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The Movie of my Life: recensione del film di Selton Mello #RomaFF12:

In The Movie of my Life Nel 1963, in un piccolo paese di campagna nel sud del Brasile, Tony Terranova è un giovane insegnante di lingua francese al liceo. Tony ha la madre brasiliana e il padre francese. E’ un romantico e un sognatore, ama il cinema, la letteratura e la poesia. Soffre per l’abbandono del padre, andato via quando lui è tornato dagli studi e dileguatesi, senza lasciare tracce e spiegazioni. E’ innamorato di una ragazza con la passione della fotografia e cerca di trovare il coraggio di farsi avanti. Non è timido, ma l’insicurezza, i dubbi e soprattutto i continui pensieri sul padre, rendono le sue prime esperienze tutt’altro che facili.

Vive la sua vita come fosse un film e ne parla costruendone la trama, giorno dopo giorno, riempiendola di esperienze e popolandola delle tante persone vicine a lui. Sostiene che molti guardano frettolosamente i film, concentrandosi sull’inizio e sulla fine, ma quello che sta nel mezzo è altrettanto importante, e a volte anche di più.

Selton Mello, giovane regista brasiliano, conosciuto per aver diretto alcune serie tv, è anche un attore, apparso in diversi film tra cui Trash, presentato in una delle precedenti edizioni della Festa del Cinema di Roma. Mello costruisce un film strambo e originale, che segue con gusto e sapienza le regole del melò, dell’iniziazione sentimentale, ma che spiazza totalmente per i suoi continui riferimenti formali, visivi e musicali alla cultura francese. Si ha l’impressione di aver visto un falso d’autore, perché si avverte uno straniamento dovuto al fatto di sapere di trovarsi in Brasile, di sentir parlare brasiliano, ma di vedere poi un paese che sembra uscito direttamente da una sperduta regione della Francia, alla Chocolat di Lasse Hallström,  per capirci. Anche gli attori spiazzano, soprattutto il giovane protagonista Johnny Massaro, bravissimo e perfettamente calato nei turbamenti del suo personaggio, ma che ricorda in maniera impressionante Louis Garrell. Così quando appare sullo schermo il padre di Tony, viene spontaneo pensare che l’attore che lo interpreta sia il sosia di Vincent Cassell, mentre in realtà è proprio lui.

Ma risolto questo piccolo turbamento e abbandonandosi alla storia il film scorre sicuro, cattura, diverte e commuove. Ci si rende conto che prima di tutto è una fiaba romantica sospesa nel tempo, dove il luogo geografico non è fondamentale.

Il cast è indovinato e ben diretto, costruito con meticolosità e ricco di infinite sfumature. Oltre al bravo e già citato protagonista Johnny Massaro, spicca Bruna Linzmeyer, che interpreta Luna, la ragazza della quale è innamorato Tony. Anche i ruoli secondari sono gustosi e funzionali, come l’adolescente che brama insistentemente di essere portato al bordello, o il vecchio ferroviere, che tutti i giorni trasporta la gente verso la civiltà, il progresso, la perdizione.

La fotografia è splendida, dai toni caldi e dai colori ammalianti. Le scelte musicali poi, sottolineano in molti momenti delle belle invenzioni registiche, come la Carmen di Bizet durante una lezione di ginnastica a scuola, che trasforma la normalità in un sogno a occhi aperti, quando Tony si stacca da terra vedendo la ragazza dei suoi sogni danzare.

Una fiaba strampalata d’altri tempi, romantica e struggente. Una confezione bislacca dal sapore francese, ma anche con tanti elementi da cinema western. Tutto questo rende The Movie of my Life, un film spontaneo, tenero e originale, difficilmente classificabile.

Justice League: il contributo dedicato al Batman di Ben Affleck [Video]

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Dopo i contributi dedicati ad Aquaman, The Flash, Wonder Woman e Cyborg, arriva anche l’ultimo dedicato all’ultimo membro della DC Justice Leagueovvero The Dark Knight interpretato da Ben Affleck).

LEGGI ANCHE: Flash Point: in standby in attesa dei risultati della Justice League?

 

Justice League: il trailer finale

CORRELATI:

La trama:

Sulla scia della morte di Clark Kent/Superman per mano di Doomsday, il vigilante Bruce Wayne/Batman rivaluta i suoi metodi estremi e comuncia la ricerca di straordinari eroi per assemblare una squadra di combattenti contro il crimine per difendere la Terra da ogni tipo di minaccia. Insieme a Diana Prince/Wonder Woman, Batman trova l’ex star del football al college, ciberneticamente migliorato, Vic Stone/Cyborg, il velocista Barry Allen/The Flash e un guerriero atlantideo, un re, Arthur Curry/Aquaman. Insieme si schierano contro Steppenwolf, l’araldo e il comandante in seconda dell’alieno signore della guerra Darkseid, incaricato da Darkseid stesso di trovare tre manufatti nascosti sulla Terra.

Ecco il primo trailer di Justice League dal Comic Con

Justice League è stato diretto da Zack Snyder, mentre Joss Whedon è entrato nella produzione solo a fine lavoro ed è previsto per il 16 novembre 2017. Nel film vedremo protagonista Henry Cavill come Superman, Ben Affleck come Batman, Gal Gadot come Wonder Woman, Ezra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman, e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast confermati anche: Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem Dafoe, J.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley CollerGoeff Johns e Ben Affleck stesso.

#RomaFF12: C’est la vie – Prendila come viene, recensione del film di Toledano e Nakache

Il successo li ha travolti con Quasi Amici, ma loro, Éric Toledano e Olivier Nakache, non si sono montati la testa e, dopo una breve incursione nel dramma, con Samba, nel 2014, hanno sfornato un nuovo film, vivace, divertentissimo, a briglia sciolta: C’est la vie – Prendila come viene, dal 1° Febbraio nei nostri cinema.

Max è un wedding planner con una grande esperienza e una squadra variegata e multietnica che però non sembra essere troppo all’altezza di un ultimo, grande ricevimento. Un po’ per manifesta cialtroneria, un po’ perché chiunque ha dei momenti difficili e non sempre riesce a separare lavoro e vita privata, tutto il team saboterà involontariamente la cerimonia di nozze, con grande amarezza del protagonista. Tra gag e situazioni comiche intelligenti, la festa volgerà a un finale inaspettato.

Toledano e Nakache confermano un grande talento comico, arricchendo una storia semplice con preziose gag, avvenimenti e dettagli che vivono soprattutto grazie all’ottimo casting e ai personaggi messi in scena in questa commedia pura.

C’est la vie – Prendila come vieneIl più grande pregio di C’est la vie – Prendila come viene è la completa libertà della storia e dello sviluppo degli eventi: non siamo di fronte a un finale educativo e socialmente impegnato come in Quasi Amici, ma pur percorrendo la struttura canonica in tre atti, il film trova il suo modo di rimanere sovversivo e brioso.

E alla fine i protagonisti la prenderanno davvero come viene, abbracciando le proprie imperfezioni e difficoltà, con buona pace di Pier e Helena, sposi ignari dei disastri che si consumano dietro le quinte della loro festa di nozze.

Pur mantenendosi su binari convenzionali, con molte trovate classiche, il film mantiene un punto di vista originale, completamente comico nell’intreccio dei rapporti tra persone e vicende: dalla madre dello sposo che si dà alla pazza gioia, al cameriere che faceva il professore, fino all’amante finta segreta del protagonista, passando per l’erede dell’attività, la fumantina Adele.

C’est la vie – Prendila come viene non ha una morale, una conclusione edificante, una soluzione romantica: è esattamente come la vita, forse un po’ più surreale, ma assolutamente in grado di spiegare il segreto di un’esistenza serena, vero motto di Max. Se qualcosa non va come dovrebbe, ci adeguiamo.

Box Office ITA: Thor Ragnarok vince per un soffio

Box Office ITA: Thor Ragnarok vince per un soffio

Thor Ragnarok apre in testa al box office italiano, seguito dal fenomeno It e La ragazza nella nebbia.

IT

La prima posizione al box office italiano di questa settimana è stata conquistata faticosamente da Thor Ragnarok, che apre in testa con 3 milioni di euro incassati in 606 sale a disposizione. Uscito mercoledì, il terzo capitolo della saga Marvel totalizza 3,5 milioni.

Così It tiene testa facilmente al blockbuster della Marvel incassando 2,8 milioni al suo secondo weekend e arrivando a ben 11,2 milioni complessivi. Con Halloween alle porte, It continuerà a macinare incassi.

La ragazza nella nebbia esordisce al terzo posto con 996.000 euro incassati in 383 sale ed è seguito dall’altra new entry Vittoria e Abdul, che debutta con 842.000 euro e una media per sala pari a 2300 euro.

Terapia di coppia per amanti apre in quinta posizione con 660.000 euro.

I film d’animazione usciti in occasione di Halloween non brillano al botteghino: Monster Family raccoglie altri 434.000 euro per un globale di 1,2 milioni, mentre Vampiretto debutta con 266.000 euro.

Blade Runner 2049 precipita in ottava posizione con altri 254.000 euro e arriva a quota 5,2 milioni.

In coda alla top10 troviamo L’uomo di neve (220.000 euro) e Brutti e cattivi (111.000 euro), giunti rispettivamente a 2,1 milioni complessivi e 495.000 euro totali.

#Romaff12: Jake Gyllenhaal “Nei film per me la parola d’ordine è preparazione”

Dopo aver presentato sabato il suo ultimo film Stronger, accompagnato dall’uomo da lui interpretato nel film Jeff Bauman, Jake Gyllenhaal è nuovamente tornato alla Festa del Cinema di Roma per essere protagonista di un Incontro Ravvicinato con il pubblico.

