È stato pubblicato il primo trailer
della seconda stagione di Mercoledì.
La prima stagione di Mercoledì è stata pubblicata su Netflix nel 2022 ed è diventata immediatamente un
successo per la piattaforma di streaming, catapultando Jenna Ortega
alla celebrità. La serie La famiglia Addams si allontana
dalla tradizionale casa gotica e vede il personaggio principale
frequentare la soprannaturale Nevermore Academy. Inizialmente
ritardata a causa degli scioperi di Hollywood del 2023, la seconda
stagione di Mercoledì promette di dare seguito ai
misteri precedentemente introdotti e di aprire la strada a nuove
storie.
Netflix ha
pubblicato il trailer della seconda stagione di
Mercoledì. Il
trailer inizia con Wednesday che attraversa quello che sembra il
controllo di sicurezza di un aeroporto mentre viene riprodotta una
versione inquietante di “My Favorite Things”. Quando fa scattare
l’allarme, deve rimuovere una serie di armi dal suo corpo sotto lo
sguardo perplesso delle guardie di sicurezza. Mercoledì torna
quindi a Nevermore e viene accolta con entusiasmo da Enid. Il
trailer prosegue con una serie di immagini inquietanti, tra cui
bambole raccapriccianti. Netflix ha annunciato che
Mercoledì sarà distribuito in due parti, con la prima
parte in uscita il 6 agosto e la seconda il 3 settembre.
Cosa significa questo per la
seconda stagione di Mercoledì
Netflix ha già utilizzato una
strategia di uscita in due parti
Mercoledì – stagione 1 è stata rilasciata tutta in una
volta nell’autunno 2022, ma la stagione 2 adotterà un approccio
diverso. Netflix ha già utilizzato questa strategia in più parti
per alcune delle sue serie più popolari, tra cui Bridgerton
e Stranger Things. L’intenzione della rivelazione in due
parti è quella di aumentare il numero di spettatori della serie,
dato che il pubblico attende con ansia gli episodi rimanenti. La
prima stagione di Mercoledì ha battuto tutti i record in
termini di audience, quindi sembra probabile che questa
strategia di uscita possa funzionare anche per la seconda
stagione.
In termini di contenuto, il trailer
della seconda stagione di Mercoledì mette in evidenza
l’uso dell’umorismo nero nella serie. Mercoledì è eccentrica
nel modo in cui mostra affetto per le persone, regalando alla sua
coinquilina Enid una bambola con il particolare che è realizzata
con capelli umani. Il trailer accenna anche ai demoni che attendono
Mercoledì al suo ritorno alla Nevermore Academy, mostrando una
serie di mostri, api e altre immagini minacciose. Queste immagini
sono accompagnate dal tono cupo e divertente che caratterizza la
classica atmosfera di Mercoledì che ha contraddistinto la prima
stagione.
Sheriff Country ha scelto il
protagonista maschile, confermando un ex attore di CSI:
Vegas per il ruolo. Lo spin-off della serie di successo della
CBS Fire
Country debutterà nella stagione televisiva 2025-26 e sarà
incentrato sul personaggio dello sceriffo Mickey Fox (Morena
Baccarin) mentre indaga sui crimini nella piccola
città di Edgewater. Il personaggio è apparso per la prima volta
nella seconda stagione di Fire Country, nell’episodio 6, che ha fatto
da episodio pilota per Sheriff Country. Nelle ultime
settimane, la serie ha iniziato a definire il cast e ora un altro
attore si è aggiunto al cast.
Secondo Deadline, la star di CSI: Vegas Matt Lauria è
stato scritturato per quello che si dice essere il ruolo maschile
principale di Boone.
Il personaggio è descritto come il
vice sceriffo di Mickey, un uomo duro e capace, nonché suo partner
di lunga data, che ha uno stile di applicazione della legge molto
diverso da quello di Mickey, causando occasionalmente tensioni tra
i due. Lauria si unisce a Baccarin, ai recenti acquisti del cast
fisso Christopher Gorham e Michele Weaver, e a W. Earl Brown.
Cosa significa questo per
Sheriff Country
La serie sta iniziando a
prendere forma
La definizione del cast è sempre
fondamentale per qualsiasi film o serie TV, e Sheriff
Country sta iniziando a dare forma al cast dei personaggi
principali. Con i ruoli principali ora assegnati, la trama e il
tono generale della serie stanno iniziando a prendere forma,
consentendole di diventare un prodotto a sé stante. Non è chiaro se
qualcuno dei membri del cast principale di Fire Country
apparirà nella serie, ma potrebbero esserci alcuni ruoli da guest
star e personaggi ricorrenti, oltre alla possibilità di episodi
crossover.
Baccarin è già apparsa in due
episodi di Fire Country e ha instaurato relazioni chiave con
i personaggi della serie.
Lauria conferisce gravitas a un
ruolo che potrebbe rivelarsi coinvolgente e interessante, e dovrà
avere una forte dinamica sullo schermo con Baccarin nel suo ruolo.
Con apparizioni regolari in serie come Friday Night Lights e
CSI: Vegas, Lauria ha un bagaglio di esperienze che lo
rendono una scelta naturale per una serie come Sheriff
Country. Il suo personaggio, Boone, potrebbe finire per
diventare parte integrante della storia di Mickey nel corso
della serie.
Quando nel 2022 è
arrivata la prima stagione di Andor, ha
colto tutti di sorpresa. In un panorama dove Star
Wars sembrava arrancare tra nostalgie riciclate e fan service
forzato, la serie ideata da Tony Gilroy ha
tracciato una via nuova, più matura, più autentica. Con uno stile
narrativo solido e un’ambientazione cruda e realistica,
Andor è riuscita a catturare sia i veterani della saga che i
neofiti, grazie a una scrittura intelligente e personaggi
memorabili. La seconda stagione non solo conferma quella qualità,
ma la supera, portando a compimento un’opera che, a mio avviso, è
il miglior prodotto dell’era Disney di Star Wars.
Il cammino verso la
ribellione in Andor – Stagione 2
Dove la prima stagione
mostrava l’inizio della radicalizzazione di Cassian Andor – da
ladro solitario e disilluso a elemento attivo della resistenza –
questa seconda parte completa il suo arco trasformativo. Ambientata
nei quattro anni che precedono Rogue One, ogni blocco di tre episodi
racconta un anno di crescita personale e politica per Cassian, fino
ad arrivare ai fatti che conosciamo. Eppure, anche se sappiamo già
quale sarà la sua fine, ogni passo è intriso di tensione e
significato, costruito con una cura tale che rende ogni episodio
imprescindibile.
Diego Luna offre una performance profonda e
sfumata: il suo Cassian è un uomo segnato, combattuto tra il
desiderio di fuga e il richiamo irresistibile della causa. Ogni
scelta pesa, ogni sacrificio lascia il segno, e Luna riesce a
trasmettere tutto questo con uno sguardo, un silenzio, un gesto. La
sua evoluzione è il cuore della serie, ma non è certo l’unico
elemento brillante.
Una galassia lontana, ma
stranamente familiare
Uno dei punti di forza
più evidenti di Andor è il modo in cui tratta l’universo di
Star Wars con rispetto ma senza riverenza. Non ci
sono Jedi, né spade laser, né profezie millenarie. Al loro posto,
troviamo burocrati corrotti, ufficiali ambiziosi, spie, famiglie
divise e operai sfruttati. La fantascienza diventa pretesto per
raccontare la lotta tra oppressione e libertà in modo adulto, quasi
realistico.
L’Impero, in
Andor, non è un male astratto: è fatto di pratiche
amministrative, torture psicologiche, razzie e manipolazione
politica. In questa stagione, il pianeta Ghorman diventa il simbolo
di tutto questo. Sotto la guida spietata della supervisora
imperiale Dedra Meero (una fenomenale Denise Gough) e del rientrante
Direttore Krennic (Ben Mendelsohn), l’Impero mette
in atto una strategia brutale per giustificare l’uso della forza
contro la popolazione. Dall’altro lato, Luthen Rael (Stellan
Skarsgård) e il suo network di ribelli sono costretti
a prendere decisioni sempre più difficili, mettendo in discussione
i confini morali della ribellione stessa.
Ogni personaggio, una
storia
Il cast corale è uno dei
grandi successi della serie. Mon Mothma (Genevieve
O’Reilly), che già brillava nella prima stagione, è
protagonista di alcuni dei momenti più intensi: il matrimonio
combinato della figlia, le manovre politiche su Coruscant, la lenta
ma inesorabile transizione da riformista a cospiratrice. Bix
(Adria Arjona), segnata dalla tortura, rappresenta
il lato umano e fragile della guerra. Kleya, Vel, Syril Karn… ogni
personaggio ha spazio, profondità e un arco narrativo coerente e
coinvolgente.
C’è una scena – tra le
più potenti dell’intera saga – in cui Vel, distrutta dal dolore,
pronuncia un discorso sulla necessità del sacrificio. È in quel
momento che Andor mostra tutta la sua forza: ci ricorda che
la ribellione non è fatta solo di eroi leggendari, ma di persone
comuni che pagano un prezzo altissimo per un futuro migliore.
Politica, storia, e
cuore
Non è esagerato dire che
Andor è anche una grande lezione di politica e storia. Le
analogie con il nostro mondo sono evidenti: l’ascesa del fascismo,
l’uso della propaganda, l’estrazione violenta di risorse, i
meccanismi del potere autoritario… tutto è rappresentato con
lucidità e rigore. Ma ciò che rende Andor straordinaria è
che, nonostante questa complessità, non perde mai il suo cuore. È
una storia di umanità, di scelte, di speranza. È Star Wars nella
sua forma più pura, anche senza le icone più classiche.
Un’eredità per il
futuro
Con la conclusione della
seconda stagione, Andor non lascia solo un’eredità
narrativa, ma anche un modello di come si possa fare televisione di
qualità all’interno di un franchise gigantesco. Tony Gilroy e il
suo team hanno dimostrato che è possibile raccontare storie adulte,
intelligenti, emozionanti, all’interno dell’universo creato da
George Lucas. La speranza è che altri seguano questa strada.
Perché
Andor non è solo una grande serie Star Wars. È una
grande serie, punto. Una di quelle che resta dentro e che
emoziona. È un’opera che ci fa innamorare di nuovo della galassia
lontana lontana — che sia la prima volta, o la cinquantesima.
È uscito il terzo episodio della
seconda stagione di The Last Of
Us, ed ecco cosa succede alla fine, compreso ciò che è
accaduto tra la WLF e i membri della setta. Dopo la
morte di Joel nel secondo episodio della seconda stagione di The
Last of Us, la stagione è entrata nel suo secondo atto, con
Ellie e Dina in viaggio verso Seattle per dare la caccia ad Abby.
Lasciare le mura di Jackson costringerà Ellie e Dina ad affrontare
ogni tipo di minaccia, con la WLF e i Seraphiti che rappresentano
due delle più grandi nella seconda stagione di The Last of Us.
The Last of Us, episodio 2
della seconda stagione, ha visto Abby attirare Joel nel
nascondiglio dei suoi amici, uccidendolo per le sue azioni alla
fine della prima stagione di The Last of Us.
L’omicidio è avvenuto durante
un’incursione di un’orda di infetti a Jackson, il che significa che
tutti erano occupati. The Last of Us stagione 2, episodio 3
riprende esattamente da dove si era interrotto. Jackson è stata
decimata ed Ellie è traumatizzata. Dopo un salto temporale di tre
mesi, tuttavia, Jackson si è quasi completamente ripresa. Lo stesso
non si può dire di Ellie, che lascia Jackson per vendicarsi di
Abby.
Il piano di Ellie e Dina per
trovare Abby a Seattle
Perché hanno aspettato così
tanto
Ellie vuole davvero uccidere Abby
per aver ucciso Joel, anche se ci vuole un po’ di tempo prima che
il suo piano prenda forma. Innanzitutto, Jackson vota se inviare
una squadra a dare la caccia al WLF. Purtroppo, il consiglio
comunale decide che è meglio restare a casa e continuare a
ricostruire Jackson. Così, Ellie e Dina decidono di prendere in
mano la situazione. Dina dice a Ellie che prima di essere messa KO
ha sentito alcuni nomi degli amici di Abby nel WLF, il che
significa che possono rintracciarli. Ellie è preoccupata che sia
passato troppo tempo, ma Dina ha un piano.
Dina ha sentito parlare di
un’organizzazione chiamata Washington Liberation Front e ha dedotto
che WLF sta per questo. Dato che Abby e i suoi amici sono membri
del WLF, hanno anche determinato che hanno sede a Seattle.
Dina spiega che aspettare tre mesi
significa che Abby probabilmente è già tornata a Seattle, quindi
sanno dove trovarla. Dato che Dina non ha sentito parlare molto del
WLF, presume che il gruppo sia abbastanza piccolo da poter essere
affrontato. Così, Ellie e Dina montano a cavallo e iniziano il loro
viaggio verso Seattle.
Perché nessun altro si è unito a
Ellie e Dina per ottenere giustizia per Joel
Partono da sole
Sfortunatamente, Ellie e Dina sono
sole. Molti membri della comunità di Jackson vogliono giustizia per
Joel, anche se molti altri pensano che andare a Seattle sia
rischioso e logisticamente impossibile. Pertanto, la città ha
votato se inviare un gruppo numeroso a Seattle. Il voto non è stato
approvato, il che significa che i membri di Jackson non possono
lasciare l’insediamento. Fortunatamente, Ellie e Dina hanno
ricevuto aiuto. Seth è riuscito a procurare alla coppia un cavallo,
cibo, armi e forniture mediche, dando loro il supporto necessario
per intraprendere il viaggio da sole.
Chi è la setta con le cicatrici
sul viso? la spiegazione dei Seraphiti
Cosa significano le cicatrici
sul viso?
Nella terza puntata della seconda
stagione di The Last of Us viene introdotto un nuovo gruppo
di personaggi, composto da viaggiatori con tuniche marroni, teste
rasate e cicatrici sul viso. Questa
setta è conosciuta come i Seraphiti, un’organizzazione
religiosa post-apocalittica che popola il nord-ovest degli Stati
Uniti.
Il gruppo è apparso per la prima
volta in The Last of Us Part II, con origine a Seattle. I
Seraphites sono uno dei nemici più comuni nel secondo gioco, con
Ellie e Dina che li incontrano più volte durante il loro
viaggio.
I Seraphites nella seconda stagione
di The Last of Us, episodio 3, menzionano una figura
conosciuta come Il Profeta. La Profeta è la fondatrice dei
Seraphiti, una feroce guerriera che ha combattuto gli Infetti nei
primi giorni del culto dei Seraphiti. I Seraphiti hanno tratto il
loro stile di vita dai suoi insegnamenti e continuano a venerarla
nonostante la sua morte. I sorrisi di Glasgow che i Seraphiti
sfoggiano derivano dagli insegnamenti della Profeta e servono a
ricordare ai Seraphiti le imperfezioni dell’umanità.
È stata la WLF a uccidere i
membri dei Seraphiti nel bosco?
Nella scena con i Seraphiti, questi
ultimi vengono attaccati. Più tardi, Ellie e Dina si imbattono nei
cadaveri dei Seraphiti. Ellie vede che per uccidere i Seraphiti
sono stati utilizzati diversi tipi di munizioni, il che porta a
supporre che siano stati attaccati dal Fronte di Liberazione di
Washington.
Questa ipotesi è molto probabile. I
Seraphiti e il WLF hanno entrambi base a Seattle, il che significa
che potrebbero benissimo essere in guerra. I Seraphiti non sembrano
sorpresi dall’attacco del WLF, il che significa che potrebbe
trattarsi di una lotta a lungo termine tra i due gruppi. I
Seraphiti non sembrano essere all’altezza dell’arsenale del WLF,
quindi sarà interessante vedere come hanno fatto a resistere così a
lungo nonostante le armi inferiori.
Tommy seguirà Ellie e Dina a
Seattle?
Insieme a Ellie e Dina, Tommy sembra
essere uno dei membri della famiglia Jackson più arrabbiati per la
morte di Joel. Dopotutto, Joel era il fratello di Tommy. Come
sottolinea The Last of Us, stagione 2, episodio 3, se le
cose fossero andate diversamente, Joel sarebbe già in viaggio verso
Seattle. Tuttavia, la posizione di leadership di Tommy a Jackson
gli ha imposto di restare. È del tutto possibile che Tommy possa
dirigersi a Seattle in un secondo momento, magari per seguire Ellie
e Dina.
È interessante notare che i ruoli
sono invertiti in The Last of Us Part II. Tommy parte per
Seattle il giorno dopo che Abby uccide Joel. Ellie e Dina vengono
mandate a cercarlo e il trio finisce per riunirsi lungo la strada.
È possibile che nella serie HBO Tommy vada alla ricerca di Ellie e
Dina, rendendo Ellie la protagonista più attiva. Sarà
incredibilmente difficile che la storia di The Last of Us Part
II funzioni se Tommy non va a Seattle, il che significa che
questo è uno sviluppo prevedibile in un futuro episodio della
seconda stagione di The Last of Us.
The Last Of
Us – stagione 2, episodio 2 ha portato sullo schermo
la storia più controversa del gioco, dando vita a una sequenza di
battaglia unica per la serie HBO. La seconda stagione è
l’adattamento del secondo capitolo acclamato dalla critica della
saga post-apocalittica di Ellie (Bella Ramsay) e Joel (Pedro
Pascal) e, mentre molti si chiedevano se Joel sarebbe davvero
morto così presto come nel gioco, il secondo episodio conferma che
questi nuovi episodi appartengono davvero a Ellie, dopotutto.
L’episodio 2 riprende immediatamente
dopo gli eventi dell’episodio 1, con la reazione al bacio tra Dina
ed Ellie ancora fresca nella mente di alcuni cittadini di Jackson.
Queste piccole questioni diventano però irrilevanti quando una
grande tempesta si abbatte su Jackson ed Ellie, Jesse, Joel e Dina
si ritrovano intrappolati fuori dalle mura di questo rifugio
sicuro, mentre il gruppo di Abby è in agguato da qualche parte
sulle montagne. Alla fine, Joel muore e Jackson viene ridotta in
rovina dopo l’attacco di un’orda di infetti, cambiando
completamente le carte in tavola.
Perché Abby uccide Joel nella
seconda stagione di The Last of Us
La rabbia alimenta il
personaggio di Kaitlyn Dever
L’Abby interpretata da Kaitlyn Dever
ha espresso chiaramente il suo desiderio di vendetta nei primi
episodi della seconda stagione di The Last of Us. Dopo che Joel ha ucciso suo
padre e il resto dei Fireflies a Salt Lake City, Abby era
determinata a far soffrire Joel e ha aspettato cinque lunghi anni
per farlo.
In quel periodo, Abby e i suoi amici
hanno trovato nuovi alleati e si sono uniti alla misteriosa
organizzazione WLF. Sebbene abbiano l’opportunità di uccidere Dina
e persino Ellie, il che ferirebbe ancora di più Joel, è chiaro che
Abby vuole uccidere Joel per vendicare suo padre. Dina ed Ellie
vengono lasciate in vita alla fine dell’episodio, sconvolte dalla
tragedia che ha avuto luogo sulle montagne sopra Jackson.
Quanto è diversa la scena della
morte di Joel nella seconda stagione di The Last of Us rispetto al
gioco
L’accuratezza rispetto al gioco
è fondamentale
La domanda più importante che
circondava The Last of Us stagione 2 era quanto
sarebbe stata accurata la morte di Joel rispetto al gioco. Le voci
su una cronologia più estesa e riorganizzata hanno portato molti a
supporre che la morte del personaggio di Pascal sarebbe avvenuta
più avanti nella seconda stagione, con alcuni che pensavano
addirittura che potesse essere posticipata alla terza stagione.
Con l’episodio 2, però, è chiaro che
non è così. Joel è morto e la scena è estremamente simile a quella
del gioco. Una differenza importante è chi è con Joel quando muore.
Nel gioco, Tommy e Joel sono di pattuglia insieme quando salvano
Abby, ma nella serie Joel è con Dina.
Per il resto, la scena della morte
di Joel è piuttosto accurata, fino ad alcuni dialoghi di Dever e
Ramsay e all’arma che Abby usa per torturare Joel. Nonostante
l’importante aggiunta dell’attacco di Jackson, il fatto che Joel
muoia nello stesso modo in cui muore nel gioco suggerisce che il
resto della seconda stagione di The Last of Us rimarrà
abbastanza fedele alla storia già raccontata.
Cosa significa la morte di Joel
per il futuro di Ellie
Ellie sarà cambiata per
sempre
La vita di Ellie sarà cambiata
irrevocabilmente dall’aver assistito alla brutale morte di Joel.
Nonostante Ellie sia arrabbiata con Joel quando Abby lo uccide, il
suo amore per lui è evidente quando gli urla di alzarsi prima di
strisciare verso di lui e sdraiarsi sul suo corpo senza vita.
In un certo senso, Ellie perde il
suo legame principale con la comunità di Jackson: anche se ha
creato dei legami propri, questo la destabilizzerà sicuramente in
molti modi. La famiglia che ha trovato, composta da Jesse, Dina,
Tommy e Maria, sarà ancora lì per lei, ma le conseguenze emotive
potrebbero spingerla ad allontanare tutti proprio quando avrà più
bisogno del loro sostegno.
Dove andranno Abby e il suo
gruppo dopo aver ucciso Joel
Dopo il massacro dei Firefly a Salt
Lake City, il futuro di Abby e dei suoi amici sembrava incerto.
Anche se Abby voleva seguire immediatamente Joel, Owen la pregò di
ragionare e di dare loro il tempo di riorganizzarsi prima di andare
a cercarlo. Se la serie continuerà a seguire il gioco, verrà
rivelato che Abby e i suoi amici sono andati a Seattle.
Lì si uniranno al Washington
Liberation Front, affineranno le loro abilità e si prepareranno a
recarsi a Jackson cinque anni dopo per uccidere Joel. Dopo la morte
di Joel nel gioco, Abby e i suoi amici tornano a Seattle, dove il
WLF è impegnato in una guerra contro i Seraphites, una setta
religiosa che ha conquistato parte della città.
Ellie darà la caccia ad
Abby?
Ellie deve scegliere tra
vendetta e perdono
The Last of Us Part II parla
in gran parte dei cicli di violenza e vendetta e, per approfondire
questi temi,
Ellie segue Abby e i suoi amici per mettere in atto il proprio.
Nel secondo trailer della seconda stagione, vediamo una breve clip
di due persone a cavallo che si avvicinano alla città di Seattle,
quindi sembra che Ellie si dirigerà davvero verso ovest.
Non è chiaro, però, chi arriverà per
primo. Nel gioco, Tommy decide di seguire prima Abby e i suoi
amici, cedendo al suo desiderio di vendetta e lasciando Jackson da
solo. Non è chiaro come e quando Tommy arriverà a Seattle nella
serie, ammesso che ci arrivi.
Perché gli infetti attaccano
Jackson
L’attacco a Jackson è la più grande
divergenza dalla trama del gioco finora nella seconda stagione di
The Last of Us. Gli indizi che qualcosa del genere potesse
accadere sono stati disseminati nel corso dell’episodio 1, con il
più grande indizio sull’attacco fornito proprio alla
fine dell’episodio 1 della seconda stagione di The Last of
Us.
Gli sforzi per espandere Jackson
sono continuati durante i cinque anni che separano la prima e la
seconda stagione, e questo include lo scavo delle infrastrutture
precedentemente costruite. Tuttavia, una conduttura scoperta ha
rivelato che una rete di cordyceps si era sviluppata sotto la
città.
Queste reti consentono agli infetti
di comunicare tra loro e, quando la rete viene attaccata mentre la
costruzione continua, gli infetti vengono chiamati a Jackson,
spingendo l’orda a trovare la città murata e lasciando dietro di sé
una scia di devastazione.
Il creatore Neil Druckmann ha già
parlato di queste reti di cordyceps con Polygon, rivelando come funzionano: “[Volevamo] dare
la sensazione che queste cose fossero interconnesse. Possono
attaccarci in massa”.
Come Tommy sopravvive
all’attacco dei Bloater
Uno dei momenti più emozionanti
dell’attacco a Jackson è la lotta di Tommy con The Last of
Us‘ famigerato Bloater, un’enorme mutazione degli infetti. Il
Bloater è il modo in cui gli infetti irrompono a Jackson e, sebbene
gli altri seminino il caos, il Bloater ha il potenziale per causare
il caos più totale grazie alla sua forza bruta.
Quando il Bloater punta Maria, Tommy
lo distrae, allontanandolo da sua moglie prima di ritrovarsi con le
spalle al muro. Fortunatamente, Tommy è armato di un lanciafiamme e
riesce a scagliare tutto ciò che ha contro il Bloater. Anche se
sembra che il Bloater possa avere la meglio, il fuoco alla fine
logora la mutazione infetta, che cade proprio prima di mettere le
mani sul fratello di Joel.
Cosa succederà a Jackson dopo
l’attacco degli infetti?
La comunità di Jackson non ha perso
solo Joel, ma anche innumerevoli civili e parti fondamentali delle
sue infrastrutture, il che significa che il suo obiettivo
principale sarà ricostruire dopo queste perdite devastanti. In
qualità di leader della comunità, Tommy e Maria saranno
probabilmente divisi tra ciò che è meglio per Jackson e il loro
desiderio di vendetta.
Dato il complesso sistema che hanno
creato, la ripresa sembra possibile per Jackson. L’attacco, sebbene
devastante, non è stato così grave come avrebbe potuto essere.
Jackson dovrà leccarsi le ferite per un bel po’ di tempo, ma
considerando le difese che aveva già messo in atto, è riuscita a
resistere all’attacco e ne uscirà più forte in The Last of
Us.
Il miracolo di
Sharon (titolo originale, Ordinary Angels)
descrive da vicino le reali sfide affrontate dalla famiglia
Schmitt e il modo in cui Sharon Stevens li ha
aiutati, ma si prende alcune libertà creative per aumentare
l’impatto emotivo della sua narrazione. Interpretato da Hilary Swank e Alan Ritchson
(star di Reacher),
il film – tratto dall’omonimo romanzo della Stevens – segue infatti
la storia di una parrucchiera che aiuta un padre vedovo a salvare
la vita di sua figlia dopo che una tempesta di neve gli impedisce
di sottoporre la bambina a un trapianto di fegato. Sebbene la
narrazione sia piuttosto lineare, Il miracolo di
Sharon non lascia mai un momento di tregua grazie al suo
ritratto edificante dello spirito umano e dell’importanza della
comunità.
