Il 1976 è stato un anno fondamentale
per il cinema. Gli spettatori hanno potuto assistere a classici
istantanei come
Rocky,
Carrie – Lo sguardo di Satana e Tutti gli uomini
del presidente. Ma il film più sconvolgente e controverso di
quell’anno è indubbiamente Taxi Driver (qui
la recensione). Diretto da
Martin Scorsese, questo cupo racconto di
alienazione, tentati omicidi e malattie mentali vinse la Palma
d’Oro a Cannes, ottenne diverse nomination agli Oscar ed è stato
ampiamente acclamato come uno dei migliori film di tutti i
tempi.
Ma se Taxi Driver è
un capolavoro del cinema, rilevante oggi come lo era quasi 50 anni
fa, il finale del film ha suscitato – e continua a suscitare – un
certo dibattito. Nei momenti finali del film, il protagonista
(interpretato da Robert
De Niro) entra in uno squallido hotel e dà vita ad una
terribile sparatoria. Quel che accade da qui in poi è ancora oggi
oggetto di discussione. Numerose teorie sono emerse nel corso dei
decenni riguardo al significato delle ultime scene del film, ideate
come volutamente ambigue da Scorsese per sottolineare la complessa
natura dell’inquietante protagonista.
Travis Bickle, l’uomo solitario di
Dio
Interpretato alla perfezione da
Robert De Niro, Travis Bickle
è uno dei personaggi più iconici del cinema. Indossa la giacca
verde dell’esercito, ha l’abitudine di fare domande retoriche e da
un certo punto in poi sfoggia un’intimidatoria cresta mohawk. Più
di tutto, però, colpisce la follia nei suoi occhi. Veterano della
guerra del Vietnam che vive nella New York degli anni ’70, Bickle
ha problemi a reinserirsi nella socità e a dormire la notte, così
trova lavoro come autista di taxi. Trascorre ore e ore all’interno
dell’auto, girando su e giù per le strade di Manhattan, osservando
i papponi, gli afroamericani, i pusher e le prostitute e sognando
una pioggia che li spazzi via tutti.
A parte alcuni colleghi tassisti,
Bickle è completamente isolato dal mondo. Il suo unico vero
compagno è il diario in cui condivide i suoi pensieri sempre più
deliranti. E Bickle ha molto da dire sul mondo: scrive della sua
solitudine, del suo disprezzo per l’umanità e ci rendiamo subito
conto che ha dei grossi problemi di salute mentale. Ogni giorno e
ogni notte, la sua presa sulla realtà diventa sempre più debole, la
sua rabbia continua a ribollire e a ribollire (come la pastiglia
effervescente che vediamo ad un certo punto), fino al momento in
cui dovrà esplodere.
Travis Bickle è quindi fortemente
antisociale. Sia che prenda pillole nel suo appartamento o che
guardi il mondo attraverso il parabrezza, è sempre solo. Non ha
legami con nessuno, almeno fino quando non incontra
Betsy (Cybill Shepherd), che per
Travis è pura e perfetta. Alla fine decide di chiederle di uscire,
così entra nel suo posto di lavoro – lei è consulente per la
campagna elettorale del senatore Charles Palantine
(Leonard Harris), un uomo che ha intenzione di
conquistare la Casa Bianca – e fa una solida prima impressione.
Betsy è colpita, trovando Travis misterioso e affascinante, ma
quando il tassista la porta fuori, capisce subito di aver fatto un
grosso errore.
Al loro primo appuntamento
ufficiale, Travis porta Betsy in un cinema a luci rosse, provocando
la fuga di lei, che se ne va dicendo a Travis che la loro breve
relazione è definitivamente finita. Naturalmente Travis non prende
bene la notizia. Si precipita nel suo ufficio, minaccia il suo
collega con alcune mosse di karate e urla che Betsy è “proprio
come gli altri”, la feccia della società che Travis odia
tanto. Sentendosi tradito e disprezzato, la rabbia di Travis inizia
a diventare ancora più incontenibile. E ora che è stato respinto,
il tassista inizia a percorrere un oscuro cammino di vendetta.

