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Il Destino di un Cavaliere, l’algoritmo di Netflix ha bocciato la proposta di sequel

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Il regista di Il Destino di un Cavaliere, Brian Helgeland, spiega perché il sequel del film non è andato avanti in casa Netflix. Distribuita nel 2001, la commedia d’azione ambientata in un finto Medioevo racconta la storia di William Thatcher interpretato da Heath Ledger, uno scudiero contadino che si atteggia a cavaliere e si sforza di raggiungere la gloria nelle gare di giostre. Il film ha avuto un modesto successo al botteghino, ma ha poi sviluppato un seguito appassionato, in parte grazie alla performance carismatica di Ledger.

In una recente intervista per Inverse, Helgeland rivela che esistevano diverse idee per Il Destino di un Cavaliere 2. Lo sceneggiatore e regista spiega che un’idea è arrivata addirittura a suscitare l’interesse di Sony, ma una collaborazione pianificata con Netflix sul progetto è andata in pezzi a causa dei dati algoritmici di quest’ultima società.

Quando abbiamo finito Il Destino di un Cavaliere, stavamo già pensando di realizzare il seguito, un film sui pirati. La trama ruotava attorno al conte Adhemar che rapiva Jocelyn e la portava a Costantinopoli. Ma tutti vengono messi in schiavitù quando vengono poi rapiti dai pirati. C’è un prigioniero sulla barca che ha una mappa del tesoro tatuata sulla schiena, ma continua a essere fustigato per indisciplina. I ragazzi si offrono volontari per farsi frustare a turno al posto di questo prigioniero, così la mappa non viene cancellata. Sony non voleva farlo.

Mi è stata proposta un’altra idea che riguardava la figlia di William. Paul Bettany mi chiamò dopo aver cenato con Alan Tudyk, e i ragazzi avevano l’idea che William fosse morto durante una guerra. Tuttavia, William ha una figlia adolescente che vuole fare una giostra, ma non le è permesso perché è una donna. Rintraccia la banda e loro accettano di insegnarle a giostrare, ma deve nascondere la sua vera identità. Così le tagliano i capelli corti e lei parla con una voce profonda, eccetera.

L’ho proposto a Sony perché ne possiede i diritti e sembrava che fossero interessati a realizzarlo con Netflix, distribuendolo come film Netflix. A quanto mi risulta, Netflix ha testato l’idea di un sequel attraverso i propri algoritmi, i quali hanno indicato che questa idea non avrebbe avuto successo. Il Destino di un Cavaliere sembra diventare sempre più popolare ogni anno che passa; è la cosa più strana.

Helgeland non lo specifica, ma i suoi commenti suggeriscono che la spinta per un sequel non si è verificata fino a dopo la morte di Heath Ledger nel 2008. Entrambe le idee per la storia, dopo tutto, non includono William. Anche se sarebbe sicuramente interessante riprendere la storia con il resto del cast del film, che include Paul Bettany, Alan Tudyk, Rufus Sewell, Mark Addy e Shannyn Sossamon, ad un sequel mancherebbe uno degli ingredienti chiave che rendono l’originale tanto amato: Ledger, appunto.

Il deserto rosso: l’immaginazione a zig-zag

Nel 1964, il regista Michelangelo Antonioni gira il suo nono lungometraggio, dal titolo Il deserto rosso. Ci ricordiamo la storia, incentrata sul personaggio di Giuliana. Moglie del dirigente industriale Ugo, il quale pare incapace di capirla, lei, complice un incedente d’auto, comincia a vivere una fase depressiva, che neppure l’amicizia (prima) ed il tradimento (dopo) con l’Ing. Corrado salveranno dal suo acuirsi.

Il film s’intitola Il deserto rosso, con due sole parole. Un sostantivo, che rinvia alla fredda o meglio scheletrica architettura del Polo petrolchimico a Ravenna, e poi un aggettivo, che rinvia all’unica tonalità (presente dappertutto: negli abiti, nelle pareti, nelle condutture, nei parapetti ecc…) almeno teoricamente in grado di rivitalizzare lo spleen esistenzialistico dei personaggi. Antonioni ama le carrellate che portano la macchina da presa a risalire, o di contro a ridiscendere, i vari edifici. Il film Il deserto rosso inizia mostrandoci il fumo industriale, da una coppia di soffioni. Contraddicendone la risalita, tramite il vento, la macchina da presa si sposta in discesa, inquadrando gli operai, i quali dovrebbero andare a lavoro (siccome in quelle ore la Cgil ha indetto uno sciopero). E’ la prima testimonianza estetica dell’incomunicabilità visiva, la quale supporterà i dialoghi mai conclusi fra i vari personaggi, in tutto il film.

La metafora del fumo industriale è interessante: nel film i personaggi dialogano in maniera confusionaria; il fumo degli scarichi industriali risale in aria formando delle volute, molto lente e pesanti da percepire; i dialoghi dei personaggi hanno spesso un’ambizione intellettuale, alla fine, però, ne escono solo dei giri di parole. Gli esempi sono numerosi, anche il personaggio in apparenza più stabile (assumendosi le responsabilità che gli competano, quantomeno in ambito lavorativo),  ovvero l’Ing. Corrado, giunge a dire: “Io nasco a Trieste, ma la mia famiglia s’è trasferita a Bologna; da solo ho vissuto prima a Milano, poi a Bologna, mentre adesso non saprei dove andare”. La protagonista Giuliana (con la grande recitazione di Monica Vitti, musa di Antonioni sia dentro sia fuori il set, per dieci anni) pensa nella confusione di se stessa in specie quando racconta i propri sogni. Abbiamo l’impressione che lei non concluda un vero discorso perché si sente letteralmente in un altro mondo.

Ricordiamo una scena in cui la protagonista ha la testa quasi nascosta, dentro la tappezzeria del divano: di nuovo, è la metafora del fumo industriale che, pericolosamente, non risale per disperdersi in aria, ma rimane a contorcersi, nel piano orizzontale del vissuto materiale. La regia poi rinforza la nostra comprensione inconcludente di Giuliana, con la sinestesia. La sirena di una nave mercantile va virtualmente a perforare la testa della donna, impedendole persino di vivere. Le onde sonore sostituiscono il fumo industriale. L’intero film è montato per inquadrature i cui elementi tagliano continuamente se stessi. Nella scena iniziale, ad esempio, gli operai passano da destra a sinistra (in orizzontale), mentre Giuliana ed il figlio Valerio s’avvicinano a noi, dalla profondità (dunque in verticale). L’incomunicabilità visiva del film presuppone che i loro incroci saranno solo fittizi. Il gruppo degli operai non si fermerà innanzi a Giuliana e Valerio, o viceversa e le persone rinunceranno al contatto reale (conoscendosi).

Più in generale, è caratteristico che Antonioni in molti film inquadri i protagonisti a sfuggire gli uni sugli altri. Giuliana pronuncia la sua frase sconclusionata, e quando l’Ing. Corrado le si avvicina, lei ha già camminato oltre. Soprattutto, nel film Deserto rosso, l’incomunicabilità dello sfuggire ci pare insistita, per la complicità dell’architettura industriale. Le tubature inevitabilmente seguono un percorso a zig-zag, nel contrasto fra le pareti ed i piani. Qualcosa di simile accade nel continuo stop and go di Giuliana, che si riverserà sull’Ing. Corrado. Antonioni insiste molto a mostrare che le persone si appoggiano alle pareti, inquadrandole in diagonale, perché quelle potrebbero cadere da un momento all’altro. Quando Giuliana ha un momento d’intimità, sia col marito sia con l’Ing. Corrado, innanzi ai loro corpi può comparire il più freddo e striminzito parapetto del letto. Torna la metafora estetica del taglio, per avvertirci che la passione della protagonista è solo momentanea.

Per il filosofo Sartre, se qualcuno immagina, accade che la sua coscienza diventi essenzialmente libera. Così l’io soggettivo si renderebbe del tutto autonomo, rispetto all’alterità. Invece, se la coscienza stesse a percepire, le mancherebbe la sua libertà. Un’opera d’arte si pone in via certamente materiale, così, noi ci aspetteremmo che essa vada unicamente percepita. Invero, l’arte per Sartre sarà fruita con la sola facoltà dell’immaginazione. Sappiamo che lui segue un indirizzo filosofico di tipo essenzialmente esistenzialistico. Ciò significa che tutta la realtà si fa come tale solo in quanto essa appare nella coscienza d’un certo (singolo) uomo. L’io soggettivo che definisce una qualunque persona va costituendo ogni ente del mondo. La realtà si fa come tale perché un certo individuo ne ha la sua coscienza.

Questa conclusione definisce il tema filosofico della cosiddetta intenzionalità, che ciascuna mente umana porta sempre con sé. Sartre spiega che noi abbiamo inevitabilmente coscienza di qualcosa. Ciò vale sia per gli enti di tipo astratto, sia per quelli più semplicemente materiali. La necessità che noi ammettiamo il medium del di spiega il classico tema fenomenologico dell’intenzionalità. Però, nell’opera d’arte resta accettato che nessuno ha coscienza di quella in via solo percettiva. Un fenomeno estetico ha pure una dimensione concretamente materiale. Questa va intrinsecamente a richiamare un atto intenzionale, il quale risulta di stampo sempre immaginario.

Il deserto rossoNel film Il deserto rosso, sarebbe facile limitarsi a percepire il suono della nave mercantile. Durante la scampagnata dei dirigenti industriali, nella casetta del pescatore, solo Giuliana ha voglia d’immaginarlo, in maniera creativa. La sirena della nave letteralmente si trasferisce dentro la testa della donna. Giuliana è quasi un’esistenzialista, se in lei la realtà circostante deriva dall’apparenza della sua immaginazione. Nel contempo, la regia insiste a visualizzare il posizionamento della scenografia, più che i singoli oggetti. L’Ing. Corrado cerca d’avvicinarsi a Giuliana, ma lei ha già camminato oltre. Così, noi vediamo solo il posizionamento del primo sulla seconda. Le tubature industriali si percepiscono per i loro incroci spezzati (a zig-zag). Di nuovo, conta il loro posizionarsi. E’ il problema dell’intenzionalità, se parliamo di filosofia. La scelta fotografica di colorare alcuni elementi col rosso spinge l’osservatore ad isolarli, nel loro ipotetico calore. Presumibilmente, quelli avrebbero dovuto simboleggiare la rinascita (la rivitalizzazione) dal grigio mondo industriale. In realtà, i personaggi del film alla fine continueranno ad evitarsi. Giuliana non rinasce nemmeno sognando la sabbia rosa dell’isola Budelli, a La Maddalena.

Per Sartre, la coscienza di chi concettualizza può conoscere (grazie alla sua riflessione intellettuale) quella che, inizialmente, aveva soltanto percepito qualcosa. Invece, l’immaginazione si definisce come tale quando una persona prova a capire unicamente la mera intenzionalità. La coscienza di chi fantastica si delinea sempre riguardando l’inevitabilità della mente che si posizioni. Con l’immaginazione, succede che il fenomeno estetico venga inteso unicamente perché lo si deve intendere. Tramite l’opera d’arte, la coscienza contemplativa si riferisce solo al suo inevitabile farsi di se stessa. Non ci sono altri rimandi.

Con la fantasticheria, la coscienza si fa del tutto autonoma, attiva e spontanea. Di contro, percependo, accade che noi restiamo passivamente condizionati dal mondo in cui ci troviamo, tramite una precisa situazione esistenziale. Per Sartre, l’immaginazione si darà avendo la coscienza d’un fenomeno esteriore, che sfugga sia alla sensazione sia al pensiero. Innanzi all’opera d’arte, l’intenzionalità è letteralmente di tipo impercettibile. Ma essa non può unicamente (essenzialmente) riflettere. Ciò avviene dal momento che l’immaginazione si pone in via sempre esteriore, laddove il pensiero si trova necessariamente interiorizzato. L’intenzionalità, di stampo appena impercettibile, per Sartre va a nientificare la più immediata sensibilità del corpo. Con l’opera d’arte, il contemplatore sa finalmente che la coscienza è unicamente di se stessa. Allora immaginare significa intendere con la mente un oggetto che risulti solo posizionato dall’Io. Qui la coscienza non si fa più condizionare dal piano della realtà materiale (che invece va sempre percepita). L’immaginazione diventa per Sartre una vera e propria forma di negazione universale, ossia tanto del mondo concreto quanto di ciascuna riflessione intellettuale.

Nel film Deserto rosso, la protagonista Giuliana all’improvviso chiede all’Ing. Corrado se lui vota a destra oppure a sinistra. Lui rilancia: quella prima domanda ne aprirebbe una seconda, anche più importante: “Credi o non credi in Dio?”. L’Ing. Corrado ritiene che in ogni caso loro siano innanzi ad “un problema troppo grande da risolvere”. E’ il momento in cui la riflessione intellettuale si fa inutile, in mezzo ad una natura (la materia del mondo) che si percepisce come squamosa e viscida, complici gli scarichi industriali. Nel film Deserto rosso, la battuta del “Credi o non credi in Dio?” si risolve forse laicamente nel “Mi pare un problema che noi possiamo solo porre”. Alla nientificazione degli affetti fra le persone, s’accompagna la nientificazione dell’ambiente.

Il Delitto Mattarella, il trailer del film di Aurelio Grimaldi

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Il Delitto Mattarella, il trailer del film di Aurelio Grimaldi

Esce nei cinema –  il 2 luglio 2020, distribuito da Cine1 Italia, Il Delitto Mattarella per la regia di Aurelio Grimaldi, co-prodotto da Cine 1 Italia e  Arancia Cinema e in qualità d’investitore esterno dalla società Edilizia Acrobatica SpA, con il supporto della Sicilia Film Commission e Sensi Contemporanei. Il film si avvale di un ricco cast siciliano, composto da Antonio Alverario, Claudio Castrogiovanni, Nicasio Catanese, David Coco, Vincenzo Crivello, Francesco Di Leva, Donatella Finocchiaro, Lollo Franco, Sergio Friscia, Ivan Giambirtone, Leo Gullotta, Guia Jelo, Francesco La Mantia, Vittorio Magazzù, Tuccio Musumeci, Tony Sperandeo, Andrea Tidona.

Un vero e proprio tributo alla memoria di Piersanti Mattarella da parte degli attori siciliani coinvolti nel progetto che si avvale, a sua volta, di una troupe interamente siciliana. Aurelio Grimaldi da anni raccoglie materiali sul caso-Mattarella. Dopo l’elezione del fratello Sergio al Quirinale ha scritto una sceneggiatura densa di fatti e documenti, con l’intento di combattere l’oblio in cui è caduta la vicenda. Tra i personaggi le prime due cariche dello Stato, Sergio Mattarella e l’allora Presidente del Senato Pietro Grasso, che quel 6 gennaio 1980 era un giovane PM di turno e quindi titolare di inizio indagini sull’omicidio.

Piersanti Mattarella – sottolinea Grimaldi –  è una figura ingiustamente dimenticata. A Roma e Milano non esiste nemmeno una via a lui dedicata. La discrezione della impeccabile famiglia e del fratello Presidente della Repubblica sono senza pari”.

