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Le Cronache di Narnia: che fine ha fatto il progetto Netflix?

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Le Cronache di Narnia: che fine ha fatto il progetto Netflix?

Ad ottobre del 2018 Netflix aveva annunciato un accordo pluriennale con The C.S. Lewis Company per lo sviluppo di film e serie tv basati sull’amata saga fantasy di C.S. Lewis Le cronache di Narnia. Da allora, però, non ci sono stati più aggiornamenti sul progetto.

Adesso, in una lunga intervista diffusa su YouTube nelle ultime ore, è stato Douglas Gresham, figlio adottivo di Lewis e produttore della saga cinematografica basata su Le cronache di Narnia, ha parlato proprio dell’ambizioso progetto affidato al colosso dello streaming. Gresham, che è stato confermato come produttore anche dei futuri adattamenti, ha spiegato:

“Da quando abbiamo stretto l’accordo con Netflix nell’ottobre del 2018, non abbiamo più avuto notizie da parte loro. Sono un po’ preoccupato sinceramente… ho come la sensazione che non accadrà davvero. Mi piacerebbe che fosse qualcosa a episodi. Con i film hai a disposizione al massimo due ore per cercare di metterci dentro un intero libro, ed è sempre difficile farlo nel modo più giusto. Vorrei che questo nuovo progetto fosse il più fedele possibile al materiale originale e con la formula della serie o della miniserie sarebbe possibile adattare la saga per intero, in ogni suo dettaglio e sfumatura.”

La saga de Le cronache di Narnia è già stata adattata per il grande schermo tra il 2005 e il 2010, con gli adattamenti de Il leone, la strega e l’armadio (2005) e Il principe Caspian (2008), entrambi diretti da Andrew Adamson, e con Il viaggio del veliero diretto da Michael Apted (2010).

LEGGI ANCHE – Le cronache di Narnia: Netflix svilupperà film e serie tv

Sulla base di un accordo pluriennale con The C.S. Lewis Company, Netflix darà vita alle incredibili storie ambientate nell’universo di Narnia con nuovi film e serie TV disponibili in esclusiva per gli utenti di tutto il mondo.

I titoli generati da questa collaborazione saranno produzioni originali Netflix, Mark Gordon di Entertainment One (eOne), Douglas Gresham e Vincent Sieber saranno produttori esecutivi delle serie e produttori dei film. In totale, i romanzi della serie Le cronache di Narnia hanno venduto oltre 100 milioni di copie e sono stati tradotti in più di 47 lingue in tutto il mondo. Per la prima volta, grazie a questo accordo, i diritti dei sette libri che compongono la saga sono proprietà di una sola compagnia.

«Le splendide storie di C.S. Lewis hanno conquistato il cuore di generazioni di lettori in tutto il mondo», ha affermato Ted Sarandos, Chief Content Officer di Netflix. «Intere famiglie si sono innamorate di personaggi come Aslan e dell’intero universo di Narnia, siamo molto emozionati perché Netflix diventerà la loro casa nei prossimi anni».

«È meraviglioso sapere che il pubblico di tutto il mondo potrà scoprire nuovi aspetti del mondo di Narnia. Le nuove tecnologie di produzione e distribuzione avanzata ci consentiranno di far vivere ancora una volta le avventure dei protagonisti in tutto il mondo», ha osservato Douglas Gresham, figlio adottivo di C.S. Lewis. «Netflix rappresenta il medium migliore per questo progetto, non vedo l’ora di lavorare con loro per realizzarlo».

«Narnia rappresenta un fenomeno raro, una storia che supera i confini geografici, amata da diverse generazioni», ha affermato Mark Gordon, Presidente e Chief Content Officer, Film & Television di eOne. «eOne ed io siamo emozionati di poter collaborare con la C.S. Lewis Company e con Netflix, che trasformeranno l’universo di Narnia in film e serie TV. Non potremmo essere più felici di iniziare a lavorare su queste nuove produzioni».

Le Cronache di Narnia la Sedia d’Argento: pronta la sceneggiatura

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Le Cronache di Narnia la Sedia d’ArgentoDopo mesi di silenzio sul franchise tratto dai romanzi di C.S. Lewis, il sito Narnia Web comunica che David Magee, sceneggiatore di Vita di Pi, ha ultimato lo script di Le Cronache di Narnia la Sedia d’Argento, quarto capitolo cinematografico della serie.

Ricordiamo che i film precedentemente realizzati erano basati rispettivamente su Il leone, la strega e l’armadio; Il principe Caspian e Il viaggio del veliero. Speriamo che questo quarto adattamento abbia più fortuna sia da un punto di vista artistico che da un punto di vista economico.

La Sedia d’Argento è il quarto libro nella saga di Narnia ed è ambientato a Narnia decenni dopo gli eventi del terzo libro. Re Caspian cerca l’aiuto di Aslan per cercare di salvare il Principe Rilian, figlio ed erede di Caspian. Aslan decide quindi di coinvolgere due studenti, Eustace Scrubb (Will Poulter nel Viaggio del Veliero) e Jill Poole.

Le Cronache di Narnia La Sedia d’Argento: il regista di Captain America per il film

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Sarà Joe Johnston, regista di Captain America Il Primo Vendicatore, a dirigere Le Cronache di Narnia La Sedia d’Argento, prossimo capitolo della serie di film basati sulla raccolta di romanzi di C.S. Lewis che però vedrà il franchise ripartire da zero.

L’annuncio è stato dato in esclusiva da Variety.

Il progetto segnerà il punto zero di un nuovo franchise che ripartirà da zero. Alla sceneggiatura ha lavorato David Magee, autore di La Vita di Pi e Neverland – Un sogno per la vita. Il film sarà distribuito da Sony e eOne.

Le Cronache di Narnia la Sedia d’Argento: pronta la sceneggiatura

Il Leone, la Strega e l’Armadio e il Principe Caspian sono stati distribuiti dalla Disney nel 2005 e nel 2009, Il Viaggio del Veliero dalla Fox nel 2010, per un incasso totale di 1,6 miliardi.

La Sedia d’Argento è il quarto libro nella saga di Narnia ed è ambientato a Narnia decenni dopo gli eventi del terzo libro. Re Caspian cerca l’aiuto di Aslan per cercare di salvare il Principe Rilian, figlio ed erede di Caspian. Aslan decide quindi di coinvolgere due studenti, Eustace Scrubb (Will Poulter nel Viaggio del Veliero) e Jill Poole.

Le Cronache di Narnia La Sedia d’Argento: il franchise riparte da zero

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Le Cronache di Narnia La Sedia d'ArgentoSono diversi mesi che non ci sono novità in merito a Le Cronache di Narnia La Sedia d’Argento, il quarto film del franchise tratto dai romanzi di C.S. Lewis. Adesso Deadline annuncia che la TriStar Picturess, la Mark Gordon Company, la C.S. Lewis Company e Entertainment One (eOne) sono a lavoro insieme per portare sul grande schermo La Sedia d’Argento.

Il progetto segnerà il punto zero di un nuovo franchise che ripartirà da zero. Alla sceneggiatura ha lavorato David Magee, autore di La Vita di Pi e Neverland – Un sogno per la vita. Il film sarà distribuito da Sony e eOne.

Le Cronache di Narnia la Sedia d’Argento: pronta la sceneggiatura

Il Leone, la Strega e l’Armadio e il Principe Caspian sono stati distribuiti dalla Disney nel 2005 e nel 2009, Il Viaggio del Veliero dalla Fox nel 2010, per un incasso totale di 1,6 miliardi.

La Sedia d’Argento è il quarto libro nella saga di Narnia ed è ambientato a Narnia decenni dopo gli eventi del terzo libro. Re Caspian cerca l’aiuto di Aslan per cercare di salvare il Principe Rilian, figlio ed erede di Caspian. Aslan decide quindi di coinvolgere due studenti, Eustace Scrubb (Will Poulter nel Viaggio del Veliero) e Jill Poole.

Fonte: CS

Le Cronache di Narnia in sviluppo il quarto film su La sedia d’argento

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le cronache di narniaSarà basato su La Sedia d’Argento, quarto libro della saga scritta da C S Lewis e avrà probabilmente lo stesso titolo, e sarà il quarto film tratto dalla serie letteraria Le Cronache di Narnia. A dare l’annuncio della messa in cantiere del progetto è stata con un comunicato la The Mark Gordon Company, contattata dalla C.S. Lewis Company.

le cronache di narnia la sedia d'argentoNel comunicato di Mark Gordon si legge: “Come molti lettori, grandi e piccoli, sanno, io sono un grande fan di C.S. Lewin e del suao bellissimo e allegorico mondo di Narnia. Queste fantastiche storie ispirano passione nel mondo reale in tantissimi fan devoti in tutto il mondo. E così mentre ci prepariamo a portare sul grande schermo il prossimo libro, siamo onorati e eccitati di contribuire alla straordinaria eredità di Narnia.”

Douglas Gresham, pronipote di C.S. Lewis ha dichiarato: “Ho grande rispetto per il lavoro di Mark Gordon e e sono fiducioso che insieme potremmo portare la bellezza e la magia, che Narnia ha portato nei cuori di chi ha letto La Sedia d’Argento, sullo schermo. Non vedo l’ora di tornare a Narnia, questa volta con Mark Gordon e la sua squadra”.Gordon e Gresham produrranno il film con Vincent Sieber, il presidente della base di Los Angeles della C.S. Lewis Company, che come detto lavorerà con la Mark Gordon Company sullo sviluppo della sceneggiatura.

Anche le parole di Sieber sono state di stima verso Gordon e di grandi aspettative per questo quarto adattamento cinematografico dei romanzi di Lewis.

Ricordiamo che i film precedentemente realizzati erano basati rispettivamente su Il leone, la strega e l’armadio; Il principe Caspian e Il viaggio del veliero. Speriamo che questo quarto adattamento abbia più fortuna sia da un punto di vista artistico che da un punto di vista economico.

Fonte: CS

Le Cronache dell’Assassino del Re adattate da Lionsgate

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Le Cronache dell’Assassino del Re adattate da Lionsgate

Sarà un complesso progetto multicanale quello sviluppato dalla Lionsgate che adatterà contemporaneamente i romanzi fantasy de Le Cronache dell’Assassino del Re di Patrick Rothfuss per il cinema, la televisione e il mondo dei videogame.

Le Cronache, incentrate sul personaggio del leggendario e potente mago Kvothe, sono composte da una trilogia di romanzi – i primi due titoli sono Il nome del vento e La paura del saggio mentre il terzo capitolo deve ancora uscire – e da tre novelle. La Lionsgate spera così di replicare il successo di Peter Jackson con Tolkien e della serie Game of Thrones della HBO per quanto riguarda il piccolo schermo.

Fonte: The Hollywood Reporter

Le cronache dei morti viventi di George Romero

Le cronache dei morti viventi di George Romero

Le cronache dei morti viventi è diretto da George Romero con protagonista Michelle Morgan, Joshua Closè, Shawn Roberts e Joe Dinicol.

 

Sinossi
Un gruppo di ragazzi, intenti a girare un film horror indipendente, si ritrovano coinvolti inevitabilmente in una situazione che sta sconvolgendo gli Stati Uniti: i morti tornano in vita, e Jason(Closè), decide di filmare il caos e la violenza che esplodono durante il loro cammino.

