Uno dei progetti più travagliati
degli ultimi anni è senza dubbio il remale de Il
Corvo (The Crow) , il
cult del 1994 con Brandon Lee. Hollywood
Reporter annuncia che il progetto avviato
da Relativity Media con il produttore del film
di Alex Proyas, Edward R.
Pressman, sarà portato a termine da una cordata
di nuovi produttori, dopo che il Ceo e fondatore di Relativity
Ryan Kavanaugh ha messo in vendita la società.
Pressman rimane a
bordo, affiancato dalla Davis Films di
Samuel Hadida, dall’Highland Film
Group (suoi i diritti internazionali) e dalla
britannica Electric Shadow. Le tre
societàhanno acquisito i diritti e
produrranno, finanzieranno e distribuiranno The Crow
Reborn. Ryan Kavanaugh, che
aveva sviluppato con lo storico produttore de Il
Corvo (The Crow)
un nuovo adattamento più fedele alla graphic novel originale
di James O’Barr, resterà produttore esecutivo.
Con il cambio di produttori resta
ancora da verificare la disponibilità di Jason
Momoa, l’interprete accreditato a incarnare il nuovo
protagonista, e del regista Corin Hardy a partecipare al
film. Le prime fasi di lavorazione del remake
dovrebbero comunque avvenire a inizio 2017.
Dopo i guai finanziari
di Relativity Media, sembra essere arrivata la svolta per il
travagliato remake. Sarà la volta buona?
Nel corso degli anni, diversi
registi hanno provato a riportare Il
Corvo al cinema. Tuttavia, ad oggi, nessuno è mai
riuscito nell’ardua impresa, nonostante siano stati comunque
realizzati ben tre sequel dell’originale e anche una serie tv.
Al momento non sappiamo se un reboot
de Il
Corvo verrà mai realizzato. A gennaio era
trapelata la notizia che
il progetto fosse tornato in sviluppo alla Sony, ma da allora non
ci sono più stati aggiornamenti. Ricordiamo che l’ultima volta il
progetto era nelle mani del regista Corin
Hardy (The
Nun – La vocazione del male) e che Jason
Momoa (Aquaman)
avrebbe dovuto interpretare Eric Draven. Entrambi hanno poi
annunciato di aver deciso, insieme, di abbandonare il film.
Ora, in una recente intervista con
ComicBook, è stato proprio Hardy a rivelare di credere ancora
nella sua visione, che spera di poter realizzare un giorno.
“Semplicemente, è una storia di cui sono innamorato e verso cui
mi sento come se fossi sposato”, ha spiegato il regista.
“Ci ho messo tre anni e mezzo a scriverla. Circa quattro anni
di vita, amore, sangue, sudore e lacrime. Ho un sacco di materiali,
quindi non lo so se un giorno… Suppongo che non voglio mostrarli
perché credo ancora che ci sarà una mia versione del Corvo prima o
poi, ma vedremo.”
Poi ha aggiunto: “Penso che
nonostante la graphic novel originale di James O’Barr e le
successive iterazioni a fumetti del personaggio, valga ancora la
pena di fare molto di più con il personaggio, con il concept, con
la mitologia del Corvo. Il tono e ciò che rappresenta è ancora
unico nel mondo in cui ci troviamo al momento.”
La storia de Il Corvo sul grande schermo
Il Corvo (The Crow) è un film del 1994
diretto da Alex Proyas, tratto dall’omonimo
fumetto di James O’Barr. Il film segna l’ultima e
più famosa interpretazione cinematografica di Brandon
Lee, morto accidentalmente a causa di un colpo di pistola
durante le riprese del film. Proyas dovette ricorrere a trucchi
digitali e a controfigure per poter terminare l’opera,
raddoppiandone di fatto i costi.
Lo strepitoso successo del film
ripagò più che abbondantemente le somme investite, arrivando ad
incassare in tutto il mondo la somma complessiva di circa 170
milioni. Vennero successivamente girati tre sequel: Il
Corvo 2 – La città degli angeli (unico film a collegarsi
al primo), Il Corvo 3 – Salvation e Il
Corvo – Preghiera maledetta, che però non hanno mai raggiunto
il successo del primo capitolo.
Sembra che il reboot de
Il Corvo sia ufficialmente tornato in
sviluppo alla Sony. Tutti ricordano quanto sia stato travagliato il
processo di realizzazione di un nuovo film basato sull’omonimo
fumetto di James O’Barr. Dopo gli ultimi
avvicendamenti (l’uscita di scena di Jason Momoa e
del regista Corin Hardy), il progetto sembrava
definitivamente morto. E invece, pare che la Sony non sia
intenzionata a gettare la spugna.
È Bloody Disgusting,
infatti, a riportare in esclusiva la notizia: pare che la Sony sia
tornata sui suoi passi e abbia nuovamente messo in cantiere lo
sviluppo di un nuovo adattamento de Il
Corvo. Sembra, inoltre, che i lavori sul reboot siano
già in fase avanzata. Nessun ulteriore dettaglio è stato sviscerato
dalla fonte, ma a questo punto è soltanto una questione di tempo
prima che la storia di Eric Draven torni nuovamente ad invadere lo
schermo, magari con una trasposizione più fedele al fumetto
originale rispetto al celeberrimo film del 1994 con Brandon
Lee, divenuto negli anni un vero e proprio cult.
Inizialmente, il reboot de
Il Corvo sarebbe dovuto arrivare nelle
sale l’11 ottobre 2019. La pre-produzione del film era già
cominciata, con Jason Momoa e il regista
Corin Hardy (The Nun – La vocazione del male) che
avevano condiviso attraverso i social il loro entusiasmo riguardo
il progetto. Improvvisamente, entrambi annunciarono di
aver deciso di lasciare il film, gettando nuovamente il reboot
in una sorta di limbo. Prima ancora del coinvolgimento di Momoa e
Hardy, per un periodo anche Luke
Evans è stato associato al progetto.
Il Corvo (The
Crow) è un film del 1994 diretto da Alex
Proyas, tratto dall’omonimo fumetto di James
O’Barr. Il film segna l’ultima e più famosa
interpretazione cinematografica di Brandon Lee,
morto accidentalmente a causa di un colpo di pistola durante le
riprese del film.
Proyas dovette ricorrere a trucchi
digitali e a controfigure per poter terminare l’opera,
raddoppiandone di fatto i costi. Lo strepitoso successo del film
ripagò più che abbondantemente le somme investite, arrivando ad
incassare in tutto il mondo la somma complessiva di circa 170
milioni. Vennero successivamente girati tre sequel: Il
corvo 2 – La città degli angeli (unico film a collegarsi
al primo), Il corvo 3 – Salvation e Il
corvo – Preghiera maledetta, che però non hanno mai raggiunto
il successo del primo capitolo.
Sony Pictures ha finalmente
annunciato la data di uscita ufficiale del remake de Il
Corvo, che vedrà Jason Momoa nei panni
del protagonista Eric Draven.
Il film arriverà nelle sale
l’11 Ottobre 2019, dunque si presume che la
produzione avrà inizio nel corso di quest’anno.
Corin Hardy,
regista di The Nun, è stato scelto per dirigere la
pellicola.
Il corvo – The
Crow (The Crow) è un film del 1994 diretto da
Alex Proyas, tratto dall’omonimo fumetto di James O’Barr. Il film
segna l’ultima e più famosa interpretazione cinematografica di
Brandon Lee, morto accidentalmente a causa di un colpo di pistola
durante le riprese del film.
Proyas dovette ricorrere a trucchi
digitali e a controfigure per poter terminare l’opera,
raddoppiandone di fatto i costi. Lo strepitoso successo del film
ripagò più che abbondantemente le somme investite, arrivando ad
incassare in tutto il mondo la somma complessiva di circa 170
milioni. Vennero successivamente girati tre sequel: Il
corvo 2 – La città degli angeli (unico film a collegarsi
al primo), Il corvo 3 – Salvation e Il
corvo – Preghiera maledetta, che però non hanno mai raggiunto
il successo del primo capitolo.
Proprio quando tutti pensavamo che
il reboot de Il Corvo
(The
Crow) fosse in agonia, pronto ad essere
accantonato, ecco che oggi The Wrap rivela che dopo i
fallimenti della Relativity Media, lo studio
ha messo sotto contratto il regista Corin Hardy e
dando priorità dunque a quello che probabilmente sarà il primo film
post-fallimento della società.
Al momento pare che la produzione
dovrebbe partire nel mese di Marzo, anche se al momento deve ancora
trovare un attore che assuma il ruolo iconico di Eric
Draven, personaggio reso famoso dal ritratto sfortunato di
Brandon Lee). Gli attori Luke Evans e
Jack Huston hanno abbandonato ormai il film, ma
di Hardy è incoraggiante dato che il suo The
Hallow ha avuto ottime recensioni dal Sundance Film
Festival.
Oggi considerato tanto un film di
culto quanto un film maledetto,
Il
corvo, distribuito al cinema nel 1994, viene in
particolare ricordato per la tragica morte del protagonista
Brandon Lee. Il
suo stile e i suoi temi hanno però permesso alla pellicola di
affermarsi anche al di là di tale evento, venendo particolarmente
apprezzato da critica e pubblico. Il suo successo diede vita ad un
vero e proprio franchise, che include tre sequel e una serie
televisiva.
La storia è tratta da quella
dell’omonimo fumetto, pubblicato tra il 1988 e il 1989 da James
O’Barr. Questi vi lavorò per metabolizzare la
scomparsa della sua fidanzata, evento che venne riproposto nella
trama dell’opera. Le atmosfere cupe permisero al titolo di
diventare un grandissimo successo, attirando l’attenzione della
casa di produzione Miramax. Questa acquisì i diritti dell’opera,
dando così vita alla sua trasposizione cinematografica, diretta da
Alex Proyas, autore di film come Io, Robot e Gods of Egypt.
La morte di Lee finì naturalmente
con il rallentare la produzione, costringendo ad una revisione
all’ultimo di diverse pagine della sceneggiatura. Ciò che non si
perse, fortunatamente, fu il carattere simbolista del film. Questo
si rivelò infatti una delle principali chiavi di successo del film.
