quasi trent’anni da quando Peter Greenaway è entrato per la prima
volta nella Mole Antonelliana –
sottolinea Enzo Ghigo presidente del
Museo Nazionale del Cinema. In questi decenni, il
monumento simbolo di Torino èdiventato uno dei musei
più importanti al mondo, è stato visitato da milioni di persone e
ha ospitato molte delle star più importanti del cinema di tutti i
tempi. Sono trascorsi quasi trent’anni, eppure il ricordo della
Mole è rimasto vivido nella mente e nel cuore di Greenaway, al
punto da diventare quasi un’ossessione. Tanto da raccontarla e
disegnarla: con una penna o una matita e quello che aveva
sottomano, siano scontrini, buste, ritagli di libri o giornali,
filtri di caffè, il grande regista britannico ha plasmato cento
variazioni del capolavoro di Alessandro Antonelli. Abbiamo quindi
ritenuto fondamentale vivere l’arte di Greenaway, sia con una live
performance sia con la stampa di un volume che racconta le 100
anime della Mole Antonelliana”.
A Greenaway verrà consegnato il premio Stella della Mole
L’ampio omaggio
del Museo Nazionale del Cinema a
Greenaway prevede martedì 24 settembre alle
18:30 la consegna del premio Stella della Mole,
il riconoscimento cinematografico che viene assegnato a figure di
spicco del cinema internazionale e che, con la loro arte, hanno
dato contributi significativi al mondo del cinema, una celebrazione
del cinema d’autore e della creatività artistica che onora coloro
che hanno lasciato un’impronta indelebile nel panorama
cinematografico mondiale.
A
seguire, Peter e Pip Greenaway che
saranno i protagonisti di una live
performance che
include il reading di una selezione
di 30 racconti brevi scritti da Greenaway e mai pubblicati,
raccolti libro He Read Deep Into The Night. Di
lunghezza variabile tra le 2 e le 20 righe, sarà l’occasione per
ripercorrereil rapporto tra racconto letterario e
narrazione cinematografica. A seguire, l’introduzione
alla proiezione del
cortometraggioThe Missing Nail, un
progetto dedicato a L’ultima cena di Leonardo,
un’opera multimediale unica, capace di fondere narrazione, docufilm
e musica per svelare misteri irrisolti, aperti da anni.
La sera precedente
la live performance, lunedì 23 settembre alle 20:30
al Cinema Massimo, verrà presentato in anteprima
mondiale il volume 100 Disegni della
Molea cura di Domenico De
Gaetano. “L’ha disegnata un centinaio di volte, l’ha
filmata, l’ha raccontata e ne ha persino reinventato
l’illuminazione: è una storia lunga 30 anni quella che lega Peter
Greenaway alla Mole Antonelliana, una storia iniziata prima ancora
che il monumento simbolo di Torino diventasse la sede del Museo
Nazionale del Cinema.E che ancora
continua – sottolinea Domenico De
Gaetano. Il libro racconta, attraverso 100
disegni su carta, scontrini e bustine da tè di come la Mole unita
alla magia del cinema possa essere reinventata in modi infiniti,
interpretando ruoli completamente differenti, come in un film. Ma
soprattutto approfondisce lo stretto legame tra uno dei registi più
creativi e la città di Torino”.
Il volume, edito
da Silvana Editoriale, presenta un ricco
saggio che racconta l’idea che sottende il volume a firma
di Domenico De Gaetano, direttore del Museo
Nazionale del Cinema e ideatore del progetto, un testo
di Giovanni Bogani che racconta il
Greenaway cinematografico in versione personale e un contributo
di Valentino Catricalà, che analizza il
profondo rapporto tra arte e cinema nell’opera del regista
inglese.
