Registra il pienone la presentazione di Qualunquemente, il film che porta al cinema Antonio Albanese porta e uno dei suoi personaggi più noti, il politico calabrese Cetto La Qualunque, del Partitodu Pilu.
Qualunquemente: recensione del film con Antonio Albanese
Arriva al cinema Qualunquemente, con una delle maschere più redditizie e longeve di Antonio Albanese: Cetto la Qualunque; imprenditore calabrese corrotto ed ignorante amante delle donne che decide di scendere in politica candidandosi a sindaco per paura che venga eletto un altro personaggio dalla parte della legge puntando sul suo famosissimo slogan “più pilu pe tutti”.
In Qualunquemente una delle più grandi perplessità che sin dal primo annuncio il film ha suscitato era senza dubbio se si sarebbe riuscito a costruirci una storia valida attorno e se questa avrebbe retto per una durata sufficiente per un lungometraggio da cinema. I famosi comizi di Cetto prima di questo film duravano 15 minuti ed è anche su questa formula che questi aveva puntato ed ottenuto il grande successo di pubblico. Per quanto la bravura e il talentuoso modo di mettere in scena il personaggio che ne fa un grande attore del teatro delle maschere quale è Albanese, questo non basta a dare al suo personaggio il lustro che aveva in tv, problema è dovuto in gran parte ad una necessità di dare continuità agli sketch che non reggono granché nel flusso continuo della pellicola. I punti deboli del film appaiono appena superato i 15° minuto: la sceneggiatura amalgama con difficoltà le varie bravate di Cetto pur riuscendo a divertire con sequenze molto esilaranti.
Tuttavia per un film questo non è sufficiente, soprattutto se la regia è un po’ precaria. E’ proprio nella regia che si trova un secondo punto debole: Qualunquemente non è molto equilibrato e vive di alti e bassi che disuniscono l’armonia filmica finendo per far ritornare il personaggio dove lo avevamo lasciato. Infelice anche la scelta di giocare molto spesso su inquadrature e primi piani esasperati anche se è da menzionare la scena finale che si chiude su un piano sequenza bello ed efficace anche se il merito è equamente ripartito tra la regia e lo scenario fantastico dello stretto di Reggio Calabria.
Detto questo è certamente dovuto un elogio ad Antonio Albanese che per quanto possa far vivere il personaggio in una struttura quanto mai precaria riesce a far ridere e a divertire sfruttando anche una scelta felice: ovvero quella di approfondire la vite attorno a Cetto: il figlio Melo, la moglie Carmela e gli amici. Divertenti anche i costumi al quanto bizzarri che danno un tocco fumettistico al film diventando quasi uno dei suoi punti forti. Belle anche le musiche che accompagnano la storia con il dovuto equilibrio.
In definitiva Qualunquemente fa ridere, e abbastanza, sfruttando i già conosciuti espedienti del personaggio, ma qualcosa di più poteva essere fatto nella storia che fa da sfondo alle gang di Cetto. Ma quel che e fatto è fatto. Ultima nota va al bravo Sergio Rubini che si conferma anche in questo film un abile modellatore.
Bellocchio: “Nessuno ha voluto finanziare il mio progetto”
Il diniego incassato dal regista da parte di più produttori ha fatto il giro del Mondo. Le ragioni? Il film parla dell’Italia degenerata di oggi, con riferimenti inevitabili a chi ci governa.
Lo sfogo di Bellocchio al Corriere della sera ha fatto il giro del Mondo. “Italia mia”, il suo ultimo progetto cinematografico parla dell’Italia di oggi, “un film sul potere, con riferimenti non casuali, ma senza intenzioni di inseguire l’attualità né di fare pamphlet polemici”. Bellocchio gli dà un taglio molto personale, una sorta di racconto trasfigurato della drammatica realtà che stiamo vivendo. I personaggi non vengono mai chiamati per nome, ma la loro identità si può intuire. Si citano situazioni note, finite sulle pagine di tutti i giornali, ma viste dalla gente della strada, soprattutto dei giovani sempre più smarriti. Non a caso, il film tratta della storia di una giovane donna impegnata con “casi importanti che sono finiti in prima pagina” e finisce con “una grande festa in una lussuosa villa su un’isola. Forse in Sardegna o in Sicilia”.
Un po’ come accadde nel film “Il Caimano” – in cui una giovane regista si vede rifiutare da tutti l’aiuto nel girare il suo cortometraggio sulla vita di Berlusconi (troverà la disponibilità solo di un regista ormai fallito, interpretato da Silvio Orlando) – anche Bellocchio si è visto rifiutare da ben 12 produttori il finanziamento al suo film. Certo, ammette che il budget non è esiguo, giacché si tratta di investire 6-7 milioni di euro. Ma è anche convinto che per produrre un film di questa portata, e in fondo, di questo rischio, quei soldi ci vogliono tutti. Ma sconfortato ha anche ammesso che è la prima volta che ciò accade nella sua carriera. Il regista bolognese – che vanta 24 film all’attivo, tra cui l’ultimo “Vincere” del 2009, trattante la storia del figlio non riconosciuto del Duce (Benito Albino Dalser) -non si arrende: “Credo davvero in questo progetto. Un giorno o l’altro, lo farò.”
Bellocchio ha ottenuto ovviamente la solidarietà di diverse personalità del cinema italiano. Tra queste, molto forti sono le parole utilizzate dallo sceneggiatore Alessandro Bencivenni (stretto collaboratore di Neri Parenti): “Il cinema non può esistere in Italia senza l’utilizzo di fondi di produzione controllati da Berlusconi stesso, senza utilizzare la RAI che è indirettamente controllata da Berlusconi, e senza l’aiuto dei fondi del Governo italiano. Dunque sempre indirettamente controllati dal Presidente del consiglio Berlusconi. E ‘difficile oggi – conclude amaramente Bencivenni – trovare un produttore disposto a investire in progetti rischiosi”.
C’è anche una chiosa amara di Pupi Avati, anch’egli intervistato sul caso Bellocchio: “Il mio film “Il figlio piu piccolo”, una commedia sulla corruzione, non fu un successo e ho messo da parte un secondo progetto che avevo in cantiere su un tema simile”. Forse, conclude Avati, “gli italiani si sono abituati a certe cose”.
La domanda ora è d’obbligo: se un regista di lungo corso come Bellocchio trova difficoltà nel vedersi finanziare film scomodi, quali speranze ha un regista emergente?
Da oggi The Fall in dvd!
Da oggi The Fall, l’acclamato film di Tarsem Singh, è disponibile in dvd e Blu-Ray nel nostro Paese. Un’attesa lunga più di tre anni, ma finalmente giunta al termine…
Dopo una limitata release lo scorso settembre, la Eagle Pictures distribuisce da oggi The Fall in dvd e Blu-Ray. Di certo è un peccato che questo piccolo cult non sia arrivato sul grande schermo in Italia ma, considerando il suo stato di pellicola dispersa degli ultimi tre anni, che ha gradualmente conquistato il pubblico grazie al passaparola, è già tanto che alla fine qualcuno abbia deciso di distribuirlo.
La versione homevideo contiene il film in lingua originale e doppiato in italiano. Tuttavia, vi raccomandiamo indubbiamente la versione originale, visto che è di facile comprensione e consente di apprezzare pienamente le interpretazioni degli attori (in particolare della dolce protagonista, Alexandria).
Per saperne di più su The Fall, vi ricordo la nostra analisi.
Buona visione!
Ecco le nominations ai BAFTA 2011
Ecco l’elenco delle Nominations per i cosiddetti Oscar inglesi, gli Orange British Academy Film Awards 2011 (BAFTA). Quest’anno il film con il maggior numero di candidature è The King’s Speech, film inglesissimo, ma la manifestazione non disdegna produzioni americane, come Cigno Nero, Inception e Il Grinta.
Nel confermare il successo internazionale che sta avengo Guadagnino con Io Sono L’Amore, notiamo però lo strano cosa di The Social Network, quasi ignorato a questo giro con ‘sole’ 6 nominations: si tratta dello stesso film che ha trionfato ai Golden Globe? Chissà…..
