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Viaggio nell’isola misteriosa: recensione del film con Dwayne Johnson

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Arriva al cinema distribuito da da Warner Bros. Pictures Italia Viaggio nell’isola misteriosa, il nuovo film d’avventura diretto da Brad Peyton, e con protagonisti Josh Hutcherson, Dwayne Johnson, Michael Caine e Vanessa Hudgens.

Forse, in un angolo di mondo, nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico, sorge un’isola misteriosa. Forse quella stessa isola, invisibile sulle cartine geografiche, è il luogo narrato nei romanzi di Verne, Stevenson e Swift. E se poi improvvisamente un messaggio in codice ed una mappa nascosta diventassero la prova dell’esistenza reale di quell’isola?

Per Sean Anderson, diciassettenne sognatore di avventure, è già tutto scritto. Ma per poter approdare davvero sull’isola occorre attraversare una spasmodica tempesta ed entrare volutamente nell’occhio del ciwww. Sean si ritrova, così, con il patrigno Hank, ad intraprendere un viaggio alla scoperta dell’ignoto, sulle tracce del nonno scomparso anni prima. Si offrono di accompagnarli l’unico pilota di elicottero Gabato e sua figlia Kailani, bella quanto determinata. Il loro volo in elicottero (o meglio un rottame di elicottero!) è, però, soltanto il prologo di una lunga ed entusiasmante avventura. Trascinati improvvisamente nella “pancia” di un tornado i quattro protagonisti si ritrovano sull’isola tanto sognata da Sean. Dinanzi ai loro occhi scenari paradisiaci, immense cascate, farfalle giganti ed elefanti che si possono accalappiare persino con un paio di mani. E’ il bislacco principio per cui ciò che è piccolo diventa grande e ciò che è grande diventa piccolo.

In un batter d’occhio l’esplorazione si trasforma in una disperata fuga da un lucertolone affetto da gigantismo e soltanto l’intervento del nonno di Sean, unico essere umano sull’isola, permetterà agli avventurieri di salvarsi. Ma un’altra minaccia grava sulle loro vite.

Tra vulcani che eruttano oro, api tanto grandi da poter essere cavalcate, inseguimenti di uccelli mastodontici, il viaggio nell’isola misteriosa diventa poi la ricerca incessante di un antico sottomarino, unica speranza per poter fuggire prima che tutto si inabissi e scompaia per sempre nei fondali marini.

Viaggio nell’isola misteriosa è una storia travolgente, mix perfetto di adrenalina e comicità, capace di trascinare lo spettatore in una dimensione surreale ed affascinante, di farlo perdere in luoghi inimmaginabili e di metterlo al centro della scena. A condire il tutto un 3D pienamente azzeccato, in grado di far evadere dalla realtà e di trasformare infine la platea in protagonista stessa di questa indimenticabile avventura.

Viaggio nell’isola misteriosa, trama del film

Il giovane esploratore Sean Anderson intraprende insieme ad Hank, il compagno di sua madre, una pericolosa spedizione organizzata per ritrovare suo nonno, scomparso durante l’esplorazione di un’isola sperduta. Ad accompagnarli in questa nuova avventura ci saranno un buffo pilota di elicottero e la sua bella e peperina figlia che gli darà del filo da torcere.

Viaggio nell’isola misteriosa, trailer

Viaggio nell’isola misteriosa avrà un sequel

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Con i suoi 279 milioni di dollari incassati, Viaggio nell’isola misteriosa si è assicurato la promessa di un nuovo sequel sempre prodotto dalla Warner Bros: Dwayne JohnsonJosh Hutcherson sarebbero già in trattative per riprendere i rispettivi ruoli, insieme al regista Bryan Peyton e allo sceneggiatore Tim Gunn.

Johnson inizierà presto a lavorare al sesto capitolo di Fast and Furious, mentre Hutcherson sarà presto in sals con the Hunger Games.

Viaggio nell’isola Misteriosa – Trailer Italiano

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Viaggio nell’isola misteriosa (Journey 2: The Mysterious Island) è un film del 2012 diretto da Brad Peyton. È il seguito del film del 2008 Viaggio al centro della Terra 3D e, come il suo predecessore, è liberamente tratto da un romanzo di Jules Verne: L’isola misteriosa.

Viaggio nel cinema di Robert Redford

Viaggio nel cinema di Robert Redford

Il cinema americano deve molto alla sua zazzera bionda e ai suoi occhi azzurri, al suo volto bello, ma non del tutto convenzionale, che ha utilizzato negli anni per caratterizzare personaggi assai diversi. Dal novello sposo di un’eccentrica Jane Fonda in A piedi nudi nel parco, all’amante inquieto di una volitiva Barbara Streisand in Come eravamo, allo spirito libero de La mia Africa. Ma anche gente di malaffare, come il rapinatore Sundance Kid di Butch Cassidy, o il truffatore de La stangata. E non si è fatto neppure mancare ruoli da onesto cittadino che si batte contro le storture del sistema, come ne I tre giorni del condor e Tutti gli uomini del presidente. Ha prestato la sua espressività a personaggi piuttosto complessi, spesso scomodi: uomini imprigionati in storie d’amore intense, ma impossibili, o in complotti e scandali più grandi di loro. Decisi, ma fragili allo stesso tempo, orgogliosi, ironici, talvolta eroici loro malgrado. Poi è passato dietro la macchina da presa, distinguendosi nella direzione di pellicole di impianto classico, sentimentale, romantico, con una forte presenza della natura, da lui tanto amata. Sempre con un occhio rivolto alla sfera individuale, e uno a quella collettiva. Produttore, con la sua Wildwood Enterprises, scopritore di nuovi talenti e sostenitore del cinema indipendente, ha fondato il Sundance Institute e patrocinato il Sundance Film Festival, rispettivamente fucina e vetrina di giovani attori e registi che vogliono crescere lontano dallo strapotere hollywoodiano. Da interprete ha segnato il cinema di almeno tre decenni (‘60-‘80), da regista ha lasciato la sua impronta negli altri due (’90- ’00).

Charles Robert Redford Jr. nasce a Santa Monica, in California, nel ’37, da madre casalinga e padre lattaio di origine irlandese, poi contabile alla Standard Oil (negli anni ’50). Dopo la morte prematura della madre, avvenuta  a soli 41 anni, e dopo essersi diplomato, parte per l’Europa, facendo vita d’artista. Amante della natura, infatti, si è dato alla pittura. Visita Francia e Italia. Nel ’57 è di nuovo negli Stati Uniti, dove decide di iscriversi al Pratt Institute of Arts di New York. Propende per la recitazione, e si iscrive all’Accademia Americana di Arti Drammatiche. In questo periodo conosce Lola Van Wagenen, che sposerà nel ’58. Nel ’59 nasce il suo primogenito Scott, che muore poco dopo. Ma l’attore avrà con Lola altri tre figli – nel ’60 nasce Shauna, due anni dopo James, oggi sceneggiatore, e nel ’70 Amy, attrice.

È il ’59, però, l’anno del suo debutto teatrale a Broadway, con la partecipazione a Tall story. Nei primi anni ’60 inizia a lavorare per la tv e prosegue col teatro. Ma soprattutto, esordisce al cinema nel 1961, in Caccia di guerra di Dennis Sanders, ambientato nel ’53 durante la guerra di Corea. Accanto a lui, tra gli altri, recita l’amico Sydney Pollack, che punterà su di lui per diverse fortunate pellicole, mettendo in luce l’astro Redford nel firmamento hollywoodiano, prima, e ne consoliderà la fama, poi. Nel ’65, sarà in un paio di divertenti commedie: Situazione disperata, ma non seria e Lo strano mondo di Daisy Clover, dove reciterà accanto all’amica Natalie Wood. Il talento di Redford nella commedia  è d’altronde noto dalle sue prime esperienze teatrali. Ed è proprio con una commedia di cui era stato già protagonista in teatro, per la regia di Neil Simon, A piedi nudi nel parco, che arriva il primo vero successo sul grande schermo. È il 1967 e il film è diretto da Jamy Saks. La coppia di caratteri opposti formata da Redford e Jane Fonda funziona più che bene nel dipingere la difficile quotidianità di due novelli sposi. Ne scaturisce un godibile ed esilarante racconto di illusioni che cadono e ostacoli da superare: la scoperta dell’altro nel bene e nel male, con pregi e difetti, con cui fare i conti tutti i giorni. A Redford il compito di impersonare il marito compassato e razionale, alla Fonda quello di calarsi nei panni dell’eccentrica e svagata moglie, senza dimenticare Mildred Natwick nei panni della tipica suocera.

Un altro importante incontro nella carriera di Redford è quello con George Roy Hill, che lo sceglie prima per interpretare il ruolo di Sundance Kid in Butch Cassidy (’69), poi per La stangata (’73). Nasce e si consolida così una delle coppie più affiatate della storia del cinema americano: Redford incontra Paul Newman, e il successo è assicurato. Coppia di ladri, assaltatori di treni e banche nel Far West nel primo caso, di truffatori nell’America della Grande Depressione nel secondo. Uno più esperto (Newman), l’altro giovane, ma promettente (Redford). Molta ironia, interpretazioni perfette e ruoli complementari, colonne sonore che restano stampate nella memoria (Raindrops keep fallin’ on my head di Burt Bacharach nell’uno, e il celebre ragtime di Scott Joplin The Entertainer nell’altro). Questi gli ingredienti di sicura riuscita cui Hill s’affida. E non sbaglia, vista la pioggia di Oscar  – è proprio il caso di dirlo – che cade sulle due pellicole: cinque statuette per Butch Cassidy e addirittura otto per La stangata. Per il ruolo di Sundance Kid, Redford si aggiudicherà il BAFTA – che spetterà anche alla protagonista femminile Katherine Ross – mentre per quello di Johnny Hooker, l’attore riceverà il David di Donatello come Miglior Attore straniero.

In questi stessi anni la collaborazione con Pollack dà i suoi primi frutti. Se già nel ’66 questi aveva diretto Redford nel suo secondo film, Questa ragazza è di tutti, nel ’72 lo vuole per interpretare Jeremiah Johnson nel western Corvo rosso non avrai il mio scalpo. Ma il primo vero grande successo ottenuto da questa fortunata unione artistica è la commedia sentimentale Come eravamo (‘73) dove l’attore californiano recita al fianco di Barbra Streisand. È un viaggio in un ventennio di storia americana, dagli anni ’30 ai ’50, in cui si dipana la vicenda sentimentale piuttosto tormentata della coppia: Hubbell Gardner/Redford e Katie Morosky/Streisand. Lui, giovane di classe media, che sperimenta esercito e guerra, ma con la passione per la scrittura, finisce a fare lo sceneggiatore a Hollywood, durante il maccartismo. Lei, attivista di sinistra di carattere e convinzioni incrollabili, lotta per le sue battaglie. Pur nell’estrema diversità, si amano e provano ad affrontare una vita insieme. Ma i caratteri opposi alla lunga, nonostante l’amore, si rivelano inconciliabili. Gran successo del film, grazie alle ottime interpretazioni dei protagonisti, alla sapiente regia di Pollack e alla colonna sonora di Marvin Hamlisch – lo stesso che, sempre nel ’73, adatta il ragtime di Joplin per La stangata. Valanga di premi, anche in questo caso: Oscar e Golden Globe per la Miglior Colonna sonora e Canzone originale, The way we were, cantata sul finale dalla stessa Streisand. David di Donatello a lei come Miglior Attrice straniera.

Due anni dopo, Pollack e Redford bissano il successo con I tre giorni del condor. Stavolta siamo in tutt’altro clima. Redford interpreta il tranquillo impiegato Joseph Turner, che fa ricerche per conto della Cia. Scampa per caso a una strage e si troverà nel bel mezzo di una storia di servizi segreti deviati e dossier falsi, creati per far scoppiare una guerra in Medio Oriente. Saprà cavarsela abilmente, anche grazie all’aiuto di Kathy/Faye Dunaway. Qui, Redford è alle prese con questioni di ordine etico, sociale e politico. Interpreta con convinzione ed efficacia il ruolo del cittadino comune, onesto lavoratore, che, venuto a conoscenza di crimini e ingiustizie, fa la cosa giusta, scegliendo di non tacere.

Nel ’76 invece, non sarà Pollack, ma Alan Pakula a dirigere Redford in un altro classico del cinema americano, che stavolta lo vede recitare in coppia con Dustin Hoffman. Si tratta di Tutti gli uomini del presidente, dove l’attore veste i panni del giornalista Bob Woodward. È così che, dopo i politici rampanti stile Kennedy (The candidate), il maccartismo, i servizi segreti deviati, il nostro sarà uno dei due giornalisti del Washington Post che con le loro rivelazioni daranno il via allo scandalo Watergate, che porterà il Presidente Nixon alle dimissioni. Sceneggiatura di William Goldman, premiata con l’Oscar, per l’efficace adattamento del libro, scritto dagli stessi Woodward e Bernstein. Il film è la ricostruzione puntuale dell’inchiesta, cui i volti e le interpretazioni di Redford e Hoffman regalano corpo e passione civile. Passione civile che contraddistinguerà sempre Redford nella vita, oltre che nelle sue interpretazioni e nei suoi lavori da regista.

