Oltre ad essere una delle pellicole
più iconiche del cinema degli anni ’90, Forrest Gump è anche annoverato tra i ruoli
più amati di Tom Hanks, che di fatto riuscì a conquistare
per quell’interpretazione il suo secondo Oscar come migliore attore
protagonista nel 1995, eguagliando un record detenuto nella storia
soltanto dall’iconico Spencer Tracy: riuscire a vincere due Oscar
al migliore attore consecutivamente (già l’anno precedente infatti,
nel 1994, Hanks era stato premiato per
Philadelphia).
Adesso, è stato lo stesso attore a
rivelare un dettaglio alquanto particolare sul film di Robert Zemeckis, a dimostrazione di quanto il
progetto fosse davvero importante per entrambi. Il dettaglio in
questione fa riferimento ad una memorabile scena del film:
svegliatosi e resosi conto della fuga della sua amata Jenny,
Forrest si alza ed inizia a correre, partendo da casa sua e
arrivando fino alla fine della strada, poi della città, poi
dell’Alabama; corre quindi fino all’oceano Pacifico e poi
indietro fino a quello Atlantico, suscitando l’attenzione
mediatica e l’ammirazione della gente.
Ebbene, come rivelato da Tom Hanks in una recente intervista con
Graham
Bensinger, quella scena non sarebbe neanche dovuta esistere. A
quanto pare la Paramount Pictures non aveva intenzione di stanziare
fondi per la sua realizzazione, mentre Zemeckis riteneva che la
scena in questione fosse di vitale importanza ai fini della storia.
Per questo motivo – come spiegato proprio da Hanks -, sono stati
lui e Zemeckis a mettere a disposizione dei soldi per realizzare la
sequenza. Di seguito le dichiarazioni complete dell’attore:
“Lo studio disse semplicemente:
‘Non possiamo affrontare economicamente la corsa interstatale, non
puoi girarla’. E Bob Zemeckis disse: ‘È una parte del film troppo
importante, non posso toglierla. Dobbiamo trovare un modo per far
funzionare la cosa economicamente’. Ma loro continuavano a dire di
no. Venni a sapere della cosa e rimasi spiazzato, perché Bob mi
disse: ‘C’è questa corsa che costerà X dollari. Io e te ci
accolleremo la spesa e la recupereremo’. Dicemmo allo studio che
avremmo recuperato la cifra, ma che loro dovevano condividere con
noi una porzione maggiore dei profitti. Lo studio accettò. Durante
le riprese, però, si presentò una situazione analoga. Ci dissero:
‘Non possiamo assicurarci la copertura dell’assicurazione per via
delle condizioni meteo. Non potete girarla’. E io e Bob ci
accollammo tutto. Alla fine fu tutto molto più facile.”
Forrest Gump mette
notoriamente il suo protagonista al centro di un gran numero di
importanti eventi storici, ma molti non conoscono le ispirazioni
reali che stanno dietro al personaggio. Tra i film più amati di
tutti i tempi, questo lungometraggio del 1994 è oggi considerato un
classico dei giorni nostri. Interpretato da Tom Hanks, vincitore di un premio Oscar,
l’adattamento segue gli eventi della vita di Forrest, dalla sua
infanzia in Alabama fino al servizio militare in Vietnam, passando
per le sue scelte professionali di successo, fino all’incontro con
il figlio Forrest Gump Jr. alla fine del film.
Gli eventi storici in cui Forrest
Gump è coinvolto nel corso del film variano da quelli relativamente
oscuri fino ad alcuni degli eventi più significativi della storia
americana moderna, cementando il personaggio come icona della
cultura pop. Non solo Forrest presta servizio nella guerra
del Vietnam, ma incontra anche i presidenti John
F. Kennedy, Lyndon B. Johnson e
Richard Nixon, rappresenta gli Stati Uniti in una
partita di ping-pong contro la Cina e ispira una
delle canzoni più famose di John Lennon.
L’accuratezza storica del ruolo di Forrest in questi eventi è
ovviamente fittizia, ma il film lo presenta come una figura chiave
in molti momenti significativi.
Forrest incontra JFK
Partiamo proprio dall’incontro con
JFK. Come giocatore di successo dell’Università dell’Alabama nella
storia vera di Forrest Gump, il protagonista
viaggia con la squadra di football Collegiate All-American per
incontrare il Presidente John F. Kennedy alla Casa
Bianca nel 1963. Quando racconta la maggior parte degli eventi
storici, Forrest Gump alterna il Forrest dei finti telegiornali
alla sua presenza fisica all’evento. Forrest è stupito da tutto il
cibo e le bevande gratuite lì presenti e beve almeno 15 bottiglie
di Dr Pepper.
Quando la squadra di football
incontra poi il presidente, Forrest riesce solo a dire “Devo
fare pipì” mentre stringe la mano a JFK. Poi racconta come,
poche settimane dopo, il presidente fu assassinato a Dallas, in
Texas. Mentre Forrest Gump voleva un motivo
narrativo facile per cui Forrest potesse incontrare JFK,
l’occasione a cui si ispira non è mai accaduta. La squadra
Collegiate All-American Football fu annunciata il 6 dicembre 1963,
mentre JFK fu assassinato il 22 novembre di quello stesso anno. Si
tratta dunque di una forzatura narrativa che altera ulteriormente
la realtà.
Forrest Gump nella guerra del
Vietnam
Molti degli eventi storici in
Forrest Gump, come anticipato, sono presenti come
brevi frammenti di quella che è la narrazione della storia
americana sullo sfondo, mentre la guerra del Vietnam occupa invece
una quantità sostanziale di tempo nella vita di Forrest negli anni
’60 e ’70. Egli si arruola nel 1967 con il 47° reggimento di
fanteria, un vero reggimento degli Stati Uniti che risale alla
prima guerra mondiale. Forrest crede che la sua divisione stia
cercando un uomo solo di nome “Charlie”, che in realtà è il
soprannome dato dagli Stati Uniti ai nordvietnamiti. Fa amicizia
con gli altri uomini del suo battaglione, soprattutto con
Bubba, un neurodiverso del Sud che chiede a
Forrest di entrare con lui nel business dei gamberi.
Bubba viene però tragicamente ucciso
sul campo di battaglia e Forrest, ferito, viene mandato in un
centro medico dell’esercito. Molti veterani della guerra del
Vietnam hanno lodato le scene di battaglia di Forrest Gump per
l’accuratezza di ciò che hanno vissuto. L’aspetto che molti hanno
criticato è il suo sprint attraverso il campo, che sarebbe
estremamente improbabile da eseguire con successo sul campo di
battaglia, a meno che non si tratti di un corridore straordinario
come Forrest. Sebbene non sia specifica della guerra del Vietnam,
la storia vera di Forrest Gump tratta anche del difficile ritorno
dalla guerra di veterani gravemente feriti come il tenente Dan,
amico di Forrest.
La marcia contro la guerra al
Pentagono
Durante il congedo dall’esercito,
Forrest Gump torna negli Stati Uniti e visita Washington D.C.
Mentre passeggia per scattare foto, una donna lo scambia per un
membro dei “Veterani del Vietnam contro la guerra in Vietnam”.
Viene allora coinvolto nella marcia del gruppo fino al palco
centrale della manifestazione contro la guerra al Pentagono. Un
uomo che indossa una maglietta con la bandiera americana e che
“dice continuamente la parola con la ‘F’” lo porta sul palco
davanti a una folla numerosissima per parlare. Un soldato stacca
però gli altoparlanti e interrompe l’intero discorso di
Forrest.
Tuttavia, un’informazione importante
di questo evento, tralasciata dal film, è il nome dell’uomo con la
camicia con la bandiera americana: Abbie Hoffman.
Egli era un noto attivista tra la fine degli anni ’60 e l’inizio
degli anni ’70, interpretato da Sacha Baron Cohen nel film Il processo ai 7 di Chicago. La partecipazione di
Forrest all’evento è naturalmente del tutto fittizia. Ciò che il
film ha però reso bene è la dimensione della folla e il suo
entusiasmo: oltre 50.000 manifestanti di diversa provenienza, tra
cui hippy, veterani di guerra, professionisti della classe media e
attivisti neri, vi parteciparono.
La partita di ping-pong con la
Cina
Mentre si riprende dalla ferita
nell’ospedale militare, Forrest diventa un talentuoso giocatore di
ping-pong. Alla fine viene inviato dal Presidente Richard
Nixon a giocare nella squadra americana di ping-pong in
Cina. L’evento divenne noto come “diplomazia del
ping-pong” per la sua natura strumentale nel sanare le
relazioni tra Stati Uniti e Cina. Forrest fece parte di uno dei
primi gruppi statunitensi ad entrare in Cina dopo oltre 20 anni e
tornò a casa come maestro di ping-pong e celebrità internazionale.
La rappresentazione dell’evento è abbastanza accurata se si
sostituisce Forrest con Glenn Cowan, che ha
effettivamente assunto il titolo di celebrità del ping-pong.
La Cina e gli Stati Uniti sono stati
in conflitto per i precedenti 20 anni, con un embargo cinese sugli
americani, finché non hanno capito che il ping-pong internazionale
poteva unire le nazioni. Il giocatore statunitense Glenn Cowan
incontrò così il giocatore cinese Zhuang Zedong ai
Campionati mondiali di tennis da tavolo del 1971 in Giappone,
permettendo alle due nazioni di trovare un terreno comune per
riparare le loro relazioni diplomatiche. L’evento a cui Forrest
partecipò ebbe luogo nell’aprile del 1971, dopo che Mao
Zedong e Richard Nixon si accordarono per permettere alla
squadra americana di ping-pong di disputare partite per una
settimana in Cina.
L’intervista con John Lennon
L’abilità di Forrest nel ping-pong
lo trasforma in una celebrità nazionale, facendogli guadagnare un
posto nel Dick Cavett Show accanto a John Lennon
dei Beatles. Quella reale intervista, che avvenne l’8 settembre del
1971, viene dunque modificata per aggiungere Gump, la cui presenza
ispirerà il testo della canzone di successo di Lennon
“Imagine”. Nell’intervista reale c’era in realtà la moglie
di Lennon, Yoko Ono, al posto di Forrest. La
versione del film dell’intervista a Dick Cavett prevede invece che
quest’ultimo faccia domande sul servizio militare e sul periodo
trascorso in Vietnam da Forrest, suscitando così in Lennon l’idea
di una canzone contro la guerra.
Lo scandalo Watergate
Infine, Forrest racconta come la
squadra di ping-pong degli Stati Uniti sia poi stata invitata alla
Casa Bianca per incontrare il Presidente Nixon, il quale lo manda
personalmente in un hotel “più bello” del complesso Watergate.
Quella sera, Forrest vede degli uomini in un altro edificio che
frugano in un ufficio con delle torce elettriche. Pensando che gli
uomini stiano cercando di trovare una scatola di fusibili, Forrest
telefona all’hotel per informarli e inviare la manutenzione. La
scena successiva di Forrest Gump taglia
direttamente sul discorso di dimissioni di Nixon in televisione,
indicando che Forrest era responsabile della denuncia dello
scandalo Watergate.
Lo scandalo Watergate è un
famigerato scandalo politico che coinvolge un’irruzione nella sede
del Comitato Nazionale Democratico a Washington D.C., presente
negli eventi storici di Forrest Gump. Un’indagine
sul Watergate e su Nixon fu presto condotta dopo che alcuni
informatori fornirono informazioni ai giornali nazionali, e Nixon
si dimise dall’incarico. Sebbene il film fornisca un modo ingenuo
per coinvolgere Forrest nel Watergate, nella realtà la rivelazione
dello scandalo non venne da un osservatore che soggiornava
nell’hotel di fronte. Inoltre, la squadra di ping-pong degli Stati
Uniti non ha mai soggiornato all’Hotel Watergate né ha incontrato
il Presidente Nixon alla Casa Bianca nel giugno 1972.
Le vere fonti di ispirazioni per
Forrest Gump
Sebbene gli eventi storici di
Forrest Gump siano molto reali, Forrest non lo è. Tuttavia, il
personaggio è stato direttamente ispirato da una manciata di
persone reali. Il primo è Sammy Lee Davis, un
veterano della guerra del Vietnam la cui storia è decisamente
simile a quella di Forrest. Gli altri sono amici di Winston
Groom, autore del romanzo originale di Forrest
Gump, tra cui Jimbo Meador, che ha
ispirato direttamente la compagnia di gamberi di Forrest, e
George Radcliff, il cui modo di parlare è simile a
quello di Forrest. Quello di Gump è dunque tecnicamente un
personaggio di fantasia, ma condivide tratti e storie con queste
tre figure reali.