Leggi anche: Jake Gyllenhaal presenta Stronger

Pantaloni grigi, maglia bordeaux e capelli pettinati indietro, Jake è stato accolto da una Sala Sinopoli stracolma e da grandi applausi ad ogni clip mostrata, sul suo percorso artistico molto interessante. Tra smorfie, sorrisi al pubblico e gesti dolcissimi verso l’interprete Olga Fernando, a cui ha porto un bicchiere d’acqua mentre traduceva le sue parole con la gola secca, Jake è stato al centro di un incontro molto interessante e che ha soddisfatto i tantissimi fan accorsi per lui.

Unica nota dolente: il red carpet annunciato dagli organizzatori della Festa e poi annullato poco prima dell’incontro, che ha lasciato molti fan delusi (ma chi era in sala per l’incontro probabilmente ha guadagnato un autografo sul finale).

Jake Gyllenhaal si racconta al pubblico al #Romaff12

Sei le clip scelte dall’attore per raccontare la sua carriera e non si poteva non iniziare se non con il film del 2001 di Richard Kelly Donnie Darko, ormai diventato di culto e che ha definito il suo successo: “Rivedendomi non riesco a credere alla dimensione delle mie guance enormi in questo film! Per quanto riguarda il fatto che sia diventato un film di culto, penso sia dovuto al fatto che esistono più livelli, c’è sicuramente l’aspetto fanta-scentifico, c’è anche una storia umana che va al di là delle convenzioni, un aspetto un pò fuori dalle righe. E questo penso che riesca veramente a toccare profondamente le persone: quando uno riesce a provare una emozione, un empatia, sicuramente colpisce. Il lavoro di Richard Kelly è stato sicuramente antesignano, ma a volte succede pure che quando un film non va bene commercialmente, alla fine viene definito un cult movie!”

“Metto il cuore in tutto quello che faccio e io credevo molto in quella storia, anche se ero giovanissimo e non conoscevo molto del cinema a quell’epoca” continua Jake, “Per me la storia aveva un valore universale e trattava del passaggio dall’adolescenza all’età adulta in un modo totalmente diverso dai soliti film, tra feste o ragazze. Questo film invece corrispondeva a quello che provavo in quel momento, ai miei sentimenti ed ero sicuro che la stessa cosa sarebbe potuta succedere a tanti altri ragazzi, che si sarebbero rivisti nel mio personaggio”.

La seconda clip invece è tratta da Jarhead, film di Sam Mendes del 2005: “Sam Mendes essendo anche un regista teatrale ci ha fatto fare prove per un mese, prima di iniziare a girare e questa, oltre alla mia preparazione con amici dei Marines e nella marina, era un esperienza che non avevo mai fatto ed è stato utilissimo e mi ha permesso di entrare nel personaggio e capirlo”.

“Non c’è un genere cinematografico in particolare che mi piace,” racconta Jake, “Sono affascinato dall’esperienza umana e dall’inconscio, così come quando uno sogna, si sognano sempre cose diverse, a volte si ripetono ma non sono mai le stesse. Per questo mi piace molto sperimentare sempre cose nuove”.

Il film forse più famoso di Jake Gyllenhaal arriva alla terza clip, quando appare sullo schermo insieme al caro amico Heat Ledger in Brokeback Mountain, film del 2005 di Ang Lee e per cui vinse anche un BAFTA. “Lavorare con Ang Lee penso che sia il sogno di ogni attore, così quando ho sentito che stava facendo un altro film ho subito detto che ne volevo far parte. Appena ho letto il copione mi sono davvero commosso. C’erano diverse combinazioni di attori, alcuni erano magari spaventati o non volevano farlo, e lui voleva solo certe combinazioni di attori insieme: così io sarei stato preso solo in coppia con Heat. La decisione fu totalmente sua alla fine: ci incontrammo, ero un po’ a disagio, lui era seduto in un angolo, parlammo un po’ e poi mi chiese di andarmene. Poi ebbi la parte.”

“Mi hanno chiesto se avessi un po’ di remore nell’accettare una parte del genere, ma io non ragiono in questo modo. Per me questo ruolo non era correre un rischio: per me dall’inizio questa era solamente una storia d’amore e così l’ho valutata senza giudicare e senza pregiudizi” confessa Jake riguardo all’aver interpretato un omosessuale nel film, “I tempi sono cambiati oggi, vediamo storie tra persone dello stesso sesso ovunque nel mondo dello spettacolo, dalla tv al cinema, è accettata la cosa. Ma a quel tempo non era così, almeno parlando a livello di cultura popolare. Ora sono momenti davvero confusi: cosa sta succedendo in America adesso? Davvero non lo so, l’attualità è caratterizzata da degrado culturale e tante paure ma questo non fa che confermare le mie posizioni e quello in cui credo e quello che ritengo sia giusto nel profondo del cuore. Non so se questo film ha cambiato le cose ma sicuramente sono cambiate tante cose dal 2005 e siamo pronti ad accettare meglio quello che è giusto. E per giusto intendo semplicemente di amore tra due persone.”

Il film di David Fincher, Zodiac del 2007 è la quarta scena mostrata al pubblico e a riguardo l’attore ci ha svelato un aneddoto: “Abbiamo rigirato la scena con Mark Ruffalo per tre volte e quella che poi è andata nel montaggio finale è stata l’ultimo tentativo e a quel punto non sapevo nemmeno più cosa stavo dicendo. A volte le battute cambiavano però, non sono proprio capace di ripetere la stessa cosa per due volte di seguito!”.

Monda allora gli fa notare che invece, l’ospite del primo giorno Christoph Waltz, non lascia nulla all’improvvisazione: “Uh, sarebbe bellissimo lavorare con lui! Io non credo nelle regole, credo nel rispettare il testo ma credo anche nel rispettare il momento, il partner nella scena e il regista. Ho fatto dei film nei quali non ho dimenticato nemmeno una virgola della sceneggiatura ed altri invece nei quali il testo è stato abbandonato ed è stata tenuta solo l’essenza. Si parla di improvvisazione, a volte si gira una scena e viene perfetta ma magari poi di rigira e si cerca di improvvisare ricostruendo tutto quello fatto. Per me l’unica parola d’ordine è la preparazione: è l’unica struttura alla quale punto. La libertà sta dall’altra parte della disciplina.”

Leggi anche: Stronger, recensione del film con Jake Gyllenhaal

Per descrivere gli ultimi due registi, Jake dice “Ang Lee non è possibile descriverlo solo con una parola, ma è un cuore con le gambe. Mentre per David Fincher la parola è precisione”.

La quinta clip è tratta da Nightcrawler, film di Dan Gilroy che è anche stato in Selezione Ufficiale alla Festa nel 2014, in cui interpreta l’inquietante Louis Bloom: “Avevo nella mia testa un idea precisa di chi fosse questa persona e sapevo cosa lo spingeva a comportarsi in quel modo e lo avevo capito dai suoi discorsi nel copione, scritto brillantemente da Gilroy. Era evidente che questi discorsi dovevano essere pronunciati con un certo ritmo e che dovevano essere detti in modo che si capisse che non fossero improvvisati ma frutto di una riflessione molto attenta di Luois. Inconsapevolmente quindi quando li pronunciavo avevo un po’ lo sguardo fisso verso la persona davanti a me, un po’ come fa un animale quando punta la preda.” 

L’ultima clip scelta per descrivere la carriera di Jake Gyllenhaal è tratta da Nocturnal Animals di Tom Ford del 2016, “Si può parlare di un dolore straziante, per me questo film è come una metafora di ciò che ti accade quando ti si spezza il cuore” 

A conclusione dell’incontro, la clip scelta dall’attore come “Film della vita” era tratta da La Strada di Federico Fellini: “Questo è un film che ho nel cuore perché ancora prima che capissi cosa fossero i film, mio padre mi disse che il film che lo aveva convinto a voler lavorare nel cinema fu questo. Quindi dovrei ringraziare questo film per essere qui oggi, perché se lui non si fosse innamorato di questo film io probabilmente non sarei stato qui e non mi sarei innamorato anche io del cinema.”

Ed è proprio il regista italiano, il regista del passato con cui gli sarebbe piaciuto lavorare, mentre interrogato su un regista del presente, sorprendentemente nomina Pedro Almodovar: sarebbe una combinazione davvero interessante!

Thor: che fine hanno fatto Jane Foster e i personaggi umani?

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Thor: che fine hanno fatto Jane Foster e i personaggi umani?

Mentre Thor: Ragnarok conquista milioni di dollari nel mondo, oggi lo sceneggiatore del film  Eric Pearson ha parlato della mancanza di personaggi umani nella nuova pellicola, con particolare riferimenti a co-protagonisti e comprimari dei passati film come Jane Foster, Darcy Lewis e il dottor Erik Selvig.

LEGGI ANCHE: Thor: Ragnarok, Taika Waititi su una scena eliminata dal film

In merito a ciò e su alcune speculazioni uscite riguardi alla voglia di attori a ritornare nei film Pearson ha rivelato:

“No, non è mai stato nelle nostre intenzioni.  E’  così diverso, e nel film Sakaar e Hulk prendono così tanto tempo … Sakaar è abbastanza folle da solo … se si pensa … probabilmente sarete d’accordo con noi che la gente vorrebbe un film solo su di lui. Se dovessimo inserire tanti personaggi penso che la gente sarebbe stata disturbata dal sovraffollamento invece di godersi i personaggi che ci sono.  Eravamo molto concentrati più sull’introduzione di Valkyrie, e che credo veramente che si sia unita bene, è un personaggio secondario fantastico. Tessa era così grande nella parte”.

