Dopo la data di uscita e le prime
foto oggi arriva il primo trailer di Strange
Magic, il film d’d’animazione della Lucas Film nato
da un’idea di George Lucas che sarà distribuito da Disney
Pictures.
La pellicola
sviluppata dalla Lucasfilm Animation Singapore e
Industrial Light & Magic arriverà al cinema negli USA
il 23 gennaio il 2015. Accompagnato dalle musiche popolari
degli ultimi sei decenni il film racconta di goblin, elfi,
fate e folletti, e delle loro disavventure esilaranti che innescano
una battaglia all’ultima pozione.
Strange
Magic è nato da un soggetto di George
Lucas e diretto da Gary
Rydstrom (“Toy Story Toons: Hawaiian Vacation”, “Lifted”),
e prodotto da Mark S. Miller, con produttore
esecutivo George Lucas, mentre la
sceneggiatura è firmata da David
Berenbaum (Elf), Irene Mecchi
(Il Re Leone) e Rydstrom. Le musiche
sono a cura di Marius de Vries (Moulin
Rouge!). Il cast di voci comprende gli attori Alan
Cumming, Evan Rachel Wood, Kristin Chenoweth, Maya Rudolph, Sam
Palladio, nuovo arrivato Meredith Anne Bull, Alfred Molina, Elijah
Kelley, Bob Einstein e Peter Stormare.
La
LucasFilm annuncia oggi che insieme
alla Touchstone Pictures lanceranno il loro
nuovo film d’animazione, Strange
Magic, una folle fiaba musicale ispirata a Sogno
di una notte di mezza Estate scritto da George
Lucas. La pellicola sviluppata
dalla Lucasfilm Animation Singapore e Industrial
Light & Magic arriverà al cinema negli USA il 23
gennaio il 2015.
Accompagnato dalle musiche popolari
degli ultimi sei decenni il film racconta di goblin, elfi,
fate e folletti, e delle loro disavventure esilaranti che innescano
una battaglia all’ultima pozione.
Strange
Magic è nato da un soggetto di George
Lucas e diretto da Gary
Rydstrom (“Toy Story Toons: Hawaiian Vacation”, “Lifted”),
e prodotto da Mark S. Miller, con produttore
esecutivo George Lucas, mentre la
sceneggiatura è firmata da David
Berenbaum (Elf), Irene Mecchi
(Il Re Leone) e Rydstrom. Le musiche
sono a cura di Marius de Vries (Moulin
Rouge!). Il cast di voci comprende gli attori Alan
Cumming, Evan Rachel Wood, Kristin Chenoweth, Maya Rudolph, Sam
Palladio, nuovo arrivato Meredith Anne Bull, Alfred Molina, Elijah
Kelley, Bob Einstein e Peter Stormare.
Strange Days è il
film del 1995 di Kathryn Bigelow con
protagonisti nel cast
Ralph Fiennes, Angela Bassett, Juliette Lewis, Tom Sizemore,
Michael Wincott e Vincent D’Onofrio.
Anno: 1995
Regia: Kathryn
Bigelow
Cast: Ralph
Fiennes, Angela Bassett, Juliette Lewis, Tom Sizemore, Michael
Wincott, Vincent D’Onofrio
Trama: Los
Angeles, 31 dicembre 1999. Lenny Nero è un ex poliziotto radiato,
che vive spacciando wire-trip clips, dischetti sui quali vengono
registrate esperienze altrui che includono tutti i loro input
sensoriali. La persona che assiste rivive così in modo completo le
stesse emozioni dei protagonisti.
Nero però inizia a ricevere delle
clip anonime, tra le quali vi è quella in cui sono registrati lo
stupro e l’omicidio di un’amica prostituta, la stessa che tempo
addietro gli aveva dato una clip dove era registrato l’omicidio del
rapper Jeriko One, ucciso a sangue freddo da due poliziotti. Le sue
indagini private, condotte insieme a due amici, l’ex collega Max
Peltier e la bodyguard Lornette Mason, sembrerebbero portarlo a
Philo, un importante discografico ed attuale compagno della sua
ex-fidanzata Faith. Ma più va in fondo alla questione e più Lenny
scopre un’altra realtà.
Strange Days è un
film di fantascienza del 1995 diretto da
Kathryn Bigelow e prodotto e scritto da
James Cameron, rientra in quel filone di pellicole
distribuito nelle sale durante gli anni ’90, che sfrutta le
suggestioni popolari legate alla fine del Secondo Millennio. In
questo lungometraggio non si parla di cataclismi naturali o guerre
ipertecnologiche, certo; ma si da’ comunque una visione dispotica
del futuro, distorta, basata sull’idea di una società scollata,
sempre più caotica. Una distorsione civile e morale alimentata
dalle nuove tecnologie: in questo caso i wire-trip clips.
Strange Days
Strange
Days non è passato alla storia come un capolavoro, come in
fondo è giusto che sia; eppure ha degli interessanti intrecci tanto
con altri film, quanto con la musica e i fumetti. Quanto ai primi,
occorre dire che una delle prostitute nel film si chiama Iris, come
la mitica protagonista dai facili costumi interpretata da
Jodie Foster in Taxi Driver di
Martin Scorsese. Ancora, nel film Aprile del 1998,
Nanni Moretti accompagna la moglie in dolce attesa
in un cinema a vedere Strange Days; dopo la
visione non si dà pace per aver fatto vedere al figlio non ancora
nato un film che definisce «una cazzata memorabile».
Per quanto riguarda la musica, il
titolo del film deriva dall’omonima canzone dei The Doors, suonata
nel film dal gruppo Prong insieme a Ray Manzarek, ex tastierista
del leggendario gruppo.
Vi è poi un’autentica perla. Gli
Skunk Anansie suonano Selling Jesus nella scena
della festa in attesa del nuovo millennio per le strade di Los
Angeles.
Come detto Strange
Days si affaccia anche nel mondo dei fumetti, infatti nel
dicembre del 1995 la Marvel pubblicò un fumetto su
Strange Days, al costo di circa sei dollari, ora
fuori produzione. La figura di Lenny Nero è stata utilizzata da
Mauro Boselli e Maurizio Colombo per dare un volto ed un look al
personaggio di Harlan Draka, protagonista del fumetto Dampyr.
Strange Academy è
il concept più recente della Marvel Comics, dato che il team ha debuttato
dopo il 2020. Creata dallo scrittore Scottie Young
e dall’artista Humberto Ramos, la serie si svolge
nell’angolo del Marvel Universe di Doctor Strange. Tutto è iniziato con
lo Stregone Supremo che ha fondato una scuola per addestrare
giovani stregoni e utilizzatori di magia nelle arti mistiche. La
scuola si trova a New Orleans e tra coloro che hanno prestato
servizio nella facoltà ci sono Doctor Voodoo, Zelma
Stanton, Scarlet Witch e Man-Thing.
Gli studenti, nel frattempo,
includono per lo più nuovi personaggi, anche se alcuni di loro
hanno legami con nomi molto più grandi. Ad esempio, c’è
Doyle Dormammu, il “figlio” di Dormammu, il figlio
di Enchantress, Alvi Brorson e un Gigante del Gelo
chiamato Guslaug.
Sappiamo da un po’ che i Marvel Studios stanno lavorando a una
serie TV di Strange Academy e lo scooper
@MyTimeToShineH ha appena condiviso un grande
aggiornamento. A quanto pare, è riuscita a confermare che
l’interprete di Wong Benedict Wong sarà il
protagonista dello show. Il Doctor Strange di Benedict Cumberbatch non è stato confermato in
questa fase e, se ci sarà, sarà per un “piccolo ruolo”.
La scomparsa di Stephen Strange in
Avengers: Infinity War ha
significato che Wong è diventato Stregone Supremo, un titolo che
detiene ancora. In vista di Avengers:
Doomsdaye Avengers:
Secret Wars, questo renderà sicuramente l’eroe una
figura chiave nella lotta contro il Dottor Destino.
Benedict Cumberbatch in Strange
Academy?
si dice che la serie Strange
Academy, di cui si vociferava da tempo, abbia ricevuto il
via libera ufficiale dai Marvel Studios. In passato, è stato
riferito che lo Stregone Supremo di Benedict Wong,
Wong, sia al centro della scena, probabilmente
addestrando la prossima generazione di stregoni dopo il
devastante attacco di Scarlet Witch a
Kamar-Taj.
Non vediamo Strange dal 2022, ma in
una recente intervista che ripercorre la sua carriera, Benedict Cumberbatch ha confermato che girerà
Avengers:
Doomsday quest’anno.
“Questo è Doctor Strange”,
ha esordito l’attore britannico. “È un personaggio Marvel e, beh, sarò molto onesto,
la gioia di interpretarlo è immensa. Ma la gioia di interpretarlo
significa anche che posso contribuire a creare e dare vita a storie
e scritti meno commerciali. È un dono in molti, molti modi nella
mia vita di produttore e attore.Adoro interpretarlo. È
molto divertente. Non vedo l’ora che arrivi Avengers l’anno
prossimo, che sta scatenando una tempesta”, ha anticipato
Cumberbatch.
Guarda il Trailer ufficiale di
Straight Outta Compton, la
stupefacente storia di 5 ragazzi che hanno
rivoluzionato la musica e la cultura pop per sempre. Nel cast
O’Shea Jackson Jr., Corey Hawkins
e Jason Mitchell, diretto da F. Gary
Gray.
A metà degli anni 80,
quando le strade di Compton, California erano alcune delle più
pericolose del paese, cinque ragazzi decidono di tradurre le loro
esperienze di vita in una musica onesta e brutale. Una musica che
si ribella contro gli abusi dell’autorità, dando voce ad una
generazione rimasta in silenzio. Seguendo la fulminea ascesa e
caduta degli NWA, Straight Outta Compton, racconta la stupefacente
storia di come questi giovani hanno rivoluzionato la musica e la
cultura pop per sempre nel momento in cui hanno raccontato al mondo
la verità sulla vita “incappucciata”, accendendo il fuoco di una
guerra culturale.
Nel film O’Shea
Jackson Jr., Corey Hawkins e Jason Mitchell interpretano
rispettivamente Ice Cube, Dr. Dre e Eazy-E. STRAIGHT OUTTA COMPTON
è diretto da F. Gary Gray (Friday, Set It Off, The Italian
Job).
Il film è prodotto
dai membri originali degli N.W.A., Ice Cube e Dr. Dre, a cui si
sono aggiunti come coproduttori Matt Alvarez e Tomica Woods-Wright.
Will Packer è il produttore esecutivo del film insieme a
Gray.
Arriva nelle nostre sale
Straight Outta Compton, un film che è stato un
caso in quelle statunitensi, vuoi per la tempistica, questo periodo
storico in cui la tensione tra la comunità afroamericana e la
polizia sta tornando a livelli altissimi, come all’inizio degli
anni ’90, periodo in cui è ambientato questo film, vuoi perchè un
film biografico su di un gruppo rap anni ’90 che resta in vetta al
box office Usa per quasi 4 settimane è un po’ un evento
eccezionale.