La vita reale di Sammy Lee Davis
durante la guerra del Vietnam è infatti molto simile a quella del
protagonista del film. Entrambi gli uomini furono coinvolti in
imboscate che li portarono a salvare diverse vite e a subire ferite
da proiettile sui rispettivi glutei. In effetti, il filmato di
Forrest che riceve la Medaglia d’Onore da Lyndon B. Johnson
sovrappone Hanks a Davis, a riprova del legame esistente tra i due
uomini. Degli altri ispiratori, Jimbo Meador è stata la fonte di
riferimento per l’idea della barca per gamberi di Forrest, in
quanto possedeva una barca sul fiume delta e lavorava nella
lavorazione dei frutti di mare.
Forrest Gump sarà dunque anche un
personaggio di fantasia, ma il suo impatto sulla cultura pop è
molto reale. Poiché il film lo vede coinvolto in così tanti eventi
storici reali, è naturale pensare che ci sia stata una figura reale
che lo ha ispirato direttamente. Sebbene il fatto che non lo sia
possa far sembrare falsi alcuni aspetti di Forrest Gump, in realtà
conferisce una maggiore credibilità al vero significato del film:
Forrest Gump è in realtà l’incarnazione dell’americano medio, e il
suo ruolo in così tanti eventi storici chiave è un’affermazione di
come la persona media sia parte della storia tanto quanto qualsiasi
figura di alto profilo.
Il film del 1994 del regista
Robert Zemeckis, Forrest
Gump – con Tom
Hanks nei panni del protagonista – sarà oggetto di un
remake di Bollywood. Mentre come ogni film, Forrest
Gump ha i suoi detrattori, l’adattamento di Zemeckis
dell’omonimo romanzo del 1986 di Winston Groom è
riuscito a catturare il cuore degli spettatori al momento della sua
uscita.
Realizzato con un budget di $ 55
milioni, Forrest Gump è arrivato fino a quasi $
700 milioni al botteghino mondiale, un totale sbalorditivo per un
film che pochi si aspettavano essere un successo.
Forrest Gump è
stato anche uno dei film preferiti della critica, andando a vincere
sei premi Oscar, incluso il miglior film. Molti sostengono che
Le ali della libertà o Pulp
Fiction meritassero di più il premio, ma c’è anche chi
arriva a dire che Forrest Gump è proprio un brutto
film. Inoltre, il film di Zemeckis è stato selezionato per la
conservazione nella Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti nel
2011, un onore dato solo a meno di 1000 film, fino ad oggi.
Anche considerando l’enorme successo
di Forrest Gump nel 1994, è improbabile che molti
si aspettassero di leggere oggi le notizie di THR che il film
drammatico di Zemeckis sarà rifatto da Bollywood, l’industria
cinematografica indiana in lingua hindi. Come ormai molti dei fan
del cinema sanno, l’India produce effettivamente più film di
qualsiasi altro mercato, a volte anche 2000 all’anno. Ora,
Bollywood si prepara a una nuova versione del film la cui battuta
più famosa recita “la vita è come una scatola di
cioccolatini“.
A interpretare la versione indiana
di Forrest ci sarà Aamir Khan, il cui curriculum
vanta già dozzine di film. La pellicola si intitolerà Lal
Singh Chadha e sarà diretta da Advait Chandan. Chissà cosa
ne pensavo Zemeckis e Tom Hanks!
Uno dei più celebri e premiati film
degli anni Novanta è ForrestGump, diretto dal regista Robert
Zemeckis. Questi segnò profondamente il decennio,
ripercorrendo gli ultimi trenta, intensi, anni di storia americana,
portando in scena situazioni, personaggi o battute divenute
iconiche. Inoltre, è stato caldamente apprezzato per le novità
introdotte in materia di CGI, contribuendo al perfezionamento di
tali effetti speciali. Delicato e toccante, il film è oggi
considerato a livello mondiale come un grande classico.
Ecco 10 cose che non sai di
Forrest Gump.
Parte delle cose che non sai sul
film
Forrest Gump: la trama del
film
10. Viene narrata
l’incredibile vita del protagonista. La pellicola segue la
storia di Forrest Gump (TomHanks), un uomo dotato di uno sviluppo
cognitivo inferiore alla norma. Durante il corso della sua ricca
vita, questi si ritroverà coinvolto in alcuni dei principali eventi
della storia statunitense, dalla guerra in Vietnam alla cultura
hippy, dal diventare una stella del ping-pong al conoscere
personaggi come Elvis Presley, John Lennon e Richard Nixon. In
mezzo a tutto ciò, non dimenticherà mai la donna di cui è
innamorato: Jenny (Robin
Wright).
9. La storia è tratta da un
romanzo. L’idea per il film nasce nel momento in cui si
decide di realizzare una trasposizione dell’omonimo romanzo
pubblicato nel 1986 da Winston Groom. Tuttavia, la pellicola finì
con l’essere soltanto “liberamente ispirata”, poiché molti degli
eventi presenti nel libro vengono riadattati, e la sua struttura
viene pressoché modificata in favore del linguaggio
cinematografico.
Forrest Gump: i premi vinti dal
film
8. Ha vinto numerosi premi
Oscar. Il film risultò essere il più premiato del 1995, ed
in particolare arrivò a vincere sei premi Oscar a fronte di tredici
nomination. Tra questi si annoverano quelli per il miglior film, la
miglior regia, il miglior attore protagonista e i migliori effetti
speciali. In tutto, Forrest Gump arrivò a vincere ben
44 premi su 74 nomination in diverse cerimonie da tutto il
mondo.
Forrest Gump: la colonna sonora
del film
7. È ricca di grandi
successi. All’interno del film, che ripercorre oltre
trent’anni di storia americana, sono presenti alcuni tra i brani
più celebri di quegli anni, come Hound Dog, di Elvis
Presley, All Along theWatchtower, di Jimi
Hendrix, People areStrange, dei The Doors,
Fortunate Son, dei Creedence Clearwater Revival, Mrs.
Robinson, di Simon & Garfunkel e Blowin in the wind,
di Bob Dylan. La colonna sonora del film fu inoltre uno tra gli
album più venduti di sempre negli Stati Uniti, con oltre 12 milioni
di copie.
Forrest Gump: la celebre corsa del
protagonista
6. È una delle sequenze più
celebri del cinema. Verso la fine del film, il
protagonista inizia a correre semplicemente per il desiderio di
farlo. Questa sua voglia si trasforma inaspettatamente in una corsa
ininterrotta della durata di oltre tre anni. Divenuta estremamente
celebre, la sequenza è oggi ricordata come una delle più
affascinanti metafore sull’America, ed è stata presa come filosofia
di vita, venendo citata in diversi contesti e occasioni.
Parte delle cose che non sai sul
film
Forrest Gump: il cast del
film
5. È il film che ha reso
Tom Hanks una star. A dar volto all’iconico protagonista,
è l’attore Tom Hanks, all’epoca ancora poco
conosciuto. Proprio per questo motivo, Hanks non percepì un vero e
proprio compenso, ma solo una percentuale degli incassi. Ciò gli
permise alla fine di guadagnare circa 40 milioni di dollari,
all’epoca una cifra notevolmente alta.
4. Ha improvvisato una
celebre battuta. Nella sceneggiatura non vi è traccia
della frase “il mio nome è Forrest Gump. La gente mi chiama
Forrest Gump”. Questa fu infatti improvvisata dall’attore, e
al regista piacque a tal punto che decise di tenerla all’interno
del film. In seguito, sarebbe divenuta una delle battute più
celebri del film.
3. Hanks ha richiesto un
requisito fondamentale per il film. Prima di accettare il
ruolo, l’attore ha espressamente richiesto al regista e ai
produttori che la ricostruzione storica narrata avvenisse in modo
estremamente preciso. Per far ciò, si è dunque operata una lunga
ricerca sugli eventi previsti da sceneggiatura. Solo a quel punto,
Hanks accettò il ruolo.
Forrest Gump: non è mai stato
realizzato il sequel
2. Si è a lungo tentato di
riportare il personaggio al cinema. Dato il successo del
film, l’autore del romanzo decise di scrivere un seguito alla sua
storia. Si cercò allora di adattare anche questa in un
lungometraggio, ma il progetto morì in seguito al rifiuto di Hanks
di riprendere il ruolo. Per la produzione, sostituire l’attore era
impensabile, e si decise pertanto di abbandonare il progetto.
Forrest Gump: le frasi migliori
del film
1. È ricco di frasi
divenute celebri. Tutti almeno una volta nella vita hanno
recitato una delle tante celebri battute del film. In Forrest
Gump sono infatti contenute alcune della frasi più note del
cinema. Ecco le migliori:
– “Perché non mi ami Jenny, non
sono un uomo intelligente, ma so che cos’è l’amore.” (Forrest
Gump)
– “Mamma diceva sempre: la vita
è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti
capita” (Forrest Gump)
– “Stupido è chi lo stupido
fa” (Forrest Gump)
– “Da quel giorno stemmo sempre
insieme, Jenny e io, come il pane e il burro.” (Forrest
Gump)
– “Quel giorno, non so proprio
perché decisi di andare a correre un po’, perciò corsi fino alla
fine della strada, e una volta li pensai di correre fino la fine
della città, pensai di correre attraverso la contea di greenbow,
poi mi dissi, visto che sono arrivato fino a qui tanto vale correre
attraverso il bellissimo stato dell’ Alabama, e cosi feci.”
(Forrest Gump)
Quello del
thriller è da sempre uno dei generi più popolari e amati del
cinema. Film appartenenti a questo si sono visti declinati in tutti
i modi possibili, pur mantenendo sempre le stesse caratteristiche
di base. Ci sono poi opere che traggono ispirazione da eventi
realmente accaduti, e tra questi si colloca Formula per
un delitto, diretto nel 2002 da Barbet
Schroeder, regista candidato all’Oscar per il
film Il mistero Von Bulow. Con questo suo film, uno
degli ultimi da lui diretti, si è così confrontato con la storia
scritta da Tony Gayton, incentrata su di un
omicidio apparentemente perfetto ma che, come ogni delitto,
presenta in sé anche le cause del proprio smascheramento.
Come accennato, la vicenda qui
narrata è ispirata ad un fatto di cronaca realmente accaduto negli
anni Venti del Novecento, ovvero l’omicidio perpetrato dagli
studenti Leopold e Loeb. Un
evento che ha avuto un grande impatto nella cultura di massa,
divenendo in più occasioni oggetto di rielaborazione per opere
cinematografiche. Tra le più celebri si ricordano Nodo alla
gola, diretto dal maestro Alfred Hitchcock, e
Funny Games di Michael Haneke. Con il
film del 2002 si riporta dunque al cinema tale storia, adattata
ovviamente al proprio tempo. Presentato fuori concorso al Festival
di Cannes, Formula per un delitto non ottenne da
subito un particolare favore di critica e pubblico, passando in
sordina al suo debutto in sala.
Con gli anni ha però acquisito lo
status di cult, ed è divenuta un’opera che tutti gli amanti del
genere riguardano con piacere, ritrovandovi tutti gli elementi più
classici relativi all’omicidio e alle relative indagini. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla vera storia che ha
ispirato il film. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La trama di Formula per un
delitto
Protagonisti del film sono
Richard Haywood e Justin
Pendleton, compagni di scuola i quali nutrono il desiderio
di mettere in pratica le regole per commettere l’omicidio perfetto,
quello che nessun potrà mai risolvere. Dopo aver studiato e
preparato tutto nei dettagli, i due giovani passano così al rapire
un’innocente e casuale vittima. Per evitare che il delitto possa
essere ricondotto a loro, fanno in modo che la colpa ricada sul
bidello Ray Feathers, il quale non è nuovo allo
spaccio di marijuana tra gli studenti. Quando il corpo della
vittima viene ritrovato in un sacco, le indagini hanno inizio.
