Il Giocatore:
Rounders è il film del 1998 diretto da
John Dahl e con protagonisti nel
cast Matt
Damon,
Edward Norton, Martin Landau, John Turturro, Famke
Janssen e John Malkovich.
Anno: 1998
Regia: John
Dahl
Cast: Matt Damon,
Edward Norton, Martin Landau, John Turturro, Gretchen Mol, John
Malkovich, Famke Janssen
La trama del film Il Giocatore: Rounders
Trama: Michael
(Matt
Damon, protagonista “acqua e sapone” perfettamente a
suo agio nella parte) è uno studente newyorkese di
giurisprudenza che ha una passione (o forse un’ossessione
compulsiva) per il poker. È abile, ha fiuto, si sa muovere in mezzo
agli “squali” e sa come spennare per bene i “polli” più
ingenui.
Una sera crede di compiere il colpo
della sua vita vincendo contro il russo Teddy Kgb (John
Malkovich), affiliato della mala, battendolo direttamente
sul suo campo di gioco (il club di sua proprietà); ma il ragazzo
sbaglia i calcoli, forse pecca di Hybris e si abbandona
alla propria arroganza… fatto sta che perde la partita.
30.000$ dollari, i risparmi di una vita, la retta universitaria, e
perfino il suo rapporto con la fidanzata Jo (Gretchen
Mo) ne risente.
L’amico, giocatore e mentore Joey
Knish (John Turturro) gli offre un lavoro serio,
pulito. Per sei mesi Mike esce dal giro, smette di giocare. Ma il
richiamo del tavolo verde è troppo forte, e le mille luci di Las
Vegas semplicemente irresistibili… la situazione si complica
ulteriormente quando esce di prigione l’amico di sempre, il
“fratello” Lester Murphy detto “verme”- nomen omen, come dicevano i
latini- (Edward
Norton), il quale non faticherà troppo a riportarlo
sulla “retta via” del vizio e del gioco…
Analisi: Nel 1998
il regista John Dahl regala alla storia del cinema
un film senza grandi pretese ma con un cast all-stars assolutamente
d’eccezione che riesce a diventare in breve tempo un oggetto di
culto non solo per gli appassionati del genere.
Il Giocatore, il mondo del poker
attraverso gli occhi di un giovane Matt Damon
Il
Giocatore è un film sullo sport? Probabile,
se mescolare un mazzo di carte e calare una mano vincente è uno
sport nazionale. Perché Il Giocatore Rounders
analizza nel profondo il mondo del poker filtrandolo attraverso gli
occhi di un giovane, ma esperto, giocatore (un rounder,
appunto) che sa bene come giocare le carte che il destino gli ha
servito, non senza incontrare numerosi ostacoli sul proprio
cammino.
A suo modo, forse, può anche
raccontare una storia esistenziale, perché Michael ha sempre
respirato e vissuto in quel mondo, lui le regole del gioco non le
ricorda nemmeno più: ormai fanno parte del suo dna, del suo tessuto
umano e personale. E negando la sua vera natura- o “vocazione”, se
preferite- per amore della fidanzatina Jo non raggiungerà la
felicità personale né la piena realizzazione di sé.
Snodandosi tra citazioni dei più
famosi giocatori della storia del poker e partite giocate fino
all’ultimo respiro, il film Il Giocatore risulta,
in definitiva, un pregevole prodotto pronto a soddisfare qualunque
tipo di palato, dall’appassionato pokerista al cinefilo più
incallito fino allo spettatore casuale.
La regia asciutta, mai prolissa, la
trama scarna ed essenziale come i dialoghi ricreano con sapiente
maestria il sottobosco newyorkese popolato da volti pallidi e
stanchi, barbe sfatte dopo sessantaquattro ore di partita, mafiosi
russi, creditori sadici, club fumosi, night-club infimi e bari da
quattro soldi; sembra quasi di ritrovare, in quei vicoli malfamati
illuminati dalle luci artificiali le atmosfere del miglior
Martin Scorsese “nudo e crudo”, e la voce narrante
di Michael che fa da “colonna sonora” alle prime immagini ci
riporta dalle parti del cinema noir, come nei grandi classici della
letteratura hard-boiled.
Nonostante sia una pellicola lenta
e riflessiva, proprio come una partita di poker, dove fino alla
fine si attende il colpo di scena che sovvertirà la partita e
decreterà il vincitore, forse ci regala alcune tra le più belle
interpretazioni degli attori protagonisti: un taciturno
John Malkovich impone la propria presenza sullo
schermo pur pronunciando soltanto una manciata di parole, ma il suo
modo di masticare i biscotti Oreo non lascia spazio
all’immaginazione… Edward Norton è perfetto nel ruolo di verme,
un viscido codardo che risulta, però, agli occhi dello spettatore
come un’irresistibile canaglia; Matt Damon mette in scena in modo credibile e
intenso il dilemma morale e personale che affligge il suo
personaggio: mollare tutto e mettere la testa apposto, oppure
assecondare la propria vera natura?
Come insegna il professor Abe
Petrovsky (interpretato da un convincente Martin
Landau), è difficile non seguire la propria vocazione.
Anche se il gioco potrebbe rivelarsi più pericolo del previsto e si
potrebbe correre il rischio di… restare bruciati.
Arriva al cinema il film Ted di
Seth Macfarlane, con protagonisti gli
attori Mark
Wahlberg e
Mila Kunis. Chi da bambino non ha avuto un compagno
immaginario o un peluche con cui parlare e giocare? Probabilmente
in molti, ma non tutti hanno avuto la fortuna di John Bennett
(Mark
Wahlberg) che in seguito a un desiderio espresso a
Natale vede il suo caro orsacchiotto prendere vita.
Fin dal primo incontro i due
instaurano una promessa di amicizia che sarebbe durata per sempre.
Ciò non toglie che Ted è un “miracolo” e quindi diventa una
celebrità, l’attenzione dei media è tutta su di lui, anche se non
cambierà l’affetto che ha per John. Ma dopo un inizio molto dolce
si va avanti nel tempo e vediamo John crescere e diventare
“adulto”; fidanzato con Lori da quattro anni (Mila
Kunis) convivono tutti e tre nello stesso
appartamento. Ma l’idillio durerà poco poiché l’incompatibilità dei
caratteri raggiunge toni esasperati. Ted ha una
brutta influenza su John, poiché trascura il lavoro per passare
giornate fumando erba, bevendo birra e vedendo film, rimanendo
adolescente a trentacinque anni.
Ted, l’esordio dissacrante di Seth
Macfarlane
Esordio alla regia per il creatore
dei Griffin, Seth Macfarlane, passato
dall’animazione 2D a un lungometraggio con tanto di computer
grafica. Cambio non troppo traumatico (secondo le sue affermazioni)
che gli ha permesso di avere gli stessi collaboratori della serie.