Analisi

Le cronache dei morti viventi A due anni di distanza dalla Terra dei morti viventi, Romero, dedito al (sotto)genere degli zombi -da egli stesso promulgato- torna ad inscenare soggetti che proliferano di morti viventi. Ma l’ingegnosità del regista sembra inesauribile, e il quinto capitolo della saga degli zombi, prende una piega del tutto nuova, inserendosi direttamente nella linea che da Cannibal Holocaust porta a Cloverfield, passando per  The Blair witch project  e REC.

Un filone che mira ad unire la tecnica documentaristica al genere horror, e che con le possibilità del digitale, si sviluppa all’insegna della sperimentazione di nuove situazioni. Ed è in questo contesto che Romero rinnova il genere zombi movie, mettendo in scena momenti del tutto inediti e mai banali, confermando l’acume e la creatività che gli appartengono e la consapevolezza dei meccanismi del cinema dell’orrore.

Le crociate: trama, cast e curiosità sul film di Ridley Scott

Le crociate: trama, cast e curiosità sul film di Ridley Scott

Regista versatile come pochi, Ridley Scott ha nei decenni dato vita a importantissimi film di diverso genere. Uno di quelli per cui è più ricordato, oltre alla fantascienza, è il colossal storico. Rientrano in questo titoli come Il gladiatore, I duellanti, Robin Hood e Exodus – Dei e re. Un altro suo acclamato lungometraggio di questo genere è anche Le crociate – Kingdom of Heaven, da lui diretto nel 2005. Un’opera in cui Scott ha nuovamente dato prova di tutta la sua grandezza, dando vita ad un’ossessiva cura per le immagini e per la ricostruzione storica e scenografica.

Un desiderio di grandezza che ha portato il film a superare le tre ore di durata, poi ridotte e a due e venti per la versione cinematografica. Il film che Scott vuole che sia ricordato è però proprio la Director’s Cut, all’interno della quale sono naturalmente presenti più scene ma anche più elementi utili al racconto e al suo cuore tematico. Tra impressionanti scene di battaglia e momenti più intimi e delicati, il film si configura così un ricco ritratto di eventi storici attualizzati a tematiche particolarmente contemporanee come il neocolonialismo, lo scontro tra civiltà, il rapporto tra comunità cristiana e mussulmana, il rifiuto degli estremismi e, naturalmente, anche le ripercussioni post 11 settembre 2001.

Le crociate – Kingdom of Heaven si affermò dunque come un film a suo modo anche controverso. Pur non replicando il successo di Il gladiatore, questo è da molti ritenuto un titolo particolarmente più importante e profondo, accuratezza storica o meno. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Le crociate – Kingdom of Heaven: la trama del film

Ambientato nella Francia del 1184, il film ha per protagonista Baliano di Ibelin, un maniscalco francese ricercato per omicidio. Nel tentativo di nascondersi ed evitare una condanna, egli si imbatte nel padre Goffredo, cavaliere diretto in Terra Santa, dove si trovano i suoi possedimenti. Nel viaggio verso Gerusalemme, tuttavia, i due si trovano attaccati dai gendarmi francesi e Goffredo rimane ferito a morte. Prima di morire, tuttavia, egli fa pronunciare a suo figlio il giuramento del Cavaliere. Baliano si ritrova così insignito di tale titolo, che comporta anche il dovere di difendere il re di Gerusalemme. Giunto in Terra Santa, Baliano si unisce dunque alla crociata contro Saladino, intenzionato a dimostrare come la guerra religiosa sia risolvibile senza violenza.

Le crociate – Kingdom of Heaven: il cast del film

Per il suo colossal, Scott si è avvalso di numerosi attori di grande fama internazionale. Il primo tra questi, nei panni del protagonista Baliano, è l’attore Orlando Bloom. Egli, che aveva da poco terminato le riprese di Troy, era inizialmente restìo a recitare in un altro film storico. Si convinse solo quando seppe che il regista sarebbe stato Scott. Per assumere il ruolo di Baliano, egli si è poi allenato nell’uso della spada ed ha anche guadagnato diversi chili di muscoli per risultare più imponente. Nei panni della fascinosa principessa di Gerusalemme, Sibilla, vi è invece l’attrice Eva Green, mentre Liam Neeson è Goffredo, padre di Baliano. L’attore, che non sapeva nulla delle crociate, iniziò a studiarle dopo aver ottenuto il ruolo.

Nel film vi è poi il premio Oscar Jeremy Irons nei panni del conte Tiberias, personaggio ispirato a Raimondo III di Tripoli, mentre Saladino è impersonato dall’attore siriano Ghassan Massoud. Sono poi presenti anche David Thewlis nei panni del cavaliere ospitaliere e Marton Csokas in quelli di Guido di Lusignano. Brendan Gleeson è il sanguinario Rinaldo di Chatillon, mentre Ian Glen, noto per il ruolo di Jorah Mormont in Il Trono di Sapde, interpreta qui Riccardo I d’Inghilterra. Edward Norton è stato brevemente considerato per il ruolo di Guido, ma dopo aver letto la sceneggiatura ha fatto pressioni per il ruolo di Re Baldovino. Egli risulta però irriconoscibile, poiché ha il volto sfigurato e coperto da una maschera.

Le crociate - Kingdom of Heaven cast

Le crociate – Kingdom of Heaven: la vera storia e le differenze con il film

Come anticipato, nel dar vita al suo film Scott ha cercato di essere quanto più accurato e fedele possibile ai veri personaggi ed eventi qui raccontati. Nonostante ciò, diversi sono gli elementi romanzi e che si discostano dalla realtà storica. Ad esempio, il personaggio di Baliano è probabilmente quello più soggetto a modifiche dell’intero film. Il suo effettivo coinvolgimento nella difesa di Gerusalemme contro Saladino fu marginale, ma egli era un vero cavaliere piuttosto che il fabbro omicida mostrato nel film. Si racconta invece in modo accurato il suo probabile viaggio dall’Europa, descrivendo le sue interazioni diplomatiche con il leader saraceno, Saladino.

Quest’ultimo personaggio, invece, è rappresentato in modo molto fedele alla realtà storica, tanto nelle azioni quanto nelle sue idee. Tale ritratto ha infatti entusiasmato la comunità araba. Parte importante del film sono poi le rappresentazioni dei combattimenti medievali. In questi il film si dimostra estremamente accurato: armi, armature e equipaggiamento d’assedio sono ricreati con un’attenzione particolarmente acuta ai dettagli, mentre le scene di battaglia campale e d’assedio sono accurate nella rappresentazione della brutalità. I principi medievali della cavalleria sono ben rappresentati e danno agli spettatori un’eccellente percezione di come funzionava il sistema europeo.

Le crociate – Kingdom of Heaven: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile vedere o rivedere il film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Le crociate – Kingdom of Heaven è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Netflix, Infinity e Amazon Prime Video. Per vederlo, in base alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una comoda visione casalinga. È bene notare che in caso di solo noleggio, il titolo sarà a disposizione per un determinato limite temporale, entro cui bisognerà effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno mercoledì 21 settembre alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb, KoHvsHistory

 

Le cose che verranno – L’Avenir: al cinema il 13 aprile con Satine Film

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Arriverà il 13 aprile con Satine Film Le cose che verranno – L’Avenir, film di Mia Hansen-Løve con protagonista Isabelle Huppert.

Di seguito il trailer del film presentato a Berlino 2016 dove ha vinto l‘Orso d’Argento.

Sulle note di Deep Peace, nella struggente interpretazione di Donovan, ecco le prime immagini del film Le cose che verranno-l’ Avenir, della regista Mia Hansen-Løve, dove una magnifica Isabelle Huppert ci regala la toccante e coinvolgente interpretazione di Nathalie, una professoressa di filosofia costretta da varie vicissitudini, a prendere in mano la propria vita e a costruirsi un futuro migliore. Interpretazione che è valsa alla Huppert il premio come Miglior Attrice dell’ Anno ai prestigiosi Critics Choice Award di Londra e che, insieme alla vittoria del Golden Globe e alla candidatura all’Oscar, la consacra come una delle attrici più straordinarie del panorama cinematografico mondiale. Le cose che verranno-L’Avenir uscirà in Sala il 13 aprile con Satine Film.

Le cose che verranno – L’Avenir recensione del film di Mia Hansen-Løve

Le cose che non ti ho detto: dal cast al finale, tutte le curiosità sul film

La fine di un amore è sempre a suo modo una tragedia. Il cinema ha affrontato il tema del divorzio sotto innumerevoli sfumature, da grandi classici del cinema come Kramer vs. Kramer, Io e Annie e La guerra dei Roses fino a un dramma puro come Storia di un matrimonio, un’opera sci-fi come Eternal Sunshine of the Spotless Mind o ad una commedia come 500 giorni insieme. Una delle opere più struggenti e realistiche a riguardo, oltre a quelle qui citate, è anche Le cose che non ti ho detto, scritto e diretto nel 2018 da William Nicholson.

Sceneggiatore due volte candidato all’Oscar e celebre per aver scritto film come Viaggio in Inghilterra, Il gladiatore, Les Misérable e Unbroken, Nicholson ha con quest’opera dato vita alla sua seconda regia di un lungometraggio, mosso dalla volontà di raccontare una storia estremamente personale. Il film è infatti ispirato all’opera teatrale da lui stesso scritta, The Retreat for Moscow, a sua volta basata sul matrimonio dei genitori dello scrittore, separatisi dopo 33 anni insieme. Nicholson riflette dunque su quella vicenda e sull’impatto che ebbe in lui all’epoca e che ha tutt’ora.

Allo stesso modo, egli esplora i due genitori alla ricerca delle rispettive motivazioni, giungendo così a dar voce ad un film fortemente emotivo in quanto profondamente sincero nel mostrare i percorsi che la vita porta ad intraprendere. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Le cose che non ti ho detto. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Le cose che non ti ho detto cast

La trama di Le cose che non ti ho detto

Protagonisti del film sono i coniugi Grace ed Edward. I due sono sposati da 29 anni e la loro vita nella cittadina inglese di Seaford trascorre tranquilla in una casa in prossimità del mare tra oggetti accumulati negli anni, tra cui moltissimi libri. Entrambi in pensione, lei si occupa della stesura di un’antologia di poesie, mentre lui è ossessionato dall’attendibilità delle pubblicazioni su Wikipedia. Quando il figlio, Jamie, va a far loro visita per il weekend, il padre gli rivela l’intenzione di lasciare la madre per un’altra donna che lo rende felice e libero di essere sé stesso.

Edward fa così i bagagli e va via, nonostante Grace non voglia accettare la cosa. Caduta in depressione, la donna si sente persa senza Edward nella sua piccola cittadina costiera e spera sempre di vederlo rientrare un giorno in casa con le sue valigie. Jamie, dal canto suo, cerca di aiutare la madre a ripartire da zero e a mettersi alla ricerca della sua serenità. I tre faranno i conti con gli ostacoli che la vita pone durante il cammino e che dovranno saper affrontare per tornare ad essere felici, ognuno a modo suo.

Il cast del film e la location dove si sono svolte le riprese

Ad interpretare Grace, Edward e Jamie vi sono tre attori particolarmente celebri del panorama cinematografico mondiale. Nei panni di Grace si ritrova infatti la pluricandidata all’Oscar Annette Bening, celebre per film come American Beauty, I ragazzi stanno bene e Nyad – Oltre l’oceano. Nel ruolo di Edward vi è Bill Nighy, attore celebre per le saghe Underworld e Pirati dei Caraibi, ma anche per i film Love Actually – L’amore davvero e Living.