Per i due ragazzi, convinti
dell’accuratezza di quanto fatto, sorge così il più grande degli
imprevisti. A gestire il caso è infatti la detective Cassie
Mayweather, esperta e assolutamente non disposta a scedere
a compromessi. Questa, infatti, individua da subito una serie di
tracce che farebbero ricadere la colpa sui due ragazzi,
sopravvalutatisi nelle rispettive capacità. A causa dell’influenza
dei genitori di Richard, però, Cassie si vede privata del caso.
Dovrà a questo punto operare in autonomia, trovando il modo di
smascherare quelli che ritiene i veri colpevoli del caso.
Formula per un delitto: il
cast del film
Ad interpretare la determinata
detective Cassie Mayweather vi è l’attrice premio Oscar Sandra Bullock.
Questa non era nuova a film di questo genere, ma era
prevalentemente conosciuta per diverse commedie romantiche. Con
questo ruolo contribuì dunque una volta di più a dimostrare le
proprie capacità anche con personaggi e storie diverse da quelle a
cui era solita partecipare. L’attrice dovette inoltre raggiungere
una notevole forma fisica, necessaria per poter eseguire alcune
delle scene più complesse previste per lei. Nel ruolo del suo
collega, il detective Sam Kennedy vi è invece l’attore Ben
Chaplin, noto per film come
La sottile linea rossa,
The New World e The Water
Horse. Chris Penn, noto per Le iene e America oggi, interpreta qui il
bidello Ray Feathers.
Nei panni dei due ragazzi omicidi,
Justin Pendleton e Richard Haywood, si ritrovano rispettivamente
gli attori Michael Pitt e Ryan Gosling.
Pitt, noto per film come
The Dreamers e Last Days, ha poi avuto modo
qualche anno dopo di recitare in un altro dei film ispirati al
reale omicidio, ovvero il già citato Funny Games. Gosling,
invece, era qui ad uno dei suoi primi ruoli cinematografici, e
raccontò in seguito di aver avuto molta difficoltà ad interpretare
alcune scene del film. In particolare, quella in cui i due
protagonisti commettono l’omicidio lo ha portato ad uno stato di
stress tale da culminare nel vomito. Il set fu però per lui anche
un nido d’amore, dato che proprio qui conobbe la Bullock, con cui
ebbe poi una relazione per circa un anno.
La vera storia che ha ispirato il film Formula per un
delitto
Come anticipato, il film è ispirato
ad un reale caso di cronaca verificatosi nel 1924, e che ha visto
protagonisti gli studenti Nathan Freudenthal Leopold
Jr. e Richard A. Loeb. Ricchi e
provenienti da agiate famiglie dell’alta borghesia, i due si
conobbero nel 1919, e trovarono da subito nel proprio status, nella
passione per i crimini e nel disprezzo per le donne i loro
interessi in comune. Da subito iniziarono a commettere alcuni furti
e vandalismi per spezzare la noia delle loro vite borghesi. Con il
passare del tempo, però, iniziarono a diventare sempre più
ambiziosi, fino a progetterare quello che consideravano il piano
perfetto per un delitto.
I due studiarono per mesi ogni
dettaglio affinché non potessero essere identificati e catturati.
Il 21 maggio del 1924 misero infine in atto il loro piano, rapendo
e uccidendo il quattordicenne Bobby Frank, figlio di un ricco
imprenditore. Dopo averlo deturpato con l’acido, si sbarazzarono
del corpo gettandolo in un canale. Successivamente, inviarono una
lettera ai genitori di Bobby con la richiesta di riscatto. A
tradirli, tuttavia, fu un semplice paio di occhiali. Rinvenuti sul
luogo del ritrovamento del cadavere, questi presentavano una
speciale montatura, indossata da sole tre persone a Chicago.
Leopold, il proprietario di questi,
venne così interrogato, e con l’emergere di ulteriori indizi questi
fu costretto a confessare. Grazie ad un esperto avvocato i due
ragazzi riuscirono ad evitare la pena di morte, venendo però
condannati all’ergastolo. Il delitto scosse l’opinione pubblica del
periodo per vari motivi: per l’efferatezza dell’omicidio, per lo
status sociale dei ragazzi, e per l’aver ucciso un innocente per
tedio e per il solo gusto di farlo e provare le proprie abilità. La
cosa sollevò dunque accesi dibattiti, spingendo a riflettere sul
ruolo delle nuove generazioni.
Il trailer di Formula per un
delitto e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Formula
per un delitto grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV,Google Play, Apple TV e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
sabato 24 febbraio alle ore 21:00
sul canale Iris.
Quello del
thriller è da sempre uno dei generi più popolari e amati del
cinema. Film appartenenti a questo si sono visti declinati in tutti
i modi possibili, pur mantenendo sempre le stesse caratteristiche
di base. Ci sono poi opere che traggono ispirazione da eventi
realmente accaduti, e tra questi si colloca Formula per un
delitto, diretto nel 2002 da Barbet
Schroeder, regista candidato all’Oscar per il
film Il mistero Von Bulow. Con questo suo film, uno
degli ultimi da lui diretti, si è così confrontato con la storia
scritta da Tony Gayton, incentrata su di un
omicidio apparentemente perfetto ma che, come ogni delitto,
presenta in sé anche le cause del proprio
smascheramento.
Si
esplorano dunque nel film le oscure profondità della mente umana
attraverso la storia di due studenti liceali, Richard
Haywood (interpretato da Ryan Gosling) e Justin
Pendleton (Michael Pitt), che tentano di
commettere il delitto perfetto.La
detective Cassie Mayweather (Sandra
Bullock) e il suo collega Sam Kennedy
(Ben Chaplin) vengono quindi incaricati di
risolvere l’omicidio di una giovane donna trovata in un bosco della
California.Cassie,
dotata di un istinto acuto e di una determinazione incrollabile,
sospetta che dietro l’apparente casualità del crimine si nasconda
un piano ben orchestrato.
La spiegazione del finale di
Formula per un delitto
Nel corso
delle indagini, Cassie scopre che Richard e Justin, annoiati dalla
loro vita privilegiata, hanno deciso di mettere alla prova la loro
intelligenza pianificando e realizzando un omicidio senza movente
apparente, scegliendo una vittima a caso e cercando di far ricadere
la colpa su un innocente.I due
giovani, convinti della loro superiorità intellettuale, credono di
poter sfuggire alla giustizia grazie a un piano meticolosamente
studiato. Il climax
del film si sviluppa dunque quando Cassie, nonostante venga
temporaneamente rimossa dal caso, continua le sue indagini e
raccoglie prove che collegano Richard e Justin
all’omicidio.
Ad
incastrare i due giovani, in particolare, vi è il ritrovamento di
macchie di vomito sul luogo del delitto. L’analisi di esso rivela
inizialmente uova di pesce parzialmente digerite. Inizia così una
ricerca sui ristoranti contenenti caviale nel menù, che sembra non
portare a nulla fino a quando un gestore menziona che Justin una
sera è venuto a ordinare il caviale e se n’è andato entro le 21.00.
L’attenzione di Cassie si rivolge quindi sul ragazzo e sospetta un
legame tra lui e l’amico Richard. In seguito, nel vomito vengono
ritrovate anche tracce di sangue che combaciano con il DNA di
Justin, portando Cassie a convincersi del coinvolgimento dei
due.
Mentre la
tensione aumenta, i due ragazzi, sentendosi braccati, si rifugiano
in una vecchia casa abbandonata.Qui,
Richard propone a Justin di inscenare un doppio suicidio per
sfuggire alle conseguenze delle loro azioni.Tuttavia,
Justin si rende conto che Richard non ha intenzione di suicidarsi
realmente, poiché la sua pistola è scarica.Questo
porta a una violenta colluttazione tra i due, durante la quale
Richard ferisce accidentalmente l’amico. In questo
frangente, Cassie arriva sul luogo e affronta Richard.Ne segue
una lotta intensa che culmina quando Cassie riesce a spingere
Richard oltre il balcone, causandone la morte.Dopo
l’incidente, Justin, ferito ma vivo, aiuta Cassie a risalire dal
pericolante balcone.
Cassie,
inizialmente incline a credere che Justin fosse stato manipolato da
Richard, nota che l’anello indossato da Justin corrisponde ai segni
di strangolamento trovati sul corpo della vittima. La
detective fa a quel punto finta che Sam le stia dando informazioni
su una registrazione video dell’omicidio. Ricorre a questo trucco
perché vede il buco da cui è stato fatto il video di Richard e Lisa
e utilizza questa informazione per inventare una storia “falsa”
sull’esistenza di una registrazione video dell’omicidio.
Messo alle
strette, il ragazzo confessa di aver ucciso la donna come prova di
lealtà verso Richard.
Ryan Gosling e Michael Pitt in Formula per un delitto 2002 Castle
Rock Entertainment. All Rights Reserved.
Il film si
conclude dunque con Cassie che trova il coraggio di testimoniare
contro il suo ex marito violento durante un’udienza per la libertà
vigilata, suggerendo che la risoluzione del caso l’ha aiutata ad
affrontare anche i propri demoni personali. In fin dei
conti, in precedenza nel film Cassie aveva rivelato al collega Sam
che, sebbene sia diventata poliziotta per dimostrare a se stessa di
non essere una vittima, era terrorizzata dalla prospettiva di
rivedere Carl. Risolvendo però il caso e dimostra a sé stessa di
non aver nulla da temere e così facendo riesce a guardare negli
occhi l’ex marito e riportare la sua testimonianza.
Questo
finale sottolinea dunque il tema centrale del film: la lotta
interiore tra il desiderio di giustizia e la necessità di
confrontarsi con il proprio passato per poter andare
avanti. Formula
per un delitto si distingue dunque per la sua esplorazione
profonda della psicologia dei personaggi e per la rappresentazione
di una dinamica complessa tra i due giovani assassini,
ispirata al reale caso di Leopold e Loeb del 1924.La
performance di Sandra Bullock nel ruolo di Cassie Mayweather
offre una rappresentazione convincente di una detective determinata
e tormentata, aggiungendo ulteriore profondità a questo avvincente
thriller
Il trailer di Formula per
un delitto e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Formula per un delitto grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV,Google Play, Apple iTunes e
Amazon Prime
Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di
riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un
abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre
presente nel palinsesto televisivo di sabato 29
marzo alle ore 21:00 sul canale
Iris.
Notizie entusiasmanti per gli
appassionati di drammi sportivi ad alto numero di giri: Abbiamo
appreso che il prossimo film di Formula
Uno di Brad Pitt, ancora senza titolo, sarà
proiettato in IMAX per due settimane a partire dal 27 giugno 2025,
anche se Apple non ha ancora rivelato quale sarà lo studio che
distribuirà il film.
L’attesissimo film, che vede
Brad Pitt nei panni di un pilota anziano
e in pensione che torna a fare da mentore a un pilota alle prime
armi, promette di offrire un’esperienza adrenalinica sul grande
schermo. Il film vedrà la partecipazione di Damson
Idris (Snowfall) nel ruolo del giovane pilota che
riceve l’addestramento dal personaggio di Brad Pitt. La storia ruota attorno al rapporto
mentore-allievo e al loro viaggio per raggiungere il successo sulla
pista. Dato che Gran
Turismo della Sony ha già suscitato scalpore con una
premessa simile alla sua uscita l’anno scorso, sarà affascinante
vedere come i fan risponderanno a quest’ultima aggiunta al genere
dei drammi sportivi.
Il film è diretto da Joseph
Kosinski, noto per il suo amore per gli effetti pratici e
le acrobazie reali, come dimostrato in Top
Gun: Maverick. Kosinski ha sottolineato l’importanza
di catturare la fotografia reale e gli effetti pratici nel film,
dichiarando:
“È quasi buffo per me vedere
persone che sono così innamorate della fotografia reale. I giovani
non ne hanno viste molte. Sono così abituati alla CGI (immagini
generate al computer) come strumento dei grandi film che quando si
gira qualcosa di vero, sembra innovativo. Questo è esattamente
l’approccio per la Formula
Uno… girare le vere gare e le vere auto e catturarle.
Sarà una sfida enorme ma entusiasmante per me“.
Chi farà il film sulla Formula
Uno?
