Primo
trailer italiano per Le Due Vie del
Destino, il drama di Jonathan
Teplitzky (Burning Man, Better Than
Sex) basato sul bestseller mondiale The
Railway Man di Eric Lomax che vede
protagonisti Colin Firth, Nicole Kidman e Stellan
Skarsgard.
Lo script è basato sulla vita di Eric
Lomax e racconta di come l’ufficiale inglese (Colin Firth)
durante la seconda guerra mondiale sia stato torturato dai giapponesi durante la
costruzione della ‘ferrovia della morte’. A distanza di dieci anni,
comincia la caccia ai colpevoli. Patricia Wallace (Nicole Kidman),
moglie di Lomax sostenne il marito aiutandolo ad affrontare le sue
paure. Nel cast c’è anche Jeremy Irvine nei panni del
giovane Lomax e Hiroyuki Sanada nel ruolo dell’ufficiale
giapponese che lo ha imprigionato.
Conosciamo tutti i vari Freddy,
Jason e Jack Torrence che dominano il panorama
orrorifico cinematografico, ma ci sono anche un sacco di personaggi
femminili, donne altrettanto terrificanti nella storia del cinema.
Ebbene oggi riassumiamo queste affascinanti (e tremende) signore in
una spaventosa gallery. [nggallery id=512]
Si sa che la femmina può essere
terribile, tanto nell’amore quanto nell’odio e se si mette in testa
una cosa è difficile farle cambiare idea, un po’ come la cara
protagonista di Misery non deve morire,
disposta a tutto, letteralmente, affinchè il suo personaggio
preferito non venga ucciso dall’autore. Stesso dicasi per
l’apparentemente innocua aliena bruna, che ha il volto di
Scarlett Johansson: guai a cedere
alle sue avances, ci si potrebbe ritrovare in situazioni davvero
spinose! E che dire della temibile Alex Forrest di
Attrazione fatale? Nonostante la sua
manifesta instabilità mentale non è possibile non tifare per
lei!
Ma nella nostra gallery c’è spazio
per tutte, dalla burbera e cattivissima Mamma Fratelli dei
Goonies, alla Strega Ravenna, moderna
reinterpretazione della matrigna di Biancaneve, passando per quella
che forse è la donna/bambina più spaventosa che il cinema ci abbia
mai regalato: la piccola Regan de
L’Esorcista. Nessun personaggio altro
personaggio, adulto, bambino, maschio o femmina, ha mai generato
tanta paura nello spettatore come la protagonista di quello che è
uno dei più grandi capolavori della storia del cinema.
In Le donne del 6°
piano Jean-Louis è un agente di cambio che vive
un’esistenza monotona, scandita dai ritmi sempre uguali del lavoro
e da quelli ugualmente poco vivaci della vita famigliare, tra un
moglie troppo attenta ad apparenza e formalità e la poca
comunicazione coi due figli pre-adolescenti. Sarà un gruppo di
cameriere spagnole con la loro umanità calorosa e debordante a
restituire al protagonista il gusto dei rapporti umani prima e dei
sentimenti poi, attraverso la storia d’amore con una di
loro.
Le donne del 6°
piano sarebbe passato probabilmente inosservato dalle
nostre parti se non fosse stato per il successo riscosso in Francia
(2 milioni di spettatori raggiunti in poco tempo), che gli ha fatto
guadagnare la classica definizione di ‘caso cinematografico
dell’anno’. La storia ce la racconta Philippe Le
Guay, praticamente sconosciuto dalle nostre parti, e
autore non troppo prolifico (“Le donne…” è la sua quarta pellicola
in oltre vent’anni): il ‘canovaccio’ potrebbe forse apparire poco
originale (il tipo un pò ‘piatto’, che sommerso nell’anonimato di
una vita fin troppo convenzionale, ritrova il piacere della vita),
così come lo svolgimento all’insegna di una certa prevedibilità, ma
alla fine il tutto viene presentato con modi tali da poter
sorvolare sulla scontatezza, anche grazie a una sorta di cambio di
registro in corso d’opera: laddove ormai sembra di essersi
incanalati nei binari della farsa, ecco che si devia verso la
commedia sentimentale.
Una scelta comunque azzeccata, il
cui limite è che forse il cambio di traiettoria è un pò
improvviso: a un certo punto le risate si esauriscono, e nel
proseguio prevalgono i sentimenti, il film perde di ritmo e
coesione, con sequenze che finiscono per sembrare un pò
‘giustapposte’, rendendo meno fluido lo scorrimento della storia. A
salvare il film ci pensano comunque gli interpreti, a partire da
Fabrice Luchini (una lunga carriera nel cinema
francese, dall’esordio di In ginocchio da Claire
di Rohmer, a Potiche – La bella statuina di Ozon) nel
ruolo del protagonista, capace di dare vita a quel personaggio che,
prima in modo titubante e poi sempre più convinto, si fa travolgere
dagli eventi, con una mimica efficace sia nel suscitare la risata,
che nell’evocare maggiore riflessività; con lui le convincenti
Sandrine Kiberlaine (una moglie a cavallo tra
conspavelozza e voluta indifferenza di fronte al mutamento del
marito), Natalia Verbeke (che dipinge con
delicatezza la cameriera della quale il Jean-Louis si innamora,
dominata dalle incertezze derivanti da un vissuto in parte
drammatico).
A fianco a loro naturalmente spicca
il gruppo di esuberanti signore, guidate dall’attrice – feticcio di
Alomodòvar, Carmen Maura, tra le quali vi è
un’altra frequentatrice abituale dei set del regista spagnolo,
Lola Duenas. Non a caso, la presenza delle
due interpreti, accomunate alle altre dalla provenienza spagnola
nella finzione cinematografica, può ricordare certe ‘comunità’ dei
film di Almodòvar, finendo in certi frangenti per spingere ad
immaginare cosa sarebbe stato questo film nelle sue mani, senza
peraltro nulla togliere alla capacità di Le Guay di dare comunque
vita a un film gradevole.
Le donne del 6°
piano pur con qualche passaggio a vuoto resta infatti un
film efficace, divertente, che riesce a strappare in più di
un’occasione risate di gusto, e che oltre a raccontarci il ritorno
alla vita di un individuo schiavo delle sue abitudine, ci racconta
anche di quanto il contatto con altre culture e modi diversi di
affrontare la vita alla fine possa essere via per migliorarsi: un
messaggio più che mai necessario in tempi nei quali l’immigrato è
vissuto fin troppo spesso come una ‘minaccia’ o, nel migliore dei
casi, come un problema del quale liberarsi in fretta.
Un recente studio ha rilevato
che donne al cinema sono significativamente
sotto-rappresentate rispetto agli uomini.
I numeri sottolineano che film come
Gravity, in cui è una donna,
Sandra Bullock, il personaggio principale, restano
una rarità nell’industria e sui grnadi schermi dei multiplex. I
personaggi femminili di rilievo erano presenti sono nel 15% dei
film che costituiscono la classifica dei 100 film che hanno
incassato di più negli Stati Uniti. La ricerca, dal titolo
“It’s a Man’s (Celluloid) World”, è stata portata avanti
di Martha Lauzen, direttore esecutivo
del Center for the Study of Women in Television and Film alla San
Diego State University.
Le statistiche dicono che le
protagoniste femminili sono solo il 4% dal 2011 e addirittura l’1%
dal 2002. Nel sondaggio, le donne ricoprono il 30% dei ruoli
parlanti, percentuale ricavata dall’analisi di 7000 personaggi
cinematografici in 300 film dal 2002 ad oggi. Solo il 13% dei film
nella top 100 (in base agli incassi) del 2013 conta un numero pari
di personaggi maschili e femminili.
“Abbiamo registrato un piccolo
miglioramento in merito alla presenza di personaggi femminili
protagonisti e personaggi femmnili parlanti nell’ultima decade
– ha dichiarato Lauzen – Inoltre per i personaggi femminili è
più complicato individuare un obbiettivo che permetta di
rappresentarle come carattere principale.”
Officine UBU è lieta di rilasciare
la clip “La macabra scoperta” tratta dall’audace Le
donne al balcone – The Balconettes (Les femmes au
balcon), diretto e interpretato da Noémie Merlant
(Ritratto della giovane in fiamme, Tàr,
L’innocente) con Souheila Yacoub (Dune
Parte 2, Climax), Sanda Codreanu (Mi Iubita
Mon Amour) e Lucas Bravo (Emily in Paris), scritto in collaborazione
con la regista e sceneggiatrice di culto Céline Sciamma, in
arrivo al cinema dal 20 marzo.
Presentato al 77°
Festival
di Cannes e in anteprima nazionale italiana lo scorso ottobre
nella sezione Best of alla Festa del cinema di Roma,
LE DONNE AL BALCONE – The Balconettes è
un esuberante mix di generi che affonda unghie e denti nel cinema
di Almodóvar e Tarantino, unendo commedia,
thriller,horror e
surreale a temi attuali come la violenza di genere
e il sessismo.
In una torrida
notte estiva, tre amiche che condividono lo stesso appartamento a
Marsiglia sono invitate a prendere un drink dal loro attraente
vicino di casa (Lucas Bravo). Capitanate
dall’irruenza di Ruby, (Souheila Yacoub), una
camgirl libera e ribelle, Nicole (Sanda Codreanu),
una scrittrice timida e sognatrice, e Élise (Noémie
Merlant), un’attrice insicura e ansiosa, non esitano ad
accettare l’invito. Sembra una serata come tante altre: tra un
bicchiere e l’altro si fa tardi, e Nicole ed Élise tornano a casa.
Ma la mattina Ruby si presenta alla porta in stato di shock. È
l’inizio di una vicenda folle e surreale, di cui non vengono
risparmiati i dettagli più crudi. Quando le ragazze intuiscono
quello che è successo a Ruby e tornano nell’appartamento del
vicino, davanti ai loro occhi appare una scena da incubo… Per
risvegliarsi sarà necessario rimboccarsi le maniche e affrontare i
fantasmi del passato e del presente.