Dagli sceneggiatori Alec Sulkin e
Wellesley Wild, con cui ha sviluppato l’intero
soggetto alla maggior parte del cast tra cui Mila Kunis, sua
doppiatrice per più di tredici anni, Patrick Warburton,
Jessica Barth, John Viener, Alex Borstein e Raphl
Garman.
La storia ha una struttura
classica: il migliore amico e la fidanzata che non vanno d’accordo.
Ciò che caratterizza la storia è sicuramente
Ted, orsacchiotto perfettamente
realizzato alla CGI, ben sottolineata è la storia di amicizia che
lo lega al protagonista, contestualizzata e approfondita
restituendo scene di realismo ed emozioni di ampio genere.
Questa è la vera forza dei
personaggi e la consequenziale svolta comica. Per quanto
Ted sia un prodotto del mondo fantastico, la sua
vita è paragonabile a quella di un ex rock star, continuamente
riconosciuta e fermata per le strade di Boston e che cerca di
vivere ancora sull’eco della sregolatezza e della baldoria
quotidiana. Questo descrivere i due protagonisti rende tutto il
meccanismo delle battute e delle frasi ad effetto, di cui il film è
costellato in maniera brillante, il vero ritmo entusiasmante del
film.
Gli attori sono tutti comici, anche
l’inaspettato
Mark Wahlbergche sa gestire l’inquadratura “da solo”
con Ted, riuscendo a calcolare i tempi di
battuta per l’effetto travolgente della risata. Chi va ben lodato è
il regista, perché oltre a essere l’autore, è colui che interpreta
Ted e gli presta anche la voce. Inoltre
ha giocato con la macchina da presa in diverse sequenze che il
montaggio di Jeff Freeman valorizza realizzando nelle scene di
raccordo momenti divertenti e godibili. Una piccola nota va fatta
al montaggio dei titoli di testa, dove attraverso le fotografie, si
vede già la direzione che il film intraprende in tutti i suoi
aspetti. Ted è una bella commedia per adulti che
gioca sull’infanzia e attraverso il politicamente scorretto fa
ridere e divertire. Al cinema dal 4 Ottobre.
The Bourne
Legacy – Certo, per i nostalgici doc sarà un duro
colpo non ritrovare Matt Damon nei panni di Jason Bourne, l’agente
segreto del programma Treadstone che 10 anni fa diede il via alla
popolarissima saga di spionaggio diretta da Liman e Greengrass. Ma
bisogna dire che la prova di Jeremy Renner, già applaudito in The Hurt
Locker, non delude e tiene alta la tensione per tutti i 135
minuti di The Bourne Legacy.
Stavolta a tenere le redini della
regia c’è lo sceneggiatore della serie Tony
Gilroy, che da vita ad Aaron Cross, una delle 6 spie
geneticamente modificate di Outcome – nuovo programma di
intelligence che, attraverso l’alterazione sperimentale di due
cromosomi, addestra le sue cavie a svolgere missioni isolate ad
altissimo rischio. Ma poi il direttore dell’agenzia segreta NRAG
Eric Byer (Edward
Norton), si rende conto che il gioco è andato oltre e
che la caduta di Treadstone minaccia anche la sopravvivenza di
Outcome: unica soluzione, uccidere gli agenti del programma e gli
scienziati che avevano partecipato al progetto. Tra questi troviamo
la fascinosa Dottoressa Marta Shearing (il premio Oscar
Rachel Weisz), preposta al monitoraggio costante
dei superguerrieri nei laboratori segreti dell’azienda farmaceutica
Candent, nel Maryland. Salvata in extremis dallo stesso Aaron, lo
aiuterà a mantenersi in vita volando con lui sino alle Filippine in
una interminabile caccia all’uomo (e alla donna).
The Bourne Legacy recensione del film
con Jeremy Renner
La nuova creazione di Gilroy si
presenta come naturale “eredità” (in inglese, appunto,
“legacy”) dei primi tre capitoli della saga: le
ambientazioni insolite, le corse mozzafiato, le acrobazie del
protagonista e il ritmo rimangono intatti. Viene sacrificato
quell’alone di mistero che circondava la figura di Bourne,
inizialmente ignaro della propria identità: qui il supereroe Cross
sa perfettamente chi sia e perché la CIA abbia deciso di farlo
fuori.
Detto ciò, The Bourne
Legacy coinvolge e si appoggia sapientemente all’empatia
creatasi tra Cross e la biologa Shearing, entrambi “tormentati”
dalle scelte fatte in passato e uniti dal desiderio di ricominciare
da capo. Ottima, come sempre, la prova della Weisz, perfettamente a
suo agio in questo action movie dagli echi psicologici. Forse,
Gilroy ha calcato un po’ troppo la mano nelle sequenze degli
inseguimenti, di durata eccessiva e, alla lunga, noiose. Ma è
comunque riuscito a bilanciare l’azione con lo spionaggio, le botte
con l’intrigo, in un prodotto che affianca alle new entries
Edward Norton e Rachel Weisz i veterani della saga
Joan Allen, Albert Finney (che
interpreta il direttore medico di Treadstone Albert Hirsch) e
David Strathairn.
The Bourne Legacy sarà
nelle nostre sale dal 7 settembre.
Jeremy Renner soffre di mal di pancia
e ha deciso di uscire allo scoperto. Il problema è Occhio di Falco,
il personaggio che ha interpretato nell’acclamato The Avengers
Il grande attore Tim
Robbins potrebbe tornare dietro la macchina da presa.
Empire on line dice infatti che il premio Oscar
dirigerà il film dal titolo City Of Lies,
Erano gli amici
fraterni di Katherine Heigl in Molto
Incinta, ed ora, dopo diversi anni, Pete e Debbie,
interpretati ancora da Paul Rudd e
Leslie Mann sono alle prese con
Ormai certo della sua
partecipazione al remake di Highlander, Ryan
Reynolds non si riposa, ansi è volato in Canada per
partecipare alle riprese dell’ultimo film di
Shia LaBeouf è
in trattative per partecipare al prossimo film di Lars Von
Trier, Nymphomaniac, andando così ad unirsi ad un
cast che già vede all’attivo molti nomi
L’attore britannico Bob
Hoskins, 70 anni a ottobre, si ritira dal mondo dello
spettacolo: una decisione maturata dopo che gli è stato
diagnosticato il morbo di Parkinson. Ecco il comunicato
dell’entourage dell’indimenticabile Detective Valiant di Chi ha
incastrato Roger Rabbit?:
“Bob desidera ringraziare le
tante e meravigliose persone che hanno lavorato con lui in tutti
questi anni e tutti i fan che lo hanno sostenuto nel corso della
sua brillante carriera. Ora si ritirerà e starà in famiglia:
desidera più di ogni altra cosa che la sua privacy sia
rispettata”
Nel corso della sua quarantennale
carriera, cominciata nei primi anni ’70 con la serie TV Le
canaglie, Hoskins si è fatto apprezzare interpretando una varia
fauna di personaggi, sia principali che secondari: da Spugna (Hook
– Capitan Uncino) a Papa Giovanni (Il papa buono), da Mussolini (Io
e il Duce) al citato Eddie Valiant, dallo splendido George di Mona
Lisa che per poco non gli valse un Oscar al nano Muir di Biancaneve
e il cacciatore con cui ha chiuso la propria avventura sul set.