Sia Hilary Swank che Alan
Ritchson offrono interpretazioni convincenti, che elevano
ulteriormente l’impatto del suo struggente dramma. Tuttavia, ciò
che rende la sua trama efficacemente coinvolgente e con cui è
facile immedesimarsi è proprio la sua connotazione di
storia vera. Grazie al modo in cui il film entra
in contatto con gli spettatori attraverso la rappresentazione dei
trionfi e delle lotte di persone reali, è difficile non chiedersi
quanto di tutto ciò sia accaduto e quanto sia stato inventato. In
questo approfondimento, esploriamo dunque la storia vera dietro il
film e in che cosa differiscono.
La storia vera dietro Il
miracolo di Sharon
Gli eventi reali che hanno ispirato
il film si sono svolti all’inizio degli anni ’90 a Louisville, nel
Kentucky, e hanno coinvolto Ed Schmitt, un vedovo
che cresceva due bambine, Michelle e
Ashley. Entrambe erano affette da una malattia
epatica congenita e avevano bisogno di un trapianto di fegato per
sopravvivere. Ashley ricevette il trapianto nel 1991. Tuttavia, tre
anni dopo, Michelle, che all’epoca aveva 3 anni, era ancora in
attesa di un fegato disponibile (nel film, invece, viene
detto che ha 5 anni). Nel frattempo, la famiglia stava
affogando nei debiti sanitari.
Per quanto riguarda la madre delle
bambine e moglie di Ed, Theresa Schmitt
(in Il miracolo di Sharon interpretata da
Amy Acker), la donna era morta un anno e mezzo
prima, nell’agosto del 1992. Come indicato nel film, morì a causa
delle complicazioni di una rara patologia chiamata malattia di
Wegener, oggi nota come granulomatosi. Il film afferma però
erroneamente che aveva 35 anni al momento della morte. In
realtà ne aveva 29 quando è morta.
Quando Sharon Stevens
Evans, una parrucchiera locale, lesse sul giornale della
situazione degli Schmitt, lanciò una raccolta di fondi per aiutare
la famiglia. Secondo il Courier Journal, raccolse
persino i fondi per far volare Michelle in aereo privato da
Louisville a un ospedale pediatrico di Omaha, in
Nebraska, dove avrebbe ricevuto il suo nuovo fegato non appena
fosse stato disponibile un organo donato. Riguardo al suo lavoro di
parrucchiera, il film aggiunge il personaggio di
Rose.
In Il miracolo di
Sharon, Rose tiene d’occhio Sharon e le impedisce di
ricadere nella sua dipendenza dall’alcol (dipendenza che la
vera Sharon non ha). Tuttavia, anche se è tra i
protagonisti secondari del film, non è basata su una
persona reale e ha fatto parte del film solo per
migliorare lo sviluppo della storia e le dinamiche dei personaggi.
Per quanto riguarda il modo in cui Sharon chiede aiuto per gli
Schmitt, nel film la si vede chiamare una stazione televisiva per
informare la comunità di ciò che la famiglia sta passando. Nella
vita reale, invece, la Stevens aveva contattato una stazione radio,
Newsradio 840 WHAS, dove aveva spiegato le
condizioni della famiglia e il bisogno di aiuto della comunità.
Come mostrato nel film, la storia
vera conferma che l’intervento di trapianto di fegato di Michelle
Schmitt era previsto a Omaha, in Nebraska. È inoltre vero che
la famiglia aveva solo una manciata di ore per portare
Michelle in ospedale affinché l’organo fosse ancora
utilizzabile. Quando la nonna di Michelle, Barbara Schmitt, ha
risposto alla chiamata per il trapianto alle 9 del mattino di un
giorno di gennaio del 1994, le è stato detto che un fegato avrebbe
atteso Michelle entro il tramonto. Per avere le migliori
probabilità di successo, dovevano arrivare all’ospedale di Omaha
entro le 18.00 e al massimo le 19.00.
La notizia è però arrivata nel
momento più difficile che si potesse immaginare. Louisville era
infatti appena stata colpita da una storica tempesta di neve, con
strade chiuse e il percorso per l’aeroporto bloccato, il che
rendeva apparentemente impossibile spostarsi. Nel film, a Ed
Schmitt viene detto che “Michelle dovrà volare per 700 miglia
fino all’ospedale pediatrico”. Per amore della precisione, un
calcolo ha rivelato che la distanza in auto è di circa 693 miglia
(10 ore e 40 minuti). Tuttavia, la distanza in aereo tra
Louisville, Kentucky e Omaha, Nebraska, è di 582 miglia (1 ora e 40
minuti).
Per risolvere la situazione, i
membri della comunità, sentito l’appello via radio di Sharon, si
sono precipitati al parcheggio della chiesa pronti per spalare la
neve. Si affrettarono a liberare uno spazio di atterraggio per
l’elicottero, come si vede in una foto dell’articolo del Courier
Journal del 1994 sulla storia degli Schmitt. Michelle fu poi
trasportata con successo a Omaha e ricevette il trapianto. Questo
commovente episodi di solidarietà e aiuto reciproco è realmente
avvenuto, l’unica differenza è che nella realtà si è svolto
di giorno e non di notte. Un cambiamento adoperato dagli
autori del film per conferire ulteriore drammaticità al
momento.
Per quanto riguarda il donatore,
questo è Brian Friesen, un bambino di 7 anni
deceduto per un aneurisma cerebrale un giorno prima che il padre di
Michelle Schmitt ricevesse la telefonata sulla disponibilità di un
trapianto di fegato. Friesen è così diventato il donatore della
bambina, permettendole di avere una seconda possibilità di vivere
la sua vita. Secondo quanto riportato, gli Schmitt hanno persino
incontrato i genitori di Brian dopo l’intervento chirurgico di
Michelle e hanno mantenuto un rapporto stretto con loro.
Dopo il trapianto di fegato, sia
Michelle che sua sorella hanno dovuto sottoporsi a controlli
regolari e assumere quotidianamente diversi farmaci. Questo ha
finito per compromettere la salute dei loro reni, che sono stati
trapiantati nel 2011. Questa volta la donatrice di Michelle è stata
la sua migliore amica, Crystal. Negli anni
successivi, Michelle si è sposata e ha iniziato a lavorare
all’Università di Louisville con un impiego in campo medico, a
contatto con i bambini.
Sfortunatamente, all’età di 31 anni,
Michelle Schmitt è morta per un aneurisma allo stomaco. Poiché le
riprese di Il miracolo di Sharon erano iniziate
nel 2021, la Schmitt era a conoscenza del film e, come ha rivelato
la sorella, le sarebbe piaciuto sapere che “avrebbe potuto
aiutare a salvare la vita di qualcuno portando l’attenzione sulla
missione della donazione di organi”. Spiegando come la sorella
avrebbe apprezzato gli sforzi compiuti per portare la sua storia
sul grande schermo, Ashley Schmitt ha anche aggiunto che
“Michelle sarebbe stata onorata da questo film e dalla
consapevolezza che la sua storia contribuirà a suscitare”.
Anna Kendrick arriva al 13°
LACMA Art + Film Gala 2024- Foto di Image Press Agency via
Depositphotos.com
Anche se potrebbe non tornare nel
prossimo film, Anna Kendrick potrebbe tornare in The
Accountant 3, secondo il regista di The
Accountant 2 Gavin O’Connor. La candidata
all’Oscar ha recitato nel thriller originale con Ben
Affleck nel ruolo di Dana, una giovane contabile che lavora per
l’azienda per cui Chris, interpretato da Ben Affleck, viene assunto
come revisore dei conti, con cui inizia a stringere un legame.
Sebbene fosse una sorta di interesse romantico per il protagonista,
era stato precedentemente confermato che la Kendrick non sarebbe
tornata nel cast di The Accountant 2.
Con l’uscita del film ormai alle
porte, The Direct ha intervistato Gavin O’Connor per
The Accountant 2. Alla domanda se Anna Kendrick fosse mai
stata presa in considerazione per il sequel, il regista ha
confermato che non era mai stata prevista nella trama, poiché
lui e lo sceneggiatore Bill Dubuque volevano approfondire la
dinamica tra i fratelli Chris (Affleck) e Brax (Jon Bernthal).
Tuttavia, ha lasciato intendere che la porta è aperta per un suo
ritorno in The Accountant 3, con la storia che ha in mente.
Ecco cosa ha detto O’Connor:
No, non è mai stato così: il
secondo film è sempre stato pensato da Bill [Dubuque] e me per
iniziare a unire i due fratelli. Molto lentamente. Dovevano
iniziare a risolvere tutti i loro problemi. Quindi, questa è sempre
stata l’intenzione per il secondo film. E nel terzo film volevo che
Chris fosse ancora alla ricerca dell’amore e di un legame, cosa che
approfondirò nel terzo film. Quindi non sorprendetevi se Dana, Anna
[Kendrick], apparirà nel terzo film.
Cosa significa questo per il
futuro di Kendrick in The Accountant
Sebbene la dinamica tra Kendrick
e Affleck sia stata generalmente ben accolta nel primo film,il finale di The Accountantsembrava chiudere
definitivamente la porta al futuro di Dana nella serie. A parte il
regalo di Chris, un dipinto originale di Jackson Pollock,non c’era alcuna promessa concreta da parte sua di tornare da
lei. Al contrario, il finale lo vedeva promettere di
ricongiungersi con Brax, indicando il desiderio di provare a
ricostruire il rapporto con suo fratello.
Fino a questo momento, il
marketing di The Accountant 2 ha nascosto se quell’incontro sia mai
avvenuto,anche se è chiaro che il sequel si concentrerà
in gran parte sui fratelli. Tuttavia, l’ultimo trailer
ha mostrato Chris in alcuni momenti divertenti legati al mondo
degli appuntamenti, tra cui l’irruzione in un evento di speed
dating e un momento di tensione per una donna in un saloon.
Pertanto, l’anticipazione di
O’Connor secondo cui The Accountant 3 sarà il film in cui Chris
inizierà a concentrarsi sulla sua vita sentimentale sembra avere un
fondamento.
La Saga degli
Skywalker si è conclusa, ma ci sono ancora molti film di
Star
Wars in arrivo. Lucasfilm ha iniziato ad annunciare
ufficialmente i prossimi film alla Star Wars
Celebration 2023, segnalando che la saga sarebbe presto
tornerà presto sui grandi schermi. Allo Star
Wars Celebration 2025 svoltosi a Tokyo ha poi fornito
maggiori dettagli su quali e quanti progetti cinematografici sono
in arrivo per il franchise.
Al momento la Lucasfilm ha
ufficializzato due date di uscita:
Lucasfilm ha confermato che
The Mandalorian &
Grogusarà il primo di questa nuova ondata di film
diStar Wars. Al momento non si
sa molto di The
Mandalorian & Grogu, ma è ragionevole pensare che sia
stato adattato dalla sceneggiatura di
Jon Favreau per la quarta stagione di The
Mandalorian. L’uscita del film
è stata confermata per il 22 maggio 2026.
Al momento di Star
Wars: Starfighter sappiamo solo che è ambientato
cinque anni dopo L’ascesa di Skywalker (2019). Levy ha
dichiarato: “Ci sono molte voci, alcune vere, altre no. …
Questo non è un prequel, non è un sequel. È una nuova
avventura”. Gosling ha elogiato il film definendolo “una
storia fantastica con personaggi fantastici e originali”,
oltre a “tanto cuore e avventura”, aggiungendo: “Non
c’è regista migliore di Shawn per questa particolare
storia”.
Il film Episodio X sul Nuovo
Ordine Jedi di Rey Skywalker
Uno dei tre annunci più importanti
della Star Wars Celebration 2023 riguardava il ritorno della Rey di
Daisy Ridley nell’universo di Star Wars. Jedi
centrale dell’era della trilogia sequel, Rey sarà ora la fondatrice
del Nuovo
Ordine Jedi in un film ambientato 15 anni dopo Star Wars: L’ascesa di Skywalker. Al momento,
tuttavia, non ci sono altri dettagli in merito.
Il film di Taika
Waititi
È poi in arrivo un film diretto da
TaikaWaititi, il regista
di Thor:
Ragnaroke Jojo
Rabbit. Di questo progetto si parla da tempo, ma sembra
ancora lontano dall’essere realizzato, per quanto rimanga
confermato. Anche in questo caso non si hanno notizie sul progetto,
ma Waititi ha affermato che: “Penso che l’universo di Star Wars
debba espandersi. Non credo di essere utile all’universo
di Star Wars facendo un film in cui tutti dicono: ‘Oh fantastico,
beh, questa è la cianografia del Millennium Falcon, ah questa è la
nonna di Chewbacca. Tutto questo sta in piedi da solo, è
fantastico, anche se mi piacerebbe prendere qualcosa di nuovo e
creare alcuni nuovi personaggi o semplicemente espandere il
mondo”.
Un altro film annunciato alla
Star Wars Celebration 2023 è quello che sarà
diretto da James Mangold e che sarà
ambientato oltre 25.000 anni prima della Saga degli Skywalker, in
quella che è stata definita l’era dell’“Alba degli Jedi”, anche se
non ha necessariamente come protagonisti degli Jedi. Secondo
Mangold, si tratterà di “una sorta di storia delle origini di
come la Forza è stata scoperta”. Il film è anche stato
descritto come una “epopea biblica” simile a I dieci
comandamenti. Al momento, tuttavia, non si hanno maggiori
informazioni.
Infine, sebbene non sia ancora stato
ufficialmente riconfermato, si parla anche di un film diretto da
Dave Filoni. La storia, stando a quanto riportato,
si concentrerà sulla Nuova Repubblica e chiuderà i racconti
interconnesse di “The Mandalorian”, “The Book of Boba
Fett”, “Ahsoka” e altri
show Disney+.
Il dramma romantico del 2024
Queer (qui
la recensione) racconta la storia dell’espatriato americano
Lee (Daniel
Craig) e del giovane Gene
(Drew Starkey), esplorando al contempo le
complessità dell’amore, dell’attrazione e dello stile di vita gay
negli anni ’50. Diretto da Luca Guadagnino e
basato sull’omonimo romanzo breve di William S.
Burroughs del 1985, Queer trasporta il
pubblico nella Città del Messico degli anni ’50 per incontrare Lee,
un emarginato tra gli altri queer, che trascorre il suo tempo
visitando i club della città e cercando di trovare nuovi (e più
giovani) partner sessuali.
Un giorno, Lee vede Gene in un bar e
ne è immediatamente attratto, ma con sua grande sorpresa, non
riesce ad avvicinarsi a lui finché Gene non gli si avvicina. Lee e
Gene iniziano una relazione sessuale, ma Gene continua a essere
emotivamente distante, mentre Lee desidera ardentemente l’intimità
emotiva, oltre ad affrontare un disturbo da uso di sostanze. Un
viaggio in Sud America che li porta nella giungla per un’esperienza
con lo yagé/ayahuasca finisce per essere un punto di svolta per Lee
e Gene, e il loro legame e la loro relazione non sono più gli
stessi quando arriva la fine di Queer.
Perché Lee e Gene non finiscono
insieme in Queer
Prima che Lee incontri Gene,
Queer mostra che Lee tende a cercare giovani
uomini e li induce a fare sesso con lui, con uno di loro che dice
al suo amico che Lee ha cercato di andare a letto con lui per un
po’ e non è in grado di capire l’amicizia tra persone queer. Il
problema di Lee non è che sia incapace di stringere amicizia con
altre persone queer, perché è assolutamente in grado di farlo (è
amico di Joe, interpretato da Jason Schwartzman), ma che desidera
ardentemente amore, cura e intimità in ogni modo, il che può farlo
sembrare disperato o appiccicoso.
L’attrazione di Lee per Gene è però
diversa da qualsiasi altra cosa abbia mai provato, tanto che non sa
nemmeno come avvicinarlo, e solo quando Gene gli parla finalmente
si lascia andare e si gode l’esperienza. Tuttavia, la relazione tra
Lee e Gene è puramente sessuale e, sebbene Gene tenga a Lee,
l’intimità emotiva che Lee cerca non è presente in Gene. Lee invita
Gene a partecipare al suo viaggio in Sud America nel tentativo di
avvicinarsi a lui, ma Gene non cambia davvero il suo modo di
fare.
Uno dei motivi per cui Lee decide di
andare in Sud America è il suo interesse per la telepatia e la
pianta yagé, che secondo quanto ha letto viene utilizzata per
potenziare la telepatia. Un esperto in materia manda Lee e Gene
nella giungla per incontrare la dottoressa Cotter (Lesley
Manville), una scienziata che ha studiato la pianta per
anni e può supervisionarne l’uso. Il “viaggio” di Lee e Gene con lo
yagé è illuminante per loro, ma quando finisce, invece di essere
più vicini, sono più distanti che mai. Lee e Gene se ne vanno e
prendono strade separate, e Lee rimane single fino alla fine dei
suoi giorni.
Perché Lee era così interessato
alla telepatia
L’interesse di Lee per la telepatia
viene menzionato per la prima volta all’inizio di
Queer, quando ne parla con uno dei giovani che gli
interessano. Lee dice di credere nella telepatia e di essere
interessato a sperimentarla, e per questo vorrebbe provare
l’esperienza di consumare yagé. Dice anche di aver letto che il
governo degli Stati Uniti e quello russo hanno sperimentato lo yagé
per scopi di controllo mentale, il che ha dato alla pianta una
certa connotazione negativa.
Lee è così interessato alla
telepatia non solo perché ci crede, ma anche perché sarebbe un modo
molto più semplice per comunicare i suoi sentimenti ai suoi
partner, in particolare a Gene. Lee fatica a entrare in contatto e
a comunicare con Gene, e il suo desiderio di intimità con lui è
splendidamente illustrato da un Lee spettrale che cerca fisicamente
di raggiungere Gene, quindi la telepatia gli consentirebbe di
esprimere ciò che prova e ciò di cui ha bisogno a Gene in modo più
semplice e diretto.
Daniel Craig, Lesley Manville, Lisandro Alonso e Drew Starkey in
Queer
Cosa significa l’esperienza di Lee
e Gene con lo yagé
Lee viene avvertito più di una volta
prima della fine di Queer che assumere yagé non
provoca sballo ed è diverso da qualsiasi altra droga. Lee è
dipendente dagli oppioidi e assume regolarmente eroina, e durante
il viaggio in Sud America attraversa un’intensa fase di astinenza.
Lee riesce a disintossicarsi durante il viaggio, ma insiste nel
provare lo yagé, anche dopo essere stato avvertito che assumerlo
non lo porterà in un’altra “dimensione” come altre droghe, ma che
invece è uno specchio che costringe chi lo usa a guardarsi
veramente dentro.
Gene accetta di assumere lo yagé con
Lee e lo fanno con l’aiuto del dottor Cotter, e proprio quando
pensano che la pianta non abbia fatto effetto, iniziano ad avere
un’esperienza davvero strana ma molto intensa. Dopo aver vomitato
il proprio cuore, Lee e Gene si siedono davanti a un falò e
svaniscono gradualmente mentre comunicano telepaticamente. Gene
dice a Lee che non è queer, ma incorporeo, una frase che Lee aveva
detto in precedenza in Queer in un sogno. Anche se
Lee dice che lo sapeva già, è affranto, ma nel bel mezzo del trip
di yagé, le sue urla non vengono ascoltate.
In un ultimo tentativo di
avvicinarsi a Gene al di là di una relazione sessuale, i corpi di
Lee e Gene iniziano a fondersi mentre si abbracciano, e questo è il
loro ultimo momento insieme. Quando gli effetti dello yagé
svaniscono, Lee cerca di riconnettersi con Gene, ma quest’ultimo
vuole solo dormire. La mattina seguente, Gene non parla con Lee e
quando lasciano la casa del dottor Cotter, si separano per sempre.
Il viaggio con lo yagé è intensamente illuminante sia per Lee che
per Gene, con quest’ultimo che finalmente è abbastanza libero da
dire a Lee che non è omosessuale e quindi non può amarlo nel modo
in cui lui ha bisogno.
Lee ottiene ciò che vuole dal
“viaggio” poiché sperimenta la telepatia e può finalmente
comunicare con Gene, ma, allo stesso tempo, non ottiene ciò che
vuole poiché si rende conto che Gene non lo amerà mai e lo lascerà.
In un momento finale di simbolismo in Queer, una
volta tornato a Città del Messico due anni dopo, Lee fa un altro
sogno in cui vede un serpente che si mangia la coda (l’ouroboros) e
Gene che indossa una collana di millepiedi che prende vita.
L’ouroboros è un simbolo del ciclo
della vita e della rinascita, ma più che altro, nel contesto di
Lee, si riferisce al modo in cui si consuma, proprio come Lee
continuerà nel suo circolo vizioso di solitudine, desiderio
d’amore, uso di sostanze stupefacenti ed essere queer in un mondo
intollerante e repressivo. D’altra parte, il millepiedi
semplicemente se ne va, proprio come fa Gene, e va avanti mentre
Lee rimane lo stesso.
Daniel Craig in Queer
Cosa succede a Lee alla fine di
Queer
Il finale di Queer
contiene un salto temporale, poiché Lee continua il suo viaggio
senza Gene dopo l’esperienza con lo yagé e torna a Città del
Messico due anni dopo. Lee si riunisce con Joe nel loro bar
preferito, dove Joe gli dice che Gene se n’è andato sei mesi prima.
Dopo di che, il film passa al sogno sopra menzionato con
l’ouroboros e il millepiedi, in cui Gene è seduto su un letto
nell’hotel locale dove Lee aveva precedentemente avuto rapporti
sessuali con altri uomini. Gene mette un bicchierino sulla testa e
Lee gli spara, colpendo Gene alla testa. Sebbene Lee sorrida
inizialmente, poi si precipita verso il corpo di Gene, baciandolo
un’ultima volta.
Lee si è ora liberato di Gene, ma
non del tutto, poiché una parte di lui continuerà ad amarlo – o,
forse, ciò che ama e a cui si aggrappa è l’idea di ciò che avrebbe
potuto essere se Gene avesse ricambiato il suo amore.
Queer fa poi un ultimo salto temporale verso un
Lee anziano nella stessa stanza d’albergo, e invece di indossare il
suo caratteristico abito bianco, ora ne indossa uno nero. Lee si
sdraia sul letto, su un fianco, tremando, come faceva quando era in
astinenza da oppioidi, anche se questa volta senza Gene. I ricordi
del tempo trascorso con Gene continuano a ripetersi nella sua
mente, e Lee muore da solo in quel letto, con l’ultima inquadratura
che mostra luci lampeggianti di diversi colori.
Il vero significato di Queer
Sebbene l’amore non corrisposto tra
Lee e Gene sia il punto focale di Queer, ci sono
altri temi importanti affrontati. Lee desidera l’intimità emotiva
ma non sa come ottenerla, quindi si accontenta di relazioni
puramente fisiche. Mentre Lee vive una vita più libera come uomo
queer, Gene è l’opposto, poiché ha ceduto alla pressione sociale
degli anni ’50 contro le persone queer e non si permette di vivere
la sua verità, e come diretta conseguenza di ciò, non sa cosa
vuole, il che lo porta a giocare con i sentimenti di Lee.
Anche se Lee vive più liberamente,
Queer mostra anche quanto possa essere solitaria
la vita di una persona queer, poiché c’è ancora un vuoto in lui che
non riesce a colmare, e questa solitudine era più presente negli
anni ’50. Non si sa se Gene riuscirà mai a vivere liberamente la
sua vita, a essere se stesso e a trovare qualcuno con cui poterlo
essere e che possa ricambiare il suo amore, ma almeno per Lee
quella solitudine rimane fino al suo ultimo giorno, così come il
suo amore per Gene.
Il nuovo thriller svedese di
Netflix,
Glaskupan – La cupola di vetro, intreccia
un mistero intrigante e si conclude con la cattura del colpevole.
Il crime drama inizia con Lejla (Léonie Vincent), una donna rapita
da bambina, che torna a casa dopo la morte della madre adottiva. Ma
mentre si trova nel villaggio immaginario di Granås, in Svezia, la
sua amica Louise (Gina-Lee Fahlén Ronander) viene trovata morta e
la figlia di Louise, Alicia (Minoo Andacheh), scompare
misteriosamente. Lejla inizia a indagare su cosa sia successo ad
Alicia e dove possa trovarsi, ma deve affrontare il suo passato e
ciò che ha vissuto quando è stata rapita.
Quando i vestiti di Alicia vengono
ritrovati all’ingresso della miniera di suo padre Said (Farzad
Farzaneh), questi diventa il principale sospettato delle indagini.
Tuttavia, viene rilasciato dalla polizia quando emergono nuovi
indizi che puntano verso un’altra persona. Più Lejla indaga, più
scopre dure verità che collegano il colpevole alla persona che l’ha
rapita. Nel terzo atto di questo intenso thriller, Lejla è
sicura di aver risolto il mistero, ma rimane scioccata nello
scoprire che la persona di cui si fidava di più al mondo le ha
mentito per tutta la vita.
Chi ha rapito Lejla e Alicia in
Glaskupan – La cupola di vetro
Valter ha rapito Lejla e
Alicia
Lejla, una criminologa, è un’esperta
in casi di rapimento perché ha vissuto un’esperienza simile. Il suo
obiettivo è assicurarsi che Alicia torni a casa dalla sua famiglia
sana e salva. Inizialmente, Lejla non pensa che il suo passato
abbia qualcosa a che fare con il rapimento di Alicia, ma mentre
ascolta le vecchie registrazioni dell’interrogatorio di sua madre
alla polizia, deduce che ci sono forti somiglianze tra il suo caso
e quello di Alicia. Mentre altre persone, come Said e poi Jim
(Victor Ståhl Segerhagen), sono sospettati, non corrispondono al
profilo. Tuttavia, Tomas (Johan Rheborg), lo zio di Lejla, sì.
Proprio mentre sta mettendo insieme
gli indizi, Lejla viene rapita di nuovo e riportata nella cupola
di vetro, dove trova Alicia. Usando il telefono di Louise, che
ha rubato a casa di Tomas, chiama Valter (Johan Hedenberg) per
avvisarlo della sua posizione. Con grande sorpresa, è Valter che si
presenta alla cupola di vetro e chiede il telefono. Si scopre che è
stato lui a rapire Lejla, Alicia e molte altre ragazze.