“La prima parte del
film è più morbida, colorata e gioiosa, come se ci stessimo
addentrando in una commedia romantica ispirata al cinema di
Almodóvar – afferma Noémie Merlant – Un mix
esplosivo di colore, eccesso e vitalità che permette alle
protagoniste di atteggiarsi anche con volgarità e, così facendo,
trovare il loro spazio. Questa “sana volgarità” imponeva anche di
filmare le donne in momenti di rilassatezza, per evitare la
sessualizzazione dei corpi. Mi piacciono questi personaggi
colorati, donne molto caratterizzate, che parlano ad alta voce. A
volte sono quasi caricature dei personaggi dei fumetti. Nella
seconda parte, quando andiamo a casa del vicino, volevo che il film
virasse verso il thriller, il
fantasy, il gore. Volevo una fotografia
che virasse verso il verde, per esprimere angoscia, pur mantenendo
la linea della comicità e dell’assurdo. Avevo in mente lo stile dei
thriller coreani e giapponesi, come The
Wailing o The Chaser di Na
Hong-jin o Ichi the Killer di Takashi
Miike. Infine, Tarantino e Grindhouse – A prova di
morte o tutti i film cruenti che guardavo da piccola
con mia sorella, i film di fantasmi che mescolano i generi,
soprattutto con molto umorismo”.
Durante una torrida estate a
Marsiglia, tre giovani inquiline di un vivace condominio spiano dal
balcone del loro appartamento la vita di un attraente vicino di
casa. Ma quando l’uomo le invita a casa sua per un drink a tarda
notte, le conseguenze saranno terrificanti e deliranti e le tre
amiche dovranno escogitare una soluzione rocambolesca per uscire
dai guai e rivendicare la loro libertà.
Le donne al balcone – The
Balconettes di Noémie Merlant non è solo
un film, è un affascinante viaggio attraverso un racconto
femminista stratificato e punk, che sa essere tanto divertente
quanto provocatorio. Presentato a Cannes 77 con il titolo originale
Les Femmes au Balcon, questo film esplora
la vita di tre donne – Nicole, Ruby ed Elisa – legate da una
profonda amicizia e da un’intensa ribellione contro i dogmi della
società patriarcale, il tutto ambientato in un appartamento e un
balcone condiviso nel caldo di Marsiglia.
La dichiarazione di intenti di
Le donne al balcone – The Balconettes
Fin dall’inizio, Merlant ci
introduce in un’atmosfera sospesa e surreale, grazie a un piano
sequenza che spazia tra due palazzi. La macchina da presa sembra
fluttuare, stabilendo una distanza tra il pubblico e la storia,
come se fossimo anche noi osservatori dietro una finestra,
abbracciando così il più classico dei contesti voyeuristi e
impiantandoci sopra il suo racconto. In questo primo momento
vediamo una donna, riversa a terra e coperta di lividi, incalzata
da un marito che la accusa di essere “esageratamente drammatica.”
La scena, che mescola dramma e sarcasmo, offre una chiave di
lettura per comprendere la portata del film: un’opera che sfida le
convenzioni, trascendendo i generi e mescolando commedia, thriller,
e un femminismo mai didascalico. Questa scena
fondamentale, un cortometraggio dentro al film: una specie
di riassunto di quello che la storia vuole significare e di quello
che racconterà.
Le protagoniste di Le donne
al balcone – The Balconettes
Noémie Merlant, Souheila Yacou e Sanda Codreanu in The Balconettes
– Cortesia di NORD-OUEST FILMS
Al centro della storia ci sono
Nicole (Sanda Codreanu), Ruby (Souheila
Yacoub) ed Elisa (Noémie Merlant). Ognuna
di queste donne ha una storia unica: Nicole è una scrittrice che
prova a tratte ispirazione dalla vita delle sue amiche, sempre più
divertente e sfrenata della sua; Ruby è una cam girl fiera della
propria sessualità, esibizionista almeno quanto Nicole è pudica;
Elise invece è un’attrice che cerca di sfuggire da un innamorato
opprimente, sembra svampita, ma trova il suo ancoraggio alla realtà
grazie alle sue coinquiline. Insieme, condividono momenti di
complicità e confidenze, esplorando una libertà autentica e quasi
sfacciata, che include un’esposizione del corpo sincera, svincolata
da giudizi.
Merlant dimostra una grande
padronanza del mezzo cinematografico, mostrando una disinvoltura
sorprendente per una regista al suo secondo lungometraggio. La
narrazione sembra muoversi disordinata, riflettendo però un caos
ben calibrato che rispecchia la vitalità e la libertà delle tre
protagoniste. E infatti nulla è lasciato al caso: la scrittura
coadiuvata da Céline Sciamma e il montaggio di
Julien Lacheray conferiscono alla trama una
coerenza interna che esplode solo alla fine, lasciando lo
spettatore in una sorta di estasi visiva e narrativa.
Una delle grandi trovate di Le
donne al balcone – The Balconettes è il modo in cui
affronta la questione della mascolinità tossica senza mai scivolare
nella retorica. L’aitante vicino di casa (interpretato da
Lucas Bravo), ad esempio, inizialmente oggetto dei
sogni di Nicole, si rivela poi un predatore mascherato da principe
azzurro. La svolta narrativa è feroce e geniale: un incontro
apparentemente innocente si trasforma in una lotta disperata, e le
tre protagoniste devono difendersi dalla violenza inaspettata,
optando per un’autodifesa radicale e liberatoria. La loro
“vendetta” non è solo una reazione istintiva, ma anche un simbolo
di una ribellione.
La mescolanza di generi
Noémie Merlant, Souheila Yacou e Sanda Codreanu in The Balconettes
– Cortesia di NORD-OUEST FILMS
La commistione di generi è una
caratteristica distintiva di questo film: da commedia grottesca e
horror leggero si passa a un thriller crudo e spietato, fino a un
gore che strizza l’occhio a Tarantino, pur rimanendo sempre vitale
e libero, come il primo cinema di Almodovar. Merlant evira il corpo
maschio della storia per affermare la femminilità come unica forza
vitale, e nonostante questo è sempre ironica e leggera, non perde
mai di vista il fuoco del suo racconto. Questo rende Le donne
al balcone – The Balconettes un’esperienza visivamente
affascinante e emotivamente coinvolgente. La violenza viene messa
in scena in modo iperbolico, ma il vero nucleo del film è la ferita
invisibile che la violenza infligge all’animo femminile.
La fiera esposizione del corpo
femminile
Merlant si dimostra non solo una
regista di talento, ma una narratrice coraggiosa, pronta a
infrangere le convenzioni e a esplorare i confini della
rappresentazione cinematografica del femminile. In questo film, i
corpi delle protagoniste non sono mai oggetto di sguardi
esterni/giudicanti; sono corpi che si espongono con fierezza,
rivendicando il diritto di esistere senza compromessi. Le
donne al balcone – The Balconettes non è solo un film
che parla di emancipazione femminile: è un atto di insurrezione,
un’opera che si rivolge allo spettatore con uno spirito di
sorellanza feroce e libera.
Dopo l’annuncio (un po’ a sorpresa)
dell’inizio delle riprese di Batman vs
Superman al East Los Angeles College’s Weingart
Stadium arrivano ulteriori dettagli su cosa Zack
Snyder girerà in questa location. Durante l’intervallo
della partita del 19 ottobre tra le squadra universitarie (reali),
il regista metterà in scena una partita di football tra la
Gotham City University e la rivale Metropolis State University.
Probabilmente non sarà una scena ad
alto contenuto spettacolare come quella de Il Cavaliere
Oscuro-il ritorno, Snyder infatti prevede di girare
solo una ventina di minuti per questa sequenza mentre
Christopher Nolan impiegò l’intera giornata.
Grazie a Batman News comunque siamo
in grado di mostrarvi le divise che verranno utilizzate.
Dal regista di Le
avventure galanti del giovane Molière, Il
piccolo Nicolas e i suoi genitori,
Asterix e Obelix al servizio di sua
Maestà e Il Ritorno
dell’Eroe arriva alla Festa del Cinema di
Roma nella Selezione Ufficiale Le
discours, una commedia tratta dal romanzo del
fumettista Fabrice CaroIl discorso, che
ebbe grande successo in patria nel 2018, edito in Italia nel 2020
dalla casa editrice Nottetempo. In pieno stile francese, il film
ironizza su dinamiche familiari sclerotizzate mentre racconta il
momento più critico di ogni storia d’amore: la pausa di
riflessione.
Quale sarà il discorso
perfetto?
Adrien, Benjamin
Lavernhe, sta vivendo un momento di crisi: Sonia,
Sara Giraudeau, lo ha lasciato, temporaneamente,
per una pausa di riflessione. Man mano che i giorni passano senza
sue notizie, Adrien, per natura ansioso e ipocondriaco, si agita
sempre di più e alla fine le invia un messaggio. Quello che proprio
non ci vuole in questa situazione è quello che succede: Adrien è
invitato a una cena di famiglia. Mentre la madre, Guilaine
Londez, porta in tavola i soliti manicaretti, la sorella
Sophie, Julia Piaton, ascolta ammirata Ludo,
Kian Khojandi, l’uomo che sta per sposare, e il
padre, Francois Morel, inanella per l’ennesima
volta il suo repertorio di aneddoti, Adrien aspetta solo il
messaggio di risposta di Sonia. Al suo posto arriva una proposta di
Ludo che getta il protagonista definitivamente nel panico: tenere
un discorso al matrimonio della coppia. Adrien non ama parlare in
pubblico e la paura di essere inadeguato prende il sopravvento.
