Nel 1987, ne I
dominatori dell’universo, l’aitante Dolph Lundgren vestì i panni
del protagonista He-Man. Il film, tratto dall’omonima serie di
giocattoli Mattel, fu
Dolph Lundgren suggerisce che è in sviluppo uno spin-off su Ivan Drago
Parlando con THR, Dolph Lundgren, attore simbolo della saga di Rocky per il ruolo di Ivan Drago, comparso anche in Creed 2, ha rivelato che si è parlato di dare ai Drago il loro spin-off, proprio nello stile di Creed.
Mentre discuteva di una scena di combattimento eliminata da Creed 2 che avrebbe visto Rocky e Drago incrociare ancora i pugni, l’attore ha approfondito l’aspetto del “suo” cattivo e sul suo futuro. Nonostante l’occasione persa per le scene eliminate di Drago in quello che l’attore ha definito “un momento da fan”, Lundgren ha dato agli amanti del Rocky una nuova speranza.
Ecco cosa ha dichiarato: “Ho pensato che fosse un buon momento. È stato anche un momento per i fan (in merito alla scena tagliata, mdr). È stato un piccolo scontro veloce, e ho pensato che funzionasse, […] Ma il regista [Caple] e la MGM hanno ritenuto che fosse superfluo e che non aggiungesse nulla. A proposito, penso che si parli di fare un intero spin-off su Drago con MGM. Quindi potremmo averne di più.”
Dolph Lundgren è Cable in Deadpool 2 nella fan art
Qualche giorno fa Dolph Lundgren, l’attore noto per aver interpretato il leggendario Ivan Drago, ha espresso qualche giorno fa (LEGGI QUI) il desiderio di interpretare Cable in Deadpool 2. Ebbene oggi la rece ci regala una favolosa fan art:
La 20th Century Fox ha annunciato ufficialmante Deadpool 2, il sequel del film campione d’incassi di quest’anno, che è attualmente in sviluppo. Il team del film che vede Tim Miller come regista, gli sceneggiatori Rhett Reese e Paul Wernick e l’attore Ryan Reynolds è stato confermato per il ritorno.
via CBM
Dolores Umbridge sarà la protagonista di un nuovo racconto di J.K. Rowling
Nel corso della prossima settimana Pottermore si arricchirà di un altro racconto di 1700 parole e che avrà come protagonista la temuta Dolores Umbridge. Ad annunciarlo è un comunicato stampa che riferisce che la mamma di Harry Potter, tra una sceneggiatura e un giallo, trova ancora il tempo per tornare nel mondo di Hogwarts, il mondo che l’ha resa celebre e ricca, per tornare a spendere qualche affezionata parola sui suoi personaggi.
Ricordiamo che di recente la Rowling aveva aggiornato il portale potteriano con un racconto sulla cantante Celestina Warbeck e uno ancora precedente sulla Coppa del Mondo di Quiddich.
Ecco cosa J.K. Rowling scrive su Pottermore in merito al personaggio della Umbridge, che nei film della saga è interpretata da Imelda Staunton: “Non è solo uno dei più malvagi personaggi della serie ma anche la sola persona oltre a Lord Voldemort ad aver lasciato una cicatrice permanente sul corpo di Harry”
Dolores O’Riordan: morta la leader dei Cranberries, aveva 46 anni
Dolores O’Riordan, la cantante irlandese nata a Limerick, leader di The Cranberries, è morta a Londra all’età di 46 anni. L’agenzia della cantante, la Associated Press, aveva già dichiarato che sarebbe stata a Londra per una breve seduta di registrazioni.
I Cranberries hanno raggiunto il successo negli anni ’90, con le hit Linger e Zombie. Il debutto risale al 1993 con l’album “Everyone Else Is Doing It, So Why Can’t We?” che raggiunse la prima posizione della classifica del Regno Unito e Irlanda e la numero 18 della Billboard 200 Album Chart USA. I Cranberries hanno venduto circa 40 milioni di dischi in tutto il mondo.
La band si è separate nel 2003 per poi tornare insieme nel 2009 per un tour in Nord America, esibendosi anche in Europa e America Latina.
La O’Riordan scriveva le canzoni del gruppo insieme a Noel Hogan, chitarrista del gruppo. Nel 2007 ha pubblicato due album da solista, Are You Listening? e No Baggage.
Nel 2017 aveva annunciato che soffriva di un disturbo bipolare. Sulle cause della morte non si hanno ancora dettagli.
Nel 2006 ha firmato la colonna sonora di Cambia la tua vita con un click, film con Adam Sandler.
Dolor y Gloria: una clip dal film di Pedro Amodovar
Ecco una clip da Dolor y Gloria, il nuovo film di Pedro Almodovar che sarà proiettato in anteprima mondiale al Festival di Cannes 2019 e che concorrerà per la Palma d’Oro. Il film arriverà nelle sale italiane il 17 maggio. Nel cast ci sono Antonio Banderas, Asier Etxeandia, Leonardo Sbaraglia, Nora Navas e con la partecipazione speciale di Penélope Cruz.
Dolor y Gloria – guarda il trailer
Dolor y Gloria racconta una serie di ricongiungimenti di Salvador Mallo, un regista cinematografico oramai sul viale del tramonto. Alcuni sono fisici, altri ricordati: la sua infanzia negli anni ‘60 quando emigrò con i suoi genitori a Paterna, un comune situato nella provincia di Valencia, in cerca di fortuna; il primo desiderio; il suo primo amore da adulto nella Madrid degli anni ‘80; il dolore della rottura di questo amore quando era ancora vivo e palpitante; la scrittura come unica terapia per dimenticare l’indimenticabile; la precoce scoperta del cinema ed il senso del vuoto, l’incommensurabile vuoto causato dall’impossibilità di continuare a girare film. “Dolor y Gloria” parla della creazione artistica, della difficoltà di separarla dalla propria vita e dalle passioni che le danno significato e speranza. Nel recupero del suo passato, Salvador sente l’urgente necessità di narrarlo, e in quel bisogno, trova anche la sua salvezza.
Dolor y Gloria: trailer italiano del film di Pedro Almodòvar
Warner Bros Italia ha diffuso il trailer italiano di Dolor y Gloria il nuovo film di Pedro Almodòvar che torna a dirigere Antonio Banderas, Penelope Cruz e Cecilia Roth, già protagonisti di alcuni dei suoi più bei film.
Il film narra di Salvador Mallo, un regista al suo declino, che è alle prese con diversi incontri, nella sua vita, alcuni reali, altri che appartengono solo al ricordo. Il film racconta la sua infanzia negli anni ’60, quando emigrò con i suoi genitori a Paterna, una città vicino Valencia in cerca di prosperità, il primo desiderio, il suo primo amore adulto e la Madrid degli anni ’80, il dolore della rottura di questo amore quando era ancora vivo in lui.
L’unica terapia contro tutti questi ricordi e persone, è la scrittura che serve per lui a dimenticare l’indimenticabile, la prima scoperta del cinema e del vuoto, l’incommensurabile vuoto prima dell’impossibilità di continuare.
Dolor y Gloria parla della creazione, della difficoltà di separare la creazione dalla propria vita e dalle passioni che gli danno significato e speranza. Nel recupero del suo passato, Salvador trova l’urgente necessità di narrarlo, e in quel bisogno, trova anche la sua salvezza.
Ancora una volta il film si presenta un toccante racconto, un delicato sguardo del regista alla sua stessa vita.
Dolor y Gloria: trailer del nuovo film di Pedro Almodovar
La Warner Bros Italia dopo l’annuncio ufficiale del programma di Cannes 2019 ha diffuso il trailer di Dolor y Gloria, il nuovo film di Pedro Almodovar con Antonio Banderas, Asier Etxeandia, Leonardo Sbaraglia, Nora Navas e con la partecipazione speciale di Penélope Cruz.
Dolor y Gloria sarà presentato al Festival di Cannes 2019 e arriverà nei cinema italiani da venerdì 17 maggio.
Dolor y Gloria, la trama
Dolor y Gloria racconta una serie di ricongiungimenti di Salvador Mallo, un regista cinematografico oramai sul viale del tramonto. Alcuni sono fisici, altri ricordati: la sua infanzia negli anni ‘60 quando emigrò con i suoi genitori a Paterna, un comune situato nella provincia di Valencia, in cerca di fortuna; il primo desiderio; il suo primo amore da adulto nella Madrid degli anni ‘80; il dolore della rottura di questo amore quando era ancora vivo e palpitante; la scrittura come unica terapia per dimenticare l’indimenticabile; la precoce scoperta del cinema ed il senso del vuoto, l’incommensurabile vuoto causato dall’impossibilità di continuare a girare film. “Dolor y Gloria” parla della creazione artistica, della difficoltà di separarla dalla propria vita e dalle passioni che le danno significato e speranza. Nel recupero del suo passato, Salvador sente l’urgente necessità di narrarlo, e in quel bisogno, trova anche la sua salvezza.
Dolor y Gloria: recensione del film di Pedro Almodovar
Ha conquistato il cuore della stampa (e del pubblico, visto che è in sala in Italia dal 17 maggio) Dolor y Gloria, il nuovo film di Pedro Almodovar che torna a lavorare con Antonio Banderas e Penelope Cruz e realizza uno dei migliori film della sua carriera.