“Dì un po’, Eddie, hai un
coniglio in tasca o sei contento di vedermi?” (Chi ha
incastrato Roger Rabbit)
Ecco, ce lo ricordiamo così,
sperando che sia tosto con la malattia come lo è stato con quel
consumatissimo impermeabile sulle spalle.
Ecco il Trailer di
Vicini del terzo tipo. Il 9 novembre 2012, distribuita dalla
Twentieth Century Fox, arriverà in Italia “Vicini del terzo tipo”
la nuova commedia con Ben Stiller, Vince Vaughn, Jonah Hill e
Richard Ayoade, per la regia di Akiva Schaffer.
Dopo qualche tentennamento, i fan
possono tirare un sospiro di sollievo: Joss Whedon ha sciolto ogni
riserva e annunciato che si occuperà di scrivere e dirigere il
secondo film dedicato al supergruppo, che peraltro non sarà il solo
progetto legato al Marvel Universe a vederlo
impegnato, dato che in vista pare esservi anche una serie tv, sulla
quale al momento è mantenuto il massimo riserbo.
In un comunicato stampa riguardante
la notizia si legge che Whedon ha firmato un contratto esclusivo
con i Marvel Studios fino al 2015, riguardante
cinema e tv; nell’ambito di tale accordo, è prevista la scrittura e
regia di The Avengers 2 e lo sviluppo di una
serie per la ABC, oltre al contributo creativo alla prossima fase
dell’universo cinematrografico Marvel. Il secondo film degli
Avengers dovrebbe uscire nell’estate 2015; nel frattempo i Marvel-fan potranno gustarsi
Iron
Man 3 e Thor: The Dark World nel 2013 e Captain America: The Winter
Soldier e Guardians Of The Galaxy nel 2014. Per quanto concerne
la serie TV, si parla di una serie poliziesca ambientata nel mondo
degli Avengers. La ABC è stata recentemente data come possibile
produttrice di una nuova serie dedicata ad Hulk, a firma Guillermo
Del Toro e di una ispirata alla serie Alias,
protagonistala ‘superdetective privata’ Jessica Jones.
Dopo Jack Reacher, protagonista Tom Cruise, la Paramount sembra
aver deciso di tenere tra le proprie fila Christopher McQuarrie,
pensando di affidargli l’adattamento di Without Remorse, romanzo
firmato da Tom Clancy. Protagonista della storia, John Kelly
(meglio conosciuto come Mr Clark), impegnato in una missione per la
liberazione di alcuni prigionieri nel Vietnam, che assume i
contorni di una vendetta personale. Il compito più arduo per
McQuarrie sarà quello di rendere adatta a tutti una storia
originariamente molto cruda e violenta.
La vicenda non vede trai
protagonisti Jack Ryan, il principale eroe uscito dalla penna di
Clancy e portato più volte sul grande schermo col volto di Harrison
Ford. John Kelly d’altra parte, è stato protagonista di altri libri
di Clancy ed anche lui ha già avuto delle versioni
cinematografiche, interpretate da Willem Dafoe e Liev
Schreiber. McQuarrie è conosciuto più come sceneggiatore che
come regista: un titolo su tutti, I soliti sospetti; firmerà
inoltre il prossimo Wolverine.
Ormai andiamo alla media di un nome
al giorno: il progetto di un fantomatico film ‘made in Fox’
dedicato a Daredevil continua a generare rumors e voci
incontrollate: solo di qualche giorno fa la notizia di un possibile
coinvolgimento del regista Drew Goddard, ed ecco arrivare un nuovo
nome, quello di Joe Carnahan; nel frattempo però, sia la
Fox che la Marvel continuano a negare
tutto.
La situazione appare peraltro
alquanto ingarbugliata: la Fox detiene attualmente i diritti della
versione cinematografica del personaggio, ma questi scadranno a
breve, entro fine anno. Nel frattempo, la stessa Fox ha dato il via
ad un altro reboot supereroistico, quello dei Fantastic Quattro,
firmato da Josh Trank.
L’impressione a questo punto è che
gli studios non abbandoneranno certo il ‘favoloso quartetto’ per
tornare a dedicarsi a Daredevil. Dopo essersi fatto conoscere a
inizio 2012 per The Grey, Carnahan attualmente vede il suo nome
legato a vari progetti, tra cui Continue (un’avventura a base di
loop temporali sul tipo di Source Cod), il remake del Giustiziere
della Notte e il suo sogno, Killing Pablo, biopic dedicato al boss
del narcotraffico colombiano Pablo Escobar. Quanto ai fumetti,
Caranahan ha già espresso interesse per il genere in passato,
esprimendo il proprio apprezzamento in particolare per Preacher di
Garth Ennis.
Cominciano in questi giorni le
riprese di Wolf of Wall Street, nuovo lavoro di Martin Scorsese,
protagonista LeonardoDiCaprio. Terence Winter, sceneggiatore del
film, offre alcuni particolari riguandanti il film, basato sulla
storia vera di Jordan Belfort, e tratta dalle memorie scritte da
lui stesso. Belfort era una giovane broker rampante nella Wall
Street degli anni ’90: poco più che ventenne, guadagnava 50 milioni
di dollari l’anno, avendo creato una sua società di brokeraggio.
Una situazione che ben presto gli sfuggì di mano, portandolo a
infrangere alcune importanti leggi di sicurezza, finendo per essere
sbattuto in galera.
Wolf of Wall Street è dunque una
paradigmatica storia di ascesa e crollo, ma garantisce che sarà
molto di più del solito film del genere. Winter ha detto di aver
letto il libro tutto d’un fiato, cinque o sei anni fa, e di aver
trovato la storia semplicemente incredibile. Un lavoro che
desciverà gli anni ’90, ma che ovviamente, parlando della
corruzione del sistema finanziario, non potrà fare a meno di
suscitare confronti con la realtà attuale. Prima di approdare
al mondo del cinema, Terence Winter ha lavorato soprattutto per la
televisione, a successi come I Soprano e Boardwalk Empire, serie
coprodotta da lui proprio insieme a Martin Scorsese.
Le riprese del quinto capitolo
della saga di Die Hard sono attualmente in corso in Ungheria: la
vicenda vedrà Bruce Willis tornare a vestire i panni dell’eroe suo
malgrado John McClane, che si trova sempre nel posto sbagliato al
momento sbagliato. La novità è che il protagonista sarà affiancato
dal figlio, interpretato da Jay Courtney.