Tra Woody Allen, Michel
Gondry e Cédric Klapisch, un adattamento troppo teatrale e
ripetitivo
Laurent Tirard,
regista de Il discorso, afferma di aver
voluto riportare sullo schermo lo stesso andamento caotico e non
lineare che ha trovato nel romanzo. In effetti, anziché far
procedere cronologicamente la trama, Tirard, anche
sceneggiatore della pellicola, si prende la libertà di entrare
nella mente del protagonista e proporre al pubblico diverse
versioni del discorso che questi immagina di fare alle nozze della
sorella, con esiti ovviamente differenti a seconda dei toni
utilizzati. Tutto questo avviene appunto nella mente di Adrien,
mentre attende il messaggio di Sonia e mentre è in corso la cena
coi suoi. Le viarie parti si legano nel montaggio di
Valérie Deseine. Tirard mostra
gli scenari che la mente di Adrien crea, stimolato dall’ansia di
non trovare le parole adatte e di fare una pessima figura. Se però
inizialmente questo espediente può risultare simpatico, più il film
procede, più la riproposizione della stessa situazione, seppure con
delle variazioni di tono, diventa eccessiva e la componente ironica
si affievolisce, lasciando languire il film fino alla
conclusione.
Inoltre, il lavoro non riesce a
staccarsi davvero dalla pagina scritta, mantenendo la verbosità
tipica da un lato di certa cinematografia francese, in cui le cene
familiari si trasformano in trappole, dall’altro, appunto, del
registro scritto più che di quello visivo. Non manca una certa
teatralità nell’impostazione, basti pensare al protagonista che
spesso si rivolge direttamente al pubblico guardando in camera.
Dunque, nonostante le buone
intenzioni e le ottime ispirazioni – tra queste il regista ha
citato per questo film il Woodie Allen di
Io e Annie e Se mi lasci ti
cancello di Michel Gondry , ma anche
Aria di famiglia di Cédric
Klapisch, regista de L’appartamento spagnolo
–Le discours resta una
trattazione scarsamente coinvolgente dei rapporti familiari e delle
comuni traversie di una storia d’amore. L’uscita del film nelle
sale è prevista per il 23 dicembre.
Quentin Dupieuxha
abituato il suo pubblico ad un cinema dove la realtà e la sua messa
in scena si confondono (Réalité, Au Poste!,
Yannick – La rivincità dello spettatore,
Daaaaaalì), dove il fantastico è tutt’altro che
impossibile (Incredibile ma vero) e dove il grottesco è la
condizione a partire dalla quale rileggere la nostra quotidianità
(Doppia
pelle,
Mandibules – Due uomini e una mosca). Con Le
Deuxième Acte, presentato come film d’apertura del
Festival
di Cannes 2024, il regista francese torna dunque a
confrontarsi con queste dinamiche, raccontando attraverso il cinema
un’umanità sempre più in crisi.
In questa commedia
metacinematografica, composta essenzialmente da cinque
macro-sequenze, Dupieux si dimostra infatti interessato a
raccontare i temi che dividono oggigiorno l’umanità utilizzando la
settima arte quale mezzo ideale per mostrare il sempre più labile
confine tra vero e falso. In un continuo alternarsi di questi
estremi, si stabilisce dunque l’intento di porre in crisi gli
spettatori, senza privarli però di abbondante intrattenimento che
permette di digerire meglio il tutto e rendere Le
Deuxième Acte piacevole da guardare come tutti i
precedenti film di Dupieux.
La trama di Le Deuxième Acte
La vicenda ruota attora a Florence
(Lèa
Seydoux), che vuole presentare David (Louis
Garrel), l’uomo di cui è follemente innamorata, a suo
padre Guillaume (Vincent Lindon). Ma David non è
attratto da Florence e vuole sbarazzarsi di lei gettandola tra le
braccia del suo amico Willy (Raphaël Quenard). I
quattro personaggi si incontrano in un ristorante in mezzo al nulla
ed ha così inizio quello che dovrebbe essere un tranquillo e banale
momento conoscitivo. Ma i quattro sono in realtà attori alle prese
con la realizzazione di un film, cosa che porrà in crisi la
veridicità di quanto si osserva.
Compendio delle nevrosi dell’umanità
Cosa ci pone oggi in crisi? Cosa ci
fa sentire inadeguati rispetto al mondo circostante o ci fa credere
che questo sia oggetto di una profonda e incomprensibile
degenerazione? Quentin Dupieux ha delle idee a riguardo e le
riporta in Le Deuxième Acte, film fondato sulla
parola e che pertanto trova nelle lunghe conversazioni tra i
protagonisti la sua cifra stilistica, attraverso cui far emergere
tematiche come l’omosessualità, le guerre attualmente in corso,
l’ipocrisia del luccicante mondo dei divi e lo sviluppo
dell’intelligenza artificiale.
Ognuno di questi aspetti trova il
suo spazio nel film dando vita sia a interruzioni comiche quanto
anche a squarci che fanno entrare nel racconto una realtà che
sempre più si vorrebbe ignorare. Ecco allora che per i personaggi
diventa proibito affrontare le tematiche poc’anzi citate, pena il
rischio di finire sulla lista nera e vedersi banditi per sempre da
quello che è il loro mondo. Quando capita loro di allontanarsi da
ciò a cui devono attenersi – la sceneggiatura, da intendere come
metafora delle linee guida di questa società ipocrita – subentra
dunque quella realtà che si dimostrano del tutto impreparati a
gestire.
Come per evitare di doversi trovare
di fronte a questa incombenza, l’umanità sviluppa allora
l’intelligenza artificiale, che con i suoi algoritmi, le sue
percentuali e le sue feree regole sembra a suo modo venire in
nostro soccorso. Questa ulteriore presenza serve però a Dupieux non
solo per ironizzare su chi vorrebbe utilizzare tali strumenti in
campo cinematografico (richiamando dunque alla mente i recenti
scioperi hollywoodiani), ma anche per immaginare la sterilità di
una settima arte governata da queste dinamiche, con trame banali e
dialoghi privi di spessore umano.
Sarebbe però ingiusto etichettare
Le Deuxième Acte come un film satirico nei
confronti di questi aspetti e, in generale, del politicamente
corretto. Dupieux si inserisce senza dubbio in questo genere di
discorsi, ma il suo interesse sembra essere non quello di prendere
una vera e propria posizione a tal riguardo quanto offrire una
semplice raffigurazione di quanto questi temi abbiano portato allo
sviluppo di vere e proprie nevrosi nel genere umano, sempre più
diviso dinanzi a tali argomenti. Una raffigurazione che però non ha
particolari pretese di profondità intellettuale o di esplorazione
di tali dinamiche.
Alcune di esse vengono appena
accennate, ad altre è dedicata maggiore attenzione, ma tutte
appaiono voler essere affrontate da Dupieux come dei veri e propri
divertissement, frecce da scoccare nella mente dello
spettatore per sollevare riflessioni su cui sviluppare poi
autonomamente una propria opinione. In mezzo a questo brillante
caos, che regala ben più di una risata, spiccano i quattro attori
protagonisti, egualmente eccellenti nel dar vita a questi
personaggi che entrano ed escono dalla finzione, lasciando allo
spettatore il compito di chiedersi a cosa si stia effettivamente
assistendo.
A sei anni dall’uscita de
Le Cronache di Narnia Il viaggio del
Veliero, si torna a parlare, in maniera ufficiale,
del franchise basato sui romanzi per ragazzi di CS
Lewis.
Nel 2011 si era parlato di portare
al cinema Il nipote del mago, ma sfumato il progetto, la saga era
caduta nel dimenticatoio per due anni, fino al 2013, anno in cui si
sente parlareper la prima volta di un eventuale adattamento de La
sedia d’argento.
Mark Gordon, produttore, ha adesso
annunciato che la lavorazione del film comincerà molto presto. Dal
momento che dall’ultimo film del franchise a oggi sono passati
diversi anni, si tratterà di un nuovo inizio con nuovi attori, con
un rinnovo che passerà anche attraverso il reparto creativo e
tecnico.
Netflix svilupperà nuovi film e serie TV
originali tratti dall’amata saga fantasy di C.S. Lewis
“Le cronache di Narnia”.
Sulla base di un accordo pluriennale
con The C.S. Lewis Company, Netflix darà vita alle incredibili
storie ambientate nell’universo di Narnia con nuovi film e serie TV
disponibili in esclusiva per gli utenti di tutto il mondo. I titoli
generati da questa collaborazione saranno produzioni originali
Netflix, Mark Gordon di Entertainment One (eOne), Douglas Gresham e
Vincent Sieber saranno produttori esecutivi delle serie e
produttori dei film. In totale, i romanzi della serie “Le
cronache di Narnia” hanno venduto oltre 100 milioni di copie e
sono stati tradotti in più di 47 lingue in tutto il mondo. Per la
prima volta, grazie a questo accordo, i diritti dei sette libri che
compongono la saga sono proprietà di una sola compagnia.
«Le splendide storie di C.S.
Lewis hanno conquistato il cuore di generazioni di lettori in tutto
il mondo», afferma Ted Sarandos, Chief Content Officer di
Netflix. «Intere famiglie si sono innamorate di personaggi come
Aslan e dell’intero universo di Narnia, siamo molto emozionati
perché Netflix diventerà la loro casa nei prossimi anni».
«È meraviglioso sapere che il
pubblico di tutto il mondo potrà scoprire nuovi aspetti del mondo
di Narnia. Le nuove tecnologie di produzione e distribuzione
avanzata ci consentiranno di far vivere ancora una volta le
avventure dei protagonisti in tutto il mondo», osserva Douglas
Gresham, figlio adottivo di C.S. Lewis. «Netflix rappresenta il
medium migliore per questo progetto, non vedo l’ora di lavorare con
loro per realizzarlo».
«Narnia rappresenta un fenomeno
raro, una storia che supera i confini geografici, amata da diverse
generazioni», afferma Mark Gordon, Presidente e Chief Content
Officer, Film & Television di eOne. «eOne ed io siamo
emozionati di poter collaborare con la C.S. Lewis Company e con
Netflix, che trasformeranno l’universo di Narnia in film e serie
TV. Non potremmo essere più felici di iniziare a lavorare su queste
nuove produzioni».