Greenaway, morte e
decomposizione del cinema di Stefano
Bessoni sarà presentato il 23 settembre
La serata sarà anche
occasione per presentare il volume Greenaway, morte e
decomposizione del cinema di Stefano
Bessoni, realizzato e pubblicato
da Bakemono Lab in collaborazione con
il Museo Nazionale del Cinema, e che lui
stesso definisce “un quaderno di appunti, riflessioni e
illustrazioni su Peter Greenaway, colui che mi ha fatto capire che
un film altro non è che un contenitore illimitato, nel quale
rinchiudere concetti, teorie e ossessioni. È uno degli autori più
importanti del cinema contemporaneo, un artista che si nutre di
pittura, scrittura, musica, teatro, danza e di ogni forma
espressiva che si possa immaginare. Il suo cinema complesso,
enciclopedico e artificioso, è un gioco creativo infinito che
strizza l’occhio a Lewis Carroll, Jorge Luis Borges e Italo
Calvino, un territorio fiabesco, spesso crudele, sconcertante, nel
quale smarrirsi per esplorare le sfaccettature più inattese
dell’animo umano, dell’intelletto e del corpo”.
A
seguire, Peter
Greenaway e Saskia
Boddeke introdurranno la proiezione
diThe Greenaway
Alphabet (2017) di Saskia
Boddeke, moglie del regista e innovativa artista visiva
multimediale, che in questo documentario racconta il marito in
maniera ironica e sperimentale seguendo un alfabeto filmico poetico
e surreale. Le tematiche care al regista vengono sviluppate
attraverso uno scambio generazionale con la figlia Pip fatto di
quesiti, scherzi, poesie, racconti, gesti, creazioni, disegni,
visite nei musei, rimandi amarcord su una spiaggia nordica e
chiacchierate al bar.
L’attore Peter
Gadiot si è contraddistinto negli anni per una grande
varietà nei ruoli interpretati, convincendo così tutti del suo
sfaccettato talento. Tra cinema, televisione e azioni umanitarie,
l’attore si è piano piano guadagnato il rispetto di pubblico e
critica.
Ecco 10 cose che non sai di
Peter Gadiot.
Peter Gadiot film
1 I film e la
carriera. La carriera cinematografica dell’attore ha
inizio nel 2010, quando prende parte al film 13Hrs. Negli
anni successivi partecipa a lungometraggi quali The Forbidden
Girl (2013), Hot Mess (2013), e Velvet
Buzzsaw, distribuito nel 2019 sulla piattaforma Netflix, in cui l’attore recita accanto a Jake
Gyllenhaal.
2 Le serie TV. Più
celebre per le sue partecipazioni televisive, l’attore ha preso
parte a serie TV come My Spy Family (2010), Fresh
Meat (2013), Once Upon a Time in Wonderland (2014),
Matador (2014), Tut (2015) e
Supergirl (2017). Dal 2016 è invece tra i protagonisti
della serie Queen of the South,
dove ricopre il ruolo di James Valdez accanto all’attrice Alice
Braga.
3 Altri progetti.
Peter Gadiot ha iniziato a praticare la recitazione presso la Drama
Center London, apparendo in numerosi spettacoli teatrali. Nel 2013
partecipa, insieme all’attrice Léa Seydoux, al
cortometraggio Prada: Candy, diretto dal regista
Wes Anderson insieme a Roman
Coppola. Nel 2014 invece, Gadiot scrive e dirige il
cortometraggio 12-17.
Peter Gadiot Instagram
4 Ha un profilo
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con account personale seguito da 172 mila persone.
All’interno di questo è possibile trovare numerose foto scattate in
momenti di svago, in compagnia di amici o colleghi. Sono presenti
anche post in cui l’attore condivide le proprie azioni umanitarie o
fotografie scattate sui set da lui frequentati.
Peter Gadiot azioni
umanitarie
5 E’ attivo in diverse
campagne umanitarie. L’attore si batte duramente con il
traffico di esseri umani, e più volte ha navigato attraverso
l’Atlantico per supportare tale cause. Ha spesso parlato di tali
tematiche anche con giovani studenti, per educarli a riguardo.