Il Delitto Mattarella, la sinossi

6 gennaio 1980. Il Presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella si sta recando a Messa con la sua famiglia. Un giovane si avvicina al finestrino dell’auto e spara a sangue freddo a Piersanti e lo uccide. Pur nel disorientamento del momento con una serie di depistaggi verso il terrorismo di sinistra, il delitto apparve anomalo per le sue modalità. Il giovane Sostituto Procuratore di turno, quel giorno dell’Epifania, sarà Pietro Grasso, futuro Procuratore Antimafia e Presidente del Senato. Le indagini saranno proseguite dal Giudice Istruttore Giovanni Falcone, che scoverà pericolose relazioni tra Mafia, Politica, Nar e neofascisti, banda della Magliana, Gladio e Servizi Segreti. Il film ricostruisce il clima politico che ha preceduto l’omicidio: protetto a Roma dal Segretario della DC e dal Presidente della Repubblica Pertini, Mattarella è totalmente avversato dai capicorrente siciliani del suo partito. Mattarella non disturbava solo gli equilibri in essere nella DC ma entrava a gamba tesa sugli affari e gli accordi tra politica e mafia, la quale, per l’omicidio Mattarella, si allea con l’estrema destra romana neofascista in cambio dell’evasione dal carcere Ucciardone del leader Concutelli. Ma l’omicidio Mattarella è anche la storia di una famiglia, di esseri umani, di valori e ideali perseguiti con sincero spirito di servizio e afflato solidale: aspetti che nel film hanno un ruolo centrale. Aurelio Grimaldi ripercorre quei tragici giorni con occhio attento e sensibile.

Il delitto di Ponticelli. L’ombra del dubbio: in arrivo la docu-serie Sky Original

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Arriva su Sky una nuova docu-serie che raccoglie materiali d’archivio e testimonianze inedite su un caso di cronaca nera ancora molto discusso. Il delitto di Ponticelli. L’ombra del dubbio è la docu-serie Sky Original prodotta da Sky e Groenlandia, dal 22 aprile in esclusiva su Sky Documentaries dalle 20.15 tutti gli episodi, in streaming solo su NOW e disponibile on demand.

La trama della docu-serie  Il delitto di Ponticelli. L’ombra del dubbio

È il 3 luglio 1983, Rione Incis, Ponticelli, Napoli. I corpi di Barbara Sellini e Nunzia Munizzi, di 7 e 10 anni, vengono ritrovati nel greto del torrente Pollena. Sono posizionati uno sopra l’altro, semi carbonizzati, ricoperti di ferite da arma da punto e taglio. L’autopsia rivelerà tentativi di abusi e violenze sessuali. “Il massacro di Ponticelli” lascia un segno indelebile, anche in una comunità abituata a contare i morti della feroce guerra di camorra in atto in quegli anni. Per quasi due mesi giornali e tv non parlano d’altro. Chi può aver compiuto un simile orrore? Nonostante in un primo momento le indagini si fossero concentrate su un pregiudicato che sembrava il colpevole perfetto, il 4 settembre 1983 vengono arrestati a sorpresa tre ragazzi incensurati, tra i 18 e i 20 anni: Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca, Luigi Schiavo. Il processo tarda a partire e dopo quattro anni, tra Poggioreale e soggiorni obbligati, arriva la condanna, confermata in Appello e Cassazione. Ergastolo, fine pena mai – si legge sulla sentenza. Una sentenza che è la conseguenza di una serie di testimonianze e confessioni su cui si estende l’ombra lunga del dubbio dovuta a presunte violenze perpetrate durante gli interrogatori e a un possibile ruolo giocato dalla camorra.

Dal 2015 Ciro, Luigi e Giuseppe sono uomini liberi, dopo aver trascorso più di 27 anni di carcere insieme, nella stessa cella, professandosi ogni giorno innocenti. Nell’estate 2022, dopo tre richieste di revisione respinte, la Commissione antimafia ha votato all’unanimità la proposta di indagare sulle infiltrazioni camorriste che avrebbero inquinato le indagini. Oggi i tre sono in attesa che una nuova Commissione proceda con l’audizione dei testimoni chiave e con la tanto sperata revisione del processo. E se chi avesse ucciso le due bambine fosse ancora in giro? E se Ciro, Giuseppe e Luigi fossero davvero vittime di uno dei più grandi errori giudiziari della storia del nostro paese?

A quasi quarant’anni dal massacro, il caso è tornato alla ribalta coinvolgendo anche il governo. I tre accusati tornano a parlare della loro storia in questa docu-serie in quattro episodi. Oggi Giuseppe, Ciro e Luigi continuano la loro battaglia per ottenere la revisione del processo, in attesa che una nuova Commissione Parlamentare proceda con l’audizione dei testimoni chiave.

Il delitto di Ponticelli. L’ombra del dubbio è una docu-serie Sky Original, prodotta da Sky e Groenlandia. Di Emanuele Cava, scritta da Matteo Billi, Emanuele Cava con Shadi Cioffi. Regia di Christian Letruria. In esclusiva tutti gli episodi su Sky Documentaries dalle 20.15 del 22 aprile, in streaming solo su NOW e disponibile anche on demand.

Il Delitto di Cogne, curiosità e opinioni sul documentario in onda su Sky

In prima tv su Sky, domenica 30 e lunedì 31 gennaio alle 22.55, andrà in onda il documentario in due puntate Il Delitto di Cogne, che si prefigura di ricostruire la vicenda giudiziaria e mediatica che venne messa in piedi intorno al delitto efferato che vide protagonista il povero Samuele, di soli 3 anni.

Sono passati vent’anni da quella sciagurata mattina in cui il piccolo venne trovato morto nel letto dei genitori, nella loro villetta nei pressi di Cogne, un paesino montano in Val D’Aosta. Le molte domande ancora aperte, il processo, le fasi della difesa, e l’epilogo con la condanna dell’unica indiziata, la madre, Annamaria Franzoni, sono il fulcro di questo documentario che racconta gli eventi attraverso la voce di chi li ha vissuti in prima persona.

Le voci coinvolte sono infatti quelle dei giornalisti – tra cui Alessandra Comazzi de La Stampa, Michele Cucuzza e Gigi Iorio, il primo fotoreporter ad arrivare sulla scena del crimine – che hanno raccontato in prima persona quello che hanno vissuto e visto insieme alle testimonianze del Procuratore Capo di Aosta, Maria del Savio Bonaudio, e dell’avvocato della Franzoni, Carlo Taormina.

Il Delitto di Cogne

Un delitto racchiuso in soli 8 minuti: tra le 8:16, quando Annamaria esce di casa con l’altro figlio Davide, fino alle 8:24, orario in cui dice di essere rientrata. In mezzo, il mistero. Un mistero che per anni è stato raccontato con ossessione da tutti i media. Otto minuti che hanno cambiato la vita di una famiglia e il modo di raccontare il crime in Italia. Come accadde anche con la tragedia di Vermicino, anche in questo caso la stampa (qui anche la televisione) raccontò la vicenda minuto per minuto, udienza per udienza, con la costruzione di un vero e proprio caso mediatico che uscì dalle aule dei tribunali e dalle stanze delle indagini, per entrare nelle case di tutti gli italiani che volevano sapere se davvero questa donna aveva ucciso suo figlio.

Il Delitto di CogneIl 21 maggio del 2008, a sei anni dall’infanticidio, la Corte Suprema di Cassazione ha riconosciuto colpevole Annamaria Franzoni condannandola in via definitiva a 16 anni.

Il Delitto di Cogne è una produzione originale Crime+Investigation, prodotto da Simona Ercolani di Stand By Me per A+E Networks Italia. Scritto da Simone Passarella, a cura di Lorenzo De Alexandris, produttore esecutivo Fabrizio Forner. La regia è di Claudio Pisano.

Come spesso accade in questo tipo di prodotti, il racconto è molto classico, legato a testimonianze, immagini di repertorio anche molto forti, interviste e resoconti dei protagonisti dell’epoca. Tra tutte le testimonianze riportate, però, sicuramente quella dell’Avvocato Taormina, difensore di Franzoni, è tra quelle più interessanti e sfumate, la vera cartina di tornasole di un caso che presenza ancora oggi moltissimi interrogativi.

L’omicidio di Samuele Lorenzi

L’omicidio di Samuele Lorenzi ha avuto una rilevanza mediatica inconsueta, qualcuno dice grazie al magnetismo enigmatico emanato da Annamaria Franzoni, ed è diventato uno di quei casi di cronaca nera rimasti impressi nel ricordo collettivo, un caso che, a distanza di tanti anni, divide ancora l’opinione pubblica in innocentisti e colpevolisti. Gli stessi che, all’epoca, hanno posto al centro del loro interesse non la ricerca dell’assassino di Samuele, ma la condanna o meno di sua madre.

Il Debito: recensione del film con Jessica Chastain

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Il Debito: recensione del film con Jessica Chastain

Il Debito di John Madden, remake di HaHov, film israeliano del 2007 diretto da Assaf Bernstein, racconta la storia di tre giovani agenti del Mossad, David, Stefan e Rachel, i quali nel 1966 si trovano nella Berlino Est per catturare il famigerato criminale nazista Vogel, conosciuto come Il chirurgo di Birkenau, per processarlo in Israele.

I tre giovani portano dentro gli orrori della guerra, a qualcuno di loro sono venute a mancare persone care e questo è il loro modo di cercare giustizia. La tensione è alta e qualcosa non va secondo i piani…l’operazione fallisce ma i tre agenti decidono di insabbiare il caso. A distanza di trent’anni però, la verità verrà inevitabilmente a galla e toccherà a Rachel saldare il debito con la propria coscienza, la propria famiglia e il proprio popolo.

Il Debito, il film

Il Debito è un film con delle alte potenzialità, legate soprattutto ai temi della guerra e dell’antisemitismo che però non sono approfonditi a dovere; il regista li accenna soltanto. L’importanza della verità, l’enorme senso di colpa che deriva dal vivere nella menzogna, il conflitto tra la ragione di stato e del cuore, la tradizione ebrea sono elementi solo rintracciabili, quando avrebbero potuto essere il motore di un film di qualità.

Il Debito film

Evidentemente John Madden ha preferito puntare sulle caratteristiche tipiche di un thriller best-seller come i colpi di scena, i combattimenti e le storie d’amore. Nessun dubbio sulla qualità degli attori, in grado di mimetizzarsi, di cambiare accento e modo di muoversi; in particolare non si può fare a meno di citare Jessica Chastain (The Tree of life) e Helen Mirren che hanno rappresentato in maniera realistica la sofferenza di una Rachel rispettivamente giovane nel ’66 e anziano 30 anni dopo. Deludente invece il famoso Sam Worthington (Avatar), incapace di esprimere i celati tormenti del giovane David.

Ma è nel finale che il film trova il suo momento peggiore. Se inizialmente, grazie ai colpi di scena, alla bravura degli attori, ai colori della fotografia, le atmosfere e costumi d’epoca e ai temi, anche se solo accennati dell’olocausto, il film scorreva e destava l’attenzione, nel finale quell’armonia sembra cedere. Tutto si fa caotico e si chiude frettolosamente e il debito dello stato israeliano alla fine passa in secondo piano. Il Debito uscirà nelle sale italiane il 16 settembre con il titolo tradotto Il Debito.

Il DCU è già nei guai? Le cose sembrerebbero non andare … “lisce” nei DC Studios

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La notizia che la Warner Bros. Discovery ha pianificato di riavviare essenzialmente il suo universo cinematografico DC (ufficiosamente soprannominato DCEU) con James Gunn e Peter Safran che assumono il ruolo di co-responsabili dei neo-costituiti DC Studios è sembrata andare a genio alla maggior parte dei fan, in particolare a quelli che erano dell’opinione che il franchise avesse un estremo bisogno di una revisione da molti anni.

James Gunn ha annunciato diversi progetti nell’ambito dell’annuncio ufficiale della nuova era denominata “Gods and Monsters“, tra cui Superman: Legacy, Batman: The Brave and the Bold, Supergirl: Woman of Tomorrow, The Authority, Swamp Thing, oltre a una serie di show animati e live-action della HBO Max.

James Gunn ha anche chiarito che questa è solo la prima parte di questo progetto, a cui se ne aggiungeranno molti altri. Il regista ha dimostrato di essere abile nel destreggiarsi tra diversi progetti contemporaneamente, ma c’era comunque il timore che sarebbe pututo essere anche troppo per uno come lui, soprattutto se si tiene conto del fatto che attualmente sta co-gestendo uno studio cinematografico, scrivendo e dirigendo Superman: Legacy e supervisionando (o almeno partecipando) a numerosi altri film e serie tv. È molto, e sembra che le cose non stiano andando così bene come James Gunn vorrebbe farci credere.

Durante l’episodio di questa settimana di The Hot Mic, Jeff Sneider (fonte che si è rivelata tra le più attendibili a Hollywood) afferma che, secondo la sua fonte, il DCU è un “casino”. Non condivide molti altri dettagli, ma aggiunge che è sorpreso che altri organi di stampa non abbiano riportato quanto ha sentito.

Onestamente, se questo fosse vero, non sarebbe una sorpresa, considerando la quantità di lavoro che comporta la costruzione di un intero universo cinematografico e televisivo, praticamente dalle fondamenta, e non dovrebbe essere necessariamente motivo di preoccupazione.

È inevitabile che ci siano alcuni problemi iniziali mentre James Gunn e Peter Safran si stanno organizzando, e non possiamo immaginare che abbiano pensato che non avrebbero incontrato alcuni problemi importanti prima che questo franchise rinnovato cominciasse a prendere forma.

Se le cose sono ancora più caotiche di quanto pensiamo, potremmo leggere maggiori dettagli a breve. Per ora rimaniamo ottimisti e aspettiamo almeno di vedere come procedono Creature Commandos e Superman: Legacy prima di dare per spacciato il DCU!

Il DC Universe e il futuro in 20 grandi aggiornamenti rivelati da James Gunn

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L’universo DC inizia davvero con l’uscita di Superman, con la mente geniale James Gunn che finalmente svela molti elementi incredibilmente emozionanti sul futuro del franchise. Il film di James Gunn su Superman è stato a lungo considerato il vero inizio dell’universo DC, nonostante l’uscita di Creature Commandos nel dicembre 2024. Superman dovrebbe dare il via a una serie di film e serie TV nel Capitolo Uno della DCU, intitolato Gods and Monsters, che molti ritengono consisterà nei progetti che James Gunn ha rivelato nel gennaio 2023.

Da allora, Gunn e il suo numeroso team hanno messo a punto questo primo capitolo della DCU, che ha indubbiamente apportato alcune modifiche. I prossimi film DC come Supergirl: Woman of Tomorrow, Clayface e Dynamic Duo sono stati confermati, ma altri devono ancora ricevere aggiornamenti significativi. Tuttavia, lo stesso Gunn, insieme al suo collega capo della DCU Peter Safran, ha rettificato questa mancanza di informazioni, con il regista che ha fornito un aggiornamento sulla DCU presso il lotto della Warner Bros. nel febbraio 2025. Questo aggiornamento ha fornito maggiori informazioni sul futuro della DCU oltre Superman, completo di molte rivelazioni incredibilmente eccitanti.

James Gunn è immerso nella post-produzione di Superman

Superman 2025

Come previsto, Gunn ha fornito molti aggiornamenti sul film Superman della DCU. L’uscita del film è prevista per luglio 2025, con un trailer che sarà rilasciato a dicembre 2024. Non sorprende quindi che Gunn abbia dichiarato di essere immerso nella post-produzione di Superman, apportando le ultime modifiche e tagli per perfezionare il film prima che dia il via alla narrazione generale dell’universo DC.

Supergirl: Woman Of Tomorrow è un sogno che diventa realtà per James Gunn

Supergirl: Woman of Tomorrow

Un altro film della DCU di cui James Gunn ha fornito un aggiornamento è la storia di Supergirl: Woman of Tomorrow. La produzione del film del 2026 è iniziata nel gennaio 2025, con Gunn che ancora una volta ha elogiato la fantastica sceneggiatura di Ana Nogueira. Gunn ha anche parlato con entusiasmo del regista Craig Gillespie e della protagonista Milly Alcock, insistendo sul fatto che quest’ultima era nel suo radar sin dalla prima stagione di House of the Dragon. Nel complesso, le rivelazioni di Gunn dimostrano che Supergirl: Woman of Tomorrow è in buone mani su tutta la linea e rimane in linea con la data di uscita prevista per giugno 2026.

