Prendi un po’ de “La
cosa” di Carpenter, lo spunto visivi di “Cloverfield”
e un po’ della visione Spielberghiana del mondo alieno ed ecco che
per magia appare District 9. Ma veniamo a noi e
appunto al film. Ambientato nel natio Sudafrica, a Johannesburg,
lasciata da Blomkamp all’età di 18 anni per il Canada,
District 9 parte come un reportage su un evento
ormai cristallizzato: la presenza di una gigantesca nave aliena
sospesa sul cielo della capitale sudafricana.
Trovate in fin di vita, disidratati
e affamati a bordo, centinaia di migliaia di “clandestini” vengono
curate e rinchiuse in un ghetto alla periferia della città. Un
ghetto vero, sporco e malsano, in cui queste creature insettiformi
sopravvivono mangiando cibo per gatti, vittime dei traffici dei
boss nigeriani della zona (anche questo basato su una situazione
reale a Johannesburg, senza connotazioni razziste). Quando la
situazione diventa esplosiva, il governo affida a una corporazione
privata, la MNU, il compito di evacuare e bonificare la zona, per
spostare gli alieni altrove. Da lì prende le mosse, tra
un’intervista e un reportage televisivo, che danno alla storia uno
straordinario carattere di film verità nella prima parte (forse
l’unico spunto interessante dell’opera), la trama che vede
protagonista un ambizioso ma ingenuo dipendente della MNU e un
alieno col figlio, determinato a far funzionare la tecnologia che
li riporterà alla nave madre e quindi in patria.
Se qualcuno si aspettava più
originalità e rivoluzione nel genere Sci-fi,
rimarrà un po’ deluso. Il film per l’appunto pecca di originalità,
soprattutto riguardo all’evolversi della storia, troppo
convenzionale e più delle volte prevedibile. Chi si aspettava un
re-start per il genere Sci-fi che tanta soddisfazione ha dato con
film come Alien e Predator deve fare ammenda di fronte ad un film
lontano da quelle dimensioni.
District 9, il
film
Tuttavia, il film contiene degli
ottimi spunti registici, che per buona parte del film mantengono
alta l’attenzione. L’inizio in stile documentario incuriosisce e al
tempo stesso da un tocco sottile ed intrigante alla vicenda, e
sotto questo punto di vista il regista si dimostra bravo ad
amalgamare i vari pezzi tra il doc e la fiction, riuscendo
nell’impresa di tirare fuori un buon prodotto fruibile dal grande
pubblico in quella che ha detta di molti, anzi a dette di tutti è
la natura del cinema: l’intrattenimento. In aggiunta c’è anche
spazio alla riflessione degli avvenimenti sociali che
caratterizzano gran parte della contemporaneità e la sua situazione
a dir poco spiacevole su ciò che riguarda la clandestinità,
razzismo a cui si vanno ad aggiungere problemi di natura di
diversità religiose etc.
In definitiva il film rappresenta
un tentativo sufficiente a riproporre un genere che ha affascinato
le menti di molti giovani e che proietta il debuttante
Blomkamp verso un futuro assai migliore, sempre
che James Cameron con il suo Avatar non si piazzi in
mezzo e dica: “ehi sono io il maestro del genere”. Di
fronte a ciò nemmeno lo stesso Blomkamp
riuscirebbe a contraddirlo, visto che Alien è il suo film
preferito.
Prendi un po’ de
“La
cosa” di John Carpenter, lo
spunto visivi di “Cloverfield” e un po’
della visione Spielberghiana del mondo alieno ed ecco che per magia
appare District 9. Ma veniamo a noi e appunto al
film. Ambientato nel natio Sudafrica, a Johannesburg, lasciata da
Blomkamp all’età di 18 anni per il Canada, District
9 parte come un reportage su un evento ormai
cristallizzato: la presenza di una gigantesca nave aliena sospesa
sul cielo della capitale sudafricana.
La trama di District 9
Trovate in fin di vita, disidratati
e affamati a bordo, centinaia di migliaia di “clandestini” vengono
curate e rinchiuse in un ghetto alla periferia della città. Un
ghetto vero, sporco e malsano, in cui queste creature insettiformi
sopravvivono mangiando cibo per gatti, vittime dei traffici dei
boss nigeriani della zona (anche questo basato su una situazione
reale a Johannesburg, senza connotazioni razziste). Quando la
situazione diventa esplosiva, il governo affida a una corporazione
privata, la MNU, il compito di evacuare e bonificare la zona, per
spostare gli alieni altrove. Da lì prende le mosse, tra
un’intervista e un reportage televisivo, che danno alla storia uno
straordinario carattere di film verità nella prima parte (forse
l’unico spunto interessante dell’opera), la trama che vede
protagonista un ambizioso ma ingenuo dipendente della MNU e un
alieno col figlio, determinato a far funzionare la tecnologia che
li riporterà alla nave madre e quindi in patria.
Se qualcuno si aspettava più
originalità e rivoluzione nel genere Sci-fi, rimarrà un po’ deluso.
District 9 per l’appunto pecca di
originalità, soprattutto riguardo all’evolversi della storia,
troppo convenzionale e più delle volte prevedibile. Chi si
aspettava un re-start per il genere Sci-fi che tanta soddisfazione
ha dato con film come Alien e Predator deve fare ammenda di fronte
ad un film lontano da quelle dimensioni.
Tuttavia, il film contiene degli
ottimi spunti registici, che per buona parte del film mantengono
alta l’attenzione. L’inizio in stile documentario incuriosisce e al
tempo stesso da un tocco sottile ed intrigante alla vicenda, e
sotto questo punto di vista il regista si dimostra bravo ad
amalgamare i vari pezzi tra il doc e la fiction, riuscendo
nell’impresa di tirare fuori un buon prodotto fruibile dal grande
pubblico in quella che ha detta di molti, anzi a dette di tutti è
la natura del cinema: l’intrattenimento.
In aggiunta c’è anche spazio alla
riflessione degli avvenimenti sociali che caratterizzano gran parte
della contemporaneità e la sua situazione a dir poco spiacevole su
ciò che riguarda la clandestinità, razzismo a cui si vanno ad
aggiungere problemi di natura di diversità religiose etc. In
definitiva District 9 rappresenta un
tentativo sufficiente a riproporre un genere che ha affascinato le
menti di molti giovani e che proietta il debuttante
Blomkamp verso un futuro assai migliore, sempre
che
James Cameron con il suo Avatar
non si piazzi in mezzo e dica: “ehi sono io il maestro del genere.”
Di fronte a ciò nemmeno lo stesso Blomkamp
riuscirebbe a contraddirlo, visto che Alien è il suo film
preferito.
Con il naufragio definitivo del
progetto dedicato ad Alien
5Neill Blomkamp è tornato
a focalizzarsi sulla sua carriera. Intervenuto in una recente
intervista il regista è tornato sulle possibilità di riprendere il
discorso iniziato con District 9
sviluppando ulteriori pellicole ambientate in quell’universo.
Ecco quanto dichiarato:
“Con District 9 ho in progetto
di fare un altro film ambientato in quel mondo. Tornare indietro e
lavorare con la WETA e fare il film sarebbe fantastico, ma tutto
quanto è già preesistente potrebbe non essere la cosa migliore da
fare per quello che abbiamo in mente.”
Dunque in un periodo storico in cui
le case cinematografiche hanno deciso di lanciarsi sempre più nella
costruzione di veri e propri universi cinematografici che sia
giunto il tempo anche per Blomkamp di
allargare gli orizzonti esplorati in District
9? Per rispondere a questo quesito non ci resta che
attendere aggiornamenti futuri.
In un’intervista
con The Hollywood
Reporter, a Neill Blomkamp è
stato chiesto se la Sonysarebbe
ancora legata al progetto District 10 se questo
film accadrà prima o poi. Il regista ha confermato che la Sony sarà
coinvolta, ma ha sottolineato di non sapere se il film verrà
realizzato o meno, anche se ha ipotizzato che “probabilmente” verrà
realizzato ad un certo punto.“Sì,
sarebbero legati a questo”, ha confermato
Blomkamp. “Non so se verrà realizzato o
meno. Non so nemmeno se voglio farlo adesso, ma prima o poi
probabilmente verrà realizzato.
Quando l’intervistatore ha
affermato che la risposta di Gran
Turismo probabilmente aiuterà la possibilità che venga
realizzato District 10, il regista ha concordato, affermando:
“Sì, ha senso“. District 9 è uscito per la prima volta nel
2009 con un’accoglienza ampiamente positiva e ha finito per essere
nominato per diversi premi. Un seguito era stato accennato più
volte nel corso degli anni, con Neill Blomkamp e
Sharlto Copley che avevano entrambi
apparentemente scritto bozze per un potenziale District 10.
Tuttavia da allora nulla si è mosso concretamente. Dunque non resta
che aspettare ulteriori sviluppi.
In District 9 In Sudafrica, gli extraterrestri di
un’astronave in avaria sono stati confinati in un ghetto gestito
dalla criminalità. Quando un uomo, vicino ai piani alti, viene
contagiato da un virus, esplode la guerra per ottenere il suo
DNA.
La distribuzione in VOD di Trolls World
Tour da parte della Universal ha generato dei
risultati che hanno condotto ad una riflessione molto interessante
sulla distribuzione cinematografica in questi mesi di chiusura
della filiera cinematografica.
Lo scorso mese, a causa della
chiusura mondiale delle sale cinematografiche, la Comcast Corp.
CMCSA, che rappresenta il 2,83% dei dirigenti della
Universal Pictures, ha preso una decisione che
sembrava controversa, ma che si è rivelata una scelta giusta.
Lo studio aveva in corso una
massiccia campagna di marketing per l’uscita in sala di Trolls World Tour, sequel del film
d’animazione del 2016, prevista per il 10 aprile. La scommessa
Universal è stata quella di non posticipare l’uscita del film, ma
di rendere disponibile il film in VOD. Negli USA, il film è stato
messo a noleggio al costo di 19,99 dollari su Apple TV di Apple
Inc.
A tre settimane dal lancio, Trolls World Tour ha guadagnato quasi
100 milioni di dollari in noleggi. Con 5 milioni di noleggi, il
film distribuito in digitale ha guadagnato, in tre settimane, più
di quanto Trolls ha incassato in 5 mesi
in sala. Questi numeri hanno convinto i dirigenti della
Universal che le uscite digitali possono essere una strategia
vincente e possono ridurre l’impatto negativo della chiusura delle
sale nel corso della pandemia.