Gadiot si è inoltre reso partecipe di grandi raccolte fondi da
devolvere ad associazioni come Anti-Slavery International e Save
the Children.
Peter Gadiot premi
6 E’ stato premiato per i
ruoli televisivi. Nel 2017 Peter Gadiot riceve il premio
come “miglior attore non protagonista” agli Imagen Award per la sua
interpretazione nella serie TV Queen of the South. L’anno
successivo è stato nuovamente nominato in tale categoria per la
medesima serie, senza però riportare la vittoria.
Peter Gadiot atleta
7 Ha supportato azioni
umanitarie anche come atleta. Per raccogliere fondi da
devolvere ad associazioni umanitarie, l’attore si è lanciato in
prima persona in sfide fisiche. Ha ad esempio attraversato
l’Atlantico in 39 giorni, o corso una maratona di 250 chilometri
attraverso il Sahara. Infine ha anche scalato il monte
Kilimangiaro,
Peter Gadiot lingue
8 Parla due
lingue. L’attore parla fluentemente l’inglese e lo
spagnolo. Suo padre è danese, mentre sua madre è messicana. Gadiot
ha passato gran parte dei suoi primi anni di vita nel Regno Unito,
dove i genitori gli hanno insegnato entrambe le loro lingue. La sua
capacità linguistica gli consente inoltre di sfoggiare molteplici
accenti, potendo così ricoprire una maggior gamma di ruoli.
Peter Gadiot Queen of the
South
9 Non voleva dar vita a
stereotipi. Nella serie Queen of the South
l’attore interpreta un corriere della droga per il cartello di
Camila, interpretata da Veronica
Falcon. Nel ricoprire questo ruolo l’attore si è
assicurato di non cadere nei soliti stereotipi. L’attore si è
concentrato sul non giudicare il personaggio, ma anzi umanizzarlo,
il che si è rivelata una sfida dalla quale però Gadiot è
soddisfatto di non essersi tirato indietro.
Peter Gadiot età e altezza
10 Peter Gadiot è nato a
Londra, il 2 gennaio 1986. L’altezza complessiva
dell’attore corrisponde a circa 180 centimetri.
È morto ieri a Los Angeles
Peter Fonda, indimenticabile protagonista di Easy
Rider malato da tempo di cancro ai polmoni. L’attore, figlio di
Henry Fonda e fratello di Jane Fonda, aveva 79 anni.
“È uno dei momenti più tristi
della nostra vita, non siamo in grado di trovare le parole adatte
per descrivere il nostro dolore” scrive la famiglia in un
comunicato ufficiale. “Invitiamo tutti a celebrare il suo
indomabile spirito e il suo amore per la vita. In onore di Peter,
brindate alla libertà“.
Fonda iniziò la sua carriera a
Hollywood nel 1963 con Tammy and the doctor,
interpretazione che colpì il regista Robert Rossen a tal punto da
sceglierlo come protagonista di Lilith – La dea
dell’amore. Più tardi avrebbe recitato in I vincitori e
Giovani Amanti, sempre più influenzato dalla controcultura hippie
comparendo in I selvaggi.
Nel 1967 arriva l’occasione della
vita: diventa il protagonista di Easy Rider al
fianco di Dennis Hopper e Jack
Nicholson, considerato ancora oggi il road movie per
eccellenza oltre che manifesto della cultura hippie di fine anni
Sessanta.
Un trailer
del thriller Peter Five Eight che vede
protagonistaKevin Spacey è ufficialmente
uscito, in seguito all’acquisizione del film da parte di
SPI International.Oltre a Kevin Spacey, il film protagonisti anche Jet
Jandreau. Jandreau interpreta Sam, “un affascinante agente
immobiliare che si rivela essere un alcolizzato sfrenato e
problematico con un oscuro segreto“. Rebecca De Mornay
interpreta anche Brenda, che Peter prende di mira per
ottenere informazioni per volere del suo oscuro capo, il signor
Lock.