James Gunn sta lavorando a un misterioso progetto DCU

James Gunn 2023
Il regista statunitense James Gunn arriva alla premiere di Los Angeles della Warner Bros. ‘The Flash’ tenutasi al TCL Chinese Theatre IMAX il 12 giugno 2023 a Hollywood, Los Angeles, California, Stati Uniti. — Foto di imagepressagency – DepositPhotos

Una delle rivelazioni più grandi e misteriose del recupero della DCU è che James Gunn sta già lavorando al suo prossimo progetto nel franchise. Frustrantemente, anche se logicamente, Gunn non ha voluto divulgare ulteriori informazioni al riguardo. Anche se Gunn ha dichiarato che non è il sequel di Superman ed è separato dal suo lavoro su altri film e spettacoli della DCU, sta attualmente scrivendo la sua prossima sceneggiatura mentre la produzione del primo volto al termine.

Il film Batman, The Brave and The Bold della DCU è in fase di sviluppo molto attivo

The Brave and The Bold
© DC Comics

Un progetto che ha ricevuto pochi aggiornamenti da gennaio 2023 è la storia di Batman della DCU, The Brave and the Bold. Si diceva che la regia fosse affidata ad Andy Muschietti, il regista di The Flash, ma non sono stati forniti aggiornamenti sul casting o date ufficiali di produzione. Allo stesso modo, non è stata confermata una data di uscita per il progetto.

Tuttavia, Gunn ha tranquillizzato tutti al DCU Catch-Up, insistendo sul fatto che The Brave and the Bold è in fase di sviluppo molto attivo. Gunn ha confermato che il lavoro sulla sceneggiatura del film sta procedendo bene, e lui è attivamente coinvolto nel processo dato che Batman è uno dei tre eroi principali della DCU, insieme a Superman e Wonder Woman. Peter Safran ha confermato che la sceneggiatura sarà mostrata ad Andy Muschietti una volta completata, il che porterà alla decisione finale su chi dirigerà il progetto.

Paradise Lost, Booster Gold e Swamp Thing rimangono in fase di sviluppo

Paradise Lost serie tv 2025

Per quanto riguarda il terzo dei tre principali personaggi della DCU, Wonder Woman dovrebbe apparire in Paradise Lost, una serie TV annunciata per gennaio 2023. Gunn ha confermato che questa rimane una priorità, con il capo della DC Studios coinvolto in questo processo tanto quanto lo è in The Brave and the Bold. Tra gli altri progetti annunciati per gennaio 2023, Gunn ha confermato che Booster Gold e Swamp Thing stanno ancora procedendo.

Per quanto riguarda quest’ultimo, Safran ha confermato che stanno aspettando che James Mangold scelga di dirigere Swamp Thing. Mangold ha proposto l’idea a Gunn e Safran e, nonostante il duo di produzione abbia confermato che non si sarebbe legato troppo alla narrativa generale della DCU, l’idea era abbastanza forte da essere accettata. Dopo il lavoro di Mangold su A Complete Unknown, resta da vedere quale sarà la sua prossima produzione, ma Gunn ha chiarito che Swamp Thing sarà pronta nel caso in cui venga scelta dallo scrittore-regista.

La seconda stagione di Peacemaker porterà Chris Smith, il personaggio di John Cena, in un luogo ancora più profondo

Peacemaker stagione 2

L’altro progetto live-action della DCU che uscirà nel 2025 è la seconda stagione di Peacemaker. Il finale della prima stagione di Peacemaker è considerato canonico per la DCU da Gunn, tutto tranne il breve cameo della Justice League della DCEU, che ora è reso nullo e non valido. Indipendentemente da ciò, la seconda stagione di Peacemaker continuerà la storia di Chris Smith/Peacemaker, con Gunn che accenna al fatto che diventerà ancora più complessa, personale ed emozionante. Gunn ha elogiato la performance di John Cena e la sua capacità di interpretare aspetti emotivi, insistendo sul fatto che la seconda stagione di Peacemaker si concentrerà più su Chris Smith che sull’omonimo supereroe della serie.

James Gunn sta già lavorando alla seconda stagione di Creature Commandos

Creature Commandos serie tv

Il sequel del primo progetto della DCU è in arrivo

Nonostante l’ultimo episodio della prima stagione diCreature Commandossia andato in onda solo un mese prima del ritorno della DCU di Gunn e Safran, sono stati svelati i dettagli della seconda stagione. Il duo ha confermato che la seconda stagione diCreature Commandos è stata ordinata, con Gunn che afferma che sono già in corso discussioni sulla sua storia. I personaggi e la trama hanno chiaramente avuto un riscontro positivo tra il pubblico, come sottolinea Gunn, grazie alle ottime recensioni e al passaparola, ed è un sollievo che la seconda stagione sia già in arrivo.

Lanterns è collegato a Superman, ma ha un tono molto diverso

Lanterns serie tv 2025

Per quanto riguarda lo show televisivo Lanterns della DCU, Gunn e Safran hanno fornito molti aggiornamenti. Gunn ha seguito varie parti dello show mentre continuava le riprese, e lui e Safran hanno elogiato i registi e gli sceneggiatori coinvolti, così come le star Kyle Chandler e Aaron Pierre. Gunn ha anche sottolineato quanto sia diverso da Superman in termini di stile e tono, nonostante contenga un collegamento tramite il personaggio di Lanterna Verde Guy Gardner che apparirà nel film del 2025.

Clayface inizia la produzione nell’estate del 2025, uscirà nell’autunno del 2026

Clayface film 2026

Una conferma più sorprendente come parte della DCU è stata recentemente un film su Clayface. Simile all’origine di Swamp Thing come progetto, Gunn e Safran hanno rivelato che Clayface non è mai stato pianificato apertamente, ma che l’idea e la sceneggiatura fornite da Mike Flanagan erano troppo buone per essere ignorate. Il regista di Clayface, James Watkins, è stato confermato, con i capi della DCU che hanno rivelato che la produzione inizierà nell’estate del 2025 per una data di uscita nell’autunno del 2026. Come Lanterns e Swamp Thing, Clayface ha un tono e uno stile diversi da quelli di Superman, con Gunn che lo descrive come un horror completo.

Dynamic Duo è un film di formazione che potrebbe non essere ambientato nella DCU

Dynamic Duo film DC
Dynamic Duo film DC – da Instagram/James Gunn

Uno dei primi progetti DCU ad essere annunciato lo scorso anno è stato un film d’animazione intitolato Dynamic Duo. Il film presenterà due versioni del fidato aiutante di Batman, Robin. Il film è stato tenuto per lo più segreto da allora, rendendo le rivelazioni di Gunn e Safran nel febbraio 2025 ancora più intriganti.

Gunn ha dichiarato di aver pensato a come collegare il film alla storia in arrivo, ma che la natura della sua trama e lo stile animato unico lo rendono separato…

Dynamic Duo è stato descritto come un film di formazione che piacerà a tutti e che permetterà di conoscere Gotham, ma Gunn ha lasciato intendere che potrebbe non essere ambientato nella DCU principale. Gunn ha dichiarato di aver pensato a come collegare il film alla storia in arrivo, ma che la natura della sua trama e lo stile animato unico lo rendono un progetto a sé stante. La situazione potrebbe cambiare in futuro, soprattutto ora che Gunn ha espresso il suo interesse a rendere Dynamic Duo un progetto ufficiale della DCU, ma per ora il regista non ha voluto confermare apertamente la sua collocazione in un modo o nell’altro.

4 Nuovi Spettacoli Della DC Universe Adatti Alle Famiglie Hanno Ottenuto Il Via Libera

DC Studios

Il settore animato/per famiglie della DCU sta crescendo

Oltre alla conferma di Dynamic Duo, Peter Safran e James Gunn hanno annunciato altri progetti DCU più tranquilli. Il primo ha rivelato che sono stati annunciati quattro nuovi programmi TV: tre progetti animati chiamati My Adventures with Green Lantern, Starfire e DC Superpowers, e uno spin-off di Superman con Krypto. Saranno tutte storie per famiglie per la DCU, che andranno ad arricchire il franchise oltre la produzione cinematografica per un pubblico più adulto.

Il DCU punta a sette progetti all’anno

DCU Dc Universe

Una delle conferme più interessanti all’evento di aggiornamento della DCU è stata la rivelazione di quanti progetti Safran e Gunn cercheranno di pubblicare ogni anno. Anche se questo obiettivo esatto non sarà raggiunto per un po’ di tempo, fino a quando non saranno completate le basi, la DCU si sta impegnando a pubblicare sette progetti all’anno. Safran ha fornito i dettagli, insistendo sul fatto che ogni anno verranno realizzati tre film (due live action e uno d’animazione) e quattro serie TV, suddivise in parti uguali tra animazione e live action.

Il DCU punta a coesione e unità, con progetti che possono anche essere indipendenti

DCU film Photogallery

Indubbiamente, l’aspetto più criticato della sequenza temporale dei film del DCEU è stata la sua eterogeneità. Dopo che Zack Snyder ha lasciato il franchise, è stato diviso in due visioni: una che seguiva ancora ciò che Snyder aveva iniziato e un’altra dettata dalla supervisione dello studio. Il DCU sta cercando di rimediare a questo problema, con Gunn e Safran che continuano a sottolineare come stiano puntando alla coesione e all’unità con i loro progetti. Detto questo, ciò non impedirà ai singoli progetti DC di essere indipendenti, il che significa che il pubblico in generale può entrare e uscire in qualsiasi momento e seguire comunque la narrazione generale del franchise.

Matt Reeves deve ancora presentare una sceneggiatura per The Batman – Parte 2

Matt Reeves sul set di The Batman
Foto di Jonathan Olley/Jonathan Olley – © 2020 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.

L’attesa per The Batman – Parte II di Matt Reeves è stata straziante per molte persone, ma Gunn e Safran hanno dato un aggiornamento piuttosto positivo. Pur confermando che Reeves deve ancora presentare la sceneggiatura completa del film, hanno rivelato che ciò che hanno letto finora è molto incoraggiante. Ciò significa che The Batman – Parte II rispetterà sicuramente la data di uscita del 2027, invece di essere ulteriormente ritardata.

Robert Pattinson non è il Batman della DC

The Batman domande irrisolte
Robert Pattinson è Batman in The Batman

Un punto controverso riguardo alle differenze tra le storie di Batman di Reeves in Elseworlds e The Brave and the Bold è se questo cambierà. Recentemente sono state elaborate teorie che suggeriscono che la saga The Batman di Reeves sarà inserita nella continuità principale della DCU, rendendo il Cavaliere Oscuro di Robert Pattinson l’unico e solo Batman del franchise. Tuttavia, Gunn e Safran hanno confermato che non era questo il piano, solo un mese dopo l’enigmatico debutto di Batman nella DCU in Creature Commandos.

Gunn ha confermato senza mezzi termini che non era previsto che Pattinson fosse il Batman della DCU. Safran ha poi confermato, insistendo sul fatto che il duo ama il suo lavoro, ma che un altro Batman della DCU è imperativo. Safran afferma che questo Batman arriverà in The Brave and the Bold, come previsto fin dall’annuncio del progetto.

The Authority e Waller hanno avuto alcune battute d’arresto

The Authority film 2026

Oltre a Paradise Lost, Booster Gold e Swamp Thing, nel gennaio 2023 sono stati annunciati diversi altri progetti DCU. L’ultimo aggiornamento di Gunn ha rivelato che alcuni di questi sono al momento in secondo piano per la DC Studios, in particolare The Authority e John Waller. Gunn non ha rivelato quali battute d’arresto abbia subito quest’ultimo, ma ha insistito sul fatto che il primo sia stato più difficile da perfezionare in quanto molto simile ad altri IP parodia di supereroi come The Boys, il che significa che non è una priorità attuale.

Il lato videoludico della DCU rimane importante

kaiju
Una lotta contro un kaiju in Superman. Cortesia di DC Studios

Quando Gunn ha confermato per la prima volta i suoi piani a lungo termine per la DCU, un elemento ha attirato l’attenzione di molti. Gunn ha dichiarato che la DCU rimarrà coerente dal punto di vista narrativo nei videogiochi, nei film e negli spettacoli televisivi, cosa insolita per i franchise moderni. Da allora, gli aggiornamenti dei videogiochi sono stati pochi e rari, ma Gunn ha confermato che questo aspetto è ancora molto importante, anche se più segreto. Gunn ha dato il suo contributo a vari progetti di videogiochi, dimostrando almeno che il futuro della DCU è nei videogiochi tanto quanto nel cinema e nella TV.

James Gunn ha in programma dei film di gruppo

Isabela Merced hawkgirl
Isabela Merced è Hawkgirl in Superman. Cortesia di DC Studios

Naturalmente, una delle domande principali che i fan si pongono riguardo alla DCU è quando verranno introdotte per la prima volta squadre come la Justice League. Anche se Gunn non ha dato una risposta diretta a questa domanda, ha almeno confermato che per il futuro sono previsti film di gruppo. Nonostante gli sia stato chiesto di Justice League o Justice Society, Gunn è rimasto evasivo e non ha rivelato molto, passando ad altre domande dopo aver insistito sul fatto che sono in lavorazione film di squadra con più personaggi.

Superman è incentrato su 3 personaggi con molti eroi secondari

Superman film james gunn

Da quando è stato rilasciato il primo trailer di Superman, molti si sono preoccupati che il film possa perdere di vista il suo personaggio principale, data la quantità di altri eroi coinvolti. Tuttavia, Gunn ha messo a tacere queste preoccupazioni al DCU catch-up, insistendo sul fatto che ogni fotogramma di Superman è utilizzato per promuovere il viaggio dell’omonimo eroe DC. Il regista ha continuato dicendo che i tre personaggi principali del film sono Superman, Lois Lane e Lex Luthor, con personaggi come Hawkgirl, Mr. Terrific e Guy Gardner, ad esempio, che fungono da personaggi secondari.

Un secondo trailer di Superman è in preparazione

Daily Planet
La redazione del Daily Planet in Superman. Cortesia di DC Studios

Uno degli ultimi elementi menzionati da Gunn e Safran all’evento di aggiornamento della DCU è stato il marketing per Superman. Alla domanda su un altro trailer, Gunn ha rivelato che ne sta preparando un altro per il film. Safran scherza dicendo che questo sarebbe tecnicamente il primo trailer ufficiale, dato che quello pubblicato a dicembre è stato definito un teaser. In ogni caso, un altro trailer di Superman è atteso a breve per anticipare ulteriormente il vero inizio dell’universo DC che James Gunn e Peter Safran hanno anticipato a lungo.

Il Daredevil di Charlie Cox farà altre apparizioni nel MCU oltre a “Born Again”?

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Il ritorno di Charlie Cox nei panni di Matt Murdock in Daredevil: Born Again sembra una benedizione dall’alto, ma l’attore ha aspirazioni più alte della sua serie televisiva. In seguito a un panel al FanExpo di Chicago, ScreenRant ha riferito che Cox è interessato ad allargare le sue ali Marvel. Oltre a recitare in una serie tutta sua, l’attore di Daredevil spera di tornare a recitare in altre proprietà Marvel. Nell’era Disney+, Matt ha avuto dei piccoli camei in She-Hulk e Echo nei panni dell’avvocato acrobatico. L’attore ha dichiarato che gli piacerebbe realizzare altri spin-off, soprattutto dopo la sua collaborazione con Tom Holland in Spider-Man: No Way Home. Cox ha dichiarato:

“Essere nel film di Spider-Man mi è sembrato un grande passo solo in termini di molte persone che fanno riferimento a questo film quando le incontro. Credo che non si possa sottovalutare quanto sia importante quando questi personaggi hanno una storia nei fumetti. Quando poi ci scontriamo sullo schermo, significa davvero molto per i fan, e lo capisco. Lo penso anch’io adesso. L’idea di Matt Murdock e Peter Parker insieme è così iconica. Spero che in futuro potremo fare altre cose insieme, perché è davvero divertente. Questa è la cosa più importante: che si presentino queste opportunità”.

