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M. Night Shyamalan presidente di Giuria al Festival di Berlino 2022

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Il regista e produttore M. Night Shyamalan sarà il presidente della giuria internazionale alla 72a Berlinale. “Sono lieto e onorato che M. Night Shyamalan abbia accettato il nostro invito a ricoprire il ruolo di presidente della giuria”, ha dichiarato il direttore artistico del Festival di Berlino, Carlo Chatrian.

“Nel corso della sua carriera ha plasmato un universo in cui paure e desideri stanno fianco a fianco, dove i giovani non sono solo i protagonisti ma anche la forza trainante per superare le paure. All’interno dell’industria cinematografica statunitense Shyamalan è una figura unica, un regista che è rimasto fedele alla sua visione. Questa fedeltà al proprio ideale è anche ciò che cerchiamo nella nostra selezione”.

Shyamalan ha aggiunto: “Mi sono sempre sentito un regista indipendente all’interno del sistema di Hollywood. Sono esattamente quelle cose in noi che sono diverse e non ortodosse che definiscono la nostra voce. Ho cercato di mantenere queste cose in me stesso e rallegrare gli altri per proteggere quegli aspetti nella loro arte e in se stessi. Essere invitato a far parte della Berlinale è profondamente significativo per me. Rappresenta il più alto imprimatur per un regista. Essere in grado di supportare e celebrare il miglior talento al mondo nella narrazione è un dono che ho accettato con gioia”.

Dopo una versione ibrida nel corso della pandemia svoltasi quest’anno, il Festival di Berlino tornerà ad essere un evento di persona dal 10 al 20 febbraio 2022. Eventi paralleli, l’European Film Market (10-17 febbraio), la Berlinale Co- Production Market (12-16 febbraio), Berlinale Talents (12-17 febbraio) e World Cinema Fund si concentreranno sulle offerte in loco e avranno anche una componente online. Inoltre, il Berlinale Series Market (14-16 febbraio) ospiterà una selezione di proiezioni di mercato e una conferenza sulle serie di fascia alta.

L’ultimo film di Shyamalan, Old, con Gael García Bernal, Vicky Krieps e Rufus Sewell, è uscito nelle sale internazionali durante l’estate. Attualmente il regista sta lavorando al suo prossimo film, Knock at the Cabin, che uscirà nel febbraio 2023.

Fonte: Variety

M. Night Shyamalan per un film Marvel/DC? Ecco cosa ha risposto

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M. Night Shyamalan per un film Marvel/DC? Ecco cosa ha risposto

Nonostante, soprattutto negli ultimi anni, M. Night Shyamalan abbia realizzato dei film che non hanno incontrato il gusto del grande pubblico, non ha mai tradito la sua visione e la sua visione unica, senza mai lasciarsi compromettere dal lavoro in studio.

Con Glass, al cinema dal 17 gennaio, il regista ha confermato questo suo modo di lavorare, e durante il tour di presentazione, ha confermato che per il momento i suoi supereroi sono gli unici che vuole raccontare al cinema, tanto che in passato ha anche rifiutato proposte per dirigere film con eroi Marvel e DC.

Parlando con Yahoo!, Shyamalan ha confermato che è stato avvicinato dagli studios. Il suo approccio sembra essere quello del “mai dire mai” anche se proseguendo nella risposta, ha spiegato che ci tiene molto alla sua libertà creativa e che gli piace lavorare con studios che assecondano questa libertà.

Ha specificato: “Non è giusto per [gli studi], perché vogliono fare [i loro film] in un determinato linguaggio. E se dicessi ‘Ehi, ho intenzione di fare questa inquadratura di 3 minuti dietro la sua testa, e voglio anche adottare un tono molto dark, e voglio che la sua motivazione sia davvero ambigua, e voglio sfidare il pubblico a renderli super-scomodi’. Voglio che allo studio vadano bene con queste cose.”

Glass, recensione del film di M. Night Shyamalan

In un’altra intervista con EW, il regista ha conferma che ci sono state “conversazioni poco impegnative in passato su queste cose”, prima di dire che se dovesse prendere il timone di un grande film di supereroi da studio, sarebbe dovuto essere un progetto che gli consentisse di portare avanti le sue stranezze.

I fan del lavoro di Shyamalan potrebbero anche gradire un film del regista di Philadelphia su personaggi noti, tuttavia la carriera di Night ci ha mostrato che lui non lavora certo al meglio lontano dalla sua confort zone, non a caso, il suoi film peggiori sono quelli che ha realizzato a disposizione di uno studio (o di una star, si veda After Earth).

Per la sua futura carriera ci auguriamo che il regista mantenga il suo stile e la sua autonomia, cosa che sembra essere stata ritrovata grazie al sodalizio con Jason Blum.

M. Night Shyamalan difende la controversa morte di David Dunn in Glass

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M. Night Shyamalan ha fornito una spiegazione in difesa della controversa scena della morte di David Dunn nel thriller d’azione Glass. Uscito nel 2019, Glass è l’ultimo film della trilogia di Unbreakable e ha come protagonisti Samuel L. Jackson, James McAvoy, Sarah Paulson e Bruce Willis.

L’originale Unbreakable seguiva David Dunn, l’unico sopravvissuto a un orribile incidente ferroviario, evento che spinge Elijah Price a credere che l’uomo sia in realtà un supereroe vivente. Dopo la sua uscita nel 2000, Unbreakable è stato seguito – a sorpresa – da un sequel nel 2017, Split, che raccontava di un uomo con 23 personalità distinte. Questo universo si è ufficialmente concluso con Glass, che ha riunito i personaggi di Split e Unbreakable fornendo una conclusione ad una trilogia che, nel 2000 (anno di uscita di Unbreakable), nessuna credeva potesse mai esistere.

Con disappunto di M. Night Shyamalan, Glass non è stato accolto bene dalla critica e non ha ricevuto l’attenzione che lo studio e il regista si aspettavano. Tuttavia, considerato il budget di produzione di 20 milioni di dollari, a livello globale il film ha incassato 241 milioni, generando così un eccezionale margine di profitto. Glass è l’ultima opera firmata da Shyamalan, il cui debutto risale alla fine degli anni ’90. Shyamalan ha ottenuto il plauso della critica grazie a The Sixth Sense – Il sesto senso del 1999, anche se non sempre i suoi film sono stati ben accolti. Oltre a Glass, infatti, anche altri titoli della sua filmografia come L’ultimo dominatore dell’aria e After Earth, sono stati stroncati dalla critica e/o accolti negativamente dal pubblico.

In una recente intervista con UPROXX, parlando della controversa conclusione di Glass, Shyamalan ha difeso la morte di David Dunn. Il regista giustifica l’annegamento del personaggio di Bruce Willis in una pozzanghera, dicendo che “alla fine, anche che la cosa più semplice può abbattere la persona più forte”. Per Shyamalan il finale può essere paragonato al mito del Tallone d’Achille: “Non hai bisogno di un esercito per abbattere l’uomo più forte di tutti se conosci la sua debolezza”.

In base a questa spiegazione, sembra che l’insoddisfazione del pubblico per il finale di Glass fosse in linea con le intenzioni di Shyamalan. Dopo che David Dunn è stato manipolato e ha lottato per l’intero film, morire in una pozzanghera ha lasciato il pubblico desideroso di un destino migliore per l’eroe. Molti hanno trovato la conclusione insoddisfacente e hanno messo in dubbio ciò che Shyamalan voleva effettivamente raccontare uccidendo il personaggio di Bruce Willis in un modo privo di intensità e tensione.

M. Night Shyamalan commenta la nuova strategia distributiva della WB

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Il regista M. Night Shyamalan ha parlato della nuova strategia distributiva della Warner Bros. per il 2021, etichettandola come una decisione ridicola. Shyamalan è noto a livello mondiale per aver diretto nel 1999 The Sixth Sense – Il sesto senso, che lo ha reso uno dei registi di thriller più apprezzati di sempre. Tuttavia, da quel grande successo la sua produzione è stata parecchio altalenante, spaziando da film molto apprezzati come Unbreakable e Split, ad altri che invece sono stati parecchio criticati, come Lady in the Water, After Earth e anche il più recente Glass. Tuttavia, grazie al piccolo schermo, è riuscito a riconquistare la fiducia del pubblico grazie alla fortunata serie horror Servant, distribuita da Apple TV+ (la seconda stagione debutterà il prossimo venerdì).

Servant ha già ricevuto il via libera per una terza stagione e nel frattempo Shyamalan è impegnato con la post-produzione del suo nuovo film, Old, adattamento di una graphic novel francese. La sua prossima fatica verrà distributia da Universal (che si era già occupata della release di tutti gli ultimi film del regista): una cosa positiva, dal momento che Shyamalan non sembra apprezzare particolarmente la nuova strategia distributiva messa in atto dalla Warner. Bros. Alla fine del 2020, la major ha annunciato che tutti i film previsti per l’anno corrente, inclusi attesissimi blockbuster come The Suicide Squad, Dune e Matrix 4, sarebbero stati distribuiti in contemporanea sia nelle sale che su HBO Max (nello specifico, la release sulla piattaforma di streaming avverrà senza costi aggiuntivi; il film sarà disponibile per un mese). Proprio di recente, Shyamalan si è unito al coro dei registi che si sono scagliati contro tale scelta.

Parlando con Fandom in occasione della promozione della stagione di Servant, a M. Night Shyamalan è stato chiesto di esprimere un giudizio sul piano di WB. Il regista lo ha definito “ridicolo”, soprattutto perché i registi non sono stati minimamente chiamati in causa. Ha aggiunto di sentirsi molto dispiaciuto per i registi coinvolti, specificando anche che non crede che questa strategia sia la risposta più giusta. Il regista ha anche spiegato che, al di là di quanto tempo ci vorrà per tornare in sala in totale sicurezza, l’esperienza cinematografica tornerà nelle nostre vite; c’è quindi un modo per i cinema di prosperare insieme allo streaming, senza per forza dover “cannibalizzare l’uno per l’altro”.

“Potete solo immaginare quale sia la mia reazione a tutto questo”, ha spiegato Shymalan. “È una scelta che non condivido affatto. Soprattutto perché i registi non sono stati coinvolti nella cosa. È ridicolo. Naturalmente, è tutto guidato dall’azienda… Mi dispiace per tutti i miei colleghi che l’hanno scoperto e che ora devono fare i conti con questa cosa. Non è la risposta più giusta. Non è certamente la risposta e spero vivamente che presto torneremo tutti al cinema. Tre mesi, quattro mesi, cinque mesi… al di là di quanto tempo ci vorrà. E spero che entrambi i metodi di fruizione possono coesistere. Spero che ci sia un intrattenimento di qualità destinato alle nostre case e un intrattenimento di qualità destinato al grande schermo. Non c’è bisogno di cannibalizzare l’uno per l’altro.” 

M. Night Shyamalan batte il primo ciak di Knock at the Cabin

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M. Night Shyamalan batte il primo ciak di Knock at the Cabin

Il regista M. Night Shyamalan ha iniziato la produzione del suo ultimo film, Knock at the Cabin. Shyamalan ha recentemente annunciato che Knock at the Cabin è il suo prossimo film, comunicando nella stessa situazione anche la data di uscita del 23 febbraio 2023. Il cast del film include Rupert Grint, Dave Bautista, Jonathan Groff, Nikki Amuka-Bird, Ben Aldridge e William Ragsdale. La trama di Knock at the Cabin è stata tenuta nascosta, come con per la maggior parte dei film di Shyamalan, anche se sembra essere qualcosa di simile a un film dell’orrore. Tuttavia, con i soliti colpi di scena di Shyamalan, chiunque potrebbe indovinare di cosa tratta effettivamente il film.

In un recente post su Twitter, Shyamalan ha annunciato l’inizio delle riprese di Knock at the Cabin, sottolineando che sarà il suo quindicesimo lungometraggio ad oggi. Il regista ha condiviso una foto del ciak con il logo del film, che appare sospeso in un’area nebbiosa e boscosa, conferendogli un’atmosfera un po’ horror. Shyamalan ha precedentemente affermato che Knock at the Cabin è stata la sceneggiatura più veloce che abbia mai scritto (battendo Signs) ed è lunga 100 pagine.

M. Night Shyamalan annuncia il titolo e la data d’uscita del suo nuovo film

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A poche settimane dall’uscita di Bussano alla Porta, M. Night Shyamalan annuncia il titolo e la data d’uscita del suo nuovo film: Trap arriverà in sala il 2 agosto 2024. L’annuncio è stato fatto nell’ambito di una comunicazione forse più importante, che vede Shyamalan passare alla Warner Bros, dopo anni di collaborazione con la Universal.

Al momento, non si sa nulla del prossimo film di Shyamalan a parte il suo semplice titolo, Trap, e la sua data di uscita. Nessun dettaglio della trama è stato condiviso. Mentre Trap sarà molto probabilmente un thriller di qualche tipo, è difficile individuare in quale sottogenere potrebbe rientrare, dato che lo stile caratteristico di Shyamalan fonde elementi psicologici e soprannaturali per creare narrazioni piene di suspense e spesso piene di colpi di scena.

Alcuni dei suoi migliori lavori, come Il Sesto Senso, sono meglio classificati come thriller psicologico, mentre ha anche mostrato una preferenza per storie post-apocalittiche come E venne il giorno, After Earth e Bussano alla Porta. Ha anche realizzato la sua trilogia di supereroi con Unbreakable, Split e Glass.

M. Night Shyamalan annuncia Glass, sequel di Split e Unbreakable

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M. Night Shyamalan annuncia Glass, sequel di Split e Unbreakable

Dopo l’avvento di Split al cinema, si attendeva questo annuncio a momenti, e M. Night Shyamalan non ha deluso i suoi fan. Il regista di Philadelphia ha annunciato via Twitter che il suo prossimo film si intitolerà Glass e sarà un sequel valido per lo stesso Split e per Unbrakable.

Il titolo del film, e chi ha memoria buona lo avrà capito al primo colpo, si riferisce sicuramente a Mr. Glass, nella traduzione italiana L’Uomo di Vetro, ovvero il nome da Supervillain che si era attribuito il personaggio di Sameul L. Jackson, Elijah Price, nel glorioso finale di Unbreakable.

Glass sarà il sequel di Split e Unbreakable

Il film Split, terzo di una trilogia, sarà un horror-thriller e vedrà nel cast Bruce Willis, Samuel L. Jackson, James McAvoy e Anya Taylor-Joy. La Universal Pictures tornerà a collaborare con la Blumhouse per la produzione di Glass, che arriverà al cinema il 18 Gennaio 2019.

Fonte: Variety

M. Night Shyamalan a Roma presenta Bussano alla porta: “tutti possiamo fare una scelta”

Quattro sconosciuti si presentano, armati, alla porta di una casa nel bosco, dove soggiornano due uomini e la loro figlia adottiva. Chiedono di entrare, non necessariamente con le buone maniere, e affermano di dover sottoporre i tre membri della famiglia ad una decisione dolorosa ma irrinunciabile, da cui dipendono le sorti dell’umanità. È questa la premessa alla base del nuovo film Bussano alla porta di M. Night Shyamalan, regista divenuto celebre per film come Il sesto senso, The Village e, più recentemente, Split e Old, con cui, tra allegorie e simbolismi, torna una volta di più a parlare della nostra contemporaneità.