Il team di produzione dietro al film
è una potenza del settore. Kosinski produrrà il film insieme a
Jerry Bruckheimer e Chad Oman della Jerry Bruckheimer
Films, segnando una riunione del team dietro Top
Gun: Maverick. Inoltre, il sette volte campione di
Formula Uno Sir Lewis Hamilton
produrrà attraverso la sua Dawn Apollo e Plan B,
mentre Penni Thow, CEO di Copper, sarà il produttore esecutivo. La
sceneggiatura è firmata da Ehren Kruger, noto per
il suo lavoro su Top
Gun: Maverick e Dumbo.
È stato confermato che il film
debutterà nelle sale cinematografiche americano in IMAX il 27
giugno prima di approdare in esclusiva su Apple
TV+, anche se non è stata fissata una data per
l’arrivo del film su Apple. La collaborazione tra Kosinski e
Bruckheimer, insieme alla potenza delle star Pitt e Idris, rende
questo film uno dei più attesi dell’anno. Restate sintonizzati per
ulteriori aggiornamenti sul film senza titolo di Brad Pitt sulla Formula Uno e sulla sua uscita
in IMAX. Gli appassionati di corse e di drammi ad alta velocità non
vorranno perdersi questo esilarante evento cinematografico.
Analisi approfondita, impegno, temi
mai scontati e uno stile registico che punta alla semplicità e
all’immediatezza. Queste le qualità che lo hanno reso un regista
apprezzato in tutto il mondo, spesso presente in festival
internazionali, senza però perdere quello zoccolo duro di
appassionati che ne fanno un regista di culto ancor prima che una
star. È l’inglese Michael Winterbottom, nato a
Blackburn (Lancashire) il 29 marzo 1961. In vent’anni di attività,
prima per la tv e poi per il cinema, ha dimostrato di non aver
nulla da invidiare a più blasonati colleghi suoi connazionali: uno
per tutti, Ken Loach. Anzi, forse per questioni anagrafiche,
Winterbottom allarga il suo campo d’azione e interesse oltre quello
dell’analisi socio-politica – di cui pure si occupa- toccando altri
temi caldi e nervi scoperti dell’ultima generazione: il disagio
esistenziale, l’inaridimento dei rapporti umani, la malattia
mentale e fisica, le perversioni, la violenza. Perciò la sua
produzione è quanto mai eclettica e sempre interessante, curiosa
della realtà e che incuriosisce.
Dopo gli studi di cinema e televisione
alla Bristol University e al Polytechnic di Londra, si occupa di
montaggio alla Thames Television. Non fa mistero
di riconoscersi nel lavoro di grandi maestri del cinema europeo:
Godard, Wenders Truffaut e Bergman. È proprio con
un documentario su quest’ultimo che esordisce dietro la macchina da
presa alla fine degli anni ’80: Ingmar Bergman –
The Magic
Lantern (1989). Al contempo, firma alcuni
lavori televisivi (Rosie The Great –’89- Forget
about me –’90- Under the sun –’92). In questi anni inizia la sua
prolifica collaborazione con lo sceneggiatore Frank
Cottrell Boyce. Nel 1994 dirige per la BBC la serie Family, prodotta da
Andrew Eaton, con cui nello stesso anno fonda la
sua casa di produzione: la Revolution Films. Tutto
è pronto per l’esordio sul grande schermo, che avviene con
Butterfly Kiss. Ci sono tutte le caratteristiche del cinema del
regista inglese in questo drammatico racconto del rapporto intenso,
ma distruttivo, tra due donne: una forte, decisa, violenta
(Eunice/Amanda Plummer), l’altra remissiva (Miriam/Saskia Reeves),
accomunate da un disagio che è insieme esistenziale, mentale e
fisico. Un viaggio nel nord dell’Inghilterra a caccia di vittime da
uccidere. E anche tra le due protagoniste, un rapporto
“carnefice-vittima” o se si preferisce, sadomasochistico, in cui
Miriam alternativamente subisce la furia cieca di Eunice e ne
diventa complice, nell’illusione che quella possa essere per
entrambe la via d’uscita da un’esistenza mortificante e senza
alcuno sbocco. C’è lo squallore dei sobborghi industriali inglesi,
perfetta cornice del dramma, ma c’è anche la natura, l’acqua che
accompagna l’ultimo gesto violento, l’unico possibile, che riporta
pace ed equilibrio in una sequenza finale in bianco e nero. C’è la
musica (Cramberries, Bjork, New Order), che si fonde con l’immagine
e l’azione, adattissima, come sempre quando a sceglierla è qualcuno
che ama questo mezzo espressivo, forse al pari della macchina da
presa. Il film non ottiene un grandissimo successo, ma colpisce i
giovani, che ne fanno una pellicola di culto, e mette senz’altro in
luce il talento di Winterbottom: la forza e al
contempo la delicatezza con cui riesce a trattare temi complessi e
inusuali e a muoversi su terreni impervi.
Forma e contenuto: Michael
Winterbottom
Nel ’96 torna alla tv, dirigendo
ancora per la BBC uno straordinario Robert Carlyle in Go now. Anche
qui si pone al centro l’individuo e si affrontano temi spinosi e
delicati: Carlyle interpreta infatti un operaio inglese che si
scopre affetto da sclerosi multipla. L’irrompere di questo dramma
sconvolge la normalissima vita di Nick/Carlyle, i suoi rapporti
umani, ma lui, con straordinaria forza e grazie anche all’aiuto di
chi caparbiamente gli resta vicino, riesce a non darsi per vinto, e
a compiere il duro percorso verso l’accettazione della malattia e
il raggiungimento di un nuovo equilibrio. Tuttavia, non è un film
“patetico”, giocato sulla compassione e sulla commozione, è anzi
fiero e battagliero, come il suo protagonista. Inoltre, il film è
stato scritto da chi ha vissuto in prima persona l‘esperienza (Paul
Henry Powell, assieme a Jimmy McGovern). Si manifesta dunque qui la
passione documentale di Winterbottom e la sua determinazione a non
cadere in facili stereotipi.
Il regista si dedicherà ancora ad
indagare la sfera dei rapporti umani, all’interno della coppia e
nel nucleo familiare in special modo, in alcune pellicole
successive: I want you (1998) e
With or without you: il primo su un
rapporto d’amore ossessivo, il secondo riguardante un triangolo
amoroso (1999); Wonderland (1999), quadro di
famiglia moderna dai rapporti inariditi, in cui i problemi si
moltiplicano, perché le tre figlie (Molly/Molly Parker, Nadia/Gina
McKee, Debbie/Shirley Anderson) sono a loro volta alle prese con la
difficile gestione delle loro vite di relazione e con la
genitorialità; 9 songs (2004), storia di
sesso senza amore tra due giovani, scandita dalla musica e dalla
frequentazione di concerti, da cui il titolo. Tenta la riflessione
su una sessualità che allontana anziché avvicinare, accomunando la
sensazione che ne deriva alla solitudine che prova il protagonista,
anni dopo, in una spedizione scientifica tra i ghiacci.
A dimostrazione del suo eclettismo,
delle tante passioni che lo portano in territori sempre diversi –
qui di certo gioca l’amore per la letteratura inglese, studiata a
Oxford- nel ’96 inaugura anche un altro filone del suo cinema:
quello delle trasposizioni su grande schermo di opere letterarie. È
infatti alle prese con Giuda l’oscuro di Thomas
Hardy, che diventa Jude. Proseguirà su questa direttrice
nel 2000 con Le bianche tracce della vita
(The claim), ancora tratto da Hardy, e poi forse
con la sua scommessa più azzardata in campo di trasposizioni
letterarie: Tristram Sandy – A cock and bull
story (2005), tratto dal romanzo di Laurence
Sterne, già di per sé al di fuori di ogni regola
narrativa, trasgressivo e rivoluzionario all’epoca – siamo nel
‘700. Insomma, le caratteristiche adatte per interessare il
fondatore della Revolution Films.
Nel 1997 intraprende un altro
cammino, quello più spiccatamente impegnato e politico del suo
cinema. Con Benvenuti a Sarajevo affronta
infatti per la prima volta il tema della guerra – qui quella in ex
Jugoslavia – e degli effetti devastanti di questa sulla vita di chi
abita i territori del conflitto. Anche qui c’è una fonte
documentale da cui è tratto lo spunto della storia: il racconto da
parte del giornalista britannico Michael Henderson
della sua esperienza a Sarajevo e del tentativo di portare
l’attenzione del mondo sulla condizione di un gruppo di bambini in
un orfanotrofio, lasciati sotto i bombardamenti nell’indifferenza
generale. È dunque la storia di una presa di coscienza da parte del
giornalista, che agisce oltre i limiti del suo mestiere, ma si
spende in prima persona per salvare delle vite. Ed è insieme una
critica a tutte le forze impegnate nel conflitto, che non si curano
dei possibili “danni collaterali”. Ma è anche una denuncia forte
contro chi vi assiste senza far nulla: la comunità internazionale,
i mezzi di comunicazione e pure i comuni cittadini di tutto il
mondo, che assistono alla spettacolarizzazione del tutto, senza più
neppure un barlume d’indignazione. È proprio una reazione emotiva
forte da parte di chi guarda, quella che Winterbottom cerca,
invece, chiamando tutti alle proprie responsabilità. Tuttavia, la
pellicola è forse troppo scopertamente a tesi e non riesce a
sfuggire a una certa quota di retorica. Ciò che invece non accade
in Cose di questo mondo (2002). Nel frattempo c’è stato l’11
settembre, la guerra in Afghanistan e quella in Iraq sono in corso
e il tema della popolazione in fuga dal conflitto è attualissimo.
In questa pellicola – ancora una volta e assai più delle
precedenti, dal piglio documentaristico – girata in digitale nei
luoghi raccontati, assistiamo alle peregrinazioni di due giovani
(Enayat e Jamal) da Peshawar verso l’Inghilterra, in un
viaggio a tappe dove rischiano la vita e sopravvivono con mezzi di
fortuna, passando per il Kurdistan, poi Istanbul e finalmente
l’Europa: prima l’Italia, poi Parigi e infine Londra. L’approccio
documentaristico quasi fa dimenticare che si tratta di un film ed è
efficacissimo nel mostrare tutto il necessario senza cedere a
sentimentalismi e retorica. Il regista lascia parlare l’azione e il
risultato è di grande forza. Il film, selezionato per vari festival
internazionali, come spesso accade a Winterbottom, gli vale l’Orso
d’Oro al Festival
di Berlino e il Premio come Miglior Film non in inglese ai
BFTA. Non contento, il regista inglese continuerà ad esplorare
l’universo dell’umanità in guerra e delle atrocità cui gli uomini
si trovano sottoposti in queste circostanze in altre due pellicole,
sempre attualissime. The road to
Guantanamo (2006), premiato ancora a Berlino con
l’Orso d’Argento, tocca un nervo tuttora scoperto riguardo gli USA
e la loro gestione dei prigionieri di guerra. È la storia di
quattro ragazzi pakistani che nel 2001 tornano nel loro paese
d’origine perché uno di loro sta per sposarsi. Decidono poi di
andare a portare aiuto in Afghanistan alla popolazione vittima dei
bombardamenti e lì, in tre vengono arrestati con l’accusa di
terrorismo e portati a Guantanamo, dove subiscono torture. Saranno
liberati e completamente scagionati due anni dopo. Anche in questo
caso Winterbottom fonde documentario e film: ci sono le
testimonianze dei ragazzi coinvolti e la ricostruzione della
vicenda da parte del regista. E se la parte iniziale, che riguarda
il viaggio e le vicende precedenti all’arresto rimanda al
precedente Cose di questo mondo, il racconto della detenzione a
Guantanamo non potrebbe essere più efficace e costringe ad una
riflessione sul significato delle parole “democrazia” e “civiltà”.
Ultima pellicola firmata dal regista inglese sui temi
guerra/terrorismo è A mighty heart – Un cuore
grande (2007), dove sceglie Angelina
Jolie come protagonista per interpretare il ruolo di
Mariane, moglie del giornalista Daniel Pearl, inviato dal Pakistan
del Wall Street Journal, rapito e ucciso dai terroristi. Il film è
tratto dal libro di Mariane che ricostruisce la vicenda. Ancora una
volta lo stile è documentaristico, la direzione mira a restituire
l’atmosfera concitata creatasi intorno alla donna nei frenetici
giorni che seguono il sequestro. Il fulcro della vicenda qui è
proprio Mariane/Jolie. In secondo piano, stavolta, le riflessioni
di carattere generale sul contesto socio-politico. Riflessioni
socio-politiche che invece non possono mancare, assieme a quelle
economiche, nel più recente documentario sul sistema capitalistico
e le sue storture The shock
doctrine (2009), in cui Michael
Winterbottom, che dirige insieme a Mat Whitecross, si
avvale della collaborazione di Naomi Klein.