Charlie Cox fa riferimento al più grande punto di forza della Marvel: Il divertimento. Sebbene in passato sia gli attori che i fan si siano mostrati stanchi riguardo al futuro della Marvel, Cox ha la giusta idea di ciò che rende il marchio così popolare.

Daredevil e Spider-Man potrebbero essere la prossima fase della Marvel

La Marvel può andare in molte direzioni diverse in futuro. I fan non vedono l’ora di avere una nuova iterazione degli X-Men, soprattutto dopo il successo di X-Men ’97 e Deadpool & Wolverine. Ma non c’è motivo per cui, nel frattempo, non si debba perseguire qualcosa che ha dimostrato di funzionare. In Spider-Man: No Way Home, Matt e Peter si incontrano per la prima volta e il pubblico è impazzito. Vedere questi due personaggi storici insieme sullo schermo non è stata una cosa da poco. Questa apparizione non è stata solo un’emozione per i nostalgici dei fumetti. Cox e Holland hanno un’innegabile chimica che dovrebbero perseguire in futuro.

La loro dinamica è molto lontana dal rapporto tra Peter e Tony Stark (Robert Downey Jr.), ma nel modo migliore possibile. Il loro scambio comico porterebbe una nuova prospettiva al MCU, che molti desiderano da tempo. I rapporti promettenti su Spider-Man 4 indicano che Holland non è ancora fuori dai giochi della Marvel, quindi potrebbe esserci ancora l’opportunità di vedere questi due insieme. Mentre i fan aspettano che questo prenda forma, possono assistere al ritorno di Cox in Daredevil: Born Again su Disney+ nel marzo 2025.

Il Daily Bugle mostra su Tumblr graffiti di Spider-Man

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Il Daily Bugle mostra su Tumblr graffiti di Spider-Man

Il profilo Tumblr del Daily Bugle ha postato delle foto di graffiti che rappresentano il “nostro amichevole Spider-Man di quartiere”.  Le foto, che ovviamente rientrano nella massiccia campagna virale del film, sono accompagnate da questo commento:

JJJ una volta scrisse un articolo denunciando la maledizione di graffiti – “cartelloni del teppista” – e chiese un giro di vite in tutta la città. Ma a volte una maledizione è una benedizione. Queste pareti sono coperte in “arte illegale” – ma questo vicolo non è mai stato più sicuro.

Ecco le opere di cui si parla:

the amazing spider-man 2 graffiti Daily BugleDi seguito la Fotogallery del film:

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Come sempre ricordiamo che nel film ritorneranno i protagonisti  e  ai quali si aggiungono  in Electro, ​​ come Harry Osborn, il villain Paul Giamatti . Tutte le news sul film le trovate nel nostro speciale: The Amazing Spider-man 2Mentre per tutte le info sul film vi segnaliamo la nostra Scheda Film: The Amazing Spider-man 2La pellicola è diretta ancora una volta da  su una sceneggiatura di   ed uscirà il 2 Maggio 2014.

Ecco anche la trama del film:

In The Amazing Spiderman 2, per Peter Parker (Andrew Garfield), vive una vita molto la occupata – tra prendere i cattivi come Spider-Man e passare il tempo con la persona che ama, Gwen (Emma Stone); diplomato ormai ha lasciato le scuole superiore e non ha dimenticato la promessa fatta al padre di Gwen di  proteggerla – ma questa è una promessa che semplicemente non può mantenere sempre. Le cose cambieranno per Peter quando un nuovo cattivo, Electro (Jamie Foxx), emerge dagli abissi della città, e un vecchio amico, Harry Osborn (Dane DeHaan), ritorna, e fa riemergere nuovi indizi sul suo passato.

Fonte: CBM

Il Daily Bugle ci porta nelle Oscorp Industries

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Il Daily Bugle ci porta nelle Oscorp Industries

In seguito alla falsa intervista con Spencer Smyth della Oscorp Industries, il sito del Daily Bugle (altro tassello dell’incredibile lavoro sul viral marketing che si sta portando avanti per il film The Amazing Spider-Man 2) ha pubblicato un articolo che ci fa dare uno sguardo all’interno della società di Norman Osborn.

THE AMAZING SPIDER-MAN 2 TRAILER ITALIANO

L’articolo di cui vi riportiamo parte della traduzione di seguito è stato scritto da Joy Mercado, personaggio Marvel che ha visto il suo debutto in Moon Knight #33.

THE AMAZING SPIDER-MAN2 AVVOLTOIO E OCTOPUS NEL TRAILER

All’interno del pezzo ci sono anche delle dichiarazioni di Donald Menken, CEO della Oscorp e interpretato da Colm Feore nel prossimo film.

Alcune persone hanno le visioni del futuro. Io?

Io ci sono stato e l’ho visto con i miei occhi.

Dietro le ridicolmente fortificate superporte del quartier generale della Oscorp Industries il futuro aspetta pazientemente che il resto di noi arrivi. Solo pochi privilegiati vi risiedono, guardiani di segreti che solo il tempo (e giornalisti intrepidi) potranno rivelare.

Vi ricordiamo che attualmente il sequel della nuova serie è attualmente in post-produzione.  Come sempre ricordiamo che nel film ritorneranno i protagonisti  e  ai quali si aggiungono  in Electro, ​​ come Harry Osborn, il villain Paul Giamatti . Tutte le news sul film le trovate nel nostro speciale: The Amazing Spider-man 2Mentre per tutte le info sul film vi segnaliamo la nostra Scheda Film: The Amazing Spider-man 2La pellicola è diretta ancora una volta da Marc Webb su una sceneggiatura di  Alex Kurtzman, Jeff Pinkner, Roberto Orci ed uscirà il 2 Maggio 2014.

Abbiamo sempre saputo che la battaglia più difficile per Spider-Man è sempre stata quella interiore: la lotta tra i compiti ordinari di Peter Parker e le straordinarie responsabilità di Spider-Man. Ma in The Amazing Spider-Man 2, Peter Parker si troverà a scoprire che c’è un conflitto ancora più profondo che deve affrontare.

E’ un grande lavoro essere Spider-Man (Andrew Garfield). Per Peter Parker, non c’è nessuna emozione bella come volteggiare trai grattacieli, dedicandosi all’essere un eroe, e passare il tempo con Gwen (Emma Stone). Ma l’essere Spider-Man ha un prezzo: solo Spider-Man può proteggere i suoi amici di New York dai formidabili cattivi che minacciano la città. Con l’incombere di Electro (Jamie Foxx), Peter deve confrontarsi con un nemico molto più potente di lui. E mentre il suo vecchio amico, Harry Osborn (Dane DeHaan), ritorna, Peter comincia a capire che tutti i suoi nemici hanno una cosa in comune: la OsCorp.

Fonte: CS

Il curioso caso di Benjamin Button: recensione del film con Brad Pitt

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Cosa accadrebbe se le persone, invece di invecchiare, ringiovanissero? È proprio questa la storia di Benjamin Button, nato vecchio con gli acciacchi del tempo, ma con un animo giovane e curioso. Un film che dall’inizio annuncia la sua fine, inevitabile, anche per chi, come Benjamin, ha avuto una vita diversa, straordinaria. Tratto dal racconto di Francis Scott FitzgeraldIl curioso caso di Benjamin Button racconta vita ed avventure di Benjamin, che pur vedendo il mondo da una prospettiva diversa, resta un essere umano, con debolezze e pregi, doti e difetti.

Diretto di David Fincher, che aveva lasciato il pubblico incollato alle poltrone dei cinema con Zodiac, bello seppur a tratti pesante, Il curioso caso di Benjamin Button esce dai canoni del regista, diventando un prodotto anonimo nelle mani della storia stessa, vero punto di forza della pellicola. Una regia impersonale quindi, che lascia un po’ a bocca asciutta i cultori dell’ottimo regista di Seven e Fight Club. Lascia indifferente anche la fotografia candidata all’Oscar di Claudio Miranda, fedelissimo di Fincher, che pure in Panic Room aveva svolto un bel lavoro, ma che in Benjamin Button osa troppo e sfiora la finzione, soprattutto nelle scene in cui si vuole ricreare la luce dell’”ora magica”.

Il cast di Il curioso caso di Benjamin Button

Buona prova del cast: Brad Pitt comincia ad abituare il suo pubblico a grandi interpretazioni, anche se qui non è all’altezza del suo ruolo in Jesse James che gli fruttò la Coppa Volpi a Venezia; Cate Blanchett, semplicemente bellissima, eterea ed evanescente resta una delle regine del cinema; notevole anche l’interpretazione di Tilda Swinton che porta con sé un fascino d’altri tempi.

La sceneggiatura, nelle mani di Eric Roth, premio Oscar per Forrest Gump, mostra con misura e poesia, senza mai scadere nel romanticismo scontato, un’esistenza particolare, vite che si intrecciano per trovarsi a metà strada, attraverso un diario, un racconto che è allo stesso tempo una scoperta e una riflessione sulla vita, sul suo valore, sulla sua fugacità. Il curioso caso di Benjamin Button ha riscontrato un notevole successo di critica, ma un entusiasmo tiepido da parte del pubblico d’Oltreoceano. Candidato a 13 premi Oscar tra cui: Miglior Film, Miglior Regia, Miglior attore protagonista, Miglior attrice non protagonista, Miglior Sceneggiatura, Miglior Fotografia.

Il curioso caso di Benjamin Button: la spiegazione e il significato del finale del film

Il film del 2008, Il curioso caso di Benjamin Button (qui la recensione) diretto da David Fincher, racconta come noto la vita di Benjamin Button (Brad Pitt) dalle strane circostanze della sua nascita nel 1918 fino a poco tempo dopo la sua morte nel 2003. Il film lo segue mentre nasce con il corpo rugoso e delicato di un uomo anziano, cresce in una casa di riposo e gradualmente lo vede ringiovanire fino a quando alla fine muore “di vecchiaia” pur apparendo come un bambino. Solo vagamente basato sul racconto di F. Scott Fitzgerald, il film è però narrato dall’amore della vita di Benjamin, Daisy (Cate Blanchett).

Il film ha infatti inizio dopo che Benjamin è già morto e vede una Daisy più anziana chiedere alla figlia Caroline (Julia Ormond) di leggerle il diario di Benjamin un’ultima volta. Si anima dunque da lì il ricordo dell’esistenza di quest’uomo speciale, portandoci ad esplorare lo strano viaggio che ha compiuto nel corso della sua vita. Il finale porta poi la storia d’amore narrata a una conclusione adeguata e accenna anche al motivo per cui Benjamin Button invecchia al contrario. Scopriamo dunque in questo articolo il significato del finale di Il curioso caso di Benjamin Button.

L’invecchiamento di Benjamin era legato all’orologio?

Prima dell’inizio della storia della vita di Benjamin ne Il curioso caso di Benjamin Button, la morente Daisy racconta alla figlia la storia di un orologiaio di nome Monsieur Gateau (Elias Koteas), incaricato di costruire un orologio per una nuova stazione ferroviaria. Gateau, in quel momento, era sconvolto dalla morte di suo figlio nella Prima Guerra Mondiale e quando l’orologio fu finalmente inaugurato nel 1918, la folla riunita rimase sbalordita nel vedere che funzionava al contrario. Gateau spiegò di averlo progettato volutamente in quel modo nella speranza che il tempo stesso cominciasse a girare all’indietro e che tutti i ragazzi persi in guerra potessero tornare a casa.

Il curioso caso di Benjamin Button orologio
L’orologio di Il curioso caso di Benjamin Button. Credits: © 2008 – Paramount Pictures

C’è quindi un evidente legame tra la storia di M. Gateau e quella di Benjamin Button, che nacque la notte in cui la guerra finì: l’11 novembre 1918. Poco prima che Benjamin giunga alla fine della sua vita, l’orologio che scorre all’indietro nella stazione ferroviaria viene sostituito con un orologio digitale che scorre normalmente, il che significa che sia l’orologio che la durata della vita di Benjamin sono più o meno gli stessi. La condizione di Benjamin e dell’orologio non sono mai esplicitamente collegati l’uno all’altro ma, piuttosto, l’orologio e il desiderio del signor Gateau sono una metafora di ciò che rappresenta la vita di Benjamin: un desiderio di ritorno alla giovinezza.

Benjamin sviluppa la demenza quando diventa bambino

Verso la fine de Il curioso caso di Benjamin Button, Daisy si riunisce a Benjamin dopo un periodo di diversi anni. Non più interpretato da Brad Pitt, Benjamin appare ora come un ragazzo di 12 anni. Viveva per strada quando i servizi sociali lo hanno prelevato e riportato alla casa di riposo, dato che l’indirizzo di essa era scritto nel suo diario. Lunatico e restio a essere toccato, Benjamin sta sviluppando una demenza  e fatica a riconoscere Daisy quando la rivede. Gli spettatori potrebbero essere confusi sul perché Benjamin stia sviluppando una malattia che di solito affligge solo affligge solo le persone anziane, mentre lui ringiovanisce di giorno in giorno, ma Benjamin Button spiega che si tratta della natura del suo invecchiamento.

È vero che la maggior parte delle malattie che si presentano con la vecchiaia, dall’artrite alla cataratta – erano presenti in Benjamin quando è nato. Tuttavia, solo il suo corpo invecchia all’indietro, mentre la sua mente invecchia in avanti. Per questo motivo, mentre cresceva, aveva una curiosità e una ingenuità ed era mentalmente coetaneo di Daisy. La demenza di Benjamin può essere legata al fatto che, mentre il suo corpo si trasforma da adulto in bambino, la sua mente si deteriora al contrario della normale crescita mentale di un bambino. Negli ultimi anni di vita, i suoi ricordi “svanirono come sogni inconsistenti dalla sua mente, come se non fossero mai stati”.

Brad Pitt in Il curioso caso di Benjamin Button
Brad Pitt in Il curioso caso di Benjamin Button. Credits: © 2008 – Paramount Pictures

Benjamin muore una volta divenuto bambino

Seguendo la vita di Benjamin Button dall’inizio alla fine, alcuni spettatori si aspettavano che Il curioso caso di Benjamin Button si concludesse con una sorta di orribile parto inverso. Invece, Benjamin diventa sempre più giovane, fino a diventare fisicamente un neonato. Un giorno, mentre Daisy lo tiene in braccio, lui la guarda per l’ultima volta e poi muore. Poiché è nato con l’aspetto e i disturbi di un uomo di 84 anni, la sua durata di vita è definita dalla condizione della sua nascita. La storia di Fitzgerald finisce in modo simile:

Non ricordava. Non ricordava chiaramente se il latte fosse caldo o freddo durante l’ultima poppata o come fossero passati i giorni – c’era solo la sua culla e la presenza familiare della nonna. E poi non ricordava nulla. Quando aveva fame piangeva, e questo era tutto. Durante i pomeriggi e le notti respirava e su di lui c’erano borbottii e mormorii che sentiva a malapena, e odori debolmente differenziati, e luce e buio. Poi tutto fu buio, e la sua culla bianca e i volti fiochi che si muovevano sopra di lui, e il caldo e dolce aroma del latte, svanirono del tutto dalla sua mente”.

Poiché Benjamin sviluppa molti dei sintomi del morbo di Alzheimer, i cui primi sintomi, accennati prima del finale, possono essere sorprendentemente ben compresi, la sua morte potrebbe essere attribuita alla demenza, che nelle sue fasi finali fa perdere la capacità di coordinare funzioni fondamentali come la deglutizione o la respirazione. Un’interpretazione meno cupa e più poetica della morte di Benjamin è però che egli sia semplicemente giunto al termine della sua vita naturale.

