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Skeleton Crew: nuovi dettagli da Jude Law e dal regista Christopher Ford

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L’ultima Star Wars Celebration ha posto all’attenzione dei fan su Skeleton Crew, la prossima serie dell’universo di Star Wars con protagonista Jude Law. Entertainment Weekly (tramite SFFGazette.com) ha recentemente parlato con il produttore e regista Christopher Ford, scoprendo di più su come questa storia si inserisca nell’era della Nuova Repubblica che finora è stata raccontata da serie di successo come The Mandalorian, The Book of Boba Fett e Ahsoka.

“Per noi è stata una grande era perché per quanto la Nuova Repubblica stia cercando di riportare la pace, è una specie di periodo selvaggio senza legge, quindi c’è molto pericolo”, rivela. “Se l’avessimo ambientato prima, i ragazzi avrebbero potuto semplicemente incontrare le forze dell’Impero. Questa è un’altra parte della galassia in cui perdersi”.

Il sito ha anche raggiunto la star Jude Law; molto poco è stato rivelato sul suo ruolo nella serie oltre al fatto che interpreterà un Jedi, qualcosa confermato dal filmato di lui che usa la Forza nel trailer che è stato presentato in anteprima a Londra. L’attore non ha potuto condividere molto, ma ha fatto luce su ciò che il suo protagonista misterioso porta in tavola. “È qualcuno che i bambini incontrano nel loro viaggio, sulla strada per tornare a casa. Lui, come il mondo che vivono, è contraddittorio – a volte un luogo di nutrimento e altre volte un luogo di minaccia”.

“Quello che amo è che siamo attraverso i loro occhi, sai che c’è una specie di relazione giocosa tra i bambini e gli adulti, che a volte diventa oscura e abbastanza spaventosa, che immagino sia come molti undicenni vedono il mondo dei grandi.”

Tutto quello che sappiamo su Star Wars: Skeleton Crew

Lo spin-off di “Star Wars” è stato annunciato per la prima volta alla Star Wars Celebration del 2022, tenutasi ad Anaheim, in California. I dettagli sono scarsi per la serie, a parte la seguente descrizione: “Lo spettacolo si svolge durante il periodo di ricostruzione post-‘Il ritorno dello Jedi’ che segue la caduta dell’Impero, la stessa di “The Mandalorian“, ma la sua trama rimane un segreto. È stato creato e prodotto esecutivamente dal regista Jon Watts, che ha realizzato Spider-Man: Homecoming per la Marvel, e dallo sceneggiatore Chris Ford. È stato richiesto un avviso di casting per quattro bambini, di età compresa tra gli 11 e i 12 anni. All’interno di Lucasfilm, la serie viene descritta come una versione galattica dei classici film d’avventura di Amblin degli anni ’80.”

Star Wars: Skeleton Crew vanta un talentuoso team di registi, tra cui i registi premio Oscar Daniel Kwan e Daniel Scheinert, il duo dietro Everything Everywhere All at Once, e il regista di The Green Knight David Lowery. Watts e Ford saranno i produttori esecutivi di Star Wars: Skeleton Crew insieme a Jon Favreau e Dave Filoni, due delle menti di Star Wars dietro The Mandalorian, The Book of Boba Fett e Ahsoka.

Skeleton Crew: i Daniels hanno diretto un episodio della nuova serie di Star Wars

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Daniel Kwan e Daniel Scheinert sono passati dal multiverso di Everything Everywhere All At Once a una galassia molto, molto lontana. Il duo di registi fresco di premio Oscar, noto come “i Daniels”, ha diretto un episodio della prossima serie di Star Wars, Skeleton Crew, disponibile alla fine di quest’anno su Disney+.

Dopo essere entrato in fase di riprese la scorsa estate, la produzione si è conclusa negli ultimi mesi. Mentre l’elenco completo dei registi di Skeleton Crew è ancora un mistero, le fonti indicano che i Daniels ha diretto un episodio della prossima stagione.

Skeleton Crew vede protagonista Jude Law ed è stato creato da Jon Watts. Sebbene la maggior parte dei dettagli riguardo alla trama rimanga nascosta, sappiamo già che la serie Disney+ si svolgerà nell’era della Nuova Repubblica, dopo gli eventi del Ritorno dello Jedi del 1983. Il team di The Mandalorian di Jon Favreau e Dave Filoni si occupa della produzione esecutiva.

I Daniels hanno completato le riprese principali del loro episodio di Skeleton Crew prima della cerimonia degli Oscar all’inizio di questo mese, occasione in cui hanno portato a casa i trofei per la sceneggiatura originale, la regia e il miglior film. La commedia della A24 ha concluso una stagione di premi in grande stile, portando a casa sette statuette agli Academy Awards. Un successo annunciato ancora prima che la season awards prendesse il via.

Skeleton Crew: Disney+ conferma un enorme aggiornamento in vista della prima di dicembre

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Mancano ancora alcuni mesi prima di poter vedere Skeleton Crew, la prossima serie di Disney+ e Lucasfilm con protagonista Jude Law, che debutterà a dicembre, ma ci sono ancora molte possibilità di saperne di più. Per nostra fortuna, oggi abbiamo ricevuto un doppio aggiornamento, con alcune nuove foto e la conferma di una première di due episodi per la serie.

Creata da Jon Watts e Chris Ford, con Watts, Ford, Jon Favreau e Dave Filoni come produttori esecutivi, la serie debutterà il 3 dicembre con una première di due episodi. Inoltre, abbiamo ora uno sguardo più ravvicinato al personaggio di Law, Jod Na Nawood, insieme a un gruppo di pirati spaziali: Gunter di Jaleel White, Vane (Marti Matulis), Brutus (doppiato da Fred Tatasciore, interpretato da Stephen Oyoung), Pax (Mike Estes) e Chaelt (Dale Soules).

Nel trailer originale, presentato al D23 Expo 2024, Skeleton Crew presenta un gruppo di giovani personaggi che hanno trascorso i loro anni formativi in un quartiere tranquillo e normale, una parte del mondo di Star Wars che non siamo abituati a vedere. Le loro vite prendono una svolta drammatica quando si imbattono in un tempio Jedi abbandonato, che nasconde segreti che attirano l’attenzione di individui pericolosi. L’unica possibilità di sopravvivenza dei ragazzi potrebbe essere rappresentata da un misterioso Jedi emarginato, ma non è ancora chiaro se ci si possa davvero fidare di lui.

Chi c’è dietro la realizzazione di Skeleton Crew?

 

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 Il mese scorso, Bryce Dallas Howard ha parlato con Maggie Lovitt di Collider durante un panel Fan Expo Canada a Toronto, dove ha condiviso la sua esperienza estremamente positiva nel lavorare a Skeleton Crew con i suoi compagni di studi al college:

“Ho amato lavorare a ‘Skeleton Crew’. L’ho adorato. Jon Watts e Christopher Ford, che sono i nostri showrunner, hanno frequentato la NYU con mio marito. Eravamo amici. Mio marito ha recitato nei loro cortometraggi, quindi abbiamo fatto il tifo per loro e per Jon Watts ovviamente con ‘Spider-Man’ e tutto il resto, e siamo davvero entusiasti”.

Anche la Howard ha condiviso la sua eccitazione per l’ingresso nella serie, elogiando il cast e la troupe di Skeleton Crew. Ha descritto Law, che interpreta un misterioso utilizzatore della Forza che può essere alleato o avversario dei giovani eroi, come una presenza “fantastica” nello show. Ha parlato bene anche degli altri registi coinvolti, tra cui i registi di Everything Everywhere All at Once e i vincitori dell’Oscar Daniel Kwan e Daniel Scheinert, il regista di The Green Knight, David Lowery e la mente di Minari, Lee Isaac Chung. Skeleton Crew sarà trasmesso in esclusiva su Disney+ il 3 dicembre 2024.

Skam Italia, teaser e foto della sesta stagione

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Skam Italia, teaser e foto della sesta stagione

L’attesissimo sesto capitolo di SKAM ITALIA, la serie cult prodotta da Rosario e Maddalena Rinaldo per Cross Productions, debutterà in Italia il 18 gennaio 2024, solo su Netflix.

SKAM ITALIA torna con un’altra stagione inedita. Al centro di questa nuova storia le vicende di Asia (Nicole Rossi), ragazza dal grande carisma, con un carattere forte e determinato che si troverà, però, ad affrontare importanti sfide, soprattutto con se stessa e con le sue fragilità. L’amicizia con le altre componenti del gruppo delle Rebelde, determinante per affrontare le sue battaglie, si intreccerà, nella vita di Asia, con l’arrivo di nuovi personaggi, in particolare quello di Giulio (Andrea Palma).

Tra i protagonisti di questa stagione troviamo, accanto a Nicole Rossi (Asia), Francesco Centorame (Elia), Lea Gavino (Viola), Maria Camilla Brandenburg (Rebecca), Benedetta Santibelli (Fiorella), Cosimo Longo (Jorge), Yothin Clavenzani (Munny). Fanno il loro debutto in questa stagione Andrea Palma (Giulio) e Leo Rivosecchi (Beniamino).

Non mancheranno gli storici protagonisti: Beatrice Bruschi (Sana), Federico Cesari (Martino), Rocco Fasano (Niccolò), Martina Lelio (Federica), Ludovica Martino (Eva), Greta Ragusa (Silvia), Pietro Turano (FIlippo) e Nicholas Zerbini (Luchino).

Scritta da Ludovico Bessegato, Alice Urciuolo e Elisa Zagaria, la sesta stagione di Skam Italia è diretta da Tiziano Russo.

Skam 6: recensione della nuova stagione della serie Netflix

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Skam 6: recensione della nuova stagione della serie Netflix

Quando si fa amicizia con un gruppo di adolescenti che poi, pian piano lasciano il nido è difficile che chi arriva dopo nel gruppo, riesca ad avere la stessa presa su di noi, che invece rimaniamo seduti a guardarli affacciarsi alla vita e crescere davanti ai nostri occhi, ed è la sensazione che ci cogli davanti a Skam 6, che dal 18 gennaio arriva su Netflix.