Gli spettatori, infatti, rimasero affascinati dalla malinconia
suscitata e descritta in modo tanto velato quanto d’effetto. Film
maledetto o meno, Il corvo rimane ancora
oggi un brillante esempio di cinema dark, in bilico tra la vita e
la morte.
Il corvo: la trama e il cast del
film
La vicenda è incentrata sulla
vendetta di Eric Draven (Brandon
Lee), divenuto, in seguito alla sua morte, guardiano
della dimensione che collega il mondo dei vivi a quello
ultraterreno. Un anno prima, la sua promessa sposa Shelly Webster
(Sofia Shinas), venne aggredita e uccisa da una
banda di criminali. Grazie alla sua nuova natura sovrannaturale e
ai poteri del corvo, Eric è ora in cerca dei responsabili, per
ucciderli senza pietà. La possibilità di ricongiungersi alla sua
amata nell’aldilà, infatti, è ciò che sprona il vendicatore a
compiere la sua missione. La sua ricerca, tuttavia, si rivelerà
complessa, ostacolata da deprecabili personaggi appartenenti al
mondo della criminalità e da terribili verità.
A ricoprire il ruolo del
soprannaturale vendicatore è Brandon Lee. Non tutti erano però entusiasti
della sua scelta. L’autore del fumetto, infatti, temeva che egli
non fosse idoneo alla parte, e che il film avrebbe finito per
rivelarsi un insuccesso. Quando incontrò l’attore con il trucco
applicato in volto, tuttavia, dovette ricredersi, trovandolo
perfetto. Il segreto del successo di tale trucco fu che ad
applicarlo sul suo volto fu lo stesso Lee. Tale operazione gli fu
suggerita dal regista, affermando che in tal modo avrebbe acquisito
un aspetto più realistico e meno preciso.
L’attore era poi particolarmente
affascinato dal ruolo e dalle sue caratteristiche. Per prepararsi
al giusto mood, decise di visitare numerosi cimiteri e ascoltò
molte canzoni del gruppo The Doors facenti riferimento alla morte.
Inoltre, per ottenere un aspetto trascurato ed emaciato si
sottopose ad una dura dieta. Con questa arrivò a perdere ben 18
chili, risultando così ancor più vicino alla natura del
personaggio. Il ruolo permetteva poi all’attore di distaccarsi
dalle sue precedenti interpretazioni, sempre legate alle sue
abilità con le arti marziali. Sfortunatamente, Il corvo, pur
rendendolo famoso in tutto il mondo, fu l’ultimo film della sua
vita.
Il corvo: la morte di Brandon
Lee
Sono ancora molti i nodi non
sciolti intorno alla tragica morte di Lee. Tutto ebbe inizio
quando, il 31 marzo del 1993, l’attore venne ferito erroneamente da
un colpo di pistola. Questa era tenuta dall’attore
Michael Massee, che interpretava
Funboy, durante la scena in cui il personaggio di Lee torna nella
sua abitazione per ricordare il momento della sua morte. Secondo le
ricostruzioni successive, l’incidente avvenne per via di una
concatenazione di sfortunati eventi, come anche della negligenza
dei membri della troupe addetti al controllo e alla preparazione
delle armi da fuoco.
Questi, avendo bisogno di
proiettili inerti per una scena, li costruirono togliendo innesco e
polvere da sparo da veri proiettili invece che comprarli già
pronti. Per errore, uno dei proiettili non venne però privato
dell’innesco e il revolver venne lasciato carico anche dopo la
scena. Quando il grilletto della pistola fu successivamente
premuto, l’innesco rimasto ebbe abbastanza forza da spingere
comunque l’ogiva fino a metà canna, inceppando l’arma. Al momento
della scena fatale, la pistola era caricata con proiettili a salve,
ma quando venne esploso il colpo, l’ogiva precedentemente
incastrata nella canna venne sparata contro lo stomaco di
Brandon.
Ciò portò alla morte
dell’attore, il quale fu anche sottoposto ad una lunga e vana
operazione di salvataggio. A Lee mancavano soltanto tre giorni al
termine delle riprese del film. La pellicola, dopo un periodo di
stop, fu infine completata grazie all’utilizzo di controfigure e di
un parziale riutilizzo delle riprese svolte sino a quel momento.
L’utilizzo della computer grafica, infine, aiutò nel rendere tutto
il più naturale possibile, evitando di evidenziare la sostituzione
dell’attore. A rendere ancor più inquietante la vicenda, vi è il
fatto che come il personaggio da lui interpretato, anche Lee era
prossimo alle nozze, le quali dovevano avvenire in seguito alla
fine delle riprese del film.
Il corvo: le differenze con il
fumetto, i sequel
Pur mantenendo la trama generale
del fumetto a cui è ispirato, il film presenta naturalmente diverse
differenze da questo. Molti degli eventi sono infatti stati
riadattati affinché assumessero una natura più cinematografica. Tra
questi vi è quello relativo alla morte del protagonista. Nel
fumetto ciò avviene in seguito ad un’aggressione casuale, mentre
nel film questa è premeditata. In particolare, poi, diversi
personaggi subirono radicali trasformazioni, tra cui Sarah,
aiutante del protagonista, che contrariamente alla pellicola nel
fumetto è invece completamente trascurata e disillusa.
Dato il grandissimo successo del
film, si decise in seguito di realizzare ben altri tre sequel. Il
primo, Il corvo 2, uscì al cinema nel 1996, seguito poi da
Il corvo 3 – Salvation, nel 2000, e da Il corvo –
Preghiera maledetta, nel 2005. Ognuno di questi presenta un
diverso protagonista e diverse vicende, sempre legate però alla
mitologia e alle tematiche dell’opera letteraria. Tra i film non vi
è però alcun legame di continuità. Inoltre, a differenza
dell’originale, questi sequel si rivelarono dei grandi insuccessi
tanto di pubblico quanto di critica. Recentemente, è però stato
confermato un nuovo adattamento del fumetto, diretto da
Rupert Sanders e con Bill Skarsgard
nel ruolo principale. L’uscita di questo film è prevista
per il 2024.
Il corvo in streaming, ecco dove
vedere il film
Per gli appassionati de Il
corvo, o per chi desidera vederlo per la prima
volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo
di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili.
Il film è infatti presente su Chili,
Prime Video e Now. In
base alla piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo.
Il reboot de Il Corvo
(The
Crow) continua ad incontrare una difficoltà
dopo l’altra. Dopo l’abbandono da parte di ben tre
protagonisti principali ed i problemi finanziari che hanno colpito
la Relativity, ora il film potrebbe perdere anche il suo
regista.
Il remake del film
Il Corvo
(The
Crow) di Alex Proyas del 1994
non riesce a trovare pace. L’ultimo regista ingaggiato,
Corin Hardy, sembra pronto ad abbandonare la
regia. La pellicola è attualmente senza una star, dopo l’abbandono
di Jack Huston. Dopo i tantissimi soldi spesi, i
diritti del film rimarranno alla Relativity per altri 18 mesi, ma
torneranno al produttore se non sarà entrato in produzione entro
quella data.
Non ci resta che attendere per
capire se questo reboot vedrà la luce o meno.
Dopo la conferma che Bill Skarsgård sarà Eric Draven nel prossimo
adattamento de Il Corvo, arriva la notizia che FKA
Twigs entra a far parte del progetto che sarà il più
importante della sua carriera d’attrice (FKA Twigs
è una musicista, principalmente).
Dopo aver trascorso anni
nell’inferno dello sviluppo attraverso attori, registi,
sceneggiatori e società di produzione, il moderno adattamento della
graphic novel di James O’Barr su un uomo risorto
per avere vendetta sui suoi aguzzini, vedrà di nuovo la vita.
Ed Pressman, produttore del film del 1994 di
Alex Proyas, ha recentemente annunciato che un
nuovo cast e una nuova troupe per il reboot de Il
corvo sarebbero stati rivelati “nel prossimo futuro” e le
notizie stanno cominciando ad uscire.
Rupert
Sanders dirigerà il progetto dopo aver lavorato in
Biancaneve e il cacciatore e nel remake americano
del 2017 di Ghost in the Shell. Zach
Baylin ha scritto la sceneggiatura ed è un’interessante
scelta dopo la sua nomination all’Oscar per King
Richard. Pressman torna al franchise come produttore,
affiancato da Malcolm Gray (co-produttore di
21 Bridges), con una produzione da 50 milioni di
dollari (stimata) che dovrebbe iniziare a giugno a Praga e Monaco.
In particolare, il ruolo di Eric Draven andrà a Bill
Skarsgård dopo quasi un decennio di tentativi di revival
del personaggio.
Skarsgård cercherà di onorare il
personaggio, che ha immortalato la carriera sullo schermo del
defunto Brandon Lee, un essere quasi invincibile
in cerca di vendetta per la sua fidanzata. Nuovi report indicano
che la controparte di Skarsgård nel riavvio non sarà altro che
l’artista inglese FKA Twigs, che ha fatto
irruzione nell’industria cinematografica con il suo ruolo di
debutto in Honey Boy al fianco di Shia
LaBeouf. Nel nuovo film Il Corvo, la
fidanzata di Draven sarà un personaggio reinventato, con Twigs che
fungerà da co-protagonista in un ruolo più ampio, ma i dettagli non
sono ancora chiari.
Continua la travagliata pre
produzione del remake de Il Corvo
(The
Crow) e oggi Deadline rivela che il
film che come sappiamo sarà ora diretto da Corin
Hardy, avrà nel cast Andrea
Riseborough per interpretare il villain Top
Dollar. Il personaggio secondo i dettagli rivelati sarà dunque
l’antagonista principale al personaggio protagonista, come avviene
del resto nella storia originale di Alex
Proyas nel quale il personaggio era interpretato da
Michael Wincott.
Come molti di voi sapranno ora
Il Corvo
(The
Crow) sarà interpretato dall’attore Jack Huston,
mentre Jessica Brown Findlay sarà Shelly.