Incontrando la stampa romana per presentare e spiegare questo suo nuovo progetto, liberamente tratto dal romanzo La casa alla fine del mondo di Paul Tremblay, M. Night Shyamalan decide di partire parlando di famiglia. “La famiglia è diventata sempre più centrale nei miei film, evidentemente per via del mio essere diventato padre. Ma le mie figlie oggi sono grandi, a breve potrebbero lasciare la nostra casa ed è difficile accettare di non poterle proteggere sempre. Il film nasce anche a partire da questa paura, dall’idea che un giorno qualsiasi potrebbe arrivare qualcuno a bussare alla tua porta e mettere in pericolo tutto ciò che conosci“.

Il peso delle scelte secondo Shyamalan

Quando ho letto il romanzo di Tremblay, – continua Shyamalan – ne sono rimasto affascinato. Una serie di elementi mi hanno spinto verso questa storia. Il senso generale di paura, il fatto che si svolga in un unico ambiente, l’utilizzo degli elementi soprannaturali e naturalmente l’aspetto centrale della scelta tragica. Decisi che era qualcosa su cui volevo investire il mio tempo, ma da subito sapevo anche di non voler dar vita ad una sua trasposizione fedele, quanto piuttosto ad una mia versione del racconto“. I cambiamenti apportati dal regista si ritrovano in particolare nel finale del film, a cui naturalmente non si farà qui riferimento per preservare il piacere della visione in sala del film.

Penso che i personaggi nel libro non compiano una vera e propria scelta – spiega però M. Night Shyamalanma la forza di quel racconto sta proprio nel fatto che dovresti essere chiamato a farla. Può essere positiva o negativa, non c’è una risposta giusta o sbagliata, ma devi fare una scelta. È lì che mi sono discostato dal romanzo, portando i miei personaggi a scontrarsi con la domanda «cosa faresti se fossi costretto a scegliere tra la tua famiglia e il destino dell’umanità?». Nel film si esplorano entrambe le possibilità, per poter infine giungere a proporre una soluzione a questo quesito.”

Bussano alla porta, tra religione, Apocalisse e speranze future

Come già avvenuto in suoi precedenti film, anche con Bussano alla porta M. Night Shyamalan condisce tale spunto di partenza con elementi biblici, da cui scaturiscono riflessioni sull’Apocalisse e le scelte che ogni essere umano può compiere nel suo quotidiano. “Il film si basa sullo scegliere di credere o meno a qualcosa. I personaggi sono persone comuni chiamate a qualcosa di grande, a dimostrazione che tutti siamo importanti, tutti possiamo fare una scelta e abbiamo la responsabilità di quello che ci succede attorno. Io provengo da una famiglia molto religiosa e ho imparato che tutti hanno bisogno di una storia a cui credere, in particolare i giovani, che si chiedono insistentemente il significato di alcune cose che accadono.”

M. Night Shyamalan Rome 2023
Foto di Giulia Parmigiani – Cortesia di Universal Pictures Italia

“Ma oggi è più difficile dare risposte a tutto ciò, perché ci siamo sempre più isolati e concentrati su noi stessi. – continua il regista – Il Covid ci ha fatto capire ancor di più che siamo tutti vulnerabili, non solo in senso biologico ma soprattutto emotivo. Questo è uno dei temi del film e sinceramente non trovo che le scelte dell’uomo e il concetto di Apocalisse siano così distanti tra loro. Anzi, non sono sicuro che ci sia una differenza tra le due cose. Siamo arrivati ad un punto molto critico e ci saranno rimasti appena un centinaio di anni se continuiamo così. Bisogna dunque ricordare che ciascuno di noi può fare qualcosa per gli altri e la comunicazione diventa fondamentale a tal proposito”.

Il gusto di un film “vecchio stile”

Quello che mi è piaciuto di questa storia è che è vicina al cinema che preferisco. – spiega poi M. Night ShyamalanHo perfino chiesto alla Universal di poter usare il loro vecchio logo. È un film vecchio stile, anche le lenti che ho usato sono degli anni Novanta, qualcosa addirittura degli anni Cinquanta. Ho usato strumenti pesanti, assolutamente poco pratiche rispetto a quelle di oggi. Ma in tutto questo c’è una bellezza che può venire soltanto da questo genere di limitazioni, non si può ottenere in altro modo. Puoi usare il dolly solo in maniera limitata, ad esempio, e questo costituisce un linguaggio, irriproducibile con gli strumenti moderni. Anche con la fotografia e la tavolozza dei colori siamo stati molto rigidi. Un regista è come un linguista: ha bisogno della sua ‘stele di rosetta’.”

Sotto questo punto di vista, il film ricorda E venne il giorno, ma la differenza è che lì il destino dell’umanità era già segnato. Si trattava solo di decidere come affrontarlo, cercando di controllarlo e tentare di salvarsi. Qui sono i personaggi a decidere. Questo ci permette di individuare la natura preziosa delle cose, delle nostre scelte. Possiamo percepire l’importanza delle nostre scelte. Tutte le cose orribili che sono accadute nella storia dell’umanità, ciascuno di noi è capace di farle. Siamo tutti capaci di cose orribili in determinate circostanze, ma anche di cose meravigliose. Se E venne il giorno era molto categorico da questo punto di vista, Bussano alla porta si pone invece più domande a riguardo. D’altronde sono affascinato dai personaggi di confine, mentre non ho mai avuto vero interesse per le storie prive di sfumature.

Il nuovo film di Shyamalan promette dunque di offrire una visione che chiama ad una partecipazione attiva, spingendo lo spettatore a porsi domande su questioni particolarmente attuali. Sembra proprio che anche questa volta il regista non lascerà indifferente il suo pubblico, provocando reazioni che, positive o negative che siano, potrebbero avere un impatto tutt’altro che passeggero. Per scoprire se ciò avverrà, bisogna attendere che il film arrivi in sala il 2 febbraio, distribuito dalla Universal. Nel cast, si potranno ritrovare gli attori Dave Bautista, Jonathan Groff, Ben Aldridge, Nikki Amuka-Bird, Kristen Cui, Abby Quinn e Rupert Grint.

M. Night Shyamalan a Roma per CityFest e Split

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M. Night Shyamalan a Roma per CityFest e Split

Il regista M. Night Shyamalan, autore di alcuni dei più importanti e sorprendenti successi cinematografici degli ultimi venti anni (Il Sesto Senso, candidato a sei Oscar, Unbreakable – Il Predestinato, Signs), sarà protagonista di una masterclass con il pubblico che si svolgerà giovedì 15 dicembre alle ore 19.30 presso il Multisala Barberini (Piazza Barberini 24/26, Roma).

L’evento – che rientra nel programma di CityFest, il contenitore di attività culturali della Fondazione Cinema per Roma presieduta da Piera Detassis – è curato da Mario Sesti in collaborazione con Universal Pictures International Italy.

Considerato dalla critica come l’erede di Steven Spielberg, M. Night Shyamalan, dialogando con Mario Sesti e con il pubblico, parlerà del suo ultimo film, il thriller psicologico Split, e del suo cinema fatto di raffinata tensione, atmosfere sovrannaturali e avvolgente mistero.

Prima dell’incontro, infatti, gli spettatori avranno l’opportunità di assistere all’anteprima del nuovo lavoro firmato dal cineasta indiano che sarà proiettato in lingua originale con sottotitoli e uscirà nelle sale italiane il 26 gennaio 2017. Con Split, che arriva dopo il grande successo di The Visit dello scorso anno, M. Night Shyamalan rinnova il sodalizio con il produttore Jason Blum (La notte del giudizio, la serie Insidious, The Gift): il film esplora i misteriosi meandri della mente dotata, ma frammentata, di Kevin, interpretato dall’attore candidato ai Golden Globe, James McAvoy (Espiazione, L’ultimo re di Scozia, la serie “X-Men”).

L’evento è a ingresso gratuito previo ritiro di un coupon (massimo due a persona) che sarà disponibile il giorno dell’evento presso il Multisala Barberini a partire dalle ore 17.30.

Sinossi

SPLIT

di M. Night Shyamalan, Stati Uniti, 2017, 116’

Cast: James McAvoy, Anya Taylor-Joy, Haley Lu Richardson, Jessica Sula, Betty Buckley, Kim Director

Sebbene Kevin (James McAvoy) abbia mostrato alla sua psichiatra di fiducia, la dottoressa Fletcher (Betty Buckley), ben 23 personalità, ne resta una ancora non manifesta, ma destinata a materializzarsi e a prendere il sopravvento su tutte le altre. Spinto a rapire tre adolescenti guidate dalla combattiva Casey (Anya Taylor-Joy, The Witch), Kevin ingaggia una guerra per la sopravvivenza tra tutte le personalità che convivono in lui, ma anche con chiunque gli stia intorno, mentre le barriere delle sue varie personalità cominciano frantumarsi. Per Split, Shyamalan e Blum hanno ricostituito il team di The Visit, con il produttore Marc Bienstock e i produttori esecutivi Ashwin Rajan e Steven Schneider.

M. Il figlio del secolo: Luca Marinelli sarà Benito Mussolini

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M. Il figlio del secolo: Luca Marinelli sarà Benito Mussolini

Nei panni di Benito Mussolini, sarà Luca Marinelli  il protagonista di M. Il figlio del secolo, la nuova serie Sky Original adattamento dell’omonimo romanzo di Antonio Scurati vincitore del Premio Strega e bestseller internazionale, che racconta la nascita del fascismo in Italia e l’ascesa al potere del Duce Benito Mussolini. Nominato ben 5 volte ai David di Donatello – fra cui la nomination che gli è valsa il premio per Lo chiamavano Jeeg Robot, film che gli ha fatto conquistare anche il Nastro d’Argento – Marinelli è fra i più apprezzati attori italiani, vincitore della Coppa Volpi come miglior attore a Venezia per Martin Eden e del prestigioso Shooting Stars Award al Festival di Berlino.

In otto episodi, come già annunciato la serie sarà diretta da Joe Wright, che batterà il primo ciak presso i Cinecittà Studios nelle prossime settimane e che nell’ambito della diciassettesima edizione della Festa del Cinema di Roma sarà oggi protagonista – insieme agli sceneggiatori Stefano Bises e Davide Serino – dell’incontro “M. La serie”.   Nils Hartmann, Executive Vice President Sky Studios per l’Italia e la Germania, ha commentato: «Per un grande progetto come ‘M.’ non potevamo che pensare a un talento autentico ed eclettico come Luca Marinelli, perfetto per un ruolo tanto complesso qual è quello di Mussolini. Un attore come pochi ce ne sono in Italia e nel mondo, che corteggiavamo da tempo e che siamo entusiasti di avere finalmente a bordo di questa nuova produzione Sky Studios, che si delinea ancora più, ora, nella sua unicità.  Con la regia di un maestro come Joe Wright e con la guida del testo di Scurati, adattato qui dalla scrittura di Stefano Bises e Davide Serino, siamo pronti a varare un progetto che segna nel nostro percorso creativo e produttivo un ulteriore passo in avanti».

Antonella d’Errico, Executive Vice President Programming Sky Italia, ha detto: «Talento, originalità e audacia contraddistinguono da sempre i nostri Sky Original, e ‘M.’, un progetto che abbiamo fortemente voluto, li esprime nella loro più intensa e raffinata accezione. Con questa nuovo titolo vogliamo offrire al nostro pubblico una storia unica, non solo importante ma necessaria, dal successo di Antonio Scurati, nella quale si incontrano il grande talento di un attore carismatico come Luca Marinelli, calato nel ruolo complesso di Mussolini, e la visione di un regista raffinato come Joe Wright».

Lorenzo Mieli, Amministratore Delegato di The Apartment Pictures, società del gruppo Fremantle, ha detto: «Sono estremamente felice del team artistico che abbiamo in ‘M’: Joe Wright è perfetto perché amo il modo in cui ha affrontato in passato la complessità dell’animo umano e i dilemmi etici del potere, e amo anche il modo in cui riesce a cambiare genere. Luca Marinelli è sicuramente uno dei più grandi attori della sua generazione e solo un grande attore come lui può interpretare un personaggio complesso come quello di Mussolini».

M. Il figlio del secolo è prodotta da Sky Studios e da Lorenzo Mieli per The Apartment Pictures, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Pathé.

La serie ripercorrerà la storia dalla fondazione dei Fasci Italiani nel 1919 fino al famigerato discorso di Mussolini in parlamento dopo l’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti nel 1925. Offrirà inoltre uno spaccato del privato di Mussolini e delle sue relazioni personali, tra cui quelle con la moglie Rachele, l’amante Margherita Sarfatti e con altre figure iconiche dell’epoca. Come il romanzo, la serie racconterà la storia di un paese che si è arreso alla dittatura e la storia di un uomo che è stato capace di rinascere molte volte dalle sue ceneri.

Scritta da Stefano Bises (Gomorra – La Serie, The New Pope, ZeroZeroZero, Speravo de morì prima) e Davide Serino (1992, 1993, Il Re, Esterno Notte), la serie racconterà gli accadimenti con accuratezza storica, con ogni evento, personaggio, dialogo e discorso storicamente documentato o testimoniato da più fonti. IL FIGLIO DEL SECOLO arriverà in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW in tutti i territori Sky in Europa. La distribuzione internazionale è di Fremantle.

Pubblicato in Italia da Bompiani nel 2018, il romanzo di Antonio Scurati M. Il figlio del secolo è stato tradotto ad oggi in 46 paesi, ha venduto oltre 600.000 copie. Negli Stati Uniti è edito da HarperCollins. È il primo di una trilogia dedicata da Scurati al fascismo e a Benito Mussolini: il secondo romanzo è M. L’UOMO DELLA PROVVIDENZA, cui ha fatto seguito da qualche settimana il terzo romanzo della serie bestseller, M. GLI ULTIMI GIORNI DELL’EUROPA, che si concentra sul cruciale triennio tra il 1938 e il 1940.

LA BIOGRAFIA DI LUCA MARINELLI

Nato nel 1984, Luca Marinelli si è diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, dove si è esibito in Sogno di una Notte d’Estate diretto da Carlo Cecchi. La sua performance fu notata da Saverio Costanzo, che lo scelse come coprotagonista del suo film La Solitudine dei Numeri Primi, dal romanzo di Paolo Giordano. Il film fu presentato in Concorso alla 67esima edizione della Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Nel 2011 ha interpretato il ruolo di Roberta nel film L’ Ultimo Terrestre di GIPI, anche questo presentato, ancora in Concorso, al Festival di Venezia.Nello stesso anno, inoltre, ha preso parte ai film Waves, diretto da Corrado Maria Sassi, Nina (di Elisa Fuksas) e al film per la TV Maria di Nazaret diretto da Giacomo Campiotti. Nel 2012 era protagonista nel film Tutti i Santi Giorni di Paolo Virzì, per il quale è stato nominato come miglior attore protagonista ai David di Donatello.