Un sorprendente aggiornamento
riguardante il film reboot di Le Cronache di
Narnia, prodotto da Netflix e diretto da Greta Gerwig, è stato
appena diffuso. Basandosi sui popolari racconti di C.S.
Lewis, Netflix realizzerà come noto un riavvio della saga
fantasy, portata per l’ultima volta sul grande schermo con Le Cronache di Narnia: Il
viaggio del veliero. Ora, dopo che Netflix ha acquisito i
diritti sul franchise, sono state promesse nuove opere dedicate a
tale universo narrativo, tra cui due film che saranno appunto
diretti dalla regista di Barbie. Si ipotizzava
potesse volerci però del tempo prima di poter vedere il primo di
questi film, ma sembra che non ci vorrà poi molto.
Parlando con Collider, il responsabile di
Netflix Film Scott Stuber ha infatti rivelato a
sorpresa che la produzione del film di
LeCronache di
Narnia avrà inizio nel 2024. “Credo che la
gente sappia che stiamo cercando di mettere insieme il film di
Greta Gerwig, Le cronache di Narnia e di avere quel film.
Inizieremo a concretizzarlo il prossimo anno“, ha dichiarato
Stuber. Ad oggi ancora non si sa nulla del cast del film, ma è
possibile che con il risolversi dello sciopero degli attori inizino
ad emergere anche notizie a tal riguardo. Se davvero la produzione
del film dovesse svolgersi nel 2024, il film potrebbe idealmente
essere pronto per la fine del prossimo anno o per i primi del
2025.
Le Cronache di Narnia
arriva su Netflix
Nel 2018 Netflix aveva firmato un
accordo pluriennale con la The C.S. Lewis Company
per poter sviluppare film e serie televisive basati su tutti e
sette i romanzi di Narnia. “È meraviglioso sapere che
le persone di tutto il mondo non vedono l’ora di vedere di più su
Narnia e che i progressi nella tecnologia di produzione e
distribuzione ci hanno permesso di far riprendere vita alle
avventure di Narnia portandole tutto il mondo“, aveva
dichiarato Douglas Gresham, figliastro di Lewis.
Ad ora sono stati annunciati solo i due film affidati a Greta
Gerwig, ma gli accordi originali prevedono anche una serie televisiva,
quindi potrebbe esserci altro in serbo per il futuro.
Le Cronache di Narnia: il
Viaggio del Veliero è il terzo capitolo della saga per
ragazzi convertita sullo schermo e diretta per i primi due capitoli
da Andrew Adamson, lo stesso dei due primi Shrek (i migliori di
sempre), e che questa volta lascia lo scettro della regia a
Michael Apted. Ritroviamo in questo film
Skandar Keynes nel ruolo di Edmund e
Georgie Henley in quello di Lucy.
Ne Le Cronache di Narnia:
il Viaggio del Veliero Peter e Susan sono ormai grandi, e
già ne Il Principe Caspian abbiamo sentito che non torneranno più a
Narnia. Adesso tocca a Lucy ed Edmund, i due fratelli minori,
affrontare il loro ultimo viaggio nel paese del leone Aslan, ma con
sorpresa si porteranno dietro anche l’antipatico e saccente cugino
Eustace. Ricomincia così l’avventura, a bordo di un grande veliero
(quello del titolo appunto) capitanato da una variegata ciurma agli
ordini dell’ormai Re Caspian, conosciuto nel secondo film. Come nei
due precedenti film che compongono la saga de Le Cronache
di Narnia, anche il terzo capitolo, Il viaggio del
veliero, si distingue per la scelta, condivisibile, di lasciare
molto spazio al mondo dell’infanzia, al coraggio e ai buoni
sentimenti, che presi a piccole dosi offrono un bello spettacolo
per i più piccoli, ma forse un po’ noioso per il pubblico adulto
che ormai è avvezzo ai film d’animazione ‘per adulti’ come Shrek e
il recente L’illusionista.
Le Cronache di Narnia: il Viaggio del Veliero, il film
La storia si dipana però in maniero
troppo graduale dando a metà film l’impressioni di doversi
protrarre eccessivamente nel tempo e spaventando chi, già a quel
punto, si è annoiato. La sceneggiatura, come è noto, si basa sul
terzo volume della raccolta di C.S.Lewis che sulla
scia del collega Tolkien, ha elaborato, con
risultati decisamente più modesti, questo mondo parallelo creatosi
del ruggito di un leone/Dio che governa sul suo equilibrio. La
regia, a parte qualche guizzo particolarmente epico a seguire le
peregrinazioni e i volteggi in questo mare fantastico, non offre
particolari spunti. Risulta comunque buona e all’altezza
dell’immaginario da video-game che accomuna la giovane platea del
2010. Ritorna la colonna sonora dei due film precedenti, con
qualche variazione sul tema ma sempre efficace, senza troppi guizzi
artistici, ma sicuramente funzionale.
Quello che soddisfa a pieno lo
spettatore è la grafica computerizzata, sempre più simile alla
realtà e molto più espressiva dei giovani protagonisti, che
purtroppo non rendono giustizia ai re e alle regine di Narnia su
carta. Su tutti spicca per cattiva recitazione il Re Caspian
Ben
Barnes, che abbiamo già visto nel film precedente
della serie e che è stato scelto, a sorpresa, per interpretare il
Dorian
Graydel
film di Parker. Ci stiamo ancora chiedendo cosa mai
abbia portato a questo tipo di scelta…
Quello che però nuoce davvero al
film è il 3D. Ancora una volta un film girato ‘a due dimensioni’ è
stato convertito e proiettato con l’aiuto della tecnologia
stereoscopica con risultati davvero disastrosi: non solo il
cosiddetto 3D non è funzionale alla storia (almeno per il modo in
cui è stato utilizzato), ma rischia di aumentare la sensazione di
fastidio nel guardare un film carino ma che non brilla per
eccellenza. Una minuscola parte è riservata alla splendida Tilda Swinton che torna ad interpretare, nel
ricordo di Edmund, la Strega Bianca Jadis, terribile nemico nel
primo film.
Le cronache di Narnia: Il
viaggio del veliero è il film del 2010 diretto
da Michael Apted e con protagonisti nel
cast Ben Barnes, Georgie Henley, Skandar Keynes, Tilda
Swinton, William Moseley e Anne Poppewell.
La trama: Peter e Susan sono in
Asia con i genitori, mentre Edmund e Lucy si trovano a dover
passare un periodo a Cambridge con l’odioso e supponente cugino
Eustace. Un giorno, dopo una lite, vengono risucchiati con lui di
nuovo a Narnia, dove incontrano di nuovo i loro amici, a cominciare
dal principe Caspian e dal topino moschettiere Reepicheep, mentre
il cugino rimane stravolto da quel mondo per lui folle in cui si
trova.
Stavolta bisogna contrastare
mercanti di schiavi, ma anche un male che arriva da un’isola
misteriosa, che farà confrontare tutti, Edmund e Lucy in testa, con
le loro paure e i loro desideri più segreti. Ma anche per loro è
arrivato il momento di dire poi addio a Narnia, non prima di aver
salutato Aslan, mentre Eustace ha scoperto un nuovo mondo, fatto di
fantasia, al quale rimarrà fedele.
Le Cronache di Narnia: il Viaggio del Veliero, il film
Terzo capitolo di Narnia che si
sviluppa su due piani, da un lato esaltando l’avventura, con
suggestioni che vanno dalle Mille e una notte ai romanzi di
avventura marinaresca passando per le leggende nordiche e le fiabe,
dall’altro racconta un viaggio interiore, nelle paure ma anche
nella capacità di cambiare e di ritrovare il sense of wonder e la
fantasia che la vita vorrebbe soffocare, fin da quando si è
giovani, all’epoca di Cs. Lewis come oggi.
Il terzo capitolo della saga di
Narnia è uscito anche in 3D ma per fortuna risulta godibilissimo
anche in formato normale, non sacrificando tutta la trama allo
strabordare dallo schermo delle immagini, rischio ormai concreto di
un modo reinventato dal passato di fare cinema che vorrebbe
comandare ormai nel genere fantastico. Infatti ci si trova di
fronte ad un’avventura capace di appassionare, ben equilibrata tra
azione e introspezione, avventura e viaggio dentro di sé, mentre
Narnia prende l’aspetto ormai del luogo perduto dell’infanzia,
dell’Isola che non c’è, con un finale di stacco definitivo dagli
amici e dai luoghi struggente come ogni addio che si rispetti.
La ricerca di sé, il miglioramento
non dimenticando la dimensione spirituale, il non dimenticare i
sogni dell’età giovane anche se inevitabilmente bisogna crescere e
distaccarsene, sono i temi fondanti di un film che coniuga, ancora
di più che i primi due capitoli, effetti speciali ad un’atmosfera
vintage, dal gusto dell’avventura vecchio stampo ai curiosi titoli
di coda che animano i vecchi libri illustrati per ragazzi.
Una storia rivolta quindi non solo
ai giovanissimi, anzi più vicina ai gusti di un pubblico più
adulto, che ha voglia e nostalgia di sognare e che può trovare un
alter ego in Eustace, scettico capace di meravigliarsi e
sciogliersi di fronte alla fantasia. Probabile che se ci saranno
prossimi capitoli sarà lui l’eroe della vicenda, come avviene nei
romanzi, ma per ora tutto si conclude su una spiaggia da sogno,
dove ogni protagonista va per la sua strada e incontro ad un
destino che comunque non teme.
Il reboot de Le Cronache di
Narnia di Greta
Gerwig potrebbe adattare tutti i libri di C.S.
Lewis. A rivelarlo è Richad Gelfond,
amministratore delegato di IMAX, che ha infatti anticipato l’epico
piano di franchising di Netflix. Il prossimo film di Narnia della
Gerwig dovrebbe essere il primo di due film, adattando l’omonima
serie di libri fantasy di Lewis, con un’uscita in sala ad ora
fissata al Giorno del Ringraziamento del 2026, prima che il film
arrivi su Netflix nel dicembre dello stesso anno. Finora non sono
però stati rivelati dettagli sulla trama del nuovo film.
