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Il Corvo: il remake cambia produttori

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Il Corvo: il remake cambia produttori

Uno dei progetti più travagliati degli ultimi anni è senza dubbio il remale de Il Corvo (The Crow) , il cult del 1994 con Brandon Lee. Hollywood Reporter annuncia che il progetto avviato da Relativity Media con il produttore del film di Alex Proyas, Edward R. Pressman, sarà portato a termine da una cordata di nuovi produttori, dopo che il Ceo e fondatore di Relativity Ryan Kavanaugh ha messo in vendita la società.

Pressman rimane a bordo, affiancato dalla Davis Films di Samuel Hadida, dall’Highland Film Group (suoi i diritti internazionali) e dalla britannica Electric Shadow. Le tre società hanno acquisito i diritti e produrranno, finanzieranno e distribuiranno The Crow RebornRyan Kavanaugh, che aveva sviluppato con lo storico produttore de Il Corvo (The Crow)  un nuovo adattamento più fedele alla graphic novel originale di James O’Barr, resterà produttore esecutivo.

Con il cambio di produttori resta ancora da verificare la disponibilità di Jason Momoa, l’interprete accreditato a incarnare il nuovo protagonista, e del regista Corin Hardy a partecipare al film. Le prime fasi di lavorazione del remake dovrebbero comunque avvenire a inizio 2017.

Dopo i guai finanziari di Relativity Media, sembra essere arrivata la svolta per il travagliato remake. Sarà la volta buona?

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Il Corvo: il regista Corin Hardy spera ancora di poter realizzare il suo film

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Nel corso degli anni, diversi registi hanno provato a riportare Il Corvo al cinema. Tuttavia, ad oggi, nessuno è mai riuscito nell’ardua impresa, nonostante siano stati comunque realizzati ben tre sequel dell’originale e anche una serie tv.

Al momento non sappiamo se un reboot de Il Corvo verrà mai realizzato. A gennaio era trapelata la notizia che il progetto fosse tornato in sviluppo alla Sony, ma da allora non ci sono più stati aggiornamenti. Ricordiamo che l’ultima volta il progetto era nelle mani del regista Corin Hardy (The Nun – La vocazione del male) e che Jason Momoa (Aquaman) avrebbe dovuto interpretare Eric Draven. Entrambi hanno poi annunciato di aver deciso, insieme, di abbandonare il film.

Ora, in una recente intervista con ComicBook, è stato proprio Hardy a rivelare di credere ancora nella sua visione, che spera di poter realizzare un giorno. “Semplicemente, è una storia di cui sono innamorato e verso cui mi sento come se fossi sposato”, ha spiegato il regista. “Ci ho messo tre anni e mezzo a scriverla. Circa quattro anni di vita, amore, sangue, sudore e lacrime. Ho un sacco di materiali, quindi non lo so se un giorno… Suppongo che non voglio mostrarli perché credo ancora che ci sarà una mia versione del Corvo prima o poi, ma vedremo.”

Poi ha aggiunto: “Penso che nonostante la graphic novel originale di James O’Barr e le successive iterazioni a fumetti del personaggio, valga ancora la pena di fare molto di più con il personaggio, con il concept, con la mitologia del Corvo. Il tono e ciò che rappresenta è ancora unico nel mondo in cui ci troviamo al momento.”

La storia de Il Corvo sul grande schermo

Il Corvo (The Crow) è un film del 1994 diretto da Alex Proyas, tratto dall’omonimo fumetto di James O’Barr. Il film segna l’ultima e più famosa interpretazione cinematografica di Brandon Lee, morto accidentalmente a causa di un colpo di pistola durante le riprese del film. Proyas dovette ricorrere a trucchi digitali e a controfigure per poter terminare l’opera, raddoppiandone di fatto i costi.

Lo strepitoso successo del film ripagò più che abbondantemente le somme investite, arrivando ad incassare in tutto il mondo la somma complessiva di circa 170 milioni. Vennero successivamente girati tre sequel: Il Corvo 2 – La città degli angeli (unico film a collegarsi al primo), Il Corvo 3 – Salvation e Il Corvo – Preghiera maledetta, che però non hanno mai raggiunto il successo del primo capitolo.

Il Corvo: il reboot torna in sviluppo alla Sony

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Il Corvo: il reboot torna in sviluppo alla Sony

Sembra che il reboot de Il Corvo sia ufficialmente tornato in sviluppo alla Sony. Tutti ricordano quanto sia stato travagliato il processo di realizzazione di un nuovo film basato sull’omonimo fumetto di James O’Barr. Dopo gli ultimi avvicendamenti (l’uscita di scena di Jason Momoa e del regista Corin Hardy), il progetto sembrava definitivamente morto. E invece, pare che la Sony non sia intenzionata a gettare la spugna.

È Bloody Disgusting, infatti, a riportare in esclusiva la notizia: pare che la Sony sia tornata sui suoi passi e abbia nuovamente messo in cantiere lo sviluppo di un nuovo adattamento de Il Corvo. Sembra, inoltre, che i lavori sul reboot siano già in fase avanzata. Nessun ulteriore dettaglio è stato sviscerato dalla fonte, ma a questo punto è soltanto una questione di tempo prima che la storia di Eric Draven torni nuovamente ad invadere lo schermo, magari con una trasposizione più fedele al fumetto originale rispetto al celeberrimo film del 1994 con Brandon Lee, divenuto negli anni un vero e proprio cult.

Inizialmente, il reboot de Il Corvo sarebbe dovuto arrivare nelle sale l’11 ottobre 2019. La pre-produzione del film era già cominciata, con Jason Momoa e il regista Corin Hardy (The Nun – La vocazione del male) che avevano condiviso attraverso i social il loro entusiasmo riguardo il progetto. Improvvisamente, entrambi annunciarono di aver deciso di lasciare il film, gettando nuovamente il reboot in una sorta di limbo. Prima ancora del coinvolgimento di Momoa e Hardy, per un periodo anche Luke Evans è stato associato al progetto.

LEGGI ANCHE – Da Il Corvo a L’Esorcista: i film dai set maledetti

Il Corvo (The Crow) è un film del 1994 diretto da Alex Proyas, tratto dall’omonimo fumetto di James O’Barr. Il film segna l’ultima e più famosa interpretazione cinematografica di Brandon Lee, morto accidentalmente a causa di un colpo di pistola durante le riprese del film.

Proyas dovette ricorrere a trucchi digitali e a controfigure per poter terminare l’opera, raddoppiandone di fatto i costi. Lo strepitoso successo del film ripagò più che abbondantemente le somme investite, arrivando ad incassare in tutto il mondo la somma complessiva di circa 170 milioni. Vennero successivamente girati tre sequel: Il corvo 2 – La città degli angeli (unico film a collegarsi al primo), Il corvo 3 – Salvation e Il corvo – Preghiera maledetta, che però non hanno mai raggiunto il successo del primo capitolo.

Il Corvo: ecco quando uscirà il remake con Jason Momoa

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Il Corvo: ecco quando uscirà il remake con Jason Momoa

Sony Pictures ha finalmente annunciato la data di uscita ufficiale del remake de Il Corvo, che vedrà Jason Momoa nei panni del protagonista Eric Draven.

Il film arriverà nelle sale l’11 Ottobre 2019, dunque si presume che la produzione avrà inizio nel corso di quest’anno.

Corin Hardy, regista di The Nun, è stato scelto per dirigere la pellicola.

Il Corvo, il regista dell’originale: “Lasciate che rimanga un film di Brandon”

Il corvo – The Crow (The Crow) è un film del 1994 diretto da Alex Proyas, tratto dall’omonimo fumetto di James O’Barr. Il film segna l’ultima e più famosa interpretazione cinematografica di Brandon Lee, morto accidentalmente a causa di un colpo di pistola durante le riprese del film.

Proyas dovette ricorrere a trucchi digitali e a controfigure per poter terminare l’opera, raddoppiandone di fatto i costi. Lo strepitoso successo del film ripagò più che abbondantemente le somme investite, arrivando ad incassare in tutto il mondo la somma complessiva di circa 170 milioni. Vennero successivamente girati tre sequel: Il corvo 2 – La città degli angeli (unico film a collegarsi al primo), Il corvo 3 – Salvation e Il corvo – Preghiera maledetta, che però non hanno mai raggiunto il successo del primo capitolo.

Il Corvo: il remake cambia produttori

Il Corvo: dalle ceneri alle riprese in arrivo?

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Il Corvo: dalle ceneri alle riprese in arrivo?

Proprio quando tutti pensavamo che il reboot de Il Corvo (The Crow) fosse in agonia, pronto ad essere accantonato, ecco che oggi The Wrap rivela che dopo i fallimenti della Relativity Media, lo studio ha messo sotto contratto il regista Corin Hardy e dando priorità dunque a quello che probabilmente sarà il primo film post-fallimento della società.

Al momento pare che la produzione dovrebbe partire nel mese di Marzo, anche se al momento deve ancora trovare un attore che assuma il ruolo iconico di Eric Draven, personaggio reso famoso dal ritratto sfortunato di Brandon Lee). Gli attori Luke Evans e Jack Huston hanno abbandonato ormai il film, ma di Hardy è incoraggiante dato che il suo The Hallow ha avuto ottime recensioni dal Sundance Film Festival.

via The Wrap

Il corvo: curiosità, spiegazione e storia vera sul film con Brandon Lee

Oggi considerato tanto un film di culto quanto un film maledetto, Il corvo, distribuito al cinema nel 1994, viene in particolare ricordato per la tragica morte del protagonista Brandon Lee. Il suo stile e i suoi temi hanno però permesso alla pellicola di affermarsi anche al di là di tale evento, venendo particolarmente apprezzato da critica e pubblico. Il suo successo diede vita ad un vero e proprio franchise, che include tre sequel e una serie televisiva.

La storia è tratta da quella dell’omonimo fumetto, pubblicato tra il 1988 e il 1989 da James O’Barr. Questi vi lavorò per metabolizzare la scomparsa della sua fidanzata, evento che venne riproposto nella trama dell’opera. Le atmosfere cupe permisero al titolo di diventare un grandissimo successo, attirando l’attenzione della casa di produzione Miramax. Questa acquisì i diritti dell’opera, dando così vita alla sua trasposizione cinematografica, diretta da Alex Proyas, autore di film come Io, Robot e Gods of Egypt.