Ha poi preso parte al film Premio Oscar La Grande Bellezza, diretto da Paolo Sorrentino.Nel 2013 ha ricevuto dalla European Film Promotion lo Shooting Star Award al Festival di Berlino, assegnato ai dieci migliori giovani talenti del cinema europeo.Quello stesso anno ha poi recitato nel film di debutto di Alessandro Lunardelli Il Mondo Fino in Fondo, presentato alla Festa del Cinema di Roma.

Nel 2014, la sua interpretazione nel film Lo chiamavano Jeeg Robot diretto da Gabriele Mainetti gli è valsa diversi importanti riconoscimenti, fra cui il Ciak d’Oro, il Nastro d’argento e il David di Donatello come miglior attore non protagonista.

La sua carriera in ruoli per la TV continua nel 2014 con A Dangerous Fortune, diretto per il mercato tedesco da Christian Schwochow.

Nel 2015 era il coprotagonista del film di Claudio Caligari Non Essere Cattivo, presentato Fuori Concorso alla 72nd Mostra del Cinema di Venezia. Grazie alla sua interpretazione nel film ha fatto sua la seconda candidatura ai David di Donatello.

Quello stesso anno era nel cast di Tutto per una Ragazza, diretto da Andrea Molaioli, e di Lasciati Andare di Francesco Amato, per cui ha vinto il Ciak d’Oro come miglior attore non protagonista.

Nel 2016 è stato coprotagonista nel film di Fabio Mollo Il Padre d’Italia, che gli è valso una nomination ai Globi d’Oro e ai Nastri d’Argento; ha recitato poi nel film dei Fratelli Taviani Una questione Privata, adattamento dell’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio, ruolo per il quale ha vinto il Globo d’Oro come miglior attore. Nello stesso anno ha recitato nel film di Valerio Mastandrea Ricordi, presentato alle Giornate degli autori al Festival di Venezia, e ha interpretato Fabrizio de Andrè nella miniserie Fabrizio De Andrè – Principe libero, con cui ha fatto sua un’altra nomination ai David di Donatello.

Nel 2017 era nel cast della serie TV Trust, diretta dal Premio Oscar Danny Boyle, e due anni dopo (2019) ha diviso il set con Charlize Theron nell’action The Old Guard, diretto da Gina Prince-Bythewood. Nello stesso anno ha prestato la sua voce per l’audiobook del romanzo “Lamento di Portnoy” di Philip Roth, per Emons audiobooks.

Nel 2018 ha recitato nel film Martin Eden, tratto dal romanzo di Jack London e diretto da Pietro Marcello. Il film è stato presentato alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia dove si è aggiudicato la prestigiosa Coppa Volpi per il miglior attore, e ha ricevuto una nomination al premio come miglior attore protagonista agli European Film Awards. Nel 2019 è stato il protagonista di Diabolik dei Manetti Bros. Nel 2020 ha fatto parte della giuria internazionale della 70esima Berlinale, presieduta da Jeremy Irons.

Nel 2022 è il coprotagonista di Le otto montagne, diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, dal romanzo omonimo di Paolo Cognetti vincitore del Premio Strega 2018. Il film è stato presentato in concorso per la Palma d’Oro al 75esimo Festival di Cannes.

M. Il figlio del secolo: Luca Marinelli nei panni di Mussolini nelle prime foto dal set della serie Sky Original

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Arriva dall’appena inaugurato set romano di M. Il figlio del secolo la prima foto che svela Luca Marinelli nei panni di Benito Mussolini. L’attore è il protagonista della nuova serie Sky Original adattamento dell’omonimo romanzo di Antonio Scurati, vincitore del Premio Strega e bestseller internazionale, che racconta la nascita del fascismo in Italia e l’ascesa al potere del Duce. Nominato ben 5 volte ai David di Donatello – fra cui la nomination che gli è valsa il premio per Lo chiamavano Jeeg Robot, film che gli ha fatto conquistare anche il Nastro d’Argento – Marinelli è fra i più apprezzati attori italiani, vincitore della Coppa Volpi come miglior attore a Venezia per Martin Eden e del prestigioso Shooting Stars Award al Festival di Berlino.

In otto episodi, M. IL FIGLIO DEL SECOLO è in corso di riprese a Roma, diretta da Joe Wright e prodotta da Sky Studios e da Lorenzo Mieli per The Apartment Pictures, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Pathé.

photo credits Andrea Pirrello
photo credits Andrea Pirrello

La serie ripercorrerà la storia dalla fondazione dei Fasci Italiani nel 1919 fino al famigerato discorso di Mussolini in parlamento dopo l’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti nel 1925. Offrirà inoltre uno spaccato del privato di Mussolini e delle sue relazioni personali, tra cui quelle con la moglie Rachele, l’amante Margherita Sarfatti e con altre figure iconiche dell’epoca. Come il romanzo, la serie racconterà la storia di un paese che si è arreso alla dittatura e la storia di un uomo che è stato capace di rinascere molte volte dalle sue ceneri.

Scritta da Stefano Bises  (Gomorra – La SerieThe New PopeZeroZeroZeroSperavo de morì prima) e Davide Serino (1992, 1993, Il Re, Esterno Notte), la serie racconterà gli accadimenti con accuratezza storica, con ogni evento, personaggio, dialogo e discorso storicamente documentato o testimoniato da più fonti.  IL FIGLIO DEL SECOLO arriverà in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW in tutti i territori Sky in Europa. La distribuzione internazionale è di Fremantle.

About Sky Studios:

Sky Studios è la divisione di Sky dedicata alla programmazione originale in tutta Europa. Sviluppiamo, produciamo, commissioniamo e finanziamo contenuti originali — film e serie, drammi e commedie — per gli oltre 23 milioni di utenti Sky. Sulla scia del successo delle produzioni Sky Originals più acclamati dalla critica, come Chernobyl, vincitore di un Emmy, o Save Me Too, vincitore di un Bafta oltre a grandi successi internazionali comeDas Boot, A Discovery of Witches e Gangs of London. Sky Studios è la nuova casa creativa degli imperdibili Sky Originals, come The Midwich Cuckoos, Blocco 181 e Souls. Siamo uno Studio agile: sempre in cerca delle migliori storie inedite da voci nuove, al contempo sviluppiamo collaborazioni creative con I migliori autori, produttori e talenti dello schermo per portare agli spettatori storie che non troverebbero da nessun’altra parte. Dotati di fiuto per lo sviluppo di talenti e di strutture di produzione tra Regno Unito, Germania e Italia, conosciamo i gusti locali in tutta Europa meglio di chiunque altro e abbiamo in progetto di raddoppiare i nostri investimenti in contenuti originali entro il 2024, con il pieno sostegno di Comcast NBCUniversal. Stiamo inoltre sviluppando un nuovo studio televisivo e cinematografico, Sky Studios Elstree, destinato a generare oltre 2.000 nuovi posti di lavoro e investimenti in produzioni per altri tre miliardi di sterline nel settore creativo del Regno Unito, solo entro i primi cinque anni. 

About The Apartment Pictures:

The Apartment è una società fondata nel 2020 da Lorenzo Mieli e fa parte del gruppo Fremantle. The Apartment è nata per sviluppare e creare serie e film di scala globale in- vestendo nell’acquisizione di proprietà intellettuali e in accordi esclusivi con autori e talenti internazionali. The Apartment si posiziona sul mercato come incubatore di grandi progetti la cui produzione esecutiva, una volta sviluppati e finanziati, è realizzata da un network di società partner. The Apartment, tra le altre cose, firma con Wildside serie come The New Pope di Paolo Sorrentino, L’amica Geniale – Storia del nuovo cognome di Saverio Costanzo e We Are Who We Are di Luca Guadagnino. The Apartment ha prodotto nel 2021 The Hand of God di Paolo Sorrentino, nominato agli Oscar, ai Golden Globes e ai Bafta, e vincitore del Leone d’Argento Gran Premio della Giuria alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. La società nel 2022 ha prodotto, tra gli altri, la serie Esterno Notte di Marco Bellocchio, presentata al Festival di Cannes, e Bones and All di Luca Guadagnino, vincitore del Leone d’Argento per la Regia e del Premio Mastroianni all’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. CEO unico della società è Lorenzo Mieli.

M. Il figlio del secolo: la nuova serie Sky Original su Benito Mussolini

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Sky annuncia oggi M. Il figlio del secolo, una nuova serie drammatica Sky Original adattamento dell’omonimo romanzo di Antonio Scurati vincitore del Premio Strega e bestseller internazionale, che racconta la nascita del fascismo in Italia e l’ascesa al potere del Duce Benito Mussolini.

La serie Sky Studios in 8 episodi è prodotta da Lorenzo Mieli con The Apartment Pictures, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Pathé, e ripercorrerà la storia dalla fondazione dei Fasci Italiani nel 1919 fino al famigerato discorso di Mussolini in parlamento dopo l’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti nel 1925. Offrirà inoltre uno spaccato del privato di Mussolini e delle sue relazioni personali, tra cui quelle con la moglie Rachele, l’amante Margherita Sarfatti e con altre figure iconiche dell’epoca. Come il romanzo, la serie racconterà la storia di un paese che si è arreso alla dittatura e la storia di un uomo che è stato capace di rinascere molte volte dalle sue ceneri.

Scritta da Stefano Bises (Gomorra – La Serie, The New Pope, ZeroZeroZero, Speravo de morì prima), affiancato alla sceneggiatura da Davide Serino (1992, 1993, Il Re, Esterno Notte), la serie racconterà gli accadimenti con accuratezza storica, con ogni evento, personaggio, dialogo e discorso storicamente documentato o testimoniato da più fonti.

Nils Hartmann Executive Vice President Sky Studios Italy and Germany ha dichiarato: «Il libro di Antonio Scurati è un’opera senza precedenti nella letteratura italiana, per audacia, originalità, accuratezza. Realizzare una serie tv basata su questo lavoro è un’opportunità che non potevamo lasciarci sfuggire. Con la collaborazione e la creatività del team di The Apartment, ci caliamo nel materiale incandescente di questo racconto, per offrire al pubblico di Sky una serie originale davvero unica, sull’ascesa e la caduta di un uomo e su quell’eredità storica con cui il nostro Paese e il mondo devono ancora fare i conti».

Antonella d’Errico Executive Vice President Programming Sky Italia ha dichiarato: «M è un libro eccezionale e potentissimo, che raccontando quel “figlio del secolo” che così profondamente ha segnato il nostro Novecento, fa della nostra storia più recente e dolorosa, e del suo protagonista, un romanzo davvero unico nel suo genere. Un racconto necessario e urgente che siamo orgogliosi di portare sullo schermo, insieme a The Apartment e in compagnia dell’autore Antonio Scurati. Ci addentriamo in un territorio controverso, affrontando un tema duro e ancora per larga parte irrisolto della nostra contemporaneità, con quello che speriamo sia per i nostri spettatori un importante viaggio emotivo e intellettuale. Un viaggio che, siamo sicuri, ci coinvolgerà totalmente».

Lorenzo Mieli, CEO The Apartment Pictures, ha dichiarato: «Realizzare questa serie oggi ha un grande valore. In questi anni abbiamo assistito alla nascita di forme nuove di populismo, sovranismo e autoritarismo. Tracce dell’uomo che cento anni fa fece la Marcia su Roma si possono ritrovare in molti protagonisti dei tempi in cui viviamo. Ancor più adesso che l’Europa è tornata ad essere teatro di guerra. “M” racconta i meccanismi perversi di empatia e violenza, di manipolazione e modernità che un secolo fa hanno travolto l’Italia. E poco dopo il mondo. È un racconto di straordinaria attualità, ma anche un viaggio nelle smodate ambizioni, capacità seduttive, relazioni e paure di un uomo che ha fatto innamorare di sé una parte consistente del popolo italiano per poi trascinarlo in un baratro. In cui alla fine lui stesso ha trovato la morte».

Antonio Scurati ha dichiarato: «M narra – per la prima volta dall’interno – l’avvento della dittatura fascista e il potere sinistro del dittatore, Benito Mussolini. Un tema di tragica attualità. Sono felice che una serie prolunghi il progetto letterario. Abbiamo bisogno di narrazioni capaci di risvegliare la passione della libertà. La lotta tra democrazia e dittature non è finita».

Le riprese di M. Il figlio del secolo avranno inizio nel 2023 e la serie arriverà su Sky e in streaming su NOW in tutti i territori Sky in Europa. La distribuzione internazionale è di Fremantle.

Pubblicato in Italia da Bompiani nel 2018, il romanzo di Antonio Scurati M. IL FIGLIO DEL SECOLO è stato tradotto ad oggi in 46 paesi, ha venduto oltre 600.000 copie e uscirà oggi negli Stati Uniti edito da HarperCollins.

M. Il figlio del secolo: Joe Wright alla regia della nuova serie Sky Original

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Sarà il pluripremiato regista di fama internazionale Joe Wright (L’ora più buia, Espiazione, Cyrano) a dirigere M. Il figlio del secolo, la nuova serie Sky Original adattamento dell’omonimo romanzo di Antonio Scurati vincitore del Premio Strega e bestseller internazionale, che racconta la nascita del fascismo in Italia e l’ascesa al potere del Duce Benito Mussolini.

Wright, che dirigerà tutti gli otto episodi della serie e batterà il primo ciak presso i Cinecittà Studios nelle prossime settimane, ha dichiarato: «Portare sullo schermo un romanzo come “M – Il figlio del secolo” è una sfida incredibile che non vedo l’ora di affrontare. Spero di riuscire a restituire le luci e le ombre di un periodo storico e di un personaggio che, nel bene e nel male, hanno definito un’intera era».

Nell’ambito della diciassettesima edizione della Festa del Cinema di Roma, il 18 ottobre il regista inglese sarà inoltre protagonista, insieme agli sceneggiatori Stefano Bises e Davide Serino, dell’incontro “M. La serie”.

M. Il figlio del secolo è una serie prodotta da Sky Studios e da Lorenzo Mieli per The Apartment Pictures, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Pathé.

M. Il figlio del secolo, la trama

La serie ripercorrerà la storia dalla fondazione dei Fasci Italiani nel 1919 fino al famigerato discorso di Mussolini in parlamento dopo l’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti nel 1925. Offrirà inoltre uno spaccato del privato di Mussolini e delle sue relazioni personali, tra cui quelle con la moglie Rachele, l’amante Margherita Sarfatti e con altre figure iconiche dell’epoca. Come il romanzo, la serie racconterà la storia di un paese che si è arreso alla dittatura e la storia di un uomo che è stato capace di rinascere molte volte dalle sue ceneri.

Scritta da Stefano Bises (Gomorra – La Serie, The New Pope, ZeroZeroZero, Speravo de morì prima) e Davide Serino (1992, 1993, Il Re, Esterno Notte), la serie racconterà gli accadimenti con accuratezza storica, con ogni evento, personaggio, dialogo e discorso storicamente documentato o testimoniato da più fonti.

M. Il figlio del secolo arriverà in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW in tutti i territori Sky in Europa. La distribuzione internazionale è di Fremantle.

Pubblicato in Italia da Bompiani nel 2018, il romanzo di Antonio Scurati M. IL FIGLIO DEL SECOLO è stato tradotto ad oggi in 46 paesi, ha venduto oltre 600.000 copie. Negli Stati Uniti è edito da HarperCollins.