Los Angeles, 1986. Dre,
Eazy-E e Ice Cube decidono di cambiare
vita e raccontare, attraverso musica e versi, la quotidianità del
loro sobborgo, Compton. Il rap fa così il suo ingresso nelle
classifiche di vendita dei cd.
Alle spalle c’è la Universal questo
è già una buona spinta, ma la tematica riguardante la nascita, il
successo e la decadenza nel primo supergruppo di Los Angeles, gli
N.W.A. (Niggas with attitude) di cui facevano
parte Dr Dre, oggi produttore e imprenditore di successo, Ice Cube,
cantante, attore e autore televisivo e Eazy-E cantante del gruppo,
mortodi AIDS nel 1995, era una bella scommessa.
Più di dieci milioni di dischi
venduti solo negli Stati Uniti, gli N.W.A.
diederono una svolta ruvida e decisa alla musica black di quegli
anni: nacque il gangsta rap. Straight Outta
Compton segue precisamente la timeline dell’ascesa
del gruppo e le conseguenze che ne derivano. I testi espliciti,
contro la polizia, il sistema e apparentemente a favore della
violenza non fanno che creare problemi al gruppo, che però non è
altro che il megafono di una situazione socialmente esplosiva. E’
del 1991 infatti il famoso pestaggio da parte di quattro poliziotti
ai danni di Rodney King, fermato con la sua macchina e pestato a
sangue senza che avesse commesso reati. Il processo, che termina
con l’assoluzione dei quattro tutori dell’ordine, scatena quella
che è conosciuta come la “rivolta di Los Angeles” in cui gli
abitanti dei sobborghi, principalmente afroamericani, mettono a
ferro e fuoco letteralmente la città.
Nwa, con i testi
di Ice Cube, parlano della strada, ma il film parla anche di come
la strada non ti abbandoni mai. Le reazioni dei tre protagonisti
sono quelle dei ragazzi di Compton, abituato a lottare ogni giorno
per sopravvivere conto il più forte o chi pensa di esserlo.
Testimonia anche come la passione e la testardaggine possano quanto
meno allontanare fisicamente dalla strada, come nel caso di Dr Dre,
produttore tra gli altri di Snoop Doggy Dog, Warren G, Eminem, 50
cent e di Ice Cube, interpretato dal figlio dello stesso musicista,
O’Shea Jackson jr.. Il messaggio in fondo, è
sempre lo stesso: la musica ci salverà.
Pubblicato un nuovo tv spot del
film Straight Outta Compton. Nel
cast O’Shea Jackson Jr., Corey Hawkins
e Jason Mitchell, diretto da F. Gary
Gray.
A metà degli anni 80,
quando le strade di Compton, California erano alcune delle più
pericolose del paese, cinque ragazzi decidono di tradurre le loro
esperienze di vita in una musica onesta e brutale. Una musica che
si ribella contro gli abusi dell’autorità, dando voce ad una
generazione rimasta in silenzio. Seguendo la fulminea ascesa e
caduta degli NWA, Straight Outta Compton, racconta la stupefacente
storia di come questi giovani hanno rivoluzionato la musica e la
cultura pop per sempre nel momento in cui hanno raccontato al mondo
la verità sulla vita “incappucciata”, accendendo il fuoco di una
guerra culturale.
Nel film O’Shea
Jackson Jr., Corey Hawkins e Jason Mitchell interpretano
rispettivamente Ice Cube, Dr. Dre e Eazy-E. STRAIGHT OUTTA COMPTON
è diretto da F. Gary Gray (Friday, Set It Off, The Italian
Job).
Il film è prodotto dai
membri originali degli N.W.A., Ice Cube e Dr. Dre, a cui si sono
aggiunti come coproduttori Matt Alvarez e Tomica Woods-Wright. Will
Packer è il produttore esecutivo del film insieme a Gray.
Si arricchisce il capitolo delle
azioni, più o meno simboliche, dedite a scongiurare un’altra Aurora
e a riportare con il contagocce la violenza cinematografica nelle
sale USA. In particolare, si registrano altri intoppi per l’atteso
thriller Gangster
Squad di Ruben Fleischer.
Gangster
Squad probabilmente – se ne vociferava da giorni –
uscirà a gennaio e non più a settembre. Inoltre, la Warner Bros ha
deciso di rimuovere dal film una scena in cui dei gangster sparano
in direzione degli spettatori; scena già al centro di un trailer
immediatamente rimosso dalle sale dopo la follia omicida di James
Holmes. Ricordiamo inoltre che la WB ha già lautamente risarcito le
famiglie delle vittime.
Riassumendo: per i tanti
appassionati in attesa delle performanci di Josh Brolin, Sean Penn
e Ryan Gosling in Gangster Squad c’è da attendere l’anno nuovo. E
ci sarà qualche pallottola in meno.
Gli eventi di Thor: Ragnarok hanno portato alla
distruzione del Mjolnir, il celebre martello del Dio del Tuono
sfoggiato in tutte le precedenti avventure nel MCU, portando quindi l’eroe a
richiedere una nuova arma per affrontare Thanos in Avengers: Infinity War.
Ma quanto sappiamo della
Stormbreaker e quali dettagli dei fumetti sono
stati scartati per la versione cinematografica? Ecco di seguito
alcune precisazioni:
In un universo alternativo Iron Man ha contribuito alla sua
creazione
Qualsiasi fan dei fumetti sa che gli
universi alternativi fanno parte del gioco, e in quello relativo
alla Marvel Avengers Academy, Tony
Stark contribuisce alla creazione di Stormbreaker.
Chissà se in Infinity
War avessimo visto Iron Man lavorare insieme ai Nani di
Nidavellir per forgiare l’ultima arma di Thor; certo sappiamo che
ora si trova nello spazio, e c’è sempre una sottile possibilità che
finisca per imbattersi in Eitri…
È stata utilizzata dagli Skrull
Gli Skrull stanno per
debuttare ufficialmente nel MCU grazie a Captain Marvel, ed è alquanto
probabile che questi personaggi saranno protagonisti anche della
prossima Fase dell’universo condiviso in quanto alieni mutaforma
infiltrati da anni nei vari sistemi del pianeta Terra.
Nei fumetti però hanno catturato
Beta Ray
Bill dividendo in due la Stormbreaker e usandola
contro i loro nemici. Più tardi nella trama gli Skrull hanno anche
ri-forgiato l’arma tentando di lanciarla su una piccola città con
l’obiettivo di distruggerla, se non fosse che Thor, intervenendo,
riuscì a restituirla al proprietario.
Può uccidere le persone che non sono degne
Che la Stormbreaker sia più potente
di Mjolnir non c’è dubbio, come il fatto che la forza di Thor sia
aumentata in maniera esponenziale in Infinity
War. C’è però un dettaglio omesso dal film, ovvero che
l’ascia abbia un effetto molto più intenso su chiunque tenti di
tenerla in mano.
Nei fumetti la Stormbreaker ha la
capacità di far saltare in aria le persone che cercano di usarla
senza esserne degne. Questo non accade spesso, ma un villain poco
conosciuto, Throk, si scontrò con Beta Ray Bill e
il suo martello e nonostante fosse stato avvertito di non toccare
l’arma magica, provò ad usarlo venendo ridotto in mille pezzi.
Il look differente nei fumetti
Nel MCUStormbreaker e
Mjolnir sembrano armi
completamente diverse, sia a livello di look che di potenzialità:
il primo è un martello, la seconda un’ascia, ma nei fumetti
l’originale Stormbreaker è in realtà una sorta di martello
arrotondato e molto più piccolo della versione cinematografica.
È probabile che questo cambiamento
sia motivato da ragioni puramente estetiche, con i creativi che
forse volevano dare un aggiornamento diverso all’arma di Thor
rispetto alla controparte.
In realtà non fu creata per Thor
La vera enorme differenza tra
l’originale Stormbreaker dei fumetti e quella
vista nel MCU è sostanzialmente il
proprietario: al cinema è Thor a ricevere l’ascia per sostituire il
Mjolnir andato distrutto, mentre nelle storie originali viene
creata appositamente per Beta Ray Bill.
Beta Ray Bill è un cyborg protettore
del suo popolo, e durante uno scontro con Thor riesce ad
impossessarsi del Mjolnir. Odino in seguito portò
Beta Ray Bill e Thor in un duello che finì con la vittoria del
primo che si rifiutò di uccidere l’avversario; fu qui che il
sovrano di Asgard capì che il campione era degno di un martello
magico e gli donò la Stormbreaker.
Lady Sif è coinvolta nelle origini dell’ascia
Lady
Sif, tra le vittime confermate dello schiocco di
Thanos in Infinity War, è apparsa l’ultima volta
nel MCU in Thor: The Dark World, e non
tutti sanno che nei fumetti diventa parte importante della
creazione della Stormbreaker.
Per impedire a Eitri di creare
l’arma per altri, Odino decise di inviare un guerriero all’altezza
del compito; e se questi avesse sconfitto Throgg, per lui sarebbe
stato forgiato il martello. Fu allora che Lady Sif vinse e Eitri
forgiò il martello per Odino.
Le origini
Come avete visto in Infinity
War, la Stormbreaker del MCU viene forgiata dal nano Eitri
per volere di Thor e utilizzata contro Thanos e il suo esercito nel
Wakanda. Nei fumetti però, anche se creata dallo stesso
personaggio, l’ascia presenta una origin story completamente
diversa.
Non viene infatti commissionata da
Thor, ma da Odino, e non esiste nemmeno la distruzione delle
fornaci dei Nani di Nidavellir a quel punto della trama; fu il
sovrano di Asgard a riempirla di incantesimi donandogli gli stessi
poteri magici del Mjolnir.
La giovane attrice Storm
Reid ha ad oggi ricoperto principalmente ruoli secondari o
da co-protagonista, grazie ai quali ha ad ogni modo potuto
dimostrare il proprio talento e la propria versatilità come
interprete. Capace di passare dai personaggi più leggeri a quelli
più profondamente drammatici, la Reid è dunque oggi un’interprete
in piena ascesa, che continua a stupire interpretazione dopo
interpretazione.
Ecco 10 cose che non sai di Storm Reid.
Storm Reid: i suoi film e le serie TV
1. È nota per alcune serie
TV. Dopo aver recitato in alcuni episodi di serie come
I Thunderman (2013), NCSI: Los Angeles (2014),
Nicky, Ricky, Dicky & Dawn (2014) e Chicago P.D.
(2015), la Reid ottiene il ruolo di Lisa nella miniserie TV
When They See Us (2019). Nello stesso anno inizia a
ricoprire il ruolo di Gia nella serie Euphoria, con protagonista Zendaya,
ricoprendo ancora oggi questo ruolo. Nel 2023 la si può invece
ritrovare nel settimo episodio della serie
The Last of Us, con Pedro
Pascal.