La morte di Lee finì naturalmente con il rallentare la produzione, costringendo ad una revisione all’ultimo di diverse pagine della sceneggiatura. Ciò che non si perse, fortunatamente, fu il carattere simbolista del film. Questo si rivelò infatti una delle principali chiavi di successo del film. Gli spettatori, infatti, rimasero affascinati dalla malinconia suscitata e descritta in modo tanto velato quanto d’effetto. Film maledetto o meno, Il corvo rimane ancora oggi un brillante esempio di cinema dark, in bilico tra la vita e la morte.

Il corvo: la trama e il cast del film

La vicenda è incentrata sulla vendetta di Eric Draven (Brandon Lee), divenuto, in seguito alla sua morte, guardiano della dimensione che collega il mondo dei vivi a quello ultraterreno. Un anno prima, la sua promessa sposa Shelly Webster (Sofia Shinas), venne aggredita e uccisa da una banda di criminali. Grazie alla sua nuova natura sovrannaturale e ai poteri del corvo, Eric è ora in cerca dei responsabili, per ucciderli senza pietà. La possibilità di ricongiungersi alla sua amata nell’aldilà, infatti, è ciò che sprona il vendicatore a compiere la sua missione. La sua ricerca, tuttavia, si rivelerà complessa, ostacolata da deprecabili personaggi appartenenti al mondo della criminalità e da terribili verità.

A ricoprire il ruolo del soprannaturale vendicatore è Brandon Lee. Non tutti erano però entusiasti della sua scelta. L’autore del fumetto, infatti, temeva che egli non fosse idoneo alla parte, e che il film avrebbe finito per rivelarsi un insuccesso. Quando incontrò l’attore con il trucco applicato in volto, tuttavia, dovette ricredersi, trovandolo perfetto. Il segreto del successo di tale trucco fu che ad applicarlo sul suo volto fu lo stesso Lee. Tale operazione gli fu suggerita dal regista, affermando che in tal modo avrebbe acquisito un aspetto più realistico e meno preciso.

L’attore era poi particolarmente affascinato dal ruolo e dalle sue caratteristiche. Per prepararsi al giusto mood, decise di visitare numerosi cimiteri e ascoltò molte canzoni del gruppo The Doors facenti riferimento alla morte. Inoltre, per ottenere un aspetto trascurato ed emaciato si sottopose ad una dura dieta. Con questa arrivò a perdere ben 18 chili, risultando così ancor più vicino alla natura del personaggio. Il ruolo permetteva poi all’attore di distaccarsi dalle sue precedenti interpretazioni, sempre legate alle sue abilità con le arti marziali. Sfortunatamente, Il corvo, pur rendendolo famoso in tutto il mondo, fu l’ultimo film della sua vita.

Il corvo: la morte di Brandon Lee

Il corvo morte Brandon Lee

Sono ancora molti i nodi non sciolti intorno alla tragica morte di Lee. Tutto ebbe inizio quando, il 31 marzo del 1993, l’attore venne ferito erroneamente da un colpo di pistola. Questa era tenuta dall’attore Michael Massee, che interpretava Funboy, durante la scena in cui il personaggio di Lee torna nella sua abitazione per ricordare il momento della sua morte. Secondo le ricostruzioni successive, l’incidente avvenne per via di una concatenazione di sfortunati eventi, come anche della negligenza dei membri della troupe addetti al controllo e alla preparazione delle armi da fuoco.

Questi, avendo bisogno di proiettili inerti per una scena, li costruirono togliendo innesco e polvere da sparo da veri proiettili invece che comprarli già pronti. Per errore, uno dei proiettili non venne però privato dell’innesco e il revolver venne lasciato carico anche dopo la scena. Quando il grilletto della pistola fu successivamente premuto, l’innesco rimasto ebbe abbastanza forza da spingere comunque l’ogiva fino a metà canna, inceppando l’arma. Al momento della scena fatale, la pistola era caricata con proiettili a salve, ma quando venne esploso il colpo, l’ogiva precedentemente incastrata nella canna venne sparata contro lo stomaco di Brandon.

Ciò portò alla morte dell’attore, il quale fu anche sottoposto ad una lunga e vana operazione di salvataggio. A Lee mancavano soltanto tre giorni al termine delle riprese del film. La pellicola, dopo un periodo di stop, fu infine completata grazie all’utilizzo di controfigure e di un parziale riutilizzo delle riprese svolte sino a quel momento. L’utilizzo della computer grafica, infine, aiutò nel rendere tutto il più naturale possibile, evitando di evidenziare la sostituzione dell’attore. A rendere ancor più inquietante la vicenda, vi è il fatto che come il personaggio da lui interpretato, anche Lee era prossimo alle nozze, le quali dovevano avvenire in seguito alla fine delle riprese del film.

Il corvo: le differenze con il fumetto, i sequel

Il corvo film differenze fumetto

Pur mantenendo la trama generale del fumetto a cui è ispirato, il film presenta naturalmente diverse differenze da questo. Molti degli eventi sono infatti stati riadattati affinché assumessero una natura più cinematografica. Tra questi vi è quello relativo alla morte del protagonista. Nel fumetto ciò avviene in seguito ad un’aggressione casuale, mentre nel film questa è premeditata. In particolare, poi, diversi personaggi subirono radicali trasformazioni, tra cui Sarah, aiutante del protagonista, che contrariamente alla pellicola nel fumetto è invece completamente trascurata e disillusa.

Dato il grandissimo successo del film, si decise in seguito di realizzare ben altri tre sequel. Il primo, Il corvo 2, uscì al cinema nel 1996, seguito poi da Il corvo 3 – Salvation, nel 2000, e da Il corvo – Preghiera maledetta, nel 2005. Ognuno di questi presenta un diverso protagonista e diverse vicende, sempre legate però alla mitologia e alle tematiche dell’opera letteraria. Tra i film non vi è però alcun legame di continuità. Inoltre, a differenza dell’originale, questi sequel si rivelarono dei grandi insuccessi tanto di pubblico quanto di critica. Recentemente, è però stato confermato un nuovo adattamento del fumetto, diretto da Rupert Sanders e con Bill Skarsgard nel ruolo principale. L’uscita di questo film è prevista per il 2024.

Il corvo in streaming, ecco dove vedere il film

Per gli appassionati de Il corvo, o per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. Il film è infatti presente su Chili, Prime Video e Now. In base alla piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo.


Fonte: IMDb

Il Corvo: Corin Hardy sta per abbandonare il reboot

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Il Corvo: Corin Hardy sta per abbandonare il reboot

Il reboot de Il Corvo (The Crow) continua ad incontrare una difficoltà dopo l’altra. Dopo l’abbandono da parte di ben tre protagonisti principali ed i problemi finanziari che hanno colpito la Relativity, ora il film potrebbe perdere anche il suo regista.

Il remake del film Il Corvo (The Crow) di Alex Proyas del 1994 non riesce a trovare pace. L’ultimo regista ingaggiato, Corin Hardy, sembra pronto ad abbandonare la regia. La pellicola è attualmente senza una star, dopo l’abbandono di Jack Huston. Dopo i tantissimi soldi spesi, i diritti del film rimarranno alla Relativity per altri 18 mesi, ma torneranno al produttore se non sarà entrato in produzione entro quella data.

Non ci resta che attendere per capire se questo reboot vedrà la luce o meno.

Fonte: The Wrap

Il Corvo: Bill Skarsgård e FKA Twigs nel cast del nuovo adattamento

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Dopo la conferma che Bill Skarsgård sarà Eric Draven nel prossimo adattamento de Il Corvo, arriva la notizia che FKA Twigs entra a far parte del progetto che sarà il più importante della sua carriera d’attrice (FKA Twigs è una musicista, principalmente).

Dopo aver trascorso anni nell’inferno dello sviluppo attraverso attori, registi, sceneggiatori e società di produzione, il moderno adattamento della graphic novel di James O’Barr su un uomo risorto per avere vendetta sui suoi aguzzini, vedrà di nuovo la vita. Ed Pressman, produttore del film del 1994 di Alex Proyas, ha recentemente annunciato che un nuovo cast e una nuova troupe per il reboot de Il corvo sarebbero stati rivelati “nel prossimo futuro” e le notizie stanno cominciando ad uscire.

Rupert Sanders dirigerà il progetto dopo aver lavorato in Biancaneve e il cacciatore e nel remake americano del 2017 di Ghost in the Shell. Zach Baylin ha scritto la sceneggiatura ed è un’interessante scelta dopo la sua nomination all’Oscar per King Richard. Pressman torna al franchise come produttore, affiancato da Malcolm Gray (co-produttore di 21 Bridges), con una produzione da 50 milioni di dollari (stimata) che dovrebbe iniziare a giugno a Praga e Monaco. In particolare, il ruolo di Eric Draven andrà a Bill Skarsgård dopo quasi un decennio di tentativi di revival del personaggio.

Skarsgård cercherà di onorare il personaggio, che ha immortalato la carriera sullo schermo del defunto Brandon Lee, un essere quasi invincibile in cerca di vendetta per la sua fidanzata. Nuovi report indicano che la controparte di Skarsgård nel riavvio non sarà altro che l’artista inglese FKA Twigs, che ha fatto irruzione nell’industria cinematografica con il suo ruolo di debutto in Honey Boy al fianco di Shia LaBeouf. Nel nuovo film Il Corvo, la fidanzata di Draven sarà un personaggio reinventato, con Twigs che fungerà da co-protagonista in un ruolo più ampio, ma i dettagli non sono ancora chiari.

Il Corvo: Andrea Riseboroug sarà Top Dollar

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Il Corvo: Andrea Riseboroug sarà Top Dollar

Continua la travagliata pre produzione del remake de Il Corvo (The Crow) e oggi Deadline rivela che il film che come sappiamo sarà ora diretto da Corin Hardy, avrà nel cast Andrea Riseborough per interpretare il villain Top Dollar. Il personaggio secondo i dettagli rivelati sarà dunque l’antagonista principale al personaggio protagonista, come avviene del resto nella storia originale di  Alex Proyas nel quale il personaggio era interpretato da Michael Wincott. 

Come molti di voi sapranno ora Il Corvo (The Crow) sarà interpretato dall’attore Jack Huston, mentre Jessica Brown Findlay sarà Shelly. Il Corvo (The Crow) sarà diretto da Corin Hardy (The Hallow) e sceneggiato da Cliff Dorfman. James O’Barr, autore del fumetto originale da cui è tratto il film, sarà il consulente creativo della pellicola. Al momento non è stata ancora ufficializzata nessuna data di uscita.

