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The Other Side of the Wind: recensione del film di Orson Welles

Incompiuto per oltre 50 anni, trova la sua strada verso la sala cinematografica grazie ad un’operazione certosina, che sintetizza 96 ore di girato in due ore film film, presentato a Venezia 75, come evento speciale: The Other Side of the Wind, di Orson Welles è stato completato.

Per lungo tempo il film è rimasto “nel cassetto” salvo poi essere preso e portato a compimento per volontà di Peter Bogdanovich, con l’aiuto del montatore Bob Murawski e scelto da Barbera come gioiello all’interno del programma della Mostra del 2018. Il film è dunque prima di tutto un omaggio di un allievo al maestro, che porge omaggio e si presta al gioco di specchi e rimandi che mescola la vita del protagonista del film, Jake Hannaford (John Huston), con quella di Welles stesso.

The Other Side of The Wind può essere letto come una riflessione sul doppio, sulla presenza di vecchio e nuovo che si fronteggiano, nell’arte e nella vita. Le due parti prendono le sembianze di Hannaford / Huston da una parte, e di Otterlake / Bogdanovich, dall’altra, il giovane. La stratificazione dell’opera si arricchisce, oltre alla riflessione sugli opposti, anche del tema del doppio, di echi shakespeariani, di riflessioni derivanti anche dal periodo storico in cui Welles girò. Un miscuglio anarchico che trova la sua forma grazie a un’opera di riorganizzazione monumentale.

Nonostante l’egregio lavoro svolto da Bogdanovich e la compiutezza dell’arco narrativo, il film denuncia la sua produzione travagliata, che ne rende difficile la visione e che gli conferisce prevalentemente un valore simbolico, in quanto riporta al cinema il nome di un dei più grandi della storia della settima arte.

Avengers 4: molto più spazio a Wakanda

Si sa ancora poco su Avengers 4, quarto capitolo del franchise attualmente ancora senza titolo. Il film in questo momento si dovrebbe trovare in post-produzione ma, come spesso succede nelle grandi produzione hollywoodiane, c’è stato il bisogno di tornare sul set e girare alcune scene aggiuntive. Proprio dalle location e dagli attori richiesti dal casting, Atlanta Filming tramite Twitter ha dedotto che in questo nuovo episodio ci sarà più spazio per Wakanda, il regno di Pantera Nera. Molto probabilmente il voler mettere in primo piano questa location vorrà dire dare maggiore spazio ad alcuni personaggi, come quello di Shuri, la sorella minore di T’Challa in Wakanda, considerata l’essere più intelligente dell’intero universo Marvel.

Proprio qualche giorno fa i fratelli Russo avevano annunciato che il loro lavoro sul montaggio era partito già nei mesi estivi e speravano di poter completare la post-produzione già a Marzo, potendo quindi rispettare l’uscita fissata per il 3 Maggio 2019. “È stato davvero gratificante vedere che un film di questa portata e dimensioni e con un pubblico così vasto sia riuscito a chiudere la storia con un pugno allo stomaco. Nonostante questo abbiamo constatato come l’audience sia rimasta con noi, dando valore a quello che abbiamo fatto e continuando a tornare in sala.” hanno poi dichiarato.

Le terrificanti avventure di Sabrina: la serie renderà omaggio a L’Esorcista

C’è una grande attesa per la nuova serie TV originale Netflix Le terrificanti avventure di Sabrina che ripercorrerà le vicende della celebre strega adolescente resa famosa dall’omonima serie televisiva. In un’intervista l’ideatore Aguirre-Sacasa si è sbilanciato su cosa gli spettatori si dovranno aspettare da questo revival e rivela anche un esplicito omaggio: “Amo L’Esorcista di William Friedkin. Stiamo scrivendo un intero episodio omaggio al film in questo momento!”. I fan del classico horror del 1973 potranno dunque finalmente gioire dopo che, solo qualche mese fa, il film TV ispirato al cult è stato cancellato.

Le terrificanti avventure di Sabrina prenderà ispirazione dalla serie di fumetti firmata dallo stesso Aguirre-Sacasa ed illustrata da Robert Hack. Verrà prodotta da Warner Bros. Television in accordo con Archie Comics e Netflix che la distribuirà. Inizialmente sarebbe dovuto essere uno spin-off della serie Riverdale, grande successo di quest’anno, ma attualmente non si hanno avuto conferme di un’eventuale collegamento tra le due. Ad interpretare la giovane strega sarà Kiernan Shipka, che gli appassionati del piccolo schermo hanno imparato a conoscere per il suo ruolo in Mad Man, che sarà affiancata da Ross Lynch, Lucy Davis, Miranda Otto, Jaz Sinclair, Tati Gabrielle, Sorte Perdomo, Michelle Gomez, Ricard Coyle e Bronson Pinchot. La serie esordirà sulla piattaforma il prossimo 26 Ottobre.

FONTE: ComicBook

Birds of Prey: la Warner vuole ancora Lady Gaga

Mentre l’attrice e cantante Lady Gaga si gode in questi giorni il successo ottenuto alla Mostra di Venezia per il suo ruolo in A Star is Born, c’è chi non si arrende ad un suo rifiuto. La Warner, infatti, continua a farle pressioni per una sua partecipazione a Birds of Prey, il cinecomic tutto al femminile di prossima lavorazione. A lei sarebbero stati riservati i ruoli o della Cacciatrice o di Black Canary, sebbene qualche mese fa l’attrice si era dichiarata estranea al progetto. Secondo il sito Superbromovies, sempre attento ai rumors del settore, la posta in gioca si sarebbe alzata e la Warner avrebbe messo sul piatto molti più soldi rispetto a quelli proposti solo tre mesi fa.

Birds of Prey è un progetto DC ancora in lavorazione e fortemente voluto da Margot Robbie che ha già interpretato Harley Quinn in Suicide Squad e che in questo film apparirebbe nel doppio ruolo di interprete e produttrice. Tutte le eroine al femminile dell’universo DC verranno coinvolte per combattere una minaccia comune che dovrebbe essere quella di Maschera Nera, un personaggio nato come villani di Batman e che ancora deve fare il suo debutto cinematografico. La Warner avrebbe già stilato una lista delle attrice da coinvolgere che, oltre a quello di Lady Gaga, vede i nomi di Vanessa Kirby, Alexandra Daddario e Blake Lively. Vedremo come le trattative si svolgeranno nei prossimi mesi.

Black Panther: Chadwick Boseman punta agli Oscar

Black Panther è stata la sorpresa al botteghino USA della scorsa stagione cinematografica. In poche settimane si è guadagnato un posto di rilievo tra film del 2018 ed è diventato uno dei maggiori successi di pubblico e di critica nella storia dei cinecomic. Questo ha portato il protagonista Chadwick Boseman a pensare in grande e puntare dritto ai più grandi premi di Hollywood: gli Oscar. E non si sta parlando della statuetta riservata al Miglior Film Popolare, assoluta novità introdotta da quest’anno, ma proprio delle nomination tecniche che l’attore pensa che il film dovrebbe guadagnare.

Un buon film è un buon film e chiaramente non importa quanti soldi ci siano voluti per realizzarlo. I film che vengono nominati e vincono di solito non sono blockbuster, ma quello che conta dovrebbe essere solo il livello di difficoltà” ha dichiarato Boseman che ha poi aggiunto: “Quello che abbiamo fatto è stato molto difficile, abbiamo creato un mondo, abbiamo creato una cultura, una religione, una spiritualità, una politica, abbiamo dovuto creare un accento, abbiamo dovuto prendere da diverse etnie diverse per creare stili di abbigliamento e acconciature. Quindi per quanto mi riguarda sfido qualsiasi film a confrontarsi con il livello di difficoltà di questo film che è piaciuto al pubblico e che non è popolare, è elitario.”.

Per quanto riguarda il premio come Miglior Film Popolare al momento non si conoscono ancora le regole con cui verrà assegnato, ma se contasse il gradimento del pubblico espresso al box office Black Panther dovrebbe essere sicuramente uno dei candidati. Per le speranze di Boseman, invece, forse è troppo presto per Hollywood per accettare un blockbuster nelle maggiori categorie dei premi.