Il marito, il trafficante di armi e
il ladro
Dopo l’incidente con Betsy, Travis
incontra rapidamente tre persone che cambieranno la sua vita per
sempre. Il primo è un uomo inquieto, sboccato, con le sopracciglia
folte e un brutto carattere (interpretato dal regista
Martin Scorsese in uno dei suoi cameo più
celebri). Sale sul retro del taxi di Travis e lo fa guidare fino a
uno squallido complesso di appartamenti dove può spiare sua moglie.
Si scopre che la donna ha una relazione e il marito, geloso, inizia
a farneticare su come la farà fuori con una 44 Magnum. Travis è già
alle prese con pensieri pericolosi, e imbattersi in questo
aspirante assassino non aiuta di certo.
Ispirato dal monologo misogino
dell’uomo, Travis si incontra con un trafficante d’armi di nome
Weasley (Steven Price) e non a
caso acquista una 44 Magnum. Naturalmente, quella pistola mostruosa
non è l’unica arma con cui Travis se ne va: acquista quattro armi
da fuoco ed è chiaro che sta progettando qualcosa di grosso e
sanguinoso. Ma parlare e camminare sono due cose molto diverse. E
sì, Travis è un veterano chiaramente segnato (sia fisicamente che
mentalmente), ma trovarsi faccia a faccia con il proprio bersaglio
e premere il grilletto è molto diverso dallo sparare a un soldato
nemico da lontano.
Travis può quindi avere la stoffa
per un omicidio a sangue freddo? Evidentemente sì e ne abbiamo una
prima prova quando Travis sta facendo la spesa in un minimarket. In
quel momento un ladro si avvicina alla cassa e chiede tutti i
soldi. Senza esitare, Travis estrae una pistola, la punta alla
testa del ladro e gli fa esplodere il cervello su tutto il bancone.
È il primo gesto di violenza che dimostra come Travis stia per
esplodere e che indubbiamente ci saranno altri omicidi.
L’importanza di Iris
Travis Bickle ha dei seri problemi
quando si tratta di donne e odia assolutamente le lavoratrici del
sesso che vede per strada. Tuttavia, la pensa diversamente su
Iris “Easy” Steensma (Jodie
Foster), una prostituta che continua a scorgere
durante i suoi giri notturni in città. In breve, decide dunque di
diventare il suo angelo custode. Ma cosa la rende diversa dalle
altre prostitute? Iris ha solo 12 anni e mezzo. Quando Irish si
presenta per la prima volta, salta sul retro del taxi di Travis e
lo implora di andarsene prima di essere trascinata via dal suo
protettore Matthew, alias Sport
(Harvey Keitel).
Dopo aver litigato con Betsy, Travis
cerca quindi Iris e la incoraggia a lasciarsi alle spalle la sua
vita notturna. Ma la giovane sostiene di essere stata strafatta la
sera in cui è salita sul suo taxi. Ma ora che è pulita, sembra che
sia confusa su ciò che vuole: una parte di lei vuole restare e una
parte vuole tornare dai suoi genitori. Verso la fine del film,
quindi, Travis riempie una busta di denaro per Iris, in modo che
possa fuggire dalla Grande Mela. Sfortunatamente, Sport la tiene in
pugno e non la lascerà andare tanto presto. Inutile dire che Travis
pensa che Sport sia un degenerato, ma i suoi motivi per aiutare
Iris non sono poi tanto equilibrati.
Se da un lato è preoccupato per il
suo benessere, dall’altro si vede come un giusto cavaliere bianco
incaricato di ripulire la città. E ogni volta che interagisce con
Iris, non fa altro che rafforzare la sua immagine di supereroe in
carne e ossa, un’idea che spingerà Travis su una strada intrisa di
sangue. L’incontro con Iris e la dimostrazione di come ciò che è
puro venga corrotto e trattenuto nella corruzione dalle
incarnazioni di una società depravata è quindi la goccia che fa
traboccare il vaso. Travis raccoglie le sue pistole, si attacca un
coltello allo stivale e si rade la testa. Sfoggiando un mohawk e la
sua giacca verde dell’esercito, Travis è ora pronto a ripulire il
mondo.