L’attore californiano interpreta poi il cowboy Sonny Steele, che non sopporta maltrattamenti e sfruttamento dei cavalli, recitando di nuovo per Pollack, ne Il cavaliere elettrico (‘79). Qui, ritrova la collega Jane Fonda. È il direttore di un penitenziario che si finge detenuto per verificare le condizioni del suo carcere in Brubaker di Stuart Rosemberg (’80), e il giocatore di baseball Roy Hobbs ne Il migliore di Barry Levinson (’84). Ma la pellicola più riuscita cui partecipa in questi anni è senza dubbio La mia Africa (’85), ennesimo capitolo del sodalizio con Pollack, che ora lo sceglie per stare accanto a una volitiva Meryl Streep, nei panni di Karen Blixen. Il film è infatti tratto dall’omonimo libro della baronessa danese, che nei primi decenni del ‘900 acquistò, e diresse da sola, una piantagione di caffè in Kenia, eleggendo l’Africa a sua terra d’adozione. Piglio da imprenditrice, indipendenza, filantropia, coraggio le doti principali di questa donna, interpretata magistralmente da una magnifica Meryl Streep. Una donna insoddisfatta della vita, pure agiata, che il marito barone le fa condurre, insoddisfatta di un matrimonio contratto per convenienza, che ha il coraggio di lasciarsi alle spalle tutto, dapprima acquistando la piantagione dove si trasferirà, poi divorziando dal marito, sempre più lontano. Coraggiosa anche nel cercare in questa nuova vita, un nuovo amore, che troverà appunto in Denys/Redford. Altra relazione tumultuosa, non la prima nella carriera di Redford attore, perché i due caratteri non collimano: possessiva lei, che attribuisce l’aggettivo “mio” a tutto ciò che ha intorno e vorrebbe farlo anche con le persone, ivi compreso ovviamente lo stesso Denys. Spirito libero lui, che non vuole rinunciare a un briciolo della sua indipendenza, nonostante l’amore per Karen. Grande successo di critica e pubblico e ancora una volta incetta di statuette (Oscar per Miglior Film, Regia, Sceneggiatura, tra gli altri), Nastro d’Argento e David di Donatello come Miglior Film straniero. Quest’ultimo riconoscimento va anche alla Streep come Miglior Attrice straniera. Nella vita privata, questo per l’attore è l’anno del divorzio da Lola Van Wagenen.

Ormai la fama di Redford è consolidata, ha avuto l’opportunità di farsi dirigere da grandi registi e lavorare al fianco dei più noti volti maschili e femminili di Hollywood. È per questo che, già all’inizio del decennio ’80, cerca gratificazioni anche in altre attività. È il 1980 quando passa dietro la macchina da presa, per dirigere Donald Sutherland, Mary Tyler Moore e Timothy Hutton in Gente comune. Si trova più che a suo agio Redford nella nuova veste di regista, ed è così abile che guadagna quell’Oscar mai ricevuto fin ora come attore. Da regista potrà dedicarsi ad esplorare le tematiche che più gli stanno a cuore: i rapporti familiari, in particolare quelli fra genitori e figli, l’amore per la natura e gli animali, ma anche la passione civile. Quest’esordio ottiene gli Oscar per il Miglior Film, la Miglior Regia e la Miglior Sceneggiatura.

Le capacità registiche di Redford saranno confermate negli anni a venire, specie nei ’90. I larghi paesaggi naturali del Montana faranno da sfondo alla storia di una famiglia americana nei primi trent’anni del secolo scorso, nel film In mezzo scorre il fiume (1992). Di buona fattura, si avvale di una trattazione classica della geografia dei sentimenti, non scevra da retorica. Due anni dopo dirige John Turturro in Quiz show, in cui riflette sul ruolo della tv nella società moderna. Nel ’98 torna al suo amore per la natura e gli animali dirigendo sé stesso e la quattordicenne Scarlett Johansson in L’uomo che sussurrava ai cavalli. Film sentimentale, in cui Redford tocca le corde più facilmente emotive dello spettatore, non rinunciando al suo stile classico, forse un po’ stucchevole, ma alla fine efficace. Ancora una volta, ambientato tra le verdi vallate del Montana. Qui il regista ritaglia per sé la parte del cowboy saggio e piuttosto solitario, che sembra quasi preferire gli animali agli uomini.

Negli anni ’90 e 2000, Redford continua a far film anche solo come attore, ma non di particolare rilievo, scegliendo di concentrarsi soprattutto sulla regia. Da molto, poi, ha creato una sua casa di produzione cinematografica, e si è dato al sostegno e alla formazione di giovani talenti artistici. Ha fondato, infatti, anche il Sundance Institute, nello Utah. Accanto a questo istituto, è nata quella che negli anni è diventata un’importante vetrina per nuove promesse del cinema: il Sundance Film Festival – oggi il maggior festival americano di cinema indipendente. Questo suo impegno nella promozione del cinema indipendente made in Usa è tra le motivazioni alla base dell’Oscar alla carriera, conferitogli nel 2002 dall’Academy hollywoodiana. Il Sundance Film Festival ha lanciato registi come Quentin Tarantino, Robert Rodriguez e Darren Aronofsky.

Tornando al lavoro dietro la macchina da presa, nel 2000 Redford dirige Will Smith e Matt Demon in La leggenda di Bugger Vance. Poi si prende una pausa, per tornare alla politica e all’attualità con Leoni per agnelli nel 2007. Cast stellare che vede, oltre a Redford stesso, Meryl Streep e Tom Cruise, per il ritorno all’impegno politico del regista californiano. Qui, il maturo Redford punta a suscitare dibattito, dubbi, domande, su quella che è forse la più grande questione politica di questi anni: la guerra in Medio Oriente come strumento di lotta al terrorismo. Nei tre episodi del film emerge la posizione nettamente antimilitarista di Redford e la volontà di smascherare la cattiva coscienza, l’ipocrisia e l’opportunismo di quella parte della società americana che sostiene le ragioni della guerra. Ma punta a scuotere anche chi, pur contrario, non fa abbastanza per opporvisi.

E torna ancora alla politica nel 2010 con The Conspirator, per raccontare la storia di una donna, arrestata con altri sette compagni dopo l’uccisione di Abramo Lincoln. Sono tutti accusati di aver tramato per uccidere il Presidente. La pellicola sarà nelle sale italiane dal prossimo 22 giugno. Ancora grandi questioni morali, politica, ma anche affetti e sentimenti, insomma gli ingredienti tipici della cinematografia di Redford, per questo atteso ritorno alla regia

Viaggio in Paradiso: recensione del film

Viaggio in Paradiso: recensione del film

Arriva il debutto di Adrian Grunberg – in passato assistente alla regia di Mel Gibson – al suo esordio dietro la macchina da presa con Viaggio in Paradiso, co-sceneggiato proprio assieme al grande attore che è coinvolto anche in veste di attore e produttore con la sua Icon Production.

Viaggio in Paradiso è un interessante viaggio in una delle prigioni più anarchiche d’America. Conosciuta come la peggior prigione di tutto lo stato del Messico, soprannominata “l’Università del crimine”, ovvero un incubo di violenza, corruzione e sovraffollamento. “El Pueblito” era una vera e propria società dietro le sbarre, dove i detenuti avevano il pieno controllo, dove la droga veniva apertamente venduta dall’interno e chiunque poteva entrare o uscire, a patto di pagare le guardie.

Viaggio in Paradiso, tra azione e divertimento

Viaggio in Paradiso racconta la storia di Driver che sta cercando di passare il confine messicano a bordo di un’auto piena di soldi sporchi quando viene arrestato dalla polizia. Sa bene che per lui si aprono le porte di un carcere da incubo dove imparerà a sopravvivere anche grazie all’inaspettato aiuto di un bambino di nove anni che nasconde un terrificante segreto.

Viaggio in Paradiso diretto da Grunberg è un vero action-movie con tratti di commedia nera che nonostante una partenza poco originale riesce a rimettersi incorsa e ad affrontare la narrazione con originalità e brutale crudezza. La sceneggiatura è ben scritta e riesce a sorprendere lo spettatore ripetutamente, aiutata da una regia solida e ben tracciata.

La visione di Grunberg gode d’immediatezza e trasporta con sorprendente facilità lo spettatore in quell’inferno di prigione, dove l’anarchia e la povertà si scontrano con le manie di protagonisti di criminali senza scrupoli. A farne le spese è il protagonista Driver, anti-eroe che dimostra di possedere altre qualità oltre a quelle di ladro, magistralmente interpretato da un Mel Gibson che sullo schermo non perde colpi. L’attore, nonostante abbia pagato un prezzo mediatico molto alto di seguito alla separazione dell’ultima moglie, non ha perso il suo talento e riesce ad essere credibile permettendo così la buona riuscita del film.

Quando indossa i panni di action-man, Gibson è indiscutibilmente bravo, e forse il mondo dello spettacolo hollywoodiano dovrebbe ricordarsi di più i suoi meriti artistici che non le sue disavventure personali. Dopotutto non si può negare che Mel abbia dato un grande contributo alla storia del cinema recente, sia da attore che da regista. Con questo film dimostra anche un buon fiuto da produttore. Ulteriore nota positiva da segnalare è la presenza nel cast di Peter Stormare e Dean Norris, volti noti ai fan dei serial Prison Break e Breaking Bad.

 

Viaggio allucinante: David Goyer scriverà la sceneggiatura del remake

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David Goyer, autore degli script di Batman Begins e de L’uomo d’acciaio, si occuperà, come riportato da The Hollywood Reporter, di scrivere la sceneggiatura del remake di Viaggio allucinante, pellicola di fantascienza del 1966 diretta da Richard Fleischer. Per il remake, che sarà prodotto da James Cameron, verrà utilizzata la medesima tecnologia 3D scelta dal regista per Avatar.

Il film sarà un fedele remake della pellicola di Fleischer, fatto salvo per i riferimenti alla Guerra Fredda. Uscito nel 1966, il film raccontava la storia di uno scienziato sovietico che scopriva il modo di rimpicciolire le persone per un breve periodo di cose. Un tentativo di assassinio lo manda in coma: un team americano viene miniaturizzato e ha solo un’ora di tempo per andare nel suo sangue e sbloccargli una massa coagulata nel cervello, prima di tornare in dimensioni normali.

Al momento non sappiamo chi dirigerà il film, né chi sarà il protagonista, nonostante tempo fa diversi rumor davano Will Smith e Hugh Jackman come possibili protagonisti. Vi terremo aggiornati.

Fonte

 

Viaggio al Polo Sud, recensione del documentario di Luc Jacquet

Viaggio al Polo Sud, recensione del documentario di Luc Jacquet

Luc Jacquet, l’esploratore e regista che ha vinto l’Oscar per La marcia dei Pinguini nel 2006, porta la sua macchina fotografica e il suo amore per il Polo Sud in un viaggio in un luogo dove bastano pochi passi per circumnavigare il globo. Un viaggio prima di tutto interiore che va a decifrare il fascino di Jaquet per un continente magnetico: l’Antartide. Con Viaggio al Polo Sud, nelle sale italiane dal 13 giugno con Movies Inspired, Luc Jaquet condivide con il pubblico la lunga strada verso l’Antartide; dalla Terra del Fuoco e da Capo Horn, ci mostra che raggiungere questa terra ostile richiede una grande forza di volontà e di sacrificio.

Viaggio al Polo Sud: il ritorno a casa di Luc Jaquet

Con Viaggio al Polo Sud, presentato alla scorsa edizione del Locarno Film Festival, Luc Jacquet torna nelle terre australi sotto forma di diario di viaggio introspettivo. Sin dalla sua prima visita, il continente bianco ha agito come una calamita per il regista, che non è riuscito a staccarsene una volta tornato dalla sua spedizione. Il viaggio dell’esploratore inizia in Patagonia, sulla punta delle Ande. Lì ritrova l’atmosfera e i suoni di un tempo: il sussurro delle ali dei condor sopra la sua testa, lo scricchiolio del ghiaccio al passaggio della barca. Il decennio trascorso lontano dall’Antartide rivela l’impronta dannosa dell’uomo sulla natura: dove un tempo c’era una foresta, ora la terra è arida e decimata.

In ogni momento, sente la presenza dei grandi esploratori che hanno compiuto il viaggio prima di lui, come Magellano e la sua squadra nel XVI secolo. A Capo Horn, il documentarista si imbatte nelle balene blu. La barca ha fatto il suo primo scalo su una terra vergine: il ghiacciaio Larsen, che un tempo si estendeva per chilometri, è praticamente scomparso. Arrivato nel cuore dell’Antartide, Luc Jacquet incontra i tanto attesi pinguini imperatore, che non vedeva da 10 anni. Con questo nuovo film sul continente australe, il documentarista non enfatizza più le sue percezioni fisiche, ma concentra la narrazione sulle sue sensazioni emotive. Guidato dalle sue emozioni, racconta in modo esoterico la nostalgia del viaggiatore che non smette di voler tornare in Antartide per vedere l’animale che lo ha reso un successo.

Come non rimanere affascinati dall’andatura goffa dei pinguini – Papua, Adélie o Imperatore? Questi abitanti non hanno altra verità da proclamare che la loro capacità di domare questi territori dove l’uomo rimane una presenza intermittente; da qui, la necessità di accettare ciò che la natura è disposta a dare loro.

Jaquet si racconta viaggiando

Viaggio al Polo Sud di Luc Jacquet è un lungometraggio molto personale, raccontato con le parole e la voce del regista, che lo dirige in prima persona. Esattamente trent’anni dopo aver messo piede per la prima volta in Antartide, l’uomo che ha ottenuto un enorme successo e ha vinto l’Oscar per il miglior documentario nel 2006 con La marcia dei pinguini torna a cercare di spiegare la sua dipendenza emotiva dal continente magnetico.