Distribuzione in tempo di pandemia, un nuovo modello
Per anni, gli studi hanno discusso
dell’importanza di avere un film in sala per almeno due mesi prima
che lo stesso potesse essere diffuso in visione domestica, con la
vendita degli Home Video o il film reso disponibile in VOD, tutto
mentre le piattaforme come Netflix stavano lentamente ma
inesorabilmente conquistando il mercato dell’intrattenimento
domestico.
Con i cinema chiusi, gli studi sono
costretti a sperimentare nuove modalità di fruizione per lo
spettatore, reinventandosi in questo modo l’ultimo anello della
catena produttiva cinematografica, ovvero la visione da parte dello
spettatore.
Per Jeff Shell,
capo della NBCUniversal, la campagna per sperimentare il mercato
digitale noto come video premium on demand o PVOD è sempre stata un
obiettivo di primaria importanza, prima che si scatenasse la
pandemia.
“I risultati di Trolls World
Tour hanno superato le nostre aspettative e dimostrato la
fattibilità di PVOD – ha affermato Shell – Non appena i
cinema riapriranno, prevediamo di distribuire i film in entrambi i
formati”.
Per gli Studios, la prospettiva è
particolarmente allettante perché per il canone di noleggio o per
l’acquisto digitale, trattengono circa l’80%, rispetto a circa il
50% delle vendite al botteghino. Finora la Universal ha realizzato
oltre 77 milioni di dollari di entrate dal Trolls World Tour. Ciò significa che
il film ha generato circa 95 milioni di dollari in canoni di
locazione da quasi cinque milioni di clienti dalla sua data
d’uscita (stando a quanto riporta una fonte interna).
Se si fosse trattato di una
distribuzione cinematografica, per guadagnare la stessa cifra,
l’incasso al botteghino sarebbe dovuto essere di circa 154 milioni,
che è la cifra intorno alla quale si aggira l’incasso finale di
Trolls. Il film del 2016 ha incassato 153,7 milioni, dei quali 77
milioni sono andati alla Universal e il resto alle sale.
Gli Studios traggono maggiore profitto dalla distribuzione
VOD
Secondo il WSJ c’è anche da
considerare un ulteriore elemento. Non si sa infatti se la
strategia di noleggio a 20 dollari influenzerà le vendite future di
DVD e i download digitali di Trolls World
Tour. I ricercatori della Universal hanno stabilito
che il 51% delle persone che hanno noleggiato il sequel ha
dichiarato di aver “sicuramente” visto il film nelle sale, e circa
un quinto ha affermato di noleggiare raramente o mai film dai
servizi digitali. Il titolo ha stabilito record digitali su
piattaforme gestite da Amazon.com Inc., dal servizio Xfinity di
Apple e Comcast.
Il film ha inoltre beneficiato di un
mercato quasi privo di concorrenza, dal momento che gli studi hanno
rinviato la maggior parte delle uscite e le famiglie rimaste in
quarantena obbligata cercano prodotti da guardare in compagnia. La
Universal dice che implementerà la stessa strategia anche per la
distribuzione di The King of Staten
Island, una nuova commedia diretta da Judd
Apatow che sarebbe dovuta arrivare nelle sale USA il 19
giugno.
A marzo, Universal ha distribuito
altri quattro film su piattaforme digitali per il noleggio da 20
dollari, sempre a sale chiuse:
L’Uomo Invisibile,
The Hunt,
Emma e Never RarelySometimes Always. Questi quattro film hanno
generato in totale circa 60 milioni di dollari in noleggi fino ad
oggi, con un guadagno per Universal di circa 48 milioni di
dollari.
Prima della chiusura dei
cinema, il film con il maggior incasso tra quei titoli, il reboot
del classico horror L’Uomo invisibile,
aveva raccolto circa 64 milioni negli Stati Uniti e in Canada. Gli
altri tre film avevano incassato 16 milioni. Le loro prestazioni
digitali sono l’equivalente di 96 milioni di dollari traslati in
incassi al botteghino.
I blockbuster restano fedeli alla sala
Certo è che per titoli di
grandissimo richiamo come il nuovo capitolo di Fast and
Furious, per esempio, una diffusa uscita in sala
rimane troppo redditizia per trasformarla in uscita PVOD. Infatti,
Universal (così come molti studi concorrenti) ha posticipato
l’uscita dei titoli più importanti e di maggiore richiamo per il
pubblico da sala, in attesa della riapertura degli esercizi
cinematografici.
Nel frattempo, sembra che la
Universal abbia comunque dettato quello che potrebbe diventare un
trend. Infatti la Warner Bros di AT&T Inc ha annunciato che il
suo prossimo film d’animazione, molto simile a Trolls World Tour
per target, ovvero Scoob!, andrà direttamente in digitale, nel
giorno in cui era stata programmata la sua uscita in sala, il 15
maggio prossimo, con noleggio a 19,99 e acquisto a 49,99
dollari.
La Warner sta integrando questo tipo
di distribuzione inserendo nella sua offerta anche la promozione
del suo canale HBO Max, che è offerto in abbonamento a 14,99
dollari al mese, e sul quale sarà disponibile il film in streaming.
Stessa sorte toccherà a An American
Pickle di Seth Rogen, che doveva
arrivare in sala distribuito da Sony Pictures Entertainment entro
la fine del 2020.
L’operazione di portare il cinema
direttamente nelle case, saltando la filiera dell’esercizio
cinematografico, è un’operazione che Jeff Shell ha
portato avanti a partire dal 2015, quando è arrivato a
Hollywwod. La sua opera si è comunque confrontata con un
elemento di fondamentale importanza nella produzione e
distribuzione, proprio la sala, e quindi la finestra di esclusiva
di 75 giorni non è mai stata scalfita.
Tuttavia, la pandemia in corso ha
finalmente spianato la strada a tali cambiamenti. Quando la
Universal ha annunciato il suo piano di uscita per
Trolls World Tour a marzo, gli esercenti
hanno accusato lo studio di approfittare della situazione mondiale
per far finalmente progredire il piano che era nel cassetto da
ormai 5 anni.
Chiaramente quando la situazione
sanitaria si normalizzerà, sembra normale che le sale riapriranno e
che anche il mercato tornerà a prediligere la sala con la finestra
di esclusiva di 75 giorni. “Un numero limitato di eccezioni non
crea davvero un modello di business solido” ha infatti
dichiarato John Fithian, amministratore delegato
della National Association of Theatre Owners.
Resta il fatto che l’esempio della Universal rappresenta
un’apertura verso un nuovo sistema di sfruttamento del prodotto
cinematografico che amplia il ventaglio di mercato per determinati
prodotti e anche per un determinato tipo di pubblico.
Disquiet è
il nuovo thriller dai toni soprannaturali di Netflix, diretto dal regista
Michael Winnick
(noto anche per La truffa perfetta e Shadow
Puppets), nel quale uno spaesato Jonathan Rhys
Meyers si ritrova incastrato in un ambiente che sembra
ben diverso da ciò che dovrebbe essere. Prende così vita un
racconto che esplora il concetto di realtà, di bene e male, di
redenzione e di salvezza dell’anima, il tutto attraverso una serie
di scelte di regia che permettono subito di capire che ci si trova
dinanzi ad un film che si svelerà davvero solo una volta giunto al
finale. Da qualche giorno tra i titoli più visti nel catalogo di
Netflix, Disquiet sta infatti suscitando
diverse domande riguardo la sua conclusione, a cui proveremo a dare
qui risposta.
Come è finito Sam in ospedale?
Disquiet
non perde tempo a presentare il protagonista della narrazione,
Sam, uno stacanovista e promiscuo trentenne in
difficoltà con la sua start-up tecnologica. Sam e sua moglie
Sarah sono in attesa del loro primo figlio, e
quest’ultima è ancora preoccupata per le passate tendenze di Sam a
cedere alle tentazioni. Combattuto tra le sue responsabilità e il
senso di colpa per le azioni passate, Sam è sempre più distratto e
ciò culmina nel suo rimanere coinvolto in un grave incidente che
quasi gli costa la vita. Sam viene dunque ricoverato d’urgenza in
ospedale, sotto la sorveglianza della moglie.
Al risveglio, si ritrova però solo
nel reparto di terapia intensiva che, insieme all’intero corridoio
dell’ospedale, ha un aspetto piuttosto vuoto, buio e minaccioso.
Qui Sam inizia ad avere alcune inquietanti visioni, come quella di
un uomo anziano che lo aggredisce improvvisamente e di
un’infermiera che appare e scompare dal nulla. Spaventato da
quell’ambiente e da ciò che crede di vedere, Sam tenta di scappare
ma non vi riesce.
Chi sono Monica e Carter? Perché
sono rimasti bloccati all’interno dell’ospedale?
Gli spettatori vengono a questo
punto introdotti a due personaggi coinvolti in un destino simile a
quello di Sam. Monica, che ha subito un intervento
di impianto di protesi mammaria nello stesso ospedale, si sveglia e
si ritrova circondata da tre pazienti donne maciullate che
minacciano di aggredirla. Sentendo le sue grida di aiuto, Sam la
soccorre e ben presto il duo scopre che un’altra sfortunata persona
è bloccata all’interno dell’ospedale: Carter,
vittima di un ingiustificato attaccato da un poliziotto razzista.
Il trio escogita un piano per trovare un’uscita dall’ospedale e
presto si precipita attraverso le scale dopo essere stato inseguito
da alcuni pazienti.
Qui però Sam si separa dagli altri
due sulle scale e viene tirato fuori da un inserviente
dell’ospedale, che lo aggredisce. La dottoressa
Lily lo salva in extremis e, mentre porta in salvo
Sam privo di sensi, la accoglie un anziano paraplegico di nome
Virgil; i due hanno un diverbio sul passato di Sam
e sembra che nessuno dei due sia un comune essere umano come i
personaggi incontrati finora, poiché dimostrano di possedere una
conoscenza particolarmente approfondita della vita di Sam, che non
dovrebbero però avere.
Cosa scopre Sam dell’ospedale?
Dopo essersi risvegliato, Sam
ricomincia a cercare un’uscita da solo e incontra il già citato
poliziotto razzista Frank, che era a sua volta
stato ferito durante il litigio con Carter, finendo in ospedale.
Sentendo le ipotesi di Sam sul fuggire da quel luogo, Frank gli
chiede di guardare fuori, cosa che fa, solo per accorgersi che un
buio pesto circonda l’ospedale. Sam si chiede allora se il blackout
sia dovuto a un hacker o a un attacco terroristico, il che potrebbe
spiegare anche il problema di comunicazione. Qualche istante dopo,
però, anche Frank scompare inspiegabilmente, lasciando di nuovo Sam
da solo a perlustrare la zona.