2. Ha recitato anche in noti
film. Oltre alle popolari serie in cui ha recitato, la
Storm ha avuto modo di prendere parte anche ad alcuni importanti
film. Il primo di questi è stato 12 anni schiavo (2013),
con Chiwetel
Ejiofor, seguito poi da titoli meno noti come
White Water (2015), The Summoning (2015),
Sleight – Magia (2016) e A Happening of Monumental
Proportions (2017). Nel 2018 è invece protagonista di Nelle pieghe del tempo,
con Reese
Witherspoon, mentre nel 2020 recita in L’uomo invisibile e nel
2021 in The Suicide Squad, con
Idris Elba. Nel
2023 è protagonista del thriller Missing.
Storm Reid in Euphoria con Zendaya
3. Interpreta la sorella
della protagonista. Nell’acclamata serie HBO
Euphoria, l’attrice interpreta Gia, la sorella della
protagonista Rue, interpretata da Zendaya. Dolce e
solidale, Gia Bennett è un costante sostegno per Rue, prendendosi
cura della sorella maggiore nei suoi momenti più bui. La giovane,
però, porta ancora con sé le cicatrici emotive dell’aver trovato
sua sorella in fin di vita a causa delle sue dipendenze dalla droga
e ciò la rende un personaggio molto fragile e ricco di paure
all’interno della serie.
4. Potrebbe essere più
presente nella terza stagione. Per le prime due stagioni
di Euphoria Gia è
tendenzialmente rimasta un personaggio secondario, ma ciò potrebbe
cambiare con l’annunciata terza stagione. L’attrice ha infatti
anticipato che spera si potrà vedere molto più di Gia in questa e
l’ideatore della serie sembra avere proprio questa intenzione. Dopo
che nella seconda stagione le due sorelle arrivano ad un duro
scontro verbale, molto dell’interiorità di Gia viene tirato fuori e
ciò potrebbe portare a raccontare quanto di lei è ad oggi rimasto
nascosto.
Storm Reid in The Last of Us
5. Ha un ruolo importante
nella serie TV. Nella serie The Last of Us,
tratta dall’omonimo videogioco, l’attrice interpreta Riley,
attualmente prevista solamente per il settimo episodio. Questo sarà
infatti basato sul DLC Left Behind, che esplora il passato
di Ellie, interpretato da Bella Ramsey.
Riley, come noto a chi conosce il videgioco, è la migliore amica
nonché il primo amore di Ellie. L’attrice non ha rivelato se e
quanto questo sia fedele all’espansione del videogioco in cui è
presente Riley, ma ha garantito che il tutto si adatterà benissimo
al tono e ai temi della serie.
6. Ha amato molto il proprio
personaggio. Parlando di The Last of Us,
l’attrice ha raccontato di non aver mai giocato al videogioco e di
sapere dunque della sua storia solo alcuni dettagli. È rimasta
dunque molto colpita nello scoprire di Riley e del suo rapporto con
Ellie. Nell’interpretare tale personaggio e condividere la scena
con la Ramsey, la Reid ha affermato di essersi sentita estremamente
grata, in quanto considera tale progetto come uno dei più
importanti della sua carriera. Ha inoltre affermto che l’episodio
in cui è presente è senza dubbio uno dei più commoventi e
strazianti della stagione.
Storm Reid in I Thunderman
7. Ha recitato in un
episodio della nota serie per ragazzi. Nel 2013, ancora
agli inizi della sua carriera, l’attrice ha recitato in un episodio
della serie TV per ragazzi I Thunderman. La si può
infatti ritrovare nel sesto episodio della prima stagione,
intitolato Questo è il lavoro giusto per…, dove i
protagonisti cercano di raggranellare denaro svolgendo alcuni
lavori o facendo alcune scommesse. Qui la Reid interpreta il ruolo
della giovane Avery.
Storm Reid in Suicide Squad
8. Ha avuto un ruolo nel
film DC. Nel film del 2021 The Suicide Squad, diretto da James Gunn,
l’attrice ha un ruolo secondario ma a suo modo importante.
Interpreta infatti Tyla, la figlia di Bloodsport, personaggio
ricoperto da Idris Elba. Nel film Tyla non compare
poi molto, ma è il motivo per cui il padre decide di accettare di
unirsi alla Suicide Squad e portare a termine la pericolosa
missione prevista. Amanda Waller, interpretata da Viola Davis,
ricatta infatti Bloodsport in quanto ha il potere di far uccidere
Tyla in caso egli si rifiuti di partecipare alla spedizione.
Storm Reid è su Instagram
9. È presente sul social
network. L’attrice è presente sul social network
Instagram, con un proprio profilo verificato seguito da ben 2,5
milioni di persone e dove attualmente si possono ritrovare oltre
1000 post. Questi sono principalmente immagini relative a suoi
lavori da attrice e da modella, inerenti il dietro le quinte di
tali progetti o promozionali nei loro confronti. Ma non mancano
anche curiosità, momenti di svago, eventi a cui ha preso parte e
altre situazioni ancora. Seguendola, si può dunque rimanere
aggiornati su tutte le sue novità.
Storm Reid: età e altezza dell’attrice
10. Storm Reid è nata il 1
luglio del 2003 ad Atlanta, in Georgia, Stati Uniti.
L’attrice è alta complessivamente 1,70 metri.
Terminato nel 2018,
arriva finalmente la cinema dal 24 giugno Storm Boy – Il ragazzo che sapeva volare,
protagonisti Geoffrey Rush e il piccolo Finn Little,
che interpretano Michael Kingley da uomo e da bambino. Il regista,
l’australiano Shawn Seet ha voluto riprendere il romanzo di
Colin Thiele del 1964 Il ragazzo della tempesta, divenuto
poi un classico della narrativa per ragazzi, traendone il secondo
adattamento cinematografico dopo quello del 1976 di Henry
Safran.
Noto come regista di
serie tv, oltre che di lungometraggi, Shawn Seet ambienta
spesso le proprie opere di finzione nella sua terra, l’Australia.
Lo fa quando racconta in un film la storia di due pugili, un padre
e un figlio, in Two Fists, One Heart del 2009, con
Ennio Fantastichini, o quando sceglie la crime story in
costume, come avviene nel 2012 con The Mistery of a Hansom Cab, dal
romanzo omonimo di Fergus Hulme, ambientato nell’Australia dell’800
e pensato per la ABC. Ma il regista ha diretto anche le serie tv
The Code e Underbelly. Oggi si cimenta
con un racconto di formazione che fonde temi universali e tematiche
di stretta attualità.
La storia del ragazzo
della tempesta
Michael Kingley,
Geoffrey Rush, è un uomo d’affari in pensione. È chiamato
però a votare per decidere se concedere i propri terreni, situati
in una regione australiana ricca di minerali, ma anche di fauna
selvatica, a una compagnia mineraria. Maddy, Morgana Davies,
la nipote di Michael, è una diciassettenne sensibile alle tematiche
ambientali e vorrebbe che il nonno si opponesse alla concessione,
caldeggiata invece dal padre, Erik Thomson. Il ritorno nella
terra in cui ha trascorso la sua infanzia assieme al padre, Tom,
Jai Courtney, e ai pellicani che da sempre popolano la zona,
fa ricordare a Michael quegli anni della sua gioventù, quando, con
l’aiuto paterno e dell’aborigeno Fingerbone Bill, Trevor
Jamieson, salvò tre cuccioli orfani di pellicano, allevandoli
in casa, finchè non furono in grado di volare e cacciare.
L’amicizia con Mr Proud, Mr Ponder e Mr Percival, così li aveva
chiamati, che avrebbe segnato per sempre la sua vita, ora gli
ricorda da che parte stare.
Racconto di
formazione e favola ambientalista
La vicenda di Storm Boy – Il ragazzo che sapeva volare, è
ambientata nel Coorong National Park, in Australia meridionale, e
la natura è protagonista del film al pari dell’elemento umano,
messa in risalto dalla fotografia di Bruce Young. È proprio
qui il cuore del film. Seet delinea molto bene il rapporto di
Michael bambino con la natura. Inebria anche lo spettatore la
sensazione di libertà che gli dà essere immerso in un ambiente
quasi incontaminato, vivere scalzo, affondare i piedi nella sabbia
– molto bravo il piccolo Finn Little, vera star del film.
Una sensazione quella, che irresistibilmente Michael adulto- un
sempre valido Geoffrey Rush – riscopre appena rimette
letteralmente piede nei luoghi della sua infanzia.
Era solo, allora, perchè
non aveva amici umani e aveva perso la madre e la sorella, ma aveva
trovato nell’amicizia con i pellicani quello che gli mancava. È
emozionante assistere all’evolversi di questo rapporto, come può
accadere solo tra un uomo e un animale che crescono insieme. Si
tratta di un legame profondo e indissolubile, che insegna a Michael
la responsabilità, lo fa veramente crescere. La natura è grata e
ricambia. Stupisce come la troupe sia riuscita a lavorare in
armonia con i pellicani, con l’aiuto di qualche effetto speciale
inserito ad hoc. Il film è sceneggiato daJustin Monjo – noto
come scrittore di serie tv fantascientifiche – e vede tra i
produttori esecutivi lo stesso attore australiano, Geoffrey
Rush.
Storm Boy – Il ragazzo che sapeva volare offre un
buon intrattenimento e coinvolge, mentre invita a recuperare un
rapporto sano con l’ambiente in cui viviamo e che ci ospita. Una
rilettura contemporanea del testo di Thiele, oggi che finalmente le
tematiche ambientali hanno conquistato spazio, anche a causa dei
cambiamenti climatici e delle loro conseguenze, e alla luce dei
Fridays for future e di Greta Thumberg, figura ispiratrice di una
nuova sensibilità per molti giovani. Il personaggio di Maddy
potrebbe essere una sua seguace.
Il tributo agli
aborigeni australiani
Il film è anche un
tributo alle popolazioni aborigene australiane, da cui, suggerisce
il regista, si dovrebbe imparare, perchè loro sono i veri custodi
di quei territori e possono insegnare come preservarli. Lo
dimostrano i ringraziamenti finali ai popoli Ngarrindjeri e Kaurna,
aborigeni delle terre australiane meridionali, custodi, si legge,
delle “tradizioni della più antica cultura esistente”.
Distribuito da
Medusa, Storm Boy – Il ragazzo che sapeva volare, è in
sala dal 24 giugno.