Ecco tutte le nominations:
MIGLIOR FILM
BLACK SWAN Mike Medavoy, Brian Oliver, Scott Franklin
INCEPTION Emma Thomas, Christopher Nolan
THE KING’S SPEECH Iain Canning, Emile Sherman, Gareth Unwin
THE SOCIAL NETWORK Scott Rudin, Dana Brunetti, Michael De Luca,
Céan Chaffin
TRUE GRIT Scott Rudin, Ethan Coen, Joel Coen
MIGLIOR FILM INGLESE
127 HOURS Danny Boyle, Simon Beaufoy, Christian Colson, John
Smithson
ANOTHER YEAR Mike Leigh, Georgina Lowe
FOUR LIONS Chris Morris, Jesse Armstrong, Sam Bain, Mark Herbert,
Derrin Schlesinger
THE KING’S SPEECH Tom Hooper, David Seidler, Iain Canning, Emile
Sherman, Gareth Unwin
MADE IN DAGENHAM Nigel Cole, William Ivory, Elizabeth Karlsen,
Stephen Woolley
MIGLIOR DEBUTTO PER UN PRODUTTORE, REGISTA O
SCENEGGIATORE INGLESE
THE ARBOR Clio Barnard (Director), Tracy O’Riordan (Producer)
EXIT THROUGH THE GIFT SHOP Banksy (Director), Jaimie D’Cruz
(Producer)
FOUR LIONS Chris Morris (Director/Writer)
MONSTERS Gareth Edwards (Director/Writer)
SKELETONS Nick Whitfield (Director/Writer)
REGISTA
127 HOURS Danny Boyle
BLACK SWAN Darren Aronofsky
INCEPTION Christopher Nolan
THE KING’S SPEECH Tom Hooper
THE SOCIAL NETWORK David Fincher
SCENEGGIATURA ORIGINALE
BLACK SWAN Mark Heyman, Andrés Heinz, John McLaughlin
THE FIGHTER Scott Silver, Paul Tamasy, Eric Johnson
INCEPTION Christopher Nolan
THE KIDS ARE ALL RIGHT Lisa Cholodenko, Stuart Blumberg
THE KING’S SPEECH David Seidler
SCENEGGIATURA ADATTATA
127 HOURS Danny Boyle, Simon Beaufoy
THE GIRL WITH THE DRAGON TATTOO Rasmus Heisterberg, Nikolaj
Arcel
THE SOCIAL NETWORK Aaron Sorkin
TOY STORY 3 Michael Arndt
TRUE GRIT Joel Coen, Ethan Coen
FILM NON IN INGLESE
BIUTIFUL Alejandro González Iñárritu, Jon Kilik, Fernando
Bovaira
THE GIRL WITH THE DRAGON TATTOO Søren Stærmose, Niels Arden
Oplev
I AM LOVE Luca Guadagnino, Francesco Melzi D’Eril, Marco Morabito,
Massimiliano Violante
OF GODS AND MEN Xavier Beauvois
THE SECRET IN THEIR EYES Mariela Besuievsky, Juan José
Campanella
FILM ANIMATO
DESPICABLE ME Chris Renaud, Pierre Coffin
HOW TO TRAIN YOUR DRAGON Chris Sanders, Dean DeBlois
TOY STORY 3 Lee Unkrich
Fonte: badtaste
Gli ‘angeli’ di Placido raccontano il loro Vallanzasca
“Ho incontrato Renato Vallanzasca per in sette o otto incontri nei quali mi ha raccontato la sua storia. Il risultato sullo schermo è una sintesi di quello che lui mi ha detto, ma anche di quello che posso apportare io al personaggio immaginandone tic e nevrosi. È stato interessante immaginare il Vallanzasca di ormai 40 anni fa”.
Robert Downey Jr per un cartone animato DreamWorks
Robert Downey Jr., lanciatissimo Tony Stark e Scherlock Holmes fuori dagli schemi, oltre che interprete di altri personaggi recenti davvero ben disegnati, si darà al doppiaggio per un cartone animato, scelta sempre più comune trai grandi di Hollywood, se pensiamo a Will Ferrell e Brad Pitt in Megamind.
Il film in questione è L’improbabile storia di Peabody, spin-off della serie Rocky & Bullwinkle.Lo spin-off vedeva invece un cane superintelligente (Peabody, interpretato da Downey Jr.), viaggiare nel tempo con un ragazzino che lui considerava il suo animale domestico. A dirigere il film per la DreamWorks Animation, in previsione di un’uscita per il 2014, sarà Robert Minkoff, coautore di Il Re Leone e regista di Il regno proibito, con Jackie Chan e Jet Li.
Robert sarà presto sugli schermi italiani con Parto con il Folle, commedia demenziale diretta dall’acclamato regista di Una Notte da Leoni, Todd Phillips, accanto a Zach Galifianakis.
Fonte: comingsoon.it
Matt Damon a lavoro a Los Angeles
Fresco presentazione per Robert De Niro durante la notte scorsa ai Golden Globe, Matt Damon è tornato questa mattina sul set di Cameron Crowe che sta girando il suo ultimo film Abbiamo comprato uno Zoo. Ecco infatti alcune foto dimostrative.
Damon è stato avvistato questa mattina mentre girava le scene del il film a Los Angeles. Per la regia di Crowe (Almost Famous), il film è interpretato da Damon, Scarlett Johansson, Patrick Fugit (Quasi famosi), Elle Fanning (Somewhere), JB Smoove (Date Night) e il recentemente annunciato John Michael Higgins (Yes Man).
Basato sul libro di memorie di Benjamin Mee, il film racconta la storia di un uomo che trasferisce con la sua famiglia in Inghilterra, dove decide di acquistare e gestire uno zoo in seguito alla morte della moglie.
Abbiamo comprato un Zoo uscirà nei cinema USA il 23 dicembre.
Per le altre foto clikka qui.
Fonte: collider.com
Nuove immagini per Cars 2
Cars, uno dei film della Pixar che ha dato maggiori soddisfazioni all’azienda nel campo del merchandising, è destinato a tornare al cinema il prossimo 24 giugno. Dopo diverse immagini e poster, oltre ad un piccolo teaser, oggi la Pixar ha pubblicato due nuove immagini che lasciano intravedere la trama internazionale, o meglioun territorio internazionale che sarà attraversato dagli amici su quattro ruote che abbiamo conosciuto nel primo episodio.
A Cars 2 prestano le voci: Owen Wilson, Michael Caine, Emily Mortimer, e Jason Isaacs.
La prima immagine mostra i nostri amici in giro per quello che sembra essere un paesaggio al neon di Tokyo. L’affollatissima scena sarà sicuramente esaltata dall’utilizzo dell’IMAX 3D, soprattutto se si fa caso alla posizione retrocessa dell’automobile verde.
La seconda immagine, oltre a mostrare un nuovo arrivo, l’automobile rosa, mostra un volo di prima classe per le nostre automobili, con destinazione, forse, una gara di corsa.
Fonte: collider.com
Box Office USA 17 gennaio 2011
Come ogni superoe che si rispetti, The Green Hornet, ennesimo film adattato da un fumetto, alla prima settimana di uscita si attesta direttamente in prima posizione dei film più visti negli Stati Uniti.
Il film rappresenta una sfida sotto diversi fronti; alla regia troviamo infatti Michel Gondry, di cui sono note la tendenza al poco uso della computer graphics a favore di un fantasioso uso delle scenografie o dei blue screen, mentre nel ruolo del superoe, spalleggiato dall’assistente Kato, nome che riporta alla mente scene che hanno segnato la storia del cinema, c’è Seth Rogen, solitamente protagonista di commedie con, ad esempio, Katherine Heigl ( in Molto incinta) o Strafumati con James Franco. Per entrare nei panni del supereroe, l’attore ha dovuti quasi 12 chili.
Il film totalizza 40 milioni di dollari, quasi il doppio del secondo in classifica, un’altra uscita di questa settimana, The dilemma, la nuova commedia di Ron Howard, con Vince Vaughn combatutto sull’essere sincero o meno con il suo migliore amico riguardo i tradimenti della moglie.
In terza posizione scivola True Grit, dei fratelli Coen, seguito da due film i cui attori principali sono appena stati premiati agli ultimi Golden Globes: al quarto posto troviamo infatti The King’s Speech con Colin Firth, premiato per la migliore interpretazione maschile in un ruolo drammatico e al quinto il suo corrispettivo nel ruolo femminile: Natalie Portman premiata per la sua interpretazione in The Black Swan di Darren Aronosfky, aldilà del discorso di ringraziamento per il premio, forse un po’ troppo intimo, dedicato al coreografo del film nonché suo attuale compagno e padre del bimbo che porta in grembo, la sua interpretazione ha convinto la Hollywood Foreign Press Association che assegna il premio.
Little Fockers continua la sua discesa, lo troviamo infatti in sesta posizione dei film più visti, con però un incasso totale di 135 milioni di dollari. La parte bassa della classifica è popolata dai film di Natale in direzione di uscita dalla classifica: in settima posizione troviamo infatti Yogi Bear e in ottava Tron: Legacy. In nona posizione resiste The Fighter, anche questo film è stato premiato con il Golden Globe per la migliore intepretazione maschile non protagonista in un ruolo drammatico, quella di Christian Bale allenatore del fratello Mark Whalberg. A chiudere la classifica, troviamo infine Rapunzel che ormai è presente in classifica da quasi due mesi e ha raggiunto un incasso lordo di 182 milioni di dollari.