La trama di Skam 6

Al centro di questa nuovo ciclo troviamo Asia, interpretata da Nicole Rossi (Il Collegio, Pechino Express), una ragazza carismatica, trascinatrice, determinata, che nel suo gruppo di amiche rappresenta un punto di riferimento, una roccia. Nel corso dei dieci episodi di cui è composta la sesta stagione, vedremo però Asia crollare sotto il peso delle sue fragilità, diventate insostenibili, e assisteremo al culmine di un disordine alimentare che la porterà verso l’isolamento e la malattia. Nella sua vita entra anche Giulio, interpretato da Andrea Palma (Le Otto Montagne), misterioso ragazzo di Ciampino che si trasferisce nella sua scuola a fine anno.

La loro relazione sembra da subito complessa e complicata da bugie e omissioni che finiscono per metterli entrambi nudi con le loro fragilità l’uno contro l’altra. Intorno alla loro trama, si sviluppano anche le vite degli altri protagonisti, alcuni nuovi altri amici di vecchia data del pubblico di Sam, tra cui Francesco Centorame (Elia), Lea Gavino (Viola), Maria Camilla Brandenburg (Rebecca), Benedetta Santibelli (Fiorella), Cosimo Longo (Jorge), Yothin Clavenzani (Munny).

Un cambio generazionale che non convince

La serie, prodotta da Rosario e Maddalena Rinaldo per Cross Productions, continua a dimostrare i suoi aspetti vincenti, pur scoprendo il fianco all’inevitabile trascorrere del tempo e al fatto che i “veri” protagonisti della serie, sono ormai delle comparse nelle vite di nuovi personaggi i quali (forse) non hanno lo stesso carisma di quelli che ci avevano stregato nelle prime stagioni. Certo, e qui torniamo agli aspetti vincenti, anche Skam 6 è uno spaccato di adolescenza senza prezzo, perché sceglie di mettere in mostra ancora una volta dei percorsi tortuosi e complessi, delle umanità irrisolte che si incontrano per migliorarsi. Non disturba mai infatti il buonismo con cui i problemi del caso vengono affrontati, in questo caso disturbi alimentari e razzismo/fascismo, perché la scrittura di Skam riesce sempre ad essere onesta e diretta.

Nel team di scrittura si confermano Ludovico Bessegato, Alice Urciuolo e Elisa Zagaria che pur mantenendo vivo lo spirito della serie, si scontrano contro l’inevitabile cambio generazionale che, se nella quinta stagione era attenuato dalla presenza di Elia nei panni del protagonista (l’irresistibile Francesco Centorame), in questa sesta stagione non ha nessun paracadute. Lo spettatore si trova quindi a dover empatizzare con dei personaggi totalmente nuovi e sconosciuti e con degli interpreti forse meno talentuosi di quelli a cui la serie ci aveva abituati. Tuttavia la prova di Rossi e Palma, in particolare, riesce lo stesso a raccontare con precisione e rispetto le tematiche importanti che la stagione vuole sottoporre allo spettatore.

La forza del gruppo

Anche per questa stagione, i temi espressi attraverso le disavventure e i dolori grandi e piccoli dei protagonisti adolescenti sono stati scelti con grande cura e trattati con eleganza e tatto, e, come anticipato all’inizio di questa recensione di Skam 6, non risultano mai espressi in maniera retorica, superficiale o buonista. Questi ragazzi sono ottimisti e molto legati, anche se in alcuni casi parecchio incasinati, e la positività e la lealtà con cui affrontano anche il momento più difficile è tipico di quell’adolescenza sana condivisa in gruppo. Perché se è vero che quel periodo della vita è particolarmente complicato e difficile per tutti, se è vero che lascia segni indelebili sugli adulti che si diventerà, è pur vero che le amicizie che si stringono durante l’adolescenza sono estremamente pure e totalizzanti, e che insieme ci si fa forza in maniera del tutto disinteressata e positiva. Per cui tutto diventa superabile. E quindi ben vengano anche i momenti ironici, quelli frivoli insieme a quelli più drammatici e seri. L’adolescenza è così, un’altalena emotiva senza fine.

Nonostante manchino tanto i primi protagonisti della serie, qui relegati a piccole comparse sullo sfondo del mondo dei “quasi adulti”, Skam 6 riesce comunque ad aggiungere alla mitologia dello show un pezzo importante, un nuovo argomento raccontato e sdoganato, una nuova storia e nuovi personaggi che, sicuramente, riusciranno a catturare l’attenzione del pubblico di riferimento.

Sizzle Ms. Marvel: first look alla nuova serie Marvel su Disney+

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Sizzle Ms. Marvel: first look alla nuova serie Marvel su Disney+

In occasione dell’assemblea degli investitori Disney, i Marvel Studios hanno anche presentato Sizzle Ms. Marvel una nuova serie con una nuovissima eroina che infiammerà il cuore dei fan più giovani. Lei è Kamala Khan ed è interpretata da Iman Vellani.

La serie originale Marvel sarà disponibile su Disney+ dalla fine del 2021.

Sizzle Ms. Marvel

Ms. Marvel è l’annunciata serie tv prodotta dai Marvel Studios scritta da Bisha K. Ali e basata sull’omonimo personaggio dei Marvel Comics.

Iscriviti a Disney+ e inizia a guardare le più belle storie Marvel e molto altro!

Nella serie tv Ms. Marvel il New Jersey cresciuto Kamala Khan scopre di avere poteri polimorfi. Ms. Marvel sarà presentato in anteprima su Disney+ nel 2022.

 

Six Billion Dollar Man: trovato uno sceneggiatore

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Six Billion Dollar ManSarà Damián Szifron ad adattare per il grande schermo Six Billion Dollar Man, il nuovo lungometraggio basato sul  celebre telefilm degli anni Settanta Six Million Dollar Man (i milioni diventano miliardi a causa dell’inflazione?).

Vi ricordiamo che Six Billion Dollar Man racconterà la storia dell’astronauta Steve Austin (Mark Wahlberg) che, in seguito ad un disastro aereo, sarà salvato dai dottori e trasformato in un’entità metà umana metà cyborg (di Robocopiana memoria) destinata a diventare un agente al servizio dell’Intelligence. Il film, inoltre, sarà un adattamento cinematografico del romanzo sci-fy Cyborg di Martin Caidin, portato a successo negli anni ’70 dalla serie televisiva di successo The Six Million Dollar Man.

La pellicola, la cui produzione sarà affidata alla compagnia di Wahlberg Closest to The Hole Prods, sarà co-prodotta dalla UniversalBob WeinsteinStephen Levinson e lo stesso Peter Berg.

Six Billion Dollar Man: sarà in stile “superhero movie”

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Mark Wahlberg, attore reduce da The Gambler Transformers Age of Extinction, nonché attualmente impegnato sul set di Ted 2, ha recentemente rilasciato una serie di dichiarazioni in merito a Six Billion Dollar Man, pellicola attualmente in lavorazione e che, a detta del diretto interessato, lo porterà sul grande schermo in qualità di supereroe ma “senza la tuta di licra”.

Ecco quanto dichiarato dall’attore: “Stiamo lavorando a Six Billion Dollar Man, che sarà un film in stile ‘superhero’, ma non dovrò indossare alcuna tuta di licra, il che sarebbe fantastico. Howard Gordon sta scrivendo la sceneggiatura e si sta parlando di realizzarlo, ma credo che abbiamo un’idea davvero eccezionale ed è qualcosa che abbiamo da parte da un po’ di tempo, quindi se riusciremo ad avere lo script penso che lo realizzeremo dopo Deep Water Horizon.”

Vi ricordiamo che Six Billion Dollar Man racconterà la storia dell’astronauta Steve Austin (Mark Wahlberg) che, in seguito ad un disastro aereo, sarà salvato dai dottori e trasformato in un’entità metà umana metà cyborg (di Robocopiana memoria) destinata a diventare un agente al servizio dell’Intelligence. Il film, inoltre, sarà un adattamento cinematografico del romanzo sci-fy Cyborg di Martin Caidin, portato a successo negli anni ’70 dalla serie televisiva di successo The Six Million Dollar Man.

La pellicola, la cui produzione sarà affidata alla compagnia di Wahlberg Closest to The Hole Prods, sarà co-prodotta dalla UniversalBob WeinsteinStephen Levinson e lo stesso Peter Berg.

Fonte: Comic Book Movie

Six Billion Dollar Man: rinviato al 2020 il film con Mark Wahlberg

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Dopo l’addio improvviso del regista Damian Szifron, la Warner Bros. ha rinviato di un anno la produzione di Six Billion Dollar Man, il film che vedrà protagonista Mark Wahlberg e che ora, con molta probabilità, uscirà nelle sale non prima del 2020.

Vi ricordiamo che si tratterà del remake della serie televisiva omonima andata in onda dal 1973 al 1978 sulle reti della ABC, con Lee Majors nel ruolo del cyborg Steve Austin.

Il progetto gravita ad Hollywood da più di vent’anni, inizialmente nelle mani della Universal Pictures, poi della Dimension Pictures e di recente finito sulla scrivania della Weinstein Company. Come sapete, la società di Bob e Harvey Weinstein è stata travolta dai debiti e dagli scandali sessuali, quindi si è vista costretta a cedere i diritti di Six Billion Dollar Man al miglior offerente (la Warner Bros, appunto).

Il film racconterà la storia dell’astronauta Steve Austin (Wahlberg) che, in seguito ad un disastro aereo, sarà salvato dai dottori e trasformato in un’entità metà umana metà cyborg destinata a diventare un agente al servizio dell’Intelligence.

Six Billion Dollar Man: trovato uno sceneggiatore

Six Billion Dollar Man: Mark Wahlberg ritrova Peter Berg

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Dopo aver lavorato fianco a fianco per la realizzazione del recente Lone Survivor, il duo composto dal regista Peter Berg e l’attore/produttore Mark Wahlberg è pronto a riunirsi per la realizzazione di una nuova pellicola d’azione Six Billion Dollar Man. La pellicola, la cui sceneggiatura è ancora in fase di stesura, altro non sarà che l’adattamento cinematografico del romanzo sci-fy Cyborg dell’autore Martin Caidin, portato a successo negli anni ’70 dalla serie televisiva di successo The Six Million Dollar Man.

