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Lady Bird: recensione del film di Greta Gerwig

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Lady Bird: recensione del film di Greta Gerwig

Christine (Lady Bird) McPherson è una studentessa di una scuola cattolica di Sacramento che “vuole essere dov’è la cultura”. Confinata nella cittadina californiana, la ragazza conduce una vita normale, in conflitto costante con una madre “affettuosa e inquietante”, circondata da un posto che non sente suo. Si tratta della rappresentazione canonica del protagonista del teen movie indie americano.

Eppure, dietro all’esordio alla regia di Greta Gerwig, che a piccoli passi si è fatto spazio trai grandi titoli della stagione, tanto da concorrere da protagonista durante la Notte degli Oscar 2018, si nasconde un’originalità inaspettata, insolita per un tipo di prodotto così facilmente catalogabile nel genere.

Lady Bird si pone in continuità perfetta con il precedente lavoro di co-sceneggiatrice della Gerwig (Frances Ha e Mistress American) e si incastra nella terra di mezzo tra una autobiografia appena accennata e un racconto di formazione. Tuttavia, la sceneggiatrice e ora regista sceglie di uscire dai canoni del teen movie, creando una protagonista autodeterminata e autentica. All’inizio del film è lei stessa che tiene a spiegare che Lady Bird è un nome che lei stessa ha scelto per sé. La nostra eroina sa esattamente cosa vuole e ostenta una diversità forzata, strumento per staccarsi dal contesto in cui vive, un contesto “viziato” principalmente dalla presenza della madre.

Lady BirdLady Bird, a metà tra autobiografia e racconto di formazione

Il film riesce nel piccolo miracolo di raccontare senza sciocchi preamboli o siparietti melensi un autentico rapporto madre/figlia in cui chiunque sia sopravvissuto all’adolescenza si può rispecchiare. La furia, l’amore viscerale mai esternato, la contrarietà: ogni elemento del rapporto di Christine con sua madre è spiazzante e allo stesso tempo delicato. Una dinamica attraverso la quale la Gerwig sembra voler rassicurare ogni spettatrice e spettatore che “ci siamo passati tutti”. Questo rapporto diventa cuore del racconto: Lady Bird ama e odia la sua città, così come ama e odia sua madre, scapperà presto da entrambe, per cercare di raggiungere la sua indipendenza più che di realizzare un sogno, soltanto per se stessa. Eppure, appena messo piede nella New York delle opportunità, della cultura, si ricongiunge con quella vita da cui voleva scappare, perché questo tipo di amore è così grande e feroce che si può dire solo da una distanza di sicurezza.

Greta Gerwig sembra aver superato brillantemente la sua adolescenza creativa, scrive e dirige un film che nell’onestà e nella semplicità trova le sue armi vincenti e si avvale di una Saoirse Ronan che conferma il suo talento giovane ma maturo, sostenuta da Laurie Metcalf, la madre, e da un bel gruppo di comprimari. Si conferma, trai giovani interpreti, Lucas Hedges che dopo Manchester By The Sea offre un’altra autentica e commovente interpretazione.

Lady Bird è onesto e semplice, un esempio di scrittura pulita e di personaggi vividi, sembra quasi una lettera d’amore di Greta Gerwig alla se stessa cresciuta a Sacramento, che ha trovato la strada e ora è pronta per raccontare da sola le sue storie.

Lady Bird: il trailer del film di Greta Gerwig

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Lady Bird: il trailer del film di Greta Gerwig

Ecco il trailer italiano di Lady Bird, il film che segna l’esordio alla regia di Greta Gerwig, autrice anche della sceneggiatura. Il film è reduce da un grande successo ai Golden Globes 2018, dove ha portato a casa il premio per la Migliore Attrice Protagonista in una comedy o musical, a Saoirse Ronan, e il premio al Miglior Film comedy o musical.

Ecco il trailer:

La trama di Lady Bird

In Lady Bird, Greta Gerwig si rivela una nuova, audace voce cinematografica con il suo debutto alla regia, facendo emergere sia l’umorismo che il pathos nel legame turbolento tra una madre e la figlia adolescente.

Christine “Lady Bird” McPherson (Saoirse Ronan) combatte, ma è esattamente come sua madre: selvaggia, profondamente supponente e determinata (Laurie Metcalf), un’infermiera che lavora instancabilmente per mantenere a galla la sua famiglia dopo che il padre di Lady Bird (Tracy Letts) perde il lavoro. Ambientato a Sacramento, California nel 2002, in un panorama economico americano che cambia rapidamente, Lady Bird è uno sguardo commovente sulle relazioni che ci formano, le credenze che ci definiscono e l’ineguagliabile bellezza di un luogo chiamato casa.

Lady Bird: il trailer del debutto alla regia di Greta Gerwig

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Lady Bird: il trailer del debutto alla regia di Greta Gerwig

Ecco il trailer di Lady Bird, il film che segna il debutto alla regia di Greta Gerwig, con protagonista Saoirse Ronan. Completano il cast Laurie Metcalf, Tracy Letts, Lucas Hedges, Timothée Chalamet, Beanie Feldstein, Lois Smith, Stephen McKinley Henderson, Odeya Rush, Jordan Rodrigues e Marielle Scott.

Ecco il trailer diffuso dal canale Youtube della A24:

Il film sarà distribuito dalla Focus Features negli Stati Uniti e vede la Ronan interpretare una ragazza che combatte contro la figura materna, pur essendo la sua esatta copia.

La storia è ambientata nella California del 2002 ed è prodotta da Scott Rudin, Eli Bush e Evelyn O’Neill.

Lady Bird finalmente in dvd e blu-ray il film di Greta Gerwig

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Lady Bird finalmente in dvd e blu-ray il film di Greta Gerwig

Lady Bird, la commedia coming-of-age nominata agli Oscar arriva in DVD e Blu-ray  a partire dal 20 giugno e in Digital HD dal 14 giugno con Universal Pictures Home Entertainment Italia. Da uno script semi-autobiografico, Greta Gerwig (Frances Ha, 20th Century Women) debutta alla regia. Lady Bird è il racconto di una ragazza presuntuosa e che ama l’avventura nel suo percorso verso l’età adulta alla scoperta di sé stessa.  Il cast è composto dalla star del cinema candidata all’Oscar Saoirse Ronan (migliore attrice, Brooklyn, 2015; miglior attrice non protagonista, Espiazione, 2007), la vincitrice del Primetime Emmy Laurie Metcalf (miglior attrice non protagonista in una serie comica, “Pappa e ciccia” 1992, 1993, 1994), il candidato all’Oscar Lucas Hedges (Miglior attore non protagonista, Manchester by the Sea, 2016), candidato all’Oscar Timothy Chalamet (miglior attore, Chiamami col tuo nome, 2017), Odeya Rush (The Giver) Beanie Feldstein (Neighbors 2: Sorority aumento), e vincitore del Tony Award Tracy Letts (indignazione, The Lovers).

In Lady Bird, Greta Gerwig si rivela essere un audace e nuova voce cinematografica con il suo debutto alla regia, dipingendo l’umorismo e il pathos di un turbolento legame tra madre e figlia. Christine “Lady Bird” McPherson (Ronan) si scontra con una madre(Metcalf), che è esattamente come lei, profondamente supponente e volitiva. La donna è un’infermiera che lavora instancabilmente per mantenere la sua famiglia dopo che il marito ha perso il lavoro. Ambientato Sacramento, in California, nel 2002, in un contesto economico in rapido cambiamento, Lady Bird è uno sguardo emozionante su come le relazioni ci formano, le credenze che ci definiscono, e sulla bellezza insuperabile di quel luogo chiamato casa.

Lady Bird CONTENUTI SPECIALI NEL DVD E NEL BLU-RAY:

  • Realizzando Lady Bird
  • Commento al film della sceneggiatrice/regista Greta Gerwig e del regista Sam Levy

Lady Avengers: gli Avengers diventano donne [fan art]

Lady Avengers: gli Avengers diventano donne [fan art]

Dopo i personaggi dei classici Disney che cambiano sesso e i Nani dello Hobbit che diventano deliziose e ammiccanti nanette, ecco che anche i Vendicatori si imbattono nel cambio di genere. Di seguito le Lady Avengers!

Ecco cosa ha realizzato CircusMayer con Cap, Thor (e Loki), Iron Man, Hulk, Occhio di Falco e Vedova Nera (che ovviamente diventa un uomo)!

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Ladri di pianeti per la Warner

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Ladri di pianeti per la Warner

Dopo aver archiviato Harry Potter & Co., la Warner continua a cercare spunti letterari dai quali trarre nuovi blockbuster: l’attenzione

Ladri di Cadaveri: recensione del film di John Landis

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Ladri di Cadaveri: recensione del film di John Landis

A partire da un’idea perversa e divertente, John Landis torna a lavorare in Inghilterra portando sulla schermo la storia (vera) di Burke & Hare (Ladri di Cadaveri!) due criminali che uccidevano persone innocenti per vendere i loro corpi alla ricerca medica. Arriva al cinema Ladri di Cadaveri! A partire da queste due figure realmente esistite, Landis trasforma i due disgustosi criminali in due eroi romantici aiutato soprattutto dallo humor nero tipicamente inglese della sceneggiatura, e da due grandissimi interpreti che danno volto ai protagonisti: Andy Serkis e Simon Pegg, perfettamente a loro agio in questo genere di ruolo.