Tra le uscite delle prossima settimana si aspettano: una commedia con Natalie Portman, No strings attached, diretta da Ivan Reitman, utile per allontanarsi un minimo dal personaggio cupo e doppio del film di Aronofsky, il nuovo film di Peter Weir, The way back con Colin Farrell,Ed Harris e Jim Sturgess, che segue il ritorno di un uomo da un gulag, e The company men, di cui saltano agli occhi il cast importante; ci sono infatti Tommy Lee Jones, Ben Affleck e Kevin Costner, tra gli altri, e l’attualità del tema, che affronta le riduzioni di personale operate da alcune compagnie a causa della crisi.
Dustin Hoffman e la sua lunga maratona nel cinema
Dustin Hoffman, assieme a Robert De Niro e Al Pacino è uno dei più amati attori americani e condivide con i due colleghi anche l’apprendistato all’Actor’s Studio. È forse tra i tre quello che meno risponde, sulla carta, ai canoni del successo hollywoodiano: di bassa statura, non bellissimo, ma con un’espressività e una capacità mimetica invidiabili, che gli hanno consentito, nella sua lunga carriera, di affrontare ruoli di ogni tipo.
Da quelli drammatici a quelli da commedia, personaggi negativi, figure di perdenti, così come ruoli ironici e comici, dimostrandosi sempre all’altezza del compito. Il tutto, unito a una grande tenacia e perseveranza, nonostante un inizio non facile.
Dustin Hoffman nasce a Los Angeles l’8 agosto del 1937 da una pianista jazz e un attrezzista della Columbia Pictures. Respira dunque fin da piccolo aria di cinema e se ne appassiona, nonostante in un primo momento si iscriva alla facoltà di medicina. Passa poi al Conservatorio, dove studia pianoforte. Intanto inizia ad avvicinarsi alla recitazione e si esibisce sul palcoscenico della Playhouse di Pasadena. Capisce presto che per tentare la strada dell’attore deve andare a New York. Qui, a partire dal ’60, ottiene piccoli ruoli in teatro e contemporaneamente frequenta l’Actor’s Studio. Vive assieme ai colleghi e amici Gene Hackman e Robert Duvall. I primi ruoli di peso, sempre in teatro, arrivano nel ’64 con Aspettando Godot e nel ’66 con Il viaggio del quinto cavallo, che gli vale un riconoscimento come miglior attore. Ed è proprio dal teatro che arriva anche la grande occasione per passare al cinema: nel ’67 partecipa alla commedia Eh? , che ottiene un buon successo e soprattutto annovera tra i suoi spettatori il regista Mike Nhicols.
È la svolta nella carriera di Dustin Hoffman, che viene subito reclutato per interpretare Benjamin Braddock ne Il laureato. L’attore californiano appare perfetto nel ruolo del giovane laureato coinvolto in una relazione con una donna più grande di lui (Mrs. Robinson/Anne Bancroft). Relazione senza futuro, dal momento che Benjamin non ha nulla in comune con Mrs. Robinson, né con tutta la generazione cui lei appartiene (è infatti un’amica di famiglia dei genitori di Ben). Proprio la distanza che separa questi due mondi è al centro del film. Il protagonista infatti s innamorerà poi di Elaine, figlia di Mrs. Robinson. Con questa coetanea Benjamin sembra finalmente instaurare un rapporto autentico, interrotto bruscamente quando Elaine scopre la relazione di lui con Mrs. Robinson, e ripreso altrettanto bruscamente nel finale, quando Benjamin sottrae la ragazza dall’altare, dove lei ha appena pronunciato il fatidico “sì” con un altro uomo. E proprio nei minuti finali – i migliori del film a detta dello stesso Mike Nichols – sta la piccola-grande rivoluzione dei due giovani protagonisti: si ribellano alle convenzioni sociali vigenti, al futuro preparato per loro dai genitori, negano la Chiesa e l’istituzione matrimoniale – significativo l’uso del crocifisso da parte di Benjamin nella sequenza finale – e fuggono da quel mondo che non capiscono e non accettano.
Questo ovviamente pone il
problema del “dopo”: cosa costruire al posto di quel sistema? Cosa
fare della propria vita, ora che ne sono padroni? La questione
resta aperta, espressa al meglio nella scena finale, nei loro
sguardi e nei volti, dove il sorriso lascia presto il posto a
un’espressione perplessa e incerta. Il film ottiene grande
successo, le cui motivazioni vanno ricercate, oltre che nell’ottima
interpretazione offerta dagli attori, nell’abilità del regista che
sa leggere e anticipare il disagio esistenziale e la voglia di
ribellione d una generazione, apparso poi in tutta la sua chiarezza
nel ’68; nel buon ritmo della pellicola, via via più incalzante;
nell’innovativo uso della musica pop a commento delle immagini –
celeberrima la colonna sonora di Simon &
Garfunkel. La pellicola dà ad Dustin
Hoffman la notorietà, oltre che la sua prima nomination
all’Oscar.
Iniziano così i suoi travagliati rapporti con l’Academy,
che critica aspramente in quell’occasione per non aver sospeso le
celebrazioni dopo l’assassinio di Martin Luther
King. Per molti anni non sarà più invitato alla cerimonia
e otterrà la meritata statuetta solo 11 anni dopo.
Nel ’69, per Dustin arriva l’occasione di farsi dirigere da John Schlesinger, come coprotagonista di Un uomo da marciapiede. Qui si evidenziano tutte le capacità mimetiche di Dustin Hoffman, che riesce a diventare Rico, ladro zoppo che affianca Jon Voight/Joe Buck nelle sue peregrinazioni su e giù per New York, alla ricerca di donne per le quali prostituirsi. Ma non è così facile. I due uniscono le loro sventure e, se ciò non serve a procurargli miglior fortuna – Voight non riesce a trovare “prede” e Dustin Hoffman muore di tisi – cementa però una commovente amicizia. Alla base della riuscitissima trasformazione di Dustin Hoffman, una rigorosa applicazione del Metodo Strasberg e l’attenta osservazione dell’andatura di persone claudicanti per le strade, per riprodurne al meglio i movimenti. Per questa interpretazione, l’attore, molto amato in Italia, guadagna il David di Donatello. Lo stesso anno, sposa Anne Byrne, dalla quale avrà una figlia. Nel ’70 lo vuole Arthur Penn nel suo western atipico – il primo dalla parte degli indiani – che svela la vera natura della “mitica” conquista del West: la sistematica distruzione di un popolo pressoché impossibilitato a difendersi. Qui l’attore di Los Angeles veste i panni di Jack Crabb: ultracentenario che racconta la sua epopea nel west. Adottato da bambino dagli indiani cheyenne in seguito alla morte dei genitori, impara ad amarli e a rispettarli. Torna poi tra i bianchi e partecipa alla battaglia di Little Big Horn, di cui è l’unico superstite. Sarà però sempre in bilico tra la sua identità di “uomo bianco” e l’affetto per il nobile popolo indiano che lo ha cresciuto, e che vede sterminato e vessato da bianchi senza scrupoli. Il tutto però non assume i toni del dramma, ma piuttosto della commedia, seppur con risvolti tragici. Non mancano ironia e sarcasmo.
Il ’71 lo vede alle prese
con un personaggio e una pellicola molto criticate all’epoca, per
l’uso della violenza che mostravano apertamente. Si tratta di Cane
di paglia di Sam Peckimpah. Il ruolo è doppio e complesso: il
matematico David Sumner, appena trasferitosi in Cornovaglia con la
moglie, ha buon senso, è razionale come vuole la sua professione, è
docile, remissivo, o almeno così sembra. Ma quando “il nemico” (un
gruppo di ragazzotti del posto) mette in pericolo la sua
tranquillità familiare, prima violentando la moglie e poi cercando
di introdursi in casa sua, prevale in David l’istinto e si scatena
la sua parte violenta. Si tratta dunque di una riflessione sulla
violenza, su come essa si annidi anche dentro l’individuo
apparentemente più tranquillo, facendo riemergere il lato
animalesco e istintuale che è in ciascuno di noi.