Glaskupan – La cupola di
vetro è stato scritto da Camilla Läckberg e diretto da Lisa
Farzaneh e Henrik Björn.
Tomas corrisponde al profilo del
rapitore, ovvero è cresciuto in una famiglia violenta e non ha mai
superato il trauma. Ma considerando quanto è bravo Valter a
mentire, è logico che non sia stato sospettato di essere il
rapitore. Solo Tomas sapeva davvero quali oscuri segreti nascondeva
suo fratello.
Perché Valter ha rapito Lejla e
le altre ragazze
Valter aveva un trauma
irrisolto
Da giovane, Valter viveva in una
famiglia violenta. Suo padre lo picchiava spesso, e Tomas, mentre
sua madre non faceva nulla. Le ragazze rapite da Valter hanno tutte
i capelli scuri, proprio come sua madre. In un certo senso, rapire
e poi uccidere le bambine è il suo modo di riprendere un certo
controllo. Poiché sua madre non lo ha protetto quando avrebbe
dovuto, ha trovato un modo distruttivo per elaborare il suo dolore
e il suo trauma.
Per Valter, conservare i capelli
delle sue vittime significava anche poter mantenere un certo
controllo su di loro anche dopo la morte. Il caso di Lejla,
tuttavia, era diverso. Valter ha trascorso mesi a osservarla prima
di rapirla. Era ossessionato da Lelja perché era diversa dalle
altre ragazze che aveva rapito in precedenza, motivo per cui l’ha
adottata dopo la morte della madre. Voleva affermarsi come il
salvatore di Lejla, nonostante fosse lui ad averle causato così
tanto dolore. Questo ha funzionato per un po’, finché Lejla non ha
scoperto che era un lupo travestito da agnello.
Cosa è successo alle altre
vittime di Valter
I corpi delle vittime erano
stati gettati in un lago
Mentre Lejla sta esaminando i casi
di rapimento avvenuti in Svezia alla ricerca di Alicia, si imbatte
in diversi fascicoli di ragazze scomparse che non sono mai state
ritrovate. La ricerca di queste ragazze è stata infruttuosa e non
ha fornito alcun indizio su cosa fosse loro accaduto, perché
Valter si era assicurato che nulla potesse ricondurre a lui.
Dopo essere stato arrestato, racconta a Lejla cosa ha fatto dei
loro corpi: li ha gettati nel lago dove lui e Lejla erano soliti
andare. I corpi delle ragazze vengono recuperati dall’acqua dalla
polizia e restituiti alle loro famiglie.
Chi c’era dietro l’omicidio di
Louise (e perché l’ha fatto)
Valter ha anche ucciso diverse
persone
L’omicidio di Louise dà il via al
mistero nella serie originale Netflix. All’inizio sembra che sia morta suicida, ma
l’autopsia rivela una ferita da puntura al collo. Dato che aveva
una relazione con Tomas, sembra che Said l’abbia uccisa in un
impeto di rabbia. Ma si scopre che anche Valter era coinvolto
nell’omicidio. Quando un rapitore come Valter subisce un grande
cambiamento nella sua vita, che in questo caso è stata la morte di
sua moglie e il ritorno di Lejla, a volte torna alle sue vecchie
abitudini.
Il modo migliore per evitare
di essere catturato era assicurarsi che Louise non fosse nei
paraggi per lottare per sua figlia dopo che Valter l’aveva
rapita.
Alicia, la cui famiglia è odiata
dagli abitanti del piccolo villaggio, era la vittima perfetta
perché rapirla avrebbe significato avere diversi sospetti.
Tuttavia, Valter sapeva che sua madre non avrebbe avuto pace finché
non l’avesse trovata. Il modo migliore per evitare di essere
catturato era assicurarsi che Louise non fosse nei paraggi per
lottare per sua figlia dopo che Valter l’aveva rapita. Valter
doveva anche assicurarsi che la morte di Louise fosse dichiarata un
suicidio, quindi le ha tagliato i polsi dopo averla uccisa.
Il finale di Glaskupan – La
cupola di vetro prepara il terreno per una seconda
stagione?
Il finale di stagione di
Glaskupan – La cupola di vetro non ha lasciato nulla in
sospeso
Glaskupan – La cupola di vetro è
emozionante dall’inizio alla fine, ha personaggi fantastici e
costruisce lentamente la sua storia prima di arrivare a una
conclusione soddisfacente. Data la qualità della serie Netflix non
inglese, ci si potrebbe chiedere se il finale prepari il terreno
per una seconda stagione. Il finale di Glaskupan – La cupola di
vetro risponde a tutte le domande che vengono poste durante i
sei episodi, quindi non c’è bisogno di una seconda stagione. Se
dovesse esserci una seconda stagione, potrebbe riguardare Lejla che
indaga su altri casi di rapimento.
Il vero significato del finale
di Glaskupan – La cupola di vetro
Glaskupan – La cupola di vetro è
una storia sulla giustizia
Glaskupan – La cupola di vetro si
conclude con Valter che viene punito per i suoi crimini e finisce
dietro le sbarre. Valter e Lejla hanno entrambi traumi irrisolti
nella miniserie che hanno plasmato le loro vite. Per l’ex
poliziotto, il suo trauma lo ha portato a commettere crimini
atroci, mentre Lejla ha deciso di aiutare altre persone. In
sostanza, Glaskupan – La cupola di vetro è una storia che
invita a non giudicare le cose dall’apparenza. Valter è riuscito a
nascondersi alla vista di tutti per così tanto tempo perché era in
grado di comportarsi come una persona normale che aveva a cuore la
sua comunità, quindi non c’era motivo di sospettare di lui.
Alla fine, il finale di The
Glass Dome mostra che c’è sempre un karma per chi fa del male,
anche quando non sembra il tipo di punizione che
merita.
Inoltre, se Valter avesse affrontato
adeguatamente ciò che gli era successo durante l’infanzia, forse
non avrebbe creduto che fare del male ai bambini fosse la
soluzione. Considerando ciò che Valter ha fatto, Lejla capisce
finalmente l’importanza di ricevere un aiuto psicologico dopo aver
vissuto un’esperienza così difficile. In definitiva, il finale di
Glaskupan – La cupola di vetro mostra che c’è sempre
un karma per chi fa del male, anche quando non sembra il tipo di
punizione che merita.
Il finale dell’episodio 10 di
Ransom Canyon di Netflix,
“Maybe It’s Time Yancy Grey Dies Too” (Forse è ora che anche Yancy
Grey muoia), lascia alcuni personaggi con un lieto fine e altri
avvolti nel mistero. Dopo la morte del nonno di Yancy, Cap Fuller,
alla fine dell’episodio 9, l’episodio 10 si apre con un montaggio
di diversi personaggi del cast di Ransom Canyon che si
trovano ad affrontare un bivio difficile. Mentre Ellie piange la
morte di Cap e Lauren fatica ad accettare una ferita che le
cambierà la vita, Yancy seppellisce Cap nel suo ranch e Lucas
scopre che Kit ha firmato i documenti per la sua emancipazione.
Quinn e Staten finalmente si mettono insieme dopo che lei ha
ufficialmente lasciato Davis, solo per vedere la loro storia
d’amore tanto attesa andare in pezzi nei momenti finali del finale
della Ransom Canyon – stagione 1.
Lucas fa un grande gesto romantico
nella sala da ballo, riconquistando il cuore di Lauren, mentre
Ellie lascia Yancy all’altare dopo che una donna che sostiene di
essere la moglie di Yancy appare dal nulla. La cosa più scioccante
di tutte è che lo sceriffo Brigman è costretto ad arrestare sua
moglie Margaret con l’accusa di omicidio colposo per la morte del
figlio di Staten, Randall Kirkland.
I ruoli di Margaret e Kit nella
morte di Randall
Dopo che Kit è stato arrestato per
il suo coinvolgimento nella morte di Randall, lo sceriffo Brigman
ha dovuto fare l’impensabile e arrestare sua moglie, poiché era
lei, e non Kit, a guidare il camion Ford che ha causato l’incidente
di Randall. Margaret non ha un ruolo importante nella serie,
essendo la madre alcolizzata di Lauren. Si scopre che aveva una
relazione con Kit, che era con lei nel camion la notte in cui
Randall è morto.
Kit chiamò Reid per fargli prendere
il furgone, cancellare il numero di telaio e scaricarlo in un lago
vicino, dove Lucas scoprì il furgone sommerso mentre nuotava con
Lauren. Reid doveva un favore a Kit, ed è così che lui e Nick sono
stati coinvolti. Alla fine, Margaret probabilmente guidava
ubriaca e ha sbandato, costringendo Randall a schiantarsi con
l’auto che suo zio Davis gli aveva regalato.
Yancy Grey ha davvero una
moglie?
Yancy taglia i ponti con Davis e
decide di onorare Cap non vendendo la sua terra alla Austin Water &
Power, cosa che aveva inizialmente accettato di fare per convincere
Davis ad aiutarlo a uscire di prigione. La morte di Cap ispira
Yancy a ricominciare da zero. Chiede a Ellie di sposarlo per
capriccio e lei alla fine accetta, ma lo lascia all’altare dopo che
una donna che sostiene di essere sua moglie entra nella sala da
ballo.
Ovviamente, questa è una grande
sorpresa, dato che Yancy non l’aveva mai menzionata prima. Potrebbe
essere un’impostora, ma in ogni caso Yancy dovrà dare delle
spiegazioni all’inizio della seconda stagione di Ransom
Canyon.
Perché Staten ha lasciato il
braccialetto di Quinn al bar
Proprio quando pensi che Staten
abbia finalmente ritrovato il buon senso e deciso di perseguire una
relazione con Quinn, lui se ne va. Ha lasciato al bar il
braccialetto di tweed che Quinn gli aveva legato al polso quando
era seduto lì, come segno che non voleva trattenerla. Staten è
convinto di fare la cosa migliore per Quinn andandosene,
soprattutto dopo aver tradito la sua fiducia e aver rivelato
pubblicamente i debiti di Davis, che Quinn aveva chiesto di tenere
segreti. Staten dimostra che Quinn aveva ragione quando diceva che
lui “voleva solo il suo dolore”, perché si allontana da
quella che sembra essere l’amore della sua vita.
La vera identità di Yancy Grey e
la storia della famiglia Fuller spiegata
Uno dei vari misteri su Yancy Grey è
chi sia e da dove venga. Inizialmente, Yancy voleva vendicarsi
di Cap, suo nonno biologico, per aver allontanato sua madre, la
figlia di Cap, quando aveva bisogno di aiuto dopo la morte di
Lincoln, suo marito. Yancy scopre solo dopo la sua morte che Cap ha
passato anni a cercarli, tormentato da ciò che aveva fatto. In
quanto nipote di Cap, è un Fuller e il parente più prossimo. Non è
chiaro se il suo vero nome sia Yancy e cosa abbia fatto per finire
in prigione.
Perché Lauren ha cercato di
rompere con Lucas
Lauren e Lucas sembravano avere la
relazione più stabile di Ransom Canyon fino a quando Lauren
non è caduta durante un’esibizione di cheerleading, rompendosi una
spalla. Il suo sogno di andare alla UT Austin per fare cheerleading
è ora ufficialmente finito, lasciandola devastata. Prima della
caduta, lei vede Lucas tra la folla e capisce immediatamente che
è turbato per qualcosa, che alla fine si rivela essere la
volontà di Kit di firmare i documenti di emancipazione.
È stata questa distrazione a causare
la caduta di Lauren, anche se in realtà non è stata colpa di Lucas.
Lei non incolpa Lucas, quanto piuttosto si sente imbarazzata e
sconfitta per aver rovinato la sua seconda possibilità di
frequentare la scuola dei suoi sogni, mentre Lucas ha ricevuto
diverse offerte da alcuni dei migliori college del paese.
La storia della relazione tra
Kai ed Ellie
Per gran parte di Ransom
Canyon, sembrava che Kai avesse una cotta per Ellie, ma fosse
bloccato nella zona amici. Come si scopre nel finale della prima
stagione di Ransom Canyon, la preoccupazione di Kai per il
matrimonio di Ellie con Yancy non era solo frutto di un
desiderio speranzoso di poterla ancora conquistare, ma era
invece basata su una relazione passata.
Kai potrebbe avere ragione su
Yancy, dopotutto, dato che sembra sempre nascondere uno o due
segreti.
A quanto pare, Kai corrispondeva
al profilo del “cattivo ragazzo” che piaceva a Ellie quando si sono
incontrati anni fa. Kai si è rimesso in riga ed è diventato un
poliziotto, mentre Yancy sembra seguire un percorso simile per
redimersi. Kai, tuttavia, potrebbe avere ragione su Yancy, dato che
sembra sempre nascondere qualche segreto.
Perché Davis ha ingannato Staten
per farglielo colpire
Davis cerca incessantemente di
sottrarre a Staten il suo ranch in modo che lui e la sua ex moglie
Paula Jo, che fa parte del consiglio di amministrazione della
Austin Water & Power, possano trarne vantaggio. Vogliono
costruire un acquedotto che attraversi la terra di Staten,
ma lui si rifiuta. Hanno prima cercato di far fallire l’ispezione
dei suoi pozzi, anche se sarebbero stati a posto se Paula Jo non
avesse corrotto e ricattato il personale dell’AW&P per far
fallire falsamente i pozzi di Staten.
Staten avrebbe dovuto sborsare
milioni per riparare i pozzi se Reid non avesse rivelato una
registrazione in cui Paula Jo ammetteva il piano. Con il padre di
Staten che cerca di usurpare il suo ruolo di amministratore del
ranch per vendetta nei confronti del padre che lo ha ignorato,
Davis provoca Staten affinché lo colpisca, fornendo così al padre
di Staten la prova che Staten non è adatto a ricoprire il ruolo di
amministratore.
Quinn lascerà Ransom Canyon per
New York?
Dopo che Staten ha lasciato Quinn in
asso ancora una volta, lei considera l’idea di tornare a New York
per suonare il pianoforte nella famosa orchestra filarmonica. Senza
Staten a trattenerla a Ransom e con la sala da ballo che rischia di
chiudere, Quinn potrebbe benissimo accettare l’offerta e andarsene
da Dodge. Sebbene il cuore di Quinn sia a Ransom Canyon, sa anche
che il suo talento di musicista può portarla lontano. Dato che
Staten continua a sprecare tempo con la loro relazione, Quinn
potrebbe partire verso cose più grandi e migliori, anche se non è
chiaro se sia davvero quello che vuole.
Il vero significato del finale
di Ransom Canyon
Il finale della prima stagione di
Ransom Canyon si conclude con diversi colpi di scena che
terranno gli spettatori con il fiato sospeso fino a una potenziale
seconda stagione, che non è ancora stata annunciata da Netflix. Mentre era abbastanza prevedibile che Staten
avrebbe rovinato di nuovo tutto con Quinn, il passato di Yancy
continua a riservare sviluppi sorprendenti, facendo chiedere
agli spettatori se sia un uomo incompreso o semplicemente un
truffatore dal cuore di ghiaccio.
Lauren ha avuto la caduta più dura
di tutti i personaggi di Ransom Canyon e ora teme di rimanere
bloccata nella sua città natale ancora più a lungo dopo l’arresto
di sua madre. Almeno ha Lucas, che è perdutamente innamorato di
lei.
L’alleanza tra il padre di
Staten e Davis non è certo una buona cosa per lui, che dovrà
difendersi brillantemente per mantenere il suo ranch.
Anche se Margaret viene arrestata
per la morte di Randall, non abbiamo ancora visto come ha reagito
Staten, a parte andare sulla scogliera, un luogo panoramico che
amava frequentare con suo figlio. L’alleanza tra il padre di Staten
e Davis non è certo una buona notizia per lui, che dovrà difendersi
con tutte le sue forze per mantenere il ranch. La domanda più
importante senza risposta, tuttavia, è chi sia la misteriosa moglie
di Yancy, che gli spettatori moriranno dalla voglia di sapere fino
all’uscita della seconda stagione di Ransom
Canyon.
The Handmaid’s Tale
stagione 6, episodio 4 è finalmente arrivato, ed ecco cosa succede
alla fine dell’ultimo capitolo di The Handmaid’s Tale. La
stagione 6 di The Handmaid’s Tale è destinata a concludere
la serie distopica di successo di Hulu e, sebbene sia già stato
annunciato un sequel intitolato The Testaments, si prevede che la stagione 6 porterà un
senso di definitività alla storia di June. C’è ancora molto da
vedere nella sesta stagione di The
Handmaid’s Tale, ed ecco cosa ci riserva il quarto episodio
per il futuro della serie.
The Handmaid’s Tale, sesta
stagione, episodio 4 riprende esattamente da dove si era interrotto
il terzo episodio, con June, Luke e Moira che lasciano Gilead
ancora una volta. Al loro arrivo, però, scoprono che Mayday sta
pianificando la loro prossima azione di resistenza: un raid a
Jezebel’s. Mayday deve quindi decidere chi tornerà indietro per
avvertire le donne di Jezebel. Nel frattempo, il comandante
Lawrence lavora per avviare il progetto New Bethlehem, continuando
a manipolare Gilead dall’interno.
C’è qualche speranza per Luke e
June di salvare Hannah
L’obiettivo principale di June e
Luke in The Handmaid’s Tale è stato quello di salvare
Hannah, che attualmente si trova in una scuola per l’addestramento
delle mogli a Gilead. Dopo diverse stagioni passate a cercare di
raggiungere questo obiettivo, i due non sembrano essere più vicini
ad Hannah. Nella quinta stagione di The Handmaid’s Tale, una
serie di aerei era pronta a decollare per salvare alcuni abitanti
di Gilead, tra cui Hannah. Tuttavia, gli aerei sono stati abbattuti
grazie all’intervento del comandante Lawrence. Mayday sta già
lavorando a un altro piano, anche se non salverà direttamente
Hannah.
Il prossimo piano di Mayday prevede
di usare Jezebel per scoprire quali comandanti sono stati coinvolti
nell’abbattimento degli aerei, per poi ucciderli. Anche se questo
non porterà direttamente June da Hannah, potrebbe rivelarsi utile
nel lungo periodo. Eliminare alcuni comandanti potenti potrebbe
indebolire Gilead, compromettendo le sue difese e consentendo al
prossimo piano di salvataggio di Mayday di funzionare. Dato che
l’obiettivo principale di June è stato quello di salvare Hannah, il
mistero se ci riuscirà o meno probabilmente non sarà risolto fino
al finale di The Handmaid’s Tale. Tuttavia, il libro sequel
The Testaments fornisce già una risposta.
La citazione di Lawrence alla
fine dell’episodio 4 della sesta stagione di The Handmaid’s Tale
spiegata
Il comandante Lawrence fornisce una
voce fuori campo durante i titoli di coda della sesta stagione di
The Handmaid’s Tale, episodio 4, mentre legge un libro. Il
libro è A Little Princess, un libro per bambini del 1905
scritto da Frances Hodgson Burnett. Il libro racconta la storia di
una ragazzina che viene mandata in un collegio da un capitano
dell’esercito britannico e che lì si trova ad affrontare varie
situazioni. Il brano letto dal comandante Lawrence è tratto
dall’inizio del libro, e la voce fuori campo è in realtà un
richiamo a una scena precedente in cui Lawrence legge il libro a
sua figlia.
Quando Lawrence legge il libro, dice
a sua figlia che era uno dei preferiti di Eleanor, la sua defunta
moglie. Questo indica che Lawrence è ancora legato al ricordo di
Eleanor, la cui morte ha scosso profondamente la sua fede in
Gilead. Mentre legge la storia, l’episodio passa a Janine.
Poiché il brano parla di una ragazza che è invecchiata a causa
delle sue esperienze di vita, questo fa da parallelo con Janine e
le altre ancelle a cui sono state tolte la vita e la libertà.
Infine, questo libro segnala che Lawrence sta crescendo sua figlia
affinché idolatri le donne potenti.
Cosa sta succedendo tra Serena
Joy e l’Alto Comandante Wharton
Serena Joy continua a essere uno dei
personaggi più interessanti di The Handmaid’s Tale, e il suo
nuovo legame con l’Alto Comandante Wharton la rende ancora più
interessante. Dopo essersi incontrati nei primi tre episodi, The
Handmaid’s Tale stagione 6, episodio 4 sembra preparare una
storia d’amore tra i due. Cucinare e ballare sotto la pioggia
dimostra che Wharton non è un Comandante tipico, e Serena Joy
sembra essersi innamorata di lui.
Tuttavia, le intenzioni di Wharton
sono ancora misteriose. Il piano del comandante Lawrence per New
Bethlehem dimostra che Serena Joy è una risorsa preziosa grazie
alla sua influenza su Gilead, e Wharton potrebbe sperare di
sfruttare questa influenza. I comandanti di Gilead hanno dimostrato
di essere manipolatori, ed è possibile che Wharton stia manipolando
Serena Joy. Tuttavia, è impossibile dirlo fino a quando non
usciranno altri episodi della sesta stagione di The
Handmaid’s Tale.
Il finale della quarta stagione di
Abbott
Elementary è sorprendentemente poco emozionante, ma
questo ha rappresentato un cambiamento gradito dopo la tensione
degli episodi precedenti. Non c’è dubbio che l’adorabile cast di
personaggi di Abbott Elementary sia ciò che rende la
serie un tale successo, ma ciò non ha impedito alla quarta stagione
di mantenere le promesse in termini di trama frenetica. Sebbene la
sitcom mockumentary ambientata sul posto di lavoro non sia
tipicamente nota per la sua trama intricata, la seconda metà della
quarta stagione ha alzato notevolmente la posta in gioco quando la
storia dello sviluppatore del campo da golf è giunta al
termine.
Durante l’intera stagione, il
personale dell’omonima scuola ha accettato tangenti da un losco
sviluppatore di campi da golf in cambio di chiudere un occhio sulle
violazioni del codice edilizio. Principal Ava si è assunta la
responsabilità di queste tangenti quando il distretto scolastico ne
è venuto a conoscenza e, con grande shock di tutti, è stata
licenziata in tronco. Fortunatamente, Abbott Elementary
stagione 4 episodio 21 ha riportato Ava quando tutti, dal PTA agli
studenti, agli insegnanti, agli imprenditori locali e persino gli
imprenditori, si sono schierati dalla sua parte.
Il finale della quarta stagione
di Abbott Elementary vede una divertente gita scolastica
Questa trama si è conclusa con le
scene finali dell’episodio 21 della quarta stagione, “Rally”,
quando Ava è stata reintegrata nel suo vecchio ruolo. La maggior
parte dei cattivi della quarta stagione di Abbott Elementary
sono stati redenti nel corso della vicenda, con l’avvocato del
costruttore Miles, la sorella della confraternita di Ava Crystal e
il padre da cui si era allontanata Frank che sono tutti intervenuti
in sua difesa. Tuttavia, questo significa che l’episodio 22 della
quarta stagione, “Please Touch Museum”, è stato un finale
relativamente sottotono per la stagione.
Secondo Philadelphia Magazine, “Please Touch Museum” è stato
girato interamente in location presso l’iconico punto di
riferimento di Filadelfia. Tutta la scuola è entusiasta della
gita, tranne i cinici studenti di terza media di Jacob, che
ritengono che la loro classe non sia adatta all’evento. Sebbene la
COO del vero Please Touch Museum, Tracy Curran, abbia dichiarato al
Philadelphia Magazine che “il Please Touch Museum racchiude ricordi
d’infanzia speciali per Quinta Brunson”, creatrice e protagonista
della sitcom, la classe di Jacob ha comunque impiegato un po’ di
tempo per accettare la gita.
In una gag esilarante e
creativa, gli insegnanti hanno recitato in una commedia che
reimmaginava la faida di Ava con il distretto scolastico in termini
assurdamente unici.
Fortunatamente, una guida turistica
ha suggerito ai ragazzi più grandi di mettere in scena una commedia
sugli insegnanti e la classe di Jacob ha saggiamente seguito il suo
consiglio. In una gag esilarante e creativa, gli insegnanti hanno
interpretato se stessi in questa recita, che ha reimmaginato la
faida di Ava con il distretto in termini assurdamente unici. Mentre
la quarta stagione di Abbott Elementary ha dimostrato che
Gregory sarebbe diventato un ottimo preside, i bambini che lo
descrivevano come un robot privo di emozioni hanno fatto ridere
persino suo padre, solitamente rigido e stoico.
Ava ottiene il finale perfetto
nel finale della quarta stagione di Abbott Elementary dopo un anno
difficile
Non solo Ava ha riottenuto il suo
lavoro, ma ha anche ritrovato il suo amore della quarta stagione,
O’Shon, in “Please Touch Museum”. All’inizio dell’uscita, O’Shon ha
compensato la sua assenza alla manifestazione comprando ad Ava un
paio di orecchini esorbitanti. Sfortunatamente, Ava odiava gli
orecchini che O’Shon le aveva comprato e, per la prima volta
nella sua vita da star schietta, non è riuscita a dirglielo. Ava
voleva evitare di ferire i sentimenti del suo interesse amoroso, ma
alla fine i due hanno chiarito tutto e O’Shon si è dimostrato, come
al solito, indifferente al malinteso.
Janine e Gregory di Abbott
Elementary continueranno la loro storia d’amore
Una stagione dopo che Janine e
Gregory si sono finalmente messi insieme nel finale della terza
stagione, Ava e O’Shon continuano ad andare forte all’inizio
della quinta stagione di Abbott Elementary. Sebbene la
nuova coppia abbia ammesso di aver avuto qualche intoppo a causa
del pessimo gusto di O’Shon in fatto di orecchini, i due hanno
superato la crisi quando lui ha accettato di restituire il regalo
indesiderato e ha impressionato Ava con un’opzione meno costosa, ma
di suo gusto, che in realtà preferiva fin dall’inizio. Nel
frattempo, Ava e O’Shon di Abbott Elementary‘s
non erano l’unica coppia felice all’inizio della
quinta stagione.
Janine è riuscita a impressionare
il padre di Gregory e a migliorare il loro rapporto padre/figlio
quando ha convinto il signor Eddie, ormai anziano, ad abbassare la
guardia e a rilassarsi con i bambini. Gregory inizialmente è
rimasto scioccato nel vedere il suo padre serio e serio scherzare
con i bambini, ma suo padre gli ha spiegato che Janine aveva tirato
fuori in lui lo stesso calore che aveva tirato fuori in Gregory. Ha
persino detto a Gregory che Janine gli ricordava la sua defunta
madre nel momento più toccante del finale.