Abbiamo però parlato
dell’eclettismo del regista di Blackburn. Ebbene, nella sua
carriera non si è fatto mancare un’incursione nella fantascienza
con Codice 46 (2003), in cui ha diretto
Tim Robbins e Samantha Morton. Così come, da
appassionato di musica quale è, nonché conoscitore
dell’Inghilterra, non poteva farsi sfuggire l’occasione di
realizzare un film sulla scena punk e post-punk di Manchester e più
esattamente sull’etichetta discografica che ha tenuto a battesimo
molti dei suoi protagonisti: Joy Division, New Order,
Happy Mondays tra gli altri, e ha gestito il locale
simbolo dell’epoca, che ha ospitato negli anni anche
Chemical Brothers e Moby. Si tratta della
Factory Records e del suo fondatore Tony Wilson (Steve
Coogan). Il film è 24 Hour Party
People (2002) e ricostruisce le gesta del vulcanico
produttore, oltre ai suoi rapporti con i gruppi in questione,
cercando al tempo stesso di rendere l’atmosfera della Manchester
degli anni ’80 e ’90, altrimenti eloquentemente detta
“Madchester”.
E sempre da amante della musica,
nonché amico dei Coldplay, Michael
Winterbottom ha diretto anche il loro primo video: quello
del brano Bigger Stronger, in cui ritroviamo la sua passione per
l’elemento acquatico.
Per tornare alle produzioni più
recenti, infine, due anni fa il regista ha scelto Colin
Firth per il suo Genova, pellicola di ambientazione
italiana ancora sul tema dei legami affettivi e familiari, messi
alla prova da eventi estremi. Infine, e siamo a quest’anno,
l’ultima sfida: ha diretto Casey Affleck nel
thriller The killer inside me, in cui l’attore
interpreta Lou Ford, vicesceriffo psicopatico nel profondo sud
degli Stati Uniti, negli anni ’50.
La sindrome di Peter Pan che da
sempre sembra preoccupare Fausto Brizzi, ritorna
prepotentemente in questa sua ultima opera, Forever
Young, scritta dal regista e dal suo ormai abituale
sceneggiatore Marco Martani. Come d’abitudine, la
pellicola è una commedia corale nella quale si intrecciano diverse
storie parallele, molte delle quali forse pleonastiche e poco
incisive (si veda la vicenda di Teocoli –
Fresi, che manca di mordente e originalità).
Ma il fulcro principale si può
individuare nelle vicende di Giorgio (FabrizioBentivoglio), neo cinquantenne che, non
badando troppo agli anni che porta, tira tardi in discoteca e si
diletta, poi lamentandosene, in prestazioni amorose con la
fidanzata ventenne. Attorno a lui si svolgono le vicende dei
personaggi di Lillo (all’anagrafe Pasquale
Petrolo), di
Sabrina Ferilli e di Luisa Ranieri, tutti impegnati nel dimostrare
ostinatamente la propria (ormai passata) giovinezza.
Forever Young, il film
Il mondo piccolo borghese di Brizzi
pare costituito esclusivamente di problemi di cuor “leggero”, dove
l’ipocrisia dilagante delle persone è sottolineata dall’uso di
termini perbenisti (“Non siamo vecchi, siamo maturi!” – esclama
Bentivoglio ad inizio film). Ciò che più irrita è la
stereotipizzazione dell’essere umano, dove i “vecchi” amano i film
di Woody Allen mentre una gioventù odiosa e poco realistica è
rappresentata da una massa di inetti che non conosce l’esistenza
della pasta fatta in casa o di classici musicali senza tempo.
Eppure nel complesso la commedia di
Brizzi risulta un godibile divertissement, dove anche allo
spettatore più restio viene strappata una risata in virtù di
quell’inclinazione al luogo comune tipica della cultura italiana,
aiutata per altro da una colonna sonora scontata ma che colpisce
nel segno (da Bonnie Tyler ai
Supergrass, dai The Buggles fino
ad arrivare alla Forever Young degli
Alphaville che dà il titolo al film e qui
rivisitata da Nina Zilli).
E se tra un cliché e l’altro si
inserisce anche la piacevole visione di una Roma da cartolina, la
pellicola fa centro anche grazie ad una messa in scena azzeccata e
alla buona resa recitativa degli attori sui quali spiccano gli
spassosi camei di Nino Frassica e Riccardo
Rossi.
Guarda
le clip di FOREVER YOUNG, la nuova commedia di
Fausto Brizzi con (in ordine alfabetico) Fabrizio
Bentivoglio, Sabrina Ferilli, Stefano Fresi, Lorenza Indovina,
Lillo, Luisa Ranieri, Teo Teocoli e Claudia
Zanella.
Il film
sarà al cinema da domani 10 marzo distribuito da
Medusa.
Sinossi
Oggi
nessuno insegue più un sogno, un ideale o banalmente il denaro,
tutti sono alla ricerca della giovinezza perduta. Se sei giovane
sei “in”, se sei vecchio sei “out”. Questa è la storia di un gruppo
di amici “Forever Young”, ambientata nell’Italia di oggi.
L’avvocato FRANCO (Teo Teocoli) è un adrenalinico settantenne,
appassionato praticante di sport e di maratona in particolare. La
sua vita cambia quando scopre che sta per diventare nonno grazie a
sua figlia MARTA (Claudia Zanella) e a suo genero LORENZO (Stefano
Fresi) e che il suo fisico non è poi così indistruttibile. ANGELA
(Sabrina Ferilli), un’estetista di 49 anni, ha una storia d’amore
con LUCA (Emanuel Caserio), 20 anni, osteggiata dalla madre di lui,
SONIA (Luisa Ranieri), sua amica. DIEGO (Lillo), DJ radiofonico di
mezz’età, deve fare i conti con gli anni che passano e con un
nuovo, giovanissimo e agguerrito, rivale (Francesco Sole). GIORGIO
(Fabrizio Bentivoglio) ha 50 anni e una giovanissima compagna
(Pilar Fogliati), ma la tradisce con una coetanea di 50 (Lorenza
Indovina). Chi sceglierà quando si troverà messo alle
strette?
Oggi a Roma è stato presentato il
settimo lungometraggio di Valeria Bruni Tedeschi dal titolo
Forever Young. Il film riporta lo spettatore
indietro nel tempo fino al 1986 quando Patrice
Chéreau e Pierre Romans creano la scuola
Les Amandiers. Il lavoro fatto dalla regista e dal team di
co-sceneggiatrici composto da Noémie Lvovsky e
Agnès De Sacy è quello di aver preso i loro
ricordi e metterli nero su bianco attraverso la macchina da presa.
Lungo la chiacchierata con la stampa, oggi in conferenza stampa la
regista e il coproduttore, Angelo Barbagallo hanno
spiegato il processo creativo che ha portato alla realizzazione del
film.
Forever Young, la trama
Francia, 1986. Stella, Adèle, Victor
e Frank sono nel pieno della propria esplosiva giovinezza. Entrati
nella prestigiosa scuola teatrale Les Amandiers creata da Patrice
Chéreau e Pierre Romans sentono di avere il mondo nelle mani.
Lanciati a piena velocità nelle proprie passioni, vivranno insieme
l’entusiasmo, le paure, gli amori, ma anche le loro prime grandi
tragedie.
Questa breve trama che fa da base
per il lavoro fatto in Forever Young racconta
invece molto di più: “Io e le mie co-sceneggiatrici abbiamo
lavorato in modo schematico. Abbiamo preso del materiale
autobiografico, e ci siamo divertite a cambiarlo con la nostra
immaginazione. Lo abbiamo adattato costruendoci attorno le nostre
idee creative. Prendiamo il caos della realtà e ne facciamo una
finzione”, dichiara Valeria Bruni Tedeschi. La sua pellicola è
stata presentata a Cannes e in Francia ha già avuto il suo debutto
avvicinando anche i commenti positivi del pubblico. In Italia,
invece, il film uscirà il 1° dicembre per Lucky Red, in 120
sale.
In Forever Young in
particolare vediamo questa messa in scena di due figure
contrapposte: da una parte gli allievi e dall’altra i registi, che
hanno ispirato proprio il film: “Les Amandiers non era una
scuola convenzionale. ne ho voluto fare un film perché volevo
raccontare questa strana scuola, questa esperienza che questi
registi hanno fatto insieme a noi allievi. Les Amandiers non era
una scuola teatrale convenzionale come il conservatorio, per
esempio, era una scuola dove ci hanno il gusto di cancellare la
frontiera tra la vita e la scena. Di poter dare sulla scena e ai
nostri personaggi le nostre verità, di non recitare ma di essere.
Questa frontiera cancellata però metteva noi studenti un po’ in
pericolo”.
Fred Buscaglione, Bertolucci e
tanti altri riferimenti
“Ho un particolare attaccamento
a Fred Buscoglione. Avevo già preso un’altra sua
canzone per un altro film. Ho avuto l’intuizione di mettere la
canzone Guarda che luna su una scena molto particolare perché
avevamo voglia con la montatrice di dare un contrasto tra il dramma
e questa canzone che ha tinte allegre”, afferma la regista.
“Il contrasto fa parte della vita e io vedo la vita così e la
racconto così. Poi questa canzone ci è ritornata in mente nella
scena finale e quasi alla fine del mix Sandy Notarianni ha avuto
l’idea di farla cantare al personaggio di Etienne
[interpretato da
Sofianne Bennacer] come se fosse un modo supplementare
di convocarlo”.
Chereau,
interpretato da
Louis Garrel, è stato il mentore di Valeria Bruni
Tedeschi, l’ha lanciata al teatro ed è stato un maestro: “È
stato un mio amico, Thierry De Peretti, a darmi l’idea per il film.
Dare a qualcuno un’idea è un bel regalo. Poi io e le mie colleghe
abbiamo iniziato a lavorare alla sceneggiatura, non senza
difficoltà. In particolare, dovevamo scegliere che cosa raccontare
di questa scuola – che nella realtà dura due anni, molto di più
rispetto alla rappresentazione nel film. In quegli anni abbiamo
lavorato tantissimo ma nel film volevamo raccontare la stranezza di
questa scuola ma semplificarla per portarla allo
spettatore“.
Ha continuato dicendo: “Un altro
problema era proprio il personaggio di Chereau
perché io ero intimidita e rispettosa nel portarlo in scena.
Abbiamo proprio preso alcune sue frasi nei dialoghi per essere
fedeli il più possibile. Lui era un genio e quello che mi ha
aiutato a mettere tutto in disordine è stato il pensiero che lui
leggesse le sceneggiature. In questo disordine Louis
Garrel è stato un interprete fantastico: “Quando è
arrivato nel film mi ha detto che era scritto male e gli ho chiesto
di improvvisare. Ha portato nel film il suo
Chereau perché sapevo che era dentro di lui, un
personaggio con cui sognava di lavorare”.
In Forever Young
c’è un riferimento a
Bernardo Bertolucci: “Io ho fatto un cortometraggio con
Bernardo Bertolucci in passato. Di questo
cortometraggio mi resta l’incontro con lui. È una persona che è
stata decisiva nel mio lavoro e nella mia vita. Sono stata felice
di riportarlo in scena a modo mio. il film ha la sua valenza
proprio il fatto che mette in scena queste personalità così forti,
che ormai non ci sono più”.
Valeria Bruni Tedeschi: “Preferisco
fare la regista che l’attrice”
Il settimo film come regista non è
davvero una cosa da poco per
Valeria Bruni Tedeschi che durante la conferenza stampa di
Forever Young ammette cosa sceglierebbe se
potesse: “Il mio lavoro da attrice è molto più spensierato.
quasi una vacanza. Oggi sto facendo un film con Valeria Golino in Sicilia e il mio personaggio
è un po’ particolare. Sono felicissima sul set, non mi sentivo così
felice da tanto ma il mio personaggio è duro e doloroso. Invece,
fare un film è una responsabilità più grande. Se dovessi scegliere,
preferirei osservare gli altri, fare la regista. Questo perché
quando faccio i film lo uso come un pretesto per stare insieme alle
persone che amo”.