The Six Billion Dollar Man racconterà la storia dell’astronauta Steve Austin (Mark Wahlberg) che, in seguito ad un disastro aereo, sarà salvato dai dottori e trasformato in un’entità metà umana metà cyborg (di Robocopiana memoria) destinata a diventare un agente al servizio dell’Intelligence. La pellicola, la cui produzione sarà affidata alla compagnia di Wahlberg Closest to The Hole Prods, sarà co-prodotta dalla UniversalBob WeinsteinStephen Levinson e lo stesso Peter Berg. La data di uscita per The Six Billion Dollar Man è stata individuata in un generico 2016.

Fonte: Deadline

Siviglia 1992 di Netflix è basato su una storia vera?

Siviglia 1992 di Netflix è basato su una storia vera?

La serie Siviglia 1992 di Netflix presenta molte trame realistiche e personaggi con cui è facile identificarsi, rendendo difficile non chiedersi se sia basata su una storia vera. Quando si tratta di thriller sui serial killer, alcuni sembrano adattare direttamente le storie di persone coinvolte in crimini violenti realmente accaduti. Ad esempio, la controversa serie Netflix Monster, in ogni stagione sceglie un serial killer realmente esistito e ripercorre la serie di crimini da lui commessi e le potenziali motivazioni che lo hanno spinto a uccidere. Ci sono poi altre serie che attingono solo da eventi reali che hanno coinvolto serial killer, ma adottano narrazioni originali.

Cross di Prime Video è l’esempio perfetto di questo approccio perché, anche se contiene molti riferimenti a serial killer reali, il personaggio centrale è fittizio. L’approccio adottato da Siviglia 1992 di Netflix sembra abbastanza simile all’adattamento di Alex Cross di Prime Video perché, nonostante i molti elementi fittizi nella narrazione, la serie cerca di includere una parvenza di realismo. Sebbene sia discutibile se l’approccio di 1992 funzioni efficacemente, riesce comunque a radicare la serie in un mondo che sembra allo stesso tempo familiare e terrificante.

Siviglia 1992 non è basato su una storia vera

Siviglia 1992

La serie offre retroscena realistici ai suoi personaggi

Per quanto alcuni elementi di Siviglia 1992 possano sembrare realistici, la serie TV non è basata su una storia vera. Molti aspetti dei metodi e delle motivazioni del killer del lanciafiamme, personaggio centrale della serie, sembrano anche un po’ esagerati nella serie spagnola di Netflix. Tuttavia, la serie riesce ad aggiungere molti livelli di realismo al personaggio, sostenendo le sue azioni con una solida storia di fondo. Anche per quanto riguarda gli altri personaggi della serie, Siviglia 1992 li rende più umani e riconoscibili, dando un assaggio di come sono le loro vite al di là dei misteri centrali e degli eventi che li circondano.

Ad esempio, 1992 descrive in modo realistico come un personaggio di nome Richi perda tutto, dal lavoro alla famiglia, a causa dell’alcolismo. La serie mette in evidenza come, nonostante abbia perso tutto, Richi lotti per rompere il circolo vizioso della sua dipendenza. Ci sono persino momenti in cui decide di smettere di colpo. Purtroppo, nonostante i suoi sforzi, Richi fatica a controllare il suo alcolismo, che gli impedisce di realizzare il suo vero potenziale come investigatore. Oltre a questo, 1992 adotta in modo interessante alcuni espedienti narrativi tratti dalla vita reale per coinvolgere efficacemente gli spettatori nel suo dramma poliziesco.

L’Expo di Siviglia del 1992 e la mascotte Curro sono reali

Siviglia 1992

Siviglia 1992 di Netflix adotta un’ambientazione reale nella sua linea temporale passata

Il titolo 1992 fa riferimento all’Expo di Siviglia del 1992, un evento reale che ha celebrato il 500° anniversario dell’arrivo di Cristoforo Colombo in America dopo essere salpato dal porto di Siviglia. Come mostrato nel film, Curro era la mascotte ufficiale della fiera, che rappresentava un uccello gigante bianco con le zampe di un elefante e un becco color arcobaleno. A differenza dell’Expo raffigurata in 1992 di Netflix, tuttavia, quella reale fu un successo e i suoi padiglioni furono smantellati solo dopo la sua conclusione.

Nessuno morì durante gli eventi che circondarono la fiera originale e nessun serial killer nella vita reale ha mai usato la mascotte della fiera come maschera mentre commetteva i suoi crimini. Nella serie, un gruppo di uomini potenti usa anche l’Expo di Siviglia del 1992 come piattaforma per chiedere illegalmente denaro al governo. Il racconto di Siviglia 1992 è interamente fittizio, poiché non ci sono prove che durante la fiera si siano svolte attività corrotte di questo tipo.

Sitges 2011: Méliès D’oro a Alex De La Iglesia

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Il nuovo film del regista spagnolo Alex de la Iglesia, Balada Triste de Trompeta, ha ricevuto il Méliès d’Oro al festival di Sitges, riconoscimento per il miglior film dell’anno. Il prestigioso premio,  viene assegnato dalla Federazione Europea dei Festival di Cinema Fantastico (EFFFF)

Sisters: primo sguardo alla nuova commedia con Tina Fey e Amy Poehler

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Dopo averle viste alla conduzione degli ultimi Golden Globe 2015, è arrivato il momento di dare un primo sguardo a Sisters, atteso ritorno sul grande schermo del duo composto da Tina Fey e Amy Poehler. Potete vedere di seguito il primo spot tv del film:

Precedentemente noto come The Nest, Sisters racconterà di due sorelle che passano un ultimo week end nella casa in cui sono cresciute, prima che i loro genitori mettano in vendita la proprietà. Tina Fey si occuperà anche della produzione del film con la sua Little Stranger, Inc. accanto a Jay Roach con Everyman Pictures. Jason Moore (Voices) dirigerà la commedia basata su una idea originale di Paule Pell, che ha anche scritto la sceneggiatura.

La pellicola sarà distribuita dalla Universal nei cinema americani il prossimo 18 novembre.

Fonte

Sister: recensione del film di Ursula Meier

Sister: recensione del film di Ursula Meier

Arriva al cinema Sister, opera seconda di Ursula Meier con protagonisti Léa Seydoux e Kacey Mottet Klein.

Nel film Sister Simon (Kacey Mottet Klein) ha solo dodici anni, ma è già un business man: durante la stagione sciistica si aggira fra piste innevate, baite assolate e spogliatoi deserti, rubando ai ricchi (turisti) per dare ai poveri (a un prezzo di favore, s’intende). Sci, caschi, occhiali fruttano bene, e al ragazzino quel denaro serve per campare.

Orfano di entrambi i genitori, Simon ha una sorella maggiore, Louise (Léa Seydoux), che però non è in grado di prendersi cura di lui. È il fratellino che porta a casa i soldi, che ‘fa la spesa’ e il bucato. Non si ferma un attimo. Se lo facesse, la solitudine lo travolgerebbe come una valanga. Perché Louise va e viene. E non ci riesce proprio a dargli quel briciolo di affetto che lui non smette di sognare.

Il secondo lungometraggio di Ursula Meier – premiato con un Orso d’Argento speciale all’ultimo Festival di Berlino e in uscita nelle sale l’11 maggio – ci mostra la montagna da un’angolazione inedita. Scordatevi le solite vacanze di Natale scollacciate e le commediole romantiche da bacio sotto il vischio. Qui la vita è dura, soprattutto se la vedi con gli occhi di un ragazzino senza famiglia, che ogni giorno combatte non solo per guadagnarsi il pane, ma anche l’amore di una sorella assente e indifferente, incapace di tenersi il lavoro, come è incapace di tenersi gli uomini. Una montagna vista ‘dal basso’, quindi.

E che, proprio per questo, risulta ancora più alta, più imponente: irraggiungibile. Ma il piccolo Simon non si dà per vinto. Con un po’ d’ingegno e un pizzico di incoscienza, ecco che ogni mattina sale lassù, per confondersi fra i turisti benestanti e spensierati che popolano la stazione sciistica sopra casa sua. Certo, il viaggio è lungo, e la fatica tanta e non mancano i pericoli, anche se a volte capita che salti fuori qualche complice inaspettato, non è affatto piacevole quando invece capita che vieni beccato.

Ma non c’è altro modo. E Louise? Lei è smarrita, quasi impotente, vive le sue giornate passivamente. Non sa che fare di se stessa, come potrebbe pensare al fratellino? Perciò è lui a mantenerla, a darle i soldi per comprarsi quello che le serve. Prova perfino a imporle il coprifuoco quando esce, quasi fosse sua figlia. Sì, il loro è un rapporto tutto al contrario. Ma Simon ha pur sempre dodici anni: è lui il bambino e ha bisogno della ragazza. Ha bisogno di affetto, di coccole. Anche a costo di pagarle duecento franchi. Anche a costo di sentirsi comunque solo, non voluto.

Dietro quell’aria spavalda di chi la sa lunga, si nasconde un’anima fragile, vulnerabile, com’è giusto che sia a quell’età. Un’anima che è pronta ad esplodere in un grido di disperazione, e di liberazione. E chissà che finalmente quel grido non venga ascoltato e che quella montagna non regali una speranza tutta nuova.

Sister Act 3: Whoopi Goldberg conferma i piani per il film

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Sister Act 3: Whoopi Goldberg conferma i piani per il film

Whoopi Goldberg ha confermato che Sister Act 3 è attualmente in fase di sviluppo. Il franchise a metà tra musical e commedia ha avuto un enorme successo all’inizio degli anni ’90, con Goldberg che ha interpretato l’iconico ruolo della cantante di night club Deloris Wilson che si finge suora dopo aver assistito ad un omicidio.

Il primo film ha incassato un totale di oltre 230 milioni di dollari al botteghino nel 1992. Sulla base di questo successo inaspettato, un anno dopo arrivò il sequel, Sister Act 2: Più svitata che mai, sebbene il film non raggiunse lo stesso grado di successo del predecessore. Tuttavia, entrambi i film sono diventati dei veri e propri cult, specialmente nel circuito degli appassionati di commedie musicali School of Rock e Pitch Perfect.