Giovedì 24 giugno uscirà nelle sale
italiane, distribuito da Medusa Film, Storm Boy – Il
ragazzo che sapeva volare. Ecco il trailer del film con
Geoffrey Rush e per la prima volta sul grande
schermo, il giovanissimo Finn Little. Il film racconta
l’emozionante storia sull’amicizia tra un ragazzino e un pellicano,
ambientata nel lontano Coorong National Park dell’Australia
Meridionale. Un’appassionante e commovente racconto su amicizia,
amore, famiglia, perdita, speranza, rispetto e libertà con un
messaggio ecologista.
Unipol Biografilm
Collection e I Wonder Pictures presentano
in 23 sale del circuito UCI Cinemas un
appuntamento settimanale dedicato al genere cinematografico che fa
dello sguardo diretto sulla realtà la propria caratteristica
principale, il documentario.
Ogni martedì sarà
possibile assistere in sala ai più coinvolgenti racconti di vita,
narrati da autori premiati nei più prestigiosi festival del mondo,
presentati in lingua originale con i sottotitoli in
italiano.
Grazie alla scommessa di
Unipol Biografilm Collection e del circuito UCI Cinemas, contenuti
di qualità dalla forte valenza culturale come i film documentari,
spesso visibili in Italia esclusivamente nel circuito delle sale
d’essai e dei festival cinematografici perché considerati
interessanti solo per una ristretta cerchia di spettatori, si
allargano al pubblico popolare dei multisala. Una scommessa che
pone però le sue radici nel dato concreto del crescente
successo commerciale del genere documentario nel mondo, e
in particolar modo negli Stati Uniti e in Francia.
Il quarto appuntamento della
rassegna, martedì 17 marzo alle ore 20.30, sarà
Stories We Tell diretto da Sarah
Polley. Il documentario, vincitore di numerosi premi
internazionali e acclamato dalla critica di tutto il mondo, esplora
la natura inafferrabile della verità e della memoria, ma,
nell’essenza, è un film profondamente personale su come il nostro
modo di raccontare ci modella e ci definisce come individui. Sarah
Polley mette a nudo se stessa filmando la sua memoria senza filtri,
con una libertà che dà al prodotto finale una potenza
straordinaria, mentre scava tra strati di mito e memoria per
trovare una verità sfuggente quanto sconvolgente seppellita fra le
contraddizioni della sua famiglia. L’autrice dà cosi vita a un
racconto costruito in molte forme, diverse e coerenti – attraverso
la tecnica del documentario e l’incorporazione di
videoregistrazioni familiari in Super 8 –, che passa dalla
malinconia, alla commedia, al dramma con la facilità che può
derivare solo dalla forza delle proprie radici.
Compilando il form all’indirizzo
www.biografilm.it/storieswetell e inserendo il codice partner
SWTEH si riceverà una e-mail all’indirizzo
indicato: le prime 20 persone per ogni sala che presenteranno
questa mail stampata alle casse del cinema nel giorno della
proiezione potranno richiedere un biglietto gratuito, valido per
una persona, per l’evento.
Arriverà al cinema dal 3 Settembre
Storie Sospese, il film di
Stefano Chianti con
protagonisti Marco Giallini
e Maya Sansa e distribuito da Pablo dopo la
presentazione ufficiale l’1 Settembre a Venezia, in un evento
promosso in collaborazione con LE GIORNATE DEGLI
AUTORI al Cinema Astra di Venezia (Lido).
Il film, prodotto da Marta
Manzotti e Fulvia Ciccone racconta
le storie sospese dei rocciatori, in perenne equilibrio tra la
scelta della salvaguardia della montagna e una sicurezza economica
prospettata dalle grandi opere che aprono “crepe” nelle loro
esistenze.
Trailer ufficiale
Referente distribuzione: Valentina Del Buono – 3480030562 – [email protected]
Guarda il trailer italiano del film
Storie Pazzesche, il film di
Damian Szifron, in uscita nelle sale giovedì 11
dicembre. Nel cast Ricardo Darín, Leonardo Sbaraglia, Darío
Grandinetti, Erica Rivas, Julieta Zylberberg.
Vulnerabili a una realtà disturbata
e imprevedibile, i personaggi di Relatos salvajes attraversano la
frontiera che separa la civiltà dalla barbarie. Un tradimento
romantico, il ritorno del passato, una tragedia o anche la violenza
di un dettaglio di detonatori giornalieri spingono questi
personaggi nella vertigine che fornisce la sensazione di perdere le
staffe, al piacere innegabile di perdere il controllo.
Guarda due clip del film in uscita Storie
pazzesche, film rivelazione di Cannes 2014 diretto da
Damiàn Szifron.
Le ineguaglianze, l’ingiustizia e
le pressioni del mondo in cui viviamo generano stress e depressione
in molte persone. Alcune, però, esplodono. Questo film parla di
loro. Vulnerabili di fronte a una realtà che cambia continuamente
che all’improvviso può diventare imprevedibile, i protagonisti di
STORIE PAZZESCHE oltrepassano il sottile confine tra civiltà e
barbarie. Il tradimento di un marito, il ritorno a un passato
sepolto e la violenza che si insinua negli incontri di tutti i
giorni, portano alla follia i personaggi del film, che si
abbandonano all’innegabile piacere della perdita del controllo.
Lucky Red ha appena rilasciato sul
suo canale Youtube due clip da uno dei suoi film di prossima
distribuzione: stiamo parlando di Storie
Pazzesche, film scritto e diretto dall’argentino
Damián Szifrón e presentato dal grande autore
spagnolo Pedro Almodóvar.
Storie
Pazzesche è stato scelto dall’Argentina come film
rappresentante del paese per competere nella categoria Miglior Film
Straniero agli Oscar 2015 ed è stato proiettato in anteprima al
Festival
di Cannes 2014, dove ha ricevuto 10 minuti di applausi dal
pubblico in sala.
Ecco le due clip tratte dal film,
intitolate “Incontri Sfortunati” e “Finchè morte non ci
separi”:
Si tratta di un film antologico,
composto da sei episodi. La trama ufficiale della pellicola di
produzione ispano-argentina è la seguente:
Vulnerabili a una realtà
disturbata e imprevedibile, i personaggi di Relatos salvajes
attraversano la frontiera che separa la civiltà dalla barbarie. Un
tradimento romantico, il ritorno del passato, una tragedia o anche
la violenza di un dettaglio di detonatori giornalieri spingono
questi personaggi nella vertigine che fornisce la sensazione di
perdere le staffe, al piacere innegabile di perdere il
controllo.
Nel cast di Storie
Pazzesche figurano Ricardo Darín,
Leonardo Sbaraglia, Darío Grandinetti, Erica Rivas, Julieta
Zylberberg, Nancy Dupláa, Oscar Martinez, María Onetto, Rita
Cortese e Osmar Nuñez.
La figura del
vampiro non smette mai di sedurre, d’inquietare e
di farci riflettere sui grandi temi dell’esistenza. La sua origine
è avvolta nel mistero, nella mitologia e nel folklore.
Molte leggende antiche narrano di esseri che devono nutrirsi
dell’essenza vitale degli uomini per sopravvivere, generalmente del
loro sangue. Il termine “vampiro”, dal serbocroato
“vampir”, entra nel linguaggio europeo intorno al
Settecento. Nell’Est Europa prosperano molte
leggende su queste creature misteriose.
Nell’Ottocento la lettura romantica ne rielabora
il mito e nascono romanzi leggendari, uno su tutti
“Dracula”, scritto nel
1897 dall’irlandese Bram
Stoker.
Negli anni seguenti anche il
cinema attingerà a piene mani da questo
immaginario. Il vampiro diventerà un’icona del cinema
horror, della fantascienza, del thriller, e non
solo. Il 4 marzo del 1922 in Germania viene
presentato “Nosferatu il vampiro”,
capolavoro di Friedrich Wilhelm Murnau. Per la
prima volta appare su uno schermo cinematografico un vampiro. È
aristocratico, pallido e crudele. Iniziano a circolare varie
leggende su questo film, ispirato proprio al romanzo di Stoker.
Qualcuno racconta che il regista sia andato in Transilvania per
conoscere un vero vampiro. Nasce inoltre una grande polemica, che
porterà alla distruzione della pellicola. La vedova di Stoker
reclama i diritti d’autore dell’opera del marito.
Il diritto d’autore non è ancora regolato in modo chiaro in quel
periodo e iniziano così
lunghe battaglie legali, vinte dalla vedova. Il film deve
essere distrutto e la sua casa di produzione finisce in bancarotta.
Tuttavia, il successo di Nosferatu è enorme e ne circolano varie
copie in tutto il mondo. Nonostante le contese legali, il film è
salvo.
Ad Hollywood la
Universal Pictures fiuta l’affare d’oro e compra
da Florence Stoker i diritti d’autore per realizzare
“Dracula”, pagando 40.000$. Il film, diretto da
Tod Browning, esce nel 1931. È considerato uno dei
massimi capolavori della storia del cinema horror. Il
vampiro è qui interpretato da Bela Lugosi.
L’attore ungherese recita nel ruolo di un vampiro misterioso e
carismatico, un signore d’altri tempi, dall’eleganza
mittel-europea. Impeccabile, vestito di tutto punto, la sua
immagine non si riflette negli specchi. Teme l’aconito, una pianta
dai fiori violacei e non sopporta la vista dei crocefissi. Il
vampiro diventa un’icona del cinema americano.
Nel 1958 viene
presentato un nuovo adattamento cinematografico del romanzo di
Stoker, “Dracula il Vampiro”. La regia è di
Terence Fisher, sullo schermo troviamo
Christopher Lee, Peter Cushing e
Janina Faye. Oltre ai classici elementi del cinema
vampiresco, emergono anche la passione e la carnalità della
vicenda. La “donna vampiro” è una femme fatale che non
lascia scampo. Il film rientra a tutti gli effetti tra i grandi
classici del genere, immancabile per gli appassionati.
Negli anni
Sessanta, si afferma il mito delle vampire belle e
dannate. Si svilupperà un vero e proprio filone di horror
che vedrà come protagoniste delle figure femminili ibride, un po’
vampire e un po’ streghe, sempre molto avvenenti. Nel
1967, Roman Polanski girerà
“Per favore, non mordermi sul collo” un
film che reinterpreta ironicamente le narrazioni sui vampiri, con
battute argute e un’estetica al limite del kitsch. Tra gli
interpreti spicca
una splendida Sharon Tate.
Nel 1979 il
regista tedesco Werner Herzog reinterpreta l’opera
di Murnau con il film “Nosferatu, il
principe della notte”. Nel cast troviamo attori
straordinari come Klaus Kinski, Isabelle
Adjani e Bruno Ganz. La storia del
vampiro diventa una riflessione esistenziale struggente e
malinconica, una meditazione sul tempo, sulla vita, sulla morte e
sull’amore.