Le sorprese però non finiscono qui,
dato che a quanto pare nel film tornerà anche una terza componente
della famiglia McClane: Ted Cross, altro partecipante al film, ha
infatti rivelato sul suo blog che, nell’occasione si è trovato a
lavorare a fianco di Mary Elizabeth Winstead. L’attrice aveva
partecipato al quarto episodio della serie, nel 2007, nel ruolo
della figlia di McClane, Lucy; al momento tuttavia non è ancora
chiaro quale ruolo avrà la Winstead nel film: Cross ha spiegato che
comunque la scena girata con lei è posta verso la fine del film. A
Good Day to Die Hard vedrà la partecipazione, tra agli altri, di
Sebastian Koch, Yulia Snigir, Cole Hauser. L’uscita è fissata per
il 14 febbraio 2013.
Dopo aver dato il proprio volto a
Enrico VIII nella serie tv I Tudors, e aver vissuto un durissimo
2011, culminato con un ricovero in ospedale a seguito di quello che
secondo alcuni è stato addirittura un tentativo di suicidio
(probabilmente legato ai problemi di tossicodipendenza con cui
l’attore da anni combatte), Jonathan Rhys Meyers torna finalmente
sugli schermi.
L’attore irlandese avrà il ruolo di
Valentine Morgenstern in City of Bones, adattamento del primo tomo
della saga fantasy di The Mortal Instruments. Firmato da Cassandra
Clare, il ciclo si compone di sei libri, indirizzati al target dei
‘giovani adulti’ (lo stesso, per intenderci, degli ultimi libri
della saga di Harry Potter o di quella di Twilight). Protagonista
della storia, ambientanta nella New York dei giorni nostri è una
teenager all’apparenza come tantr, Clary Fray, che scopre di essere
la discendente di una genealogia di ‘mezzi angeli’, gli
Shadowhunter, impegnati in una lotta vecchia quanto il mondo contro
una stirpe demoniaca. Dopo la scomparsa della madre, Clary dovrà
impegnarsi in prima persona nella guerra, scoprendo una New York
alternativa nascosta nelle viscere della città, popolata da demoni,
licantropi e altre creature del genere. Del cast, che vedrà Lily
Collins nel ruolo della protagonista, faranno parte anche Jamie
Campbell Bower, Robert Sheehan, Jemima West, Kevin Durand, Robert
Maillet, Lena Headey, Jared Harris, Godfrey Gao. L’uscita del film
è fissata per il 23 agosto 2013.
Christopher Nolan
– Ha raccontato il conflitto e il doppio, la dualità dell’essere
umano e il suo attraversare il mondo imbattendosi di continuo in
luci e ombre. Ha ridato vita ad un mito e permesso a personaggi
nell’ombra di vedere la luce, nella sua breve filmografia ha
realizzato capolavori bastanti per una vita intera e ora si
appresta a presentare al mondo la sua ultima creatura.
Christopher Nolan, trai registi più
acclamati ed esaltati degli ultimi dieci anni, sta cavalcando
l’onda del successo e della febbricitante attesa che accompagna
l’uscita al cinema (in Italia) de Il Cavaliere Oscuro il
Ritorno, ultimo ed epico episodio della trilogia che ha
ridato lustro a Batman, uno dei supereroi DC più iconici
dell’intero universo fumettistico.
Christopher Nolan, biografia
Christopher Jonathan James Nolan è
un britannico DOC, nato a Londra il 30 luglio 1970 ha da poco
festeggiato il suo 42esimo compleanno mentre contava i soldini che
il suo ultimo film sta raccogliendo al botteghino.
La sua carriera si divide tra la
regia la sceneggiatura e la produzione, attività che porta avanti
con il massimo profitto sia economico che qualitativo, riuscendo
sempre a dar vita a grandi narrazioni, e trip mentali che avvolgono
lo spettatore in spire strette e avvincenti: un film di
Christopher Nolan non è solo difficile da seguire
ma è anche bello da vedere, su un puro piano estetico. Chris si
avvale quasi sempre dello stesso team di collaboratori, capitanato
dalla fedele moglie Emma Thomas, produttrice dei suoi film e,
qualcuno dice, anche fidata consigliera nelle scelte professionali
del regista londinese; con lei ha anche aperto una casa di
produzione, la Syncopy Films.
Ad accompagnarlo nella sua
avventura cinematografica anche il fratello minore, Jonathan, che
firma le sceneggiature dei suoi film e, proprio da un suo racconto,
nacque nel 2000 Memento, film narrativamente rivoluzionario
che ha fatto conoscere alle major questo contorto e caparbio
regista. Prima ancora Nolan si era fatto notare per
Following, film in bianco e nero a bassissimo
budget con cui partecipa a diversi Festival, vincendo la Tigre
D’Oro al festival di Rotterdam, e venendo proiettato addirittura al
festival di Hong Kong.
ìIl 2000, abbiamo accennato, è
l’anno di Memento, dramma psicologico incentrato su un
uomo (Guy Pearce) che perde la memoria ogni volta che si addormenta
e deve cercare di ricostruire il suo passato recente: la regia di
Christopher Nolan sembra quella di un regista già
navigato ed esperto del linguaggio cinematografico; quello che però
veramente sorprende la critica e infiamma il pubblico è la
sceneggiatura, o semplicemente il montaggio del film, che procede a
ritroso dalla conclusione del racconto fino all’inizio
attraversando tutta la sofferenza e l’inconsapevolezza di un’anima
persa in se stessa, senza punti di riferimento e senza certezze.
Già nel ’97, Emma portò all’attenzione di Aaron
Ryder il manoscritto del film, e il dirigente della
Newmarket Films lo giudicò “forse il più
innovatore che avesse mai visto”. Il film venne così girato in 25
giorni e fruttò al giovane Christopher Nolan due
prestigiose nomination come migliore sceneggiatore, ai Golden Globe
e agli Oscar.
Balzato agli occhi di
Hollywood con Memento, Christopher
Nolan viene “catturato” dalla Warner Bros per dirigere
Insomnia, un remake hollywoodiano di un film
norvegese in cui il regista ha a che fare con attori del calibro di
Al Pacino,
Hilary Swank e Robin Williams, in uno dei suoi rarissimi
ruoli da cattivo, il primo della sua carriera. Anche in questa
occasione il film riscuote successo e si conferma in questo caso la
grande capacità di Christopher Nolan di
dirigere anche gli attori; tuttavia, con il senno di poi, e
guardando tutta la filmografia nolaniana, Insomnia si rivela essere il meno riuscito dei
suoi film, per quanto rimanga ugualmente un prodotto ben fatto e
nel quale confluiscono alcune delle ossessioni del regista.
L’anno del successo planetario è il
2005: senza bruciare le tappe, Nolan trova l’approvazione della
critica con Following nel 1999, l’acclamazione
popolare nel 2000 con Memento e nel 2002 con
Insomnia l’attenzione delle Major americane.