Il Corvo: ancora problemi e remake sospeso

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Il Corvo: ancora problemi e remake sospeso

Il remake de Il Corvo (The Crow), ultima pellicola interpretata da Brandon Lee che nel corso delle riprese perse drammaticamente la vita, è ufficialmente stato sospeso a causa di problemi finanziari della Relativity Media. Una notizia, questa, che non fa altro che avvalorare la tesi di una vera e propria maledizione pendente sul franchise basato sul fumetto firmato da James O’Barr.

Le riprese di Il Corvo (The Crow), nonostante l’ennesimo abbandono da parte dell’attore protagonista (questa volta Jack Huston), avrebbero dovuto avere il via in primavera presso gli studi Pinewood, tuttavia a causa di problemi finanziari la Relativity Media si è vista costretta a sospendere la produzione ed a destinare i diritti del film alla vendita. Per ulteriori notizie in merito all’evolversi della situazione non ci resta che attendere comunicazioni ufficiali.

Come molti di voi sapranno Il Corvo (The Crow) sarà diretto da Corin Hardy (The Hallow) e sceneggiato da Cliff Dorfman. James O’Barr, autore del fumetto originale da cui è tratto il film, sarà il consulente creativo della pellicola. Al momento non è stata ancora ufficializzata nessuna data di uscita. Nel cast ci saranno Jessica Brown Findlay, che interpreterà Shelly, la ragazza di Eric, e Andrea Riseborough, che sarà invece il villain Top Dollar. Anche il premio Oscar Forest Whitaker dovrebbe far parte del cast: l’attore, infatti, sarebbe in trattative per il ruolo del sergente Darryl Albrecht, interpretato nell’originale da Ernie Hudson.

Fonte: ComicBook

Il Corvo, remake: riprese in primavera e definito l’Anti-Spider-Man

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Uno dei remake più discussi del momento è senz’altro quello de Il Corvo, The Crow, (Il Corvo) del quale abbiamo parlato qualche settimana fa con il protagonista Luke Evans, che ci ha rivelato le difficoltà produttive del progetto. Ebbene oggi arrivano le parole del produttore Ed Pressman, che ha confermato al The Hollywood Reporter che le riprese del film inizieranno in primavera, definendolo anche con un progetto di grande interesse per le nuove generazioni e sottolineando che è quasi un “anti-Spider-Mam”. Ecco le sue parole:

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“Ha ancora una grande base di fan anche se è uscito molto tempo fa. Ma oggi la generazione non sa nemmeno cosa sia Il Corvo.”

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Poi a Luke Evans è stato chiesto qualcosa sul trucco…

“Mi sto preparando. Per il momento è tutto molto fisico”

Vi ricordiamo che The Crow, (Il Corvo) è infatti tratto da un comic book firmato James O’Barr e che, nel raccontare della tragica morte della coppia Eric Draven e Shelly Webster, si ispira ad un episodio che costò al fumettista la perdita della compagna. Il nuovo film sarà diretto dal regista F. Javier Gutierrez, e si baserà su uno script scritto da Cliff Dorfman e si avvarrà della collaborazione di James O’Barr come consulente creativo. Le riprese del film dovrebbero iniziare nei prossimi mesi, mentre al momento non è stata annunciata una data ufficiale di uscita.

Fonte: THR

 

Il Corvo, il regista dell’originale: “Lasciate che rimanga un film di Brandon”

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La lavorazione del remake de Il Corvo (The Crow) è in procinto di cominciare, come ha annunciato il nuovo protagonista Jason Momoa, tuttavia sembra che Alex Proyas, regista del film del 1994 con Brandon Lee, sia contrario a questa operazione.

In un lungo post su Facebook, Proyas ha spiegato che Il Corvo (The Crow)  è un film nato soltanto dalla forza e dalla volontà di Brandon Lee. Il regista spiega che oltre a collaborare su quel set, erano anche amici e che senza Lee, nessuno avrebbe mai sentito parlare di questo fumetto underground. Il film è stato completato dopo la morte dell’attore, in un incidente sul set, e il regista lo ha fatto solo per l’amore che aveva per il suo protagonista.

Alla fine del film, Proyas ha anche rinunciato alla classica scritta “un film di“, volendolo considerare “un film di Brandon Lee“, un po’ come accaduto con Terry Gilliam e il suo Doctor Parnassus, che all’inizio dei titoli di coda, ha voluto che fosse scritto “un film di Heath Ledger e dei suoi amici“. Anche per il film di Gilliam, infatti, il protagonista morì durante le riprese.

Alex Proyas conclude il suo post dicendo: “Per favore, lasciate che rimanga un film di Brandon”.

Ecco il post del regista del regista de Il Corvo

Nonostante l’accorato appello di Proyas, sempre improbabile che il progetto venga interrotto a questo punto.

Ricordiamo che nel corso di questi anni tantissimi attori sono stati associati al remake del film, tra cui Luke Evans, Tom Hiddleston, James McAvoy e Bradley Cooper, ma anche diversi registi come Stephen Norrington, Juan Carlos Fresnadillo e F. Javier Gutierez.

Il Corvo (The Crow) (The Crow) è un film del 1994 diretto da Alex Proyas, tratto dall’omonimo fumetto di James O’Barr. Il film segna l’ultima e più famosa interpretazione cinematografica di Brandon Lee, morto accidentalmente a causa di un colpo di pistola durante le riprese del film.

Proyas dovette ricorrere a trucchi digitali e a controfigure per poter terminare l’opera, raddoppiandone di fatto i costi. Lo strepitoso successo del film ripagò più che abbondantemente le somme investite, arrivando ad incassare in tutto il mondo la somma complessiva di circa 170 milioni. Vennero successivamente girati tre sequel: Il corvo 2 – La città degli angeli (unico film a collegarsi al primo), Il corvo 3 – Salvation e Il corvo – Preghiera maledetta, che però non hanno mai raggiunto il successo del primo capitolo.

Il Corvo “lascerà a bocca aperta le persone”, secondo il produttore

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Le riavvio de Il Corvo “lascerà a bocca aperta le persone” e potrebbe generare un universo condiviso, anticipa il produttore Sam Pressman. Basato sulla serie di fumetti di James O’Barr, la storia è stata già adattata nel 1994 e vedeva Brandon Lee nei panni di Eric Draven, un musicista assassinato che viene resuscitato da un corvo mistico e cerca vendetta contro la banda che ha ucciso lui e la sua fidanzata. Il Corvo fu un grande successo al botteghino e divenne un classico di culto, anche se i suoi sequel non riuscirono a ottenere lo stesso successo. Il riavvio è stato annunciato da diversi anni e adesso dovrebbe essere atteso entro il 2024.

In una recente intervista con Deadline, Sam Pressman ha fornito un aggiornamento sul riavvio de Il Corvo, spiegando:

“Il Corvo è stato una parte centrale e integrante della nostra azienda e sono davvero orgoglioso dei progressi e del lavoro svolto. Penso che il film lascerà a bocca aperta le persone. I nostri partner vogliono affrontarlo a 360°, che si tratti di videogiochi, di una serie animata o di un universo, ma ha questa eredità cosmica che può espandersi oltre una singola storia. Siamo finalmente a un punto in cui possiamo davvero esplorare quelle altre strade perché è una proprietà davvero unica in quanto non è un film in studio, non è un film Marvel – è una specie di film anti-Marvel. Ho le più grandi speranze per questo e adoro davvero ciò che Molly Hassell ha realizzato fino a questo momento e Rupert Sanders è un vero visionario.”

Il riavvio a lunga gestazione di Il Corvo è entrato in sviluppo per la prima volta nel 2008 e nel corso degli anni ha vissuto un complicato processo di produzione con numerosi registi, sceneggiatori e attori collegati al progetto in vari momenti. Nel corso degli anni molti attori sono stati associati al ruolo di Eric Draven, tra questi anche Bradley Cooper, Luke Evans, Jack Huston e Jason Momoa. Gli sceneggiatori che hanno lavorato alle versioni precedenti della sceneggiatura includono addirittura Nick Cave.

L’attuale iterazione del riavvio de Il Corvo è diretta da Rupert Sanders con una sceneggiatura di Zach Baylin e Will Schneider che è, ovviamente, basata sul fumetto di O’Barr. Il riavvio vede protagonista Bill Skarsgard nel ruolo principale, mentre FKA Twigs interpreta il ruolo della sua fidanzata assassinata, Shelly. Isabella Wei interpreta un nuovo personaggio chiamato Zadie, mentre Danny Huston, Laura Birn, Sami Bouajila e Jordan Bolger sono stati tutti scelti in ruoli non rivelati. Le riprese del film sono terminate l’anno scorso, molto prima dell’inizio dello sciopero degli attori, e la sua uscita è attualmente prevista per il 2024.

Il corvo remake: nuovo regista e nuovo sceneggiatore!

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Il corvo remake: nuovo regista e nuovo sceneggiatore!

Arrivano aimé due buone notizie per il remake del Corvo The Crow. La prima riguarda la controversia legale sui diritti del nuovo adattamento dell’opera. E’ di ieri la notizia che la Relativity Media e The Weinstein Company hanno risolto il problema e che sono pronte ora a produrre il film.

La seconda notizie è che questo ha creato un indotto e le cose si stanno muovendo rapidamente, tanto che la pellicola ha ora un nuovo regista, F. Javier Gutierrez, e un nuovo sceneggiatore, Jesse Wigutow. L’obiettivo è quello di andare sul set in autunno. Ora non resta che aspettare notizie sul casting, vi ricordiamo che il progetto è stato abbandonato da Bradley Cooper.

Fonte: Variety

Il Corvo remake: Norman Reedus al posto di Luke Evans?

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Il Corvo remake: Norman Reedus al posto di Luke Evans?

Arrivano notizie fresche sul tanto chiacchierato remake de Il Corvo The Crow, e sul suo possibile cast di attori. Infatti, secondo quanto rivela The Schmoes Know lo studios che produce il remake vorrebbe nel cast Norman Reedus (The Walking Dead) come Eric Draven.

Ovviamente questi sono solo rumors, ma se confermati significherebbe che non sarà più Luke Evans il protagonista. Ma non è tutto, sembra infatti che la produzione sia intenzionata ad ingaggiare anche Kristen Stewart per la parte di Shelly, l’amore perduto del protagonista. Anche se sembra che quest’idea sia tramontata sul nascere perché riterrebbero la Stewart non particolarmente attraente per il target di riferimento del film.