Mentre però la gente guardava il bambino morire alla fine e lo vedeva come una tragedia, Fincher la vede in modo molto diverso. Il regista ha spiegato (in un’intervista al The Guardian) che, alla fine, il pubblico si aspetta una sorta di “effetto speciale” nel film, e per lui è stato il passare del tempo. “Ho pensato che l’immagine finale di una donna di 74 anni che tiene in braccio un bambino di sette mesi e lo aiuta a superare la morte, ecco ho pensato che fosse un modo bellissimo per concludere una storia d’amore”.

Brad Pitt e Cate Blanchett in Il curioso caso di Benjamin Button
Brad Pitt e Cate Blanchett in Il curioso caso di Benjamin Button. Credits: © 2008 – Paramount Pictures

Il vero significato del finale de Il curioso caso di Benjamin Button

Il messaggio un po’ sorprendente alla base de Il curioso caso di Benjamin Button è dunque che la strana condizione di Benjamin non ha molta importanza. Come ha spiegato lo sceneggiatore Eric Roth a Cinema 24/7, “non fa alcuna differenza se vivi la tua vita all’indietro o in avanti: è come la vivi”. Fin dall’inizio del suo diario, Benjamin comunica che le circostanze della sua nascita e della sua morte – per quanto bizzarre – sono le parti meno significative della sua vita. Alla fine, dopo tutto, esce dal mondo nello stesso modo in cui vi è entrato: “solo e senza niente”.

Sebbene l’invecchiamento a ritroso di Benjamin Button, spesso incompreso, lo aiuti a trarre il massimo dalla sua ultima vita, il montaggio finale delle persone importanti che ha incontrato nel corso della sua vita invia il messaggio che le opportunità non finiscono con la giovinezza. Elizabeth Abbott (Tilda Swinton), che ha abbandonato il suo sogno di nuotare nella Manica dopo aver fallito da giovane, ci riesce a 60 anni. Daisy è sconvolta dalla perdita della sua carriera di ballerina dopo l’incidente, ma in età avanzata fonda una scuola di danza e insegna ad altre ragazze a ballare.

Il padre di Benjamin, Thomas (Jason Flemyng), vive con il grande rimpianto di aver abbandonato il figlio, ma riesce a riallacciare i rapporti con lui e a dire a Benjamin la verità prima di morire. David Fincher ha dichiarato in un’intervista a Film Comment di aver realizzato Il curioso caso di Benjamin Buttoncon l’idea di mostrare la fallacia dell’idea che la gioventù sia sprecata per i giovani”. C’è sempre tempo per fare ciò che non si è ancora fatto e rimediare a ciò che non è andato bene, proprio come la lettera che Benjamin scrive alla figlia avuta da Daisy ci suggerisce.

Il curioso caso di Benjamin Button: dal cast alla storia vera, tutte le curiosità sul film

Come più volte è stato sostenuto, la vita sarebbe di molto migliore se si potesse nascere vecchi e piano piano ringiovanire fino all’infanzia. Su questa premessa si basa il film Il curioso caso di Benjamin Button (qui la recensione), diretto nel 2008 dall’acclamato regista David Fincher, autore di opere come Zodiac, The Social Network e il più recente Mank. Si tratta questa di una delle sue opere più ambiziose e ricche, all’interno della quale si snoda un’intera vita e l’intreccio che questa stringe con il contesto storico in costante mutamento.

Tra grandi effetti speciali ed emozioni portate avanti con grande delicatezza, prende così vita uno dei film chiave del nostro millennio. Con un budget di circa 150 milioni di dollari, Il curioso caso di Benjamin Button si è infatti affermato come un trionfo di critica e pubblico, arrivando ad un guadagno globale di 335 milioni. Il film ottenne poi anche ben 13 nomination ai premi Oscar, vincendo quelli per il Miglior trucco, i Migliori effetti speciali e le Migliori scenografie. Prima di diventare film, però, il racconto di Benjamin Button è stato ideato da un noto scrittore degli inizi del Novecento.

Il libro da cui è tratto Il curioso caso di Benjamin Button

Il film, infatti, è tratto dall’omonimo racconto breve del 1922 scritto dal celebre Francis Scott Fitzgerald. La sceneggiatura di Eric Roth, però, si discosta poi da questo coprendo un arco narrativo che arriva sino ai giorni nostri. Di questo si cercò di realizzarne una trasposizione già dagli anni Novanta, e numerosi sono i nomi accostatisi tanto alla regia quanto all’interpretazione del protagonista. Fu però Fincher ad ottenere infine l’onore, pur dichiarando di non aver mai letto il racconto originale e dunque non seguendolo fedelmente ma proponendone invece una libera trasposizione.

C’è una storia vera dietro il film?

La risposta è no. L’eccezionalità del racconto rende chiaro che quanto si vede nel film è frutto di pura finzione. Di certo, sono però reali determinati elementi del contesto intorno a Benjamin, dalla Prima e Seconda guerra mondiale fino all’uragano Katrina di cui si accenna nelle ultime scene del film.

Il curioso caso di Benjamin Button spiegazione finale
Brad Pitt e Taraji P. Henson in Il curioso caso di Benjamin Button. Credits: © 2008 – Paramount Pictures

La trama e il cast di Il curioso caso di Benjamin Button

Tutto ha inizio nel 1918, quando la signora Button muore dando alla luce un bambino molto particolare. Questi sembra affetto da una sindrome che lo fa assomigliare ad un ottantenne. Disgustato, il padre decide di abbandonarlo davanti ad una casa di riposo gestita da Queenie e Tizzy Weders. I due decideranno di accogliere il neonato, chiamandolo Benjamin Button. Benché i medici predicano una morte certa in tempi brevi, il bambino sembra migliorare giorno dopo giorno. Con il tempo, inizia a risultare anche sempre più giovane, passando dall’essere una fragile anziano ad un uomo adulto e robusto. Per Benjamin è l’inizio di una vita incredibile, ricca di avventure, che lo porterà tanto a sperimentare gli orrori della guerra quanto la dolcezza dell’amore, in particolare quello provato per la bella Daisy.

Attore ricorrente nella filmografia di Fincher, Brad Pitt ottenne l’ambito ruolo di Benjamin Button, interpretandolo tanto nelle sue età più anziane quanto in alcune di quelle più giovani. L’attore, infatti, si sottopose ogni giorno a circa cinque ore di trucco, al fine di assumere l’aspetto richiesto per il personaggio. Ad interpretare il personaggio a 12 anni è l’attore Spencer Daniels, noto per la serie Mom, mentre Chandler Canterbury interpreta Benjamin a 8 anni. Nei panni dei genitori adottivi Queenie e Tizzy si ritrovano invece l’attrice Taraji P. Henson, candidata all’Oscar per la sua interpretazione, e Mahershala Ali, anni prima di vincere i suoi oscar per Moonlight e Green Book. L’attore Jason Flemyng è presente con il ruolo di Thomas Button, padre di Benjamin.

Nel film sono poi presenti gli attori Tilda Swinton nei panni di Elizabeth Abbott e Jared Harris in quelli del capitano Mike Clark, significative personalità che Benjamin incontra nel corso della sua vita. Julia Ormond veste il ruolo di Caroline, la figlia di Benjamin e Daisy. L’amata del protagonista ha invece il volto della premio Oscar Cate Blanchett. Anche lei, per le sue ultime scene, si richiesero ben quattro ore giornaliere di trucco. Poiché questo era particolarmente scomodo da portare, l’attrice dovette girare nel minor tempo possibile le scene in ospedale. Nel ruolo di Daisy all’età di 7 anni, infine, si può ritrovare una giovanissima Elle Fanning, qui ad uno dei primi ruoli cinematografici che l’hanno poi resa particolarmente celebre.

Brad Pitt in Il curioso caso di Benjamin Button
Brad Pitt in Il curioso caso di Benjamin Button. Credits: © 2008 – Paramount Pictures

Altre curiosità sul film

Gli effetti speciali

Tra gli elementi più sbalorditivi del film vi sono senz’altro i suoi effetti speciali, poi premiati con l’Oscar. In particolare, il processo che porta il personaggio, e il suo attore, dall’essere un anziano al trasformarsi in giovane hanno richiesto un grandissimo lavoro di elaborazione digitale di CGI. Il look che David Fincher, il supervisore degli effetti visivi Eric Barba e il make-up artist Greg Cannom hanno pensato per Benjamin da bambino, è ispirato ai veri bambini affetti dalla rarissima sindrome di Hutchinson-Gilford, nota anche come progeria. Questa fa apparire i giovani pazienti che ne soffrono come precocemente invecchiati. Per arrivare ad un risultato simile, fu però necessario dar vita ad un perfetto connubio tra trucco ed effetti generati al computer.

Le frasi più belle del film

Qui di seguito si riportano invece alcune delle frasi più belle e significative pronunciate dai personaggi del film. Attraverso queste si potrà certamente comprendere meglio il tono del film, i suoi temi e le variegate personalità dei protagonisti. Ecco dunque le frasi più belle del film:

  • Le nostre vite sono determinate dalle opportunità, anche da quelle che ci lasciamo sfuggire. (Benjamin Button)
  • Capita a tutti di sentirsi diversi in un modo o nell’altro, ma andiamo tutti nello stesso posto, solo che per arrivarci prendiamo strade diverse. (Queenie)
  • Uno si può incazzare quando le cose vanno così. Si può bestemmiare, maledire il destino, ma quando arriva la fine non resta che mollare. (Mike Clark)
  • Per quello che vale, non è mai troppo tardi, o nel mio caso troppo presto, per essere quello che vuoi essere. Non c’è limite di tempo, comincia quando vuoi, puoi cambiare o rimanere come sei, non esiste una regola in questo. Possiamo vivere ogni cosa al meglio o al peggio, spero che tu viva tutto al meglio, spero che tu possa vedere cose sorprendenti, spero che tu possa avere emozioni sempre nuove, spero che tu possa incontrare gente con punti di vista diversi, spero che tu possa essere orgogliosa della tua vita e se ti accorgi di non esserlo, spero che tu trovi la forza di ricominciare da zero. (Benjamin Button)
Il curioso caso di Benjamin Button film
Brad Pitt in Il curioso caso di Benjamin Button. Credits: © 2008 – Paramount Pictures

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

Per poter osservare tutto ciò, è possibile fruire di Il curioso caso di Benjamin Button grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes, Tim Vision e Prime Video e Now TV. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 5 dicembre alle ore 20:50 sul canale TwentySeven.

Il curioso caso di Benjamin Button è disponibile su Netflix?

Al momento, il film non è presente nel catalogo di Netflix e pertanto non è questa una piattaforma dove poterlo vedere in streaming. È tuttavia possibile che in futuro i diritti del lungometraggio vengano acquisiti per un temporaneo passaggio all’interno del catalogo, cosa che lo renderebbe dunque disponibile anche su Netflix.

La durata del film

Per chi se lo stesse chiedendo, il film ha la durata di 2 ore e 46 minuti, un tempo necessario a raccontare la vicenda del protagonista con cura dei particolari e delle varie fasi della sua vita.

Il curioso caso di Benjamin Button in Tv

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Il curioso caso di Benjamin Button in Tv

Serata all’insegna del Fantasy/drama quella in programmazione su Rete 4, infatti, il film che vi segnaliamo oggi è Il curioso caso di Benjamin Button di David Fincher, che andrà in onda  in prima serata. Nel cast Brad Pitt, Cate Blanchett, Tilda Swinton, Julia Ormond e Jared Harris.

Il curioso caso di Benjamin Button (The Curious Case of Benjamin Button) è un film del 2008 diretto da David Fincher, basato su un breve racconto del 1922 di Francis Scott Fitzgerald. Il film è stato candidato nel 2009 a tredici premi Oscar, vincendo quelli per migliore scenografia, miglior trucco e migliori effetti speciali.

Curiosità sul film:

– Brad Pitt ha recitato con Cate Blanchett in Babel, con Julia Ormond in Vento di passioni e con Tilda Swinton in Burn After Reading – A prova di Spia. Pitt è apparso anche con Jason Flemyng in Snatch – lo strappo.

– Quando Daisy è cresciuta e ha incontrato Benjamin per la seconda volta, ha parlato di “Kismet”, un termine inglese di origine turca che significa “il fato predestinato” o “predetto dalla Provvidenza”.

– I diritti della storia furono acquistati da Ray Stark già negli anni ‘70, con Jack Nicholson candidato a protagonista nei panni di Benjamin. Più tardi i diritti cinematografici passarono allaAmblin di Steven Spielberg, Kathleen Kennedy e Frank Marshall. David Fincher ha ammesso di non aver mai letto il racconto originale, ma di aver letto solo la sceneggiatura di 240 pagine scritta da Eric Roth.

– L’esterno della casa in vendita del padre di Benjamin, sita al 591 di Esplanade Ave a New Orleans (Louisiana), è il medesimo esterno della Gallier House nel film Il bacio della pantera.

– Roy Cleveland Sullivan (1912-1983) è stato effettivamente colpito da un fulmine sette volte, evento che lo ha fatto entrare nel Guinness dei primati. Mr. Daws (Ted Manson) nel film ricorda di essere stato colpito mentre era nella sua auto: “Ti ho mai detto che sono stato colpito da un fulmine sette volte? Una volta quando ero seduto nel mio camion a farmi gli affari miei”, proprio come accadde a Sullivan nel 1969.

– Le sirene di allarme sentite durante la sequenza dell’uragano Katrina sono le stesse usate nel film “The Time Machine” (2002), quando la luna viene distrutta.

– Julia Ormond ha girato tutte le sue scene nelle ultime due settimane di riprese. Durante questo periodo, Cate Blanchett ha dovuto subire 4 ore di trucco al giorno per interpretare una Daisy moribonda. Poteva sdraiarsi sul letto d’ospedale solo per un breve lasso di tempo a causa del calore eccessivo generato da luci di scena e dalle coperte.

– Il film ha fruito di un budget di 150 milioni di dollari, incassandone oltre 127 in patria e totalizzandone oltre 333 worldwide.

– La pellicola candidata a 13 premi Oscar ne ha vinti 3 (migliore scenografia, miglior trucco e migliori effetti speciali).

– Il film in preparazione dagli anni ‘90 ha visto nel corso dello sviluppo diversi candidati registi tra cui  Steven Spielberg, Spike Jonze e Ron Howard, mentre come potenziali protagonisti sono stati fatti i nomi di Tom Cruise, John Travolta e Rachel Weisz, quest’ultima prese in seria considerazione il ruolo di Daisy, ma in seguito dovette abbandonare per impegni pregressi.

– Questo è il secondo film di Hollywood, dopo Déjà vu – Corsa Contro il tempo con Denzel Washington, ad essere girato a New Orleans dopo l’uragano Katrina.

– Il regista Danny Boyle nello stesso periodo aveva in preparazione Solomon Grundy un progetto che rimandò a data da destinarsi perchè troppo simile al film di Fincher.

– A Brad Pitt occorsero 5 ore al giorno per applicare il complesso make-up.

– Il look che David Fincher, il supervisore degli effetti visivi Eric Barba e il make-up artist Greg Cannom hanno pensato per Benjamin da bambino, assomiglia alle fasi successive dellaProgeria, una malattia rara nota anche come sindrome di Hutchinson-Gilford che fa apparire i giovani pazienti che ne soffrono come precocemente invecchiati. Il cinema ha creato diverse forme di progeria fittizia, ne soffriva il Jack di Robin Williams e il personaggio di Susan Sarandon ne accenna in Miriam SI Sveglia a mezzanotte.