FONTE: Comicbook

Spider-Man: Far From Home, ci sarà più di un cattivo?

In queste ore si stanno facendo sempre più insistenti i rumors che vorrebbero più di un antagonista nel prossimo capitolo dedicato all’uomo ragno, Spider-Man: Far From Home. Quello che si sa sulla trama al momento è che il giovane eroe interpretato da Tom Holland se la dovrà vedere con il Mysterio di Jake Gyllenhaal, ma potrebbe non finire qui. Si ipotizza, infatti, la presenza anche di Mark Raxton, chiamato poi Molten, che nei fumetti è il fratellastro di Liz Allen, un personaggio visto già alla fine di Homecoming. I suoi poteri sono quelli di emettere radiazioni e scoppi di calore, mostrando una forza ed una resistenza fuori dal normale. Questa identità è però nascosta da un quotidiano lavoro come importante uomo d’affari.

Al momento non si ha nessuna conferma tranne l’avvistamento di un giocattolo di prossima distribuzione proprio dedicato a Molten. Questo è l’ennesimo mistero che si lega al film in quanto, al contrario di quanto accaduto per altri prodotti Marvel, si sta adoperando molta riservatezza attorno alla sua lavorazione. La storia al momento nota di Spider-Man: Far From Home ruota attorno ad un viaggio in Europa che il giovane Peter Parker conduce insieme a Nick Fury e Maria Hill durante il quale incontrerà Mysterio e Hydro-Man.

FONTE: ComicBook

Guardiani della Galassia Vol. 3: Dave Bautista continua a sostenere James Gunn

La lavorazione di Guardiani della Galassia 3 sta diventando sempre più dura. Dopo il noto licenziamento di James Gunn da parte della Disney, il film era stato dapprima confermato, poi successivamente messo in pausa. A dare questa notizia sullo stop delle riprese fu proprio Dave Bautista qualche mese fa, aggiungendo il suo sdegno per quanto successo al regista. Ora l’attore torna a parlare del film, confermando le voci sulla sospensione del progetto. Durante un’apparizione a The Jonathan Ross Show ha inoltre ribadito la sua solidarietà a James Gunn: “Non sono per niente contento per quello che hanno fatto a Gunn. Non voglio entrare troppo nel merito e non voglio iniziare una conversazione politica, ma posso dire che in questo modo stanno spegnendo il film. Ho un problema, ho un problema morale e politico per quello che hanno fatto”.

L’attore ha poi continuato: “Io voglio bene a James. Mi ha cambiato davvero la vita, quindi ammetto che sia anche una cosa personale. Ho faticato, ho sofferto la fame per tre anni, riuscivo a malapena a trovare un lavoro. Ho incontrato poche persone che mi hanno sostenuto lungo la strada e James è riuscito veramente a cambiare il corso delle cose.”.

Dave Bautista non è stato il solo a sostenere Gunn nel momento del licenziamento: l’intero cast di Guardiani della Galassia ha espresso apertamente la propria solidarietà tramite una lettera congiunta online che però non è riuscita a smuovere la Disney che ora si trova in grave difficoltà con l’intero progetto. Difficilmente il film potrà uscire nel 2020, come inizialmente previsto.

FONTE: Comicbook.com

Venezia 75: Frères Ennemis con Matthias Schoenaerts

In concorso oggi a Venezia 75 sarà presentato anche Frères Ennemis di David Oelhoffen con protagonista l’attore Matthias Schoenaerts. Al suo fianco Reda Kateb, Adel Bencherif, Sofiane Zermani, Nicolas Giraud, Marc Barbe, Sabrina Ouazani, Gwendolyn Gourvenec e Astrid Whettnall.

Nel film, nati e cresciuti in una periferia in cui domina la legge del narcotraffico, Manuel e Driss erano come fratelli. Da adulti però finiscono per prendere strade opposte: Manuel ha scelto di abbracciare la vita del criminale, Driss l’ha rinnegata ed è diventato un poliziotto.
Quando il più grande affare di Manuel va storto, i due uomini si incontrano di nuovo e si rendono conto che entrambi hanno bisogno l’uno dell’altro per sopravvivere nei loro mondi. Nonostante l’odio, fra tradimenti e rancori, riscoprono l’unica cosa rimasta a unirli nel profondo: l’attaccamento viscerale al luogo della loro infanzia.

COMMENTO DEL REGISTA

Thriller mozzafiato in cui tradimento, vendetta e sopravvivenza spingeranno i due travolgenti protagonisti a mettere in dubbio la lealtà e la fiducia verso i loro due mondi. Il film è interpretato da due tra i più iconici e brillanti attori della loro generazione, Matthias Schoenaerts e Reda Kateb, per la prima volta insieme sullo schermo. Dopo l’acclamato successo di Loin des hommes, Oelhoffen va alla ricerca di una fratellanza che superi i legami di sangue.

Aquarela: recensione del film di Victor Kossakovsky

Presentato nella sezione Fuori Concorso di Venezia 75, Aquarela è il nuovo film del regista russo Victor Kossakovsky, che porta stavolta sul grande schermo un viaggio cinematografico sulla bellezza e brutalità dell’acqua. Una vera e propria ode, a tutte le forme da essa assumibili, specialmente quella più selvaggia che sin da subito nel film pone a contrasto l’elemento con l’essere umano.

Essere umano che è destinato ben presto a svanire dalla pellicola, significativamente costretto a soccombere data la disparità dello scontro. L’acqua diventa così prima e unica protagonista del film, invadendo ogni inquadratura della sua mutevolezza. Differenti colori, movimenti, energie si susseguono sullo schermo, e il connubio tra musica heavy metal e le ricche immagini non fa che esaltare il senso di minaccia di cui si vuole investire l’elemento. Grossi blocchi di ghiaccio sembrano muoversi nell’acqua come immensi mostri marini a ritmo di musica.

Girato a 96 fotogrammi al secondo, il film acquista così una fluidità che appunto ricorda quella sinuosa dell’acqua, del suo ondeggiare, e questa scelta di ripresa si sposa perfettamente con ciò che il regista vuole trattare ed esaltare. Il risultato sono delle immagini e sequenze di estrema bellezza, che ritraggono paesaggi ora pacifici ora violenti.

A metà tra il documentario e il film anti narrativo, Aquarela fonda la propria forza sulla messa in scena, su ciò che lo spettatore è chiamato ad ammirare. Dinanzi al film quest’ultimo dovrebbe infatti lasciarsi pervadere dalle sensazioni che esso comunica senza ricercare un filo narrativo, elemento presente anche se in maniera allusiva, ma certamente distraente dall’intenzione del regista di scorrere su chi guarda come, appunto, acqua, in grado di lasciare tuttavia traccia del proprio passaggio.

Nonostante la bellezza di quanto è possibile osservare però, troppo spesso il film si abbandona a digressioni di eccessiva durata, che rallentano il ritmo e la visione, già non favoriti dalla natura del film. Risulta difficile infatti riuscire a non stancarsi presto della pellicola, facendo così arrendere, in più di qualche momento, lo spettatore alla noia piuttosto che al sublime delle immagini. Il limite del film risulta così essere insito nella sua stessa natura, perdendo alla lunga l’attrattiva che aveva inizialmente generato.

The Ballad of Buster Scruggs: recensione di Ethan e Joel Coen

I due instancabili Ethan e Joel Coen sbarcano al lido con The Ballad of Buster Scruggs, un western atipico e sorprendente, avvincente, canterino, colorato, divertente e schietto. È come un libro per ragazzi, colmo di vivaci illustrazioni, da sfogliare avidamente, pagina dopo pagina.

The Ballad of Buster Scruggs è la raccolta di sei storie di frontiera del vecchio west, apparentemente slegate una dall’altra, ma che tutte insieme contribuiscono a raccontare un mondo selvaggio e ostile, popolato di personaggi bislacchi. Un universo fiabesco, che se non fosse storicamente conosciuto, potrebbe certamente sembrare il frutto della fantasia di una mente alterata. Certo, di loro, i Coen, aggiungono invenzioni e felici tocchi espressivi, che conferiscono alla storia una riconoscibilità inconfutabile, ma in fondo raccontano qualcosa che parte dalla vita reale dei loro antenati e che conoscono molto bene.