Cosa è successo a Gregory dopo
il ritorno di Ava in Abbott Elementary
Così, il finale della quarta
stagione di Abbott Elementary ha migliorato entrambe le
principali storie d’amore, dato che O’Shon e Ava hanno
dimostrato di avere un futuro insieme e Gregory e Janine hanno
continuato ad andare forte nel loro secondo anno insieme. Tuttavia,
mentre il ritorno di Ava in Abbott Elementary era
effettivamente inevitabile data la sua popolarità, è lecito che gli
spettatori si chiedano cosa sia successo a Gregory in “Please Touch
Museum”. Quando Ava è stata licenziata, Gregory è diventato preside
ad interim per un breve periodo.
Gregory voleva diventare il preside
della Abbott sin da quando aveva iniziato a lavorare lì e ha
dimostrato di essere all’altezza del ruolo durante il suo periodo
come preside ad interim. Tuttavia, in “Please Touch Museum” lo
abbiamo rivisto nel ruolo di insegnante e apparentemente
soddisfatto di questa posizione. Anche se era infastidito dal fatto
che Ava avrebbe annullato tutte le modifiche che lui aveva
apportato all’inizio dell’episodio, Gregory sembrava soddisfatto
del suo lavoro per il momento.
Come il finale della quarta
stagione di Abbott Elementary ha preparato la quinta
stagione
Mentre Jacob di Abbott
Elementary interpretava Barbara e Melissa prendeva in giro
Jacob nell’ambito della recita scritta dagli studenti, era
difficile capire cosa ci aspettasse nella quinta stagione.
Abbott Elementary è andato sempre più rafforzandosi nella
quarta stagione, con la trama dello sviluppatore del campo da golf
che ha fornito la spina dorsale per diversi episodi autonomi di
grande successo.
La quarta stagione di Abbott
Elementary ha affrontato temi reali come l’epidemia di divieti di
libri nelle scuole statunitensi e gli insegnanti sottopagati che
fanno un secondo lavoro per sbarcare il lunario. Tuttavia, la
sitcom si è anche divertita molto con alcuni ospiti a sorpresa come
Eric Andre e le star di It’s Always Sunny in Philadelphia, oltre al
ritorno di Manny interpretato da Josh Segarra e del Capitano
Robinson interpretato da Mike O’Malley.
È stato un finale agrodolce
che ha dimostrato che più le cose cambiano nella scuola del titolo,
più rimangono uguali.
“Please Touch Museum” si è
concluso con gli insegnanti che salutavano la classe dei
diplomati, ma guardando con entusiasmo ai nuovi arrivi
dell’anno successivo. È stato un finale agrodolce che ha dimostrato
che più le cose cambiano nella scuola del titolo, più rimangono
uguali. Pertanto, anche se gli spettatori non possono indovinare
quali argomenti saranno affrontati nella prossima stagione di
“Abbott Elementary”, il finale della quarta stagione è stato un
addio dolce e appropriato per la sitcom.
Outlander: Blood of My Bloodè il prequel di Outlander,
e lo spin-off sembra destinato a continuare la tradizione della
serie madre con una narrazione ancora più originale e un
romanticismo autentico. Outlander è diventato un fenomeno
televisivo sin dal suo debutto, raccontando la storia d’amore tra
Jamie e Claire dopo che quest’ultima viene catapultata indietro nel
tempo nella Scozia del XVIII secolo. La serie prequel,
Outlander: Blood of My Blood, sostituirà la serie principale
dopo la sua conclusione, seguendo i genitori di Claire e Jamie
mentre le loro storie d’amore si svolgono nei rispettivi periodi
storici.
Outlander è basato sui
romanzi di Diana Gabaldon, ma con la serie che si conclude dopo
l’ottava stagione, è chiaro che il franchise aveva bisogno di
qualcosa di più. Blood of My Blood è stato progettato per
colmare questo vuoto e parla delle infinite possibilità
dell’universo di Outlander. Il solo aspetto del viaggio nel
tempo apre le porte a trame infinite, ma le avvincenti storie
familiari create da Gabaldon nei suoi romanzi e le epiche storie
d’amore che le accompagnano sono un terreno fertile per prequel,
sequel e altri spin-off. Dopo un lungo periodo di sviluppo,
Blood of My Blood arriverà finalmente nel 2025.
Ultime notizie su Outlander:
Blood Of My Blood
Finalmente rivelata la data di
uscita
Dopo un anno di anticipazioni e
indizi, le ultime notizie confermano finalmente la data di uscita
di Outlander: Blood of My Blood. Il romantico prequel
debutterà l’8 agosto 2025 alle 20:00 EST (via Deadline), e i nuovi episodi arriveranno ogni venerdì
alla stessa ora su Starz. La prima stagione sarà composta da 10
episodi in totale, e al momento non è chiaro se lo spin-off sia
concepito come un evento unico o se possa sbocciare in una serie
continuativa. Considerando l’enorme portata storica di Blood of
My Blood, è improbabile che l’intera storia possa essere
racchiusa in una sola stagione.
Outlander: Blood Of My Blood
Data di uscita
L’annuncio di Outlander: Blood
of My Blood è arrivato all’inizio del 2023, quando è stato
anche annunciato che Outlander‘s ottava stagione avrebbe
concluso la narrazione e terminato la serie. Da allora, la
serie è entrata in produzione all’inizio del 2024 e alla fine è
stata completata a luglio. Non ci sono state molte notizie sul
spin-off fino all’inizio del 2025, quando è stato annunciato che
Blood of My Blood avrebbe debuttato venerdì 8 agosto 2025
alle 20:00 EST. La prima stagione sarà composta da 10 episodi e
andrà in onda ogni venerdì alla stessa ora.
Non è chiaro quale impatto avrà
questa uscita sull’arrivo della stagione 8 di Outlander,
ma con le riprese della serie concluse nel settembre 2024, potrebbe
arrivare da un momento all’altro. È molto probabile che Blood of
My Blood arriverà prima, seguito dall’ottava e ultima stagione
di Outlander. Anche se le trame delle due serie non sono in
contrasto, sarebbe opportuno che Starz non programmassi i due
programmi troppo vicini tra loro.
La seconda parte della settima
stagione di Outlander si è conclusa il 17 gennaio 2025.
Il cast diOutlander:
Blood Of My Blood
Sebbene non siano stati rivelati
tutti i dettagli sul cast di Outlander: Blood of My Blood,
alcuni ruoli importanti sono già stati assegnati. Le due coppie
principali sono state scelte ed è ormai noto che Harriet
Slater e Jamie Roy interpreteranno le versioni più giovani dei
genitori di Jamie, Ellen e Brian, mentre Hermione Corfield e
Jeremy Irvine interpreteranno Julie e Harry, i futuri genitori di
Claire.
Da allora, molti altri nomi si sono
aggiunti al cast, tra cui Tony Curran, che interpreterà Lord Lovat,
il nonno di Jamie. Inoltre, Rory Alexander è stato scelto per
interpretare il giovane Murtagh Fitzgibbons Fraser, mentre Sam
Retford sarà Dougal MacKenzie. Brian McCardie apparirà nel ruolo di
Isaac Grant, l’ultimo ruolo interpretato dall’attore prima della
sua morte nell’aprile 2024. Peter Mullan interpreterà Red Jacob
MacKenzie, capo del clan MacKenzie e padre di Ellen, Dougal, Colum,
Janet e Jocasta.
Séamus McLean Ross si è unito al
cast nel ruolo di Colum MacKenzie, mentre Ailsa Davidson
interpreterà Janet MacKenzie e Sadhbh Malin sarà Jocasta Cameron.
Conor MacNeill è entrato nel cast del prequel nel ruolo di Ned
Gowan, mentre Jhon Lumsden interpreterà Malcolm, il figlio di Isaac
Grant. Sara Vickers interpreterà Davina Porter, la madre di Brian
Fraser, mentre Sally Messham sarà Mrs. Fitz, la domestica di Ellen.
Infine, Terence Rae è stato scelto per interpretare il ruolo di
Arch Bug, una guardia del corpo del clan Grant.
Chi scriveOutlander: Blood Of My Blood
Matthew B. Roberts è tornato nell’universo di
Outlander per scrivere e produrre la serie spin-off di
Outlander dopo aver lavorato alla serie originale per
diversi anni. Roberts ha capito chiaramente cosa ha reso quel
progetto un così grande successo e, si spera, porterà la stessa
magia nel prequel di Outlander. È affiancato da Ronald D.
Moore e Maril Davies nella sala degli sceneggiatori, mentre
Roberts supervisionerà la serie come showrunner. Anche Diana
Gabaldon sarà coinvolta in Outlander: Blood of My Blood come
consulente creativa.
Dettagli sulla trama di Outlander: Blood of My
Blood
Cosa succederà nel
prequel?
I temi della serie originale
saranno probabilmente esplorati nello spin-off, anche se Blood of
My Blood adotterà probabilmente un approccio diverso a queste
idee.
La Outlander: Blood of My Blood
storia si concentrerà principalmente sul rapporto tra Brian ed
Ellen, che saranno probabilmente i protagonisti della serie. I
temi della serie originale saranno probabilmente esplorati nello
spin-off, anche se Blood of My Blood adotterà probabilmente un
approccio diverso a queste idee. È anche noto che i genitori di
Claire, Julie e Harry, sono coinvolti nella storia, il che
suggerisce una narrazione ramificata che attraversa diversi
periodi.
Il personaggio di Jamie racconta la
storia del matrimonio dei suoi genitori nella prima stagione di
Outlander, rivelando che si è trattato di una storia d’amore
proibita, avvenuta nonostante le obiezioni delle loro famiglie.
Questo sarà sicuramente un punto fondamentale della trama di
Outlander: Blood of My Blood, che manterrà alta la tensione
tra i personaggi dall’inizio alla fine. L’autrice Diana Gabaldon ha
anche anticipato alcune idee che ha inserito nella storia d’amore
tra Brian ed Ellen: “Ci saranno molte trame politiche
all’interno del clan e altre cose interessanti” (via Parade).
Trailer di Outlander: Blood Of My Blood
Dopo mesi di attesa, Starz ha
rivelato il primo trailer di Outlander:
Blood of My Blood nel gennaio 2025. Sebbene duri meno di un
minuto, il teaser accenna all’avventura epica e alla storia d’amore
epica che stanno dietro alle due storie d’amore al centro della
serie. Con la Scozia del XVIII secolo e l’Europa della Prima Guerra
Mondiale come doppio sfondo, lo spin-off promette tutto ciò che ha
reso Outlander così popolare.
La prima stagione di
Daredevil: Rinascita si è conclusa con un
episodio scioccante che promette di cambiare in modo entusiasmante
il lato più realistico del Marvel Cinematic Universe. I primi
nove episodi della serie hanno raccontato il viaggio di Matt
Murdock per diventare nuovamente Daredevil dopo aver perso Foggy.
L’episodio 8 di Daredevil:
Rinascita ha fatto luce sugli eventi che hanno
circondato la morte di Foggy, con Matt che ha scoperto che Bullseye
agiva su ordine di Vanessa Fisk. Il finale di stagione della serie
TV MCU approfondisce questa rivelazione, mostrando perché Foggy
è stato ucciso e come Vanessa ha contattato Bullseye.
Sebbene fosse necessario fare
chiarezza sugli eventi passati, il finale della prima stagione di
Daredevil: Rinascita si è concentrato principalmente
sulla preparazione di nuovi eventi per la seconda stagione della
serie e per il futuro dell’MCU. Per farlo, la Marvel Studios ha
riportato in scena un paio di personaggi chiave. Inoltre, le
trame del sindaco Fisk e della task force anti-vigilante hanno
raggiunto il loro punto di ebollizione, con Kingpin che è tornato
al suo vero io e è diventato più potente che mai. Con così tanti
eventi, la vita di Daredevil è ora in disordine e dovrà rimetterla
insieme nella seconda stagione di Daredevil: Rinascita.
Daredevil: Rinascita, Episodio
9: Spoiler e punti chiave della trama
Un flashback di un anno fa con Vanessa e Dex spiega come lei lo
ha convinto a uccidere Foggy Nelson.
Voleva che Bullseye uccidesse Benjamin Cafaro e Foggy perché
l’avvocato avrebbe fatto luce sulle attività criminali di Vanessa,
quindi doveva morire entro due giorni.
Wilson Fisk non sapeva che Vanessa aveva fatto rilasciare Dex
per uccidere Foggy, ma ora dice a sua moglie che ha scoperto cosa
ha fatto.
Matt dice a Kirsten che è stata Vanessa a ordinare l’omicidio
di Foggy.
Fisk dice a Buck di uccidere Matt e di farlo diventare un
martire.
Frank Castle è tornato all’appartamento di Matt quando lui
arriva, poiché il Punitore ha ricevuto una chiamata per portare
Matt al sicuro.
La task force anti-vigilante di Fisk entra nell’appartamento di
Matt e il Punitore ne uccide molti mentre Daredevil li mette fuori
combattimento.
Si scopre che l’agente Cole North, con un giubbotto del
Punitore, è stato quello che ha ucciso White Tiger.
Una granata esplode nell’appartamento di Matt, ma Daredevil e
il Punitore riescono a uscire.
Karen Page ritorna e si scopre che è stata lei a chiamare Frank
per aiutare Matt.
Daniel e Buck minacciano i membri del consiglio per conto di
Fisk.
Matt è geloso di Frank che ha riallacciato i rapporti con
Karen.
Si scopre che Red Hook è un porto franco.
Il Punitore uccide brutalmente i poliziotti corrotti prima di
essere sopraffatto. Rifiuta l’invito di Powell a unirsi alla task
force, il che porta i membri dell’AVTF a formare una fila per
picchiare il Punitore.
Kingpin uccide il commissario Gallo con le sue mani.
Daredevil dice che riprenderà la città e che ha bisogno di un
esercito per farlo. Radunano una squadra da Josie.
Fisk nomina Heather commissario per la salute mentale della sua
amministrazione.
Kingpin dichiara illegale ogni attività di vigilante e pone New
York sotto la legge marziale.
Jack Duquesne, Frank Castle e altri sono in gabbia,
intrappolati da Kingpin.
Bullseye riappare in un appartamento con i vetri rotti.
La scena dopo i titoli di coda mostra Frank che convince una
guardia ad avvicinarsi per stringergli la mano, poi gliela spezza
ed è pronto a fuggire.
Il piano di Kingpin svelato:
qual è il vero scopo di Red Hook?
Wilson Fisk alias Kingpin in Daredevil
Il sindaco Fisk non aveva le
migliori intenzioni per la città
Wilson Fisk ha cercato di giocare
le sue carte con cautela quando si è trattato di Red Hook.
Tuttavia, alcuni dei piani del sindaco sono finiti alla stampa dopo
che Daniel, ubriaco, non si è reso conto di aver dato le
informazioni a BB Urich. Kingpin non ha reagito bene alla fuga
di notizie, dimostrando quanto Red Hook fosse importante per lui.
Il finale di stagione di Daredevil: Rinascita ha
confermato che quel luogo era molto più che un semplice rimedio a
quello che lui definiva un occhio nero sul volto della città.
Red Hook è un porto franco,
il che significa che è considerato al di fuori della giurisdizione
degli Stati Uniti e di New York.
Negli ultimi due episodi, Matt ha
capito che Foggy sapeva qualcosa, ed era per questo che era stato
ucciso. Il suo caso avrebbe potuto danneggiare l’impero criminale
di Fisk, il che ha portato Vanessa a ordinare a Bullseye di
ucciderlo. Durante le indagini con Karen sul caso a cui stava
lavorando Foggy, hanno scoperto che Red Hook è un porto franco, il
che significa che è considerato al di fuori della giurisdizione
degli Stati Uniti e di New York. Pertanto, Wilson e Vanessa Fisk
potevano usarlo per riciclare denaro legalmente. Questo è il
vero motivo per cui Kingpin ha investito così tante energie nella
rivitalizzazione di Red Hook.
Tutto quello che abbiamo
imparato sul ruolo di Vanessa nella morte di Foggy
Quando Bullseye ha ucciso Foggy nel
primo episodio della serie Daredevil, le sue motivazioni sono state
messe in discussione. Dopotutto, aveva problemi più grandi con
Karen Page, non con Foggy. Tuttavia, tutti i motivi che lo hanno
spinto a uccidere Foggy sono stati svelati nel finale della prima
stagione di Daredevil: Rinascita. Nell’episodio 8, Matt ha
capito che Vanessa aveva assunto Bullseye per uccidere Foggy, e
così l’episodio 9 è iniziato con un flashback in cui lei faceva
proprio questo. Un anno prima degli eventi principali della serie,
Vanessa ha detto a Poindexter che voleva che uccidesse Benjamin
Cafaro e Foggy.
Dex non era chiaramente in uno
stato mentale ottimale. Wilson Fisk non aveva idea che sua moglie
avesse intenzione di liberare Bullseye per uccidere Foggy, quindi
ha onorato il suo accordo con Matt Murdock di non fare del male ai
suoi amici. Il motivo per cui Vanessa ha fatto uccidere Foggy era
semplice. Mentre si occupava del caso di “Dumb Benny”, Foggy si
imbatté nei segreti di Vanessa, di cui non sapeva nulla. Se il suo
piano per la difesa di Benny fosse arrivato in tribunale, la sua
argomentazione avrebbe portato alla luce l’uso che Vanessa faceva
di Red Hook, quindi doveva morire entro due giorni.
Perché Kingpin tiene le persone
in gabbia – E tutti quelli che ha imprigionato
Wilson Fisk ha il sopravvento
alla fine della stagione
Wilson Fisk è il grande vincitore
della prima stagione di Daredevil: Rinascita. Nonostante
abbia dei nemici, Kingpin è riuscito non solo a diventare sindaco
di New York, ma anche a realizzare il suo sogno di creare una task
force anti-vigilanti, per poi spingersi ancora oltre nel finale.
Alla fine della prima stagione, la serie MCU ha visto Fisk tornare
ai suoi modi da Kingpin. Il cattivo Marvel interpretato da Vincent
D’Onofrio ha schiacciato la testa del commissario Gallo a mani nude
in modo brutale. Fisk ha anche ampliato il suo controllo sulla
città, annunciando che New York era sotto la legge marziale
per contenere la minaccia dei vigilanti.
Kingpin ha una soluzione facile per
chi si oppone a lui: metterli in gabbia. I personaggi più famosi
mostrati in tali condizioni sono Swordsman di Tony Dalton e
Punisher di Jon Bernthal. Il metodo di Kingpin per affrontare chi
gli si oppone ha alcuni collegamenti con il mondo reale. Nel corso
di Daredevil: Rinascita, è diventato chiaro che la
serie MCU ha tracciato un parallelo tra Kingpin e il presidente
Donald J. Trump. Durante il suo primo mandato presidenziale,
Trump ha dovuto affrontare molte accuse di “mettere i bambini in
gabbia” come parte delle sue politiche sull’immigrazione. Ora, il
sindaco di New York City, Kingpin, mette i suoi nemici in
gabbia.
Il ritorno di Karen Page e la
nuova armata di Daredevil
Karen Page, interpretata da Deborah
Ann Woll, è apparsa nel primo episodio di Daredevil:
Rinascita, andando via dopo il processo di Bullseye poiché lei
e Matt si erano allontanati dopo la morte di Foggy. Karen
finalmente ritorna nel finale di stagione, rivelandosi colei che
ha chiamato il Punitore per aiutare Daredevil a fuggire dalla Task
Force Anti-Vigilante di Fisk.
Potenziali eroi per l’esercito
MCU di Daredevil
In seguito, Karen aiuta Matt a
scoprire perché Red Hook è così importante, al punto che Vanessa ha
fatto uccidere Foggy per questo. Ora, al fianco di Daredevil, Karen
dovrebbe avere un ruolo importante nella seconda stagione, entrando
a far parte dell’esercito di Daredevil che si riunisce da Josie,
che include anche Cherry, Angie Kim e la stessa Josie.
Che fine ha fatto
Bullseye?
Il cattivo Marvel interpretato
da Wilson Bethel è ancora vivo
Bullseye ha avuto un ruolo
importante nell’episodio 8 di Daredevil: Rinascita. Qui è
fuggito dalla prigione e ha cercato di uccidere Kingpin, ma è
rimasto scioccato nel vedere Matt Murdock prendere una pallottola
per salvare la vita del suo più grande nemico. Sorprendentemente,
Benjamin Poindexter è apparso a malapena nel finale di stagione.
Bullseye appare brevemente con un’espressione triste in un vecchio
appartamento con una finestra rotta alla fine, il che conferma che
è ancora in giro. Dopo aver cercato di uccidere il sindaco ed
essere stato uno dei personaggi in costume di New York City,
Bullseye probabilmente si nasconderà dalla Task Force
Anti-Vigilante.
La scena post-crediti di
Punisher e il futuro dell’MCU spiegati
Frank Castle è pronto per un
anno importante nel 2026
Frank Castle ha un ruolo chiave nel
finale della prima stagione di Daredevil: Rinascita. Dopo
aver salvato Matt, Punisher uccide molti poliziotti corrotti prima
di essere arrestato da loro. L’episodio si conclude con Frank che
viene gettato in una gabbia dal sindaco Fisk. Tuttavia, una scena
post-crediti mostra il suo piano di fuga in azione, con il Punitore
che usa la sua influenza su un poliziotto corrotto per farlo
avvicinare alla sua gabbia, permettendo a Frank di fuggire dopo
essersi rotto un braccio per prendere le sue chiavi.
Il personaggio tornerà nel 2026
con una presentazione speciale dedicata al Punitore su Disney+, che sarà co-scritta da
Jon Bernthal. Il progetto potrebbe collegare entrambe le
stagioni di Daredevil: Rinascita, consentendo al Punisher
di tornare nella serie dopo essere partito per una missione in
solitaria, che potrebbe includere il resto della sua fuga e la
liberazione dello Swordsman e degli altri da parte dell’antieroe.
Il legame di Frank Castle con Karen e Matt lo rende la recluta
perfetta per il nuovo esercito di Daredevil nella seconda stagione
di Daredevil: Rinascita.
Dopo un finale esplosivo che ha
preparato il terreno per una guerra tra Matt Murdock e Wilson Fisk,
la scena post-credit di
Daredevil: Rinascita serve a preparare non
solo la seconda stagione, ma anche un altro progetto MCU in arrivo.
All’inizio dell’episodio 9, Matt è vulnerabile dopo essere stato
colpito da una pallottola per difendere il sindaco Fisk, ma sfugge
a un tentativo di omicidio da parte del braccio destro di Fisk,
Buck Cashman. Nel suo appartamento, Matt si riunisce con Frank
Castle, alias il Punitore, che lo aiuta a sfuggire alla Task Force
Anti-Vigilante.
Alla fine, i due si separano, Frank
che lascia Matt e Karen Page a indagare sul caso a cui stava
lavorando Foggy Nelson quando è stato ucciso da Bullseye, un
omicidio ordinato dalla moglie di Fisk, Vanessa. Mentre Matt scopre
perché Vanessa ha fatto uccidere Foggy e come questo sia legato al
progetto di riqualificazione di Red Hook del sindaco, Frank
affronta i poliziotti corrotti dell’AVTF, eliminandone un buon
numero prima di essere fermato.
Il finale della prima stagione di Daredevil:
Rinascita si conclude con Kingpin che ha il controllo
completo di New York, istituendo la legge marziale, mettendo
ufficialmente al bando i vigilanti e introducendo un coprifuoco
alle 20:00. Nel frattempo, Daredevil sta radunando un esercito per
affrontare la task force di Fisk, che include Karen Page, Angie Kim
e Cherry, tra gli altri. Sebbene il Punitore e Jack Duquesne, alias
Spadaccino, possano sembrare i candidati ideali per l’esercito di
Daredevil, una delle scene finali li mostra rinchiusi in gabbie
nella prigione di Fisk, insieme ad altri che si sono rifiutati di
allearsi con Kingpin. Tuttavia, non è l’ultima volta che vediamo il
Punitore, dato che riappare durante la scena post-credits.
La scena post-credits di Daredevil:
Rinascita prepara lo spin-off di The Punisher
Jon Bernthal tornerà nei panni di
Frank Castle in una presentazione speciale
Invece di concentrarsi su Daredevil,
Kingpin o Bullseye, la scena post-credits di Daredevil:
Rinascita ci mostra il Punitore, rinchiuso in una
gabbia nella prigione di Kingpin. Lì, Frank fa appello al suo
fascino e conversa amichevolmente con una delle guardie, un uomo di
nome Anthony Petruccio (che non ha alcun legame con la Marvel Comics).
Frank attira la guardia vicino alla gabbia per stringergli la mano,
poi gli rompe violentemente la mano e il braccio. Lo schermo
diventa nero, ma si sente un suono come se la gabbia venisse
aperta, il che implica che Frank stia usando la guardia per
liberarsi.
Dato che la scena finisce prima
ancora di vedere il Punitore fuggire, è impossibile sapere
esattamente cosa faccia dopo. Libera gli altri personaggi in
gabbia? Se lo fa, questo potrebbe potenzialmente preparare il
terreno per un ritorno di Spadaccino nel MCU, magari anche in
una possibile seconda stagione di Hawkeye,
anche se la Marvel non lo ha
ancora confermato. Oppure, dato che Frank Castle è spesso un
personaggio più concentrato sulla propria missione, abbandona gli
altri e fugge da solo dalla prigione di Kingpin? Questo sembra lo
scenario più probabile, data la storia del personaggio, e prepara
il terreno per uno spin-off.
All’inizio di quest’anno, è stato
confermato che i Marvel Studios
stanno sviluppando The Punisher Special Presentation, con l’attore
di Frank Castle Jon Bernthal alla sceneggiatura
insieme a Reinaldo Marcus Green, che sarà il
regista. Notizie successive hanno confermato che lo speciale andrà
in onda nel 2026, insieme a Daredevil: Rinascita Stagione
2. Si sa poco altro sullo spin-off di The Punisher, dato
che i dettagli della trama sono stati tenuti segreti, ma è
probabile che seguirà le azioni di Frank dopo essere fuggito dalla
prigione di Kingpin nella scena post-credit di Daredevil:
Rinascita.