Il Corvo
(The
Crow)sarà diretto da Corin
Hardy (The Hallow) e sceneggiato da Cliff
Dorfman. James O’Barr, autore del fumetto
originale da cui è tratto il film, sarà il consulente creativo
della pellicola. Al momento non è stata ancora ufficializzata
nessuna data di uscita.
Il remake de Il Corvo
(The
Crow), ultima pellicola interpretata
da Brandon Lee che nel corso delle
riprese perse drammaticamente la vita, è ufficialmente stato
sospeso a causa di problemi finanziari
della Relativity Media. Una notizia, questa,
che non fa altro che avvalorare la tesi di una vera e propria
maledizione pendente sul franchise basato sul fumetto firmato
da James O’Barr.
Le riprese di Il Corvo
(The
Crow), nonostante l’ennesimo abbandono da parte
dell’attore protagonista (questa volta Jack
Huston), avrebbero dovuto avere il via in primavera presso
gli studi Pinewood, tuttavia a causa di problemi finanziari
la Relativity Media si è vista costretta
a sospendere la produzione ed a destinare i diritti del film alla
vendita. Per ulteriori notizie in merito all’evolversi della
situazione non ci resta che attendere comunicazioni ufficiali.
Come molti di voi sapranno
Il Corvo
(The
Crow) sarà diretto da Corin
Hardy (The Hallow) e sceneggiato da Cliff
Dorfman. James O’Barr, autore del fumetto
originale da cui è tratto il film, sarà il consulente creativo
della pellicola. Al momento non è stata ancora ufficializzata
nessuna data di uscita. Nel cast ci saranno Jessica Brown
Findlay, che interpreterà Shelly, la ragazza di Eric, e
Andrea Riseborough, che sarà invece il villain Top
Dollar. Anche il premio Oscar Forest Whitaker
dovrebbe far parte del cast: l’attore, infatti, sarebbe in
trattative per il ruolo del sergente Darryl Albrecht, interpretato
nell’originale da Ernie Hudson.
Uno dei remake più discussi del
momento è senz’altro quello de Il Corvo,
The
Crow, (Il
Corvo) del quale abbiamo parlato qualche
settimana fa con il protagonista Luke Evans, che
ci ha rivelato le difficoltà produttive del progetto. Ebbene oggi
arrivano le parole del produttore Ed
Pressman, che ha confermato al The Hollywood
Reporter che le riprese del film inizieranno in primavera,
definendolo anche con un progetto di grande interesse per le nuove
generazioni e sottolineando che è quasi un “anti-Spider-Mam”. Ecco
le sue parole:
Poi a Luke Evans è stato chiesto qualcosa sul trucco…
“Mi sto preparando. Per il momento è tutto molto
fisico”
Vi ricordiamo che
The
Crow, (Il
Corvo)è infatti tratto da un comic
book firmato James O’Barr e che, nel
raccontare della tragica morte della coppia Eric
Draven e Shelly Webster, si ispira ad un
episodio che costò al fumettista la perdita della compagna. Il
nuovo film sarà diretto dal regista F. Javier
Gutierrez, e si baserà su uno script scritto
da Cliff Dorfman e si avvarrà della
collaborazione di James O’Barr come consulente creativo. Le
riprese del film dovrebbero iniziare nei prossimi mesi, mentre al
momento non è stata annunciata una data ufficiale di uscita.
In un lungo post su Facebook,
Proyas ha spiegato che Il
Corvo (The Crow) è
un film nato soltanto dalla forza e dalla volontà di
Brandon Lee. Il regista spiega che oltre a
collaborare su quel set, erano anche amici e che senza Lee, nessuno
avrebbe mai sentito parlare di questo fumetto underground. Il film
è stato completato dopo la morte dell’attore, in un incidente sul
set, e il regista lo ha fatto solo per l’amore che aveva per il suo
protagonista.
Alla fine del film, Proyas ha anche
rinunciato alla classica scritta “un film di“, volendolo
considerare “un film di Brandon Lee“, un po’ come accaduto
con Terry Gilliam e il suo Doctor
Parnassus, che all’inizio dei titoli di coda, ha voluto
che fosse scritto “un film di Heath Ledger e dei suoi
amici“. Anche per il film di Gilliam, infatti, il protagonista
morì durante le riprese.
Alex Proyas
conclude il suo post dicendo: “Per favore, lasciate che rimanga
un film di Brandon”.
Ecco il post del regista
del regista de Il Corvo
Nonostante l’accorato appello di
Proyas, sempre improbabile che il progetto venga interrotto a
questo punto.
Ricordiamo che nel corso di questi
anni tantissimi attori sono stati associati al remake del film, tra
cui Luke Evans, Tom Hiddleston, James McAvoy e Bradley Cooper, ma anche diversi registi
come Stephen Norrington, Juan Carlos
Fresnadillo e F. Javier Gutierez.
Il
Corvo (The Crow) (The
Crow) è un film del 1994 diretto da Alex Proyas, tratto
dall’omonimo fumetto di James O’Barr. Il film segna l’ultima e più
famosa interpretazione cinematografica di Brandon Lee, morto
accidentalmente a causa di un colpo di pistola durante le riprese
del film.
Proyas dovette ricorrere a trucchi
digitali e a controfigure per poter terminare l’opera,
raddoppiandone di fatto i costi. Lo strepitoso successo del film
ripagò più che abbondantemente le somme investite, arrivando ad
incassare in tutto il mondo la somma complessiva di circa 170
milioni. Vennero successivamente girati tre sequel: Il corvo 2 –
La città degli angeli (unico film a collegarsi al primo), Il
corvo 3 – Salvation e Il corvo – Preghiera maledetta,
che però non hanno mai raggiunto il successo del primo
capitolo.
Le riavvio de Il
Corvo“lascerà a bocca aperta le
persone” e potrebbe generare un universo condiviso, anticipa
il produttore Sam Pressman. Basato sulla serie di
fumetti di James O’Barr, la storia è stata già
adattata nel 1994 e vedeva Brandon Lee nei panni
di Eric Draven, un musicista assassinato che viene resuscitato da
un corvo mistico e cerca vendetta contro la banda che ha ucciso lui
e la sua fidanzata. Il Corvo fu un grande successo al botteghino e
divenne un classico di culto, anche se i suoi sequel non riuscirono
a ottenere lo stesso successo. Il riavvio è stato annunciato da
diversi anni e adesso dovrebbe essere atteso entro il 2024.
In una recente intervista
con Deadline, Sam Pressman ha fornito un
aggiornamento sul riavvio de Il
Corvo, spiegando:
“Il Corvo è stato una
parte centrale e integrante della nostra azienda e sono davvero
orgoglioso dei progressi e del lavoro svolto. Penso che il film
lascerà a bocca aperta le persone. I nostri partner vogliono
affrontarlo a 360°, che si tratti di videogiochi, di una serie
animata o di un universo, ma ha questa eredità cosmica che può
espandersi oltre una singola storia. Siamo finalmente a un punto in
cui possiamo davvero esplorare quelle altre strade perché è una
proprietà davvero unica in quanto non è un film in studio, non è un
film Marvel – è una specie di film
anti-Marvel. Ho le più grandi speranze
per questo e adoro davvero ciò che Molly Hassell ha realizzato fino
a questo momento e Rupert Sanders è un vero visionario.”
Il riavvio a lunga
gestazione di Il
Corvo è entrato in sviluppo per la prima volta
nel 2008 e nel corso degli anni ha vissuto un complicato processo
di produzione con numerosi registi, sceneggiatori e attori
collegati al progetto in vari momenti. Nel corso degli anni molti
attori sono stati associati al ruolo di Eric Draven, tra questi
anche Bradley Cooper, Luke Evans, Jack Huston e
Jason Momoa. Gli sceneggiatori che hanno lavorato
alle versioni precedenti della sceneggiatura includono addirittura
Nick Cave.
L’attuale iterazione del
riavvio de Il
Corvo è diretta da Rupert
Sanders con una sceneggiatura di Zach Baylin e Will
Schneider che è, ovviamente, basata sul fumetto di O’Barr. Il
riavvio vede protagonista Bill Skarsgard
nel ruolo principale, mentre FKA Twigs interpreta
il ruolo della sua fidanzata assassinata, Shelly. Isabella Wei
interpreta un nuovo personaggio chiamato Zadie, mentre
Danny Huston, Laura Birn, Sami Bouajila e
Jordan Bolger sono stati tutti scelti in ruoli non
rivelati. Le riprese del film sono terminate l’anno scorso, molto
prima dell’inizio dello sciopero degli attori, e la sua uscita è
attualmente prevista per il 2024.
Arrivano aimé due buone notizie per
il remake del Corvo The
Crow. La prima riguarda la controversia legale
sui diritti del nuovo adattamento dell’opera. E’ di ieri la notizia
che la Relativity Media e The Weinstein Company hanno risolto il
problema e che sono pronte ora a produrre il film.
La seconda notizie è che questo ha
creato un indotto e le cose si stanno muovendo rapidamente, tanto
che la pellicola ha ora un nuovo regista, F. Javier
Gutierrez, e un nuovo sceneggiatore, Jesse
Wigutow. L’obiettivo è quello di andare sul set in
autunno. Ora non resta che aspettare notizie sul casting, vi
ricordiamo che il progetto è stato abbandonato da Bradley
Cooper.
Arrivano notizie fresche sul tanto
chiacchierato remake de Il Corvo The
Crow, e sul suo
possibile cast di attori. Infatti, secondo quanto rivela The
Schmoes Know lo studios che produce il remake vorrebbe
nel cast Norman Reedus (The
Walking Dead) come Eric Draven.
Ovviamente questi sono solo rumors,
ma se confermati significherebbe che non sarà più Luke
Evans il protagonista. Ma non è tutto, sembra infatti che
la produzione sia intenzionata ad ingaggiare
anche Kristen Stewart per la parte di
Shelly, l’amore perduto del protagonista. Anche se sembra che
quest’idea sia tramontata sul nascere perché riterrebbero la
Stewart non particolarmente attraente per il target di riferimento
del film.