Dai un’occhiata al trailer di
Peter Five Eight qui sotto:
https://youtu.be/KJF0QG6g77s
Quando è stato girato Peter Five
Eight?
Secondo quanto riferito, il
film è stato girato nel settembre 2021 nella contea di Siskiyou, in
California. Secondo il regista Michael Zaiko
Hall, Spacey non è stato un problema sul set. “È
stato un piacere lavorare con Kevin, ha fatto ridere tutti tra una
ripresa e l’altra e ha consegnato quello che penso sarà un regalo
sorprendente per i suoi fan“, ha detto Hall in una e-mail a
The Hollywood Reporter.
Una volta considerato come un
attore leggendario, la carriera di Kevin Spacey si è interrotta nel 2017.
Quell’anno, Spacey è stato accusato di aver fatto avance sessuali
all’attore Anthony Rapp – quattordici all’epoca – nel 1986. Sono
seguite altre accuse, che hanno portato Netflix a tagliare i rapporti con Kevin Spacey sul loro film in programma Gore.
È stato anche licenziato dall’ultima stagione diHouse of Cards. Tuttavia alcuni anni dopo
una giuria di New York ha assolto Kevin Spacey nella causa civile da 40 milioni
di dollari che gli aveva intentato Anthony Rapp. Il tribunale di
New York ha deciso che la ricostruzione dell’accusa avesse troppe
incongruenze, sulle quali gli avvocati di Spacey avevano
particolarmente insistito. Dopo la sentenza Rapp ha rilasciato un
comunicato sui suoi social in cui non ha parlato direttamente
dell’esito del processo ma ha ringraziato per l’ascolto che la sua
storia ha avuto.
Celebre per il suo ruolo del
patriarca Carlisle Cullen nella saga di Twilight, l’attore
Peter Facinelli ha saputo poi farsi notare anche
per altri ruoli cinematografici e, in particolare, televisivi.
Particolarmente apprezzato dai suoi fan, Facinelli non ha mai
mancato di sfoggiare un grande impegno nel suo mestiere, maturando
il suo talento nel corso degli anni.
Ecco 10 cose che non sai di
Peter Facinelli.
Peter Facinelli e i suoi film
1. È celebre per la saga di
Twilight. Il debutto cinematografico dell’attore avviene
nel 1995 con il film Angela. Successivamente recita in
piccoli film come Foxfire (1996), Giovani, pazzi e
svitati (1998), The Big Kahuna (1999),
Supernova (2000), Tentazione mortale (2001) e
Il re scorpione (2002). Ottiene popolarità grazie ai film
Twilight
(2008), The Twilight Saga: New Moon (2009), The
Twilight Saga: Eclipse (2010), The Twilight Saga:
Breaking Dawn – Parte 1 (2011) e The Twilight Saga:
Breaking Dawn – Parte 2 (2011). Nel 2019 è invece tra i
protagonisti del film Running with the Devil.
2. Ha recitato anche in
televisione. Nel corso degli anni l’attore è apparso in
diversi ruoli televisivi in serie come Law & Order – I due
volti della giustizia (1995), Fastlane (2002-2003),
Six Feet Under (2004-2005), Damages (2007),
Nurse Jackie – Terapia d’urto (2009-2013), Glee
(2013-2014), American Odyssey (2015), Supergirl
(2015) e S.W.A.T. (2017).
3. Ha diretto una serie
TV. L’attore si è cimentato anche nella regia, dirigendo
sette episodi della serie TV CollegeHumor Originals, nel
2011. Facinelli ha poi diretto il suo primo film nel 2018,
intitolato Breaking & Exiting.
Peter Facinelli è su Instagram
4. Ha un account
personale. L’attore è presente sul social network
Instagram con un proprio profilo personale, seguito da 469 mila
persone. All’interno di questo Facinelli è solito condividere
fotografie scattate in momenti di svago, ma sono presenti anche
immagini promozionali dei suoi progetti da interprete o
regista.