The Punisher tornerà in
Daredevil: Rinascita Stagione 2?
Il ritorno di Jon Bernthal non è
ancora stato confermato
Dato che Daredevil sta radunando un
esercito per affrontare Kingpin e la sua task force, avrebbe
sicuramente senso il ritorno di The Punisher; dopotutto, Frank
Castle è un esercito composto da un solo uomo. Ha anche senso
perché Frank e Matt sembrano avere rapporti molto migliori in
Daredevil: Rinascita rispetto a quando si sono
incontrati per la prima volta nella seconda stagione di Daredevil,
quando Matt giurò di non smettere mai di dare la caccia a Frank
finché avesse continuato a uccidere i cattivi. Le loro posizioni
diametralmente opposte in materia di uccisioni sono sempre state
ciò che ha separato Daredevil e il Punitore, e questo potrebbe
continuare a ostacolare la loro alleanza.
Certo, potrebbe anche essere che il
Punitore lavori per sconfiggere Kingpin e l’AVTF a modo suo, ed è
proprio di questo che parla il suo spin-off. Sarebbe intelligente
per la Marvel raccontare la
storia della guerra anti-vigilanti di Kingpin in diverse serie TV
dell’MCU, soprattutto
perché alcune di esse sono ambientate a New York o nelle vicinanze.
Ms. Marvel è
ambientata proprio dall’altra parte del fiume, a Jersey City,
mentre Hawkeye di Kate Bishop è a New York, quindi
le seconde stagioni di queste serie potrebbero approfondire questa
trama, ovviamente se dovessero concretizzarsi.
Good American
Family, la nuova serie disponibile su Disney+,
è basata su una storia vera, ma questo show di cronaca nera è solo
una parte della complicata realtà. Si presentata come una serie
true-crime piuttosto intensa e insolita, in cui si segue una
famiglia che adotta una bambina, per poi scoprire che in realtà si
tratta di un’adulta che sta cercando di truffarli. Sembra una
storia troppo assurda per essere vera, ma – come anticipato – è
basato su una vicenda reale, che è anche più straziante di quanto
mostrato in questo adattamento.
Good American
Family si basa infatti sulla storia
di Natalia Grace (interpretata
da Imogen Faith Reid) e
della sua adozione da parte della
famiglia Barnett, ma non è la prima volta che
questa storia viene portata sullo schermo. Il film
prequel Orphan:
First Kill è stato infatti apparentemente
ispirato alla stessa Grace, e anche la docuserie The
Curious Case of Natalia Grace ha cercato di portare alla
luce la verità su eventi controversi e procedimenti legali. Questa
serie, tuttavia, è la prima drammatizzazione diretta di questi
eventi e potrebbe discostarsi un po’ dai fatti del caso.
Good American Family si ispira al
vero caso di Natalie Grace Barnett
La serie si ispira a “molteplici
storie, prospettive, minacce, interpretazioni e accuse” relative
all’adozione di Natalia Grace da parte
di Kristine e Michael
Barnett. Per questo motivo, la maggior parte dei membri
del cast interpreta persone reali nella
drammatizzazione. Ellen
Pompeo, ad esempio, interpreta Kristine Barnett,
mentre Imogen Faith Reid interpreta
Natalia Grace. Ma la vera storia del periodo trascorso da Natalia
Grace con la famiglia Barnett è oscurata da controversie,
testimonianze contrastanti e bugie, tra chi accusa Natalia Grace di
essersi spacciata per una bambina per truffare e uccidere la sua
famiglia adottiva, e chi descrive i Barnett come una famiglia
violenta e negligente.
La vita di Natalia Grace prima di
essere adottata dalla famiglia Barnett
Natalia Grace è nata in Ucraina con
una displasia spondiloepifisaria congenita,
una rara forma di nanismo. Secondo il certificato di nascita
ucraino, Natalia è nata nel 2003, quindi avrebbe avuto circa sette
anni quando i Barnett l’hanno adottata nel 2010. La bambina è stata
poi affidata a un orfanotrofio ucraino a un certo punto della sua
vita e alla fine è stata portata negli Stati Uniti per essere
adottata. Prima dei Barnett, Natalia era stata adottata anche da
un’altra famiglia, i Ciccones, ma questa
famiglia del New England l’ha poi data via, secondo quanto
riportato da The Curious Case of Natalia Grace.
La famiglia Barnett sosteneva che
Natalia Grace era violenta e mentiva sulla sua età per
truffarla
Poco dopo l’adozione di Natalia
Grace da parte dei Barnett, sono però iniziati i problemi. Secondo
alcune fonti e secondo i Barnett, Natalia soffriva di una sorta di
malattia mentale – le è stato diagnosticato un disturbo reattivo
dell’attaccamento – e aveva tendenze violente. Secondo diverse
testimonianze, Natalia avrebbe minacciato i fratelli adottivi e i
genitori con dei coltelli, avrebbe urinato e defecato addosso alla
sorella minore e avrebbe tentato di avvelenare Kristine. I Barnett
sostengono inoltre che un professionista abbia diagnosticato
Natalia come “sociopatica”, sebbene la diretta interessata abbia
negato queste affermazioni.
Contemporaneamente ai presunti
episodi di violenza, i Barnett hanno iniziato a sospettare che
Natalia Grace fosse in realtà più grande di quanto dichiarato nei
documenti di nascita. Kristine Barnett ha affermato che Natalia
aveva peli pubici e aveva le mestruazioni, entrambe caratteristiche
sessuali secondarie che le ragazze di solito manifestano per la
prima volta intorno ai 12 anni. I Barnett sostengono inoltre che
Natalia sembrava più grande di un’altra bambina affetta da
displasia spondiloepifisaria congenita e che aveva un vocabolario
troppo avanzato per una bambina di sette anni. La famiglia credeva
che Natalia fosse in realtà un’adulta o un’adolescente e che stesse
usando il suo nanismo per truffarli.
I Barnett hanno presentato una
petizione per cambiare legalmente l’anno di nascita di Natalia
Grace
Due anni dopo l’adozione di Natalia
Grace, i Barnett sono riusciti a farle cambiare l’età in un
processo giudiziario. Il certificato di nascita ucraino di Natalia
indicava originariamente che era nata nel 2003, ma i Barnett hanno
chiesto con successo a un giudice di modificare i documenti di
nascita per dire che era nata nel 1989. Tuttavia, un ospedale
pediatrico locale ha condotto un’indagine sullo scheletro e ha
stabilito che Natalia aveva circa 11 anni all’epoca. La modifica
dei registri di nascita di Natalia ha permesso ai Barnett di
trattarla come un’adulta e ha fatto sì che Natalia non fosse più
legalmente la loro bambina.
Dopo aver dichiarato Natalia Grace
legalmente adulta, i Barnett l’hanno di fatto abbandonata. Hanno
affittato un appartamento a Lafayette, nell’Indiana, e hanno dato a
Natalia un sussidio federale prima di trasferirsi con il resto
della famiglia in Canada. Tuttavia, a causa della condizione
genetica di Natalia Grace, nel 2019 i procuratori della contea di
Tippecanoe hanno accusato Kristine e Michael Barnett di negligenza
nei confronti di una persona dipendente. Michael Barnett è stato
assolto dalle accuse nell’ottobre 2022, mentre le accuse contro
Kristine sono state archiviate nel marzo 2023.
Dove sono Natalia Grace e i
Barnett oggi
Ora, un decennio e mezzo dopo
l’adozione iniziale, Kristine e Michael Barnett e Natalia Grace
hanno vite molto diverse. Michael e Kristine si sono separati nel
2013 e hanno divorziato nel 2014. Nel 2013 Kristine ha scritto un
romanzo sulla crescita del figlio Jacob,
affetto da autismo, ma da allora non ha più scritto libri sulla
genitorialità. Michael ha invece affermato pubblicamente che
Kristine è stata violenta con Natalie e ha avuto tutta la colpa
della controversia sull’età di lei.
Dopo aver lasciato la famiglia
Barnett, Natalia ha invece avuto altri problemi di adozione. È
stata adottata dalla famiglia Mans, che però
avrebbe abusato di lei per dieci anni. La situazione era talmente
grave che Natalia ha dovuto inscenare una “fuga” e ora vive con la
famiglia DePaul. Stando a quanto riportato,
sta anche studiando per i test di sviluppo educativo generale,
sperando di diventare insegnante, e sta pianificando interventi
chirurgici legati al suo nanismo. Ha anche un
fidanzato, Neil, e ha dunque fatto molta
strada dagli eventi raccontati da Good American
Family.
The Hill è un
dramma sportivo emozionante che ha un impatto ancora maggiore
considerando che la straordinaria storia di Rickey Hill è basata su
fatti reali. Il film vede Colin Ford nei panni di Rickey Hill, un
giovane affetto da una malattia degenerativa alla colonna
vertebrale che cerca di realizzare il suo sogno di diventare un
giocatore di baseball. È il tipo di storia poco conosciuta di un
eroe dello sport che può raggiungere un pubblico più ampio. Grazie
a The Hill, che porta sullo schermo la straordinaria storia di
Rickey Hill, altri possono trovare ispirazione nel suo percorso
fatto di determinazione e perseveranza.
Oltre a Ford nel ruolo del
protagonista, il cast di The Hill include attori come
Dennis Quaid e Scott Glenn, che danno vita ad alcuni dei
personaggi reali della storia di Hill. Il film bilancia l’emozione
di vedere la carriera nel baseball di Rickey Hill diventare realtà
con le profonde difficoltà legate ai suoi problemi di salute. Alla
fine, è una storia avvincente e edificante di un perdente, ma la
vera storia di Rickey Hill è ancora più affascinante di quella che
si vede nel film.
Rickey Hill è nato con una
malattia degenerativa della colonna vertebrale
Hill ha anche vissuto
un’infanzia povera
Oltre ad essere un film sul
baseball, The Hill è anche la storia della malattia
degenerativa alla colonna vertebrale di Rickey Hill, nato con un
disco vertebrale mancante. Dalla nascita fino all’età di 4 anni,
Hill ha subito innumerevoli interventi chirurgici per poter
camminare. All’età di 5 anni, Hill ha iniziato a indossare tutori
per le gambe che gli permettevano di camminare, anche se non in
modo del tutto normale. Questo ha portato Hill ad affrontare il
bullismo e il giudizio dei suoi coetanei.
Sfortunatamente, al momento della
diagnosi di Rickey Hill, alla fine degli anni ’50, non si poteva
fare molto per lui, quindi continuò a indossare i tutori per le
gambe e crebbe giocando come qualsiasi altro bambino. Secondo
Hill, la sua infanzia fu difficile e povera, anche al di là dei
suoi problemi di salute. Hill crebbe nella zona di Fort Worth, in
Texas, figlio di un povero predicatore battista.
Hill raccontò a The Athletic che la sua famiglia faceva tanta
fatica che a volte mangiava “cibo per cani in scatola”.
Nonostante queste difficoltà, Hill fece tutto il possibile per
vivere come un bambino normale. Secondo un’intervista rilasciata a
Risen Magazine, Hill passava tutto il giorno a colpire
sassi, esercitandosi nel suo caratteristico swing da baseball. Alla
fine, questo fu l’inizio del suo viaggio nel baseball
professionistico.
Rickey Hill era un giocatore di
baseball della Minor League
Hill ha realizzato il suo sogno
nonostante una carriera breve
Rickey Hill non giocava con le
protesi alle gambe, ma ha trascorso tutta la sua carriera nella
lega minore senza protesi.
Sebbene Rickey Hill abbia dovuto
affrontare ostacoli come la sua malattia degenerativa alla colonna
vertebrale, la povertà della sua famiglia e i dubbi di chi lo
circondava, alla fine ha avuto successo ed è diventato un giocatore
di baseball della lega minore. La prima squadra per cui Hill ha
giocato a baseball professionistico è stata la Montreal Expos, con
cui ha firmato nel 1975, all’età di 19 anni, e ha giocato un totale
di quattro stagioni nella lega minore. Secondo Hill, dall’età di 12
anni fino alla fine della sua carriera, intorno ai 22 anni, faceva
500 battute al giorno.
Sorprendentemente, Rickey Hill
non giocava con le tutori alle gambe, ma ha trascorso tutta la sua
carriera nella lega minore senza tutori. Nel corso di 201
partite, Hill ha ottenuto una media di battuta di .298 con 26
fuoricampo e 116 RBI. Hill ha giocato per i Lethbridge Expos, i Rio
Grande Valley White Wings, i Texas City Stars e i Grays Harbor
Loggers. Inoltre, Hill era noto per il suo swing unico.
Colin Ford, che interpreta Rickey
Hill in The Hill, ha frequentato un campo di addestramento
per quattro mesi al fine di perfezionare tale swing e migliorare le
proprie abilità nel baseball. Sebbene Hill abbia giocato a baseball
professionistico solo per circa tre anni, il suo impatto è stato
comunque molto sentito grazie alla sua incredibile storia.
Il disturbo alla colonna
vertebrale di Rickey Hill ha interrotto la sua carriera nel
baseball
Rickey Hill si è ritirato dal
baseball professionistico all’età di 22 anni
Nonostante Rickey Hill abbia
superato il disturbo alla colonna vertebrale per diventare un
giocatore di baseball della lega minore, alla fine la sua
condizione ha avuto la meglio. Il fatto che Hill abbia smesso di
giocare è una testimonianza di quanto fosse grave il suo stato di
salute all’epoca perché, secondo Hill,
“Non esiste la parola rinunciare,
non l’ho mai sentita.”
Nonostante ciò, sembra che Hill
soffrisse di dolori costanti anche mentre giocava a baseball.Durante la stagione di baseball del 1978, Hill
giocava per i Grays Harbor Loggers, quando il suo corpo alla fine
cedette allo stress del baseball.
Come si realizzò il sogno di
Rickey Hill di giocare a baseball
La breve carriera di Hill
mise in luce il talento che molti dubitavano avesse
Alla fine, il sogno di Rickey
Hill di diventare un giocatore di baseball professionista si
realizzò, anche se fu di breve durata. Hill passò dall’essere un
bambino estremamente povero nel Texas centrale, che i medici
pensavano non avrebbe mai camminato normalmente in vita sua, a
calcare il campo da baseball professionistico per quattro stagioni
intere. Inoltre, Hill non era solo un membro mediocre della squadra
di baseball.Si distingueva in ogni squadra in cui
giocava per il suo talento puro e la sua propensione a realizzare
fuoricampo. Alla fine, Rickey Hill è diventato un
outsider ispiratore della storia dello sport.
Il successo di Hill è impressionante
per via delle sue condizioni di salute, ma più ancora è fonte di
ispirazione perché ha dimostrato che i suoi coetanei si
sbagliavano. Hill aveva molti detrattori che credevano che il suo
sogno fosse impossibile, tra cui i bulli della scuola e i
professionisti del baseball. Anche suo padre, interpretato da Denis
Quaid in The Hill, pensava che Hill non sarebbe mai
diventato un giocatore di baseball professionista e lo spingeva
invece a diventare un predicatore. Pertanto, il raggiungimento
dell’obiettivo da parte di Hill è ancora più soddisfacente perché
ha smentito ogni dubbio, specialmente quelli di suo padre.
Cosa è successo a Rickey Hill
dopo il baseball
Un film sulla vita di Hill è in
lavorazione da decenni
Dopo il ritiro dal baseball, Rickey
Hill si è dedicato a raccontare la sua storia. Il fratello di Hill
ha documentato il percorso di Rickey e da lì molti narratori e
registi hanno cercato di raccontare la sua storia. Tuttavia, Rickey
e suo fratello erano molto esigenti riguardo a chi affidare la
storia e, dopo molte ricerche, hanno finalmente scelto Jeff
Celentano, il regista di The Hill.
Per quasi 20 anni, gli Hill hanno
lavorato con Celentano per rappresentare alla perfezione il trionfo
di Rickey. Nel 2023, la storia è finalmente arrivata sul grande
schermo, con The Hill che è diventato recentemente un
successo in streaming, e tutto il duro lavoro di Rickey Hill sarà
finalmente apprezzato.
Hasan Balaban è tornato per la
seconda e ultima volta sugli schermi (qui la
recensione della prima parte). La parabola del giannizzero
rifugiatosi a Moena ha trovato la sua conclusione in una puntata
decisamente più esplosiva rispetto alla prima. Il
Turco, come sappiamo, prende spunto da un romanzo che
affonda le radici in eventi storici del Seicento, e ancora oggi,
nel cuore del Trentino, si celebra la Festa del Rione Turchia:
un’occasione che intreccia storia e leggenda, ispirata per
l’appunto a un soldato ottomano ferito durante il Secondo Assedio
di Vienna.
Nonostante la serie abbia
attraversato rallentamenti e modifiche di programma, il suo arrivo
sulla rete generalista – ormai sempre più vicina alle produzioni
turche – ha portato una boccata d’aria fresca. Il
Turcoha lasciato il segno, e possiamo
dirlo senza mezzi termini: è una delle produzioni più
riuscite della stagione, pur con qualche sbavatura nella
trama.
Il turco, la trama delle ultime 3
puntate
Hasan Balaban si prepara a difendere
Moena insieme agli altri giannizzeri. Ma, prima di poter scatenare
una vera e propria guerra, decide di incontrare Marco per sfidarlo
a duello. Quello che un tempo era uno dei suoi più cari fratelli,
però, pur avendo accettato, ha in serbo una sorpresa. Nel luogo in
cui i due si sarebbero dovuti incontrare, manda Skelettwolf,
incaricato di ucciderlo e di strappargli dal petto il tatuaggio
dell’artiglio, che un tempo rappresentava loro due, Decibal, Yedder
e Guido. Il piano di Marco, però, non è solo vendicarsi. Lui vuole
diventare un cavaliere valoroso agli occhi del principe vescovo
Francesco di Paolo, per poter sposare la figlia. Ed è proprio con
lei che organizza un piano studiato: convincere Gloria ad andare
con loro a Trento per essere processata come strega, fingendo che
lui abbia conquistato Moena.
Can Yaman: il suo Hasan Balaban è
credibile e magnetico
Lo abbiamo detto e lo ribadiamo:
anche nei nuovi episodi, Can
Yaman non delude. Scattante e perfettamente a
tempo in ogni scena d’azione, riesce a tenere alta la
tensione, dimostrando quanto abbia lavorato per dare al suo Hasan
Balaban spessore e intensità. Il giannizzero è uno dei ruoli che
gli si cuciono addosso meglio: impavido, passionale, energico. Ma
anche segnato da ferite profonde. Il suo è un personaggio
stratificato, in bilico fra la fedeltà alla patria, il desiderio di
vendetta verso chi l’ha tradito, e un amore travolgente per Gloria,
che lo spinge a scelte impensabili. Can calibra
ogni emozione con attenzione, rendendo visibile tutto
il caos interiore che Balaban vive. E sì, possiamo confermarlo:
alla sua prima vera prova drammatica, Can Yaman convince fino in
fondo.
Due culture che si incontrano
Gli ultimi
episodi de Il Turco alzano poi
ulteriormente il ritmo: sono più frenetici, più
serrati, più d’impatto. Merito anche delle battaglie,
numerose e orchestrate con efficacia, che permettono un
coinvolgimento maggiore. Certo, la parte finale, pur carica di
pathos, a tratti si perde in passaggi narrativi un po’ confusi, ma
nonostante qualche smagliatura di sceneggiatura, questi episodi
risultano più incisivi dei primi.
Perché vanno dritti al cuore del
racconto: ci sono due popoli, due visioni del mondo, che da nemici
imparano a guardarsi con occhi diversi. I turchi e gli italiani, ma
ancor prima i cristiani e i musulmani. Si sa, quando entra in gioco
la religione, le fratture sembrano inevitabili.
Eppure questa storia ci mostra un’altra
via: quella in cui anche i popoli più
diffidenti riescono a trovare un terreno comune. Perché
quando c’è da combattere un nemico più grande – come in questo caso
l’oppressione – anche i più lontani riescono a stringersi fianco a
fianco.
Quello che perciò viene trasmesso è
un messaggio potente, che parla ai popoli di oggi: a chi ancora si
scontra per il potere, per ideologia, per paura. Il
Turco ci ricorda che, oltre i confini e le bandiere,
siamo esseri umani. E che in fondo, più di ogni principio terreno,
è il cuore a guidarci davvero.
Tom Hardy fornisce una risposta interessante
alla prospettiva della seconda stagione di MobLand.
La serie Paramount+ ricca di star racconta la storia di due
potenti famiglie criminali che si contendono il controllo in una
disputa che potrebbe portare alla rovina uno o entrambi i loro
imperi. Harry Da Souza, interpretato da Hardy, si trova nel mezzo
del fuoco incrociato, agendo come faccendiere per la famiglia
Harrigan. Oltre a Hardy, MobLand vanta un cast di prim’ordine che include
Helen Mirren, Pierce Brosnan, Joanne Froggatt,
Lara Pulver, Anson Boon e Mandeep Dhillon. La serie ha debuttato il
30 marzo e andrà in onda con episodi settimanali fino al 2
giugno.
Secondo Collider,
Hardy parla del futuro di MobLand e di dove potrebbe andare
a parare la trama. L’attore conferma che “il piano è sicuramente
quello di vedere altre stagioni”. Egli anticipa che i futuri
episodi della serie potrebbero ampliare la portata, affermando
che la serie potrebbe “diventare internazionale”. Hardy
osserva che “ci sono elementi internazionali nella criminalità
organizzata” e che le complesse trame criminali della serie
“si inseriscono in un contesto mondiale”. Di seguito la
citazione completa di Hardy:
Il piano è sicuramente quello di
vedere altre stagioni. La domanda è: diventerà internazionale? Ci
sono elementi internazionali nel crimine organizzato, che vengono
toccati nella prima stagione. Il controllo della droga, delle
munizioni, delle armi, delle persone e di ogni genere di cose che
passano attraverso l’Europa e dall’Africa al Sud America, al
Pakistan… e le merci variabili che circolano in Europa.
Ci sono famiglie coinvolte in
ogni paese europeo che lottano per il potere e per ottenere lo
status che permette loro di movimentare questo tipo di merci. E chi
controlla tutto questo e come si inserisce in un contesto
mondiale.
Cosa significa questo per il
futuro di MobLand
Al momento, la serie è piuttosto
concentrata dal punto di vista geografico. La serie è ambientata a
Londra e nelle Cotswolds, una zona più bucolica e rurale
dell’Inghilterra. Una delle principali famiglie criminali, gli
Harrigan, è di origini irlandesi, il che conferisce ai personaggi
un background più ampio. Nonostante questa leggera varietà di
location,MobLand è incentrato sull’Inghilterrain termini di eventi reali, e anche i personaggi stessi
provengono dal Regno Unito. Pertanto, un’espansione a livello
globale rappresenterebbe un grande cambiamento per le future
iterazioni di MobLand.
La realizzazione di questa trama
dipende dal rinnovo della serie per la seconda stagione. La serie
ha avuto un inizio promettente, con un 79% di Tomatometer su
Rotten Tomatoes. Nonostante alcune recensioni poco
entusiastiche, i dati di ascolto di MobLand sono stati finora
positivi. Il primo episodio ha registrato il maggior numero di
spettatori a livello globale per una premiere di Paramount+, con
2,2 milioni di spettatori il primo giorno di uscita. Questi
numeri fanno pensare a un rinnovo di MobLand per una seconda
stagione.
Tutto parte da una domanda: «Come ucciderebbe un animale,
Gesù?»Kameron Waters,
cristiano devoto cresciuto nella Bible
Belt americana, si è interrogato a lungo su questo
dilemma. Esiste un modo spirituale per togliere la vita a un
animale? All’interno della sua comunità, la
frase «Cosa farebbe
Gesù?» è da sempre un mantra quotidiano. Eppure, secondo
Waters, esiste una contraddizione profonda tra l’immagine di un
Messia amorevole e compassionevole e la condotta di molti suoi
seguaci contemporanei, spesso cacciatori o allevatori, per i quali
sangue e macellazione sono all’ordine del giorno.
Da questa riflessione è nata Christspiracy, probabilmente
l’opera più audace e sconvolgente della carriera di
Andersen, dal 14 aprile anche nelle sale italiane con
Mescalito Film. Un progetto durato sette anni, in collaborazione
con Kip Andersen, autore dei celebri
documentari Cowspiracy, Seaspiracy e What the Health.
Il legame tra fede e consumo di carne
Andersen è ormai una figura di riferimento per chi promuove il
veganismo e i diritti degli animali. Ogni suo progetto mette in
discussione le istituzioni e i comportamenti sociali,
e Christspiracy non fa eccezione: questa volta,
però, il bersaglio è uno dei tabù più grandi di tutti i tempi,
ovvero il legame tra religione e consumo di
carne.
Il documentario, come dicevamo, parte da una
domanda: «Come
ucciderebbe un animale, Gesù?» — una variante del noto
motto cristiano “Cosa farebbe Gesù?”. L’idea è che l’etica
cristiana dovrebbe sempre rifarsi agli insegnamenti di Cristo,
anche quando si parla di alimentazione e uccisione degli animali.
Ma è davvero possibile conciliare la macellazione con
i valori cristiani?
Le prime risposte, raccolte da pastori e studiosi,
sono quelle prevedibili: Gesù viveva in Palestina nel I secolo,
dove la carne faceva parte dell’alimentazione comune. Ma nessuno sa
dire con certezza come – o se – Gesù uccidesse animali per
cibarsene. Si passa poi a un’intervista con una studiosa di Oxford
esperta di religione e cibo, che apre la porta
a un’interpretazione radicalmente diversa di Gesù e
del suo messaggio. Una delle tesi centrali del film è che
l’epiteto “Gesù di Nazareth” sia in realtà errato. Secondo i
registi, la dicitura corretta sarebbe “Gesù il Nazareno” – e qui
sta tutta la differenza: la prima perifrasi identificativa si
riferisce al luogo di provenienza, la seconda a una
setta ebraica del I secolo.
Per avvalorare questa tesi, i documentaristi citano
lo storico ebreo Giuseppe Flavio, che nel suo
elenco delle località della Galilea non menziona Nazareth. Questo
dimostrerebbe che Nazareth non esisteva all’epoca di Gesù e che
quindi egli non poteva provenire da lì. Al contrario, sostengono
che il Messia appartenesse a un gruppo religioso chiamato
i Nazareni, i cui membri – compreso Giovanni
Battista – erano vegetariani e contrari ai sacrifici
animali.