Si inizia con le prodezze di un istrionico pistolero canterino, incallito giocatore di poker e assassino per vocazione, passando alla disastrosa rapina di un povero ladro sprovveduto, che si trova a fronteggiare un banchiere bellicoso con un’armatura fatta di pentole.  È poi la volta di un povero torso umano, esibito di villaggio in villaggio, in un piccolo freak-show itinerante, accudito in tutto dal suo impresario, un uomo triste e rassegnato, per approdare alla vicenda di un codardo e instancabile cercatore d’oro, che non si arrende di fronte a nulla, pur di difendere il suo filone. Ci si sposta nelle sconfinate praterie per seguire la movimentata storia di una ragazza rimasta sola, per l’improvvisa morte del fratello, durante un lungo viaggio in carovana.  E infine, si assiste ad una paradossale e surreale conversazione di un gruppo di passeggeri a bordo di una diligenza, diretta verso una meta oscura e misteriosa.

Venezia 75: Joel e Ethan Coen raccontano The Ballad of Buster Scruggs

The Ballad of Buster Scruggs è un film antologico, simile a una miniserie per la televisione, ma strutturato in forma cinematografica per uscire completamente dagli schemi della serialità, senza rimanere ingabbiato, andando oltre e cavalcando libero nelle praterie sconfinate del vecchio west,  seguendo le divertite pulsioni espressive di Joel ed Ethan Coen. Sapere che si tratta di una produzione Netflix conferma la validità delle nuove forme di diffusione e finanziamento digitali, lasciando sperare tanta nuova libertà per gli autori. Anche Roma di Alfonso Cuaròn è una produzione Netflix, e anche in quel film si avverte enorme positiva libertà di raccontare e sperimentare.

The Ballad of Buster Scruggs è scritto magnificamente, è una vera gioia seguire i dialoghi astrusi e assistere alle divertenti gag, alternate a scene di pura azione e improvvise esplosioni di violenza. Il cast è perfetto in ogni ruolo, dai protagonisti alle figure più piccole e tra questi spiccano Tom Waits, James Franco, Brendan Gleeson e Liam Neeson.

The Ballad of Buster Scruggs è un’incantevole libro illustrato d’altri tempi, che si anima davanti agli occhi dello spettatore, facendolo tornare  improvvisamente ragazzo e scaraventandolo a capofitto tra la polvere e le frecce dei pellirossa, tra le pallottole e i capestri, tra cavalli, vacche, galline e altri animali. Come per magia le pagine scritte e le illustrazioni prendono vita, presentando una ad una le nuove creature del mirabolante bestiario dei fratelli Coen.

Venezia 75: Bradley Cooper e Lady Gaga infiammano il red carpet

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Bradley Cooper e Lady Gaga sono i protagonisti di questa serata uggiosa al lido per Venezia 75, dove hanno presentato in anteprima mondiale, E’ nata una stella (A Star is Born) remake dell’omonimo cult diretto da Bradley Cooper, che lo vede protagonista insieme alla regina del pop, questa volta attrice. Insieme a loro anche volti molto noti dello star system e del cinema come Cate Blanchett, Donatella Versace, Spike Lee, Irina Shayk, Anne Hathaway e Valentino (che però non hanno sfilato).

Le nostre interviste esclusive a Venezia 75

A Star is Born presenta canzoni originali eseguite dal vivo nel film da Cooper e Lady Gaga, da loro scritte in collaborazione con altri artisti come Lukas Nelson, Jason Isbell e Mark Ronson. Il cast include anche Andrew Dice Clay, assieme a Dave Chappelle e Sam Elliott.

A Star is Born è prodotto da Bill Gerber, Jon Peters, Bradley Cooper, Todd Phillips e Lynette Howell Taylor. Ravi Mehta, Basil Iwanyk, Niija Kuykendall, Sue Kroll, Michael Rapino e Heather Parry sono i produttori esecutivi. La sceneggiatura è di Eric Roth e Bradley Cooper & Will Fetters. A collaborare con Cooper troviamo il direttore della fotografia candidato all’Oscar Matthew Libatique (Il cigno nero), la scenografa Karen Murphy (It Comes at Night), il montatore tre volte candidato all’Oscar® Jay Cassidy (American Hustle, Il lato positivo, Into the Wild), e la costumista Erin Benach (Drive). I supervisori delle musiche del film sono Julia Michels (Pitch Perfect) e Julianne Jordan (Edge of Tomorrow).

Warner Bros. Pictures presenta, in associazione con Live Nation Productions, in associazione con Metro Goldwyn Mayer Pictures, una produzione Jon Peters/Bill Gerber/Joint Effort, A Star is Born. Nelle sale dal 5 ottobre 2018, e in quelle italiane dall’11 ottobre 2018, il film sarà distribuito nel mondo dalla Warner Bros. Pictures.

Venezia 75: il grande giorno di Suspiria di Luca Guadagnino

E’ oggi il grande giorno della premiere di Suspiria di Luca Guadagnino, l’atteso remake del cult  di Dario Argento con protagonisti Dakota Johnson, Tilda Swinton, Mia Goth, Chloë Grace Moretz.

Il regista in merito al film ha commentato “Ogni film che realizzo è come un esordio per me: un nuovo inizio che parte dalle memorie che hanno costruito il mio immaginario. A dieci anni, a Cesenatico, ebbi l’epifania di Suspiria: un poster in un cinema chiuso. Trentasette anni dopo debutto al cinema (dell’orrore) grazie al potere evocativo di Dario Argento, capace di scatenare gli immaginari. Suspiria nasce nel 1976 ed esce nel 1977. Il nostro Suspiria è ambientato nel 1977, un anno fecondo per le rivoluzioni femminili-femministe.

In un’accademia di danza di fama mondiale si muove una presenza oscura, che inghiottirà il direttore artistico della troupe, una ballerina ambiziosa e uno psicoterapeuta in lutto. Qualcuno soccomberà all’incubo. Altri, alla fine, si sveglieranno.

Suspiria ha un cast internazionale di grandissimo livello, tra cui Dakota Johnson, Tilda Swinton, Mia Goth, Lutz Ebersdorf, Jessica Harper, Chloë Grace Moretz, Angela Winkler, Sylvie Testud, Renee’ Soutendijk, Ingrid Caven, Malgorzata Bela

Venezia 75: Joel e Ethan Coen raccontano The Ballad of Buster Scruggs

Joel e Ethan Coen incontrano la stampa in una sala dell’hotel Excelsior, in compagnie di alcuni attori del cast, Tim Blake Nelson, il pistolero Buster Scrugs, Harry Melling il torso umano e Bill Heck il colone in cerca di moglie. I due fratelli raccontano di essere grandi appassionati di film di genere e in particolare di western fin da quando erano bambini. Ricordano di averne fatto grandi abbuffate al cinema e in televisione.

In particolare gli torna alla memoria un giorno, in occasione di una festività ebraica, durante il quale non entrarono a scuola, per intrufolarsi di nascosto in un cinema a vedere un film western. Vennero scoperti e puniti dal preside. Vedevano ogni film possibile su quel genere a loro così caro, ma in particolare erano affascinati dalle opere di Sergio Leone, che nella nuova loro fatica a quattro mani viene citato e omaggiato più volte. Affermano con sicurezza che The Ballad of Buster Scruggs non é mai stato un progetto di serie televisiva, nonostante la produzione Netflix. Ci tengono a sottolineare che si tratta di un equivoco e che la decisione di fare un film a episodi é stata una ferma idea fin dall’inizio, colpiti oltretutto da tante opere similari degli anni sessanta e settanta, in cui diversi registi lavoravano attorno a un tema comune L’idea di rendere la struttura come quella di un libro illustrato è stata per loro funzionale all’organizzazione delle sei differenti storie.