Ladri di Cadaveri, il film

La forza di Ladri di Cadaveri si trova proprio in questa coppia affiatata che trova il giusto equilibrio tra cinismo e autocoscienza, lasciando spazio alle azioni più nobili e a quelle di contrario più efferate e odiose, senza perdere di vista nemmeno per un omicidio lo spirito grottesco con cui Landis racconta la storia. I personaggi di Burke e Hare trovano la loro perfetta collocazione ad Edimburgo, sudicio, umido ma affascinante sottofondo di questa storia. Come Londra ha il suo Jack lo Squartatore, Edimburgo ha questi due loschi figuri che, almeno nel film, riescono a catturare l’attenzione del pubblico strappando più di una risata. La regia di Landis come al solito mette e segno un colpo vincente e le risate, dalle più grasse alle più sottili, non si lasciano attendere.

Presentato in anteprima al Festival Internazionale del Film di Roma del 2010, Ladri di Cadaveri (titolo originale Burke & Hare) si fregia di un ottimo cast, accanto ai protagonisti già citati troviamo infatti Tom Wilkinson, Tim Curry e Isla Fisher, forse l’unica un po’ a disagio in questa commedia travestita da thriller che tiene lo spettatore con il fiato sospeso … dalle risate.

Ladri di biciclette, il film di Vittorio De Sica e Cesare Zavattini

Ladri di biciclette è un film del 1948 diretto da Vittorio De Sica e scritto da Cesare Zavattini con protagonisti nel cast Lamberto Maggiorani, Enzo Staiola

Il film, girato con un’ampia partecipazione di attori non professionisti, è basato sul romanzo (1945) di Luigi Bartolini adattato al grande schermo da Cesare Zavattini.

In una Roma messa in ginocchio dalla seconda guerra mondiale, come d’altronde tutta l’Italia, un padre di famiglia disoccupato riesce a trovare un lavoro ben retribuito come attacchino di manifesti per il cinema. Sfortuna vuole però che proprio il primo giorno gli rubino la bicicletta, elemento indispensabile per svolgere quel lavoro. Si mette così alla disperata ricerca del mezzo insieme al figlio, con la fortuna che sembra ancor più cieca con la povera gente…

Ladri di biciclette, il film di maggior successo del neorealismo italiano

Dopo Sciuscià uscito due anni prima, ecco una nuova perla da regista per Vittorio De Sica, il quale, ancora una volta propone senza fronzoli le difficoltà dell’Italia uscita dalla seconda guerra mondiale. Lo fa dando molto spazio alle sofferenze dei bambini e dei ragazzini, vittime indifese delle crudeltà degli adulti. Il suo è un realismo nudo e crudo, che riprenderà in modo egualmente forte in Umberto D., uscito qualche anno dopo.

Ladri di biciclette, storia senza spazio né speranza

Se però in quest’ultimo alleggerisce il finale con un po’ di tenerezza, in questo lungometraggio non dà spazio a speranze o sdolcinerie. Il finale è triste, disilluso, amaro. Alleggerirà i toni in Miracolo a Milano, film fiabesco che intervalla i due sopracitati.

Del romanzo originale come delle sceneggiature, oltre sei più quella dello stesso De Sica, nel film non è rimasto nulla. Il racconto alla fine sistemato da Cesare Zavattini mostra però la traccia di queste numerose sceneggiature nella serie di quadri che accompagnano la vicenda del protagonista.

Sono dei bozzetti che vogliono “realisticamente” mostrare al pubblico la vita italiana dell’immediato dopoguerra. «Un ritorno alla realtà», così avevano detto i critici in occasione della proiezione di “Sciuscià”; una realtà a cui voleva tornare lo stesso De Sica dopo le sue esperienze di attore canterino nei film di Mario Mattoli e Mario Camerini degli anni trenta.

Il regista nonostante le grande difficoltà a reperire fondi per la realizzazione del film, rifiutò i sostanziosi aiuti dei produttori americani che però avrebbero voluto al posto di Maggiorani addirittura Cary Grant.

L’attrice che interpretò il personaggio di Maria, la moglie del protagonista, fu Lianella Carell, una giovane giornalista e scrittrice romana, che dopo un incontro con De Sica per un’intervista, fu sottoposta ad un provino, dopo il quale la giornalista entrò, in questo modo inaspettato, nel mondo del cinema. In seguito la Carell girerà altri film ma senza la stessa fortuna professionale di quella prima pellicola.

Il pubblico del cinema Metropolitan di Roma non accolse bene il film, anzi rivoleva indietro i soldi del biglietto. Tutt’altra accoglienza alla proiezione del film a Parigi con la presenza di tremila personaggi della cultura internazionale. Entusiasta e commosso, René Clair abbracciò al termine del film De Sica dando il via a quel successo mondiale che ebbe in seguito il film e con i cui proventi il regista riuscì finalmente a pagare i debiti fatti con “Sciuscià“. Oscar speciale 1949, vinse anche 6 Nastri d’argento e altri premi tra cui Locarno, ma anche all’estero: New York, Londra, Knokke-le-Zonte, Bruxelles.

Lacrime e musica al Lido: Vasco, Olmi e la cinese Ann Hui

A Simple Life, in Concorso al Lido, ha messo d’accordo più o meno tutti. La regista Ann Hui porta sullo schermo una storia di solitudine che veva tutte le potenzialità per scadere nel patetico.

Lacci: dal cast al finale, tutte le curiosità sul film

Lacci: dal cast al finale, tutte le curiosità sul film

Nel corso della sua filmografia il regista Daniele Luchetti si è distinto per una serie di opere con cui ha esplorato i legami famigliari e sentimentali e ciò che essi provocano di buono e di feroce nell’animo umano. Titoli come Mio fratello è figlio unico, La nostra vita o il suo ultimo Confidenza ne sono un esempio. Anche il film realizzato prima di quest’ultimo, Lacci (qui la recensione) – tratto dall’omonimo romanzo del 2014 di Domenico Starnone –  esplora tale argomento.

Quando ho letto per la prima volta Lacci ho trovato domande che mi riguardavano e personaggi nei quali era difficile non identificarsi. Attraverso una storia familiare che dura trent’anni, due generazioni, legami che somigliano più al filo spinato che a lacci amorosi, si esce con una domanda: hai permesso alla tua vita di farsi governare dall’amore? Lacci è un film sulle forze segrete che ci legano. Non è solo l’amore a unire le persone, ma anche ciò che resta quando l’amore non c’è più.

E ancora il regista dichiara: “Si può stare insieme per rancore, nella vergogna, nel disonore, nel folle tentativo di tener fede alla parola data. Lacci racconta i danni che l’amore causa quando ci fa improvvisamente cambiare strada e quelli – peggiori – di quando smette di accompagnarci“. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Lacci. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Lacci Luigi Lo Cascio Alba Rohrwacher

La trama di Lacci

Il film segue la storia di Aldo e Vanda. Siamo a Napoli, dove i due si sposano giovanissimi, per amore e per desiderio d’indipendenza. Dalla loro unione nascono due bambini, Sandro e Anna. Con il passare del tempo, però, Aldo si sente soffocare, crede che il matrimonio lo abbia imprigionato limitando la sua libertà. Attratto così da una giovane studentessa di nome Lidia, all’età di trent’anni, Aldo decide di seguire ciò che lo appassiona davvero: scappa a Roma e abbandona improvvisamente sua moglie e i suoi figli, pur sapendo che quest’avventura non avrà futuro e che il suo posto è a casa con la sua famiglia.

Il cast del film

Ad interpretare i coniugi Vanda e Aldo vi sono gli attori Alba Rohrwacher e Luigi Lo Cascio, mentre ad interpretare la versione anziana di questi personaggi si ritrovano Laura Morante e Silvio Orlando. Recitano poi nel film Giovannino Esposito nel ruolo di Sandro bambino e Sveva Aiardo Esposito in quello di Anna bambina. Gli stessi personaggi vengono poi interpretati da Adriano Giannini e Giovanna Mezzogiorno nella versione adulta. Nel ruolo di Lidia, invece, si ritrova l’attrice Linda Caridi, vista anche in Ricordi? e L’ultima notte di Amore.

Lacci cast

La spiegazione del finale

Verso il finale del film, di fronte alla difficoltà di dividersi tra due vite, quella a Roma con Lidia e quella a Napoli con i figli, e soprattutto di fronte alle manifestazioni di malessere da parte di Anna, che soffre per la separazione dal padre, Aldo decide di lasciare Lidia e di tornare da Vanda, con cui resterà fino alla vecchiaia, conservando tuttavia il ricordo della sua amante e continuando a tradire la moglie con altre donne. I “lacci” che avrebbero dovuto tenere insieme la famiglia sono dunque le “armi” di cui marito e moglie si sono serviti per farsi del male a vicenda, procurando sofferenza anche ai propri figli.