Vi ricordiamo che al momento queste
sono solo speculazioni, anche se vedere Norman
Reedus nei panni del Corvo non ci dispiacerebbe.
Rimaniamo in attesa di ricevere nuovi sviluppi dalla produzione del
film.
Il noto sito americano The
Wrap conferma in via ufficiale che l’attore Luke
Evans non sarà più il protagonista del discusso
rebootThe
Crow, (Il Corvo).
Probabilmente le motivazioni di questo abbansono sono dettate dai
continui riinvii sul film e incombatibilità con la lavorazione
attuale.
Dunque dopo i vari cambi alla regia, ora la Relativity
Media dovrà trovare un nuovo protagonista per il remake
del film tratto dall’omonima graphic novel.
Si è tenuta ieri sera a Los Angeles
(a partire dalle 3.30 ora italiana) la premiere mondiale de
Lo
Hobbit: La Desolazione di
Smaug. Ovviamente presenti al grande evento
c’erano tutti gli attori che hanno partecipato al film, in
particolare Luke Evans, new entry nel cast e
interprete di Bard l’Arciere ha parlato, alla fine della breve
intervista da tappeto rosso, del suo futuro.
Ecco cosa ha detto l’attore:
“Ho appena finito di girare Dracula, è stato molto impegnativo.
Per cui ora sono un po’ stanco. A breve comincerò con le riprese de
Il Corvo, sono molto
impegnato!”
Smentite quindi le voci che
volevano un cambiamento alla testa del progetto con l’attore di The
Walking Dead Norman Reedus al posto di Evans nei
panni di Eric Draven.
Trama: Le avventure di Bilbo
Baggins e della compagnia di dodici nani di Thorin Scudodiquercia,
formata da Balin, Dwalin, Kili, Fili, Dori, Nori, Ori, Oin, Gloin,
Bifur, Bofur e Bombur. Il gruppo deve recuperare il tesoro posto
nel cuore della Montagna Solitaria, sorvegliato dal drago
Smaug.
Per la rubrica visioni in corto, vi
proponiamo il primo cortometraggio in italiano del genio creativo
di Tim Burton. Nel corto viene esplicitamente citato Edgar Allen
Poe. Godetevi il filmato:
BIM Distribution
ha diffuso il trailer ufficiale de
Il Corsetto Dell’Imperatrice, l’annunciato nuovo film
con Vicky Krieps e diretto da Marie Kreutzer,
candidato agli EFA come Miglior film, miglio regia e miglior
attrice. Un film di Marie Kreutzer con
Vicky Krieps, Premio Un Certain
Regard per la migliore interpretazione al Festival
di Cannes 2022 e acclamata protagonista de Il filo
nascosto.
L’imperatrice Elisabetta d’Austria
è idolatrata per la sua bellezza e famosa in tutto il mondo per
essere una fonte di ispirazione per le nuove tendenze di moda. Ma
nel 1877, ‘Sissi’ celebra il suo quarantesimo compleanno e deve
combattere per preservare la sua immagine pubblica allacciando il
suo corsetto in modo sempre più stretto. Mentre, nonostante il suo
volere, il suo ruolo si riduce a mero atto performativo di
presenza, la sete di conoscenza di Elisabetta e il suo entusiasmo
per la vita la rendono sempre più irrequieta a Vienna. Inizia a
viaggiare in Inghilterra e in Baviera, si reca a fare visita ad ex
amanti e amici di vecchia data, alla ricerca dell’eccitazione e
della determinazione che provava in gioventù. Con un avvenire di
doveri strettamente cerimoniali già fissato che l’attende,
Elisabetta si ribella contro l’immagine iperbolica di se stessa e
architetta un piano per tutelare il suo lascito culturale.
Presentato in anteprima al Festival di Cannes 2022 nella sezione
Un Certain Regard, da qualche mese Il
corsetto dell’imperatrice mantiene alta la sua reputazione
nel circuito dei Festival di cinema, soprattutto per quanto
riguarda l’interpretazione della splendida Vicky
Krieps, qui nei panni dell’Imperatrice Elisabetta
d’Austria, moglie di Francesco Giuseppe
I, conosciuta ai più semplicemente come
Sissi.
Il corsetto dell’imperatrice: una vita “ristretta”
Il destino da cui
Sissi avrebbe voluto sfuggire – era stata scelta
come propria sposa dall’imperatore Francesco Giuseppe, che avrebbe
dovuto sposare la sorella Nenè – è il fulcro tematico del film di
Marie Kreutzer, regista austriaca che guarda con
occhio disincantato dal punto di vista storico, ma non esente da
rielaborazioni favolistiche, la storia del suo Paese.
Il titolo del film si ispira a uno
degli accessori più infelicemente utilizzati da
Sissi soprattutto negli ultimi anni di vita: il
corsetto, rigorosamente strettissimo a sottolinearne il
punto vita, il fisico scolpito dai rigidi allenamenti e dalla dieta
pressante cui si sottoponeva l’Imperatrice, cercando di
riposizionare il suo esercizio del potere dalla sfera sociale a
quella privata. Il film della Kreutzer è forse il
primo in assoluto a togliere vita al personaggio di
Sissi, a volerne mostrare le pieghe nell’animo,
quelle che gli studi storici hanno sempre messo in evidenza ma i
prodotti audiovisivi hanno voluto accuratamente non considerare,
scegliendo di romanticizzare la relazione tra Elisabetta e
Francesco Giuseppe.
La Sissi de
Il corsetto dell’imperatrice non si perde nella
lettura, non impara, sa già le lingue, non si entusiasma per
niente; non ha più un ruolo – ma riflette nella sua persona la
decadenza di un Impero – non si reca più in Ungheria, non è stimata
dal popolo.
Uno sguardo che è prigione ma anche desiderio
Nelle nuove idee audiovisive di
biopic, quali i recenti Blonde e Spencer, c’è sempre un eccesso di emozione,
che sia paura, ribellione, angoscia, depressione: nella
rielaborazione di Kreutzer, c’è solo apatia. Tutti
i personaggi parlano allo stesso modo, non vi è colonna sonora – se
non qualche aggiunta musicale lontana da ogni caratterista sulla
scena – e che intima agli spettatori di andarsene via, di non
fermarsi ad ascoltare la storia di una donna che non voleva essere
più guardata – a dispetto del culto della bellezza da cui
Sissi era diventata ossessionata e del suo
desiderio inconscio di bramare lo sguardo altrui su di sè, piegando
il concetto di vanità esteriore alla necessità di sentirsi
compresi.
La Hofburg –
residenza della coppia imperiale per gran parte dell’anno e che
Sissi considerò sempre una prigione – assume ne
Il corsetto dell’imperatrice i connotati
dell’ospedale psichiatrico: quelli a cui fa visita spesso, che
cerca di sostenere anche economicamente; c’è qualcosa che la attira
nella condizione di isolamento dei pazienti, che le ricorda
l’anomia dei palazzi che abita, in cui le aspirazioni e gli
obiettivi tanto privati quanto sociali rimangono indeterminati e
l’ormai limitatissimo vigore del potere imperiale assume
concretezza.
Una storia che non esiste
Quella di Marie
Kreutzer è una Sissi che non viene mai
chiamata così: è una “semplice” Imperatrice, il cui ruolo
socio-politico è stato ridotto a mera performance; mancano i tratti
tipici della sua persona, la vitalità e l’ardore con cui studiava e
imparava. Non è mai in un posto fisso, eppure non visita mai quelli
che erano notoriamente il suo rifugio o, se vi si reca, ne calpesta
il suolo in punta di piedi, senza essere effettivamente presente
dal punto di vista psicologico.
Siamo di fronte a un personaggio
totalmente scollegato da ogni affetto e location che le è stata
imposta: non riesce mai a stabilizzarsi sul minimo livello di
contatto affettivo, neanche con i figli, appena con le damigelle –
che piegherà a sua immagine e volontà. Nella sceneggiatura de
Il corsetto dell’imperatrice, non verranno mai
espressamente dichiarati i disturbi alimentari e psichici di cui
Elisabetta soffriva e le violenze che imponeva a
se stessa: sono flagelli che rimangono paradossalmente suggeriti,
che lo spettatore deve silenziosamente cogliere, arrivando ad
accettare che Sissi non riuscirà mai a
esplicitarli nè ai personaggi sulla scena nè a noi fruitori della
storia che vorrebbe solo fosse sua, senza nessun disturbatore
esterno.
Un corsetto che, a dispetto delle
piaghe sul corpo, più viene stretto meno dolore provoca: essere
Imperatrice non è un compito per tutti e chi non lo hai mai
desiderato in primo luogo decide di disfarsene così. Sissi stringe,
si autoflagella, rende pressante ogni circostanza per lasciare
andare tutto; si butta a capofitto nel mare dell’anonimato, dove
può mimetizzarsi e delegare la scrittura della sua storia a noi
spettatori, senza indicazioni chiare. Inventiamo, prendiamo in
giro, riscriviamo: questo è ciò che avrebbe voluto
Sissi e che a
Elisabetta è sempre stato negato.
Sono passati oltre 10 anni da
Gran
Torino, da quel capolavoro che doveva essere il suo
addio al cinema, eppure Clint Eastwood non si è ancora stancato di
portare l’America sul grande schermo, e così torna al cinema con
Il Corriere – The Mule.
L’attore e regista torna in doppia
veste, dietro e davanti alla macchina da presa, e racconta di Earl
Stone (Clint
Eastwood), un uomo di 90 anni che si ritrova senza
soldi, in pessimi rapporti con la famiglia, colmo di rimpianto per
come ha lasciato andare in pezzi i suoi affetti. Per risolvere i
suoi problemi economici, decide di accettare un lavoro per un
cartello della droga messicano, finendo per fare il “mulo”, ovvero
un corriere della droga.