– E’ davvero esistito un uomo pigmeo ospitato in una “casa delle scimmie”. Ota Benga è stato imprigionato in Congo nel 1904 e tenuto in mostra in uno zoo del Bronx. Nel 1906 venne finalmente liberato e trasferito in un orfanotrofio fino al 1910, anno in cui si trasferì in Virginia, iniziò a lavorare in una fabbrica di tabacco e cominciò a pianificare il suo ritorno in Congo. Con lo scoppio della prima guerra mondiale i suoi piani divennero inattuabili e colto da depressione si suicidò nel 1916. Ota Benga appare anche come personaggio nel remake The Fall di Tarsem Singh.

– La motocicletta blu argento guidata da Button (Brad Pitt) nel film è un T110 Triumph 650cc del 1956, mentre quella guidata in India è un 350cc Reale Enfield Bullet del ‘55.

– Il personaggio di Daisy nel racconto originale di F. Scott Fitzgerald si chiamava Hildegarde Moncrief. Probabilmente il cambio di nome è un omaggio alla protagonista femminile del lavoro più noto di Fitzgerald, Il grande Gatsby.

Il cuore grande delle ragazze: recensione del film di Pupi Avati

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Il cuore grande delle ragazze: recensione del film di Pupi Avati

In Il cuore grande delle ragazze siamo negli anni ’30, in un’imprecisato villaggio di campagna, nei pressi di Fermo, ma potremmo essere in qualunque luogo dove esistevano villaggio in quegli anni. Gli Osti, proprietari terrieri benestanti, hanno fatto un patto con i loro fattori: il figlio dei contadini, Carlino, deve sposare una delle due figlie naturali dell’Osti, così da garantire la casa nelle terre dei padroni nell’utilizzo della terra a tutta la famiglia.

Dopo un mese di corteggiamento, Carlino cade vittima del caso: Francesca, figlia adottiva dell’Osti torna dalla città, dov’era stata mandata a studiare, e incrociatasi un attimo con Carlino, lo fa innamorare di lei. Anche la ragazza ricambia subito il suo amore, anche grazie alla particolare profumazione dell’alito di Carlino, che sa di biancospino e che ha già fatto vittime quasi tutte le ragazze del villaggio. I due, provocando le ire e le maledizioni di entrambe le famiglie, nonché la morte per crepacuore del padre di Carlino (un ottimo Andrea Roncato), riescono a sposarsi arrivando dopo molte peripezie all’attesa prima notte di nozze.

Il cuore grande delle ragazze, il film

Pupi Avati porta sullo schermo la storia d’amore dei suoi nonni, avvolgendola di un tono fiabesco ed innocente che riesce a compensare i piccoli difetti della pellicola. Il grande cuore delle ragazze è quindi secondo Avati, la grande capacità che avevano le donne una volta di perdonare e di amare, la grande pazienza che oggi sembra invece non esister più. Carlino e Francesca sono interpretati da Micaela Ramazzotti, sempre più o meno calata nello stesso ruolo, fatta eccezione per il dialetto romanesco che le viene concesso questa volta con divertenti effetti comici, e Cesare Cremonini, il cantautore italiano per la prima volta sullo schermo. Il giovane Cesare sembra entrare a pennello nei panni di Carlino, anche perché il suo personaggio è un po’ scemotto, nonostante il suo grande appeal sulle donne, e il cantante bolognese, complice forse la soggezione che aveva sul set in fase di ripresa, sembra un po’ un bambino sperduto senza mai la cognizione di quello che gli sta succedendo.

Il cuore grande delle ragazze risulta molto gradevole, anche se forse un po’ sbilanciato a causa di un registro che sembra voler essere sempre leggero, ma che con un paio di cadute verticali non esita a sfociare nel dramma più assurdo, quasi da sceneggiata, precipitando la storia improvvisamente. Per il resto i personaggi di contorno fanno il resto, contribuendo a realizzare un affresco completo, allegro e nostalgico di un tempo che fu. Attingendo a piene mani dalla sua biografia, Pupi Avati sembra voler regalare un affresco personale di un’epoca, per celebrare i suoi nonni e la nascita della sua famiglia.

Il cubo 2 – Hypercube: trama, cast e curiosità sul film

Il cubo 2 – Hypercube: trama, cast e curiosità sul film

Nel 1997 il regista canadese di origini italiane Vincenzo Natali ha portato al cinema il Cube – Il cubo, opera di genere thriller dove un gruppo di personaggi si ritrova intrappolato in una struttura costituita da numerose stanze cubiche, alcune dotate di trappole mortali. Anticipatore di un filone poi reso celebre da Saw – L’enigmista, questo film ebbe un enorme successo al momento della sua uscita. Nel 2002 è poi arrivato il suo sequel, Il cubo 2 – Hypercube, diretto però stavolta dal regista polacco Andrzej Sekula, noto per essere stato il direttore della fotografia dei film Le iene e Pulp Fiction di Quentin Tarantino.

Con questo secondo capitolo, si ricalca grossomodo la struttura del precedente, introducendo però nuovi elementi come la quarta dimensione e l’iperspazio. Il film presenta infatti novità tecnologiche che vanno a rappresentare anche il progresso realizzatosi in quegli anni, e che permette ora di dar vita ad una serie di contesti e trappole tanto affascinanti quanto spaventosi. L’idea infatti, è quella di una vera e propria evoluzione, quasi come se le stanze in cui i protagonisti si ritrovano rinchiusi abbiano trovato ulteriori modi di rendersi letali. Visivamente accattivante, il film è oggi considerato, come il suo predecessore, un cult.

Nonostante ciò, al momento della sua uscita passò piuttosto in sordina al cinema, non generando il successo sperato. Per gli amanti del genere, specialmente di quei thriller che pongono i protagonisti a doversi confrontare con una serie di trappole, si tratta di un titolo imperdibile. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Il cubo 2 – Hypercube: la trama del film

Similmente al primo film, anche in questo sequel vi sono otto sconosciuti che si ritrovano improvvisamente rinchiusi in una serie di stanza cubiche, con diverse porte che consentono l’accesso a nuovi livelli di quell’ambiente. Questo, però, si dimostra ben presto essere molto più complesso di quello che potrebbe sembrare. Le stanze, infatti, si muovono tanto nel tempo quanto nello spazio, presentando ognuna una serie di terribili trappole mortali. Allo stesso modo, gli otto protagonisti capiranno di trovarsi lì non per caso, ma per motivi ben precisi. Se inizialmente pensavano di non avere nulla in comune, questi scopriranno a loro spese di essere tutti collegati a qualcosa.

Questo qualcosa è l’azienda Izon, una delle maggiori nella produzione di armi. Infatti Simon è un investigatore privato assoldato dai genitori di Rebecca, una dipendente della stessa compagnia scomparsa. Sasha, la ragazza cieca, è una hacker nata in provetta responsabile di avere progettato i principi del cubo a quattro dimensioni. Max è un programmatore di videogiochi, mentre Jerry ha costruito le pareti a sensori. Mrs. Paley è un’ex-matematica che ha collaborato con la compagnia per la progettazione, mentre Kate è una psicoterapeuta. Infine, Julia è l’avvocato che rappresenta la Izon. Nel comprendere ciò, gli otto dovranno anche comprendere perché si trovano in quel luogo, e come uscirne vivi.

Il cubo 2 -Hypercube cast

Il cubo 2 – Hypercube: il cast del film

Ad interpretare l’investigatore Simon vi è l’attore Geraint Wyn Davies, celebre per aver interpretato Nick Knight, vampiro poliziotto nella serie Forever Knight. Kate, la psicoterapeuta e personaggio più empatico del gruppo, è interpretata da Kari Matchett, nota per le serie Covert Affairs e 24. Sono poi presenti gli attori Grace Lynn Kung nei panni di Sasha, Neil Crone in quelli di Jerry, e Barbara Cordon nel ruolo di mrs. Paley. Matthew Ferguson, invece, è Max, il programmatore di videogiochi. Lindsey Connell è l’avvocato Julia, mentre il noto attore televisivo Bruce Gray compare nei panni del colonnello Thomas H. Maguire. Prima di intraprendere le riprese, il cast si è dovuto sottoporre ad alcune settimane di allenamento al fine di poter sostenere lo sforzo fisico previsto.

Il cubo 2 – Hypercube: il sequel, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Quella di Cube è divenuta una trilogia nel momento in cui, nel 2004, è uscito al cinema il film Cube Zero, anche noto come Il cubo Zero. Questo, diretto da Ernie Barbarash, è in realtà un prequel dei precedenti due capitoli andando a narrare eventi avvenuti prima di quanto visto fino a quel momento. Tale terzo capitolo, inoltre, porta per la prima volta narrazione anche all’esterno del cubo,, fornendo spiegazioni sulla sua esistenza. Dettagli, questi, mai forniti nei precedenti film, che lasciavano così un aura di mistero qui invece chiarita. Pur non ottenendo il successo del primo, questo ricevette comunque pareri positivi, e ancora oggi è a sua volta un titolo thriller da riscoprire.

In attesa di vedere tale sequel, è possibile fruire del film grazie alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il cubo 2 – Hypercube è infatti disponibile nel catalogo di Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 10 aprile alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

Fonte: IMDb

Il Critico, spiegazione del finale: alla fine Nina muore?

Il Critico, spiegazione del finale: alla fine Nina muore?

Il film di Anand Tucker, Il Critico – Crimini tra le righe (qui la nostra recensione), è un dramma criminale che cambia marcia un po’ troppo presto. Jimmy Erskine, interpretato da Ian McKellen, era noto per i suoi commenti spietati e taglienti: se da un lato alcuni apprezzavano il suo feroce senso critico, dall’altro gli attori lo temevano. La prima parte del film esplora il narcisismo di Erskine e il suo bisogno compulsivo di sentirsi potente e validato, ma la trama presto degenera in una direzione fin troppo cupa per la premessa iniziale. Jimmy Erskine si sente minacciato quando il nuovo caporedattore, il Visconte Brooke, lo avverte di moderare il tono delle sue critiche. Era forse la prima volta che qualcuno osava mettere in discussione il suo stile, e Jimmy non sapeva come reagire. Non voleva vivere nel costante timore di perdere il lavoro, ma al tempo stesso era deciso a non tradire il proprio stile. Negli anni ’30 l’omosessualità era considerata un crimine: una sera, ubriaco e in cerca di emozioni forti, Erskine provoca alcuni poliziotti e viene sorpreso in un momento di intimità con il suo segretario, Tom Turner. Entrambi vengono arrestati, e da lì nascono ulteriori problemi.

Perché Jimmy Erskine ha ordito una vendetta?

La notizia dell’arresto di Jimmy giunge a Brooke, che si trova costretto a chiedere favori per far rilasciare lui e Tom. La mattina seguente, Jimmy riceve una lettera di licenziamento e viene informato che dovrà rispettare un periodo di preavviso di un mese. Per un istante, il suo mondo crolla. Senza la sua rubrica al Daily Chronicle, Jimmy si sente perso. Amava i lussi che il lavoro gli permetteva e non era disposto a rinunciarvi. Capisce che l’unico modo per salvare il suo posto è complottare contro il Visconte Brooke. Ogni uomo ha i suoi segreti, e Jimmy è determinato a trovare il punto debole del suo capo. Ben presto scopre che Brooke è infatuato dell’attrice Nina Land: è sempre presente tra il pubblico ad ogni sua esibizione e la sua ammirazione è evidente. Jimmy cerca di avviare una conversazione con Brooke su Nina, ma lui finge di non conoscerla bene. La sua esitazione conferma i sospetti di Jimmy, che inizia a pianificare la sua vendetta.

The Critic – Mark Strong e Ian McKellen – Cortesia di Universal

Jimmy sa che Brooke non lo riassumerà spontaneamente: deve essere manipolato. Brooke non ha mai approvato il suo stile e lo disprezzava in particolare per le critiche feroci rivolte a Nina Land. Jimmy decide di ricattare Brooke per riavere il suo posto. Recentemente aveva stretto amicizia con Nina, la quale ammirava la sua rubrica ed era ansiosa di ottenere la sua approvazione. Jimmy decide di usarla per raggiungere il suo scopo, ma Nina accetterà il patto?

Perché Nina Land ha accettato la proposta di Jimmy?

Nina aveva ormai perso la speranza di conquistare il favore di Jimmy ed è sorpresa quando lui definisce straordinaria la sua ultima performance. Aveva sempre letto la sua rubrica e, inconsciamente, aveva sempre cercato la sua approvazione. Felice ma dubbiosa, si chiede il motivo di quel cambiamento improvviso. Quando lo chiede direttamente a Jimmy, lui le risponde che, a suo avviso, aveva finalmente raggiunto il suo vero potenziale. Jimmy la invita a casa sua e Nina pensa che discuteranno della sua arte. Ma quando lo incontra, capisce che vuole qualcosa in cambio. Jimmy le promette recensioni entusiastiche, interviste e la consacrazione come la più promettente attrice della sua generazione. Per ottenere tutto questo, le chiede di trascorrere qualche notte con il Visconte Brooke. Nina è visibilmente a disagio: non vuole compromettersi per ottenere buone recensioni, ma Jimmy è abile con le parole. Le ricorda che, ormai trentenne, presto le parti da protagonista avrebbero smesso di arrivare, facendola cadere nell’oblio. Ma lui può evitarle questo destino. Nina alla fine cede: è pronta a sacrificare il proprio orgoglio per la fama. Il giorno dopo incontra il Visconte e lo seduce. Brooke è al settimo cielo: la donna che ha sempre desiderato ora sembra ricambiare i suoi sentimenti. Passano la notte insieme, ma Nina si sente soffocare dal senso di colpa. Cerca di sgattaiolare via, ma Brooke si sveglia. Intuisce il suo turbamento, ma lei finge che sia tutto a posto.

Perché il Visconte David Brooke si è tolto la vita?

Brooke si sente umiliato quando scopre di essere stato ingannato da Jimmy, che ha usato Nina per incastrarlo. Aveva sempre ammirato segretamente Nina dal 1928, mandandole rose bianche prima di ogni spettacolo. Per lui, vivere un momento con lei era stato un sogno diventato realtà. Ma quando Jimmy gli rivela la verità, il Visconte ne rimane distrutto. Brooke è un uomo di sessant’anni, sposato, con nipoti. Sapeva che la sua infatuazione non sarebbe stata accettata dalla società, motivo per cui l’aveva sempre tenuta nascosta. Ma quando Nina ha mostrato interesse per lui, non ha saputo resistere.

Il giorno successivo, Brooke incontra Stephen Wyley, che si scopre essere suo genero. Sua figlia Cora gli aveva confidato di sospettare un tradimento da parte del marito. Brooke promette di convincerlo a non divorziare, ma quando lo interroga sulla sua amante, Stephen confessa che è Nina Land. Brooke rimane sconvolto. Ora sa che la sua famiglia scoprirà prima o poi della sua relazione con Nina, e teme che lo scandalo distrugga la sua reputazione. Per evitare questa vergogna, decide di togliersi la vita.

Il Critico - Crimini tra le righe
The Critic – Alfred Enoch e Ian McKellen – Cortesia di Universal

Cosa è successo a Jimmy Erskine di Il Critico?

Stephen intuisce che tra Nina e Brooke c’è qualcosa e la affronta. Nina crolla e confessa tutto. Sconvolto, Stephen la lascia. Devastata, Nina beve troppo e finisce a casa di Jimmy. Lui, appena rientrato dal funerale di Brooke, non si sente responsabile della sua morte. Nina minaccia di denunciarlo, ma Jimmy non cede. Lei continua a dire di voler raccontare tutto alla polizia, e Jimmy capisce che il suo segreto non è al sicuro. Per proteggersi, decide di annegare Nina.

Tom, stanco della crudeltà di Jimmy, vuole denunciarlo. Ma Jimmy lo manipola ancora una volta, ricordandogli che, in quanto uomo nero e omosessuale, la polizia non gli crederebbe mai. Alla fine, i due lasciano il corpo di Nina su una spiaggia del Kent, facendo sembrare tutto un incidente. Tuttavia, Tom non riesce a convivere con il peso di questo segreto. Scrive tutto in una lettera e la invia a Cora. Jimmy viene arrestato, ma non mostra alcun rimorso. Si illude che Tom continuerà a raccontargli dei teatri e delle critiche. Ma ciò che rimane aperto è una domanda: Tom diventerà come Jimmy?