Per anni i fan hanno chiesto a gran voce un terzo film, nonostante la carriera di Goldberg non sia oggi paragonabile a quella che la stessa aveva negli anni ’90, essendosi allontanata dal grande schermo per dedicarsi essenzialmente a progetti tv. Questo non vuol dire che l’attrice premio Oscar per Ghost – Fantasma non sarebbe favorevole a tornare nel ruolo di Deloris, se ovviamente si presentasse l’opportunità.

E infatti sembra proprio che Whoopi Goldberg si stia preparando a tornare per il tanto atteso Sister Act 3. Durante una recente intervista in occasione dello show di James Corden, si è parlato anche del futuro di quel franchise, con Corden che ha voluto sapere come mai un il terzo film non sia mai stato realizzato. Goldberg ha spiegato che, inizialmente, erano in molti a pensare che “nessuno avrebbe voluto vederlo”. Tuttavia, negli ultimi anni è diventato chiaro che un terzo film potrebbe effettivamente fare la gioia dei fan.

“Per molto tempo hanno continuato a dire che nessuno voleva vederlo”, ha spiegato l’attrice. “E poi, abbastanza di recente, si è scoperto che potrebbe non essere vero: le persone potrebbero volerlo vedere. Quindi, stiamo lavorando con impegno per cercare di capire come… riunire la banda e tornare indietro. È un film davvero divertente. Fa divertire e fa stare bene la gente… nessuno ce l’ha con nessuno. Si tratta semplicemente di gente che canta benissimo, gente che canta bene e gente che canta male. E poi si tratta di suore… Cosa c’è di meglio? Niente.”

Sister Act 3: Whoopi Goldberg anticipa la nuova storia di Deloris, 29 anni dopo

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Whoopi Goldberg offre un aggiornamento sull’attesissimo progetto di Sister Act 3, che arriverà su Disney+. Parlando con ET, Goldberg anticipa i dettagli della storia di Deloris in Sister Act 3 e afferma che il personaggio è molto più adulto nel nuovo film. Goldberg rivela che tornare nel ruolo tre decenni dopo “sembra giusto”. La star spiega che girare i primi due film uno dopo l’altro ha funzionato bene all’epoca, ma il terzo film in fase di sviluppo ha aiutato il personaggio ad evolversi.

Sembra giusto. Perché abbiamo fatto Sister Act 1 e 2 uno dopo l’altro, motivo per cui penso che siano davvero fantastici. Ma ora hai bisogno di un po’ di spazio e devi lasciare che [il mio personaggio] cresca e diventi un adulto, ed è quello che è successo. Vedremo. Era un’adulta quando ha iniziato, ma ora è molto più adulta.

Prodotto da Tyler Perry, Sister Act 3 è ancora avvolto per lo più nel mistero, trama, titolo ufficiale e data d’uscita sono ancora sconosciuti. Per ora, sembra che Goldberg sia soddisfatta dei progressi compiuti dalla produzione. Anche se la lista del cast per il terzo film deve ancora essere annunciata, si può sperare che le suore preferite dai fan Madre Superiora (Maggie Smith), Suor Maria Raberta (Wendy Makkena) e Suor Maria Patrizia (Kathy Najimy), si uniranno a Deloris/Suor Maria Claretta mentre lei intraprende un capitolo della sua vita.

Sister Act 3: il lavorazione il film per Disney+

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Sister Act 3: il lavorazione il film per Disney+

La Disney sta sviluppando Sister Act 3, un film sequel dei due cult musicali con Whoopi Goldberg, destinato alla piattaforma streaming Disney+. A confermarlo è Entertainment Weekly.

Non è stato però rivelato se la Goldberg tornerà nella terza parte della famosissima commedia, e i dettagli della trama non sono stati ancora rivelati. Il film è stato scritto da Regina Hicks e Karin Gist, già showrunner della serie Star, Insecure.

Sister Act ha debuttato per la prima volta nel 1992, e vedeva la Goldberg nei panni di Deloris, una cantante di Las Vegas che testimonia il suo omicidio commesso da un boss. La donna si trova costretta a vivere in un monastero in un programma di protezione testimoni, sotto l’identità di Suor Maria Claretta.

Anche Maggie Smith, Kathy Najimy, Wendy Makkena, Harvey Keitel e il compianto Bill Nunn hanno recitato nel film. L’originale è stato seguito Sister Act 2: Più svitata che mai, nel 1993, e ha anche ispirato un musical di Broadway. Sister Act 3 andrà in una direzione diversa rispetto agli originali, dal moemnto che già Whoopi Goldberg aveva dichiarato che sarà una “nuovissima versione di Sister Act“.

Disney+ ha in programma una serie di titoli per il prossimo servizio di streaming, dalle serie live-action come The Mandalorian ai remake live-action di classici come Lilli e il Vagabondo. Il servizio dovrebbe aprirsi per gli abbonati nel 2019.

Sister Act 3, con Whoopi Goldberg, è ufficiale: arriverà su Disney+

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È stato annunciato durante l’annuale Investor Day: come riportato da Deadline, Sister Act 3 si farà. Il film ha ufficialmente ricevuto il via libera, con Whoopi Goldberg che, oltre a tornare in qualità di protagonista, sarà coinvolta anche in veste di produttore insieme a Tyler Perry, attore, regista e sceneggiatore americano, noto per aver creato il personaggio di Mabel “Madea” Simmons.

Il terzo film della serie Sister Act arriva a quasi 30 anni da quando Whoopi Goldberg – premio Oscar per Ghost – Fantasma – ha interpretato per la prima volta l’iconicca Deloris, la cantante di night club che si finge suora dopo aver assistito ad un omicidio. Goldberg e Perry sono attualmente al lavoro sullo sviluppo del film, che debutterà ufficialmente sulla piattaforma di streaming Disney+.

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Il nuovo film, annunciato da Sean Bailey (presidente dei Walt Disney Studios) durante l’Investor Day, segnerà la quarta collaborazione tra Perry e Goldberg. Di recente hanno collaborato per Nobody’s Fool del 2018 con Tiffany Haddish. Proprio durante la promoziokne di quel film, Perry aveva anticipato che lui e Goldberg avrebbero collaborato alla produzione di un terzo del franchise Sister Act. 

Il grande successo di Sister Act

Il primo Sister Act ha incassato un totale di oltre 230 milioni di dollari al botteghino nel 1992. Sulla base di questo successo inaspettato, un anno dopo arrivò il sequel, Sister Act 2: Più svitata che mai, sebbene il film non raggiunse lo stesso grado di successo del predecessore. Tuttavia, entrambi i film sono diventati dei veri e propri cult, specialmente nel circuito degli appassionati di commedie musicali School of Rock e Pitch Perfect.

Sister Act 3 non sarebbe esistito senza Hocus Pocus 2, secondo Whoopi Goldberg

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Durante il suo talk show diurno, The View (tramite EW), Whoopi Goldberg ha detto alla sua ex co-star di Sister Act, Kathy Najimy, che Sister Act 3 non sarebbe mai stato avviato senza Hocus Pocus 2.

L’attrice ha rivelato che finalmente “avrà una sceneggiatura alla fine del mese”, e ha riconosciuto che Hocus Pocus 2, l’ultimo sequel di Najimy distribuito su Disney+ lo scorso 30 settembre, quasi 30 anni dopo Hocus Pocus, è il principale motivo per la produzione di Sister Act 3.

“Ci è voluto un po’ di tempo, ma sta succedendo. Penso che tutti voi abbiate contribuito a questo grazie al fatto che è stato riportato indietro Hocus Pocus. Alla fine hanno detto: ‘Potremmo anche rimettere quelle suore là fuori e vedere se hanno ancora qualcosa da dire.'”

Sister Act 3 – quello che sappiamo

Prodotto da Tyler Perry, Sister Act 3 è ancora avvolto per lo più nel mistero, trama, titolo ufficiale e data d’uscita sono ancora sconosciuti. Per ora, sembra che Goldberg sia soddisfatta dei progressi compiuti dalla produzione. Anche se la lista del cast per il terzo film deve ancora essere annunciata, si può sperare che le suore preferite dai fan Madre Superiora (Maggie Smith), Suor Maria Raberta (Wendy Makkena) e Suor Maria Patrizia (Kathy Najimy), si uniranno a Deloris/Suor Maria Claretta mentre lei intraprende un capitolo della sua vita.

Sister Act 2 – Più svitata che mai: dal cast al sequel, tutte le curiosità sul film

Tra le commedie musicali di maggiore successo di pubblico, Sister Act – Una svitata in abito da suora occupa sicuramente un posto d’onore nel cuore di molti spettatori, come anche il suo sequel Sister Act 2 – Più svitata che mai. Il primo film, uscito nel 1992, vede protagonista una straordinaria Whoopi Goldberg, nei panni di Deloris, una soubrette che assiste a un omicidio e per questo viene inserita in un programma di protezione testimoni. Ironia della sorte, la donna, esuberante e disinibita, finisce in un convento, dove dovrà mimetizzarsi tra le suore.

La convivenza non sarà semplicissima, ma tra Deloris e le consorelle nascerà una sincera amicizia, fondata soprattutto sulla passione per la musica. Il primo film, diretto da Emile Ardolino, si affermò dunque come un grandissimo successo, spingendo i produttori a mettere subito in lavorazione un sequel. Questo uscì al cinema dopo appena un anno, nel 1993, per la regia di (meglio noto come attore, visto nei film American Gigolò, Predator e X-Men – Conflitto finale).

Secondo alcune voci su Internet, però, Whoopi Goldberg era molto insoddisfatta della realizzazione di Sister Act – Una svitata in abito da suora, e abbia accettato di partecipare a questo sequel solo dopo che la Disney ha deciso di finanziare il progetto dei suoi sogni, Sarafina! Il profumo della libertà. Sfortunatamente, questo sequel ottenne uno scarso successo di pubblico – cosa che bloccò ulteriori piani per il franchise-, venendo solo nel tempo rivalutato in modo più positivo.