Nell’ultima scena di Lacci, questi ultimi, ormai adulti, si recano a casa dei genitori, partiti per una breve vacanza, per dar da mangiare al gatto Labès. Qui hanno modo di confrontarsi sulle proprie vite e sul dolore che le scelte ipocrite dei genitori hanno loro procurato. Nel giungere a nuove consapevolezze a riguardo, Sandro e Anna istintivamente sfasciano la casa di Aldo e Vanda, come forma di sfogo e di vendetta. Sono però consapevoli che nessuno sfogo potrà mai realmente pagarli della spensieratezza di cui sono stati derubati.

Il trailer di Lacci e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Lacci grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Now, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 2 agosto alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Lacci, recensione del film di Daniele Luchetti #Venezia77

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Lacci, recensione del film di Daniele Luchetti #Venezia77

Apre Venezia 77 in Concorso il nuovo film di Daniele Luchetti, Lacci, basato sul romanzo di Domenico Starnone, che ha collaborato all’adattamento insieme a Francesco Piccolo e allo stesso regista. Il lavoro di adattamento non cambia la sostanza del racconto, ma ne sciupa il mistero, l’indefinitezza, che del romanzo rappresentavano forse la parte migliore.

La storia racconta di Aldo e Vanda, una coppia con due bambini piccoli apparentemente ordinaria e felice. Solo che Aldo ha tradito Vanda e glielo confessa in un impeto di sincerità che gli costerà la tranquillità domestica. Viene cacciato di casa e incomincia una storia con la giovane Lidia, lontana dalla moglie e dai figli. Proprio il desiderio di rivederli, insieme ad una ferma presa di posizione della nuova fiamma, spingeranno Aldo a tornare da Vanda e dai suoi figli. Tuttavia alcune cose non si aggiustano e la vita non sempre regala sorprese, ma qualche volta va avanti ad oltranza, perché nessuno ha la forza o la volontà di arrabbiarsi e combattere.

I lacci che legano, i lacci che soffocano

I lacci tengono le scarpe ai piedi, legarli è un gesto che in genere ci insegnano i nostri genitori, un gesto di cura e attenzione (con i lacci sciolti è facile cadere), quasi un rito di passaggio. Spesso i lacci non sono solo quelli delle scarpe, quelli fisici, ma sono figurati, sono legami che non sempre fanno bene, non sempre sono tenuti insieme dall’amore, qualche volta è l’inerzia, altre la paura. E sono proprio questi lacci qui che interessano a (Starnone prima e poi a) Luchetti.

Il regista conduce un racconto puntuale, avanti e indietro nel tempo, fornendoci un resoconto a singhiozzi di una separazione e poi riconciliazione, tornando ogni volta sui suoi passi e regalandoci di volta in volta un pezzetto di racconto in più. Attraverso questo movimento su e giù nel tempo impariamo a conoscere i protagonisti, Aldo e Vanda, due anime profondamente infelici, bloccatesi reciprocamente in un matrimonio in cui entrambi hanno smesso di parlasi ma in cui entrambi sentono la necessità di credere ancora, nonostante il male che si faranno fino alla fine dei loro giorni.

I “panni sporchi” si lavano con nei primi piani

lacci Venezia 77
Set of “Lacci” by Daniele Luchetti. in the picture Luigi Lo Cascio, Alba Rohrwacher, Giulia De Luca and Joshua Cerciello.
Photo by Gianni Fiorito

Daniele Luchetti sceglie di raccontare queste emozioni complesse con primissimi piani, concedendosi pochissimo spazio all’aperto ma preferendo gli interni di case, stanze e appartamenti, in cui “si lavano i panni sporchi” e in cui avviene poi la vera tragedia, quella quotidiana della sopportazione a tutti i costi, del logorio e dell’infelicità. Ad una buona parte di film che sceglie questo linguaggio frammentato ma teso a comporre un quadro completo, Lucchetti aggiunge una chiusura che cede alla necessità di spiegare e giustificare le azioni. Sono i figli di Aldo e Vanda, ormai adulti, a raccontarsi, quasi a declamarle da un palco, le ragioni e le conseguenze delle scelte dei genitori, il tutto, di nuovo, in un appartamento di famiglia che preferirebbero vendere piuttosto che occupare.

Il cast di Lacci

Protagonisti di Lacci sono Alba Rohrwacher e Laura Morante, che interpretano Vanda, e Luigi Lo Cascio e Silvio Orlando, che invece sono Aldo. Adriano Giannini e Giovanna Mezzogiorno interpretano i figli adulti e disincantati, protagonista dell’ultimo atto del film. Tutti e quattro gli attori che interpretano la coppia sono perfettamente calati nei loro ruoli e se nella versione giovane dei protagonisti Rohrwacher dimostra di avere una marcia in più, per la controparte avanti con gli anni è Silvoio Orlando a brillare, con un monologo urlato di sconforto, stanchezza e frustrazione che racconta meglio di ogni altro momento del film il suo personaggio. Menzione d’onore va a Linda Caridi, che interpreta la vivace e bellissima Lidia, amante e poi compagna di Aldo, che conferma il magnetismo, l’eleganza e la dolcezza visti in Ricordi? dello scorso anno.

Lacci racconta una storia comune, come ce ne sono tante, lo fa con sincerità e spietatezza, mantenendo sempre il controllo sull’emozione, senza lasciarsi andare troppo ai toni drammatici in cui sarebbe facile trascendere, ma cede nel finale all’esigenza di prendere una posizione, di spiegare i personaggi e le loro azioni.

Labyrinth: trovato il regista per il sequel

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Labyrinth: trovato il regista per il sequel

A pochi giorni dalla morte di David Bowie, nel gennaio del 2016, venne annunciato dalla Sony il progetto di un sequel per Labyrinth, il classico del cinema per ragazzi anni ’80, con protagonista proprio il Duca Bianco nei panni del Re dei Goblin.

Dopo oltre un anno di silenzio, arriva adesso la notizia, via Deadline, che la TriStar ha assunto Fede Alvarez per dirigere quello che a quanto pare sarà un sequel del film originale. La sceneggiatura è stata scritta da Alvarez in persona con Jay Basu.

Labyrinth: la Sony prepara un nuovo film

I due, già impegnati con Sony in Quello che non Uccide, sequel di Millennium, cominceranno a lavorare a Labyrinth non appena si concluderà il lavoro in corso.

In merito a Labyrinth, Alvarez ha detto: “È uno dei film seminali della mia infanzia che mi ha fatto innamorare del cinema. Non potrei essere più eccitato all’idea di espandere l’universo di Jim Henson, e portare una nuova generazione di spettatori indietro nel labirinto.”

Sembra che la storia che racconteranno i due filmmaker non sarà direttamente collegata al film originale e non ci sarà posto per Sarah e Jareth.

Labyrinth: Scott Derrickson al timone del sequel

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Labyrinth: Scott Derrickson al timone del sequel

Sarà Scott Derrickson a firmare il sequel di Labyrinth, in collaborazione con TriStar Pictures. Il film riporterà sul grande schermo il mondo del fantasy culto del 1986 con David Bowie. Il progetto vede il coinvolgimento della famiglia Henson, che si annoverano trai produttori del film, Lisa Henson e Brian Henson di The Jim Henson Company.

A firmare la sceneggiatura è stata chiamata Maggie Levin che ha già firmato Into the Dark, mentre la regia di Derrickson ci lascia intuire che forse il regista di Doctor Strange ha lasciato la sedia di regia di Doctor Strange in the Multiverse of Madness, altro sequel con protagonista Benedict Cumberbatch di casa Marvel, proprio per mettere le mani su questo materiale che è molto allettante per un nerd.

Nel film del 1986, seguiamo le avventure di Sarah, una giovanissima Jennifer Connelly, che deve salvare suo fratello più piccolo che per sbaglio è stato offerto a Jareth, Re dei Goblin, interpretato da David Bowie. Per farlo, la ragazza dovrà affrontare molti ostacoli in un pericoloso mondo fantastico.

Mettere mano a questa mitologia può essere davvero molto pericoloso, se si considera il fandom del film originale. Pericoloso perché nel mondo in cui i social e il fan service guidano, in maniera neanche tanto celata, le scelte di alcune produzioni, un prodotto del genere rischia di essere un ibrido che perde di vista la qualità di scrittura per assecondare un pubblico che, comunque, non sarà mai felice al 100%.

Fonte: Deadline

Labyrinth: Robert Eggers alla regia del remake?

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Labyrinth: Robert Eggers alla regia del remake?

Il regista Robert Eggers ha avuto successo con Nosferatu, il suo nuovo film ispirato al classico film sui vampiri. Secondo un nuovo rapporto, ora sta puntando gli occhi su un altro celebre film del passato da rebootare.

Secondo l’esperto di cinema Jeff Sneider di The InSneider, Eggers ha collaborato con la Sony e la Jim Henson Company per il reboot del film Labyrinth del 1986 . Negli ultimi anni si è parlato di un nuovo film di Labyrinth, anche se i precedenti tentativi si sono sempre arenati nell’inferno dello sviluppo. L’aggiunta di Eggers al nuovo progetto di Labyrinth potrebbe dare al reboot lo slancio di cui ha bisogno per essere finalmente avviato, visto che molti critici hanno definito il nuovo Nosferatu uno dei migliori film del 2024.