Ma non hanno utilizzato un libro realmente esistente, bensì ne hanno inventato uno, appositamente progettato per contenere i loro racconti, corredandolo poi di bellissime e colorate illustrazioni in fase di post-produzione. Gli viene domandato se credono e sono fiduciosi al ritorno del genere western, soprattutto dopo il successo dei film di Quentin Tarantino. Loro rispondono che non si sono mai visti tanti film western come in questi ultimi anni, neanche negli anni d’oro. A riprova di questo, dicono che mentre giravano, nelle stesse location, erano impegnate diverse troupe di altri film.

Venezia 75: Bradley Cooper e Lady Gaga presentano A Star is Born

Il terzo plumbeo giorno di Venezia 75 si colora e prende vita grazie a due ospiti d’eccezione. Oggi è stato presentato alla stampa, infatti, uno dei film più attesi e chiacchierati del festival, A Star Is Born, opera prima da regista di Bradley Cooper. Ad accompagnarlo c’era, ovviamente, anche la protagonista, una radiosa Lady Gaga.

E’ Nata Una Stella è senza dubbio uno dei classici di genere più amati dal pubblico, film che negli anni ha visto svariati remake. Oggi, alle versioni del 1937 con  Janet Gaynor e Fredric March, del 1954 con  Judy Garland e James Mason e del 1976 con Barbra Streisand e Kris Kristofferson, se ne aggiunge una quarta decisamente più contemporanea. Il film racconta la storia di Ally (Lady Gaga), una ragazza che sogna di sfondare nel mondo della musica, e del suo incontro con Jack Maine (Bradley Cooper), incontro che le cambierà per sempre la vita.

Diretta da Bradley Cooper – per la prima volta non solo davanti ma anche dietro la macchina da presa – sveste gli estrosi panni di popstar e entertainer e si trasforma in navigata attrice.

“E’ una storia che abbiamo già visto e amato più volte. Questo film parla d’amore, di musica ma anche una storia che affronta il tema della dipendenza da alcol e droghe […] Quando ho iniziato a muovere i primi passi nel mondo della musica avevo solo diciannove anni e ho lottato come un leone per sfondare, ce l’ho messa tutta perché al contrario di Ally avevo molta fiducia nelle mie capacità […] “

 

Proprio come Ally nel film anche Lady Gaga nella realtà ha dovuto affrontare mille difficoltà prima di sfondare. Il fatto stesso che tra interprete e personaggio ci sia una tale connessione rende l’interpretazione di Gaga molto più personale e incisiva. Conosciuta e amata dal pubblico anche e forse soprattutto per la sua teatralità – che la rende una perfetta performer -, stavolta Gaga sorprende per il suo look quasi acqua e sapone.

“Cambiare look e giocare con la moda, creando costumi e provando stili diversi è sempre stata una mia passione […] Bradley invece mi voleva semplice, libera e senza trucco, completamente vulnerabile, per lui era importante. Ricordo uno dei primi provini, eravamo a casa mia e avevo sul viso un velo leggerissimo di trucco. Scendo le scale e vedo Bradley venirmi in contro con in mano una salvietta struccante dicendomi: ‘No, voglio vederti completamente pulita’. Ecco, per me la sfida più grande è stata questa, mettermi a nudo e rendermi completamente vulnerabile. Si, ero spaventata ma lui mi ha fatto sentire al sicuro grazie alla sua incredibile professionalità”.

Durante la conferenza stampa di questo pomeriggio Lady Gaga e Bradley Cooper hanno parlato, oltre che della realizzazione del film, anche del loro rapporto personale. In A Star is Born è chiaro sin dalla prima scena insieme che tra i due protagonisti c’è una alchimia particolare.

“Quando ci siamo incontrati la prima volta – ha dichiarato Bradley Cooper – io nemmeno sapevo che Stefani [il vero nome di Lady Gaga è Stefani Joanne Angelina Germanotta] avesse origini italiane. Dopo aver parlato per un po’ ho scoperto che entrambi siamo per metà italiani e forse anche questo ci ha aiutati a legare. Ricordo proprio che questa conversazione è avvenuta davanti a un bel piatto di pasta, cucinato da lei ovviamente […] Lavorare con lei è stato fantastico. Sul set tutti avevano l’impressione di essere a un concerto e non al lavoro. Quando iniziava a cantare tutti restavano incantati ad ascoltare e la temperatura nella stanza cambiava immediatamente”.

 

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A percepire lo stesso tipo di familiarità è la stessa Gaga che ha condiviso con la sala qualche aneddoto dal set di A Star is Born.

“Lavorare con Bradley è stato fantastico. C’è stato da subito molto feeling e rispetto reciproco. Ho capito immediatamente che lui rispettava me come attrice e non solo come cantante e, viceversa, anche lui ha percepito quanto rispetto avessi per lui come regista, attore ma anche come cantante […] E’ davvero un cantante eccezionale; quando canta la sua voce è profonda e viscerale, piena di intensità […] Quando Ally si trova per la prima volta a cantare la sua musica, ecco, quel momento per me è stato così vero e toccante! Quando abbiamo girato eravamo di fronte a un vero pubblico ed eravamo davvero coinvolti.  Dopo aver girato la scena più volte, proprio sull’ultimo take Bradley mi ha detto semplicemente ‘Rifacciamola ma stavolta divertiti’. E così ho fatto. Mi sono esibita come se quella per me fosse davvero la prima volta”.

 

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Uno dei temi affrontati da entrambi gli ospiti in conferenza stampa è quello della popolarità e di come questa influenzi la quotidianità di ogni artista. Per raggiungere una certa notorietà bisogna a volte scendere a patti con manager e case discografiche.

“All’inizio mi è capitato molte volte di dire no – ha confessato Lady Gaga, di rifiutare lavori e ingaggi. Quando ho cominciato non ero di certo la ragazza più bella della stanza ma a differenza delle altre ero io a scrivere le mie canzoni. Spesso mi hanno proposto di scrivere e vendere le mie canzoni per farle cantare ad altri ma ho sempre rifiutato; potevano portarmi via tutto ma non la mia musica! All’inizio molti ti danno consigli su come apparire o cosa dire imponendoti un certo stile ma io sono stata più forte”.

Tenacia e forza di volontà sono state fondamentali per Lady Gaga e la sua carriera ma per il neo regista Bradley Cooper c’è ancora un altro fattore da considerare per scrivere la perfetta equazione del successo.

“Ho dedicato quattro anni di lavoro a questo film e posso dire con assoluta certezza che ogni minuto è stato prezioso […] Potrei stare qui ore e ore a parlare di quanto questa esperienza mi hanno cambiato e arricchito e raccontarvi tutte le cose che ho imparato ma quello che davvero conta sono le persone che credono in te e ti concedono questa opportunità”.

Pensiero questo di Cooper, condiviso anche da Gaga che, nonostante sia ormai diventata una delle più grandi popstar al mondo, ha confessato di aver sempre avuto il pallino della recitazione.

“Ho sempre voluto diventare un’attrice sin da quando ero bambina […] Possono anche esserci cento persone in una stanza e novantanove che non credono in te perché in fondo ne serve solo una per cambiarti la vita. Sono davvero molto fortunata a essere qui”.

Il film A Star is Born, scritto, diretto e interpretato da Bradley Cooper e Lady Gaga è stato presentato oggi, fuori concorso, alla 75esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia e uscirà in tutte le maggiori sale italiane il prossimo 11 ottobre.

Avengers: Infinity War in home video, clip dai contenuti

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Il film Marvel Avengers: Infinity War ha fatto la storia del box office cinematografico battendo ogni record di incasso al debutto e superando i 2 miliardi di dollari al botteghino internazionale in soli 48 giorni: il film rimane tuttora il quarto maggiore incasso di tutti i tempi. Questo evento cinematografico arriva finalmente in Blu-ray 3D, Blu-ray, DVD, su tutte le piattaforme digitali e nell’innovativo formato in altissima definizione Blu-ray 4K Ultra HD, da domani 29 agosto in tutti i migliori negozi. Per fan e appassionati saranno disponibili anche la versione da collezione Steelbook e il cofanetto sia in Blu-ray che in Dvd che raccolgono tutte le tre avventure degli Avengers.