Tratto da una storia vera, il
nuovo film di
Clint Eastwood, dal 7 febbraio al
cinema, è un’altra fotografia degli Stati Uniti, di un
sogno americano che ormai vive soltanto sulla pelle di chi ha visto
cambiare il Paese sotto i propri occhi, ed è inevitabile pensare
che Earl è un po’ lo stesso Clint. Se da una parte abbiamo un
reduce, sopravvissuto, che non si connette con la realtà che è
cambiata, che perde completamente ogni filtro ma rimane fedele alla
sua indole educata e gentile (chiama “negri” una coppia di
afroamericani con l’auto in panne, quando si ferma ad aiutarli, sul
ciglio della strada), dall’altra abbiamo un uomo che con la sua
stessa esistenza mantiene viva la testimonianza di ciò che è stato
il cinema e la Storia di quel Paese.
Se all’inizio del film Earl ci
appare come un vecchio solitario e immediato nei modi e
nell’approccio, dopo un po’ cominciamo ad avvertire il suo
rimpianto, il suo rimorso nei confronti di quei valori familiari
che ha sempre messo da parte per un egoismo intrinseco, che lo
spingeva sempre lontano dalla moglie e dalla figlia. E infatti,
adesso, la moglie (diventata ex) non fa altro che rimproverarlo per
il passato, mentre la figlia ha completamente smesso di
parlargli.
Questo atteggiamento netto nei
confronti del personaggio, non solo da parte dei familiari, ma
anche da quella di tutti gli altri personaggi che interagiscono con
lui (il poliziotto della DEA Bradley Cooper o il boss del cartello Andy Garcia) crea una situazione in cui
l’unico ad essere vivo e mobile è lo stesso protagonista, il
monumentale Eastwood, mentre gli altri personaggi sono tutte
figurine, stereotipi che non vengono approfonditi né tratteggiati
come si dovrebbe, con il risultato di eliminare quasi completamente
il dialogo del film.
E il film è effettivamente un
monumento al cinema dell’icona americana: la regia asciutta, i
campi larghi e i ritmi da western, la tensione che cresce
soprattutto nella seconda parte, ma anche i momenti di feroce
ironia, le risate di gusto su alcuni scambi (la sceneggiatura è di
Nick Schenk, lo stesso di
Gran Torino), ogni parte è messa al posto giusto
dall’occhio essenziale dell’Eastwood regista, che è poi quello che
più ama il pubblico. Il Corriere – The Mule è un
inno che Clint Eastwood innalza a se stesso,
semplicemente mettendosi in gioco, senza ostentare grandezza o
prodigi, ma semplicemente continuando a raccontare e a raccontarsi
come testimone vivente di un mondo (del cinema e non solo) che non
esiste più.
Negli ultimi anni, il regista premio
Oscar Clint Eastwood si è
concentrato nel dar vita ad una serie di acclamati film biografici,
attraverso cui esalta tematiche come il patriottismo e la guerra
contro le ingiustizie. Titoli come American Sniper,
Sully, Richard Jewell o J. Edgar sono solo
alcuni dei più brillanti esempi di questo genere. Tra questi si
annovera anche Il
corriere – The Mule (qui la recensione), da lui
diretto e interpretato nel 2018. Questo nuovo lungometraggio ha
rappresentato il ritorno di Eastwood come attore dopo sei anni di
sole regie.
La volontà di recitare come
protagonista è motivata qui dalla presenza di un personaggio che
solo lui avrebbe potuto interpretare: un anziano temerario capace
di rinnovarsi e rispondere con vigore all’ingiustizia di un Paese
che abbandona i più fragili. Per quanto macchiatosi di crimini, il
protagonista interpretato da Eastwood è dunque un soggetto non
disposto a farsi mettere i piedi in testa. La vicenda, tanto
incredibile quanto adatta allo spirito tenace di Eastwood, è in
realtà tratta da una storia vera, raccontata dal giornalista
Sam Dolnick nel suo articolo dal titolo The
Sinaloa Cartel’s 90-Year-Old Drug Mule.
Il film ha dunque rappresentato per
Eastwood non solo una nuova occasione per tornare a recitare, ma
anche per portare avanti il suo elogio di chi si ribella ad una
società nella quale è sempre più difficile riconoscersi. In questo
articolo, approfondiamo dunque alcune curiosità relative a
Il corriere – The Mule. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
storia vera. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Protagonista del film è Earl
Stone, un ottuagenario reduce della Seconda guerra
mondiale. Con la passione per la guida e per i fiori, egli svolge
ormai da anni il mestiere di floricoltore, riponendo più interesse
in tale attività che non nella propria famiglia, composta
dall’ormai ex moglie Mary, dalla figlia
Iris e dalla nipote Ginny. Con il
passare degli anni, Earl si vede però costretto a chiudere la sua
attività imprenditoriale, che gli è stata pignorata a causa degli
scarsi incassi. La sua unica possibilità di salvezza sembra legata
a un lavoro per cui gli viene chiesto semplicemente di guidare una
macchina. Ben presto, però, Earl scoprirà di essere diventato un
corriere della droga.
Ad interpretare Earl Stone vi è
proprio Clint Eastwood, che non recitava dal 2012,
anno di Di nuovo in gioco. Il corriere – The
Mule è inoltre stata per lui una nuova esperienza come
regista e attore, cosa che non avveniva dal 2008 con Gran Torino. Come sempre,
egli si è preparato al ruolo con grande dedizione, ricercando
informazioni sul vero Leo Sharp, al fine di poter esaltare tutta la
sua umanità in contrasto alle vicende che gli si oppongono. Nei
panni della moglie Mary, invece, compare l’attrice Dianne Wiest, mentre ad
interpretare la figlia Iris vi è Alison Eastwood.
Quest’ultima, vera figlia del regista, aveva già recitato con il
padre per il film Corda tesa.
Nel ruolo di Ginny Stone, la nipote
di Earl, vi è invece la giovane Taissa Farmiga, celebre
per i suoi ruoli nella serie antologica American Horror
Story. Il corriere – The Mule segna invece la
seconda collaborazione tra Eastwood e l’attore Bradley Cooper dopo
American Sniper. Cooper interpreta qui l’agente Colin
Bates, mentre Michael Peña è il suo
collega Trevino. Laurence
Fishburne – Morpheus in Matrix – è invece l’agente
Warren Lewis. Nei panni del boss del cartello di droga, Laton, vi è
invece l’attore Andy Garcia.
Questi affermò di essere stato pronto ad accettare qualsiasi ruolo
pur di lavorare con Eastwood. Ignacio Serricchio,
infine, è presente nei panni di Julio Gutierrez.
In Il
corriere – The Mule, l’Earl Stone di Eastwood è basato
su Leo Sharp, conosciuto all’interno del Cartello
di Sinaloa come El Tata. Sharp era un veterano
della Seconda Guerra Mondiale che, dopo il fallimento della sua
compagnia aerea, era diventato un pioniere dell’orticoltura,
occupandosi in particolare di daylilies. Ma quando anche questa
attività cominciò a fallire, fu reclutato nel traffico di droga e
fu così bravo da diventare una specie di mito all’interno del
cartello. È poi però stato arrestato dalla DEA e condannato a tre
anni di carcere, di cui uno scontato.
Leo è infine stato rilasciato nel
2015 perché era un malato terminale ed è morto nel 2016 all’età di
92 anni. L’agente Bates (interpretato da Bradley Cooper) è invece basato sull’agente
speciale della DEA Jeff Moore, che ha catturato
Sharp nel 2011. L’arresto di Stone è avvenuto proprio come mostrato
nel film: è stato sorpreso su un’autostrada interstatale mentre
guidava un pick-up Lincoln. Dopo l’arresto, Sharp si è dichiarato
colpevole delle accuse, ma ha cercato di evitare il carcere vero e
proprio offrendosi di pagare la multa coltivando papaya hawaiane
per il governo degli Stati Uniti.
Nel film, invece, il protagonista si
assume in pieno la responsabilità di quanto compiuto. Ad ogni modo,
come mostrato nel film, è stato in grado di mantenere la sua
fattoria di ninfee mentre era in prigione. Ad ogni modo, sebbene
Il corriere – The Mule sia ispirato a una storia
vera, ci sono delle modifiche che vengono apportate. Lo Stone di
Eastwood è puramente fittizio e il modo in cui viveva la sua vita
quotidiana è stato creato per il film. Rimane solo il nocciolo
della storia vera, ovvero che Sharp era un anziano veterano di
guerra che iniziò a trasportare droga attraverso il Midwest.
La moglie, la figlia e la nipote
presenti in Il corriere – The Mule sono state
del tutto inventate. Eastwood ha anche cambiato molto di ciò che è
accaduto durante i viaggi, poiché non c’era modo di sapere cosa
fosse successo quando Sharp era da solo. Il più grande cambiamento
rispetto alla storia vera è però che il film lo mostra impegnato
solo in una dozzina di spedizioni in totale nell’arco di diversi
mesi. In realtà, Stone ha gestito la droga per 10 anni come uno dei
maggiori corrieri del cartello.
Questa è stata probabilmente la
causa della sua condanna al carcere, anche all’età di 90 anni. Il
procuratore Christopher Graveline ha spiegato
l’accaduto in un’intervista (via USA Today): “Veniva pagato
circa mille dollari per ogni chilo che consegnava, e il suo carico
normale era di circa 250 chili a Detroit. La gente dovrebbe
rendersi conto che il film è stato romanzato rispetto a ciò che è
realmente accaduto con Leo Sharp”. In entrambe le versioni,
Stone/Sharp spendeva molti dei suoi soldi per aiutare gli altri,
quasi come un moderno Robin Hood.
Il trailer e dove vedere il film in
streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Il corriere – The
Mule è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Apple Tv e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
venerdì 13 settembre alle ore
21:00 su Iris.