Così nel 2005 la Warner Bros gli offre l’incarico
di dirigere un reboot di Batman,
dopo le disastrose esperienze di Batman Forever e
Batman & Robin. Il regista britannico non si fa
ripetere l’offerta due volte e mette insieme un cast di tutto
rispetto per portare avanti la sua personale idea di Batman/Bruce
Wayne e della genesi dell’eroe. Christopher
Nolan vuole fare tutto daccapo, abbandonando lo stile
fumettistico e gotico-ironico di Burton e prendendo ancora di più
le distanze da Joel Schumacher con i suoi colori sgargianti e la
sua computer grafica.
Christopher Nolan entra nel mondo di Batman
Con
Batman Begins si ha l’impressione che il regista
perfetto incontri il personaggio a cui è destinato: da una parte
infatti c’è un supereroe senza super poteri, un uomo molto ricco ma
allo stesso tempo molto complesso, lacerato e spaventato;
dall’altra parte c’è un regista che ama fare tutto sul serio, senza
fronzoli, senza effetti visivi, solo con il duro lavoro, sfiorando
talvolta l’impossibile. Il film vede protagonista
Christian Bale nei panni del protagonista, accanto a
lui Michael Caine è Alfred il maggiordomo,
Liam Neeson è il mentore e poi nemico Henri
Ducard/Ra’s Al Ghul, Gary Oldman è Jim Gordon, Morgan Freeman è Lucius Fox, Katie Holmes è Rachel Dawes e Cillian Murphy è il Dottor Crane, alias
Spaventapasseri. La storia ruota intorno a Bruce, al suo desiderio
di vendetta e alla sua esigenza di fare qualcosa per Gotham
personalmente, non solo con preziose donazioni e ingenti opere
pubbliche come fece suo padre prima di lui. L’uomo pipistrello di
Nolan è un uomo vendicativo e violento, che si muove sul filo del
rasoio in bilico tra il bene e il male e Christian Bale è un perfetto Bruce/Batman:
integro, fisicamente preparato, affascinante nei panni di Bruce,
spietato nella tuta di Batman, cerca la sua ragione per combattere
il nemico, un nemico che prima di essere la mafia o lo
Spaventapasseri o ancora la Setta delle Ombre, è nascosto dentro di
sé. Artefice di un tale equilibrio tematico e stilistico è proprio
Nolan, magicamente capace di raccontare con lucidità ed emozionare
nel profondo, permettendo allo spettatore di guardare un film che
va al di là del cine-fumetto fino ad allora concepito, rendendo
personale un film commissionato e realizzando una vera e propria
rivoluzione nell’ambito del fumetto al cinema.
Pubblico e critica osannano il nuovo genio
cinematografico, che per tutta risposta ritorna al cinema con una
storia tutta sua, personale e complicata, ancora una volta basata
sull’intreccio della trama, del montaggio e dei piani temporali:
The Prestige. Per qualcuno è il suo film
migliore, il più completo e onesto, realizzato in perfetto stile
nolaniano tanto che nel cast ci sono due degli attori che
Christopher Nolan ama di più “usare”: il suo
Batman Christian Bale e il grande Michael Caine; accanto a loro Hugh Jackman (che con The Prestige partecipa al miglior film della
sua filmografia), Scarlett Johansson e Rebecca Hall, oltre ai piccoli ruoli di
Piper Perabo,
Andy Serkis e David Bowie. Il film racconta l’eterna
rivalità tra due prestigiatori che, partendo da semplici bisticci
per rubarsi i trucchi, sfocia in una vera e propria guerra tra
menti complesse, e ancora una volta tormentate, che cercano la via
d’uscita e inseguono i propri desideri e i propri obbiettivi. Il
film riceve ancora una volta gli onori di pubblico e critica e
incassa nel primo week end di programmazione circa 14.000.000 di
dollari.
La Warner
Bros, i soldi incassati e sicuramente una esigenza
personale di portare avanti un discorso già cominciato con
Batman Begins, spingono Christopher
Nolan ad approcciarsi al sequel del film: Il Cavaliere Oscuro.
Il secondo episodio del franchise
di Batman diretto da Christopher Nolan è un vero e
proprio evento, prima di tutto perché il regista utilizza per la
prima volta la tecnologia IMAX, fino ad allora appannaggio
esclusivo del cinema documentaristico e che lui stesso definisce
una tecnologia più immersiva del 3D. In secondo luogo il film è
accompagnato da una campagna pubblicitaria che triplica il numero
già consistente di fan che attendono con ansia la seconda volta di
Christian Bale nella tuta di Batman.
Il cast del film vede confermati tutti gli attori di
Begins ma perde Katie Holmes,
guadagnando, nello stesso ruolo, Maggie Gyllenhaal, inoltre annovera due
importanti new entry nei ruoli di Harvey Dent/Due
Facce e del Joker: Aaron Eckhart e Heath Ledger . Il lavoro di Nolan si rivelerà
titanico: Il Cavaliere Oscuro, oltre a
rappresentare uno dei massimi incassi della storia del cinema, è un
film pieno di emozione, follia, rabbia, vendetta e caos. Tutti gli
attori, nelle mani del regista e indipendentemente dalla bravura
del singolo, realizzano una sinfonia di ritratti che convergono in
un finale epico e commovente poiché se in Begins
abbiamo imparato a conoscere le ragioni dell’uomo, nel
Cavaliere condividiamo con Batman le motivazioni
dell’eroe.
Di spicco ovviamente rimane la
performance di Heath Ledger, sia per l’indiscussa bravura
dell’attore, sia per la tragica vicenda (la morte del giovane
Heath) che è avvenuta a pochi mesi dalla fine delle riprese. Il
film ha collezionato otto nomination agli Oscar, portandone a casa
due, uno postumo al miglior attore non protagonista Ledger, e uno
tecnico, per il montaggio sonoro. La critica giudica questa opera
migliore della precedente definendola “il miglior film su
Batman mai realizzato”; ad un livello squisitamente formale
Il Cavaliere Oscuro risulta sbilanciato poiché si
focalizza principalmente sulla figura del Joker del quale, ad un
certo punto, l’eroe sembra essere una pedina. Niente di più
realistico che rendere un eroe umano e fallibile, e Nolan, ancora
una volta lo fa con classe e intelligenza, regalando al suo
pubblico uno dei finali più intensi della sua filmografia: potente,
commovente, evocativo. Il film vale a Christopher il Board of
Governors Award, premio assegnato dall’American Society of
Cinematographers ogni anno a chi “ha portato significativi
contributi all’arte cinematografica”. La storia
cinematografica del giustiziere vestito da pipistrello targata
Nolan aspetta quindi la sua conclusione naturale, con un terzo film
per chiudere quella che ormai è chiamata la trilogia del
Cavaliere Oscuro, ma prima, come già era successo tra
Begins e il Cavaliere, Nolan si
prende il suo tempo e realizza l’ennesimo trip mentale nelle
angosce e nei tormenti interiori dei suoi personaggi.