Sister Act 2 - Più svitata che mai canzoni

La trama di Sister Act 2 – Più svitata che mai

In Sister Act 2 – Più svitata che mai, dopo essere sfuggita alla morte grazie all’aiuto delle coraggiose suore del convento di Santa Caterina, Deloris Van Cartier è tornata alla sua vecchia vita e si esibisce come showgirl nei casinò. Nel frattempo le consorelle hanno accettato di dirigere la Saint Francis High School che, a causa dei pochi fondi, rischia di chiudere per sempre i battenti. Quando Suor Maria Patrizia, Suor Maria Roberta e Suor Maria Lazzara scongiurano Deloris di accettare il lavoro di insegnate di musica nell’istituto, la donna decide di gettarsi in questa nuova avventura.

Per evitare scandali, Deloris riprende i panni di Suor Maria Claretta e nasconde la sua vera identità al preside e al resto del corpo docenti. All’interno dell’istituto si respira un clima piuttosto austero e gli allievi si mostrano particolarmente disinteressati alle lezioni di musica. In particolare, la sprezzante Rita Watson è decisa a non collaborare con Suor Maria Claretta che cerca di spingere i suoi alunni a riscoprire l’amore per la musica e per il canto. Deloris, però, non si arrenderà finché non saprà di aver portato a termine la propria missione.

Il cast e le canzoni del film

Ad interpretare il film, nel ruolo di Deloris Van Cartier/Suor Maria Claretta, vi è dunque l’attrice Whoopi Goldberg. Accanto a lei, si ritrovano poi le attrici Kathy Najimy nel ruolo di Suor Maria Patrizia, Wendy Makkena in quello di Suor Maria Roberta, Mary Wickes in quello di Suor Maria Lazzara, Lauryn Hill in quello di Rita Watson e la celebre attrice Maggie Smith – nota per il personaggio di Minerva McGranitt nella saga di Harry Potter – nel ruolo della Madre Superiora. Barnard Hughes interpreta Padre Maurice, mentre Michael Jeter è Padre Ignazio.

Completano il cast gli attori James Coburn nel ruolo del Signor Crisp, Sheryl Lee Ralph in quello di Florence Watson e Jennifer Love Hewitt in quello di Margaret. L’attrice, all’epoca quattordicenne, è poi divenuta celebre per la serie Ghost Whisperer. Nel film ha un piccolo cameo anche la figlia di Whoopi Goldberg, Alex Martin, che appare in Sister Act 2 – Più svitata che mai come uno dei bambini della classe. Dice la battuta “Yo Mama” sulle Skittles.

Sister Act 2 - Più svitata che mai cast

Per quanto riguarda i brani presenti nel film, si annoverano Greatest Medley Ever Told di Sharon Brown, Wandering Eyes di Nuttin’ Nyce, Pay Attention di Valeria Andrews e Deeper Love di Aretha Franklin. È questo il secondo film con Whoopi Goldberg per il quale Aretha Franklin ha cantato la sigla: il primo è stato Jumpin’ Jack Flash (1986). Si annoverano poi i brani Get Up Offa That Thing/Dancing In The Street, Ball of Confusion (That’s What The World Is Today) e Ain’t No Mountain High Enough eseguiti dalla stessa Goldberg.

Sister Act 3: il sequel è in lavorazione

Whoopi Goldberg ha di recente offerto un aggiornamento sull’attesissimo progetto di Sister Act 3, che arriverà su Disney+. Parlando con ET, Goldberg ha anticipato i dettagli della storia di Deloris in Sister Act 3 e afferma che il personaggio è molto più adulto nel nuovo film. Goldberg rivela che tornare nel ruolo tre decenni dopo le “sembra il momento giusto”. La star spiega che girare i primi due film uno dopo l’altro ha funzionato bene all’epoca, ma il terzo film da tempo in fase di sviluppo ha aiutato il personaggio ad evolversi.

Il trailer di Sister Act 2 – Più svitata che mai e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Sister Act 2 – Più svitata che mai grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 24 agosto alle ore 21:30 sul canale Rai 1.

Sister Act – Una svitata in abito da suora: le curiosità sul film

Tra le commedie musicali di maggiore successo di pubblico, Sister Act – Una svitata in abito da suora occupa sicuramente un posto d’onore nel cuore di molti spettatori. Uscito nel 1992, il film vede protagonista una straordinaria Woopy Goldberg nei panni di Deloris, una soubrette che assiste a un omicidio e per questo viene inserita in un programma di protezione testimoni. Ironia della sorte, la donna, esuberante e disinibita, finisce in un convento, dove dovrà mimetizzarsi tra le suore. La convivenza non sarà semplicissima, ma tra Deloris e le consorelle nascerà una sincera amicizia, fondata soprattutto sulla passione per la musica.

Ecco alcune curiosità su Sister Act – Una svitata in abito da suora che forse non conosci:

Quando Paul Rudnick stava scrivendo la sceneggiatura, Bette Midler (che all’epoca era destinata a recitare il ruolo della protagonista) gli suggerì di andare in un vero convento per fare delle ricerche. Andò a stare nell’abbazia Regina Laudis a Betlemme, nel Connecticut. La priora, Madre Dolores Hart, O.S.B., era stata un’attrice, cantante e ballerina, apparendo in film tra cui King Creole (1958) e Where the Boys Are (1960). Madre Hart è ancora l’unica suora conosciuta ad essere un membro votante dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, e lei e le sue consorelle si divertono a guardare i suoi provini dell’Academy ogni anno.

Whoopi Goldberg assunse Carrie Fisher per riscrivere i suoi dialoghi, il che portò a molte discussioni con i dirigenti della Disney. In seguito Fisher disse a Goldberg: “Stai entrando in una gara di piscio con persone che hanno dei veri cazzi”.

Un cameo dei Blues Brothers

Durante il concerto per la scena del Papa, ci sono diverse riprese dal punto di vista del coro all’altare che mostra il retro della chiesa. Ci sono due figure ombrose, una bassa e una più alta, vestite con abiti neri e in piedi rigide di fronte alle due porte posteriori più o meno nello stesso modo in cui i Blues Brothers, Joliet Jake John Belushi ed Elwood Dan Aykroyd stavano sul retro della chiesa della missione in The Blues Brothers (1980).

La scena chiave in cui il coro delle suore inizia “Hail Holy Queen” come un inno e, nel secondo ritornello, lo trasforma in una versione pop, è notevolmente simile a una scena della sitcom del 1967 “The Flying Nun” (“Sister Socko in San Tanco” #2.14) in cui Sally Field, Marge Redmond e Madeleine Sherwood iniziano a cantare “Gonna Build a Mountain” in uno stile lento e reverente e vengono interrotte dalla Reverenda Madre (Sherwood), che chiede alla band di “accelerare il ritmo”. La musica scatta immediatamente in una versione pop anni Sessanta della canzone. Questo programma è andato in onda su ABC in prima serata e la Colgems Records ha pubblicato la sua versione di “Gonna Build a Mountain” come singolo, quindi è molto probabile che non sia una coincidenza.

Il musical a teatro

Questo film è stato poi trasformato in un musical teatrale. Whoopi Goldberg è apparsa in una serie limitata della rappresentazione londinese, questa volta interpretando Madre Superiora (Maggie Smith nel film).

Quando Deloris sta per essere colpita da due degli scagnozzi di Vince, si inginocchia per pregare prima di colpire ciascuno di loro per farli scappare. La sedia in cui era stata legata è la stessa sedia usata in Devil’s Due (1991).

Una scena di apertura mostra Deloris da ragazzina, interpretata da Isis Carmen Jones. Più tardi nello stesso anno, Jones ha interpretato una versione “ringiovanita” del personaggio di Whoopi Goldberg, Guinan, nell’episodio Rascals (1992) di Star Trek: The Next Generation (1987).

Sister Act 3 è in lavorazione

Whoopi Goldberg ha offerto un aggiornamento sull’attesissimo progetto di Sister Act 3, che arriverà su Disney+. Parlando con ET, Goldberg anticipa i dettagli della storia di Deloris in Sister Act 3 e afferma che il personaggio è molto più adulto nel nuovo film. Goldberg rivela che tornare nel ruolo tre decenni dopo “sembra giusto”. La star spiega che girare i primi due film uno dopo l’altro ha funzionato bene all’epoca, ma il terzo film in fase di sviluppo ha aiutato il personaggio ad evolversi.

Fonte: IMDb

Sissi: la storia vera di Sisi e Franz che è completamente diversa da quella della serie

Qualcuno si è collegato a Netflix nel fine settimana per scoprire che nella Top 10 era in agguato un film intitolato The Empress? Lo stesso, e si è scoperto che si tratta di uno straordinario dramma d’epoca sulla prima vita dell’imperatrice Elisabetta “Sissi” d’Austria e sulla sua storia d’amore con l’imperatore Francesco Giuseppe I. La moda? Impeccabile.

La storia d’amore? Abbastanza arrapante da tenervi occupati fino alla terza stagione di Bridgerton. Il dramma? Letteralmente infiniti, nel miglior modo possibile. E oltre a tutto questo, la recitazione è suburbana e la serie è squisitamente filmata.

Ovviamente, siamo tutti abituati a Netflix che produce incredibili drammi d’epoca basati sui reali  The Crown), ma mentre la famiglia reale britannica domina i titoli dei giornali ogni giorno, potreste sapere un po’ meno degli Asburgo intorno al 1850. Quindi, se vi siete trovati a cercare freneticamente su Google la relazione tra Sissi e Franz, non siete i soli.

E sebbene The Empress sia decisamente radicato nella realtà, è un resoconto romanzato della storia, quindi sì: ciò che avete visto in TV è solo una parte di ciò che è accaduto nella vita reale.

L’infanzia di Sissi (Elisabetta) fu piuttosto selvaggia

L’imperatrice Sissi nacque in un’importante famiglia bavarese: sua madre era infatti figlia del re di Baviera. Ma invece di essere cresciuta a corte, Elisabetta fu allevata dai suoi genitori in campagna e trascorse il suo tempo vivendo una vita molto poco principesca (il che significa che era ricchissima e lussuosa, ma che… si divertiva anche nei boschi).

Nella biografia L’imperatrice solitaria: Elisabetta d’Austria, l’autrice Joan Haslip descrive Sissi e sua sorella Helene come “bambine selvagge e indisciplinate” che erano “piene di scherzi e risate“.