È il primo di una trilogia dedicata da Scurati al fascismo e a Benito Mussolini: il secondo romanzo è M. L’UOMO DELLA PROVVIDENZA, cui ha fatto seguito da qualche settimana il terzo romanzo della serie bestseller, M. GLI ULTIMI GIORNI DELL’EUROPA, che si concentra sul cruciale triennio tra il 1938 e il 1940.

BIOGRAFIA JOE WRIGHT

Il regista Joe Wright ha studiato al St. Martin’s College di Londra. Con i suoi nove lungometraggi da regista usciti ad oggi, Wright ha collezionato, tra candidature e vittorie, 35 BAFTA, 24 Academy Awards e 12 Golden Globe.

Nel 2005 debutta alla regia di un lungometraggio con ORGOGLIO & PREGIUDIZIO, con Keira Knightley, Matthew MacFadyen, Rosamund Pike e Donald Sutherland. Il film gli ha fatto vincere il Premio BAFTA come miglior regista.

ESPIAZIONE, adattamento del libro di Ian McEwan, esce nel 2007. Scritto da Christopher Hampton e interpretato da Knightley e James McAvoy, il film vince un Oscar per la migliore colonna sonora originale.

Nel 2009 esce il film IL SOLISTA, con Robert Downey Jr. e Jamie Foxx, seguito nel 2011 da HANNA, che vede protagoniste Cate Blanchett and Saoirse Ronan.

Nel settembre 2012 Wright presenta al pubblico ANNA KARENINA con Keira Knightley, Jude Law e Aaron Taylor-Johnson, che vince un BAFTA e un Oscar per i migliori costumi. Poco dopo Wright debutta nel mondo del teatro con TRELAWNY OF THE WELLS in scena al Donmar Theatre, seguito da A SEASON IN THE CONGO con Chiwetel Ejiofor, in scena al Young Vic.

Nel 2015 collabora con la Warner Bros per il lungometraggio PAN – VIAGGIO SULL’ISOLA CHE NON C’È. Il film, che vede Hugh Jackman fra i protagonisti, è una lettera d’amore agli scritti di JM Barrie e segue un giovane Peter mentre viaggia verso l’Isola che non c’è. Nel 2017 esce L’ORA PIÙ BUIA con Kristin Scott Thomas, Lily James e Gary Oldman che vince l’Oscar come miglior attore protagonista per la sua performance nei panni di Sir Winston Churchill.

LA DONNA ALLA FINESTRA è arrivato nel maggio 2021 su Netflix. Il cast comprende Amy Adams, Julianne Moore e Gary Oldman. L’ultimo film di Wright è CYRANO, musical tratto dal “Cyrano de Bergerac” di Edmond Rostand. Vede come protagonisti Peter Dinklage, Haley Bennett, Kelvin Harrison Jr. e Ben Mendelsohn.

M. Il figlio del secolo, le foto dal red carpet con Joe Wright e Luca Marinelli

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Si è tenuta questa sera il red carpet di M. Il figlio del secolo, la serie (recensione) SKY fuori concorso all’81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Ecco le foto del regista Joe Wright accompagnati dal cast Luca Marinelli, Francesco Russo, Barbara Chichiarelli, Benedetta Cimatti, Lorenzo Zurzolo, Gaetano Bruno, Paolo Pierobon, Vincenzo Nemolato.

Scritta da Stefano Bises (Gomorra – La Serie, The New Pope, ZeroZeroZero, Speravo de morì prima) e Davide Serino (1992, 1993, Il Re, Esterno Notte), con soggetto di serie e soggetti di puntata firmati da Stefano Bises, Davide Serino e Antonio Scurati, la serie racconterà gli accadimenti che portarono Mussolini a impossessarsi dell’Italia e a fondare la dittatura in modo storicamente accurato, ampiamente documentato e testimoniato da più fonti.

La colonna sonora è composta da Tom Rowlands, noto anche per essere parte del duo britannico di musica elettronica The Chemical Brothers, tra i pionieri che hanno portato il big beat in prima linea nella cultura pop, scalando le classifiche di tutto il mondo. Pluripremiati, hanno all’attivo 6 Grammy Awards, 1 Brit Award, 1 MTV Europe Music Award e un NMA Award.

Il cast di M – Il Figlio del Secolo

Accanto a Marinelli nel cast Francesco Russo (Call My Agent – Italia, A classic horror story, Freaks Out), che interpreta Cesare Rossi; Barbara Chichiarelli (Suburra – La serie, The Good Mothers, Favolacce) nei panni di Margherita Sarfatti; Benedetta Cimatti (Ricordi?, Tina Anselmi – Una vita per la democrazia) in quelli di Donna Rachele; Federico Majorana (Prisma, Favolacce, Padre Pio) interpreta Amerigo Dumini; Lorenzo Zurzolo (EO, Prisma, Baby) è invece Italo Balbo. E ancora Federico Mainardi (Il ritorno di Casanova, Il mammone) che interpreta Albino Volpi; Maurizio Lombardi (The Young Pope, The New Pope, 1992, Ripley) nei panni di Emilio De Bono;  Gianmarco Vettori (La Belva, Briganti, Padrenostro) in quelli di Dino Grandi; Gaetano Bruno (Martin Eden, Indivisibili, Il Cacciatore, Doc – Nelle tue mani) che interpreta Giacomo Matteotti; Paolo Pierobon (Rapito, Esterno notte, Qui rido io, 1994) nei panni di Gabriele D’Annunzio; Elena Lietti (Il Miracolo,Anna, Il sol dell’avvenire, Siccità) è Velia Titta, moglie di Giacomo Matteotti; Gianluca Gobbi (Fabrizio De Andrè – Principe Libero) nel ruolo di Cesare Maria de Vecchi; Gabriele Falsetta (Io sono l’amore) in quello di Roberto Farinacci. Vincenzo Nemolato (La chimera, Tutto chiede salvezza, Supersex) interpreta Vittorio Emanuele III.

La trama di M – Il Figlio del Secolo

“M – Il Figlio del Secolo” racconta l’ascesa politica di Mussolini e della sua creatura: il fascismo. Prima un movimento, poi un partito che Mussolini conduce fino al vertice del governo italiano per poi sovvertire la democrazia e instaurare la dittatura.

Attraverso un linguaggio contemporaneo – con Mussolini che rompe la quarta parete e si rivolge direttamente a noi per rivelarci i suoi pensieri più inconfessabili e commentare le svolte della Storia – la serie offre un ritratto originale, “pop”, a tratti pregno di umorismo nero, dell’uomo che, pur avendo tradito ideali, persone e istituzioni, pur essendosi macchiato di atti di violenza inaudita, fece innamorare di sé l’Italia intera, diventandone l’incontrastato Duce.

M – Il Figlio del Secolo: il trailer ufficiale

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M – Il Figlio del Secolo: il trailer ufficiale

Debutterà già a inizio anno una fra le serie più attese del 2025: da venerdì 10 gennaio arriverà in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW, come annunciato dal nuovo trailer appena rilasciato, la serie Sky Original M – Il Figlio del Secolo, dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati vincitore del Premio Strega e bestseller internazionale (edito da Bompiani).

Reduce da un’accoglienza calorosissima all’81esima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove è stata presentata fuori concorso, la serie in otto episodi diretta da Joe Wright (L’ora più buia, Espiazione, Cyrano) racconta la nascita del fascismo in Italia e l’ascesa al potere di Benito Mussolini. A interpretare il Duce uno fra i più apprezzati attori italiani, Luca Marinelli, vincitore del David di Donatello, del Nastro d’Argento, della Coppa Volpi a Venezia e del prestigioso Shooting Stars Award al Festival di Berlino.

M – Il Figlio del Secolo è prodotta da Sky Studios e da Lorenzo Mieli per The Apartment, società del gruppo Fremantle, in co-produzione con Pathé, in associazione con Small Forward Productions, in collaborazione con Fremantle e CINECITTÀ S.p.A.. La distribuzione internazionale è di Fremantle.

Come il romanzo di partenza, la serie racconterà la storia di un Paese che si è arreso alla dittatura e la storia di un uomo che è stato capace di rinascere molte volte dalle sue ceneri. Ripercorrerà la Storia dalla fondazione dei Fasci Italiani nel 1919 fino al famigerato discorso di Mussolini in Parlamento nel gennaio del 1925, dopo l’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti. Offrirà, inoltre, uno spaccato del privato di Mussolini e delle sue relazioni personali, tra cui quelle con la moglie Rachele, con l’amante Margherita Sarfatti e con altre figure iconiche dell’epoca.

M – Il Figlio del Secolo Foto Sky

M – Il Figlio del Secolo: recensione della serie di Joe Wright con Luca Marinelli

Scritta da Stefano Bises (Gomorra – La Serie, The New Pope, ZeroZeroZero, Speravo de morì prima) e Davide Serino (1992, 1993, Il Re, Esterno Notte), con soggetto di serie e soggetti di puntata firmati da Stefano Bises, Davide Serino e Antonio Scurati, la serie racconterà gli accadimenti che portarono Mussolini a impossessarsi dell’Italia e a fondare la dittatura in modo storicamente accurato, ampiamente documentato e testimoniato da più fonti.

La colonna sonora è composta da Tom Rowlands, noto anche per essere parte del duo britannico di musica elettronica The Chemical Brothers, tra i pionieri che hanno portato il big beat in prima linea nella cultura pop, scalando le classifiche di tutto il mondo. Pluripremiati, hanno all’attivo 6 Grammy Awards, 1 Brit Award, 1 MTV Europe Music Award e un NMA Award.

Accanto a Marinelli nel cast Francesco Russo (Call My Agent – Italia, A classic horror story, Freaks Out), che interpreta Cesare Rossi; Barbara Chichiarelli (Suburra – La serie, The Good Mothers, Favolacce) nei panni di Margherita Sarfatti; Benedetta Cimatti (Ricordi?, Tina Anselmi – Una vita per la democrazia) in quelli di Donna Rachele; Federico Majorana (Prisma, Favolacce, Padre Pio) interpreta Amerigo Dumini; Lorenzo Zurzolo (EO, Prisma, Baby) è invece Italo Balbo. E ancora Federico Mainardi (Il ritorno di Casanova, Il mammone) che interpreta Albino Volpi; Maurizio Lombardi (The Young Pope, The New Pope, 1992, Ripley) nei panni di Emilio De Bono;  Gianmarco Vettori (La Belva, Briganti, Padrenostro) in quelli di Dino Grandi; Gaetano Bruno (Martin Eden, Indivisibili, Il Cacciatore, Doc – Nelle tue mani) che interpreta Giacomo Matteotti; Paolo Pierobon(Rapito, Esterno notte, Qui rido io, 1994) nei panni di Gabriele D’Annunzio; Elena Lietti (Il Miracolo, Anna, Il sol dell’avvenire, Siccità) è Velia Titta, moglie di Giacomo Matteotti; Gianluca Gobbi (Fabrizio De Andrè – Principe Libero) nel ruolo di Cesare Maria de Vecchi; Gabriele Falsetta (Io sono l’amore) in quello di Roberto Farinacci.Vincenzo Nemolato (La chimera, Tutto chiede salvezza, Supersex) interpreta Vittorio Emanuele III.

M – Il Figlio del Secolo Foto Sky

La trama di M – Il Figlio del Secolo

“M – Il Figlio del Secolo” racconta l’ascesa politica di Mussolini e della sua creatura: il fascismo. Prima un movimento, poi un partito che Mussolini conduce fino al vertice del governo italiano per poi sovvertire la democrazia e instaurare la dittatura.

Attraverso un linguaggio contemporaneo – con Mussolini che rompe la quarta parete e si rivolge direttamente a noi per rivelarci i suoi pensieri più inconfessabili e commentare le svolte della Storia – la serie offre un ritratto originale, “pop”, a tratti pregno di umorismo nero, dell’uomo che, pur avendo tradito ideali, persone e istituzioni, pur essendosi macchiato di atti di violenza inaudita, fece innamorare di sé l’Italia intera, diventandone l’incontrastato Duce.

M – il figlio del Secolo, intervista Joe Wright e Luca Marinelli: “Il fascismo è la politicizzazione della mascolinità tossica”

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Debutto in anteprima mondiale all’81° edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica della Biennale di Venezia, per la nuova serie Sky Original M – il figlio del Secolo, dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati vincitore del Premio Strega e bestseller internazionale (edito da Bompiani) che racconta la nascita del fascismo in Italia e l’ascesa al potere di Benito Mussolini.

A parlarne sono intervenuti il regista Joe Wright, e il protagonista, Luca Marinelli, che per regalarci questa interpretazione, ha dolorosamente e faticosamente messo da parte il suo essere antifascista convinto.

Joe Wright: “Per quello che riguarda il personaggio, l’uomo e il politico non sono scindibili. Per me il fascismo è la politicizzazione della mascolinità tossica. Mussolini è fatto di rapporti intessuti a livello familiare, con gli amici e poi con la nazione e il mondo. Era importante sottolineare questo suo essere unico.”

M – il figlio del Secolo, lo sguardo in macchina di Mussolini

“Lo sguardo in macchina del protagonista è il modo che abbiamo trovato di raccontare allo spettatore la maniera in cui lui si esprime rispetto ai suoi pensieri. E’ stato un uomo che non ha mai detto cosa pensava perché ha sempre ingannato tutti quelli che aveva intorno, dalla famiglia alla nazione e forse a se stesso. Abbiamo pensato di farlo parlare direttamente al pubblico per far capire al pubblico quali fossero i suoi pensieri, sicuramente ha cercato di controllare sempre la sua narrazione, perché solo così poteva avere la possibilità di vincere.”

“Lavoro ormai da anni con Valerio Bonelli (montatore, ndr) e lui è in grado di leggere nella mia mente mente giro. Penso al montaggio mentre lavoro e lui riesce a tradurre questi miei pensieri. Per quello che riguarda invece la colonna sonora dei Chemical Brothers, avevo bisogno di qualcosa che desse ritmo rispetto all’estetica dell’epoca. I riferimenti sono stati molteplici, tra questi c’era il cinema di Dziga Vertov. E io volevo trasmettere l’energia del futurismo che ha caratterizzato quell’epoca, ma non potevo farlo con una musica che all’epoca risultava moderna, perché oggi sarebbe invece sembrata “d’epoca” e non avrebbe colto l’avanguardia di quello che era il fascismo all’epoca. In questo modo ho provato a dare un senso di vitalità.”

Come mai il fascismo è ancora oggi allettante? A questa domanda, Joe Wright ha risposto rintracciando all’interno dell’invenzione di Mussolini una volontà di sfruttamento dell’insoddisfazione delle persone nei periodi difficili.

“L’invenzione di Mussolini in riferimento al populismo dell’estrema destra è un’invenzione che ha ruotato intorno allo sfruttamento di legittime preoccupazioni delle persone, uno sfruttamento che ricorre alla paura. Naturalmente queste paure ci accompagnano e la società vive periodi sereni e difficili, durante i quali emergono queste figure che tentano a sfruttare le paure delle persone che a loro volta credono che questa sia la strada per risolvere le questioni.” 