Il Critico – Crimini tra le righe: recensione del film con Ian McKellen

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Con Il Critico – Crimini tra le righe, il regista Anand Tucker ci porta nei teatri della Londra degli anni ’30, un mondo affascinante e spietato, dominato dall’acida penna del critico Jimmy Erskine, interpretato con magistrale perfidia da Ian McKellen. Basato sul romanzo Curtain Call di Anthony Quinn, il film si muove tra thriller, dramma e commedia nera, offrendo uno sguardo impietoso su un’epoca in cui la critica poteva determinare il destino di un artista con una sola recensione.

Ian McKellen incarna Erskine con una raffinatezza e un’energia quasi teatrali: il suo volto solcato dal tempo è un perfetto palcoscenico per esprimere disprezzo, ironia e, a tratti, malinconia. Erskine è un personaggio larger-than-life, un uomo che gode nel distruggere carriere con frasi affilate come lame e che esercita il potere della parola con la sicurezza di chi non teme conseguenze. Tuttavia, quando il nuovo proprietario del Daily Chronicle, il Visconte David Brooke (Mark Strong), minaccia il suo posto, Erskine si trasforma in un animale ferito, pronto a tutto pur di mantenere la sua posizione.

Al centro della sua macchinazione troviamo la giovane attrice Nina Land (Gemma Arterton), bersaglio delle sue critiche più spietate ma anche pedina chiave nel suo piano di vendetta. Disposta a tutto pur di ottenere il favore della stampa, Nina si lascia coinvolgere in un gioco pericoloso, accettando di sedurre Brooke in cambio di recensioni lusinghiere. Un intreccio che diventa sempre più intricato e che porta a conseguenze inaspettate, segnando il destino di tutti i protagonisti.

The Critic – Mark Strong e Ian McKellen – Cortesia di Universal

Il valore della parola

La sceneggiatura di Patrick Marber (Diario di uno Scandalo) offre dialoghi taglienti e un ritmo serrato, regalando a McKellen battute memorabili che riecheggiano i fasti di personaggi iconici come Addison DeWitt di Eva contro Eva. In un film così ancorato alla parola, la sceneggiatura è senza dubbio un punto di forza, raccontando molto bene il periodo in cui la parola scritta aveva un peso, un valore, era importante ma anche pericolosa e spietata. Tuttavia, se la prima parte del film si distingue per la sua eleganza e la costruzione dei personaggi, il terzo atto risulta più confuso e affrettato, perdendo parte della forza narrativa accumulata fino a quel momento. Nonostante alcuni reshoot e un nuovo montaggio dopo la tiepida accoglienza alla prima del 2023, il film fatica a trovare un equilibrio tra il dramma personale di Erskine e il contesto storico-politico in cui si muove.

Un aspetto particolarmente riuscito però è la resa visiva: la fotografia noir di David Higgs e la scenografia di Lucien Surren contribuiscono a creare un’atmosfera cupa e sofisticata, perfettamente in linea con il tono del racconto. Il contrasto tra l’opulenza del mondo teatrale e la brutalità della realtà esterna, dominata dalla crescente minaccia del fascismo, aggiunge una dimensione storica che, pur interessante, non sempre viene esplorata con la dovuta profondità.

The Critic – Gemma Arterton e Ian McKellen – Cortesia di Universal

Il cast di Il Critico – Crimini tra le righe

A livello attoriale, oltre a Ian McKellen, brillano anche i comprimari. Gemma Arterton porta sullo schermo una Nina fragile ma ambiziosa, sempre più bella e consapevole a ogni apparizione sullo schermo, mentre Mark Strong tratteggia un Brooke contenuto ma vulnerabile, la cui rigidità nasconde insicurezze profonde. Alfred Enoch, nel ruolo del segretario e amante di Erskine, offre un’interpretazione sottile ma intensa, evidenziando le dinamiche di potere e oppressione legate all’omosessualità nell’Inghilterra dell’epoca.

Il difetto principale di The Critic sta forse nella sua stessa ambizione: nel tentativo di essere al contempo thriller, dramma psicologico e satira sul mondo della critica teatrale, il film rischia di disperdere la sua forza. Le rivelazioni e i colpi di scena si susseguono con un ritmo quasi forsennato, fino a un finale che, pur efficace nel suo cinismo, manca di un vero impatto emotivo.

Nonostante ciò, il film rimane un’esperienza godibile, grazie soprattutto alla prova straordinaria di Ian McKellen, che riesce a rendere Erskine un personaggio tanto detestabile quanto irresistibile. La sua interpretazione ci porta a riflettere sul ruolo della critica, sulla crudeltà del giudizio e sulla fragilità dell’ego artistico, lasciandoci con la sensazione che, in fondo, la vera forza di The Critic risieda proprio nella sua caustica ironia.

Il creatore di Punisher chiede alla Disney di far causa alla Polizia americana per l’uso del teschio

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Se da un lato un discreto numero di agenti di polizia ha espresso solidarietà con le proteste riguardanti i diritti civili che hanno infiammato in questi giorni gli Stati Uniti a seguito della morte di George Floyd, la maggioranza sembra essere rimasta dalla parte della “legge”, con alcuni membri delle forze dell’ordine che hanno addirittura raddoppiato gli sforzi per cercare di tutelare la propria immagine.

Di fronte alle crescenti pressioni dei cittadini che – in teoria – sarebbero chiamati a proteggere, sempre più poliziotti si stanno unendo al #BlueLivesMatters, un contromovimento creato dai sostenitori dei membri polizia che vengono perseguiti e condannati. Poiché molti di loro hanno adottato il logo di The Punisher, il celebre anti-eroe della Marvel, per indicare la loro fedeltà alla nazione, la cosa sembra non essere andata giù a diversi fumettisti, che pare ora stiano esortando la Disney a perseguire un’azione legale contro coloro che si sarebbero appropriati del logo senza alcun permesso. 

La decisione degli ufficiali di polizia di identificarsi con The Punisher è stata accolta in maniera molto negativa. Conosciuto anche come Frank Castle, Il Punitore è un vigilante che opera al di fuori della legge e molte delle sue storie – tra cui una assai nota ai fan in cui uccide diversi personaggi dell’Universo Marvel – lo caratterizzano per possedere una forza  tanto cieca quanto eccessiva.

Gli ufficiali che utilizzano il logo di The Punisher? “Una vergogna” per Gerry Conway

Gerry Conway, co-creatore di The Punisher, ha definito gli ufficiali che hanno utilizzato il logo del suo personaggio “una vergogna”, anche se non è la prima volta che lo stesso esprime la sua opinione in merito. Come ex membro del Corpo dei Marines degli Stati Uniti, e in quanto vigilante senza superpoteri, Frank Castle si trova sempre in contatto con le forze dell’ordine e, in una particolare serie a fumetti, arriva anche a minacciare esplicitamente alcuni poliziotti che tentano di imitarlo.

Tuttavia, ogni giorno sembra che un’altra grande personalità americana faccia sentire la sua voce e si unisca alle miriadi di proteste contro la brutalità della polizia e del razzismo sistematico. Registi come J.J. Abrams e attori come Michael B. Jordan hanno donato milioni di dollari a enti di beneficenza affiliati al movimento #BlackLivesMatter.

Via WeGotThisCovered

Il creatore di Deadpool invita la FOX a non vendere

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Continua a tenere banco in rete la questione FOX e Disney, e dopo avervi rivelato come si stanno evolvendo le cose e il perché delle intenzioni della Disney, oggi vi segnaliamo questo messaggio lanciato via instagram dal co-creatore di Deadpool Rob Liefeld che invita lo studios ad aspettare l’uscita del sequel del film e quello sui nuovi X-Men:

 

Un post condiviso da RobertLiefeld (@robliefeld) in data: 7 Nov 2017 alle ore 10:15 PST

Che dire, è molto sicuro di sé in merito alle affermazioni di sicuro successo, tanto da aspettarsi un miliardo di dollari di incasso!

Di seguito brevi estratti tradotti del post:

Caro Rupert, sono il vostro amico Rob, prima di chiudere le trattative aspettate che Deadpool 2 esca incassi un miliardo di dollari, e anche X-Force! Questo è il vostro Star Wars ed è appena l’inizio. Tutti nella divisione cinematografica abbiamo messo la quinta. Guardare il portfolio crescere. 

Diretto da David LeitchDeadpool 2 vedrà Ryan Reynolds tornare nei pani del Mercenario Chiacchierone della MarvelZazie Beetz sarà Domino, Josh Brolin sarà invece Cable.

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Deadpool ha incassato 363 070 709 dollari in Nord America e 417 408 522 dollari nel resto del mondo, per un totale mondiale di 780 479 231 dollari. Deadpool è stato accolto generalmente bene dalla critica, soprattutto grazie alla recitazione di Ryan Reynolds e alla comicità pungente e ironica della sceneggiatura.

Il Corvo: ultimo aggiornamento sul possibile remake

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Il Corvo: ultimo aggiornamento sul possibile remake

Il travagliato remake de Il Corvo (The Crow) potrebbe non essere ancora definitivamente tramontato. C’è ancora speranza. Deadline lascia intendere che Corin Hardy (The Hallow), l’ultimo nome accreditato per la regia del film, potrebbe infine tornare a occuparsi del progetto, negli anni associato a diversi interpreti – tra cui Luke Evans,Tom Hiddleston, James McAvoy, Bradley Cooper – e registi (Stephen Norrington, Juan Carlos Fresnadillo, F. Javier Gutierez)

Dopo i problemi finanziari della Relativity, Corin Hardy era stato licenziato dalla nuova guida Dana Brunetti senza che il produttore storico Edward Pressman ne fosse a conoscenza. Pressman ha poi ingaggiato una battaglia legale con lo studio per revocare i diritti del remake avendo tradito i termini dell’accordo. Deadline ha aggiornato sulla situazione, parlando di un disgelo tra le parti che riporterebbe appunto Hardy in cabina di regia. Si parla però ancora di diversi ostacoli da superare per realizzare il remake ed è possibile che intervenga un altro studio nelle vesti di partner.

Sempre Deadline annuncia che Corin Hardy dirigerà Hell Bent, descritto come “Quella sporca dozzina all’inferno”, per la Paramount con Lorenzo di Bonaventura e Mark Vahradian a produrre. Un eventuale impegno sul set del remake de Il Corvo non sarebbe, quindi, comunque previsto a breve.

Ci sarà molto da aspettare prima di rivedere sul grande schermo il personaggio creato da James O’Barr. Sarà il destino a non volere il remake di questo film?

Fonte

Il Corvo: trovato un nuovo regista

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Il Corvo: trovato un nuovo regista

Deadline riporta la notizia che F. Javier Gutierrez non dirigerà più The Crow,il remake de Il Corvo. La Relativity Media, infatti, ha deciso di affidare il progetto all’esordiente Corin Hardy. Luke Evans resta confermato nei panni del protagonista.

The Crow, (Il Corvo) è tratto da un comic book firmato James O’Barr (che lavorerà al film in qualità di consulente) e che, nel raccontare della tragica morte della coppia Eric Draven e Shelly Webster, si ispira ad un episodio che costò al fumettista la perdita della compagna. Il nuovo film si baserà su uno script scritto da Cliff Dorfman e si avvarrà della collaborazione di James O’Barr come consulente creativo. La produzione del film dovrebbe partire nella primavera del 2015, mentre al momento non è stata annunciata una data ufficiale di uscita.

Il creatore del fumetto originale, James O’Barr, ha rivelato, durante un’intervista con il blogger indipendente Sean C.W. Korsgaard, una serie di nuovi dettagli circa l’attesissimo remake de Il Corvo, oltre a parlare del suo personale coinvolgimento nel progetto. Ecco quanto rivelato:

“Non faremo un remake del film con Brandon Lee. Riadattaremo il fumetto. Penso che esista il Dracula di Bela Lugosi e il Dracula di Francis Ford Coppola. E’ in questo senso che abbiamo intenzione di muoversi. Useremo lo stesso materiale di partenza, ma saranno due film completamente diversi. Il nuovo film sarà molto più simile a Taxi Driver o a un film di John Woo, e credo che ci sarà spazio per entrambe le ispirazioni. D’altronde, buona parte del fascino della serie de Il Corvo è che racconta tante storie differenti”.

Sul personaggio di Eric Draven, che sarà intepretato da Luke Evans, O’Barr ha aggiunto: “Luke interpreterà Eric, ma non sarà lo stesso Eric del film con Brandon Lee. Quell’Eric è un personaggio divenuto ormai immortale. Nessuno può sostituirlo. Luke sarà Erica ma non sarà come quell’Eric. Brandon era un amico e non farò nulla che possa anche minimamente ledere la sua memoria”.

Infine, conclude dicendo: “Ho avuto modo di vedere Luke in una prima prova trucco, e sembra incredibile. Speriamo di poter iniziare la produzione del film alla fine dei prossimi mesi e di poter iniziare a girare in primavera”.

Fonte: CS

Il Corvo: Tom Hiddleston e Luke Evans nei concept del reboot mai realizzato

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Sono stati rilasciati alcuni concept art del reboot mai realizzato de Il Corvo che ci mostrano Tom Hiddleston e Luke Evans con il classico trucco bianco e nero di Eric Draven, il protagonista del celebre fumetto di James O’Barr, già portato sul grande schermo nel 1994 grazie al film con protagonista il compianto Brandon Lee.

Nel corso degli anni, diversi registi hanno provato a riportare Il Corvo al cinema. Tuttavia, ad oggi, nessuno è mai riuscito nell’ardua impresa, nonostante siano stati comunque realizzati ben tre sequel dell’originale e anche una serie tv. Nel lontano 2013, Tom Hiddleston, il celebre Loki del MCU, venne scelto per interpretare il ruolo di Eric, ma alla fine venne sostituito da Luke Evans, l’attore gallese noto per Dracula Untold e La bella e la bestia. Alla fine, anche Evans abbandonò il progetto, che all’epoca era nelle mani di F. Javier Gutiérrez, regista spagnolo noto per The Ring 3.

I concept art mai visti prima sono stati diffusi in esclusiva da Bloody Disgusting e ci mostrano come sarebbero apparsi Hiddleston e Evans se alla fine avessero davvero interpretato l’iconico ruolo di Eric Draven. A proposito dei concept, opera del makeup designer Bill Corso, Gutiérrez ha spiegato: “Abbiamo cercato di rendere il personaggio il più fedele possibile alla graphic novel. Volevamo che fosse ancorato a quell’immaginario. Abbiamo prestato molta attenzione ai dettagli, inclusa la cicatrice. Bill è incredibile e ha fatto un lavoro straordinario”.

Potete ammirare i due concept cliccando qui

Al momento non sappiamo se un reboot de Il Corvo verrà mai realizzato. A gennaio era trapelata la notizia che il progetto fosse tornato in sviluppo alla Sony, ma da allora non ci sono più stati aggiornamenti. Ricordiamo che l’ultima volta il progetto era nelle mani del regista Corin Hardy (The Nun – La vocazione del male) e che Jason Momoa (Aquaman) avrebbe dovuto interpretare Eric Draven. Entrambi hanno poi annunciato di aver deciso, insieme, di abbandonare il film.

Il Corvo: Sam Witwer il nuovo Eric Draven?

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Il Corvo: Sam Witwer il nuovo Eric Draven?

Dopo l’abbandono di Luke Evans al remake de Il Corvo (The Crow), da tempo ci si chiedeva chi avrebbe racconto la pesante eredità lasciata da Brandon Lee nel lontano 1994. Ebbene a rompere il silenzio in merito al futuro Eric Draven è stato lo stesso James O’Barr, creatore della graphic novel da cui fu tratto il film diretto da Alex Proyas.