Così, Jaquet torna a viaggiare nelle profondità del Polo Sud, in questi spazi superbi, tanto temibili quanto fragili, dove solo le specie animali abituate al freddo estremo riescono a sopravvivere. Il viaggiatore accompagna il suo racconto in barca e poi in slitta con una pagina di letteratura accurata, dove le parole si fondono con i paesaggi sontuosi. Questo viaggio interiore nel cuore di una natura inaridita è come un ritorno all’infanzia e una riconciliazione con i demoni che rodono il regista.

Viaggio al Polo Sud (Antarctica Calling)
©Paprika Films – Luc Jacquet

Pensieri da un diario di bordo ghiacciato

Quello di Viaggio al Polo Sud è un viaggio a senso unico attraverso le sue emozioni, girato in un bianco e nero artistico e talvolta astratto, scelta che permette alla natura di respirare e al suo silenzio di farsi sentire. Luc Jacquet segue i suoi desideri piuttosto che un copione stabilito: nessuna erudizione o grandi discorsi in quest’ora e venti minuti in terra incognita, ma le parole di un uomo che riesce a condividere la sua passione e i suoi pensieri sullo stato del pianeta.

A stretto contatto con la fauna dei ghiacci, Luc Jacquet si meraviglia della tenerezza dei pinguini e della nascita di una giovane foca leopardo. Viaggio al Polo Sud è un’esperienza orale e intima che richiede una certa sensibilità e che potrebbe tenere a distanza chi desidera lasciarsi incantare in silenzio dalla poesia delle immagini. Un male minore che non toglie nulla alla grazia di questo continente magnetico e al messaggio ecologico di Luc Jacquet.

Viaggio al centro della Terra: dal cast al sequel, tutte le curiosità sul film

I racconti d’avventura in luoghi inesplorati o appartenenti al mito hanno sempre avuto un grande fascino tanto in letteratura quanto al cinema. Sin dalle origini della settima arte, infatti, si è tentato di usare tale mezzo per portare lo spettatore in ambienti impossibili, e tra tutti il regista George Méliès è stato di certo il più celebre a far ciò, con i risultati più sorprendenti. A cento anni dai suoi film, la volontà di dar vita a questo tipo di avventure non è venuto meno, ma anzi si è nuovamente manifestato in un titolo come Viaggio al centro della Terra, diretto da e interpretato da Brendan Fraser.

Liberamente ispirato al romanzo Viaggio al centro della Terra di Jules Verne, il film è in realtà ambientato nel XXI secolo, mentre il romanzo di Verne si svolgeva invece nel XIX secolo. Già in precedenza quest’opera di Verne aveva ispirato alcuni lungometraggi per il cinema, il più celebre dei quali è quello del 1959. Con questo nuovo film si cercò però di ridare nuova linfa al racconto, sfruttando anche le nuove possibilità offerte dalla tecnologia 3D, che ha permesso di dar vita ad un’avventura ancor più immersiva.

Per gli appassionati di questo genere di film, si tratta dunque di un titolo da non perdere, contenente tutti gli elementi più apprezzati del genere d’avventura. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Viaggio al centro della Terra. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Viaggio al centro della Terra film
Brendan Fraser, Josh Hutcherson e Aníta Briem in Viaggio al centro della Terra © 2008 New Line Productions, Inc. and Walden Media, LLC. All Rights Reserved.

La trama di Viaggio al centro della Terra

Protagonista del film è il vulcanologo Trevor Anderson, il cui laboratorio al college di Boston rischia di chiudere in assenza di scoperte interessanti. Ad interrompere bruscamente le frustranti giornate dello scienziato è suo nipote Sean, che si trasferisce da lui per alcuni giorni. I due, impacciati, cercano di combattere la noia rovistando in una vecchia scatola appartenuta a Max, fratello di Trevor e padre di Sean, anch’egli ricercatore scientifico. Trovano così una copia del romanzo di Verne, che Max, prima di partire per una spedizione in Islanda che gli era stata fatale, aveva riempito di appunti.

Seguendo gli indizi del libro, che descrive minuziosamente il mondo sotterraneo, i due decidono di raggiungere l’isola e portare avanti la ricerca. Inizia così un’avventura straordinaria, in cui ad accompagnare i protagonisti è Hannah, un’affascinante guida di montagna che li aiuta ad estrarre l’ultimo sensore sismico piazzato da Max sulla cima di un vulcano. Per una serie di peripezie e sfortunati eventi, i tre si ritrovano catapultati negli inferi della Terra, tra paesaggi mai visti e creature irreali. Ma lo stupore lascia il posto alla paura quando i tre si accorgono che non sembra esserci via di uscita.

Il cast di attori e le location del film

Come anticipato, nel film si ritrova Brendan Fraser, già celebre per la trilogia di La mummia e qui alle prese con un nuovo franchise d’avventura. Il suo ruolo è ovviamente quello del vulcanologo Trevor Anderson. Nel ruolo di suo nipote Sean, invece, vi è Josh Hutcherson, mentre Anita Briem interpreta Hannah Asgeirsson. Jean Michel Paré interpreta Max Anderson, mentre Jane Wheeler è Elizabeth Anderson, rispettivamente padre e madre di Sean. Completano il cast Seth Meyers nel ruolo del professor Alan Kitzens e Giancarlo Caltabiano in quello di Leonard.

Per quanto riguarda le riprese, queste non si sono svolte in luoghi reali – tranne alcune per scene – bensì in studio, dove ambienti e creature sono state realizzate tramite computer graphics. Tale aspetto del film è stato realizzato dalla società canadese Meteor Studios, che ha dichiarato bancarotta subito dopo aver terminato la lavorazione di Viaggio al centro della Terra, lasciando i suoi dipendenti e freelance senza stipendio, dopo aver posticipato gli stipendi di tre mesi. Dopo una causa legale e l’intervento diretto di Brendan Fraser, l’ex personale Meteor si è accordato per il 70% di quanto dovuto.

Brendan Fraser, Josh Hutcherson e Aníta Briem in Viaggio al centro della Terra
Brendan Fraser, Josh Hutcherson e Aníta Briem in Viaggio al centro della Terra © 2008 New Line Productions, Inc. and Walden Media, LLC. All Rights Reserved.

Il sequel del film con Dwayne “The Rock” Johnson

Con Viaggio al centro della Terra l’intenzione era quella di dar vita ad un nuovo franchise cinematografico basato sui romanzi di Jules Verne. L’ultima scena del film pone infatti le basi per un potenziale seguito alla ricerca della città perduta di Atlantide. Tuttavia, nel 2009, venne annunciata la realizzazione di un seguito ispirato parzialmente a L’isola misteriosa. Intitolato Viaggio nell’isola misteriosa, questo film vede però subentrare accanto a Josh Hutcherson  nel ruolo di Sean l’attore Dwayne Johnson, che interpreta il ruolo del nuovo compagno della madre del ragazzo.

Nell’agosto del 2014 venne poi annunciata la produzione di un terzo capitolo della serie, tratto dal libro di Verne Dalla Terra alla Luna (a cui infatti fa riferimento l’ultima scena di Viaggio nell’isola misteriosa), progetto però in seguito abbandonato a causa di complicazioni creative, quali difficoltà nella scrittura della sceneggiatura e i tanti impegni di Dwayne Johnson. Ad oggi, sono però ancora tanti i fan a sperare di poter vedere un terzo film, specialmente considerando che questo potrebbe riunire sul grande schermo Johnson e Brendan Fraser, già incrociatisi al tempo di La mummia – Il ritorno e ridimostratisi affetto in occasione della vittoria agli Oscar di Fraser.

Il trailer di Viaggio al centro della Terra e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Viaggio al centro della Terra grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes, Prime Video, Tim Vision e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 20 novembre alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Viaggio a Tokyo recensione del film di Yasujiro Ozu

Viaggio a Tokyo recensione del film di Yasujiro Ozu

Viaggio a Tokyo – Shūkichi (Ryū Chishū) e Tomi (Higashiyama Chieko) lasciano la campagna di Onomichi per far visita ai figli a Tokyo. Arrivati nella grande metropoli, vengono accolti tiepidamente dai figli che, a fatica, sopportano la loro presenza.

Con un pretesto li mandano in una località turistica a passare il fine settimana. Solo la nuora Noriko, vedova da otto anni, li tratta con benevolenza e gentilezza. Alla fine saranno costretti a intraprendere il viaggio di ritorno verso casa.

Era il 3 novembre 1953 quando Viaggio a Tokyo usciva per la prima volta nei cinema giapponesi. Il 2015 è l’anno che riporta alla luce questa e altre cinque opere del geniale regista Ozu Yasujiro.

Restaurate e digitalizzate dalla major nipponica Shochiku, arrivano in Italia grazie alla Tucker Film. Un autore epocale, riportato nei cinema italiani a distanza di mezzo secolo perché, come disse Wim Wenders “mai prima di lui e mai dopo di lui il cinema è stato così prossimo alla sua essenza e al suo scopo ultimo”.

Viaggio a Tokyo recensione del film di Yasujiro Ozu

Un soggetto all’apparenza banale, uno stile essenziale. Sulla scia dei film del cosiddetto genere shomingeki, dedicato alla rappresentazione realistica e quotidiana delle classi popolari, allora specialità della Shochiku, proprio per questo convinta alla produzione del film.

Esaltata dalla capacità registica di Ozu, proprio l’essenzialità dell’opera ne fa una delle cose più vere e commoventi mai portate sullo schermo cinematografico.

Viaggio a Tokyo è vita vera, perciò così capace di toccare quei frammenti di esistenza che ognuno porta addosso. Così abile nel trasportare lo spettatore accanto ai visi bonari dei due anziani protagonisti, grazie all’utilizzo di camera fatto da Ozu, che la pone centralmente e in basso, proprio lì dove i personaggi usano riunirsi, inginocchiati l’uno di fronte all’altro.

Una storia familiare, che racconta l’incomunicabilità tra genitori e figli, sempre più acuita dal cambiamento dei giovani che crescono, dallo scorrere del tempo, che i long-take rappresentano così nitidamente sullo schermo.

Viaggio a TokyoViaggio a Tokyo è, a tutti gli effetti, la rappresentazione del Giappone del dopoguerra. Le nuove generazioni così poco attente ai genitori e alle tradizioni, trasformate dal trasferimento dalla campagna alla metropoli.

Un passaggio dalla semplicità alla corsa allo sviluppo, dall’umanità alla disumanizzazione dei rapporti, tipica della realtà urbana.

Il viaggio è il modo degli anziani Shūkichi e Tomi di tirare le somme della propria esistenza, di osservare il distacco dei figli, senza mai dare giudizi di valore. La gentilezza della figlia più giovane, Kyōko, e della nuora Noriko sono le ultime tracce di umanità che il nuovo Giappone sembra aver preservato.

Viaggio a Tokyo è il canto della solitudine, dello scorrere del tempo, della vita e della morte. Ozu, nonostante il toccante finale, non trasforma il film in un dramma, ma in un delicato racconto con venature da commedia. Il nuovo Giappone non ha più tempo per le tradizioni, è frenetico, disumano, egoista. Eppure esistono ancora anime candide come quelle di Kyōko e Noriko. Il mutamento è la chiave. Il tempo scorre e le persone, come la società, cambiano inesorabilmente, nel bene o nel male.

Viaggi nel tempo, 10 dettagli che i film sbagliano sempre

Viaggi nel tempo, 10 dettagli che i film sbagliano sempre

Sebbene sia una delle idee più popolari della fantascienza, i film sbagliano molti dettagli sui viaggi nel tempo. Non è mai esistito un esempio reale di viaggio nel tempo, almeno non uno che sia stato confermato all’unanimità dalla comunità fisica internazionale. Ci sono film sui viaggi nel tempo che hanno effettivamente senso da un punto di vista scientifico, ma sono molto più numerosi quelli che non ne hanno. I film che riescono a far funzionare bene questo tipo di espediente aprono la strada al pubblico per una migliore comprensione della scienza complessa, ma per il pubblico che vuole capire meglio il tropo più popolare della fantascienza, vale allora la pena di vedere cosa sbagliano sempre la maggior parte dei film.

La separazione di spazio e tempo

I film sui viaggi nel tempo non sempre tengono conto della relazione tra tempo e spazio. Tuttavia, la maggior parte degli scienziati concorda con la teoria della relatività di Albert Einstein, uno dei cui principi fondamentali è che lo spaziotempo esiste come variabile inseparabile. Ad esempio, poiché la macchina del tempo di Doc Brown in Ritorno al futuro ha solo le coordinate temporali, Marty non sarebbe stato trasportato nello stesso luogo in cui la DeLorean ha funzionato per la prima volta. Marty sarebbe invece finito nel vuoto dello spazio, poiché la Terra si sarebbe trovata in una posizione completamente diversa della galassia, decenni dopo.

Come le macchine del tempo possono potenzialmente funzionare

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In genere i fisici prendono sul serio solo due metodi teorici di viaggio nel tempo: il viaggio più veloce della luce (FTL) e l’utilizzo di wormhole o buchi neri. Tuttavia, questo aspetto è spesso ignorato dalla maggior parte delle macchine del tempo cinematografiche, il cui funzionamento interno è generalmente lasciato all’immaginazione degli spettatori. Ciò risale al romanzo di H.G. Wells del 1895 La macchina del tempo, accreditato per aver reso popolare l’idea di una macchina che può permettere a una persona di tornare volontariamente indietro o avanti nel tempo.