I vampiri tornano in voga anche
negli anni Novanta, grazie a Francis Ford
Coppola, che nel 1992 presenta “Dracula
di Bram Stoker”. A differenza di quanto annuncia
il titolo, il regista non si attiene molto fedelmente al celebre
romanzo, ma propone qualcosa di nuovo, coinvolgendo attori del
calibro di Gary Oldman, Anthony
Hopkins, Winona Ryder e Keanu
Reeves. Per rendere i movimenti di Dracula meno naturali,
Coppola usa un intervallometro, un
dispositivo che permette di catturare le immagini a velocità
variabile. Così la figura del vampiro appare ancora più inquietante
e soprannaturale.L’amore è al centro della narrazione, cosa che poi
diventerà un vero e proprio topos negli anni successivi.
Non a caso, la storia d’amore di
culto degli anni Duemila è proprio una storia di
vampiri, ovvero “Twilight”.
Siamo molto lontani dalla Transilvania e dai nobili dei Carpazi,
siamo negli USA. Una giovane si trasferisce in una nuova città e
conosce un ragazzo dotato di caratteristiche straordinarie. Lui è
un giovane vampiro. I vampiri di Twilight non hanno
debolezze, non temono né aglio, né croci, né paletti. Non si
mostrano al sole perché la loro pelle risulterebbe scintillante. Si
riflettono negli specchi, non hanno zanne aguzze. Hanno gli occhi
cangianti. Gli occhi di un vampiro che si nutre di sangue umano si
distinguono per un’iride rosso accesa. Un vampiro buono, che decide
di non nuocere agli esseri umani, scegliendo di nutrirsi solo di
sangue animale, avrà invece gli occhi del color dell’ambra. Per
questo Robert Pattinson e Kristen
Stewart hanno indossato
lenti a contatto colorate per tutto il tempo sul set. Inoltre,
per rendere il personaggio di Bella più aderente a quello descritto
nel libro di Stephanie Meyer, l’attrice
statunitense ha indossato lenti a contatto marroni anche nella sua
fase “umana”.
Altra pellicola neo-vampiresca è
“Solo
gli amanti sopravvivono” (2013) di Jim
Jarmursch. Tilda Swinton e Tom Hiddleston interpretano una coppia di
vampiri post-moderni sofisticati e underground. Lui
musicista indie, lei è un’intellettuale colta e raffinata.
Hanno molto rispetto per la vita umana, quindi non mordono al collo
le loro vittime, ma corrompono i medici per farsi dare sacche di
sangue ottenuto da trasfusioni. Anche in questo caso la figura del
vampiro si conferma un’occasione per riflettere sui grandi temi
dell’esistenza, sul tempo e sull’amore.
Sono online tre nuove clip di
Storia
di una ladra di Libri, film diretto dal
regista Brian Percival, con
protagonisti Geoffrey Rush e Emily
Watson, adattamento del romanzo di Zusak Markus La bambina
che salvava i libri.
Ecco le tre clip:
Questa la trama del film,
che arriverà in Italia il 27 febbraio
2014, distribuito dalla Twentieth Century Fox:
Fu a nove anni che Liesel iniziò la
sua brillante carriera di ladra. Certo, aveva fame e rubava mele,
ma quello a cui teneva veramente erano i libri, e più che rubarli
li salvava. Il primo fu quello caduto nella neve accanto alla tomba
dove era stato appena seppellito il suo fratellino. Stavano andando
a Molching, vicino a Monaco, dove li aspettavano i loro genitori
adottivi. Il secondo, invece, lo sottrasse al fuoco di uno dei
tanti roghi accesi dai nazisti. A loro piaceva bruciare tutto:
case, negozi, sinagoghe, persone… Piano piano, con il tempo ne
raccolse una quindicina, e quando affidò la propria storia alla
carta si domandò quando esattamente la parola scritta avesse
incominciato a significare non solamente qualcosa, ma tutto.
Accadde forse quando vide per la prima volta la libreria della
moglie del sindaco, un’intera stanza ricolma di volumi? Quando
arrivò nella sua via Max Vandenburg, ex pugile ma ancora lottatore,
portandosi dietro il “Mein Kampf” e infinite sofferenze? Quando
iniziò a leggere per gli altri nei rifugi antiaerei? Quando
s’infilò in una colonna di ebrei in marcia verso Dachau? Ma forse
queste erano domande oziose, e ciò che realmente importava era la
catena di pagine che univa tante persone etichettate come ebree,
sovversive o ariane, e invece erano solo poveri esseri legati da
spettri, silenzi e segreti. (trama del libro “la bambina che
salvava i libri”)
Guarda il trailer del
film Storia
di una ladra di Libri, film diretto dal
regista Brian Percival, con
protagonisti Geoffrey Rush e Emily
Watson. La pellicola arriverà in Italia il 27 febbraio
2014, distribuito dalla Twentieth Century Fox.
La trama do Storia
di una ladra di Libri: Fu a nove anni che Liesel
iniziò la sua brillante carriera di ladra. Certo, aveva fame e
rubava mele, ma quello a cui teneva veramente erano i libri, e più
che rubarli li salvava. Il primo fu quello caduto nella neve
accanto alla tomba dove era stato appena seppellito il suo
fratellino. Stavano andando a Molching, vicino a Monaco, dove li
aspettavano i loro genitori adottivi. Il secondo, invece, lo
sottrasse al fuoco di uno dei tanti roghi accesi dai nazisti. A
loro piaceva bruciare tutto: case, negozi, sinagoghe, persone…
Piano piano, con il tempo ne
raccolse una quindicina, e quando affidò la propria storia alla
carta si domandò quando esattamente la parola scritta avesse
incominciato a significare non solamente qualcosa, ma tutto.
Accadde forse quando vide per la prima volta la libreria della
moglie del sindaco, un’intera stanza ricolma di volumi? Quando
arrivò nella sua via Max Vandenburg, ex pugile ma ancora lottatore,
portandosi dietro il “Mein Kampf” e infinite sofferenze? Quando
iniziò a leggere per gli altri nei rifugi antiaerei? Quando
s’infilò in una colonna di ebrei in marcia verso Dachau? Ma forse
queste erano domande oziose, e ciò che realmente importava era la
catena di pagine che univa tante persone etichettate come ebree,
sovversive o ariane, e invece erano solo poveri esseri legati da
spettri, silenzi e segreti. (trama del libro “la bambina che
salvava i libri”)
Brian Persival (Downton
Abbey) adatta Storia di una ladra di libri, il
bestseller di Markus Zusak con la storia di una bambina che
non conoscendo il mondo saprà attraversarlo con ciò che rende
l’uomo “diverso da un ammasso di creta”, il pensiero e la
sua espressione più alta, la scrittura. Perciò la sceneggiatura di
Michael Petroni(Le cronache di Narnia: Il
Viaggio del Veliero), ci propone un lungo percorso di
crescita grazie all’opinione di un narratore interno inedito che ci
mostra gli incontri e le perdite, dove l’emozione fa da padrona
immergendo lo spettatore in un contesto noto ma originale.
Così, il regista britannico
predilige un’estetica minimalista ed anche un po’ accademica,
fornendo panoramiche e campi lunghi, per veder evolvere i luoghi in
cui cresce la giovane Liesel. E lunghi carrelli, per seguire i
personaggi e gli incontri della giovane ladra. Mentre nell’intimità
dei campi stretti fornisce quel calore che la fredda guerra non
permette. Di conseguenza il montaggio di John Wilson
(Billy Elliot), rispecchia
fedelmente l’impronta d’autore, fornendo raccordi lineari che non
alterano in alcun modo la struttura temporale, concedendosi dei
parallelismi solo in un paio di occasioni.
In Storia di una ladra di
libri siamo nella Germania 1933. Il conflitto mondiale è
alle porte e la giovane Liesel Meminger viene affidata ai coniugi
Max e Rosa Hubermann. Liesel non ha mai frequentato la scuola ma
attraverso gli insegnamenti del padre impara a leggere e a
conoscere il mondo. Superando la diffidenza verso Max, un ragazzo
ebreo in cerca di rifugio e conoscendo l’amore per Rudy, trova in
sé il coraggio che le permette di sfuggire all’orrore nazista che
si scatena intorno a lei.
Storia di una ladra di libri, il film
Questo ritmo “quotidiano” è al
servizio della storia e degli attori che regalano grandi emozioni.
Sophie Nélisse, con i suoi grandi occhi azzurri e le gote
rosse, riesce ad incarnare una giovane e coraggiosa
“furfante” che orgogliosamente decide di pensare
diversamente e con la propria testa, ma con la leggerezza che si
addice ad una ragazza. Di seguito, il sempre imponente Geoffrey
Rush, nel ruolo del padre comprensivo per i drammi vissuti
dalla bimba e che cerca di far leva sulla sua enorme curiosità per
restituirle il piacere della vita. Mentre spetterà ad una perfetta
Emily Watson contrapporsi in autorità attraverso integerrimi
modi e ansiose raccomandazioni, che servono per proteggere la
piccola dalla crudeltà del mondo. Il merito va anche a Ben
Schnetzer e Nico Liersch, il primo perché riesce ad
essere l’anima gemella di un destino tragico, il secondo perché
alimenta tutto ciò che si contrappone all’odio dispotico, un amore
incondizionato.
Storia di una ladra di libri
non è un film di guerra né sull’olocausto, ma è un film che parla
di vita e idee, di come vengono forgiate quando la mente è ben
alimentata da una buona lettura e di come la protagonista ha la
peculiarità di riconoscere questa energia, “salvando” così ogni
persona che incontra.
Storia
di una ladra di Libri è un film così delicato,
coinvolgente ed emozionante che ha conquistato il pubblico di mezzo
mondo.
Questo film, che rielabora una
serie di generi e cerca di rendere il pubblico protagonista della
storia, ha avuto un gran successo, grazie anche dall’omonimo libro
da cui è stato tratto. Ecco, allora, dieci cose da sapere
su Storia di una ladra di libri.
Storia di una ladra di libri
film
1. C’è un riferimento al
libro da cui il film è tratto. Uno dei libri che Liesel
legge a Max quando è malato, è in realtà il libro stesso da cui il
film è stato tratto e che contiene la frase “ciò che le è
venuto in mente era la polverosità del pavimento, la sensazione che
i suoi vestiti fossero più vicini a lei che indosso a lei, e
l’improvvisa consapevolezza che tutto ciò sarebbe stato
inutile”.
2. È stato realizzato un
poster d’epoca. Quando la protagonista arriva per la prima
volta a scuola, si può vedere un grande poster con molti volti.
Questa è una replica di un prodotto d’epoca, un poster raffigurante
i fenotipi ariani ideali secondo la regione. Dipinti da due artisti
con ossessione razziale, questi poster erano collocati in ogni
scuola e gli studenti erano costretti a memorizzarli.
Storia di una ladra di libri
streaming
3. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse vedere o rivedere
Storia di una ladra di libri è possibile farlo grazie alla
sua presenza sulle varie piattaforme di streaming digitale legale
come Rakuten Tv, Chili, Google Play e Tim Vision.