Peter Facinelli ha dei figli
5. Ha avuto dei figli dalla
prima moglie. Nel 2001 l’attore ha sposato l’attrice
Jennie Garth, nota per aver interpretato Kelly Taylor nella serie
TV Beverly Hills 90210. La coppia ha avuto tre figlie,
nate rispettivamente nel 1997, nel 2002 e nel 2006. Facinelli e la
moglie si sono tuttavia separati nel marzo del 2012.
Peter Facinelli e la sua
fidanzata
6. Ha avuto una nuova
fidanzata. Nell’autunno del 2012 l’attore inizia a
frequentare l’attrice Jaimie Alexander, nota per il ruolo di Lady
Sif in Thor e Thor: The Dark World. I due hanno
annunciato il loro fidanzamento nel marzo 2015, per poi terminarlo
nel febbraio 2016.
Peter Facinelli ha origini
italiane
7. I genitori dell’attore
sono italiani. Facinelli è nato a New York, ed è figlio di
Piero Facinelli, originario di Revò, e di Bruna, originaria di
Spormaggiore, entrambi in provincia di Trento. Per le sue origini,
gli è stata poi conferita la cittadinanza italiana.
Peter Facinelli in Glee
8. Ha recitato nella
popolare serie TV. L’attore ha recitato in 4 episodi della
serie Glee, ricoprendo il ruolo di Rupert Campion. Il
personaggio fa la sua prima apparizione nell’episodio Love,
Love, Love. È il direttore di Funny Girl, incaricato di
scegliere chi dovrebbe interpretare Funny Brice.
Peter Facinelli in Supergirl
9. Ha interpretato un
personaggio importante. Nella serie Supergirl
l’attore ha ricoperto il ruolo di Maxwell Lord, astuto e potente
uomo d’affari. Il personaggio si presenta inizialmente come il
nemico principale della protagonista, salvo poi diventare suo
alleato con il tempo.
Peter Facinelli età e altezza
10. Peter Facinelli è nato a
New York, Stati Uniti, il 26 novembre 1973. L’altezza
complessiva dell’attore è di 180 centimetri.
The Watcher è un personaggio noto nell’Universo
e anche se i diritti potrebbero essere nelle mani della Fox, dato
che la sua prima apparizione avviene all’interno delle storie dei
Fantastici 4, è un personaggio che potrebbe risultare interessato a
contrastare lo strapotere di Thanos e la sua minaccia a tutti la
galassia.
Peter Dinklage potrebbe essere
#5 Puck
Puck potrebbe
effettivamente essere uno dei 64 personaggi che i Russo hanno
annunciato nel film. La scelta di Peter Dinklage per Puck
potrebbe essere molto interessante perché potrebbe essere un buon
nome da spendere per nuovi supereroi da introdurre con così poco
tempo a disposizione.
Peter Dinklage potrebbe essere
#4 Starfox
Starfox, il cui
vero nome è Eros, è un personaggio dei fumetti, creato da
Mike Friedrich. La sua prima apparizione è in Iron Man
(prima serie) n. 55 come breve cameo, ma il vero e proprio
esordio lo fece sul n. 27 della serie di Capitan Marvel, dove aiutò i
Vendicatori e Mar-Vell a combattere il suo malvagio fratello
Thanos.
Peter Dinklage potrebbe essere #3
Pip The Troll
Forse la scelta
più ovvia, è uno dei più stretti alleati di Adam
Warlock, e ha giocato un ruolo chiave in The
Infinity Gauntlet. Supponendo che Warlock si unisca ai
Guardiani della Galassia, questo
offrirebbe a Peter Dinklage di entrare a far parte del
Marvel Cinematic Universe.