LEGGI ANCHE: Thor: Ragnarok, le esclusive foto dietro le quinte

Thor: Ragnarok – la recensione

Thor: Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.

Nelle new entry invece si annoverano il premio Oscar Cate Blanchett (Blue Jasmine, Cenerentola) nei panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum (Jurassic Park, Independence Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico Grandmaster, Tessa Thompson (Creed, Selma) interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è prevista per il 3 novembre 2017.

La trama di Thor: Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi amici Avengers, l’incredibile Hulk.

Justice League: benvenuti nella Batman Week

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Justice League: benvenuti nella Batman Week

Era questione, di giorni. Di settimane in realtà. L’account Instagram della DC Comics, insieme a Ben Affleck, ci danno il benvenuto nella Batman Week, in attesa dell’uscita di Justice League.

Justice League: il trailer finale

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La trama:

Sulla scia della morte di Clark Kent/Superman per mano di Doomsday, il vigilante Bruce Wayne/Batman rivaluta i suoi metodi estremi e comuncia la ricerca di straordinari eroi per assemblare una squadra di combattenti contro il crimine per difendere la Terra da ogni tipo di minaccia. Insieme a Diana Prince/Wonder Woman, Batman trova l’ex star del football al college, ciberneticamente migliorato, Vic Stone/Cyborg, il velocista Barry Allen/The Flash e un guerriero atlantideo, un re, Arthur Curry/Aquaman. Insieme si schierano contro Steppenwolf, l’araldo e il comandante in seconda dell’alieno signore della guerra Darkseid, incaricato da Darkseid stesso di trovare tre manufatti nascosti sulla Terra.

Ecco il primo trailer di Justice League dal Comic Con

Justice League è stato diretto da Zack Snyder, mentre Joss Whedon è entrato nella produzione solo a fine lavoro ed è previsto per il 16 novembre 2017. Nel film vedremo protagonista Henry Cavill come Superman, Ben Affleck come Batman, Gal Gadot come Wonder Woman, Ezra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman, e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast confermati anche: Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem Dafoe, J.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley CollerGoeff Johns e Ben Affleck stesso.

The Crow Reborn: nel 2018 al via la produzione

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The Crow Reborn: nel 2018 al via la produzione

Era da molto tempo che non si avevano informazioni certe sul reboot de Il Corvo, che si intitolerà The Crow Reborn, e ora grazie al creatore originale del fumetto, James O’Barr, abbiamo nuove informazioni.

Stando a quanto l’autore ha dichiarato a ScreenGeek, la pre-produzione del film potrebbe partire già nel 2018, anche se non arriva nessuna conferma della partecipazione al progetto di Jason Momoa, ultimo attore in ordine di tempo a essere stato associato al ruolo che fu di Brandon Lee.

Ecco cosa ha dichiarato O’Barr: “Allo stato attuale, la pre-produzione del film comincerà a Febbraio prossimo con il regista inglese di grande talento, Corin Hardy. Sono coinvolto in ogni aspetto del film e lavorerò gomito a gomito con il regista.”

Ricordiamo che nel corso di questi anni tantissimi attori sono stati associati al remake del film, tra cui Luke Evans, Tom Hiddleston, James McAvoy e Bradley Cooper, ma anche diversi registi come Stephen Norrington, Juan Carlos Fresnadillo e F. Javier Gutierez.

Il corvo – The Crow (The Crow) è un film del 1994 diretto da Alex Proyas, tratto dall’omonimo fumetto di James O’Barr. Il film segna l’ultima e più famosa interpretazione cinematografica di Brandon Lee, morto accidentalmente a causa di un colpo di pistola durante le riprese del film.

Proyas dovette ricorrere a trucchi digitali e a controfigure per poter terminare l’opera, raddoppiandone di fatto i costi. Lo strepitoso successo del film ripagò più che abbondantemente le somme investite, arrivando ad incassare in tutto il mondo la somma complessiva di circa 170 milioni. Vennero successivamente girati tre sequel: Il corvo 2 – La città degli angeli (unico film a collegarsi al primo), Il corvo 3 – Salvation e Il corvo – Preghiera maledetta, che però non hanno mai raggiunto il successo del primo capitolo.

Flashpoint: in standby in attesa dei risultati della Justice League?

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Manca ormai davvero poco al debutto al cinema di Justice League, l’atteso film che riunirà in un colpo solo Batman, Superman, Wonder Woman, The Flash, Aquaman e Cyborg. Per questa ragione tutti alla Warner Bros sono super concentrati sul film e sul suo risultato finale.

L’attenzione è talmente alta ai vertici della DC Films che la ricerca del regista per l’annunciato Flashpoint, il film standalone sul fulmine scarlatto sia stata messa in standby, almeno secondo quanto riferisce Justin Kroll di Variety. Secondo quest’ultimo, lo studios vuole capire quanto farà in termini di botteghino il film prima di avviare definitivamente la produzione di Flash Point, anche perché la storia implicherà anche il coinvolgimento in un universo parallelo di tutta la Justice League, dove però Batman dovrebbe essere interpretato da Jeffrey Dean Morgan, che nell’Universo DC interpreta Tomas Wayne.

Al momento questo è soltanto un rumors, da una fonte accreditata ma pur sempre un rumors. Dunque non resta che aspettare l’uscita di Justice League.

Flashpoint: ricreata una toccante scena dal fumetto per il DCEU

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Ezra Miller, già apparso due volte nei panni dell’eroe (per un cameo in Batman v Superman e per uno in Suicide Squad), si è dichiarato fiducioso nelle intenzioni della Warner Bros di preparare il progetto al meglio, nonostante l’abbandono del regista che deve essere ancora rimpiazzato.

Flashpoint, il film stand alone su The Flash con protagonista Ezra Miller è previsto per il 3 marzo 2018. Nel cast anche Kiersey Clemons nei panni di Iris West.

Ant-Man and the Wasp: riprese concluse, le foto dal party

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Ant-Man and the Wasp: riprese concluse, le foto dal party

Si sono concluse le riprese di Ant-Man and the Wasp, il nuovo film Marvel diretto da Peyton Reed che vedrà l’esordio di Evangeline Lilly nell’eroina del titolo e il ritorno di Paul Rudd nei panni di Ant-Man, dopo la parentesi Civil War.

Di seguito potete vedere una foto del cast, che testimonia la fine della lavorazione tramite l’hashtag #wrapparty (festa di fine riprese).

https://www.instagram.com/p/Ba2csm5gw_8/

Ant-Man and the Wasp: ecco chi sarà Janet Van Dyne, annunciato il villain

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Ant-Man and The Wasp, arriverà al cinema il 6 luglio 2018. Alla regia potrebbe tornare Peyton Reed, mentre alla sceneggiatura c’è Adam McKay. Nel cast sono stati confermati i protagonisti Paul Rudd e Evangeline Lilly.

Confermati nel cast Michael Douglas, Michael Pena e David Dastmalchian. Si sono uniti al cast anche Michelle Pfeiffer che interpreta Janet Van Dyne, Hannah John-Kamen è Ghost, Randall Park è Agent Jimmy Woo, Laurence Fishburne è Dr. Bill Foster, aka Goliath.

Thor: Ragnarok, grande debutto al box office Internazionale

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Thor: Ragnarok, grande debutto al box office Internazionale

L’atteso film Thor: Ragnarok targato Marvel Studios ha debuttato finalmente sul mercato internazionale segnando un ottimo record d’incasso. Infatti, il film diretto da Taika Waititi ha incassato ben 107.6 milioni di dollari su 36 mercati internazionali.

Nei paesi principali il film ha incassato 15,8 milioni nel Regno Unito, 15,5 milioni in Corea del Sud, 8,4 milioni in Australia e 8,3 milioni in Brasile.

LEGGI ANCHE: Thor: Ragnarok, Taika Waititi su una scena eliminata dal film

Questa apertura di 108 milioni va al di sopra delle previsioni iniziali e la pellicola ha a +4% rispetto a  Guardians Of The Galaxy Vol. 2 e 22% rispetto a Doctor Strange.

Vi ricordiamo che Thor: Ragnarok uscirà nel Nord America, Cina e il resto dei mercati il weekend prossimo.

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Thor: Ragnarok – la recensione

Thor: Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.

Nelle new entry invece si annoverano il premio Oscar Cate Blanchett (Blue Jasmine, Cenerentola) nei panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum (Jurassic Park, Independence Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico Grandmaster, Tessa Thompson (Creed, Selma) interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è prevista per il 3 novembre 2017.

La trama di Thor: Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi amici Avengers, l’incredibile Hulk.

Gifted – Il dono del talento al cinema il film con Chris Evans

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Gifted – Il dono del talento al cinema il film con Chris Evans
GIFTED – IL DONO DEL TALENTO con Chris Evans, McKenna Grace, Lindsay Duncan e con il Premio Oscar Octavia Spencer, arriva al cinema il 1 novembre distribuito da 20th Century Fox Italia.
Una storia intensa e toccante diretta da Marc Webb (500 giorni insieme – The Amazing Spider-Man) che esplora nell’intimo i legami familiari attraverso il profondo rapporto tra uno zio single e la sua nipotina di 7 anni dotata di una genialità fuori dal comune.
https://www.youtube.com/watch?v=u61D_nRadtE&feature=youtu.be
Nel film Frank Adler (Chris Evans) vive in una città sulle coste della Florida con la nipotina Mary (Mckenna Grace), figlia della sorella morta qualche tempo prima. Mary è una bambina estremamente intelligente con un talento speciale per la matematica e, nonostante l’obiettivo di Frank, allineato alle ultime volontà della sorella, sia quello di farle condurre una vita normale, le doti della piccola non sfuggono all’attenzione della nonna materna Evelyn (Lindsay Duncan), una ricca ed elegante signora di Boston che ha dei piani molto diversi per la nipote, che prevedono che si allontani dallo zio…

Frozen – Le Avventure di Olaf presentato da Enrico Brignano

Frozen – Le Avventure di Olaf presentato da Enrico Brignano

Grandi palloni bianchi che rimbalzavano sulla folla, alberi di natale innevati e tanti bambini, hanno accolto sul red carpet dell’Auditorium i doppiatori italiani di Frozen – Le Avventure di Olaf, Enrico Brignano e Serena Rossi.