L’anno successivo porta Dustin Hoffman nel nostro paese, dove lo vuole Pietro Germi per recitare al fianco di Stefania Sandrelli in Alfredo, Alfredo. Un’altra grande interpretazione, in cui l’attore dà prova del suo istrionismo in un ruolo molto diverso dal precedente, è quella di coprotagonista in Papillon di Franklin J. Schnaffer (1973), in cui affianca Steve McQueen. Il film, tratto dal romanzo autobiografico di Henry Charrière, è incentrato sulla prigionia di quest’ultimo nella colonia penale della Cayenna, Guyana francese, recluso perché condannato per un omicidio di cui si dice innocente. Tra numerosi tentativi di fuga, punizioni esemplari e indicibili torture, instaura un rapporto d’amicizia con un altro detenuto, Hoffman/Louis Dega, un falsario. La coppia si regge sui contrasti e funziona benissimo: McQueen alto, forte e tenace, Hoffman piccolo e miope, ma tenace anch’egli e astuto. Alla fine riusciranno a riguadagnare la libertà. McQueen è premiato col Golden Globe. Hoffman invece attende ancora premi importanti in patria. Nel ’74 interpreta un altro personaggio non facile: il cabarettista americano Lenny Bruce, che sconvolse gli Usa negli anni ’50 e ’60 con i suoi show dissacranti e critici del costume americano, contro cui si scagliava con forza e senza rinunciare all’uso di un linguaggio colorito. La sua vita era una continua lotta contro il perbenismo imperante e per i suoi show, tacciati di oscenità, fu spesso arrestato. Il regista, Bob Fosse, sceglie poi di mostrarne anche il lato privato: una personalità piena di ombre, che Lenny cercava di scacciare ricorrendo alle droghe. Nei panni di questo personaggio, acclamato, eppure solitario, paladino della libertà d’espressione, Hoffman è ancora una volta del tutto a suo agio e ottiene la nomination al Golden Globe e all’Oscar.
Due anni più tardi, Dustin Hoffman ha l’occasione di lavorare di nuovo con John Schlesinger, che lo dirige ne Il maratoneta, un thriller che scorre sul filo di una tensione sempre viva, contrapponendogli un altro mostro sacro della cinematografia: Laurence Olivier. Dustin Hoffman regge il confronto e non sfigura affatto, tanto da ottenere il suo secondo David di Donatello come miglior attore protagonista. Dello stesso anno è un’altra pellicola che ha fatto epoca, entrando nella storia del cinema. Forse il miglior film mai girato sul mestiere del giornalista: Tutti gli uomini del presidente di Alan J. Pakula, ricostruzione meticolosa e fedele dell’inchiesta Watergate, con Robert Redford e Dustin Hoffman nei panni dei due giornalisti Woodward e Bernstein, che con la loro abnegazione ricostruirono la vicenda e portarono alla luce le prove dello scandalo, costringendo il presidente Usa Nixon alle dimissioni.
Il 1979 è per Dustin Hoffman l’anno della consacrazione definitiva anche in patria. Interpreta infatti Ted Kramer nel film di Robert Benton Kramer contro Kramer. Qui, è un padre di famiglia che si ritrova di punto in bianco da solo a badare al figlioletto Billy, di pochi anni, dopo che la moglie (una bravissima Meryl Streep) l’ha lasciato. Fra mille difficoltà, specie all’inizio, scopre un rapporto più profondo col bambino, che accudisce amorevolmente, finché la madre, stabilizzata la propria situazione, chiede la custodia del figlio. Ma Ted non è più disposto a rinunciarvi. Inizia così un’aspra battaglia tra gli ex coniugi. È dunque la storia di questo rapporto di incondizionato affetto che cresce di giorno in giorno tra padre e figlio, quasi a voler dimostrare come, raggiunta dopo il ’68 la parità tra i sessi, questa non vada interpretata solo a vantaggio della donna, ma anche dell’uomo, che può rivendicare il diritto ad occuparsi del figlio, laddove la madre sia assente o carente. Commovente interpretazione di Dustin Hoffman, che stavolta fa incetta di premi, finalmente anche in patria: David di Donatello, Golden Globe e Oscar come miglior Attore protagonista. Resta celebre il discorso col quale riceve quest’ultimo premio, ringraziando, sì, ma non abdicando alle critiche rivolte all’Academy negli anni precedenti. Commenta ironico la statuetta, dopo averla osservata per alcuni istanti: «Non ha i genitali, ma porta una spada» e non esita a ribadire: «Sono sempre stato critico nei confronti dell’Academy, e a ragione», riferendosi alla competizione, a sua detta artificiosa e anzi addirittura dannosa, che questo tipo di premi instaurano tra attori – le altre nomination erano per Jack Lemmon, Al Pacino, Peter Sellers, nei confronti dei quali dice: “Mi rifiuto di credere che li ho battuti”- , sottolineando invece come, nella sua visione, tutti appartengano alla stessa grande famiglia, maestranze comprese, anche se a queste ultime non sono mai concesse le luci della ribalta. Degno discorso di un grande attore, figlio di un attrezzista di Hollywood. Oscar anche per Meryl Streep come miglior attrice. Nel 1980 Dustin Hoffman, della cui vita privata si sa poco, si sposa per la seconda volta, con Lisa Gottsegen, dalla quale avrà quattro figli.
Ormai le capacità di Hoffman e il suo eclettismo sono noti e apprezzati in tutto il mondo. A suggellare ulteriormente questo stato di cose è l’enorme successo di pubblico riscosso nel 1982 dalla commedia Tootsie, in cui l’attore, diretto qui da Sidney Pollack, interpreta il disoccupato Michael Dorsey che per trovare lavoro escogita lo stratagemma del travestimento: fingendosi donna (Dorothy Michaels detta appunto Tootsie), riesce a diventare una diva delle soap operas. La pellicola unisce comicità e ironia e Hoffman dimostra di adattarsi benissimo anche ai panni femminili. Per l’interpretazione ottiene il Golden Globe. Una curiosità: in terra nostrana, viene omaggiato anche da un’esordiente Luca Carboni, che così intitola il suo album nel 1984: …intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film. E come dargli torto? Nel 1985, infatti, Dustin ottiene l’ennesimo grande successo, dando corpo al personaggio di Willy Loman in Morte di un commesso viaggiatore, sia per il cinema che per il teatro. Al suo fianco recita John Malkovich, nel ruolo del figlio primogenito. Dustin Hoffman caratterizza in modo perfetto l’anziano Willy, che vede frustrate le speranze riposte nel figlio e al contempo avverte il peso dell’età che avanza. Fonte del film e dello spettacolo è l’opera omonima di Arthur Miller.
Tre anni dopo, l’attore di Los Angeles ci offre un’altra interpretazione memorabile, che certamente tutti ricordano: quella del fratello autistico di Tom Cruise in Rain Man di Barry Levinson. Tom Cruise/Charlie Babbit scopre a trent’anni di avere un fratello maggiore autistico, che era stato ricoverato in un istituto quando Charlie era molto piccolo, per paura che potesse in qualche modo nuocergli. I due trascorrono un periodo insieme, in cui tra alti e bassi, imparano a conoscersi. Ray è dotato di uno spiccato talento matematico, ma anche estremamente sensibile, meticoloso e ossessivamente abitudinario. Charlie ne è dapprima infastidito e mal sopporta di doversi occupare di lui, ma imparando a conoscerlo instaura con lui un rapporto di profondo affetto. Alla fine la separazione è resa necessaria dalle particolari cure di cui Ray ha bisogno. Restano celebri molte battute del film che riesce a trattare il problema della diversità in maniera ironica e spesso divertente, facendo però riflettere. Impegnativo ruolo per Dustin Hoffman, che non tradisce le aspettative e offre una delle sue migliori prove d’attore, immedesimandosi al meglio nei panni di Ray. Secondo Oscar per lui. Una giovane Valeria Golino interpreta Susanna, la compagna di Charlie.
Il decennio ’90 si apre con due pellicole leggere: Dick Tracy e Hook – Capitan Uncino di Steven Spielberg. In quest’ultima recita accanto a Robin Williams. Il ’92 è l’anno di Eroe per caso, dove Dustin Hoffman è diretto dal regista inglese Stephen Frears per interpretare Bernie Laplante, eroe involontario cui Andy Garcia vuol rubare le luci della ribalta e i guadagni. Commedia ben orchestrata da David Webb Peoples, che mette a nudo i meccanismi dell’informazione sensazionalistica americana e stigmatizza l’abitudine alla spettacolarizzazione. La seconda metà degli anni ’90 vede l’attore americano alle prese con produzioni cinematografiche magniloquenti come Sleepers e Virus Letale e con un’altra pellicola che affronta il tema dello spregiudicato cinismo dei mezzi di comunicazione, spesso al servizio di scopi estranei al bene comune: Mad City – Assalto alla notizia. Dustin Hoffman è appunto il reporter Max Brackett che, preso in ostaggio da John Travolta/Sam Baily, sfrutta la situazione a scopo sensazionalistico senza alcuno scrupolo. Regia di Costa Gavras. Nel ’97, ancora sul tema dell’informazione manipolata, stavolta a fini politici – una guerra contro l’Albania inventata a tavolino e paventata per distogliere l’opinione pubblica dagli scandali sessuali che coinvolgono il presidente Usa – un film che riporta Dustin Hoffman sotto la direzione di Barry Levinson: Sesso e potere. I frutti sono più che buoni, grazie alla perizia di Dustin e di un’altra icona del cinema americano, che lo affianca: Robert De Niro.