Christopher Nolan verso un sogno chiamato Inception
Inception
esce al cinema nel 2010 e per alcuni conferma la grandezza di
questo regista sopra le righe, mentre per altri ne mette
definitivamente a nudo una mente contorta e quasi malata. La
dimensione onirica, già affrontata e sperimentata in parte in
Memento e toccata in Batman
Begins, diventa qui il filo conduttore; la storia di
Inception era in nuce già prima che venisse
realizzato Memento, e Nolan la realizza rimanendo fedele
ai suoi must: effetti visivi solo dove c’è reale
necessità, tutti effetti meccanici, regia impeccabile, storia
intricata “alla Nolan” e alcuni dei migliori attori in circolazione
tra cui l’eccellente Leonardo DiCaprio, trai migliori della sua
generazione, Ken Watanabe (già visto in Batman
Begins) e l’onnipresente Caine. Presenti nel cast anche
Marion Cotillard, Joseph Gordon-Levitt e Tom Hardy, che Nolan si porterà dietro nel suo
film successivo. Il film ottiene ottime recensioni, ma anche
qualche accusa al regista di essere troppo cerebrale; tuttavia i
fan e gli incassi danno ragione al londinese che prosegue per la
sua strada dando l’ufficiale annuncio del terzo e conclusivo
capitolo dedicato a Batman.
Il
Cavaliere Oscuro il Ritorno è uscito lo scorso 20
luglio in USA ed è atteso, anzi attesissimo, in Italia per il 29
agosto prossimo. Il film non ha entusiasmato tutti così come si era
previsto, lasciando qualcuno addirittura tiepido davanti alla
magnificenza di Gotham distrutta dall’ennesimo criminale che ha per
obbiettivo distruggere Batman.
Il questo film, come detto,
Christopher Nolan si porta dietro da
InceptionTom Hardy, al quale assegna l’arduo compito di
sostituire Heath Ledger nel ruolo del villain
principale del film, Joseph Gordon-Levitt e Marion Cotillard. Inoltre il cast vede
l’importante aggiunta di Anne Hathaway nel ruolo di Selina
Kyle/Catwoman che promette scintille. Christopher
Nolan ha più volte dichiarato che per lui il lavoro con
Batman si è
concluso, dal momento che non ha intenzione (per ora) di proseguire
con il franchise, tuttavia la Warner non vuole lasciar andare la
sua gallina dalle uova d’oro ed ha così coinvolto nel progetto del
reboot di un altro amatissimo supereroe, Superman, il buon vecchio
Chris e suo fratello Jonathan Nolan.
L’uomo d’acciaio (Man
of Steel) è il primo film di questo nuovo reboot
diretto da Zach Snyder e prodotto proprio da Nolan
e, dalle prime immagini viste al Comic Con 2012 di San Diego, dove
hanno mostrato un primo teaser trailer del film, possiamo affermare
con sicurezza che lo zampino di Chris si sente. Notizia fresca è
invece che dopo Man of Steel, Christopher
Nolan produrrà, sempre per mamma Warner, un thriller
scritto e diretto da Keith Gordon (regista di
Dexter, la serie tv).
Lo scorso 8 luglio ha lasciato le
sue impronte (mani e piedi) sul manciapiede più ambito del mondo,
la Walk of Fame; con lui tutto il cast della trilogia del Cavaliere
Oscuro. Come i colleghi Lynch e Allen, Nolan non
registra commenti audio ai suoi film, per paura di guidare troppo
lo spettatore nella visione, preferendo che questo rimanga
coinvolto semplicemente dalle immagini e dal racconto, senza la sua
guida ad alterarne la percezione. Il suo lavoro procede sempre in
maniera parallela alla promozione del suo film, per mantenendo su
trama e dettagli il riserbo più totale, caratteristica che lo
accomuna ad altri registi di spessore. Trai suoi modelli registici
ci sono Ridley Scott, Stanley Kubrick, Hitchcock, Welles,
Leone, Lucas, Malick, Carpenter, Polanski, Mann e
Spielberg, e pur dimostrando umiltà e ammirazione
per i suoi colleghi ha sempre fatto di testa sua, ritagliandosi un
posto di tutto rispetto (e di diritto) in mezzo ai nomi che lui
stesso cita come ispirazione.
David Koepp:
l’America lo ama per le sue sceneggiature, che ottengono sempre
un’enorme successo di pubblico. Il suo lavoro agli script di famosi
film hollywoodiani, spesso caratterizzati da azione ed effetti
speciali, gli è però valso un consistente seguito in tutto il
mondo. La sua collaborazione ad una pellicola è insomma una sorta
di garanzia “sbanca botteghino”. In particolar modo, gli vengono
spesso affidati episodi di saghe e simili, specie laddove il
momento è delicato o difficile; dove c’è una svolta necessaria da
imprimere alla storia, dove occorre il cosiddetto “colpo di genio”,
oppure dove c’è da riprendere un discorso interrotto molti anni
prima.
Per questo lo ha voluto Steven Spielberg, che gli ha affidato le
avventure nel celebre parco giurassico per ben due volte
(Jurassic Park e Il mondo perduto –
Jurassic Park), ma anche altri successi come il ritorno di
Indiana Jones nell’ultimo: Indiana Jones e il regno del
teschio di cristallo. Per questo, ha diretto lo
Spider-Man di Sam Raimi e c’è chi fa il suo nome
per un eventuale sequel di Biancaneve e il
Cacciatore. A rivolgersi a lui ad Hollywood, però, sono
stati anche Brian De Palma, per il quale ha firmato un cult come
Carlito’s Way e Mission:
Impossible, o Ron Howard, che dopo aver collaborato con
lui agli esordi, lo ha chiamato a tenere le fila della
trasposizione del romanzo di Dan Brown Angeli e
Demoni. Già, perché una specialità del nostro personaggio
sono proprio le trasposizioni cinematografiche da romanzi e
racconti. Non altrettanta fortuna ha avuto finora la sua carriera
di regista e su questo fronte, vedremo se saprà stupirci con
Senza freni, che potremo vedere dal prossimo 7
settembre.
David Koepp,
nativo del Wisconsin, classe ’63, studia recitazione e drammaturgia
alla locale università e poi alla School of Theatre, Film and
Television dell’Università della California. L’esordio alla
sceneggiatura è una collaborazione con Martin Donovan: assieme
scrivono l’ossatura di Apartment Zero (’88), un
giallo poi diretto dallo stesso Donovan, con Colin Firth e Fabrizio
Bentivoglio. Ma il primo vero successo di Koepp sarà la
sceneggiatura della commedia satirico-grottesca La morte ti
fa bella (’92), diretta da Robert Zemeckis sull’eterna
giovinezza e la paura della morte, che ha per protagonisti Meryl
Streep, Goldie Hawn e Bruce Willis.