CLIP

Il film Marvel Avengers: Infinity War, un pezzo immancabile in ogni collezione home video, sarà disponibile in diverse edizioni per permettere a tutti i fan di godersi il film nel modo preferito. Chi sceglierà di vivere questo scontro finale in formato digitale in esclusiva su iTunes,  potrà assistere a una tavola rotonda di 30 minuti  in cui i registi dell’Universo Cinematografico Marvel (MCU) Anthony e Joe Russo, Jon Favreau, Joss Whedon, James Gunn, Ryan Coogler, Peyton Reed e Taika Waititi riflettono sul contributo fornito dai loro film all’avventura narrativa più ampia dell’Universo Cinematografico Marvel.

I contenuti speciali delle versioni Blu-ray forniscono un esclusivo sguardo dietro le quinte ai supereroi dell’Universo Cinematografico Marvel, compreso il momento in cui i personaggi si incontrano per la prima volta, le motivazioni dietro alcune delle accoppiate più inaspettate del film ed esilaranti papere tra supereroi sul set. I documentari esplorano lo spaventoso e potentissimo Thanos e le due scene d’azione in cui i personaggi tentano di non fargli ottenere tutte le sei Gemme dell’Infinito: lo scontro su Titano e la gigantesca battaglia nel Wakanda. Le scene eliminate e il commento dei filmmaker rivelano altri segreti della monumentale impresa dei Marvel Studios.

ormati in alta definizione:

  • Una Strana Alchimia – Per condividere l’entusiasmo del primo incontro tra svariati personaggi dell’Universo Cinematografico Marvel  e scoprire i motivi che hanno spinto i filmmaker a farli lavorare insieme.
  • Il Titano Pazzo – Esplorare l’antagonista più grande e malvagio dell’Universo Cinematografico Marvel, le sue influenze attraverso le varie storie e la minaccia esistenziale che rappresenta.
  • Oltre la Battaglia: Titano – Scoprire tutti i dettagli dell’emozionante scontro sul pianeta distrutto di Thanos  tra cui gli epici stunt e gli effetti visivi  per capire la fonte del suo potere.
  • Oltre la Battaglia: Wakanda  – Un viaggio  dietro le quinte per scoprire il modo in cui i filmmaker sono riusciti a realizzare la battaglia più grande e complessa mai raffigurata nella storia dei film Marvel.
  • Scene Eliminate ed Estese:
  • Happy Sa Cos’è Meglio – Tony e Pepper discutono sui dettagli del loro imminente matrimonio fino all’arrivo di un infastidito Happy Hogan con un’urgente richiesta.
  • Caccia alla Gemma della Mente – In una strada buia, Wanda Maximoff e Visione, appena ferito, tentano di nascondersi dai brutali alleati di Thanos.
  • I Guardiani Riacquistano il Ritmo Giusto – Mentre Peter Quill e Drax si scontrano riguardo al fallimento della loro missione su Ovunque, Mantis li interrompe con alcune notizie.
  • La Scelta di un Padre – Dopo aver scoperto che Gamora ha mentito riguardo alla Gemma dell’Anima, Thanos la mette di fronte a una visione del suo passato.
  • Papere sul Set –  I supereroi preferiti compiono super errori in questa spensierata collezione di gag sul set.
  • Commento Audio  di Anthony e Joe Russo, Christopher Markus e Stephen McFeely.

A Rainy Day in New York, il film di Woody Allen è stato cancellato

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Ormai è ufficiale: A Rainy Day in New York, nuovo film di Woody Allen, è stato cancellato. Amazon ha infatti confermato che l’opera non verrà distribuita né in sala né in streaming, sebbene sia pronta dallo scorso autunno. Il film, con un cast clamoroso che va da Elle Fanning a Jude Law, da Timothée Chalamet a Selena Gomez, è stato ritenuto troppo rischioso visti gli argomenti trattati. La trama, infatti, ruota attorno alla relazione sessuale di un uomo di 44 anni con una ragazza di 15. Troppo facile ricondurre la vicenda al movimento #metoo fondato da Ronan Farrow e di cui Allen è stato il diretto protagonista viste le accuse di violenza sulla figliastra Dylan di circa 25 anni fa.

Solo pochi giorni fa c’erano stati dei rumors che volevano un blocco immediato di tutte le pre-produzioni dei numerosi progetti di Woody Allen, ma pochi pensavano che questo stop avrebbe coinvolto anche un film già pronto all’uscita. Alcuni ora ipotizzano che Amazon abbia intercettato un flop finanziario nel distribuire il film, considerando anche che le ultime opere di Allen non hanno riscosso molto favore al botteghino. Il fatto certo è che A Rainy Day in New York è un film oggi concluso quindi c’è ancora la speranza che un distributore si faccia avanti e corra il rischio di portalo in sala (o in rete), magari tra qualche mese quando le polemiche si saranno sgonfiate.

Intervista esclusiva a Mark Gatiss e Ewan Mcgregor

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In occasione della premiere della premiere a Londra di Ritorno al Bosco dei 100 Acri abbiamo intervistato sul red carpet Mark Gatiss e Ewan Mcgregor.

 

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Il film Disney Ritorno al Bosco dei 100 Acri porterà dal 30 agosto nelle sale italiane il fascino senza tempo delle storie e dei personaggi di A.A. Milne, in un’emozionante avventura in cui il pubblico vedrà per la prima volta sul grande schermo Winnie the Pooh, Tigro, Pimpi, Ih-Oh, Kanga, Ro, Tappo e Uffa in versione live action.

Christopher Robin, il bambino che ha vissuto tante avventure con i suoi amici, i vivaci e adorabili animali di pezza del Bosco dei Cento Acri, ora è cresciuto e vive a Londra, nella metà del ‘900, alle prese con i problemi dell’età adulta. Lavora come Responsabile del settore efficientamento presso la Valigeria Winslow, cercando di trovare un equilibrio fra i lunghi orari lavorativi e gli impegni familiari. Ha quasi del tutto dimenticato lo stupore e la fantasia che hanno caratterizzato la sua infanzia. Ma prima o poi il passato ritorna.

Roma: recensione del film di Alfonso Cuaron – Venezia75

Raccontando i suoi ricordi, Alfonso Cuaron torna al cinema (e su Netflix) con Roma, il suo nuovo, maestoso film, presentato in Concorso a Venezia 75. Definito dallo stesso regista “il più autobiografico che potessi realizzare”, il film è basato sulla ricostruzione dei suoi ricordi d’infanzia a Città del Messico, con la famiglia, la domestica, e sullo sfondo il Paese in tumulto.

Tre storie in una che raccontano di fratture: Cleo, la domestica, che resta incinta e abbandonata dall’uomo al quale si è concessa; la padrona, donna dell’alta borghesia apparentemente eccentrica che si trova a dover badare a quattro figli dopo l’abbandono del marito; il Paese che affronta le rivolte interne, in quegli anni ’70 che furono uno dei periodi più bui della storia del Messico. Intorno a queste tre ferite, Cuaron imbastisce la sua danza di immagini, in un bianco e nero troppo pulito per il realismo della storia. Così facendo però il regista premio Oscar fugge dal pericolo di scimiottare i grandi maestri italiani, su tutti Rossellini e Fellini (che però cita esplicitamente), e racconta un’epopea di rinascita, in cui, come in un grande romanzo storico, il privato si fa specchio del pubblico, in cui è immerso.

La costruzione maniacale della scenografia, la scelta dei luoghi e delle esperienze che affrontano i protagonisti ricalcano i ricordi di Alfonso, che riprende tutto con devozione e attenzione. Allo stesso tempo il regista infonde nel film il suo sguardo, con inquadrature studiate, lente, movimenti elementari che raccontano l’estrema semplicità della vita messa in scena, una vita che nasce dall’acqua e lì termina, rinascendo ancora una volta, riportata a riva dal continuo fluire liquido del tempo.