Nel ruolo del figlio Jamie, invece, vi è Josh O’Connor, affermatosi recentemente grazie alla serie The Crown e ai film La chimera e Challengers. Per quanto riguarda la location dove si sono svolte le riprese, queste è proprio Seaford, cittadina della contea dell’East Sussex, in Inghilterra. In passato la città disponeva di spiagge eccellenti, alimentate dalla deriva dei litorali che spostavano costantemente la sabbia lungo la costa da ovest a est. Ancora oggi è conosciuta principalmente per la sua vita costiera.

Le cose che non ti ho detto location

Il finale del film: ecco come si conclude il racconto

Nel corso del film, dunque, i tre personaggi principali di Le cose che non ti ho detto si scontrano con la necessità di ripartire con le proprie vite, ognuno a modo proprio. Al momento del finale, dunque, la storia è tutt’altro che conclusa, perché lì dove termina il film ha invece inizio qualcosa di nuovo per Grace, Andrew e Jamie. Proprio la voce di quest’ultimo conclude la pellicola recitando un poema scritto per i suoi genitori, in cui li ringrazia per ciò che rappresentano per lui, chiedendo però anche loro di “lasciarlo andare” affinché egli possa ora costruire il proprio percorso di vita.

Come riportato dallo stesso sceneggiatore e regista: “Le ultime parole di Le cose che non ti ho detto sono pronunciate dal giovane, dal ragazzo, che in un certo senso sono io. Sono: Lasciatemi andare. Niente è finito. La madre è sola, incerta su cosa le riserverà la vita. Il personaggio del padre sta diventando, finalmente e tardivamente, la persona che ha sempre voluto essere. E il figlio chiede di essere liberato, per poter crescere oltre l’infanzia. Così è stato. Così è”, riflettendo dunque sulla propria reale vicenda con i genitori e ciò che la loro separazione ha significato per lui.

Il trailer di Le cose che non ti ho detto e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Le cose che non ti ho detto grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV, Now e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 5 luglio alle ore 21:20 sul canale Rai 3.

Le cose che non ti ho detto, recensione del film con Annette Bening

Noto principalmente per le sue abilità di scrittura, non solo come sceneggiatore de Il Gladiatore, lo script che lo ha reso celebre e con cui guadagnò una nomination all’Oscar (lo stesso era accaduto con Viaggio in Inghilterra) ma anche, tra gli altri di  Nell, Il primo cavaliere ed Elizabeth –  The Golden Age, William Nicholson torna ora nella doppia veste di regista e sceneggiatore con Le cose che non ti ho detto – titolo originale Hope Gap – disponibile in digitale dal 29 maggio.

Le cose che non ti ho detto riannoda un filo

Grace, Annette Bening, e Edward, Bill Nighy, sono sposati da 29 anni. Edward è un insegnante di storia e Grace sta lavorando a un’antologia di poesie. Il figlio Jamie, Josh O’Connor, è ormai grande e vive per conto proprio. Quando torna a casa per il weekend, il padre gli comunica che vuole lasciare Grace e lo invita a restare vicino alla madre per qualche giorno. Quando Edward parla alla moglie della sua decisione, la donna non la accetta e dopo vani tentativi di trattenere il marito, cade in una profonda crisi. Il film segue le vicende dei tre protagonisti, mostrando come ciascuno affronti questa rottura.

Si tratta, come ha dichiarato lo stesso Nicholson, di approfondire una tematica che lo ha sempre interessato, ovvero la coesistenza degli opposti, amore e dolore, in una relazione. L’aveva già affrontata con Viaggio in Inghilterra, diretto da Richard Attemborough, dove la coppia costituita da Antony Hopkins e Debra Winger si trovava ad affrontare la malattia e la morte di lei. Nicholson sembra proprio voler riannodare quel filo. Gli ingredienti sono, in fondo, gli stessi: amore, morte – qui è quella di un matrimonio – dolore, la poesia che porta un po’ di sollievo e gli sconfinati paesaggi d’Inghilterra a fare da cornice.

L’importanza della scrittura di William Nicholson

Nicholson riesce con una precisione chirurgica di scrittura e una capacità di approfondimento psicologico non comune a far entrare lo spettatore nelle pieghe di questo rapporto, alla prova di un momento così difficile come quello della separazione.

Non è solo il rapporto di coppia ad essere sotto la lente del regista, ma quello fra i tre componenti del nucleo familiare. I punti di vista di Jamie, Grace e Edward si alternano, segnalati dalle loro voci off. Il regista mostra l’evoluzione dell’amore in tutte le sue fasi, compresa quella della sua fine. In questa si concentra sui sentimenti contrastanti che la dominano, esemplificandoli perfettamente.

Il divorzio è visto nelle sue conseguenze più devastanti, come una ferita profonda, paragonabile a quelle che provocano la morte. Il dolore è immenso, ma si fa strada nei personaggi come nello spettatore anche un senso di liberazione, non solo per Edward, che forse aspettava da tanto questo momento, ma anche, paradossalmente, per Grace, che non lo voleva e restava con tutte le sue forze aggrappata all’esistente.

Annette Bening e gli altri interpreti

Grace è una donna forte, di carattere, che si è innamorata di un ideale di uomo, più che del vero marito. Una donna che combatte ostinatamente contro una realtà che non si conforma al suo volere e desidera con tutta sé stessa tenere in piedi un matrimonio che considera sacro, anche se da molti anni non è più felice. Un personaggio complesso, che Annette Bening interpreta magistralmente, tratteggiandone con abilità le molte sfaccettature, mentre attraversa le varie fasi della vicenda: dalla negazione del problema, al vero e proprio lutto per la fine del matrimonio, alla rabbia, alla grinta che le servirà per ripartire. Il suo personaggio è anche portatore dell’elemento poetico che lenisce in qualche modo il dolore. Chi meglio dei poeti, in fondo, ha scandagliato l’amore in tutte le sue fasi? E chi meglio di loro può aiutare a superarne i momenti più bui?

Bill Nighy dà al personaggio di Edward – un uomo mite, che potrebbe perfino infastidire con la sua passività – un’umanità fragile e misurata, aprendo allo spettatore le porte del mondo interiore di questo personaggio chiuso e riservato, che ha sofferto in silenzio e con estrema misura vive anche questa circostanza. Josh O’Connor interpreta con covinzione il figlio Jamie, che suo malgrado è chiamato a fare da ago della bilancia, a parteggiare per l’uno o per l’altro. In realtà, vede le due figure di riferimento della sua vita in crisi e vuole solo aiutarle.

Il paesaggio, l’altro protagonista de Le cose che non ti ho detto

Le cose che non ti ho detto è anche un viaggio alla scoperta della natura del Sussex, una vera e propria protagonista del film. L’ambientazione è Seaford, una cittadina affacciata sull’estuario di un fiume, a ridosso delle Seven Sisters: sette colline di roccia che si gettano nel mare formando scogliere bianche – suggestive quanto le più famose scogliere di Dover.

Il regista si avvicina a questi luoghi con sguardo intenso e poetico. Sono per lui, nato nel Sussex, evidentemente luoghi del cuore. Ma sa inserirli nella narrazione non solo per compiacere l’occhio dello spettatore e incuriosirlo, o a dargli sollievo all’interno di una vicenda così emotivamente densa, bensì dando loro un valore fortemente simbolico. Parte da lì

e costruisce tutto un mondo intorno a quelle scogliere, che portano con sé la storia di questa famiglia e costituiscono di per sé la perfetta espressione della coesistenza degli estremi: accanto a ogni ripida scogliera c’è una valle, l’acqua del fiume che scorre sempre nello stesso letto si mescola proprio lì a quella del mare, aprendosi alla libertà.

Hope Gap (nome di fantasia) è proprio a una di quelle valli. È il luogo in cui sono trascorsi i momenti felici dell’infanzia di Jamie e del matrimonio dei suoi. Lì torna Grace a interrogarsi sulla sua insoddisfacente relazione col marito e poi tornerà in preda al dolore più profondo, dopo essere stata lasciata. Su quelle colline passeggia Jamie per scaricare la tensione. Lì la protagonista comincia a sentire, nonostante il dolore, quella sensazione di libertà, di liberazione, che è il cuore del film. È proprio questa, in effetti, la sensazione che quegli ampi spazi danno allo spettatore.

Con Le cose che non ti ho detto il regista non vuole commuovere con un melò straziante, anzi accompagna i protagonisti e lo spettatore verso un benefico rinnovamento. Verso il piacere di scoprire quanto è liberatorio mollare e verso la possibilità di immaginare quanta vita – forse finalmente felice – ci sarà dopo.

Le cose che non ti ho detto, il trailer del film

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Le cose che non ti ho detto, il trailer del film

Ecco il trailer di Le cose che non ti ho detto, il nuovo film di William Nicholson, con Annette Bening, Bill Nighy e Josh O’ Connor.

LE COSE CHE NON TI HO DETTO, secondo lungometraggio del regista e sceneggiatore William Nicholson, sarà disponibile dal 29 maggio (distribuito da Vision Distribution e Cloud 9) sulle maggiori piattaforme digitali: SKY PRIMAFILA PREMIERE –APPLE TV –  CHILI – GOOGLE PLAY – INFINITY – TIMVISION – RAKUTEN TV – CG ENTERTAINMENT.

LE COSE CHE NON TI HO DETTO è un racconto intimo ed emozionante basato su una vicenda autobiografica del regista. In questo film si racconta in modo diretto e senza falsi sentimentalismi la separazione tra due genitori e l’impatto emotivo che questo evento scatena sui componenti della famiglia. È una storia di dolore e separazione, ma anche di crescita e di consapevolezza, una storia in cui ci possiamo riconoscere, perché appartiene a molti di noi.

Il cast vanta la presenza di Annette Bening, quattro volte candidata al Premio OscarÒ: e vincitrice di due Golden Globe per “La diva Julia – Being Julia” e “I ragazzi stanno bene”, l’attore inglese Bill Nighy (Love Actually – L’amore davvero, I Pirati dei Caraibi, Harry Potter e i Doni della Morte), e Josh O’ Connor (La terra di Dio, The Program).

SINOSSI

Grace (Annette Bening) ed Edward (Bill Nighy), sposati da 29 anni, vivono una vita tranquilla nella città costiera di Seaford, Inghilterra, in una casa piena di libri e oggetti accumulati. Quando il figlio Jamie (Josh O’Connor) va a trovarli per il fine settimana, Edward lo informa che ha deciso di lasciare sua madre Grace. Grace non accetta la decisione di Edward e cade in una depressione profonda. Sarà Jamie attraverso la sua vicinanza a risvegliare in lei l’attitudine alla felicità e a una nuova possibilità di vita. In questa storia non ci sono cattivi ma solo persone reali, che hanno vissuto per troppo tempo trascinando dietro di sé vecchi errori e ora ne stanno pagando le conseguenze. Non ci sono risposte immediate né percorsi semplici che portino ad una soluzione. Un marito, una moglie e il loro figlio sono costretti ad affrontare verità dure, e ripartendo da quelle verità, sono costretti a plasmare nuovamente le loro vite.

Le cose che non ti ho detto dal 29 maggio in digitale

Le cose che non ti ho detto dal 29 maggio in digitale

LE COSE CHE NON TI HO DETTO, secondo lungometraggio del regista e sceneggiatore William Nicholson, sarà disponibile dal 29 maggio (distribuito da Vision Distribution e Cloud 9) sulle maggiori piattaforme digitali: SKY PRIMAFILA PREMIERE –APPLE TV –  CHILI – GOOGLE PLAY – INFINITY – TIMVISION – RAKUTEN TV – CG ENTERTAINMENT.