Il nuovo millennio vede Dustin Hoffman diretto da Gary Fleder in La giuria (2002), nei panni di Wendell Rohr: un avvocato appassionato del suo mestiere, alle prese con un dovere etico da compiere, opposto ad un cinico consulente di giuria impersonato dall’amico Gene Hackman. Nello stesso anno, Hoffman recita in coppia con Susan Sarandon nel film drammatico diretto da Brad Siberling, Moonlight Mile – Voglia di ricominciare. Partecipa poi a Neverland di Marc Forster (2004), dove interpreta il ruolo dell’impresario di James Barrie/Johnny Depp, l’inventore di Peter Pan. Ritroverà il regista in Vero come la finzione (2007), divertente commedia corale che riflette in maniera intelligente sullo scorrere del tempo e sul rapporto fra realtà e finzione. Nel 2005 Dustin prende parte al sequel di Ti presento i miei: Mi presenti i tuoi? nei panni del padre di Ben Stiller/Gary Fotter. Gary infatti, dopo essersi fatto conoscere dalla famiglia della sua fidanzata Pam Byrnes/Teri Polo nel primo episodio, ora le presenta i suoi genitori. I coniugi Focker sono Dustin Hoffman e Barbra Streisand. Umorismo in pieno stile Usa, come anche nel terzo episodio della serie, targato 2010, Vi presento i nostri, in cui si aggiungono all’allegra compagnia due nipotini. L’attore di Los Angeles prende parte anche a una commedia per ragazzi, nel 2008, diretto da Zach Helm. Si tratta di Mr. Magorium e la bottega delle meraviglie. Veste proprio i panni del mago in questa favola colorata, che parla con leggerezza ai più piccoli del tema della morte. Accanto a lui Natalie Portman. Negli ultimi anni Hoffman è stato la voce del Maestro Shifu nel film d’animazione Kung Fu Panda (2008), di cui vedremo il sequel quest’anno, e di Roscuro nell’altro film animato Le avventure del topino Despereaux (2009). In questi giorni, oltre che con Vi presento i nostri, è nelle sale in La versione di Barney, commedia di Richard Lewis con Paul Giamatti. Il vulcanico Hoffman, che a 73 anni suonati non sembra proprio intenzionato ad andare in pensione, sta poi lavorando al suo esordio alla regia, con la commedia Quartet.
Box Office ITA al 17/01/2011
Che bella giornata si conferma ovviamente al primo posto, stracciando altri record. Buon esordio per Vi presento i nostri in seconda posizione, mentre Hereafter scende al terzo posto. Discreti risultati per le altre new entry.
Che bella
giornata si mantiene saldamente al primo posto del
botteghino italiano, raccogliendo altri 7,9 milioni nel suo secondo
fine settimana: in soli 12 giorni la commedia campione di incassi
con Checco Zalone arriva al totale di 31,4 milioni di euro,
polverizzando i 29 milioni raggiunti a fine corsa da un’altra
pellicola italiana di successo di questa stagione, ovvero
Benvenuti al Sud. Il film registra così il secondo
migliore weekend di sempre, dietro gli 8,7 milioni di
Avatar.
Considerando i dati cinetel, Che bella giornata supera
quindi i 31,2 milioni ottenuti tredici anni fa da La vita è
bella. Tuttavia, a differenza di quanto hanno affermato in
massa i media italiani, la quota da superare per piazzarsi al primo
posto della classifica dei migliori incassi di sempre per un film
italiano è di 47 milioni di euro: è questo, infatti, il totale
incassato dal film premio Oscar di Roberto Benigni, secondo i dati
completi Siae.
C’è poco da dubitare: Zalone dovrebbe
riuscire nell’impresa…
Vi presento i
nostri debutta al secondo posto con 2,2 milioni,
un dato piuttosto positivo per il
capitolo conclusivo della trilogia sulla famiglia
Focker.
Hereafter scende in terza posizione,
raccogliendo 1,4 milioni e giungendo a 5,4 milioni
complessivi: un risultato decisamente buono per il film di
Clint Eastwood.
Seguono tre new entry. La pellicola catastrofica Skyline conquista il quarto posto con 862.000 euro. La versione di Barney, con Paul Giamatti fresco di Golden Globe, raccoglie poco meno, ovvero 849.000 euro, mentre L’Orso Yoghi ottiene 732.000 euro.
Tron Legacy scende al settimo posto con 377.000 euro, che gli consentono di giungere a 5,7 milioni totali. Segue La banda dei Babbi Natale, in ovvio calo dopo cinque settimane, che arriva a 21,2 milioni con altri 356.000 euro.
The
Tourist regge ancora nella top10, scendendo al
nono posto con altri 213.000 euro che gli consentono di
superare gli 11 milioni complessivi: indubbiamente un ottimo
risultato per il film rivelatosi un flop ai
botteghini internazionali.
Chiude la top10 Le cronache di Narnia: Il viaggio del
veliero, arrivato a 10 milioni totali con
altri 182.000 euro.
Da segnalare infine il diciottesimo posto di Kill me, please: la pellicola che ha ottenuto il Marc’Aurelio come Miglior Film all’ultimo Festival di Roma raccoglie 42.000 euro nelle 21 sale in cui ha debuttato.
Ecco i vincitori dei Golden Globes 2011
Consegnati, durante la consueta cerimonia a Los Angeles, i Golden Globes 2011, i premi che la stampa estera accreditata a Hollywood (HFPA) consegna ogni anno alle migliori produzioni di cinema e TV.
Qui trovate il nostro commento, ma intanto ecco la lista completa dei vincitori:
Miglior Film Drammatico:
The Social Network
Miglior Film Musical o Commedia:
The Kids Are All Right
Miglior Attore in un Film Drammatico:
Colin Firth per The King’s Speech
Miglior Attrice in un Film Drammatico:
Natalie Portman per Black Swan
Miglior Attore in un Musical o Commedia:
Paul Giamatti per Barney’s version
Miglior Attrice in un Musical o Commedia:
Annette Bening per The Kids Are All Right
Miglior Attore non Protagonista in un Film Drammatico, Musical o Commedia:
Christian Bale per The Fighter
Miglior Attrice non Protagonista in un Film Drammatico, Musical o Commedia:
Melissa Leo per The Fighter
Miglior Regia:
David Fincher per The Social Network
Miglior Sceneggiatura:
The Social Network (Aaron Sorkin)
Miglior Canzone Originale:
Burlesque – You Haven’t Seen The Last of Me
Miglior Colonna Sonora:
The Social Network (Trent Reznor, Atticus Ross)
Miglior Film d’Animazione:
Toy story 3 – La grande fuga
Miglior Film in Lingua Straniera:
Hævnen
Migliore Serie TV di Genere Drammatico:
Boardwalk Empire
Migliore Serie TV di Genere Musicale o Commedia:
Glee
Migliore Mini Serie TV o TV Movie:
Carlos
Miglior Attore in una Mini Serie TV o TV Movie:
Al Pacino per You Don’t Know Jack
Miglior Attrice in una Mini Serie TV o TV Movie:
Claire Danes per Temple Grandin – Una donna straordinaria
Miglior Attore in una Serie TV di Genere Musicale o Commedia:
Jim Parsons per The Big Bang Theory
Miglior Attrice in una Serie TV di Genere Musicale o Commedia:
Laura Linney per The Big C
Miglior Attore in una Serie TV di Genere Drammatico:
Steve Buscemi per Boardwalk Empire
Miglior Attrice in una Serie TV di Genere Drammatico:
Katey Sagal per Sons of Anarchy
Miglior Attore non Protagonista in una Serie TV, Mini Serie TV o TV Movie:
Chris Colfer per Glee
Miglior Attrice non Protagonista in una Serie TV, Mini Serie TV o TV Movie:
Jane Lynch per Glee
Arriva la parodia porno dei Simpson
Il cartone animato più longevo nella storia della Tv – essendo trasmesso ininterrottamente da oltre vent’anni – diventa una porno-parodia. Sto parlando dei Simpson, trasposti in un film porno dal titolo “The Simpsons XXX Parody.
Il film è prodotto da Full Spread Entertainment & LFP Video, e interpretato da noti attori di film per adulti come Briana Blair, Evan Stone e Andy San Dimas. I personaggi sono quindi in carne e ossa, tutti dipinti di giallo e con le parrucche colorate per assomigliare il più possibile ai personaggi originali.
La versione porno inizia con Marge e Homer, papà e mamma Simpson, intenti a fare un filmino con la telecamera; nel dvd in cui appare subito la scritta di presentazione, “Il sesso non è mai stato così giallo”, si ritrovano anche altri storici personaggi come Flanders, Boe, McBain e Barney.
Capitan America: The First Avenger seconda foto!
Ecco in arrivo la seconda immagine di Capitan America in corsa, tratta da una scena del film.