Dalla trasgressione dei primi film, fino al tono meditabondo delle pellicole della sua produzione più recente, il regista non ha mai rinunciato a raccontare la grande vitalità dell’essere umano, anche di quello più sofferente, derelitto e solitario. Almodovar ha sempre riversato la sua vita nei suoi film, tanto che è sempre molto difficile capire dove sta il confine tra l’autobiografismo e la finzione, tra ciò che appartiene alla sua storia personale e ciò che invece è stato inventato per l’occasione. E man mano che passa il tempo, la sua produzione si fa sempre più insistente riflessione sul suo passato, sulla sua crescita, la sua infanzia e ovviamente sulle donne della sua vita, in particolare sulla figura materna.
Dolor y Gloria, il film
Biografia, vitalità, ricordo e dolore sono i fili che si intrecciano in Dolor y Gloria, in cui Almodovar racconta la storia di Salvador Mallo, un regista che, arrivato ai 60 anni, ha smesso di realizzare film, pur continuando ad avere una fortissima pulsione verso il racconto e una grande esigenza di scrivere. Salvador affronta una serie di ricongiungimenti, sia fisici sia solo nel suo ricordo: la sua infanzia negli anni ‘60 quando emigrò con i suoi genitori a Paterna; il primo desiderio; il suo primo amore da adulto nella Madrid degli anni ‘80; la scrittura come unica terapia per dimenticare l’indimenticabile; la precoce scoperta del cinema ed il senso del vuoto causato dall’impossibilità di continuare a girare film.
Come molti altri film di Almodovar, ma in maniera più intima e dolorosa, Dolor y Gloria racconta della creazione artistica e della difficoltà di separare la stessa dalla propria vita personale, ma anzi continuando a nutrire l’una con l’altra e viceversa. Per Salvador, la gloria è quella passata che lui però sembra non rimpiangere affatto ma sembra soltanto ricordare con nostalgia, il dolore invece è quello fisico e spirituale, il corpo che cede, la mente che soccombe, le emicranie e il bisogno di buio e silenzio.
È difficile distinguere la realtà dalla finzione, in una storia che interseca passato e presente, dentro e fuori, voglia di dimenticare e di ricordare, e un soffuso costante e struggente senso di malinconia che sbatte contro i colori vivaci della scenografia, dell’abbigliamento, della messa in scena almodovariana che, di nuovo, non può evitare di mostrarsi anche incredibilmente sensuale e vitale, anche di fronte alla depressione e alla sofferenza più nera.
Sembra chiaro però che Salvador Mallo è in qualche modo il risultato dell’unione di Almodovar stesso e di Antonio Banderas, che scompare completamente nel personaggio, consegnando la sua migliore interpretazione in carriera, per alcuni rivelandosi per altri confermandosi un interprete intenso e delicato, che con questo ruolo è riuscito a rimettersi completamente in gioco e a dare una nuova vita alla sua carriera.
All’ottavo film con Pedro, Antonio ha trovato il modo di mettere da parte la sua fisicità da latin lover e di mettere a nudo un aspetto intimo e profondo che fino ad ora non gli era stato possibile mostrare, complice l’età o forse le esperienze personali (è sopravvissuto a un infarto nel 2017).
Servendosi della ritrovata musa, Almodovar riscrive la sua storia, ripercorrendola e affidando a Penelope Cruz, sempre a suo agio davanti alla macchina da presa del suo amico e regista, il ruolo dell’amata madre. Dolor y Gloria è l’accettazione dei dolori del presente, un ritratto di uomo e di artista, in cui il cinema è la cura e la malattia insieme, con il cuore sempre al passato senza però soccombere alla malinconia.
Dolor Y Gloria: in home video il nuovo film di Pedro Almodóvar
Warner Bros. Home Entertainment Italia celebrare il regista premio Oscar Pedro Almodóvar – premiato con il Leone d’Oro alla carriera durante la 76esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, come riconoscimento ad un artista unico, multiforme ed emozionante – con l’uscita in home video di due prodotti esclusivi: il suo ultimo capolavoro, Dolor Y Gloria (recensione), premiato al festival di Cannes, con il premio per il migliore attore ad Antonio Banderas, e ilprezioso boxset “Almodóvar Collection” che lo ricomprende insieme ad altri cinque film della sua straordinaria carriera.
Dolor Y Gloria è già disponibile per l’acquisto in digitale su Apple TV App, Google Play e Chili e arriverà a noleggio su Infinity e SKY Primafila dal 12 settembre. Nella stessa data uscirà in DVD, in contemporanea con il cofanetto “Almodóvar Collection” contenente i sei film.
Dolor Y Gloria, definito dalla critica “il personale 8 e ½ di Almodóvar”, è da molti considerato il film più intenso e personale del regista spagnolo e segna l’ottava collaborazione con Antonio Banderas. Almodóvar sceglie poi per questo film ancora una volta Penelope Cruz, tra le sue attrici più amate.
Il boxset “Almodóvar Collection” è un viaggio indimenticabile e un’occasione unica attraverso cui ripercorrere le tappe più recenti e significative della straordinaria ed eclettica carriera del maestro del cinema spagnolo.
Contiene Volver – Tornare, vincitore del premio alla migliore sceneggiatura e alla migliore interpretazione femminile al Festival di Cannes nel 2006, valso anche una candidatura all’Oscar per Penelope Cruz. Il romantico Gli Abbracci Spezzati, nominato al Golden Globe per il miglior film straniero. La commedia brillante Gli Amanti Passeggeri. Il misterioso e toccante Julieta e infine, prima di concludere appunto con Dolor Y Gloria, il thriller onirico La Pelle che Abito, anch’esso candidato ai Golden Globe.
Dolor Y Gloria, la trama
Dolor y Gloria racconta una serie di ricongiungimenti di Salvador Mallo, un regista cinematografico oramai sul viale del tramonto. Alcuni sono fisici, altri ricordati: la sua infanzia negli anni ‘60 quando emigrò con i suoi genitori a Paterna, un comune situato nella provincia di Valencia, in cerca di fortuna; il primo desiderio; il suo primo amore da adulto nella Madrid degli anni ‘80; il dolore della rottura di questo amore quando era ancora vivo e palpitante; la scrittura come unica terapia per dimenticare l’indimenticabile; la precoce scoperta del cinema ed il senso del vuoto, l’incommensurabile vuoto causato dall’impossibilità di continuare a girare film.
Dolor y Gloria parla della creazione artistica, della difficoltà di separarla dalla propria vita e dalle passioni che le danno significato e speranza. Nel recupero del suo passato, Salvador sente l’urgente necessità di narrarlo, e in quel bisogno, trova anche la sua salvezza.
Dolor Y Gloria Informazioni tecniche
Formato: DVD
Durata: 109 minuti c.ca.
Lingue: Italiano Dolby Digital 5.1, Spagnolo Dolby Digital 5.1
Sottotitoli: Italiano
Dolor Y Gloria Contenuti speciali
- Making of
- Trailer
Dolor y Gloria: il trailer del nuovo film di Pedro Almodòvar
Sony Pictures España ha diffuso il primo trailer di Dolor y Gloria il nuovo film di Pedro Almodòvar che torna a dirigere Antonio Banderas, Penelope Cruz e Cecilia Roth, già protagonisti di alcuni dei suoi più bei film.
Il film narra di Salvador Mallo, un regista al suo declino, che è alle prese con diversi incontri, nella sua vita, alcuni reali, altri che appartengono solo al ricordo. Il film racconta la sua infanzia negli anni ’60, quando emigrò con i suoi genitori a Paterna, una città vicino Valencia in cerca di prosperità, il primo desiderio, il suo primo amore adulto e la Madrid degli anni ’80, il dolore della rottura di questo amore quando era ancora vivo in lui.
L’unica terapia contro tutti questi ricordi e persone, è la scrittura che serve per lui a dimenticare l’indimenticabile, la prima scoperta del cinema e del vuoto, l’incommensurabile vuoto prima dell’impossibilità di continuare.
Dolor y Gloria parla della creazione, della difficoltà di separare la creazione dalla propria vita e dalle passioni che gli danno significato e speranza. Nel recupero del suo passato, Salvador trova l’urgente necessità di narrarlo, e in quel bisogno, trova anche la sua salvezza.
Ancora una volta il film si presenta un toccante racconto, un delicato sguardo del regista alla sua stessa vita.
Dolls: recensione del film di Takeshi Kitano
DOLLS è il film 2002 di Takeshi Kitano con Miho Kanno, Hidetochi Nishijima, Iatsuya Mihashi, Chieko Matsubara, Kyoko Fukada , Tsutomu Takeshige, Norihiro Isoda.
Dolls è un film del regista giapponese Takeshi Kitano del 2002. Il regista ci presenta tre storie struggenti, drammatiche; tutte poggianti su un romanticismo di fondo che le dà la spinta per andare avanti, forte di sentimenti puri, intensi, che non vogliono spegnersi malgrado le avversità del Mondo esterno. Storie di un’intensità talmente densa che sembra quasi poter essere toccata con mano. Lo slogan del film dice: «Tre drammatiche e crudeli storie d’amore legate per sempre con una corda rossa».
Veniamo alla trama. Tre storie dannate ci vengono introdotte da uno spettacolo di Bankuru (marionette giapponesi): 1) la felice relazione sentimentale di due giovani fidanzati, ad un passo dal matrimonio, è spezzata dalla costrinzione cui va incontro il ragazzo, obbligato per fini professionali e spinto dalla famiglia, a sposare la figlia del suo capo. La sua ragazza, distrutta dal dolore, tenta il suicidio con un’overdose di farmaci; ma anzichè trovare la morte, finirà per perdere la propria razionalità.