Nel suo modo di fare la regista il
suo obiettivo è la costante ricerca della verità:
“Un personaggio che ha ispirato il mio film è la mia coach
che ha scritto un libro che si intitola The Truth, La verità.
Questo è quello che io ho sempre chiesto ai miei attori dei miei
film. Io avevo voglia di filmare loro e non volevo filmare delle
imitazioni dei miei ricordi o me stessa. Volevo filmare i miei
attori in questo ambiente della scuola negli anni 80 e volevo
guardare le loro anime”.
Valeria Bruni Tedeschi, la celebre attrice
italo-francese torna a dirigere un film, tra l’altro, da lei stessa
sceneggiato (con Noémie Lvovsky e
Agnès de Sacy):
Forever Young (Les Amandiers). Dopo I
villeggianti(2018), questa volta
vediamo Bruni
Tedeschisolo alla camera di regia.
Paradossalmente, in un film estremamente autobiografico, sceglie di
non comparire sulla scena: attraverso una giovane e abilissima
protagonista, Valeria Bruni Tedeschi realizza un’opera
evocativa e nostalgica che affronta la giovinezza con estrema
intensità emotiva.
La trama di Forever
Young
Stella (Nadia
Tereszkiewicz) è una ragazza benestante che sogna di fare
l’attrice. Insieme ad altri dodici giovani, viene presa nella
celebre scuola di recitazione teatrale diretta da Patrice
Chéreau (Louis
Garrel), l’École des Amandiers a Nanterre.
All’interno degli spazi teatrali, le gioie e i tormenti degli
aspiranti attori si liberano e si mescolano alle ambizioni. Amori,
passioni carnali e droghe sono insiti negli spiriti di questi
giovani artisti: se da un lato sono aspetti essenziali per dare
profondità alla recitazione, dall’altro causano grandi drammi.
Così, dentro e fuori dal teatro, gioia e dramma
sono essenziali per vivere (e recitare) appieno. Croce e
delizia.
Passioni carnali, passioni
artistiche
Forever Young è una
storia autobiografica: Valeria Bruni Tedeschi
sceglie di raccontare i suoi esordi, quando era allieva del celebre
regista Patrice Chéreau. Oltre al tema della
recitazione, nel film vengono affrontati quello
della droga e dell’AIDS, problematiche intrinseche al mondo
dell’arte e alla gioventù.
C’è chi si droga per avvicinarsi
all’arte, chi si buca per evadere dalla realtà, chi fa sesso
spensieratamente e chi ha il vizio di tradire. In Forever
Young anche i temi più impegnativi sono approcciati
attraverso quel mix di drammaticità e spensieratezza tipici della
giovinezza. All’interno del gruppo di ragazzi, la promiscuità
regna sovrana e i problemi di uno diventano quelli di tutti, non
solo in senso spirituale e metaforico. La condivisione delle
passioni e delle difficoltà è un aspetto enfatizzato nel film e
dona profondità sia ai momenti allegri che a quelli drammatici. Il
gruppo è una necessità in Forever Young, una
dipendenza e un’ancora di salvezza allo stesso tempo.
Un cast giovanissimo
ForeverYoung. Giovani per sempre. Così ci si sente a
vent’anni e così si sente la regista facendo rivivere la sua
gioventù sul grande schermo. Probabilmente, anche il freschissimo
cast scelto da Bruni Tedeschi condivide questo
sentimento: al di là del grande Louis
Garrel(che ha da poco recitato nei panni
di Godard), il resto degli interpreti
di Forever Young sono ventenni pressoché
sconosciuti a livello internazionale. Nonostante ciò, tutti
recitano perfettamente la propria parte. Un film così
meta-narrativo ha bisogno di attori in grado di
percepire l’emotività dei personaggi. Nadia
Tereszkiewicz, la protagonista, ha
relativamente poche battute
perché Stella comunica sé stessa attraverso il
volto ed il corpo. Estremamente comunicativi sono anche i grandi
occhi di Sofiane Bennacer nei panni
di Étienne o i capelli rosso fuoco e il sorriso di
Clara Bretheau.
I personaggi di Forever
Young sono belli e dannati, il prototipo degli artisti, ma
non solo: esprimono esattamente come ci si sente a vent’anni,
quando si è allo stesso tempo egocentrici (si pensa alla carriera)
e pronti a darsi totalmente a quell’altro significativo.
Densità e stratificazione
Forever Young è un
film denso e intenso: autobiografico, meta-narrativo,
teatrale, drammatico. Lo spettatore segue il lavoro che gli artisti
fanno su sé stessi e può condividere i loro sentimenti. La
profondità narrativa è espressa molto bene sia dalla colonna sonora
che dalle immagini. Le scelte musicali di François
Waledisch sono tutte significative. In
particolare, Guarda che luna di Fred
Buscaglione riecheggia come canzone di scena e come musica
extra-dietetica.
Le inquadrature strette, intime,
insieme alla grana della pellicola delle immagini danno l’idea di
un’opera realizzata per essere condivisa tra amici. L’aspetto
vintage, gli anni Ottanta fatti di auto a scatolette colorate e di
cappotti ampi, possono solo accompagnare. Forever
Young è come un filmino realizzato dietro le quinte, è
onesto e sporco, impreciso e quindi perfettamente vero e vivo.
Lucky Red ha
diffuso il trailer di
Forever Young (Les Amandiers), il nuovo film di
Valeria Bruni Tedeschi, che dopo essere stato
presentato in anteprima mondiale al Festival
di Cannes, uscirà in sala il 1 dicembre in Italia.
ProtagonistiNadia Tereszkiewicz,
Sofiane Bennacer,
Louis Garrel, Micha Lescot, Clara Bretheau,
Noham Edje, Vassili Schneider, Eva Danino, Liv Henneguier,Baptiste Carrion-Weiss, Léna Garrel, Sarah
Henochsberg, Oscar Lesage, Alexia Chardard,
Suzanne Lindon, Franck Demules, Isabelle Renauld, Sandra Nkake,
Bernard Nissille.
prodotto da ALEXANDRA
HENOCHSBERG e PATRICK SOBELMANcoprodotto
da ANGELO BARBAGALLO una co-produzione AD
VITAM PRODUTION, AGAT FILMS, ARTE FRANCE CINÉMA e BIBI
FILM con LUCKY RED, RAI CINEMA, CANAL+, CINÉ+ e
ARTE FRANCE distribuito da LUCKY RED
Francia, 1986. Stella, Adèle,
Victor e Frank sono nel pieno della propria esplosiva
giovinezza.Entrati nella prestigiosa scuola teatrale Les
Amandiers creata da Patrice Chéreau e Pierre Romans sentono di
avere il mondo nelle mani.Lanciati a piena velocità nelle
proprie passioni, vivranno insieme l’entusiasmo, le paure, gli
amori, ma anche le loro prime grandi tragedie.
Ecco il trailer di
Forever Love con James Franco,
Mila Kunis, Jessica Chastain e Zack
Braff.
Il film, presentato
nella seziona CinemaXXI al Festival Internazionale del Film di Roma
del 2012 con il titolo di Tar, è un film
del 2012 scritto e diretto da registi vari, con protagonista James
Franco, nelle vesti di Charles Kenneth Williams, vincitore di
numerosi premi letterari, tra cui il National Book Award per la
poesia nel 1999 ed il Premio Pulitzer per la poesia nel 2000. Il
primo trailer viene diffuso online l’11 novembre 2013.
Il film viene presentato in
anteprima mondiale il 16 novembre 2012 alla 7ª edizione del
Festival internazionale del film di Roma, dove partecipa in
concorso nella sezione CinemaXXI. Successivamente viene presentato
al South by Southwest nel marzo 2013.
L’anteprima statunitense avviene il
7 agosto 2013 a New York, mentre nel resto delle sale
cinematografiche statunitensi viene distribuito a partire dal 1º
dicembre dello scorso anno. Il trailer internazionale che vi
abbiamo mostrato è stato diffuso in occasione dell’uscita del film
nel Regno Unito.
Si intitolerà Skinny
Dipper, Forever 1×11, l’undicesimo
episodio della prima stagione di Forever
lo show di successo trasmesso dal network americano della ABC.
In Forever 1×11 Quando
un tassista viene ucciso da un’antica spada ed è solo l’inizio di
una complicata rete di telefonate anonime legate a Henry e
alla sua influenza. Ma cosa sta cercando Adam?
Dopo l’uccisione della seconda vittima, Adam tenta di incastrare
Henry accusandolo di aver commesso l’altro crimine. Può
Henry fidarsi di Jo e raccontarle la verità? O è
tempo per Henry e Abe di lasciare
la città? Proprio quando sono pronti a scappare, Henry cerca la
vendetta esatta su Adam che finisce con una rivelazione choc sulla
vera identità del secondo stalker di Henry.
Si intitola New York Kids,
Forever 1×07, settimo episodio della prima stagione
di Forever, la nuova serie
televisiva con protagonista l’attore Ioan
Gruffudd.
In Forever 1×07
Il dottor Tyler Forester, fondatore di
una clinica medica gratuita e figlio di un milionario di Wall
Street, viene premiato con i più alti onori cittadini per i
suoi sforzi umanitari. Qualche ora dopo, viene trovato morto nel
suo piccolo
appartamento. Henry e Joscoprono
che lo stile di vita di Tyler e dei suoi
compagni di classe della Hamilton School hanno avuto una svolta
negativa qualche notte fa anni fa. Adesso, l’incubo che
pensavano di aver seppellito anni fa, è tornato a tormentarli.
Nel frattempo, Henry ricorda di un
dilemma di qualche anno fa, essere forzato a decidere fra salvare
la vita di un uomo e proteggere il suo
segreto. Cosa
farà? Anche Abe gli svela un
segreto.
Si intitola The Pugilist
Break, Forever 1×05,
il quinto episodio della prima stagione di Forever.
In Forever 1×05 Quella
che sembra come una morte per orverdosi di un ex tossicodipendente
diventato un attivista porta Henry e Jo sono alla ricerca
dell’omicida. L’indagine complessa include affari loschi fra uno
sviluppatore di e un organizzatore di comunità con milioni di
dollari in palio. Henry viaggia nella New York di fine ‘800, quando
lavorava com medico per aiutare i poveri, incluso un bambino che
gli regala un dono. Nel frattempo, Abe cucina un pranzo domenicale
per Henry, Jo e lui stesso. Quando Jo tenta di capire come i due
uomini si conoscono, Henry riesce a nascondere la verità.
Si intitola The Art of
Murder, Forever 1×04, il quarto episodio della
prima stagione di Forever, la serie
Televisiva trasmessa dal network americano della ABC e con Ioan
Gruffud.
In Forever 1×04, La morte di Gloria
Carlyle, l’elegante, spietata matriarca di una delle più
ricche e vecchie famiglie di New York porta molta sofferenza nella
famiglia. Gloria è stata trovata morta
aun gala dedicato alla sua attività filantropica. Henry esamina una
serie di sospetti e motivi, ma viene allontanato dal caso quando la
famiglia richiede risposte immediate.
Abe
assiste Henry e Jo mentre
entrano in una vendita di beni immobiliari della famiglia per
raccogliere indizi tramite le sue vecchie connessioni. Nel
frattempo, Henry è tormentato da alcuni
ricordi che questo museo nasconde e che sono legati alla donna
della sua vita, Abigail, e la sua storia con
Gloria. Tutto lo spinge ad agire, cosa fareste voi per amore
Si intitolerà Fountain of
Youth, Forever 1×03, la terza puntata
della serie televisiva con protagonista l’attore Ioan
Gruffid e trasmessa sul network americano della ABC.
In Forever 1×03,
Henry è interessato al processo di
invecchiamento e a modi di morire, l’affascinante ospite ha trovato
un modo per tornare indietro con il tempo. In una clinica, viene
venduto un prodotto che dovrebbe dare l’eterna giovinezza. Henry e
Jo devono fare, invece, i conti con il numero dei decessi a causa
della pozione che serve per ringiovanire; l’unguento trasforma i
loro cervelli in “formaggio”. Henry va a
trovare un amico a cui avevano diagnosticato una la tubercolosi nel
1906. Abe, che vuole restare giovane per sempre, vorrebbe ritrovare
Athena.