Il Los Angeles Times a pubblicato la seconda immagine inedita di Captain America: The First Avenger. Nella foto Chris Evans nel costume di Capitan America in azione:
Fonte: Los Angeles Time
Le montagne della follia: Del Toro e Cruise?
Ormai è quasi certo che il prossimo film di Gulliermo Del toro sara l’adattamento cinematografico in 3D de Le Montagne della Follia di H.P. Lovecraft prodotto da James Cameron. Ora iniziano a farsi insistenti le voci su un presunto casting iniziato. A quanto pare uno dei primi nomi ad essere accostato al film è quello di Tom Cruise nei panni di uno dei protagonisti della storia.
Deadline ha confermato che Tom Cruise è legato al progetto di Del Toro. Intano ulteriori conferme arrivano proprio dall’agente dell’attore che rilasciando un intervista ha precisato: Cruise non è sotto contratto, tuttavia ci sono buone possibilità che accetti la parte. Se non sarà lui, sarà probabilmente James McAvoy, il quale ha ricevuto un’offerta ma non ha ancora accettato. Entrambi gli attori hanno una scaletta fitta di impegni, e nel caso accettassero di partecipare al film probabilmente le riprese verranno organizzate anche base alle loro esigenze.
Per quanto riguarda il cast sarebbero già stati contattati anche Ron Perlman (attore feticcio di Del Toro) e Hugh Jackman, mentre voci su Liam Neeson sono state smentite.
Emmanuel Lubezki parla di Tree of Life
Emmanuel Lubezki ha lavorato in moltissimi film diversi come Burn After Reading, The New World, Sleepy Hollow e I figli degli uomini. Che cosa, secondo il veterano direttore della fotografia, ha fatto del set di Tree of Life un’esperienza così unica?
“Appena credi di aver capito la formula di ripresa, ti rendi conto che non esiste nessuna formula! Non ho mai lavorato in questo modo su nessun set.”
Le riprese di questo film hanno interessato soggetti di diversa natura oltre agli uomini, mostrando la grande potenza di fenomeni cosmici (con la supervisione della NASA) e la forza bruta della natura, spesso al posto di quella di un attore. Lubezki descrive il processo in questo modo:
“La fotografia in questo film non viene utilizzata per illustrare il dialogo o una performance. E’ usata per catturare le emozioni in modo che il film risulti molto esperienziale. Ha lo scopo di innescare molti di ricordi, come un profumo o una sensazione. “
Il regista Terrence Malick (La sottile linea rossa) è ben noto per l’inserimento di ambienti naturali nei suoi film. E anche nel trailer di Tree of Life si possono ammirare tanti scorci naturali da far apparire il mondo naturale più espressivo degli attori stessi. Ed è compito Emmanuel adattare lo stile unico Malick alla ripresa. In un’intervista con 24 Frames del Los Angeles Times, il direttore della fotografia ha commentato la sua opera:
“Gli attori eseguono il dialogo, ma Terry (Malick) non è interessato al dialogo. Così mentre loro parlano noi riprendiamo un iflesso o il vento o la cornice della finestra, e poi finalmente andiamo su di loro quando hanno finito il dialogo “.
Mentre il trailer ci suggerisce che il direttore della fotografia e il regista abbiano trovato il loro modo di collaborare, forti anche della precedene esperienza con The New World, ci si chiede in che modo star come Brad Pitt e Sean Penn abbiano reagito a tutto questo anticonformismo.
“Penso che (gli attori) abbiano pensato che fossimo pazzi. Sean (Penn) è un regista, e sono sicuro che si chiedeva qualcosa del tipo ‘voglio imparare un metodo del genere’. Per Brad penso che che ci sia voluto un po’ di tempoper entrare nello spirito giusto “.
Tree of Life uscirà nei cinema il 27 maggio 2011, nel cast anche Joanna Going, Fiona Shaw, Tom Townsend e Jessica Chastain. Per vedere il trailer del film clikka qui.
Fonte: collider.com
Ecco Neville Paciock durante la Battaglia di Hogwarts!
L’attesa sembra essersi parzialmente placata, invece i fan più accaniti, come chi scrive, aspettano ancora una data precisa: 13 luglio! La data dell’uscita la cinema di Harry Potter e i Doni della Morte Parte II.
Dopo la pioggia di locandina, foto, clip e trailer che ha preceduto l’uscita della Parte I, adesso cominciano a trapelare notizie e fotografie relative alla Parte II; ecco infatti una foto diffusasi su Facebook che ritrae Neville Paciock (Matt Lewis) durante la battaglia di Hogwarts.
Sulla sfondo si può vedere la sagoma sfocata di Bellatrix Lastrange (Helena Bonham Carter). Tuttavia gli evidenti errori presenti nelle scritte sulla foto (watermarks) fanno pensare ad una dubbia provenienza della suddetta. Restando in attesa di una foto migliore, ricordiamo che Harry Potter e i Doni della Morte Parte II concluderà, si spera alla grande, la Saga cinematografica di Harry, cominciata nel 2001 con La Pietra Filosofale.
Fonte foto: Badtaste.it
Scream 4: full trailer!
Finalmente online il full trailer di Scream 4, sequel della fortunata serie “da paura di Wes Craven. Nel cast ritorna Neve Campbell, con Courtney Cox e David Arquette…
Ecco il trailer
A completare il cast, oltre ai già citati anche Emma Roberts, Hayden Panettiere, Marielle Jaffe, Rory Culkin, Nico Tortorella, Erik Knudsen, Marley Shelton, Anthony Anderson, Adam Brody, Alison Brie, Mary McDonnell, Anna Paquin, Kristen Bell e Brittany Roberts. Scream 4 uscirà il 15 aprile 2011 negli USA.
Ecco Neville Paciock durante la Battaglia di Hogwarts!
L’attesa sembra essersi parzialmente placata, invece i fan più accaniti, come chi scrive, aspettano ancora una data precisa: 13 luglio! La data dell’uscita la cinema di Harry Potter e i Doni della Morte Parte II.
Dopo la pioggia di locandina, foto, clip e trailer che ha preceduto l’uscita della Parte I, adesso cominciano a trapelare notizie e fotografie relative alla Parte II; ecco infatti una foto diffusasi su Facebook che ritrae Neville Paciock (Matt Lewis) durante la battaglia di Hogwarts.
Sulla sfondo si può vedere la sagoma sfocata di Bellatrix Lastrange (Helena Bonham Carter). Tuttavia gli evidenti errori presenti nelle scritte sulla foto (watermarks) fanno pensare ad una dubbia provenienza della suddetta. Restando in attesa di una foto migliore, ricordiamo che Harry Potter e i Doni della Morte Parte II concluderà, si spera alla grande, la Saga cinematografica di Harry, cominciata nel 2001 con La Pietra Filosofale.
V per Vendetta, il film distopico con Natalie Portman
V per Vendetta è un film del 2006 diretto da James McTeigue e scritto dai Fratelli Wachowski, ora noti come Lilly e Lana Wachowski. Nel cast del film Natalie Portman, Hugo Weaving, Stephen Rea, Rupert Graves, Stephen Fry, Sinéad Cusack e John Hurt.
“Non si sfugge al Giudizio!”
La mia idea per questa recensione è la seguente: indurre alla riflessione. E non è un caso che io abbia cominciato esponendovi un’idea, poiché V per Vendetta vuole celebrare innanzitutto il potere delle idee, come rivelato nel prologo. Mi accingo pertanto a presentarvi un’opera cinematografica che, in virtù delle sue analogie con la nostra attualità, continuerà a far discutere ancora per molto.
V per Vendetta è tratto dalla graphic novel di Alan Moore illustrata da David Lloyd, pubblicata per la prima volta nel 1988. Tra i numerosi fan del fumetto troviamo i fratelli Andy e Larry Wachowski che, dopo aver scritto la sceneggiatura del film anni fa, sono riusciti a mettere in atto il progetto, diretto da James McTeigue: prima esperienza per lui alla regia.
V per Vendetta
L’intreccio appare piuttosto diverso rispetto all’originale, motivo per cui Alan Moore ha preferito dissociarsi dal progetto: in realtà, nonostante vari cambiamenti – tra i quali le coordinate temporali, per ovvie esigenze – la sceneggiatura risulta efficace e convincente.
V per Vendetta è ambientato a Londra in un futuro a noi prossimo – la vicenda si svolge intorno al 2030 – in cui il Regno Unito è divenuto uno stato totalitario governato da un regime di matrice nazi-fascista. Il leader del governo è l’Alto Cancelliere Adam Sutler (Susan, nell’originale), il cui nome – e non solo quello – richiama la figura di Adolf Hitler.