I wormhole/buchi neri come portali verso dimensioni diverse

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In Interstellar, Cooper attraversa un buco nero e raggiunge uno strano luogo in cui il tempo è rappresentato da stanze compartimentate. Nel frattempo, Event Horizon immagina come l’attraversamento di un wormhole possa non solo portare all’inferno, ma anche causare echi casuali del passato. In teoria, tuttavia, se i wormhole esistono – e se è possibile viaggiare nello spazio attraverso i buchi neri – è probabile che portino a un altro punto definito dello spaziotempo. Detto questo, anche se il modo in cui funzionano i buchi neri e i wormhole è una delle cose che i film sbagliano sempre sui viaggi nel tempo, l’elemento di fantasia delle diverse dimensioni è un ottimo elemento cinematografico.

I loop temporali diventano scientificamente plausibili

Edge of Tomorrow, Looper, 12 Monkeys, Source Code e Groundhog Day sono solo alcuni dei film che presentano i loop temporali nelle loro trame. La popolarità dei loop temporali ne fa una delle cose più comuni che i film sbagliano sui viaggi nel tempo. Come spiega Stephen Hawking nella sua teoria delle congetture sulla protezione cronologica, “le leggi della fisica non consentono la comparsa di curve temporali chiuse“. Il discorso del loop temporale è più una svolta narrativa del classico viaggio nel tempo che una vera e propria teoria scientifica. Forse sono più implausibili del viaggio nel tempo stesso, ma i loop temporali rimangono efficaci espedienti narrativi.

L’iperguida non tiene conto della dilatazione temporale

snowspeeder in star wars

Basata su motori a curvatura teorici, l’iperguida nei film di Star Wars spiega perché il viaggio FTL è possibile nella galassia. Tuttavia, nessuno dei film di Star Wars ha mai spiegato come questo possa portare al viaggio nel tempo o alla dilatazione temporale. Da un lato, dato che questi film non prevedono viaggi nel tempo, è possibile che l’FTL non provochi distorsioni temporali. Inoltre, dato che la fisica in Star Wars sembra funzionare come nel mondo reale, l’FTL dovrebbe almeno causare dilatazioni temporali degne di nota.

L’esistenza dei tachioni

trailer

I film di Star Trek collegano quasi sempre gli eventi di viaggio nel tempo all’esistenza dei tachioni, che nel mondo reale sono particelle teoriche che esistono solo a velocità FTL e sono quindi potenzialmente in grado di viaggiare nel tempo. Anche il film Land of the Lost prevede un “amplificatore di tachioni” che trasporta l’utente in un punto apparentemente diverso dello spazio e del tempo. Sebbene sia divertente immaginare l’esistenza di tali particelle, i tachioni provengono esclusivamente dall’immaginazione del fisico e autore di divulgazione scientifica Gerald Feinberg. Inoltre, non sono stati condotti esperimenti in grado di dimostrare l’esistenza dei tachioni nel mondo reale.

I viaggi nel tempo non esistono ancora

 

Tecnicamente parlando, viaggiare nel tempo a velocità inusuali avviene già. Gli astronauti e i satelliti in orbita viaggiano già nel tempo millisecondi più lentamente delle persone sulla Terra, perché si muovono a velocità molto più elevate. Un altro esempio è il modo in cui guardare le stelle attraverso i telescopi è tecnicamente un modo di guardare indietro nel tempo: il risultato è che la luce impiega il suo tempo per viaggiare attraverso le grandi distanze tra i corpi celesti. Anche nei film di fantascienza che affrontano correttamente il tema del viaggio nel tempo, è molto raro che vengano affrontate queste nozioni scientifiche di base relative al tempo spaziale, anche se potrebbero aiutare in modo significativo gli spettatori a capire come sia possibile viaggiare nel tempo.

Un paradosso temporale distruggerebbe l’universo

Avengers Endgame Scott Cassie Lang MCU

Da The Flash e Ritorno al futuro ad Avengers: Endgame, gli scienziati dei film che infrangono le regole del viaggio nel tempo hanno messo in guardia gli aspiranti viaggiatori dagli infiniti pericoli che si corrono modificando il continuum spazio-temporale, il cui apice è la distruzione dell’universo stesso. Come nel caso dei loop temporali o di qualsiasi altro paradosso che comporti una distorsione temporale, non esiste una vera e propria teoria, nemmeno nella fisica quantistica, che indichi che i paradossi causino effetti così apocalittici. I paradossi temporali e i loro effetti devastanti sono più che altro esperimenti di pensiero creativo, non concetti supportati dalla scienza.

Viaggi ad alta velocità che coinvolgono un diverso piano fisico di realtà

Regno Quantico

La maggior parte delle versioni del viaggio FTL prevede un regno in cui il tempo è un po’ strano, come l’iperspazio di Star Wars, la rete miceliale di Star Trek o il Regno Quantico del MCU. La “strada” del viaggio nel tempo si trasforma in un altro piano fisico di esistenza. Tuttavia, questo suggerisce che il viaggio nel tempo è possibile solo in una dimensione diversa con regole fisiche diverse, anche se questi film hanno apparentemente una fisica simile a quella del mondo reale. Sebbene il viaggio alla velocità della luce possa teoricamente trasportare qualcuno all’indietro nello spaziotempo, non ci sono teorie che sostengano come il viaggio FTL possa in qualche modo portare a una realtà diversa al di fuori dell’universo conosciuto.

Persone inspiegabilmente sopravvissute a velocità FTL

Contact trama viaggi nel tempo

Persino film acclamati dalla critica come Interstellar e Contact non riescono a spiegare come le persone che viaggiano in FTL – oltre 670.000.000 di miglia all’ora – sopravvivano all’accelerazione. Mentre il viaggio nel tempo attraverso l’FTL è teoricamente possibile, ciò che è impossibile è che gli esseri umani sopravvivano inspiegabilmente alle forze causate dall’accelerazione a velocità in pochi secondi. I moderni aerei a reazione, che accelerano a oltre 4.000 miglia orarie in meno di un minuto, sottopongono i piloti di caccia a importanti addestramenti attraverso tute specializzate.

ViaEmiliaDocFest: Voci e colori dell’Africa in Les Fleurs A’ la fenetre di Giovanni Princigalli!

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Intervista esclusiva a Giovanni Princigalli regista di Les fleurs à la fenetre in concorso al primo festival italiano online del cinema documentario, visibile su www.viaemiliadocfest.tv Con Les fleurs à la fenetre Giovanni Princigalli, documentarista pugliese ma residente a Montereal da diversi anni,

Via libera al Lego su grande schermo

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Tanta carne al fuoco Phil Lord e Chris Miller, registi del remake cinematografico della serie 21 Jump Street: i due stanno già lavorando sull’adamento del romanzo Carter beats the devil; tuttavia, nella loro agenda di impegni è entrato un progetto ben più ambizioso e per certi versi folle: una pellicola che dovrebbe portare sul grande schermo i celebri mattoncini della Lego.

I due ne hanno parlato in una recente intervista: Lord ha affermato che la fonte d’ispirazione per il progetto è arrivata dai tanti video in stop motion che affollano la rete realizzati coi Lego che riproducono scene di film o celebri video musicali; l’idea è stata: perché non provare a fare qualcosa del genere, ma al cinema e con milioni di dollari a disposizione? Chris Miller ha aggiunto che nel progetto verrà coinvolto anche il popolo degli appassionati. Il film sarà realizzato per lo più in CGI: realizzarlo in stop – motion utilizzando ogni volta veri mattoncini, avrebbe richiesto miliardi di dollari… Tuttavia, potrebbero essere comunque presenti sequenze in stop motion, e comunque l’effetto finale sarà molto vicino a  all’aspetto dei veri mattoncini. L’uscita del film, ancora senza titolo,  è prevista nel 2014.

Fonte: Empire

Via dalla pazza folla: Thomas Vinterberg dirige Mulligan e Schoenaerts

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Thomas Vinterberg dirige Carey Mulligan e Matthias Schoenarts in Via dalla pazza folla, tratto dall’opera di Thomas Hardy. Se ne parlava da tempo e arriva l’annuncio ufficiale: oggi sono cominciate le riprese di Via dalla pazza folla, il nuovo film diretto da Thomas Vinterberg tratto dal celebre romanzo di Thomas Hardy.

L’acclamato regista de Il Sospetto (Palma d’oro a Mads Mikkelsen a Cannes 2012) dirige un ricco cast che vede Carey Mulligan (Il Grande Gatsby, Drive) nei panni della protagonista. Il cast maschile include invece Matthias Schoenaerts (Un sapore di ruggine e ossa, Blood Ties), Michael Scheen (Midnight in Paris, Frost/Nixon) e Tom Sturridge (On the Road). Completa il cast Juno Temple (Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno).

La sceneggiatura del film è stata scritta da David Nicholls (One Day). Le riprese si svolgeranno a Londra e nel Dorset, Oxfordshire e Buckinghamshire.

A proposito della pellicola, Vinterberg ha dichiarato: “Sono felicissimo di lavorare con DNA, Fox Searchlight e un cast e una crew talentuosi in Via dalla pazza folla. Per me è un privilegio portare sul grande schermo un’opera straordinaria della letteratura inglese“.

Via dalla pazza folla racconta la storia di Bathsheba Everdene (Mulligan), una donna bellissima, testarda e indipendente corteggiata da tre uomini: Gabriel Oak (Schoenaerts), un giovane pastore, Frank Troy (Sturridge), un affascinante sergente, e William Boldwood (Sheen), un proprietario terriero.

Nella troupe tecnica del film, troviamo Charlotte Bruss Christensen (Il Sospetto) alla fotografia, lo scenografo Kave Quinn (The Woman in Black) e la costumista Janet Patterson (Lezioni di Piano, Bright Star).

Fonte: CS

Via dalla pazza folla: prime foto ufficiali

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Via dalla pazza folla: prime foto ufficiali

Ecco le prime foto ufficiali di Via dalla pazza folla, il nuovo film di Thomas Vinterberg con Carey Mulligan e Matthias Schoenarts tratto dal romanzo di Thomas Hardy.

Qualche settimana fa, vi abbiamo annunciato l’inizio delle riprese di Via dalla pazza folla diretto da Thomas Vinterberg (Il Sospetto). Mentre continuano le riprese del film, Empire ha pubblicato le prime foto ufficiali della pellicola tratta dal romanzo di Thomas Hardy. Le foto ci mostrano la protagonista Carey Mulligan e due dei suoi corteggiatori, ossia il pastore interpretato da Matthias Schoenaerts e l’ufficiale interpretato da Tom Sturridge.

Nel cast del film, anche Michael Sheen e Juno Temple.

Via dalla pazza folla racconta la storia di Bathsheba Everdene (Mulligan), una donna bellissima, testarda e indipendente corteggiata da tre uomini: Gabriel Oak (Schoenaerts), un giovane pastore, Frank Troy (Sturridge), un affascinante sergente, e William Boldwood (Sheen), un proprietario terriero.

Via dalla pazza folla: libro, trama e cast del film con Carey Mulligan

Il regista danese Thomas Vinterberg si è negli anni affermato come uno dei maggiori autori cinematografici europei attualmente in attività. Con gli ultimi suoi film, come Il sospetto, Kursk e Un altro giro, ha guadagnato sempre più onori fino ad essere attualmente nominato come miglior regista ai premi Oscar. Tra i suoi titoli più apprezzati si colloca anche Via dalla pazza folla, diretto nel 2015 e basato sull’omonimo romanzo dello scrittore britannico Thomas Hardy. Da qui prende dunque un dramma in costume, all’interno del quale si ritrovano però sentimenti e tematiche universali, che ancora oggi riescono a raccontare l’essere umano e i suoi tormenti.

Il film, scritto da David Nicholls, è il quarto adattamento cinematografico del romanzo. Vinterberg ha però apportato il suo personale tocco alla vicenda, rielaborando alcune scene e aggiungendone di nuove che permettono di approfondire determinate tematiche. Per lui si è trattato inoltre del secondo film in lingua inglese dopo Dear Wendy, del 2005. Al momento della sua uscita, Via dalla pazza folla si è poi affermato come un nuovo successo per il danese. Non solo il film ha riscontrato buoni incassi in tutto il mondo, ma ha anche ricevuto grandi lodi da parte della critica, che lo indica come il miglior adattamento del romanzo.

Sono infatti tanti gli elementi che impreziosiscono il film, dalla regia di Vinterberg al cast di grandi attori, dalle ricostruzioni storiche agli struggenti e appassionanti temi. Per tutti gli amanti del genere, si tratta di un’opera decisamente imperdibile. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Via dalla pazza folla: la trama del film

La vicenda si svolge in Inghilterra, in piena epoca vittoriana. Protagonista del film è la giovane orfana Bathsheba Everdene, la quale si trova ad ereditare la fattoria del defunto zio. Rimboccandosi le maniche, la giovane non si perde d’animo e riesce a sfruttare quell’occasione per diventare economicamente indipendente. Così facendo, però, attira su di sé le attenzioni di tre pretendenti, i quali da subito manifestano il grande desiderio di sposarla. Il primo di questi è Gabriel Oak, il quale dopo essere caduto in rovina svolge ora alcuni impieghi proprio presso i possedimenti di Bathsheba.

Il secondo corteggiatore è invece William Boldwood, ricco scapolo i cui possedimenti confinano con quelli della protagonista. Entrambi gli uomini si propongono alla giovane, che però rifiuta poiché non si sente adatta per il matrimonio, a causa del suo carattere dirompente. L’unico che riesce però a convincerla a dar vita ad un matrimonio è l’attraente soldato Frank Troy. Ben presto, però, la donna si troverà a dover fare i conti con aspetti del neo marito che non immaginava. Ciò la porterà a riconsiderare l’amore che credeva di provare, e a confonderle ancor di più le idee vi sarà la presenza continua di Oak e Boldwood.