All’inizio di quest’anno, il presidente della Jim Henson Company (e figlio del defunto regista di Labyrinth Jim Henson) Brian Henson ha parlato dei piani della compagnia per realizzare un nuovo sequel di Labyrinth. Pur non potendo condividere alcun dettaglio specifico, come ad esempio chi potrebbe essere coinvolto o quale sarebbe la storia, Henson ha osservato: “È un progetto che ci entusiasma molto”, secondo ComicBook.com. Non è chiaro se il progetto di cui si parla con Eggers sarà un sequel o una rivisitazione completa nel filone di Nosferatu, ma il regista starebbe scrivendo la sceneggiatura oltre a dirigere.

I precedenti tentativi di realizzare un sequel di Labyrinth si sono arenati

Ci sono stati piani allentati per realizzare un nuovo film di Labyrinth per diversi anni, anche se questo crea certamente un grosso problema quando si tratta di realizzare un sequel diretto senza la presenza di David Bowie, scomparso nel 2016. A un certo punto, Fede Álvarez, regista di Alien: Romulus, aveva in programma di dirigere il film prima di annunciare, nel 2020, il suo abbandono. All’epoca, è stato riferito che il progetto stava ancora andando avanti con il regista di Doctor Strange Scott Derrickson al timone.

Tuttavia, nell’ottobre del 2023, Derrickson ha rivelato che il progetto aveva fatto pochissimi progressi, non arrivando mai al punto di avere una sceneggiatura finita. “Non so cosa stia succedendo”, ha detto Derrickson. “Non siamo mai riusciti a portare la sceneggiatura fino al punto in cui lo studio voleva realizzarla, ma sono stato molto orgoglioso del lavoro che abbiamo fatto”.

Jim Henson ha diretto Labyrinth e ha ideato la storia con Dennis Lee, mentre Terry Jones ha scritto la sceneggiatura. L’amato film fantasy era caratterizzato da pupazzi creati dal Creature Shop di Jim Henson, mentre David Bowie interpretava Jareth, il Re dei Goblin. Jennifer Connelly ha interpretato Sarah, un’adolescente che si imbarca in una ricerca fantastica per salvare il suo fratellino dopo averlo accidentalmente regalato a Jareth. Il film ha generato un franchise ed è stato a lungo considerato uno dei migliori film fantasy realizzati.

Labyrinth: Robert Eggers al timone del sequel del film

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Labyrinth: Robert Eggers al timone del sequel del film

A un giorno dall’annuncio che Werwulf di Focus Features sarebbe stato il suo prossimo film, Robert Eggers ha concluso il suo accordo per scrivere e dirigere un nuovo film di Labyrinth per TriStar Pictures.

La notizia arriva dopo la presentazione delle nomination agli Oscar 2025, che hanno sancito ben quattro nomination per la fotografia, costumi, scenografia, trucco e acconciatura per il film sul Principe della Notte, anch’esso distribuito da Focus.

I dettagli della trama di Labyrinth di Eggers sono ancora segreti, ma ci è stato detto che il film è un sequel, piuttosto che un remake del classico del 1986 di Jim Henson. Eggers sta scrivendo la sceneggiatura con Sjón, il suo collaboratore nel film d’azione vichingo del 2022 The Northman, con cui sta anche lavorando a Werwulf. Chris ed Eleanor Columbus produrranno insieme a Lisa Henson, con Brian Henson come produttore esecutivo.

La trama del Labyrinth originale

Un amato fantasy con una giovane Jennifer Connelly e il defunto David Bowie, Labyrinth segue la sedicenne Sarah mentre si muove in un vasto labirinto ultraterreno per salvare il suo fratellino Toby (Toby Froud), che ha inavvertitamente voluto nel regno del re dei Goblin Jareth (Bowie). Durante il suo viaggio, Sarah incontra una varietà di creature magiche e sfide che mettono alla prova la sua determinazione e maturità. Nella sua uscita nelle sale tramite TriStar, l’originale ha avuto un rendimento inferiore alle aspettative, incassando solo circa 34 milioni di dollari contro un budget dichiarato di 25 milioni di dollari, e ottenendo risultati migliori all’estero che in patria.

Tuttavia, il film ha ottenuto nomination a premi come gli Hugo Awards e i British Academy Film Awards ed è ora apprezzato come un classico di culto. Tra le sue caratteristiche più memorabili c’è l’innovativo teatro di burattini emerso per il progetto dal Creature Shop di Jim Henson. Negli ultimi decenni, la popolarità del film ha portato alla creazione di romanzi e fumetti, videogiochi, proiezioni perenni e persino un ballo in maschera annuale per i fan, considerato uno dei più grandi al mondo.

Gli sforzi per far decollare un seguito di Labyrinth sono in corso almeno dal 2017, con Scott Derrickson di Doctor Strange che di recente si è candidato a dirigere una precedente incarnazione da una sceneggiatura di Maggie Levin.

Ancora in programmazione nei cinema, la versione di Eggers di Nosferatu è il film con il maggior incasso della sua carriera, avendo superato i 156 milioni di dollari in tutto il mondo dal giorno di Natale. Dirigendosi verso l’ottavo fine settimana al botteghino e di recente in PVOD, il film è ora anche il secondo titolo con il maggior incasso della Focus Features negli Stati Uniti dietro Downton Abbey.

Labyrinth: recensione del film con David Bowie

Labyrinth: recensione del film con David Bowie

Labyrinth è il film fantasy del 1986 di Jim Henson con David Bowie, Jennifer Connelly, Frank Oz, Warwick Davis, Shelley Thomposn e Toby Froud.

  • Anno: 1986
  • Regia: Jim Henson
  • Cast: David Bowie (Jareth), Jennifer Connelly (Sarah), Frank Oz (il saggio), Warwick Davis (Goblin), Shelley Thompson (matrigna), Toby Froud (Toby)

Labyrinth trama

Sarah, adolescente sognatrice e un po’ ribelle, vive in un mondo tutto suo fatto di fiabe e balocchi, digerendo male il nuovo matrimonio del padre e la nascita del fratellino minore.

Una sera, costretta dal padre e dalla matrigna a badare al fratellino, si ribella al suo destino, raccontando al piccolo che non vuole addormentarsi la storia di una ragazza che chiese aiuto al Re degli Gnomi, Jareth, per non dover badare ad un pargolo viziato e farlo rapire. Così accade anche nella realtà e Jareth rapisce il piccolo Toby: Sarah, disperata, lo sfida, decidendo di sfidare il labirinto della città di Goblin entro dodici ore per poterlo riportare a casa.

Sulla sua strada incontrerà gnomi ed elfi buoni e cattivi, come il prode sir Didymus e il timido Bubo, per recuperare il fratellino e nello stesso tempo per crescere senza dimenticare i suoi sogni.

Labyrinth il fantasy che divenne cult 

Fiaba con più livelli di lettura, Labyrinth presenta una delle prove più amate e popolari di David Bowie come attore, affascinante e inquietante nel ruolo di Jareth e consacra la quasi esordiente Jennifer Connelly, già ragazzina che dialogava con gli insetti per Dario Argento in Phenomena, nella parte di Sarah, divisa tra realtà e fantasia, infanzia e età adulta, prime pulsioni sensuali e voglia di rimanere in mezzo ai sogni, come è simboleggiato dall’onirica e disturbante sequenza del ballo a palazzo.

 

Arricchito da una serie di creature magiche non generate dal computer e basate sulle leggende popolari anglosassoni e sull’opera dell’artista Brian Froud, che al Piccolo Popolo ha dedicato varie opere, Labyrinth è una fiaba di iniziazione all’età adulta, la storia della ricerca e del salvataggio di qualcosa di prezioso, morale ma senza facili moralismi, dove Sarah, la protagonista, rievoca Alice e Dorothy del Mago di Oz in una chiave più moderna, all’interno delle famiglie disgregate e allargate in cui gelosia e disorientamento possono obiettivamente farla da padrone e in cui la fantasia e il chiudersi in se stessi possono sembrare le uniche strade, in un momento storico in cui tra l’altro il computer con gli annessi e connessi non avevano ancora lo spazio di oggi.

L’accettazione del diverso, la lotta contro il destino ineluttabile imposto da Jareth, una ricerca di un nuovo sé che non rinneghi il precedente ma lo migliori sono tutte tematiche del film, in cui Sarah diventa amica di gnomi ed elfi anche brutti e deformi, si oppone alle ingiustizie in fondo provocate da lei perché non ha saputo dosare le parole e ha provocato qualcosa che non doveva succedere, cerca una nuova identità di se stessa in cui però sono ancora importanti i sogni, dei quali non bisogna essere schiavi (emblematica a questo proposito la scena con la vecchietta degli stracci), ma che possono aiutare a vivere meglio. In fondo Sarah riesce nel suo intento grazie ad uno dei suoi libri preferiti e nel finale è chiaro che lei ha e avrà sempre bisogno della sua fantasia, per riempire una vita che potrebbe altrimenti diventare insopportabile.

Labyrinth

Sotto sotto si potrebbe anche vedere una velata critica al consumismo occidentale che ha riempito le nostre case di oggetti spesso futili ma assurti al livello di totem: certo che la cameretta di Sarah ha riempito non poco i sogni delle sue coetanee dell’epoca, tra romanticismo e peluches, specchi magici e libri, tra cui si vede una rara edizione inglese di Biancaneve e i sette nani ispirata al capolavoro di Walt Disney.