Parlando con Deadline, tuttavia, Gelfond ha
apparentemente confermato i piani di Netflix di adattare tutti i
libri de Le Cronache di Narnia di Lewis in film.
L’amministratore delegato di IMAX ha infatti dichiarato che il
servizio di streaming ha in programma otto film, uno in più
rispetto al numero di libri della serie, lasciando dunque
immaginare che l’ultimo potrebbe essere diviso in due film. Certo,
la sua dichiarazione non rivela in modo definitivo i piani a lungo
termine di Netflix, poiché non lavora per la piattaforma di
streaming. Tuttavia, indica che il servizio di streaming potrebbe
avere piani che vanno ben oltre l’accordo per due film confermato
dalla Gerwig.
“Questo è stato un film davvero
fantastico per noi, – afferma Gelfond – perché credo che
ci siano otto film in programma… e ciò che Imax fa meglio è
lanciare franchise ed eventi, e questo è il tipo di film che si
presta molto bene a un’uscita Imax. Inoltre, non è così insolito
come si pensa”. Al momento in cui scriviamo, la saga completa
dei sette libri de Le Cronache di Narnia non è mai
stata adattata completamente allo schermo. Il Leone, la Strega
e l’Armadio è stato adattato per la TV nel 1969 e nel 1979,
mentre un terzo adattamento televisivo più ampio è stato realizzato
dalla BBC nel 1988.
Tale adattamento ha ripreso anche
Il principe Caspian,Il viaggio del veliero e
La sedia d’argento per le stagioni successive. Anche la
trilogia cinematografica di Walden Media ha preso spunto dai libri
precedentemente adattati, il che significa che ad oggi tre libri
della serie non sono mai arrivate sullo schermo in nessuna forma.
Non resta dunque che attendere maggiori informazioni su questo
ambizioso progetto, le cui riprese non dovrebbero essere ormai poi
così lontane dall’iniziare.
Che cosa significa la dichiarazione
di Gelfond per i film di Le Cronache di Narnia di
Netflix?
La dichiarazione di Gelfond indica
che Netflix vuole interrompere questo ciclo di adattamenti, poiché
il suo piano di otto film sarebbe più che sufficiente per adattare
tutti e sette i libri. Anche se il servizio di streaming non ha
confermato la cosa, i film de Le Cronache di
Narnia di Walden Media dimostrano quanto possano
funzionare bene gli adattamenti multipli della serie di libri. Se
Netflix e Greta
Gerwig decidessero di adattare ogni singolo libro,
avrebbero molto materiale inutilizzato da cui attingere per rendere
la loro versione unica e amata.
Le cronache di Narnia: Il
principe Caspian è il film fantasy del 2008 diretto
da Andrew Adamson con protagonisti nel cast Ben
Barnes, Georgie Henley, Skandar Keynes, William Moseley, Anna
Popplewell,
Sergio Castellitto e Pierfrancesco Favino.
Anno: 2008
Regia: Andrew Adamson
Cast: Ben Barnes, Georgie Henley, Skandar Keynes, William
Moseley, Anna Popplewell, Sergio Castellitto, Pierfrancesco
Favino.
Le cronache di Narnia: Il principe Caspian, la trama
I quattro fratelli Pevensie, Peter, Edmund, Susan e Lucy,
vivono a Londra, è passato un anno dalla loro avventura a Narnia,
ma, durante un bombardamento che li ha portati a rifugiarsi nella
metropolitana, vengono risucchiati di nuovo nel mondo di Narnia,
dove sono passati secoli e secoli.
Oggi dominano i Telmarini, stirpe
di principi non sempre buoni e giusti e il giovane principe
Caspian, che potrebbe riportare pace e prosperità, è costretto a
nascondersi e a fuggire perché il perfido zio lord Miraz vuole
ucciderlo. I ragazzi aiuteranno il loro nuovo amico nel suo
intento, riconquistandosi onori e riconoscimento in un mondo in cui
ormai sono venerati da oltre mille anni come gli eroi delle
leggende. Aslan non c’è più, ma forse è sempre con loro.
Le cronache di Narnia: Il principe Caspian, l’analisi
Un secondo capitolo più cupo del precedente, che mescola
suggestioni shakesperiane ad intrighi di corte, introducendo nuovi
personaggi, anche non solo legati solo al momento, come il giovane
principe Caspian, interpretato dall’emergente Ben Barnes, che torna
poi anche nel terzo capitolo.
Il tema della religiosità sparisce
di fronte all’avventura, al gusto dell’intrigo, alla dualità tra
realtà e fiaba, alle battaglie, sempre molto simili a quelle de Il
signore degli anelli ma per ragioni di target decisamente meno
cruente nei loro effetti devastanti: Adamson lima alcuni difetti e
lungaggini del primo capitolo, ottenendo un film decisamente più
piacevole, capace di interessare i più giovani ma di piacere anche
agli adulti, che notano comunque i riferimenti letterari e
avventurosi.
Stavolta è il gusto dell’avventura ad avere il sopravvento,
in una storia che fa da tramite tra un primo capitolo e i
successivi, e che spesso potrebbe essere l’anello debole di una
saga (come in fondo è successo sia a L’impero colpisce ancora che a
Le due torri) ma che funziona come insieme, risultando godibile
anche per chi non ha visto il primo capitolo. Di nuovo efficace
come la fantasia irrompe in un contesto realistico, lontano dal
mondo dei giovani occidentali ma purtroppo simile a certe realtà in
giro per il mondo dove si vive ancora oggi sotto le bombe e le
guerre, ed interessante il tema del diverso scorrimento del tempo
tra i due mondi, capace di esaltare a Narnia gli eroi provenienti
da un’altra dimensione, diventati nel frattempo leggenda.
Tra castelli degni del miglior
romanzo gotico, battaglie, effetti speciali efficaci ma che non
distruggono il gusto di narrare, avventura, meritano una menzione i
due interpreti nostrani, un Sergio Castellitto
cattivo che sembra uscito dal Medio Evo reale, e un
Pierfrancesco Favino efficace ma dubbioso braccio
destro pronto alla redenzione. Di nuovo un’avventura fantasy che
non dimentica di strizzare l’occhio sia alla cultura alta che
all’intrattenimento, con un risultato equilibrato tra le due
esigenze e superiore a quello del primo film, cosa che non è di
tutti.
Le cronache di Narnia: Il
leone, la strega e l’armadio è il film del 2005
diretto da Andrew Adamson e con protagonisti
nel cast James Mc Avoy, Tilda Swinton, Georgie Henley,
Skandar Keynes, William Moseley, Anna Popplewell, Jim Broadbent,
Liam Neeson e Omar Sharif (voce di Aslan in inglese e in
italiano).
Le cronache di Narnia: Il leone,
la strega e l’armadio, la trama
Gran Bretagna 1940: i quattro
fratelli Peter, Edmund, Susan e Lucy devono lasciare Londra, come
tanti altri bambini, e andare a vivere come sfollati nella casa di
campagna di un eccentrico professore. Un giorno Lucy scopre in una
stanza un vecchio armadio, e nascondendoci dentro si trova
catapultata nel mondo di Narnia, terra oppressa da una crudele
regina, in cui vengono catapultati anche sua sorella e i suoi
fratelli. Con l’aiuto del saggio leone Aslan e delle creature
presenti a Narnia, tra animali parlanti, centauri e fauni,
riusciranno a sconfiggere la regina e a diventare loro stessi re e
regine, governando per anni e anni con saggezza… finché non
troveranno un giorno la strada dell’armadio, ritrovandosi
bambini.
Le cronache di Narnia: Il leone,
la strega e l’armadio, il film
La saga di Narnia, scritta da
CS Lewis, amico personale di
Tolkien e professore ad Oxford, è considerata un classico della
letteratura britannica per bambini e ragazzi, anche se forse può
sembrare oggi un po’ datata a causa della forte presenza del
messaggio religioso come sottinteso alla vicenda, vista come
metafora della Redenzione prima che come avventura fantasy in un
universo da fiaba parallelo.
Andrew Adamson
adatta il primo romanzo di Narnia, cercando di rendere la vicenda
più snella dalle implicazioni religiose, concedendo spazio alla
spettacolarità degli effetti speciali che non soverchiano però la
trama, costruendo un’avventura che non raggiunge i livelli di
successo di Harry Potter e de Il signore degli anelli , ma che
rappresenta comunque una buona alternativa, anche se forse più
datata, con la partenza di tutto in un’epoca storica in cui si
riconoscono i nonni dei giovani spettatori che dovrebbero essere il
target del film.
Con una partenza reale in una
sequenza particolarmente riuscita a poco fantasy di un
bombardamento che rievoca la sanguinosa Battaglia d’Inghilterra, il
mondo di Narnia che irrompe da un armadio presenta in pieno un
delizioso sense of wonder di fiaba, secondo la migliore tradizione
favolistica anglosassone che fa entrare la fantasia dalle cose di
tutti i giorni.
Le cronache di Narnia primo
capitolo al cinema comunque funziona, con una sequenza tra le più
angoscianti tra quelle viste nel cinema di genere negli anni,
quella della morte sacrificale di Aslan (emblema, secondo l’autore,
di Gesù Cristo) e con un paio di battaglie debitrici a Il signore
degli anelli, senza contare il tema tipicamente da fiaba del tempo
che scorre in modo diverso qui sulla Terra e là a Narnia, dove si
può crescere e essere adulti per poi scoprire che sono passate
poche decine di minuti.
Un film fantasy non solo per
ragazzi, ma anche per chi è stato ragazzo qualche anno fa, e che ha
letto i romanzi di CS Lewis: il risultato
complessivo non è niente male, un blockbuster che però è debitore
alla letteratura e ad una visione più intellettuale del genere
fantasy.