Il dramma dell’abito nero? Completamente vero

Elisabetta era solo un’adolescente quando conobbe il ventitreenne imperatore Franz e si innamorarono l’uno dell’altra durante un viaggio in cui Franz avrebbe dovuto chiedere a Helene di sposarlo, proprio come racconta L’imperatrice. E sì, i due si presentarono in abiti da lutto completamente neri, un problema non da poco visto che Helene aveva “il suo aspetto peggiore in nero”.

Nel frattempo, Elisabetta era ovviamente bellissima in tutto.

Povera Helene, ma le carte erano onestamente messe in tavola contro di lei fin dall’inizio. Haslip scrive che, mentre la incontrava, il ricordo di Franz dei “lineamenti ben cesellati di Helene gli ispirò ben poco entusiasmo”. 🙁

No, Franz e Sissi non si sono incontrati nel bosco

Devrim Lingnau L'imperatrice

Haslip scrive che l’incontro tra Elisabetta e Franz è stato selvaggiamente romanzato e che “non c’era nessuna povera Cenerentola lasciata in albergo, che Francis Joseph [alias Franz] incontrò per caso cavalcando in un bosco“. Si sono invece incontrati nel salotto di sua madre, dove Sissi era “in piedi, modestamente, accanto alla sua governante”, mentre il suo vestito nero accentuava la sua “grazia squisita e la delicata consistenza della sua pelle”.

Una cosa vera de L’imperatrice? Tutti quei momenti in cui Elisabetta e Franz non riuscivano a smettere di guardarsi. Haslip scrive che lui era “molto più giovane e molto più bello di quanto lei ricordasse” e che, quando le rivolgeva uno sguardo, “lo trovava sempre a fissarla con un’espressione stranamente seria che la faceva arrossire per l’imbarazzo“.

Nel frattempo, Franz non riusciva a smettere di parlare alla mamma di quanto fosse “incantevole” Elisabetta e la descriveva come “fresca e incontaminata come una mandorla verde e mezza aperta” (ehm, kay) con labbra come “fragole mature”.

Allora… è successo quel bacio?

Onestamente, chissà cosa è successo a porte chiuse. Ma sappiamo che c’è stato un grande ballo in cui Franz ha ballato solo con Elisabetta. Helene (pregate per lei!) si presentò con un abito splendido, e questo ragazzo aveva occhi solo per sua sorella – e in pratica non lasciò mai Sissi per tutta la sera. Haslip scrive che Franz “ha gettato al vento ogni discrezione e ha ballato solo con lei” e “tutti i suoi bouquet sono stati depositati ai suoi piedi; nemmeno uno è stato risparmiato per Helene”.

Franz ha annunciato il fidanzamento il giorno del suo compleanno

Ma non davanti a un intero gruppo di persone. Franz ha detto a sua madre di chiedere la mano alla madre di Sissi. E quando Sissi è stata informata dei suoi piani, ha detto: “Certo che lo amo, come potrei fare a meno di amarlo?” prima di scoppiare a piangere e dire “se solo non fosse un imperatore”.

Come sappiamo da L’imperatrice, Sissi e Franz si sono sposati con una cerimonia sfarzosa e, sebbene le cose siano state… tese… hanno avuto quattro figli insieme. A questo proposito, se avete bisogno di me, rimarrò qui a guardare questa foto:

Sirius Black: 10 curiosità sul personaggio di Harry Potter

Sirius Black: 10 curiosità sul personaggio di Harry Potter

Erede della casata dei Black, grande amico di Lily e James Potter, nonché membro dell’Ordine della Fenice e padrino di Harry in Harry Potter, Sirius Black è uno degli eroi più affascinanti e amati dai fan della saga di J.K.Rowling. Ecco di seguito 10 curiosità sul personaggio:

Ha davvero “riso” dopo la fuga di Peter Minus

Per gran parte della trama di Harry Potter e il prigioniero di Azkaban Sirius Black veniva descritto come il pazzo furioso fuggito dalla prigione dei maghi per dare la caccia a Harry e ucciderlo; nella storia veniva raccontato l’episodio dell’esplosione nella quale Sirius credeva di aver ucciso Peter Minus e della sua risata sguaiata davanti alle guardie del Ministero. Per alcuni un segno della sua follia, per altri della sua infida cattiveria. Tuttavia, anche se i fan ci erano già arrivati, J.K. Rowling ha poi confermato che si, il mago stava davvero ridendo ma perché aveva appena perso tutto ciò che aveva, e la risata era una reazione isterica alla situazione.

Sirius Black: attore

Sirius Black attore Gary Oldman
Foto di Luigi de Pompeis © Cinefilos.it

Nella saga di Harry Potter prodotta dalla Warner Bros il personaggio è stato introdotto nel terzo capitolo della saga, Harry Potter e il prigioniero di AzkabanSirius Black è interpretato dall’attore Gary Oldman, eclettico volto britannico vincitore del Premio Oscar.

Sirius Black è imparentato con i Weasley

La famiglia Weasley

Tra i maghi purosangue esistono relazioni apparentemente strane, come la lontana parentela tra Harry e Voldemort, o quella fra Sirius Black e la famiglia Weasley: Arthur è infatti suo cugino di secondo grado, legame mai menzionata nei libri o nei film ma confermato dalla Rowling successivamente.

Sirius Black non fu l’unico della famiglia a ripudiare le sue origini

Sirius non fu l’unico membro della famiglia Black a ripudiare le sue origini: Bellatrix e Narcissa, le sue cugine, avevano un’altra sorella, Andromeda, che fuggì con un Babbano, Ted Tonks (i due diventarono genitori di Ninfadora Tonks). Non è chiaro se la ragazza fosse contraria alla filosofia dei Black sulla superiorità dei purosangue  o se si fosse semplicemente innamorata della persona “sbagliata”, ma sappiamo che in seguito avrebbe aiutato l’Ordine della Fenice.

Non è stato uno studente modello

Non si può dire che Sirius non fosse uno studente in gamba, ma nemmeno brillante come Lily; l’abbiamo visto combattere al fianco dell’Ordine della Fenice contro Voldemort e resistere coraggiosamente ad ogni duello, tuttavia la sua condotta scolastica non fu delle migliori. Era infatti un bullo come l’amico James Potter e prendeva continuamente in giro Piton.

La bacchetta di Sirius Black

Bacchetta di Sirius Black

La Bacchetta di Sirius Black è stata fabbricata da Garrick Ollivander. Legno: trucciolato. Nucleo: piuma di fenice.

Ha tentato di uccidere Piton

harry potterSirius non è sempre stato dalla parte dei “buoni”: durante l’adolescenza ha infatti giocato un brutto scherzo a Severus Piton, talmente grave che avrebbe potuto ucciderlo: lo condusse dove Remus Lupin si sarebbe trasformato in lupo mannaro, esponendolo ad un pericolo enorme. Fortunatamente, James ebbe il buon senso di fermare Piton prima che si avvicinasse troppo a Lupin costringendolo a tornare indietro.

La sua forma animagus era enorme

La forma di Animagus di Sirius è un cane (per questo si faceva chiamare Felpato), e il corrispettivo che abbiamo visto nei film è sembrato un incrocio tra un cane di media misura e una bestia randagia. Tuttavia nei libri viene descritto come un lupo dalle dimensioni di un orso, molto più terrificante della controparte cinematografica.

Non era interessato ad avere storie d’amore

Nei libri come nei film Sirius Black non ha avuto nessuna storia d’amore o interesse romantico e sembra che la sua adolescenza (senza contare gli anni trascorsi ad Azkaban) sia stata priva di rapporti diversi dall’amicizia. Questo dettaglio ha portato i fan a ipotizzare che il mago fosse omosessuale o addirittura asessuato, mentre J.K. Rowling è rimasta sempre ambigua a riguardo.

Era super intelligente

Sebbene i film non abbiano mai enfatizzato questo aspetto della personalità di Sirius, i veri fan sanno che il mago era estremamente intelligente, quasi sopra la media (nonostante i risultati scolastici non proprio brillanti). È riuscito a diventare un Animagus, qualcosa che la maggior parte delle persone non è capace di fare, almeno non quando è ancora uno studente di Hogwarts. Si dice che abbia affrontato gli esami final senza troppi sforzi, il che significa che era naturalmente molto dotato.

Fu imprigionato a ventidue anni

Nei film del franchise Sirius Black è interpretato da Gary Oldman, un attore considerato per alcuni troppo vecchio per impersonare la reale età del personaggio: il mago aveva infatti soltanto 22 anni quando fu imprigionato ad Azkaban, dunque al momento della sua fuga avrebbe dovuto avere 34 anni…

Scappò da casa sua a sedici anni

È comunemente risaputo Sirius non fu cacciato da casa quando era ancora uno studente di Hogwarts, e costretto a vivere da James Potter in mancanza di un tetto sopra la testa; facile immaginarlo visti i trascorsi familiari e la difficile convivenza, tuttavia fu proprio il ragazzo a sedici anni a fuggire di casa come atto di ribellione. Ciò che lo spinse al suo punto di rottura non è chiaro, ma possiamo immaginare che i Black si comportassero in modo orribile con lui.

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Fonte: ScreenRant

Sirens, la spiegazione del finale: perché Simone prende la grande decisione su Michaela e Peter

Sirens giunge al termine con una decisione importante presa da ciascuno dei personaggi principali e la rivelazione di alcune verità più profonde. La miniserie Netflix riprende con Devon DeWitt, una ragazza dal carattere forte che lavora in un fast food e si prende cura a tempo pieno del padre, mentre parte alla volta di un’isola di lusso alla ricerca della sorella Simone. La ragazza più giovane era praticamente scomparsa dalla circolazione quando aveva accettato un lavoro come assistente personale della milionaria filantropa Michaela Kell. Non appena Devon arriva alla villa dei Kell, rimane turbata dalla strana influenza che Michaela sembra esercitare su Simone.

Devon giunge alla conclusione, nella serie Netflix Sirens, che Michaela è a capo di una setta e che l’unico modo per liberare Simone dal suo bizzarro attaccamento è quello di seguire la stessa strada. Durante il weekend del Labor Day, però, Devon si trova di fronte solo ad altre domande. Michaela sembrava davvero un mostro, ma Simone amava e adorava quella donna. Tuttavia, le cose sono andate in pezzi per Simone quando Michaela ha capito che lei e suo marito Peter avevano una relazione. Di fronte al ritorno al trauma infantile, Simone ha preso una decisione sorprendente alla fine di Sirens.