Un Messia vegetariano?
La prova principale di questa tesi sarebbe
l’episodio dell’ingresso di Gesù nel tempio di Gerusalemme. Qui non
si sarebbe limitato a cacciare i mercanti, ma avrebbe anche
liberato gli animali destinati al sacrificio. Il messaggio? Il
Nazareno voleva porre fine alla violenza sugli animali
e offrire sé stesso come ultimo sacrificio,
così che non ne servissero più altri. Ulteriori indizi sarebbero
presenti nell’Ultima Cena (dove manca l’agnello pasquale) e nella
frase “Il buon
pastore offre la vita per le sue pecore”,
interpretata non in senso metaforico, ma letterale: Gesù si sarebbe
sacrificato per salvare le pecore reali, non solo gli uomini.
Attraverso interviste a pastori e leader religiosi,
il film mette in luce l’ipocrisia tra
l’immagine evangelica di Gesù e la pratica concreta dei suoi
fedeli. Da questi interrogativi si sviluppa un racconto
che attraversa culture, epoche e religioni,
intrecciando tematiche emotive, storiche e morali legate al
tentativo di giustificare eticamente la macellazione animale. Il
film suggerisce apertamente fino a che punto le religioni
organizzate siano disposte a piegare i propri
insegnamenti per giustificare il consumo di carne.
Un viaggio spirituale e globale
Christspiracy non
attacca una religione in particolare:
tocca Hinduismo, Buddhismo, Ebraismo, Islam e Cristianesimo:
come dicevamo, per Waters la narrazione è anche un viaggio
personale che diventa sempre più scomodo man mano che si scoprono
le contraddizioni tra i principi religiosi e la pratica della
macellazione.
Una delle sequenze più forti riguarda proprio
il festival
hindu di Gadhimai, che si tiene ogni cinque anni in Nepal. Si
tratta della più grande cerimonia di sacrificio animale al mondo:
durante il picco del 2009 furono uccisi circa 500.000
animali. Uno shock per lo spettatore occidentale, ma –
come fa notare un partecipante – comunque meno dei tacchini
macellati negli Stati Uniti per il Giorno del Ringraziamento.
La sorpresa maggiore è che proprio
nella cultura hindu, che considera gli animali custodi di
anime e simboli spirituali, esistano ancora rituali di questa
portata. Il documentario si sofferma anche sull’India moderna, oggi
tra i maggiori esportatori di carne bovina al mondo, nonostante la
mucca sia sacra in molte religioni dharmiche. Un intervistato parla
addirittura di un’industria cooptata da una vera e propria
“mafia”.
Il caso Daniele e le contraddizioni cristiane
Il film dedica ampio spazio anche al personaggio
biblico di Daniele, che seguiva una dieta
vegetale e che oggi ispira il cosiddetto “Daniel
Plan”, adottato da alcune chiese cristiane. In
teoria, il piano promuove un’alimentazione priva di carne e vino,
ma il documentario mostra come anche in questo caso si
celino contraddizioni: lo stesso libro di
ricette ufficiale include piatti come Cast Iron Pork e Chile Lime Chicken.
Viene poi posto l’accento sul fatto che diversi
Padri della Chiesa, tra
cui Girolamo e BasilioMagno,
erano vegetariani. Lo stesso Eusebio affermava che gli apostoli
evitavano carne e vino. La famosa frase di
Paolo «l’uomo
debole mangia solo verdure» (Romani 14:2),
spesso interpretata come una critica al vegetarianesimo, viene
contestualizzata per mostrarne la reale ambiguità. Anche se in
alcune lettere Paolo invita a non giudicare chi non mangia carne (1
Corinzi 8:13; Romani 14:21), il film sorvola su questi dettagli,
preferendo enfatizzare la rivelazione secondo cui Gesù, Giacomo e
forse anche Pietro e Giovanni fossero vegetariani.
Dove finiscono i fatti, dove iniziano le ipotesi?
È bene specificare che molte delle affermazioni
contenute in Christspiracy sono
basate su frammenti di verità, mescolati però
con interpretazioni forzate e fonti poco affidabili. La tesi che
Nazareth non esistesse è stata smentita da scavi archeologici che
hanno confermato l’esistenza di un piccolo villaggio, abitato da
una cinquantina di famiglie già nel I secolo. Quanto ai Nazareni,
le fonti più dettagliate su di loro risalgono al IV secolo, e non
esistono prove dirette che fossero vegetariani. Lo stesso vale per
i Mandei – una setta ancora esistente in Iraq e Iran che considera
Giovanni Battista il vero messia – i cui testi parlano di
vegetarianismo, ma sono stati scritti secoli dopo la morte di Gesù
e non hanno valore storico attendibile.
Anche l’interpretazione dell’episodio del
tempio come atto animalista è fuorviante: in realtà, Gesù
si opponeva alla corruzione del clero e al commercio religioso, più
che al sacrificio animale in sé. E quanto all’Ultima Cena, è più
probabile che il pane e il vino siano stati scelti per ragioni
simboliche, già in uso tra le prime comunità cristiane. Infine,
Paolo non era contrario al vegetarianismo: nelle sue lettere,
invita i fedeli a rispettare chi sceglie di non mangiare carne, pur
non rendendolo un obbligo. Se davvero ci fosse stata una forte
opposizione tra vegetariani e non, in molti sostengono che il Nuovo
Testamento ne avrebbe parlato più apertamente.
Un invito a ripensare la compassione
Al di là di alcune congetture e reinterpretazioni
forzate, Christspiracy ha il merito di porre
domande scomode sull’etica del consumo di carne oggi. Non
è solo un documentario, ma un atto di accusa e una provocazione che
mette in discussione millenni di tradizione religiosa. Ed è anche
un invito, coraggioso e divisivo, a riflettere su che cosa
significhi davvero seguire gli insegnamenti di Cristo nel mondo
moderno.
Il risultato è un’indagine spietata che unisce decenni di attivismo
in un’unica riflessione: come può una vita di compassione, come
quella predicata da tutte le grandi religioni, giustificare la
sofferenza animale? Christspiracy è un’opera coraggiosa, che spinge a
riflettere su una domanda cruciale: possiamo davvero
definirci compassionevoli, se ignoriamo la sofferenza degli
animali? Per chi è vegano e religioso, forse queste
domande hanno già trovato una risposta. Ma per chi consuma carne,
il documentario rappresenta una sfida alle proprie convinzioni, che
mette in luce le incongruenze tra fede, alimentazione e morale. Con
immagini scioccanti e riflessioni profonde, Andersen ci invita a
riconsiderare il nostro ruolo nel mondo e il nostro rapporto con
tutte le creature viventi. Che ci piaccia o no.
La serie legale di successo
Avvocato di difesa – The Lincoln Lawyer di
Netflixha
riscosso finora un enorme successo e ora la piattaforma di
streaming ha rinnovato la serie per la quarta stagione. In uscita
nel 2022 e basata sui libri di Michael Connelly, Avvocato di
difesa – The Lincoln Lawyerracconta le vicende
dell’idealista avvocato difensore Mickey Haller (Manuel
Garcia-Rulfo), che esercita la professione dalla sua auto e spesso
si ritrova profondamente coinvolto nei casi che difende.
Ispirandosi alla brillante serie di libri di Connelly, la serie
Netflix è riuscita a catturare tutto l’umorismo e
l’emozione che rendono la serie Haller così avvincente.
La terza stagione di Avvocato
di difesa – The Lincoln Lawyeradattava il romanzo
di Connelly Gods of Guilt e seguiva Mickey mentre difendeva
un cliente accusato di aver ucciso un altro suo ex cliente, Glory
Days. Dopo aver scoperto l’enorme cospirazione dietro tutte le
morti avvenute nel corso della terza stagione, Mickey rimane
coinvolto in
un finale scioccante. Il corpo dell’ex cliente Sam Scales
finisce nel suo bagagliaio e la polizia è alla ricerca di risposte.
Ciò significa che la quarta stagione adatterà il romanzo di
Connelly The Law of Innocence, e ora Netflix ha dato il via
libera alla serie.
Ultime notizie su Avvocato
di difesa – The Lincoln Lawyer – Stagione 4
Lara Solanki/Netflix
La quarta stagione aggiunge tre
nuovi membri al cast
Mentre continua l’attesa per il
ritorno di Mickey, le ultime notizie confermano che
tre nuovi membri del cast si sono uniti a The Lincoln Lawyer
stagione 4. Ad aggiungersi al cast già eterogeneo, la star
dei reality TV Kyle Richards (Halloween) apparirà nel ruolo
di Celeste. Il nuovo personaggio arriverà alla Haller &
Associates con la speranza di assumere Lorna per rappresentarla in
un caso di divorzio.
Ad affiancare Richards ci sarà la
star di Sugar, Jason Butler Harner, che interpreterà il
ruolo di Drucker, un detective della omicidi determinato a
provare la colpevolezza di Mickey. Infine, Scott Lawrence
(JAG) interpreterà il giudice Stone, un uomo giusto ma
incredibilmente severo che supervisiona il caso. Come la maggior
parte dei nuovi arrivati in ogni stagione di The Lincoln
Lawyer, i ruoli sono tutti considerati apparizioni speciali e
probabilmente non saranno ripresi nelle stagioni future.
La quarta stagione di The
Lincoln Lawyer è confermata
Lara Solanki/Netflix
Il caso non è chiuso in The
Lincoln Lawyer
Con il finale straziante della
terza stagione che ha lasciato le cose in sospeso, sembrava solo
questione di tempo prima che Netflix ordinasse una quarta stagione
di The Lincoln Lawyer. In effetti, ci sono voluti circa
tre mesi perché il rinnovo fosse confermato, annunciato nel gennaio
2025. Sebbene l’annuncio della quarta stagione da parte della
piattaforma di streaming non abbia fornito quasi nessun dettaglio
sulla prossima stagione, si può presumere che arriverà nel corso
del 2025.
Tutte le stagioni di The Lincoln Lawyer sono
disponibili esclusivamente su Netflix.
Anche se altre esclusive Netflix
come Wednesday e Stranger Things impiegano anni tra
una stagione e l’altra, il legal drama ha pubblicato una stagione
all’anno dal suo debutto nel 2022. Anche durante il 2023, anno
abbreviato a causa dello sciopero, Mickey è tornato a praticare la
sua particolare forma di giustizia. Con il casting in corso nei
primi mesi del 2025, il lavoro dietro le quinte è attualmente in
corso e le telecamere dovrebbero iniziare a girare presto.
Netflix ha annunciato il rinnovo tramite il proprio account X
(ex Twitter), pubblicando una foto di Mickey alla guida della sua
auto con un sorrisetto.
The Lincoln Lawyer è andata
in onda per la terza stagione il 17 ottobre 2024.
Dettagli sul cast della quarta
stagione di The Lincoln Lawyer
Sebbene
il cast di The Lincoln Lawyer utilizzi una vasta
gamma di guest star di stagione in stagione, Mickey e il suo
team sono rimasti sostanzialmente gli stessi fin dal primo
giorno. È stato confermato che Manuel Garcia-Rulfo tornerà a
interpretare il ruolo dell’omonimo avvocato, Mickey Haller. Sarà
affiancato da Becki Newton nel ruolo dell’ex moglie e assistente
legale di Haller, Lorna, che sarà particolarmente importante nella
quarta stagione poiché ora è abilitata all’esercizio della
professione legale.
Inoltre, Angus Sampson riprenderà
il ruolo dell’investigatore di fiducia di Mickey, Dennis “Cisco”
Wojciechowski, insieme a Jazz Raycole nel ruolo dell’ex cliente di
Haller diventato autista, Izzy Letts. Neve Campbell tornerà nei
panni di Maggie McPherson nella quarta stagione, dopo essere
stata promossa a personaggio fisso della serie dopo essere stata
retrocessa a guest star nella terza stagione. D’altra parte, è
stato annunciato che Yaya DaCosta non tornerà a interpretare il
ruolo di Andrea Freeman.
La quarta stagione ha aggiunto il
suo primo nuovo personaggio con l’arrivo di Constance Zimmer
(House of Cards) nel ruolo della procuratrice Dana Berg. La
combattiva procuratrice è un’ex collega di Maggie che ha il
soprannome di “Death Row Dana” per via del suo stile in aula. Dana
Berg, interpretata da Zimmer, apparirà in tutti i 10 episodi della
quarta stagione come personaggio ricorrente. Gigi Zumbado (Heart
Eyes) interpreterà Grace, una paralegale in formazione che fa
parte del team di difesa di Mickey. Marcus Henderson (Get
Out) è Yannick Bamba, il compagno di cella di Mickey che viene
assunto per proteggerlo. La giornalista della KTLA Kacey Montoya
interpreterà se stessa in un cameo.
Altri nuovi membri del cast si sono
aggiunti alla quarta stagione, con la star dei reality TV Kyle
Richards (Halloween) che interpreterà Celeste, una donna
che vuole assumere Lorna per il suo caso di divorzio. Assumendo un
ruolo antagonista, Jason Butler Harner (Sugar) interpreterà
Drucker, un detective della omicidi determinato a provare la
colpevolezza di Mickey. Il veterano della TV Scott Lawrence
(JAG) interpreterà il giudice Stone, severo ma giusto.
Dettagli sulla trama della
quarta stagione di The Lincoln Lawyer
La polizia è alla ricerca di
risposte e Mickey è il sospettato più ovvio, soprattutto perché ha
un movente economico.
Una cosa che ha reso The Lincoln
Lawyer così avvincente nelle sue tre stagioni è che ogni
stagione termina con un anticipazione di ciò che accadrà nella
successiva. La terza stagione non ha fatto eccezione e il colpo di
scena scioccante ha messo Mickey nella situazione più difficile in
cui si sia mai trovato finora. Dopo aver risolto l’omicidio di
Glory Days e scoperto la grande cospirazione all’interno
dell’ufficio del procuratore distrettuale, Mickey è scioccato nello
scoprire il cadavere del suo ex cliente Sam Scales nel bagagliaio
della sua auto. La polizia è alla ricerca di risposte e Mickey è il
sospettato più ovvio, soprattutto perché ha un movente
economico.
Questo teaser suggerisce che la
quarta stagione sarà tratta dal romanzo di Connelly The Law of
Innocence, in cui Mickey viene arrestato per omicidio e
costretto a difendersi mentre è dietro le sbarre. Questo aumenterà
l’importanza di personaggi come Lorna, e ora che lei può esercitare
la professione legale, Mickey avrà bisogno di lei più che mai. Anni
passati a difendere i suoi clienti hanno preparato Mickey a tutto,
ma la posta in gioco si alza quando è la sua testa a essere in
pericolo nella quarta stagione di The Lincoln
Lawyer.
La seconda stagione di
The Last Of
Us è finalmente arrivata, ed ecco cosa succede
alla fine del primo episodio, compresa una spiegazione su dove sta
andando il gruppo di Abby. La seconda stagione di The Last of Us è l’attesissimo adattamento
televisivo della HBO del sequel del videogioco The Last of Us
Part II, che continua la storia dell’adattamento della HBO del
primo gioco. La trama di The Last of Us Part II è
incredibilmente controversa, tanto che molti fan di The Last of
Us sono ansiosi di vedere cosa ne farà HBO di molte delle trame
del gioco.
The Last of Us – stagione 2,
episodio 1 si apre con un ricordo della bugia di Joel a Ellie, per
poi fare un salto in avanti di cinque anni. Una volta lì, si scopre
che Joel ed Ellie hanno deciso di rimanere a Jackson, nel Wyoming,
diventando membri fondamentali della comunità. Joel è il capo delle
costruzioni a Jackson, mentre Ellie è ansiosa di partecipare alle
missioni di ricognizione. La maggior parte dell’episodio è
dedicata all’esplorazione delle ramificazioni della misteriosa
rottura tra Joel ed Ellie, mentre il pericolo si fa sempre più
pressante sullo sfondo grazie alla presenza di Abby.
Perché Abby e il Fronte di
Liberazione di Washington vogliono trovare e uccidere Joel
Per le sue azioni nel finale
della prima stagione
Una delle prime scene della prima
puntata della seconda stagione di The Last of Us si svolge a
Salt Lake City e vede protagonisti un gruppo di nuovi personaggi.
Abby, interpretata da
Kaitlyn Dever, insieme a diversi suoi amici Firefly,
piange la morte dei compagni uccisi da Joel nel
finale della prima stagione di The Last of Us. Uno dei medici
Firefly uccisi era il padre di Abby, uno dei ricercatori che
stavano lavorando a una cura per il virus cordyceps. Joel ed Ellie
hanno rapidamente lasciato Salt Lake City dopo aver devastato
l’insediamento Firefly, lasciando Abby in cerca di vendetta.
Tra i Firefly che compaiono nel
primo episodio della seconda stagione di The Last of Us, Abby è
quella più determinata a vendicarsi. Alcuni degli altri vogliono
solo andare avanti, ma Abby non è d’accordo. Abby propone di usare
le informazioni in loro possesso per cercare Joel, solo per
infliggergli una morte lenta e dolorosa. Così, Abby e i suoi amici
(noti in The Last of Us Part II come membri del Washington
Liberation Front) partono alla ricerca di Joel per ucciderlo.
La spiegazione della rottura tra
Joel ed Ellie
Cosa è successo durante i cinque
anni di intervallo
La prima puntata della seconda
stagione di The Last of Us presenta un salto temporale di cinque
anni, durante i quali sono successe molte cose tra la prima e la
seconda stagione di The Last of Us. Uno dei cambiamenti più
significativi riguarda il rapporto tra Joel ed Ellie. Nonostante
fossero incredibilmente legati, Joel ed Ellie hanno litigato e
ora non interagiscono quasi più. Questo sta consumando Joel,
che ha iniziato a seguire una terapia per cercare di affrontare
questo cambiamento nel loro rapporto. Il suo terapeuta afferma che
Joel sta mentendo su qualcosa che potrebbe essere alla base di
questa rottura, anche se non viene rivelato esplicitamente di cosa
si tratti.
La spiegazione più ovvia ha a che
fare con la grande bugia di Joel alla fine della prima stagione.
Quando i Fireflies catturano Ellie, rivelano che dovranno ucciderla
per creare la cura per il cordyceps. Joel uccide quindi i Fireflies
e salva Ellie. Joel mente poi a Ellie, coprendo le sue tracce
dicendole che la cura non ha funzionato. Se questa bugia è al
centro della loro rottura, significa che Ellie ha scoperto la bugia
di Joel nei cinque anni trascorsi. Ellie sembrava già sospettosa
della spiegazione di Joel nella prima stagione, quindi non sarebbe
azzardato dire che sia successo proprio questo.
Chi è Eugene (e perché Joel l’ha
ucciso)
È l’Eugene del gioco?
Nella seconda stagione di The
Last of Us, Catherine O’Hara interpreta la terapista di Joel,
un personaggio che non compare nel gioco originale. Mentre parla
con Joel, alla fine rivela che Joel ha ucciso suo marito, un
uomo di nome Eugene. Probabilmente si tratta di Eugene Linden, un
personaggio del gioco. Eugene era un poliziotto di Jackson che
possedeva una piantagione di marijuana, il che significa che alcuni
di questi dettagli coincidono. Nel gioco, tuttavia, Eugene è morto
per un ictus. Nella serie The Last of Us, Joel ha sparato a
Eugene. Non viene rivelato il motivo, ma dato che Joel non è in
prigione, probabilmente ha a che fare con il fatto che Eugene è
stato infettato.
Come sono cambiati gli infetti
durante i cinque anni di intervallo di The Last of Us
Si sono evoluti
notevolmente
A quanto pare, anche gli infetti
sono cambiati durante i cinque anni di intervallo della seconda
stagione di The Last of Us. Durante una pattuglia, Ellie e
Dina rimangono intrappolate in un supermercato dove incontrano
diversi infetti. Uno di questi infetti sembra essere uno Stalker,
anche se mostra segni di incredibile intelligenza. Ellie e Dina
raccontano al consiglio di Jackson del pensiero strategico di
questo infetto, sottolineando il fatto che gli infetti si stanno
evolvendo. Ciò significa che Jackson potrebbe essere ancora più in
pericolo, poiché i cadaveri zombificati sono più letali che
mai.
Cosa sta succedendo nella
relazione tra Ellie e Dina?
La relazione tra Ellie e Dina è
un’altra importante trama introdotta nella seconda stagione di
The Last of Us, episodio 1. Sembra che tra loro stia
sbocciando una storia d’amore, come suggerito dal ballo che hanno
condiviso alla festa di Capodanno. Sebbene Ellie sappia che Dina
ha avuto una relazione altalenante con Jesse, le due sembrano
tenersi molto. Si tratta di un adattamento della loro relazione in
The Last of Us Part II, e sarà interessante vedere quanto la
serie HBO rimarrà fedele alla trama romantica originale.
Quanto è diversa la prima
puntata della seconda stagione di The Last of Us dal gioco
La prima stagione di The Last of
Us è stata incredibilmente fedele al primo gioco, acclamato
dalla critica. Dato che The Last of Us Part II è così
controverso, molti fan sono curiosi di vedere quanti cambiamenti
apporterà la seconda stagione. L’episodio 1 della seconda stagione
inizia appena la storia di The Last of Us Part II,
concentrandosi principalmente su piccoli momenti dei personaggi di
Joel ed Ellie. Per questo motivo, la maggior parte dell’episodio è
composta da scene originali, come Joel che va in terapia.
Per quanto riguarda i momenti
salienti, tuttavia, l’episodio 1 rimane fedele al gioco. La caccia
di Abby a Joel, la scena d’azione al supermercato e persino
l’interazione di Ellie e Dina con l’uomo omofobo al ballo
provengono direttamente dal gioco. Anche se l’ordine e il ritmo
sono stati leggermente modificati, l’episodio 1 è un segno che la
seconda stagione di The Last of Us rimarrà fedele al
materiale originale.
La serie NetflixIl
giardiniere si conclude con Elmer che torna alla
vita che pensava di essersi lasciato alle spalle. L’affascinante
miniserie, raccontata su due linee temporali, inizia con Elmer, un
giardiniere e assassino, che si sbarazza di un marito violento.
China, la madre di Elmer, viene assunta da Sabela, una madre in
lutto che vuole che Violeta, la donna responsabile della morte di
suo figlio, scompaia per sempre. Quando Violeta ed Elmer si
incontrano per caso, lui inizia a innamorarsi di lei, il che manda
all’aria i suoi piani, dato che avrebbe dovuto ucciderla.
Mentre Elmer e Violeta si innamorano
sempre più, due agenti di polizia che lavorano nel dipartimento
Persone Scomparse iniziano a stringere il cerchio intorno
all’assassino dopo che questi ha ucciso un uomo che molestava la
sua ragazza. China, invece, assume un suo amico per uccidere
Violeta perché la loro relazione ha causato una frattura tra lei e
suo figlio. Invece di finire uccisa, Violeta uccide brutalmente la
persona che avrebbe dovuto farla fuori. Prima che la serie originale
Netflix giunga al termine, Elmer aiuta Violeta a sbarazzarsi
del cadavere.
Cosa è successo a Elmer alla
fine di Il giardiniere
Elmer è tornato a fare
l’assassino
Quando Elmer era bambino, lui e sua
madre hanno avuto un incidente che ha danneggiato la parte del suo
cervello che controllava le emozioni, mentre China ha perso una
gamba. Per questo motivo, Elmer ha trascorso la maggior parte
della sua vita senza provare nulla fino a quando non ha
incontrato Violeta. Prima che lui e Violeta iniziassero la loro
storia d’amore, all’assassino è stato diagnosticato un tumore al
cervello, ma lui si è rifiutato di curarlo, cosa che è diventata
motivo di litigio tra Elmer e China.
Nell’ultimo episodio del thriller
psicologico, China ha assunto Orson per sbarazzarsi di Violeta e
riavere suo figlio. Violeta ha vinto la lotta contro Orson
dopo averlo picchiato a morte. Non sapendo cosa fare del cadavere,
ha chiamato Elmer, che l’ha aiutata a sbarazzarsene. Dopo che
Violeta se ne andò, Elmer iniziò a vedere sua madre per quella che
era realmente. Affrontò China, dicendole che non avrebbe più
partecipato all’omicidio di persone per denaro.
Proprio mentre Elmer se ne stava
andando, sua madre lo colpì alla testa e lo portò in ospedale, dove
fu sottoposto a un intervento chirurgico per rimuovere il tumore.
Quando Elmer guarì, perse nuovamente la capacità di provare
emozioni. Ma questa volta smise di fare l’assassino e si dedicò
invece al giardinaggio. Per Elmer, ciò che sua madre gli aveva
fatto era imperdonabile e non poteva più fidarsi di lei. Non solo
aveva quasi fatto uccidere l’unica donna che avesse mai amato, ma
lo stava usando per fare soldi.
Elmer e Violeta finiranno
insieme
Violeta si trasferisce in
un’altra città
L’incontro con Violeta aveva
cambiato irrevocabilmente Elmer perché lei era la prova che era
possibile per lui innamorarsi. La loro relazione, tuttavia, era
piena di alti e bassi, poiché Elmer non sapeva particolarmente
come stabilire dei limiti e poteva sembrare troppo intenso.
Quando la coppia si lasciò, Elmer curò i suoi sentimenti feriti
mentre Violeta continuò a vivere la sua vita. Ma alla fine, Violeta
sentì la mancanza di Elmer e tornarono insieme.
Tuttavia, Violeta era anche
un’assassina, quindi una parte di lei capiva il suo ex
fidanzato.
La loro relazione ha affrontato un
altro ostacolo quando Elmer ha ucciso Sabela. A questo punto,
Violeta sapeva che lui era responsabile non solo dell’omicidio
di Sabela, ma anche di quello di Mon. Quando Elmer ha
raccontato a Violeta tutto quello che aveva fatto e le persone che
aveva ucciso, lei ha deciso di lasciarlo e di trasferirsi fuori
città. In un certo senso, visto che Violeta aveva scoperto che
Elmer era un killer a pagamento, era logico che non volesse
continuare la loro relazione. Tuttavia, anche Violeta era
un’assassina, quindi una parte di lei capiva il suo ex
fidanzato.
La polizia arresta China ed
Elmer nel finale di Il Giardiniere?