LE COSE CHE NON TI HO DETTO è un racconto intimo ed emozionante basato su una vicenda autobiografica del regista. In questo film si racconta in modo diretto e senza falsi sentimentalismi la separazione tra due genitori e l’impatto emotivo che questo evento scatena sui componenti della famiglia. È una storia di dolore e separazione, ma anche di crescita e di consapevolezza, una storia in cui ci possiamo riconoscere, perché appartiene a molti di noi.

Il cast vanta la presenza di Annette Bening, quattro volte candidata al Premio OscarÒ: e vincitrice di due Golden Globe per “La diva Julia – Being Julia” e “I ragazzi stanno bene”, l’attore inglese Bill Nighy (Love Actually – L’amore davvero, I Pirati dei Caraibi, Harry Potter e i Doni della Morte), e Josh O’ Connor (La terra di Dio, The Program).

SINOSSI

Grace (Annette Bening) ed Edward (Bill Nighy), sposati da 29 anni, vivono una vita tranquilla nella città costiera di Seaford, Inghilterra, in una casa piena di libri e oggetti accumulati.

Quando il figlio Jamie (Josh O’Connor) va a trovarli per il fine settimana, Edward lo informa che ha deciso di lasciare sua madre Grace.

Grace non accetta la decisione di Edward e cade in una depressione profonda. Sarà Jamie attraverso la sua vicinanza a risvegliare in lei l’attitudine alla felicità e a una nuova possibilità di vita.

In questa storia non ci sono cattivi ma solo persone reali, che hanno vissuto per troppo tempo trascinando dietro di sé vecchi errori e ora ne stanno pagando le conseguenze.

Non ci sono risposte immediate né percorsi semplici che portino ad una soluzione.

Un marito, una moglie e il loro figlio sono costretti ad affrontare verità dure, e ripartendo da quelle verità, sono costretti a plasmare nuovamente le loro vite.

Le cose belle: la conferenza stampa

Le cose belleAgostino Ferrente e Giovanni Piperno – anche produttori con Antonella Di Nocera – presentano Le cose belle: documentario che racconta Enzo, Fabio, Adele e Silvana, adolescenti nel 1999, e adulti 13 anni dopo, in una Napoli difficile, ma in cui resistere si può, nonostante tutto. Una città emblema di un paese e di tutte le periferie. Il film è stato visto alle Giornate degli Autori a Venezia, poi modificato perché, spiega Ferrente: “Racconta 13 anni di vita, perciò abbiamo sempre cercato di aggiornarlo”. E’ figlio di un primo documentario, Intervista a mia madre, che comprendeva la parte relativa al ’99, girato per Rai Tre e trasmesso all’epoca in prima serata.

Assenti Silvana e Adele, ci sono invece Enzo e Fabio, che commentano così:

Enzo: “Il film ha realizzato il mio sogno: prima cantavo con mio padre, oggi da solo. Ora lavoro io al suo posto, sto imparando anche a suonare la chitarra, questa per me è una cosa bella”.

Fabio: “Mi piace rivivere il mio passato perché così, ora che ho una figlia, posso insegnarle a non fare i miei stessi errori. Ho avuto una vita difficile, anche per questo mi fa sempre piacere rivedere i miei bei momenti da piccolo”.

Come avete lavorato?

A.F.: “Normalmente il documentario di creazione si rifà a quello antropologico, col mito del regista che non interviene sulla realtà. Noi facciamo il contrario, interveniamo per modificarla, non ci limitiamo a raccontarla. Ad esempio, abbiamo spinto Enzo a rincontrare Fabio. Ma ciò che è successo dopo è la verità. Usiamo artifici narrativi, ricostruiamo con il linguaggio della fiction, ove necessario, il tipo di emozione di cui ci siamo innamorati nel conoscere i personaggi”.

Con quali obiettivi?

A.F.: “Speriamo che questo lavoro esprima concetti che vanno oltre il territorio in cui è ambientato. Non abbiamo inseguito la spazzatura o i casi tragici presenti a Napoli e al sud (ma anche nelle periferie di Torino o Roma si trova certa omologazione). Volevamo restituire l’impressione che abbiamo avuto, raccontare i fiori che nascono tra le rovine, nonostante un disagio effettivo. Questi ragazzi, pur potendo fare altre scelte, hanno resistito, sono lì a lavorare dignitosamente. Questa è la loro bellezza.

Antonella Di Nocera: “L’altra parola chiave è responsabilità: non si parla spesso delle responsabilità degli adulti verso i ragazzi, sono quelle che producono la realtà, ed è ciò che abbiamo voluto affermare.

Perché raccontare ancora Enzo, Fabio, Silvana e Adele?

Giovanni Piperno: “Nel ’99 la messa in onda c’imponeva tempi stretti e gran parte del tempo fu utilizzato per il casting. Due settimane per approfondire le vite dei ragazzi ci sono sembrate troppo poche. Ci era rimasta la voglia di tornare. Dopo 10 anni siamo riusciti a trovare un finanziamento della Regione Campania per continuare a girare.

Com’era Napoli dopo 13 anni?

G.P.: “Indubbiamente, quando siamo tornati la città era piena d’immondizia, mentre nel ’99 era una città che sperava in un rilancio. Tornare è stato doloroso, ma evitiamo l’idea che “prima era meglio”, perché nella catastrofe ci sono anche dei passi avanti. Il fatalismo era nel dna dei nostri protagonisti, ma oggi molte cose belle continuano ad esserci, nonostante tutto.

Dal 26 giugno in 10 copie, ma sarà proiettato anche presso arene e scuole.

Le cose belle recensione del film di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno

Le cose belle1999: Adele, Silvana, Enzo e Fabio. Quattro adolescenti napoletani si raccontano davanti alle telecamere. Come tutti alla loro età, hanno sogni, ma anche situazioni familiari ed economiche difficili. Tredici anni dopo, gli stessi ragazzi sono adulti disillusi e forse rassegnati, in una città lasciata a sé stessa. Un lavoro precario, o una famiglia da reggere sulle proprie spalle, o un dolore difficile da sopportare: un futuro fin troppo prevedibile è ora il presente. Ma non hanno perso il coraggio e la dignità con cui affrontano la vita, cercando nella quotidianità le cose belle.

Questo documentario di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno prosegue Intervista a mia madre (1999), in cui i registi avevano filmato i quattro ragazzi e la Napoli dell’epoca, problematica ma in fermento. Da qui è tratto il materiale relativo al ’99 presente nel film. Amalgamandolo con quello sull’oggi, in un montaggio efficace, tra digitale e super 8, si ottiene questo piccolo gioiello, apprezzato a Venezia, poi in vari festival, anche internazionali – tra i riconoscimenti ottenuti, Nastro d’Argento speciale e premio al miglior documentario a Taormina.

Forte l’impatto dei protagonisti e delle loro storie: storie di vera e propria resistenza in un contesto tra i più duri, scelte difficili come quella di una vita onesta, quella di assumersi le proprie responsabilità, anche se il lavoro manca, anche se soluzioni più semplici sono a portata di mano.

Il tema di Le cose belle, non è solo Napoli, è universale: la fine dell’adolescenza e il passaggio all’età adulta, la caduta dei sogni che lascia il posto a un disincantato realismo, è qualcosa che tutti in qualche modo conoscono. In particolare, chi è stato adolescente all’epoca dei protagonisti e oggi, come loro, è adulto.

Perché negli ultimi tredici anni non solo Napoli, ma l’Italia ha offerto sempre meno ai giovani, non ha investito sul futuro. Il film sa raccontare il passaggio da fine anni ’90 – in cui, già alle spalle i goderecci anni ’80, con la consapevolezza di tempi più cupi, c’era però voglia di ricominciare, e per il futuro, ancora moderato ottimismo – ad oggi, al paese dei problemi irrisolti, apparentemente senza prospettive, in crisi.

Mostra però, a partire dai protagonisti, “le cose belle” che comunque ci sono, anche se potrebbe sembrare il contrario, come la forza di tornare a determinare sé stessi, magari riprendendo le proprie passioni, anche se con aspettative ridimensionate.

Una sicura regia dà un taglio preciso al materiale, restituisce uno sguardo personale, potenziando e non indebolendo l’efficacia documentaristica del lavoro. La Napoli dei cumuli di spazzatura, o da cronaca nera resta sullo sfondo. In primo piano, scritte sui muri e una periferia vitale, pur nelle sue contraddizioni.

Da cercare in una decina di sale, dal 26 giugno.

Le coppie Disney in Cinquanta sfumature di grigio

Le coppie Disney in Cinquanta sfumature di grigio

Dopo questo non vorrete mai più vedere Cinquanta sfumature di grigio, o non vorrete vedere mai più un classico Disney, a seconda delle reazioni. Resta il fatto che le fan-art pubblicate da Cosmopolitan.com lasciano il segno e vogliamo condividerle con voi.

LEGGI LA RECENSIONE DI CINQUANTA SFUMATURE DI GRIGIO

Ecco le coppie Disney alle prese con le pratiche attuate in Cinquanta sfumature di grigio:

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Le coppie delle serie tv che sono coppie anche nella vita

Si sa che spesso il set è galeotto e lo sanno bene alcuni dei protagonisti dei prodotti seriali più amati della tv. Di seguito potete vedere alcune delle coppie televisive che lo sono (o lo sono state) anche nella vita reale!

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Le Confessioni: teaser trailer del film di Roberto Andò con Toni Servillo

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Dopo Vivà la libertà, Roberto Andò torna al cinema con Le Confessioni, con un cast internazionale capitanato da Toni Servillo. Al fianco dell’attore italiano ci sono anche Daniel Auteuil, Connie Nielsen, Pierfrancesco Favino, Marie-Josée Croze e
Moritz Bleibtreu.

Di seguito il teaser trailer del film prossimamente al cinema:

Di seguito la sinossi ufficiale:

Siamo in Germania, in un albergo di lusso dove sta per riunirsi un G8 dei ministri dell’economia pronto ad adottare una manovra segreta che avrà conseguenze molto pesanti per alcuni paesi. Con gli uomini di governo, ci sono anche il direttore del Fondo Monetario Internazionale, Daniel Roché, e tre ospiti: una celebre scrittrice di libri per bambini, una rock star e un monaco italiano, Roberto Salus.

Accade però un fatto tragico e inatteso e la riunione deve essere sospesa. In un clima di dubbio e di paura, i ministri e il monaco ingaggiano una sfida sempre più serrata intorno al segreto. I ministri sospettano infatti che Salus, attraverso la confessione di uno di loro, sia riuscito a sapere della terribile manovra che stanno per varare, e lo sollecitano in tutti i modi a dire quello che sa.

Ma le cose non vanno così lisce: mentre il monaco – un uomo paradossale e spiazzante, per molti aspetti inafferrabile – si fa custode inamovibile del segreto della confessione, gli uomini di potere, assaliti da rimorsi e incertezze, iniziano a vacillare.Le Confessioni film 2016

Fonte

Le Confessioni: prima clip del film con Toni Servillo

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Le Confessioni: prima clip del film con Toni Servillo

Ecco il primo video ufficiale di Le Confessioni, il nuovo film di Roberto Andò con Toni Servillo protagonista. Di seguito la clip dal titolo “Lei è in pericolo, padre“:

Di seguito la sinossi ufficiale:

Siamo in Germania, in un albergo di lusso dove sta per riunirsi un G8 dei ministri dell’economia pronto ad adottare una manovra segreta che avrà conseguenze molto pesanti per alcuni paesi. Con gli uomini di governo, ci sono anche il direttore del Fondo Monetario Internazionale, Daniel Roché, e tre ospiti: una celebre scrittrice di libri per bambini, una rock star e un monaco italiano, Roberto Salus.