Vi ricordiamo che al momento queste sono solo speculazioni, anche se vedere Norman Reedus nei panni del Corvo non ci dispiacerebbe. Rimaniamo in attesa di ricevere nuovi sviluppi dalla produzione del film.

Fonte: The Schmoes Know

Il Corvo remake: Luke Evans non sarà il protagonista in via ufficiale

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Il noto sito americano The Wrap conferma in via ufficiale che l’attore Luke Evans non sarà più il protagonista del discusso reboot The Crow, (Il Corvo). Probabilmente le motivazioni di questo abbansono sono dettate dai continui riinvii sul film e incombatibilità con la lavorazione attuale.

Dunque dopo i vari cambi alla regia, ora la Relativity Media dovrà trovare un nuovo protagonista per il remake del film tratto dall’omonima graphic novel.

Il Corvo remake Luke Evans conferma la sua presenza

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Il Corvo remake Luke Evans conferma la sua presenza

Si è tenuta ieri sera a Los Angeles (a partire dalle 3.30 ora italiana) la premiere mondiale de Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug. Ovviamente presenti al grande evento c’erano tutti gli attori che hanno partecipato al film, in particolare Luke Evans, new entry nel cast e interprete di Bard l’Arciere ha parlato, alla fine della breve intervista da tappeto rosso, del suo futuro.

Luke Evans aggiorna su Il Corvo, Dracula e Lo Hobbit

Ecco cosa ha detto l’attore: “Ho appena finito di girare Dracula, è stato molto impegnativo. Per cui ora sono un po’ stanco. A breve comincerò con le riprese de Il Corvo, sono molto impegnato!”

Alla scoperta dei personaggi de Lo Hobbit: Bard l’arciere

Smentite quindi le voci che volevano un cambiamento alla testa del progetto con l’attore di The Walking Dead Norman Reedus al posto di Evans nei panni di Eric Draven.

Il Corvo remake: Norman Reedus al posto di Luke Evans?

Lo Hobbit: La desolazione di Smaug, il film

Lo Hobbit: La desolazione di Smaug, secondo capitolo della trilogia uscirà al cinema il 12 dicembre 2013. Lo Hobbit: La desolazione di Smaug è il secondo capitolo della Trilogia di Peter Jackson tratta dall’omonimo romanzo di J.R.R. Tolkien. La pellicola uscirà il 12 dicembre 2013 in Italia ed è scritto da Fran Walsh, Peter Jackson, Philippa Boyens e Guillermo del Toro. La terza parte, invece intitolata Lo Hobbit: Racconto di un ritorno è atteso per il 14 Dicembre 2014. Il cast del film comprende Martin Freeman, Benedict Cumberbatch, Ian McKellen, Evangeline Lilly, Luke Evans, Richard Armitage, Elijah Wood, Orlando Bloom, Cate Blanchett, Hugo Weaving, Christopher Lee e Andy Serkis.

Trama: Le avventure di Bilbo Baggins e della compagnia di dodici nani di Thorin Scudodiquercia, formata da Balin, Dwalin, Kili, Fili, Dori, Nori, Ori, Oin, Gloin, Bifur, Bofur e Bombur. Il gruppo deve recuperare il tesoro posto nel cuore della Montagna Solitaria, sorvegliato dal drago Smaug.

Il corto Vincent di Tim Burton

Il corto Vincent di Tim Burton

Per la rubrica visioni in corto, vi proponiamo il primo cortometraggio in italiano del genio creativo di Tim Burton. Nel corto viene esplicitamente citato Edgar Allen Poe. Godetevi il filmato:

Il Corsetto Dell’Imperatrice: trailer del film con Vicky Krieps

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Il Corsetto Dell’Imperatrice: trailer del film con Vicky Krieps

BIM Distribution ha diffuso il trailer ufficiale de Il Corsetto Dell’Imperatrice, l’annunciato nuovo film con Vicky Krieps e diretto da Marie Kreutzer, candidato agli EFA come Miglior film, miglio regia e miglior attrice. Un film di Marie Kreutzer con Vicky Krieps, Premio Un Certain Regard per la migliore interpretazione al Festival di Cannes 2022 e acclamata protagonista de Il filo nascosto.

La trama del film Il Corsetto Dell’Imperatrice

L’imperatrice Elisabetta d’Austria è idolatrata per la sua bellezza e famosa in tutto il mondo per essere una fonte di ispirazione per le nuove tendenze di moda. Ma nel 1877, ‘Sissi’ celebra il suo quarantesimo compleanno e deve combattere per preservare la sua immagine pubblica allacciando il suo corsetto in modo sempre più stretto. Mentre, nonostante il suo volere, il suo ruolo si riduce a mero atto performativo di presenza, la sete di conoscenza di Elisabetta e il suo entusiasmo per la vita la rendono sempre più irrequieta a Vienna. Inizia a viaggiare in Inghilterra e in Baviera, si reca a fare visita ad ex amanti e amici di vecchia data, alla ricerca dell’eccitazione e della determinazione che provava in gioventù. Con un avvenire di doveri strettamente cerimoniali già fissato che l’attende, Elisabetta si ribella contro l’immagine iperbolica di se stessa e architetta un piano per tutelare il suo lascito culturale.

Il corsetto dell’imperatrice: recensione del film con Vicky Krieps

Presentato in anteprima al Festival di Cannes 2022 nella sezione Un Certain Regard, da qualche mese Il corsetto dell’imperatrice mantiene alta la sua reputazione nel circuito dei Festival di cinema, soprattutto per quanto riguarda l’interpretazione della splendida Vicky Krieps, qui nei panni dell’Imperatrice Elisabetta d’Austria, moglie di Francesco Giuseppe I, conosciuta ai più semplicemente come Sissi.

Il corsetto dell’imperatrice: una vita “ristretta”

Il destino da cui Sissi avrebbe voluto sfuggire – era stata scelta come propria sposa dall’imperatore Francesco Giuseppe, che avrebbe dovuto sposare la sorella Nenè – è il fulcro tematico del film di Marie Kreutzer, regista austriaca che guarda con occhio disincantato dal punto di vista storico, ma non esente da rielaborazioni favolistiche, la storia del suo Paese.

Il titolo del film si ispira a uno degli accessori più infelicemente utilizzati da Sissi soprattutto negli ultimi anni di vita: il corsetto, rigorosamente strettissimo a sottolinearne il punto vita, il fisico scolpito dai rigidi allenamenti e dalla dieta pressante cui si sottoponeva l’Imperatrice, cercando di riposizionare il suo esercizio del potere dalla sfera sociale a quella privata. Il film della Kreutzer è forse il primo in assoluto a togliere vita al personaggio di Sissi, a volerne mostrare le pieghe nell’animo, quelle che gli studi storici hanno sempre messo in evidenza ma i prodotti audiovisivi hanno voluto accuratamente non considerare, scegliendo di romanticizzare la relazione tra Elisabetta e Francesco Giuseppe.

La Sissi de Il corsetto dell’imperatrice non si perde nella lettura, non impara, sa già le lingue, non si entusiasma per niente; non ha più un ruolo – ma riflette nella sua persona la decadenza di un Impero – non si reca più in Ungheria, non è stimata dal popolo.

Il corsetto dell'imperatric Vicky Krieps

Uno sguardo che è prigione ma anche desiderio

Nelle nuove idee audiovisive di biopic, quali i recenti Blonde e Spencer, c’è sempre un eccesso di emozione, che sia paura, ribellione, angoscia, depressione: nella rielaborazione di Kreutzer, c’è solo apatia. Tutti i personaggi parlano allo stesso modo, non vi è colonna sonora – se non qualche aggiunta musicale lontana da ogni caratterista sulla scena – e che intima agli spettatori di andarsene via, di non fermarsi ad ascoltare la storia di una donna che non voleva essere più guardata – a dispetto del culto della bellezza da cui Sissi era diventata ossessionata e del suo desiderio inconscio di bramare lo sguardo altrui su di sè, piegando il concetto di vanità esteriore alla necessità di sentirsi compresi.

La Hofburg – residenza della coppia imperiale per gran parte dell’anno e che Sissi considerò sempre una prigione – assume ne Il corsetto dell’imperatrice i connotati dell’ospedale psichiatrico: quelli a cui fa visita spesso, che cerca di sostenere anche economicamente; c’è qualcosa che la attira nella condizione di isolamento dei pazienti, che le ricorda l’anomia dei palazzi che abita, in cui le aspirazioni e gli obiettivi tanto privati quanto sociali rimangono indeterminati e l’ormai limitatissimo vigore del potere imperiale assume concretezza.

Una storia che non esiste

Quella di Marie Kreutzer è una Sissi che non viene mai chiamata così: è una “semplice” Imperatrice, il cui ruolo socio-politico è stato ridotto a mera performance; mancano i tratti tipici della sua persona, la vitalità e l’ardore con cui studiava e imparava. Non è mai in un posto fisso, eppure non visita mai quelli che erano notoriamente il suo rifugio o, se vi si reca, ne calpesta il suolo in punta di piedi, senza essere effettivamente presente dal punto di vista psicologico.

Siamo di fronte a un personaggio totalmente scollegato da ogni affetto e location che le è stata imposta: non riesce mai a stabilizzarsi sul minimo livello di contatto affettivo, neanche con i figli, appena con le damigelle – che piegherà a sua immagine e volontà. Nella sceneggiatura de Il corsetto dell’imperatrice, non verranno mai espressamente dichiarati i disturbi alimentari e psichici di cui Elisabetta soffriva e le violenze che imponeva a se stessa: sono flagelli che rimangono paradossalmente suggeriti, che lo spettatore deve silenziosamente cogliere, arrivando ad accettare che Sissi non riuscirà mai a esplicitarli nè ai personaggi sulla scena nè a noi fruitori della storia che vorrebbe solo fosse sua, senza nessun disturbatore esterno.

Un corsetto che, a dispetto delle piaghe sul corpo, più viene stretto meno dolore provoca: essere Imperatrice non è un compito per tutti e chi non lo hai mai desiderato in primo luogo decide di disfarsene così. Sissi stringe, si autoflagella, rende pressante ogni circostanza per lasciare andare tutto; si butta a capofitto nel mare dell’anonimato, dove può mimetizzarsi e delegare la scrittura della sua storia a noi spettatori, senza indicazioni chiare. Inventiamo, prendiamo in giro, riscriviamo: questo è ciò che avrebbe voluto Sissi e che a Elisabetta è sempre stato negato.