Si intitolerà Look
Before You Leap, Forever 1×02,
il secondo episodio della prima stagione
di Forever, la nuova serie TV di ABC
con Ioan Gruffud.
In Forever 1×02, Dopo
che Henry (Ioan Gruffud) segue un caso
di un ragazzo che ha tentato di lanciarsi da un ponte che viene
etichettato come omicidio, lui
e Jo vanno a investigare sul campo. Nel
frattempo, l’anonimo visitatore torna. All’apparenza sta cercando
Henry da anni. Una lettera scritta su vecchia carta da lettere che
potrebbe portare a Henry un indizio sul
visitatore. Henry chiede l’aiuto di Abe (Judd Hirsch) per cercare
una vecchia nota in un locale straniero. Alcuni flashback svelano
la storia d’amore fra Henry e la sua prossima moglie Abigail.
Debutta oggi la nuova
serie Forever 1×01, con il primo
episodio che andrà in onda sul network americano ABC e che vede
protagonista l’attore Ioan
Gruffud.
In Forever
1×01, il dottor Henry
Morgan (Gruffud) ha un’interessante e avventurosa
lunga vita… insieme a delle ottime capacità di osservazioni e
intelligenza. Quando Henry e il detective Jo
Martinez (Alana De La Garza) indagano sulla
collisione in una stazione della
metropolitana, Jo è piacevoltmente
colpita e incuriosita dalla sua
figura. Henry scopre che qualcun altro
conosce il suo segreto: potrebbe non essere l’unico immortale a NY.
Chi è questa persona? E cosa vuole da lui?
L’unica persona che gli può infondere un po’ di speranza
è Abe (Judd Hirsch), il suo migliore
amico. Il destino li ha fatti incontrare e i due condividono un
legame anticonvenzionale. Questa è solo una parte del mistero che
si aleggia su Henry, l’uomo tenta anche di scoprire le ragioni
della sua fuga.
Il network americano della ABC ha
diffuso il promo ufficiale di Forever 1×22, il ventiduesimo e
ultimo episodio che si intitolerà “The Last Death of Henry
Morgan”:
Forever è una serie
televisiva statunitense trasmessa dal 22 settembre 2014 dal network
ABC. Il 7 novembre 2014 è stata confermata dal network ABC una
prima stagione completa di 22 episodi.
Il dottor Henry Morgan è un
brillante medico legale di New York, dalle straordinarie capacità
deduttive e larghe conoscenze acquisite durante la sua lunga vita;
ha oltre duecento anni ed è immortale. Ogni qual volta muore,
infatti, il suo corpo scompare per riemergere in non lontane acque
naturali. Non immune alle sofferenze fisiche, considera la sua
caratteristica un’afflizione, avendo assistito alla morte di tutte
le persone a lui care, e porta avanti da anni ricerche sulla morte
sperando un giorno di ottenerla. Pensa di essere l’unico in tale
condizione fino a quando non viene contattato da una persona che
afferma di essere anch’egli immortale. Una detective del
dipartimento per il quale lavora, Jo Martinez, impressionata dalle
sue capacità, decide di farne un assistente per le sue
indagini.
Si intitola 6 AM,
Forever 1×09, la nona puntata dell’atteso
primo ciclo di episodi della nuova serie televisvia trasmessa dal
network americano della ABC.
In Forever 1×09
omicidio musicale in una comunità di jazz di Harlem, l’uccisione è
probabilmente legata ai diritti di una leggendaria canzone jazz:
6 AM. Chiunque in modo legittimo si avvicini alla hit
viene segnato a vita. Dunque, la storia del jazz va protetta quando
Henry e Jo indagano sull’omicidio
del sassofonista, figlio di Pepper Evans. Allo
stesso tempo, memorie dolci amare affiorano alla mente di
Henry, Jo e Pepper mentre
riflettono sulla relazione padre-figlio. Nel frattempo
Henry, grande fan della musica classica, e Abe,
fan del jazz, hanno uno scontro all’ultima nota per produrre della
nuova musica emozionante.
Forever è una serie
televisiva statunitense trasmessa dal 22 settembre 2014 dal network
ABC. Il 7 novembre 2014 è stata confermata dal network ABC una
prima stagione completa di 22 episodi.
Il dottor Henry Morgan è un
brillante medico legale di New York, dalle straordinarie capacità
deduttive e larghe conoscenze acquisite durante la sua lunga vita;
ha oltre duecento anni ed è immortale. Ogni qual volta muore,
infatti, il suo corpo scompare per riemergere in non lontane acque
naturali. Non immune alle sofferenze fisiche, considera la sua
caratteristica un’afflizione, avendo assistito alla morte di tutte
le persone a lui care, e porta avanti da anni ricerche sulla morte
sperando un giorno di ottenerla. Pensa di essere l’unico in tale
condizione fino a quando non viene contattato da una persona che
afferma di essere anch’egli immortale. Una detective del
dipartimento per il quale lavora, Jo Martinez, impressionata dalle
sue capacità, decide di farne un assistente per le sue
indagini.
Si intitola The Ecstasy of the Agony, Forever
1×08, l’ottava puntata della prima stagione della nuova serie
televisiva trasmessa dal network americano della ABC.
In Forever
1×08 Henry e Jo scoprono
che c’è una sottile linea fra piacere e dolore quando la
morte di un uomo di affari di e marito foveate porta a una
punizione rituale. Henry scopre che si tratta di una mera questione
di fiducia. Un terapista viene messo sotto esame perché papabile
sospetto, il terapista voule dare una mano a Henry che lavora a
risolvere i suoi problemi. Nei flashback scopriamo che la storia
emotiva di Henry è caratterizzata dal tradimento a opera della
prima moglie Nora. Abe non sta più nella pelle quando
l’oggetto dei suoi desideri, Maureen
Delacroix (Jane Sezmour), sua moglie per ben due
volte riappare
Quello della televisione è un mondo
davvero spietato dove non tutto e tutti riescono a sopravvivere nel
tempo. A causa, infatti, dell’abbondanza di contenuti sempre nuovi
sfornati dai network, se una serie non fa il boom d’ascolti fin da
subito, è molto probabile che venga rimpiazzata. Non sempre il
fallimento di una serie però è imputabile alla qualità del prodotto
ma spesso e volentieri è causato da un miscuglio di fattori.
Talvolta anche la tempistica gioca un ruolo fondamentale e spesso
la serie si trova in onda nel posto sbagliato e al momento
sbagliato. Molte serie negli anni sono state ingiustamente
eliminate dai network e tra queste c’è anche
Forever.
Creata da Matthew
Miller per la ABC, Forever è una serie
fantasy crime andata in onda dal 2014 al 2015, purtroppo
solo per una stagione. Trasmessa in Italia prima su Premium
Crime – canale a pagamento di Mediaset –
e poi in chiaro su Top Crime, la serie è tutta
incentrata sul personaggio di Henry Morgan, un medico legale con un
oscuro segreto.
Forever serie tv cast e trama
A New York opera il dottor Henry
Morgan (Ioan
Gruffudd), un eccezionale medico legale,
incredibilmente affascinante, dall’irresistibile accento
british e con una maledizione che pende sulla sua testa.
Henry è immortale ed è in vita ormai da oltre duecento anni. Ogni
volta che prova a mettere fine alla sua vita, il suo corpo rinasce
ed Henry ricompare nudo nelle acque dell’East River.
Dopo aver visto morire tutti i suoi
cari, negli anni Henry ha fatto ricerche su ricerche per spezzare
la maledizione, senza nessun risultato. Grazie ai suoi studi, nel
tempo Herny ha però acquisito una vastissima conoscenza che spazia
dalla medicina alla musica, dalla fisica alla letteratura, e che lo
rende imbattibile nel suo lavoro.
Il suo immenso sapere unito alle
sue capacità deduttive fanno di lui un medico legale incredibile e
un detective formidabile. Herny collabora infatti con la Polizia di
New York e in particolare con la detective Jo Martinez (Alana de la
Garza), donna forte e intraprendente, attirata dal
fascino del bel dottore e dalla sua aura di mistero. Nonostante tra
i due ci sia un bel feeling, però, Henry tende a tenere a distanza
Jo per evitare che scopra il suo segreto.
L’unico a conoscere la verità è
Abraham Morgan (Judd Hirsch), detto Abe,
proprietario di un negozio di antiquariato e dell’appartamento al
di sopra di esso, dove vive con Henry. I due che per tutti sono
semplicemente amici, sono in realtà padre e figlio. Abe è stato
adottato da Henry e sua moglie nel secondo dopoguerra e da allora i
due non si sono più separati.
A turbare la tranquillità di Henry,
un giorno arriva una telefonata di un uomo misterioso di nome Adam
(Burn
Gorman) che non solo sembra conoscere il suo segreto
ma pare condivida con lui anche il dono dell’immortalità.
Forever serie tv stagione 2:
perché è stata cancellata?
Un po’ dr. House e un po’ Sherlock
Holmes, Ioan
Gruffudd con il suo brillante Henry Morgan era
riuscito a conquistare il pubblico televisivo…o almeno così
sembrava! Dopo il suo debutto, che fa strage di ascolti negli
States, Forever comincia lentamente a perdere colpi. Il
protagonista è irresistibile, la serie è un perfetto mix di dramma,
mistero e commedia, eppure non sembra convincere del tutto il
pubblico che gradualmente perde interesse.
La prima stagione di
Forever, l’unica andata in onda, è di ben
22 episodi ognuno dei quali della durata di circa
40 minuti. La struttura degli episodi è più o meno
sempre la stessa; in ogni puntata Henry e Jo lavorano a un caso
misterioso che tentano di risolvere cercando di rimettere insieme
tutti i tasselli del puzzle. Grazie alle storie auto conclusive e
alle accurate indagini del team, lo spettatore impara a conoscere
Henry, le sue capacità e il suo passato. La serie ricorre, infatti,
spesso a flashback che mostrano stralci delle vite passate del
protagonista e delle persone che ne hanno fatto parte.
Allo stesso modo, nei primi episodi
della serie impariamo a conoscere anche i personaggi secondari, che
fanno da spalla a Henry nelle sue avventure. Oltre a Abe, l’unico a
conoscere il suo segreto, c’è anche Lucas Wan (Joel David
Moore), assistente di laboratorio di Henry, buffo e
pasticcione ma con un cuore d’oro e un bizzarro senso
dell’umorismo.
Ogni personaggio è ben delineato e
la storia funziona, mescolando un pizzico di fantasy alle atmosfere
tipicamente crime. A creare problemi, tuttavia, è la
quantità di puntate filler che rallentano il ritmo della
serie. Le puntate in cui la storyline principale – ovvero
quella di Henry contro Adam – non è presente, a lungo andare
finiscono col sembrare tutte uguali e ben presto la noia prende il
sopravvento.
Forever serie tv streaming
Insomma, dopo una sola stagione,
ricca di mistero, colpi di scena, flirt e tante risate,
Forever viene cancellata dalla ABC. A dare per
prima la notizia è Alice Evans, moglie di
Ioan Gruffudd, su twitter, tra l’incredulità dei
fan della serie. Poco dopo, ai saluti finali, si unisce anche il
protagonista su Instagram che, senza
nascondere la sua tristezza, ringrazia tutti coloro che hanno
creduto nel progetto.
Pur non mancando materiale per una
seconda stagione e senza avere una vera conclusione della storia,
il cammino di Forever purtroppo si interrompe. Per
mesi, dopo la cancellazione, gli autori – anche con il sostegno dei
fan – hanno provato a sottoporre il progetto Forever ad altri
network ma senza successo.
Un anno più tardi, in occasione
dell’uscita del dvd della serie, Matthew Miller ha
rivelato alcune delle cose che gli spettatori avrebbero visto in
un’ipotetica seconda stagione di Forever. La serie, oltre infatti a
concludere le situazioni lasciate in sospeso, avrebbe approfondito
il passato di Henry e il suo rapporto con Abe. Grazie sempre ai
flashback, avremmo rivissuto il momento della scoperta del
segreto dell’immortalità di Henry e della reazione di suo
figlio.
Inoltre pare fosse in programma
anche un nuovo interesse sentimentale per il protagonista, una
donna ‘mortale’ molto più giovane di lui. Anche il personaggio di
Jo avrebbe avuto il suo spazio nella seconda stagione di Forever.