Il corto, che è stato presentato all’interno della Festa del Cinema di Roma con un evento speciale ad entrata libera, ha riscosso molto successo e c’era da prevederlo. La fama di Frozen, dalla sua uscita al cinema nel 2013 ad oggi, sembra non essere mai quasi cessata, con il cartone animato visto religiosamente da tantissimi bambini, la canzone Let It Go entrata ormai nell’olimpo delle canzoni Disney più famose e con i suoi personaggi sempre più amati e desiderati, in particolare sotto forma di pupazzo di pezza magari sotto Natale o vestito da Principessa per mascherarsi.

foto di Aurora Leone

Dopo Frozen Fever del 2015, più che un sequel, questo corto di 21 minuti, è incentrato sulla adorabile personaggio di Olaf, il pupazzo di neve pasticcione che ama i caldi abbracci, migliore amico di Elsa ed Anna. Ed è proprio per loro che si lancia in un avventura insieme alla renna Sven, quando le due ragazze sul trono di Arendelle scoprono di non ricordare nessuna tradizione familiare per passare le feste di Natale insieme.

Diretto da Kevin Deters e Stevie Wermers, con una sceneggiatura di Jay Schaeffer per Walt Disney Animation Studios,, Frozen Le Avventure di Olaf è divertente e visivamente e tecnicamente ineccepibile (guardate il mantello di velo e fiocchi di neve scintillanti di Elsa per capire quando lavoro ci può essere stato dietro). Questo cortometraggio animato diventerà sicuramente un classico del Natale, grazie ai personaggi, le canzoni e soprattutto ai buoni sentimenti che faranno breccia nei cuori di piccoli e grandi.

I doppiatori italiani di Frozen – Le Avventure di Olaf

foto di Aurora Leone

Josh Gad, Idina Menzel e Kristen Bell hanno rivestito i panni dei personaggi nella versione americana, mentre da noi è stato un piacere risentire le voci di Enrico Brignano, Serena Autieri e Serena Rossi, decisamente azzeccate e ormai collegate ad Olaf, Elsa e Anna per sempre.

“Siamo tutti cresciuti a latte e Walt Disney! Sono stato molto contento di tornare a dare voce ad Olaf, ma questa volta è successa una cosa strana, che per il primo film non mi era successa” ci ha raccontato Enrico Brignano, “Dovete sapere che io ho una figlia di 9 mesi e in saletta di doppiaggio questa volta mi sono molto emozionato. Non pensavo che avrei avuto questa reazione a prestare la voce ad un personaggio ma ad un certo punto avevo la voce rotta e mi sono dovuto fermare a spiegare cosa mi stava succedendo. I genitori delegano ai cartoni animati l’educazione dei figli in un certo senso, e sono contento che Le Avventure di Olaf siano così educative e possano insegnare l’importanza delle tradizioni, ma soprattutto che la cosa più importante nella vita è la famiglia. La vera tradizione del Natale è l’amore.”

Guarda anche: Frozen – Le Avventure di Olaf, il red carpet animato

foto di Aurora Leone

“Quanto mi era mancata Anna!” ci confessa sorridendo Serena Rossi, doppiatrice italiana per Frozen, “La principessa è sicuramente cresciuta rispetto al primo film, perché la sua vita è cambiata e ha ritrovato la sorella, ma è sempre la solita Anna ironica e goffa. È molto difficile doppiare un cartone animato perché bisogna trasmettere emozioni diverse solo attraverso la voce, ma per fortuna in Italia c’è una grande tradizione, è sto imparando dai migliori.”

Sul tema del doppiaggio italiano Enrico Brignano incalza “Io ho un grande amore per i doppiatori italiani , perché spesso hanno reso un successo film che non lo erano, basti pensare in passato la gente che andava al cinema solo per risentire le voci di certi personaggi. Quindi mi piacerebbe rispondere a Vincent Cassell che si sbaglia, visto che ci ha definito una mafia. Se non fosse stato per i doppiatori Italiani forse lui e l’ex moglie non avrebbero avuto il successo che hanno oggi.”

Frozen – Le Avventure di Olaf sarà proiettato in sala prima del nuovo film d’animazione della Pixar Animation Studios, Coco, che arriverà al cinema in Italia il 28 Dicembre, proprio durante le feste natalizie, come da tradizione.

RomaFF12: Incontro Ravvicinato con Nanni Moretti

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Nanni Moretti sarà protagonista di un Incontro Ravvicinato con il pubblico. Il cineasta, da quarant’anni lucido osservatore e intransigente critico della nostra società e delle sue derive culturali e politiche, ripercorrerà assieme agli spettatori la sua lunga avventura sul grande schermo, che lo ha visto incarnare, con successo, numerosi ruoli: quello di regista-attore di tutti i suoi film (da Ecce bombo a Caro Diario, da La stanza del figlio a Mia madre), di interprete (da Il portaborse a Caos calmo), ma anche quelli di produttore ed esercente, di spettatore e giurato di festival.

RomaFF12: Who We Are Now di Matthew Newton

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RomaFF12: Who We Are Now di Matthew Newton

Sarà presentato nella selezione ufficiale alla Festa di Roma 2017  Who We Are Now di Matthew Newton con protagonista Julianne Nicholson, Emma Roberts, Zachary Quinto, Jimmy Smits, Jess Weixler, Jason Biggs e Lea Thompson.

In merito al film il regista ha commentato: Volevo fare un film su queste due donne così complesse. Pensavo che il ruolo di Julianne Nicholson, Beth, fosse l’opportunità per dare a un’attrice la possibilità di creare quel tipo di personaggio impegnativo e a più livelli che gli uomini recitano fin dagli anni 40. Beth ha appetiti insaziabili, una lunga storia e forti slanci emotivi; io e Julianne abbiamo lavorato a stretto contatto, esplorando le sue reazioni in ogni situazione.

Con il personaggio di Emma Roberts, Jess, abbiamo una giovane donna ambiziosa, al tempo stesso sensibile e testarda, che vuole fare la differenza. Entrambe sono personaggi femminili molto forti e sono stato fortunato a lavorare con due attrici tanto brave da interpretarle. Da un punto di vista estetico, per questo film, ho lavorato molto con il team creativo per rendere invisibile ogni artificio in termini di scenografia, costumi, luci, scelta di lenti, movimenti di camera e montaggio. Volevo che non si percepisse la presenza della macchina da presa, della sceneggiatura e della recitazione.

 Who We Are Now, la trama

Uscita da poco di prigione, Beth lavora con il suo difensore d’ufficio per ottenere la custodia del figlio dalla sorella Gabby, restia a farla rientrare nella vita del ragazzo. Mentre annega il suo dolore in un bar dopo una disastrosa negoziazione, Beth ha un’avventura con Peter, un marine traumatizzato e spaventato dalle relazioni umane. Poco dopo la donna stringe una strana alleanza con Jess, giovane praticante idealista e testardo, che decide di portare avanti la causa di Beth, che lei lo voglia o meno. Mentre Beth cerca di destreggiarsi nel mondo esterno, Peter e Jess forzano, e alla fine spezzano, la sua dura corazza, facendole capire che bisogna lasciare alle spalle il passato per essere padroni del proprio futuro.

Star Wars: Gli Ultimi Jedi, l’albero dei Jedi nel nuovo spot

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Star Wars: Gli Ultimi Jedi, l’albero dei Jedi nel nuovo spot

Ecco un nuovo breve spot di Star Wars: Gli Ultimi Jedi che contiene le immagini che sono state diffuse con il secondo trailer, oltre ad un altro breve sguardo su Rey (Daisy Ridley) e soprattutto sull’albero dei Jedi:

Star Wars: Gli Ultimi Jedi il trailer finale italiano

La sinossi: “In Star Wars Gli Ultimi Jedi della Lucasfilm, la saga Skywalker continua quando gli eroi de Il Risveglio della Forza si uniscono alle leggende della galassia in un’epica avventura che svelerà i misteri della Forza e le scioccanti rivelazioni del passato risalenti all’Era antica. Star Wars Gli Ultimi Jedi arriverà nei cinema USA il 15 dicembre 2017.”

CORRELATI:

FIRST LOOK – Carrie Fisher in Star Wars: Gli Ultimi Jedi

Il film sarà diretto da Rian Johnson e arriverà al cinema il 13 dicembre 2017. Il film racconterà le vicende immediatamente successive a Il Risveglio della Forza.

In Star Wars: Gli Ultimi Jedi torneranno Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam DriverDaisy RidleyJohn BoyegaOscar IsaacLupita Nyong’oDomhnall Gleeson, Anthony Daniels, Gwendoline Christie e Andy Serkis. Gli altimi attori unitisi al cast sono Benicio Del ToroLaura Dern Kelly Marie Tran.

