Sono sette i premi Oscar che
Gravity di Alfonso
Cuaròn si porta a casa da questa 86esima notte degli
Oscar. E dopotutto potevano essere solo di più e non di meno,
perché il film con Sandra Bullock è senza dubbio
il migliore prodotto che quest’anno ha calcato il palcoscenico del
Dolby Theatre. La cerimonia (qui i dieci migliori momenti),
presentata con brio, leggerezza e semplicità da Ellen
Degeneres è corsa via senza fatica, con piacevolissimi
momenti di intrattenimento e con altrettanto piacevoli e commoventi
omaggi al passato. Il video In Memoriam, dopo tanto
parlarne, è stato un buon compromesso tra omaggi a volti noti e
meno noti, mentre il momento amarcord, dedicato al Mago
di Oz, è stato elegante e commovente, grazie
soprattutto alla bellissima voce di P!nk, che con
un abito rosso rubino (non a caso) ha intonato la leggendaria
Over the Rainbow.
I premi della serata sono stati
assegnati come da copione a tutti i favoriti, con qualche brivido
qua e là per le migliori sceneggiature: restano a bocca asciutta
Jeff Pope e Steve Cogan per la
migliore sceneggiatura non originale e David O.
Russell per la migliore sceneggiatura originale, favoriti.
Vincono invece John Ridley per 12 anni
schiavo e Spike Jonze per
Her, che è senza dubbio uno dei film che
avrebbero meritato qualcosa in più, in un altro universo parallelo
dove l’originalità e la bellezza struggente di opere rivoluzionarie
e meravigliose come quella di Jonze sono più apprezzate. Felicità
un po’ campanilistica per La Grande
Bellezza (qui), che porta a casa un
meritato premio, anche questo annunciato. Nota a margine: il palco
del Dolby è stato l’unico posto in grado di “scomporre” il sempre
perfettamente a suo agio e un po’ impettito Tony
Servillo, che ieri notte, accanto a Paolo
Sorrentino e Nicola Giuliano, appariva
come un bambino dallo sguardo emozionato e luminoso. L’Oscar torna
a casa, l’Italia rimane saldamente in testa alla classifica del
Paesi eteri ad aver vinto più premi per il miglior film straniero.
Speriamo adesso di non dover aspettare altri 15 anni per poter
tornare a partecipare ad una cerimonia dell’Academy da
protagonisti.
Il poker d’assi che ha portato a
casa i premi alle performance è stato da manuale, con una
bellissima Lupita Nyong’O (12 Anni
Schiavo), ancora una volta in questa season premiere
una delle meglio vestite, che, nella foto di gruppo, spicca per il
magnifico ebano della sua pelle, accanto al candore angelico di
un’eterea Cate Blanchett (Blue
Jasmine) e in mezzo all’abbigliamento in bianco
coordinato di Matthew McConaughey e Jared
Leto, impeccabili co-star di Dallas Buyers
Club. Un po’ di amaro in bocca resta per
Leonardo DiCaprio, elegante, raffinato, composto,
bellissimo e ancora una volta senza statuetta; ma lo stesso
discorso può farsi per Amy Adams, che alla sua
quinta nomination, resta a mani vuote e non a caso Cate
Blanchett le ha rivolto un pensiero particolare durante il
suo discorso di ringraziamento.
Grande sorpresa invece per
l’impeccabile senso dell’equilibrio di Jennifer
Lawrence quando ha annunciato la vittoria di McConaughey,
dopotutto era già caduta sul red carpet qualche ora prima e due
volte in una sera è sembrato troppo persino a lei.
Come da copione, ancora una volta,
12 Anni Schiavo e l’incredibile squadra
di Steve McQueen si porta a casa l’Oscar per il
miglior film dell’anno; ci abbiamo sperato fino all’ultimo per
Gravity, ma alla fine la commovente
storia di Solomon Northup l’ha spuntata sull’odissea personale di
Sandra Bullock. Non è ormai una novità per gli
Academy, che il miglior film e la miglior regia siano assegnati a
film diversi, e già lo scorso anno Ang Lee per
Vita di Pi e Ben Affleck
per Argo si sono spartiti i due ambiti
premi. E’ un principio molto oscuro questo che divide i due
riconoscimenti, eppure sembra un compromesso accettabile che chiude
una stagione dei premi mai come quest’anno un po’ noiosa.
Frozen fa
doppietta, vince per Let It Go e per il miglior film
d’animazione, forse unico, vero, ma inevitabile grande torto della
serata, in quanto, senza nulla togliere al film Disney, in cinquina
era presente The Wind Rises, ultimo
(forse) film di Hayao Miyazaki, pellicola
maiuscola e devastante, vero capolavoro al di sopra di ogni
categoria e classificazione.
Ottima Ellen che ha portato un po’
di pop al Dolby, tra pizza e selfie la conduttrice ha fatto un
ottimo lavoro, con una conduzione snella e piacevole,
accompagnandoci con grande serenità e delicatezza fino alla fine
del viaggio.