Perché Simone ha preso il posto di Michaela nel finale di Sirens

Tornare al suo passato non era un’opzione (ma la scelta di Simone era comunque egoista)

Simone era stata completamente fedele a Michaela durante tutta la serie Sirens. Quando Peter l’ha baciata, lei ha immediatamente fermato tutto e ha tenuto il segreto al suo capo per non ferirla. Prima della fine della miniserie, Simone non avrebbe mai immaginato di usurpare il posto di Michael come signora Kell. Tuttavia, dopo essere stata licenziata, Simone si è trovata di fronte alla realtà di tornare alla sua vecchia vita. Suo padre, Bruce, ha visto questa situazione come un’opportunità per rimediare alla sua negligenza nei confronti di Simone quando era bambina, ma per Simone era come un inferno personale. In preda al panico, ha cercato di scappare, ed è allora che ha incontrato Peter sulla spiaggia.

Ogni episodio di Sirens ha ulteriormente sottolineato il fatto che Simone è una persona profondamente traumatizzata. Viene sottilmente rivelato che in passato ha preso diverse decisioni autodistruttive, tra cui quella di andare a letto con il suo professore universitario sposato. Simone è sinceramente gentile e ha un cuore buono, proprio come ha detto Michaela nell’ultimo episodio di Sirens, ma spesso fa scelte sbagliate nella sua ricerca della felicità e della sicurezza. Alla fine, tornare alla sua vecchia vita non era un’opzione, e Simone ha approfittato dell’opportunità che le si è presentata. Peter era lì e disposto ad aiutarla, quindi Simone ha varcato la soglia.

La spiegazione della scelta di Devon di allontanarsi da Simone

Sirens Julienne Moore

Come Simone, Devon ha la tendenza a fare scelte di vita tossiche. Entrambe le sorelle hanno vissuto il trauma del suicidio della madre, ma lo hanno affrontato in modi diversi. Devon ha assunto il ruolo di custode e non ha potuto fare a meno di abbandonare tutto nella sua vita per prendersi cura di Simone e di suo padre, Bruce. Tuttavia, il trauma di Devon ha fatto sì che il suo ruolo responsabile all’interno della famiglia fosse contrapposto alle sue scelte tossiche. È diventata essenzialmente dipendente dal sedurre gli uomini ogni volta che ne aveva l’occasione e l’alcol è diventato un vizio pericoloso nella sua vita.

Devon avrebbe potuto continuare a lottare per salvare Simone da se stessa, ma sarebbe stata solo un’altra decisione tossica da parte della sorella maggiore.

Tutto questo è profondamente legato alla scelta di Devon di allontanarsi da Simone alla fine di Sirens. Aveva stravolto la sua vita per cercare sua sorella minore e salvarla da Michaela, ma alla fine Simone era un vero problema nella sua vita. Devon avrebbe potuto continuare a lottare per salvare Simone da se stessa, ma sarebbe stata solo un’altra decisione tossica da parte della sorella maggiore. Simone non era più una bambina che aveva bisogno di essere salvata. Devon doveva lasciarla affrontare le conseguenze delle sue scelte in modo da potersi concentrare sul miglioramento della propria situazione. Era doloroso, ma necessario.

Michaela era davvero a capo di una setta in Sirens?

Sirens serie netflix

Dal punto di vista di Devon in Sirens, Michaela era una pericolosa leader di una setta. Sebbene la relazione del milionario con la sua assistente fosse davvero inappropriata, Devon alla fine si rese conto che la sua conclusione iniziale su Michaela non era stata giusta. In realtà, la donna era distrutta proprio come le sorelle DeWitt. Aveva usato il proprio trauma passato per costruirsi una bellissima armatura. Questo, insieme alla generosità radicale di Michael e alla sua posizione di signora Kell, le conferiva un fascino naturale che attirava verso di sé le persone ferite e distrutte. Lei stabiliva le regole e la gente la ascoltava.

Michaela ha rivelato alla fine di Sirens che il ritornello “hey hey” non significava nulla, era solo qualcosa che diceva e che era diventato un “cosa”.

La rivelazione di Devon su Michaela è arrivata dopo la scoperta che la prima moglie di Peter non era mai stata uccisa. Dopo il divorzio, la donna si era sottoposta a numerosi interventi di chirurgia plastica, che le avevano causato gravi complicazioni mediche. La precedente signora Kell era diventata una reclusa, e questo aveva alimentato le voci in città secondo cui Michaela l’aveva uccisa. Anche senza le accuse di omicidio, Michaela, in quanto “altra donna”, era considerata la cattiva della storia. Naturalmente, alla fine di Sirens vediamo che non si tratta di un ruolo equo.

Chi era il vero mostro alla fine di Sirens?

L’ultima battuta di Michaela in Sirens dimostra la maturità e la consapevolezza di sé che Devon inizialmente pensava fossero al di sopra delle sue capacità. Dopo che Devon ha detto a Michaela che non è un mostro, la donna ha sottolineato che nemmeno Simone lo è. Naturalmente, avrebbe potuto facilmente pensarla diversamente. Simone aveva essenzialmente rubato il marito a Michaela e lei avrebbe potuto considerarla una nemica. Tuttavia, Michael ha capito che Simone aveva solo fatto la stessa cosa che lei aveva fatto in passato. Non erano mostri, ma solo donne traumatizzate e ferite che avevano fatto scelte sbagliate alla ricerca di sicurezza e felicità.

È interessante notare che Peter Kell non è mai stato identificato come un mostro, nonostante le sue decisioni altrettanto tossiche.

Gli eventi di Sirens hanno lentamente rivelato dettagli che hanno fatto sembrare tutte e tre le protagoniste femminili, Michaela, Simone e Devon, dei mostri della mitologia greca. Devon ha attirato diversi uomini da un episodio all’altro, Michaela ha attirato Peter e Simone, e Simone stessa ha attirato Ethan, Devon e, infine, Peter. Ognuno di loro è stato definito un mostro in un momento o nell’altro. Tuttavia, è interessante notare che Peter Kell non è mai stato identificato come un mostro, nonostante le sue decisioni altrettanto tossiche.

Ethan, Raymond e Peter hanno incolpato Simone, Devon e Michaela per la loro infelicità, nonostante il fatto che fossero stati loro stessi a prendere decisioni sbagliate.

In realtà, nemmeno Peter era un mostro. Sirens non approfondisce mai il suo trauma passato, ma viene rivelato che soffre di attacchi di panico come Simone, il che implica un passato altrettanto difficile. L’idea di Sirens è che nessuno di questi personaggi è solo un mostro che intende fare cose terribili agli altri. Le persone ferite feriscono gli altri, indipendentemente dal sesso, ma solo le donne sembrano essere tenute a portare la responsabilità delle loro scelte (e di quelle degli altri).

Cosa succederà a Simone, Devon e Michaela dopo la fine di Sirens

Michaela e Devon hanno discusso dei loro prossimi passi alla fine di Sirens. Mentre Simone procede verso quello che sarà sicuramente un nuovo matrimonio con Peter Kell, Devon tornerà a Buffalo per prendersi cura di suo padre. Tuttavia, Devon acquisterà una casa nelle vicinanze piuttosto che vivere con l’uomo e dedicare tutta la sua sanità mentale al suo benessere. Si tratta di una scelta rara e più sana da parte sua, che si spera sia il primo passo per rompere una delle abitudini più tossiche di Devon: mettere da parte i propri bisogni per quelli della sua famiglia.

Michaela, d’altra parte, non è sicura di cosa farà dopo la fine di Sirens. Quando Peter procederà con il divorzio, perderà la voliera e tutto il buon lavoro che ha fatto grazie al suo status di signora Kell. Michaela ha rinunciato al suo studio legale quando ha sposato Peter, ma si può presumere che abbia ancora la licenza. Potrebbe dover ricominciare da zero, ma Michaela potrà sicuramente tornare a esercitare la professione legale e alla fine risalire la china. Si spera che non commetta mai più l’errore che ha commesso con Peter.

Molto probabilmente Simone sposerà Peter e diventerà la padrona di casa, il nuovo mostro della costa rocciosa.

Molto probabilmente Simone sposerà Peter e diventerà la padrona di casa, il nuovo mostro della costa rocciosa. Probabilmente avrà ancora più difficoltà di Michaela, dato che il personale già disprezza Simone. Tuttavia, potrebbe prosperare per un po’, ma sappiamo che non durerà per sempre. Peter è un uomo cronicamente infelice e incolpa le sue mogli di questa infelicità. Alla fine, Peter deciderà che Simone è un mostro e la lascerà per la prossima donna che spera lo farà sentire giovane e completo. Il finale di Sirens rende chiaro che questo circolo vizioso continuerà.

Sirât: recensione del film di Oliver Laxe

Sirât: recensione del film di Oliver Laxe

Il giovane regista franco-spagnolo Oliver Laxe è arrivato sulla Croisette e ha trasformato il Festival di Cannes in un rave party. Dopo aver presentato i suoi precedenti tre lungometraggi in sezioni parallele della prestigiosa kermesse, approda ora nel concorso ufficiale con Sirât, già uno dei film più politici e radicali dell’anno, forte di una poetica personalissima e che parla a gran voce del nostro presente.

Il road movie più atipico dell’anno

Luìs (Sergi Lopez) e il figlio Esteban (Bruno Núñez Arjona) stanno cercando la figlia Mar tra i rave party del deserto marocchino: da 5 mesi non ne hanno più notizie, ma sanno che la giovane potrebbe trovarsi in questi territori. Laxe ci immerge subito in una sorta di rilettura di Climax di Gaspar Noè nelle distese desertiche. Insiste con inquadrature sui partecipanti del rave, per farci pensare che tra questi volti possa proprio nascondersi Mar. Un gruppo di individui alquanto bizzarri gli dice che la ragazza potrebbe trovarsi a una festa più avanti, alla quale forse si uniranno anche loro. All’improvviso, irrompono però plotoni di soldati che dichiarano uno stato di emergenza, ordinando a tutti i cittadini dell’EU di salire immediatamente sui loro veicoli e abbandonare il posto. A quanto pare, una guerra è esplosa nel corso della notte. La situazione socio-politica non verrà mai definita nei dettagli da Laxe, così come non sappiamo esattamente come i protagonisti si posizionino nei confronti di questa tragedia: stanno scappando? Sono profughi? L’avventura che inizia apre a molteplici interpretazioni.