L’autore, in un recente intervento, ha ammesso di aver contattato personalmente Sam Witwer per convincerlo a prendere parte al remake firmato Corin HardyO’Barr ha inoltre confermato di aver agito in maniera impulsiva, seguendo una propria idea che, al momento, non sarebbe ancora condivisa da Hardy.

Non ci resta, dunque, che attendere l’evolversi della situazione per scoprire se l’attore, già noto al pubblico del piccolo schermo (Smalville), entrerà a far parte del progetto.

Fonte: Comic Book Movie

Il Corvo: recensione dell’ultimo film di Brandon Lee

Il Corvo: recensione dell’ultimo film di Brandon Lee

Il Corvo è il film culto del 1994 diretto da Alex Proyas e con protagonisti Brandon Lee, Ernie Hudson, Michael Wincott e Bai Ling.

  • Anno: 1994 
  • Regia: Alex Proyas 
  • Cast: Brandon Lee, Ernie Hudson, Michael Wincott, Bai Ling

Il Corvo recensione posterIl Corvo, la trama: Detroit, notte di Halloween: Eric e Shelley sono due fidanzati in procinto di sposarsi. Il loro sogno di una vita insieme viene violentemente spezzato dalla  banda criminale guidata da Top Dollar, che uccide lui e violenta lei, riducendola in fin di vita: finirà di soffriredopo trenta ore di agonia, in ospedale. Un anno dopo, grazie ai poteri del corvo imperiale, Eric tornerà in vita per poter compiere la propria vendetta e così riposare in pace.

Analisi: Nei primi anni ’90 la Dimension Film decide di portare sullo schermo la miniserie a fumetti firmata da James O’Barr, sulla scorta del successo planetario arriso all’opera tra appassionati e non solo; alla regia viene chiamato il quasi esordiente Alex Proyas; il ruolo di Eric (dopo i rifiuti di River Phoenix e Christian Slater) va a Brandon Lee, figlio della leggenda delle arti marziali Bruce. Il 31 agosto 1993, a lavorazione quasi ultimata, Lee muore sul set, colpito dal proiettile vero sparato da una pistola che doveva essere caricata a salve.

Il Corvo recensioneIl film maledetto è servito, legato indissolubilmente alla tragica morte del suo protagonista, alla cui assenza in alcune sequenze del film si ovvia con l’uso di controfigure (come avvenuto col padre in L’ultimo combattimento di Chen) e con la rielaborazione al computer del materiale già girato.

Il risultato, al netto dell’aura oscura che ne ha segnato per sempre le sorti, è comunque largamente apprezzabile; pur con le inevitabili libertà prese rispetto all’originale cartaceo, Il Corvo finisce per essere trai migliori esempi del cinema ‘di genere’ prima dell’esplosione del filone nell’ultimo decennio.

L’ambientazione plumbea, in una metropoli trasfigurata che per certi versi ricorda una versione ante litteram della Sin City di Frank Miller e la prestazione di Lee, all’insegna di un’innegabile presenza scenica, unite ad una storia che mescola amore, morte, vendetta e violenza, sono le principali qualità di un film che alla fine sarebbe ingeneroso ricordare solo per quanto accaduto al suo protagonista; a fianco di Lee, un cast di semisconosciuti, trai quali Michael Wincott, Ernie Hudson e Bai Ling hanno poi proseguito una discreta carriera sul grande e piccolo schermo.

Grande successo al botteghino, ma apprezzato anche dalla critica, Il Corvo ha assistito a ben tre sequel (nessuno dei quali però firmato da Alex Proyas) e, in piena età di vigilanti e supereroi sul grande schermo, sarà prossima oggetto di un  reboot.

Menzione d’onore per la colonna sonora, vera testimonianza dell’epoca, in cui si ricorda soprattutto la cover di Dead Soul dei Joy Division  eseguita dai Nine Inch Nails, assieme a brani, tra gli altri di, Cure,  Rage Against The Machine e Stone Temple Pilots.

Il Corvo: per Ernie Hudson il film è morto con Brandon Lee

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Il Corvo: per Ernie Hudson il film è morto con Brandon Lee

Sono anni che Hollywood cerca di riportare Il Corvo sul grande schermo. A gennaio di quest’anno avevamo appreso che la Sony era ufficialmente tornata al lavoro sul travagliatissimo reboot, ma da allora, di nuovo, non ci sono stati più aggiornamenti.

In attesa di saperne di più, è stato uno degli attori del film originale, Ernie Hudson (noto per aver interpretato Winston Zeddemore nella saga di Ghostbusters) a parlare della possibilità di un nuovo film basato sull’iconico fumetto di James O’Barr. Intervistato da ComicBook, Hudson – che nel film del 1994 diretto da Alex Proyas ha interpretato il ruolo del sergente Darryl Albrecht – ha spiegato che, dal suo punto di vista, quella de Il Corvo è una storia morta insieme al suo protagonista, Brandon Lee.

“James O’Barr è un amico e ha creato questa storia come una graphic novel”, ha spiegato Ernie Hudson. “Conoscevo Brandon da prima che girassimo il film. Abbiamo avuto un po’ di problemi nel mettere insieme tutto, ma quando Brandon morì, ogni cosa diventò talmente complicata che cercare di spiegarlo a parole è semplicemente impossibile. Ho fatto diversi film d’azione, ma nessuno si è mai fatto male. Voglio dire, è quasi impossibile che qualcuno s’infortuni, o per lo meno era quello che pensavo nella mia testa. Ma poi è successo. Ho amato far parte di quella pellicola e Alex Proyas, che l’ha diretta, è stato un regista meraviglioso che si è assicurato in ogni modo affinché il film venisse fuori al meglio. Ma, nella mia mente, era tutto finito.”

L’attore ha poi aggiunto: “Magari ci potranno anche essere remake o cose del genere, ma non è come con Ghostbusters in cui trovo naturale un ragionamento del tipo: ‘Oh, sì, puoi averne quanti ne vuoi’. Per me Brandon era Il Corvo e, per quanto mi riguarda, una volta che lui è morto e siamo riusciti a finire comunque il film, per me era tutto finito. So che ne hanno fatti degli altri, ma non li ho mai visti. Il Corvo era Brandon e non posso pensarla in maniera differente. Ora magari i fan e lo studio hanno un’idea opposta, anche perché potrebbe diventare un franchise valido, ma per me resta qualcosa di estremamente specifico.”

I piani iniziali per il reboot de Il Corvo

Inizialmente, il reboot de Il Corvo sarebbe dovuto arrivare nelle sale l’11 ottobre 2019. La pre-produzione del film era già cominciata, con Jason Momoa e il regista Corin Hardy (The Nun – La vocazione del male) che avevano condiviso attraverso i social il loro entusiasmo riguardo il progetto. Improvvisamente, entrambi annunciarono di aver deciso di lasciare il film, gettando nuovamente il reboot in una sorta di limbo. Prima ancora del coinvolgimento di Momoa e Hardy, per un periodo anche Luke Evans è stato associato al progetto.

Il Corvo: parla il creatore del fumetto James O’Barr

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Il Corvo: parla il creatore del fumetto James O’Barr

Il creatore del fumetto originale, James O’Barr, ha rivelato, durante un’intervista con il blogger indipendente Sean C.W. Korsgaard, una serie di nuovi dettagli circa l’attesissimo The Crow, remake de Il Corvo, oltre a parlare del suo personale coinvolgimento nel progetto. Ecco quanto rivelato:

“Non faremo un remake del film con Brandon Lee. Riadattaremo il fumetto. Penso che esista il Dracula di Bela Lugosi e il Dracula di Francis Ford Coppola. E’ in questo senso che abbiamo intenzione di muoversi. Useremo lo stesso materiale di partenza, ma saranno due film completamente diversi. Il nuovo film sarà molto più simile a Taxi Driver o a un film di John Woo, e credo che ci sarà spazio per entrambe le ispirazioni. D’altronde, buona parte del fascino della serie de Il Corvo è che racconta tante storie differenti”.

Sul personaggio di Eric Draven, che sarà intepretato da Luke Evans, O’Barr ha aggiunto: “Luke interpreterà Eric, ma non sarà lo stesso Eric del film con Brandon Lee. Quell’Eric è un personaggio divenuto ormai immortale. Nessuno può sostituirlo. Luke sarà Erica ma non sarà come quell’Eric. Brandon era un amico e non farò nulla che possa anche minimamente ledere la sua memoria”.

Infine, conclude dicendo: “Ho avuto modo di vedere Luke in una prima prova trucco, e sembra incredibile. Speriamo di poter iniziare la produzione del film alla fine dei prossimi mesi e di poter iniziare a girare in primavera”.

Vi ricordiamo che The Crow, (Il Corvo) è infatti tratto da un comic book firmato James O’Barr e che, nel raccontare della tragica morte della coppia Eric Draven e Shelly Webster, si ispira ad un episodio che costò al fumettista la perdita della compagna. Il nuovo film sarà diretto dal regista F. Javier Gutierrez, e si baserà su uno script scritto da Cliff Dorfman e si avvarrà della collaborazione di James O’Barr come consulente creativo. Le riprese del film dovrebbero iniziare nei prossimi mesi, mentre al momento non è stata annunciata una data ufficiale di uscita.

Fonte: CS

Il Corvo: nuovo poster e una featurette in vista della riedizione per il 30° anniversario

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Il nuovo film sul Corvo The Crow, interpretato dall’attore di IT Bill Skarsgård, prenderà il volo a giugno, ma i fan dell’adattamento originale degli anni ’90 di Alex Proyas della graphic novel di James O’Barr avranno presto la possibilità di vedere il film sul grande schermo, probabilmente per la prima volta almeno negli USA.

Il CORVO tornerà nelle sale per celebrare il suo 30° anniversario il 1° giugno e abbiamo un nuovo poster con il compianto Brandon Lee nei panni di Eric Draven e una nuova featurette con filmati e interviste dietro le quinte. Il Corvo è ora disponibile in 4K Ultra HD. Date un’occhiata ai nuovi promo qui sotto.

La featurette

Brandon Lee è rimasto ucciso in un tragico incidente durante le riprese del film nel 1993, e recentemente sono emersi nuovi dettagli sulla serie di errori davvero scioccanti che hanno portato alla morte dell’attore.

Il trailer:

Il regista Dwight H. Little, che ha lavorato con Lee in Rapid Fire, ha pubblicato un libro di memorie intitolato Still Rolling: Inside the Hollywood Dream Factory, e un capitolo si concentra su ciò che accadde il giorno in cui Lee morì. Sebbene alcuni di questi fatti fossero già di dominio pubblico, Little è riuscito a scoprire alcune nuove informazioni e le sviste commesse potrebbero farvi scuotere la testa.

Tutti i dettagli dell’edizione Ultra HD 4K de Il Corvo

Celebra il 30° anniversario dell’emozionante classico cult IL CORVO disponibile da oggi per la prima volta in 4K Ultra HD™ grazie a Paramount Home Entertainment e Plaion Pictures. Recentemente rimasterizzato, IL CORVO è acquistabile in due versioni SteelBook™, una Blu e una Nera, in edizione limitata in 4K Ultra HD™ + Blu-ray™, ognuna con un artwork esclusivo, che includono contenuti bonus inediti e legacy. Sia l’edizione limitata Steelbook “Blu” che l’edizione limitata Steelbook “Nera sono impreziosite da 3 card e un poster esclusivi.

Uscito nelle sale il 13 maggio 1994, IL CORVO ha affascinato il pubblico e la critica con la sua estetica gotica, l’azione mozzafiato e la performance di Brandon Lee, tutti elementi al centro della fantasia di vendetta del regista Alex Proyas.  Il film, che ha avuto un successo straordinario al box office, ha generato un appassionato interesse di culto che ha dato vita a tre sequel, una serie televisiva, un videogioco, giocattoli e romanzi.  Basato sull’omonima saga a fumetti di James O’Barr, IL CORVO è un thriller ricco d’azione, con uno stile ipnotico e una bellezza visiva straordinaria.

Entrambe le versioni SteelBook 4K Ultra HD™ + Blu-ray Disc™ de IL CORVO includono un nuovissimo documentario in tre parti creato per il 30° anniversario e intitolato “Ideare il  Corvo”.  Il nuovo documentario è un affascinante approfondimento con il leggendario production designer Alex McDowell, che parla di tutti gli aspetti della progettazione del classico del 1994, nonché della sua esperienza di lavoro con il visionario regista Alex Proyas e con la compianta star del film, Brandon Lee.

Inoltre, per la prima volta su disco, entrambe le versioni includono una conversazione con la leggenda di Hollywood, Edward R. Pressman, che ha parlato della sua prolifica carriera in occasione della pubblicazione da parte di Sideshow Collectibles di una statuetta in edizione limitata de IL CORVO.

I contenuti bonus nuovi e legacy, inclusi solo nella versione in 4K Ultra HD™, sono elencati di seguito:

  • Ideare il CorvoNOVITÀ!
    • Angels All Fire: Birth of the Legend
    • On Hallowed Ground: The Outer Realm
    • Twisted Wreckage: The Inside Spaces
  • Intervista con Edward R. PressmanNOVITÀ!
  • Commento audio del regista Alex Proyas                                                        
  • Commento audio del produttore Jeff Most e dello sceneggiatore John Shirley        
  • Dietro le quinte                                          
  • Ritratto di James O’Barr                                                                                     
  • Scene estese
    • The Arcade Bombing
    • The Funboy Fight
    • The Shootout at Top Dollar’s
  • Scene eliminate                                      
  • Trailer                             

IL CORVO è disponibile da oggi in due versioni SteelBook, una blu e una nera, in edizione limitata in 4K Ultra HD + Blu-ray Disc™.

Il Corvo: nuovi problemi per il remake

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Il Corvo: nuovi problemi per il remake

Sembra davvero non esserci pace per il remake de Il Corvo (The Crow), l’ultimo film interpretato da Brandon Lee, tratto dall’omonimo fumetto di James O’Barr. Le ultime notizie relative al progetto risalgono allo scorso novembre, quando la Relativity Media, nonostante le difficoltà finanziarie, aveva annunciato che le riprese del film sarebbero iniziate nella prima metà del 2016.

Oggi torniamo a parlare del travagliatissimo progetto. Sembra infatti che il regista Corin Hardy, dal 2014 associato al remake, sia stato licenziato. Nel settembre 2015 la Relativity (che avevo dichiarato bancarotta) si era assicurata un prolungamento del contratto con Hardy. L’entrata in scena di Dana Brunetti, nuovo presidente di produzione, ha di fatto portato nuovi sconvolgimenti in merito alla lavorazione del film: la Brunetti infatti ha deciso di ripartire da zero e licenciare Hardy.

Nel frattempo, la Edward R. Pressman Film Corporation, produttrice del film del 1994 diretto da Alex Proyas, ha intentato una causa contro la Relativity per negarle i diritti di qualsiasi nuovo rifacimento della pellicola, sia esso un sequel, un prequel o un remake. Nel 2009 il produttore Edward Pressman aveva opzionato i diritti e stretto un accordo (esteso poi nel 2014) con la Relativity, che avrebbe avuto così tre anni di tempo per iniziare le riprese.

Entrambe le parti erano d’accordo sulla scelta di Corin Hardy. Adesso, Pressman sostiene che la Relativity abbia violato il contratto non consultandolo in merito al licenziamento del regista. Se il produttore dovesse vincere la causa, la Relativity non avrà più la possibilità di realizzare il film. Dunque, il progetto è nuovamente bloccato a tempo indeterminato. Quale sarà il futuro di questo chiacchieratissimo remake? Naturalmente vi terremo aggiornati…

Fonte

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