Justice League: Cyborg dice finalmente “Booyah”

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Justice League: Cyborg dice finalmente “Booyah”

Ecco un nuovo brevissimo spot di Justice League in cui sentiamo finalmente Cyborg che pronuncia l’identificativa parola “Booyah“, che tante volte è stata pronunciata in Teen Titans da Khary Payton.

Justice League: il trailer finale

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La trama:

Sulla scia della morte di Clark Kent/Superman per mano di Doomsday, il vigilante Bruce Wayne/Batman rivaluta i suoi metodi estremi e comuncia la ricerca di straordinari eroi per assemblare una squadra di combattenti contro il crimine per difendere la Terra da ogni tipo di minaccia. Insieme a Diana Prince/Wonder Woman, Batman trova l’ex star del football al college, ciberneticamente migliorato, Vic Stone/Cyborg, il velocista Barry Allen/The Flash e un guerriero atlantideo, un re, Arthur Curry/Aquaman. Insieme si schierano contro Steppenwolf, l’araldo e il comandante in seconda dell’alieno signore della guerra Darkseid, incaricato da Darkseid stesso di trovare tre manufatti nascosti sulla Terra.

Ecco il primo trailer di Justice League dal Comic Con

Justice League è stato diretto da Zack Snyder, mentre Joss Whedon è entrato nella produzione solo a fine lavoro ed è previsto per il 16 novembre 2017. Nel film vedremo protagonista Henry Cavill come Superman, Ben Affleck come Batman, Gal Gadot come Wonder Woman, Ezra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman, e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast confermati anche: Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem Dafoe, J.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley CollerGoeff Johns e Ben Affleck stesso.

Mon Garcon: recensione del film di Christian Carion #RomaFF12

Mon Garcon: recensione del film di Christian Carion #RomaFF12

Mon Garcon, presentato all’interno della Selezione Ufficiale della dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, è scritto e diretto da Christian Carion ed è un dramma famigliare dai toni noir.

In Mon Garcon Julien è un geologo ed è spesso in viaggio per lavoro. Le sue numerose assenze da casa hanno causato la fine del suo matrimonio con Marie. Durante un suo breve ritorno in Francia viene a sapere dalla ex-moglie che il loro figlio Mathys è scomparso durante un campo scuola. Da quel momento Julian si mette alla ricerca del figlio e pur di trovarlo è disposto a fare qualsiasi cosa.

Carion ci mostra subito la volontà di far dialogare ambienti esterni (montagne e  boschi) e interni (baite, una rimessa e un hotel  abbandonato) sia con carrellate sia con inquadrature più serrate. Oltre agli ambienti, il regista fa comunicare anche passato e presente, attraverso flashback e ricordi dai toni certamente più vivaci rispetto allo stato attuale delle cose, quando il dramma si è già consumato. Anche l’aspetto sonoro del film sottolinea la desolazione e la sofferenza, prediligendo il silenzio.

Mon Garcon, il film

Il film si concentra sulla figura del protagonista che immediatamente, appena subisce la sua perdita, si trasforma nel padre attento che fino a quel momento non è stato. Diventa un cane da caccia e fiuta ogni pista e ogni luogo per cercare informazioni e stanare i responsabili della scomparsa del figlio. Guillaume Canet si dimostra ancora una volta capace di transitare da lucidità a pazzia e viceversa come in L’homme qu’on aimait  trop in cui interpreta sia un serial killer che il poliziotto che indaga sul killer stesso.  Il personaggio di Marie, interpretato da Mèlanie Laurent, è alquanto marginale e non ha una caratterizzazione definita. Più interessante e sfaccettato è il personaggio del compagno della madre che all’inizio sembra essere coinvolto nella vicenda soprattutto per il fatto che sembra manipolare la compagna e volersi sbarazzare del piccolo.

Mon Garcon si caratterizza per una produzione alquanto breve e l’utilizzo naturalistico di luce naturale che esalta l’interpretazione di Canet, che si è tenuto lontano dallo script, prediligendo l’improvvisazione: in base alle sue azioni e reazioni, hanno dovuto gestire il proprio personaggio.

Carion confeziona un prodotto denso di drammaticità e colpi di scena, dimostrando di essere molto abile a gestire silenzi. Il film conserva una logica molto solida che ci permette di raccogliere le informazioni necessarie per completare il puzzle: alla fine ritorniamo al punto di partenza ma, come in tutti i racconti, la situazione non è più la stessa.

#RomaFF12: Love Means Zero, recensione del film di Jason Kohn

#RomaFF12: Love Means Zero, recensione del film di Jason Kohn

Love Means Zero è un ritratto esaustivo e particolareggiato su Nick Bollettieri, uno dei più grandi allenatori di Tennis di tutti i tempi. Il documentario è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma in abbinamento con Ferrari: race to Immortality, quasi a sottolineare un’abitudine domenicale, giornata notoriamente dedicata allo sport. Forse non avrebbe guastato invece proiettarlo come contrappunto documentaristico all’atteso film Borg vs McEnroe, i due famosissimi tennisti interpretati rispettivamente da Sverrir Gudnason e Shia LaBeouf.      

Figlio di immigrati italiani, Nick Bollettieri ha oggi ottantacinque anni, è un’autentica leggenda vivente, visto che nelle sue mani sono passati i più grandi campioni di tennis, come Agassi, Courier, Becker,  Rios, Sampras, e anche campionesse donne come Capriati, Janković, Hingis, Seles, Šarapova, Venus e Serena Williams. All’inizio del film Bollettieri fa i conti e con sana presunzione afferma che i suoi campioni sono stati ben 186, aggiungendo che se qualcuno non ci crede può controllare sulle statistiche e sui documenti ufficiali.

Bollettieri, guidato nelle interviste da Jason Kohn, si mette a nudo, affrontando temi che riguardano anche la sua vita privata, le sue scelte personali, gli otto matrimoni, il dissesto finanziario e la rottura con suo figlio. A fargli da contrappunto o da sostenitori ci sono molti dei suoi collaboratori e alcuni dei suoi campioni, come Courier. Manca però la testimonianza di Andre Agassi, continuamente citato nella maggior parte del film, ma che ha deciso di non rilasciare dichiarazioni e non farsi filmare. Il rapporto conflittuale tra Bollettieri e Agassi è comunque ampiamente descritto nel libro Open, scritto dallo stesso tennista.

Love Means Zero, la recensione

Jason Kohn, autore di altri documentari come Manda Bala (Send a Bullet) e di un episodio della serie tv  Signal, alterna saggiamente e con grande mestiere le testimonianze con il materiali di repertorio, con molte sequenze inedite che riprendono gli atleti giovanissimi, agli albori della propria carriera. Ricostruisce quanto avvenuto nella famosa “Nick Bollettieri Tennis Academy” in Florida, dove le promesse del tennis venivano ospitate e addestrate quasi come in un accademia militare, condividendo vita, studi e allenamenti; condizione ideale per la nascita di grandi amicizie, di gelosie, di delusioni e attriti, che poi si sarebbero trascinati e trasformati nel corso di impegnative carriere sportive.

Kohn cerca di sottolineare nel suo percorso di inchiesta soprattutto quanto il prezzo del successo possa condizionare la propria vita e anche quella altrui.

Love Means Zero è un ottimo documentario, che rispetta perfettamente le regole narrative del reportage, senza però mai inventare, andare oltre, o provare a differenziarsi da un prodotto che sembra confezionato esclusivamente per appassionati di tennis.

#RomaFF12: Cuernacava, la recensione del film di Alejandro Andrade

In una sala semi deserta è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma Cuernacava di Alejandro Andrade, apprezzato regista messicano di serie tv e documentari. Un film che forse sarebbe stato più adatto ad Alice nella Città, piuttosto che nella selezione ufficiale.

Andy è un ragazzo introverso che vive solo con la madre. Non ha amici, il padre è lontano e fa fatica a inserirsi nel contesto scolastico,  a rapportarsi con i suoi coetanei. Un giorno sua madre viene uccisa durante una rapina e il ragazzo viene mandato temporaneamente dalla nonna, a Cuernacava, una cittadina nel cuore del Messico, tanto bella, quanto pericolosa.

Trovando un vecchio cellulare comincia a cercare di contattare di nascosto il padre, visto che la severa nonna sembra non volergli rivelare la verità su di lui. Durante la sua permanenza forzata stringerà amicizia con la figlia della donna, una ragazza down che alleva e cura ossessivamente gatti. Stringe anche amicizia con un giovane giardiniere, che lo porterà a perdersi nel suo stile di vita balordo.

Il film si apre con una sequenza folgorante, dove un frutto polposo cade da un albero e viene divorato dalle formiche. La ripresa al rallentatore esasperato, di tipo scientifico, e l’utilizzo del macro per riprendere i famelici insetti rendono questa introduzione la giusta metafora di quanto poi verrà narrato nel corso della storia. Si ritrovano poi altri momenti simili il più punti della pellicola, che fanno da contrappunto di morte a quell’apparente bellezza, che è in realtà solo una patina di superfice.

Alejandro Andrade costruisce un impalcatura solida e funzionale, ma eccessivamente fredda, che non riesce mai a coinvolgere e permettere di empatizzare con il ragazzo protagonista, sicuramente molto bravo, ma non abbastanza libero di giocare con quella gamma di sentimenti che il suo personaggio richiederebbe. Anche la nonna, interpretata da Carmen Maura, soffre dello stesso limite. È sempre severa, trattenuta, senza lasciar trasparire quel briciolo di fragilità di cui è invece carica. Sono scelte, certo, e non si può dire che Cuernavaca non sia un film ben scritto e ben diretto, ma si ha l’impressione che il fattore estetico abbia preso il sopravvento sulle emozioni, lasciando una straniante sensazione di distacco.