L’assassinio del senatore
Palantine
Travis intende farsi notare
uccidendo il senatore Charles Palantine, il capo
di Betsy e l’uomo in corsa per la nomination presidenziale. Il
senatore sta tenendo un comizio nelle vicinanze e Travis intende
dargli un appoggio fatto di piombo. Sa che a sua volta non
sopravviverà a quell’attentato e gli va bene così. Ha scritto una
lettera d’addio ai suoi genitori, ha lasciato dei soldi a Iris e
ora se ne va in un tripudio di gloria mentre Betsy lo guarda,
seduta a pochi posti di distanza da Palantine. Scegliere il capo di
Betsy come bersaglio non è assolutamente una coincidenza.
Palantine è per lui l’incarnazione
dell’ipocrisia. Era convinto che quel politico potesse
effettivamente ripulire la città, ma si è infine reso conto che è
solo l’ennesimo prodotto della degerazione che in essa imperversa.
Tuttavia, mentre Travis si dirige verso il senatore, viene
individuato da un agente dei servizi segreti. Capendo che il piano
è saltato, Travis si dà alla fuga, lasciandosi alle spalle la
manifestazione. Tuttavia, non ha passato settimane a prepararsi
fisicamente e mentalmente e ad esercitarsi al poligono di tiro per
niente. Se non può uccidere un politico, troverà un’altra vittima.
Senza pensarci due volte, nella sua mente si materializza
l’immagine di Sport, il pappone che tiene prigioniera Iris.
Cosa succede durante la
sparatoria?
Giunto a destinazione, Travis
individua Sport e gli spara a bruciapelo. A quel punto sale nel
motel dove Iris e le altre ragazze del pappone svolgono la loro
attività e da vita ad una carneficina, uccidendo tutti gli uomini
presenti. Quando infine Sport, non ancora morto, spara a
sorpresa al collo di Travis, il vigilante seppur ferito svuota
un’intera pistola nel corpo del pappone. E quando il boss mafioso
di Sport spara un colpo alla spalla di Travis, il tassista estrae
una pistola nascosta e spedisce all’inferno anche lui.
Iris èassiste a tutto questo,
urlando e piangendo e implorando Travis di fermarsi. Con quasi
tutti morti, Travis si prepara ad uscire mettendosi una pistola
sotto il mento. Ma quando fa per sparare, si sente solo un clic.
Travis ha finito i proiettili. Il cruento scontro a fuoco termina
finalmente quando i poliziotti arrivano e trovano Travis, intriso
di sangue e sorridente. Il tassista si porta a quel punto le dita
alla testa e mima il suicidio, e a quel punto la telecamera si
sposta fuori dalla stanza, mostrandoci la carneficina che ha
compiuto.
Dopo la sparatoria, il film fa un
salto in avanti nel tempo e ci mostra l’appartamento di Travis. La
sua parete è ricoperta di ritagli di giornale con titoli che
recitano “autista di taxi combatte i gangster” e
“autista di taxi diventa eroe”. Mentre la telecamera
attraversa la stanza, sentiamo la voce fuori campo del padre di
Iris che legge una lettera a Travis e ringrazia l’uomo per aver
salvato sua figlia, che è ora tornata a casa. Travis è quindi
diventato un eroe, la gente lo vede come l’uomo che ha combattuto
la mafia e salvato una bambina. Nessuno sa che prima aveva tentato
di uccidere Palantine, cosa che lo avrebbe reso solo un pazzo
omicida.
Travis è vivo o morto nel finale di
Taxi Driver?
Arriviamo ora alla parte
controversa. Cosa succede nel finale? Dal momento in cui Travis
Bickle mima il suicidio con le sue dita insanguinate al momento in
cui scorrono i titoli di coda, le cose diventano incredibilmente
strane. Alcuni fan di Taxi Driver sospettano che
Travis muoia nella sparatoria finale con i gangster e che gli
ultimi minuti – quando Travis diventa un eroe, Iris rinuncia alla
vita di strada e Betsy ci riprova con lui – siano solo una sua
fantasia mentre muore. Alcuni teorizzano che l’inquadratura
dall’alto del corpo di Travis intriso di sangue suggerisca che il
tassista è morto, come se la sua anima fosse salita al di sopra del
mondo e noi avessimo una visione divina delle cose.