Sam incontra poi nuovamente Virgil,
che sembra avere una presenza gentile e rassicurante e, sebbene non
sia in grado di rivelare la posizione del luogo, insiste sul fatto
che raggiungere un terreno più alto potrebbe fornire loro alcune
risposte. Lilith si unisce a loro poco dopo e il nuovo trio si
dirige verso l’uscita quando un corpulento inserviente li attacca,
rapendo apparentemente sia Virgil che Lilith. Durante questi
eventi, Sam scorge anche una bambina sfigurata che gli chiede
aiuto, ma che scompare all’improvviso, proprio come era apparsa
all’inizio.
Quando Sam raggiunge l’atrio
dell’ospedale, si riunisce con Monica e, pochi istanti dopo, con
Lily, che apparentemente è sopravvissuta e ha ucciso anche
l’inserviente. Il trio incontra Frank, che cerca a sua volta
disperatamente di trovare una via d’uscita dall’ospedale, fallendo
però in ogni tentativo. Carter, infine, torna dopo aver perlustrato
a fondo l’ospedale e ipotizza che siano stati drogati e che quindi
abbiano le allucinazioni, mentre Monica è dell’idea che in realtà
non siano vivi. Dopo una serie di accese discussioni, Frank uccide
Carter e costringe Lily a mostrargli un percorso per uscire. Mentre
si affacciano all’ascensore per raggiungere il parcheggio del
seminterrato, da dove Lily dichiara di essere entrata
nell’ospedale, Frank viene rapito da un’entità invisibile.
La spiegazione del finale di
Disquiet: Sam è fuggito dall’ospedale?
Quando in Disquiet
Sam, Lily e Monica raggiungono il seminterrato, Monica trova
l’obitorio e vi entra con curiosità. Qui, i cadaveri delle persone
decedute all’obitorio risorgono improvvisamente e gli spettatori
apprendono finalmente che si tratta delle stesse persone morte
durante gli eventi che hanno portato Sam, Carter, Monica e Frank al
ricovero in ospedale. All’improvviso, Frank, dunque, torna e
costringe il gruppo, sotto la minaccia di una pistola, a continuare
il viaggio nel seminterrato e, dopo aver individuato il parcheggio
dall’aspetto minaccioso, vi entra però da solo.
Un Carter violento e squilibrato
riappare però dal nulla e si precipita ad attaccare Frank, per poi
essere ucciso ancora una volta da lui. Frank viene però a questo
punto trascinato all’interno del parcheggio da una forza
sconosciuta e Monica subisce presto lo stesso destino. Si scopre
che, in qualche modo, c’è proprio Lily dietro a tutto questo e,
mentre si dirige verso la sua ultima vittima, Sam, Virgil appare
all’interno dell’ascensore e porta via Sam con sé. Giunto nel
reparto dei neonati, Sam ha una visione della moglie, che lo esorta
a tornare a casa dalla sua famiglia.
Durante la loro conversazione, Sam
scopre infine che quel luogo si trova su un piano metafisico, un
limbo che esiste tra la vita e la morte. Insieme a lui, altri sono
intrappolati nello stesso luogo e l’unico modo per uscirne è la
propria determinazione e il proprio libero arbitrio. Lily e Virgil
rappresentano dunque gli impulsi positivi e negativi che gli esseri
umani provano nelle situazioni più disperate, e Sam viene anche a
sapere che morire in questo regno significa reincarnarsi ancora e
ancora in uno stato più squilibrato. Sam si rende dunque conto che
la resurrezione di Carter, le entità precedenti e anche il vecchio
che lo ha attaccato la prima volta sono i suoi stessi io
futuri.
Mentre Sam e Virgil si dirigono
verso il tetto, si imbattono nella bambina che Sam aveva avuto in
precedenza e questa volta, seguendo il consiglio di Virgil, Sam la
avvicina e le assicura che la aiuterà a fuggire. Ancora una volta,
però, Sam viene attaccato dal suo vecchio sé davanti all’ascensore,
che lo porta a rimanere intrappolato in un’altra visione da cui
Virgil però lo salva. Imparata finalmente la lezione sul fatto che
l’ascensore non è il modo migliore per avvicinarsi all’uscita, Sam
decide di prendere le scale e si congeda da Virgil, che ha ancora
Carter e altre anime da guidare fuori da questo limbo.
Cos’è davvero l’ospedale di Disquiet?
Sulle scale, Sam riceve la visita di
Lily, che cerca di tentarlo a prendere l’uscita del seminterrato,
affermando che Monica e Frank hanno scelto quella strada. Gli
spettatori possono dunque vedere nel mondo fisico che sono in
realtà morti. Sam resiste alla tentazione e va sul tetto con la
bambina. Una volta giunti lì, la bambina si risveglia nel mondo
fisico, la moglie di Sam, Sarah, esorta il comatoso Sam a tornare a
sua volta, professando i suoi sentimenti per lui. Sam cammina
allora verso la luce e ritorna alla vita nel mondo fisico.
L’interpretazione più diretta di
Disquiet si può dunque concentrare sui binari del bene e
del male, oltre che sul mito biblico. L’influenza di Virgil e di
Lily può essere vista come la presenza dei classici spiriti guida,
con gli angeli buoni e cattivi che continuano a consigliare o a
provocare gli sventurati presenti nel limbo. L’allusione più
evidente è allora quella al mito biblico, in quanto
Lillith è considerata l’entità demoniaca
primordiale, il primo essere umano caduto in alcune versioni del
mito cristiano, che ha ceduto alla tentazione e da allora ha
attirato l’umanità verso la dannazione.
Virgil agisce invece come il poeta
romano Virgilio, l’omonimo personaggio
dell’Inferno dantesco, che guida Dante attraverso i nove gironi
dell’inferno. L’uscita del seminterrato rappresenta quindi
l’inferno, mentre il tetto rappresenta il paradiso, come suggerisce
anche la combinazione di colori: nebbia rossa nel primo e luce
intensa nel secondo. Non c’è da stupirsi che il facile accesso
all’ascensore fosse costantemente ostacolato; nel cammino della
rettitudine, a quanto pare, le scorciatoie non sono un’opzione.
Tuttavia, alla fine di Disquiet non c’è la piena
certezza che Sam si sia svegliato davvero nella vita reale. Ciò che
vede potrebbe trattarsi di una visione fantastica che ha una volta
morto e giunto in paradiso.
Disponibile dal 15 giugno su
Prime
Video, Dispatches from Elsewhere era
stato presentato all’ultima Berlinale 2020, su grande schermo, nel
mondo ancora ignaro di ciò che sarebbe accaduto da lì a pochi
giorni. La serie, che in patria (prodotta da AMC è made in USA) è
andata in onda nella tradizionale fruizione di un episodio per
volta, arriva negli altri Paesi, a che in Italia, sulla piattaforma
di streaming che quindi permette il binge-watching e una
fruizione leggermente differente, soprattutto se si considera che
quasi ogni episodio si apre e si chiude con un intrigante Richard E. Grant, l’enigmatico Octavio, che
parla direttamente allo spettatore, svelando e a volte deridendo i
meccanismi narrativi tradizionali delle serie tv.
Dispatches from Elsewhere è ispirata ad un fatto
reale
Ma andiamo con ordine.
Dispatches from Elsewhere è ispirata ad un
documentario del 2013, The Institute, che racconta
la storia del Jejune Institute, luogo di un gioco
interattivo dal vivo, una sorta di evoluzione del gioco di ruolo,
che coinvolse 10000 partecipanti, reclutati attraverso volantini
bizzarri. La serie è ambientata a Filadelfia e vede il citato
Octavio a capo di un Istituto che recluta volontari, tramite dei
volantini, per una specie di gioco sociale. Conosciamo così Peter
(Jason
Segel), un annoiato impiegato di un servizio di
streaming che legge in questo annuncio una fuga dalla sua monotona
realtà. Si imbatte così nella Elsewhere Society, che gli
assegna delle prove da superare tramite indizi, e che deve
affrontare insieme ad una squadra di complici, formata da un trio
eterogeneo di personaggi altrettanto bizzarri: Janice
(Sally Field), Simone (Eve
Lindley) e Fredwynn (André Benjamin).
Questa bizzarra squadra si porrà domande sulla realtà che sta
vivendo, ma riuscirà a trovare anche molto di più di quello che
avrebbe mai immaginato.
Dispatches from
Elsewhere è ideata, scritta, interpretata e per alcuni
episodi diretta da Jason Segel. Il Marshall di How I Met Your Mother dimostra una grande
maturità artistica che scavalca la comicità con cui il grande
pubblico lo ha conosciuto e sfodera un registro struggente e
drammatico davvero intenso, che diventa il vero cuore della serie.
Oltre al gioco intellettuale che si muove agilmente tra i generi e
i toni, mescolando a sequenze quasi lynchane l’animazione e la
rottura della quarta parete, Segel aggiunge alla storia un
potentissimo nucleo emotivo che ricorda vagamente
Sense8 (senza la componente fortemente erotica),
nella misura in cui anche in questo caso la connessione e la
comunità diventano la vera scoperta, la rivoluzione.
Un registro drammatico inedito per Segel
Segel
compie un raffinato lavoro di scrittura, realizzando anche un
perfetto quadro di inclusività e armonia, ponendolo come un dato di
fatto e dandolo per scontato, come dovrebbe essere anche nella
società civile, senza dare troppo peso, ad esempio, al fatto che
Simone è una trans, o che Fredwynn è di colore. Segel mostra le
varie umanità, complesse, articolate, sole, spaventate, e le mette
in condizione di rispecchiarsi nell’altro e di fare comunità,
attraverso un costrutto narrativo che parte come semplice gioco
intellettuale e pian piano mostra la sua vera faccia, forse meno
originale ma sicuramente emozionante e coinvolgente.
Da un punto di vista visivo, la
serie viene settata con il primo episodio, diretto proprio da
Jason Segel, come un’interessante esperienza
che ad uno stile classico associa momenti di sperimentazione e
contaminazione (frequenti sono le sequenze in animazione),
specialmente dal punto di vista fotografico. Questa scelta
linguistica si protrae per tutta la serie e si sposa molto bene con
la sensazione di straniamento destata dal parlare direttamente allo
spettatore del personaggio di Richard E. Grant.
Dispatches from
Elsewhere ci chiama in causa, ci affascina e ci ingaggia
come giocatori del suo esperimento sociale, ci fa mettere nei panni
(nel vero senso della parola) dei protagonisti e ci fa scoprire
tutti vulnerabili e desiderosi di far parte di una comunità, di un
cerchio emotivo che ci comprende e ci protegge, che ci fa sentire a
casa.