Protagonisti di Il
Corriere – The Mule un cast stellare che comprende il
candidato all’Oscar Laurence Fishburne (Tina –
What’s Love Got to Do with It, Black-ish per la TV) che interpreta
un agente speciale della DEA; Michael Peña
(Ant-Man and the Wasp, Narcos per Netflix) che interpreta un suo collega; il premio
Oscar Dianne Wiest (Pallottole su Broadway, Hannah
and Her Sisters, Life in Pieces per la TV) che interpreta la ex
moglie di Earl; Alison Eastwood (Rails & Ties) che
interpreta la figlia di Earl; Taissa Farmiga (The
Nun) che interpreta la nipote di Earl e Ignacio Serricchio (Lost in
Space per Netflix, The Wedding Ringer) che interpreta l’assistente
di cartello di Earl.
Il
Corriere – The Mule racconta di un orticoltore di 90
anni e veterano della seconda guerra mondiale che è stato
sorpreso a trasportare cocaina per un valore di $ 3 milioni per un
cartello messicano della droga attraverso il Michigan. Il film è
scritto da Nick Schenk ed è prodotto da Jillian
Apfelbaum, Clint Eastwood, Dan Friedkin, Jessica Meier, Tim
Moore, Kristina Rivera e Bradley Thomas. Ruben Fleischer, Todd
Hoffman e David Bernad sono executive producer.
Warner Bros. Entertainment
Italia presenta l’edizione home video dell’ultimo lavoro
del Premio Oscar Clint Eastwood, Il Corriere – The Mule, disponibile
in DVD, Blu-Ray e 4K Ultra HD dal 13
giugno. La storia di un uomo pronto a rischiare tutto per
la sua famiglia, un viaggio on the road per le strade dell’America.
Ispirato a una toccante storia vera, Il Corriere segna il
ritorno di Clint Eastwood davanti e dietro la
cinepresa. Una nuova prova da attore, a quasi dieci anni
dall’acclamato Gran Torino del 2009, diretto da Eastwood,
che ha conquistato nuovamente il cuore di pubblico e critica.
La vicenda di Earl Stone, il più
anziano corriere della droga, disposto a tutto pur di aiutare la
sua famiglia, rappresenta anche un grande omaggio al cinema di
Clint Eastwood. Per viverlo al meglio Warner Bros.
Entertainment Italia propone il film in più edizioni. Il
formato 4K Ultra HD, con la sua altissima
definizione, garantisce immagini spettacolari e brillanti, e un
sonoro pulito per offrire la massima immersione all’interno della
storia. Tra i contenuti speciali del DVD troviamo
uno speciale Making of Il Corriere – The Mule: Nobody Runs
Forever che ci porta a scoprire tutti i segreti del dietro
le quinte del film e ci permette di ammirare il maestro Eastwood
all’opera sul set, mentre dirige la troupe e mentre dà vita al suo
nuovo, iconico, personaggio. All’interno dell’edizione
Blu-Ray, si trova anche il video musicale di
Don’t Let the Old Man In, la toccante ballata di
Toby Keith che accompagna gli ultimi fotogrammi
del film. Un inno, ispirato da una conversazione tra il musicista e
Clint Eastwood, che invita a “non fare entrare il vecchio uomo” ma
a vivere la vita con freschezza.
Per omaggiare la forza del film e
il cinema di Clint Eastwood è prevista anche una speciale edizione
in Blu Ray Steelbook, con copertina in metallo ed
esclusivo artwork a rendere imperdibile il formato. Un’edizione
perfetta per gli amanti del grande cinema e per i collezionisti.
Eastwood (Gli spietati, Million Dollar Baby,
Sully, American Sniper) è affiancato nella sua prova d’attore
da un cast d’eccezione come i candidati all’Oscar Bradley Cooper
(A Star Is Born, American Sniper), Laurence
Fishburne (Matrix, Tina-What’s Love Got to Do With
It), oltre a Michael Peña (American
Hustle, Cesar Chavez), e alla vincitrice
dell’Oscar Dianne Wiest (Hannah e le sue sorelle,
Proiettili su Brodway) e il candidato all’Oscar Andy
Garcia (Ocean’s Eleven, Il Padrino: parte
III).
Ispirato da una storia vera,
Eastwood ha diretto
Il Corriere – The Mule a partire da una
sceneggiatura di Nick Schenk (Gran
Torino). Eastwood figura anche tra i produttori con la sua
Malpaso Production assieme a Tim Moore, Kristina Rivera e Jessica
Meier e Dan Friedkin e Bradley Thomas della Imperative
Entertainment. I produttori esecutivi del film sono Dave Bernad,
Ruben Fleischer, Todd Hoffman e Aaron L. Gilbert. Il film è
co-prodotto da Jillian Apfelbaum e David M. Bernstein. Il team di
Eastwood dietro le quinte è composto dal direttore della fotografia
Yves Bélanger (Brooklyn, Dallas Buyers Club) lo scenografo Kevin Ishioka
(Ore
15:17 – Attacco al treno), insieme alla costumista Deborah
Hopper e il montatore vincitore dell’Oscar Joel Cox (Gli
Spietati).
Il Corriere – The
Mule, la trama
Eastwood interpreta Earl Stone,
un uomo di circa 80 anni rimasto solo e al verde, costretto ad
affrontare la chiusura anticipata della sua impresa, quando gli
viene offerto un lavoro per cui è richiesta la sola abilità di
saper guidare un auto. Compito semplice, ma, ciò che Earl non sa è
che ha appena accettato di diventare un corriere della droga di un
cartello messicano. Nel suo nuovo lavoro è bravo, così bravo che il
suo carico diventa di volta in volta più grande e per questo motivo
gli viene assegnato un assistente. Questi non è però l’unico a
tenere d’occhio Earl: il misterioso nuovo “mulo” della droga è
finito anche nel radar dell’ efficiente agente della DEA, Colin
Bates. E anche se i suoi problemi di natura finanziaria
appartengono ormai al passato, i suoi errori affiorano e si fanno
pesanti nella testa, portandolo a domandarsi se riuscirà a porvi
rimedio prima che venga beccato dalla legge… o addirittura da
qualcuno del cartello stesso.
Il coraggio di Blanche è un
film francese diretto nel 2023 da Valérie Donzelli. La
regista è più conosciuta in Italia come interprete del film La
guerra è dichiarata, candidato agli Oscar come miglior film
straniero nel 2012. Il titolo originale della pellicola è
L’amour et les forêts, come il romanzo di Eric
Reinhardt a cui la sceneggiatura è liberamente ispirata e
proprio per questo premiato come miglior adattamento
cinematografico ai premi César 2024. L’amore e i boschi: una dicotomia
che è un peccato perdere nella traduzione (ma sappiamo che la
storia degli adattamenti di titoli in lingua straniera in italiano
non è tra le più felici, basti pensare al caso di Se mi lasci ti cancello). Da una parte l’amore,
dall’altra le foreste, in un’immagine che raccoglie un intero
racconto. Se ci troviamo a vagare nei boschi, fisici o psicologici
che siano, siamo soli: l’amore è rimasto altrove e il nostro io più
profondo con lui.
Il coraggio di Blanche: una storia
universale e singolare
Quando si affronta un film sulla
violenza di genere sembra sempre di averlo già visto. Perché solo
due sono i finali possibili per le donne che ne sono vittime,
ritrovarsi o perdersi del tutto, e perché la storia si snoda
sempre, inevitabilmente, attraverso una serie di fasi che vanno
dall’innamoramento, all’allontanamento dai propri cari,
all’insinuarsi dei primi dubbi della coscienza inascoltati
dall’anima che vuole amare, all’emergere inequivocabile della
violenza. Dalla fiaba all’incubo, senza una sosta di coscienza alle
varie stazioni, senza passare dal via.
Eppure non tutto è già stato visto,
non tutto è già stato vissuto e il cinema rivendica il diritto di
raccontare una storia universale in maniera singolare: in questo
caso alla maniera di Blanche, la protagonista, interpretata da
Virginie Efira, anzi: doppiamente interpretato da Virginie
Efira che presta il volto anche alla sorella gemella di Blanche,
Rose. Non è un caso che si scelga di inserire nella sceneggiatura
questo particolare: i legami fra gemelli omozigoti sono tra i più
forti e indissolubili eppure l’incontro con Grégoire Lamoureux
(Melvil Poupaud) riesce a insinuarsi anche in questa
relazione e ad allargare sempre più la distanza tra le due sorelle.
I nomi dei protagonisti svelano un gioco di parole che sembra
sottolineare come sia necessario fare attenzione alle apparenze:
‘l’amoureux’ significa infatti ‘l’innamorato’, mentre il cognome di
Blanche, ‘renard’, significa ‘volpe’, ma i ruoli fanno presto a
capovolgersi. O forse la piccola volpe non ha voluto vedere né
sentire? ‘L’amavo fino alle lacrime che le facevo versare’ recita
l’uomo nella prima notte d’amore. Gli abbracci, i sussurri, il
contesto: tutto sembra perfetto finché arrivano esili segnali che
solo l’ispessimento della ripetizione nel tempo rende visibili.
Blanche non è libera nemmeno di
annunciare alla sorella gemella la felicità di una gravidanza,
senza accorgersi che il mondo dell’uomo di cui si è innamorata si
sta richiudendo attorno a lei senza via di scampo. Come le brezze
leggere che si avvertono nelle stanze dalle finestre chiuse senza
capire da dove siano entrate, così Blanche avverte dubbi e
sensazioni a cui non riesce a dare un nome e va avanti, fino a
quando si accorge che ogni fibra del suo corpo è satura di un
sentimento ineludibile che non è più l’amore, quanto lo smarrimento
di chi si trova a vagare nella foresta perché ha smarrito la
strada.
Il coraggio di riconoscersi come
vittima
In una delle scene di violenza più
feroci del film Blanche scorre le mani sui dorsi dei libri quasi a
chiedere difesa a tutta la poesia e la letteratura di cui si è
nutrita e che l’hanno resa una donna autonoma, capace di
comprendere il mondo e le sue sfumature. Eppure né la sua
educazione, né il suo lavoro, niente di tutto quello che ha saputo
costruire nella vita sono bastate a tenerla lontano dall’orrore che
sta vivendo.