Molto amato dall’autrice di manga dark Kaori Yuki, che l’ha citato nel suo Angel Sanctuary, cult anni Ottanta poi sparito per anni dai nostri schermi per poi tornare di recente grazie ad una buona edizione in dvd, Labyrinth è un film da vedere o rivedere, come fiaba iniziatica o anche semplicemente come oggetto di nostalgia di un decennio che ormai sembra remoto, in cui il cinema di genere fantastico forse era meno schiavo degli effetti speciali di oggi e attingeva al folklore e alle fiabe tradizionali, creando storie interessanti e intriganti, capaci di essere universali ancora oggi.

Labyrinth: la Sony prepara un nuovo film

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Labyrinth: la Sony prepara un nuovo film

Il Re dei Goblin è morto. Evviva il Re dei Goblin.

Morto un Re se ne fa un altro, ma riusciranno a farlo anche con il Duca Bianco?

Ebbene si, a pochi giorni dalla morte di David Bowie, interprete di Jareth il Re dei Goblin in Labyrinth, la Sony sta producendo un nuovo film con l’atichetta Tri-Star Pictures sulla storia fantasy che vedeva protagonista la giovane Jennifer Connelly.

Non è stato ancora specificato se si tratterà di un sequel o di un remake, ma a scrivere il film c’è Nicole Perlman, co-sceneggiatrice di Guardiani della Galassia.

Il film del 1986 è un piccolo classico di genere, nonchè film culto per più generazioni. Che ne pensate dell’idea di questo nuovo capitolo?

Labyrinth: Jennifer Connelly ricorda il ballo con David Bowie

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Labyrinth: Jennifer Connelly ricorda il ballo con David Bowie

Protagonista della conferenza stampa di American Pastoral a Roma (qui il resoconto della conferenza stampa) in compagnia di Ewan McGregor, Jennifer Connelly ha condiviso il suo ricordo di David Bowie, con cui ha recitato in Labyrinth, di cui ricorre il trentesimo anniversario quest’anno.

“Ero molto nervosa – ha esordito la Connelly – non avevo mai fatto danza, né ma studiato ballo e l’essere in quell’abito così ampio e ingombrante mi faceva sentire molto goffa. Dovevamo anche fare dei passi all’indietro, sulle scale, mi sentivo molto agitata e impacciata. Essere con lui era terrificante, ma David è stato gentile e dolce ed è diventato il mio eroe perché mi ha messa a mio agio con piccole battute e mi ha trattata benissimo. Mi ha fatto passare la paura.”

Tra gli impegni di Jennifer Connelly, oltre al tour promozionale del film al fianco di McGregor che ha esordito alla regia, ci sono le riprese di Granite Mountain, film drammatico diretto da Joseph Kosinski in cui la Connelly recita al fianco di Miles Teller (Whiplash, Fantastici Quattro) e Taylor Kitsch (John Carter, True Detective 2).

Il film racconta la storia vera del gruppo d’elite di uomini che nel 2013 lottò contro l’incendio di Prescott, in Arizona e in cui morirono 19 membri della squadra.

Labyrinth: i Funko del film con David Bowie

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Labyrinth: i Funko del film con David Bowie

La Funko POP! ha presentato la sua nuova collezione che metterà in commercio a settembre. Si tratta di una linea a tiratura limitata di figure dedicate al cult fantasy Labyrinth, del 1986 diretto da Jim Henson. Le figure che saranno messe in commercio saranno quattro e raffigureranno Jareth (David Bowie), Sarah (Jennifer Connely) e Worm, Hoggle e Ludo.

Potete vederle di seguito:

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L’ultima volta che si è parlato di Labyrinth, la Sony voleva realizzare un nuovo film nello stesso universo, annunciato a pochi giorni dalla morte di David Bowie.

Non è stato ancora specificato se si tratterà di un sequel o di un remake, ma a scrivere il film c’è Nicole Perlman, co-sceneggiatrice di Guardiani della Galassia.

Il film del 1986 è un piccolo classico di genere, nonchè film culto per più generazioni. Che ne pensate dell’idea di questo nuovo capitolo?Labyrinth 1

Labyrinth: Fede Alvarez spiega perché non dirigerà il sequel

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Labyrinth: Fede Alvarez spiega perché non dirigerà il sequel

Numerosi sono i progetti che Fede Alvarez, regista di Evil Dead e Man in the Dark, ha in cantiere al momento: tra questi figurano il riavvio del franchise di Non aprite quella porta (in cui sarà coinvolto in qualità di produttore) e uno zombie movie per conto della Lionsgate e intitolato 16 States.

Circa tre anni fa, però, era stato annunciato che Alvarez avrebbe diretto il sequel di Labyrinth, il fantasy del 1986 con protagonisti il compianto David Bowie e il premio Oscar Jennifer Connelly.

All’epoca venne annunciato che il sequel sarebbe stato direttamente collegato al classico di Jim Henson, “una continuazione di quella storia ambientata soltanto diversi anni dopo”. Adesso, in un recente podcast di Bloody Disgusting, Fede Alvarez ha confermato di aver ufficialmente accantonato il progetto e che non sarà lui a dirigere il nuovo film.

“È veramente difficile quando devi decidere come impegnare il tuo tempo. Ed è altrettanto difficile capire cosa il pubblico vuole vedere. Labyrinth è stato un progetto che avrei dovuto realizzare, ma poi ho deciso di fare un passo indietro”, ha spiegato Alvarez. “Quando le persone hanno dei preconcetti e immaginano a priori come dovrebbe essere qualcosa, è davvero difficile riuscire a sorprenderle. Semplicemente, si aspettano di rivedere la stessa cosa. Da regista, ho capito che non mi interessa dedicarmi a progetti del genere, dove il pubblico si aspetta già determinate cose. E Labyrinth è uno di quei film a cui le persone si approccerebbero in quel modo. Così, ho deciso di non farlo.”

LEGGI ANCHE – Labyrinth: Jennifer Connelly ricorda il ballo con David Bowie

Circa tre anni fa, quando Fede Alvarez venne annunciato come regista del sequel, lo stesso aveva dichiarato: “È uno dei film seminali della mia infanzia che mi ha fatto innamorare del cinema. Non potrei essere più eccitato all’idea di espandere l’universo di Jim Henson, e portare una nuova generazione di spettatori indietro nel labirinto.”

Al momento non sappiamo se la Sony Pictures e la TriStar Pictures decideranno di portare avanti il progetto su un sequel di Labyrinth. Chiaramente vi terremo aggiornati.

Labyrinth torna in versione deluxe per il 30esimo anniversario

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Labyrinth torna in versione deluxe per il 30esimo anniversario

Un regista visionario, una rockstar tra le più amate di tutti i tempi, una giovane attrice futuro premio Oscar. È un classico del genere fantasy Labyrinth – Dove tutto è possibile, film che compie 30 anni e che, per l’occasione, torna in versione deluxe – con tante sorprese – per la gioia di vecchi e nuovi fan. Labyrinth sarà disponibile in DVD, Blu-Ray, Steelbook Blu-Ray,  4K Ultra HD  e nell’esclusiva Maze Edition Blu-Ray (in edizione limitata da 1.500 pezzi) dal 28 Settembre 2016 con Universal Pictures Home Entertainment Italia.

Tutti i prodotti sono disponibili in un nuovo packaging ed impreziositi da contenuti speciali inediti, tra cui interviste con la protagonista Jennifer Connelly (premio Oscar nel 2002 come Migliore Attrice Non Protagonista per A Beautiful Mind), con il filmmaker Brian Henson (figlio del regista di Labyrinth, Jim Henson) ed interventi in ricordo di David Bowie. Per la versione in 4K UHD il film è stato totalmente restaurato e rimasterizzato, nel suono e nelle immagini.

Il design dell’esclusiva e sorprendente Maze Edition, invece, riproduce il castello multidimensionale di Jareth ed è ispirato ad una delle scene più famose del film. Il prodotto, inoltre, include un digibook Blu-Ray di 24 pagine con tutti i contenuti speciali di Labyrinth, alcuni elementi nascosti all’interno della confezione ed un’immagine di David Bowie.

Sarah (Jennifer Connelly) è un’adolescente sognatrice, che ancora si circonda di orsacchiotti e buffi personaggi di peluche. Una sera in cui i suoi genitori escono per qualche ora lasciandola sola con Toby, il fratellino di pochi mesi, questi stenta ad addormentarsi e piange: innervosita, la ragazzina invoca Jareth (David Bowie), il Re dei Goblin, affinché lo porti con sé nel suo castello. E Toby scompare davvero. Sarah impaurita decide di andarselo a riprendere…

NUOVI CONTENUTI SPECIALI (Durata totale dei contenuti extra: 216 minuti ca.)