Peter Dinklage potrebbe
essere 2#
Eternity
Thanos ha assunto una
lunga lista di esseri molto potenti mentre tentava di prendere il
comando dell’universo. Allora, perché Dinklage non
potrebbe essere Eternity, un nuovo alleato di Thanos? Eternity è
un’entità relativamente
onnipotente che rappresenta tutti i tempi e la realtà
nell’universo. È un essere molto potente ed è facile
immaginare che potrebbe giocare un ruolo chiave
in Avengers: Infinity War
esequel.Inoltre si è detto che Peter Dinklage sia in
trattativa per un ruolo esteso anche in Avengers 4, dunque non è una cattiva
ipotesi.
Peter Dinklage potrebbe essere
1# MODOK
MODOK è un
villain molto noto nell’universo e potrebbe essere l’alleato
perfetto per Thanos e la sua conquista dell’universo, dato che il
suo nome è l’acronimo di Mental (o Mobile o Mechanized)
Organism Designed Only for Killing.
Avengers
Infinity War arriverà al cinema il 4 Maggio 2018.
Christopher Markus e Stephen McFeely si
occuperanno della sceneggiatura del film, mentre la regia è
affidata a Anthony e Joe
Russo.
Divenuto celebre soltanto negli
ultimi dieci anni, l’attore Peter Dinklage ha
conquistato la televisione grazie al ruolo di Tyrion Lannister
nella serie Il Trono di
Spade, grazie alla quale ha vinto numerosi premi,
affermandosi come interprete di grande talento. Dinklage è poi
apparso anche in diversi celebri film degli ultimi anni, dando
prova di saper padroneggiare tanto ruoli drammatici quanto
comici.
Ecco 10 cose che non sai di
Peter Dinklage.
Peter Dinklage: i suoi film
1. Ha partecipato a celebri
film. L’attore debutta al cinema nel 1995 con il film
Si gira a Manhattan, e nella prima parte della sua
carriera ottiene ruoli da caratterista in film come Biancaneve
nella foresta nera (1997), Human Nature (2001),
Elf – Un elfo di nome Buddy (2003), Lassie
(2005), Prova a incastrarmi (2006), Funeral Party
(2007), e Le cronache di Narnia – Il principe Caspian
(2008). Con X-Men – Giorni di un
futuro passato (2014) inizia ad ottenere ruoli di maggior
rilievo, recitando poi in Pixels
(2015), The Boss (2016), Tre manifesti a Ebbing,
Missouri (2017), Rememory (2017), Avengers: Infinity
War (2018) e I Think We’re Alone Now (2018).
2. È celebre per il ruolo in
Il Trono di Spade. Dopo aver recitato in alcuni
episodi di serie come Threshold (2005-2006),
Nip/Tuck (2006) e 30 Rock (2009), Dinklage
diventa celebre ricoprendo il ruolo di Tyrion Lannister nella serie
HBO Il Trono di Spade. Il suo personaggio, tra i
protagonisti della serie, ha da subito conquistato l’apprezzamento
del pubblico, portando l’attore a ricoprire il ruolo per otto
stagioni e un totale di 67 episodi. Nel 2018 recita inoltre nel
film televisivo My Dinner with Hervé.
3. Ha ricoperto il ruolo di
produttore. Nel corso della sua carriera l’attore ha
prodotto diversi film, tra cui l’indipendente I Think We’re
Alone Now, dove figura anche come interprete accanto
all’attrice Elle
Fanning, e il film televisivo My Dinner with
Hervé. L’attore riprenderà il ruolo di produttore anche per
gli annunciati film The Thicket e The Dwarf.
Peter Dinklage e Erica Schmidt
4. È sposato.
Qualche anno prima di ottenere la fama mondiale, l’attore sposa la
regista teatrale Emma Schmidt, nel 2005. La
coppia, particolarmente riservata, ha da quel momento mantenuto la
propria vita privata lontana dai riflettori e dai social network. È
noto però che i due hanno avuto due figli, rispettivamente nel 2011
e nel 2017, di cui non hanno mai rivelato il sesso o il nome.