M. Il figlio del secolo
photo credits Andrea Pirrello

Luca Marinelli si è sforzato di sospendere il giudizio per M – il figlio del Secolo

Luca Marinelli: “Come mi è stato presentato, passare attraverso al libro di Scurati, approcciarmi all’intelligente trasposizione cinematografica di quel libro, e sapere che tutto sarebbe stato diretto da Joe Wright mi ha fatto sentire le spalle protette. Abbiamo lavorato fianco a fianco e non avrei fatto un metro senza di lui.”

“Per fare questo lavoro bisogna approcciarsi al personaggio sempre sospendendo il giudizio, e diciamo che per quei sette mesi, da antifascista quale sono, sospendere il giudizio è stata una delle cose più dolorose che io abbia mai fatto. Ho pensato però che potesse essere l’approccio più onesto per tentare di avvicinarmi a questa persona.”

“Volevo che arrivasse tutta l’importanza del progetto, che tutti noi condividiamo una gigantesca ignoranza, me per primo, che non abbiamo fatto i conti con il passato, perché come vedete la storia si ripresenta, oggi, nel nostro presente. Ma soprattutto perché noi non abbiamo veramente conosciuto quello che ci ha preceduto.”

La scoperta di come era davvero “lui” attraverso scritti e ricerca

“Mi sono preparato come ogni ruolo, andando ad attingere dalle fonti, dal libro di Scurati prima di tutto, ma anche dai filmati dell’Istituto Luce, video molto controllati che offrono solo un aspetto trionfante di lui. Mi è stato molto utile un libro, scritto da Ranuccio Bianchi Bandinelli, che è stato un archeologo molto importante dell’epoca che venne costretto a fare da guida a Mussolini durante la visita di Hitler in Italia. E lì ho trovato una descrizione schiettissima di una persona antifascista che ne parla per quello che veramente era.”

M – il figlio del Secolo sarà disponibile su Sky a partire dall’inizio del 2025.

M Night Shyamalan sta girando l’Horror Sundown

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M Night Shyamalan sta girando l’Horror Sundown

Il regista M Night Shyamalan ha annunciato tramite il suo profilo twitter che sta girando un horror a bassissimo budget intitolato Sundown. La conferma arriva dai suoi twitter che svelano il progetto fino ad ora nascosto.

Leggi anche: Labor of Love: Shyamalan e Bruce Willis ritornano insieme

Sempre dai suoi twitt apprendiamo che il film si baserà su una sua sceneggiatura originale e che alcuni dei suoi attori non hanno nemmeno letto lo script ma lavoreranno alla cieca. Inoltre Night Shyamalan si dice molto sicuro della bravura dei protagonisti del film. Il film sarà girato in una casa a Philadelphia e le riprese sono iniziate il 19 Febbraio.

WhoSay - image from M. Night Shyamalan

 

Alcune immagini dal set:

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Vi ricordiamo che il regista presto ritornerà insieme a Bruce Willis nell’annunciato film Labor of Love.

Fonte: MNightShyamalanfans

M – Il Figlio del Secolo: recensione della serie di Joe Wright con Luca Marinelli

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Tra gli eventi speciali del Fuori Concorso di Venezia 81, c’è anche la presentazione di M – Il Figlio del Secolo, la serie Sky diretta da Joe Wright e interpretata da Luca Marinelli, adattamento del l’omonimo romanzo premio Strega di Antonio Scurati.

La trasposizione, a opera di Stefano Bises e Davide Serino, propone un ritratto moderno e graffiante di Benito Mussolini e della sua ascesa politica, dalla fondazione dei Fasci di Combattimento fino all’imposizione della più feroce dittatura che l’Italia abbia conosciuto. Un’ascesa fulminea, acclamata da una popolazione allo stremo dopo le sofferenze della Prima Guerra Mondiale, che ha permesso l’apertura verso un movimento che avrebbe dovuto risollevare l’italianità ferita e che ha invece trascinato il Paese, dopo indicibili e ingiustificabili violenze interne, verso la disfatta della Seconda Guerra Mondiale.

M – Il Figlio del Secolo ha il ritmo della contemporaneità

Gli elementi caratteristici di M – Il Figlio del Secolo sono innanzitutto linguistici. Joe Wright, regista di comprovato rigore e inventiva, si affida ancora una volta a Valerio Bonelli, montatore con cui lavora dal 2017, e conferisce alla serie un ritmo forsennato e allo stesso tempo ordinato, che replica la velocità e il rigore del Futurismo, corrente letteraria all’interno della quale è fiorito il contesto culturale in cui si inserisce Mussolini filosofo della nuova italianità. Il fascismo nasce dalle aberrazioni di quella corrente di pensiero e il ritmo che Bonelli e Wright danno alla serie lo rappresenta in maniera eccellente.

M – Il Figlio del Secolo Foto Sky

Interessante è anche l’uso della musica contemporanea con il coinvolgimento del Chemical Brothers: far risultare moderno e d’impatto un pensiero come quello fascista ricorrendo alla filologia musicale dell’epoca, sarebbe stato controproducente. Invece, una musica moderna e di rottura, rispetto alle immagini e all’epoca, ha sullo spettatore contemporaneo lo stesso effetto che deve aver avuto il pensiero fascista sull’italiano medio di inizio novecento.

Grottesco e rivolto direttamente al pubblico

A questo comparto tecnico ricercato e puntuale si aggiunge un’interpretazione di Luca Marinelli sempre sul limite della macchietta. Il tono grottesco adottato per la maggior parte delle scene della serie, le angolature forzate e insolite della macchina da presa sono senza dubbio elementi che contribuiscono a dipingere un Mussolini sgradevole e spregiudicato, ma fermamente convinto dei suoi mezzi e del suo scopo alto, della sua investitura a ammodernatore dello Stato. Il Mussolini di Marinelli si vuole differenziare da tutti quelli che gli stanno intorno, mente a tutti e per questo alla fine è davvero solo. Persino chi lo segue, adottandone i metodi di violenza e prevaricazione, viene poi allontanato e Benito, guardando più volte in macchina, come a parlare con se stesso e con lo spettatore, si trova costretto a prendere le distanze da quello che lui stesso ha creato.

M. Il figlio del secolo
photo credits Andrea Pirrello

E Marinelli porta a compimento un lavoro egregio, soprattutto alla luce delle sue dichiarazioni in cui confessa che “da antifascista, sospendere il giudizio sul personaggio è stata una delle cose più difficili e dolorose che abbia mai fatto nella mia carriera”. Accanto a Marinelli nel cast Francesco Russo, che interpreta Cesare Rossi; Barbara Chichiarelli nei panni di Margherita Sarfatti; Benedetta Cimatti in quelli di Donna Rachele; Federico Majorana interpreta Amerigo Dumini; Lorenzo Zurzolo è invece Italo Balbo.

M – Il Figlio del Secolo si candida a essere l’evento televisivo italiano più importante di questa stagione e forse anche per le stagioni a venire, un prodotto che parla purtroppo anche della contemporaneità e che potrebbe essere accolto con favore anche al di fuori dei confini nazionali. Disponibile su Sky e NOW dal 10 gennaio 2025 con i primi due episodi.

M – il figlio del secolo: il primo trailer della serie con Luca Marinelli

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Rilasciato oggi il teaser trailer della nuova serie Sky Original M – IL FIGLIO DEL SECOLO, dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati vincitore del Premio Strega e bestseller internazionale, che racconta la nascita del fascismo in Italia e l’ascesa al potere di Benito Mussolini che verrà presentata in anteprima mondiale, fuori concorso, all’81esima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

La serie, che al Lido di Venezia verrà mostrata in tutti i suoi otto episodi, è diretta da Joe Wright (L’ora più buiaEspiazioneCyrano) e prodotta da Sky Studios e da Lorenzo Mieli per The Apartment, società del gruppo Fremantle, in co-produzione con Pathé, in associazione con Small Forward Productions, in collaborazione con Fremantle, CINECITTÀ S.p.A. e Sky.

Arriverà nel 2025 in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW in tutti i territori in cui Sky opera in Europa. La distribuzione internazionale è di Fremantle.

Le prime immagini di M – Il figlio del secolo

A interpretare il Duce uno fra i più apprezzati attori italiani, Luca Marinelli, vincitore del David di Donatello, del Nastro d’Argento, della Coppa Volpi a Venezia e del prestigioso Shooting Stars Award al Festival di Berlino.

Come il romanzo, la serie racconterà la storia di un Paese che si è arreso alla dittatura e la storia di un uomo che è stato capace di rinascere molte volte dalle sue ceneri. Ripercorrerà la Storia dalla fondazione dei Fasci Italiani nel 1919 fino al famigerato discorso di Mussolini in Parlamento nel 1925, dopo l’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti. Offrirà, inoltre, uno spaccato del privato di Mussolini e delle sue relazioni personali, tra cui quelle con la moglie Rachele, con l’amante Margherita Sarfatti e con altre figure iconiche dell’epoca.

Scritta da Stefano Bises (Gomorra – La SerieThe New PopeZeroZeroZeroSperavo de morì prima) e Davide Serino (1992, 1993, Il Re, Esterno Notte), con soggetto di serie e soggetti di puntata firmati da Stefano Bises, Davide Serino e Antonio Scurati, la serie racconterà gli accadimenti con accuratezza storica, con ogni evento, personaggio, dialogo e discorso storicamente documentato o testimoniato da più fonti.

La colonna sonora è composta da Tom Rowlands, noto anche per essere parte del duo britannico di musica elettronica The Chemical Brothers, tra i pionieri che hanno portato il big beat in prima linea nella cultura pop, scalando le classifiche di tutto il mondo. Pluripremiati, hanno all’attivo 6 Grammy Awards, 1 Brit Award, 1 MTV Europe Music Award e un NMA Award.

Accanto a Marinelli nel cast Francesco Russo (Call My Agent – ItaliaA classic horror storyFreaks Out), che interpreta Cesare Rossi; Barbara Chichiarelli (Suburra – La serieThe Good MothersFavolacce) nei panni di Margherita Sarfatti; Benedetta Cimatti (Ricordi?Tina Anselmi – Una vita per la democrazia) in quelli di Donna Rachele; Federico Majorana (PrismaFavolaccePadre Pio) interpreta Amerigo Dumini; Lorenzo Zurzolo (EOPrismaBaby) è invece Italo Balbo. E ancora Federico Mainardi (Il ritorno di CasanovaIl mammone) che interpreta Albino Volpi; Maurizio Lombardi (The Young PopeThe New Pope1992Ripley) nei panni di Emilio De Bono;  Gianmarco Vettori (La BelvaBrigantiPadrenostro) in quelli di Dino Grandi; Gaetano Bruno (Martin EdenIndivisibiliIl CacciatoreDoc – Nelle tue mani) che interpreta Giacomo Matteotti; Paolo Pierobon (RapitoEsterno notteQui rido io1994) nei panni di Gabriele D’Annunzio; Elena Lietti (Il MiracoloAnnaIl sol dell’avvenireSiccità) è Velia Titta, moglie di Giacomo Matteotti; Gianluca Gobbi (Fabrizio De Andrè – Principe Libero) nel ruolo di Cesare Maria de Vecchi; Gabriele Falsetta (Io sono l’amore) in quello di Roberto Farinacci. Vincenzo Nemolato (La chimera, Tutto chiede salvezza, Supersex) interpreta Vittorio Emanuele III.

M – il Figlio del Secolo: guida ai personaggi

M – il Figlio del Secolo: guida ai personaggi

“Per il futuro, l’avanguardia, la rivoluzione: oggi nasce il fascismo”: la fondazione dei Fasci di combattimento, nel 1919, da parte di Benito Mussolini sancisce la nascita di un movimento, poi partito, che avrebbe radunato intorno a sé in pochi anni milioni di seguaci in giro per l’Italia uscita malconcia dalla Grande Guerra.

Un’Italia che si consegnerà al suo Duce arrendendosi a 20 anni di una dittatura sanguinosa, la pagina più oscura della nostra Storia. Ma è da quegli inizi così incerti e ancora fortemente avversati che parte il torrenziale racconto, potente quanto contemporaneo di M – IL FIGLIO DEL SECOLO (la nostra recensione), la nuova serie Sky Original diretta da Joe Wright su Sky e in streaming su NOW, in esclusiva, da domani, 10 gennaio. A interpretare il Duce uno fra i più apprezzati attori italiani, Luca Marinelli.

M. Il figlio del secolo
photo credits Andrea Pirrello

Ecco tutti gli interpreti principali di M – Il Figlio del Secolo e il corrispettivo personaggio storico che interpretano:

  • Luca Marinelli è Benito Mussolini;
  • Francesco Russo è Cesare Rossi, sindacalista, giornalista e politico italiano. Fascista della prima ora;
  • Barbara Chichiarelli è Margherita Sarfatti, critica d’arte, nota per la sua importanza nel panorama culturale internazionale del tempo;
  • Benedetta Cimatti è Rachele, la moglie di Mussolini;
  • Federico Majorana è Amerigo Dumini, capo della squadra fascista che sequestrò e uccise il deputato socialista Giacomo Matteotti nel 1924;
  • Gaetano Bruno è Giacomo Matteotti, politico, giornalista e antifascista italiano, segretario del Partito Socialista Unitario, Fu rapito e assassinato il 10 giugno 1924 da una squadra fascista;
  • Fulvio Falzarano è Giovanni Giolitti, politico italiano, cinque volte presidente del Consiglio dei ministri, il secondo più longevo nella storia italiana dopo Benito Mussolini;
  • Massimo De Lorenzo è Alfredo Rocco, giurista e politico italiano, al cui nome è legato il Codice penale da lui varato e tuttora in vigore;
  • Lorenzo Zurzolo è Italo Balbo, politico, generale e aviatore italiano;
  • Federico Mainardi è Albino Volpi, militare e criminale italiano, fu dirigente fascista e squadrista;
  • Vincenzo Nemolato è Vittorio Emanuele III, re d’Italia;
  • Gianmarco Vettori è Dino Grandi, politico e diplomatico italiano, passato alla storia per la presentazione dell’omonimo ordine del giorno al Gran consiglio del fascismo del 25 luglio 1943 che portò alla destituzione di Benito Mussolini;
  • Gabriele Falsetta è Roberto Farinacci, politico, giornalista e generale italiano. È stato segretario del Partito Nazionale Fascista;
  • Maurizio Lombardi è Emilio De Bono, membro del Partito Nazionale Fascista fu uno dei quadrumviri della marcia su Roma;
  • Daniele Trombetti è Cesare Forni, politico italiano;
  • Gianluca Gobbi è Cesare Maria de Vecchi, quadrumviro della marcia su Roma e Ministro dell’educazione nazionale;
  • Cosima Centurioni è Bianca Ceccato, minorenne, sua assistente personale al Popolo d’Italia;
  • Alberto Astorri è Luigi Facta, noto per aver svolto per ultimo l’incarico di Presidente del Consiglio dei ministri prima del governo Mussolini;
  • Amedeo Gulla è Augusto Malacria, autista dell’auto con la quale fu rapito Matteotti;
  • Paolo Pierobon è Gabriele D’Annunzio.
M - Il Figlio del secolo
M – Il Figlio del Secolo Foto Sky

Dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati vincitore del Premio Strega e bestseller internazionale (edito da Bompiani) sulla nascita del fascismo in Italia e l’ascesa al potere di Mussolini, la serie è prodotta da Sky Studios e da Lorenzo Mieli per The Apartment, società del gruppo Fremantle, in co-produzione con Pathé, in associazione con Small Forward Productions, in collaborazione con Fremantle e CINECITTÀ S.p.A. La distribuzione internazionale è di Fremantle.