Via dalla pazza folla cast

Via dalla pazza folla: il cast del film

Per scegliere l’attrice giusta per il ruolo di Bathsheba Everdene sono bastate a Vinterberg dieci pagine di sceneggiatura. Dopo aver letto queste, infatti, si rese conto che l’unica interprete in grado di dar vita alla sensibilità della protagonista sarebbe stata Carey Mulligan. Attratta dalla forza del personaggio, questa si disse da subito disponibile a partecipare al progetto. La sua interpretazione è stata poi particolarmente apprezzata e giudicata come la migliore tra quelle dei vari adattamenti del romanzo. Accanto a lei, nei panni del pretendente William Boldwood vi è invece il noto attore Michael Sheen, mentre il soldato Frank Troy ha il volto di Tom Sturridge.

Per il personaggio di Gabriel Oak, da Vinterberg giudicato importantissimo, si ricercò a lungo il giusto interprete. Fu soltanto dopo che la Mulligan vide Matthias Schoenaerts recitare in Un sapore di ruggine e ossa che espresse il desiderio di recitare con lui. Vinterberg incontrò così l’attore belga, rimanendo impressionato dalla sua sincerità e dalla sua conoscenza del personaggio. Infine, sono presenti anche le attrici Juno Temple nei panni di Fanny Robin e Jessica Barden in quelli di Liddy. Tutto il cast, inoltre, si è sottoposto a diverse attività per apprendere la vita da fattoria. Schoenaerts, in particolare, ha imparato quanto c’era da sapere sulle pecore, dal come tosarle a come lavarle.

Via dalla pazza folla: il finale, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Nell’approcciarsi all’adattamento del romanzo, Vinterberg era inizialmente intenzionato a cambiare il finale del racconto. Come da lui dichiarato, il suo desiderio era di far salire Oak sulla nave che lo avrebbe portato in America, separandolo dunque irreparabilmente da Bathsheba. I produttori si opposero però a questo cambiamento, e il regista comprese di non poter stravolgere fino a quel punto il racconto. Ha tuttavia reso il finale molto più complesso, facendo sì che entrambi i personaggi si guadagnassero il loro ricongiungimento, comprendendo l’importanza della devozione che provavano l’un l’altro. Attraverso la conclusione realizzata, Vinterberg ha così potuto mostrare come essere indipendenti non significa non lasciarsi andare all’amore.

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Via dalla pazza folla è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 15 aprile alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb

Via dalla pazza folla primo trailer italiano

Via dalla pazza folla primo trailer italiano

via dalla pazza follaGuarda il primo trailer italiano di Via dalla pazza folla, l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Thomas Hardy.

La 20 Century Fox ha rilasciato il primo trailer italiano di Via dalla pazza folla (Far From The Madding Crowd), l’attesa pellicola diretta da Thomas Vinterberg (Il Sospetto) che racconta la storia di Bathsheba Everdene (Carey Mulligan), una donna forte e indipendente dell’Inghilterra vittoriana contesa da tre uomini: il pastore Gabriel Oak (Matthias Schoenaerts), il fittavolo William Boldwood (Michael Sheen) e il sergente Frank Troy (Tom Sturridge).

Ecco il trailer italiano, accompagnato dalle splendide note di “Let no man steal your thyme” cantata da Carey Mulligan e Michael Sheen.

Via dalla pazza folla uscirà in Italia il 17 settembre 2015. Il cast del film scritto da David Nicholls include anche Juno Temple e Jessica Barden.

Via dall’incubo: trama, cast e curiosità sul film con Jennifer Lopez

Nota come una delle celebrità più poliedriche del panorama statunitense, Jennifer Lopez è stata anche protagonista di film di vario genere e di buon successo. Tra questi si annoverano titoli come Le ragazza di Wall Street, Ricomincio da me, Il ragazzo della porta accanto e Shall We Dance?. Prima di tutti questi vi è però stato il thriller Via dall’incubo, diretto nel 2002 da Michael Apted, regista noto per film come La ragazza di Nashville, Occhi nelle tenebre e Le cronache di Narnia – Il viaggio del veliero. Scritto da Nicholas Kazan, il film in questione ha permesso alla Lopez di affermarsi come attrice drammatica e ricca di carisma.

Il film è l’adattamento cinematografico di Black and Blue, un romanzo scritto da Anna Quindlen nel 1998 e divenuto uno dei best seller assoluti del momento. All’interno di questo racconto si sviluppano una serie di temi ancora oggi particolarmente attuali. Il tutto ruota intorno ad una donna succube che decide di riprendere in mano la propria vita rispondendo ai soprusi del marito. Il film si concentra così sugli aspetti peggiori della figura maschile, comunque non generalizzata. Ne nasce un’opera che mira all’emancipazione e anche ancora oggi è in grado di insegnare molto a riguardo.

Forse un po’ dimenticato, si tratta di un titolo che meriterebbe di essere riportato in auge, anche alla luce della recente scomparsa del suo regista. Tra colpi di scena e tanta tensione, non mancherà di attrarre i fan del genere. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Via dall’incubo: la trama del film

Protagonista del film è Slim, una giovane cameriera in una tavola calda di Los Angeles. Proprio sul luogo di lavoro, la ragazza incontra un giorno il ricco e affascinante Mitch, dal quale rimane subito stregata. In breve i due intraprendono una relazione che li porta nel giro di breve a sposarsi e a dare alla luce una figlia Gracie. Gli spensierati anni che Slim ha passato insieme al marito vengono però irrimediabilmente macchiati dalla scoperta dei molteplici tradimenti di lui. Nel tentativo di riaffermare la propria dignità, Slim decide di chiedere il divorzio, andando però incontro ad una reazione inaspettata.

Mitch, infatti, si dimostra violento come non mai, arrivando a colpirla e a negarle quanto lei chiede. Dal suo punto di vista, Slim è di sua proprietà. Da quel momento la donna si ritrova a vivere un vero e proprio incubo. Nonostante il suo tentativo di fuga insieme alla figlia, verrà continuamente rintracciata da Mitch, ormai più folle che mai. Slim comprende allora che l’unico modo per uscire da quella situazione non è scappare, ma contrattaccare. Inizia così ad apprendere l’uso delle arti marziali, in attesa di scontrarsi nuovamente con il suo inseguitore.

Via dall'incubo cast

Via dall’incubo: il cast del film

Per il ruolo di Slim era inizialmente stata considerata l’attrice Sandra Bullock. Tuttavia, i produttori finirono con lo scegliere Jennifer Lopez. Il regista si disse piuttosto preoccupato di questa scelta, essendosi imbattuto in voci che descrivevano la cantante e attrice come una diva particolarmente autoritaria. Tali pettegolezzi si rivelarono però infondati nel momento in cui la Lopez si dimostrò completamente disponibile al dialogo e pronta a intraprendere anche azioni complesse per il suo personaggio. L’attrice, inoltre, si impegnò nell’imparare a praticare l’arte del krav maga. Tali allenamenti le permisero di sfoggiare poi una buona preparazione fisica nelle scene che richiedevano scontri fisici.

Nei panni della figlia Gracie vi è l’attrice Tessa Allen, qui al suo debutto cinematografico. Oggi la Allen è nota in particolare per le serie Providence e General Hospital. Billy Campbell, noto anche per i film Le avventure di Rocketeer e Dracula di Bram Stoker, interpreta qui il marito violento Mitch. Juliette Lewis, attrice affermatasi negli anni Novanta per i film Cape Fear e Assassini nati – Natural Born Killers, è invece presente nel ruolo di Ginny, migliore amica di Slim. Dan Futterman è Joe, ex ragazzo di Slim, mentre Fred Ward è il padre della protagonista. L’attrice Janet Carroll compare invece nel ruolo della madre di Mitch.

Via dall’incubo: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Via dall’incubo è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV e Chili. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 14 luglio alle ore 21:25 sul canale Nove.

Fonte: IMDb

Via Col Vento: recensione film di Victor Fleming

Via Col Vento: recensione film di Victor Fleming

Via Col Vento è un film del 1939 diretto dal grande Victor Fleming che vede protagonisti Vivien Leigh, Clark Gable, Olivia de Havilland, Leslie Howard, Hattie McDaniel.

La trama del film Via col vento

Sud degli Stati Uniti alla vigilia dello scoppio della Guerra di Secessione. Due ricche e felici famiglie della Georgia: gli O’Hara e i Wilkes. La figlia maggiore degli O’Hara ama Ashley Wilkes, che però vuole sposare Melania Hamilton. Durante il ricevimento per l’annuncio delle nozze, nella tenuta dei Wilkes, Rossella parla con Ashley e gli dichiara il suo amore, ma questi non intende cambiare idea sul suo matrimonio.

Intanto si prepara la guerra, in cui si fronteggeranno due opposte visioni: i nordisti, che vogliono un’America industriale libera dalla schiavitù, e i sudisti, come le due famiglie protagoniste, che sulla schiavitù basano la loro fortuna, facendo coltivare proprio agli schiavi neri i loro campi di cotone. Ashley sposa Melania e Rossella per ripicca accetta di sposare il fratello di lei Carlo. Entrambi gli uomini partono per la guerra, mentre un altro personaggio conosciuto da Rossella a casa dei Wilkes accumula fortune durante il conflitto: lo scaltro Rhett Butler.

Durante la guerra Carlo muore e Rossella, rimasta vedova, raggiunge Melania e la zia ad Atlanta. Melania aspetta un bambino da Ashley e partorisce proprio quando la guerra volge a sfavore dei sudisti e i nordisti assediano la città. Appena dopo il parto, perciò, le due donne, con l’aiuto di Rhett Butler, fuggono da Atlanta per tornare nella tenuta degli O’Hara, Tara. Rhett, prima di lasciarle e arruolarsi, dichiara il suo amore a Rossella, la quale però lo respinge, perché ama ancora Ashley. A Tara, tutto è cambiato: la famiglia di Rossella distrutta, la miseria, la terra incolta. Solo la schiava governante Mamy accoglie la padrona come un tempo. Rossella si fa coraggio e prendere le redini della proprietà, che con duro lavoro e fatica, assieme alle sorelle, riesce a rimettere in piedi, ma senza i fasti di un tempo.

A guerra finita, Ashley torna e resta a Tara con moglie e figlio, collaborando alla gestione della tenuta. Bisognosa di denaro per pagare le nuove tasse, Rossella non trova di meglio che “rubare” il fidanzato alla sorella Susele e sposarlo non solo per i soldi, ma anche per convincerlo ad aprire una segheria, che poi gestirà lei stessa e che farà la sua fortuna. La donna infatti è ossessionata dal desiderio di ricchezza e non si fa scrupolo di fare affari anche coi nordisti. Alla morte del secondo marito, Rossella si ritrova sola e accetta così finalmente la proposta di matrimonio di Rhett. I due hanno una figlia, Diletta. Ma Rossella non sembra essere una buona madre, inoltre Rhett, il cui amore è sincero, si accorge che lei non ha ancora dimenticato Ashley ed è sempre più infastidito dalla volubilità della donna. Quando Diletta muore in un incidente, i rapporti tra i due s’incrinano definitivamente. Solo dopo la morte di Melania, quando Ashley ammette di aver sempre amato solo sua moglie, Rossella si accorge di aver inseguito un’illusione e scopre che il suo unico sentimento reale è quello nei confronti di Rhett. Nonostante lui l’abbia lasciata, lei non si perde d’animo e si ripromette di tornare a casa, a Tara, e di riconquistarlo.

Via col vento, il film dei record

Via col vento recensioneVia col vento  è senza dubbio il film dei record:  è una delle più grandi produzioni della sua epoca, ad opera di David O. Selznick – che volle portare sullo schermo il romanzo omonimo di Margaret Mitchell – nonché il film che ha incassato di più in assoluto (è stato scalzato dalla vetta solo nel 2010 da Avatar) e la prima pellicola che spopolò in tutto il mondo.

Da record anche la durata di Via col vento: quasi quattro ore. O. Selznick chiamò a dirigerlo Victor Fleming, ma alla regia lavorarono anche George Cukor e Sam Wood. Il cast vanta una star come Clark Gable tra i protagonisti e Vivien Leigh, già attrice di teatro, che proprio con la sua complessa e intensa interpretazione di Rossella vinse il suo primo Oscar e raggiunse la fama internazionale. A renderlo di indubbio fascino sono poi i temi: da un lato la storia coinvolgente dell’eroina romantica, coraggiosa, bella e capricciosa che è Rossella.

Una ragazza e una donna che vive del suo amore ideale per un uomo, ma che al tempo stesso non si tira indietro di fronte alle difficoltà concrete della vita, che affronta con coraggio la guerra, la fatica, il duro lavoro, che con la sua indipendenza e spregiudicatezza, inusuali per l’epoca, dirige proficuamente un’azienda. Un’eroina anche cinica, egoista e ipocrita, che paga alla fine questa sua indole con la solitudine e l’abbandono. Personaggio sfaccettato di non facile catalogazione, cui Vivien Leigh sa dare corpo in maniera egregia, come farà spesso nella sua carriera trovandosi alle prese con ruoli complessi. Senza dimenticare, poi, il grande affresco storico creato dal regista e fortemente voluto dal produttore, il cui intento era quello di non relegare quest’elemento a mero sfondo.

durata di Via col vento

E dunque l’America lacerata dalla guerra di secessione, un paese ridotto alla fame e a un cumulo di macerie da una guerra civile. A questo proposito, è vero che Via col vento evoca spesso nostalgicamente il vecchio sud prebellico (e dunque anche schiavista) e i suoi valori, primo tra tutti il forte legame con la propria terra, più volte ribadito. Tuttavia, per contro assistiamo all’emergere sulla scena proprio degli schiavi che cessano di essere tali, e assumono un ruolo tutt’altro che secondario nella narrazione. Emblematico in proposito il personaggio di Mamy, che ha le fattezze, la vitalità e l’efficacia di Hattie McDaniel e che è stata tra i premiati con l’Oscar per la sua interpretazione.