Peter Dinklage in Le Cronache di
Narnia
5. Ha recitato nel celebre
film fantasy. Nel film Le cronache di Narnia – Il
principe Caspian, uscito al cinema nel 2008, l’attore ricopre
il ruolo del nano Trumpkin, ma risulta quasi irriconoscibile per
via del pesante trucco che ne trasforma la fisionomia e in
particolare il volto e la sua espressività.
Peter Dinklage in Infinity War
6. Ha preso parte al celebre
cinecomic. A lungo si è dibattuto su quale personaggio
Dinklage avrebbe ricoperto all’interno del film Avengers: Infinity War. Le varie
supposizioni si sono tuttavia rivelate errate al momento
dell’uscita del film, dove Dinklage ha interpretato Eitri, re dei
nani i quali però sono giganti rispetto al resto dei personaggi.
Nel film il personaggio aiuterà Thor a forgiare una nuova arma con
cui fronteggiare il perfido Thanos.
Peter Dinklage in Il Trono di
Spade
7. Ha vinto numerosi premi
per il suo ruolo. Grazie alla serie, e brillante
personaggio di Tyrion Lannister, Dinklage è stato nominato per ben
otto volte consecutive come miglior attore non protagonista ai
premi Emmy. L’attore ha poi vinto il premio per la prima, la
quinta, la settima e l’ottava stagione, segnando un nuovo
record.
8. È uno dei pochi
personaggi a non aver ricevuto critiche dai fan.Il
Trono di Spade è stato un enorme successo di pubblico, ma ha
anche dato vita ad alcune feroci critiche circa alcune scelte fatte
per alcuni personaggi o per il finale della serie. Tali critiche
non hanno tuttavia mai visto protagonista il personaggio
interpretato da Dinklage, che è stato invece definito il migliore
della serie. L’attore è stato in più occasioni lodato per la sua
interpretazione nel corso delle 8 stagioni.
Peter Dinklage: il suo
patrimonio
9. È tra gli attori più più
pagati della televisione. Nel corso della sua carriera
l’attore ha potuto partecipare a progetti dal buon riscontro
economico, ma è stata la serie Il Trono di Spade a
fare la sua fortuna, permettendogli di raggiungere un patrimonio
stimato di circa 25 milioni. Dinklage è stato anche tra gli attori
più pagati della televisione, percependo uno salario di 1,1 milioni
di dollari per episodio.
Peter Dinklage età e altezza
10. Peter Dinklage è nato a
Morristown, nel New Jersey, Stati Uniti, l’11 giugno 1969.
L’attore è alto complessivamente 132 centimetri.
Peter Dinklage è
protagonista in questi giorni del Sundance Film Festival, dove ha
presentato il suo ultimo film, I Think We’re Alone
Now, in compagnia di Elle Fanning e di Reed
Morano.
A intervistarli per IMDB c’era Kevin Smith,
che ha colto l’occasione per chiedere sia alla regista che
all’attore se fossero interessati a partecipare al franchise di
Star
Wars.
Peter Dinklage –
6 personaggi che potrebbe
interpretare in Avengers: Infinity War
Dopo che la Morano ha rigettato i
rumors che la volevano in trattative con la
Lucasfilm, Peter Dinklage ha
detto candidamente che vorrebbe davvero una parte, anche piccola, e
proseguendo spiegando che sta facendo delle audizioni.
L’attore è atteso in un ruolo ancora
misterioso in Avengers: Infinity War,
mentre i suoi fan dovranno aspettare il 2019 per vederlo di nuovo
nei panni di Tyrion Lannister in Game of Thrones,
lo show HBO a cui deve la sua fama e che è arrivato alla stagione
finale.
Martin
McDonagh sta construendo un nuovo cast all star per il suo
nuovo film. Dopo Frances McDormand, Woody Harrelson, Sam
Rockwell e Abbie Cornish, il regista e
sceneggiatore di In Bruges ha aggiunto
Peter Dinklage, John Hawkes e Lucas
Hedges ai volti che compariranno in Three
Billboards Out Of Ebbing, Missouri.