Scritta da Stefano Bises (Gomorra – La Serie, The New Pope, ZeroZeroZero, Speravo de morì prima) e Davide Serino (1992, 1993, Il Re, Esterno Notte), con soggetto di serie e soggetti di puntata firmati da Stefano Bises, Davide Serino e Antonio Scurati, la serie racconterà gli accadimenti che portarono Mussolini a impossessarsi dell’Italia e a fondare la dittatura in modo storicamente accurato, ampiamente documentato e testimoniato da più fonti.

Disponibili dal 10 gennaio su Sky e NOW i primi due episodi di M – Il Figlio del Secolo. Ecco la trama:

Il 23 Marzo 1919 Mussolini fonda i Fasci di Combattimento, il movimento che incarna il suo credo politico rivoluzionario. Ma la conquista del consenso è lontana: i primi Fasci sono solo poche centinaia di reduci di guerra, storpi e disperati; e qualcuno gli ruba la scena: il poeta ed eroe di guerra D’Annunzio prende militarmente Fiume. Così Mussolini si butta sulle elezioni: vincono i vecchi compagni socialisti, ora nemici, lui non prende voti e viene arrestato.

Rimesso in libertà da sconfitto, Mussolini medita di lasciare la politica. Ma un’occasione inattesa gli fa cambiare idea: gli scioperi indetti dai socialisti, che paralizzano il Paese, inducono latifondisti e industriali a cercare l’aiuto dei fasci per riportare ordine con la forza. Il fascismo, nato per sollevare gli ultimi, rinnega operai e contadini e abbraccia la causa dei padroni e dei borghesi. E grazie ai nuovi alleati entra in parlamento.

M – Il Figlio del Secolo, domani il terzo e quarto episodio

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M – Il Figlio del Secolo, domani il terzo e quarto episodio

Divide et impera. Il caos come viatico per il potere: la prepotenza, la crudeltà come mezzi per piegare un’Italia già fragile. In un paese terrorizzato dalla lotta tra classi, Mussolini (interpretato da Luca Marinelli) fomenta disordini e violenza per destabilizzare le istituzioni e farsi così strada a passo di marcia (su Roma) verso il governo nei nuovi episodi, terzo e quarto, di M – Il Figlio del Secolo, la nuova serie Sky Original diretta da Joe Wright disponibili da domani, 17 gennaio, in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW.

I primi 2 episodi, intanto, che hanno raccontato i primissimi anni dell’ascesa al potere di Benito Mussolini e del fascismo, dalla fondazione dei Fasci di combattimento nel 1919 fino all’ingresso dei “figli del nuovo secolo” in Parlamento, in una settimana hanno mediato più di 1 milione di spettatori, con oltre 2 milioni di contatti per il primo episodio, guadagnando alla serie dal premiato romanzo di Antonio Scurati, la top 3 dei debutti di un titolo Sky Original dal 2021 ad oggi. Ottima anche le performance sui social: la serie sta generando su tutte le piattaforme un conversato altissimo e le prime due puntate hanno ottenuto sugli account Sky e NOW più di 200mila interazioni e oltre 5 milioni di video views.

La serie è prodotta da Sky Studios e da Lorenzo Mieli per The Apartment, società del gruppo Fremantle, in co-produzione con Pathé, in associazione con Small Forward Productions, in collaborazione con Fremantle e CINECITTÀ S.p.A. La distribuzione internazionale è di Fremantle.

M – Il Figlio del Secolo è scritta da Stefano Bises (Gomorra – La Serie, The New Pope, ZeroZeroZero, Speravo de morì prima) e Davide Serino(1992, 1993, Il Re, Esterno Notte), con soggetto di serie e soggetti di puntata firmati da Stefano Bises, Davide Serino e Antonio Scurati.

La trama del terzo quarto episodio di M – Il Figlio del Secolo

In un paese segnato da classi in lotta, la strategia di Mussolini è fomentare disordini e violenza, destabilizzare le istituzioni e offrirsi poi come l’unico in grado di riportare l’ordine e tenere a freno le sue camicie nere. Ma quando si tratta di fermare la violenza per davvero, i fascisti gli si rivoltano contro.

La violenza delle camicie nere terrorizza le istituzioni. Mussolini capisce che invece di fermarla è il momento di sfruttarla fino in fondo, e minaccia un’insurrezione armata se non otterrà una forte presenza fascista nel governo. Sotto la minaccia di una rivolta che non ha nessuna possibilità di riuscire Mussolini ottiene anche di più: diventa capo del governo.

Il cast di M – Il Figlio del Secolo

Accanto a Marinelli nel cast Francesco Russo (Call My Agent – Italia, A classic horror story, Freaks Out), che interpreta Cesare Rossi; Barbara Chichiarelli (Suburra – La serie, The Good Mothers, Favolacce) nei panni di Margherita Sarfatti; Benedetta Cimatti (Ricordi?, Tina Anselmi – Una vita per la democrazia) in quelli di Donna Rachele; Federico Majorana (Prisma, Favolacce, Padre Pio) interpreta Amerigo Dumini; Lorenzo Zurzolo (EO, Prisma, Baby) è invece Italo Balbo.

E ancora Federico Mainardi (Il ritorno di Casanova, Il mammone) che interpreta Albino Volpi; Maurizio Lombardi (The Young Pope, The New Pope, 1992, Ripley) nei panni di Emilio De Bono; Gianmarco Vettori (La Belva,Briganti, Padrenostro) in quelli di Dino Grandi; Gaetano Bruno (Martin Eden, Indivisibili, Il Cacciatore, Doc – Nelle tue mani) che interpreta Giacomo Matteotti; Paolo Pierobon (Rapito, Esterno notte, Qui rido io, 1994) nei panni di Gabriele D’Annunzio; Elena Lietti (Il Miracolo, Anna, Il sol dell’avvenire, Siccità) è Velia Titta, moglie di Giacomo Matteotti;Gianluca Gobbi (Fabrizio De Andrè – Principe Libero) nel ruolo di Cesare Maria de Vecchi; Gabriele Falsetta (Io sono l’amore) in quello di Roberto Farinacci. Vincenzo Nemolato (La chimera, Tutto chiede salvezza, Supersex) interpreta Vittorio Emanuele III.

La serie è in onda tutti i venerdì in prima serata su Sky Atlantic (oltre a essere disponibile on demand – anche in 4K HDR).

M – Il figlio del secolo in anteprima a Venezia 81

M – Il figlio del secolo in anteprima a Venezia 81

Debutto in anteprima mondiale all’81esima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove viene presentata oggi, 5 settembre, fuori concorso, per la nuova serie Sky Original M – Il figlio del secolo, dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati vincitore del Premio Strega e bestseller internazionale (edito da Bompiani) che racconta la nascita del fascismo in Italia e l’ascesa al potere di Benito Mussolini.

La serie, che al Lido di Venezia viene mostrata in tutti i suoi otto episodi e arriverà nel 2025 in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW, è diretta da Joe Wright (L’ora più buia, Espiazione, Cyrano) e prodotta da Sky Studios e da Lorenzo Mieli per The Apartment, società del gruppo Fremantle, in co-produzione con Pathé, in associazione con Small Forward Productions, in collaborazione con Fremantle, CINECITTÀ S.p.A.. La distribuzione internazionale è di Fremantle.

A interpretare il Duce uno fra i più apprezzati attori italiani, Luca Marinelli, vincitore del David di Donatello, del Nastro d’Argento, della Coppa Volpi a Venezia e del prestigioso Shooting Stars Award al Festival di Berlino.

Come il romanzo, la serie racconterà la storia di un Paese che si è arreso alla dittatura e la storia di un uomo che è stato capace di rinascere molte volte dalle sue ceneri. Ripercorrerà la Storia dalla fondazione dei Fasci Italiani nel 1919 fino al famigerato discorso di Mussolini in Parlamento nel 1925, dopo l’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti. Offrirà, inoltre, uno spaccato del privato di Mussolini e delle sue relazioni personali, tra cui quelle con la moglie Rachele, con l’amante Margherita Sarfatti e con altre figure iconiche dell’epoca.

Scritta da Stefano Bises (Gomorra – La Serie, The New Pope, ZeroZeroZero, Speravo de morì prima) e Davide Serino (1992, 1993, Il Re, Esterno Notte), con soggetto di serie e soggetti di puntata firmati da Stefano Bises, Davide Serino e Antonio Scurati, la serie racconterà gli accadimenti che portarono Mussolini a impossessarsi dell’Italia e a fondare la dittatura in modo storicamente accurato, ampiamente documentato e testimoniato da più fonti.

La colonna sonora è composta da Tom Rowlands, noto anche per essere parte del duo britannico di musica elettronica The Chemical Brothers, tra i pionieri che hanno portato il big beat in prima linea nella cultura pop, scalando le classifiche di tutto il mondo. Pluripremiati, hanno all’attivo 6 Grammy Awards, 1 Brit Award, 1 MTV Europe Music Award e un NMA Award.

Il cast di M – Il Figlio del Secolo

Accanto a Marinelli nel cast Francesco Russo (Call My Agent – Italia, A classic horror story, Freaks Out), che interpreta Cesare Rossi; Barbara Chichiarelli (Suburra – La serie, The Good Mothers, Favolacce) nei panni di Margherita Sarfatti; Benedetta Cimatti (Ricordi?, Tina Anselmi – Una vita per la democrazia) in quelli di Donna Rachele; Federico Majorana (Prisma, Favolacce, Padre Pio) interpreta Amerigo Dumini; Lorenzo Zurzolo (EO, Prisma, Baby) è invece Italo Balbo. E ancora Federico Mainardi (Il ritorno di Casanova, Il mammone) che interpreta Albino Volpi; Maurizio Lombardi (The Young Pope, The New Pope, 1992, Ripley) nei panni di Emilio De Bono;  Gianmarco Vettori (La Belva, Briganti, Padrenostro) in quelli di Dino Grandi; Gaetano Bruno (Martin Eden, Indivisibili, Il Cacciatore, Doc – Nelle tue mani) che interpreta Giacomo Matteotti; Paolo Pierobon (Rapito, Esterno notte, Qui rido io, 1994) nei panni di Gabriele D’Annunzio; Elena Lietti (Il Miracolo,Anna, Il sol dell’avvenire, Siccità) è Velia Titta, moglie di Giacomo Matteotti; Gianluca Gobbi (Fabrizio De Andrè – Principe Libero) nel ruolo di Cesare Maria de Vecchi; Gabriele Falsetta (Io sono l’amore) in quello di Roberto Farinacci. Vincenzo Nemolato (La chimera, Tutto chiede salvezza, Supersex) interpreta Vittorio Emanuele III.

La trama di M – Il Figlio del Secolo

“M – Il Figlio del Secolo” racconta l’ascesa politica di Mussolini e della sua creatura: il fascismo. Prima un movimento, poi un partito che Mussolini conduce fino al vertice del governo italiano per poi sovvertire la democrazia e instaurare la dittatura.

Attraverso un linguaggio contemporaneo – con Mussolini che rompe la quarta parete e si rivolge direttamente a noi per rivelarci i suoi pensieri più inconfessabili e commentare le svolte della Storia – la serie offre un ritratto originale, “pop”, a tratti pregno di umorismo nero, dell’uomo che, pur avendo tradito ideali, persone e istituzioni, pur essendosi macchiato di atti di violenza inaudita, fece innamorare di sé l’Italia intera, diventandone l’incontrastato Duce.

M – Il Figlio del secolo debutta con i primi due episodi su SKY

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M – Il Figlio del secolo debutta con i primi due episodi su SKY

“Per il futuro, l’avanguardia, la rivoluzione: oggi nasce il fascismo”: la fondazione dei Fasci di combattimento, nel 1919, da parte di Benito Mussolini sancisce la nascita di un movimento, poi partito, che avrebbe radunato intorno a sé in pochi anni milioni di seguaci in giro per l’Italia uscita malconcia dalla Grande Guerra. Un’Italia che si consegnerà al suo Duce arrendendosi a 20 anni di una dittatura sanguinosa, la pagina più oscura della nostra Storia. Ma è da quegli inizi così incerti e ancora fortemente avversati che parte il torrenziale racconto, potente quanto contemporaneo di M – Il Figlio del secolo, la nuova serie Sky Original diretta da Joe Wright su Sky e in streaming su NOW, in esclusiva, da domani, 10 gennaio. A interpretare il Duce uno fra i più apprezzati attori italiani, Luca Marinelli.

Dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati vincitore del Premio Strega e bestseller internazionale (edito da Bompiani) sulla nascita del fascismo in Italia e l’ascesa al potere di Mussolini, la serie (la nostra recensione) è prodotta da Sky Studios e da Lorenzo Mieli per The Apartment, società del gruppo Fremantle, in co-produzione con Pathé, in associazione con Small Forward Productions, in collaborazione con Fremantle e CINECITTÀ S.p.A. La distribuzione internazionale è di Fremantle.

Scritta da Stefano Bises (Gomorra – La Serie, The New Pope, ZeroZeroZero, Speravo de morì prima) e Davide Serino (1992, 1993, Il Re, Esterno Notte), con soggetto di serie e soggetti di puntata firmati da Stefano Bises, Davide Serino e Antonio Scurati, la serie racconterà gli accadimenti che portarono Mussolini a impossessarsi dell’Italia e a fondare la dittatura in modo storicamente accurato, ampiamente documentato e testimoniato da più fonti.

La trama dei primi due episodi di M – Il Figlio del secolo

Il 23 Marzo 1919 Mussolini fonda i Fasci di Combattimento, il movimento che incarna il suo credo politico rivoluzionario. Ma la conquista del consenso è lontana: i primi Fasci sono solo poche centinaia di reduci di guerra, storpi e disperati; e qualcuno gli ruba la scena: il poeta ed eroe di guerra D’Annunzio prende militarmente Fiume. Così Mussolini si butta sulle elezioni: vincono i vecchi compagni socialisti, ora nemici, lui non prende voti e viene arrestato.

Rimesso in libertà da sconfitto, Mussolini medita di lasciare la politica. Ma un’occasione inattesa gli fa cambiare idea: gli scioperi indetti dai socialisti, che paralizzano il Paese, inducono latifondisti e industriali a cercare l’aiuto dei fasci per riportare ordine con la forza. Il fascismo, nato per sollevare gli ultimi, rinnega operai e contadini e abbraccia la causa dei padroni e dei borghesi. E grazie ai nuovi alleati entra in parlamento.