I sostenitori della teoria “Travis è
morto” ritengono infatti che gli ultimi momenti siano troppo
perfetti e che sia esattamente il tipo di finale che uno
psicopatico come Travis potrebbe sognare per se stesso. Ma sebbene
sia del tutto normale pensare che Travis Bickle muoia alla fine di
Taxi Driver, ci sono invece tre persone che non
sono affatto d’accordo con questa interpretazione: il regista
Martin Scorsese, l’attore
Robert De Niro e lo sceneggiatore Paul
Schrader. Proprio quest’ultimo ha
ribadito la sua convinzione che Travis sia sopravvissuto alla
sparatoria, dicendo: “Molte persone hanno attribuito il
finale di Taxi Driver a una fantasia. Non ho problemi con quel
finale, ma non è quello che intendevo”.

La critica alla cultura
americana
Se Travis è sopravvissuto alla fine
di Taxi Driver ed è diventato davvero un eroe,
cosa significa per il film? In una traccia di commento, lo
sceneggiatore Paul Schrader ha
raccontato di essersi ispirato all’aspirante assassina Sara
Jane Moore, una donna che ha sparato a Gerald
Ford. Dopo il suo fallito tentativo di omicidio, il volto
della Moore finì sulla copertina di Newsweek e questo lasciò
Schrader perplesso. Perché la rivista la trattava come una star del
cinema? Confuso e frustrato, decise di inserire questo aspetto
nella sceneggiatura e di far sì che i media trasformassero Travis
Bickle in un eroe.
In breve, il finale di Taxi
Driver è un’accusa alla cultura americana che idolatra i
cattivi. Basti pensare a come in seguito al film Ted
Bundy – Fascino criminale, il serial killer Ted
Bundy sia balzato agli onori della cronaca perché in molti
lo definivano “sexy”, o ancora al caso di Luigi
Mangione, idolatrato per avver ucciso un imprenditore.
Schrader non ha quindi tutti i torti, e Taxi
Driver è quindi un grande atto d’accusa nei confronti
della cultura pop americana. Certo, se Travis avesse ucciso
Palantine, la gente lo avrebbe trattato in modo molto diverso, ma
dato che ha massacrato dei cattivi, allora viene indicato come un
buono.
Che si pensi che Travis viva o muoia
alla fine di Taxi Driver, entrambi i finali sono
quindi piuttosto tristi. O ha ucciso un mucchio di persone prima di
morire in un bordello, o ha ingannato la giustizia ed è stato reso
una leggenda da una cultura che venera la violenza. Ma è lecito
pensare che, se Travis Bickle è sopravvissuto a quella sparatoria,
potrebbe colpire ancora. Negli ultimi secondi del film, infatti,
dopo aver lasciato Betsy, Travis si allontana con il suo taxi,
accompagnato dalla colonna sonora jazz di Bernard
Herrmann. Ma è in quel momento che Travis inizia a
diventare molto nervoso. Lancia uno strano sguardo allo specchietto
retrovisore, proprio mentre la colonna sonora emette una nota acuta
e inquietante.
È un momento molto cupo e Scorese lo
ha inserito per un motivo. Come ha spiegato il regista, “ho
deciso di inserire qualcosa [nel finale] che mostrasse che il timer
di Travis inizia a ticchettare di nuovo, la bomba che sta per
esplodere di nuovo”. In altre parole, è meglio che Betsy e
chiunque altro gli stia alla larga. È meglio che tutti evitino
questo taxi. È meglio che la gente scappi quando vede arrivare il
tassista. Travis Bickle non è un eroe e non è guarito. Prima o poi
esploderà di nuovo e quando lo farà, probabilmente sarà ancora più
sanguinoso di prima, perfetta dimostrazione della società che lo
alimenta.
Powered by 