Altro punto di forza di Via col vento è poi il bilanciamento tra le componenti: quella sentimentale e melodrammatica è certamente assai rilevante – legata al tema dell’amore, della guerra e delle sue conseguenze – ma accanto ad essa troviamo quella realistica e pragmatica e anche quella ironica e sarcastica, affidata principalmente alle pungenti battute di Rhett (Clark Gable), che svelano l’ipocrisia di Rossella, e guardano con disincanto al mondo. Tra queste, l’ultima da lui pronunciata è celeberrima: quel “Francamente, me ne infischio.” con cui lascia, forse per sempre, una Rossella disperata. Ma come suo costume, la protagonista non si perde d’animo, ribadendo la perseveranza e l’incrollabile determinazione che l’hanno sempre contraddistinta nell’altrettanto celeberrimo: “E troverò un modo per riconquistarlo. Dopotutto, domani è un altro giorno!”.

La pellicola resta perciò una delle più famose di tutti i tempi, nonché delle più premiate. Ha infatti al suo attivo ben nove statuette, tra cui: miglior film, regia, attrice protagonista Vivien Leigh, attrice non protagonista appunto la McDaniel, sceneggiatura, montaggio. In Italia, Via col vento arrivò solo nel 1948.

Via Col Vento: HBO Max ritira momentaneamente il film dal catalogo

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A meno di due settimane dal lancio, HBO Max ha rimosso Via Col Vento dalla sua offerta di streaming. È una mossa che sicuramente non passa inosservata, data la popolarità e lo status del film, il più alto incasso della storia del cinema con l’adeguamento dell’inflazione.

HBO Max ha diffuso un comunicato che dice:

Via Col Vento è un prodotto del suo tempo e raffigura alcuni dei pregiudizi etnici e razziali che, purtroppo, sono stati all’ordine del giorno nella società americana. Queste rappresentazioni razziste erano sbagliate allora e lo sono oggi, e abbiamo ritenuto che mantenere questo titolo senza una spiegazione e una denuncia di quelle rappresentazioni sarebbe irresponsabile.

Queste rappresentazioni sono certamente in contrasto con i valori di WarnerMedia, quindi quando restituiremo il film a HBO Max, tornerà con una discussione sul suo contesto storico e una denuncia di quelle stesse rappresentazioni, ma sarà presentato come è stato originariamente creato, perché altrimenti sarebbe lo stesso che affermare che questi pregiudizi non sono mai esistiti. Se vogliamo creare un futuro più giusto, equo e inclusivo, dobbiamo prima riconoscere e comprendere la nostra storia.

Lunedì, lo sceneggiatore e regista John Ridley (12 anni schiavo), vincitore del premio Oscar, ha chiesto la rimozione del film da HBO Max, dicendo “Non si tratta solo di “non essere all’altezza” per quanto riguarda la rappresentazione. È un film che glorifica il sud del periodo precedente alla guerra. È un film che, quando non ignora del tutto gli orrori della schiavitù, si sofferma su alcuni degli stereotipi più dolorosi delle persone di colore.”

In effetti, il film del 1939 non sta invecchiando bene in un’era di proteste contro la brutalità della polizia e l’ingiustizia razziale. L’epopea della Guerra Civile ambientata nel Sud degli Stati Uniti ritrae gli schiavi per lo più felici della loro sorte e fedeli ai loro proprietari fino alla fine. Riduce anche – se non elimina del tutto – gli orrori della schiavitù, romanticizzando la sofferenza della protagonista, Rossella O’Hara, interpretata da Vivien Leigh, prima, durante e dopo la guerra civile.

Continua Ridley: “È un film che romanticizza la Confederazione in un modo che continua a dare legittimità all’idea che il movimento secessionista fosse qualcosa di più, o meglio, più nobile di quello che era – una sanguinosa insurrezione per mantenere il “diritto” di possedere, vendere e comprare esseri umani.”

Via Col Vento ha vinto 8 Oscar competitivi, incluso il primo Oscar mai assegnato a una persona di colore. Quella statua è andata a Hattie McDaniel per il suo ruolo della fedele schiava domestica Mammie. È stato anche premiato come Miglior film; Miglior regista; Migliore attrice protagonista; Miglior sceneggiatura; Migliore fotografia, colore; Miglior montaggio cinematografico e Migliore direzione artistica. L’AFI ha classificato Gone With the Wind come il quarto miglior film mai realizzato nella sua lista dei 100 migliori film di tutti i tempi.

Fonte: Deadline

Via col vento: grandi attori celebrano le migliori battute – VIDEO

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Arriva da W Megazine un video con 29 attori che celebrano un classico intramontabile del cinema, Via col vento. Nel video star del cinema del calibro di Cate Blanchett, Bryan Cranston, Kristen Wiig, Samuel L. Jackson, Eddie Redmayne, Amy Schumer, Charlize Theron, rifanno Rossella O’Hara (Vivien Leigh) e Rhett Butler (Clarke Gable) nelle migliori frasi del film:

https://www.youtube.com/watch?v=uFW2bmReOq0

Via col vento: 10 cose che non sai sul film

Via col vento: 10 cose che non sai sul film

Se c’è un film iconico e che ha fatto la storia del cinema, quello è Via col vento. Ormai sono passati 80 anni dalla sua realizzazione, ma ad ogni proiezione non li dimostra mai, lasciando il pubblico sempre di stucco.

Di questo film non si ricorda solo la storia, tratta dall’omonimo libro di Margaret Mitchell, ma anche gli attori che ne hanno fatto parte e tutte le vicende nate dietro le quinte. Ecco, allora, dieci cose da sapere su Via col vento.

Via col vento film

via col vento

1. La prima scena ad essere girata è stata la fuga da Atlanta. Sebbene Via col vento inizi con la presentazione dei personaggi, le prime riprese in assoluto sono state dedicate alla scena della fuga da Atlanta. Per dare un insieme realistico del fuoco e delle fiamme che avvolgono Atlanta, si decise di bruciare molti set precedenti, tra cui quello di Il giardino di Allah (1936) e di King Kong (1933). Data l’unicità del momento, si decise di riprendere il più possibile su pellicola, realizzando quasi 2 ore di girato.

2. Max Steiner ha avuto solo tre mesi per comporre la colonna sonora. La colonna sonora è un elemento importantissimo e di gran sostegno per Via col vento. Tuttavia, per realizzarla, il Max Steiner ebbe solo tre mesi, considerato che il 1939 è stato un anno molto intenso per lui (solo per quell’anno compose musica per ben 12 film). Per poter rispettare le consegne, Steiner si mise a lavorare per venti ore al giorno filate, prendendo delle pillole di Benzedrine per poter stare sveglio. Con quasi tre ore di musica composta, la colonna sonora di Via col vento è una delle più lunghe mai realizzate.

3. Il film ha avuto diversi registi. David O. Selznick fu l’indiscusso produttore del film e, in un certo senso, anche un po’ regista. Pare, infatti, che il tycoon fosse solito ad invadere il set, ad obbligare registi, sceneggiatori e persino gli attori a fare le cose in una certa maniera (cioè alla sua). Sin dall’inizio, l’accordo era quello di avere alla regia del film George Cukor, con cui aveva realizzato tutta la pre-produzione, ma dopo tre settimane il regista venne licenziato da Selznick. Al suo posto, egli chiamo Victor Fleming, che arrivò ad avere un esaurimento nervoso perché di giorno era in cabina di regia, di notte montava Il mago di Oz e in tutto l’insieme Selznick si intrometteva. Presosi una vacanza da tutto, venne chiamato Sam Wood, anch’egli cacciato e sostituito dallo scenografo William Cameron Menzies, in attesa che Fleming tornasse.

Via col vento libro

4. Margaret Mitchell venne chiamata per dare critiche alla produzione. Lo stesso produttore David O. Selznick si mise ad implorare la scrittrice del romanzo, Margaret Mitchell, di poter dare qualche suggerimento in merito alla produzione del film, per evitare che, anche scenograficamente, non si discostasse troppo dall’ideale del libro. La stessa autrice, persona molto riservata e sulle sue, si mise a dare qualche consiglio in merito al design del modello di Tara, che però venne ignorata. Da quell’esperienza, decise di non collaborare più, rifiutando ogni commento su qualsiasi aspetto della produzione.

5. I personaggi del libro sono basati su conoscenti dell’autrice. Sembra che i personaggi appartenenti al libro di Via col vento siano stati basati su conoscenti di Margaret Mitchell. Nella fattispecie, Ashley Wilkes si basava su un cugino dell’autrice, tale John “Doc” Holliday, mentre Melania era basata su un terzo cugino e la cugina e amica intima di Doc, Mattie “Sister Melanie” Holliday.

6. Da Via col vento sono stati realizzati altri due libri. Quando nel 1936 uscì il libro di Via col vento, Margaret Mitchell divenne subito famosa insieme al suo romanzo, tanto da far precipitare David O. Selznick ad acquistarne subito i diritti, ma non solo. Infatti, da questo romanzo sono stati scritti Rossella nel 1991, da Alexandra Ripley, idealizzato come un possibile seguito – che ha avuto anche un adattamento televisivo con la miniserie del 1994 -, mentre, nel 2008, lo scrittore Donald McCaig ha scritto Il mondo di Rhett. Il ritorno di Via col vento, ovvero la storia narrata dal punto di vista di Rhett Butler.

Via col vento cast

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7. Vivien Leigh venne pagata meno di Clark Gable. Vivien Leigh è la colonna portante del film, un’attrice dal talento indiscutibile e dalla bellezza eterea e unica, come la Rossella del libro da cui il film è tratto. Nonostante fosse lei la protagonista e che abbia recitato più di tutti, lavorando per 125 giorni, ricevette uno stipendio di soli 25 mila dollari, mentre Clark Gable, pur lavorando 71 giorni, ne guadagnò 120 mila.

8. Olivia de Havilland ha visitato un ospedale. Per poter dare un tocco di realismo in più al personaggio di Melania Hamilton, Olivia de Havilland decise di andare a visitare un ospedale per capire qualcosa di più sulla maternità, dato che non aveva ancora avuto figli e avrebbe dovuto girare diverse scene, tra cui quella del parto.

9. Non tutti gli attori hanno amato i loro personaggi. Nonostante la notorietà e il gran successo del libro, non tutti gli attori di Via col vento hanno amato i loro personaggi, arrivando ad interpretarli anche solo per affari. Clark Gable, ad esempio, è stato indotto ad accettare il ruolo di Rhett Butler per poter divorziare dalla moglie e sposare Carole Lombard, mentre Rand Brooks – che ha interpretato il primo marito di Rossella, Carlo Hamilton – era un uomo d’affari e si era anche opposto dall’interpretare un personaggio da lui ritenuto schifoso. E, ancora, Leslie Howard si sentiva troppo vecchio per vestire i panni di Ashley Wilkes, lamentandosi del fatto che i suoi costumi lo facevano sentire come un “portiere fatato”, mentre la stessa Butterfly McQueen, che interpretava Prissy, non apprezzava lo stereotipo negativo del suo personaggio.

Via col vento frasi

Sono moltissime le frasi di Via col vento che sono rimaste nell’immaginario collettivo, tanto da essere ancora citate numerose volte sin dal 1939, anno di realizzazione del film. Eccone alcune:

  • Dopotutto, domani è un altro giorno. (Rossella O’Hara)
  • Francamente, me ne infischio. (Rhett Butler)
  • Quello che uomini dire e quello che uomini pensare essere due cose, e a me non parere che lui avere chiesto di sposarti. (Mami)
  • Trai la forza da questa terra, da Tara, Rossella. Tu ne sei parte ed essa è parte di te. (Rhett Butler)
  • Ne ho abbastanza di tutto. Cerco la pace. Vedrò se la vita può darmi ancora un po’ di serenità e di dolcezza.

Via col vento streaming

10. Via col vento si trova su diverse piattaforme streaming. Pur essendo un film del 1939, Via con vento è ancora oggi un film molto richiesto ed è possibile rivederlo, o approcciarsi per la prima volta ad esso, grazie alle piattaforme digitali di Rakuten Tv, Chili, Google Play, iTunes e TimVision.

Fonti: IMDb

Via Castellana Bandiera: recensione del film di Emma Dante

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Via Castellana Bandiera: recensione del film di Emma Dante

E’ una delle figure più note del nostro teatro e passando al cinema Emma Dante ha scavalcato la staccionata che la teneva relegata nelle tre pareti del palcoscenico. Via Castellana Bandiera, opera prima dell’attrice che dirige ed interpreta il film, offre una fotografia colorita e caratteristica di uno spaccato di vita italiana, quella vita che sembra sepolta sotto la polvere delle stradine di paese e che invece pullula di animosità e di fervente voglia di vivere.

Una famiglia palermitana è di ritorno dalla spiaggia, al volante c’è nonna Samira (Elena Cotta). Rosa (Emma Dante), palermitana di nascita è scappata dal suo paese, torna per accompagnare la compagna Clara (Alba Rohrwacher) ad un matrimonio. Le due automobili che trasportano un retaggio così diverso eppure accomunato dalle stesse radici isolane si trovano faccia a faccia in una stretta via, Via Castellana Bandiera appunto, e nessuna delle due donne al volante, Rosa da un lato e nonna Samira dall’altro, vuole cedere il passo. Da questo incrocio fortuito nasce una querelle che ci offre la possibilità di dare uno sguardo da vicino ad un mondo che sembrava essere sparito.