Quella del reduce di guerra affetto
da disturbo post-traumatico è una figura ricorrente nel cinema. Dal
Trevis di Taxi
Driverai protagonisti di
Il cacciatore, passando per Rambo e fino a film più recenti come American
Sniper e The Hurt Locker. Il loro reinserimento nella società è
un problema che il cinema affronta ormai da decenni e un altro film
che se ne è occupato in modo particolarmente avvincente è
Disorder – La guardia del corpo (titolo italiano
di Maryland), diretto nel 2015 dalla regista
AliceWinocour (autrice anche Augustine e
Proxima).
Il film è nato dopo che la regista
si è interessata ai fotografi di guerra che parlavano del difficile
ritorno alla vita normale, dopo aver visto la morte e gli orrori
del combattimento. Decise così di incontrare i soldati che tornano
a casa dall’Afghanistan, che parlano delle loro paure, della loro
ansia, del loro disagio mentale e della loro violenza interiore. Il
personaggio protagonista è nato da tutti questi incontri. Winocour
ha anche raccontato che le sue ispirazioni per il film sono state
le immagini dei fotografi Gregory Crewdson e
Philip-Lorca diCorcia. Ognuno di loro, a suo modo,
crea una fusione tra il cinema horror e la tradizione
documentaristica.
La regista ha scritto il film per
l’attore Matthias Schoenaerts, con il quale desiderava
collaborare da tempo. Insieme, hanno lavorato a questo progetto per
due anni, presentandolo poi al Festival
di Cannes 2015 nella sezione Un Certain Regard. In
questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali
curiosità relative a Disorder – La guardia del
corpo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
spiegazione del finale. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming
contenenti il film nel proprio catalogo.
Matthias Schoenaerts in Disorder – La guardia del corpo. Cortesia
di Movies Inspired
La trama e il cast di Disorder – La guardia del
corpo
Protagonista del film è
Vincent, un militare della forze speciali
francesi. Dopo essere rientrato da una pesante operazione in
Afghanistan, l’uomo mostra chiari segnali di un trauma da stress e
un disturbo a un orecchio. Il militare viene così sospeso dal
servizio e decide di tornare a fare la guardia del corpo per ricchi
personaggi come faceva un tempo. Durante una festa organizzata da
un importante imprenditore libanese nella sua villa in Costa
Azzurra, Vincent conosce Jessica, affascinante
moglie del padrone di casa e madre del piccolo
Ali.
Il suo primo incarico come agente di
sicurezza sarà proprio occuparsi della loro protezione, nonostante
la donna trovi alcune misure troppo restrittive. La guardia, però,
è fortemente convinta che madre e figlio siano in serio pericolo.
Qualche giorno dopo, infatti, vengono aggrediti da un paio di
attentatori, ma Vincent interviene prontamente e li mette in salvo.
Così scelgono di trasferirsi per un po’ a casa di un’amica di
Jessica in Canada. Tutto si complica però quando la donna comincia
a innamorarsi di Vincent.
Ad interpretare Vincent vi è
l’attore Matthias Schoenaerts, il quale per
entrare totalmente nel ruolo ha dormito solo due ore ogni notte
prima delle riprese. Ha ammesso che, così facendo, è finito in
ospedale in terapia intensiva un paio di volte. Accanto a lui, nel
ruolo di Jessica, vi è l’attrice Diane Kruger,
mentre il piccolo Ali è interpretato da Zaïd
Errougui-Demonsant. Recitano poi nel film Victor
Pontecorvo nel ruolo di Tom, Jean Louis
Coulloc’h in quello del Medico militare e
Paul Amis nel ruolo di Denis.
Matthias Schoenaerts e Diane Kruger in Disorder – La guardia del
corpo. Cortesia di Movies Inspired
La spiegazione del finale del film
Il finale di Disorder –
La guardia del corpo lascia lo spettatore nel pieno
dell’ambiguità, ponendolo davanti agli interrogativi susciti dal
disturbo e dalla confusione percepiti dal protagonista. Nelle
battute conclusivi del film, infatti, sembra svolgersi un’apparente
invasione domestica della casa dove Vincent, Jessica e Ali si sono
trasferiti. Tutto ciò che il protagonista aveva fino a quel momento
temuto sembra ora concretizzarsi rapidamente e la sua
determinazione a proteggere chi gli sta vicino, specialmente
Jessica, aumenta fortemente.
Il suo senso di allerta estrema,
però, non è altro che un prolungamento del suo trauma da guerra, e
questo mette lo spettatore in una posizione incerta. La minaccia
che Vincent avverte è reale o è solo una proiezione della sua mente
afflitta dal passato? Quale che sia la verità, lo spettatore è qui
portato ad assumere il punto di vista di Vincent. Ma è un punto di
vista evidentemente distorto, che viene difficile credere combaci
con la realtà. Probabilmente l’invasione non sta realmente
avvenendo, ma è una rappresentazione metaforica del suo stato
mentale, in cui l’insicurezza e il trauma invadono il suo senso di
realtà.
Lo spettatore, proprio come Vincent,
si trova dunque ad affrontare una realtà sfumata e distorta. Non
c’è la certezza che le minacce percepite siano reali o solo il
prodotto di una mente traumatizzata. Questo dubbio pervade anche
l’ultima sequenza del film, nella quale, pur avendo apparentemente
sventato l’attacco, Vincent rimane isolato, sospeso in un mondo che
continua a sembrargli ostile e minaccioso. Per lui non sembra
dunque esserci possibilità di fuga da questa situazione, rimanendo
dunque costretto in un perenne stato di allerta.
Matthias Schoenaerts in Disorder – La guardia del corpo. Cortesia
di Movies Inspired
Mentre questo è il suo stato d’animo
nel finale, lo spettatore si ritrova dunque con più domande che
risposte: cosa è realmente accaduto nella casa? Vincent ha davvero
protetto Jessica e Ali, o la sua percezione del pericolo era una
distorsione dei suoi sensi ormai compromessi? È su questa ambiguità
che gioca il film, configurandosi come un’intensa esplorazione
psicologica di un uomo che non può più fidarsi nemmeno della
propria mente. Così facendo, Disorder – La guardia del
corpo ripropone problematiche affrontate anche da film
come American
Sniper e The Hurt Locker.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di
Disorder – La guardia del corpo grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 7
ottobre alle ore 21:15 sul canale
Cielo.
Dopo aver vinto il premio Oscar per
il miglior film straniero con Una donna
fantastica, il regista cileno Sebastián
Lelio torna al cinema dal 25 ottobre con
Disobedience, film che ha per protagonisti
Rachel Weisz,
Rachel McAdams e Alessandro Nivola. La pellicola, tratta
dall’omonimo best seller di Naomi Alderman,
affronta il tema della libertà personale all’interno di una rigida
comunità.
Ambientato nella comunità ebraica
della Londra contemporanea, il film segue le vicende
dell’emancipata e anticonformista Ronit (Rachel
Weisz), che torna a casa per i funerali del padre. Qui
ritrova la timida Esti (Rachel
McAdams), con la quale aveva avuto un amore giovanile
e che ora è sposata con Dovid (Alessandro
Nivola), loro amico comune d’infanzia. L’incontro tra
i tre riporta alla luce vecchi conflitti e passioni proibite.
Quella di
Disobedience, seppur ambientata all’interno di un
preciso contesto, è una storia dai caratteri universali. Nella
disobbedienza portata avanti dalle due protagonista traspare tutta
la loro umanità, con i loro dubbi e difetti, la loro voglia di
libertà personale e autorealizzazione. Temi questi già affrontati
precedentemente da Lelio, che infonde la sua tipica delicatezza
nella narrazione sin dalla sceneggiatura, e che con un’elegante
regia riesce a trasporre le sensazioni interne dei personaggi
nell’ambiente circostante.
Ecco dunque che il film ha una
prima parte dal ritmo più disteso, dove ci vengono presentati i
drammi taciuti dei tre protagonisti e vengono gettate le basi per i
conflitti futuri. Una prima parte questa, che già dalla fredda
fotografia di Danny Cohen, evidenzia la condizione
di staticità e rigidità della comunità presa in esame. Maggior
calore subentra nel momento in cui le due protagoniste entrano in
rotta di collisione, risvegliando la passione amorosa che le aveva
travolte in gioventù. Il film acquista in eventi, sconvolgimenti
emotivi e colori.
Il contrasto tra le due parti del
film viene tenuto insieme, anche qui, dall’eleganza della regia di
Lelio, che riesce a mantenere costante il garbo con cui segue i
suoi protagonisti, interessato non a prenderne le parti ma a
svelarli in ogni loro più piccolo aspetto e debolezza. Solamente
una volta che essi saranno stati messi a nudo potranno
intraprendere il loro percorso di rinascita.
Da questo punto di vista è
probabilmente Rachel McAdams a spiccare su tutti, sfoggiando
una profonda intensità e aderenza al ruolo, aiutata anche
dall’avere quello che è probabilmente il personaggio più
interessante e complesso del film. La sua Esti è quella che vive i
maggiori conflitti, divisa tra una vita di conformismo e una
passione considerata un tabù, costretta a subire sulla sua pelle le
conseguenze di ogni decisione nell’una o nell’altra direzione.
Disobedience
affronta così il tema della trasgressione nel mondo di oggi, dove i
tabù hanno quasi cessato di esistere. Esplora il tema della libertà
personale e di ciò che comporta, sia in termini di sacrifici che di
ricompense, il seguire la propria strada. Lelio tratta con cura
questi temi, facendoli fluire attraverso i suoi personaggi, e
puntando sull’universalità di questi sentimenti riesce ad imprimere
a lungo la sua storia nell’animo dello spettatore.
Disney Theatrical Productions, NETworks e Broadway
Entertainment Group sono lieti di annunciare che, in occasione del
suo 20° anniversario, lo spettacolo teatrale in lingua inglese
Disney’sBeauty and The Beast,
visiterà per la prima volta la città di Trieste e successivamente
la città di Milano, nel corso di una imminente tournée
internazionale che prevede tappe anche in Turchia, negli Emirati
Arabi, in Kazakhstan, nelle Filippine, in Tailandia, a Singapore, e
in Indonesia.
La squadra creativa originale di
Disney’s Beauty and the Beast si è
ricomposta per riportare in scena questo classico di Broadway. Il
musical è diretto da Rob Roth e coreografato da Matt West; i
costumi sono di Ann Hould-Ward (che ha vinto il Tony Award® per il
suo lavoro in Disney’s Beauty and the
Beast), le luci di Natasha Katz, la scenografia di
Stanley A. Meyer, il montaggio sonoro di John Petrafesa Jr. e la
supervisione musicale di Michael Kosarin.