Storia di una ladra di libri
libro
4. Il film è stato tratto
da un omonimo libro.Storia di una ladra di libri
è stato tratto da un omonimo libro del 2005, scritto da
Markus Zusak che ha avuto un grande successo. Il
film, infatti, ha avuto la sua trasposizione nel 2013, per mano di
Brian Percival.
5. Il libro è nato da una
serie di consultazioni. Markus Zusak, l’autore del romanzo
(inizialmente pubblicato con il titolo La bambina che salvava i
libri), ha consultato il Museo Ebraico di Sydney, il Museo
Ebraico di Monaco e l’Archivio della città di Monaco durante la
stesura del libro.
Storia di una ladra di libri
cast
6. Emily Watson è rimasta
nel suo personaggio. L’attrice ha deciso di rimanere nel
suo personaggio tutto il giorno, il che significava che tra una
ripresa e l’altra si comportava ancora come una donna tedesca
scontrosa. Questa condizione l’ha costretta a litigare
all’aeroporto quando ha reagito come avrebbe fatto il suo
personaggio al check-in, cosa che le causava alcuni problemi.
7. Per Geoffrey Rush questo
film è stata una sfida. Il suo più grande terrore, in
questa produzione, era lavorare con un bambino. Per poco, Rush non ha rifiutato la parte perché era
titubante dall’accettare il ruolo per il quale era stato
scritturato.
8. Sophie Nelisse ha vinto
il ruolo, superando migliaia di candidati. Quando i
produttori hanno iniziato a fare il casting del film, hanno deciso
di concentrarsi innanzitutto sulla ricerca della ragazza perfetta
per Liesel. I produttori hanno visto quasi un migliaio di candidati
per il ruolo, per poi scegliere Sophie Nelisse
grazie alla sua performance nel film canadese Monsieur
Lazhar.
Storia di una ladra di libri
trama
9. Una ragazzina come
protagonista. Questo
film è ambientato nella Germania della Seconda Guerra Mondiale
e la protagonista è Liesel, una ragazzina che è stata affidata ad
Hans Hubermann dalla madre, che è incapace di mantenerla. La
giovane protagonista fatica ad adattarsi a casa e a scuola, anche
perché non sa leggere.
10. Un rapporto tra padre e
figlia. La ragazzina trova un alleato nel papà adottivo,
che le insegna a leggere il suo primo libro e le fa nascere la
passione per la lettura. Piano piano, in lei aumenta l’amore per la
propria famiglia e scopre anche il valore dell’amicizia grazie a
Max.
Nella Germania nazista della fine
degli anni ’30, la piccola Liesel vive un’infanzia difficile,
funestata dalla morte del fratello minore e dall’abbandono forzato
da parte della madre, militante comunista perseguitata dal regime.
Le cose non vanno meglio a scuola, dove la bambina viene presa di
mira dai compagni per il fatto di non sapere né leggere né
scrivere; a sostenerla arriva però l’amicizia con Rudy, mentre il
padre adottivo le insegna a leggere, alimentando in lei il
fuoco sacro per la letteratura in una Germania in cui non ci si fa
scrupolo di mandare al rogo i libri non in linea con l’ideologia
dominante; non passerà molto tempo, prima che le vite di Lisa e
degli altri vengano toccate direttamente dagli orrori della guerra
e dello sterminio degli ebrei.
Inizialmente previsto per la metà
di febbraio, giungerà finalmente sugli schermi italiani il prossimo
27 marzo – dopo essere uscito negli USA nello scorso novembre
– l’adattamento dall’omonimo libro pubblicato nel 2005 da
Markus Zusak ed edito in Italia da Sperling &
Kupfer. Il film (girato in Germania, tra Berlino, Gorlitz e gli
Studi Baselberg di Potsdam) rappresenta la prima prova
importante sul grande schermo per il regista inglese Brian
Percival, la cui carriera si è fin qui snodata soprattutto
sul piccolo schermo, culminando con una manciata di episodi di
Downown Abbey; Percival porta sullo schermo la sceneggiatura
redatta da Michael Petroni, del quale si può
ricordare Le Cronache di Narnia – Il viaggio del
veliero.
A guidare il cast della produzione
americano-tedesca, due attori di livello come i premi
Geoffrey Rush (Shine, Shekespeare in
Love, Il discorso del re, La migliore offerta)
ed Emily Watson (Le onde del destino,
Hilary and Jackie, Gosford Park) nel ruolo dei
genitori adottivi della protagonista, cui dà il volto
Sophie Nélisse, già vista in Monsieur
Lazhar; l’amico fraterno di quest’ultima è
interpretato dal tedesco Nico Liersch, noto finora
praticamente solo in patria; la voce narrante è quella di
Roger Allam (The Queen, V for
Vendetta, Game of Thrones).
Storia
di una ladra di Libri (titolo italiano che
riprende nel solito modo un po’ ridondante il più essenziale
inglese The book’s thief) ha riscosso un
buon successo di pubblico, ma critiche un po’ tiepide, con la
frequente accusa di aver giocato facile coi buoni sentimenti e
l’ambientazione della Germania nazista. Il film ha tuttavia
ottenuto varie nomination nei premi più importanti dell’ultima
stagione: particolarmente apprezzate le interpretazioni di Watson e
della giovane Nélisse, oltre che la colonna sonora, firmata dal
veterano John Williams, che ha conquistato le
nomination all’Oscar, al BAFTA e ai Golden Globes.
Dopo la presentazione a
Venezia 76, arriverà il 6 dicembre su
NetflixStoria
di un Matrimonio, il nuovo film di Noah
Baumbach con protagonisti Scarlett Johansson e Adam
Driver, nei panni di una coppia alle prese con una
dolorosa separazione. Ecco il nuovo trailer.
Commentando il film, Baumbach ha
dichiarato: “Nessuno dei due si aspettava questo esito. Per
entrambi è importantissimo che abbiano la loro felicità
individuale, ma è altrettanto importante che ne trovino una
generale, un equilibrio tra le due. La protagonista aveva già
intrapreso questo un percorso, era stata la prima a prendere
coscienza della situazione, e mette lui in condizioni di fare lo
stesso.”
Andare a vedere un film di
Noah Baumbach presuppone una certa dose di
certezze, come con tutti gli autori che mostrano sempre con grande
chiarezza quali sono i loro punti di forza e il loro modo di
affrontare le storie. Il regista di Brooklyn, presentando
Storia di un Matrimonio a Venezia
76, in Concorso, conferma questo assunto, offrendo al
pubblico un quadro realistico, attento e prepotentemente
emozionante di una storia d’amore che viene fotografata sul suo
concludersi.
Nicole e Charlie sono una giovane
coppia che dopo anni di matrimonio, un figlio, e progetti comuni
importanti (sono regista e attrice principale di una compagnia di
teatro di New York), si separano, affrontando così il dolore, ma
anche le dinamiche pratiche, i compromessi, le assurdità, che la
separazione e il divorzio comportano.
Baumbach scava con la sua penna
affilata dentro al cuore della storia, restituisce non solo la
sofferenza, ma le reali problematiche logistiche legate al fatto
che i due genitori vivranno in città diverse e dovranno condividere
comunque una famiglia, un figlio. E questo è insolito dal momento
che il divorzio cinematografico (e non) è classicamente inteso come
litigioso ed ostile. Storia di un
Matrimonio invece racconta la fine dell’unione di
fronte alla consapevolezza che l’amore non finirà mai, ma che si
trasformerà per il bene di una famiglia che non si sgretola ma che
si trasforma.
Non solo. Il fuoco si sposta dalle
stanze dei consulenti di coppia a quelle degli avvocati, così che
la storia cambia a sua volta e si traveste da procedural,
con tutti gli elementi del caso e con la parola agli avvocati, che
non hanno affatto la stessa cura nell’altra parte come nel caso dei
due ex. E ancora, il film diventa dramma assoluto di fronte alla
difficoltà di poter rimanere uniti, di poter continuare entrambi a
fare i genitori. E infine persino commedia, amara e buffa, nelle
magnifiche e autentiche interpretazioni di Adam
Driver e Scarlett Johansson.
Noah Baumbach
analizza e scandaglia ogni aspetto di una separazione, ma quello
che più ammalia di Storia di un
Matrimonio è l’autenticità dei dialoghi, delle
situazione, la consapevolezza che di fronte a ostacoli e
sofferenza, quello che resta davvero è un terribile vuoto di chi,
credendo fosse “per sempre”, ha perso la sua scommessa, il suo
investimento sulla vita, e nonostante questo prova a trovare un
modo per andare avanti.
Storia di un
matrimonio è l’ineluttabile tragicità della fine di
un amore al cospetto di una famiglia che tenta e spera, nonostante
tutto, di rimanere unita.
È stata una notte da leoni per
Noah Baumbach e
Storia di un Matrimonio, il suo nuovo film,
disponibile dal 6 dicembre su Netflix e già presentato al Festival di Venezia 2019, dove,
misteriosamente, non ha portato a casa nessun riconoscimento.
Poco male, perché il film di
Baumbach ha spopolato ai Gotham Awards 2019,
portando a casa il premio del pubblico, quello di miglior film,
alla migliore sceneggiatura e al miglior attore.
Serie d’esordio (formato lungo –
più di 40 minuti): When They See Us (Netflix)
Serie d’esordio (formato corto –
meno di 40 minuti): PEN15 (Hulu)
Premio del pubblico: Storia di un
Matrimonio (Netflix)
Sarà difficile per il film di
Baumbach fare altrettando bene nella serie A della grande
industria, ma sappiamo che il suo film reciterà una parte
importante nella stagione dei premi che si aprirà ufficialmente a
breve con le nomination ai Golden Globe, il prossimo lunedì 9
dicembre.
I Gotham Independent Film
Awards sono premi
cinematografici statunitensi destinati al cinema
indipendente, assegnati annualmente a partire
dal 1991.Presentati dall’organizzazione non a scopo di
lucro Independent Filmmaker Project (IFP), i premi
erano originariamente destinati solo ai film prodotti
negli Stati Uniti nord-orientali, in particolare
nello stato di New York, per poi ampliarsi nel corso degli
anni a tutti gli Stati Uniti.
Uno dei più interessanti registi
attualmente in attività è David Lowery, passato
negli anni da un dramma come Senza santi in paradiso al
disneyano Il drago invisibile, dal
film-omaggio a Robert RedfordOld Man & The Gun fino
al cavalleresco Sir Gawain e il CavaliereVerde. Precisamente a metà tra questi quattro titoli,
nel 2017, Lowery ha invece realizzato quello che ancora oggi è il
suo film più estremo da un punto di vista contenutistico, formale e
teorico: Storia di un fantasma (il cui
titolo originale è A Ghost Story). Un’opera che
rappresenta un momento di passaggio nella filmografia del regista,
nonché incarnazione dei suoi principali interessi di ricerca
cinematografica.