Accade però un fatto tragico e inatteso e la riunione deve essere sospesa. In un clima di dubbio e di paura, i ministri e il monaco ingaggiano una sfida sempre più serrata intorno al segreto. I ministri sospettano infatti che Salus, attraverso la confessione di uno di loro, sia riuscito a sapere della terribile manovra che stanno per varare, e lo sollecitano in tutti i modi a dire quello che sa.

Ma le cose non vanno così lisce: mentre il monaco – un uomo paradossale e spiazzante, per molti aspetti inafferrabile – si fa custode inamovibile del segreto della confessione, gli uomini di potere, assaliti da rimorsi e incertezze, iniziano a vacillare.Le Confessioni film 2016

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Le colline hanno gli occhi: il film horror di Wes Craven

Le colline hanno gli occhi: il film horror di Wes Craven

Le Colline Hanno gli Occhi è il film cult di Wes Craven del 1977. Nel 1977 un semi-esordiente regista statunitense di nome Wes Craven firma il suo secondo lungometraggio dopo lo scandaloso L’ultima casa a sinistra del 1972: si tratta del cult Le colline hanno gli occhi (The hills have eyes).

La trama de Le colline hanno gli occhi

La trama del film è sommariamente semplice e lineare, e si colloca nel solco della tradizione horror: una tranquilla famiglia media americana sfacciatamente WASP intraprende un viaggio in camper attraverso il deserto della California per raggiungere la meta delle loro vacanze. Ma bastano un banale guasto al motore e una tappa forzata in mezzo al nulla per scatenare l’inferno e la tragedia: diventano il bersaglio di una famiglia di cannibali geneticamente modificati dagli esperimenti nucleari condotti nella zona dal governo degli Stati Uniti e tenuti segreti per anni. Lo scopo della famiglia è quello di sopravvivere alla brutalità dei loro disgustosi carnefici.

Il film horror di Wes Craven

Le colline hanno gli occhi, nel momento della sua uscita, cavalcò le polemiche che avevano seguito l’opera prima di Craven. Entrambe le pellicole possono essere inserite di diritto in quel sottogenere horror che è considerato lo splatter. Nato nell’ambito dell’exploitation, il gore (o splatter, è indifferente N.d.A.) si afferma soprattutto negli anni ottanta, nonostante la sua nascita possa essere collocata già negli anni sessanta con le opere di G.Romero o Herschell Gordon Lewis (La notte dei morti viventi; Blood Feast); in un’epoca in cui l’importanza per l’aspetto fisico e la bellezza si spingevano fino all’eccesso dell’edonismo, lo splatter rappresenta la debolezza del corpo umano mostrando senza troppe esitazioni o pudori squartamenti, sventramenti e vari ed eventuali spargimenti di sangue.

Oltretutto, Le colline hanno gli occhi rientra a pieno merito nel filone del New Horror, a sua volta sottoinsieme di quel generale movimento di fermento rivoluzionario e creativo noto come New Hollywood che ha portato ad affacciarsi, sulla scena degli anni settanta, registi di culto del calibro di Steven Spielberg, Francis Ford Coppola, Martin Scorsese e tanti altri grandi nomi della cinematografia a stelle e strisce. L’alto tasso di emoglobina presente nel film e i suoi eccessi sanguinolenti e truculenti servono come pretesto per scuotere le coscienze sociali degli americani atrofizzati nel loro perbenismo: ricordiamoci che, negli anni settanta, l’America era ancora coinvolta nel sanguinoso conflitto del Vietnam che ha portato milioni di morti e una generazione completamente spezzata.

Nella pellicola, il nemico è “altro”, fuori da noi: un po’ come accadeva nei B-movies Sci-Fi degli anni ‘50 il nemico veniva direttamente dallo spazio profondo e remoto. Oppure come nei film western, dove il nemico è sempre l’indiano occupante. Nel film di Wes Craven è come se l’anima puramente Wasp dell’America profonda avesse fatto chapeau di fronte a millenni di sopraffazione nei confronti di tutto ciò che era catalogato come “diverso”. Qui gli aguzzini cannibali sono sì mutanti, ma un tempo erano esseri umani: come per il maestro Alfred Hitchcock, l’orrore anche qui è nel quotidiano, viene non dagli spazi intergalattici remoti ma dal sottosuolo dello sperduto deserto californiano.

Nella sua trama lineare, ma intervallata da efficaci colpi di scena che creano tensione nello spettatore, la pellicola segue quasi pedissequamente la trama di una fiaba riletta però con lo sguardo di un survival horror: i personaggi protagonisti, i “buoni”, intraprendono un viaggio durante il quale si trovano costretti ad affrontare pericoli mostruosi e prove terrificanti, incarnati dai “cattivi”, fino al finale con il tanto agognato “lieto fine”; e c’è addirittura una sorta di “aiutante” (il vecchio Fred) che cerca di metterli in guardia sui pericoli che incombono nel deserto. Lo scontro tra razionale e irrazionale si risolve in un confronto all’ultimo sangue, dove la vittoria della famiglia Carter è sancita dal loro uso della violenza contro la violenza sanguinaria e cieca dei loro aguzzini.

Parlando di cannibali non si può non pensare a tutto quel filone del gore italiano che, sempre nei “favolosi” anni settanta, ha regalato al cinema cult underground pellicole come quelle di Mario Bava, Dario Argento, Lucio Fulci, Umberto Lenzi, Joe D’Amato e Ruggero Deodato con il celebre Cannibal Holocaust, film del 1979 che ha influenzato molte generazioni di cinefili indipendenti.

De Le colline hanno gli occhi Wes Craven stesso girò un seguito nel 1985, ribadendo quella sua propensione al tema del doppio: come nel titolo, gli occhi sono due, come i sequel realizzati e come le famiglie protagoniste, quella vittima da una parte e la carnefice dall’altra. Due sono, poi, altri due paia d’occhi: quelli di Pluto (uno dei membri dell’allegra famigliola cannibale) che si sovrappongono ai nostri tramite un’abile inquadratura in soggettiva che fa riflettere sul significato stesso del cinema, identificandoci come voyeur letali e silenziosi. Oltre al sequel, annoveriamo un remake dallo stesso titolo girato nel 2006 e curato, in fase di produzione, dallo stesso Craven ma girato dal francese Alexandre Aja (nuovo re del torture porn) e un trascurabile sequel del remake datato 2007.

Insomma, vedere Le colline hanno gli occhi nella sua prima e inimitabile versione del 1977  crea l’illusione di assistere a un incontro tra le atmosfere “seventies” dell’action, car crash  Duel e le perversioni gore del miglior Mario Bava in stato di grazia.

Le Client: recensione del film di Asghar Farhadi

Le Client: recensione del film di Asghar Farhadi

Siamo su uno stage teatrale. Un’intera casa di scena si sorregge su un’impalcatura fragile, vi è una camera da letto, una sala da pranzo, una seconda camera da letto al piano superiore, appartenente probabilmente ai vicini del piano sottostante. Diversi sono però gli stili, più vecchio l’appartamento più grande, leggermente più moderno quello più piccolo, un quadro che potrebbe somigliare tanto all’Iran contemporaneo, almeno alla sua politica. Un Paese che cerca di rinascere, di ripartire, ma su delle fondamenta traballanti, esattamente come l’appartamento – vero questa volta, non su un palcoscenico – di Emad e Rana, i due protagonisti di Le Client.

Oltre alla vita condividono la passione per il teatro e la contentezza per una nuova casa, dentro la quale hanno traslocato da poco, non hanno neppure finito di svuotare tutte le scatole. Contentezza però destinata a durare molto poco, perché una notte tutto viene evacuato, gli scavi per un nuovo immobile adiacente stanno indebolendo tutto il loro palazzo, non è più sicuro vivere lì. È subito disperazione, insicurezza, bisogno estremo di aiuto, è così che un collega attore offre loro un nuovo riparo temporaneo. Per i due vi è un nuovo trasloco all’orizzonte, nuove mura da trasformare in casa, ma il destino sembra essersi incaponito contro di loro. Il nuovo alloggio ha infatti un passato oscuro, una vecchia inquilina dai facili costumi, i cui clienti cercano ancora senza sosta.

Le client 2

Qualcosa dunque succede di nuovo, quando uno di questi trova l’innocente Rana al posto della prostituta sperata, e la vita cambia di nuovo. Per Rana tutto diventa sofferente, le piccole azioni quotidiane si trasformano in incubo, anche andare nello stesso bagno in cui è stata aggredita è un’azione troppo difficile da sopportare; per Emad è lo stesso inferno, ma da un punto di vista diverso, quello di chi si sente impotente, di chi non sa come reagire e ha un solo chiodo fisso, trovare e punire il colpevole. Perché in Iran è così che funziona, la polizia serve a poco, tutto si regola in modo artigianale, ogni torto richiede una vendetta privata. Al di là delle implementazioni politiche, di un Iran giovane ancora oggi violentato, schernito, umiliato dall’anziano regime, Asghar Farhadi tratteggia con Le Client un thriller sofferto, scritto divinamente, dal carattere magnetico.

Appena da spettatori si entra all’interno del meccanismo generale della rivalsa, dell’indagine, della cura, l’empatia con i personaggi si fa assoluta, ma non tutto è prevedibile. Le linee di sceneggiatura creano infatti almeno due grandi fazioni ed è assolutamente soggettivo parteggiare per una o per l’altra alla fine della rappresentazione. Chi si sente dalla parte di Emad, sente crescere per tutto il film un senso di rabbia, di violenza, di rivalsa, chi è più vicino alla sensibilità di Rana è invece più propenso a perdonare, a restaurare una situazione già drammatica di suo, senza renderla ancor più dolorosa. L’unica certezza è che la ritorsione, il regolamento di conti, è un automatismo animalesco, un procedimento che annega nella colpa anche chi è sempre stato dalla parte della ragione, generando nuovi colpevoli. Per rinascere davvero e andare incontro alla redenzione, sia a livello umano che politico, tocca guardare oltre, diventare esseri umani e porgere l’altra guancia. Anche se questa è già martoriata.

Le Choix: recensione del film di Gilles Bourdos – #RoFF19

Le Choix: recensione del film di Gilles Bourdos – #RoFF19

Dopo aver interpretato Pierre, protagonista di The Quiet Son, film in concorso all’81esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, Vincent Lindon torna a mostrarsi al grande pubblico alla 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma, nel ruolo di Joseph. Con Le Choix de Joseph Cross – abbreviato Le Choix – diretto da Gilles Bourdos, l’attore francese continua a vestire i panni di un uomo solido e risoluto, che dopo aver lavorato tra i binari della ferrovia, ora si occupa di cemento e costruzioni. Due mestieri che plasmano il carattere, rendendo capace chi li svolge di affrontare imprevisti e difficoltà senza scivolare in facili ansie.

E questo è ancor più evidente in Joseph, che improvvisamente è costretto a guardare la sua vita incrinarsi e in ultimo frantumarsi, ma che grazie al suo bagaglio professionale riesce a mantenere un fragile equilibrio anche quando tutto intorno crolla. Le Choix è presentato nella sezione Progressive Cinema, ed è il remake francese dell’acclamato Locke di Steven Knight, Accanto a Lindon, troviamo le voci di Micha Lescot, Pascale Arbillot e Gregory Gadebois, che mettono alla prova la resistenza del protagonista restando fuori campo.