Sembra che Greta
Gerwig abbia sfruttato il suo potere di regista di
Barbie per convincere Netflix a concederle l’ampia distribuzione
nelle sale cinematografiche che desiderava per Le Cronache
di Narnia, il suo adattamento della serie di libri fantasy
di C.S. Lewis. Come riportato da Variety, dopo mesi di
trattative, Imax ha annunciato che il film sarà distribuito
esclusivamente sui suoi schermi in tutto il mondo per due settimane
prima del debutto del film su Netflix. L’uscita è attualmente
prevista per il 26 novembredel
2026. Il film debutterà dunque su Netflix a metà
dicembre.
Il lancio in Imax è una rarità per
lo streamer, che concede uscite limitate nelle sale
cinematografiche solo in vista di possibili candidature durante la
stagione dei premi, proprio come avvenuto per come Emilia
Perez e Maria, ma
preferisce soprattutto che i suoi film, in particolare quelli più
ampiamente commerciali, debuttino direttamente sulla sua
piattaforma. Ci sono state però delle eccezioni. Nel 2022, ad
esempio, Netflix ha permesso a Glass Onion:
A Knives Out Mystery di avere un’esclusiva di una
settimana in più di 600 sale, la sua uscita in sala più ampia di
sempre.
Altri operatori di streaming hanno
adottato un approccio meno rigido alla distribuzione nelle sale,
con Amazon e Apple che hanno
fatto debuttare i film nei cinema e hanno permesso che venissero
proiettati per settimane, o addirittura mesi, prima di apparire sui
loro servizi di streaming. Questo ha fatto sì che Netflix non
riuscisse ad accaparrarsi alcuni progetti che volevano essere
proiettati prima nelle sale cinematografiche. Per soddisfare ora le
forti richieste, sembra dunque che il colosso dello streaming
permetterà ai fan della saga di poter vedere il nuovo adattamento
di Le Cronache di Narnia sul grande schermo.
Cosa sappiamo dell’adattamento di
Le Cronache di Narnia di Greta
Gerwig
Nel 2018, Netflix
ha annunciato che avrebbe sviluppato nuove serie e progetti
cinematografici basati sulla serie Le cronache di
Narnia di Lewis. Nel 2020 ha arruolato Greta
Gerwig, che è stata candidata all’Oscar per la regia
di Lady
Bird e ha curato anche un acclamato adattamento di
Piccole donne. La sua stella ha continuato a crescere
negli anni successivi. Nel 2023, la Gerwig ha infatti diretto
Barbie , che è stato il film di maggior incasso del
2023, guadagnando quasi 1,5 miliardi di dollari in tutto il mondo e
diventando un fenomeno rosa acceso. Non resta ora che attendere che
vengano diffuse maggiori notizie riguardo questo suo nuovo atteso
progetto.
La regista e sceneggiatrice
Greta Gerwig è attualmente impegnata con la
stagione dei premi, in vista degli
Oscar che si svolgeranno il 10 marzo dove il suo film
Barbie è candidato a 8 Oscar, di
cui quello per lei stessa nella categoria Miglior sceneggiatura
originale. Una volta conclusosi questo periodo, però, Gerwig avrà
da occuparsi dei due film di Le Cronache di
Narnia che realizzerà per Netflix. L’anno
scorso la regista aveva dichiarato di essere
“adeguatamente spaventata“ dall’idea di adattare i
romanzi sacri di C.S. Lewis, ma all’epoca ha anche
osservato: “Penso che quando ho paura sia sempre un buon segno.
Forse quando smetterò di avere paura, sarà come dire: ‘Forse non
dovrei farlo’. No, ne sono terrorizzata. È straordinario. Ed è
emozionante“.
Ora, nella sua nuova intervista alla
rivista Time, Gerwig ha rivelato di aver
completato una bozza della sceneggiatura prima ancora che
iniziassero le riprese di Barbie. “Sapere che avevo gettato le basi per
‘Narnia’ e che volevo tornarci, probabilmente è qualcosa che mi
sono imposta psicologicamente“, ha detto la Gerwig.
“Perché so che la cosa giusta, per me comunque, è continuare a
fare film. Qualunque cosa accada, buona o cattiva, devi continuare
ad andare avanti. Non mi stupisce mai che qualcuno ti dia dei soldi
per fare un film“. La Gerwig ha poi sottolineato di aver
voluto fare i film di Narnia perché attratta dalla qualità
“euforicamente onirica” della scrittura di Lewis.
“È legato al folklore e alle
storie di fate dell’Inghilterra, ma è una combinazione di
tradizioni diverse“, ha detto. “Da bambino, accetti tutto:
sei in questa terra di Narnia, ci sono i fauni e poi arriva Babbo
Natale. Non ti viene nemmeno in mente che non sia schematico. Mi
interessa abbracciare il paradosso dei mondi creati da Lewis,
perché è questo che li rende così avvincenti”. Proseguono
dunque i lavori sui due film, con le riprese che dovrebbero
svolgersi già nel 2024. Ad oggi non si hanno informazioni
riguardanti il cast ma è possibile che degli annunci a riguardo
verranno fatti nei prossimi mesi.
Le Cronache di Narnia arriva su Netflix
Nel 2018 Netflix aveva firmato un accordo pluriennale con la
The C.S. Lewis Company per poter sviluppare film e
serie televisive basati su tutti e sette i romanzi di
Narnia. “È meraviglioso sapere che le persone di tutto
il mondo non vedono l’ora di vedere di più su Narnia e che i
progressi nella tecnologia di produzione e distribuzione ci hanno
permesso di far riprendere vita alle avventure di Narnia portandole
tutto il mondo“, aveva dichiarato Douglas
Gresham, figliastro di Lewis. Ad ora sono stati annunciati
solo i due film affidati a Greta Gerwig, ma gli accordi originali
prevedono anche una serie televisiva,
quindi potrebbe esserci altro in serbo per il futuro.
Ad ottobre del 2018 Netflix aveva annunciato un accordo
pluriennale con The C.S. Lewis Company per lo sviluppo di film e
serie tv basati sull’amata saga fantasy di C.S. Lewis
Le cronache di Narnia. Da allora, però,
non ci sono stati più aggiornamenti sul progetto.
Adesso, in una lunga intervista
diffusa su
YouTube nelle ultime ore, è stato Douglas
Gresham, figlio adottivo di Lewis e produttore della saga
cinematografica basata su Le cronache di
Narnia, ha parlato proprio dell’ambizioso progetto
affidato al colosso dello streaming. Gresham, che è stato
confermato come produttore anche dei futuri adattamenti, ha
spiegato:
“Da quando abbiamo stretto
l’accordo con Netflix nell’ottobre del 2018, non abbiamo più avuto
notizie da parte loro. Sono un po’ preoccupato sinceramente… ho
come la sensazione che non accadrà davvero. Mi piacerebbe che fosse
qualcosa a episodi. Con i film hai a disposizione al massimo due
ore per cercare di metterci dentro un intero libro, ed è sempre
difficile farlo nel modo più giusto. Vorrei che questo nuovo
progetto fosse il più fedele possibile al materiale originale e con
la formula della serie o della miniserie sarebbe possibile adattare
la saga per intero, in ogni suo dettaglio e sfumatura.”
La saga de Le cronache
di Narnia è già stata adattata per il grande schermo
tra il 2005 e il 2010, con gli adattamenti de Il leone,
la strega e l’armadio (2005) e Il
principe Caspian (2008), entrambi diretti da Andrew
Adamson, e con Il viaggio del
veliero diretto da Michael Apted (2010).
Sulla base di un accordo pluriennale
con The C.S. Lewis Company, Netflix darà vita alle
incredibili storie ambientate nell’universo di Narnia con nuovi
film e serie TV disponibili in esclusiva per gli utenti di tutto il
mondo.
I titoli generati da questa
collaborazione saranno produzioni originali Netflix, Mark Gordon di
Entertainment One (eOne), Douglas Gresham e Vincent Sieber saranno
produttori esecutivi delle serie e produttori dei film. In totale,
i romanzi della serie Le cronache di
Narnia hanno venduto oltre 100 milioni di copie
e sono stati tradotti in più di 47 lingue in tutto il mondo. Per la
prima volta, grazie a questo accordo, i diritti dei sette libri che
compongono la saga sono proprietà di una sola compagnia.
«Le splendide storie di C.S.
Lewis hanno conquistato il cuore di generazioni di lettori in tutto
il mondo», ha affermato Ted Sarandos, Chief
Content Officer di Netflix. «Intere famiglie si sono
innamorate di personaggi come Aslan e dell’intero universo di
Narnia, siamo molto emozionati perché Netflix diventerà la loro
casa nei prossimi anni».
«È meraviglioso sapere che il
pubblico di tutto il mondo potrà scoprire nuovi aspetti del mondo
di Narnia. Le nuove tecnologie di produzione e distribuzione
avanzata ci consentiranno di far vivere ancora una volta le
avventure dei protagonisti in tutto il mondo», ha osservato
Douglas Gresham, figlio adottivo di C.S. Lewis.
«Netflix rappresenta il medium migliore per questo progetto,
non vedo l’ora di lavorare con loro per realizzarlo».
«Narnia rappresenta un fenomeno
raro, una storia che supera i confini geografici, amata da diverse
generazioni», ha affermato Mark Gordon,
Presidente e Chief Content Officer, Film & Television di eOne.
«eOne ed io siamo emozionati di poter collaborare con la C.S.
Lewis Company e con Netflix, che trasformeranno l’universo di
Narnia in film e serie TV. Non potremmo essere più felici di
iniziare a lavorare su queste nuove produzioni».
Dopo mesi di silenzio
sul franchise tratto dai romanzi di C.S. Lewis, il
sito Narnia Web comunica che David
Magee, sceneggiatore di Vita di
Pi, ha ultimato lo script di Le Cronache
di Narnia la Sedia d’Argento, quarto capitolo
cinematografico della serie.