Le immagini, appunto, sono bellissime, soprattutto quando descrivono la villa lussuosa della nonna di Andy, la cucina nella serra dove viene preparata la marmellata di frutti tropicali, o il giardino tropicale dove è proibito andare e dove il ragazzo e il giardiniere si rifugiano, entrando da una porticina nascosta tra la vegetazione. Viene chiaramente in mente Il Giardino Segreto e con tutta probabilità è un riferimento voluto. Anche quando il regista esplora il lato degradato del luogo, fatto di baracche, luna park, popolato di ladri, rapinatori e balordi, lo fa con eleganza e con grandissimo gusto visivo.

Una classica storia di passaggio dall’infanzia all’età adulta, attraverso il trauma della morte violenta e improvvisa di una persona cara, ambientata in un microcosmo apparentemente paradisiaco, che cela però dolori e segreti. Un film costruito con eleganza, ma affetto da un eccessiva freddezza che ne limita le grandi potenzialità.

#RomaFF12: Fiorello protagonista dell’Incontro Ravvicinato

#RomaFF12: Fiorello protagonista dell’Incontro Ravvicinato

Con una giacca rossa come il logo dell’Edicola Fiore, Fiorello è stato protagonista di un incontro ravvicinato con il pubblico all’interno della Festa del cinema di Roma 2017. Lo showman siciliano è stato il mattatore indiscusso di grandi show di successo come Stasera Pago Io, Stasera Pago Io – Revolution, Fiorello Show, Il più grande spettacolo dopo il week-end.

In teatro l’abbiamo visto recentemente in tour con lo spettacolo L’ora del Rosario. Da alcuni anni sfrutta i social e i nuovi dispositivi ne la rassegna stampa quotidiana  L’Edicola Fiore e  nel suo nuovo programma nato per Facebook: Il socialista.

In occasione di questo incontro ravvicinato tenuto in presenza del direttore della Festa del cinema di Roma Antonio Monda, Fiorello ha parlato di cinema senza risparmiare momenti di show.

Non guardo i film coreani che di solito vincono a Venezia, tipo Il volo del calabrone. Io ho iniziato con i film di Maciste che guardavo da bambino al cinema Musmeci di Augusta vicino alla caserma in cui lavorava mio padre. Mio padre, appuntato della Guardia di Finanza, mi portava al cinema alle 16 e mi veniva a prendere alle 20.

foto di Aurora Leone

Monda, per cominciare, ha chiesto a Fiorello di elencare i suoi film preferiti. Si comincia con appunto un film di Maciste intitolato Maciste Gladiatore di Sparta (1965) diretto da Mario Caiano. Viene mostrata una sequenza di un combattimento tra Maciste e una scimmia. Davanti alla palese finzione Fiorello dichiara

Da bambino credi a tutto. Io restavo affascinato anche dalla verosimiglianza dei massi di polistirolo. Ero innamorato di tutto questo. C’era un grado di recitazione pazzesco.

La sua classifica comprende poi E Dio disse a Caino (1970) diretto da Antonio Margheriti, Cinque dita di violenza (1972) di Jeong Chang–hwa, La febbre del sabato sera (1978) di John Bodham, Incontri ravvicinati del terzo tipo (1978) di Steven Spielberg e Che vita da cani (1991) di Mel Brooks.

La seconda parte dell’incontro si è incentrata sui film interpretati da Fiorello. Si parte da Cartoni animati, film diretto dai fratelli Citti.

Nel film si parla di barboni che vivono appunto in cartoni. L’abbiamo girato a Fiumicino e inevitabilmente passava un aereo ogni sette secondi. Gli attori erano tutte persone prese dalla strada che dopo le riprese erano irreperibili e per questo quando si è trattato di montare il film ho dovuto doppiare quasi tutti i personaggi.

Si continua con il film Il talento di Mr. Ripley, film del 1999 diretto da Anthony Minghella. Di questo film è celebre la scena in cui canta Tu vo’ fa l’americano con Jude Law e Matt Damon.

In questo film mi chiamo Fausto e questa scena in cui canto il grande successo di Renato Carosone è stata scritta per me. Inoltre ho girato anche un’altra scena in cui emerge il corpo senza vita di Stefania Rocca e io mi butto in acqua in preda alla disperazione. Questa scena l’ho dovuta ripetere trentasei volte perché dovevo arrivare perpendicolare a una barca ma è stata tagliata in fase di montaggio.

Fiorello conclude con il film Passione di e con John Turturro, film del 2010 e con la rivelazione che in passato ha ricevuto una proposta per il film del 2009 Nine, diretto da Rob Marshall.

Quando mi hanno proposto il ruolo mi hanno detto che la mia battuta era a pagina 121 del copione. La cerco ma non vedo il mio nome scritto. Richiamo e mi dicono di guardare meglio. Leggo la didascalia e scopro che io facevo parte dell’arredamento. Ho rifiutato il ruolo. Mi avrebbe solo rovinato le vacanze.

Tout nous sépare: recensione del film di Thierry Klifa

Tout nous sépare: recensione del film di Thierry Klifa

Presentato all’interno della Selezione Ufficiale della dodicesima edizione della Festa del cinema di Roma, Tout nous sépare scritto e diretto da Thierry Klifa combina borghesia e mondo criminale in un racconto noir dalle tinte forti.

Il film è ambientato in una cittadina della costa francese, tra Sete e Perpignan. Una madre e una figlia rimangono invischiate, a seguito di un omicidio, in un pericoloso giro criminale.

Il regista delinea due mondi molto diversi tra loro ma che nel corso del film finiscono per intersecarsi. Il primo è quello borghese al quale appartengono le due protagoniste. La macchina da presa si muove soprattutto all’interno della loro grande casa piena di libri e di quadri. Il secondo mondo è quello criminale caratterizzato da squallidi palazzoni (mostrati con campi lunghissimi), combattimenti clandestini tra cani, risse, droga e soldi sporchi. Il mondo criminale viene dipinto con inquadrature nervose, concitate.

Tout nous sépare, la recensione

Per quanto riguarda i personaggi la madre (Louise), interpretata da Catherine Deneuve, è delineata come una donna molto forte che deve proteggere la figlia insabbiando il violento omicidio di cui si è macchiata. Già dalla sua presentazione, mentre sorveglia il cantiere a cui lavora, ne scopriamo le caratteristiche: esercita la sua autorità ma vuole proteggere la facciata per bene che ha adottato in pubblico. La figlia Julia, interpretata da Diane Kruger, è una donna fragile, in contrasto. È storpia e tossicodipendente. Il personaggio ci viene presentato a letto, mentre indossa soltanto una leggerissima camicia da notte. Julia nasconde anche un animo sensibile e innamorato del suo pusher Rodolphe, interpretato da Nicolas Duvauchelle. Quest’ultimo, in coppia con Ben (Ken Samaras), rappresenta una variante a metà tra il mondo criminale, come estrazione, e quello borghese, come sensibilità.

Samaras in particolare è un noto rapper francese e per questo film ha dovuto letteralmente cambiare stile, approccio al modo di esporsi di fronte a un pubblico, sia pure mediato dalla macchina da presa. Nicolas Duvauchelle ha già lavorato con Klifa nel 2011 nel film Le yeux de sa mère. I due attori si contrappongono così a due veterane del cinema, come la Deneuve e la Krueger.

Il film è ben costruito e Klifa si ispira in maniera precisa al cinema di Jean – Pierre Melville, maestro del noir e del poliziesco, indugiando anche in oggetti di scena che omaggiano il genere, come il poster de L’uomo che sapeva troppo di Alfred Hitchcock. Il regista ritrae inoltre in modo efficace l’inevitabile scambio che esiste tra borghesia e criminalità e la conseguente contaminazione reciproca con un sottile richiamo a La caduta degli dei di Visconti.

#RomaFF12: Forzen – Le Avventure di Olaf, il red carpet animato

#RomaFF12: Forzen – Le Avventure di Olaf, il red carpet animato

Enrico Brignano e Serena Rossi hanno sfilato sul tappeto rosso della Festa del Cinema di Roma 2017 per presentare il nuovo cortometraggio Disney, Frozen – Le Avventure di Olaf, in cui tornano a prestare la voce ai personaggi del pupazzo di neve Olaf e della Principessa Anna, ruoli già interpretati per Frozen – Il Regno di Ghiaccio.

Il cortometraggio arriverà al cinema in testa a Coco, nuovo film Disney Pixar. Di seguito le foto dal red carpet:

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Last Flag Flying: recensione del film di Richard Linklater

Last Flag Flying: recensione del film di Richard Linklater

Il mite Doc (Steve Carell), ex marine e reduce dal Vietnam, si ritrova a dover affrontare da solo il grande dolore della perdita del figlio, caduto in Iraq sotto i bombardamenti. Incapace di gestire la situazione, chiede aiuto a due vecchi amici ed ex commilitoni, Sal (Bryan Cranston) e Mueller (Laurence Fishburne).

Sopravvissuti ad una guerra che li ha profondamente cambiati, i tre ex Marines adesso svolgono lavori molto più ordinari; Doc infatti si occupa di amministrazione, l’esuberante Sal ha aperto un bar tutto e Mueller invece ha trovato rifugio e consolazione nella religione, diventando un pastore. Dopo trent’anni passati a tentare di riconquistarsi una nuova normalità, è proprio la guerra a farli ritrovare, spingendoli ad intraprendere un viaggio di crescita e redenzione.