Venezia 75: Alfonso Cuaron presenta il suo nuovo film, Roma

Sull’acqua si aprivano il teaser e il trailer del film, sull’acqua si apre anche il film e attraverso l’acqua la vita e la morte prendono possesso dell’esistenza di Cleo, che solo nel finale trova davvero la sua dimensione e sceglie la sua famiglia, il suo posto. In questo modo, come sunto tra il dramma sociale e quello privato, la donna interpretata da Yalitza Aparicio rimargina la sua ferita, prendendo coscienza di sé, facendo pace con il suo dolore. Questa esplosione di emozione arriva effettivamente come un’onda e travolge tutto ciò che incontra, compreso il film stesso che da lì e fino alla fine acquista una nuova luminosità.

Il futuro si presenta roseo, il passato un ricordo, si ritorna alla quotidianità, alle faccende e alla casa rimessa a nuovo dopo l’abbandono del capofamiglia. Tutti riprendono il proprio posto nella routine, e sembra quasi di vederlo, nel finale, con lo sguardo all’insù, l’azzurro splendente del cielo oltre il bianco e nero, attraversato da scie di aerei che portano chissà quali storie.

Doctor Sleep: Kyleigh Curran si aggiunge al cast

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Continuano ad arrivare new entry nel cast dell’attesissimo Doctor Sleep, sequel del cult Shining. Ad aggiungersi questa volta ai nomi già noti è Kyleigh Curran che vestirà i panni di Abra Stone, una bambina dotata di una luccicanza molto forte e per questo presa di mira dai villain del Vero Nodo e Rose Cilindro. Sarà proprio la bambina a risvegliare i demoni del celebre Danny Torrance, interpretato da Ewan McGregor, che negli anni era riuscito a superare la traumatica esperienza vissuta da ragazzo insieme a tutta la famiglia.

Per la ragazza sarà la prima volta in una grande produzione hollywoodiana: è infatti poco conosciuta sul grande schermo e le sue esperienze in campo artistico si limitano perlopiù al teatro, dove recentemente ha interpretato Nala in una trasposizione a Broadway del classico Disney Il re leone.

Oltre a McGregor e Curran, nel cast è stata da tempo confermata anche Rebecca Ferguson per la regia di Mike Flanagan che adatterà l’omonimo romanzo di Stephen King del 2012. Doctor Sleep è atteso nelle sale il 24 Gennaio 2020.

FONTE: Comicbook

Venom: ci sarà un cameo di Spiderman?

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La curiosità intorno a Venom, nuovo cinecomic con protagonista Tom Hardy, è sempre stata alta anche perché, come più volte ribadito dai produttori, il film non vedrà coinvolta la Marvel. Sebbene infatti il personaggio di Venom sia inserito all’interno dell’universo Marvel, la Sony si è occupata in solitaria della produzione. Sembravano quindi escluse collaborazioni con altri personaggi dei cinecomic, ma recenti dichiarazioni del regista Ruben Fleischer hanno riacceso le speranze di vedere il nuovo Spiderman di Tom Holland in un cameo. Così ha dichiarato l’autore parlando al Los Angeles Times sul possibile coinvolgimento di un altro supereroe: “Onestamente non so cosa posso dire. Voglio dire, ovviamente conosco la risposta, ma non voglio mettermi nei guai per aver detto qualcosa che non dovrei dire.”.

Se non ci fosse stato nulla da nascondere, probabilmente Fleischer avrebbe risposto un secco “no”, invece questa risposta farebbe pensare che un accordo tra Sony e Marvel ci sia stata negli ultimi mesi. Un eventuale cameo legittimerebbe inoltre ancora di più la storyline di Venom che, come gli appassionati dei fumetti Marvel hanno da subito sottolineato, esiste in quanto uno degli antieroi più iconici del mondo di Spiderman.

Questo mistero sarà svelato tra poco più di un mese quando Venom arriverà nelle sale italiane (4 Ottobre), probabilmente seguito da almeno due sequel come sembra aver confermato il protagonista Tom Hardy parlando del suo contratto con la Sony.

Venom, recensione del film con Tom Hardy

FONTE: Comingsoon.net

Venezia 75: Lady Gaga è arrivata al Lido, è lei la star

Con un arrivo in grande stile, Lady Gaga è sbarcata al Lido e ha messo subito in chiaro che è lei la star della Mostra. Non solo la protagonista del film diretto da Bradley Cooper, ma il vero VIP da fermare, per una foto o un autografo. E Gaga ha dimostrato subito di essere molto propensa alle foto, tanto che non ha risparmiato niente, nemmeno durante il trasbordo in lancia extra lusso sulle rive della lingua di terra che ospita il festival.

Ecco gli scatti di ieri, che hanno immortalato il suo arrivo:

Il film è l’anteprima mondiale più attesa del Festival e ha già raccolto moltissimi fan fuori al Palazzo del Cinema, che hanno passato la notte in strada nella speranza di un autografo o di una foto con Lady Gaga. Ovviamente con lei ci sarà anche Bradley Cooper, che con A Star is Born esordisc e alla regia.

Foto: Just Jared

Venezia 75: Emma Stone è “la favorita” sul tappeto rosso

L’ultima volta che è stata a Venezia, due anni fa, è andata via portandosi a casa la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile per La la Land, e adesso Emma Stone ci riprova, ospite della Mostra del cinema e protagonista di La Favorita, film in concorso del greco Yorgos Lanthimos.

Ecco le immagini dal red carpet del film che la vede protagonista al fianco di Rachel Weisz, assente al Lido, e Olivia Colman.

La Favorita, recensione del film con Emma Stone

Venom: una canzone di Eminem nella colonna sonora

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A sorpresa nella serata di ieri sera sui canali social del celebre rapper Eminem sono apparsi 15 secondi di una nuova traccia, seguiti dall’inconfondibile logo di Venom ridisegnato con la “E” rovesciata caratteristica del cantante. In questa preview si può ascoltare il verso “Knock knock, let the devil in” prima di un urlo mostruoso. Il video è ovviamente già diventato virale e subito condiviso dall’attore protagonista del nuovo cinecomic Tom Hardy.

Qualche ora più tardi, senza alcun preavviso pubblicitario, Eminem ha reso disponibile anche un interno nuovo album, dal titolo Kamikaze, dove è contenuta, come ultima traccia, anche questa canzone che farà parte della colonna sonora di Venom. Un regalo inaspettato che fa crescere la curiosità per il film che arriverà nelle nostre sale il prossimo 4 Ottobre.

Ricordiamo che il film, interpretato da Tom Hardy e diretto da Ruben Fleischer, segue le vicende del giornalista Eddie Brock, contaminato da un organismo alieno simbiontico in grado di trasformarlo nello spietato Venom.

Venom, recensione del film con Tom Hardy

The Crooked Man: il film è in fase di sviluppo

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Dopo l’uscita qualche anno fa di The Conjuring – L’evocazione di James Wan è stato tutto in discesa per quello che adesso viene definito come il The Conjuring Universe. Un vero e proprio franchise horror che comprende due sequel del film originario, gli spin-off dedicati a Annabelle e quelli di prossima uscita sulla suora Valak immortalata in The Nun. A questi da anni si dovrebbe aggiungere The Crooked Man, personaggio introdotto in The Conjuring – Il Caso Enfield: uno spirito che vive in un carosello, vestito di rosso, denti aguzzi e espressione inquietante.

Sulla produzione di questo spin-off non si hanno però mai avuti aggiornamenti concreti, tanto da far pensare che l’idea fosse stata accantonata. A rivelare che invece il progetto è ancora in piedi è stato Javier Botet, interprete dello spaventoso demone, che in un’intervista ha dichiarato: “L’ultimo aggiornamento c’è stato qualche mese fa, quando i produttori stavano discutendo del futuro dell’universo di Conjuring. Penso che si stessero concentrando soprattutto sul terzo capitolo e di Annabelle, ma è dalle riprese de Il Caso Enfield che i produttori mi hanno detto che lo spin-off di The Crooked Man si farà. Ne abbiamo già parlato lo scorso anno e hanno detto di avere una sceneggiatura che in questo momento è sotto revisione, ma il progetto esiste anche se non vengono rivelati aggiornamenti.“.