Ricordiamo che i film
precedentemente realizzati erano basati rispettivamente su
Il leone, la strega e l’armadio; Il principe
Caspian e Il viaggio del
veliero. Speriamo che questo quarto adattamento abbia
più fortuna sia da un punto di vista artistico che da un punto di
vista economico.
La Sedia d’Argento
è il quarto libro nella saga di Narnia ed è ambientato a Narnia
decenni dopo gli eventi del terzo libro. Re Caspian cerca l’aiuto
di Aslan per cercare di salvare il Principe Rilian, figlio ed erede
di Caspian. Aslan decide quindi di coinvolgere due studenti,
Eustace Scrubb (Will Poulter nel
Viaggio del Veliero) e Jill Poole.
Sarà Joe Johnston,
regista di Captain America Il Primo Vendicatore, a
dirigere Le Cronache di Narnia La Sedia
d’Argento, prossimo capitolo della serie di film basati
sulla raccolta di romanzi di C.S. Lewis che però
vedrà il franchise ripartire da zero.
Il progetto segnerà il punto zero di
un nuovo franchise che ripartirà da zero. Alla sceneggiatura ha
lavorato David Magee, autore di La
Vita di Pi e Neverland – Un sogno per la
vita. Il film sarà distribuito da Sony e eOne.
Il Leone, la Strega e
l’Armadio e il Principe
Caspian sono stati distribuiti dalla Disney nel 2005
e nel 2009, Il Viaggio del Veliero dalla
Fox nel 2010, per un incasso totale di 1,6 miliardi.
La Sedia d’Argento
è il quarto libro nella saga di Narnia ed è ambientato a Narnia
decenni dopo gli eventi del terzo libro. Re Caspian cerca l’aiuto
di Aslan per cercare di salvare il Principe Rilian, figlio ed erede
di Caspian. Aslan decide quindi di coinvolgere due studenti,
Eustace Scrubb (Will Poulter nel
Viaggio del Veliero) e Jill Poole.
Sono diversi mesi che non
ci sono novità in merito a Le Cronache di Narnia La
Sedia d’Argento, il quarto film del franchise tratto
dai romanzi di C.S. Lewis. Adesso Deadline annuncia che la TriStar
Picturess, la Mark Gordon Company, la C.S. Lewis Company
e Entertainment One (eOne) sono a lavoro insieme per portare sul
grande schermo La Sedia d’Argento.
Il progetto segnerà il punto zero di
un nuovo franchise che ripartirà da zero. Alla sceneggiatura ha
lavorato David Magee, autore di La
Vita di Pi e Neverland – Un sogno per la
vita. Il film sarà distribuito da Sony e eOne.
Il Leone, la Strega e
l’Armadio e il Principe
Caspian sono stati distribuiti dalla Disney nel 2005
e nel 2009, Il Viaggio del Veliero dalla
Fox nel 2010, per un incasso totale di 1,6 miliardi.
La Sedia d’Argento
è il quarto libro nella saga di Narnia ed è ambientato a Narnia
decenni dopo gli eventi del terzo libro. Re Caspian cerca l’aiuto
di Aslan per cercare di salvare il Principe Rilian, figlio ed erede
di Caspian. Aslan decide quindi di coinvolgere due studenti,
Eustace Scrubb (Will Poulter nel
Viaggio del Veliero) e Jill Poole.
Sarà basato su
La Sedia d’Argento, quarto libro della
saga scritta da C S Lewis e avrà probabilmente lo
stesso titolo, e sarà il quarto film tratto dalla serie letteraria
Le Cronache di Narnia. A dare l’annuncio della messa in
cantiere del progetto è stata con un comunicato la The Mark Gordon
Company, contattata dalla C.S. Lewis Company.
Nel comunicato di
Mark Gordon si legge: “Come molti lettori,
grandi e piccoli, sanno, io sono un grande fan di C.S. Lewin e del
suao bellissimo e allegorico mondo di Narnia. Queste fantastiche
storie ispirano passione nel mondo reale in tantissimi fan
devoti in tutto il mondo. E così mentre ci prepariamo a portare sul
grande schermo il prossimo libro, siamo onorati e eccitati di
contribuire alla straordinaria eredità di Narnia.”
Douglas Gresham,
pronipote di C.S. Lewis ha dichiarato: “Ho
grande rispetto per il lavoro di Mark Gordon e e sono fiducioso che
insieme potremmo portare la bellezza e la magia, che Narnia ha
portato nei cuori di chi ha letto La Sedia d’Argento, sullo
schermo. Non vedo l’ora di tornare a Narnia, questa volta con Mark
Gordon e la sua squadra”.Gordon e Gresham produrranno il film
con Vincent Sieber, il presidente della base di
Los Angeles della C.S. Lewis Company, che come detto lavorerà con
la Mark Gordon Company sullo sviluppo della sceneggiatura.
Anche le parole di Sieber sono state
di stima verso Gordon e di grandi aspettative per questo quarto
adattamento cinematografico dei romanzi di Lewis.
Ricordiamo che i film
precedentemente realizzati erano basati rispettivamente su Il
leone, la strega e l’armadio; Il principe Caspian e Il viaggio del
veliero. Speriamo che questo quarto adattamento abbia più fortuna
sia da un punto di vista artistico che da un punto di vista
economico.
Sarà un
complesso progetto multicanale quello sviluppato dalla
Lionsgate che adatterà contemporaneamente i romanzi fantasy
deLe Cronache dell’Assassino del Re
di Patrick Rothfussper il
cinema, la televisione e il mondo dei videogame.
Le Cronache, incentrate sul
personaggio del leggendario e potente mago Kvothe, sono
composte da una trilogia di romanzi – i primi due titoli sono
Il nome del vento e La paura del
saggio mentre il terzo capitolo deve ancora uscire –
e da tre novelle. La Lionsgate spera così di replicare il
successo di Peter Jackson con Tolkien e della
serie Game of Thrones della HBO per
quanto riguarda il piccolo schermo.
Le cronache dei morti viventi è diretto
da George Romero con
protagonista Michelle Morgan, Joshua Closè, Shawn
Roberts e Joe Dinicol.
Sinossi
Un gruppo di ragazzi, intenti a girare un film horror indipendente,
si ritrovano coinvolti inevitabilmente in una situazione che sta
sconvolgendo gli Stati Uniti: i morti tornano in vita, e
Jason(Closè), decide di filmare il caos e la violenza che esplodono
durante il loro cammino.
Analisi
A due anni di distanza dalla Terra dei morti viventi,
Romero, dedito al (sotto)genere degli zombi -da egli stesso
promulgato- torna ad inscenare soggetti che proliferano di morti
viventi. Ma l’ingegnosità del regista sembra inesauribile, e il
quinto capitolo della saga degli zombi, prende una piega del tutto
nuova, inserendosi direttamente nella linea che da Cannibal
Holocaust porta a Cloverfield, passando per The Blair witch
project e REC.
Un filone che mira ad unire la
tecnica documentaristica al genere horror, e che con le possibilità
del digitale, si sviluppa all’insegna della sperimentazione di
nuove situazioni. Ed è in questo contesto che Romero rinnova il
genere zombi movie, mettendo in scena momenti del tutto inediti e
mai banali, confermando l’acume e la creatività che gli
appartengono e la consapevolezza dei meccanismi del cinema
dell’orrore.
Regista versatile come pochi,
Ridley Scott ha nei
decenni dato vita a importantissimi film di diverso genere. Uno di
quelli per cui è più ricordato, oltre alla fantascienza, è il
colossal storico. Rientrano in questo titoli come Il gladiatore, I duellanti,
Robin Hood e Exodus – Dei e re. Un altro
suo acclamato lungometraggio di questo genere è anche
Le crociate – Kingdom of Heaven, da lui
diretto nel 2005. Un’opera in cui Scott ha nuovamente dato prova di
tutta la sua grandezza, dando vita ad un’ossessiva cura per le
immagini e per la ricostruzione storica e scenografica.
Un desiderio di grandezza che ha
portato il film a superare le tre ore di durata, poi ridotte e a
due e venti per la versione cinematografica. Il film che Scott
vuole che sia ricordato è però proprio la Director’sCut, all’interno della quale sono naturalmente presenti
più scene ma anche più elementi utili al racconto e al suo cuore
tematico. Tra impressionanti scene di battaglia e momenti più
intimi e delicati, il film si configura così un ricco ritratto di
eventi storici attualizzati a tematiche particolarmente
contemporanee come il neocolonialismo, lo scontro tra civiltà, il
rapporto tra comunità cristiana e mussulmana, il rifiuto degli
estremismi e, naturalmente, anche le ripercussioni post 11
settembre 2001.
Le crociate – Kingdom of
Heaven si affermò dunque come un film a suo modo anche
controverso. Pur non replicando il successo di Il
gladiatore, questo è da molti ritenuto un titolo
particolarmente più importante e profondo, accuratezza storica o
meno. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Le crociate – Kingdom of
Heaven: la trama del film
Ambientato nella Francia del 1184,
il film ha per protagonista Baliano di Ibelin, un
maniscalco francese ricercato per omicidio. Nel tentativo di
nascondersi ed evitare una condanna, egli si imbatte nel padre
Goffredo, cavaliere diretto in Terra Santa, dove
si trovano i suoi possedimenti. Nel viaggio verso Gerusalemme,
tuttavia, i due si trovano attaccati dai gendarmi francesi e
Goffredo rimane ferito a morte. Prima di morire, tuttavia, egli fa
pronunciare a suo figlio il giuramento del Cavaliere. Baliano si
ritrova così insignito di tale titolo, che comporta anche il dovere
di difendere il re di Gerusalemme. Giunto in Terra Santa, Baliano
si unisce dunque alla crociata contro Saladino,
intenzionato a dimostrare come la guerra religiosa sia risolvibile
senza violenza.