A trasmetterle la consapevolezza che
si stava abbandonando all’amore più che al suo portatore e che
adesso ne è vittima. Vittima: una parola che le donne che subiscono
violenza, soprattutto quella psicologica, fanno fatica a
pronunciare, attribuirsi, perché vengono invece sempre accusate di
essere colpevoli dell’infelicità dell’uomo che non sanno amare
abbastanza. Abbastanza: un’altra parola importante che arriva come
una liberazione quando qualcuno, qualcosa, dentro di noi, forse può
arrivare a salvarci. Il coraggio forse, con l’augurio che tutte
possano trovare il coraggio di Blanche.
Gli ultimi giorni della
77ma Edizione della Mostra di Arte Cinematografica
sono al centro della produzione di RS Productions: il
documentario “Il Coraggio del
Leone” ha come protagonista lo sguardo
privilegiato della madrina del Festival 2020,
Anna Foglietta, sulle ultime giornate dell’evento
storico che si è concluso con grande successo il 12 settembre
scorso. Il documentario diretto da Marco Spagnoli aprirà
ufficialmente la XVII edizione del Biografilm Festival a Bologna
nella serata di pre-apertura il 3 giugno in anteprima mondiale.
La città di Venezia con la sua bellezza e il suo fascino avvolge
il racconto che segue l’interazione di tutte le persone che hanno
reso possibile la Mostra, a partire dal Presidente della Biennale
Roberto Cicutto e dal Direttore Artistico
Alberto Barbera, a dispetto da quanto accaduto, ma
– soprattutto – ci permette di incontrare professionalità
altrimenti sconosciute che costituiscono la spina dorsale di un
evento che da novanta anni rappresenta la bandiera dell’industria
cinematografica internazionale.
Produttori associati sono la stessa Foglietta con la sua società
Blue One, Daniele Orazi con la sua DO
Cinema e Andrea Zoso. La fotografia è di
Niccolò Palomba (Enrico Lucherini – Ne ho fatte di
tutti i colori: The Italian Jobs), il montaggio è di Jacopo Reale
(Walt Disney e l’Italia – Una storia d’amore, Cecchi Gori – Una
famiglia italiana) e le musiche sono del musicista italo-americano
Max Di Carlo.
IL CORAGGIO DEL LEONE – Sinossi
Il Documentario si pone l’obiettivo
di mostrare agli occhi di tutti gli spettatori come il Festival
Cinematografico di Venezia (Venezia 77), evento internazionale di
primaria importanza nel mondo del cinema, non si sia arreso e
caparbiamente sia stato realizzato, a dispetto del mondo intorno,
del Covid-19 e della grande incertezza che domina la situazione
globale. Lo sguardo privilegiato su questo evento è quello di
Anna Foglietta, una delle principali attrici italiane,
che – pur affrontando in maniera elegante il ruolo glamour di
madrina del Festival – non perde di vista quella concretezza e
quella profonda umanità che la fanno amare dal pubblico del nostro
paese.
Per entrare al meglio nella
Spooky season, le settimane che precedono Halloween, cosa
guardare di meglio se non un film dell’orrore! Netflix ha aggiunto per l’occasione
nuovi contenuti ad hoc: oltre alla miniserie La caduta della Casa degli
Usher vi è anche Il convegno. La
pellicola svedese, diretta da Patrik Eklund e
tratta dall’omonimo romanzo dello scrittore Mats
Strandberg, riprende alcuni degli elementi classici degli
horror slasher: un gruppo di persone in mezzo al bosco, un
assassino psicopatico che cerca di ammazzare più persone possibili,
un clima vagamente di suspense. Nel cast ritroviamo principalmente
figure note nel solo panorama nazionale: Adam
Lundgren è nei panni di Jonas, mentre Katia Winter (The boys) interpreta Lina.
Il convegno: la riunione
che diventa massacro
Il film ha per protagonista un
gruppo di impiegati pubblici intento a trascorrere alcuni giorni in
una struttura nei boschi, con l’obiettivo di rafforzare il rapporto
tra colleghi e migliorare la loro produttività. In particolare, il
posto dove alloggiano si trova nella cittadina dove il team
dovrebbe far costruire un enorme centro commerciale. Durante la
prima parte de Il
convegno emergono però le prime discordanze sulla
creazione dell’opera ed all’interno dello stesso gruppo: per
ottenere il terreno necessario alla costruzione, è stata
espropriata una fattoria ed il proprietario si è suicidato poco
dopo, delle firme sono state falsificate e molti dei cittadini
locali si oppongono al centro commerciale.
Le cose però peggiorano
drasticamente quando un misterioso killer si inizia ad aggirare
nella struttura: i primi ad essere colpiti sono i soggetti dello
staff del posto. Pian piano però anche gli ospiti verranno presi
come bersaglio dall’assassino travestito. Con il sopraggiungere
della notte, ha inizio la corsa per la sopravvivenza.
Il genere dell’orrore risulta
talvolta essere molto settoriale: o si ama o si odia. Chi è amante
dell’horror adora il sentimento di continua tensione ed adrenalina
che si percepisce guardandone uno. Un film come Il
convegno non può di conseguenza essere apprezzato dai
veri cultori di questo genere cinematografico.
Pur essendo presenti alcuni degli
elementi tipici delle pellicole horror, come una certa musica di
tensione e tanto sangue, non trasmette allo spettatore la suspense
e il terrore tipico di un film del genere. La trama risulta inoltre
essere piuttosto banale, a tratti anche involontariamente ironica.
Anche lo stesso travestimento del killer, che avrebbe lo scopo di
creare una sorta di inquietudine sinistra, non ottiene l’effetto di
spaventare il pubblico. L’unico reale fattore che resta di un
horror è la presenza di tante uccisioni, ma non splatter quanto si
potrebbe pensare.
Anche lo stesso svolgimento delle
vicende sembra essere a tratti poco credibile: il killer, un
normale essere umano, viene colpito più volte alla testa con
molteplici armi da alcuni impiegati e membri dello staff. Per
quanto la maschera possa agire da scudo, è improbabile che un
essere umano sia ancora vivo ed abbastanza in forma da poter
continuare indisturbato ad inseguire le sue vittime. Il punto
focale degli slasher, horror come Il
convegno, è proprio l’inseguimento delle persone da
parte del maniaco omicida, ma è giusto dover mantenere una certa
logica nello svolgimento delle vicende: la pellicola rischierebbe
di perdere credibilità agli occhi del pubblico.
Un fattore interessante del film è
tuttavia l’alternarsi di musica di suspense e di brani di musica
classica: tra queste si ritrovano anche pezzi di musica da
balletto, come delle tracce della Coppelia. Il risultato è un
effetto talvolta straniante rispetto alle immagini che però ben
racconta quanto avviene.
Courtesy of Netflix / Robert Eldrim
Un clima tossico di lavoro
Il clima all’interno del gruppo di
lavoro de Il convegno si percepisce
essere da subito molto teso: nonostante il capo e Jonas cerchino di
comportarsi in maniera entusiasta, ottengono ben poco riscontro da
parte degli altri.
Emergono da subito anche dei
dissensi riguardo alla possibilità stessa di realizzare il centro
commerciale: secondo alcuni, avrà un impatto negativo
sull’ambiente, secondo altri potrebbe non dare i risultati sperati
come riscontro economico. Il primo elemento attorno al quale si
creano le prime tensioni è la presenza della firma di Lina, una
delle dipendenti, su dei documenti che negavano alcun risarcimento
al proprietario del terreno su cui verrà costruito il centro
commerciale. La firma era stata falsificata, ma Jonas fa
gaslighting nei confronti di Lina: le fa dubitare della sua stessa
memoria, facendole credere che per via dello stress non ricordi
come sono effettivamente andate le cose.
Durante il film, viene allora
mostrata la reale natura di Jonas: un arrogante lupo senza scrupoli
che si interessa solo della propria vita e dei propri obbiettivi.
Anche nelle situazioni di maggiore pericolo, non esiterà ad
abbandonare i propri colleghi per salvare sé stesso.
Come Jonas, in realtà è
l’organizzazione stessa che si occupa della costruzione di
quest’opera a non avere scrupoli: si impongono nella costruzione
nonostante l’opposizione della gente del posto e strappando ogni
avere ad un semplice fattore. Questo sembra essere il motivo per
cui pagano con la vita. Ad ogni modo queste tematiche non vengono
approfondite, restano in secondo piano e il film non trova una
propria identità.
E’ corriere.it a pubblicare in
anteprima il content-Trailer che ripercorre tutta la saga di Harry
Potter, cominciando dai provini di Daniel Radcliffe, Emma Watson e
Rupert Grint, fino al gran finale.
PALOMAR in
collaborazione con DEMD productions e in
collaborazione con RAI FICTION, FRANCE TELEVISIONS,
MEDIAWAN RIGHTS ed ENTOURAGE sono
orgogliose di annunciare la serie, in 8 puntate da 52 minuti,
Il Conte di Montecristo. Il gruppo di
partner europei ha interamente finanziato la serie – che è una
produzione indipendente e rientra tra i nuovi progetti
dell’Alleanza Europea – le cui riprese avranno
luogo in Francia, Italia e Malta fino a metà dicembre.
La regia della serie è affidata al
visionario regista danese Bille August,
(“Pelle alla conquista del mondo”, Palma d’oro a Cannes e
Oscar per il Miglior film straniero; “Con le migliori
intenzioni”, Palma d’oro a Cannes; “La casa degli
spiriti”, “I Miserabili”, “55 passi”).
Un prestigioso cast dà nuova vita a
uno dei romanzi senza tempo e più popolari di sempre della
letteratura francese, “Il Conte di Montecristo”. L’attore
inglese Sam Claflin (“Pirati dei Caraibi: oltre i
confini del mare”, “Hunger Games”, “Peaky Blinders”, “Daisy
Jones & the Six”) è Edmond Dantes, l’iconico protagonista
del romanzo.
Il cast include, tra gli altri,
Ana Girardot, Mikkel Boe Følsgaard, Blake Ritson,
Karla-Simone Spence e gli attori italiani
Michele Riondino, Lino Guanciale, Gabriella Pession e
Nicolas Maupas.