  • Riordinare i ricordi: Ripensare a Labyrinth – Jennifer Connelly e la famiglia Henson riflettono su questo film classico 30 anni dopo ricordando le loro esperienze, l’innovativa trasposizione scenica e l’enorme eredità duratura del film
  • L’eredità di Henson – Celebriamo l’ultimo tocco nella filmografia di Jim Henson, nella visione cinematografica e soprattutto l’immaginazione mentre la sua famiglia ci parla del suo lavoro e ci porta dietro le scene in “Center of Puppetry Arts”, che mostra la collezione Jim Henson e gli oltre 100 burattini di Labyrinth
  • In ricordo del Re dei Goblin: Ricordando David Bowie con la co-protagonista Jennifer Connelly, il figlio di Jim Henson Brian e con Cheryl Henson
  • L’Anniversario di Labyrinth Q&A: Presentato dal conduttore di Mythbuster Adam Savage, con la partecipazione di Brian Henson, David Goelz e Karen Prell con l’ospite a sorpresa Sharl Weiser
  • Trailer cinematografico 

    ALTRI CONTENUTI 

  • I Narratori: Immagine nell’immagine 
  • Commento del Conceptual Designer Brian Froud 
  • Making Of – Documentario Dietro le Quinte di Labyrinth
  • Viaggio attraverso Labyrinth: Il regno dei personaggi e la ricerca della città dei Goblin

4K ULTRA HD

Per la prima volta il film sarà disponibile anche in 4K Ultra HD in un combo pack che include il 4K Ultra HD Blu-ray e il Blu-ray. Il 4K Ultra HDTM offrirà tutti i contenuti extra presenti nel disco Blu-ray.

  • Il 4K Ultra HD è il massimo per l’esperienza visiva di un film. Il 4K Ultra HDTM presenta la combinazione della risoluzione 4K per immagini quattro volte più nitide dell’HD, la brillantezza del colore High Dynamic Range (HDR) con un audio immersivo che offre un’esperienza multidimensionale del suono.
  • Il Blu-ray presenta immagini in alta definizione, qualità della diffusione del suono come al cinema ed esclusivi contenuti extra.

Labyrinth con David Bowie – recensione

Labyrinth poster Anno: 1986

Regia: Jim Henson

Cast: David Bowie, Jennifer Connelly, Toby Froud, Shelley Thompson, Christopher Malcolm, Frank Oz, Shari Weiser (voce),Ron Mueck (voce), David Shaughnessy(voce).

Trama: Sara, adolescente piena di fantasia, è costretta a restare a casa a tenere a bada il piccolo fratellino, Toby. In un momento di rabbia invoca i Goblin e Jareth, il loro Re, affinché portino via il bambino per farlo diventare uno di loro. Comprendendo l’enorme sbaglio, cerca di rimediare penetrando nel misterioso labirinto per salvarlo ma ha solo tredici ore per raggiungere il castello e Jareth farà di tutto per ostacolare il suo percorso.

Analisi: Diretto da Jim Henson, il padre dei Muppets e cosceneggiato insieme a Terry Jones, creatore dei Monty Python. Labyrith ha numerosi richiami alla letteratura classica del fantasy come Alice nel paese delle Meraviglie di Lewis Carroll e Il Mago di Oz di L. Frank Baum. Ma riprende la continuità visiva cominciata nel 1984 da Wolfgang Petersen, con La storia infinita e di cui il grande successo porterà a vari sequel. Il filone sul mondo “della fantasia” diventerà ricorrente negli anni a seguire, con chiavi di lettura diverse e segnando il genere, con parentesi sui cartoni animati in Chi ha incastrato Roger Rabbit di Robert Zemeckis e Richard Williams, e nei giochi con Jumanji di Joe Johnston.

Riprendendo lo schema delle Favole di Prop, la storia racconta come la giovane ragazza affronti il passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Sara, interpretata da una gionavissima Jennifer Connelly, è ancora legata al mondo della fantasia di cui si circonda con libri, pupazzi e oggetti con cui si traveste, sin dai primi minuti del film si cuce addosso un archetipo, la ragazza schiavizzata dalla “madrina” per badare al suo “fratellastro”. Il labirinto che dovrà affrontare, altro non è che il vero motore della storia che la porterà nella condizione di valutarsi e confrontarsi con se stessa. Di fatti, tutte le prove che le si presentano sono tutte decisioni nuove e che deve prendere al momento, queste molto spesso saranno caratterizzati da tranelli e doppi sensi che le mostreranno le ingiustizie, altre invece faranno leva sulla giustizia e la fiducia, e di come sia difficile conquistarla.

Questo percorso/crescita porterà Sara a relazionarsi anche con i vari tipi d’affetto, l’amicizia per i compagni di viaggio e con l’amore attraverso le prime pulsioni e desideri nei confronti di Jareth; emozioni visibili durante la scena del ballo e argomento ripreso nei vari dialoghi che i due hanno. L’elemento che contraddistingue fortemente il film è la presenza di David Bowie, nella veste d’attore, con i capelli lunghi, il trucco eccessivo e i ghigni enigmatici, restituisce perfettamente l’ambiguità che possono avere i desideri e i sogni più nascosti simboleggiati anche dalla sua sfera di cristallo, che mostra a Sara quello che potrebbe avere se cedesse al male/desiderio. Ma anche come compositore, firmando la colonna sonora e segnando un pezzo di storia del cinema e degli anni ’80. Tutte le parentesi musicali oltre a essere evocative, rappresenteranno delle vere ellissi temporali all’interno del film, che fanno piacevolmente “perdere il tempo” a Sara.labyrinth

Dal punto di vista della regia il film è una costellazione di personaggi buffi e divertenti che anche sotto sembianza spaventose restituiscono lo spirito ironico di cui il film è completamente avvolto e che lo rendono un bellissimo esempio di cinema fantasy. I principali pupazzi che caratterizzano questo mondo sono Gogol, gnomo innamorato di Sara ma incattivito dalla presenza di Jareth, Bubo il tenero bestione che promette fedeltà a Sara dopo averlo salvato e infine, il prode Sir Didymus uno yorkshire in sella al suo cane pastore. Tutti questi pupazzi-burattini rappresentano la parte più colorata dell’avventura onirica, che viene arricchita dalle innumerevoli citazioni, come le porte che nascondono tranelli, luoghi del labirinto con nomi spiritosi quali “la gora dell’eterno fetore” o i richiami ai quadri di M.C.Escher luogo dove Jareth fino alla fine chiede a Sara di essere la sua regina, tutti elementi che segnano l’immaginario e restituiscono gli stupori e le fantasie allo spettatore.

Nella parte finale del film e quindi “nel ritorno a casa”, emerge la difficoltà di accettare la consapevolezza del passaggio all’adolescenza ma Sara non rinuncia mai realmente alla sua fantasia, mette via i giocattoli sapendo che “se ha bisogno” ricorrerà sempre a quella parte di sé.

Labyrinth 2: Scott Derrickson aggiorna sull’annunciato sequel

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Labyrinth 2: Scott Derrickson aggiorna sull’annunciato sequel

Poco dopo aver lasciato Doctor Strange nel multiverso della follia dei Marvel Studios nel 2020, Scott Derrickson ha firmato per dirigere un altro sequel ambientato in una dimensione alternativa sconvolgente per lo studio di proprietà della Sony TriStar Pictures, Labyrinth 2, il sequel del classico avventura fantasy di Jim Henson: The Labyrinth.

Da allora gli aggiornamenti sono stati praticamente inesistenti, quindi si presumeva generalmente che il progetto fosse stato accantonato, ma il regista di The Black Phone  ha ora rivelato che Labyrinth 2 è ancora in fase di sviluppo, anche se non ha idea di quando entrerà effettivamente in produzione.

“Non siamo mai arrivati ​​al punto in cui lo studio volesse realizzarla, ma ero molto orgoglioso del lavoro che ci abbiamo fatto”, ha spiegato Derrickson a ComicBook.com . “Ed è un progetto molto difficile da trasformare in qualcosa di commercialmente fattibile, perché è così fantasioso e surreale che non c’è modo di farlo a buon mercato. E allo stesso tempo, è così audace e diverso che è un film difficile per uno studio si senta competente e abbia un valore commerciale sufficiente per guadagnare un profitto. Quindi penso che sia un osso duro da risolvere, ma tutto quello che posso dirti è che sono molto orgoglioso del lavoro che abbiamo fatto su di esso. Certamente aveva in mente un grande film.”

Quando gli è stato chiesto se il piano fosse quello di scegliere un altro attore per il ruolo di Jareth il Re dei Goblin in seguito alla scomparsa del leggendario David Bowie, Derrickson ha rifiutato di entrare troppo nei dettagli, ma ha detto che “hanno avuto un’idea davvero interessante“. “Dato che il progetto è ancora in fase di sviluppo, probabilmente non dovrei dire quali sono i piani perché penso che abbiamo avuto un’idea davvero interessante, ma non voglio smentirla nel caso in cui il film venga realizzato.”

L’originale del 1986 vedeva Jennifer Connelly nei panni di un’adolescente di nome Sarah che entra in uno strano regno fantasy nel tentativo di salvare il suo fratellino da Jareth il Re dei Goblin (Bowie). Lì incontra alcune creature strane e meravigliose (Hoggle, Ludo e Sir Didymus) che la aiutano nella sua ricerca per raggiungere il castello del re.