Adattamento per il cinema dell’omonimo romanzo di Darryl Ponicsan, nonché sequel del film del 1973 The Last Detail – anch’esso tratto da un romanzo sempre dello stesso autore -, Last Flag Flying è l’ultima fatica cinematografica di Richard Linklater, presentato in anteprima alla dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma.

leggi anche: RomaFF12: Una Questione Privata, recensione del film dei fratelli Taviani

Dopo aver stregato il mondo intero qualche anno fa con il suo meraviglioso Boyhood, Linklater questa volta ci regala un film completamente diverso da qualsiasi cosa vista finora, un film lontano dalla sua estetica e dal suo stile ma non per questo meno convincente.

Last Flag Flying racconta di uno strampalato viaggio on the road compiuto da tre personaggi davvero bizzarri, segnati da un passato oscuro e desiderosi, chi più chi meno, di fare ammenda. Utilizzando la morte del figlio di Doc come espediente narrativo, Linklater fa un’interessante riflessione sulla morte, la guerra e l’ingombrante patriottismo americano, trasformando però di fatto il suo film in un tragicomico inno alla vita.

Last Flag Flying

Last Flag Flying

Pregno di una comicità molto sofisticata ma diretta, Last Flag Flying ci fornisce un ritratto dell’America ben poco lusinghiero ma poi non così lontano dalla realtà. Grazie ad uno straordinario Bryan Cranston e al suo spassoso Sal, scopriamo un Linklater assai cinico e a tratti sacrilego, pronto a sparare a zero sugli States senza mai fare marcia indietro.

Simile per stile a Elizabethtown – film del 2005 diretto da Cameron Crowe -, Last Flag Flying è un film di un Linklater molto più maturo e consapevole che non ha paura di osare e che si muove tra i generi cinematografici differenti con estrema grazia e leggerezza. Un film quindi importante e a tratti scomodo ma che farà impazzire spettatori di ogni età.

I, Tonya: recensione del film con Margot Robbie

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I, Tonya: recensione del film con Margot Robbie

Il 6 gennaio 1994, Nancy Kerrigan, pattinatrice di figura in procinto di partecipare alle Olimpiadi Invernali, viene aggredita e le viene spezzato un ginocchio. La FBI non ci metterà molto a risalire ai colpevoli e a Tonya Harding, altra pattinatrice, anche lei proiettata verso la competizione. I, Tonya racconta di questo fatto di cronaca, facendone il culmine di una biografia intelligente e graffiante, dedicata all’atleta interpretata da Margot Robbie, qui anche in veste di produttrice.

Alla regia Craig Gillespie (esordio con Lars e una ragazza tutta sua) che sceglie di intrecciare le interviste, realmente rilasciate dai principali protagonisti della vicenda (ricostruite con gli attori), ai fatti. Margot Robbie, balzata agli occhi del mondo con prepotenza dopo The Wolf of Wall Street, sfodera le sue qualità più autentiche che esulano dalla sola bellezza.

L’attrice australiana si trasforma, prima che fisicamente, nei gesti e nei movimenti, nella voce e nell’accento, per portare in vita una figura controversa, un’atleta e una cialtrona, una combattente e una vittima, una donna complessa come la sua storia personale, continuamente tesa tra la violenza della sua sfera privata e la disciplina, la grazia, l’eleganza del pattinaggio, caratteristiche che per lei hanno sempre rappresentato un ostacolo importante. Una trasfigurazione, quella della Robbie, che parte dall’interno e arriva alla frangetta cotonata anni ’90 e alle fattezze fisiche, leggermente più massicce rispetto a quelle che madre natura le ha dato.

I, Tonya, il nuovo film di Craig Gillespie

Cresciuta in una famiglia modesta, Tonya ha dovuto fronteggiare da subito una madre despota, che sembrava non nutrire alcun amore per la bambina e la ragazza, un’altra donna controversa, interpretata da Allison Janney, alla prova con un ruolo sgradevole e scomodo.

Sotto l’occhio di Gillespie, il racconto procede spedito, serrato, con diversi momenti in cui si rompe la quarta parete e i protagonisti si rivolgono allo spettatore, continuamente chiamato in causa a testimone del fatti. Un tono che a tratti diventa commedia nera, a tratti assume le vesti di un heist movie sbilenco, con personaggi surreali eppure basati su persone che hanno effettivamente agito come si vede nel film.

La donna e l’atletaI, Tonya

Il fatto di cronaca, culmine della seconda parte del film, diventa la conclusione di una vicenda sportiva che nemmeno per un minuto smette di essere anche umana. Tonya ha dovuto fronteggiare per tutta la sua vita violenza e sofferenza, abituata soltanto a questo tipo di contatto umano e a dinamiche dispotiche. Una pressione che una persona normale non riuscirebbe mai a sopportare, una solitudine estenuante per ogni persona comune, ma che gli atleti che si giocano anni di allenamento in pochi minuti conoscono bene.

Il film è il ritratto di una donna che non riesce a “stare al gioco”, non riesce a scendere a patti con le regole di apparenza e perbenismo. Un’atleta senza costumi costosi, una donna senza una famiglia tradizionale e armoniosa non può vincere e rappresentare gli USA di fronte al mondo. Poco importa che sia stata la prima donna, nella storia del pattinaggio americano, ad eseguire un triplo axel.

I, Tonya e la determinazione di Margot Robbie

I, Tonya pone un forte accento su questo aspetto, lasciandolo continuamente a fare da sfondo a tutta la vicenda. Il film insiste sull’indigenza in cui è cresciuta la protagonista, sull’impossibilità di avere le stesse chance di chi invece, magari meno dotato, nasce in un contesto benestante.

Oltre al privato, Gillespie mette così in scena anche il pubblico, il sociale, caricando ulteriormente la storia di spessore. Ma basterebbe già solo lo stile adottato, le performance, l’assurdità della vicenda, la scrittura, per rendere I, Tonya un prodotto non solo valido, ma brillante, onesto, brutale. Questo e la determinazione di una Margot Robbie che si rivela davvero una scoperta (o una conferma?) portentosa.

L’America vuole qualcuno da odiare o da amare

Ma non si fa in tempo ad archiviare uno scandalo che la stampa già corre dietro ad altro, dimostrandosi la vera e propria history maker del nostro tempo. Mentre le troupe televisive accampate fuori dalla casa di Jeff Gillooly (ex marito, interpretato da Sebastian Stan) smontano le proprie attrezzature, prima che i condannati vengano portati in prigione, la tv manda le immagini dell’arresto di O.J. Simpson.

Era il giugno del 1994, appena sei mesi dopo l’aggressione subita da Nancy Kerrigan, e l’attenzione dell’America si concentrava sul più grande scandalo della sua storia, fino a quel momento. Perché gli americani vogliono qualcuno da amare, vogliono qualcuno da odiare, e vogliono che sia semplice farlo.

Stronger: recensione del film con Jake Gyllenhaal

Stronger: recensione del film con Jake Gyllenhaal

Stronger apre con il 15 Aprile 2013 un’evento catastrofico scosse le vite di tantissime persone in una delle città più tranquille del Nord America: due ordigni vennero fatti esplodere tra la folla al traguardo della Maratona di Boston, un attentato che portò alla morte di 3 persone e oltre 50 feriti. I numerosi fotografi presenti all’evento immortalarono fin da subito la tragica situazione e alcune foto in particolare fecero il giro del mondo, portando in prima pagina uomini e donne che ne divennero così involontariamente protagonisti e simbolo.

Jeff Bauman fu uno di loro: coperto di sangue, su una sedia a rotelle accompagnato da un uomo con il cappello da cowboy, guardava confuso davanti a se mentre realizzava di aver appena perso le gambe nell’esplosione. Lui incarnò così il simbolo del “Boston Strong” quella forza di riprendersi, non arrendersi davanti al nemico e andare avanti, anche se con due arti in meno.

Quello che però quella fotografia non raccontava e quello che le persone però non potevano capire, era ciò che quel ragazzo stava passando. Ed è questa storia, questo spaccato di vita di una persona qualsiasi che si ritrova per caso al centro di uno degli attentati più feroci di quegli anni, che viene raccontata in Stronger, film di David Gordon Green presentato in Selezione Ufficiale alla Festa del Cinema di Roma 2017.

Vedi anche: Jake Gyllenhaal re del tappeto rosso

Stronger
Jake Gyllenhaal in Stronger

In Stronger Jeff (Jake Gyllenhaal) è un ragazzo che lavora in un grande supermercato della zona, abita con la sconclusionata e rumorosa madre divorziata (Miranda Richardson) e vive le partite di baseball al Fenway Park come la sua religione. Come tanti ragazzi della sua età non riesce ad impegnarsi seriamente e per questo motivo Erin (Tatiana Maslany) continua a lasciarlo: è interessata a lui ma molto frustrata dal suo comportamento. Quando scopre che lei correrà la Maratona per raccogliere fondi per l’ospedale in cui lavora, Jeff decide di andare a fare il tifo per lei al traguardo per accoglierla con un grande cartellone e così, magari, riconquistarla. Il resto, purtroppo, è storia.

Recensione del film Stronger

Bauman fu essenziale nelle investigazioni che portarono alla cattura del secondo terrorista, ma ciò che i media non raccontarono, fu svelato da lui un anno dopo l’attentato in un libro memoir scritto insieme a Brett Witter. Ed è proprio in questa zona d’ombra, che il film di David Gordon Green si focalizza. Non tanto sull’attentato in se, già portato sullo schermo egregiamente da Mark Wahlberg in Boston-Caccia all’uomo, uscito lo scorso aprile, ma sul “dopo”. Grande attenzione nei dettagli, alle espressioni del viso, a gli sguardi tra i personaggi, alle emozioni trattenute e a quelle sfociate all’improvviso con violenza, ma soprattutto grande cura nel voler mostrare anche le parti più brutte, intime e nascoste e tutto quello che può passare nella testa di una persona in quella situazione.