Il Corriere – The Mule, recensione del film di e con Clint Eastwood

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Sono passati oltre 10 anni da Gran Torino, da quel capolavoro che doveva essere il suo addio al cinema, eppure Clint Eastwood non si è ancora stancato di portare l’America sul grande schermo, e così torna al cinema con Il Corriere – The Mule.

L’attore e regista torna in doppia veste, dietro e davanti alla macchina da presa, e racconta di Earl Stone (Clint Eastwood), un uomo di 90 anni che si ritrova senza soldi, in pessimi rapporti con la famiglia, colmo di rimpianto per come ha lasciato andare in pezzi i suoi affetti. Per risolvere i suoi problemi economici, decide di accettare un lavoro per un cartello della droga messicano, finendo per fare il “mulo”, ovvero un corriere della droga.

Tratto da una storia vera, il nuovo film di Clint Eastwood, dal 7 febbraio al cinema, è un’altra fotografia degli Stati Uniti, di un sogno americano che ormai vive soltanto sulla pelle di chi ha visto cambiare il Paese sotto i propri occhi, ed è inevitabile pensare che Earl è un po’ lo stesso Clint. Se da una parte abbiamo un reduce, sopravvissuto, che non si connette con la realtà che è cambiata, che perde completamente ogni filtro ma rimane fedele alla sua indole educata e gentile (chiama “negri” una coppia di afroamericani con l’auto in panne, quando si ferma ad aiutarli, sul ciglio della strada), dall’altra abbiamo un uomo che con la sua stessa esistenza mantiene viva la testimonianza di ciò che è stato il cinema e la Storia di quel Paese.

Se all’inizio del film Earl ci appare come un vecchio solitario e immediato nei modi e nell’approccio, dopo un po’ cominciamo ad avvertire il suo rimpianto, il suo rimorso nei confronti di quei valori familiari che ha sempre messo da parte per un egoismo intrinseco, che lo spingeva sempre lontano dalla moglie e dalla figlia. E infatti, adesso, la moglie (diventata ex) non fa altro che rimproverarlo per il passato, mentre la figlia ha completamente smesso di parlargli.

Questo atteggiamento netto nei confronti del personaggio, non solo da parte dei familiari, ma anche da quella di tutti gli altri personaggi che interagiscono con lui (il poliziotto della DEA Bradley Cooper o il boss del cartello Andy Garcia) crea una situazione in cui l’unico ad essere vivo e mobile è lo stesso protagonista, il monumentale Eastwood, mentre gli altri personaggi sono tutte figurine, stereotipi che non vengono approfonditi né tratteggiati come si dovrebbe, con il risultato di eliminare quasi completamente il dialogo del film.

E il film è effettivamente un monumento al cinema dell’icona americana: la regia asciutta, i campi larghi e i ritmi da western, la tensione che cresce soprattutto nella seconda parte, ma anche i momenti di feroce ironia, le risate di gusto su alcuni scambi (la sceneggiatura è di Nick Schenk, lo stesso di Gran Torino), ogni parte è messa al posto giusto dall’occhio essenziale dell’Eastwood regista, che è poi quello che più ama il pubblico. Il Corriere – The Mule è un inno che Clint Eastwood innalza a se stesso, semplicemente mettendosi in gioco, senza ostentare grandezza o prodigi, ma semplicemente continuando a raccontare e a raccontarsi come testimone vivente di un mondo (del cinema e non solo) che non esiste più.

Il Corriere – The Mule, il trailer

Il corriere – The Mule: la storia vera dietro il film di Clint Eastwood

Negli ultimi anni, il regista premio Oscar Clint Eastwood si è concentrato nel dar vita ad una serie di acclamati film biografici, attraverso cui esalta tematiche come il patriottismo e la guerra contro le ingiustizie. Titoli come American Sniper, Sully, Richard Jewell o J. Edgar sono solo alcuni dei più brillanti esempi di questo genere. Tra questi si annovera anche Il corriere – The Mule (qui la recensione), da lui diretto e interpretato nel 2018. Questo nuovo lungometraggio ha rappresentato il ritorno di Eastwood come attore dopo sei anni di sole regie.

La volontà di recitare come protagonista è motivata qui dalla presenza di un personaggio che solo lui avrebbe potuto interpretare: un anziano temerario capace di rinnovarsi e rispondere con vigore all’ingiustizia di un Paese che abbandona i più fragili. Per quanto macchiatosi di crimini, il protagonista interpretato da Eastwood è dunque un soggetto non disposto a farsi mettere i piedi in testa. La vicenda, tanto incredibile quanto adatta allo spirito tenace di Eastwood, è in realtà tratta da una storia vera, raccontata dal giornalista Sam Dolnick nel suo articolo dal titolo The Sinaloa Cartel’s 90-Year-Old Drug Mule.

Il film ha dunque rappresentato per Eastwood non solo una nuova occasione per tornare a recitare, ma anche per portare avanti il suo elogio di chi si ribella ad una società nella quale è sempre più difficile riconoscersi. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune curiosità relative a Il corriere – The Mule. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla storia vera. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Il corriere - The Mule Clint Eastwood Diane West
Clint Eastwood e Dianne Wiest in Il corriere – The Mule. © 2018 – Warner Bros. Pictures

La trama e il cast di Il corriere – The Mule

Protagonista del film è Earl Stone, un ottuagenario reduce della Seconda guerra mondiale. Con la passione per la guida e per i fiori, egli svolge ormai da anni il mestiere di floricoltore, riponendo più interesse in tale attività che non nella propria famiglia, composta dall’ormai ex moglie Mary, dalla figlia Iris e dalla nipote Ginny. Con il passare degli anni, Earl si vede però costretto a chiudere la sua attività imprenditoriale, che gli è stata pignorata a causa degli scarsi incassi. La sua unica possibilità di salvezza sembra legata a un lavoro per cui gli viene chiesto semplicemente di guidare una macchina. Ben presto, però, Earl scoprirà di essere diventato un corriere della droga.

Ad interpretare Earl Stone vi è proprio Clint Eastwood, che non recitava dal 2012, anno di Di nuovo in gioco. Il corriere – The Mule è inoltre stata per lui una nuova esperienza come regista e attore, cosa che non avveniva dal 2008 con Gran Torino. Come sempre, egli si è preparato al ruolo con grande dedizione, ricercando informazioni sul vero Leo Sharp, al fine di poter esaltare tutta la sua umanità in contrasto alle vicende che gli si oppongono. Nei panni della moglie Mary, invece, compare l’attrice Dianne Wiest, mentre ad interpretare la figlia Iris vi è Alison Eastwood. Quest’ultima, vera figlia del regista, aveva già recitato con il padre per il film Corda tesa.

Nel ruolo di Ginny Stone, la nipote di Earl, vi è invece la giovane Taissa Farmiga, celebre per i suoi ruoli nella serie antologica American Horror Story. Il corriere – The Mule segna invece la seconda collaborazione tra Eastwood e l’attore Bradley Cooper dopo American Sniper. Cooper interpreta qui l’agente Colin Bates, mentre Michael Peña è il suo collega Trevino. Laurence Fishburne – Morpheus in Matrix – è invece l’agente Warren Lewis. Nei panni del boss del cartello di droga, Laton, vi è invece l’attore Andy Garcia. Questi affermò di essere stato pronto ad accettare qualsiasi ruolo pur di lavorare con Eastwood. Ignacio Serricchio, infine, è presente nei panni di Julio Gutierrez.

Il corriere - The Mule Clint Eastwood Alison Eastwood
Clint Eastwood e Alison Eastwood in Il corriere – The Mule. © 2018 – Warner Bros. Pictures

La storia vera dietro il film

In Il corriere – The Mule, l’Earl Stone di Eastwood è basato su Leo Sharp, conosciuto all’interno del Cartello di Sinaloa come El Tata. Sharp era un veterano della Seconda Guerra Mondiale che, dopo il fallimento della sua compagnia aerea, era diventato un pioniere dell’orticoltura, occupandosi in particolare di daylilies. Ma quando anche questa attività cominciò a fallire, fu reclutato nel traffico di droga e fu così bravo da diventare una specie di mito all’interno del cartello. È poi però stato arrestato dalla DEA e condannato a tre anni di carcere, di cui uno scontato.

Leo è infine stato rilasciato nel 2015 perché era un malato terminale ed è morto nel 2016 all’età di 92 anni. L’agente Bates (interpretato da Bradley Cooper) è invece basato sull’agente speciale della DEA Jeff Moore, che ha catturato Sharp nel 2011. L’arresto di Stone è avvenuto proprio come mostrato nel film: è stato sorpreso su un’autostrada interstatale mentre guidava un pick-up Lincoln. Dopo l’arresto, Sharp si è dichiarato colpevole delle accuse, ma ha cercato di evitare il carcere vero e proprio offrendosi di pagare la multa coltivando papaya hawaiane per il governo degli Stati Uniti.

Nel film, invece, il protagonista si assume in pieno la responsabilità di quanto compiuto. Ad ogni modo, come mostrato nel film, è stato in grado di mantenere la sua fattoria di ninfee mentre era in prigione. Ad ogni modo, sebbene Il corriere – The Mule sia ispirato a una storia vera, ci sono delle modifiche che vengono apportate. Lo Stone di Eastwood è puramente fittizio e il modo in cui viveva la sua vita quotidiana è stato creato per il film. Rimane solo il nocciolo della storia vera, ovvero che Sharp era un anziano veterano di guerra che iniziò a trasportare droga attraverso il Midwest.

Il corriere - The Mule Clint Eastwood
Clint Eastwood e Alan Heckner in Il corriere – The Mule. © 2018 – Warner Bros. Pictures

La moglie, la figlia e la nipote presenti in Il corriere – The Mule sono state del tutto inventate. Eastwood ha anche cambiato molto di ciò che è accaduto durante i viaggi, poiché non c’era modo di sapere cosa fosse successo quando Sharp era da solo. Il più grande cambiamento rispetto alla storia vera è però che il film lo mostra impegnato solo in una dozzina di spedizioni in totale nell’arco di diversi mesi. In realtà, Stone ha gestito la droga per 10 anni come uno dei maggiori corrieri del cartello.