Il suo promesso sposo non la lascia sola al suo destino e prelevandola dal manicomio decide di condividerlo con lei fino in fondo… 2) Un vecchio Yakuza, scavando nei suoi ricordi, rammenta che da giovane una donna che lui fu costretto a lasciare per mancanza di lavoro, le aveva promesso che l’avrebbe aspettato ogni sabato sulla panchina di un parco per portargli il pranzo. Così decide di scoprire se, dopo tanti anni, la donna è ancora lì. 3) Una giovane cantante pop di successo e un suo accanito fan incroceranno tragicamente i propri destini.
Dolls è un film per lui inusuale
Dolls è un film per lui inusuale giacché solitamente predilige raccontare storie di Yakuza (la mafia giapponese). Altri due film precedenti non trattanti tale tematica sono “Il silenzio sul mare” del 1993 e “L’estate di Kikujiro” del 1999; film, come tanti altri di Kitano, comunque consigliabili.
La predilezione per temi legati alla mafia e alla corruzione è dovuta probabilmente all’infanzia di Kitano, essendo cresciuto in quartiere di Tokyo degradato e malfamato dove diventare uno Yakuza sembra essere l’unica possibilità per un avvenire sicuro. Spinto dalla madre – proprio per sottrarlo alla malavita – inizia a frequentare la facoltà di ingegneria, anche se con scarso interesse. Dopo tre anni infatti abbandona gli studi per dedicarsi a ogni genere di lavoro. Fa l’attrezzista in un locale di strip-tease dove si esibiscono anche dei comici e proprio sostituendo uno di questi ammalatosi, Kitano inizia la sua gavetta di attore comico imparando anche la danza, il mimo, ma mantenendo uno stile molto personale e originale.
Nel 1973 il comico Beat Kiyoshi gli chiede di diventare suo partner e da quel momento Kitano assumerà il nome d’arte di Beat Takeshi e i due si faranno chiamare i Two Beat. Nel 1974 appaiono per la prima volta in televisione e iniziano così dieci anni di successi nel periodo d’oro del varietà televisivo giapponese.
Nel 1984 Kitano inizia la sua carriera da solista facendo l’attore e regista di commedie televisive, programmi educativi e giochi a premi, conduttore di talk show, commentatore sportivo alla radio e opinionista per settimanali e quotidiani. Le sue prime interpretazioni cinematografiche sono dei primi anni Ottanta e il suo primo ruolo importante è quello del sergente Gengo O’Hara in Furyo di Nagisa Oshima del 1983.
Nel 1989 fa il suo esordio come regista con Violent Cop, film drammatico sulla corruzione delle forze dell’ordine. Seguiranno nel 1990 Boiling Point, Il silenzio del mare nel 1991 e Sonatine nel 1993, film che gli fa ottenere una certa fama internazionale. Nel 1994 rimane vittima di un gravissimo incidente in moto, che lo lascerà sfigurato e con la parte destra del volto paralizzata. Durante la lunga convalescenza inizia anche a dipingere. Nel 1995 recita in Johnny Mnemonic e interpreta manco a dirlo, però con risultati poco soddisfacenti, il ruolo di uno Yakuza.
Torna a dirigere nel 1996 il film Kids Return ed è del 1997 Hana-bi con cui vince il Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia segnando così la sua affermazione come autore. Nel 1999 presenta a Cannes L’estate di Kikujiro, storia semplice e lieve lontana come detto dai cliché violenti che sembrano caratterizzare i film di Kitano a cui invece tornerà con Brother (2000) primo film girato in America e presentato fuori concorso alla 57° Mostra del Cinema di Venezia. Poi appunto Dolls, Zatoichi del 2003 che presenta una storia di samurai, e una serie di film minori, interrotti da Achille e la tartaruga del 2008.
Ma torniamo a Dolls. Uscito nel 2002, è stato presentato alla 59ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Bellissima la fotografia che fa da sfondo alle storie, soprattutto quella dei due giovani amanti che vagano legati da una corda rossa; una fotografia che sembra cercare di dare ai personaggi e alle loro tragiche storie un paesaggio che sa di primavera. Una primavera che però sembra non riuscire mai ad arrivare ai loro cuori, dove ormai è pieno inverno.
Doll Syndrome: recensione del film di Domiziano Delvaux Cristopharo
A cavallo degli anni ’60 e ’70, registi come George A. Romero o Wes Craven si fecero portabandiera di un nuovo modo di utilizzare il gore come linguaggio visivo per raccontare altro, un complesso background nascosto dietro immagini crude e pulp. L’Italia degli anni ’70, quella cinematografica dei generi, ne riprende i codici visivi rielaborandoli e creando un’estetica della contraddizione in alcuni casi più improntata allo shock visivo che al contenuto effettivo.
Domiziano Delvaux Cristopharo si colloca nel solco della tradizione inaugurata da Romero e co. e realizza, con il secondo capitolo della sua trilogia sui tre regni ultramondani intitolata Doll Syndrome, una pellicola spiazzante, fastidiosa e disturbante in grado di stupire e shockare lo spettatore, anche il più avvezzo a determinati rituali cinefili dell’ultimo millennio (come la rinascita del genere soprattutto per mano del pupillo di Tarantino, E li Roth).
Cristopharo sceglie di raccontare una storia di guerra, una storia di inferno e orrore del quotidiano solo attraverso le immagini e con l’ausilio delle suggestive musiche del gruppo Il Cristo Fluorescente: non c’è mai un dialogo, a parte uno solo del quale possiamo leggere i sottotitoli. La solitudine emotiva ed umana del protagonista (Tiziano Cella), un reduce di guerra, si riflette nei rituali quotidiani nel quale si è chiuso, vittima di un’oscura follia lucida; ma quando sulla sua strada incontra la bellezza e la perfezione incarnati da una donna (Aurora Kostova)- che diventa subito il suo ideale- la voglia di avere a tutti i costi quella creatura sfora nella psicosi ossessiva, autolesionista e violenta, soprattutto quando scopre che lei è fidanzata con un uomo (Yuri Antonosante), elemento questo che altera il delicato equilibrio psichico che si è creato nel suo mondo.
Doll Syndrome è un torture Porn, mostra tutto senza fare sconti, ma relegarlo nei limiti del genere è riduttivo. Come nei film di Lynch l’incubo del quotidiano deflagra nel labirinto della mente umana, arma pericolosa e iperattiva che tende a confondere il labile confine tra reale e immaginario fino a creare un cortocircuito; l’inferno siamo noi stessi o forse – come diceva Sartre – l’inferno sono gli altri, la società che ci circonda e nel quale restiamo schiacciati… le “trasformazioni corporali”, il corpo umano mutilato e trasformato, come nel cinema di Cronenberg, è sintomo di un disagio sociale e psichico più profondo che viene comunicato infrangendo quei tabù secolari della società come il sesso: la Doll del titolo è una bambola gonfiabile che il protagonista vede trasfigurata nelle sue fantasie, ma è anche la sindrome che affligge tante, troppe persone che ci circondano… e se i demoni sono in realtà intorno a noi? E se è questo, davvero, l’inferno? Cristopharo solleva questi dubbi cercando di raccontare, attraverso un racconto di sole immagini, una storia di ordinaria follia psichica in chiave gore.
Dolittle: tutto quello che c’è da sapere sul film con Robert Downey Jr.
Il personaggio di John Dolittle, nato dalla penna di Hugh Lofting nel 1920, noto per la sua capacità di comunicare con gli animali, ha calcato il grande schermo in più occasioni. La prima volta è stata nel 1967 con Il favoloso dottor Dolittle, mentre nel 1998 e nel 2001 sono arrivati i due adattamenti più celebri, ovvero Il dottor Dolittle e Il dottor Dolittle 2, dove ad interpretare il personaggio vi è Eddie Murphy. Nel 2020, infine, questi è tornato al cinema con Dolittle (qui la recensione), dove a dargli volto vi è l’ex Iron Man Robert Downey Jr..
Diretto da Stephen Gaghan, regista anche di Syriana e Gold – La grande truffa, questo nuovo adattamento del personaggio si discosta dai film realizzati tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila per il suo abbandonare l’ambientazione contemporanea in favore di una Ottocentesca, con il protagonista raffigurato non solo come un abile veterinario ma annche come un incallito avventuriero. Il racconto si basa per buona parte sul secondo libro di quelli scritti da Lofting, ovvero The Voyages of Doctor Dolittle.
Si tratta di uno dei libri più apprezzati tra quelli con protagonista il mitico Dolittle, in quanto presenta una trama più articolata ed un linguaggio capace di parlare anche ad un pubblico più adulto. Sfortunatamente, come noto, il film Dolittle non è stato accolto positivamente né dalla critica né dal pubblico, divenendo uno dei peggiori flop del 2020. Tuttavia, grazie al suo arrivo sulle piattaforme di streaming, il film ha ora ottenuto una seconda vita, guadagnando popolarità anche solo per l’avventura offerta e i tanti simpatici animali parlanti presenti accanto al protagonista.
La trama di Dolittle
Come anticipato, il film si svolge in epoca vittoriana. Protagonista è il dottor John Dolittle, famoso medico e veterinario d’Inghilterra che, a seguito della scomparsa della moglie, si è ritirato in solitudine dietro le alte mura della sua dimora, con un esercito di animali esotici a fargli compagnia. Ma quando la giovane Regina Vittoria si ammala gravemente, Dolittle con riluttanza è costretto a salpare per un’epica avventura in un’isola leggendaria in cerca di una cura, ritrovando così il suo spirito e il suo coraggio mentre combatte vecchi avversari e scopre nuove creature meravigliose.