Proprio come poi avverrà con Sir
Gawain e il Cavaliere Verde, con Storia di un
fantasma Lowery cerca di rapportarsi con la sua visione
pessimistica del futuro del pianeta e dell’umanità. Il regista ha
infatti raccontato di aver concepito il racconto del film mentre
viveva un momento di forte crisi esistenziale, ponendo dunque in
tale storia tutte le sue paure relative alla fine dei rapporti, al
dover abbandonare luoghi cari e al sentirsi intrappolati in
situazioni che vanno al di là delle proprie possibilità. Il film è
così diventato una profonda meditazione su tematiche universali
come il tempo, la morte e i ricordi.
Tematiche poi espresse e rafforzate
grazie a precise scelte stilistiche, a partire dall’atipico formato
1.33:1. Questo conferisce all’inquadratura un aspetto tendente al
quadrato, facendo così avvertire ulteriormente il senso di
oppressione del protagonista, costretto a vivere per sempre in
determinate situazioni, senza potervi mai sfuggire. Allo stesso
tempo, però, Lowery smussa gli angoli dell’inquadratura, dandogli
un effetto tondeggiante che ricorda quello di certe diapositive,
simbolo della memoria, di qualcosa appartenente al passato. E
ancora i tempi dilatati, i piani sequenza, l’esiguità dei dialoghi,
l’irrefrenabile scorrere del tempo, sono queste alcune delle
caratteristiche attraverso cui il regista ci porta a contatto con
l’atmosfera del film.
La trama e il cast di Storia di un fantasma
Ma di cosa parla dunque Storia
di un fantasma? Protagonista del racconto è
C, la cui vita si interrompe bruscamente a causa
di un incidente stradale. Poco prima di morire, egli aveva
acconsentito a lasciare la casa dove vive con sua moglie
M per portarla in una nuova e migliore abitazione,
dove vivere al meglio il loro grande amore. Forse spinto dal
desiderio di tornare dalla donna che ama o dal rimpianto per non
essere riuscito a portare a termine i suoi propositi, C si riveglia
sotto forma di fantasma nella casa. Qui assiste impotente ai
tentativi di sua moglie di elaborare il lutto e, in seguito, di
andare avanti con la propria vita senza di lui. Nel mentre, il
tempo inizia a scorrere in modo strano e il fantasma si troverà a
fare esperienza di ciò che sarà, di ciò che è stato e di ciò che
è.
Per i ruoli dei due protagonisti, C
ed M, Lowery ha voluto gli attori Casey Affleck e
Rooney Mara,
con i quali aveva già lavorato per Senza santi in
Paradiso. Entrambi, nel partecipare a questo film, dovettero
però confrontarsi con sfide per loro inedite. Affleck, ad esempio,
ha dovuto recitare nel film quasi interamente mascherato dal
lenzuolo che rappresenta il fantasma. Questo, in particolare,
richiese un lavoro particolarmente elaborato nella sua
realizzazione e quando fu pronto si notò che accentuava ogni
movimento dell’attore, con il risultato di dar vita ad un fantasma
fin troppo dinamico. La recitazione di Affleck, dunque, dovette
basarsi interamente sul dar vita a movimenti lenti o sul rimanere
il più rigido possibile.
Mara, invece, è protagonista di una
delle scene più discusse del film, quella in cui mangia voracemente
per diversi minuti ininterrotti una torta. L’attrice ha raccontato
di non essere affatto un amante di questo tipo di dolci e di aver
faticato molto nel mangiare in quel modo. Il disgusto che le si può
vedere in volto è dunque reale. Nel film sono poi presenti alcuni
altri sporadici personaggi, ma il più importante di tutti è senza
dubbio il Pronosticatore, interpretato da Will
Oldham. Il suo monologo sulla fine del mondo è il più
lungo brano parlato dell’intero film e racchiude tutte le paure e
le ansie a partire dalle quali Lowery ha concepito tale film.
Storia di un
fantasma, il significato dei ricordi e l’amore contro il
tempo
Partendo da un amore che si spezza
bruscamente e dalle paure nei confronti del mondo, Lowery
concepisce dunque una concreta manifestazione dei ricordi che
sopravvivono nel tempo. Il fantasma del protagonista sembra
rappresentazione proprio ciò, aggirandosi lì dove l’uomo che era in
vita ha vissuto emozioni ed eventi che non svaniscono al
sopraggiungere della morte corporea. Lowery si affida dunque alla
figura del fantasma che si aggira nella casa rendendolo simbolo di
ciò che è stato e che, anche se invisibile all’occhio umano,
continua ad essere. Una presenza nell’assenza, che rimane vicino
alla donna amata anche se lei non può percepirla. Allo stesso
tempo, il fantasma del protagonista è guidato dall’incapacità di
lasciare determinati luoghi o affetti.
Si sviluppa così un forte senso di
malinconia, con il protagonista chiamato a fare i conti con quanto
si è lasciato indietro e verso il quale ora non possiede più alcun
controllo. L’intero film diventa dunque una metafora sul rapporto
che si instaura con i luoghi, con le persone e con il loro ricordo.
Ed è proprio nello scontro tra amore e tempo che Storia di un
fantasma trova un altra delle sue riflessioni più importanti.
Mentre il protagonista impara a riconoscere l’impatto della sua
presenza sulla donna amata, capirà di conseguenza anche
l’immortalità dell’amore, un sentimento che continua a fare il
proprio percorso anche al di là dell’esistenza di chi lo ha
destato. Quando comprende ciò, ritrovando il biglietto lasciato nel
muro da M, può finalmente congedarsi dal mondo.
Il trailer di Storia di un
fantasma e dove vedere il film in streaming e in TV
Il film è presente,
in prima TV, nel palinsesto televisivo di
giovedì 23 febbraio alle ore
23:00 sul canale Rai Movie. Se
possibile possibile vederlo in tale occasione, sarà comunque
possibile fruire di Storia di un fantasma
grazie alla sua presenza su due delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile per
il noleggio o l’acquisto nei cataloghi di Google
Play e Amazon Prime Video. In alternativa, si
può anche acquistare il DVD o blu-ray del film, comprensivi di
numerosi contenuti speciali di grande valore,
come ad esempio il commento audio del regista.
Una giovane coppia, dopo essersi
divisa a causa di una perdita, riscopre un legame di eterno e
infinito amore. Storia di un Fantasma arriva in DVD e
Blu-raydal 18 aprile con Universal Pictures Home
Entertainment Italia, un’indimenticabile riflessione sull’amore e
il passare del tempo che rimarrà impressa anche dopo i titoli di
coda. Con le scene tagliate e il commento del regista David Lowery
all’interno dei contenuti speciali, scoprirete molto altro sulla
misteriosa storia d’amore e di perdita e ciò che ha portato il
regista e la sua crew a realizzarla.
David Lowery (Senza santi in
paradiso) dirige infatti un intenso dramma sull’amore eterno
con Casey Affleck (Manchester by the sea) e Rooney Mara
(Song to Song), due protagonisti perfetti per un film a metà
tra Terence Malick e la fiaba giapponese. Un fantasma, che un tempo
era stato un uomo , si incammina verso la casa dove viveva. L’uomo
è morto qualche tempo prima in un incidente stradale proprio
davanti a casa sua. Li’ osserva tutto il dolore della sua compagna
ormai sola, avvolto in un lenzuolo bianco. Storia di un
Fantasma è l’affascinante racconto dell’attesa grazie
all’atmosfera rarefatta e alle suggestive inquadrature: una nuova
visione per non avere più paura dei nostri fantasmi.
CONTENUTI SPECIALI NEL
BLU-RAY:
Storia di un Fantasma e
l’Inevitabile Passare del Tempo
Scene Tagliate
Storia di un
Compositore
Commento Audio con il Regista
David Lowery e la Crew
CONTENUTI SPECIALI DVD:
Storia di un Fantasma e
l’Inevitabile Passare del Tempo
Scene Tagliate
Storia di un
Compositore
Commento Audio con il Regista
David Lowery e la Crew
Il nuovo thriller Netflix proveniente
dalla Colombia, Storia di un
crimine: Mauricio Leal – diretto da Jaques Toulemonde Vidal – è
subito divenuto uno dei titoli più visti sulla piattaforma. Merito
anche del suo essere basato sulla storia vera di uno dei più noti
casi di omicidio verificatisi in Colombia negli ultimi anni, ovvero
quello di Mauricio Leal. Nella fatidica notte del
21 novembre 2021, Leal fu assassinato nella sua
casa insieme alla madre, Marleny Hernandez, il cui cadavere fu
trovato accanto a lui. Il caso ottenne subito un’enorme attenzione
da parte dei media. Anche se inizialmente la scena sembrava un caso
di omicidio-suicidio, gli investigatori, però, scoprirono ben
presto qualcosa di più sinistro, portando alla luce una vicenda
quantomai torbida. Il film la ripercorre proponendo anche i
retroscena utili a capire ciò che realmente accadde.
Chi era Mauricio Leal?
Ma andiamo con ordine: chi era
Mauricio Leal? Si tratta di un hairstylist famoso
in tutta la Colombia. Dalle attrici a Miss Universo, Leal
acconciava personaggi famosi in tutto il Paese. Aveva un salone
personale a Bogotà, dove lavorava con il fratello
maggiore Jhonier, anch’egli stilista. Tuttavia,
Jhonier non ha avuto la stessa fortuna di Mauricio e si considerava
un perdente perché non riusciva ad avere lo stesso successo del
fratello minore. A lungo andare, ciò ha fatto nascere in Jhonier un
sentimento di gelosia. Come se non bastasse, la madre di Jhonier e
Mauricio, Marleny Hernandez, era una madre
premurosa e affettuosa che dava la stessa priorità ai suoi figli,
ma apparentemente era più affezionata al figlio minore, Mauricio,
facendo dunque sentire Jhonier escluso dalla sua famiglia.
Qual è la storia vera della morte
di Mauricio Leal?
È bene sapere che Mauricio Leal era
fortemente dipendente dalla droga, ma non aveva affatto tendenze
suicide. I suoi colleghi del salone, così come le persone che
lavoravano per lui nella sua casa, hanno confermato che non ha mai
mostrato alcun segno di voler farsi del male. Ma Jhonier, fin
dall’inizio, ha sostenuto che Mauricio era un tossicodipendente, il
che poteva averlo portato alla follia e ad uccidersi. Dopo il
ritrovamento dei due cadaveri in casa di Mauricio, il caso venne
dunque etichettato come un omicidio-suicidio. Sembrava infatti che
Mauricio avesse ucciso la madre pugnalandola a morte e poi si fosse
ucciso con il coltello.