Il vero ingresso ad Hollywood
arriva però per Koepp l’anno seguente, quando è scelto da Steven
Spielberg per Jurassic Park, trasposizione sul
grande schermo di un romanzo di Michael Crichton. Koepp riesce a
dosare i giusti ingredienti: fantascienza, azione, thriller e
riportare rocambolescamente in vita i dinosauri ai giorni nostri,
dove ovviamente c’è qualcuno pronto a sfruttarli e farne un
business. Le avventure che seguono, con i grossi animali
preistorici che sfuggono al controllo umano e diventano una
minaccia, tengono lo spettatore amante del genere fantastico
incollato alla poltrona, grazie anche alla sapiente direzione di
Spielberg e alla giusta dose di effetti speciali. Il film è infatti
premiato con l’Oscar proprio per gli effetti speciali visivi e
sonori e per il suono. Del cast fanno parte
Sam Neill,Jeff Goldblum e Laura
Dern.
Dello stesso anno, un film
drammatico, anche se sempre caratterizzato da azione e ritmo, vede
Koepp alla sceneggiatura e inaugura la sua collaborazione con un
altro grande nome di Hollywood: è Carlito’s Way
di Brian De Palma. Il regista offre qui una
delle sue migliori prove, tratteggiando il ritratto umanissimo di
un ex malavitoso portoricano, Carlito Brigante/Al
Pacino, che dopo la galera è deciso a rifarsi una vita
ma verrà risucchiato dal vortice del crimine, in cui si sentirà
costretto a rientrare per aiutare l’avvocato che l’ha fatto uscire
di prigione, e suo migliore amico, David Kleinfeld/Sean
Penn corrotto e cocainomane. Assieme all’incalzante
regia di De Palma, Koepp orchestra abilmente l’andamento della
storia, narrata in flash back, che corre verso l’unico finale
possibile, con buona pace dello spettatore, che non può che
parteggiare per il protagonista, sinceramente ravvedutosi e ora reo
solo di non poter cancellare il proprio passato. Le interpretazioni
di Pacino e di Sean Penn fanno il resto, come pure, per
la versione italiana, il sempre impeccabile doppiaggio di
Giancarlo Giannini, premiato col Nastro
d’Argento.
L’anno dopo Koepp esordisce dietro
la macchina da presa, ma senza molto successo. Si ributta così
nella collaborazione con De Palma, all’insegna dell’azione e del
genere spionistico. I due danno vita al primo episodio di quello
che sarà un fecondo blockbuster d’ispirazione televisiva:
Mission: Impossible (’96). Film dal ritmo
adrenalinico che punta sui colpi di scena e gli effetti speciali,
tutto costruito attorno al protagonista, Tom Cruise nei panni dell’agente Ethan
Hunt.
Anche la seconda regia di Koepp non
è eclatante: si tratta del thriller Effetto
Blackout (’96), di cui cura pure la sceneggiatura. L’idea
di partenza è singolare e poteva essere efficace, ma il
lavoro è complessivamente debole e poco avvincente. Le cose vanno
decisamente meglio l’anno seguente, quando il nostro torna a
dedicarsi solo agli script: Spielberg lo vuole ancora con sé per
Il mondo perduto – Jurassic Park, che pur non
bissando gli esiti del primo episodio, porta comunque un
consistente numero di spettatori in sala.
Seguono altre due regie per Koepp,
sempre nei territori del thriller: una nel ’99 con Echi
mortali e l’altra nel 2004 con Secret
Window. Lo sceneggiatore e regista si avvale qui di due
protagonisti di tutto rispetto: nel primo caso, Kevin Bacon e nel secondo, Johnny Depp, coadiuvato anche da John Turturro. In entrambi i casi, riesce a
darci una maggiore suspense e risultati migliori della sua
precedente prova, pur non riuscendo a portare del tutto lo
spettatore dalla sua. Non riesce, insomma, a spezzare quella sorta
di maledizione, che lo vuole sempre un po’ in difficoltà nei suoi
passaggi dietro la macchina da presa.
La stella di Koepp brilla invece
per la maestria con cui orchestra l’avvincente trama del thriller
claustrofobico Panic Room (2002) di David
Fincher, sceneggiato e anche prodotto da Koepp, nonché ben
condotto a termine dal regista e da attori di grande valore come
Jodie Foster e Forest Whitaker. Nello stesso 2002 il nostro
mago degli script è chiamato a rinverdire i fasti della saga
cinematografica dell’Uomo Ragno assieme al regista Sam Raimi con
Spider-Man. L’operazione riesce e la pellicola è
premiata anche stavolta da buoni incassi. In quest’anno
particolarmente fortunato, Koepp lavora anche in tv, creando per la
CBS la serie televisiva Hack.
Nel 2005, nuova collaborazione con
Spielberg per il fantascientifico e ancora una volta avvincente
La guerra dei mondi, seguita da quella di tre anni
dopo che vede i due impegnati a riportare sul grande schermo le
avventure del mitico Indiana Jones in Indiana Jones e il
regno del teschio di cristallo. Risale invece al 2009 la
sua più recente collaborazione con Ron Howard, con
cui aveva già lavorato a metà anni ’90. Per dare un seguito a
Il Codice da Vinci (ma sarà in realtà un prequel),
anche questo come il precedente, tratto da un best seller di Dan
Brown, Howard si affida alla sceneggiatura di Koepp. Insieme
confezionano un thriller esoterico che si muove tra la Città Eterna
e il Vaticano.
Tom Hanks, che interpreta ancora una volta il
professore di semiologia Robert Langdon, in questa avventura è
chiamato a indagare sulla scomparsa improvvisa di quattro
cardinali, proprio i favoriti che potrebbero salire al soglio
pontificio. Si sta infatti per eleggere il nuovo Papa. Non mancano
azione e suspense, non manca neppure la minaccia della setta degli
Illuminati, che sconvolge gli equilibri della Chiesa. Tema di fondo
è sempre la diatriba (e qui possibile conciliazione) tra scienza e
fede. La pellicola ottiene un notevole successo al botteghino, come
nella migliore tradizione di Koepp.
Ma lo sceneggiatore non ha
accantonato la regia, riuscendo nel 2008 ad ottenere buoni
risultati con un radicale cambio di genere. Abbandonati il thriller
e l’avventura, vira verso la commedia dai toni romantici con il
gradevole Ghost Town. Protagonista l’introverso e
asociale Dottor Pincus/Ricky Gervais, che si
ritrova alle prese con i fantasmi: rischia che tutti quelli che ci
sono a New York – anime che non possono riposare in pace perché
hanno conti in sospeso sulla terra – continuino a tormentarlo, se
non aiuterà almeno uno di loro, Frank Herlihy/Greg
Kinnear ad impedire il matrimonio della sua vedova
Gwen/Téa Leoni. La commedia si muove piuttosto
agevolmente tra sviluppo romantico, seppure di una certa
prevedibilità, e momenti ironici e genuinamente divertenti,
sorretta da due buone interpretazioni. Koepp ripropone, sì, il tema
dell’uomo da far ravvedere tramite l’incontro con dei fantasmi, già
esplorato in letteratura, cinema e tv, ma riesce a darcene una
versione senz’altro godibile.