Sull’isola su cui approda, sarà inoltre costretto a confrontarsi con Re Rassouli, padre della sua defunta moglie. Non mancheranno dunque gli imprevisti, che porteranno Dolittle a confrontarsi con il proprio passato. Nella sua ricerca, però, egli potrà contare sull’aiuto di un sedicente e giovane assistente di nome Tommy Stubbins, ma anche da un incredibile gruppo di amici animali, tra cui il gorilla ansioso Chee-Chee, l’anatra entusiasta ma svampita Dab-Dab, una coppia litigiosa formata dallo struzzo cinico Plimpton e un allegro orso polare di nome Yoshi e infine il fidato pappagallo Polynesia.
I personaggi del libro che mancano nel film
Nel film mancano alcuni membri della cerchia di Dolittle del libro: Gub-Gub il maiale, Cheapside il passero, Too-Too il gufo e Matthew Mugg il venditore di cibo per gatti. La sgradevole e irritabile sorella del Dottore, Sarah, che ha lasciato la casa perché affollata dagli animali, non viene mai menzionata. Il più vistoso assente è il Pushmi-Pullyu, un assurdo animale a due teste che va e viene in continuazione. Nel libro è stato disegnato come una gazzella, mentre ne Il favoloso dottor Dolittle (1967) è stato ritratto come un lama.
Il cast di attori e di doppiatori del film
Come anticipato, ad interpretare il dottor Dolittle vi è l’attore Robert Downey Jr., il quale ha basato la propria interpretazione sul dottor William Price, un eccentrico medico gallese nonché figura storica particolarmente venerata nella sua terra d’origine. L’attore ha poi raccontato di aver voluto fare questo film dopo che il Il libro della giungla (2016) del suo amico Jon Favreau è stato un grande successo. Accanto a lui, nel ruolo della moglie Lily, vi l’attrice italiana Kasia Smutniak, mentre il padre di lei, Re Rassoulim, è interpretato da Antonio Banderas.
Vi sono poi Harry Collett nei panni di Tommy, Jessie Buckley in quelli della regina Vittoria e Jim Broadbent come Lord Thomas Badgley. Per quanto riguarda i doppiatori originali degli animali presenti nel film, si annoverano John Cena come voce dell’orso polare Yoshi, Marion Cotillard per quella della volpe Tutu e Tom Holland come voce del cane Jip. Sono poi presenti anche Ralph Fiennes per la tigre Barry, Carmen Ejogo per la leonessa Regine e Selena Gomez per la giraffa Betsy.
Rami Malek dà voce al gorilla Chee-Chee, mentre Kumail Nanjiani presta la sua allo struzzo Plimpton. Infine, Octavia Spencer doppia l’anatra Dab-Dab, mentre Emma Thompson è la voce di Polynesia, il pappagallo di fiducia di Dolittle. Vedere il film in lingua originale, per poter ascoltare le voci di questi grandi attori, è dunque caldamente consigliato. Infine, Michael Sheen ricopre il ruolo del principale antagonista umano del film, il dottor Blair Mudfly.
La scena post-credits del film
Proprio il personaggio di Sheen, un vecchio rivale accademico di Dolittle deciso a scalzarlo a qualunque costo, è al centro della scena di metà titoli di coda di Dolittle. Il personaggio era stato visto per l’ultima volta cadere in un pozzo durante il caos causato dal confronto di Dolittle con il drago Ginko-Che-Soars, ma ritorna a punto in questa scena conclusiva. Iniziata con una breve voce fuori campo del pappagallo Polynesia di Emma Thompson su uno schermo nero, la scena passa poi a un’inquadratura di Mudfly seduto da solo sul fondo del pozzo che chiede aiuto.
Rendendosi conto che nessun umano verrà ad aiutarlo, Mudfly escogita un nuovo piano. Vedendo una colonia di pipistrelli appesi a testa in giù nelle vicinanze, Mudfly inizia a prendere spunto dal suo rivale e fa del suo meglio per comunicare con i pipistrelli nel tentativo di ottenere il loro aiuto. Dopo un momento di comica incapacità di parlare la loro lingua, i pipistrelli si avventano su Mudfly. La scena si conclude con Mudfly che urla di dolore mentre i pipistrelli lo circondano. La scena serve dunque semplicemente a chiudere un filone della trama del film rimasto irrisolto.
Il sequel Dolittle 2 si farà?
Vista la scarsa performance di Dolittle, la Universal non ha ancora deciso di dare il via libera a un sequel e anzi è improbabile che Dolittle 2 si realizzi. Ma con una gran quantità di materiale di partenza e una porta lasciata aperta dal film stesso, c’è qualcosa che un sequel potrebbe raccontare. Un punto di partenza logico sarebbe il libro cronologicamente successivo, Lo zoo del dottor Dolittle, in cui Dolittle torna a casa dalle sue avventure e prende in custodia altri animali. Tuttavia, come già detto, ad oggi non ci sono state conversazioni per la realizzazione di un sequel.
Il trailer di Dolittle e dove vedere il film in streaming
È possibile fruire di Dolittle grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 22 settembre alle ore 21:20 sul canale Italia 1.
Dolittle: Robert Downey Jr. fa le audizioni agli animali
È stato diffuso un nuovo simpatico spot tv di Dolittle, il nuovo film con Robert Downey Jr. in cui l’attore fa le audizioni agli animali per entrare nel cast della sua avventura nei panni del veterinario che parla con gli animali.
Dolittle: il primo trailer con protagonista Robert Downey Jr.
Nel cast vocale del film ci sono Rami Malek, Emma Thompson, Michael Sheen, Selena Gomez, Octavia Spencer, Antonio Banderas, John Cena, Marion Cotillard e Tom Holland.
Robert Downey Jr. è impegnato al momento nel press tour di Avengers: Endgame, che si concluderà il 26 aprile con l’uscita del film in tutto il mondo (da noi in Italia il film è programmato per il 24 aprile).
Il Dottor Dolittle è stato creato dall’autore britannico Hugh Lofting nel 1920. L’epoca Vittoriana, un medico decide di curare animali invece che persone perché si scopre in grado di parlare con loro.
Già nel 1967 c’era stato un adattamento per il cinema, con Rex Harrison che interpretò il personaggio e il film che vinse due Oscar, per la migliore canzone e per gli effetti visivi.
Dolittle: Robert Downey Jr. e i suoi pazienti nei character poster
Sono stati diffusi i character poster di Dolittle, il nuovo adattamento cinematografico che vede protagonista il veterinario più famoso della letteratura, questa volta interpretato da Robert Downey Jr.
Dolittle: il primo trailer con protagonista Robert Downey Jr.
Nel cast vocale del film ci sono Rami Malek, Emma Thompson, Michael Sheen, Selena Gomez, Octavia Spencer, Antonio Banderas, John Cena, Marion Cotillard e Tom Holland.
Robert Downey Jr. è impegnato al momento nel press tour di Avengers: Endgame, che si concluderà il 26 aprile con l’uscita del film in tutto il mondo (da noi in Italia il film è programmato per il 24 aprile).
Il Dottor Dolittle è stato creato dall’autore britannico Hugh Lofting nel 1920. L’epoca Vittoriana, un medico decide di curare animali invece che persone perché si scopre in grado di parlare con loro.
Già nel 1967 c’era stato un adattamento per il cinema, con Rex Harrison che interpretò il personaggio e il film che vinse due Oscar, per la migliore canzone e per gli effetti visivi.
Dolittle: recensione del film con Robert Downey Jr.
Il dottor Dolittle, dall’incredibile capacità di parlare con gli animali, torna ad impugnare gli strumenti del mestiere, dopo la trasposizione del 1998 con protagonista Eddy Murphy, e il primo film che nel 1967 aveva portato al cinema il personaggio creato dall’estro dello scrittore Hugh Lofting, che mentre combatteva in trincea iniziò ad inviare lettere ai suoi figli lontani narrandogli le avventure del singolare medico.
Questa volta a vestire i panni dello strampalato dottore è Robert Downey Jr., diretto da Stephen Gaghan che nel 2001 si era aggiudicato l’Oscar per Traffic e cinque anni dopo la candidatura per Syriana. Il carrozzone di tutti gli affezionati pazienti salvati dalla morte, comprende una schiera di animali di varia estrazione ognuno con un doppiatore di tutto rispetto: Emma Thompson, Rami Malek, Ralph Fiennes, Tom Holland, Selena Gomez, Octavia Spencer, Marion Cotillard (nella versione originale).
Il Dottor Dolittle di nuovo all’avventura
Il prodigioso dottor Dolittle e la sua squadra di amici vivono felicemente isolati dalla civiltà, circondati dal verde, in un meraviglioso casolare in Inghilterra, quando irrompe un inaspettato e urgente ingaggio da parte di due ragazzi (Harry Collett e Carmel Laniado). La giovane erede al trono è in fin di vita e chiede espressamente di essere curata da lui. Il dottore è scettico in merito alla proposta, scottato dal passato e allergico al contatto con pazienti «a pelo corto», ma l’eventualità di perdere la sua tenuta immersa nella natura e veder dispersi i suoi inquilini a quattro zampe lo convincono ad accettare.
E naturalmente il richiamo dell’avventura non tarda ad arrivare, la missione del recupero del frutto di una magica pianta in grado di curare la futura regina, farà salpare la bizzarra ciurma verso un viaggio ricco di suggestivi paesaggi in computer grafica e di un graditissimo incontro con il sovrano Antonio Banderas.
L’aspetto piacevole di questa nuova versione di Dolittle, a metà tra l’hippy e lo steampunk, è soprattutto nella vivacità del doppiaggio e dell’animazione dei personaggi, nelle piccole relazioni che si creano tra loro, supportate dall’intervento del dottore, quasi una spalla. Robert Downey Jr. dà il suo consueto contributo spavaldo e ironico, sempre tra il beffardo e il sornione, che non guasta e rende amabile e pimpante l’insieme, nell’armonia dello sviluppo della storia.