Le Choix, la trama

Joseph è un uomo caratterialmente forte e concreto, una particolarità che condivide con gli edifici che costruisce. Nel suo lavoro è sempre stato impeccabile, non ha mai commesso un errore e adesso lo attende la colata di cemento più grande del decennio. Non si aspetterebbe mai che la sera prima di quell’evento la sua vita sarebbe stata sconvolta da una telefonata che avrebbe cambiato le sue sorti. Senza pensarci due volte, Joseph si mette in auto, pronto ad andare verso Parigi, dove c’è qualcuno che lo aspetta. La notizia ricevuta, però, da potenzialmente bella, diventa la causa primaria dello sgretolamento, pezzo dopo pezzo, della sua esistenza. Come un palazzo robusto, ma dalle troppe crepe, l’uomo deve tentare di non crollare, cercando di tenere in piedi tutto quello per cui ha lavorato duramente, sia a livello personale che professionale.

Le Choix

Thriller e dramma, i capisaldi di una storia con poche emozioni

Ancora una volta, dopo il nostro simile e recente thriller-noir Non riattaccare, con una bravissima Barbara Ronchi, e ancor prima con, per l’appunto, Locke, ci troviamo a confrontarci con tre elementi chiave che dominano per 77 minuti: un’auto, un telefono (stavolta collegato al display di bordo) e una strada. La notte, incombente e soffocante, avvolge tutto, lasciando spazio solo a sprazzi di luce artificiale provenienti dai lampioni che irrompono furenti nell’abitacolo. A intermittenza fasci di luce gialla penetrano l’oscurità, illuminando il volto di un uomo che sta lottando con il proprio passato, cercando un riscatto attraverso una scelta che segnerà la sua vita futura.

L’impianto narrativo ricalca quello di Locke: telefonate incessanti, voci stanche, arrabbiate, disperate, che si alternano senza sosta riempiendo il veicolo, alle quali si aggiungono sospiri, imprecazioni, sguardi persi nel vuoto. Ma mentre nell’opera di Knight l’Ivan di Tom Hardy è sostenuto da una sceneggiatura concisa ed efficace, il Joseph di Lindon si smarrisce in una scrittura sfocata e traballante. Nonostante la staticità imposta dalla location unica – ossia l’interno di una macchina – ciò che manca in Le Choix è proprio l’emotività e la tensione palpabile, elementi che dovrebbero crescere progressivamente e guidare il ritmo del racconto.

Le telefonate, pur frequenti e decisive per il protagonista, non hanno l’impatto adeguato per far progredire la narrazione. Ogni problema sollevato sembra risolversi in pochi secondi, senza un vero climax emotivo che porti a un punto di svolta efficace e travolgente.  Il risultato è di avere davanti a sé un’opera monotona, incapace di generare vero interesse o coinvolgimento.

Anche la regia, che avrebbe potuto portare dinamismo a una situazione così statica, non riesce a dare movimento o profondità, penalizzando la performance di Vincent Lindon e il suo Joseph, con un lavoro insufficiente sulla psicologia del personaggio. Nonostante il suo talento, il francese qui fatica a portare sulle spalle il personaggio, non riuscendo mai a creare una connessione autentica con lo spettatore. Ed è un vero peccato, considerato il suo indubbio valore attoriale.

Le celebrità nel mondo delle favole per Annie Leibovitz

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Le sue foto girano in tutto il mondo e spesso neanche sappiamo che sono sue, tanto capillarmente è diffuso il suo lavoro nel mondo della moda e della pubblicità. Annie Leibovitz ha però anche un rapporto privilegiato con il cinema e con le celebrità del mondo della settima arte, come dimostrano i suoi bellissimi e fantasiosi ritratti di celebrità immerse nel mondo delle favole.

La foto che desta più curiosità per questioni cronologiche è senza dubbio quella che ritrae Andrew Garfield, Lily Cole e Lady Gaga nei panni, rispettivamente, di Hansel, Gretel e la strega della casetta di marzapane, ultimo scatto in compagnia delle celebrità della fotografa statunitense. Trai ritratti recenti ci sono quello di Jessica Chastain nei panni di Merida e quello di Jennifer Hudson nei panni di Tiana. Celeberrimi sono ormai quelli di coppia di Jennifer Lopez e Mark Anthony nei panni di Jasmine e Aladdin, e di Zach Efron e Vanessa Hudgens in quelli di Aurora e Filippo, ritratti che ovviamente risultano anacronistici dato il cambiamento delle relazioni di coppia dei personaggi appena citati. Anche il mondo dello spot si è prestato al progetto fotografico in progress di Annie Leibovitz, nei panni di Roger Federer (Artù) e David Beckham (Filippo).

Le celebrità infedeli che hanno sposato i loro amanti

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Da Johnny Depp a Brad Pitt, passando per Claire Danes, sono molte le celebrità infedeli che hanno tradito i loro partner per altri volti celebri dello showbusiness e che poi hanno sposato i loro amanti.

Ecco dieci coppie nate dall’adulterio di uno dei due:

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Le Bureau – Sotto Copertura dal 16 gennaio su Sky Atlantic

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Le Bureau – Sotto Copertura è considerata la miglior serie francese mai prodotta e ispirata ad eventi contemporanei. Le Bureau – Sotto Copertura si basa su testimonianze reali di ex spie francesi dal 16 gennaio, il lunedì alle 21.15 su Sky Atlantic HD 

Protagonista della serie Mathieu Kassovitz con due episodi a sera.

Sulla scia di un grande successo internazionale arriva in Italia in prima tv LE BUREAU – SOTTO COPERTURA, considerata la miglior serie francese mai prodotta. Il debutto italiano è previsto lunedì 16 gennaio alle 21.15 su Sky Atlantic HD con i primi due episodi.

Il titolo francese della serie Le Bureau des Légendes evoca il nome degli agenti di un particolare ufficio della DSGE francese (Direction Générale de la Sécurité Extérieure) a cui viene assegnata una falsa identità e che per lungo tempo vivono in paesi stranieri con l’obiettivo di trovare fonti affidabili. Basata su testimonianze reali di ex spie francesi e ispirato ad eventi contemporanei, la serie racconta la storia di un uomo, Guillaume “Malotru” Debailly ( interpretato da Mathieu Kassovitz) funzionario dell’intelligence che torna a Parigi dopo sei anni da agente sotto copertura in Siria. Diviso tra l’amore e la fedeltà, abituato a vivere nella menzogna, Malotru deve affrontare la sfida di ritornare alla vita normale, di riprendere le relazioni con la ex moglie, la figlia, i colleghi, di rientrare nella sua vecchia , reale identità.

Nel cast accanto a Mathieu Kassovitz anche Jean-Pierre Darroussin, Léa Drucker, Sara Giraudeau, Florence Loiret Caille, Jonathan Zaccaï. La serie è stata girata alla Città del cinema di Saint-Denis, nella periferia di Parigi, ma la vera DGSE, pur non essendo coinvolta in nessun modo nella produzione, ha permesso agli scenografi di effettuare dei sopralluoghi nella sua sede. Gli episodi della seconda stagione sono stati girati nel novembre 2015, all’epoca degli attentati terroristici a Parigi e, inevitabilmente, la realtà è entrata di prepotenza nella finzione.

Le buone stelle – Broker: la recensione del film di Hirokazu Kore’eda

Consacratosi con la Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 2018 con Un affare di famiglia, il regista giapponese Hirokazu Kore’eda ha poi deciso nel 2019 di uscire dai confini del suo paese per recarsi in Francia e girare lì Le verità, un film da alcuni meno apprezzato rispetto ai suoi altri, con il quale il regista si era però misurato in modo interessante con una lingua e un modo di vivere le emozioni molto differente da quello che gli è proprio. A tre anni di distanza da quella prima volta fuori dal Giappone, Kore’eda decide di replicare l’esperienza, spostandosi però in un territorio a lui più vicino, quello della Corea del Sud. È qui che gira Le buone stelle – Broker.

Presentato in Concorso al Festival di Cannes di quest’anno, dove l’attore Song Kang-ho (lo stesso di Parasite) ha vinto il premio per la miglior interpretazione, il nuovo film del maestro giapponese si offre come un’ennesima variazione sul tema della famiglia, da Kore’eda esplorata con sfumature diverse sin dal suo folgorante esordio nel 1995 con Maborosi. A tale elemento tematico, però, si aggiungono alcune novità, specialmente a livello di impostazione narrativa, che permettono a Le buone stelle – Broker di risultare un’opera familiare e al contempo imprevedibile. Kore’eda esce stavolta dalle mura casalinghe dove la maggior parte dei suoi film si svolgono per rivolgersi invece al viaggio, sia fisico che esistenziale.

Lo spunto per il suo nuovo film nasce infatti dalla sempre più diffusa pratica nella Corea del Sud della Baby Box, ovvero dei luoghi dove i genitori che non possono (o non vogliono) più tenere con sé i propri figli hanno modo di lasciare i loro neonati, sapendo che verranno presi in custodia da chi, idealmente, potrà offrire loro un futuro migliore. Sang-hyeon e Dong-soo, due mercanti di bambini, entrano proprio così in possesso di un neonato abbandonato dalla giovane madre single So-young. Insieme a lei, parzialmente tornata sui suoi passi, tenteranno di vendere il bambino a due nuovi genitori, intraprendendo così quel viaggio che permetterà loro di scoprire il valore della famiglia.

Viaggio di famiglia con tempesta

Il regista giapponese, da molti considerato l’erede di Yasujiro Ozu per il modo in cui affronta il tema della famiglia, sembra realizzare con questo suo nuovo film una sorta di sequel spirituale proprio di Un affare di famiglia. I protagonisti di quel lungometraggio sono dei ladruncoli che avevano dato vita ad un nucleo famigliare auto-costituito, non caratterizzato cioè da legami di sangue quanto piuttosto affettivi. Ognuno di quei personaggi, a modo suo, commetteva atti che andavano contro la legge, perseguendo però ragioni del cuore ben più profonde. Anche in questo caso, i protagonisti di Le buone stelle – Broker sono persone discutibili, intente a compiere azioni tutt’altro che lecite ma giustificate da un presunto buon fine.

In un primo momento, dunque, ci si può comprensibilmente trovare in difficoltà ad entrare in sintonia con questi personaggi, non essendo chiaro quanto realmente ciò che fanno sia a fin di bene. Kore’eda non sembra affatto preoccupato da tale dinamica, ma anzi calca la mano su quanto la situazione che si viene a generare sia controversa. Ciò porta ad avere una prima ora del film caratterizzata da un certo distacco e diffidenza, che sono poi le stesse sensazioni che i personaggi provano reciprocamente tra di loro. Costretti a stare insieme nel tragitto tra Busan e Seul, i tre adulti più un bambino e il neonato da vendere vedranno però accadere ciò che accade sempre durante un viaggio: una trasformazione esistenziale.

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La famiglia che ti scegli

Nel momento in cui i loro cuori iniziano a schiudersi, ciò accade anche al film, il quale svela il proprio ai suoi spettatori. Più i personaggi si raccontano, si smontano di ogni preconcetto e si privano di ogni segreto, più il ritmo rallenta, concentrandosi quella dimensione intima ed esistenzialista che Kore’eda è un maestro nel mettere in scena. È in questa seconda metà del film che fuori escono tutte le riflessioni sul significato di famiglia, di genitorialità e, in particolare, sul conflitto tra il voler essere dei genitori e l’incapacità di esserlo davvero. Un’incapacità che è però anche in questo caso la conseguenza di un contesto sociale sempre più individualista, che non protegge i propri membri.