Guardando con rispetto al passato,
ma con un approccio moderno e sensibile, i
produttori e il regista hanno voluto conservare la ricchezza
originale della storia per valorizzare l’eredità letteraria di
Alexandre Dumas, esplorando e approfondendo allo stesso tempo le
motivazioni dei personaggi e gli aspetti emotivi e psicologici
delle loro personalità.
La serie si contraddistingue anche per un inedito punto di vista
sui personaggi femminili, tra tutti quello della giovane Haydée che
conferirà un tocco di modernità al racconto: non più la schiava
timorosa ma una giovane donna coraggiosa.
Carlo Degli Esposti –
Palomar – «Il Conte di Montecristo è uno dei romanzi
che più mi stanno a cuore e farne una serie è un grande risultato
professionale, soprattutto perché vanta un talentuoso regista come
Bille August (che porterà modernità all’interno della tradizione) e
un protagonista di grande livello quale Sam Claflin. È inoltre un
grande onore realizzare questa serie con DEMD e Mediawan, stimati
colleghi francesi. La sfida che vogliamo vincere è quella di
trasporre un grande classico della letteratura europea in una
fiction televisiva per le nuove generazioni.»
Sébastien Pavard
– DEMD Productions –«È un’incredibile opportunità e
una grande sfida essere parte attiva di una serie di questo
calibro, riprendendo un romanzo pubblicato nel 1844 da un autore
francese così prolifico come Alexandre Dumas, adattato così tante
volte per il cinema e la televisione, rinnovando la tendenza ad una
nuova collaborazione europea, con attori di fama internazionale,
insieme ai nostri cugini italiani di Palomar.»
Elisabeth d’Arvieu
– Mediawan Pictures –«Il progetto Montecristo è
estremamente emozionante perché incarna ciò che Mediawan è in grado
di immaginare e costruire intorno a un’opera iconica interpretata
da un cast prestigioso. È il frutto della collaborazione di due fra
le più prolifiche case di produzione del gruppo – Palomar in Italia
e DEMD in Francia – la cui esperienza e il cui know-how sono
supportati dalla nostra divisione di distribuzione Mediawan Rights
e da un partner come Entourage. È il risultato di tutto ciò che
facciamo per coltivare il talento e portare al pubblico i progetti
internazionali più creativi e ambiziosi.»
Maria Pia Ammirati
– Rai Fiction –«Alexandre Dumas è un maestro di
storie che hanno il motore della serialità. Riportare sul piccolo
schermo, a distanza di 57 anni dallo storico sceneggiato del 1966
con Andrea Giordana, il racconto archetipico de Il conte di
Montecristo non solo è coerente con la linea editoriale di Rai
Fiction ma ci entusiasma anche per la possibilità di collaborare a
una nuova coproduzione internazionale dell’Alleanza Europea con
Palomar, Demd Productions e France Télévisions per offrire al
pubblico di oggi – ai giovani in particolare – un grande classico
in una rilettura contemporanea. Siamo felici di poterlo fare al
meglio della qualità con un regista autorevole come Bille August e
un cast internazionale guidato da Sam Claflin.»
Manuel Alduy –
France Télévisions –“Il Conte di Montecristo
contiene in sé tutti gli ingredienti di una grande serie
internazionale che saprà intrattenere il nostro pubblico francese:
l’adattamento di una famosissima storia che proviene dal patrimonio
letterario nazionale, una produzione ambiziosa curata da Palomar e
DEMD, un cast di alto livello guidato da un grande autore quale
Bille August. Siamo molto orgogliosi di essere partner di RAI in
questa nuova coproduzione, il nostro dodicesimo progetto
internazionale coprodotto dalla European Alliance”
Dal 13 gennaio RaiUno trasmette la
serie evento in otto episodi Il Conte di
Montecristo. La celebre vicenda della vendetta di
Edmond Dantés, resa immortale dalle parole di
Alexandre Dumas padre, è stata raccontata molte
volte al cinema e in tv e ora la serie diretta da Bille
August con protagonista Sam Claflin torna in tv per ammaliare e
intrattenere il pubblico della prima serata della rete
ammiraglia.
Ma qual è la vera storia raccontata
da Dumas? Ecco il riassunto della storia vera de Il Conte di
Montecristo
Nel 1815, l’appena diciannovenne
Edmond Dantès sbarca a Marsiglia con “Il Faraone” la nave
mercantile della quale ha preso il comando. Nel corso del viaggio
il capitano della nave, Leclerc, è morto, e, oltre ad aver lasciato
la leadership al giovane Edmond, gli ha anche consegnato una
lettera in cui era custodita la sua fede bonapartista. Il ragazzo
avrebbe dovuto consegnare la lettera a Parigi.
Arrivato in città, Edmond chiede
un congedo dall’armatore Morrel perché vuole andare a salutare il
suo anziano padre, ma soprattutto vuole vedere Mercedes, la giovane
catalana che vuole chiedere in moglie. Il giorno successivo,
durante il banchetto di fidanzamento, Edmond viene arrestato con
l’accusa di bonapartismo.
Il conte di Montecristo – Sam Claflin – Foto di Paolo
Modugno
Il nostro eroe è stato
incastrato da una lettera anonima, recapitata alla gendarmeria e
scritta dal suo contabile di bordo, Danglars, invidioso della
nomina a capitano di vascello di Edmond. Nel suo vile atto di
tradimento, Danglars è stato aiutato da uno spasimante di Mercedes,
Fernando, che ha visto nell’eliminazione di Edmond la sua
possibilità di conquistare la ragazza, e dal suo vicino di casa
Caderousse, un giovane magistrato ambizioso e senza scrupoli. In
gendarmeria, Edmond viene interrogato dal Procuratore Villefort, a
lui, il giovane consegna la lettera nella quale sono contenute
accuse compromettenti per il padre dello stesso Villefort.
Il Procuratore distrugge la
lettera, e dispone che Dantès sia incarcerato nel Castello d’If,
una fortezza adibita a penitenziario su di un isolotto davanti alla
costa marsigliese dalla quale sembra impossibile fuggire. Dantes è
segregato dunque nel castello, e viene rinchiuso nella cella
insieme a un altro prigioniero: l’abate Faria. Questi è uno
scienziato di origine italiana, stravagante e geniale, che
favoleggia di un tesoro immenso sepolto nell’isola di Montecristo.
Faria è anche un letterato, e le lunghe giornate di prigionia con
Edmond lo trasformano anche in maestro per il giovane ingiustamente
imprigionato: il ragazzo si istruirà e imparerà le lingue.
Dopo molti anni passati in cella
a istruirsi e covare vendetta, Edmond perde il suo compagno di
cella. Malato di epilessia, Faria muore dopo tre attacchi
particolarmente violenti, lasciando in eredità a Edmond la mappa
del tesoro di Montecristo. Edmond, sostituendosi al cadavere
dell’amico, riesce ad evadere, dopo 14 anni dal giorno in cui è
stato ingiustamente incastrato e incarcerato.
Il conte di Montecristo – Sam Claflin e Harrt Taurasi- Foto di
Jean-Claude Lother
Si ritrova in mare aperto
durante una tempesta, ma viene salvato da una nave di
contrabbandieri italiani che fanno rotta proprio verso l’isola di
Montecristo, dove, una volta rimasto solo, ritrova l’antico e
inestimabile tesoro, come indicato dalla mappa di Faria. Ora
ricchissimo, colto e animato da una inesauribile sete di vendetta,
Edmond arriva in Italia e si fa nominare Conte di Montecristo dalle
Autorità. Ritorna poi a Marsiglia, dove nessuno lo riconosce, e
rintraccia Caderousse. Questi si è messo nel frattempo a fare
l’oste e gli racconta, dopo aver ricevuto in dono un diamante, che
Dantés padre è morto di stenti mentre aspettava il figlio fatto
prigioniero.
L’armatore Morrel aveva fatto di
tutto per farlo uscire di prigione, senza riuscirvi, e ora si trova
in una situazione difficile dal punto di vista finanziario;
Mercedes, promessa sposa di Dantès, si era sposata con Ferdinando
(nominato Conte di Morcerf per i meriti militari ottenuti in
Turchia tradendo il suo sultano) e Danglars era diventato banchiere
grazie alle speculazioni spagnole ed era stato nominato anche
Barone.
Tutti coloro che avevano
contribuito alla sua rovina si sono arricchiti e hanno avuto
fortuna: Montecristo prepara la vendetta. Decide così di farsi
accogliere e riconoscere dalla nobiltà parigina. Salva Morrel dalla
bancarotta; e si vendica di Caderousse, che muore per mano del suo
complice, mentre tenta un colpo a casa sua; spinge al suicidio
Fernando, dopo averlo disonorato davanti a tutta la nobiltà
parigina; rovina Villefort facendo suicidare la moglie e il figlio
più piccolo, scoprendo anche un figlio illegittimo dell’ex
Procuratore; manda in bancarotta e fa rapire dai banditi Danglars,
al quale salva la vita in extremis. Infine lascia a Mercedes,
disonorata e senza soldi, la casa del vecchio padre a Marsiglia;
mentre a Morrel figlio lascia tutti i suoi averi in Francia e lo fa
sposare con l’unica sopravvissuta della famiglia Villefort:
Valentina. Finalmente, la vendetta compiuta fino in fondo, il Conte
si ritira nella sua piccola isola con la moglie-schiava
Haydee.
Il Conte di Montecristo – Sam Claflin e Michele Riondino – Foto di
Claudio Iannone
Il finale de Il Conte di Montecristo
La storia di Dumas è feroce e senza scrupoli. Edmond Dantés non
è certo un eroe positivo, anche se è un uomo che combatte per
ottenere ciò che vuole. Non sempre gli adattamenti per cinema e tv
rispettano le fonti letterarie e certamente la tentazione di dare
un lieto fine a Edmond con l’amata Mercedes è forte. Che decisione
avranno preso i realizzatori della serie con Sam Claflin?