Peter Dinklage
aveva già lavorato con McDonagh in In
Bruges e adesso torna a collaborare con il regista
che mostra, con la presenza di Woody Harrelson, Sam
Rockwell e Abbie Cornish, di amare
replicare le collaborazioni con i suoi attori.
Nel film la McDormand interpreterà
una madre angosciata la cui figlia è stata stuprata e assassinata.
Dal momento che la polizia sembra più interessata a questioni
razziali che alla caccia dell’assassino di sua figlia, la donna
acquista gli spazi pubblicitari del titolo per costringere le forze
dell’ordine ad agire.
Mentre Harrelson interpreterà lo
sceriffo, Rockwell sarà il suo vice, mentre Cornish sua moglie.
Hawkes sarà l’ex marito della Dormand, mentre Peter
Dinklage sarà un uomo locale innamorato di lei.
Vi ricordiamo che a partire dal 24
aprile, Dinklage tornerà nei panni di Tyrion
Lannister per la sesta stagione di Game of Thrones.
L’attore Peter Dinklage è stato intervistato
da MTV, durante la premiere Hollywoodiana della terza stagione del
Trono di Spade in uscita a fine marzo e la giornalista gli ha
chiesto qualcosa riguardo al suo ruolo nel prossimo
X-Men: giorni di un futuro
passato. Ebbene sembra proprio che sia stato
svelato il suo ruolo che fino ad oggi non era stato rivelato.
Alla domanda “Sarai Balivar
Trask?”, Dinglage ha risposto sorpreso “chi ti ha detto questa
cosa, è stato un corvo a portarti questa notizia?” — “Ho bisogno id
leggere la sceneggiatura prima di dirti cosa
interpreterò!”
Tuttavia, l’imbarazzo mostrato
dall’attore ci lascia intendere che forse l’osservazione è quella
giusta.
Tutti noi non vediamo l’ora che
torni nei panni di Tyrion Lannister in Game of Thrones
5, dal 12 aprile sulla HBO, ma Peter
Dinklage ha anche altri progetti legati al mondo del
cinema e del grande schermo.L’attore si sarebbe infatti unito al
cast di The Deep Blue Good-by in
cui ci sono già Christian Bale e Rosamund
Pike. Con Dinklage, new entry nel cast del film, anche la
giovane Nicola Peltz, che abbiamo visto in
Transformers l’Era dell’Estinzione.
The Deep Blue
Good-by è dell’adattamento cinematografico del primo
libro di una serie di romanzi scritti da John D.
MacDonald dedicati al personaggio di Travis
McGee. Nel romanzo, McGee si trova a dover difendere Cathy
dal violento ex-fidanzato Junior; col tempo, McGee scoprirà che
l’uomo è in realtà un pericoloso killer che ha ucciso o provato ad
uccidere diverse donne, tra cui una certa Lois, che McGee riuscirà
miracolosamente a salvare prima che sia troppo tardi.
La sceneggiatura del film porterà
la firma di Dennis Lehane, autore di romanzi quali
Mystic River, Gone Baby Gone e Shutter Island, da cui sono
stati tratti gli omonimi film di successo.
Peter Dinklage,
che vedremo all’inizio del 2019 tornare nei panni di Tyrion
Lannister in Game of Thrones della HBO,
interpreterà Tremotino per la SONY, stando a
quanto dichiara Variety.
I dettagli della storia sono tenuti
al momento segreti, ma il film seguirà la fiaba trascritta dai
Fratelli Grimm nelle loro raccolte. Il personaggio è stato reso
celebre dalla serie tv Once Upon a Time, interpretato da Robert
Carlyle (Trainspotting). Alla regia non è statoa
ncora confermato nessuno, ma la sceneggiatura sarà firmata da
Patrick Ness, l’autore di Sette minuti dopo la mezzanotte, per
cui ha anche firmato la sceneggiatura del film nel 2016.
Peter Dinklage è
stato visto di recente in Tre Manifesti a Ebbing,
Missouri e in Avengers: Infinity War.