Sebbene abbia ricevuto un’accoglienza tiepida al momento della sua uscita, il film da allora ha raggiunto lo status di cult e nel corso degli anni abbiamo visto vari fumetti, libri e videogiochi spin-off. Ogni anno si tiene anche un ballo in maschera dei fan, considerato uno dei più grandi del suo genere al mondo. Maggie Levin ( Into the Dark, My Valentine ) è stata incaricata di scrivere la sceneggiatura del sequel quando è stato annunciato per la prima volta nel 2020, mentre Brian e Lisa Henson di The Jim Henson Company erano a bordo come produttori.

Labor of Love: Shyamalan e Bruce Willis ritornano insieme

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Labor of Love: Shyamalan e Bruce Willis ritornano insieme

Nuovo progetto per il regista M. Night Shymalan che archiviata la non felice parentesi di After Earth, si appresta a dirigere Labor of Love,  script che è stato acquistato dalla 20th Century Fox nel 1993. Si tratta di un inedito che è addirittura antecedente ai suoi film culto. Ebbene il regista vorrebbe come protagonista nientemeno che Bruce Willis, con il quale fece il suo primo successo, Il sesto senso e anche il film successivo Unbreakable. 

Pare che oggi il regista sia impegnato a riacquistare i diritti della sua sceneggiatura per avviare le riprese nel mese di settembre a Philadelphia. All’epoca il film non si fece perché Shyamalan voleva a tutti i costi dirigerlo. Tempo dopo verso la storia ci fu il forte interesse di  Denzel Washington. Protagonista quindi Bruce Willis che interpreterà un libraio che, dopo aver tragicamente perso la mogie, decide di attraversare il paese per dimostrare il proprio amore nei suoi confronti. Le pellicola dovrebbe arrivare a Berlino per essere venduta in tutto il mondo.

A produrre la pellicola ci saranno Randall Emmett, George Furla, Stuart Ford e Ashwin Rajan.

Fonte: Deadline

La-Bas- educazione criminale: la conferenza stampa

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Presentato ieri alla Casa del Cinema, Là-bas. Educazione criminale uscirà nelle sale il prossimo 9 marzo. Alla conferenza stampa erano presenti il regista Guido Lombardi, i produttori e parte del cast: Kader Alassane, Esther Elisha e “Billi” Serigne Faye. È intervenuto anche Pape Diaw, portavoce della comunità senegalese di Firenze.

La-bas – educazione criminale: recensione del film

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La-bas – educazione criminale: recensione del film

Il regista ne ha parlato come di un film suicida: girato in francese e inglese, con attori di colore non professionisti, parla di immigrati. Tutti ingredienti che si discostano dal cinema mainstream, e che fanno di Là-bas un’opera fresca e originale, capace di immortalare fedelmente e senza retorica una realtà difficile qual è quella dell’immigrazione clandestina. E non stupisce che Là-bas – Educazione criminale, il lungometraggio d’esordio del napoletano Guido Lombardi, classe 1975, abbia entusiasmato la giura veneziana portandosi a casa il Leone del Futuro – Premio Opera Prima Luigi De Laurentiis, oltre al Premio del pubblico Kino come Miglior Film.

Là-bas – Educazione criminale, il film

L’opera Là-bas – Educazione criminale si ispira alla strage di Castel Volturno, che nel settembre 2008 portò alla morte di 6 ragazzi ghanesi ad opera di un commando di camorristi. Ma l’episodio è abilmente inserito solo nel finale: i restanti 90 minuti o quasi raccontano il percorso di Yussouf (Kader Alassane), giovane africano arrivato in Italia in cerca di fortuna. Viene ospitato alla “Casa delle candele”, una villetta a 30 km da Napoli, così chiamata per la luce che salta di continuo. Stringe amicizia con Germain (l’ottimo “Billi” Serigne Faye): è in Italia da 6 anni e, per vivere, s’accontenta di vendere fazzoletti al semaforo.

Ma le ambizioni di Yussouf, abile disegnatore e scultore di statue in metallo, lo portano a farsi trascinare nello spaccio di droga gestito da suo zio Moses (Moussa Mone). Yussouf imparerà in fretta il prezzo della sua scelta, a prima vista la più razionale, unica alternativa ad un destino di sfruttamento. S’innamorerà di Suad (l’attrice professionista Esther Elisha), per poi scoprirla prostituta su una strada notturna del litorale campano. Quella di Yussouf, come recita il sottotitolo del film, è un’educazione criminale, obbligatorio tragitto d’iniziazione per far parte di un mondo immaginato come lontano e diverso: là-bas in francese significa appunto laggiù, termine usato dagli africani per designare l’Europa.

Dialoghi e sceneggiatura, ben accompagnati dalle musiche di Giordano Corapi, non sono mai banali, e l’affiatato gruppo di attori improvvisati è davvero una piacevole sorpresa. Una pellicola in cui verità storica e invenzione filmica si uniscono alla perfezione, e in cui il tutto è raccontato dall’ “interno”, ossia dal punto di vista degli stessi immigrati. Non una lezione d’umanità, e nemmeno uno slogan contro il razzismo, bensì lo sguardo asciutto di un regista-sociologo che mette a fuoco la drammaticità di situazioni spesso volutamente dimenticate. Suggestiva la scena finale, con Yussouf che torna alla Casa delle candele, semi-nudo dopo aver gettato nel bosco i costosi vestiti donati dallo zio: una rinascita simbolica del protagonista, pronto a ripartire da zero, scegliendo una vita diversa per re-inventare se stesso.

La zona morta: trama, cast e le differenze tra il libro e il film

Le innumerevoli opere scritte dal celebre Stephen King sono da sempre fonte di grande ispirazione per il cinema e moltissime di queste hanno poi trovato il loro adattamento sul grande schermo. Dal celebre Stand by Me a Le ali della libertà, da Carrie – Lo sguardo di Satana fino alla più recente serie televisiva The Stand. Quello realizzato dallo scrittore del brivido è un bacino di storie senza eguali, contenenti tutti i sentimenti e i temi più ricorrenti nell’esistenza umana. Uno dei film più belli, e di cui forse si parla meno, tratti da una sua opera è La zona morta (qui la recensione), diretto nel 1983 dal celebre regista David Cronenberg.

Realizzato dopo Videodrome e prima di La mosca, questo si presentò da subito come un progetto estremamente nelle corde del regista canadese. La storia infatti non presenta elementi particolarmente fantastici o orrorifici quanto le precedenti scritte, ma si concentra in modo particolare sull’evoluzione del protagonista e sul suo rapporto con il potere acquisito. La prima versione della sceneggiatura era stata scritta dallo stesso King, ma rimaneva talmente fedele al romanzo da essere grossomodo inadattabile per il grande schermo. Venne così chiamato Jeffrey Boam, che riscrisse il tutto riuscendo ad ottenere il consenso dello scrittore.

Divenuto negli anni un vero e proprio cult, La zona morta è ancora oggi considerato uno dei migliori adattamenti da un romanzo di King. Pur con le dovute modifiche, il film riesce infatti a mantenere vivo il cuore del romanzo, come anche tutti i suoi aspetti più affascinanti. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle differenze tra il libro e il film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.

La zona morta trama

La trama di La zona morta

Protagonista del film è l’insegnante Johnny Smith, il quale in seguito ad un incidente rimanere per ben cinque anni in coma. Al suo risveglio si scopre in possesso dello straordinario potere di leggere il passato e il futuro delle persone semplicemente toccandole. Grazie a ciò può letteralmente cambiare il corso degli eventi ancora da verificarsi. Dopo aver fatto l’abitudine a tale capacità, Johnny inizia ad usare questa per evitare varie disgrazie ed aiutare il prossimo. Così facendo, egli spera di potersi lasciare il passato alle spalle e ricominciare da capo, conducendo un’esistenza tranquilla. Ma quando stringe la mano al politico Greg Stillson e ne vede il futuro, capisce di dover intervenire per evitare che quanto visto diventi realtà.

 

Il cast del film

Per dar volto al protagonista del film King indicò come sua personale scelta l’attore Bill Murray, Cronenberg invece propose un altro attore, ma ad avere l’ultima parola fu il produttore Dino De Laurentis, il quale affidò la parte al premio Oscar Christopher Walken in quanto in quegli anni all’apice del suo successo. Accanto a lui, nei panni della sua ex fidanzata vi è l’attrice Brooke Adams, nota per Terrore dallo spazio profondo, mentre il celebre Tom Skerritt è lo sceriffo Bannerman. Herbert Lom è invece il dottor Sam Weizak, e Nicholas Campbell il serial killer Frank Dodd. Ad interpretare il politico Greg Stillson vi è invece l’attore Martin Sheen.

La zona morta cast

Le differenze tra il libro e il film

Come anticipato, La zona morta non è un film particolarmente fedele al romanzo di King. Per quanto la storia sia grossomodo la stessa, cambiano infatti una serie di eventi, dettagli o la stessa struttura narrativa. Il libro, infatti, segue due storie parallele che convergevano poi soltanto con il sopraggiungere del finale. Questa struttura, inizialmente presente nella sceneggiatura di King, venne poi abbandonata in favore di una narrazione più lineare, suddividendo le avventure del protagonista in tre atti attraverso i quali è più evidente l’evoluzione emotiva e psicologica del personaggio. Ciò è tornato utile specialmente considerando che molti degli episodi che evidenziano il dramma di Johnny sono necessariamente stati sintetizzati per il film.