Robert Downey Jr. è un dottore spavaldo e sornione
Ciò che è apprezzabile è la tenerezza dei messaggi trasmessi nelle brevi sottotrame del racconto, di quelle che fanno sentire in pace col mondo e parte di una grande famiglia – appunto – per quanto composta da soggetti certo non ordinari. È apprezzabile perché, considerando Dolittle una pellicola per genitori con piccini al seguito, è esattamente ciò che di più necessario dobbiamo sentirci dire: nessuno di noi è veramente solo, quando si sente amato. E ad amare è sempre la propria famiglia, anche quando è composta da nuovi arrivati incontrati sul proprio cammino di solitudine, anzi, specialmente in quei casi.
Purtroppo il tutto è confezionato con una certa debolezza di fondo, un’impalpabilità delle fondamenta della narrazione, che fa passare la storia con gran leggerezza, quasi a dimenticarsene poco dopo averla seguita, a causa dell’assenza di un impianto ben solido. Perché, per quanto le idee possano essere delle più graziose, il punto è far breccia nel comunicarle. E in questo purtroppo Dolittle non ha saputo trovare la cura.
Dolittle: il primo trailer con Robert Downey Jr.
Ecco il primo trailer di Dolittle, il nuovo film che vede protagonista Robert Downey Jr. nei panni del personaggio che era già stato interpretato da Eddie Murphy.
Robert Downey Jr. interpreta uno dei personaggi più duraturi della letteratura in una vivida rivisitazione della classica storia di un uomo parla con gli animali: Dolittle.
Dopo aver perso la moglie sette anni prima, l’eccentrico dottor John Dolittle (Downey), famoso medico e veterinario dell’Inghilterra vittoriana, si ritrova dietro le alte mura di Dolittle Manor con solo il suo serraglio di animali esotici per compagnia.
Ma quando la giovane regina (Jessie Buckley, Wild Rose) si ammala gravemente, un riluttante Dolittle è costretto a salpare per un’epica avventura verso un’isola mitica in cerca di una cura.
Il dottore viene affiancato nella sua ricerca da un giovane apprendista autodidatta (Harry Collett di Dunkirk) e da un’incredibile corte di amici animali, tra cui un gorilla ansioso (Rami Malek), un’anatra entusiasta ma dal cervello di uccello (Octavia Spencer), uno struzzo cinico (Kumail Nanjiani), un orso polare ottimista (John Cena) e un pappagallo testardo (Emma Thompson), che funge da consigliere e confidente per Dolittle.
Il film è interpretato anche da Antonio Banderas, Michael Sheen e Jim Broadbent e presenta ulteriori performance vocali di Marion Cotillard, Frances de la Tour, Carmen Ejogo, Ralph Fiennes, Selena Gomez, Tom Holland e Craig Robinson.
Diretto da Stephen Gaghan, Dolittle è prodotto da Joe Roth e Jeff Kirschenbaum con Roth / Kirschenbaum Films e Susan Downey per la Team Downey . Il film è prodotto da Robert Downey Jr., Sarah Bradshaw (The Mummy, Maleficent) e Zachary Roth (Maleficent: Mistress of Evil).
Dolente Bellezza: il corto su Dante diretto da Roberto Recchioni disponibile dal 25 marzo
“Dolente Bellezza” è un cortometraggio d’animazione dedicato a Dante Alighieri scritto e diretto da Roberto Recchioni. Prodotto da Direct2Brain, il progetto nasce dalla volontà del MAECI di rilanciare la cultura italiana nel mondo attraverso le diverse forme espressive ed è inserito nel percorso dei “corti d’autore”. Sarà fruibile dal 25 marzo su ITALIANA (italiana.esteri.it), il nuovo portale della Farnesina per la promozione della lingua, della cultura e della creatività italiana nel mondo.
«Il nostro approccio al mondo dell’animazione è iniziato molti anni fa con la famosa particella di sodio che inserimmo in uno spot pubblicitario dell’acqua minerale – spiega la produttrice Manuela Cacciamani – fu l’esperienza in cui comprendemmo che questa forma espressiva è fra le modalità più immediate per veicolare concetti articolati in modo semplice. Nel caso particolare di Dolente Bellezza avevamo l’obiettivo di raccontare l’opera simbolo di Dante Alighieri con uno storytelling digitale contemporaneo, un linguaggio fruibile anche dai ragazzi e con un appeal visivo affascinante per gli adulti. Per questo motivo il progetto è stato diretto da un’artista come Roberto Recchioni che è riuscito a coniugare la visual art del fumetto con la tradizione dell’opera letteraria italiana e il linguaggio moderno dell’animazione sperimentale conosciuto dai più giovani».
«Fra gli scopi del cortometraggio – sostiene Roberto Recchioni – c’è anche quello di raccontare e promuovere la grande esperienza fumettistica e di animazione della scuola italiana, legandola alla forza e alla tradizione della nostra cultura. Questo progetto nasce in un momento difficilissimo, quello della pandemia, ed è stato sviluppato quasi totalmente da remoto. La tecnologia – conclude il direttore editoriale di Dylan Dog – è stata perciò un aspetto fondamentale e imprescindibile per consentirci di completare un lavoro di gruppo con i professionisti del settore se pure distanti fisicamente».
«Questa produzione, dal valore innovativo per via di una tecnica di animazione sperimentale, ci rende particolarmente orgogliosi – spiega Gennaro Coppola, CEO di Direct2Brain – ci auguriamo che l’utilizzo di queste nuove strategie, da parte del MAECI, possa rappresentare un’ispirazione per le Istituzioni ad inaugurare una comunicazione strategica e digitale all’avanguardia».
«La scelta artistica che abbiamo adottato per la realizzazione di questo corto – racconta EmanueleSabetta, direttore artistico e creativo di D2B – è certamente quella di fondere un’illustrazione classica, quella tradizionale del fumetto con tecniche di animazione digitale. Una delle tecniche maggiormente utilizzate è quella del parallax – spiega – che consiste nel sovrapporre in maniera distanziata più livelli di illustrazione e spostando il punto di vista della camera digitale, ottenendo così un risultato di scivolamento e profondità».
Oltre che alle terzine della Divina Commedia, “Dolente Bellezza” si richiama a un altro caposaldo della letteratura italiana: “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi. Una similitudine inusuale che, con uno sguardo lucido e neorealista, ci conduce in un viaggio catartico agli inferi, a cui segue una sorta di rinascita. Il riferimento è ovviamente all’attuale condizione del territorio italiano, unico e irriproducibile pur nella sua martoriata bellezza.
Dolci spezie dall’India: tutte le curiosità sul film
Con il suo film d’esordio, Past Lives, la regista Celine Song ha portato sul grande schermo la propria esperienza di ragazza emigrata dalla Corea del Sud agli Stati Uniti e di come si è trovata tanto nel rapportarsi con una cultura diversa dalla propria quanto nel mantenere i legami con persone care rimaste nel suo paese d’origine. Un’operazione simile – dal punto di vista del rielaborare la propria esperienza di vita legata a culture diverse – è quella del film del 2021 Dolci spezie dall’India, scritto e diretto da Geeta Malik, basato sulla sceneggiatura della stessa Malik “Dinner With Friends“, che nel 2016 ha vinto l’Academy Nicholl Fellowships.
Per la realizzazione del film, Malik ha raccontato di aver attinto alle esperienze della sua infanzia ad Aurora, in Colorado. I suoi genitori partecipavano a quella che la madre di Malik ha descritto come “terapia Desi” con altri membri della comunità indiana, dove “mangiavano il loro cibo e indossavano i nostri vestiti“. Inizialmente Malik vedeva queste feste come confortanti, ma “crescendo ho capito che c’erano anche molte maldicenze e pettegolezzi; c’erano molti drammi dietro le quinte“.
A partire da questi ricordi ha dunque dato vita ad un film che ripropone queste dinamiche famigliari tra detti e non detti, riflettendo in generale sulla propria cultura. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Dolci spezie dall’India. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Dolci spezie dall’India
Protagonista del film è la studentessa universitaria Alia Kapur. Di origini indiane, la ragazza frequenta la UCLA University a Los Angeles e mostra un carattere determinato e indipendente. La sua famiglia è benestante e vive in una bella villa nella cittadina di Ruby Hill, in New Jersey. Quando arrivano le vacanze estive, Alia torna dai suoi genitori Sheila e Ranjit. Conservatori e interessati allo status sociale, i due organizzano feste a cui partecipano le famiglie indo-americane più ricche della zona. L’obiettivo, naturalmente, è quello di sistemare la figlia con un buon partito.
Quando però un giorno Alia entra in un negozio di alimentari indiano, ha un colpo di fulmine per Varun, il figlio dei proprietari, che inizia a frequentare di nascosto dai suoi. Seppur inizialmente spaventata dalla cosa, decide di invitare sia lui che la madre Bahiravi a casa sua, dove si terrà una delle opulenti feste dei genitori. Sheila riceve gli invitati con estremo snobismo, considerando la loro natura umile, e quando scopre che Bahiravi è una sua ex amica del college, segreti del passato di cui Alia non sapeva nulla torneranno a galla, rendendo molto più complicata la sua frequentazione con Varun.