Il cast di M – Il Figlio del secolo

Accanto a  Luca Marinelli nel cast Francesco Russo (Call My Agent – Italia, A classic horror story, Freaks Out), che interpreta Cesare Rossi; Barbara Chichiarelli (Suburra – La serie, The Good Mothers, Favolacce) nei panni di Margherita Sarfatti; Benedetta Cimatti (Ricordi?, Tina Anselmi – Una vita per la democrazia) in quelli di Donna Rachele; Federico Majorana (Prisma, Favolacce, Padre Pio) interpreta Amerigo Dumini;Lorenzo Zurzolo (EO, Prisma, Baby) è invece Italo Balbo. E ancoraFederico Mainardi (Il ritorno di Casanova, Il mammone) che interpreta Albino Volpi; Maurizio Lombardi (The Young Pope, The New Pope, 1992, Ripley) nei panni di Emilio De Bono; Gianmarco Vettori (La Belva,Briganti, Padrenostro) in quelli di Dino Grandi; Gaetano Bruno (Martin Eden, Indivisibili, Il Cacciatore, Doc – Nelle tue mani) che interpreta Giacomo Matteotti; Paolo Pierobon (Rapito, Esterno notte, Qui rido io, 1994) nei panni di Gabriele D’Annunzio; Elena Lietti (Il Miracolo, Anna, Il sol dell’avvenire, Siccità) è Velia Titta, moglie di Giacomo Matteotti;Gianluca Gobbi (Fabrizio De Andrè – Principe Libero) nel ruolo di Cesare Maria de Vecchi; Gabriele Falsetta (Io sono l’amore) in quello di Roberto Farinacci. Vincenzo Nemolato (La chimera, Tutto chiede salvezza, Supersex) interpreta Vittorio Emanuele III.

La serie andrà tutti i venerdì in prima serata su Sky Atlantic (oltre a essere disponibile on demand – anche in 4K HDR).

L’uomo senza colpa, la recensione del film Premio Ettore Scola

L’uomo senza colpa, la recensione del film Premio Ettore Scola

C’è da augurarsi che la presenza e il volto di Valentina Carnelutti possano fungere da traino per un film come L’uomo senza colpa, dal 22 giugno distribuito al cinema da Arch Film in collaborazione con Athena cinematografica. Nell’opera prima di Ivan Gergolet, già vincitore del premio Ettore Scola del Pubblico del Bifest (e passato per i festival di Pechino, Sofia e Tallin), è lei la protagonista di una storia tagliente, fatta di silenzi e vuoti da riempire, nella quale la vediamo affiancata dagli ottimi Branko Zavrsan e Enrico Inserra.

Amianto e morti sul lavoro: un dramma personale, di tutti

Ed è lei la Angela che, a Monfalcone, vive sola dalla morte del marito, morto di un cancro ai polmoni causato dalla polvere di amianto respirata in fabbrica. Addetta alle pulizie, un giorno scopre che nell’ospedale in cui presta servizio è stato ricoverato Francesco Gorian, l’ex datore di lavoro del marito ormai costretto a letto da un ictus e bisognoso di assistenza.

E’ lo stesso figlio dell’uomo a chiederle di aiutarlo a gestire la situazione e le offre un lavoro fisso come badante nella villa fuori dalla città. Una occasione per Angela di consumare la sua vendetta e punire Gorian, che però – per indole ed etica – non riesce a non accudire. Incapace di fargli del male, la donna decide per un piano alternativo, nel quale rischia di perdere la sua migliore amica, sua figlia, la sua dignità.

Una storia vera, un tormento senza fine

100.000 morti all’anno e 125 milioni in totale, sono le vittime del cosiddetto ‘dramma dell’amianto’ e di una specifica contaminazione che – nonostante sia stato bandito nel 1992, come sottolinea lo stesso regista – “sta facendo una strage“, anche nell’area del nord-est italiano al confine con la Slovenia dove il film è ambientato, anche nella sua propria famiglia, dove suo padre,”che da giovane ha lavorato in un importante cantiere navale, ha respirato le polveri ed è a rischio, come tutta quella generazione di lavoratori“. Una denuncia, e insieme un tentativo di dare voce alla richiesta di giustizia delle tante famiglie colpite, che nasce 15 anni fa, dopo il cortometraggio Polvere. E che dalla polvere riparte, come si vede nell’allegorico e surreale prologo di una vicenda fin troppo radicata nella verità di fatti accaduti.

L’ambientazione ospedaliera prima e casalinga poi ricordano quelle di tanti thriller horror, genere con il quale – pur affrontando il tema in maniera tanto onesta e realistica – il film ha molto in comune, soprattutto nella sua forza di penetrazione nello spettatore. Che Gergolet conquista con un film capace di posarsi e sedimentare nella coscienza di ciascuno come la polvere di amianto protagonista, di restare dentro, simbolicamente, grazie alle sue molte suggestioni e spunti di riflessione, visto che anche l’empatia istintiva qui non è né una risposta né un porto sicuro dal quale osservare gli eventi.

Non esiste vendetta più dolce

Il comportamento di Angela è ambiguo, condivisibile ed esecrabile insieme, lei stessa è confusa, divisa tra rabbia e pietà, vendetta e perdono, ed è proprio qui la potenza del film, che il regista – esordiente nella finzione, ma niente affatto privo di esperienza – costruisce affidando alla geometria di certe inquadrature, le scenografie, le location e il commento sonoro (per non parlare della lingua slovena) un ruolo fondamentale. Anche nella rappresentazione del tormento di vittime e carnefici, costretti alla stessa prigione, forse alla stessa condanna, e per questo a specchiarsi gli uni negli altri.

Il passato è doloroso, il giudizio è complicato, la colpa impossibile da espiare. E così vendetta e perdono finiscono per confondersi, rovesciarsi, nell’abile messa in scena di  Gergolet, che senza sprecare parole racconta una donna, un uomo, due famiglie, una comunità, un mondo, il nostro, fatto anche di recrudescenze etniche, ingiustizie sociali (come ricorda il sentito cameo di Paolo Rossi o la paura di affidarsi a sconosciuti alla fine della propria vita). Difficile non farsi coinvolgere a uno – o più – di questi livelli, senza moralismi o certezze incrollabili, o non aprire gli occhi sulla complessità di certe situazioni, spesso nascoste nel non detto o nell’inconscio dei sopravvissuti.

L’Uomo nel buio – Man in the Dark recensione del film con Stephen Lang

Dopo esser sopravvissuto all’effrazione del gruppo di giovani in Don’t Breathe, impossibile abbandonare un personaggio come quello del veterano cieco della guerra del Golfo interpretato da Stephen Lang. Soprattutto considerati gli oltre 150 milioni di dollari incassati a fronte di un budget di appena una decina. Ma quando è il momento iniziale di un film a regalare la scena di maggior tensione e suspense, la parabola successiva può regalare grandi soddisfazioni o una delusione cocente.

Probabilmente è un’estremizzazione, ma sapendolo padre vendicativo di una figlia rimasta vittima di un incidente stradale, la sequenza iniziale pone interessanti premesse per lo sviluppo successivo del L’Uomo nel buio – Man in the Dark portato in sala dalla Warner Bros. Un titolo nel quale il senso di giustizia del protagonista sembra essere molto cambiato, ma non la sua missione o l’approccio distorto alla vita e alle relazioni affettive.

Man in the Dark 2, il sequel

Il sequel di quello che da noi era uscito in sala come Man in the Dark, è ambientato negli anni successivi all’escalation di violenza e crudeltà di cinque anni fa, e in un’altra casa. Dove ora l’anziano Norman Nordstrom vive in pace con la piccola Phoenix (Madelyn Grace), apparentemente integrato nella comunità che lo circonda e meno isolato di una volta. E anche per questo più facilmente rintracciabile dal proprio passato, che inevitabilmente torna a chiedere conto di vecchi peccati.

Un modo di chiudere il cerchio che aveva visto l’indifeso vecchio farsi carnefice e che ora lo mostra non più ‘villain’ ma nei panni di una sorta di antieroe con cui empatizzare. Una scommessa, per i registi dei due film (rispettivamente Fede Alvarez e Rodo Sayagues) che qui mostrano qualche debolezza nella veste di co-sceneggiatori. Forse più interessati a seguire il redivivo personaggio che a guidarlo, pur approfondendo con più o meno fortuna i temi principali della giustizia e di quali siano i criteri che definiscono una famiglia.

Né thriller, né revenge movie

Una scelta che si fonda sulla presenza carismatica dello Stephen Lang di Avatar o Tombstone, ma che finisce per non fornire una identità precisa alla narrativa. Che non arriva mai a essere un thriller, limitandosi a tentare la carta del revenge movie… al contrario. Sfruttando poco e parzialmente tanto la minima premessa familiare quanto il tesoretto accumulato nel precedente, chissà se per permettere agli spettatori del solo sequel – che difficilmente saranno più di quelli di allora – di non trovarsi spaesati.

Un ottimismo che fa onore alla produzione, che pure si conferma in grado di inanellare una serie di più che degne scene di combattimento casalingo e di sequenze che gli aficionados dei giustizieri violenti gradiranno sicuramente (sebbene faticando a sospendere l’incredulità). Elementi che ci riconnettono direttamente alla struttura del primo, che però aveva tra i suoi punti di forza una storia e un crescendo che qui non si poteva pensare di raggiungere solo con il twist narrativo che arriva prima della metà del film o con l’agghiacciante situazione che costituisce il cuore del film e anticipa le efferatezze del finale.

Nel 1989 era stato Furia cieca a rivelarci come un uomo privo della vista fosse in grado di trasformarsi da povero invalido in pericoloso antagonista… Viene da chiedersi se negli anni ’90 un seguito avrebbe indebolito anche quello e la carica magnetica di Rutger Hauer.

L’uomo Fiammifero

L’uomo Fiammifero

L’uomo Fiammifero Di Marco Chiarini , 2009 Con Francesco Pannofino , Marco Leonzi , Greta Castagna, Tania Innamorati

Trama: Nell’agosto del 1982, Simone vive da solo col padre, dopo la morte della mamma avvenuta qualche anno prima, in una cascina nelle campagne abruzzesi: il tempo sembrerebbe non passare mai, ma per fortuna l’uomo fiammifero, di cui la madre gli ha sempre parlato, dopo tanto tempo sembra stia per tornare a realizzare i suoi sogni: aiutato dai suoi amici e dalla bella Lorenza, Simone costruirà un mondo fantastico popolato di straordinari personaggi, raccoglierà indizi e segni del passaggio del suo eroe e dovrà lottare contro il terribile Rubino, figlio del proprietario del terreno confinante che vuole dominare tutte le terre emerse e che farebbe di tutto per impedire all’uomo fiammifero di tornare…

Recensione:

Nel panorama desolante che ormai da tempo caratterizza il cinema italiano, un film come L’uomo fiammifero rappresenta quasi un piccolo miracolo; l’opera prima del regista teramano Marco Chiarini, realizzata con pochissimi mezzi solo grazie alla tenacia e alla volontà del suo creatore, ha inevitabilmente sofferto di carente distribuzione nonostante i numerosi riconoscimenti  seguendo il destino di gran parte del cinema indipendente nostrano, ma questo non ha per fortuna impedito grazie a un notevole passaparola di consensi, che la sua poesia e bellezza venissero dimenticate. Nell’affrontare il tema difficile quanto inflazionato dell’elaborazione del lutto la pellicola filtra con dolcezza il dolore attraverso gli occhi di chi era bambino nel 1982, quando la creatività non era ancora frenata dalle tecnologie e la babysitter preferita dai genitori non era la playstation: per impedire che la luce sul volto della madre morta anni prima svanisca nel buio, l’undicenne Simone attende fiducioso l’arrivo dell’uomo fiammifero di cui lei gli aveva sempre raccontato, il mago che accende le stelle e che può tenere viva la fiamma del ricordo.

Le noiose giornate estive nella campagna abruzzese si trasformano così in una avventurosa caccia al tesoro , dove amici e conoscenti sono dotati di straordinari poteri: Dina Lampa, la bambina che per l’emozione scompare a intermittenza, Ocram, che parla al contrario e sa far apparire un cono alla fragola dalla bocca, Giulio Buio, che per paura di farsi fotografare vive sempre nell’ombra e ovviamente il perfido Rubino, figlio del proprietario del terreno confinante, “dominatore di tutte le terre emerse”; malinconici e bellissimi sono anche lo Zio Disco, nuovo Mastro Geppetto che parla con una voce sempre diversa attraverso il mangiadischi in una bottega dove i giocattoli si animano, l’uomo che rende fino il sale per farti rivivere un momento felice della vita solo con le sue grandi mani d’argento e infine Lorenza, la bella dagli occhi verdi, cugina del nemico, che fa battere il cuore per la prima volta di sentimenti nuovi che non si riescono a rivelare. Un mondo immaginario (che per certi versi ricorda le atmosfere dell’americano Un ponte per Terabithia di Katherine Paterson) ma che si espande in tutte le dimensioni sulla carta col tratto delicato di una matita, nei disegni di una mano infantile dalla creatività senza confini dove i maialini possono volare e le lucciole illuminare il cammino, finché il gallo che scaccia via la notte non si mette a cantare riportandoci a quella realtà da cui avevamo tanto pregato di fuggire. L’incanto sembra svanito quando il ragazzino brucia i suoi giocattoli e dice addio al sogno irrealizzabile di vedere il suo eroe e tenere così stretta l’immagine della madre, finché alla finestra inaspettatamente ecco comparire la fiammella tanto attesa : eppure, lui sceglie di non vedere e continuare a dormire, forse perché a volte è sufficiente che il sogno resti tale, un rifugio dove poter correre quando tutto va in pezzi, fuori dalla logica e dalle realtà come le fantasie dei più piccoli.

altGirato con attori non professionisti che trovano nella loro stessa spontaneità il cuore di personaggi comuni persi nel tempo , il film si fregia però della presenza di Francesco Pannofino che si dimostra sempre di più un attore capace oltre che un grande doppiatore, nel ruolo del padre vedovo e disorganizzato di Simone: duro e severo ma allo stesso tempo complice e dal cuore d’oro, alla fine  è proprio a lui che si mostra il grande uomo fiammifero, restituendogli la fede e la speranza perduta dopo la morte della moglie e soprattutto, la fiducia in suo figlio. Un film insolito, fresco e di grande semplicità, per chi non vuole o non vorrebbe mai crescere, per chi ha cercato e cerca ancora in segreto, tracce nell’uomo fiammifero e dei personaggi più incredibili che abitano l’infanzia, per chi è cresciuto anche troppo e si è smarrito nella quotidianità di un mondo frenetico e avrebbe solo bisogno di fermarsi un momento, a guardare fuori dalla finestra, per ricordarsi del  bambino che dentro di noi, anche se a volte pensiamo di non riuscire più a sentirlo, dorme e fa ancora sogni meravigliosi.