Ulteriore differenza si ritrova poi nella rappresentazione delle visioni che il protagonista ha, e che rappresentano la zona morta che dà il titolo all’opera. Nel romanzo di King queste vengono descritte come dei frammenti estremamente poco chiari, che lasciano interamente al protagonista il compito di ricostruire il loro significato. Nel film, invece, tali visioni appaiono estremamente più chiare nel loro svolgersi, rendendo più semplice il compito del protagonista. In particolare, la visione principale, quella relativa al personaggio di Stillson, si spinge in dettagli particolarmente importanti. Il finale, invece, risulta essere lo stesso tanto per il film quanto per il libro.

La zona morta: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di La zona morta grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Infinity+, Apple TV+ e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 5 agosto alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

Fonte: IMDb

La zona morta: recensione del film di David Cronenberg

La zona morta: recensione del film di David Cronenberg

La zona morta è un film del 1983 diretto da David Cronenberg e con protagonisti nel cast Christopher Walken, Martin Sheen, Tom Skerritt e Brooke Adams.

Trama del film La zona morta

Dopo essere rimasto a lungo in coma, al suo risveglio Johnny Smith si trova in possesso dello straordinario potere di leggere il passato e il futuro delle persone solo toccandole; dopo aver usato le sue nuove capacità per evitare varie disgrazie ed aiutare la polizia nello scovare un serial killer, il protagonista si imbatte in Greg Stillson, anonimo candidato senatore, scoprendo, stringendogli la mano, che quell’uomo, diventato Presidente degli Stati Uniti, scatenerà un conflitto nucleare. Johnny si impegnerà allora ad usare quel potere per eliminare la minaccia…

Analisi de La zona morta

 Uscito nel 1983, autentico ‘anno di grazia’ per gli amanti di Stephen King, che lo vedono approdare sugli schermi assieme a Christine e Cujo, La Zona Morta si fa ricordare come uno dei migliori adattamenti dei romanzi del Re del Brivido; merito innanzitutto della squadra, ottimamente assortita dal  team produttivo formato da Dino DeLaurentiis e Debra Hill: David Cronenberg alla regia, Christopher Walker e Martin Sheen nei ruoli principali.

Il regista canadese, qui in una delle poche produzioni ad alto budget della  carriera, porta efficacemente sullo schermo il materiale kinghiano, basandosi sulla sceneggiatura stesa da Jeffrey Boam (Indiana Jones e l’ultima crociata), per la quale DeLaurentiis aveva inizialmente pensato allo stesso King, senza che poi la collaborazione arrivasse in porto; da notare che per il ruolo del protagonista, King aveva inizialmente pensato a Bill Murray.

La zona morta venne girato in  condizioni climatiche estreme: i set nordamericani furono teatro di un’ondata di gelo senza precedenti, e forse questo  ha contribuito all’atmosfera sospesa e vagamente straniante che accompagna tutto il film; lo stesso dicasi per l’interpretazione – eccezionale – del protagonista Walken, il cui colorito costantemente livido rende ancora più pronunciata l’espressione allucinata di un uomo che si ritrova in possesso di un potere che lo spaventa e che lo separa progressivamente da coloro che lo circondano, facendogli sfiorare – e in parte varcare – i confini dell’alienazione.

Uno sguardo sofferente, perennemente disagiato, che trova corrispondenza in quello del suo antagonista Martin Sheen, anch’esso velato di follia, ma stavolta quella derivante dall’ambizione sfrenata e dal delirio di onnipotenza.

Nel resto del cast de La zona morta spicca un faccia nota come quella di Tom Skerritt; il ruolo femminile principale è affidato a Brooke Adams; al film partecipa con un cameo anche uno dei figli di Sheen, Ramon Estevez.

Unico episodio della cinematografia del regista in cui ad occuparsi delle musiche non è il fido Howard Shore, ma Michael Kamen, La zona morta resta ancora oggi un efficacissimo film di ‘genere’ e non solo nella categoria degli adattamenti di Stephen King.

La Zona d’interesse: trailer e poster italiani del film di Jonathan Glazer

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I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection sono lieti di presentare il trailer e il poster italiano del film La Zona d’interesse (The Zone of Interest) di Jonathan Glazer, in anteprima nazionale oggi alla Festa del Cinema di Roma.

Il regista britannico, vincitore del Gran Premio Speciale della Giuria alla 76ma edizione del Festival di Cannes e candidato agli Oscar® per UK, sarà presente alla proiezione ufficiale del film e incontrerà il pubblico in occasione di una masterclass domani 21 ottobre, alle ore 17.00, in Sala Petrassi.

La Zona d’interesse rappresenta l’opera chiamata a raccogliere in questo decennio il testimone dei grandi capolavori del cinema che hanno raccontato la più grande tragedia del Novecento, da Schindler’s List a Il Pianista, da Train de Vie a La Vita è bella. Una prospettiva inedita e uno sguardo nuovo, con stile altissimo, su una delle pagine più buie della storia.

Liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Martin Amis, La Zona d’interesse è la storia di una famiglia tedesca apparentemente normale che vive – in una bucolica casetta con piscina – una quotidianità fatta di gite in barca, il lavoro d’ufficio del padre, i tè della moglie con le amiche, le domeniche passate a pescare al fiume. Peccato che l’uomo in questione sia Rudolf Höss, comandante di Auschwitz, e la deliziosa villetta con giardino in cui vive con la sua famiglia in una surreale serenità è situata proprio al confine con il campo di concentramento, a due passi dall’orrore, così vicino e così lontano.

Prodotto da A24 e Extreme Emotions, La Zona di Interesse (The Zone of Interest) uscirà nelle sale italiane il 18 gennaio 2024 distribuito da I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.

La Zona d’interesse

La Zona di interesse: il produttore si dissocia dalle parole di Jonhathan Glazer

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Il discorso di accettazione di Jonathan Glazer per La Zona di interesse agli Oscar 2024 ha suscitato reazioni negative e una risposta da parte del produttore del film. Diretto da Glazer, La Zona di interesse è un film che racconta la storia del comandante nazista Rudolf Höss e della sua famiglia, che stanno costruendo la propria vita idilliaca proprio accanto al campo di concentramento di Auschwitz, dove ogni giorno vengono commesse atrocità. La Zona di interesse è stato nominato a cinque Oscar, vincendo per il miglior film internazionale e il miglior suono. Il discorso di Glazer per il riconoscimento del miglior lungometraggio internazionale, tuttavia, ha suscitato polemiche quando il regista ha accennato al conflitto in corso in Palestina.

Mentre alcuni esprimono il loro sostegno alle parole di Glazer, altri trovano che il parallelo tracciato dal regista tra l’Olocausto e i giorni nostri sia, nella migliore delle ipotesi, allarmante. Secondo il podcast Unholy, tale dissenso sul discorso proviene anche dal produttore esecutivo di La Zona di interesse, Danny Cohen. Cohen ha condannato il discorso, dicendo:

“È davvero importante riconoscere che [il discorso ha] sconvolto molte persone e molte persone si sentono arrabbiate per questo. E francamente capisco quella rabbia. Penso che molte persone nella comunità ebraica che mi hanno contattato abbiano ritenuto che fosse un film straordinario e molto importante e, in quanto tale, racconta una storia dell’Olocausto e costituisce una parte molto importante dell’educazione sull’Olocausto. E penso che siano rimasti sconvolti dalla sensazione che questo sia stato confuso con quello che sta succedendo ora [a Gaza], indipendentemente dal fatto che questa fosse l’intenzione di Jonathan o meno.

Semplicemente sono in disaccordo con Jonathan su questo. Il mio sostegno a Israele è incrollabile. La guerra e la continuazione della guerra sono responsabilità di Hamas, un’organizzazione terroristica genocida, che continua a detenere e abusare di ostaggi e che non usa i suoi tunnel per proteggere i civili innocenti di Gaza, ma li usa per nascondersi e permettere ai palestinesi di morire. Penso che la guerra sia tragica e terribile e che la perdita di vite civili sia terribile, ma di questo biasimo Hamas. E qualsiasi discussione sulla guerra senza dirlo manca del contesto adeguato che ogni discussione dovrebbe avere.

Ascolta, è il suo film. Può stare lì e scegliere le sue parole e va bene. È una persona forte e sono sicuro che resterà al suo fianco. Ma per me non era il momento giusto, non aveva abbastanza contesto ed era una distrazione da una grande opera d’arte. Ma si sa, Jonathan è davvero qualcuno che lascia che sia il suo lavoro a parlare. Quindi sono molto più favorevole a che sia il film a parlare rispetto a quello che dici in TV in 30 secondi in un ambiente riscaldato.

Nel suo discorso di ringraziamento, Glazer ha detto: “Il nostro lavoro è stato rivolto non al raccontare cosa hanno fatto allora, ma a cosa facciamo oggi. Il film mostra dove la disumanizzazione porta al suo peggio. Ha plasmato tutto il nostro passato e il nostro presente. In questo momento siamo qui come uomini che rifiutano la loro ebraicità in un olocausto dirottato da un’occupazione che ha portato al conflitto per così tante persone innocenti. Che si tratti delle vittime del 7 ottobre in Israele o dell’attacco in corso a Gaza – tutte vittime di questa disumanizzazione, come possiamo resistere?”.

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