Via Castellana Bandiera, tra semplicità e grandi protagoniste

Via Castellana Bandiera è un film semplice, fatto da grandi protagoniste e straordinari comprimari, che permettono alla storia di strizzare l’occhio a quel neorealismo degli anni ’50 che ormai non c’è più. Una storia banale raccontata con un occhio che appare tutt’altro inesperto del racconto cinematografico e che pur non rientrando in quella perfezione tecnica che i puristi della macchina da presa apprezzano, riesce a puntare il suo sguardo esattamente dove deve essere, funzionando in ogni suo meccanismo.

Alba Rohrwacher non sembra (stranamente) a suo agio, mentre le due protagoniste ingaggiano un duello eccezionale di bravura, riproponendo campi e controcampi strettissimi di sguardi carichi di astio, testardaggine e una immotivata ostilità che però costituisce tutto il senso del film. Elena Cotta, ad 82 anni al suo migliore ruolo cinematografico dopo una vita di teatro, si trova davanti una sfida che ogni attore di qualità vorrebbe affrontare, ovvero portare avanti un film recitando solo con lo sguardo (a lei solo tre parole in tutto il film). La Cotta è emozionante ed inquietante allo stesso tempo, assurgendo a vera protagonista del film, conservando un alone di mistero, proprio delle cose (e delle persone) antiche.

Presentato in concorso alla 70esima edizione del Festival di Venezia, Via Castellana Bandiera è il film che non ti aspetti, una preziosa fotografia del quotidiano, un ritratto veritiero e affascinante di un mondo che sembra non esserci più.

Vi presento Toni Erdmann recensione del film di Maren Ade

Vi presento Toni Erdmann recensione del film di Maren Ade

Arriva il 2 marzo al cinema Vi presento Toni Erdmann, nuovo film di Maren Ade.

Insegnante di musica eccentrico ed originale, Winfried (Peter Simonischek) rimane senza studenti e senza l’affezionato cane Willi, morto di vecchiaia. Una fugace visita della figlia Ines (Sandra Huller), sfuggente donna in carriera e con la quale non ha dialogo, lo convince a partire per Bucarest, dove la ragazza lavora, per passare un po’ di tempo insieme. Dopo essere stato accolto con freddezza e fastidio dalla figlia, Winfried deciderà di rimanere a sua insaputa nella città rumena, ripresentandosi a lei e ai suoi colleghi sotto le mentite spoglie di Toni Erdmann, presunto quanto bizzarro uomo d’affari. Pur avendolo riconosciuto immediatamente, Ines si presta al gioco del padre che darà vita ad una serie di situazioni farsesche e comiche che aiuteranno padre e figlia a ritrovarsi più vicini.

Vi presento Toni Erdmann è una commedia tedesca diretta e co-prodotta da Maren Ade, regista che non ha una filmografia particolarmente corposa ma che con il suo secondo lungometraggio, Alle anderen, vinse ben due Orsi d’argento alla Berlinale 2009. Con questo suo ultimo lavoro, la Ade esplora e affronta i difficili rapporti filiali nella società moderna, la totale mancanza di dialogo tra un padre eccentrico ed una figlia presa unicamente dal proprio lavoro. Il film ruota tutto intorno al disperato tentativo di Winfried, di riportare un minimo di luce nella grigia vita della figlia che dietro ad un impiego importante e remunerativo, nasconde un’esistenza fatta di solitudine e rapporti vuoti e di convenienza. Con l’arma dell’ironia, Winfried tenterà di riavvicinarsi alla figlia facendole capire i veri valori della vita.

Toni Erdmann: Jack Nicholson protagonista del remake USA

Vi presento Toni Erdmann è un film difficilmente catalogabile in quanto non può essere considerato come una semplice commedia così come non è certo un film drammatico. Si ride è vero, ma sono quasi sempre risate amare, a mezza bocca, perchè il fondo di base è malinconico e triste, le pazzie di Winfried perseguono sempre lo stesso e disperato fine, riconquistare una figlia fredda e anafettiva. Un film che, in diverse sequenze, sconfina nel grottesco se non nel farsesco, con improvvise quanto incomprensibili cadute di stile. Lungo, troppo, e dal ritmo non sempre fluido e scorrevole, lunghi silenzi che vogliono raccontare l’incomunicabilità tra padre e figlia, ma con la sensazione finale che forse qualche taglio sarebbe stato necessario.

Vi presento Toni Erdmann è un film che nonostante alcune perplessità riesce a far sorridere così come a commuovere ma soprattutto a far riflettere sull’importanza di vivere la vita senza perdere di vista le cose che contano davvero, come gli affetti ed i legami veramente importanti. Molto bravi i due protagonisti,  Peter Simonischek e  Sandra Huller, cui interpretazioni sono intense e indubbiamente convincenti.

Vi presento Joe Black: la spiegazione del finale del film con Brad Pitt

Vi presento Joe Black è il film drammatico del 1998 dove si mescolano romanticismo e fantasy, diretto e prodotto da Martin Brest, con Brad PittAnthony Hopkins e Claire Forlani come protagonisti. Il film è liberamente basato sulla pellicola del 1934 Death Takes a Holiday, adattamento della commedia italiana del 1924 La morte in vacanza di Alberto Casella e in esso si esplorano argomenti come il significato della morte, della vita e di tutti i piaceri che essa può offrire a chi sa osservarli e coglierli. Per quanto non sia stato accolto in modo particolarmente positivo al momento della sua uscita, negli anni è divenuto un piccolo cult.

Cosa c’è da ricordare sulla trama di Vi presento Joe Black

Il miliardario Bill Parish (Anthony Hopkins) si sveglia una mattina con una voce che solo lui può sentire, che sussurra dolcemente una parola: “”. Mentre la figlia maggiore, Allison (Marcia Gay Harden), prepara una sontuosa festa per il suo 65° compleanno, Bill è sul punto di fondere la sua società di media con un altro conglomerato, guidato dal suo spietato luogotenente, Drew (Jake Webber). Drew è fidanzato con la figlia più giovane di Bill, la giovane dottoressa Susan (Claire Forlani), ma Bill ha dei dubbi sull’accordo. Incoraggia la figlia a tenere aperte le sue opzioni, perché, come le dice, non si sa mai quando può arrivare il fulmine.

Il colpo di fulmine avviene proprio quel giorno in una caffetteria, dove Susan incontra un affascinante giovane (Brad Pitt) appena arrivato in città. I due flirtano davanti a una tazza di caffè, ma l’uomo è così distratto che, mentre si separano, viene ucciso mentre attraversa la strada. La Morte decide allora di prendere il controllo del suo corpo e di usarlo per esplorare il mondo umano. Facendosi chiamare Joe Black, egli va a trovare Bill, che soffre di dolori al petto, e fa un patto con lui: ritarderà l’inevitabile morte del vecchio se questi accetterà di fargli fare un giro e di insegnargli la vita.

Vi presento Joe Black Brad Pitt Anthony Hopkins

La spiegazione del finale del film

Il giorno della sua festa di compleanno, Bill fa i conti con la sua morte imminente. Quello che non vuole accettare è il progetto di Joe di portare Susan nell’aldilà con lui. Joe gli dice che la questione non è in discussione e gli assicura che alla fine della serata Susan sarà passata all’aldilà con lui. Nel frattempo, Allison accetta di essere la seconda preferita del padre, dicendogli che, anche se lui ama chiaramente di più Susan, lei non ha mai voluto nulla da lui. Mentre la festa ha inizio, Quince, marito di Allison, esprime il rimorso per aver aiutato Drew a distruggere l’azienda di Bill.

Bill escogita però un piano per riprendere il controllo della Parrish Communications. Manda Quince a portare Drew alla festa e convoca il Consiglio di amministrazione per una riunione segreta in vivavoce.  Quando Drew arriva, Joe rivela la sua “vera” identità e la natura del suo rapporto con Bill: è un agente del fisco che ha reclutato Bill per aiutarlo a indagare sugli affari sporchi della società per la quale Drew ha fatto il doppio gioco. Il Consiglio di amministrazione vota per licenziare Drew, bloccare la fusione e reintegrare Bill come capo. Con la sua eredità professionale salvata, Bill si dedica nuovamente a salvare sua figlia sfruttando la ritrovata umanità di Joe.

Susan sa che Joe è la morte?

Essendosi innamorata di Joe, Susan è sconvolta dalla notizia che presto se ne andrà. Mentre ballano insieme alla festa, lei ricorda qualcosa di cui avevano discusso durante il loro primo incontro alla caffetteria (prima che la Morte prendesse il controllo del suo corpo): lui le aveva chiesto se c’era qualcosa di sbagliato nel fatto che un uomo volesse prendersi cura di una donna che si prende cura di lui, e lei gli aveva risposto che al giorno d’oggi avrebbe avuto difficoltà a incontrare una donna del genere. Ora, gli dice, lui ha incontrato quella donna, e lei sarà felice di partire con lui nonostante sappia ben poco di lui.

Vi presento Joe Black Claire Forlani Brad Pitt

Ben presto, però, guardando attentamente Joe negli occhi vede qualcuno che non riconosce. È quasi come se fosse un’altra persona, gli dice, e quando lui le chiede chi pensa che sia, lei esita e risponde: “Tu sei Joe”. Qualcosa nella sua voce indica che sa che non si tratta dello stesso uomo della caffetteria, anche se non è ancora chiaro se sappia o meno chi sia veramente. Più tardi, guarda Joe e Bill allontanarsi insieme e, quando Joe torna da solo, gli dice che avrebbe voluto conoscere suo padre. L’implicazione è chiara: Susan sa che Joe era la Morte e che la Morte ha reclamato il suo amato padre.

Joe restituisce il corpo?

A pensarci bene, uccidere un povero ragazzo ignaro è un modo orribile di iniziare la sua esplorazione sulla terra, ma d’altra parte la Morte non è mai stata famosa per la sua correttezza. Quando incontra Bill Parrish per la prima volta, il vecchio è incredulo che la Morte possa essere un ragazzo in giacca e cravatta. “Avevo bisogno di un corpo”, gli dice Morte, che fosse o meno il momento di andarsene. Cosa succede al ragazzo della caffetteria dopo che la Morte ha deciso di porre fine alla sua vacanza? Beh, si scopre che la Morte potrebbe aver maturato un po’ di coscienza durante la sua permanenza sulla Terra.

Dopo aver scortato Bill nell’altra vita, il giovane precedentemente conosciuto come Joe Black riemerge con un aspetto confuso e spettinato. Trova Susan e la riconosce come la bella donna a cui aveva offerto una tazza di caffè. Più parlano, più diventa chiaro che non ricorda nulla degli eventi degli ultimi giorni. In effetti, non ricorda nulla tra il primo incontro con Susan e il momento in cui l’ha rivista alla festa. Quello che sa è che è follemente innamorato di questa donna che ha incontrato una sola volta, e questo è sufficiente per lei. I due si tengono per mano e guardano i fuochi d’artificio esplodere davanti a loro prima di tornare alla festa e iniziare la loro vera vita insieme.

Vi presento Joe Black Brad Pitt

Cosa significa il finale di Vi presento Joe Black

Mentre Bill Parrish si prepara alla sua inevitabile morte, sale sul palco della sua festa di compleanno per quello che equivale a un discorso di addio. Dopo aver spento l’unica candelina in cima alla sua torta gigante, rivela alla folla il suo desiderio: “Che possiate avere una vita fortunata come la mia, in cui possiate svegliarvi una mattina e dire: “Non voglio più niente””. All’improvviso si acquieta e dice, quasi tra sé e sé: “65 anni… Non passano in un batter d’occhio?”.

Dopo aver condiviso un ballo d’addio con Susan, va da Joe per incontrare il suo destino e i due assistono allo spettacolo pirotecnico che segue. “È difficile lasciarsi andare, vero?”. Bill chiede a Joe. “Beh, è la vita. Cosa posso dirti?”. Mentre attraversano il ponte, Bill chiede a Joe se deve avere paura di ciò che lo aspetta dall’altra parte. “Non un uomo come te”, risponde Joe.

In questa manciata di scene, lo sceneggiatore Bo Goldman riassume la tesi di Vi presento Joe Black: la vita è breve ed è meglio goderne ogni secondo, perché può finire da un momento all’altro. Tuttavia, per quanto la morte sia spaventosa, è comunque una parte della vita e, in ultima analisi, la parte che rende le nostre vite degne di essere vissute. Non c’è dunque da stupirsi che la Morte stessa abbia difficoltà a tornare nell’aldilà, dopo aver goduto dei piaceri dell’amore, della famiglia e, naturalmente, del burro di arachidi.

Il trailer di Vi presento Joe Black e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Vi presento Joe Black grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Netflix, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 19 agosto alle ore 21:25 sul canale Rete 4.

Vi presento i nostri: trama, cast e curiosità sul film con Ben Stiller

Quando nel 2000 Ti presento i miei arrivò sul grande schermo, si rivelò un grandissimo successo al botteghino, riuscendo a proporre secondo schemi a dir poco esilaranti il più classico dei topoi cinematografici, ovvero il conflitto fra il futuro genero e il padre della sposa. Grazie soprattutto alla dicotomia tra Ben Stiller e Robert De Niro. Con il sequel Mi presenti i tuoi?si alzò poi il tiro con risultati altrettanto divertenti. Nel 2010, a dieci anni dal primo film, è infine stato realizzato l’ultimo capitolo della trilogia, Vi presento i nostri, diretto stavolta da Paul Weitz, regista dell’acclamatissimo American Pie.