Elmer e China non hanno subito
alcuna conseguenza per le loro azioni
Per anni, China ed Elmer erano
riusciti a impedire alla polizia di scoprire che erano loro i
responsabili della maggior parte dei casi di persone scomparse
nella loro città. La situazione è cambiata quando i detective
Torres e Carrera hanno iniziato a indagare sulla scomparsa di Mon,
un uomo che Elmer aveva ucciso. Elmer era meticoloso quando si
trattava di far sparire le persone, perché passava mesi a
pianificare prima di ucciderle. Ma con Mon ha commesso un errore e
ha lasciato una prova sulla scena del crimine perché era un
assassino impulsivo.
Dopo aver interrogato Violeta, che
ha condotto gli agenti di polizia da Elmer, la detective Carrera
era sicura che ci fosse qualcosa sotto, ma non aveva modo di
provarlo. Continuando a indagare e a esaminare vecchi casi di
persone scomparse, è giunta alla conclusione che Elmer e China
erano gli assassini dopo aver visto la vedova di uno dei loro
clienti visitare il loro negozio di piante. Sebbene la detective
avesse ragione, non aveva modo di collegare Elmer a nessuna delle
scene del crimine.
Il giardiniere è interpretato
da Álvaro Rico, Cecilia Suárez e Catalina Sopelana.
Invece di aspettare il suo partner,
la detective Carrera si recò nel giardino di Elmer e scoprì che le
piante avevano degli strani riflessi, che indicavano la presenza di
cadaveri sepolti sotto di esse. La detective, tuttavia, non sapeva
che China l’aveva vista nel giardino. Così, quando è tornata con la
sua squadra per iniziare a scavare, ha scoperto che China aveva
già rimosso i corpi, il che significava che non potevano essere
arrestati perché non c’erano prove che avessero commesso un
crimine. Anche se la poliziotta non ha trovato alcuna prova né ha
arrestato Elmer e China, ha giurato di continuare a cercare.
Come il finale di Il
giardiniere prepara la seconda stagione
La prima stagione di
Il giardiniere si è conclusa con un colpo
di scena
Il
giardiniere si è concluso con Elmer e China che non
sono finiti dietro le sbarre. Con il detective Carrera determinato
a catturare i due, il finale di Il
giardiniere prepara perfettamente la seconda
stagione. Dato che Violeta è tornata nelle scene finalidel crime drama e ha chiesto a Elmer se poteva uccidere
qualcuno, questo indica che è tornato alle sue vecchie abitudini,
anche se aveva detto che aveva chiuso con quella vita. Ci sono
diverse domande che non hanno trovato risposta nella prima stagione
di Il giardiniere, come chi vuole uccidere
Violeta e se Elmer e China verranno arrestati.
Cosa significa davvero il finale
di Il giardiniere
Il finale di Il
giardiniere ha messo in luce diversi aspetti.
Sebbene l’obiettivo di China fosse quello di proteggere Elmer, ha
agito nel modo sbagliato, finendo per allontanare ancora di più suo
figlio. Invece di lasciare che Elmer imparasse ad amare
un’altra persona, China non ha fatto altro che prepararlo
a una delusione amorosa. Elmer, d’altra parte, era entusiasta di
innamorarsi, ma la sua incapacità di controllare le proprie
emozioni lo ha portato a pensare che l’amore fosse dolore. In
sostanza, la conclusione di Il
giardiniere parla di una madre che ha tenuto
troppo stretto suo figlio e di conseguenza lo ha ferito.
Avvocato di difesa – The
Lincoln Lawyer – stagione 4 aggiunge altri tre membri al
cast, tra cui un nuovo avversario per Mickey. La
quarta stagione, basata sul romanzo The Law of Innocence
di Michael Connelly, vedrà il protagonista Mickey Haller
(Manuel-Garcia Rulfo) lottare per riabilitare il proprio nome dopo
essere stato incastrato per omicidio. Il legal drama ha già
ingaggiato alcuni attori in vista del suo ritorno su Netflix, tra cui l’ex star di NCIS Sasha
Alexander nel ruolo di un’agente dell’FBI. Il suo arrivo ha in
parte lo scopo di fare pressione su Mickey affinché abbandoni le
indagini sull’FBI.
Deadline riporta che Kyle Richards, Jason
Butler Harner e Scott Lawrence si sono uniti al cast della
quarta stagione di Avvocato di difesa – The Lincoln
Lawyercon ruoli da guest star.
Richards, volto noto dei reality televisivi, oltre a interpretare
Lindsay Wallace nella saga di Halloween, vestirà i panni di
Celeste. Il personaggio si presenta allo studio Haller &
Associates con l’intenzione di assumere Lorna (Becky Newton) come
avvocato divorzista.
Harner, visto di recente nella
serie drammatica di Apple
TV+Sugar, interpreta Drucker, un detective esperto
della squadra omicidi con molti anni di indagini alle spalle.
Drucker si rivela un avversario determinato per Mickey.
Lawrence, meglio conosciuto per aver interpretato il comandante
Sturgis Turner in JAG, ha il ruolo del giudice Stone.
Spigoloso e severo nelle sentenze, il giudice Stone è un ex
procuratore descritto come intimidatorio e impaziente, anche se
cerca di trattare entrambe le parti in modo equo.
Cosa significa questo per la
quartastagione di Lincoln Lawyer
Lara Solanki/Netflix
Richards, Harner e Lawrence si
uniscono al cast della nuova stagione di Lincoln Lawyer, che
include Constance Zimmer. Lei interpreterà il procuratore nel caso
di Mickey, che ha legami con la sua prima ex moglie Maggie (Neve
Campbell). Sarà una dinamica interessante, dato che Campbell
tornerà a tempo pieno per la quarta stagione. Altri membri del cast
includono Marcus Henderson nel ruolo del compagno di cella di
Mickey e Gigi Zumbado nel ruolo della compagna di classe di Izzy
nel corso per assistenti legali.
Queste nuove aggiunte continueranno
a dare forma alla storia di Mickey dopo l’esplosivo
finale della terza stagione di Lincoln Lawyer, ma
daranno anche spazio all’evoluzione di altri personaggi. Lorna
dovrebbe divertirsi con Richards, che è pronta a strizzarle
l’occhio come nel reality show Beverly Hills. Garcia-Rulfo
condividerà lo schermo con due veterani del dramma, Harner, noto
anche per aver interpretato Roy Petty in Ozark, e Lawrence.
Quest’ultimo attore ha recentemente interpretato un’altra figura
autoritaria nella serie di successo di Hulu Paradise.
Il finale della prima stagione di
The
Pitt ha visto i medici e gli infermieri del Pittsburgh
Trauma Medical Center finalmente avere la possibilità di rallentare
il ritmo, ma non ha rinunciato alle sue trame emozionanti. Sin
dall’inizio della serie, tutti i personaggi di The
Pitt sono stati messi a dura prova, e il finale di stagione
non ha fatto eccezione. L’incidente con il braccialetto elettronico
alla caviglia della dottoressa McKay (Fiona Dourif) è stato risolto
in breve tempo, ma lei e il dottor Robby (Noah Wyle) hanno dovuto
comunque affrontare il fatto che David non era il vero tiratore in
The Pitt. Anche gli altri medici avevano i loro problemi da
affrontare, come Langdon (Patrick Ball) e il suo abuso di
droghe.
Quando il turno dei medici e degli
infermieri è finalmente terminato, The Pitt ha iniziato a
portare molte delle sue trame più emozionanti al culmine. La
dottoressa Santos (Isa Briones) ha rivelato un dettaglio straziante
del suo passato, Whitaker (Gerran Howell) ha rivelato di essere
praticamente un senzatetto, la dottoressa King (Taylor Dearden) ha
finalmente ritrovato sua sorella e molto altro ancora. Sebbene
The Pitt sia stata confermata per una seconda stagione,
il finale di stagione ha lasciato ancora alcuni punti in sospeso.
Alcune delle trame più importanti della prima stagione di The
Pitt meritano di essere approfondite prima dell’uscita della
prossima stagione.
Come Abbott salva Robby dal
tetto dell’ospedale e il significato più profondo della loro
scena
Uno dei momenti più importanti
dell’episodio 15 di The Pitt è stato quando il dottor Robby
è salito sul tetto dell’ospedale perché stava pensando di
suicidarsi. La salute mentale di Robby è peggiorata notevolmente
durante il suo turno di 15 ore, e il finale è stato il culmine di
quella spirale. Dopo aver affrontato pazienti difficili,
l’anniversario del dottor Adamson, il diluvio di vittime dopo la
sparatoria al PittFest e la morte di Leah (Sloan Mannino), la
fidanzata di Jake (Taj Speights), Robby è crollato. Era
completamente sopraffatto ed emotivamente esausto e, se il dottor
Abbott (Shawn Hatosy) non fosse stato lì, Robby avrebbe potuto
buttarsi.
Abbott è riuscito a convincere
Robby a scendere dal proverbiale e letterale cornicione, ma non
sono state le sue parole a calmare Robby. Anzi, le parole di Abbott
hanno infastidito Robby, che lo ha anche detto. Ciò che ha
davvero aiutato Robby è stata la semplice presenza di Abbott: ha
dimostrato a Robby che non doveva sopportare tutto il peso da solo
e che c’erano altre persone che capivano esattamente cosa stava
passando. Dopotutto, Abbott ha iniziato The Pitt
guardando proprio dallo stesso cornicione, quindi aveva un’idea
molto chiara di cosa stesse succedendo nella testa di Robby.
The Pitt afferma molto
chiaramente, attraverso Robby, che abbiamo bisogno di persone care
su cui contare quando i nostri fardelli diventano troppo pesanti da
portare da soli.
La maggior parte dei problemi di
salute mentale di Robby durante questo cambiamento derivavano dal
fatto che stava cercando di affrontarli da solo. Si rifiutava di
dire a nessuno quanto lo avesse colpito la morte del dottor
Adamson, si rifiutava di parlare dell’impatto emotivo della perdita
di Leah e rifiutava l’aiuto delle persone che erano preoccupate per
lui. L’unico momento in cui la salute mentale di Robby è migliorata
è stato quando ha lasciato entrare Abbott e ha avuto un momento per
rilassarsi con tutti gli altri al parco. The Pitt afferma
molto chiaramente, attraverso Robby, che abbiamo bisogno di persone
care su cui contare quando i nostri fardelli diventano troppo
pesanti da portare da soli.
Dana lascerà davvero dopo la
prima stagione di The Pitt?
Un altro grande sviluppo nel finale
di stagione di The Pitt ha riguardato Dana Evans (Katherine
LaNasa). Dana stava pensando di lasciare il suo lavoro di
infermiera capo da quando era stata colpita al viso da un paziente
arrabbiato, e la sparatoria al PittFest non ha aiutato. Sembra
che Dana abbia davvero intenzione di dimettersi dopo The
Pitt stagione 1. Ha tolto tutte le sue foto dalla sua
postazione di lavoro, ha avuto un momento di riflessione e sembrava
pronta a dire addio al PTMC. Dopo anni di abusi sia letterali che
figurati, Dana ne ha finalmente avuto abbastanza.
C’è la possibilità che torni al
lavoro, ma The Pitt potrebbe anche usare Dana per mostrare
come il burnout possa colpire anche i veterani più incalliti del
settore sanitario. Uno dei motivi principali di The Pitt è
stata la frase “medico, cura te stesso”. Dana ha persino
detto questa frase a Robby all’inizio del loro turno. Se Dana
dovesse davvero licenziarsi, sarebbe la prova di qualcosa che
The Pitt ha sempre sostenuto: gli operatori sanitari devono
prendersi cura di sé stessi tanto quanto si prendono cura degli
altri. Per Dana, questo significa lasciarsi alle spalle lo
stress e la tragedia del PTMC.
Come ciascuno dei medici ha
affrontato le conseguenze della sparatoria al PittFest
Man mano che i casi medici in
The Pitt si esaurivano, la serie ha esaminato più da vicino
il modo in cui ciascuno dei personaggi principali stava affrontando
la sparatoria del PittFest. Alcuni medici, come il dottor
Whitaker, il dottor McKay e il dottor King, hanno affrontato
l’evento con relativa calma e hanno terminato il loro turno con
relativa facilità. Altri, come il dottor Mohan e la dottoressa
Javadi, hanno avuto reazioni piuttosto forti. La dottoressa Javadi
ha detto, in modo piuttosto esagerato, che forse avrebbe smesso di
esercitare la professione medica, mentre il dottor Mohan ha avuto
un forte calo di adrenalina e un momento di pianto in bagno.
Alcuni medici hanno avuto reazioni
più interessanti. Il dottor Langdon non sembrava minimamente
turbato dal PittFest ed era ancora preoccupato solo di convincere
Robby a non denunciarlo e di conservare la sua licenza medica. La
dottoressa Santos sembrava invece essere cresciuta dopo aver
assistito le vittime della sparatoria, e questo potrebbe averle
ispirato un gesto di generosità davvero sorprendente. Tutti nel
The Pitt, tuttavia, hanno dovuto affrontare il trauma
emotivo del PittFest a modo loro.
Perché Santos offre la sua
stanza libera a Whitaker nel finale della prima stagione di The
Pitt
Una delle parti più sorprendenti
del finale della prima stagione di The Pitt è stata quella
della dottoressa Santos. Dopo aver seguito Whitaker al termine del
turno, Santos ha scoperto che viveva in una stanza vuota
dell’ospedale e ha capito subito che era tecnicamente un
senzatetto. Con un gesto di generosità quasi senza precedenti,
Santos ha offerto a Whitaker di vivere nella sua stanza libera
senza pagare l’affitto. È stato piuttosto sorprendente,
soprattutto considerando quanto Santos sia stata scontrosa per
tutta la stagione e quanto dolore abbia causato a Whitfield, ma non
era del tutto fuori dal personaggio.
Santos ha un aspetto molto duro e
in genere dà l’impressione di essere una persona ambiziosa e
cattiva. Tuttavia, non è tutta qui la sua storia, poiché ha
dimostrato di essere una persona molto premurosa e compassionevole
nel profondo. Santos ha dimostrato in diverse occasioni di essere
sempre attenta alle persone in difficoltà. Lo ha fatto con la
bambina che veniva sfruttata dal padre, con l’uomo suicida che ha
curato nel finale di The Pitt e, infine, con Whitaker. In
poche parole, Santos ha aiutato Whitaker perché ha visto che
aveva bisogno e voleva aiutarlo.
Perché la prima stagione di The
Pitt ha lasciato tante storie in sospeso e come si prospetta la
seconda stagione
The Pitt ha lasciato un gran
numero di storie incompiute, dall’abuso di droghe di Langdon al
braccialetto elettronico di McKay e allo sfogo di Jake alimentato
dal dolore nei confronti di Robby. La seconda stagione avrà la
possibilità di riprendere molte di queste trame, in particolare la
relazione tra Jake e Robby, ma è comunque strano che The
Pitt abbia scelto di lasciare così tante storie in sospeso.
La ragione più semplice è che The Pitt si svolge in sole
15 ore, un tempo insufficiente per risolvere in modo naturale tutte
le sue storie cariche di emozioni. Jake, ad esempio, non
perdonerà Robby per la morte di Leah poche ore dopo il fatto, ma la
stagione 1 di The Pitt è terminata quando è finito il turno
di Robby.
Jake, ad esempio, non
perdonerà Robby per la morte di Leah poche ore dopo il fatto, ma la
prima stagione di The Pitt è terminata quando è finito il turno di
Robby.
C’è anche la possibilità che The
Pitt abbia scelto specificatamente di non portare a termine
queste storie per altri due motivi. Da un lato, The Pitt
potrebbe aver cercato di mostrare che alcuni problemi non hanno
soluzioni chiare o facili e che anche i medici devono accettare di
non poter risolvere tutto. Robby è un uomo abituato ad
affrontare i problemi del pronto soccorso e a sviluppare un piano
chiaro per risolverli. Il suo rapporto con Jake non è così semplice
e deve ancora imparare quando fare un passo indietro ed essere
paziente.
D’altra parte, The Pitt sta
quasi certamente lasciando aperte alcune opzioni narrative per la
seconda stagione. Dato che The Pitt – stagione 2 si svolge
otto mesi dopo, probabilmente darà a Robby e Jake la possibilità di
riconnettersi quando la morte di Leah non sarà più così viscerale
come lo è attualmente. Questo darà anche agli altri personaggi
la possibilità di sviluppare le loro storie fuori dallo schermo:
Langdon potrebbe essere in fase di recupero, McKay potrebbe essere
fuori dalla libertà vigilata e Dana potrebbe decidere di tornare in
ospedale. C’è ancora molto spazio in queste storie per
espandere The Pitt in più stagioni.
Il vero significato del finale
della prima stagione di The Pitt
Dopo quindici episodi, The
Pitt ha trattato una grande quantità di argomenti. Ha toccato
tutto, dalla crisi del fentanil al razzismo nel pronto soccorso e
alla carenza di infermieri a livello nazionale, ma la sua copertura
di temi scottanti non ha sostituito i suoi messaggi più
fondamentali. The Pitt è, al suo livello più
fondamentale, un’ode e un ringraziamento agli operatori sanitari,
in particolare a quelli che lavorano nella medicina d’urgenza.
L’intera serie è stata dedicata a raccontare le prove e le tragedie
che gli operatori sanitari affrontano ogni giorno e a far capire
meglio agli spettatori quanto sacrificano per salvare vite
umane.
The Pitt non si limita a
ringraziare gli operatori sanitari, ma offre loro anche una lezione
molto importante. Ancora una volta, la frase “medico, cura te
stesso” si rivela importante. The Pitt ci ricorda che
per aiutare veramente gli altri e salvare vite umane, gli operatori
sanitari devono prima prendersi cura di se stessi. Ad esempio,
Robby non è stato in grado di aiutare nessuno mentre era in crisi
di salute mentale, e il burnout di Dana significa che probabilmente
non lavorerà più nel settore sanitario. The Pitt crede
fermamente che gli operatori sanitari siano dei supereroi, ma crede
anche che anche i supereroi abbiano bisogno di prendersi una
pausa.
The Pitt crede fermamente che
gli operatori sanitari siano dei supereroi, ma crede anche che
anche i supereroi abbiano bisogno di prendersi una
pausa.
Più in generale, The Pitt
offre anche alcune lezioni sulla salute mentale che possono essere
utili a tutti. Attraverso Robby e persino David Saunders
(Jackson Kelly), The Pitt mostra l’importanza dei legami
umani e della condivisione delle proprie difficoltà con amici e
familiari. L’isolamento fa peggiorare i problemi di salute
mentale, che possono sopraffare chiunque. Se David avesse avuto
qualcuno con cui parlare prima, non sarebbe mai stato individuato
come sospettato. Allo stesso modo, se Robby avesse accettato
l’aiuto dei suoi amici, forse non avrebbe avuto un crollo nervoso e
pensieri suicidi.
Forse il tema più fondamentale e
ampio di The Pitt è l’antico adagio “Anche questo
passerà”. I medici e gli infermieri del PTMC hanno vissuto una
giornata incredibilmente terribile affrontando la sparatoria al
PittFest. Ognuno di loro se la porterà dietro per il resto della
vita. Ma come ha detto Santos, la vita migliora. Come ha detto
Robby, domani è un altro giorno. Ci saranno sempre nuove sfide e
tragedie per gli operatori sanitari e per tutti noi, ma non saranno
permanenti e ci saranno anche tanti momenti di gioia. In questo
modo, The Pitt ha trovato una nota molto speranzosa
con cui concludersi.
The Last of Us Stagione 2 -
Pedro Pascal - Cortesia Warner Bros Discovery
L’attesa è finita e finalmente, a
partire dal 14 aprile, a più di due anni di distanza dalla fine
della prima stagione, The Last of Us
– Stagione 2 torna sul piccolo schermo (in
Italia su Sky e NOW) per continuare il suo suggestivo e doloroso
racconto dell’avventura di Ellie e Joel. Il primo episodio della
seconda stagione ci mostra Joel (Pedro
Pascal) e Ellie (Bella
Ramsey) che vivono, sembra da un po’ a Jackson Hole,
Wyoming, una ex località sciistica trasformata in rifugio sicuro
contro l’apocalisse provocata dal fungo Cordyceps.
La pace apparente della colonia però
nasconde le conseguenze di quello che era accaduto alla
fine del primo ciclo: Joel ha mentito a Ellie sulla strage
avvenuta nell’ospedale di Salt Lake City, dove ha sterminato i
medici per salvarla, sapendo che avevano intenzione di sacrificarla
per estrarre dal suo corpo una possibile cura.
The Last of Us – Stagione
2, Ellie contro Joel nel primo episodio
Lo spettatore è messo davanti a un
conflitto esplicito del quale però si tacciono le ragioni. Non
sappiamo ancora (non nel primo episodio, almeno) se Ellie abbia
scoperto la verità da sola o se Joel abbia confessato, tuttavia
tutto l’episodio è costruito su un’astio che potrebbe anche essere
solamente quello dell’adolescente che rifiuta l’autorità paterna, i
suoi consigli, il suo punto di vista e in definitiva il suo
affetto. L’ostilità della ragazza non è spiegata né verbalizzata,
ma gli occhi di Ramsey sono inequivocabili, e la risposta a quegli
sguardi di pascal basta a spezzarci il cuore.
La serie abbandona l’impostazione
itinerante della prima stagione per soffermarsi sulla vita
quotidiana nella comunità di Jackson. Questo cambio di ritmo
permette agli spettatori di respirare, ma anche di comprendere
meglio i personaggi e il loro nuovo mondo. Si sviluppano tematiche
profonde come il rapporto tra vendetta e misericordia, e la
difficile distinzione tra ciò che facciamo per noi stessi e ciò che
facciamo per gli altri. La dimensione della comunità comincia a
prendere il sopravvento così come la necessità di avere accesso a
esperienze normali e umane, che il mondo distopico sembrava aver
reso impossibili da vivere.
Un racconto più frammentato
rispetto alla prima stagione
La seconda stagione si presenta fin
da subito come una narrazione più frammentata rispetto alla
precedente, e ciò riflette fedelmente la struttura del
videogioco The Last of Us: Part II, da cui è tratta.
Gli showrunner Craig
Mazin e Neil Druckmann, anche
co-creatore del gioco originale, rimangono fedeli al materiale di
partenza, ma arricchiscono la storia con sfumature e dettagli che
solo un linguaggio audiovisivo seriale può offrire.
La comunità di Jackson viene
esplorata in modo accurato: c’è un’economia del baratto, un sistema
di pattugliamento e persino un governo democratico. Joel vive con
il fratello Tommy (Gabriel Luna) e la cognata
Maria (Rutina Wesley), che sono tra i leader della
comunità. Ellie, nel frattempo, si allena con Jesse (Young
Mazino, già noto per Beef) e vive
un’intensa amicizia con Dina (Isabela Merced),
destinata a diventare qualcosa di più.
Il cast di The Last of Us –
Stagione 2 si arricchisce anche della presenza
di Catherine O’Hara, che interpreta Gail, la
terapista della comunità: un personaggio sorprendente in un
contesto post-apocalittico, che però rende più umano e realistico
il dramma interiore dei protagonisti. Joel, infatti, si rivolge a
lei per parlare di problemi apparentemente normali, come il
distacco con sua “figlia”. Ma sotto la superficie, la tensione è
tutt’altro che ordinaria e O’Hara, nota ai più come una grande
interprete comica, conferma di padroneggiare con altrettanta
intensità ed efficacia un registro decisamente più drammatico.
The Last of Us Stagione 2 – Pedro Pascal e Catherine O’Hara – Cortesia
Warner Bros Discovery
Dal punto di vista visivo, la serie
continua a stupire. Le ambientazioni abbandonate, ormai inghiottite
dalla natura, sono rese con un’estetica mozzafiato. Gli effetti
speciali sono al servizio della narrazione, un contributo decisivo
a rendere credibili le immagini e autentiche le emozioni, e il
primo episodio include una sequenza d’azione memorabile diretta da
Mark Mylod (Succession, Game of Thrones).
L’esordio di Abby
Tra le novità più attese di questa
stagione c’è l’introduzione di Abby, interpretata
da Kaitlyn Dever. Tuttavia, in questo primo
episodio, la sua presenza è marginale, quasi simbolica, e lascia
intuire eventi futuri molto significativi per lo sviluppo della
trama. Il cuore emotivo dell’episodio restano Joel e Ellie,
e Bella Ramsey dimostra una volta di più
di essere perfettamente all’altezza del ruolo: il passaggio da
ragazzina ribelle ad adolescente tormentata è credibile e
commovente, mentre Pascal si conferma capace di un’intensità
struggente e malinconica disarmante.
The Last of Us – Stagione
2 torna con un episodio che supera le aspettative per
intensità emotiva e profondità narrativa. Pur rinunciando
all’immediatezza del viaggio e a parte dell’azione che aveva reso
mozzafiato l’inizio del primo ciclo, la serie trova nuova forza
nella costruzione di un mondo più stabile e nei personaggi che lo
abitano. È un inizio potente per una stagione che promette di
essere ancora più straziante e coinvolgente della precedente.
È un esordio delicato, dolente ma
ricco di speranza quello di Luca
Zingaretti con La casa degli
sguardi. Presentato nella sezione Grand
Public della Festa del Cinema di
Roma, il film – liberamente ispirato all’omonimo romanzo
di Daniele Mencarelli – è infatti
un’esplorazione delle varie sfumature possibili del dolore,
compresa quella di luogo dell’anima da cui ripartire per ritrovare
una dimensione di felicità. Ed è proprio questo il fulcro
dell’opera, che – come afferma lo stesso Zingaretti – “parla
del dolore, ma non in termini negativi, ma come ingrediente
necessario per la felicità, perché dolore e gioia sono fatti della
stessa materia“.
Scritto insieme
a Gloria
Malatesta e Stefano Rulli, il
neo regista (che in realtà ha già compiuto il passaggio dietro la
macchina da presa per alcuni episodi di Il commissario
Montalbano, ma che si cimenta ora per la prima volta con
un lungometraggio) sceglie dunque un racconto molto intimo,
sussurrato, dove – come il titolo suggerisce – contano di più gli
sguardi che non le parole. Sono questi, quelli sostenuti, evitati,
temuti e sperati, a portare avanti il racconto, a raccontarci i
personaggi e i loro complesso e agitato mondo interiore.