Daniel Frigo, presidente e
amministratore delegato di The Walt Disney Company Italia, ha
dichiarato:
“E’ per noi un grande onore
oltre che un piacere portare in Italia Disney’s Beauty and the
Beast in collaborazione con Broadway Entertainment Group, un
marchio sinonimo di musical di successo. Sono certo che gli
innumerevoli fan italiani che da sempre hanno amato questo
straordinario capolavoro Disney sapranno cogliere l’opportunità di
godersi questo imperdibile spettacolo in lingua originale”
Basato sul film d’animazione premio
Oscar del 1991, Disney’s Beauty and The
Beast ha debuttato a Broadway nel 1994, dove è
stato nominato a nove prestigiosi Tony Awards, andando in scena per
ben 13 anni. È infatti uno degli spettacoli di Broadway che vanta
il maggior numero di rappresentazione e i maggiori incassi di tutti
i tempi. Nel corso degli anni, grazie al suo grande successo, la
sua visibilità è cresciuta e sono nate produzioni in tutto il
mondo. In seguito all’autorizzazione accordata nel 2004, hanno
avuto luogo produzioni in 22 paesi, tradotte in 8 lingue, con un
pubblico di 35000 persone, per un totale di 28.000 repliche
che equivalgono a 67 anni di rappresentazioni, ed un incasso di
oltre 1,7 miliardi di dollari.
Negli Stati Uniti
Disney’s Beauty and the Beast è andato in
scena in oltre 6000 teatri, comprese le produzioni professionali,
locali e scolastiche. Negli ultimi cinque anni è stato il musical
più rappresentato nei licei statunitensi. Il suo straordinario
successo gli ha consentito di penetrare persino quei mercati
internazionali che hanno sempre avuto una minore familiarità nei
confronti dei musical di Broadway. È stato il primo titolo di
Disney Theatrical Productions in Scandinavia, America latina,
Europa orientale e Russia. Al di là delle produzioni
professionali, Beauty and the Beast
è il titolo Disney che vanta il maggior numero di rappresentazioni
internazionali nei teatri regionali, locali e amatoriali.
Attualmente esistono 5 produzioni di
Disney’s Beauty and The Beast in scena a
livello internazionale: a Parigi, e in tournée in America, in
Spagna, in Giappone e in Germania.
Disney’s Beauty and the
Beast racconta la storia di Belle, una ragazza di
provincia, e della Bestia, che dietro le sue mostruose fattezze
nasconde un giovane principe che ha subito un incantesimo. Se
la Bestia imparerà ad amare e ad essere amata, la maledizione
terminerà ed il principe tornerà ad essere se stesso. Ma il tempo
sta per scadere. Se la Bestia non imparerà presto la lezione, lui e
il suo castello saranno condannati per l’eternità.
Il musical presenta la musica di
Alan Menken (La
sirenetta,Aladino,Rapunzel – L’intreccio della
torre) e le parole del compianto
Howard Ashman (La sirenetta,
Aladino), con ulteriore musica di
Menken e parole di Tim Rice (Il re
leone,Jesus Christ
Superstar). Il testo è di
Linda Woolverton (sceneggiatura de Il re
leone,Alice In
Wonderland,
Maleficent).
I bambini di oggi non
sono, chiaramente, quelli di una volta. Tralasciando tutte le
implicazioni sull’educazione (sulla sua mancanza) della nuove
generazione, c’è però da ammettere che i bambini dell’era 2000 sono
superstimolati, sveglissimi e pronti a battersi per quello in cui
credono.
Non ci credete? Provate a dire a
questa bambina a Disneyland che sarà Gaston a sposare Belle e non
la Bestia! Ci ha provato lo stesso Gaston, e guardate com’è
finita!
Oggi, Disneyland
Paris annuncia la graduale riapertura del Resort a partire
dai due Parchi, Parco Disneyland e Parco Walt
Disney Studios, dall’hotel Disney’s Newport Bay Club
e dal Disney Village a partire dal 15 luglio. Le
modalità di riapertura seguono le indicazioni del Governo Francese
e delle Autorità sanitarie e sono state discusse con il CSE (Comité
Social et Economique). L’attenzione continua ad essere rivolta alla
salute e alla sicurezza degli Ospiti e dei Cast Members (dipendenti
Disney), visto che la destinazione ritorna ad accogliere gli
ospiti.
Inoltre, considerata la situazione
in continua evoluzione Disneyland Paris annuncia una graduale
riapertura anche di tutti gli altri Hotel: Disney’s Hotel
Cheyenne il 20 luglio, Disney’s Hotel Santa Fe il 3
agosto, Disneyland Hotel il 7 settembre. Il Disney’s
Sequoia Lodge e il Disney’s Davy Crockett Ranch
rimarrano chiusi durante la stagione estiva e le date di riapertura
saranno annunciate prossimamente.
“Tutti noi di Disneyland Paris
siamo entusiasti all’idea di avviarci sempre più verso la
riapertura prevista nelle prossime settimane”, dichiara
Natacha Rafalski, Presidente di Disneyland Paris. «Creare la
Magia significa davvero molto, perchè in questo si rispecchia la
resilienza dei nostri dipendenti e della nostra comunità,
l’entusiamo dei nostri ospiti e fans, e il momento positivo di
tante riaperture nel settore turistico in tutta Europa. Non vediamo
l’ora di riaccogliere i nostri Cast Members e di riaprire i
cancelli ai nostri ospiti per vivere insieme la Magia».
«Siamo entusiasti di vedere una
delle prime destinazioni turistiche europee e il più grande datore
di lavoro, con sede singola in Francia, riaprire agli ospiti e
ai suoi dipendenti”, ha affermato Sophie Huberson, Executive
Director del “Syndicat National des Espaces de Loisirs,
d’Attractions et Culturels SNELAC» – l’organizzazione
rappresentante i parchi divertimento, il tempo libero e le aree
culturali in Francia. “Questo momento è una pietra miliare per
l’industria del turismo e del tempo libero in Francia e sarà un
passo fondamentale nella ripresa del nostro settore».
Misure di sicurezza e
esperienze
La graduale riapertura è basata su
un approccio incentrato sulla sicurezza, con misure sanitarie e di
sicurezza rinforzate sia per i Cast Members che per gli ospiti. A
partire da una limitazione degli ingressi giornalieri, che
richiederà la prenotazione obbligatoria della visita per monitorare
il flusso degli ospiti. Tutte le misure sono attuate per allinearci
alle norme di distanziamento sociale richieste dal governo. Di
conseguenza, alcune esperienze come la Parata Disney Stars on
Parade e lo spettacolo serale Disney Illuminations,
sono al momento rimandati e ritorneranno presto.
Spettacoli di successo come The
Lion King: Rhythms of the Pride Lands e Jungle Book
Jive, torneranno disponibili nel corso della stagione
estiva.
Gli incontri con i Personaggi
saranno sospesi ma non mancherà nei Parchi una nuova modalità di
incontro per deliziare gli ospiti. Tutte le esperienze tra cui, le
aree gioco e il face painting, saranno momentaneamente
indisponibili. Inoltre, il servizio FASTPASS sarà sospeso per
permettere l’organizzazione della fila d’attesa delle
attrazioni. Ai Cast Members e ai visitatori, dagli 11 anni
compiuti, è richiesta in maniera obbligatoria la mascherina
all’interno di tutto il Resort. Maggiori informazioni sulle misure
sono disponibili su
www.disneylandparis.com.
Biglietti e sistemi di
prenotazione
Considerato che Disneyland Paris
accoglierà gli ospiti limitandone la capienza giornaliera, un nuovo
sistema di registrazione online sarà disponibile dai primi di
luglio. Per garantirsi l‘accesso, gli ospiti che desiderano
acquistare un biglietto o sono già in possesso di biglietti non
datati o di un pass annuale, devono registrarsi sulla piattaforma
online per ottenere una prenotazione che dà diritto all’ingresso ai
Parchi Disney prima del loro arrivo. Al contrario, gli ospiti in
possesso di un biglietto datato, non hanno bisogno di registrarsi e
il loro ingresso è garantito. Gli ospiti con pacchetti soggiorno in
un hotel Disney comprensivo dell’ingresso ai Parchi Disney possono
entrare per tutta la durata del soggiorno senza registrarsi sulla
piattaforma online.
Durante la fase iniziale di
riapertura i biglietti di ingresso e i pacchetti soggiorno sono
disponibili sul sito www.disneylandparis.com e
nelle migliori agenzie di viaggio con un numero limitato di
biglietti disponibili ogni giorno. L’acquisto dei biglietti
all’ingresso dei Parchi Disney al momento non è disponibile.
Per offrire agli ospiti maggiore
flessibilità, sono disponibili nuove condizioni di prenotazione che
includono cancellazioni e modifiche senza penali (trasporto
escluso) per tutti i soggiorni negli hotel Disney in qualsiasi
momento, fino a 7 giorni prima della data di arrivo (dettagli
specifici sono disponibili www.disneylandparis.com).
Mentre Disneyland Paris si prepara
alla riapertura, gli ospiti sono invitati a visitare
www.disneylandparis.com per gli ultimi aggiornamenti e a vivere
la magia della destinazione su
https://athome.disneylandparis.com/it/;
infine possono utilizzare l’hashtag #DisneyMagicMoments sui social
media per condividere magiche stories e post.
Disney ha
annunciato la temporanea chiusura del suo parco a tema in
California – a partire dal 14 marzo fino alla fine del mese – a
causa dell’epidemia di coronavirus. La mossa arriva mentre il nuovo
virus continua a diffondersi rapidamente in tutti gli Stati Uniti,
mentre in Europa è purtroppo già consolidata la sua presenza.
Ieri sera l’epidemia è stata
ufficialmente considerata una pandemia, con casi in aumento in
tutto il mondo, tanto che anche Tom Hanks e la
moglie Rita Wilson sono attualmente in isolamento in un ospedale in
Australia, perché positivi al
tampone.
Gli hotel del Disneyland
Resort rimarranno aperti fino al 16 marzo, pertanto gli
ospiti possono effettuare i necessari preparativi per il viaggio di
ritorno.
È solo la quarta volta nella storia
che Disneyland ad Anaheim, in California, ha sospeso completamente
le operazioni. Gli altri casi sono stati gli attacchi dell’11
settembre, la mattina dopo l’assassinio di JFK e il terremoto di
Northridge.
