La piccola Riley,
protagonista del film Inside Out, vive in una
deliziosa casa del Midwest, ha dei genitori amorevoli e una grande
passione per l’hockey che condivide con gli amici del cuore. La sua
è un’infanzia piena di ricordi felici, crescere però significa
anche scontrarsi con gli imprevisti della vita, fronteggiare nuove
difficoltà e scoprire sentimenti mai provati. Basta cambiare città
per non riconoscere più il contesto, i volti di chi ci sta attorno,
e sprofondare in una crisi dalla quale non sappiamo come
uscire.
In Inside Out
Riley non siamo che noi, che in ogni giorno della
nostra esistenza amiamo e odiamo senza freni, ci arrabbiamo e
litighiamo, ridiamo e poi piangiamo, proviamo disgusto e ci
ribelliamo, o almeno è ciò che appare in superficie e ciò che gli
altri vedono. Cosa succede invece all’interno della nostra mente,
in quell’universo misterioso e un po’ oscuro che chiamiamo
anima?
Inside Out, il film
La Pixar e
Pete Docter, già regista di piccoli immensi
capolavori come Monsters & Co. e
Up, ci accompagnano in un microcosmo
colorato e visionario all’interno del quale vengono conservati
tutti i nostri ricordi e prendono forma le emozioni, grazie a
cinque iconici personaggi che sono già cult. Gioia, Paura, Rabbia,
Tristezza e Disgusto, cinque caratteri differenti che lottano
costantemente per restituirci i giusti feelings nel
giusto istante.
Ci ritroviamo ad assistere ad un
viaggio irregolare che salta costantemente dall’interno all’esterno
del nostro sguardo con estremo bilanciamento, un vortice che ci
sorprende a ridere di gusto, a piangere lacrime amare e a
irrigidire i muscoli e i nervi. Ogni elemento che appare sullo
schermo appartiene segretamente al nostro essere, richiama sfere di
ricordi perduti eppure ancora vividi, ed è proprio in questo che
risiede la grandezza di Inside Out.

È un progetto universale che
riprende per alcuni versi il lavoro svolto da Richard
Linklater con
Boyhood ma da una prospettiva più
goliardica, divertente e assoluta. Un’opera quasi interattiva che
attraverso le leve emozionali immaginarie della sceneggiatura
prende il controllo delle nostre, reali, ingoiandoci completamente
e rendendoci schiavi di una dimensione parallela in cui si provano
le medesime sensazioni dei personaggi. Oltre Up,
oltre
Wall-E e
Toy Story, poiché questa volta si
parla un linguaggio più intimo, radicato negli abissi del nostro
spirito. Inoltre vi è ritmo, poesia pura e fantasia senza limiti.
Non esistono tempi morti, fotogrammi fuori luogo, battute
prive di intelligenza, tutto è armonico e travolgente.
Soprattutto vi è un sottotesto
educativo che sorprende i più piccoli come gli adulti più
irremovibili: non c’è un’emozione più importante di un’altra,
ognuna esiste grazie alla sua controparte, e non ci sarebbe errore
più grande che immaginare una vita senza uno dei cinque elementi
fondamentali della nostra essenza. E non c’è da aver paura se,
crescendo, si condannano all’oblio alcuni frammenti importanti
dell’età dell’innocenza, ci sarà sempre qualcosa nella nostra
memoria capace di legarci a doppio filo con ciò che siamo stati e
per fortuna sempre saremo. Probabilmente la vetta più alta mai
toccata dalla Pixar nella sua storia, un
regalo all’umanità per cui sentirsi infinitamente grati.
Forse addirittura in debito.