Le crociate – Kingdom of
Heaven: il cast del film
Per il suo colossal, Scott si è
avvalso di numerosi attori di grande fama internazionale. Il primo
tra questi, nei panni del protagonista Baliano, è l’attore
Orlando Bloom. Egli,
che aveva da poco terminato le riprese di Troy, era
inizialmente restìo a recitare in un altro film storico. Si
convinse solo quando seppe che il regista sarebbe stato Scott. Per
assumere il ruolo di Baliano, egli si è poi allenato nell’uso della
spada ed ha anche guadagnato diversi chili di muscoli per risultare
più imponente. Nei panni della fascinosa principessa di
Gerusalemme, Sibilla, vi è invece l’attrice Eva Green, mentre
Liam Neeson è Goffredo,
padre di Baliano. L’attore, che non sapeva nulla delle crociate,
iniziò a studiarle dopo aver ottenuto il ruolo.
Nel film vi è poi il premio Oscar
Jeremy Irons nei panni
del conte Tiberias, personaggio ispirato a Raimondo III di Tripoli,
mentre Saladino è impersonato dall’attore siriano Ghassan
Massoud. Sono poi presenti anche David Thewlis nei panni
del cavaliere ospitaliere e Marton Csokas in
quelli di Guido di Lusignano. Brendan Gleeson è il
sanguinario Rinaldo di Chatillon, mentre Ian
Glen, noto per il ruolo di Jorah Mormont in Il Trono
di Sapde, interpreta qui Riccardo I d’Inghilterra.
Edward Norton è stato
brevemente considerato per il ruolo di Guido, ma dopo aver letto la
sceneggiatura ha fatto pressioni per il ruolo di Re Baldovino. Egli
risulta però irriconoscibile, poiché ha il volto sfigurato e
coperto da una maschera.
Le crociate – Kingdom of
Heaven: la vera storia e le differenze con il film
Come anticipato, nel dar vita al suo
film Scott ha cercato di essere quanto più accurato e fedele
possibile ai veri personaggi ed eventi qui raccontati. Nonostante
ciò, diversi sono gli elementi romanzi e che si discostano dalla
realtà storica. Ad esempio, il personaggio di Baliano è
probabilmente quello più soggetto a modifiche dell’intero film. Il
suo effettivo coinvolgimento nella difesa di Gerusalemme contro
Saladino fu marginale, ma egli era un vero cavaliere piuttosto che
il fabbro omicida mostrato nel film. Si racconta invece in modo
accurato il suo probabile viaggio dall’Europa, descrivendo le sue
interazioni diplomatiche con il leader saraceno, Saladino.
Quest’ultimo personaggio, invece, è
rappresentato in modo molto fedele alla realtà storica, tanto nelle
azioni quanto nelle sue idee. Tale ritratto ha infatti entusiasmato
la comunità araba. Parte importante del film sono poi le
rappresentazioni dei combattimenti medievali. In questi il film si
dimostra estremamente accurato: armi, armature e equipaggiamento
d’assedio sono ricreati con un’attenzione particolarmente acuta ai
dettagli, mentre le scene di battaglia campale e d’assedio sono
accurate nella rappresentazione della brutalità. I principi
medievali della cavalleria sono ben rappresentati e danno agli
spettatori un’eccellente percezione di come funzionava il sistema
europeo.
Le crociate – Kingdom of
Heaven: il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile vedere o rivedere il
film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari
piattaforme streaming presenti oggi in rete. Le
crociate – Kingdom of Heaven è infatti disponibile
nel catalogo di Rakuten TV, Netflix, Infinity e Amazon Prime Video. Per vederlo, in base
alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo
film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una comoda
visione casalinga. È bene notare che in caso di solo noleggio, il
titolo sarà a disposizione per un determinato limite temporale,
entro cui bisognerà effettuare la visione. Il film sarà inoltre
trasmesso in televisione il giorno mercoledì 21
settembre alle ore 21:00 sul canale
Iris.
Arriverà il 13 aprile con
Satine FilmLe cose che verranno –
L’Avenir, film di Mia
Hansen-Løve con protagonista Isabelle
Huppert.
Di seguito il trailer del film
presentato a Berlino 2016 dove ha vinto
l‘Orso d’Argento.
Sulle note di Deep Peace, nella
struggente interpretazione di Donovan, ecco le prime immagini del
film Le cose che verranno-l’ Avenir,
della regista Mia Hansen-Løve, dove una magnifica
Isabelle Huppert ci regala la toccante e
coinvolgente interpretazione di Nathalie, una professoressa di
filosofia costretta da varie vicissitudini, a prendere in mano la
propria vita e a costruirsi un futuro migliore. Interpretazione che
è valsa alla Huppert il premio come Miglior Attrice dell’ Anno ai
prestigiosi Critics Choice Award di Londra e che, insieme alla
vittoria del Golden Globe e alla candidatura all’Oscar, la consacra
come una delle attrici più straordinarie del panorama
cinematografico mondiale. Le cose che
verranno-L’Avenir uscirà in Sala il 13 aprile con
Satine Film.
Le cose che verranno
– L’Avenir recensione del film di Mia
Hansen-Løve
La fine di un amore è sempre a suo
modo una tragedia. Il cinema ha affrontato il tema del divorzio
sotto innumerevoli sfumature, da grandi classici del cinema come
Kramer vs. Kramer,
Io e Annie e La guerra dei Roses fino a un dramma
puro come Storia
di un matrimonio, un’opera sci-fi come
Eternal Sunshine of the Spotless Mind o ad una commedia
come 500 giorni insieme. Una delle opere più struggenti e
realistiche a riguardo, oltre a quelle qui citate, è anche
Le cose che non ti ho detto, scritto e diretto nel
2018 da William Nicholson.
Sceneggiatore due volte candidato
all’Oscar e celebre per aver scritto film come Viaggio in
Inghilterra,
Il gladiatore,
Les Misérable e Unbroken,
Nicholson ha con quest’opera dato vita alla sua seconda regia di un
lungometraggio, mosso dalla volontà di raccontare una storia
estremamente personale. Il film è infatti ispirato all’opera
teatrale da lui stesso scritta, The Retreat for Moscow, a
sua volta basata sul matrimonio dei genitori dello scrittore,
separatisi dopo 33 anni insieme. Nicholson riflette dunque su
quella vicenda e sull’impatto che ebbe in lui all’epoca e che ha
tutt’ora.
Allo stesso modo, egli esplora i due
genitori alla ricerca delle rispettive motivazioni, giungendo così
a dar voce ad un film fortemente emotivo in quanto profondamente
sincero nel mostrare i percorsi che la vita porta ad intraprendere.
In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali
curiosità relative a Le cose che non ti ho detto.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e al suo finale.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Le cose che non
ti ho detto
Protagonisti del film sono i coniugi
Grace ed Edward. I due sono
sposati da 29 anni e la loro vita nella cittadina inglese di
Seaford trascorre tranquilla in una casa in prossimità del mare tra
oggetti accumulati negli anni, tra cui moltissimi libri. Entrambi
in pensione, lei si occupa della stesura di un’antologia di poesie,
mentre lui è ossessionato dall’attendibilità delle pubblicazioni su
Wikipedia. Quando il figlio, Jamie, va a far loro
visita per il weekend, il padre gli rivela l’intenzione di lasciare
la madre per un’altra donna che lo rende felice e libero di essere
sé stesso.
Edward fa così i bagagli e va via,
nonostante Grace non voglia accettare la cosa. Caduta in
depressione, la donna si sente persa senza Edward nella sua piccola
cittadina costiera e spera sempre di vederlo rientrare un giorno in
casa con le sue valigie. Jamie, dal canto suo, cerca di aiutare la
madre a ripartire da zero e a mettersi alla ricerca della sua
serenità. I tre faranno i conti con gli ostacoli che la vita pone
durante il cammino e che dovranno saper affrontare per tornare ad
essere felici, ognuno a modo suo.
Il cast del film e la location dove
si sono svolte le riprese
Nel ruolo del figlio Jamie, invece,
vi è Josh O’Connor, affermatosi recentemente grazie
alla serie The
Crown e ai film La
chimera e Challengers.
Per quanto riguarda la location dove si sono svolte le riprese,
queste è proprio Seaford, cittadina della contea
dell’East Sussex, in Inghilterra.
In passato la città disponeva di spiagge eccellenti, alimentate
dalla deriva dei litorali che spostavano costantemente la sabbia
lungo la costa da ovest a est. Ancora oggi è conosciuta
principalmente per la sua vita costiera.
Il finale del film: ecco come si
conclude il racconto
Nel corso del film, dunque, i tre
personaggi principali di Le cose che non ti ho
detto si scontrano con la necessità di ripartire con le
proprie vite, ognuno a modo proprio. Al momento del finale, dunque,
la storia è tutt’altro che conclusa, perché lì dove termina il film
ha invece inizio qualcosa di nuovo per Grace, Andrew e Jamie.
Proprio la voce di quest’ultimo conclude la pellicola recitando un
poema scritto per i suoi genitori, in cui li ringrazia per ciò che
rappresentano per lui, chiedendo però anche loro di “lasciarlo
andare” affinché egli possa ora costruire il proprio percorso di
vita.
Come riportato dallo stesso sceneggiatore
e regista: “Le ultime parole di Le cose che non ti
ho detto sono pronunciate dal giovane, dal ragazzo, che in
un certo senso sono io. Sono: Lasciatemi andare. Niente è finito.
La madre è sola, incerta su cosa le riserverà la vita. Il
personaggio del padre sta diventando, finalmente e tardivamente, la
persona che ha sempre voluto essere. E il figlio chiede di essere
liberato, per poter crescere oltre l’infanzia. Così è stato. Così
è”, riflettendo dunque sulla propria reale vicenda con i
genitori e ciò che la loro separazione ha significato per lui.
Il trailer di Le cose che
non ti ho detto e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire di Le
cose che non ti ho detto grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV,
Apple TV, Now e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 5
luglio alle ore 21:20 sul canale
Rai 3.