Tale dinamica è in particolare esplicitata dalla presenza delle due detective intente ad osservare i movimenti del gruppo per coglierli in flagrante e arrestarli. Si tratta di due personaggi che incarnano quella legge cieca a determinate dinamiche e unicamente motivata a punire ogni infrazione, senza valutare gli elementi di contorno. Quella legge che, come avvenuto anche in Un affare di famiglia, riporta il racconto ad una dimensione particolarmente cupa e soffocante. L’elemento crime è in effetti particolarmente presente all’interno di Le buone stelle – Broker, con una serie di indagini portate avanti dalla polizia e che contribuiranno a far emergere ulteriori scheletri nell’armadio dei protagonisti.

La sceneggiatura di Kore’eda si configura dunque come un continuo susseguirsi di elementi e generi diversi tra loro, che si incastrano a meraviglia grazie alla delicatezza con cui il tutto è narrato. Un lavoro di scrittura a dir poco brillante il suo, che traspare anche grazie al controllo con cui egli regola i toni del film, capace di passare dalla commedia spensierata al dramma più puro. Con un impostazione di regia come suo solito invisibile, discreta, che lascia parlare le immagini, Kore’eda si divincola dal solito rischio di ripetersi per regalarci un’opera che ancora una volta aggiunge qualcosa di nuovo alla poetica, ribadendo però la bellezza delle tante sfumature che una famiglia può possedere.

Le Bizzarre Avventure di JoJo: in arrivo il live action diretto da Takashi Miike

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La Warner Bros. e la Toho hanno confermato di essere al lavoro sull’adattamento cinematografico de Le Bizzarre Avventure di JoJo, manga scritto e disegnato da Hirohiko Araki, pubblicato in Giappone dal 1987 al 1999 della casa editrice Shūeisha (in Italia viene distribuito dalla Star Comics).

Il titolo provvisorio dell’adattamento, che sarà in live action, è al momento JoJo’s Bizarre Adventure: Diamond wa Kudakenai Dai-Ichi-Sho (Le bizzarre avventure di JoJo: Diamond is Unbreakable Capitolo I). La trama dovrebbe quindi ruotare attorno alle vicende della quarta parte della saga pubblicata su Weekly Shonen Jump, rivista edita da Shueisha, dal 1992 al 1995.

Il film sarà diretto dall’eclettico e controverso regista Takashi Miike, e dovrebbe debuttare nelle sale giapponesi nell’estate del 2017. Il ruolo del protagonista Josuke Higashikata è stato affidato a Kento Yamazaki, mentre Ryunosuke Kamiki e Yusuke Iseya saranno rispettivamente Koichi Hirose e Jotaro Kujo.

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Le Bizzarre Avventure di JoJo: in arrivo il live action diretto da Takashi Miike

La storia de Le Bizzarre Avventure di JoJo è articolata intorno alle peripezie della famiglia Joestar; ciascuna delle otto serie si sofferma sulle avventure di uno dei suoi discendenti, e ognuna si svolge in un diverso momento storico. Tutti i protagonisti ottengono in una maniera o nell’altra il nomignolo “JoJo”. In tutta l’opera è presente una quantità innumerevole di citazioni musicali e cinematografiche, inizialmente velate e nascoste, e successivamente sempre più palesi.

Fonte: AnimeNewsNetwork

Le Bene Gesserit di Dune spiegate: storia, origini e poteri

Le Bene Gesserit di Dune spiegate: storia, origini e poteri

L’Ordine delle Bene Gesserit è parte integrante dei romanzi di Dune di Frank Hebert. Spesso scambiato per un ordine religioso, il Bene Gesserit (noto anche come Sorellanza) è un’antica organizzazione di spie, teologhe e scienziate, le cui origini mistiche e la maggiore abilità fisica e mentale rendono la loro esistenza parte integrante dell’ordine sociale. Anche se il Dune di Villeneuve ha introdotto il gruppo e ha fatto luce sui suoi obiettivi, questo era solo l’inizio e la sua portata deve ancora essere esplorata.

I romanzi originali di Dune di Herbert dipingono un quadro più dettagliato delle capacità potenziate delle Bene Gesserit, a molte delle quali vengono assegnati nomi specifici nel canone. Tra queste vi sono la via strana, il senso della verità e i metodi del prana-bindu. Oltre ai loro poteri unici, una panoramica della loro storia politica e sociale è altrettanto importante per comprendere le loro vere motivazioni. Paul Atreides sembra essere alla ricerca di risposte, ma le Bene Gesserit possiedono la conoscenza necessaria per salvare la razza umana.

Le origini delle Bene Gesserit spiegate

Dune: Prophecy Bene Gesserit
Dune: Prophecy – Cortesia di Sky

La segreta Sorellanza è una delle organizzazioni più antiche dell’universo di Dune

La storia delle Bene Gesserit non è ben documentata nel franchise di Dune, ma l’appendice di diverse edizioni rivedute del primo romanzo ha fatto luce sulla cronologia esatta. L’organizzazione fu probabilmente un prodotto del caos che risultò dalla Jihad butleriana. La Bene Gesserit fu ulteriormente plasmata due decenni dopo, quando la sua struttura gerarchica fu messa in atto intorno alla Battaglia di Corin. Fu imposto che la Reverenda Madre Superiora esercitasse il controllo finale sulle altre Reverende Madri.

Le Bene Gesserit ricorsero a influenzare la politica dall’ombra prima che Paul Atreides assumesse la guida della Casa Atreides. Hanno preferito rimanere in questo ruolo per oltre un millennio. Il gruppo ha piazzato agenti in tutte le corti imperiali e le Case più importanti per supervisionare i negoziati. Dopo la fine del regno di Leto Atreides II, figlio di Paul, la Sorellanza riempì il vuoto di potere che ne derivò. Questo ruolo in politica derivava dalla convinzione dei membri che fosse un modo per proteggere l’umanità da un tiranno come Leto.

La gerarchia di Bene Gesserit

Emily Watson Dune: Prophecy
Emily Watson in Dune: Prophecy © HBO

Tutti rispondono alla Reverenda Madre Superiora

La Bene Gesserit funziona su una rigida base gerarchica con la Reverenda Madre Superiora al vertice. Ella eredita i ricordi dei suoi predecessori femminili come parte dell’Altra Memoria. È questa conoscenza che viene trasmessa al suo successore, che la Reverenda Madre Superiora sceglie prima della sua morte. La Madre Kwitsatz ha la stessa importanza, anche se il suo ruolo è limitato al programma di riproduzione che porta alla nascita del Kwisatz Haderarch, una figura maschile considerata il “prescelto” per salvare l’umanità.

Le Reverende Madri, che hanno ruoli diversi, come la raccolta di informazioni, la costruzione di relazioni diplomatiche e l’allevamento di eredi.

Le Bene Gesserit comprendono le Reverende Madri, che sono incaricate di diversi ruoli, come la raccolta di informazioni, la costruzione di relazioni diplomatiche e l’allevamento di eredi. I Verificatori sono membri della Bene Gesserit che individuano se una persona sta dicendo la verità. I Superiori Proctor gestiscono le case capitolari. La stragrande maggioranza dei membri sono Sorelle che fungono da agenti segreti, concubine reali e potenziali mogli nelle Case Imperiali. Al gradino più basso della scala ci sono i nuovi membri, noti semplicemente come Iniziati.

Quali sono gli obiettivi della Bene Gesserit?

L’Ordine esiste per elevare l’umanità

Pur avendo pratiche rituali, i Bene Gesserit sono estremamente tattici e strategici quando si tratta dei loro obiettivi politici. Un obiettivo primario è sempre stato quello di far progredire l’umanità a livelli di alta intellettualità e stabilità. Questo obiettivo è stato raggiunto assicurando la nascita della figura del messia di Dune, Kwisatz Haderach, un titolo assunto da Paul Atreides. Anche se le mosse delle Bene Gesserit sono spesso calcolate con precisione, la nascita e l’ascesa di Paul hanno rappresentato un ostacolo inaspettato ai loro piani.

Jessica Atreides ha intenzionalmente dato alla luce Paul invece di una figlia, come avevano previsto le Reverende Madri. Poiché Paul ha un figlio con Chani, un membro della tribù dei Fremen, il loro bambino ha un patrimonio genetico imprevedibile che sventa i piani delle Bene Gesserit. La Sorellanza si rende conto di doversi preparare ad eventi senza precedenti, come l’emergere delle Matrici Onorate, tutte al femminile. Per combattere questo gruppo rivale, il loro nuovo obiettivo era quello di ripristinare il potere che avevano un tempo.

Le Bene Gesserit hanno poteri diversi

Dune: Prophecy

Le loro capacità sono misteriose e al limite della magia

Indipendentemente dal loro grado nella gerarchia dell’organizzazione, ogni membro controlla ogni muscolo e fibra del proprio corpo, essendo maestro nelle discipline del prana (respiro) e del bindu (muscoli). Questo permette ai membri di rimanere contemporaneamente immobili, di piegare l’ultima articolazione del mignolo del piede e di sferrare colpi con estrema forza fisica. I loro poteri sono tali che le arti marziali dei Bene Gesserit non sono nemmeno incentrate su colpi armati.

Al contrario, possono ricorrere ad attacchi disarmati che portano a colpi fisici distruttivi e a movimenti estremamente veloci e precisi. Questo stile di combattimento viene solitamente definito “la via della stranezza” nel mondo di Dune. La Voce è un altro potere importante che permette ai Bene Gesserit di manipolare le persone dando loro ordini in particolari frequenze sonore a cui solo loro sono resistenti.

Possono alterare il loro metabolismo per rendere innocue anche le sostanze velenose.

I membri delle Bene Gesserit addestrati come Verificatori sono particolarmente abili nell’analizzare i discorsi e i modi fisici delle persone per determinare se stanno mentendo o dicendo la verità. Tutte le Sorelle hanno un controllo significativo e impressionante sul proprio corpo e sui livelli di fertilità. Possono alterare il loro metabolismo per rendere innocue anche le sostanze velenose. Queste capacità fisiche le rendono parte integrante delle Case come assaggiatrici di veleno e concubine.

Come Dune : Parte Due di Denis Villeneuve racconta ulteriormente la Bene Gesserit

Lady Jessica Dune - Parte Due
Rebecca Fergusson è la Reverenda Madre in Dune – Parte Due. Copyright: © 2023 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.

Il franchise moderno di Dune è fortemente incentrato sulle Bene Gesserit

Con i Bene Gesserit introdotti in scene cruciali di Dune: Parte Uno, il sequel aumenta l’attenzione sull’obiettivo finale del loro programma di riproduzione, con Paul Atreides che assume il ruolo scelto di Kwisatz Haderach. Tuttavia, poiché entrambi i film di Villeneuve adattano il primo romanzo di Dune, non c’è spazio per esplorare il futuro della Bene Gesserit, che è cambiato drasticamente con l’ascesa di Leto in Children of Dune.

La serie prequel prevista probabilmente si ispirerà direttamente al romanzo prequel del 2012 Sisterhood of Dune di Bruce Hebert, figlio maggiore di Frank Hebert. Il libro tratta delle loro sfide all’indomani della Jihad Butleriana e dovrebbe essere un adattamento cinematografico avvincente.