Non è chiaro se il Walt
Disney World di Orlando, in Florida, rimarrà aperto.
“Sebbene non siano stati
segnalati casi di COVID-19 al Disneyland Resort, dopo aver
attentamente esaminato le linee guida dell’ordine esecutivo del
Governatore della California e nel migliore interesse dei nostri
ospiti e dipendenti, stiamo procedendo alla chiusura di Disneyland
Park e Disney California Adventure, a partire dalla mattina del 14
marzo fino alla fine del mese – ha dichiarato Disney in una
nota – Gli hotel del Disneyland Resort rimarranno aperti fino a
lunedì 16 marzo per offrire agli ospiti la possibilità di
organizzare i preparativi per i viaggi necessari; Downtown Disney
rimarrà aperto. Monitoreremo la situazione attuale e seguiremo i
consigli e gli orientamenti dei funzionari federali e statali e
delle agenzie sanitarie. La Disney continuerà a pagare i suoi
dipendenti durante questo periodo.”
Ecco una serie di buffe immagini
direttamente da BuzzFeed in cui vediamo i protagonisti della
Disney, villain ed eroi/principesse, scambiarsi i
tratti somatici. Il risultato è esilarante:
La Gallery Nucleus ha condiviso diverse
immagini dalla mostra organizzata per rendere omaggio a Ron
Clements e John Musker, registi storici
della Disney a breve in sala con Oceania. Nella loro
filmografia si annoverano La
Sirenetta, Aladdin, La
principessa e il Ranocchio, Hercules e
altri dei classici della Casa di Topolino.
Ecco la gallery
Disney che omaggia Clements e Musker
[nggallery id=3005]
Oceania uscirà il
22 dicembre in Italia. La sceneggiatura porterà la firma degli
stessi registi in collaborazione con Jared Bush, Pamela
Ribon e Taika Waititi.
Trama: Vaiana è una teenager vivace
che decide di partire in barca per una missione rischiosa,
intenzionata a onorare il destino mai compiuto dei suoi antenati.
Incontrerà il semidio Maui (Dwayne Johnson) e,
insieme a lui, attaverserà l’Oceano Pacifico in un viaggio ricco
d’azione.
Nel cast vocale originale del film
ci sono l’esordiente di 14 anni Auli’i
Cravalho, che doppierà la protagonista Vaiana,
Dwayne Johnson e Phillipa Soo,
cantante e attrice statunitense.
Disney continua a
trarre ispirazione dalle fiabe classiche per i suoi live action.
Secondo Hollywood Reporter, lo studio realizzerà una nuova
rilettura di Biancaneve e i Sette
Nani, aggiungendo il personaggio di Rosarossa,
sorella di Biancaneve e protagonista di una fiaba dei fratelli
Grimm che non era originariamente collegata alla celebre storia che
ha prodotto il classico Disney del 1937.
La stesura di Justin
Merz vedeva Rosarossa protagonista di un live action a sé
stante. La sceneggiatura di Evan Daugherty
ora approvata ha cambiato le carte in tavola, inserendo Rosarossa
nella storia tradizionale, mutandone la traiettoria narrativa. La
sorella di Biancaneve entrerà in scena quando la fanciulla, morsa
la mela avvelenata della strega, cadrà in un sonno profondo.
Rosarossa, fino ad allora separata da Biancaneve, intraprenderà una
pericolosa ricerca al fianco dei Sette Nani per spezzare
l’incantesimo.
Evan Daugherty è esperto di rivisitazioni,
avendo scrittoBiancaneve e il
Cacciatore per la Universal, con Kristen
Stewart, Charlize Theron e Chris
Hemsworth, di cui sta per uscire il
sequelIl Cacciatore e la Regina di
Ghiaccio.
A produrre il progetto sarà Tripp
Vinson, che per la Disney sta già realizzando due live
action: Genies, prequel di
Aladdin, e Prince Charming, sul
personaggio del Principe Azzutto.
Il fiore che sboccia
nelle avversità è il più raro e il più bello di tutti. Non
s’incontra una ragazza come quella tutte le
dinastie.
La Disney annuncia che un altro dei
suoi personaggi d’animazione sarà protagonista di un remake in
live-action. Dopo Cenerentola,
Malefica e i prossimi
La Bella e la Bestia,
Dumbo e Il libro della
Giungla, sarà il turno di
Mulan, che arriverà al cinema nel 2018,
in un adattamento in carne e ossa della storia della ragazza che
salvò la Cina dagli invasori Mongoli.
La sceneggiatura sarà firmata da
Elizabeth Martin e Lauren
Hynek, mentre alla produzione ci saranno Chris
Bender e J.C. Pink.
Non si hanno altri dettagli relativi
al film per adesso.
Mulan è il
36º classico Disney secondo il canone ufficiale. È uscito nel 1998.
Il film si ispira all’antica fiaba di Hua Mulan.
Dopo il successo di Frozen
2 – Il Segreto di Arendelle, che ha registrato un
incasso di oltre 7.6 milioni di Euro in Italia nei primi 5
giorni di programmazione, Disney Italia ha aperto le Giornate
Professionali di Cinema presentando i titoli in uscita nelle
sale nei prossimi mesi.
Il nuovo film d’animazione Disney
Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle vola in
vetta al box office italiano registrando un incasso di oltre 7.6
milioni di Euro nei primi 5 giorni di programmazione. Nelle sale
italiane dal 27 novembre, la nuova avventura di Elsa, Anna, Olaf e
Kristoff è il miglior opening di tutti i tempi tra tutti i film
d’animazione Walt Disney Animation Studios e Pixar Animation
Studios, il secondo miglior opening di tutti i tempi per un film
d’animazione e il terzo miglior opening del 2019 dopo
Avengers: Endgame e
Il Re Leone. Inoltre, le giornate di sabato e di
domenica hanno registrato i migliori incassi di sempre per un film
d’animazione.
“Siamo davvero felici dello
straordinario risultato di Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle
che riporta sul grande schermo le amate sorelle Elsa e Anna e
il simpatico pupazzo di neve Olaf” ha commentato Daniel Frigo,
Country Manager & Head of Studio Distribution, The Walt Disney
Company Italy, Turkey, Israel & Greece. “Questo grande successo
si va ad aggiungere agli eccezionali risultati raggiunti nel corso
di quest’anno in cui ben due titoli, Il Re Leone eAvengers: Endgame, hanno superato i 30
milioni di Euro di incasso. Vorrei ringraziare tutto il team di
Disney Italia per l’impegno e la passione con cui mette in campo
ogni iniziativa, lavorando in sinergia con gli esercenti e i
partner, per garantire il successo della nostra offerta
cinematografica. Offerta che nel 2020 sarà ancora più ampia grazie
ai titoli 20th Century Fox che hanno portato a un arricchimento del
nostro listino, sia con film di grandi registi e con attori di fama
mondiale, sia con pellicole più ricercate e d’autore”.
Disney Italia ha aperto oggi le
Giornate Professionali di Cinema a Sorrento presentando al pubblico
le novità in arrivo nelle sale cinematografiche nei prossimi mesi.
A cominciare dall’ultimo attesissimo capitolo targato Lucasfilm che
arriverà nelle sale italiane il 18 dicembre. Star Wars: L’Ascesa di Skywalker,
l’avvincente conclusione dell’iconica saga, condurrà gli spettatori
in un epico viaggio verso una galassia lontana lontana in cui
nasceranno nuove leggende e avrà luogo la battaglia finale per la
libertà. Ecco tutti i film Disney in arrivo nel
corso del 2020:
Jojo Rabbit – 16 gennaio – FOX
Il 2020 si aprirà con il nuovo film
diretto da Taika Waititi Jojo Rabbit, in
uscita nelle sale italiane il 16 gennaio. Nel film, ambientato
durante il nazismo, il giovanissimo Jojo Betzler cerca di
affrontare un mondo che gli sembra sempre ostile, rivolgendosi al
suo amico immaginario che ha il volto di Adolf Hitler, interpretato
dallo stesso regista.
Quando scopre che la madre
(interpretata da Scarlett Johansson) nasconde in soffitta una
ragazza ebrea, Jojo inizierà a guardare con occhi diversi quanto
sta succedendo intorno a lui e a dubitare sulla bontà degli
insegnamenti relativi al nazismo che riceve. Il giovane attore
Roman Griffin Davis, che interpreta il
protagonista Jojo “Rabbit” Betzler, e il produttore Carthew Neal
sono stati recentemente in Italia per presentare il film al
37° Torino Film Festival, aprendo la kermesse
cinematografica.
Underwate – 30 gennaio – FOX
Il 30 gennaio sarà la volta di
Underwater, il thriller/horror ad alta
tensione interpretato da Kristen Stewart e diretto da William Eubank,
in cui un gruppo di scienziati che sta lavorando sott’acqua viene
travolto da un terremoto e dovrà fare delle scelte estreme per
sopravvivere.
Il Richiamo della Foresta: il 20 febbraio –
FOX
Adattamento dell’omonimo classico
letterario di Jack London, Il Richiamo della
Foresta arriverà nelle sale italiane il 20 febbraio
portando sul grande schermo la storia di un cane da slitta di nome
Buck che dovrà lottare per la sopravvivenza nella natura selvaggia
e senza regole dell’Alaska. Il cast del film comprende
Harrison Ford,
Karen Gillan e Bradley Whitford.
Onward – Oltre la Magia, 5 marzo Disney
Pixar
Il nuovo lungometraggio
d’animazione Disney e Pixar Onward – Oltre la
Magia diretto da Dan Scanlon e prodotto da Kori Rae,
la squadra creativa che ha realizzato Monsters University,
uscirà in Italia il 5 marzo. Ambientato in un immaginario mondo
fantastico, il film racconta la storia di due fratelli elfi
adolescenti che si imbarcano in una straordinaria avventura per
scoprire se nel mondo esista ancora un po’ di magia.
Mulan: 26 Marzo – Disney
Il 26 marzo arriverà poi la rivisitazione in chiave live action
del classico d’animazione Disney del 1998, Mulan.
La regista Niki Caro porta sul grande schermo l’epica storia della
leggendaria guerriera Mulan, una giovane donna senza paura che
rischia ogni cosa per proteggere la propria famiglia e il proprio
Paese, diventando uno dei più grandi guerrieri che la Cina abbia
mai conosciuto.
New Mutants: 2 aprile – FOX
Il 2 aprile uscirà in Italia New
Mutants: un multietnico gruppo di giovani, che con
l’arrivo della pubertà scopre di avere poteri mutanti, è rinchiuso
in una struttura segreta, una sorta di istituto psichiatrico da cui
cercheranno di fuggire.