Il cast di Dolci spezie dall’India e le location del film
Nel ruolo della protagonista Alia Kapur vi è l’attrice Sophia Ali. Classe 1995 nata da padre pakistano e madre americana con origini europee, Ali si è fatta notare grazie ai film Tutti vogliono qualcosa (2016), l’horror Obbligo o verità (2018) e Uncharted (2022), dove ricopre il ruolo di Chloe Frazer. È però nota per aver recitato anche nella serie Grey’s Anatomy (2017-2019) nel ruolo della dottoressa Dahlia Qadri e nella serie The Wilds (2020-2022). Accanto a lei in Dolci spezie dall’India, nel ruolo di Varun Dutta, vi è invece l’attore Rish Shah, recentemente fattosi notare per il suo ruolo di Kamran nella serie Ms. Marvel (2022).
L’attrice indiana Manisha Koirala, molto nota in patria, ricopre qui il ruolo di Sheila Kapur, madre di Alia, mentre Adil Hussain è Ranjit Kapur, il padre della protagonista. Recitano poi nel film Anita Kalathara nel ruolo di Neha, la migliore amica di Alia, Deepti Gupta nel ruolo di Bhairavi “Bhairu” Dutta, madre di Varun, e Moses Das nel ruolo di Nitin Varma, migliore amico di Alia, Varun, Neha e Rahul. Raj Kala è Gurvinder Dutta, padre di Varun, mentre Ved Sapru ricopre il ruolo di Rahul Singh, amico di Alia. Per quanto riguarda le riprese, queste si sono svolte interamente ad Atlanta, in Georgia, nella zona metropolitana nota come Marietta.
Il trailer di Dolci spezie dall’India e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Dolci spezie dall’India grazie alla sua presenza su une delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il film è infatti disponibile nel catalogo di Prime Video. Per vederlo, sarà dunque possedere o sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 7 marzo alle ore 21:10 sul canale La 5.
Dolceroma: trama, cast e curiosità sul film
La dolcevita del cinema italiano è stata raccontata in più occasioni e sotto punti di vista sempre diversi. Se ogni titolo dedicato a questo mondo lo descrive sempre con un misto tra magia e fascino, diversamente fa invece il film del 2019 di Fabio Resinaro intitolato Dolceroma (qui la recensione). Si tratta in questo caso di un racconto che, mischiando generi e toni diversi, mette alla berlina tutta una serie di spiacevoli aspetti che, in un modo o nell’altro, non sembrano poi essere tanto distanti dalla realtà.
Scritto con il supporto di Fausto Brizzi e prodotto da Luca Barbareschi, il film propone dunque una storia apertamente sopra le righe, che offre uno sguardo disincantato sulle dinamiche di un mondo meraviglioso all’apparenza ma molto più complesso di quello che potrebbe sembrare. Tra citazioni e sequenze pulp, Dolceroma si è affermato dunque come una brillante opera seconda del regista di Ride, che ha poi recentemente realizzato la trasposizione di Appunti di un venditore di donne, basato sull’omonimo libro di Giorgio Faletti.
E anche quello di Dolceroma è in realtà un adattamento, in questo caso del romanzo Dormiremo da vecchi, scritto da Pino Corrias. Un’opera che sembra tornare molto utile a Resinaro per proporre la sua visione di un mondo tanto magico quanto violento. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Dolceroma: la trama del film
Protagonista del film è Andrea Serrano, un aspirante scrittore che è costretto a lavorare in un obitorio in attesa della grande occasione della sua vita, la quale però finalmente arriva. Un grande produttore cinematografico, Oscar Martello, ha infatti deciso di portare sul grande schermo il suo romanzo Non finisce qui. Ma i capitali a disposizione sono modesti, il regista è incompetente e il risultato è disastroso. La protagonista, Jacaranda Ponti istigata dalla sua agente Milly, temendo ripercussioni alla sua carriera, distrugge tutti gli hard disk che contengono il montato del film. Ma Oscar Martello non può permettersi un fallimento.
Il film deve uscire. Il distributore Remo Golia gli fa pesanti pressioni e anche la sua affascinante e facoltosa consorte gli fa capire che non può permettersi di andare in bancarotta. Così, con l’aiuto di Andrea, concepisce un piano diabolico: il rapimento da parte della criminalità organizzata della protagonista del film. I media impazziranno e il film sarà leggenda ancor prima di arrivare in sala. Il piano sembra funzionare, nonostante il poliziotto Raul Ventura si metta sulle tracce di Oscar sospettando una truffa. Ma l’improvvisa e inaspettata vera scomparsa di Jacaranda farà precipitare la situazione.
Dolceroma: il cast del film
Ad interpretare il protagonista Andrea Serrano vi è l’attore Lorenzo Richelmy, visto anche in La ragazza nella nebbia, Una vita spericolata e in Ride. Ad affascinare Richelmy di Dolceroma è in particolare stata la capacità di mettere alla berlina tutti i vizi e le virtù del cinema. Proprio per questo si è subito gettato nel progetto, iniziando insieme al regista a costruire il suo personaggio e il suo arco di trasformazione all’interno del film. Accanto a lui, Valentina Bellè, nota per Una questione privata e L’uomo nel labirinto, interpreta invece l’attrice Jacaranda. Per la Bellè, questo si è trattato di un ruolo molto complesso, che le ha richiesto di calarsi nel ruolo di una donna che è vittima delle situazioni che le capitano.
Di particolare rilievo nel film è poi il personaggio di Oscar Martello, il cinico produttore interpretato da Luca Barbareschi. L’attore ha dichiarato la parte come la più grande occasione della sua vita e della sua carriera, che gli ha dato la possibilità di giocare con il personaggio e sbizzarrirsi nella sua caratterizzazione. Completano il cast gli attori Claudia Gerini, nel ruolo di Helga, la moglie di Oscar, Armando De Razza nei panni di Remo Golia e Francesco Montanari in quelli dell’ispettore Raul Ventura. Iaia Forte interpreta Milly, l’agente di Jacaranda, mentre Luca Vecchi del gruppo The Pills è il regista. Infine, Libero De Rienzo dà vita a Lello Iovine.
Dolceroma: gli effetti speciali, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Costato 4 milioni di euro, con Dolceroma Resinaro ambiva a dimostrare che anche il cinema italiano può dar vita a validi effetti speciali e sequenze di grande impatto. Il regista ha infatti dichiarato di aver da sempre immaginato per questo film una serie di complesse immagini o effetti, attraverso le quali poter dimostrare che realizzare opere di questo tipo in Italia è possibile. Provenendo da ambiti del videomaking particolarmente indipendenti, poi, è riuscito con quanti hanno collaborato al film ad ottenere grandi risultati pur con mezzi economici nella media. Tra grandi esplosioni o complesse acrobazie, Dolceroma trova nei suoi effetti speciali un altro punto di merito.
È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Dolceroma è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili, Apple iTunes, Netflix, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 17 settembre alle ore 21:20 sul canale Rai 3.
Fonte: IMDb
Dolceroma: recensione del film di Fabio Resinaro
La Grande Bellezza raccontava di una Roma magnifica eppure morta dentro, una donna bellissima che promette piacere e regala abbandono e crepuscolo, un sogno che non si realizza mai. Alla stessa donna, bellissima e ingannevole, sembrano rivolgersi Fabio Resinaro, Fausto Brizzi e Luca Barbareschi che, con Dolceroma, realizzano la loro versione del film di Sorrentino, in scala ridotta e con dei toni pop che sicuramente incontreranno il gusto del pubblico.
Prodotto e interpretato da Barbareschi, diretto e scritto da Resinaro che firma il soggetto e la sceneggiatura con il sostegno di Brizzi, il film è ambientato nel mondo del cinema romano, che non ne esce assolutamente bene. Un mondo di feste e di decadenza, di sotterfugi e di ambizioni deluse, di attricette senza talento, produttori senza scrupoli e aspiranti artisti che imparano a rimanere a galla nella melma o che affogano nel tentativo.
Con queste idee ben chiare in mente, Resinaro realizza un film che mescola i generi e che mostra tutti i difetti di un’industria che comunque affascina e intorno alla quale gravitano sogni, speranze e ambizioni. In tanti si riconosceranno nel giovane scrittore (auto-pubblicato) e nell’attricetta di fiction con velleità da grande diva. In molti riconosceranno in Oscar Martello la personificazione di quel mondo vischioso e appiccicoso, come il miele prodotto dal personaggio di Claudia Gerini, anche lei sensualissima personificazione di quello stesso ambiente, allettante e respingente allo stesso tempo.
Resinaro (e con lui Brizzi e Barbareschi) non esita a prendersi gioco di tutti, dalla fiction tv, ai premi dell’Accademia, dalla città di Roma, al mondo del cinema in generale, fino a puntare il dito contro la stessa ambizione del protagonista, interpretato da un Lorenzo Richelmy che cambia completamente pelle rispetto a Ride (in cui aveva già lavorato con Resinaro) e mette in scena il dimesso ed apparentemente ingenuo protagonista.
Mattatore assoluto della storia è però Barbareschi, il produttore che interpreta il produttore: personaggio greve, cafone, volgare, ignorante, vittima dei suoi vizi e delle sue voglie, ma parimenti appassionato e viscerale, pronto a tutto senza risparmiare mai nulla, nemmeno se stesso, e al quale vengono affidate alcune delle battute più divertenti e taglienti di tutto il film. Un personaggio incredibile che corre il rischio di essere oscurato soltanto dal camorrista interpretato da Libero De Rienzo.
Tra citazioni cinefile e momenti che sfiorano il pulp, Dolceroma è un divertente carrozzone su cui si sale consapevoli di assistere a una storia sopra le righe che però non riesce a prendersi abbastanza alla leggera in più di un’occasione. Nonostante una parte centrale che risente di un rallentamento del ritmo, Dolceroma diverte, sorprende, intrattiene e a ben ascoltare sembra permettere ai suoi autori di togliersi più di un sassolino dalla scarpa.