Questa è stata probabilmente la causa della sua condanna al carcere, anche all’età di 90 anni. Il procuratore Christopher Graveline ha spiegato l’accaduto in un’intervista (via USA Today): “Veniva pagato circa mille dollari per ogni chilo che consegnava, e il suo carico normale era di circa 250 chili a Detroit. La gente dovrebbe rendersi conto che il film è stato romanzato rispetto a ciò che è realmente accaduto con Leo Sharp”. In entrambe le versioni, Stone/Sharp spendeva molti dei suoi soldi per aiutare gli altri, quasi come un moderno Robin Hood.

Il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il corriere – The Mule è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple Tv e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 13 settembre alle ore 21:00 su Iris.

Il Corriere – The Mule: il trailer italiano del film di e con Clint Eastwood

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Warner Bros ha diffuso il trailer italiano di Il Corriere – The Mule, il nuovo film di Clint Eastwood con protagonista Clint Eastwood e Bradley Cooper.

Protagonisti di Il Corriere – The Mule un cast stellare che comprende il candidato all’Oscar Laurence Fishburne (Tina – What’s Love Got to Do with It, Black-ish per la TV) che interpreta un agente speciale della DEA; Michael Peña (Ant-Man and the Wasp, Narcos per Netflix) che interpreta un suo collega; il premio Oscar Dianne Wiest (Pallottole su Broadway, Hannah and Her Sisters, Life in Pieces per la TV) che interpreta la ex moglie di Earl; Alison Eastwood (Rails & Ties) che interpreta la figlia di Earl; Taissa Farmiga (The Nun) che interpreta la nipote di Earl e Ignacio Serricchio (Lost in Space per Netflix, The Wedding Ringer) che interpreta l’assistente di cartello di Earl.

Il Corriere – The Mule racconta di un orticoltore di 90 anni e  veterano della seconda guerra mondiale che è stato sorpreso a trasportare cocaina per un valore di $ 3 milioni per un cartello messicano della droga attraverso il Michigan. Il film è scritto da Nick Schenk ed è prodotto da Jillian Apfelbaum, Clint Eastwood, Dan Friedkin, Jessica Meier, Tim Moore, Kristina Rivera e Bradley Thomas. Ruben Fleischer, Todd Hoffman  e David Bernad sono executive producer.

Il Corriere – The Mule, la recensione

Il Corriere – The Mule in home video

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Il Corriere – The Mule in home video

Warner Bros. Entertainment Italia presenta l’edizione home video dell’ultimo lavoro del Premio Oscar Clint Eastwood, Il Corriere – The Mule, disponibile in DVD, Blu-Ray e 4K Ultra HD dal 13 giugno. La storia di un uomo pronto a rischiare tutto per la sua famiglia, un viaggio on the road per le strade dell’America. Ispirato a una toccante storia vera, Il Corriere segna il ritorno di Clint Eastwood davanti e dietro la cinepresa. Una nuova prova da attore, a quasi dieci anni dall’acclamato Gran Torino del 2009, diretto da Eastwood, che ha conquistato nuovamente il cuore di pubblico e critica.

La vicenda di Earl Stone, il più anziano corriere della droga, disposto a tutto pur di aiutare la sua famiglia, rappresenta anche un grande omaggio al cinema di Clint Eastwood. Per viverlo al meglio Warner Bros. Entertainment Italia propone il film in più edizioni. Il formato 4K Ultra HD, con la sua altissima definizione, garantisce immagini spettacolari e brillanti, e un sonoro pulito per offrire la massima immersione all’interno della storia. Tra i contenuti speciali del DVD troviamo uno speciale Making of Il Corriere – The Mule: Nobody Runs Forever che ci porta a scoprire tutti i segreti del dietro le quinte del film e ci permette di ammirare il maestro Eastwood all’opera sul set, mentre dirige la troupe e mentre dà vita al suo nuovo, iconico, personaggio. All’interno dell’edizione Blu-Ray, si trova anche il video musicale di Don’t Let the Old Man In, la toccante ballata di Toby Keith che accompagna gli ultimi fotogrammi del film. Un inno, ispirato da una conversazione tra il musicista e Clint Eastwood, che invita a “non fare entrare il vecchio uomo” ma a vivere la vita con freschezza.

Per omaggiare la forza del film e il cinema di Clint Eastwood è prevista anche una speciale edizione in Blu Ray Steelbook, con copertina in metallo ed esclusivo artwork a rendere imperdibile il formato. Un’edizione perfetta per gli amanti del grande cinema e per i collezionisti. Eastwood (Gli spietati, Million Dollar Baby, Sully, American Sniper) è affiancato nella sua prova d’attore da un cast d’eccezione come i candidati all’Oscar Bradley Cooper (A Star Is Born, American Sniper), Laurence Fishburne (Matrix, Tina-What’s Love Got to Do With It), oltre a Michael Peña (American Hustle, Cesar Chavez), e alla vincitrice dell’Oscar Dianne Wiest (Hannah e le sue sorelle, Proiettili su Brodway) e il candidato all’Oscar Andy Garcia (Ocean’s Eleven, Il Padrino: parte III).

Ispirato da una storia vera, Eastwood ha diretto Il Corriere – The Mule a partire da una sceneggiatura di Nick Schenk (Gran Torino). Eastwood figura anche tra i produttori con la sua Malpaso Production assieme a Tim Moore, Kristina Rivera e Jessica Meier e Dan Friedkin e Bradley Thomas della Imperative Entertainment. I produttori esecutivi del film sono Dave Bernad, Ruben Fleischer, Todd Hoffman e Aaron L. Gilbert. Il film è co-prodotto da Jillian Apfelbaum e David M. Bernstein. Il team di Eastwood dietro le quinte è composto dal direttore della fotografia Yves Bélanger (Brooklyn, Dallas Buyers Club) lo scenografo Kevin Ishioka (Ore 15:17 – Attacco al treno), insieme alla costumista Deborah Hopper e il montatore vincitore dell’Oscar Joel Cox (Gli Spietati).

Il Corriere – The Mule, la trama

Eastwood interpreta Earl Stone, un uomo di circa 80 anni rimasto solo e al verde, costretto ad affrontare la chiusura anticipata della sua impresa, quando gli viene offerto un lavoro per cui è richiesta la sola abilità di saper guidare un auto. Compito semplice, ma, ciò che Earl non sa è che ha appena accettato di diventare un corriere della droga di un cartello messicano. Nel suo nuovo lavoro è bravo, così bravo che il suo carico diventa di volta in volta più grande e per questo motivo gli viene assegnato un assistente. Questi non è però l’unico a tenere d’occhio Earl: il misterioso nuovo “mulo” della droga è finito anche nel radar dell’ efficiente agente della DEA, Colin Bates. E anche se i suoi problemi di natura finanziaria appartengono ormai al passato, i suoi errori affiorano e si fanno pesanti nella testa, portandolo a domandarsi se riuscirà a porvi rimedio prima che venga beccato dalla legge… o addirittura da qualcuno del cartello stesso.

Il coraggio di Blanche: recensione del film di Valérie Donzelli

Il coraggio di Blanche: recensione del film di Valérie Donzelli

Il coraggio di Blanche è un film francese diretto nel 2023 da Valérie Donzelli. La regista è più conosciuta in Italia come interprete del film La guerra è dichiarata, candidato agli Oscar come miglior film straniero nel 2012. Il titolo originale della pellicola è L’amour et les forêts, come il romanzo di Eric Reinhardt a cui la sceneggiatura è liberamente ispirata e proprio per questo premiato come miglior adattamento cinematografico ai premi César 2024. L’amore e i boschi: una dicotomia che è un peccato perdere nella traduzione (ma sappiamo che la storia degli adattamenti di titoli in lingua straniera in italiano non è tra le più felici, basti pensare al caso di Se mi lasci ti cancello). Da una parte l’amore, dall’altra le foreste, in un’immagine che raccoglie un intero racconto. Se ci troviamo a vagare nei boschi, fisici o psicologici che siano, siamo soli: l’amore è rimasto altrove e il nostro io più profondo con lui.

Il coraggio di Blanche: una storia universale e singolare

Quando si affronta un film sulla violenza di genere sembra sempre di averlo già visto. Perché solo due sono i finali possibili per le donne che ne sono vittime, ritrovarsi o perdersi del tutto, e perché la storia si snoda sempre, inevitabilmente, attraverso una serie di fasi che vanno dall’innamoramento, all’allontanamento dai propri cari, all’insinuarsi dei primi dubbi della coscienza inascoltati dall’anima che vuole amare, all’emergere inequivocabile della violenza. Dalla fiaba all’incubo, senza una sosta di coscienza alle varie stazioni, senza passare dal via.

Eppure non tutto è già stato visto, non tutto è già stato vissuto e il cinema rivendica il diritto di raccontare una storia universale in maniera singolare: in questo caso alla maniera di Blanche, la protagonista, interpretata da Virginie Efira, anzi: doppiamente interpretato da Virginie Efira che presta il volto anche alla sorella gemella di Blanche, Rose. Non è un caso che si scelga di inserire nella sceneggiatura questo particolare: i legami fra gemelli omozigoti sono tra i più forti e indissolubili eppure l’incontro con Grégoire Lamoureux (Melvil Poupaud) riesce a insinuarsi anche in questa relazione e ad allargare sempre più la distanza tra le due sorelle. I nomi dei protagonisti svelano un gioco di parole che sembra sottolineare come sia necessario fare attenzione alle apparenze: ‘l’amoureux’ significa infatti ‘l’innamorato’, mentre il cognome di Blanche, ‘renard’, significa ‘volpe’, ma i ruoli fanno presto a capovolgersi. O forse la piccola volpe non ha voluto vedere né sentire? ‘L’amavo fino alle lacrime che le facevo versare’ recita l’uomo nella prima notte d’amore. Gli abbracci, i sussurri, il contesto: tutto sembra perfetto finché arrivano esili segnali che solo l’ispessimento della ripetizione nel tempo rende visibili.

Il coraggio di Blanche Virginie Efira
LAMOUR-ET-LES-FORETS-©-2023-RECTANGLE-PRODUCTIONS-FRANCE-2-CINEMA-LES-FILMS-DE-FRANCOISE

Blanche non è libera nemmeno di annunciare alla sorella gemella la felicità di una gravidanza, senza accorgersi che il mondo dell’uomo di cui si è innamorata si sta richiudendo attorno a lei senza via di scampo. Come le brezze leggere che si avvertono nelle stanze dalle finestre chiuse senza capire da dove siano entrate, così Blanche avverte dubbi e sensazioni a cui non riesce a dare un nome e va avanti, fino a quando si accorge che ogni fibra del suo corpo è satura di un sentimento ineludibile che non è più l’amore, quanto lo smarrimento di chi si trova a vagare nella foresta perché ha smarrito la strada.