La Vita Nascosta – Hidden Life: 09 aprile –
FOX
La Vita Nascosta –
Hidden Life, diretto da Terrence Malick, arriverà
nelle sale italiane il 9 aprile. Il film è incentrato sulla storia
di Franz che, chiamato alle armi e a giurare fedeltà al Führer, è
incapace di concepire la violenza e obietta. Arrestato per
tradimento, viene processato e condannato a morte nell’agosto del
1943.
Black Widow: 29 Aprile – Marvel
Il 29 aprile, invece, sarà la volta
dell’attesissimo film Marvel StudiosBlack
Widow in cui, dopo lo straordinario successo di
Avengers: Endgame, Scarlett Johansson riprende il
suo ruolo di Natasha Romanoff/Black Widow.
La Donna alla Finestra: 14 Maggio – FOX
Diretto da Joe Wright e con un cast
d’eccezione che comprende
Gary Oldman,
Amy Adams e Julianne Moore, La Donna alla
Finestra arriverà in Italia il 14 maggio. Il film
racconta la storia di una donna che trascorre le sue giornate in
casa bevendo, guardando vecchi film e spiando i vicini.
Dalla sua finestra riesce a vedere
anche ciò che succede all’interno dell’appartamento dei nuovi
vicini, apparentemente ‘normali’, ma che nascondono invece un
segreto scioccante.
Artemis Fowl: 27 maggi – Disney
Artemis
Fowl, diretto da Kenneth Branagh,
uscirà nelle sale italiane il 27 maggio. Ispirato al primo libro
dell’omonima serie firmata da Eoin Colfer, il film è un’avventura
fantastica e avvincente che segue il viaggio del geniale dodicenne
Artemis Fowl, discendente di una lunga stirpe di menti criminali,
mentre tenta di ritrovare il padre misteriosamente scomparso.
La convention si è conclusa con
alcune anticipazioni relative al secondo semestre del
2020: Free Guy (diretto da Shawn
Levy e interpretato da Ryan Reynolds), la nuova avventura ispirata
alla storica attrazione di Disneyland Jungle
Cruise (con Dwayne Johnson ed Emily Blunt) e il nuovo
capolavoro Disney e Pixar Soul.
La Disney ha
svelato il nuovo logo ufficiale dei 20th Century Studios (senza
Fox) in testa al nuovo trailer di The Call of the
Wild. Il prossimo mese la Casa di Topolino festeggerà
il primo anno di presa di possesso dello Studio (un anno dalla
finalizzazione dell’accordo) e di tutte le sue attività
cinematografiche e televisive (anche se Fox News rimane sotto la
Fox Corp di proprietà di Rupert Murdoch).
L’accordo da $ 71,3 miliardi ha
comportato enormi cambiamenti per la Fox, cambiamenti che purtroppo
hanno previsto licenziamenti dei dipendenti, annullamento dei film
Fox e Fox 2000 completamente chiuso. Perfino la parola “Fox” è
stata rimossa dai loghi delle divisioni 20th Century e
Searchlight.
Oggi però sappiamo finalmente che i
film Fox verranno distribuiti sotto il nome di 20th Century Studios
o Searchlight Pictures. Ciò include i film che sono entrati in
produzione prima che l’accordo Disney-Fox fosse finalizzato, come
l’adattamento di The Call of the Wild di
questo mese e lo spin-off di X-Men, The New
Mutants.
Proprio in vista dell’uscita di
questi due titoli, ecco il nuovo logo dello studio, che cancella
Fox dal grande schermo:
Manca ormai poco per la fine
dell’anno 2017 e anche in casa Walt Disney
Pictures è ora di fare i conti. Conti che però sembrano
sorridere e di gran lunga la casa di Topilino & co. Infatti secondo
quanto apprendiamo oggi l’uscita al cinema di Star Wars Gli Ultimi Jedi sta spingendo lo
studios ha raggiungere la cifra mostruosa di 6 miliardi d’incasso
in tutto il mondo.
Con il dato utile dell’anno scorso
che ha segnato la cifra ancora record di 7,6 miliardi Walt Disney è
diventato il primo studios nella storia a guadagnare la cifre di 6
miliardi per due anni consecutivi. I due competitor più importanti,
Warner Bros e Universal invece hanno raggiunto 5
miliardi complessivi quest’anno, un dato comunque molto
positivo.
Naturalmente, Marvel
Studios ha contribuito notevolmente a questo record
con l’uscita di Thor:
Ragnarok e Guardians
of the Galaxy Vol. 2 che entrambi hanno
guadagnano più di $ 800 milioni a livello globale. Siamo certi che
questo record è destinato a essere confermato anche gli anni
prossimi, considerato il recente acquisto della 21st Century
Fox all’inizio di questo mese.
La
Disney ha sempre fatto un ottimo lavoro quando si è
trattato di definire narrativamente i personaggi principali dei
suoi film d’animazione, ma ciò non significa che tali personaggi
siano sempre stati i più memorabili. Molto spesso, infatti, sono
state le loro spalle a rubare la scena.
Ecco 5 volte in cui le spalle di un
classico
Disney hanno superato – in termini di
caratterizzazione – l’eroe principale e 5 volte in cui, purtroppo,
non sono state all’altezza di brillare al pari del
protagonista:
Grillo Parlante – Pinocchio
Pinocchio è uno dei primi titoli realizzati dalla
Disney, nonché uno dei Classici più amati. Il burattino di legno è
sicuramente un personaggio eccezionale, ma è innegabile come venga
oscurato in numerosi passaggi narrativi dal saggio Grillo Parlante,
personificazione della voce della coscienza di Pinocchio, che cerca
di orientare l’ingenuo burattino verso le scelte giuste. La lealtà
del personaggio e l’iconica canzone che contraddistingue la sua
figura nonché la sua filosofia (“Give
A Little Whistle”) hanno contribuito ad accrescere la sua
popolarità tra i fan della Casa di Topolino e all’interno della
stessa multinazionale, che ha spesso usato la sua voce e il suo
personaggio in numerosissimi altri media.
Flounder – La sirenetta
Da un classico all’altro: La sirenetta è l’ennesimo esempio di quanto la Disney
ami inserire al fianco dei personaggi principali delle spalle
indimenticabili, anche quando la storia riguarda una Principessa.
Sfortunatamente per Flounder, però, il tenero pesciolino
combinaguai finisce per essere offuscato da un fatto molto
semplice: ci sono tantissimi altri grandi personaggi secondari nel
film. Inoltre, nel film Ariel può contare non su una, ma su ben tre
spalle: oltre a Flounder, infatti, ci sono anche Sebastian e
Scuttle, le cui personalità sono di gran lunga più incisive.
Flounder occuperà sempre un posticino speciale nel cuore di tutti
noi, ma come riescono a brillare nella storia Sebastian e Scuttle è
un’altra storia…
B.E.N. – Il pianeta del tesoro
Il pianeta del tesoro è sicuramente uno dei titoli
meno popolari del vastissimo catalog Disney, il che è un
grandissimo peccato. Il film contiene al suo interno diversi grandi
aiutanti che intervengono a sostegno del protagonista: tra questi,
a rubare la scena è indubbiamente il robot B.E.N., rendendosi da
solo il centro di alcuni grandi momenti. Porta un sacco di umorismo
e di cuore alla storia, e la amicizia con Jim è davvero in grado di
alzare la qualità del livello narrativo.
Pascal – Rapunzel: L’intreccio della torre
Pascal è un
personaggio molto divertente all’interno di
Rapunzel – L’intreccio della torre, specialmente
all’inizio del film, quando si prende gioco di Flynn Rider.
Tuttavia, a mano a mano che la storia si evolve, Pascal viene
coinvolto sempre meno, con altri personaggi che scavalcano ed
oscurano la sua presenza. È infatti Maximus, il cavallo capo della
Guardia Reale, a risultare – alla fine – la spalla migliore del
film, nonostante neanche lui sia in grado mettere in ombra il
carisma, la gioia di vivere e la comicità di Rapunzel.
Terk – Tarzan
Tarzan è un
altro fantastico Classico Disney che presenta alcuni dei più grandi
personaggi di tutto l’intero canone, anche se il vero protagonista
è il giovane gorilla Terk. È il migliore amico di Tarzan:
l’ignoranza del giovane uomo è ciò che gli impedisce di parlare;
paradossalmente, la parola non è certamente ciò che manca a Terk.
Dispettosa, arrogante e maleducata, ma dotata di un grande cuore,
il personaggio apporta una quantità sconfinata di energia al film;
ciò che in fondo manca a Tarzan, semplicemente a causa della natura
del suo personaggio. Proprio per questo, non sorprende che Terk sia
diventato un personaggio così amato, divenuto col tempo – forse –
anche più popolare dello stesso protagonista.
HeiHei – Oceania
Un’altra spalla che non ha avuto
chissà quale impatto, tanto a livello narrativo quanto a livello
culturale, è sicuramente Hei Hei, il gallo presente in Oceania.
Nonostante contribuisca al lato più comico della storia grazie al
suo essere eccessivamente svampito, in realtà il personaggio
aggiunge molto poco all’avventura della protagonista. Non fa che
combinarne una dopo l’altra: sicuramente è protagonista di alcuni
momenti molto divertenti, ma è innegabile quanto non abbia
l’impatto che hanno avuto altre spalle decisamente più
leggendarie.
Ray – La principessa e il ranocchio
Nessuna spalla ha avuto un impatto
emotivo paragonabile a quello della lucciola Ray ne
La principessa e il ranocchio. Nonostante sia un
personaggio piccolissimo da un punto di vista di dimensioni, Ray è
pieno di vita ed ha un cuore enorme. Fin da subito è utilissimo a
Tiana e Naveen, e non avrebbe nessuna ragione per essere così
disponibile. Il fatto che abbia perso l’amore della sua vita
aggiunge ancora più carica emotiva al suo personaggio. Il suo
essere così estroso, il suo romanticismo e la sua dolcezza finisco
davvero per rubare la scena…
Cri-Kee – Mulan
Mulan è un Classico che vanta al suo interno una delle
più grandi spalle di sempre: il draghetto Mushu, così amato dai fan
anche grazie al bellissimo lavoro di doppiaggio svolto da Eddie
Murphy nella versione originale. Purtroppo, lo stesso non si può
dire di Cri-Kee, il grillo consegnato a Mulan dalla nonna come
portafortuna, che diventa un fedele compagno di avventura per Mulan
e, soprattutto, anche per Mushu. Tuttavia, Cri-Kee ha sempre
faticato ad imporsi nell’immaginario collettivo, non apportando
davvero alcun momento significato o memorabile alla storia.