Il trailer di Dolceroma
DolceRoma: il trailer del film di Fabio Resinaro
Ecco il Trailer ufficiale e il Poster di DolceRoma il nuovo film di Fabio Resinaro, una produzione Casanova Multimedia con Rai Cinema.
Nel cast del film con Lorenzo Richelmy, Luca Barbareschi, Valentina Bellè, Francesco Montanari, Armando De Razza, Iaia Forte, Alessandro Cremona, Luca Vecchi. Con Libero De Rienzo e la partecipazione straordinaria di Claudia Gerini
Andrea Serrano (Lorenzo Richelmy) è un aspirante scrittore che è costretto a lavorare in un obitorio in attesa della grande occasione della sua vita. Che finalmente arriva.
Un grande produttore cinematografico, Oscar Martello (Luca Barbareschi), ha deciso di portare sul grande schermo il suo romanzo Non finisce qui.
Ma i capitali a disposizione sono modesti, il regista (Luca Vecchi) è incompetente e il risultato è disastroso. La protagonista, Jacaranda Ponti (Valentina Bellè) istigata dalla sua agente Milly (Iaia Forte), temendo ripercussioni alla sua carriera, distrugge tutti gli hard disk che contengono il montato del film. Ma Oscar Martello non può permettersi un fallimento. Il film deve uscire. Il distributore Remo Golia (Armando De Razza) gli fa pesanti pressioni e anche la sua affascinante e facoltosa consorte (Claudia Gerini), gli fa capire che non può permettersi di andare in bancarotta. Così, con l’aiuto di Andrea, concepisce un piano diabolico: il rapimento da parte della criminalità organizzata della protagonista del film: i media impazziranno e il film sarà leggenda ancor prima di arrivare in sala. Il piano sembra funzionare, nonostante il poliziotto Raul Ventura (Francesco Montanari) si metta sulle tracce di Oscar sospettando una truffa.
Ma l’improvvisa e inaspettata scomparsa di Jacaranda farà precipitare la situazione.
Dolceroma, recensione del film di Fabio Resinaro
Dolce Rosa Excelsa: tre premi Oscar per la fragranza Dolce&Gabbana
Il film di Dolce Rosa Excelsa, la nuova fragranza femminile di Dolce&Gabbana, è emozionate, carico di simboli, suggestioni e coinvolge tre eccellenze della cinematografia italiana.
Alla loro quinta collaborazione, il corto rinnova il legame tra Dolce&Gabbana e Giuseppe Tornatore, riunendo sullo schermo tre grandi premi Oscar italiani: il regista, il compositore Ennio Morricone, cui è affidata la colonna sonora del film, e Sophia Loren.
“Lavorare con tre eccellenze del cinema italiano che hanno portato la nostra arte nel mondo è un sogno e un onore. Sophia Loren è il simbolo della bellezza italiana nel mondo. Amiamo la sensibilità di Giuseppe, la sua Sicilia è la nostra Sicilia, lavorare con lui è sempre molto naturale. Le musiche di Ennio Morricone fanno parte della nostra cultura da sempre e regalano alla storia un’atmosfera festosa e italiana.” Domenico Dolce e Stefano Gabbana.
Di seguito il film:
https://www.youtube.com/watch?v=K6pdNpNgmtg
Fonte: LifeStar
Dogtooth di Yorgos Lanthimos nelle sale dal 27 agosto
Tra le opere di esordio del regista greco, candidato all’Oscar come Miglior Film Straniero e premiato a Cannes nella sezione Un certain regard, Dogtooth è una prova di grande cinema ancora inedita in Italia, incredibilmente attuale nei temi e contemporanea nella visione.
“Un cane è come la creta, il nostro lavoro, qui, è di dargli forma. Un cane può essere dinamico, aggressivo, un lottatore, codardo o affettuoso. Noi siamo qui per determinare quale comportamento il cane dovrebbe avere. Vuole un cucciolo o un amico? un compagno? o un cane da guardia che rispetta il suo padrone e obbedisce ai suoi ordini?”
Dogtooth, la trama
Una famiglia composta da padre, madre e tre figli, vive in periferia in una casa circondata da un grande recinto. I ragazzi non hanno mai oltrepassato il muro che li separa dal resto della città e sono stati educati e istruiti per volere dei genitori senza alcuna influenza dal mondo esterno. L’equilibrio viene spezzato quando il padre, per soddisfare gli istinti sessuali del figlio, introduce in casa un elemento esterno: Christina.
Yorgos Lanthimos è considerato oggi uno dei massimi esponenti del cinema greco. A soli 47 anni il suo nome risuona ormai tra quelli dei registi europei più premiati.
Entrato nel cuore di Hollywood con il suo ultimo film, La Favorita, Golden Globe e Oscar a Olivia Colman per la Migliore attrice protagonista e ben dieci nomination (184 premi vinti in tutto il mondo), premiato alla Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia per Alps (Migliore sceneggiatura) nel 2011 e per La Favorita (Gran premio della Giuria), vincitore a Cannes con Dogtooth (Miglior film in Un Certain Regard) ma anche con The Lobster nel 2015 (Premio della Giuria) e con Il sacrificio del cervo sacro nel 2017 (Migliore sceneggiatura).
Dogman: trailer del film di Luc Besson con Caleb Landry Jones
Lucky Red ha diffuso il trailer ufficiale di Dogman, il nuovo film del regista Luc Besson con protagonisti Caleb Landry Jones, Marisa Berenson, Christopher Denham, Jojo T. Gibbs, Michael Garza, James Payton, Bennett Saltzman
Dogman racconta la storia di un ragazzo, che nonostante la giovane età, ha già avuto una vita dura e sofferente. La sua ancora di salvezza in questa esistenza misera sarà l’amore dei suoi cani. “Ovunque ci sia un infelice, Dio invia un cane”Lamartine – L’incredibile storia di un bambino, ferito dalla vita, che troverà la salvezza grazie all’amore dei suoi cani. Prodotto da Virginie Besson-Silla Musiche composte da Eric Serra
Dogman: recensione del film di Matteo Garrone
I luoghi de L’Imbalsamatore, (l’assenza d)i colori di Primo Amore; con Dogman, Matteo Garrone torna alle origini del suo cinema e ripropone la sua indagine sull’essere umano nella maniera più brutale possibile. Il film, in concorso dal Festival di Cannes 2018, doveva essere il successivo di Garrone, dopo Primo Amore (2004), ma l’”esplosione” di Gomorra ha cambiato i suoi piani, e così è rimasto nel cassetto, fino a che il regista non ha incontrato Marcello Fonte, il protagonista del film: un volto dolce e dolente, il perno intorno a cui far girare tutto il racconto. Lui e Edoardo Pesce (Simoncino) sono i polmoni del film, il suo respiro, la sua vita.
La storia è liberamente ispirata a quella del Canaro della Magliana; non si tratta però, e questo il film lo mostra chiaramente, di una ricostruzione precisa di quello che è accaduto tra Pietro De Negri e l’ex pugile Giancarlo Ricci. Garrone parte dalla storia vera e sviluppa il suo racconto in direzioni inaspettate, che sfuggono alla crudeltà della cronaca e che approdano all’indagine delle psicologie fragili dei protagonisti, intrappolati in un luogo semidesertico, in una piccola comunità, in balia della paura di Simoncino, l’ex pugile che terrorizza il quartiere e che ha un rapporto malato con Marcello: supremazia e sudditanza.
In questo contesto il protagonista sembra completamente estraneo: Marcello è l’unico portatore di dolcezza in questo luogo di frontiere (il set è quello di Castel Volturno, utilizzato anche per L’Imbalsamatore e per Gomorra). Ama soltanto due cose, la figlia e i cani di cui si prende cura. Ha un solo desiderio, quello di appartenere alla comunità e questo desiderio lo spinge a partecipare, a interagire. Marcello vuole essere incluso nel branco. Ancora una volta il cinema di Garrone si fa racconto di pulsioni viscerali, con risvolti drammatici.
Quello che il pubblico si
aspetta essere il momento culminante della storia, l’omicidio,
diventa per Garrone una conseguenza di atti ben più violenti,
perpetrati nella quotidianità, nella sottomissione e
nell’accettazione della piccola comunità che fa da sfondo alla
parabola di Marcello. In Simoncino risiede il tentativo di riscatto
del protagonista: nell’esigere il suo rispetto, il “canaro” pensa
di legittimare la sua presenza nel gruppo/branco, nell’eliminare la
sua minaccia crede di aver conquistato il posto tanto agognato
nella comunità. Ma, mentre sorge il sole, Marcello rimane solo, con
(come) un cane e un cadavere, senza che nessuno possa testimoniare
la sua impresa eroica.
Matteo Garrone racconta Dogman per sottrazione, eliminando tutto ciò che è superfluo, i colori fotografati da Nicolaj Brüel, la musica composta da Michele Braga, la collocazione geografica, raccontando di una terra di frontiera, la periferia di qualsiasi città (nonostante l’accento faccia pensare a Roma), rievocando i territori del western. È tutto brutto in Dogman, dai palazzi, alle persone, ai cani, al posto. Tutto fa pensare a una periferia abbandonata che si sforza di sopravvivere a se stessa e alla minaccia di Simoncino, anche lui però prigioniero di quel non-luogo.
L’attenzione di Matteo Garrone, e con essa quella dello spettatore, si focalizza sullo sguardo di Marcello, attento, dolce, malinconico. Su quello sguardo, su un sorriso appena accennato, si chiude, in nero, una storia di desiderio e di violenza, psicologica più che fisica. Su quello sguardo Matteo Garrone conclude un altro straordinario capitolo della sua avventura cinematografica, in cui fa vibrare le viscere, spaventa e scuote, senza spettacolo o compiacimento nella violenza che pure mette in scena, “soltanto” con gli strumenti del grande cinema.