Stronger

Jake Gyllenhaal ancora una volta si conferma un grande interprete, capace di esprimere il dramma dello stress post-traumatico, anche solo attraverso un silenzio. Peccato non aver avuto da lui una scena di quelle che possono consacrare una performance, quasi che non sia riuscito a sfogare tutto il mondo di pensieri ed emozioni che era riuscito a capire e fare suo. Ma Stronger è senza dubbio un film corale: certo il trauma lo ebbe Jeff, ma come in un classico effetto domino, la cosa si ripercosse su tutte le persone intorno a lui e così, il cast variegato ha dato un grandissimo supporto a Gyllenhaal.

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Nonostante tutte queste premesse però, c’è qualcosa che manca. Forse perché è difficile empatizzare con il protagonista, forse perché se si levasse l’attentato dall’equazione la storia non sarebbe così speciale o forse perché semplicemente non ci troviamo davanti ad un eroe, cosa che Bauman sa bene. Ma questo è allo stesso tempo anche il punto di forza del film, perché ci ritroviamo sullo schermo la storia di una persona normale, che come tutti fa errori, si complica la vita, sbaglia, impara e, infine, si riprende.

Stronger è un film che commuove, colpisce, fa arrabbiare ma che ti lascia anche tanta positività, perché se ce l’ha fatta Jeff Bauman a rialzarsi, perché non dovremmo noi?

#RomaFF12: Mazinga Z Infinity, recensione del film di Junji Shimizu

A 45 anni dall’esordio, arriva su grande schermo Mazinga Z Infinity, il nuovo film della Toei Animation con protagonista il capostipite dei mech nato dalla mente di Go Nagai.

In un mondo futuristico e pacifico, la tecnologia dell’energia fotonica ha rivoluzionato il modo di vivere, l’eroe di guerra Koji Kabuto si è ritirato dalla prima linea, trasformandosi in un ricercatore, mentre Tetsuya continua a combattere a bordo del suo robot. Ma quando alle falde del Fuji viene fatta una misteriosa e minacciosa scoperta, gli eroi di ieri e di oggi dovranno far fronte comune per arginare una nuova minaccia che mira a distruggere la Terra.

Tecnicamente, la scelta vincente di Mazinga Z Infinity consiste nell’utilizzo armonico di CGI e animazione tradizionale, tecniche che si fondono alla perfezione specialmente nelle concitate scene di battaglia.

Con una efficace operazione nostalgia, il nuovo lungometraggio d’animazione della Toei mette i fan storici del robot gigante di fronte a una realtà tragica: il tempo passa inesorabile, e se l’affetto verso il ricordo del fan bambino resta immutato, l’approccio degli adulti verso un linguaggio così buonista risulta adesso difficile da digerire, con tanto di tirate paternaliste su quanto sia importante avere una famiglia e dei figli.

#RomaFF12: Go Nagai racconta il suo Mazinga Z Infinity

La scelta di Mazinga Z Infinity è quella di accorpare generazioni e personaggi (Koji e Tetsuya), costruendo un film proiettato verso il futuro, magari il primo tassello di un nuovo franchise, un nuovo inizio. L’ecosostenibilità, l’importanza dei valori della famiglia e dell’eredità regalano un quadro ottimista per quanto didascalico che riesce a dare coesione al film, rimanendo fedele alle tematiche più care all’originale.

Nell’Era cinematografica post-Pacific Rim, quando Godzilla e King Kong stanno finalmente congiungendosi ufficialmente sul grande schermo in quello che promette di essere un nuovo universo condiviso, l’ennesimo, il ritorno di Mazinga, il primo dei mech, sul grande schermo nella sua indissolubile connessione con il Paese in cui è nato, riappropria la cultura giapponese di uno dei fenomeni più caratterizzanti dell’anime e della cultura del Sol levante.

Mazinga Z Infinity rientra a pieno nel fenomeno delle operazioni nostalgia che non prova a parlare al pubblico di oggi, ma ai fan storici, ormai adulti ma ancora amanti del mecha.

Avengers Infinity War: Vin Diesel sull’evoluzione di Groot

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Avengers Infinity War: Vin Diesel sull’evoluzione di Groot

Con l’arrivo dei Guardiani della Galassia in Avengers Infinity War molti fan del Marvel Cinematic Universe si chiedono da tempo quale evoluzione di Groot dovranno aspettarsi dalla pellicola diretta dai fratelli Russo. A rivelare alcuni dettagli sul personaggio ci ha pensato Vin Diesel, storica voce di Groot.

“Sì, interpreto teenage Groot. È davvero divertente, molto divertente. Non posso dire molto a riguardo, ma sta maturando e vedrete una sua versione teenager che troverà un mentore a cui guardare e su cui modellarsi. Il personaggio è eccezionale e i film saranno fantastici. Abbiamo un cast meraviglioso e due grandissimi registi. I Russo permettono agli attori di amalgamarsi sulle scene e permettono ad ognuno di noi di avere i nostri momenti”.

Avengers: Infinity War – nuovo bootleg del trailer

La sinossi: Mentre gli Avengers continuano a proteggere il mondo da minacce troppo grandi per un solo eroe, un nuovo pericolo emerge dalle ombre cosmiche: Thanos. Despota di intergalattica scelleratezza, il suo scopo è raccogliere le sei gemme dell’Infinito, artefatti di un potere sconfinato, e usarle per piegare la realtà a tutto il suo volere. Tutto quello per cui gli Avengers hanno combattuto ha condotto a questo punto – il destino della Terra e l’esistenza stessa non sono mai state tanto a rischio.

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Avengers: Infinity War arriverà al cinema il 4 Maggio 2018. Christopher Markus e Stephen McFeely si occuperanno della sceneggiatura del film, mentre la regia è affidata a Anthony e Joe Russo.

Il cast del film al momento è composto da Cobie Smulders, Benedict Cumberbatch, Chris Pratt, Vin Diesel, Scarlett Johansson, Dave Bautista, Karen Gillan, Zoe Saldana, Brie Larson, Elizabeth Olsen, Robert Downey Jr., Sebastian Stan, Chris Hemsworth, Chris Evans, Tom Holland, Bradley Cooper, Samuel L. Jacksson, Jeremy Renner, Paul Rudd, Peter Dinklage, Mark Ruffalo, Josh Brolin, Paul Bettany, Benedict Wong, Pom Klementieff e Chadwick Boseman.

Fonte: Comic Book Movie

Jurassic World: Il Regno Distrutto, Jeff Goldblum ancora sul suo ritorno

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Nonostante solo pochi giorni fa Jeff Goldblum abbia rilasciato alcune dichiarazioni sul ritorno di Ian Malcom in Jurassic World: Il Regno Distrutto, l’attore è tornato nuovamente sulla questione rivelando che la sua sarà una “breve” partecipazione al film che vede protagonisti Chris Pratt Bryce Dallas Howard.

“Si tratta di una piccola parte, potrebbero tagliarla interamente! Ma se rimarrò sarò un rametto di prezzemolo o un piccolo contorno, ma spero con un certo impatto!”.

Jurassic World: Il Regno Distrutto – il poster italiano

Il film uscirà al cinema il 22 giugno 2018Chris Pratt Bryce Dallas Howard torneranno nei panni dei protagonisti. Nel cast anche Geraldine Chaplin. Alla regia ci sarà Juan Antonio Bayona (The Impossible, A Monster Calls). Nel cast anche Daniella Pineda in un ruolo importante, Justice Smith, Toby Jones, James Cromwell e Rafe Spall.

La prima immagine ufficiale da Jurassic World: Il Regno Distrutto

Jurassic World: Il Regno Distrutto si baserà su una sceneggiatura di Derek Connolly e Colin Trevorrow. A produrre la pellicola saranno Belén Atienza, Patrick Crowley e Frank Marshall. Produttori esecutivi invece saranno Steven Spielberg, Colin Trevorrow e Thomas Tull.

Fonte: Comic Book Movie

Thor: Ragnarok, svelato il motivo del passaggio dai 100 ai 130 minuti

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Thor: Ragnarok è in finalmente giunto nelle nostre sale con una durata di circa 130 minuti. Tuttavia in origine il regista Taika Waititi era intenzionato a non sforare le 2 ore di durata, chiudendo la pellicola a circa 100 minuti. A chiarire il perché di questo cambio di rotta ci ha pensato lo stesso Waititi in una recente intervista:

“C’è stato un tempo in cui la durata era di 100 minuti. Avevamo anche finito i reshoots quindi sapevamo che saremmo arrivati a questa durata, credevo veramente che ci saremmo fermati sui 100 minuti o comunque non oltre le 2 ore. Tuttavia dopo il Comic Con abbiamo deciso di inserire altre battute nel film.”

Dunque potremmo dire che l’ottima accoglienza da parte del pubblico di questa inedita vena comica della serie ha di fatto portato la produzione ad allungare la pellicola inserendo nuovi intermezzi “comici”.

Thor: Ragnarok – il trailer italiano

Thor: Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.

Nelle new entry invece si annoverano il premio Oscar Cate Blanchett (Blue JasmineCenerentola) nei panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum(Jurassic ParkIndependence Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico Grandmaster, Tessa Thompson (CreedSelma) interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel.

La trama di Thor: Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi amici Avengers, l’incredibile Hulk.

Fonte: Comic Book Movie

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