Il Genio – Aladdin
A scanso di equivoci, Aladdin è un
personaggio straordinario ed è senza alcun dubbio il Principe più
carismatico della Disney. Tuttavia, non si può negare che alla fine
venga oscurato dal Genio, diventato uno dei migliori personaggi
della Disney, se non uno dei più iconici (forse). Gran parte di ciò
è da attribuire principalmente all’incredibile performance che
Robin Williams, che ha regalato al personaggio tutta la sua
creatività, passione e – soprattutto – le due doti
d’improvvisazione. L’energia, i numerosi colorati e sfarzeschi, il
suo ego sconfinato… tutte questi elementi sono talmente grandi e
travolgenti che a volte risulta davvero difficile non vedere
Aladdin senza pensare al film come ad un unico e
grande one-man-show del Genio.
Giac e Gas – Cenerentola
Cenerentola
è considerato un classico Disney immortale, ma al tempo stesso è un
film che manca di spalle che possano davvero ritenersi tali. Se è
vero che Giac e Gas fanno sicuramente la loro figura, soprattutto
nell’aiutare Cenerentola a raggiungere il ballo, è altrettanto vero
che il loro reale scopo si esaurisce quasi subito. È la Fata
Madrina, probabilmente, la migliore spalla del film, ma anche in
questo caso le sue azioni sono abbastanza limitate. Probabilmente,
a ben rifletterci, Cenerentola è semplicemente una storia
che non necessita di grandissimi personaggi secondari…
É Sofia
Carson (The Descendandts) la
prescelta dalla Disney per accompagnarci in un esclusivo viaggio
all’interno del nuovo resort tematico di Shangai. L’attrice di 23
anni è il volto del nuovo spot in cui ci dice: “Direttamente da
Shangai, Cina, avrete una poltrona di prima fila per la storica
celebrazione, che si svolge intorno al mondo. Sarete trai primi al
mondo a vedere storie, canzoni e personaggi che amate prendere vita
in un modo tutto nuovo”.
Di seguito il video, mentre la
presentazione ufficiale andrà in onda il 16 giugno su Disney
Channel.
La Disney ha
popolato l’infanzia di tutti noi di storie, colori, magie e canzoni
memorabili, ma spesso ha anche rappresentato momenti molto
difficili per lo spettatore bambino (e non solo). Ecco le morti
Disney che ci hanno lasciati tutti traumatizzati:
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Le morti Disney
che hanno traumatizzato gli spettatori
Senza dubbio le morti di personaggi
positivi sono quelle più difficili da digerire, soprattutto quando
si è giovani spettatori non avvezzi al concetto di morte. Per
quanto riguarda invece la morte dei cattivi, qualche volta mamma
Disney ci è andata giù pesante, come per esempio la terribile morte
accidentale di Clayton, finito impiccato durante
la zuffa finale con Tarzan. La scelta estetica è
stata quella di farci vedere solo la sagoma impiccata, senza nessun
corpo, ma l’effetto di inquietudine resta impresso nella mente. E
che dire della tragica ed elettrica fine della Strega del
Mare Ursula? La gigantesca e cattivissima piovra viene
infilzata da un albero del relitto che lei stessa ha contribuito a
far riemergere, ma l’effetto radiografia, con tanto di teschio in
bella mostra, è senza dubbio raccapricciante.
Morti che generano traumi uguali e
contrarie sono quelle terribili presenti ne Il Re
Leone. Da una parte il possente Mufasa,
ingannato dal fratello Scar e travolto dalla corsa
degli gnu; dall’altra Scar, che dopo il suo triste
regno, viene sbranato dalle sue stesse servitrici, le fameliche
iene.
Per non parlare delle morti celebri
della mamma di Dumbo e, più di recente, di
Coral, mamma di Nemo, e di tutte
le uova che aveva deposto insieme a Marly.
Non c’è che dire, per ogni regalo,
la Disney ci ha dato anche qualcosa di terribile
da ricordare. Ma non è questo forse il bello delle grandi
storie?
Se le fiabe si raccontano sempre
prima di andare a letto, perché non addormentarsi alla luce di una
lampada personalizzata con le nostr fiabe preferite? Ecco le
lampade/barattolo personalizzate con i classici Disney. Ad ognuno
la sua buonanotte!
Dopo la versione stilizzata
(qui)
realizzata da Griz and
Norm, vi proponiamo una serie di modelli di calzature ispirate
alla Disney pubblicate su Facebook dalla pagina Best of Disney Art.
Non solo principesse, ma anche
villain e cattivoni questa volta hanno ispirato Becca H
Klein a realizzare questi magnifici modelli di scarpe.
Quali sono le vostre preferite?
L’artista israeliana Karen
Graw, nota su DeviantArt come Avalonis, ha realizzato delle bellissime
scansioni dei volti dei protagonisti dei classici Disney, dandoci
la possibilità di scoprire come sarebbero i personaggi animati se
potessero esistere davvero nella realtà. Biancaneve avrebbe davvero
‘labbra rosse come una rosa’? Jasmine sarebbe davvero così bella,
con occhi grandi e capelli lucenti? La folta chioma rossa di Ariel
sarebbe effettivamente così voluminosa?
Si chiama Saraswati
e su Instagram è nota con il nome di
Queen of Luna. Si tratta di una bravissima make up
artist di origini malesi che utilizza il tradizionale velo
islamico, il hijab, per trasformarsi in alcuni dei
più famosi persnaggi Disney. Ecco alcune immagini:
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Come potete vedere, non si tratta
solo delle “classiche” principesse, alcune davvero complesse da
realizzare date le scollature previste dalla loro “divisa” (vedi
Belle de La Bella e la Bestia), ma
Saraswati si cimenta con grande successo anche con
altri personaggi Disney, come Jafar o Crudelia De Mon!
L’innovazione tecnologica ha portato
massicci cambiamenti nel mondo del cinema, e in special modo nel
mondo dell’animazione che oggi sembra non poter più vivere senza la
CGI. Ma prima dell’avvento della tecnologia computerizzata,
l’animazione era qualcosa di ancora più magico e misterioso, che
letteralmente prendere oggetti senz’anima, come carta matite e
colori, e li animava, regalando sogni ai bambini.
E la Disney? Come ha
lavorato la casa di Topolino a tutti i suoi grandiosi capolavori
d’animazione? Con la rotoscopia, ovvero la costruzione di
un’immagine animata su filmati in live action. Ecco alcune
straordinarie immagini che aggiungono un po’ di magia al già magico
mondo della classica animazione bidimensionale Disney:
Sono orologi, ma anche vinili, oltre
a essere magnifici omaggi alla Disney. Si tratta della collezione
Vinyl Wall Record Clock. Di seguito potete vedere gli esemplari più
belli, mentre a questo link potete scegliere quale
acquistare!
L’anno scorso, la società di
investimento del miliardario Nelson Peltz, Trian
Partners, ha utilizzato la sua partecipazione di 2,5 miliardi di
dollari nella Disney per lanciare una battaglia
per la delega al fine di imporre il suo ingresso nel consiglio di
amministrazione della società.
In seguito hanno rinunciato a
questa battaglia, ma ora sono di nuovo sul piede di guerra. Peltz è stato molto critico nei confronti
dell’acquisizione da 71 miliardi di dollari della 21st
Century Fox da parte della Disney e del
debito che ha ha provocato alla Disney, ed è il primo a
sottolineare i recenti problemi finanziari dello studio.
Negli ultimi due anni, questo si
è aggiunto alle considerevoli perdite accumulate dalla sale e
nello streaming, con marchi come Marvel e Pixar che
faticano ad avere lo stesso impatto di un tempo.
Parlando con il Financial
Times, Nelson Peltz – che sta nuovamente
facendo campagna per ottenere un posto nel consiglio di
amministrazione e ora detiene una quota di circa 3,5 miliardi di
dollari – ha dichiarato: “Disney è stupida perché non sto
cercando di licenziare [l’amministratore delegato] Bob Iger, voglio
aiutarlo. Non licenziamo gli amministratori delegati“.
La Disney non
vuole che Nelson Peltz o i suoi seguaci
facciano parte del consiglio di amministrazione e sostiene che non
sia riuscito a “presentare una sola idea strategica” per
risollevare le cose.
L’insinuazione sembra essere che
Peltz sia interessato solo ad aumentare i profitti per gli
investitori, anche se ciò va a scapito della produzione creativa
della Disney. Durante l’intervista, il sito ha messo alla berlina
l’apparente mancanza di idee di Nelson Peltz,
spingendo l’uomo d’affari a prendere di mira le recenti uscite
della Disney.
“Dicono che non sappiamo nulla
del mondo del cinema – non pretendiamo di saperlo – ma non credo
che lo sappiano, con cinque grandi sconfitte di fila. Hanno perso
il primo posto nell’animazione, hanno perso il primo posto nei
lungometraggi. Forse è ora di cambiare il management di queste
divisioni“.
Quindi, qualcuno che non sa nulla
del mondo del cinema vuole fare dei cambiamenti radicali, ma questo
si estenderà al licenziamento del presidente dei Marvel StudiosKevin Feige che è l’artefice di un decennio di
successi con il Marvel Cinematic
Universe?
“Non sono pronto a dirlo, ma
metto in dubbio il suo operato“, dice Peltz a proposito
dell’uomo che ha supervisionato un franchise da 30 miliardi di
dollari dal suo lancio nel 2008. In definitiva, sembra che ritenga
che la Disney (e la Marvel) abbiano esagerato.
“La gente va a vedere un film o uno spettacolo per essere
intrattenuta“, dice Peltz.
“Non va per ricevere un
messaggio. Perché devo avere una Marvel tutta al femminile? Non che
io abbia qualcosa contro le donne, ma perché devo farlo? Perché non
posso avere una Marvel che sia entrambe le cose?
Perché ho bisogno di un cast tutto nero?“.
Questi commenti sembrano riferirsi
a The
Marvels e Black
Panther; quest’ultimo ha incassato più di un miliardo
di dollari e si è guadagnato una nomination agli Oscar.
Riecheggiano molto i pensieri di
Ike Perlummter della Marvel, il dirigente che avrebbe
impedito a Kevin Feige di realizzare film che ruotano
attorno a personaggi non bianchi.
Interpellato su queste osservazioni
di Peltz, un portavoce della
Disney ha risposto: “Questo è esattamente il
motivo per cui Nelson Peltz non dovrebbe essere
vicino a una società guidata dalla creatività“.