La trama di La casa
degli sguardi
Marco (Gianmarco Franchini) ha 20 anni e
una grande capacità di sentire, avvertire ed empatizzare con il
dolore del mondo, scrive poesie, e cerca nell’alcool e nelle droghe
“la dimenticanza”, quello stato di incoscienza impenetrabile anche
all’angoscia di esistere e di vivere. Beve tanto Marco, beve
troppo. È in fuga dal dolore ma soprattutto da se stesso. Per
vivere si deve anestetizzare, dice. È incapace di “stare” nelle
cose, a meno che il tasso alcolico del suo sangue non sia
altissimo, e si è allontanato da tutti, amici e fidanzata,
spaventati dalla sua voglia di distruggersi.
Anche il padre (Luca
Zingaretti) testimone di questo lento suicidio, è
incapace di gestire tanta sofferenza ma tenta almeno di “esserci”,
la madre è mancata da qualche anno e ha lasciato un grande vuoto.
Per cercare di rimediare alla situazione del figlio, gli trova un
lavoro come addetto alle pulizie del Bambin Gesù. Il ragazzo, però,
è convinto che questa esperienza, a contatto con i bambini malati,
lo ucciderà. Per sua fortuna, in questo nuovo lavoro troverà una
squadra, capitana
da Giovanni (FedericoTocci)
grazie al quale riscoprirà l’amore per la vita.
Disagio giovanile in formato
liquido
Chi è mai stato ad un reading di
poesia? A quanto pare nessuno, non in La casa degli
sguardi almeno, ma Marco il protagonista ce li
descrive da subito come un qualcosa di terrificante. Un qualcosa
che sembra necessitare di diversi bicchieri di vino per poter
essere affrontato. Come scopriremo, però, quello dell’alcol è un
vizio che Marco pratica anche lontano dalle letture pubbliche delle
proprie poesie. Un problema piuttosto grave, particolarmente
diffuso tra i giovani ma non sempre affrontato – tanto meno al
cinema – con le giuste attenzioni.
Zingaretti e Gianmarco
Franchini – già fattosi apprezzare in Adagio –
ci portano invece ad affrontare di petto il problema, facendoci
quasi sentire in gola il bruciore dei vari alcolici che Marco butta
giù con una disinvoltura spaventosa. È la manifestazione più
evidente del suo disagio, dietro la quale si nascondono dolori mai
realmente elaborati (la morte della madre) e paure mai davvero
affrontate (l’incertezza del futuro). Marco ha il sogno di
diventare un poeta, ma è davvero possibile campare con una
professione simile nell’Italia di oggi? Poeta o un qualunque altro
tipo di artista, la domanda non cambia.
Ecco allora subentrare l’alcol, ma
il regista non giudica di certo il suo protagonista per questo.
Anzi, molto più impietoso sembra essere lo sguardo nei confronti di
chi quell’alcol a Marco lo vende, rivolgendogli sguardi di
disapprovazione ma senza minimamente cercare di porre un freno al
suo vizio. In ogni caso, parte da questo senso di disagio il film
per offrire un racconto sulla ricerca di una redenzione e sulla
riscoperta delle bellezze della vita per cui vale la pena
continuare a lottare contro le difficoltà, lasciandosi alle spalle
tutto ciò che invece uccide lentamente.
Luca Zingaretti realizza un’opera
equilibrata e con il giusto tatto
Con un protagonista così
sofferente, il film potrebbe facilmente scadere nello strazio, ma
Zingaretti riesce invece a dosare bene gli ingredienti del suo
lungometraggio, infondendo in Marco anche tanta speranza e trovando
ora il modo di far appassionare ai personaggi, ora quello di
intenerire e infine anche le occasioni per divertire. Ben costruiti
sono ad esempio il rapporto tra Marco e il suo padre biologico e
quello con il “padre adottivo” Giovanni, altro personaggio che
nasconde il proprio dolore dietro ad una maschera.
Perché in fondo a soffrire, per un
motivo o per un altro, sono un po’ tutti i personaggi
di La casa degli sguardi, ma ognuno di loro
riesce anche ad essere la manifestazione di come si può convivere
con questo stato d’animo. Va detto che in alcuni momenti si ha la
sensazione che si abbia tra le mani troppe sottotrame, che per
quanto contribuiscono ai messaggi di fondo, sembrano talvolta far
prendere troppe direzioni diverse al film, che su diversi punti non
raggiunge dunque una conclusione soddisfacente, anzi lasciando
alcuni elementi fin troppo in sospeso.
Ma questo non oscura quanto di
buono c’è in tutto il racconto e che Zingaretti porta in scena
senza mai strafare, non commettendo l’errore in cui molti attori
che debuttano alla regia cadono, ovvero quello di mettersi
eccessivamente in mostra. L’attore-regista si ritaglia invece qui
un ruolo secondario, memorabile più per i suoi silenzi, e lascia a
Franchini e al suo sguardo dolente il compito di portare avanti il
racconto. È così che, giunti al finale, ci si sente legati a Marco
e alle sue (dis)avventure, essendoci interessati più a lui e a chi
gli sta intorno che non tanto alle vicende che li vedono
protagonisti.
La seconda stagione di The
Last of Us è alle porte e in attesa di lunedì 14
aprile, quando sarà disponibile su Sky e NOW il primo episodio del
nuovo ciclo, ecco cosa c’è da ricordare sulla prima stagione
di The
Last of Us. Il cast della serie vede
protagonisti Pedro Pascal nei panni di Joel
Miller e Bella Ramsey in quelli di Ellie
Williams.
Oltre all’attesa che questi due anni
hanno creato per il pubblico (la prima stagione è uscita a gennaio
2023), può essere utile un riassunto della prima stagione che ha
toccato argomenti significativi e presenta una serie di personaggi
chiave, eventi importanti, luoghi e punti della trama che
potrebbero richiedere un ripasso. Ecco tutto ciò che dovete
ricordare della prima stagione di The Last of
Us per prepararti alla première della seconda
stagione.
Il fungo Cordyceps inizia a
diffondersi, dando inizio alla pandemia
Questo evento dà il via alla
serie
Nella serie The
Last of Us, come nel videogioco, gli eventi che danno
il via a questa storia riguardano un fungo insidioso chiamato
Cordyceps, che essenzialmente prende il controllo della mente
dell’ospite e lo trasforma in poco più di uno zombie. Nel primo
episodio, questa infezione inizia a diffondersi rapidamente,
creando caos mentre le persone cercano di salvarsi e di evacuare in
auto. Anche il protagonista Joel, suo fratello Tommy
(Gabriel Luna) e sua figlia Sarah (Nico
Parker) sono tra questi, mentre tentano di fuggire a bordo
del loro camion.
In queste scene, affrontano
una miriade di ostacoli, dal traffico incolonnato che li rende
facili bersagli a un vero e proprio pandemonio di persone infette e
incendi (con tanto di aereo che vola basso e alla fine si schianta
in strada). Senza altra scelta, Joel afferra Sarah dal camion e
inizia a correre con lei. Tragicamente, questa scelta si rivela
letale.
La figlia di Joel, Sarah,
muore tra le sue braccia
La morte di Sarah continua ad
avere un impatto duraturo sulla storia
Mentre corre con Sarah in
braccio, Joel incrocia un soldato che lo tiene immediatamente sotto
tiro. Senza dubbio, in un momento in cui prima si spara, poi si
fanno domande, dato quanto la situazione sia rapidamente diventata
caotica e mortale, le suppliche di Joel di non sparare e
l’insistenza sul fatto che non sono malati sono accolte da orecchie
indifferenti. Il soldato spara alla coppia padre-figlia, facendoli
rotolare giù per una collina.
Purtroppo, quando Joel si
avvicina strisciando a Sarah, vede che ha riportato una grave
ferita da arma da fuoco allo stomaco. Sebbene la sua reazione
iniziale sia (comprensibilmente) di negazione, alla fine Sarah
muore a causa di queste ferite. La morte di Sarah influenza la
narrazione di The
Last of Us, ed è chiaro che, anche dopo il salto
temporale di 20 anni, questo ricordo e la perdita della figlia sono
ancora brutalmente dolorosi per Joel.
Passano 20 anni, durante i
quali Joel vive in una zona di quarantena FEDRA
In seguito all’epidemia, i
sopravvissuti sono diventati nettamente divisi
Dopo la morte di Sarah, c’è un
enorme salto temporale, tutto nell’episodio 1. La narrazione fa un
salto di 20 anni in avanti nel tempo e mostra che Joel si è unito a
una zona di quarantena sotto il controllo della FEDRA (Federal
Disaster Response Agency). L’episodio non si sottrae certo alla
brutalità del presente, né lo fa il videogioco originale. Infatti,
Joel viene mostrato mentre prende il cadavere di un bambino e lo
getta nel fuoco nelle prime scene che raffigurano questa
zona.
Questo dimostra anche che
negli ultimi due decenni sono state tracciate linee nette tra le
fazioni, il tutto in nome della protezione delle persone
dall’infezione. Sebbene la politica e le motivazioni dietro questi
gruppi si rivelino, prevedibilmente, molto più complesse, questo
episodio getta le basi per comprendere cosa abbia fatto Joel negli
ultimi 20 anni e quanto la società sia cambiata a causa
dell’infezione.
Joel incontra Ellie, che si
rivela immune all’infezione
L’inizio della relazione tra
Joel ed Ellie è stato piuttosto diverso
Forse l’evento più
significativo nella serie TV di The
Last of Us finora è stata l’introduzione di Ellie
e Joel, che in seguito sviluppano una solida dinamica padre-figlia.
All’inizio, però, questo è tutt’altro che vero. I due sono
antagonisti fin dall’inizio, con Joel che all’inizio punta persino
una pistola contro Ellie. Nessuno dei due si fida dell’altro, il
che è indicativo del clima del momento.
Queste scene stabiliscono
anche un punto altrettanto importante: Ellie è l’unica persona nota
ad essere immune all’infezione. Per questo motivo Joel, insieme a
un altro personaggio, Tess (Anna Torv), devono
portare Ellie fuori da Boston e dall’altra parte del paese, da
un’altra fazione, le Luci. La speranza è che l’immunità di Ellie
possa essere utilizzata per identificare una cura, salvando
l’umanità.
Tess si sacrifica per
salvare Ellie e Joel, sapendo che l’immunità di Ellie è
fondamentale per il futuro
Questo momento ha dimostrato
quanto Ellie fosse davvero essenziale
In gran parte perché
consapevole di quanto Ellie possa rivelarsi importante, Tess decide
infine di sacrificare la sua vita per aiutare Joel ed Ellie a
fuggire. Nell’episodio 2, dopo essere stata morsa e quindi
infettata, Tess escogita un piano in cui fungerà da distrazione per
gli imminenti infetti che stanno assalendo Tess, Joel ed Ellie. In
una scena davvero disgustosa, uno degli infetti si avvicina a Tess
e la bacia.
Mentre viene baciata, Tess
lascia cadere l’accendino che teneva in mano, incendiando
l’edificio e uccidendo gli infetti che la circondano, e lei muore
con loro. Oltre a essere un momento chiave per il personaggio di
Tess e una morte emozionante per il pubblico, la scena ha anche
consolidato l’importanza di Ellie. Questo momento ha chiarito che
Ellie è la speranza per il futuro, un aspetto che diventa sempre
più importante nel corso della prima stagione.
La storia a sé stante di
Bill e Frank aggiunge profondità emotiva alla serie
Questa storia d’amore è stata
una commovente deviazione dalla narrazione più ampia
Considerato ampiamente uno dei
migliori episodi di The
Last of Us, se non il migliore in
assoluto, l’episodio 3 “Long, Long
Time” sembra una deviazione significativa dal resto
della storia in modo brillante e commovente. Questo episodio non si
concentra su Joel ed Ellie, ma piuttosto su Bill (Nick
Offerman) e Frank (Murray Bartlett).
All’inizio, Bill e Frank si considerano una minaccia, semplicemente
per la natura del mondo in cui vivono. Tuttavia, finiscono per
sviluppare una relazione romantica autenticamente bella in mezzo
agli orrori.
Anche stilisticamente, questo
episodio è molto diverso. Rispetto alla violenza e al caos più
crudi della maggior parte degli altri episodi
di The Last of Us, “Long, Long
Time” appare a tratti persino sereno. Una delle
differenze più significative è anche la gestione delle morti di
Bill e Frank. È chiaro che la coppia sia morta insieme serenamente
e di vecchiaia, ma The Last of Us non mostra
i loro corpi. Invece, ci viene mostrato un biglietto in cui
chiedono a Joel di non entrare nella loro stanza, e Joel rispetta
le loro ultime volontà
Joel ed Ellie incontrano
Henry e Sam, e finisce in tragedia
Questa storia è davvero
straziante, persino in una serie che è già di per sé
straziante
Sebbene Bill e Frank abbiano
probabilmente le morti più belle dell’intera serie finora, alcune
delle morti più brutali li seguono a ruota. Nell’episodio
successivo, Ellie e Joel incontrano Henry Burrell (Lamar
Johnson) e Sam Burrell (Keivonn Woodard),
fratelli che sono sopravvissuti da soli. Sebbene siano più
apertamente affettuosi l’uno verso l’altro, Henry e Sam hanno in
realtà una dinamica simile a quella di Joel ed Ellie, il che rende
la loro storia ancora più tragica.
Dopo che Ellie e Sam si sono
avvicinati sempre di più, e entrambi sembrano molto più simili ai
bambini che sono in realtà, Sam scopre tragicamente di essere
infetto. In una frazione di secondo, Henry spara e uccide suo
fratello, proprio la persona per cui aveva dato tutto. Sconvolto da
ciò che aveva fatto, Henry punta la pistola contro se
stesso.
Joel si riunisce con suo
fratello Tommy a Jackson, nel Wyoming, e quasi abbandona Ellie
La vita di Tommy ora sembra
molto diversa da quella di Joel
Il fratello di Joel, Tommy,
non si vedeva dalla terribile notte in cui è scoppiata l’epidemia e
Joel ha perso la figlia Sarah, ma i fratelli si riuniscono. Dopo
essere stati quasi uccisi come intrusi, Ellie e Joel vengono
portati nell’insediamento di Tommy a Jackson, nel Wyoming, dove lui
sembra vivere una vita relativamente agiata, date le circostanze.
Anche la moglie di Tommy, Maria (Rutina Wesley), è
incinta, a dimostrazione di quanto la vita di Tommy sia diversa da
quella di Joel dopo l’epidemia.
Presumibilmente perché la vita
di Tommy è più stabile, e quindi la situazione è più adatta a
accogliere l’arrivo di un figlio, Joel cerca di lasciare Ellie con
lui e di andare avanti senza di lei. Questo è un momento chiave
nella narrazione perché dimostra quanto Ellie si sia affezionata a
Joel. Consapevole dei pericoli che la attendono se fa questa
scelta, Ellie sceglie di andare con Joel e (un po’ a sorpresa),
Joel accetta.
Un flashback ci racconta il
momento in cui Ellie perde la sua migliore amica (e interesse
amoroso), Riley
Questa puntata offre un
grande approfondimento sul passato di Ellie
In un flashback, viene
esplorato il rapporto di Ellie con la sua migliore amica e primo
amore Riley (Storm Reid), così come il tragico
destino di Riley e la consapevolezza di Ellie di essere immune
all’infezione. The Last of Us rivela che
Ellie stava effettivamente crescendo in un collegio militare
gestito dalla FEDRA insieme a Riley, che era evasa e si era unita
alle Luci. Le due si riuniscono e trascorrono una notte insieme
all’avventura in un centro commerciale abbandonato, a quel punto si
scambiano un bacio.
Purtroppo, sia Ellie che Riley
vengono morse e credono di essere sul punto di contrarre
l’infezione insieme. Invece, poiché Ellie è immune, è solo Riley a
essere contagiata, e l’implicazione è che Ellie ha dovuto
ucciderla. Sebbene né la serie né il gioco abbiano confermato che
Ellie l’abbia fatto, questo trauma/perdita influenza comunque molto
la storia di Ellie in futuro, e spiega anche perché continua a
sembrare chiusa nei confronti di Joel, nonostante stesse
chiaramente iniziando a volergli bene.
Joel viene gravemente ferito
e rischia quasi di morire, lasciando Ellie a cavarsela da sola
Questo è uno dei momenti più
rischiosi per i due
Joel ed Ellie vengono
aggrediti nell’episodio 6, e Joel rimane gravemente ferito. Questo
non solo mette a repentaglio la vita di Joel, il che è già di per
sé terrificante, ma significa anche che Ellie si ritrova
essenzialmente a cavarsela da sola in un mondo incredibilmente
pericoloso. Sebbene l’intera serie di The Last of
Us sembri ovviamente ad alto rischio, questo ha
rappresentato un nuovo livello di minaccia.
Per quanto spaventoso sia
questo mondo, Joel proteggeva costantemente Ellie e, sebbene a
volte Ellie venisse in suo soccorso, sembrava spesso che la ragazza
sia al sicuro con Joel al suo fianco. Questo evento ha messo
completamente in discussione questa convinzione (soprattutto per
chi non ha familiarità con il franchise) e, purtroppo, Ellie
finisce per affrontare forse la minaccia più grave che avesse mai
affrontato fino a quel momento. Mentre Joel è inabile, Ellie si
trova faccia a faccia con una setta di cannibali che la
traumatizza.
Ellie sopravvive a una setta
di cannibali ma rimane anche traumatizzata
Ellie è ovviamente ancora
segnata da questi eventi terrificanti
Ora che Ellie è intrappolata
nella setta, affronta alcuni dei suoi momenti più strazianti.
L’inquietante leader della setta, David (Scott
Shepherd), inizialmente cerca di presentarsi come il
buono, ma si rivolta subito contro Ellie quando lei si rifiuta di
unirsi a lui. A un certo punto, David e un altro membro della setta
tentano di tagliare Ellie, con l’evidente intenzione di
mangiarla.
Quando il tentativo fallisce,
grazie al coraggio, all’arguzia e alla forza di Ellie, le cose
prendono una piega probabilmente ancora più insidiosa, con David
che cerca di aggredire sessualmente Ellie. Alla fine, Ellie riesce
a uccidere David, salvarsi e riunirsi a Joel, ma non sarebbe
corretto dire che esce indenne dall’incontro. Nonostante tutto
quello che Ellie ha passato, non è mai sembrata così esplicitamente
traumatizzata come dopo questo evento. Dopo essere sopravvissuta
all’attacco di David, ci sono molti momenti in cui Ellie sembra
dissociarsi.
Il passato di Ellie viene
approfondito attraverso la storia di sua madre Anna in un
flashback
Questo flashback serve per
comprendere l’immunità di Ellie
Verso la fine della prima
stagione, diamo anche un’occhiata alla madre di Ellie, Anna
(Ashley Johnson) e scopriamo come Ellie ha
ottenuto l’immunità in The Last of Us.
L’episodio 9 della serie rivela che la madre di Ellie era incinta
quando è stata morsa da un infetto. In realtà, Anna non era solo
incinta, ma era anche in travaglio.
Presumibilmente allo stesso
modo in cui altri anticorpi possono essere trasmessi da madre a
feto, gli anticorpi che proteggono dal fungo Cordyceps sono stati
trasmessi a Ellie nell’utero. Questo flashback è quindi essenziale
non solo per comprendere meglio il passato di Ellie, ma anche per
scoprire come sia diventata l’unica persona (apparentemente) immune
all’infezione. Questo solleva anche domande urgenti sulla reale
trasferibilità di questa immunità.
Joel salva Ellie dai piani
operativi delle Luci e uccide Marlene
Joel non poteva lasciare
morire Ellie, nemmeno per salvare potenzialmente il
mondo
Dall’inizio della prima
stagione, Joel avrebbe dovuto portare Ellie dalle Luci. Tuttavia,
quando Joel consegna Ellie, si rende conto che le cose non sono
come sembrano. Le Luci intendono eseguire un’operazione su Ellie
che la ucciderà, ma potrebbe aiutarle a trovare una cura per
l’infezione.
Non sorprende che, dato che
Joel ha iniziato a sentirsi come un padre per Ellie ed è senza
dubbio ben consapevole di quanto Ellie sia diventata simile a Sarah
per lui, lui non sia disposto a lasciare che Ellie venga uccisa
dalle Luci, anche se ciò potrebbe significare una cura per
l’infezione. Invece, Joel si scatena violentemente, uccidendo
numerose Luci per salvare Ellie. Alla fine, uccide persino Marlene
(Merle Dandridge), che apparentemente era stata
dalla sua parte fin dall’inizio ed era un’amica intima della madre
di Ellie.
Joel mente a Ellie su cosa
sia realmente accaduto, creando tensione per la seconda
stagione
Questa bugia diventerà senza dubbio un
problema tra i due
La
prima stagione di The Last of Us si
conclude con Joel che mente a Ellie su cosa sia realmente accaduto
alle Luci. Dice a Ellie che in realtà non è l’unica persona ad
essere stata confermata immune all’infezione, suggerendo che le
Luci abbiano altre opzioni. Inoltre, non dice a Ellie di aver
ucciso le Luci, inclusa Marlene, nemmeno quando lei gli chiede di
lei.
È
difficile arrabbiarsi con Joel per queste scelte, dato che
indubbiamente ha fatto quello che ha fatto per proteggere Ellie, ma
è comunque vero che questo gli si ritorcerà contro
nella seconda stagione. Ellie alla fine scoprirà la verità
e sarà furiosa. Joel dovrà anche rispondere di queste azioni in
altri modi, anche se questo resta da vedere nella nuova stagione di
The Last of Us.
L’unicorno, creatura
leggendaria dal fascino eterno, ha attraversato millenni di
mitologia, dall’antica Persia al Rinascimento, fino ai gadget
di My Little Pony. Simbolo di purezza, potere curativo
e indomabilità, è un’icona riconoscibile quanto idealizzata. È
curioso, quindi, che in Death of a Unicorn, debutto
registico di Alex Scharfman, l’unicorno stesso sia
l’elemento più bizzarro e meno convincente di un film che vorrebbe
essere al tempo stesso una commedia nera, un monster movie e una
satira sociale. Presentato in anteprima al SXSW e prodotto
da A24, il film lascia
lo spettatore in bilico, interdetto tra un sorriso, un sospiro di
sollievo e un modo di incredulità.
Di cosa parla Death of a
Unicorn?
La trama parte da un
incipit tanto assurdo quanto accattivante: Elliot (Paul
Rudd), avvocato aziendale, è in viaggio con la figlia
Ridley (Jenna
Ortega), studentessa universitaria disillusa, verso un
ritiro nelle Montagne Rocciose canadesi, ospiti del suo capo
miliardario Odell Leopold (Richard E. Grant). Durante il
tragitto, Elliot investe accidentalmente un unicorno. Ridley,
orfana di madre e in cerca di senso, sviluppa un legame spirituale
con l’animale ferito. Elliot, invece, lo uccide con una chiave
inglese, scoprendo poco dopo che il sangue viola della creatura ha
proprietà miracolose: guarisce le allergie, l’acne… e perfino il
cancro.
Il cadavere
dell’unicorno diventa immediatamente oggetto di sfruttamento da
parte della famiglia Leopold – un’arrogante parodia del capitalismo
farmaceutico, ispirata ai Sackler – e la trama si trasforma in una
corsa al profitto, mentre nuove creature mitologiche emergono
assetate di vendetta.
Scharfman tenta di
collocare il suo film nel filone delle satira anti-élite
alla Triangle of Sadness, Glass
Onion o Succession, ma
l’intento si arena presto nella prevedibilità. Ogni personaggio
ricopre un ruolo già visto: il patriarca morente e coloniale
(Grant), la moglie superficiale (Téa Leoni), il figlio
idiota (un godibile Will
Poulter), e il servitore sfinito (Anthony
Carrigan, sempre efficace). Ortega, purtroppo, è poco
sfruttata, ridotta a incarnare lo stereotipo della “Gen Z saggia e
disillusa” alla quale vengono affidate battute scolpite per meme
come: “La filantropia è il riciclaggio di reputazione per
l’oligarchia”.
Il cast è il vero punto di forza
del film
A salvare Death
of a Unicorn dal tracollo totale è il cast. Ogni attore
comprende perfettamente il tono grottesco della storia. Rudd, in
modalità “papà imbarazzante”, regge bene il ruolo dell’uomo
mediocre schiacciato tra doveri familiari e ambizione. Poulter, in
particolare, brilla nel dare vita a un erede tossico e ridicolo,
perfetto esempio di quanto l’avidità possa essere grottesca.
Carrigan, nei panni del maggiordomo Griff, strappa risate sincere
con un semplice sguardo.
Visivamente, però, il
film è altalenante. Se da un lato Scharfman omaggia i monster movie
anni ’70 e ’80 con uccisioni splatter e atmosfere da John
Carpenter, dall’altro gli effetti speciali – soprattutto nella
prima parte – sono poveri, quasi incompleti. Gli unicorni, invece
di incutere timore o fascino, sembrano modelli 3D usciti dalla
versione beta di un videogioco. Solo nel terzo atto la CGI
migliora, rendendo più credibile la furia vendicativa delle
creature.
Narrativamente, il film
si perde tra troppe ambizioni. Vuole essere al tempo stesso una
riflessione sulla perdita, una denuncia del capitalismo predatorio,
una parodia dei ricchi e un horror mistico. Ma ogni linea tematica
rimane superficiale. Il legame tra Ridley e l’unicorno –
potenzialmente potente come metafora del lutto – è appena
accennato, e non basta a dare profondità emotiva. Lo stesso
messaggio “i ricchi sono cattivi” suona ormai stanco, privo di
freschezza o originalità.
Il coraggio del film si sveglia
troppo tardi
C’è un barlume di poesia
nel finale, quando Scharfman lascia intravedere un’interpretazione
più intima: l’unicorno come manifestazione del dolore, del bisogno
di connessione, del tentativo di comprendere l’incomprensibile dopo
una perdita. In quei brevi minuti, il film tocca qualcosa di
autentico, ma è troppo poco e troppo tardi per redimere un’opera
che resta impantanata tra l’assurdo e il prevedibile.
In
definitiva, Death of a Unicorn ha tutte le carte in
regola per essere una gemma di culto: un concept assurdo, un cast
azzeccato, il marchio A24. Ma manca il coraggio di osare davvero,
di scegliere tra parodia e critica, tra commedia e dramma. Non
basta chiamare in causa creature mitologiche per fare mitologia. E
per quanto si travesta da unicorno raro, questo film è più simile a
un cavallo di cartapesta.