Questo nuovo capitolo, come suggerisce anche il film, porta gli spettatori a conoscere ora la famiglia formata da Greg, Pam e i loro due gemelli. Allo stesso tempo, però, gli sceneggiatori Larry Stuckey e John Hamburg hanno descritto il film come un racconto che, in modo naturalmente comico, riflette anche su temi delicati come la morte, il divorzio e tutte quelle altre cose a cui si inizia a pensare una volta che si diventa più grandi. Tra graditi ritorni nel cast e nuovi volti, tra tanta comicità e buoni sentimenti, anche questo terzo film della serie si è poi affermato come un grande successo.

Pur non replicando lo stratosferico incasso del secondo film, che aveva superato i 500 milioni, Vi presento i nostri ha comunque raggiunto la considerevole cifra di 310 milioni di dollari. Per gli appassionati dei primi due film, anche questo terzo conclusivo risulta essere quanto mai imperdibile. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Vi presento i nostri: la trama del film

Questo ultimo capitolo della trilogia racconta sposta l’attenzione sulla nuova famiglia di Greg Fotter, ormai da tempo sposato con la sua Pam e padre di due gemellini. Il suo più grande traguardo sembra però l’aver davvero conquistato definitivamente il rispetto del suocero ed ex agente della CIA Jack Byrnes. Questi lo ha infatti designato nuovo capo famiglia, rinominandolo Don Fotter. Grazie alle sue qualità, Greg è stato però notato anche dall’affascinante Andi Garcia, rappresentante di una casa farmaceutica, che lo vuole come testimonial del suo farmaco contro le disfunzioni sessuali.

La paura di non farcela a occuparsi economicamente della sua famiglia convince infine Greg a prestarsi come testimonial per il farmaco. Naturalmente, il suo avvicinarsi ad Andi diventa oggetto di sospetti da parte di Jack, che teme che Greg stia tradendo la figlia. L’incombente festa di compleanno per i 5 anni dei due gemellini si presenta come l’occasione che Jack stava aspettando da sempre per poter finalmente screditare il genero e riavvicinare la sua adorata figlia al perfetto e benestante ex fidanzato Kevin Rawley. Ancora una volta Greg dovrà dunque impegnarsi a dimostrare la sua innocenza, in un crescendo di imprevisti particolarmente comici.

Vi presento i nostri cast

Vi presento i nostri: il cast del film

Ancora una volta ad interpretare Greg Fotter vi è il popolare attore comico Ben Stiller. Come per il precedente film, egli fece scrivere per il suo personaggio una comicità verbale più che fisica, con la quale si sentiva più a suo agio. Stiller ebbe poi anche l’opportunità di improvvisare diverse scene, acquisendo così totale disinvoltura con il personaggio. Nei panni della sua fidanzata Pam vi è anche in questo caso l’attrice Teri Polo, mentre Blythe Danner riprende il ruolo di Dina Byrnes. L’attore Robert De Niro interpreta invece Jack Byrnes, un ruolo comico per cui si è preparato approfonditamente ricercando nuovi dettagli per caratterizzare il personaggio. Nel film è poi presente anche Owen Wilson, nei panni di Kevin Rawley, ex fidanzato di Pam particolarmente apprezzato dai genitori di lei.

Il personaggio di Bernie Fotter, il padre di Greg, era inizialmente assente dal film, poiché l’attore Dustin Hoffman si era dichiarato insoddisfatto della storia. Tuttavia, i produttori riuscirono ad arrivare ad un accordo con lui affinché apparisse in sei scene. Al momento dell’accordo, però, il film era già stato completato e si dovettero eseguire delle riprese aggiuntive. Nel film è poi presente anche Barbra Streisand, nuovamente nei panni di Rosalind Fotter, la madre di Greg. Laura Dern interpreta Prudence, la direttrice della scuola frequentata dai piccoli Fotter, mentre Jessica Alba è l’affascinante Andi Garcia. Nel film vi è poi il grande amico di De Niro, Harvey Keitel, nei panni del dottor Bob. Fu proprio De Niro a suggerire l’amico per il ruolo.

Vi presento i nostri: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Vi presento i nostri è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili, Google Play, Infinity, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 9 dicembre alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Fonte: IMDb

Vi presento i nostri: ritornano Stiller e De Niro

Vi presento i nostri: ritornano Stiller e De Niro

Durante le feste i cinepanettoni governano incontrastati nelle sale cinematografiche italiane, costringendo molti concorrenti d’oltre oceano ad arrivare con grande ritardo nel timore di restare schiacciati . “ Little Fockers “ appartiene alla grande categoria degli esclusi , avendo esordito in patria il 22 dicembre con 34 milioni di dollari per poi arrivare in Italia il 14 gennaio col titolo di “vi presento i nostri “; ciononostante, l’ultimo capitolo delle disavventure familiari di Greg Fotter può a ragione definirsi un cugino d’oltreoceano di Christian De Sica per temi intenzioni , forte dei grandi incassi e di un cast stellare che da tempo ha rinunciato a prendersi troppo sul serio . Sono passati dieci anni ormai da quando “ti presento i miei “ (meet the parents ) arrivò sul grande schermo rivelandosi un grandissimo successo al botteghino ( 330 milioni di dollari raccolti in tutto il mondo ) riuscendo a proporre secondo schemi a dir poco esilaranti il più classico dei topoi cinematografici ( storico conflitto fra il futuro genero e il padre della sposa sin dal primo incontro ) grazie  soprattutto alla dicotomia Ben Stiller – Robert De Niro , entrambi in grande forma anche se è quest’ultimo a stupire di certo con un lato comico assolutamente inedito . “mi presenti i tuoi “ alzò il tiro con risultati altrettanto divertenti , ammettendo nel clan Dustin Hoffman e Barbra Streisand nei panni dei genitori di Greg e incassando un totale di quasi 516.642.939 dollari .

Vi presento i nostriL’ultimo capitolo racconta sposta l’attenzione sulla nuova famiglia di Greg Fotter , ormai da tempo sposato con la sua Pam e padre di due gemellini che sembrava davvero aver conquistato definitivamente il rispetto del suocero ex agente della Cia Jack Byrnes . Quando la paura di non farcela a occuparsi della sua famiglia convince Greg a prestarsi a spacciare in nero un particolare farmaco illegale su consiglio della conturbante Andie , la festa di compleanno per i 5 anni dei gemellini si presenta come l’occasione che Jack stava aspettando da sempre per poter finalmente screditare il genero e riavvicinare la sua adorata figlia al perfetto e benestante ex fidanzato Kevin Rawley .

Vi presento i nostriLa saga familiare più redditizia degli ultimi anni si è dunque trovata a correre il rischio di una possibile stanchezza ,ma anche con difficoltà produttive di non poco conto : Jay Roach rimane in veste di produttore e lascia la regia a Paul Weisz , fratello buono di Chris , che con “about a boy “ e il sottovalutato “aiuto vampiro” aveva dimostrato non poche qualità , pur confrontandosi per la prima volta con una pellicola brillante ; il cast già stellare si arricchisce di altri volti indimenticabili (da Jessica Alba ad Harvey Keitel fino a Laura Dern ) e proprio l’esorbitante cache ha causato un curioso episodio che ha coinvolto uno dei suoi membri storici ; Dustin Hoffman , che incapace di arrivare a un accordo coi produttori aveva definitivamente lasciato il cast , è stato addirittura ripescato a pellicola ultimata a causa del cattivo esito di alcuni test screener : per soli 5 giorni di riprese e poche battute , la Paramount lo ha voluto alla modica cifra di 7 milioni e mezzo di dollari .

Inevitabile chiedersi quale possa essere stato il risultato e come quest’incursione improvvisa si sia potuta amalgamare con un prodotto ormai concluso : la critica in patria sembra unanime nel massacrare il film sotto tutti i punti di vista , con un misero 10 % sul noto sito di critica cinematografica “Rotten Tomatoes “ , nonostante gli accorati appelli dello stesso Robert De Niro che osanna la sua ultima fatica come un’opera genuina ,capace di far ridere e parodiare anche l’impossibile ( proprio quest’ultimo prenderebbe in giro addirittura” il padrino “, una delle sue cinematografiche più amate  ) senza volgarità . Possiamo sentirci di concordare col grande Robert? Solo una visione ce lo dirà .

Vi segnaliamo Trailer e Recesione in anteprima.

Vi presento i Nostri: recensione del film con Ben Stiller

Vi presento i Nostri: recensione del film con Ben Stiller

Arriva al cinema Vi presento i Nostri,  terzo capitolo per una della famiglie più conosciute degli ultimi anni al cinema. Ritornano dopo il sequel “Mi presenti i tuoi?” del fortunatissimo “Ti presento i miei”, e dal titolo fanno già intendere che hanno l’ambizione di dare continuità alla fortunata serie con questo: Vi presento i Nostri.

In questo ultimo episodio Vi presento i Nostri, ritroviamo Jack Byrnes (bravissimo Robert De niro) e Greg Focker (altrettanto bravo Ben Stiller) in un nuovo e tutto sommato simpatico duetto, alle prese però con problemi di relazione coniugale dopo l’arrivo dei piccoli due gemelli, oltre che ai problemi di salute del ex Agente CIA Jack Byrnes. Il film racconta le vicissitudini di una famiglia in crescita, rispettando i difetti oramai abitudinari di un Nonno troppo premuroso e ficcanaso e di un padre sotto pressione di fronte al suocero con il fiato sul collo. In più a fare da contorno c’è ormai l’età che incombe  sul povero De Niro, e spaventato da ciò mette alla prova Greg con l’intento di assegnarli dopo un test finale il titolo di futuro Patriarca della famiglia. Il film con pochissime difficoltà supera i primi venti minuti che fanno da intro agevolmente dando prova di uno spigliato senso dell’umorismo.

La regia di Paul Weitz, avvezzo al genere riesce a mantenere equilibrato un ritmo non troppo calzante che discretamente amalgama il tutto seppur mantenendo sempre qualche riserva. Tuttavia, il film non riesce ad eguagliare le vette di comicità del primo capitolo, ingabbiato forse nei continui e forse ormai spremuti caratteri dei personaggi. Forse il limite più grande per questa commedia è proprio quello di non dire altro di nuovo se non ripetere gli stessi tratti dei due precedenti film, forse un tantino meno pomposi ed esagerati della seconda puntata. Le novità sono poche e troppo marginali per poter dire la loro: come il personaggio di Jessica Alba, o quello di Laura Dern.

Anche la sceneggiatura sembra ingabbiata in questi caratteri, anche se in alcuni frangenti ci sono delle gag davvero divertenti come la scena di combattimento fra Jack e Greg, che fa il verso a Lo squalo con tanto di effetto vertigo sul volto di un Stiller spaventato dal De Niro in versione pescecane immerso in una piscina di palline gommose. Alla fine ci ritroviamo solo con i nonni, i figli e i nipoti. Ma tutto sommato, il film è molto piacevole e godibile, aiutato da un cast davvero eccezionale che da quel tocco in più alla vicenda e ne fa assaporare il gusto. Piacevoli anche Owen Wilson, Laura Dern e Jessica Alba. Quest’ultima nelle simpatiche vesti di una rappresentante farmaceutica che affascinerà il povero Greg e che di sicuro strapperà più di una risata alla platea.

Vi presento Christopher Robin: trailer del film con Margot Robbie

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Sarà nelle sale dal 3 gennaio, distribuito da 20th Century FoxVi presento Christopher Robin, l’emozionante pellicola diretta da Simon Curtis (MarilynWoman in Gold) che ha riportato sul grande schermo l’intima storia dello scrittore inglese A.A. Milne (interpretato da Domhnall Gleeson), e di suo figlio Christopher Robin (Will Tilston) i cui giocattoli hanno stimolato la fantasia e l’estro creativo del padre che per lui e poi per milioni di bambini ha dato vita all’animato e incantato mondo dell’orsetto Winnie the Pooh. 

La storia incantata del rapporto tra lo scrittore A.A. Milne, creatore di “Winnie the Pooh”, e suo figlio Christopher Robin dal 3 gennaio al cinema con 20th Century Fox 

Vi presento Christopher Robin Trailer 

https://www.youtube.com/watch?v=fVbfcuB0GSM&feature=youtu.be

La necessità di ripresa dopo il primo conflitto mondiale spinse molti lettori ad appassionarsi alle vicende incantevoli e piene di speranza racchiuse nei fantasiosi racconti di Milne, proprio il successo mondiale travolse l’intera famiglia di Christopher, tra cui la moglie Daphne (Margot Robbie) e la sua tata Olive (Kelly Macdonald), mettendo in discussione gli equilibri del piccolo e dei suoi cari.  

Dopo aver letto la sceneggiatura – scritta a quattro mani da Frank Cottrell e Boycesimon Vaughans – il regista Curtis ne è rimasto affascinato: “Il testo comprendeva tante questioni che mi stanno davvero a cuore: si parlava dell’essere genitori e di avere figli, e ancora di lasciarli andare. Era una storia che riguardava l’Inghilterra tra le due guerre, un momento così importante, e al tempo stesso l’atto di creazione di una delle storie più amate di sempre”. 

VHS retrò per i film moderni: cofanetti da collezione

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VHS retrò per i film moderni: cofanetti da collezione

Per la serie “cose fighissime” oggi vi segnaliamo questa splendida collezione dal gusto retrò di VHS che ci mostra come sarebbero state le cover di film moderni come The Revenant, Mad Max e molti altri.

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