L’uomo che vide l’infinito: due clip con Jeremy Irons

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L’uomo che vide l’infinito: due clip con Jeremy Irons

Ecco due clip in italiano di L’uomo che vide l’infinito, film diretto da Matthew Brown e con protagonisti Dev Patel, Jeremy Irons e Devika Bhise. Il film arriverà il 9 giugno al cinema. Ecco le clip:

La pellicola, diretta da Matthew Brown, è basata sul libro di Robert Kanigel, “L’uomo che vide l’infinito – La vita breve di Srinivasa Ramanujan, genio della matematica” e racconta la vera storia di Srinivasa Ramanujan, interpretato da Dev Patel (The Millionaire), genio indiano della matematica, completamente autodidatta. l'uomo che vide l'infinitoPer far conoscere al mondo la sua mente geniale, dovrà lasciarsi alle spalle la giovane e amata sposa Janaki, interpretata da Devika Bhise (Un marito di troppo) per intraprendere un lungo viaggio che lo porterà a Cambridge, dove forgerà un forte legame con il suo mentore, l’eccentrico professore G.H. Hardy, interpretato da Jeremy Irons (Il mistero Von Bulow, La corrispondenza). Sotto la guida di Hardy, il suo lavoro si evolverà in modo tale da rivoluzionare per sempre la matematica e trasformare il modo in cui gli scienziati spiegano il mondo.

L’uomo che vide l’infinito sarà distribuito al cinema da Eagle Pictures dal 9 giugno.

L’uomo che vendette la sua pelle, recensione del film di Kaouther Ben Hania

Approda nelle nostre sale L’uomo che vendette la sua pelle che era già arrivato in Italia nel 2020, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione “Orizzonti”, e che è stato poi candidato agli Oscar di quest’anno come Miglior film internazionale: la prima pellicola tunisina a concorrere per la categoria.

Diretto dalla regista e sceneggiatrice Kaouther Ben Hania, già nota per Le Challat de Tunis del 2014 e La bella e le bestie del 2017, L’uomo che vendette la sua pelle trae ispirazione da un evento realmente accaduto e a cui l’autrice tunisina ha assistito in prima persona mentre lavorava come curatrice per una mostra al Louvre del controverso artista belga Wim Delvoye.

La trama di L’uomo che vendette la sua pelle

L’opera d’arte dello stesso Delvoye in esposizione negli appartamenti “Napoleone III” consisteva nella schiena realmente tatuata di un uomo (tale Tim Steiner), il quale sedeva immobile volgendo le spalle ai visitatori del museo parigino. L’immagine sconvolge la regista al punto da farle prendere la decisione d’iniziare ad elaborare il soggetto di una storia.

L’uomo che vendette la sua pelle diventa dunque il racconto di Sam Ali (Yahya Mahayni), un siriano fuggito dalla guerra e che a Beirut incontra accidentalmente un performer d’arte (Koen De Bouw) che gli offre di realizzare il suo sogno più agognato: partire da quel luogo terribile e approdare a Bruxelles, terra di libertà in cui potersi anche ricongiungere con la sua amata Abeer (Dea Liane), ad una condizione sola: che gli conceda – per l’appunto – la sua schiena per poterne fare un’opera propria.

È interessante lo sviluppo degli argomenti, e come la regista rifletta sul significato del ricevere dal nulla proprio ciò che un intero popolo desidererebbe, ma con la conseguenza di averlo ottenuto a un prezzo molto più caro di quel che il protagonista si aspetti. In più le tematiche che serpeggiano già al principio, guizzano fuori dall’altezzosità del mondo onnipotente abitato da chi muove quantità di soldi inimmaginabili, che chiaramente si approccia a qualunque cosa come a un’opportunità di business, anche quando si tratta della vita di un uomo che ha perso tutto, e che, pertanto, è disposto a tutto.

Kaouther Ben Hania parla della pelle tatuata dall’artista come di carne da macello, sfruttata fino all’osso – è proprio il caso di dirlo – monetizzandone la storia esattamente come se si trattasse di un quadro qualunque. Tra l’altro, il personaggio che incarna il cinismo del denaro è l’assistente Soraya, interpretata da Monica Bellucci e la sua impassibile inespressività, in questo caso perfettamente funzionale alla resa del ruolo.

La recensione di L’uomo che vendette la sua pelle

Il siriano Sam Ali è insomma uno strumento, e anche la sua disperazione lo diventa, finché tutto entra in collisione con la tenuta dell’andamento del racconto. È ovviamente chiara la finalità. E l’idea, così come gli interpreti, sono condotti bene, unitamente a una fotografia elegante e in tono con gli ambienti da galleria d’arte contemporanea; ma il problema sorge quando comincia a storcersi la plausibilità dei fatti, man mano che la trama si sbroglia.

Kaouther Ben Hania fa un ottimo lavoro, questo è innegabile, ma per poter portare fino in fondo un tema di una portata tale e, di conseguenza, della storia tessuta attorno ad esso, è necessario mantenere la stessa intensità che muove il desiderio di partenza, aumentando il ritmo e premendo sulla gravità di ciò che si sta trattando. Al contrario, l’effetto finale è di un salto in un universo di fantasia, dove ogni elemento si muove come sarebbe bello che le cose andassero, palesando la finzione e l’inverosimiglianza di quanto mostrato, e afflosciando la bellezza di quello che, invece, sembrava essere stato promesso all’inizio.

L’Ultimo Paradiso, incontro con i protagonisti del film Netflix

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L’Ultimo Paradiso, incontro con i protagonisti del film Netflix

Arriva il 5 febbraio su Netflix L’Ultimo Paradiso, realizzato in associazione con Mediaset, prodotto da Lebowski e Silver Production. Protagonisti dell’incontro sono stati Gaia Bermani Amaral, Valentina Cervi, il protagonista Riccardo Scamarcio, qui anche sceneggiatore e produttore, e infine Rocco Ricciardulli, regista e produttori.

L’Ultimo Paradiso è ambientato nel 1958 in un paesino del sud Italia. Qui vive Ciccio (Riccardo Scamarcio), un agricoltore 40enne, sposato con Lucia (Valentina Cervi), dalla quale ha avuto un figlio. Il sogno dell’uomo è quello di riuscire, un giorno, a cambiare le cose nel suo paese, di modo che i più deboli non vengano più sfruttati. Ciccio, infatti, lotta insieme ad alcuni suoi compaesani affinché ciò non accada, ma la situazione è dura e anche un minimo cambiamento di questo status sembra, se non impossibile, difficile da realizzare. Inoltre, l’uomo è segretamente infatuato di Bianca (Gaia Bermani Amaral), figlia di Cumpà Schettino (Antonio Gerardi), un proprietario terriero che sfrutta i suoi contadini, nonché il tipo di latifondista che Ciccio tanto disprezza. L’agricoltore desidererebbe scappare lontano con Bianca, ma quando Cumpà Schettino scopre la loro relazione e il piano della coppia, decide di farla pagare a Ciccio. È così che le loro esistenze verranno presto sconvolta, ripercuotendosi inevitabilmente sulla vita di chiunque in paese.

Ritorno alle origini

La storia rappresenta una specie di ritorno alle origini, per Scamarcio (che in realtà non ha mai lasciato la sua terra d’origine) e Ricciardulli, e racconta un evento realmente accaduto in un passato recente in Lucania. Il regista torna nella sua infanzia, alla fine degli anni ’50, dove è ambientato il film, ha sentito ora la necessità di raccontare questa storia perché ciò che accade nel film, le sue dinamiche “non sono poi così cambiate, sono cambiati gli attori. Quando ero piccolo, ricordo che in paese venivano delle ragazze a lavorare nei campi, ed erano sfruttate. Ora è lo stesso, ma accade agli extracomunitari. Il capolarato si è trasformato, ma c’è ancora. L’esigenza di raccontare era quella di dare alcune risposte che giù mancano.”

Riccardo Scamarcio è famoso principalmente come attore, ma negli anni la sua carriera si è arricchita di nuovi ruoli in cui l’interprete si cimenta, dalla produzione alla sceneggiatura. In L’Ultimo Paradiso ha ricoperto questo triplice ruolo, lavorando alla sceneggiatura con un metodo già sperimentato in altri suoi progetti: “È una specie di work in progress che continua per tutto il tempo delle riprese. Il finale pensato all’inizio è stato riscritto radicalmente durante le riprese, perché durante la giornata di lavoro avevamo molti spunti e stimoli. Questo processo comporta dei rischi, ma è un lavoro che abbiamo portato avanti dall’inizio, da quando ho deciso di produrre il film. Questo metodo di lavoro è andato avanti fino al montaggio, e ha dato i suoi frutti, siamo tutti più elastici e il risultato è più organico perché in questo modo si ha maggiore flessibilità, fondamentale quando le risorse sono limitate.”

Il film sarà distribuito su Netflix, il che vuol dire che questo spaccato di sud Italia raggiungerà tutto il mondo e tutte le comunità di migranti italiani che nel mondo sono numerosissime. “Uno degli aspetti più interessanti del film con il quale si possono relazionare tantissimi potenziali spettatori sparsi nel mondo – ha detto Scamarcio – è la sensazione di chi è andato via ma porta comunque nel cuore il ricordo della propria terra d’origine, una nostalgia delle proprie radici. Il film racconta cose, luoghi, sensazioni, atmosfere che riportano all’infanzia chi le ha vissute in quei luoghi.”

Riccardo Scamarcio, attore, sceneggiatore, produttore

“Essere produttore – dice Scamarcio – è un privilegio, perché ti permette di seguire il film dall’inizio, ho il vantaggio di avere il controllo di fatto del set, ho dovuto imparare molte cose che non conoscevo, ma lo faccio da dieci anni quindi sto cominciando ad avere familiarità con i meccanismi. L’idea di base per me è quella di mettere in comunicazione la parte artistica e la parte produttiva.”

In un mondo, quello de L’Ultimo Paradiso, in cui la legge è quella della prepotenza del patriarcato, il film propone dei modelli di donne molto differenti, che in maniera opposta si confrontano con la loro realtà. Da una parte c’è Bianca, interpretata da Gaia Bermani Amaral, figlia del proprietario terriero, violento e predatore, dall’altra Lucia, che ha il volto di Valentina Cervi, moglie di Ciccio (Scamarcio), madre di famiglia e donna attenta e fiera. 

Le donne de L’Ultimo Paradiso

“Bianca è un personaggio che definirei moderno – esordisce Bermani Amaral – è una donna che non vuole sottostare a determinate regole che all’epoca vigevano. Lei è moderna perché rappresenta un ponte tra ieri e oggi, per lei è importante il concetto dell’identità. Bianca vuole soprattutto imporre la propria esistenza e identità, e si ribella al padre, al fratello violento e cerca di cambiare la propria condizione. Credo che questo sia l’aspetto più affascinante del mio personaggio, caparbio e fragile.”

Per Valentina Cervi, la sua Lucia e Bianca sono completamente opposte: “A partire dalle famiglie in cui vivono – dice Cervi – Nella famiglia di Bianca, il maschio è una figura preponderante e violenta. All’interno della famiglia di Ciccio e quindi di Lucia, le donne sono quelle che portano avanti la famiglia, sono loro la forza d’amore. Lucia, sua madre, la sorella, sono personaggi d’amore. Ha la capacità di comprendere il maschio, conosce il marito, a suo modo si ribella, non può abdicare alla sua sofferenza, ma alla fine capisce che l’amore è in qualche modo anche capire la persona che ami e lasciarla andare.”

L’ultimo degli ingiusti recensione del film di Claude Lanzmann

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L’ultimo degli ingiusti recensione del film di Claude Lanzmann

L'ultimo degli ingiusti recensione La memoria dell’uomo si basa essenzialmente sulla storia, sul tramandare gli eventi prima oralmente poi tramite la scrittura. La memoria è importante per formare la storia di un popolo, ma anche per permettere di consolidarne la conoscenza e la cultura. E’ essenziale mantenere la memoria per evitare di commettere gli stessi errori più volte, o permettere ad altri di farlo.

Con questo intento viene celebrato il giorno della memoria, istituito il 27 Gennaio del 2005 e da quel momento celebrato tutti gli anni. Quest’anno sono state molte le proiezioni di film che aiutano a mantenere viva la memoria dell’Olocausto, due film in particolare hanno come oggetto la stessa personalità, Adolf Eichmann, definito “la banalità del male” da Hannah Arendt, personaggio protagonista del film di Margarethe Von Trotta in sala il 28 e il 29 Gennaio 2014, e all’opposto, “un piccolo uomo insignificante” dall’opinione pubblica, come riporta il rabbino Benjamin Murmelstein nel film/documentario di Claude Lanzmann L’ultimo degli ingiusti.

L'ultimo degli ingiusti recensione posterMurmelstein, rabbino capo della comunità ebraica di Vienna dal 1938, preso come consulente da Eichmann è un personaggio controverso nei drammatici anni della messa in  pratica della folle idea di “Soluzione finale” di Hitler che doveva decidere chi doveva restare su questa terra e chi no. Murmelstein, e molte altre testimonianze, ricordano come, prima dei lager e dei campi di concentramento, alcuni personaggi al potere in Polonia avessero pensato di esiliare tutti gli ebrei, prima quelli polacchi, poi quelli tedeschi, su di un’isola, abbastanza lontana da evitare il “contagio” con altre persone: il Madagascar. Vista la difficoltà di realizzazione, il piano non viene abbandonato, ma portato, come dice Murmelstein, su terraferma. Il rabbino capo di Vienna è uno stretto collaboratore di Eichmann, che gli dà come ruolo quello di responsabile dell’emigrazione e che si trova coinvolto nella costruzione e nell’abbellimento di un’illusione che Hitler donò agli ebrei. Non è possibile concepire o accettare il male,  e quindi migliaia, milioni di ebrei, accorsero in massa quando il Fuhrer “regalò una città agli ebrei”, quella di Theresienstadt, una città-ghetto realizzata per ospitare i feriti, gli anziani o chi decideva di regalare tutti i suoi averi pur di non essere deportato altrove. Illusione che si infrangeva non appena il treno arrivava nella stazione della città prefabbricata.

Ciò che colpisce di più è la costruzione sistematica dell’orrore, di come questo diventi prassi e venga accettato come normalità. Murmelstein infatti sembra non essersi mai posto il problema della “giustezza” della richiesta nazista fatta dei cittadini che prima erano qualunque, di donare tutti i propri averi per potersi permettere un visto per l’espatrio, né sembra essere troppo choccato quando una scena del film di propaganda nazista viene tagliata perché il decano ebreo che era in quella scena venne giustiziato dopo pochi giorni, e quindi, non sarebbe una contraddizione, mostrarlo nel film.

La sua figura, forse perché fu uno dei pochi a sopravvivere senza troppe difficoltà, o forse senza rendersi mai realmente conto dell’entità di quello che stava accadendo, è stata ampiamente criticata dalla congregazione ebraica, tanto da non permettere il ritorno della sua salma in Israele.

Salzmann, già autore di “Shoah”, film esaustivo sull’Olocausto, mette in scena, nei luoghi ancora esistenti, le testimonianze di Murmelstein, da lui incontrato a Roma 40 anni fa, lasciando però allo spettatore il compito di immaginare le scene. Il luogo esiste, la memoria va ricostruita. Nonostante le tre ore e qualcosa in più di durata, il film è un ricco susseguirsi di eventi, perlopiù raccontati, su scenari immobili nel tempo, per far lavorare appunto la ricostruzione storica e la memoria.

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