Durante le indagini, la presenza di
una lettera d’addio contenente la calligrafia di Mauricio ha
confermato sempre di più questa ipotesi. Nella lettera d’addio si
diceva che l’amore per la madre era così forte che aveva deciso di
stare con lei in paradiso. Agli investigatori, tuttavia, qualcosa
non tornava, per loro c’era qualcosa di strano in questo caso. Due
mesi dopo, dunque, hanno stabilito che non si trattava di un
suicidio, bensì di un caso di doppio omicidio. Scavando più a fondo
nel passato di Jhonier Leal, hanno infatti trovato motivi
sufficienti per uccidere l’intera famiglia. Jhonier divenne
automaticamente il primo sospettato e quando si scoprì che la sua
mano aveva una ferita, i sospetti si intensificarono.
Jhonier ha a quel punto mandato
all’aria il suo alibi nel tentativo di spiegare la ferita. Alla
fine, la polizia lo ha arrestato, scoprendo anche che Jhonier era
alla ricerca della proprietà che avrebbe dovuto acquisire dopo la
morte della sua famiglia. Mauricio Leal non era infatti un santo,
bensì si scoprì che era affiliato a diverse bande di trafficanti di
droga. È stato rivelato che era anche associato al riciclaggio di
denaro, che gli ha permesso di ottenere enorme ricchezza in un
breve periodo di tempo. Durante le indagini, la polizia ha dunque
sequestrato tutti i beni di Mauricio Leal.
Che fine ha fatto Jhonier Leal? Dove si trova ora?
Jhonier Leal, arrestato il
14 gennaio 2022 per il duplice omicidio della
madre e del fratello, ha infine confessato il suo crimine. Egli ha
affermato di aver agito in preda a un raptus impulsivo, scaturito
dalla propria gelosia. Sapeva inoltre che presto o tardi avrebbe
dovuto affrontare gravi conseguenze per le sue azioni, per questo
motivo dopo l’arresto ha inizialmente confessato il suo crimine.
Tuttavia, l’uomo ha poi cambiato idea subito dopo l’arresto e ha
cercato di rivendicare la propria innocenza di fronte alla legge.
Attualmente, però, Jhonier rimane dietro le sbarre. È infatti stato
condannato a 60 anni di carcere e sta scontando la pena nella cella
di La Picota. A nulla è valsa la sua richiesta di
essere posto agli arresti domiciliari.
Storia di un crimine: Mauricio
Leal: la storia vera è differente dal film?
Il protagonista principale
dell’adattamento Netflix diStoria di un crimine:
Mauricio Leal è la detective Rebeca,
che non esiste nella realtà ma è un insieme di tutti i detective
che hanno lavorato a questo caso. I realizzatori si sono infatti
presi delle libertà creative e hanno aggiunto una certa profondità
e drammaticità alla narrazione introducendo tale detective nella
storia. La donna viene inoltre caratterizzata come una madre
e moglie di un marito geloso del suo successo, che cerca di
scaricare su di lei la sua frustrazione e la sua ira, mentre lei
vorrebbe solo che qualcuno la accettasse e la capisse. Questa
aggiunta ha reso il mistero dell’omicidio più avvincente,
stabilendo quasi un legame tra la detective e Jhonier. Nel film è
dunque lei a risolvere il caso, ma alla fine le viene chiesto di
abbandonare il caso in quanto deve prendersi cura di suo
figlio.
Nei momenti conclusivi del film, la
vediamo dunque accettare il suo destino, allontanandosi dal caso.
Ma la sua impossibilità a rimanere fino alla fine di esso crea in
qualche modo un’ossessione nella sua mente. Si affeziona sempre di
più al caso perché, pur avendo un percorso diverso, è
involontariamente empatica nei confronti di Jhonier, perché,
proprio come lui, si sente sempre esclusa dalla sua famiglia e la
sua salute mentale ne risente. Storia di un crimine: Mauricio
Leal non fornisce dunque al pubblico una semplice indagine su
un crimine realmente avvenuto, bensì costruisce il racconto a
partire da un personaggio che si rivela strettamente connesso ai
sentimenti da cui è scaturito il delitto. Raccontato dal suo punto
di vista, il racconto del film differisce parzialmente dalla storia
vera, senza però stravolgerla.
Arriva direttamente dalla selezione
ufficiale del Festival
di Cannes 2021 Storia di mia
moglie, della regista e sceneggiatrice ungherese
Ildikó Enyedi, già vincitrice della Camera
d’Oro nel 1989 con il suo esordio, Il mio XX
secolo. Premiata anche a Berlino con
l‘Orso d’oro nel 2017 per Corpo e
anima, la regista sceglie qui di raccontare una
storia d’amore intensa quanto travagliata, inquinata dal dubbio e
da un rapporto di coppia perverso tra due figure molto diverse, che
però, non possono che attrarsi.
La storia di Lizzy e
Jacob
Jacob Störr, Gijs
Naber, è un capitano di marina olandese solitario e
taciturno, sempre in giro per il mondo sulle sue navi. Tuttavia, ha
la sensazione che alla sua vita manchi qualcosa. Finchè un giorno,
un po’ per gioco, scommette col suo amico Kodor, Sergio Rubini, che sposerà la prima donna che
entra nel bar dove i due stanno facendo colazione. Il caso,
fortunato, vuole che si tratti della bella e spregiudicata
Lizzy, Léa
Seydoux , che accetta senza porsi problemi la proposta
di matrimonio del capitano. Ha inizio così una storia d’amore
dominata dall’ossessione di lui per un possibile tradimento da
parte di Lizzy, donna affascinante e libera. Storia contraddistinta
da continui litigi e rappacificazioni. Un amore che li tiene
legati, ma spesso lontani anni luce e comunque diversi. Questo
amore sopravviverà alla gelosia? Il capitano Störr, gigante buono e
uomo tutto d’un pezzo all’apparenza, in realtà fragile e disilluso,
riuscirà a capire cosa vuole davvero?
Cinema e letteratura in
Storia di mia moglie
È la prima volta che Ildikó
Enyedi prende spunto da un’opera letteraria per un suo
lavoro. Si tratta del romanzo La storia di mia moglie di
Milán Füst, scritto nel 1942. Se il romanzo segue
gli andirivieni della mente del protagonista, non si possono non
ricordare, mentre si assiste alla visione del film, i capolavori
che hanno rinnovato la narrativa del Novecento. Difficile non
cogliere riferimenti letterari a Joyce e al suo Ulisse. In
primis, Jacob è un capitano di marina, un navigante, come l’eroe
omerico, che fa ritorno a casa, dove lo aspetta la sua donna. Ma
Lizzy, più che una moderna Penelope, sembra una moderna Molly
Bloom, moglie del protagonista dell’opera Joyciana, che forse
tradisce il marito Leopold, ma dalla quale lui, finisce sempre per
tornare. Non per nulla, il proprietario della casa che Jacob e
Lizzy affittano ad Amburgo, interpretato da Josef
Hader, si chiama proprio Leopold Bloome. Tra gli echi di
Joyce, poi, troverà posto anche un’epiphany,
un’apparizione.
Bravura dei protagonisti
e cura della messa in scena in un’aura troppo
enigmatica
Storia di mia
moglie è senza dubbio un lavoro molto curato
esteticamente, che a tratti ricorda perfino dei dipinti, grazie
alla fotografia di Marcell Rév, ma anche ai
costumi di Andrea Flesch
e alla scenografia di Imola
Láng, che contribuiscono a creare un’ambientazione
elegante e ricostruiscono benissimo epoca e luoghi – Parigi,
Amburgo. Il protagonista ha la solidità rassicurante che ci
si aspetta da un capitano di marina: robusto, coraggioso e buono,
quanto fragile nel rapporto con Lizzy. Lei è una perfetta dama anni
’20, estroversa, esuberante e libera. La vicenda è centrata sul
rapporto malato tra i due, che diventa per Jacob ossessione del
tradimento in sua assenza, ansia di non riuscire ad afferrare
l’essenza di questa donna, pagando il peccato originale di averla
sposata senza conoscerla. All’interno di questa ossessione si
snodano corsi e ricorsi di una storia ciclica, allontanamenti e
riavvicinamenti, in un gioco in cui, appena la coppia sembra aver
trovato un equilibrio, tutto torna al punto di partenza. La regista
sa rendere bene la perversione del legame, ma il film soffre della
mancata evoluzione dei personaggi. Al suo posto, una eterna
circolarità.
Per quel che riguarda le
interpretazioni, Gijs Naber è molto espressivo,
riesce a trasmettere al pubblico sensazioni ed emozioni, pur sotto
la dura scorza del suo personaggio, c’è in lui della verità.
Léa
Seydoux si trova qui a proporre un personaggio che,
visto dagli occhi di Jacob, appare come una mantide, una creatura
felina, sfuggente e intrigante, che però riesce sempre a ricondurlo
a sé. Tuttavia, questo tipo di personaggi che non le sono nuovi,
risultano un po’ troppo affettati, di maniera, come è accaduto di
recente con il personaggio di Madeleine, compagna di Bond
nell’ultimo No time to die. Manca un po’
quell’autenticità che porta al coinvolgimento e che l’attrice certo
ha nelle sue corde. Vi sono poi diverse partecipazioni di rilievo,
anche italiane. Accanto a un bravissimo Sergio Rubini, perfetto nel ruolo dell’amico
Kodor, faccendiere intrallazzone, troviamo Jasmine Trinca nei panni di Madame
Cobbet. Ad interpretare Dedin, l’amante – o presunto tale – di
Lizzy, troviamo Louis Garrel che ben caratterizza un
personaggio doppio e infido.
Pur potendo contare su un
cast e interpretazioni di tutto rispetto, il film soffre però di
molti non detti, cenni che non vengono chiariti, allusioni. Se
all’inizio questi alimentano la curiosità dello spettatore e lo
fanno entrare nei panni del protagonista – che quasi nulla sa della
donna che ha sposato e tutto vorrebbe scoprire – poi restano
irrisolti, lasciando dubbi e più di qualche buco narrativo.
Storia di mia
moglie è un lavoro esteticamente pregevole, da vedere
al cinema, godendo di tutte le potenzialità del grande schermo. È
adatto a chi ama le storie in costume – con un’ambientazione anni
Venti. È ricco di riferimenti interessanti e tenta un viaggio
intrigante nella mente dei due protagonisti, soprattutto di Jacob,
alla ricerca di un equilibrio difficilissimo in un amore contorto e
malato. Forse, però, come il Leopold Bloom di Joyce, il film si
perde un po’ nel suo peregrinare, in un dipanarsi lungo e
ricorsivo, infine statico, come il suo protagonista, che sembra
tornare al punto di partenza, senza una nuova consapevolezza di
sé.
Storia di mia
moglie è una co-produzione ungherese, italiana e
tedesca. Prodotto da Inforg M&M Film,
National film institute Hungary, Palosanto
Films con Rai Cinema, Komplizen
Film, in associazione con Pyramide
Productions e distribuito da Altre
Storie, è visibile solo al cinema dal 14 aprile.