Dune: Prophecy espande la storia della Bene Gesserit

Emily Watson nei panni di Valya Harkonnen

La serie spinoff della HBO si concentra sulle origini della Bene Gesserit

Dopo il successo di Dune e Dune: Parte Due, la HBO ha deciso di procedere con la serie spin-off prequel Dune: Prophecy, la cui uscita è prevista per il novembre 2024. Ambientata migliaia di anni prima degli eventi di Dune, Dune: Prophecy approfondirà le origini delle Bene Gesserit, portando per la prima volta sugli schermi i primi giorni della misteriosa sorellanza che ha plasmato l’universo per millenni.

La storia di Dune: Prophecy si basa principalmente su uno dei romanzi di Dune non scritti da Frank Herbert (anche se, naturalmente, il libro originale di Dune è ancora un elemento chiave di ispirazione). Invece, Dune: Prophecy adatterà vari eventi del romanzo Sisterhood of Dune di Brian Herbert e Kevin J. Anderson del 2012 . Il romanzo La Sorellanza di Dune si svolge alcuni anni dopo la Jihad Butleriana, molte migliaia di anni prima degli eventi di Dune, e racconta come le Bene Gesserit siano diventate la misteriosa e incredibilmente influente organizzazione di cui faceva parte la madre di Paul Atreides, Lady Jessica.

Dune: Prophecy si svolge ben 10.000 anni prima di Dune ed è incentrato sulle sorelle Valya e Tula Harkonnen (interpretate rispettivamente da Emily Watson e Olivia Williams). Non si sa esattamente quanto Dune: Prophecy seguirà Sisterhood of Dune, anche se è già chiaro che ci saranno cambiamenti significativi, dato che Valya e Tula sono tutt’altro che personaggi centrali nel romanzo originale. Anche le Bene Gesserit sono in qualche modo consolidate in Sisterhood of Dune, mentre Dune: Prophecy mostrerà le origini dell’ordine, quindi presumibilmente si svolgerà ancora prima nella linea temporale di Dune.

I primi episodi hano già stabilito molto di ciò che gli spettatori possono aspettarsi dallo spin-off prequel. Mostra un mondo che è chiaramente diverso dall’universo dei film di Dune di Villeneuve, ma che presenta anche molte somiglianze. I Bene Gesserit sono uno degli aspetti più misteriosi del franchise di Dune e, con l’aumento di popolarità creato dalla trilogia cinematografica di Villeneuve, Dune: Prophecy sarà sicuramente un’aggiunta molto apprezzata all’universo cinematografico tratto dal romanzo originale di Frank Herbert.

Le belve: trama, cast e le differenze tra il libro e il film

Le belve: trama, cast e le differenze tra il libro e il film

Prima di portare in sala il film Snowden, incentrato sulla vicenda del responsabile della divulgazione di preziosi segreti governativi, il regista premio Oscar Oliver Stone si era dedicato ad un’altra storia al confine tra la legge e la criminalità. Questa viene raccontata nel film Le belve (qui la recensione), uscito in sala nel 2012 e incentrato sullo scontro tra due giovani coltivatori di marijuana e un pericoloso cartello di trafficanti di droga. Una storia estremamente dinamica, che non si risparmia in colpi di scena e sequenze estreme, in cui Stone dà vita a tutto il suo estro. Scritto dallo stesso Stone insieme a Shane Salerno e Don Winslow, il film non è però frutto di una storia originale.

Questo è infatti la trasposizione dell’omonimo romanzo dello stesso Winslow, pubblicato nel 2010. Divenuto un vero e proprio best seller di genere pulp, questo ha catturato l’attenzione di Stone ancor prima di essere reso pubblico. Il regista si è infatti da subito attivato per adattarlo quanto prima in un film. Girato interamente in California, tra le località di Pacific Palisades e Laguna Beach, Le belve è stato in seguito accolto da recensioni contrastanti, le quali elogiano però le interpretazioni dei grandi attori coinvolti. Costato circa 45 milioni di dollari, il film è arrivato ad un risultato globale di circa 83, affermandosi come un discreto successo.

Si tratta però di un film passato piuttosto in sordina, e che meriterebbe di essere riscoperto. Sono infatti numerosi i motivi per dedicarvi una seconda visione, dalla dinamica regia all’intricata trama, dalla performance del cast alla splendide location presenti. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle differenze tra il film e il libro. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Le belve trama
Emile Hirsch, Aaron Taylor-Johnson e Taylor Kitsch in Le belve. © 2012 – Universal Pictures

La trama di Le belve

Protagonisti del film sono due imprenditori di Laguna Beach, Ben, pacifico e caritatevole buddista, e il suo migliore amico Chon, ex Navy Seal ed ex mercenario. I due conducono una lucrativa attività fatta in casa, producendo la migliore marijuana mai coltivata prima d’ora. Condividono inoltre un amore unico nel suo genere per la bellissima Ophelia. La vita è idilliaca nella loro cittadina nel sud della California, almeno fino a quando il cartello dei trafficanti della Mexican Baja decide di irrompere nei loro piani imponendosi come socio. Quando Elena, lo spietato capo del cartello, e Lado, il suo spietato scagnozzo, capiranno che è ora di sbarazzarsi dei due giovani amici, avrà inizio una vera e propria guerra per la sopravvivenza, dove ognuno è un potenziale nemico.

 

Il cast del film

Ad interpretare il pacifico Ben vi è l’attore Aaron Taylor-Johnson, il quale era reduce dal successo del film Kick Ass. Taylor Kitsch è invece il duro Chon. Per interpretare il personaggio, l’attore dovette però sottoporsi ad un duro addestramento, seguito in questo da un vero marines. Alla fine, Kitsch era in grado di eseguire personalmente tutte le scene che lo vedevano protagonista, senza il bisogno di ricorrere a controfigure. Jennifer Lawrence era inizialmente stata scelta per la parte di Ophelia, ma l’attrice rinunciò preferendo recitare in Hunger Games. Al suo posto è stata scelta Blake Lively.

Per poter assumere il ruolo della femme fatale del film, l’attrice dovette però esercitarsi a lungo con le armi da fuoco. Al termine dell’addestramento, la Lively dimostrò una grande precisione nell’utilizzo di queste. L’attrice Salma Hayek è invece presente nei panni della narcotrafficante Elena, un personaggio vagamente ispirato alla prima boss donna di un cartello messicano, Mireya Moreno Carreon. Il premio Oscar Benicio Del Toro, invece, è l’interprete dello scagnozzo di questa, Lado. È inoltre presente l’attore John Travolta, qui nei panni dell’agente FBI Dennis, personaggio quantomai ambiguo. Altri noti attori presenti sono Emile Hirsch nei panni di Spin, e Demian Bichir in quelli di Alex.

Le belve cast
Blake Lively, Aaron Taylor-Johnson e Taylor Kitsch
in Le belve. © 2012 – Universal Pictures

Le differenze tra il romanzo e il film

Interessatosi al romanzo ancor prima che questo venisse pubblicato, Stone collaborò alla sceneggiatura insieme allo stesso Winslow. Il loro lavoro congiunto permise dunque di dar vita ad un film che ricalcasse in modo piuttosto fedele ciò che avviene nel romanzo. Vi sono però naturalmente alcune differenze, volte a far acquisire dei canoni più cinematografici alla storia. La prima di queste riguarda un personaggio particolarmente centrale nel libro e del tutto assente nel film. Si tratta della madre di Ophelia, dalla figlia ribattezzata Paqu. Questa, pur essendo un personaggio secondario, svolge un ruolo di un certo rilievo nel romanzo, contribuendo a spiegare alcuni aspetti della figlia.

Nel film, originariamente, Paqu doveva essere interpretata dall’attrice Uma Thurman, ma a causa dei tempi ristretti, questa dovette essere tagliata fuori. Differente è anche la vicenda relativa all’agente Alex. Nel romanzo, questi viene indicato come traditore del cartello. Per tanto Lado stabilisce la sua morte per mano di Ben. Nel film, invece, tale esecuzione avviene in modo particolarmente diverso. Diverse sono anche le rapine che Ben e Chon eseguono ai danni dei criminali messicani.

Al contrario di quanto avviene nel romanzo, nel film i due si avvalgono di diversi aiuti per compiere ciò, e sono soliti riutilizzare sempre le stesse maschere folkloristiche messicane. Di particolare importanza è il diverso approccio al finale. Nel libro, questo risulta essere particolarmente cupo, presentando la morte di tutti i protagonisti. Stone decide di cambiare tale aspetto, permettendo loro di sopravvivere e rifarsi una vita altrove, mentre Elena viene infine arrestata dalla DEA.

Il trailer di Le belve e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Le belve grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 15 luglio alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Fonte: IMDb

Le Belve: recensione del film di Oliver Stone

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Le Belve: recensione del film di Oliver Stone

Arriva in Italia Le Belve, ultimo film di Oliver Stone tratto dall’omonimo romanzo di successo del 2010 scritto quasi di getto da Don Winslow. A Winslow si deve anche la sceneggiatura, scritta a sei mani con Shane Salerno e lo stesso Stone.

Le Belve ruota intorno alla droga, allo spaccio d’erba ad alti livelli a confine tra California e Messico e si muove tra dei narcotrafficanti messicani senza scrupoli e un trio di piccoli spacciatori che lavorano in proprio. O (sta per Ophelia), Chon e Ben sono un terzetto particolare: vivono insieme, hanno un legame profondo, condividono ogni cosa, dai loro corpi ai loro pensieri alle loro ricchezze, e si arricchiscono con il traffico di erba in tutto il Paese, seguendo una sola regola: non dar fastidio a nessuno.

Le Belve, il film di Oliver Stone

La loro erba è la migliore in circolazione e così degli uomini sbarrano loro la strada, provando a fermare la loro ascesa. Sono gli uomini di Elena, il boss, o meglio la “Reina” dei narcotrafficanti messicani, colei che non ha rivali. La situazione però si complica quando i due giovani non vogliono stare al patto propostogli dagli scagnozzi della Reina, e così lei prenderà dei provvedimenti per farsi obbedire.

Olive Stone non si smentisce e mette insieme una storia di violenza, un po’ pulp, che ricorda moltissimo i suoi lavori precedenti ma che forse testimonia un po’ la perdita di smalto da parte del regista. Le Belve ha una trama esile e dilatata su una durata superiore al dovuto, così che il risultato finale è un film un po’ noioso che poteva essere risolto con più ritmo e mordente in 90 minuti, al posto del 131 del montaggio finale.

Le BelveGli interpreti che, senza distinzioni di età ed esperienza, regalano una buona prova collettiva, soprattutto per la vecchia generazione segnaliamo la performance di Benicio Del Toro, nei panni del losco e doppiogiochista Lado, scagnozzo di Elena. Oltre a Del Toro, nel cast la Gossip Girl Blake Lively, Aaron Taylor-Johnson, Taylor Kitsch, Salma Hayek e un ritrovato John Travolta.

Il filo conduttore de Le Belve, al di là del nodo narrativo che ruota intorno alla droga, dovrebbe essere senza dubbio il concetto di “belva”, che da il titolo al film (e al romanzo), che varia a seconda del campo visivo in cui ci troviamo: sono belve degli assassini senza scrupoli, assetato di soldi e potere, ma forse anche dei ragazzi che hanno un modo tutto loro di concepire l’amore fisico e spirituale. Il concetto, seppure importante, viene appena accennato, lasciando in ombra quella che poteva essere la questione più interessante del film. Le Belve è un film tipicamente stoniano, chi non ama i regista resti pure a casa.

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