Nell’attesa di nuove rivelazioni The Nun uscirà nelle nostre sale il prossimo 20 Settembre, mentre The Conjuring 3 è atteso per il prossimo anno.

FONTE: Comicbook

X Men: Dark Phoenix, Jessica Chastain arriva sul set

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Da quando è stato ufficializzato l’accordo tra la Disney e la Fox in molti si sono chiesti quale sarebbe stato il destino di X Men: Dark Phoenix, spin-off dedicato interamente alla Fenice Nera interpretata da Sophie Turner. Sulla carta questo film dovrebbe essere il più oscuro dell’intera saga degli X-Men, con venature horror e thriller che lo allontanerebbero decisamente dalle atmosfere della casa di Topolino. Si pensava ad un’imminente annuncio della cancellazione del progetto, ma il prolifico account Instagram di Jessica Chastain ha acquietato gli animi.

L’attrice, che nel film interpreterà una misteriosa antagonista, ha pubblicato un video con il regista Simon Kinberg in cui dice di star per iniziare le riprese. Il set è stato allestito a Montreal dove la Chastain è arrivata dopo aver concluso le riprese di IT: Capitolo 2. Nulla da temere dunque per la realizzazione del film, la cui uscita è stata spostata da questo autunno al 14 Febbraio 2019, a causa, pare, dei troppi impegni della protagonista Sophie Turner sul set di Il Trono di Spade.

Alla riuscita di questo progetto ha contribuito anche il fatto che l’ufficializzazione dell’accordo miliardario della Disney non avverrà prima della meta del 2019, quando verranno finalizzati gli accordi e la nuova società avrà il controllo sui progetti in atto.

Star Wars IX: si aprono i casting per un misterioso ruolo femminile

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Continuano ad arrivare aggiornamenti sul cast di Star Wars: Episodio IX. Questa volta è il portale online ThatHashtagShow a far notare che la produzione del film ha aperto i casting per un nuovo, misterioso ruolo femminile. Si legge che i provini sono aperti alle attrici tra i 27 e i 35 anni di qualsiasi etnia per ricoprire la parte di un personaggio secondario dal nome Karina. “Una giovane Charlize Theron con mentalità da strada e spirito acuto” così si apre la descrizione e vengono aggiunte le caratteristiche richieste alle aspiranti giovani: buon senso dell’umorismo e ottimo tempismo comico.

Ovviamente non è ancora dato sapere quale personaggio Karina potrebbe affiancare, ma intanto si può notare come questo episodio spicchi già per quote rosa. Qualche tempo fa, infatti, sempre l’agenzia casting aveva diffuso un annuncio rivolto alle attrici tra i 40 e i 50 anni per il ruolo di un personaggio di nome Mara e successivamente un altro per richiedere una donna afroamericana, tra i 18 e i 26 anni, che vestisse i panni di Caro. Attualmente non si esclude un coinvolgimento anche di Lupita Nyong’o che potrebbe tornare nel ruolo di Maz Kanata ed assumere finalmente un ruolo di rilievo nella storyline della protagonista. Staremo a vedere se l’apertura del set potrà dare ulteriori aggiornamenti.

Claire Foy: intervista esclusiva alla protagonista di First Man

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In occasione della premiere a Venezia 75 abbiamo avuto il piacere di intervistare la Claire Foy, protagonista del film d’apertura First Man di Damien Chazelle. Ecco cosa ci ha rivelati in merito al suo personaggio:

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First Man  recensione del film di Damien Chazelle.

First Man narra l’avvincente storia della missione della NASA per portare un uomo sulla Luna. Il film si concentra sulla figura di Neil Armstrong e gli anni tra il 1961 e il 1969. Resoconto viscerale e in prima persona, basato sul libro di James R. Hansen, il film esplora i sacrifici e il costo, per Armstrong e per l’intera nazione, di una delle missioni più pericolose della storia.

Il regista ha così commentato il film First Man

Prima di iniziare a lavorare a First Man, conoscevo la storia della missione sulla Luna, la storia di successo di una conquista leggendaria… ma nulla di più. Dopo avere iniziato a esplorare il tema in profondità, sono rimasto sbalordito di fronte alla follia e al pericolo dell’impresa: il numero di volte in cui è stata sull’orlo del fallimento così come il pesante tributo costato a tutte le persone coinvolte. Volevo capire cosa potesse avere spinto quegli uomini a intraprendere un viaggio nella vastità infinita dello spazio, e quale sia stata l’esperienza vissuta, momento dopo momento, passo dopo passo. E per poter capire dovevo necessariamente addentrarmi nella vita privata di Neil. Questa è una storia che doveva essere articolata tra la Luna e il lavello della cucina, tra l’immensità dello spazio e il tessuto della vita quotidiana. Ho deciso di girare il film come un reportage, e di catturare sia la missione nello spazio che i momenti più intimi e privati della famiglia Armstrong come un testimone invisibile. Speravo che questo approccio potesse mettere in luce il tormento, la gioia, i momenti di vita vissuta e perduta in nome di uno dei traguardi più celebri della storia: lo sbarco sulla Luna.

The Mountain: recensione del film di Rick Alverson #Venezia75

Dopo l’acclamato film d’apertura, First Man di Daniel Chazelle, Venezia 75 presenta il suo secondo candidato per la selezione ufficiale. Si tratta di The Mountain, diretto da Rick Alverson, di sicuro uno dei titoli più curiosi e chiacchierati del festival.

Ambientato nell’America degli anni cinquanta, il filmracconta la storia di Andy (Tye Sheridan), un ragazzo timido e introverso e con una storia familiare assai travagliata. Dopo l’internamento della madre e l’improvvisa morte del padre, ormai rimasto solo al mondo, Andy si affida al dottor Wallace Fiennes (Jeff Goldblum), un vecchio amico di famiglia, il quale gli offrirà un lavoro come ritrattista in una casa di cura per malattie mentali. A contatto però con la follia altrui, Andy subirà un lento ma permanente cambiamento.

Amore e odio, bianco e nero, bene e male, medico e paziente, normalità e follia. Il mondo in cui viviamo si basa su tutta una serie di opposti che regolano le nostre interazioni sociali. Ma l’universo presentato da Rick Alverson in The Mountain è molto diverso. Tutto gira nel verso sbagliato; le persone reprimono qualunque tipo di emozione e persino i medici sembrano essere meno lucidi dei pazienti che hanno in cura. Usando il suo stile originale, bizzarro e ormai inconfondibile, il regista porta sul grande schermo un dramma claustrofobico ed estenuante che mira a distruggere il mito dell’idilliaca America degli anni del boom economico. Il film, ambientato negli anni cinquanta, analizza il lavoro del dottor Wallace Fiennes, medico che fece di lobotomie ed elettroshock i suoi cavalli di battaglia. Queste procedure, che nella maggior parte dei casi trasformavano i pazienti in vegetali, venivano praticate da Fiennes per ‘curare’ non solo malattie mentali ma anche comportamenti considerati anormali come ad esempio l’omosessualità.

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The Mountain

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Attraverso i suoi inquietanti protagonisti, il regista esplora il concetto di follia umana nel senso più completo e complesso del termine. Abbiamo infatti un medico ubriacone affetto dal ‘complesso di Dio’ che usa la lobotomia come cura universale per le malattie mentali – interpretato da un geniale Jeff Goldblum -, un ragazzo sessualmente confuso che si auto convince di essere pazzo e un santone franco-americano che spaccia i suoi deliri come perle di saggezza.  Questi personaggi completamente fuori dalla realtà e dai comportamenti così respingenti sono parte di un film definito da Alverson stesso come anti-utopico, specchio di un’America che molti vorrebbero dimenticare.

A rendere il tutto ancor più sgradevole e disturbante c’è l’impianto estetico del film stesso. Le tinte calde e scure e gli ambienti stretti creano quasi una sensazione di soffocamento nello spettatore che in certi momenti si ritrova come a osservare dei quadri in movimento. Il vero problema però di The Mountain è la sua sceneggiatura, troppo scarna e confusionaria, decisamente non all’altezza della potenziale complessità del film. Un esperimento quello di Rick Alverson non completamente riuscito, quindi, ma pieno di spunti di riflessione, che ne fanno il perfetto combustibile del dibattito cinematografico da festival.