A questo punto, i raver incontrati poco prima da Luìs ed Esteban sterzano violentemente, decisi a proseguire la loro danza nel deserto. Padre e figlio, per niente equipaggiati, li seguono nella speranza che possano effettivamente condurli dalla figlia scomparsa. Il gruppo suggerisce all’uomo – padre di famiglia nel senso più comune e “bonario” del termine –  che dovrà adattarsi al deserto se vuole seguirli, ma percepiamo fin da subito che non è l’habitat naturale di questa famiglia spagnola e che qualcosa dovrà per forza succedere. Per sopravvivere, dovranno iniziare a collaborare e condividere le risorse disponibili, anche se il padre si mostra piuttosto restio. Dopo una serie di eventi tragici, tuttavia, sarà costretto ad abbracciare il loro concetto di famiglia e una nuova forma di esistenza.

È la fine del mondo già da troppo tempo

Il film di Oliver Laxe inizia con una didascalia volta a spiegare nell’immediato il significato del termine sirat: ‘ponte’, ma anche ‘via’ che, nella religione islamica, collega l’inferno al paradiso.Tuttavia, il titolo effettivo del film compare su schermo solo a venti minuti inoltrati di visione, stagliandosi sopra le macchine roboanti in moto. Il senso di Sirât è proprio quello di un viaggio, di chi anima questo deserto, i protagonisti di un Mad Max sotto acidi da cui è impossibile distogliere lo sguardo.

Sirât film

Loro sono Richard Bellamy, Stefania Gadda, Joshua Liam Henderson, Tonin Janvier, Jade Oukid: non attori professionisti, ma gente che viene dalla controcultura, immersi in spazi di esistenza che Laxe tenta finemente di catturare. Un gruppo di personaggi che sembrano prelevati da una favola, con corpi diversi e impossibili da etichettare, che riproducono al meglio il concetto di un’esistenza indefinibile.

Tra thriller e riflessione su una nuova via per esistere

La genialità di Laxe sta nel fatto che non solo infonde la narrazione di un senso di sospensione immanente, ma riesce a costruire anche un thriller tesissimo, perfino insostenibile, quasi a voler proprio ricalcare il significato del termine sirat, un passaggio talmente sottile e tagliente come una lama. Ai rumori roboanti dei fuoristrada si sostituisce poi man mano il silenzio. Sirât ci lascia così a riflettere su una nuova modalità di esistenza, un ritrovato rapporto con la natura che può fagocitarci da un momento all’altro. Il deserto diventa uno spazio pre fine del mondo ma, in fondo, tutto è già finito. E allora, non resta che danzare.

Sir Ken: Kenneth Branagh cavaliere per la Regina Elizabetta!

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Sir Ken: Kenneth Branagh cavaliere per la Regina Elizabetta!

Kenneth Branagh, attore e regista Irlandese di Belfast conosciuto soprattutto per la sua straordinaria dedizione alla trasposizione delle opere di Shakespeare sul grande schermo, è stato onorato col titolo di Sir dalla Regina Elisabetta II d’Inghilterra in occasione dei festeggiamenti per il compleanno della Sovrana;

Sir Ian McKellen dice agli studenti cosa accade se non studiano

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Sir Ian McKellen dice agli studenti cosa accade se non studiano

Sir Ian McKellen è noto non solo per essere un attore shakespeariano di grande talento, ma anche per essere un personaggio pubblico molto socievole e ben disposto verso le moltitudini di suoi fan.

Ecco cosa è accaduto quando l’attore ha fatto visita alla Chew Valley School lo scorso 17 ottobre. Cosa accade, ragazzi, se non fate per bene i vostri compiti?

Ricordiamo che Sir Ian McKellen ci saluterà tutti, nel ruolo di Gandalf il Grigio, nel prossimo e conclusivo capitolo della saga de Lo Hobbit, Lo Hobbit la Battaglia delle Cinque Armate.

Sir Gawain e il Cavaliere Verde: recensione del film con Dev Patel

La libera trasposizione cinematografica del romanzo cavalleresco del XIV Secolo rappresenta per David Lowery un passaggio fondamentale, ovvero quello da cineasta con una poetica ancora in fieri ad autore a tutto tondo. Dopo un paio di film con degli spunti estetici interessanti quali Ain’t Them Bodies Saints e A Ghost Story, e altri due “su commissione” come Il Drago Invisibile e The Old Man and the Gun, il cineasta trova infatti con Sir Gawain e il Cavaliere Verde (The Green Knight) un connubio che pochi colleghi sono riusciti a ottenere in questi ultimi tempi: quello tra visione precisa e libertà creativa per tradurla in immagini. 

Sir Gawain e il Cavaliere Verde (The Green Knight) rappresenta la visione del suo regista

Fin dalla prima scena si può capire quanto il suo ultimo lungometraggio possieda dinamiche e regole interne che richiedono allo spettatore una partecipazione attiva: nell’uso dei tempi di racconto, nello sviluppo di situazioni e atmosfere, nell’esposizione della psicologia dei personaggi principali Sir Gawain e il Cavaliere Verde (The Green Knight) risponde con accuratezza alla visione di Lowery, il quale intende costruire un universo in cui realismo e dimensione fantastica si scontrano al fine di provocare uno stridore estetico affascinante. Il pubblico deve necessariamente abbracciare la scelta del regista, accettarne la densità di racconto e messa in scena.

Si tratta di un universo filmico in cui vale assolutamente la pena calarsi, poiché appena fatto Sir Gawain e il Cavaliere Verde (The Green Knight) si dipana subito come un fantasy che avvolge, se non addirittura ipnotizza. Il viaggio a tappe del protagonista Sir Gawain (Dev Patel) si carica progressivamente di simbolismi sviluppati con pienezza da una messa in scena vibrante: l’occhio di Lowery per la composizione di inquadrature e movimenti di macchina sfrutta al meglio il lavoro del direttore della fotografia Andrew Droz Palermo e del production designer Jade Healy. Anche a livello narrativo le modifiche apportate da Lowery sono coerenti con il tentativo di rendere la figura principale maggiormente accessibile: Gawain è un giovane che deve ancora trovare il suo posto nel mondo e accetta la sfida del mostruoso Cavaliere Verde perché alla ricerca di falsi valori.

Un viaggio di formazione

Il percorso verso il compimento del suo destino rappresenta invece il momento della vera crescita, il confronto con la maturazione che deve passare anche attraverso dolore, perdita, sacrificio. Quando Gawain incontrerà nuovamente l’essere soprannaturale dovrà necessariamente essere una persona diversa. David Lowery mette in scena questo viaggio creando momenti di cinema visivamente difficili da dimenticare, soprattutto perché carichi di una potenza espressiva che raramente abbiamo visto sul grande schermo in tempi recenti. Le immagini autunnali ed eleganti si fanno spesso portatrici di un significato simbolico pulsante, il quale non deve essere compreso a tutti i costi quanto piuttosto esperito. Sir Gawain e il Cavaliere Verde (The Green Knight) in più di un momento è infatti un lungometraggio volutamente criptico ma non per questo meno potente.

Comprimari di lusso nel cast del film

Dev Patel in Sir Gawain e il Cavaliere Verde (2021)
Foto di Eric Zachanowich / A24 Films

Alla fine del viaggio di Gawain è impossibile non sentire di averlo accompagnato in un’avventura ai confini dell’animo e della mente: questo è quanto Lowery garantisce con il suo film a chi decide di accettare tale sfida cinematografica. Un Dev Patel molto efficace nel disegnare con pochi tratti e uno stile di recitazione trattenuta l’arco narrativo di Gawain è un protagonista vibrante. Accanto a lui nelle varie tappe del suo itinerario incontriamo comprimari di lusso quali Joel Edgerton, Alicia Vikander, Barry Keoghan, Sarita Choudhury e una inquietante ma poderosa coppia di reggenti formata da Sean Harris e Kate Dickie.

Ognuno di questi attori riesce ad assecondare con la propria performance sempre in bilico tra naturalismo e stilizzazione la visione di Lowery: è anche grazie a loro se Sir Gawain e il Cavaliere Verde (The Green Knight) è un film che trova un equilibrio ammirevole tra forma e contenuto, diventando un sogno/incubo capace di sprigionare enorme energia cinematografica. 

Sinossi ufficiale del remake di Carrie!

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Sinossi ufficiale del remake di Carrie!

Ecco a voi la sinossi ufficiale del remake di Carrie diretto da Kimberly Peirce (Boys Don’t Cry) a quasi quarant’anni di distanza dall’originale di Brian De Palma

Sinossi di Elysium, con Matt Damon

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Novità su Elysium, nuovo lavoro del regista di District 9 Neill Blomkamp con Matt Damon, Jodi Foster, Wagner Moura, Sharlto Copley, William Fichtner e Diego Luna. Vi presentiamo infatti la una sinossi del film presa dall’invito a una proiezione privata esclusiva. Eccola:

Nel 2159, esistono due classi di persone: quelle molto ricche, che vivono a bordo di una lussuosa stazione spaziale chiamata Elysium, e gli altri, che vivono sulla Terra, un pianeta ormai sovrappopolato e in decadenza. Il segretario Rhodes (Jodie Foster) e i capi del governo si preparano a rafforzare le leggi anti-immigrazione per preservare lo stile di vita dei cittadini di Elysium, anche se questo non riesce a fermare le persone che abitano sulla Terra dal loro tentativo si migrare. Lo sfortunato Max (Matt Damon), trovatosi in una difficile situazione, accetta di intraprendere una pericolosa missione: in caso di successo, non solo porterà a casa la pelle, ma magari traghetterà verso l’uguaglianza in un mondo così polarizzato.

Insomma, sembra che Blomkamp non abbia perso il gradevole vizio di Distric 9: usare l’azione e la fantascienza per toccare tematiche sociali di grande attualità. Elysium uscirà nelle sale USA il primo marzo 2013.

 

Fonte: Collider