L’ultima fatica di Koepp regista,
invece, vede la luce proprio in questo 2012, ed è un ritorno al
film d’azione con Senza freni. Protagonista un
giovane fattorino (Joseph
Gordon-Levitt) che trasporta una misteriosa busta e si
troverà inseguito per le strade della Grande Mela, impegnato in
corse mozzafiato in bicicletta. Il film sarà nelle sale americane
dal prossimo 24 agosto e nelle nostre dal 7 settembre.
I Mercenari 2 –
L’attesa per il capitolo numero due de I mercenari
stava crescendo negli ultimi mesi. Del sequel se ne era
iniziato a parlare a riprese appena chiuse del primo
Expendables, visto che gli assenti al primo
episodio si erano dimostrati molto desiderosi di partecipare ad un
possibile sequel.
Della presenza di Van
Damme si era quasi certi, visto che l’attore belga era già
previsto nel primo episodio e aveva dato forfait all’ultimo, mentre
del ritorno di Schwarzenegger e soprattutto della presenza
dell’icona tra le icone del cinema e della televisione
sparatutto/picchiatutti si è fatta attendere fino all’ultimo:
Chuck Norris, idolo della rete, ha dato per certa
la sua presenza solo a riprese iniziate e solo dopo una verifica
della non censurabilità della sceneggiatura; l’attore ha preteso
infatti che le battute scurrili fossero notevolmente
ridimensionate, in modo da garantire al film la
“U” di Universale quindi con accesso libero a
tutte le fasce di pubblico.
Anche nel film, il nostro si fa
attendere ed appare, quasi nel suo ambiente ideale, un set
decadente a metà tra la cittadina del Texas dell’ottocento e la New
York di Gangs of New York, accompagnato dal tema
che identifica l’ultimo vendicatore e con il quale Sergio
Leone e Ennio Morricone
accompagnavano l’ingresso in scena di Clint Eastwood nei film girati nei set
ricostruiti a Castel Romano negli anni ’70 per la trilogia del
dollaro.
Purtroppo solo pochi minuti e poca
azione, Chuck Norris addirittura parla e fa ironia
su se stesso, citando probabilmente anche qualcuna delle leggende
sul suo conto. Il suo ingresso è però da manuale del cinema
esplosivo e segna il cambio di rotta del film verso una modalità
più autoironica che sembrava fino a quel momento essere relegata
alle poche battute da coppia sposata che Statham e
Stallone si scambiano.
I mercenari 2 tra action e
eroi
Lo schema segue pedissequamente il
film precedente: una lunga scena d’azione iniziale con molte
pallottole ed esplosioni e sangue in CGI che vola in ogni dove per
poi concentrarsi sull’approfondimento del personaggio di
Billy
the Kid, il nuovo arrivato. Liam
Hemsworth, fratello di Thor, che
interpreta il personaggio, è utile a sottolineare ancora una volta,
il divario anagrafico e di prestazione che lo separa dagli altri
mercenari.
Di sicuro I mercenari
2 non è un film patinato, nello stile di Bourne Legacy di prossima uscita o
Mission Impossible, ma di sicuro a questo
seguito manca un po’ la vivacità del primo episodio, alcuni
personaggi, come quello di Gunnar (Dolph Lundgren)
hanno lo spazio di una battuta e molto poco spazio oltre il
grilletto da cui sparano a ripetizione. Ci sono momenti che invece
si collocano in una posizione di puro godimento, tra queste la
sequenza dedicata all’entrata in scena di Chuck
Norris già citata, e lo scontro finale a mani nude tra
Stallone e Van Damme.
Le aspettative sono quindi state
rispettate quasi totalmente anche se in alcuni momenti sembra di
essere nel mezzo di una difficile conversazione, con momenti di
silenzio e stanchezza. Vale comunque sempre la pena vedere questi
mostri sacri dell’action muoversi tutti insieme e nello
splendore delle loro rughe. I mercenari 2 esce in
sala distribuito da Universal il prossimo 17 Agosto.
Tra pochissimi giorni
inizieranno le riprese di Hunger Games Cathcing Fire, da noi La
Ragazza di Fuoco, sequel cinematografico del fortunatissimo
Hunger
Lui è reduce dal successo del suo
ultimo film da protagonista, Il
Dittatore. L’altro sta fremendo per arrivare al
cinema nell’ultima pellicola che lo vede protagonista,
Skyfall. Sono l’attore inglese Sacha Baron
Cohen e l’agente segreto di Sua Maestà James
Bond.
Proprio a lui infatti ha pensato la
Paramount, quando ha commissionato a Phil Johnston
una sceneggiatura che prendesse in giro lo stereotipo dell’agente
segreto, sulla scia di Austin Powers e Johnny English. Sembra una
cosa già vista, questo è vero, ma c’è da scommettere che si
tratterà di qualcosa di veramente originale dal momento che con
Baron Cohen ci si aspetta sempre il massimo (del cattivo gusto in
alcuni casi).
Il film non ha ancora un titolo ma
sembra sicura la partecipazione di Cohen. Intanto Johnston ha
appena ultimato la sceneggiatura di Nebraska, il prossimo
film da regista di Alexander Payne.
Da diverso tempo si discute riguardo
all’eventualità di realizzare un altro film tratto dalle graphic
novel di Sin City di Frank Miller. Trai tanti
interrogativi che si
Dopo la prima immagine uscita diversi mesi fa, ecco che
il solito Entertainment Weekly pubblica la prima immagine
ufficiale di Daniel Day-Lewis nei panni del
Presidente
Ecco il trailer di Liberal
Arts, film che vede protagonista la bravissima
Elizabeth Olsen, che con La Fuga di
Martha ci ha fatto conoscere un nuovo e inaspettato
George Nolfi dopo aver concluso
la supervisione per Andrew Knauer in The Last Stand per la
regia di Jee-woon Kim, l’ex sceneggiatore di The Bourne
Ultimatum e Ocean’s Twelve
Kevin Costner è sempre più richiesto,
dopo il grande successo di rating e di nomination per Hatfields
& McCoys miniserie di History Channel e la partecipazione nel
ruolo
La Sony Pictures ha
presentato il trailer di Zero Dark Thirty thriller,
diretto da Kathryn Bigelow e scritto da Mark Boal, il team
premio Oscar per The Hurt Locker.
Il Sundance ha acquistato i
diritti statunitensi per il nuovo documentario di Ken Burns The
Central Park Five che ha diretto con la figlia Sarah
Burns e suo marito