La Favorita: recensione del film #Venezia75

Approda a Venezia un affresco barocco intrigante, che occhieggia alla pittura del tardo seicento con uno sguardo totalmente personale, moderno e dissacrante. Si tratta del nuovo film di Yorgos Lanthimos: La Favorita.

La storia di La Favorita è ambientata nell’Inghilterra del XVIII secolo, dove la triste Regina Anna decide le sorti del suo popolo protetta dalla sua reggia isolata nel cuore della campagna inglese. La sua corte, popolata di nobili, servi e consiglieri, sembra giocare freddamente con la vita e la morte della povera gente, in maniera distaccata e annoiata, dando più importanza ai banchetti, alle corse di anatre, alle tresche e al tiro a volo, piuttosto che alle inevitabili conseguenze belliche di quel  conflitto sanguinoso con la Francia, che si protrae ormai da lungo tempo.

La Favorita, il film

La sovrana è appesantita dalla gotta, da altri malanni  dell’epoca e da una profonda depressione, che la rende insicura e decisamente succube della subdola Sarah. La donna, approfittando del suo favore, governa in realtà al suo posto. La favorita si prende apparentemente  cura della regina, dimostrandosi disponibile e servile anche come amante, ma la sua in realtà è un’abile manfrina per ordire complessi e pericolosi giochi di potere. Un giorno però giunge dal nulla la giovane e intraprendente Abigail, che relegata a sguattera di cucina, intraprenderà un ardito quanto sfrontato gioco di intrighi e strategie, per arrivare a strappare i favori della Regina alla spietata Sarah.

Nel panorama asfittico della cinematografia odierna, le opere di Yorgos Lanthimos portano certamente una ventata di aria fresca. Certo, un aria malsana e priva di qualsiasi pulviscolo di speranza, ma certamente una brezza assai originale e stilisticamente intrigante. Dopo Dogtooth (2009) storia di un terribile esperimento che genera mostri, The Lobster (2015) ambientato in un futuro distopico dove è vietato essere single e Il Sacrificio del Cervo Sacro (2017) dove la vendetta si fa crudele, corrodendo dal cuore un’intera famiglia, La Favorita aggiunge un nuovo tassello a quell’umanità istintiva e carnivora che lotta per la sopravvivenza, nella cognizione ineluttabile che è uno sforzo vitale, ma totalmente effimero.

Le tre donne protagoniste del film, pur con posizioni sociali squilibrate tra loro, una regina, una nobile, e una dama caduta in rovina, costretta a farsi assumere come serva, non esitano di fronte a nulla, al fine di ottenere ciò che bramano. Non esitano a sacrificare la vita di altre persone, quella di poveri animali indifesi e anche se stesse, usando il proprio corpo come un oggetto o come mero strumento di caccia.

Le tre protagoniste, Emma Stone, Rachel Weisz e Olivia Colman offrono una prova assai convincente e magnificamente dipinta, giocando con le emozioni, pennellata dopo pennellata.  Offrono cambi repentini, quanto esili, di una miriade di stati d’animo, assecondando i complessi punti di vista e gli snodi narrativi. Sono personaggi primordiali, ma dotati di una carica istintiva che li rende imprevedibili, con un’intelligenza sottile e spietata, da animale selvatico. Il regista si comporta con loro come uno zoologo attento, che annota freddamente ogni sfaccettatura della loro etologia, con sguardo minuziosamente patologico, distendendo sullo schermo, a guisa di tavolo settorio, il loro corpo e la loro mente, smontandoli pezzo per pezzo.

Lanthimos gioca in maniera sfrontatamente claustrofobica con le ottiche corte, distorcendo e ampliando la percezione visiva. Arriva a fare uso insolente del fish-eye, realizzando inquadrature che mutano col movimento. Questo appare straniante, ma poi ci si rende subito conto che invece tutto ha una funzione e quello che appare anacronistico è in realtà frutto di un nostro freno inibitorio estetico, perché in fondo le sue immagini rimandano a giochi di specchi, illusioni ottiche, o antiche anamorfosi seicentesche.

Visti i riferimenti a Stanley Kubrick, a volte smaccati, ma sempre ben riusciti, inseriti nei suoi film precedenti, ci si poteva certamente aspettare una vicinanza promiscua  a Barry Lyndon (1975), ma fortunatamente Lanthimos non cade nel tranello, lasciando piuttosto intravedere altre suggestioni, come I Misteri del Giardino di Compton House (1982) di Peter Greenaway, confermate da bizzarri tableau vivant, popolati di corpi nudi, animali impagliati, oggetti allegorici ed elementi di vanitas e wunderkammer, inseriti a spezzare sapientemente la narrazione, oppure la suddivisione in capitoli, che forma una vera e propria sottostruttura, al fine di organizzare parallelamente alla trama il materiale del racconto.

La favorita è un dipinto elegante, sfarzoso, meraviglioso,  perturbante, che fa da specchio crudele, mostrando allo spettatore un passato lontano, ma che diviene sinistramente il riflesso spietato del mondo contemporaneo. Può apparire spiazzante, può divertire per il suo sarcasmo grottesco, può intenerire, commuovere o intrigare, ma certamente non può lasciare indifferenti, sottolineando quanto la speranza è molte volte un illusione, un effimera bugia che l’essere umano si racconta per andare avanti e rimanere in vita.

Venezia 75: Yorgos Lanthimos e le sue donne parlano di La Favorita

Alla conferenza stampa di La Favorita, oltre al regista Yorgos Lanthimos, erano presenti le tre protagoniste, Emma Stone, Olivia Colman e Rachel Weisz, insieme a due degli interpreti maschili, rimasti silenziosamente di contorno, come avviene anche nel film.

Il regista racconta che la sceneggiatura non parte da una sua idea originale, ma che ha deciso di portare avanti il progetto perché intrigato dalla complessità dei tre personaggi femminili, che gli hanno permesso di giocare sottilmente con tre diverse personalità intrecciate tra loro. Inoltre, l’idea di fare un film in costume, gli ha consentito di avere la giusta distanza per vedere le cose con più chiarezza e lucidità.

Non è stata assolutamente un’impresa facile, perché ci sono voluti ben nove anni di sviluppo prima di approdare alla realizzazione. L’idea di questo film è partita quindi subito dopo la realizzazione di Dogtooth, il suo lavoro d’esordio.

Emma Stone confessa di aver compreso il suo personaggio a poco a poco e di essere arrivata a capire che il silenzio poteva essere un’arma preziosa a favore della sua interpretazione.

La favoritaHa lavorato sul sopravvivere, sull’istinto naturale che spinge la sua giovane protagonista ad andare avanti a qualsiasi costo, senza scrupoli o timori. Per lei è stata una sfida difficile, perché era l’unica americana in un cast completamente inglese, con tutte le relative difficoltà dovute al suo accento.

Inoltre i magnifici costumi di Sandy Powell per lei sono stati una terribile tortura, perché le limitavano i movimenti e le davano grandi difficoltà di respirazione.

Olivia Colman, che ha interpretato due regine nello stesso anno e in progetti diversi (oltre a La Favorita sarà anche Elisabetta nella terza stagione di The Crown), ha spiegato come il carattere della regina da lei interpretata in questo film fosse assai vicino a quello di una povera bambina viziata, senza la minima fiducia in se stessa e piena di paure e angosce. Per lei la storia è senza tempo e racconta cose che succederanno sempre, ripetendosi all’infinito. Sostiene però che non è possibile fare un paragone tra i due ruoli, perché completamente differenti e non sovrapponibili per nessun aspetto.

Il regista ha infine risposto alla domanda: “Tornerebbe a fare dei film in Grecia, la sua patria di origine?” Lui sostiene che se ci fosse la storia giusta, con i personaggi e l’ambiente giusto non esiterebbe a farlo. E afferma, che più lavora all’estero e più si sente greco.