Il coraggio di riconoscersi come vittima

In una delle scene di violenza più feroci del film Blanche scorre le mani sui dorsi dei libri quasi a chiedere difesa a tutta la poesia e la letteratura di cui si è nutrita e che l’hanno resa una donna autonoma, capace di comprendere il mondo e le sue sfumature. Eppure né la sua educazione, né il suo lavoro, niente di tutto quello che ha saputo costruire nella vita sono bastate a tenerla lontano dall’orrore che sta vivendo.

A trasmetterle la consapevolezza che si stava abbandonando all’amore più che al suo portatore e che adesso ne è vittima. Vittima: una parola che le donne che subiscono violenza, soprattutto quella psicologica, fanno fatica a pronunciare, attribuirsi, perché vengono invece sempre accusate di essere colpevoli dell’infelicità dell’uomo che non sanno amare abbastanza. Abbastanza: un’altra parola importante che arriva come una liberazione quando qualcuno, qualcosa, dentro di noi, forse può arrivare a salvarci. Il coraggio forse, con l’augurio che tutte possano trovare il coraggio di Blanche.

Il Coraggio del Leone con Anna Fogliett apre il 17° Biografilm Festival il 3 giugno

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Gli ultimi giorni della 77ma Edizione della Mostra di Arte Cinematografica sono al centro della produzione di RS Productions: il documentario “Il Coraggio del Leone” ha come protagonista lo sguardo privilegiato della madrina del Festival 2020, Anna Foglietta, sulle ultime giornate dell’evento storico che si è concluso con grande successo il 12 settembre scorso. Il documentario diretto da Marco Spagnoli aprirà ufficialmente la XVII edizione del Biografilm Festival a Bologna nella serata di pre-apertura il 3 giugno in anteprima mondiale.

La città di Venezia con la sua bellezza e il suo fascino avvolge il racconto che segue l’interazione di tutte le persone che hanno reso possibile la Mostra, a partire dal Presidente della Biennale Roberto Cicutto e dal Direttore Artistico Alberto Barbera, a dispetto da quanto accaduto, ma – soprattutto – ci permette di incontrare professionalità altrimenti sconosciute che costituiscono la spina dorsale di un evento che da novanta anni rappresenta la bandiera dell’industria cinematografica internazionale.

Produttori associati sono la stessa Foglietta con la sua società Blue One, Daniele Orazi con la sua DO Cinema e Andrea Zoso. La fotografia è di Niccolò Palomba (Enrico Lucherini – Ne ho fatte di tutti i colori: The Italian Jobs), il montaggio è di Jacopo Reale (Walt Disney e l’Italia – Una storia d’amore, Cecchi Gori – Una famiglia italiana) e le musiche sono del musicista italo-americano Max Di Carlo.

IL CORAGGIO DEL LEONE – Sinossi

Il Documentario si pone l’obiettivo di mostrare agli occhi di tutti gli spettatori come il Festival Cinematografico di Venezia (Venezia 77), evento internazionale di primaria importanza nel mondo del cinema, non si sia arreso e caparbiamente sia stato realizzato, a dispetto del mondo intorno, del Covid-19 e della grande incertezza che domina la situazione globale. Lo sguardo privilegiato su questo evento è quello di Anna Foglietta, una delle principali attrici italiane, che – pur affrontando in maniera elegante il ruolo glamour di madrina del Festival – non perde di vista quella concretezza e quella profonda umanità che la fanno amare dal pubblico del nostro paese.

Il convegno: recensione del nuovo film Netflix

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Il convegno: recensione del nuovo film Netflix

Per entrare al meglio nella Spooky season, le settimane che precedono Halloween, cosa guardare di meglio se non un film dell’orrore! Netflix ha aggiunto per l’occasione nuovi contenuti ad hoc: oltre alla miniserie La caduta della Casa degli Usher vi è anche Il convegno. La pellicola svedese, diretta da Patrik Eklund e tratta dall’omonimo romanzo dello scrittore Mats Strandberg, riprende alcuni degli elementi classici degli horror slasher: un gruppo di persone in mezzo al bosco, un assassino psicopatico che cerca di ammazzare più persone possibili, un clima vagamente di suspense. Nel cast ritroviamo principalmente figure note nel solo panorama nazionale: Adam Lundgren è nei panni di Jonas, mentre Katia Winter (The boys) interpreta Lina.

Il convegno: la riunione che diventa massacro

Il film ha per protagonista un gruppo di impiegati pubblici intento a trascorrere alcuni giorni in una struttura nei boschi, con l’obiettivo di rafforzare il rapporto tra colleghi e migliorare la loro produttività. In particolare, il posto dove alloggiano si trova nella cittadina dove il team dovrebbe far costruire un enorme centro commerciale. Durante la prima parte de Il convegno emergono però le prime discordanze sulla creazione dell’opera ed all’interno dello stesso gruppo: per ottenere il terreno necessario alla costruzione, è stata espropriata una fattoria ed il proprietario si è suicidato poco dopo, delle firme sono state falsificate e molti dei cittadini locali si oppongono al centro commerciale.

Le cose però peggiorano drasticamente quando un misterioso killer si inizia ad aggirare nella struttura: i primi ad essere colpiti sono i soggetti dello staff del posto. Pian piano però anche gli ospiti verranno presi come bersaglio dall’assassino travestito. Con il sopraggiungere della notte, ha inizio la corsa per la sopravvivenza.

Il convegno Netflix
Courtesy of Netflix / Robert Eldrim

Un horror che non fa paura

Il genere dell’orrore risulta talvolta essere molto settoriale: o si ama o si odia. Chi è amante dell’horror adora il sentimento di continua tensione ed adrenalina che si percepisce guardandone uno. Un film come Il convegno non può di conseguenza essere apprezzato dai veri cultori di questo genere cinematografico.

Pur essendo presenti alcuni degli elementi tipici delle pellicole horror, come una certa musica di tensione e tanto sangue, non trasmette allo spettatore la suspense e il terrore tipico di un film del genere. La trama risulta inoltre essere piuttosto banale, a tratti anche involontariamente ironica. Anche lo stesso travestimento del killer, che avrebbe lo scopo di creare una sorta di inquietudine sinistra, non ottiene l’effetto di spaventare il pubblico. L’unico reale fattore che resta di un horror è la presenza di tante uccisioni, ma non splatter quanto si potrebbe pensare.

Anche lo stesso svolgimento delle vicende sembra essere a tratti poco credibile: il killer, un normale essere umano, viene colpito più volte alla testa con molteplici armi da alcuni impiegati e membri dello staff. Per quanto la maschera possa agire da scudo, è improbabile che un essere umano sia ancora vivo ed abbastanza in forma da poter continuare indisturbato ad inseguire le sue vittime. Il punto focale degli slasher, horror come Il convegno, è proprio l’inseguimento delle persone da parte del maniaco omicida, ma è giusto dover mantenere una certa logica nello svolgimento delle vicende: la pellicola rischierebbe di perdere credibilità agli occhi del pubblico.

Un fattore interessante del film è tuttavia l’alternarsi di musica di suspense e di brani di musica classica: tra queste si ritrovano anche pezzi di musica da balletto, come delle tracce della Coppelia. Il risultato è un effetto talvolta straniante rispetto alle immagini che però ben racconta quanto avviene.

Il convegno
Courtesy of Netflix / Robert Eldrim

Un clima tossico di lavoro

Il clima all’interno del gruppo di lavoro de Il convegno si percepisce essere da subito molto teso: nonostante il capo e Jonas cerchino di comportarsi in maniera entusiasta, ottengono ben poco riscontro da parte degli altri.

Emergono da subito anche dei dissensi riguardo alla possibilità stessa di realizzare il centro commerciale: secondo alcuni, avrà un impatto negativo sull’ambiente, secondo altri potrebbe non dare i risultati sperati come riscontro economico. Il primo elemento attorno al quale si creano le prime tensioni è la presenza della firma di Lina, una delle dipendenti, su dei documenti che negavano alcun risarcimento al proprietario del terreno su cui verrà costruito il centro commerciale. La firma era stata falsificata, ma Jonas fa gaslighting nei confronti di Lina: le fa dubitare della sua stessa memoria, facendole credere che per via dello stress non ricordi come sono effettivamente andate le cose.

Durante il film, viene allora mostrata la reale natura di Jonas: un arrogante lupo senza scrupoli che si interessa solo della propria vita e dei propri obbiettivi. Anche nelle situazioni di maggiore pericolo, non esiterà ad abbandonare i propri colleghi per salvare sé stesso.

Come Jonas, in realtà è l’organizzazione stessa che si occupa della costruzione di quest’opera a non avere scrupoli: si impongono nella costruzione nonostante l’opposizione della gente del posto e strappando ogni avere ad un semplice fattore. Questo sembra essere il motivo per cui pagano con la vita. Ad ogni modo queste tematiche non vengono approfondite, restano in secondo piano e il film non trova una propria identità.

Il Content-Trailer della saga di Harry Potter!

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Il Content-Trailer della saga di Harry Potter!

E’ corriere.it a pubblicare in anteprima il content-Trailer che ripercorre tutta la saga di Harry Potter, cominciando dai provini di Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint, fino al gran finale.

Il Conte di Montecristo: Sam Claflin è Edmond Dantes nella prima foto

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PALOMAR in collaborazione con DEMD productions e in collaborazione con RAI FICTION, FRANCE TELEVISIONS, MEDIAWAN RIGHTS ed ENTOURAGE sono orgogliose di annunciare la serie, in 8 puntate da 52 minuti, Il Conte di Montecristo.  Il gruppo di partner europei ha interamente finanziato la serie – che è una produzione indipendente e rientra tra i nuovi progetti dell’Alleanza Europea – le cui riprese avranno luogo in Francia, Italia e Malta fino a metà dicembre.

La regia della serie è affidata al visionario regista danese Bille August, (“Pelle alla conquista del mondo”, Palma d’oro a Cannes e Oscar per il Miglior film straniero; “Con le migliori intenzioni”, Palma d’oro a Cannes; “La casa degli spiriti”, “I Miserabili”, “55 passi”).