Dogman: prime due clip dal film di Matteo Garrone
In attesa di vederlo presentato a Cannes 2018, Dogman di Matteo Garrone si mostra nelle prime due clip dal film diffuse da 01Distribution:
Dopo Gomorra e Reality (entrambi vincitori del Grand Prix) e Il Racconto dei Racconti, Matteo Garrone torna in Concorso al 71° Festival Di Cannes con il suo nuovo film, Dogman, in uscita nelle sale italiane il 17 maggio, distribuito da 01 Distribution.
In una periferia sospesa tra metropoli e natura selvaggia, dove l’unica legge sembra essere quella del più forte, Marcello è un uomo piccolo e mite che divide le sue giornate tra il lavoro nel suo modesto salone di toelettatura per cani, l’amore per la figlia Sofia, e un ambiguo rapporto di sudditanza con Simoncino, un ex pugile che terrorizza l’intero quartiere. Dopo l’ennesima sopraffazione, deciso a riaffermare la propria dignità, Marcello immaginerà una vendetta dall’esito inaspettato.
“Dogman è un film che si ispira liberamente ad un fatto di cronaca nera accaduto trent’anni fa, ma che non vuole in alcun modo ricostruire i fatti come si dice che siano avvenuti.
Ho iniziato a lavorare alla sceneggiatura dodici anni fa: nel corso del tempo l’ho ripresa in mano tante volte, cercando di adattarla ai miei cambiamenti. Finalmente, un anno fa, l’incontro con il protagonista del film, Marcello Fonte, con la sua umanità, ha chiarito dentro di me come affrontare una materia così cupa e violenta, e il personaggio che volevo raccontare: un uomo che, nel tentativo di riscattarsi dopo una vita di umiliazioni, si illude di aver liberato non solo se stesso, ma anche il proprio quartiere e forse persino il mondo. Che invece rimane sempre uguale, e quasi indifferente“. – Matteo Garrone
Dogman: le prime foto dal film di Matteo Garrone sul Canaro della Magliana
È il sito Variety a pubblicare, in occasione del Festival di Berlino, le prime immagini da Dogman, il film di Matteo Garrone che racconta la vicenda di cronaca del Canaro della Magliana.
Descritto come un western urbano, il film è ispirato alla vicenda di Pietro De Negri, che deve il suo soprannome all’attività di tolettatore di cani. Il personaggio “salì alla ribalta della cronaca nera per il brutale omicidio dell’ex pugile dilettante Giancarlo Ricci. Il fatto, noto alle cronache come delitto del Canaro, colpì l’opinione pubblica per la sua particolare efferatezza, poiché la vittima, stando almeno a quanto dichiarò l’assassino, sarebbe stata torturata a lungo e mutilata a più riprese prima d’essere finita.”
Ecco le immagini:
Dogman segna il ritorno di Matteo Garrone alla regia dopo Il Racconto dei Racconti e soprattutto il suo ritorno al cinema naturalistico che ha avuto il suo episodio di maggiore successo in Gomorra.
Secondo il materiale promozionale, il film è ambientato “in un non luogo tra la metropoli e la terra selvaggia”. Marcello, un docile tolettatore di cani si trova ad avere una relazione intimidatoria con un ex pugile violento. Nel tentativo di riaffermare la sua dignità, l’uomo progetta una violenta vendetta.
“Potrebbe sembrare un film di vendetta, ma penso che Dogman sia anche un film sul disperato bisogno di dignità in un mondo dove la legge del più forte prevale e la violenza sembra essere l’unica via d’uscita.” ha dichiarato il regista.
Dogman è prodotto da Archimede Films con i finanziamenti di Rai Cinema e Le Pacte (Francia). Garrone produce insieme a Jean Labadie della Le Pacte. Il film sarà distribuito da 01 Distribution in Italia.
Dogman: la vera storia dietro il film di Matteo Garrone
Nel panorama cinematografico italiano, Matteo Garrone si è affermato come uno dei registi più importanti, capace di spaziare tra i generi per raccontare le derive dell’essere umano. Titoli come L’imbalsamatore e Gomorra rimangono tra i suoi lavori più apprezzati, da cui emerge tutta la brutalità e la bruttezza di determinate situazioni. Negli ultimi anni, a questi titoli si è affiancato Dogman (qui la recensione), presentato in concorso al Festival di Cannes nel 2018. Il film, basato su una vicenda realmente accaduta, è nuovamente un racconto di periferia, che attraverso quanto avvenuto riflette sul senso di determinate azioni.
Garrone aspirava da tempo a realizzare un film sulla vicenda del canaro, ma agli inizi del 2000 non trovò né il cast né i finanziamenti adeguati. Dopo aver guadagnato sempre più popolarità, egli è infine riuscito a realizzare Dogman. Dopo aver ricevuto una grande accoglienza a Cannes, il film ha poi fatto incetta di premi, arrivando anche a vincere numerosi David di Donatello, tra cui quello per il miglior film, la miglior regia e la miglior sceneggiatura.
Uscito tra le parentesi fantasy di Il racconto di racconti e Pinocchio, questo rimarrà senza ombra di dubbio uno dei suoi lavori più importanti. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla vera storia dietro il film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Dogman
Protagonista del film è Marcello, proprietario di un salone di toelettatura per cani. La sua esistenza scorre sempre uguale e indifferente tra le pieghe di una periferia sospesa tra la grande metropoli e la natura incontaminata. Persona silenziosa e tranquilla, durante le sue giornate si divide tra il lavoro, l’adorata figlia Alida, e gli amici del quartiere. Egli, però, ha anche un ambiguo rapporto di sudditanza con Simoncino, un ex pugile da poco uscito di prigione e temuto da tutto il quartiere per i suoi atteggiamenti al limite della follia. Quando quest’ultimo coinvolge Marcello in una pericolosa rapina, il mite canaro dovrà trovare il coraggio di farsi valere e affermarsi sul temibile delinquente.
Il cast del film
Originariamente Garrone intendeva realizzare questo film nel 2006. A quell’epoca propose il ruolo del protagonista a Roberto Benigni, ma il progetto non si concretizzò. Quando finalmente nel 2017 il film prese vita, il regista decise di affidare la parte del canaro a Marcello Fonte, attore fino a quel momento pressocché sconosciuto. Grazie alla sua intensa performance, egli arrivò poi a vincere il premio come miglior interpretazione maschile al Festival di Cannes. Fonte ha in seguito dichiarato che prima di determinate scene il regista lo ha incoraggiato a bere del whisky al fine di entrare nel mood giusto. Accanto a lui, nel ruolo di sua figlia Alida vi è l’esordiente Alida Baldari Calabria.
Laura Pizzirani è invece la madre di Alida. Tra gli amici di quartiere di Marcello vi sono invece Adamo Dionisi nel ruolo di Franco, Francesco Acquaroli nel ruolo di Francesco e Gianluca Gobbi nei panni di un altro dei commercianti. L’attore ed ex criminale Aniello Arena è l’ispettore di polizia, mentre Mirko Frezza interpreta uno spacciatore di quartiere. L’attrice Nunzia Schiano, interpreta invece la madre di Simoncino. Quest’ultimo è interpretato da Edoardo Pesce. Per assumere il ruolo, l’attore ha acquisito numerosi chili di muscoli e si è rasato i capelli. Per la sua interpretazione ha poi vinto il David di Donatello come miglior attore non protagonista.
Dogman: la vera storia del “Canaro” dietro al film
Come noto, la storia del film è ispirata alla vicenda di Pietro De Negri, meglio conosciuto come Er Canaro. Quello che lo vede protagonista è uno dei fatti di cronaca più brutali dell’Italia del dopoguerra. Nel 1988 egli divenne noto a livello nazionale per l’omicidio dell’ex pugile dilettante Giancarlo Ricci. Come nel film, i due avrebbero commesso una rapina insieme, ma ad aver scontato un periodo in carcare è stato solo De Negri. Stanco delle minacce e delle percosse che riceveva da Ricci, il 18 febbraio 1988 lo attirò nel proprio negozio per cani e qui iniziò a torturarlo fino alla morte.
Stando a quanto riportato, lo sottopose ad amputazioni, ustioni e percosse. Dopo ore, De Negri si sbarazzò del corpo. Dopo averlo legato e avvolto in un sacco di plastica, lo trasportò in auto sino alla discarica di via Belluzzo nel Portuense, dove lo cosparse di benzina e lo incendiò, preoccupandosi di lasciare intatti i polpastrelli per l’identificazione. Il giorno seguente il cadavere fu ritrovato e la testimonianza d’un amico di Ricci, Fabio Beltrano, portò all’arresto del “Canaro” il 21 febbraio. L’uomo confessò senza mostrare alcun pentimento.
Inizialmente, in quanto venne ritenuto affetto da disturbo paranoide, con incapacità d’intendere e di volere per l’intossicazione acuta da cocaina, se ne escluse la pericolosità sociale e uscì di prigione dopo poco più di un anno. Tuttavia, De Negri riportò poi una condanna definitiva a ventiquattro anni di reclusione. Dopo 16 anni di galera, nel 2005 De Negri è tornato in libertà, restando in affidamento ai servizi sociali e ottenendo un impiego da fattorino presso uno studio commerciale. Rifiutando ogni intervista, De Negri ha da quel momento chiesto di essere dimenticato.
Il trailer di Dogman e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Dogman in streaming è disponibile sulle seguenti piattaforme:
Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video.
Fonte: IMDb