Si tratta di un’epoca di grande oppressione in cui gli Stati Uniti non esistono più per cui, appropriandosi dello scenario politico, “l’Inghilterra domina”: questo è il motto del regime. Quest’ultimo esercita una forte discriminazione che si manifesta nella xenofobia, nel razzismo, nell’odio nei confronti del ‘diverso’ inteso anche in termini di ideologia: tra i principali nemici del governo, tra l’altro, vi sono i musulmani.
Su questo sfondo cupo
e opprimente si staglia un individuo attivista e carismatico che,
sentendosi tradito da Madame Giustizia, si rifugia tra le braccia
dell’Anarchia: il suo nome è V. Il suo volto è celato dietro una
maschera di Guy Fawkes, il cittadino britannico che il 5
novembre 1605 tentò di far esplodere il Parlamento inglese in nome
di un’idea. Volendo imprimere questa data nella memoria di tutti, V
ci insegna la filastrocca del “Ricorda per sempre il 5
Novembre”.
Nel momento in cui V esce dall’ombra, o meglio, dalla Galleria della Ombre, come chiama la sua casa, egli si imbatte in una giovane donna che viene aggredita dai Castigatori, o uomini del Dito, la polizia speciale. V salva la ragazza, Evey Hammond che, da quel momento, si schiererà dalla sua parte in nome della libertà.
V è infatti un eroe anticonformista che si impegna in una lotta politica, contro il regime totalitario, e personale, contro coloro che hanno devastato la sua vita. Egli intende vendicarsi a causa degli eventi che hanno caratterizzato il suo oscuro passato: prima di tutto, prima di essere un Violento, egli è una Vittima. E porta avanti una lotta senza esclusione di colpi, agendo da terrorista.
In apertura, egli pone fine all’opprimente silenzio del suo Paese facendo esplodere l’Old Bailey in un ‘concerto’, come da lui definito, reso festoso da musica e fuochi d’artificio. Ma V non teme nulla e ha ben altro in mente: Guy Fawkes aveva infatti intenzione di far saltare in aria il Parlamento perché, afferma V, “l’edificio è un simbolo, come lo è l’atto di distruggerlo”. E sono gli uomini a conferire potere ai simboli.
Oggi viviamo
l’era post-11 settembre e un simile discorso può apparire
sfrontato. Ma ciò che è da considerare e valutare è il contenuto,
non la forma. La domanda più scottante è: può un terrorista essere
un eroe? Del resto questo film fa maturare un’inquietante
considerazione circa l’identità del colpevole: è V il nemico, il
terrorista, che uccide, che assale, che distrugge? O è il governo,
che ha asservito la scienza, la religione, i media, la
giustizia, che opera un massacro e viola l’identità
dell’uomo?
Nel corso della vicenda saranno fatte importanti rivelazioni, e l’uomo imparerà che non sono i popoli a dover temere i propri governi, bensì sono i governi che dovrebbero aver paura dei popoli. L’unità non si ottiene attraverso la forza, bensì nella condivisione di un medesimo ideale. Per questo non ha alcuna importanza il volto di colui che si cela dietro la maschera perché, come dice V, “dietro la maschera non c’è solo carne: dietro la maschera c’è un’idea”. A seguire l’idea e a precedere l’azione ci sono le parole: con le parole V riesce ad entrare nel cuore della gente e nel cuore di Evey.
Ma, parlando di un film, non bisogna dimenticare che l’aspetto più importante nella caratterizzazione di un personaggio è l’interpretazione. E interpretare un personaggio del calibro di V risulta un’impresa. Ebbene, Hugo Weaving ci ha regalato una performance straordinaria: “Interpretare un personaggio con una maschera”, ha dichiarato, “è per un attore una specie di esercizio tecnico, ma a poco a poco la cosa si è fatta interessante”. Come spiega l’attore, oltre alle varie difficoltà tecniche che si riscontrano nel recitare con una maschera, è necessario dare vita alla maschera: questo avviene mediante le parole, il tono della voce, i gesti, anche i movimenti più insignificanti. Ed egli è riuscito magistralmente nell’impresa, offrendoci un personaggio eccentrico e carismatico, dotato di una certa teatralità. Il culmine è nel punto di vista dello spettatore giacché, a seconda delle scene e con la progressiva familiarità che instauriamo col personaggio, sembra che la maschera assuma paradossalmente espressioni diverse.
Lodevoli anche le interpretazioni del resto del cast, a partire da un’eccellente Natalie Portman che si rivela la migliore interprete che si potesse ingaggiare per il ruolo di Evey Hammond. L’attrice ha inoltre dimostrato un certo coraggio: per esigenze di copione, in una scena del film, la Portman si è sottoposta alla completa rasatura dei capelli, che prelude alla trasformazione interiore del personaggio. Da sottolineare che l’attrice, in uno dei ruoli migliori della sua carriera, è in grado di eccellere nelle scene più emotive e ricche di pathos.
V per Vendetta risulta impeccabile anche tecnicamente: dalle bellissime musiche di Dario Marianelli agli effetti speciali, superbi nella sequenza finale; la fotografia, che riproduce le cupe atmosfere del regime; la scenografia, esuberante soprattutto nella rappresentazione della Galleria delle Ombre. Una nota di approvazione anche per il doppiaggio, in particolare per il personaggio di V – la voce italiana è di Gabriele Lavia – ma il film in lingua originale è nettamente superiore. Infatti la versione originale rende al meglio le citazioni, da Shakespeare (Macbeth e La Dodicesima Notte) al Conte di Montecristo. E, a proposito di citazioni, è facile cogliere le affinità di V per Vendetta con un’altra grande opera: 1984 di George Orwell, tra le fonti di ispirazione del fumetto.
È dunque un film politico? Un monito, una visione del futuro? Ebbene, come afferma Natalie Portman, “tutto dipende da chi sei tu, dal contesto dal quale provieni e soprattutto da ciò in cui credi”.
Di certo si tratta di un film che induce alla riflessione sull’importanza delle parole, dell’espressione, della libertà di pensiero. V per Vendetta intrattiene con interesse il pubblico – che può inoltre dilettarsi nell’enumerare i vari riferimenti alla ‘V’ e al ‘5’ –, commuove e fa pensare. Non è semplicemente “V per Vendetta“, ma V per Vox Populi. Valori. Virtù. Volontà. Vittoria. E soprattutto… Verità.
Michel Gondry e l’animazione
A breve debutterà nei cinema il suo The Green Hornet . Ma nonostante ciò Michel Gondry infatti, ha aggiunto un nuovo progetto ai tanti già resi noti nel passato. E anche questo davvero originale.
Si tratta infatti di un documentario dedicato ad
uno dei più noti ed importanti intellettuali dei giorni nostri,
Noam Chomsky: linguista, filosofo, teorico della comunicazione,
punto di riferimento dei movimenti di mezzo mondo, definito dal
quotidiano britannico The Guardian “tra le dieci fonti più citate
nella storia della cultura”. Fattore questo di grande interesse, ma
csa ancora più intrigante è che nelle intenzioni del regista,
il documentario sarà realizzato in animazione.
“Ho già intervistato Chomsky molte volte,” ha raccontato Gondry, “e l’ho registrato sempre, e ripreso pochissimo. Farò tutto in animazione, con una Bolex 16mm e realizzerò io tutti i disegni. Lo faccio tutte le sere quando torno in casa. Sarà emozionante, ed è complesso perché parliamo molto di linguistica, Chomsky ha delle idee molto personali e convincenti su come il linguaggio sia nato come una mutazione genetica invece che come un lento processo evolutivo, ed io illustrerò il tutto.”
Interrogato sui tempi, Gondry ha risposto a modo suo: “Spero di finirlo prima di morire. O che muoia lui. O che muoia il mondo. Quindi direi entro due anni: al massimo.”
Fonte:comingsoon
Vallanzasca – Gli angeli del male: recensione
Vallanzasca – Gli angeli del male racconta un uomo con il lato oscuro un po’ pronunciato. Renato Vallanzasca è un rapinatore di banche. Lui e la sua banda operano perlopiù a Milano e nell’hinterland, irrompono negli edifici e con fare da film americano, depredano gli istituti di credito. Vallanzasca dice di essere nato ladro, come si nasce biondi o a Roma o Milano e che quindi non ci può fare niente, è la sua natura.
Passa quindi dalla rapina ai rapimenti, entra ed esce dalla galera, alla fine viene arrestato a Roma. Renato è ha una buona parlantina e davanti ai giornalisti e alle telecamere che stanno riprendendo l’evento dà esempio della sua battuta pronta. E’ anche belloccio, il che gli vale diverse copertine sulle riviste e l’appellativo di “Bel Renè”. In carcere riceve moltissime lettere di ammiratrici, una la sposa, addirittura. Quindi evade per l’ultima volta, e ne approfitta per andare a Radio Popolare a concedere un’intervista, poi sulla strada per forse ricominciare la propria vita in qualche altro modo, si addormenta, viene raggiunto dalla polizia che lo arresta definitivamente. Vallanzasca è tutt’ora in carcere, dallo scorso Marzo può uscire per lavorare.