Un prestigioso cast dà nuova vita a uno dei romanzi senza tempo e più popolari di sempre della letteratura francese, “Il Conte di Montecristo”. L’attore inglese Sam Claflin (“Pirati dei Caraibi: oltre i confini del mare”, “Hunger Games”, “Peaky Blinders”, “Daisy Jones & the Six) è Edmond Dantes, l’iconico protagonista del romanzo.

Il cast include, tra gli altri, Ana Girardot, Mikkel Boe Følsgaard, Blake Ritson, Karla-Simone Spence e gli attori italiani Michele Riondino, Lino Guanciale, Gabriella Pession e Nicolas Maupas.

Guardando con rispetto al passato, ma con un approccio moderno e sensibile, i produttori e il regista hanno voluto conservare la ricchezza originale della storia per valorizzare l’eredità letteraria di Alexandre Dumas, esplorando e approfondendo allo stesso tempo le motivazioni dei personaggi e gli aspetti emotivi e psicologici delle loro personalità.
La serie si contraddistingue anche per un inedito punto di vista sui personaggi femminili, tra tutti quello della giovane Haydée che conferirà un tocco di modernità al racconto: non più la schiava timorosa ma una giovane donna coraggiosa.

Carlo Degli Esposti – Palomar – «Il Conte di Montecristo è uno dei romanzi che più mi stanno a cuore e farne una serie è un grande risultato professionale, soprattutto perché vanta un talentuoso regista come Bille August (che porterà modernità all’interno della tradizione) e un protagonista di grande livello quale Sam Claflin. È inoltre un grande onore realizzare questa serie con DEMD e Mediawan, stimati colleghi francesi. La sfida che vogliamo vincere è quella di trasporre un grande classico della letteratura europea in una fiction televisiva per le nuove generazioni

Sébastien Pavard – DEMD Productions – «È un’incredibile opportunità e una grande sfida essere parte attiva di una serie di questo calibro, riprendendo un romanzo pubblicato nel 1844 da un autore francese così prolifico come Alexandre Dumas, adattato così tante volte per il cinema e la televisione, rinnovando la tendenza ad una nuova collaborazione europea, con attori di fama internazionale, insieme ai nostri cugini italiani di Palomar.»

Elisabeth d’Arvieu – Mediawan Pictures – «Il progetto Montecristo è estremamente emozionante perché incarna ciò che Mediawan è in grado di immaginare e costruire intorno a un’opera iconica interpretata da un cast prestigioso. È il frutto della collaborazione di due fra le più prolifiche case di produzione del gruppo – Palomar in Italia e DEMD in Francia – la cui esperienza e il cui know-how sono supportati dalla nostra divisione di distribuzione Mediawan Rights e da un partner come Entourage. È il risultato di tutto ciò che facciamo per coltivare il talento e portare al pubblico i progetti internazionali più creativi e ambiziosi.»

Maria Pia Ammirati – Rai Fiction – «Alexandre Dumas è un maestro di storie che hanno il motore della serialità. Riportare sul piccolo schermo, a distanza di 57 anni dallo storico sceneggiato del 1966 con Andrea Giordana, il racconto archetipico de Il conte di Montecristo non solo è coerente con la linea editoriale di Rai Fiction ma ci entusiasma anche per la possibilità di collaborare a una nuova coproduzione internazionale dell’Alleanza Europea con Palomar, Demd Productions e France Télévisions per offrire al pubblico di oggi – ai giovani in particolare – un grande classico in una rilettura contemporanea. Siamo felici di poterlo fare al meglio della qualità con un regista autorevole come Bille August e un cast internazionale guidato da Sam Claflin.»

Manuel Alduy – France Télévisions – Il Conte di Montecristo contiene in sé tutti gli ingredienti di una grande serie internazionale che saprà intrattenere il nostro pubblico francese: l’adattamento di una famosissima storia che proviene dal patrimonio letterario nazionale, una produzione ambiziosa curata da Palomar e DEMD, un cast di alto livello guidato da un grande autore quale Bille August. Siamo molto orgogliosi di essere partner di RAI in questa nuova coproduzione, il nostro dodicesimo progetto internazionale coprodotto dalla European Alliance”

Il Conte di Montecristo: la storia vera del romanzo

Il Conte di Montecristo: la storia vera del romanzo

Dal 13 gennaio RaiUno trasmette la serie evento in otto episodi Il Conte di Montecristo. La celebre vicenda della vendetta di Edmond Dantés, resa immortale dalle parole di Alexandre Dumas padre, è stata raccontata molte volte al cinema e in tv e ora la serie diretta da Bille August con protagonista Sam Claflin torna in tv per ammaliare e intrattenere il pubblico della prima serata della rete ammiraglia.

Ma qual è la vera storia raccontata da Dumas? Ecco il riassunto della storia vera de Il Conte di Montecristo

Nel 1815, l’appena diciannovenne Edmond Dantès sbarca a Marsiglia con “Il Faraone” la nave mercantile della quale ha preso il comando. Nel corso del viaggio il capitano della nave, Leclerc, è morto, e, oltre ad aver lasciato la leadership al giovane Edmond, gli ha anche consegnato una lettera in cui era custodita la sua fede bonapartista. Il ragazzo avrebbe dovuto consegnare la lettera a Parigi.

Arrivato in città, Edmond chiede un congedo dall’armatore Morrel perché vuole andare a salutare il suo anziano padre, ma soprattutto vuole vedere Mercedes, la giovane catalana che vuole chiedere in moglie. Il giorno successivo, durante il banchetto di fidanzamento, Edmond viene arrestato con l’accusa di bonapartismo.

Il conte di Montecristo
Il conte di Montecristo – Sam Claflin – Foto di Paolo Modugno

Il nostro eroe è stato incastrato da una lettera anonima, recapitata alla gendarmeria e scritta dal suo contabile di bordo, Danglars, invidioso della nomina a capitano di vascello di Edmond. Nel suo vile atto di tradimento, Danglars è stato aiutato da uno spasimante di Mercedes, Fernando, che ha visto nell’eliminazione di Edmond la sua possibilità di conquistare la ragazza, e dal suo vicino di casa Caderousse, un giovane magistrato ambizioso e senza scrupoli. In gendarmeria, Edmond viene interrogato dal Procuratore Villefort, a lui, il giovane consegna la lettera nella quale sono contenute accuse compromettenti per il padre dello stesso Villefort.

Il Procuratore distrugge la lettera, e dispone che Dantès sia incarcerato nel Castello d’If, una fortezza adibita a penitenziario su di un isolotto davanti alla costa marsigliese dalla quale sembra impossibile fuggire. Dantes è segregato dunque nel castello, e viene rinchiuso nella cella insieme a un altro prigioniero: l’abate Faria. Questi è uno scienziato di origine italiana, stravagante e geniale, che favoleggia di un tesoro immenso sepolto nell’isola di Montecristo. Faria è anche un letterato, e le lunghe giornate di prigionia con Edmond lo trasformano anche in maestro per il giovane ingiustamente imprigionato: il ragazzo si istruirà e imparerà le lingue.

Dopo molti anni passati in cella a istruirsi e covare vendetta, Edmond perde il suo compagno di cella. Malato di epilessia, Faria muore dopo tre attacchi particolarmente violenti, lasciando in eredità a Edmond la mappa del tesoro di Montecristo. Edmond, sostituendosi al cadavere dell’amico, riesce ad evadere, dopo 14 anni dal giorno in cui è stato ingiustamente incastrato e incarcerato.

Il conte di Montecristo - Sam Claflin e Harrt Taurasi
Il conte di Montecristo – Sam Claflin e Harrt Taurasi- Foto di Jean-Claude Lother

Si ritrova in mare aperto durante una tempesta, ma viene salvato da una nave di contrabbandieri italiani che fanno rotta proprio verso l’isola di Montecristo, dove, una volta rimasto solo, ritrova l’antico e inestimabile tesoro, come indicato dalla mappa di Faria. Ora ricchissimo, colto e animato da una inesauribile sete di vendetta, Edmond arriva in Italia e si fa nominare Conte di Montecristo dalle Autorità. Ritorna poi a Marsiglia, dove nessuno lo riconosce, e rintraccia Caderousse. Questi si è messo nel frattempo a fare l’oste e gli racconta, dopo aver ricevuto in dono un diamante, che Dantés padre è morto di stenti mentre aspettava il figlio fatto prigioniero.

L’armatore Morrel aveva fatto di tutto per farlo uscire di prigione, senza riuscirvi, e ora si trova in una situazione difficile dal punto di vista finanziario; Mercedes, promessa sposa di Dantès, si era sposata con Ferdinando (nominato Conte di Morcerf per i meriti militari ottenuti in Turchia tradendo il suo sultano) e Danglars era diventato banchiere grazie alle speculazioni spagnole ed era stato nominato anche Barone.

Tutti coloro che avevano contribuito alla sua rovina si sono arricchiti e hanno avuto fortuna: Montecristo prepara la vendetta. Decide così di farsi accogliere e riconoscere dalla nobiltà parigina. Salva Morrel dalla bancarotta; e si vendica di Caderousse, che muore per mano del suo complice, mentre tenta un colpo a casa sua; spinge al suicidio Fernando, dopo averlo disonorato davanti a tutta la nobiltà parigina; rovina Villefort facendo suicidare la moglie e il figlio più piccolo, scoprendo anche un figlio illegittimo dell’ex Procuratore; manda in bancarotta e fa rapire dai banditi Danglars, al quale salva la vita in extremis. Infine lascia a Mercedes, disonorata e senza soldi, la casa del vecchio padre a Marsiglia; mentre a Morrel figlio lascia tutti i suoi averi in Francia e lo fa sposare con l’unica sopravvissuta della famiglia Villefort: Valentina. Finalmente, la vendetta compiuta fino in fondo, il Conte si ritira nella sua piccola isola con la moglie-schiava Haydee.

Il Conte di Montecristo - Sam Claflin e Michele Riondino
Il Conte di Montecristo – Sam Claflin e Michele Riondino – Foto di Claudio Iannone

Il finale de Il Conte di Montecristo

La storia di Dumas è feroce e senza scrupoli. Edmond Dantés non è certo un eroe positivo, anche se è un uomo che combatte per ottenere ciò che vuole. Non sempre gli adattamenti per cinema e tv rispettano le fonti letterarie e certamente la tentazione di dare un lieto fine a Edmond con l’amata Mercedes è forte. Che decisione avranno preso i realizzatori della serie con Sam Claflin?

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