Miller ha condiviso con TVLive alcuni dettagli
del passato di Jo e della sua famiglia di ‘fuoriliegge’. Pare
infatti sia stata proprio la condotta criminale del padre a
spingere Jo a diventare una detective.
Un gran peccato davvero che questa
seconda stagione non sia stata mai realizzata. Intanto, se siete
curiosi di recuperare la prima stagione di Forever, la trovate in
streaming sulla piattaforma a pagamento di Infinity.
Vi lasciamo adesso al
trailer ufficiale di Forever.
Enjoy!
Dopo il grande
successo di Trash,
Al-One ha presentato il suo nuovo progetto al
mondo dell’animazione nel corso dell’edizione 2023 del
Cartoon Movie di Bordeaux, uno dei più importanti
appuntamenti internazionali del settore.
Forest, questo è il titolo del nuovo
film, già in fase di sviluppo e ancora diretto da Luca
Della Grotta e Francesco Dafano. Come il precedente, anche
questo film ha un’anima profondamente ambientalista e veicola un
messaggio importante soprattutto per i più giovani, destinati a
preservare nel modo migliore la nostra casa chiamata Terra.
Il CEO di Al-One e
produttore, Alan Vele, e Mario
Lanti, anche lui produttore del film, hanno presentato
Forest nella sessione di pitching del 9
marzo, introducendo al mondo dell’animazione i nuovi personaggi
nati dalla fantasia del team creativo della factory e le avventure
che porteranno sullo schermo. Il riscontro da parte degli operatori
presenti è stato estremamente positivo, con numerose manifestazione
d’interesse per sostenere le prossime fasi di sviluppo del
progetto.
È la quarta
sessione di pitch per Forest, già
raccontato nelle diverse fasi dello sviluppo produttivo al
Cinekid di Amsterdam 2021, al Cartoon
Movie 2022 e al Kids Kino Industry di
Varsavia dello scorso ottobre.
Un ulteriore passo
avanti per un progetto che, come Trash, è
completamente indipendente e che arriverà nelle sale nel 2025, con
l’obiettivo di superare i grandi risultati ottenuti dal film
precedente.
Trash è stato presentato in anteprima
come evento speciale fuori concorso alla Festa del Cinema di Roma
2021 ed è poi uscito nelle sale e venduto in oltre quaranta paesi.
Un mondo ancora in piena espansione che ha vinto premi nei più
importanti festival internazionali: Il Silver Remi al
WorldFest di Houston, il Pulcinella Award per la
migliore regia a Cartoons on the Bay 2021, Miglior
Film al Giffoni Film Festival 2021 nella sezione
School Experience, Premio Mario Verdone al
Festival del cinema europeo di Lecce 2021.
Trash ha avuto la sua premiere mondiale
allo Shangai International Film Festival ed è
stato selezionato dal Locarno Film Festival 2021
nella sezione Kids.
Particolarmente versatile, l’attore
Forest Whitaker si è negli anni distinto per le
sue interpretazioni in celebri lungometraggi. Film dopo film,
Whitaker è arrivato a conquistare alcuni dei più prestigiosi
riconoscimenti dell’industria hollywoodiana. Ad oggi non manca di
partecipare a pellicole di diverso genere, reinventandosi e
mettendosi alla prova ogni volta. Ecco 10 cose che non sai
di Forest Whitaker.
9. Ha diretto dei
film. Nel corso della sua carriera Whitaker non si è
limitato alla recitazione, ricoprendo anche altri ruoli come quello
del regista. Ha infatti debuttato in tale ruolo nel 1993 dirigendo
il film televisivo Armati dipistola.
Successivamente dirige per il cinema Donne – Waiting to
Exhale (1995), con Angela
Bassett, Ricominciare a vivere (1998) e
Una teenager alla Casa Bianca (2004), con Katie
Holmes.
8. Ha preso parte a prodotti
televisivi. Nel corso della sua carriera, Whitaker non ha
mancato di recitare anche per il piccolo schermo, comparendo in
film come Last Light – Storia di un condannato a morte
(1993), Più in alto di tutti (1996) e L’occhio gelido
del testimone (1999), e anche in serie quali The
Shield (2006-2007), E.R. – Medici in prima linea
(2006-2007), Criminal Minds: Suspect Behavior (2011),
Radici (2016), Empire (2017-2018)
e Godfather of Harlem (2019).
Forest Whitaker: chi è sua
moglie
7. È sposato con una
collega. Durante il set del film Blown Away – Follia
esplosiva conosce l’attrice Keisha Simone Nash, con la quale
intraprende una relazione arrivando infine al matrimonio nel 1996.
Da lei Whitaker ha avuto due figlie, nate rispettivamente nel 1996
e nel 1998. L’attore aveva inoltre già due figli, nati da una
precedente relazione.
Forest Whitaker: il suo occhio
6. Ha un difetto all’occhio
sinistro. L’attore è noto essere affetto da ptosi
palpebrale, una condizione che lo porta ad avere la palpebra
dell’occhio sinistro calata verso il basso più del normale. Più
volte la critica ha sottolineato come per le sue interpretazioni
questa particolarità conferisca all’attore un’aria intrigante.
Whitaker ha in seguito spiegato che si tratta di una condizione
ereditaria, considerando più volte la possibilità di un intervento
chirurgico correttivo.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Forest Whitaker in Rogue One: A
Star Wars Story
5. Ha recitato nel primo
spin-off della celebre saga. Nel 2016 l’attore ricopre un
ruolo di rilievo all’interno del film Rogue One: A Star Wars
Story, il primo spin-off di Star Wars dedicato ai ribelli
che rubarono i piani della Morte Nera. Nel film Whitaker è Saw
Gerrera, un estremista ribelle e veterano delle guerre dei
cloni.
4. Ha improvvisato una
celebre battuta. All’interno del film il personaggio
dell’attore recita la frase “What will you become?”,
rivolta alla protagonista Jyn Erso. Totalmente improvvisata, tale
battuta è piaciuta talmente tanto al regista per via dei suoi
possibili significati, che decise non solo di lasciarla nel film ma
di inserirla anche nel trailer.
Forest Whitaker: i suoi film su
Netflix
3. Ci sono diversi film con
l’attore sulla piattaforma streaming. Sulla piattaforma
Netflix è possibile trovare diversi film in cui
recita l’attore. Tra questi vi è il recente La fine
(2018), di genere catastrofico, e poi ancora Prospettive di un
delitto (2008), Panic Room,The Experiment
(2010), Ricominciare a vivere (1998) e Nel paese delle
creature selvagge (2009), dove l’attore ha ricoperto il ruolo
di doppiatore prestando la propria voce al personaggio di Ira.
Forest Whitaker: c’è una canzone
dedicata a lui
2. Il suo nome è il titolo
di una canzone. La band indie rock Bad Books ha inserito
nell’album II, rilasciato nel 2012, un brano intitolato
Forest Whitaker. Questo è la storia di un ragazzo deluso
per essere stato lasciato dalla sua ragazza, che ha ora avuto un
figlio chiamandolo proprio Forest Whitaker.
Forest Whitaker: età e altezza
1. Forest Whitaker è nato a
Longview, in Texas, Stati Uniti, il 15 luglio 1961.
L’attore è alto complessivamente 188 centimetri.
Forest Whitaker entra nel cast di
Black Nativity, nuovo lavoro di
Kasi Lemmons: per lui, pronto il ruolo per il
quale in precedenza era stato fatto il nome di Samuel L
Jackson, senza che poi la sua partecipazione al film
andasse in porto.Il film è tratto dall’omonimo musical gospel messo
in scena nel 1961 da Langston Hughes che segue le
vicende di un teenager affidato dalla propria madre single alle
cure dei nonni, da lui mai incontrati prima, ferventi religiosi.
Culmine del film sarà una lunga sequenza onirica il cui il
protagonista, influenzato dai sermoni del nonno predicatore,
rivivrà in chiave afroamericana la vicenda della natività.
Forest Whitaker
interpreterà il nonno del protagonista, la moglie sarà invece
Angela Bassett. Jennifer Hudson
sarà probabilmente la madre del protagonista, il ruolo del quale al
momento è ancora scoperto. Kasi Lemmons è nota soprattutto per
Eve’s Bayou(La Baia di Eva),
risalente alla fine degli anni ’90, che le fece ottenere un ampio
numero di riconoscimenti; da allora è però un po’ scomparsa dai
radar, tornando a dirigere molto saltuariamente.
Forest
Whitaker sarà a fine gennaio sugli schermi con
The Last Stand, a fianco di
Arnold Schwarzenegger.
Forest Whitaker
vorrebbe tornare a dedicarsi alla regia ( ha già girato 5 film,
l’ultimo è Una Teenager alla Casa Bianca
nel 2004) e così è in trattative per dirigere l’adattamento del
romanzo bestseller di William Paul Young, The
Shack (in italiano Il Rifugio ). Il libro racconta la
storia di un uomo la cui figlia è stata rapita e brutalmente
assassinata in una baracca abbandonata nell’Oregon; anni dopo,
l’uomo riceve un’istruzione da Dio, il quale lo invita a tornare
alla baracca dove si trova qualcosa che cambierà la sua vita per
sempre. Il film, prodotto da Summit Entertainment, sarà sceneggiato
da John Fusco (Hidalgo- Oceano di
Fuoco) e probabilmente interpretato dallo stesso
Forest Whitaker.
Di seguito potete leggere la sinossi ufficiale presa dal libro di
W.P. Young:
“W. Paul Young ha scritto Il rifugio come regalo per i suoi
figli; lo ha pubblicato a sue spese e lo ha visto arrivare al primo
posto della classifica dei bestseller del “New York Times”: perché
le domande intorno a cui ruota questo romanzo sono quelle cruciali
per ogni essere umano. Mack è un uomo alla deriva, sconvolto dalla
perdita di una figlia. Un giorno trova tra la posta un biglietto
misterioso: qualcuno che si firma Pa, nomignolo con cui la moglie
di Mack si rivolge a Dio, lo invita a recarsi “al rifugio”, il
luogo in cui la piccola Missy ha trovato la morte, uccisa da un
maniaco. Mack è chiamato a fare i conti con un passato che non lo
abbandona e con quella sofferenza che ha silenziosamente scavato un
solco tra lui e Dio. Con il ritmo di un thriller e la magia di una
favola, “Il rifugio” commuove e insegna che il dolore è spesso una
strada per arrivare a se stessi.”
Quello di un film dedicato a
Richard Pryor è un progetto del quale ormai si
parla da tempo, cui sono stati via via affiancati i nomi di vari
registi e attori, tra cui Martin Scorsese e
Damon Wayans e in tempi più recenti Bill
Condon e Marlon Wayans; per il ruolo
del protagonista naturalmente si è pensato ai comici afroamericani
più in voga, come Eddie Murphy o
Chris Rock, che peraltro molto devono a Pryor, che
in un certo senso ha aperto loro la strada.
Attualmente al progetto si sta
interessando Forest Whitaker, lavorando a stretto
contatto con Jennifer Pryor, ulrima moglie del
comico. Whitaker supervisionerà lo sviluppo di una nuova
sceneggiatura che si baserà sulle indicazioni della vedova del
protagonista.
La vita di Richard Pryor è la
classica vicenda romanzesca: cresciuto in un bordello, divenne in
seguito uno dei più sovversivi, controversi e leggendari comici
della sua epoca, il primo attore afroamericano a spopolare grazie
ai suoi monologhi corrosivi e deraglianti, diventando appunto il
maestro di successori come Murphy o Rock e nel frattempo
imponendosi come un paladino dei diritti degli afroamericani in un
America in cui resistevano ampie sacche di razzismo. Sebbene
il suo ambiente naturale rimase sempre il palco, a stretto contatto
col pubblico, Pryor divenne in seguito anche una star
cinematografica, sbancando il botteghino con i film a fianco di
Gene Wilder e partecipando anche a un colossal
come Superman III. Nel frattempo,
Pryor condusse una vita all’insegna di eccessi e autodistruzione;
nel 1986 gli venne diagnosticata la sclerosi multipla, che ne causò
la morte nel 2005, a soli 65 anni.
A questo punto resta la domanda più
importante, ovvero chi sarà in grado di far rivivere efficacemente
Pryor sugli schermi: trai nomi possibili, vi sono anche quelli di
Donald Glover o Michael B.
Jordan.