Vallanzasca – Gli angeli del male, il film
Michele Placido affronta ancora una volta il decennio più attivo, controverso e vivace della storia italiana: gli anni settanta. Questa volta affronta la biografia di Renato Vallanzasca, scritta a quattro mani con il giornalista di Repubblica Carlo Bonini “I fiori del male”. A differenza di “Romanzo criminale” e “Il grande sogno”, questa storia non è collettiva, ma riguarda un solo uomo, Renato, interpretato da Kim Rossi Stuart, questa volta alle prese con il dialetto milanese, e l’incoscienza apparente con cui attraversa la sua vita. Non esiste una banda a cui portare rispetto e fedeltà, non esiste un gruppo politico di cui rispettare le regole.
Il bel Renè è il re dell’improvvisazione, fa quello che gli viene in mente. Il regista non sembra prendere una posizione giudicante nei suoi confronti, il personaggio Vallanzasca è già controverso di suo, appare come un immaturo effettivamente condannato da un destino già segnato a fare il criminale, anche se senza troppi rimorsi. Il personaggio non si riesce a ben delineare, è un uomo immaturo con la battuta pronta che non si rende conto della gravità delle cose che sta facendo o un lucido criminale che intesse in prigione relazioni e redige trattati di amicizia usando come sigillo il matrimonio con una delle tante ammiratrici? Sono del suo carattere che rimangono un po’ sospesi.
A differenza della storia delle Brigate Rosse e della Banda della Magliana, qui non c’è una parabola. Sia perché Vallanzasca è ancora vivo, ma anche perché effettivamente, non si avverte mai un sentimento di sconfitta o di naturale fine, si tratta semplicemente di un gioco di guardia e ladri in cui alternativamente vince uno o l’altro personaggio. Quello che viene fuori dal film è comunque un ritratto interessante della nostra nazione in quegli anni, con alcune anticipazioni di ciò che sarà. Le copertine dei giornali, le interviste alla radio, la creazione del personaggio Vallanzasca avviene tramite i media che da lì a poco avranno un ruolo principale nella costruzione dell’opinione pubblica. La volontà di rimanere fuori, Placido la sottolinea anche con i piani fissi accentuati che sono presenti in buona parte del film, in cui ha un ruolo importante anche il suono, più volte usato come connessione tra una sequenza e l’altra e anche in termini evocativi.
La fotografia di Vallanzasca – Gli angeli del male è calda e con molto chiaroscuro, nei momenti drammatici, ossia gli scontri in cui perdono la vita i membri della banda della Comasina di Vallanzasca o i poliziotti, sono invece desaturati e contrastati, forse a sottolineare di essere capitoli importanti per il cambiamento del personaggio. Un capitolo a parte va dedicato poi al personaggio di Enzo, interpretato drammaticamente da Filippo Timi. Una mina vagante nella banda della Comasina, completamente schiavo della dipendenza da droga. Valeria Solarino, che interpreta la prima compagna di Vallanzasca, appare nella prima mezz’ora di film, per poi eclissarsi. La produzione che è dietro alla pellicola è Fox, la stessa di Romanzo Criminale, film e serie. Il che mi lascia ipotizzare che forse ci sia un interesse a tentare la stessa operazione anche con questo personaggio, vedremo.
Capitan America: The First Avenger prima foto del costume!
Questa è proprio una mattina da supereroe. Dopo il costume di Spiderman, ecco arrivare infatti la prima immagine di Chris Evans sul set di Capitan America: The First Avenger con indosso il costume completo del supereroe…
Entertainment Weekly ha pubblicato una nuova immagine di Chris Evans sul set di Capitan America: The First Avenger, dove è visibile il costume con tanto di elmetto e scudo. A quando pare il design del film è molto fedele al fumetto, e altrettanto affascinante. Che sia riusciti a metter su le giuste carte per una nuova strabiliante saga?…
Rimanendo in attesa di altre foto ricordiamo che Captain America: The First Avenger è diretto da Joe Johnston e uscirà il 22 luglio 2011 (il 27 luglio in Italia). Nel cast del film Chris Evans, Sebastian Stan, Hayley Atwell, Hugo Weaving.
Fonte: Entertainment Weekly
Spider-man reboot: ecco la prima foto in costume!
Tra mille attese finalmente arriva la primissima immagine ufficiale di Andrew Garfield nei panni di Spider-Man, il reboot della saga diretto da Marc Webb, le cui riprese sono attualmente in corso a Los Angeles.
La Sony ha diffuso questa prima foto ufficiale, con un piccolo particolare che rende più fedele il costume al fumetto originale: gli spara-ragnatele.
Rimanendo in attesa di altre foto ricordiamo che il film è diretto da Marc Webb, ed uscirà negli USA in 3D il 3 luglio 2012. Nel cast oltre a Andrew Garfield (Peter Parker), Emma Stone (Gwen Stacy), Martin Sheen (Zio Ben) e Rhys Ifans, che sarà il villain.
Fonte: Sony – badtaste
Animals United per l’ambiente: parlano Pratesi, Pession e Marchetti
Fulco Pratesi (Presidente Onorario Wwf Italia), Gabriella Pession (madrina dell’iniziativa) e Guglielom – Moviemax – Marchetti hanno presentato questa mattina alla stampa romana il film Animals United ed hanno raccontato al pubblico la validità del progetto, che non è solo un film come gli altri, ma come fa sospettare la presenza del rappresentante del Wwf è anche un mezzo per sensibilizzare i giovanissimi verso il problema dell’inquinamento e per raccogliere fondi che possano sostenere la lotta del Wwf per un mondo migliore.
“La conquete”, un film sul Presidente francese Nicolas Sarkozy
Uscirà il prossimo maggio “La conquete” (La conquista), film in salsa thriller sull’ascesa politica dell’attuale Presidente della Francia Nicolas Sarkozy.
Il regista è Xavier Durringer, che ha già firmato “J’irai au paradis car l’enfer est ici” (1997) e “Chok Dee” (2005). Ad interpretare Sarko, l’attore Denis Podalydès, a lui molto somigliante. Nel film appaiono anche la prima moglie di Sarkozy Cécilia Sarkozy (Florence Pernel), Dominique de Villepin (Samuel Labarthe), Laurent Solly (Grégory Fitoussi), Franck Louvrier (Mathias Mlekuz) e Rachida Dati (Saida Jawad). Non ci sarà invece nessuna attrice a recitare il ruolo dell’attuale first lady francese, Carla Bruni, che infatti non appare nella storia.
C’è invece l’ex Presidente Jacques Chirac, col quale Sarkozy (Ministro degli interni quando il primo era Presidente della Repubblica francese) non aveva un grande rapporto. E’ interpretato da Bernard Le Coq.
Ecco alcune foto del film:
Animals United 3D: recensione del film
In un 3D a tratti molto convincente i registi/sceneggiatori e produttori Reinhard Klooss e Holger Tappe ci raccontano Animals United 3D, film d’animazione liberamente ispirato al libro ‘La conferenza degli animali’ di Erich Kastner.
Il pianeta sta subendo profonde mutazioni, i ghiacci si sciolgono e le savane desertificano. A pagare le conseguenze dell’inquinamento umano è la natura e gli animali che vedono trasformato il loro habitat. La ricerca di un posto migliore in cui vivere, un paradiso, fa incontrare animali di diverse provenienze geografiche. Il loro disagio comune li renderà alleati contro un’orribile nuova specie, senza peli che si fa chiamare razza umana. Questa è la premessa di Animals United 3D, un incrocio tra un’odissea alla ricerca dell’acqua e un episodio biblico, quello dell’arca di Noè, che invece che verso l’asciutto va verso … il bagnato.
Il viaggio lo facciamo tutti insieme a personaggi davvero particolari: la mangusta Billy, il leone (rigorosamente vegetariano) Socrate e tanti altri, le tartarughe ultra-centenarie, che portano nella memoria tutta la cattiveria che l’uomo ha riversato sulla natura, l’orso polare Sushi, che soffre terribilmente l’innalzamento del clima, il diavolo della Tazmania Diablo, che ricorda agli umani l’importanza dell’aria pulita, e infine il pollo Charles, gaelico di origine e con un forte accento francese (neanche a dirlo!).
Animals United 3D assolve le due funzioni fondamentale del cinema: intrattiene con una discreta efficacia e istruisce con un messaggio diretto e didascalica, che appare retorico ma straordinariamente e terribilmente vero. Per la prima volta (nel film) la natura chiede all’uomo conto delle sue malefatte e la risposta della razza umana non viene mostrata, ma il film parte dal basso, punta alla sensibilizzazione dei piccoli che dovrebbero essere il futuro di un mondo migliore. Portate i bambini a vederlo, a loro piacerà sicuramente!