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Il Giocatore: Rounders – recensione del film con Matt Damon

Il Giocatore: Rounders – recensione del film con Matt Damon

Il Giocatore: Rounders è il film del 1998 diretto da John Dahl e con protagonisti nel cast Matt Damon, Edward Norton, Martin Landau, John Turturro, Famke JanssenJohn Malkovich.

  • Anno: 1998
  • Regia: John Dahl
  • Cast: Matt Damon, Edward Norton, Martin Landau, John Turturro, Gretchen Mol, John Malkovich, Famke Janssen

La trama del film Il Giocatore: Rounders

Trama: Michael (Matt Damon, protagonista “acqua e sapone” perfettamente a suo agio nella parte)  è uno studente newyorkese di giurisprudenza che ha una passione (o forse un’ossessione compulsiva) per il poker. È abile, ha fiuto, si sa muovere in mezzo agli “squali” e sa come spennare per bene i “polli” più ingenui.

Una sera crede di compiere il colpo della sua vita vincendo contro il russo Teddy Kgb (John Malkovich), affiliato della mala, battendolo direttamente sul suo campo di gioco (il club di sua proprietà); ma il ragazzo sbaglia i calcoli, forse pecca di Hybris e si abbandona alla propria arroganza…  fatto sta che perde la partita. 30.000$ dollari, i risparmi di una vita, la retta universitaria, e perfino il suo rapporto con la fidanzata Jo (Gretchen Mo) ne risente.

L’amico, giocatore e mentore Joey Knish (John Turturro) gli offre un lavoro serio, pulito. Per sei mesi Mike esce dal giro, smette di giocare. Ma il richiamo del tavolo verde è troppo forte, e le mille luci di Las Vegas semplicemente irresistibili… la situazione si complica ulteriormente quando esce di prigione l’amico di sempre, il “fratello” Lester Murphy detto “verme”- nomen omen, come dicevano i latini- (Edward Norton), il quale non faticherà troppo a riportarlo sulla “retta via” del vizio e del gioco…

Analisi: Nel 1998 il regista John Dahl regala alla storia del cinema un film senza grandi pretese ma con un cast all-stars assolutamente d’eccezione che riesce a diventare in breve tempo un oggetto di culto non solo per gli appassionati del genere.

Il Giocatore, il mondo del poker attraverso gli occhi di un giovane Matt Damon

Il Giocatore è un film sullo sport? Probabile, se mescolare un mazzo di carte e calare una mano vincente è uno sport nazionale. Perché Il Giocatore Rounders analizza nel profondo il mondo del poker filtrandolo attraverso gli occhi di un giovane, ma esperto, giocatore (un rounder, appunto) che sa bene come giocare le carte che il destino gli ha servito, non senza incontrare numerosi ostacoli sul proprio cammino.

A suo modo, forse, può anche  raccontare una storia esistenziale, perché Michael ha sempre respirato e vissuto in quel mondo, lui le regole del gioco non le ricorda nemmeno più: ormai fanno parte del suo dna, del suo tessuto umano e personale. E negando la sua vera natura- o “vocazione”, se preferite- per amore della fidanzatina Jo non raggiungerà la felicità personale né la piena realizzazione di sé.

Snodandosi tra citazioni dei più famosi giocatori della storia del poker e partite giocate fino all’ultimo respiro, il film Il Giocatore risulta, in definitiva, un pregevole prodotto pronto a soddisfare qualunque tipo di palato, dall’appassionato pokerista al cinefilo più incallito fino allo spettatore casuale.

La regia asciutta, mai prolissa, la trama scarna ed essenziale come i dialoghi ricreano con sapiente maestria il sottobosco newyorkese popolato da volti pallidi e stanchi, barbe sfatte dopo sessantaquattro ore di partita, mafiosi russi, creditori sadici, club fumosi, night-club infimi e bari da quattro soldi; sembra quasi di ritrovare, in quei vicoli malfamati illuminati dalle luci artificiali le atmosfere del miglior Martin Scorsese “nudo e crudo”, e la voce narrante di Michael che fa da “colonna sonora” alle prime immagini ci riporta dalle parti del cinema noir, come nei grandi classici della letteratura hard-boiled.

Nonostante sia una pellicola lenta e riflessiva, proprio come una partita di poker, dove fino alla fine si attende il colpo di scena che sovvertirà la partita e decreterà il vincitore, forse ci regala alcune tra le più belle interpretazioni degli attori protagonisti: un taciturno John Malkovich impone la propria presenza sullo schermo pur pronunciando soltanto una manciata di parole, ma il suo modo di masticare i biscotti Oreo non lascia spazio all’immaginazione… Edward Norton è perfetto nel ruolo di verme, un viscido codardo che risulta, però, agli occhi dello spettatore come un’irresistibile canaglia; Matt Damon mette in scena in modo credibile e intenso il dilemma morale e personale che affligge il suo personaggio: mollare tutto e mettere la testa apposto, oppure assecondare la propria vera natura?

Come insegna il professor Abe Petrovsky (interpretato da un convincente Martin Landau), è difficile non seguire la propria vocazione. Anche se il gioco potrebbe rivelarsi più pericolo del previsto e si potrebbe correre il rischio di… restare bruciati.

Ted: recensione del film di Seth Macfarlane

Ted: recensione del film di Seth Macfarlane

Arriva al cinema il film Ted di Seth Macfarlane, con protagonisti gli attori Mark Wahlberg e Mila Kunis. Chi da bambino non ha avuto un compagno immaginario o un peluche con cui parlare e giocare? Probabilmente in molti, ma non tutti hanno avuto la fortuna di John Bennett (Mark Wahlberg) che in seguito a un desiderio espresso a Natale vede il suo caro orsacchiotto prendere vita.

Fin dal primo incontro i due instaurano una promessa di amicizia che sarebbe durata per sempre. Ciò non toglie che Ted è un “miracolo” e quindi diventa una celebrità, l’attenzione dei media è tutta su di lui, anche se non cambierà l’affetto che ha per John. Ma dopo un inizio molto dolce si va avanti nel tempo e vediamo John crescere e diventare “adulto”; fidanzato con Lori da quattro anni (Mila Kunis) convivono tutti e tre nello stesso appartamento. Ma l’idillio durerà poco poiché l’incompatibilità dei caratteri raggiunge toni esasperati. Ted ha una brutta influenza su John, poiché trascura il lavoro per passare giornate fumando erba, bevendo birra e vedendo film, rimanendo adolescente a trentacinque anni.

Ted, l’esordio dissacrante di Seth Macfarlane

Esordio alla regia per il creatore dei Griffin, Seth Macfarlane, passato dall’animazione 2D a un lungometraggio con tanto di computer grafica. Cambio non troppo traumatico (secondo le sue affermazioni) che gli ha permesso di avere gli stessi collaboratori della serie. Dagli sceneggiatori Alec Sulkin e Wellesley Wild, con cui ha sviluppato l’intero soggetto alla maggior parte del cast tra cui Mila Kunis, sua doppiatrice per più di tredici anni, Patrick Warburton, Jessica Barth, John Viener, Alex Borstein e Raphl Garman.

La storia ha una struttura classica: il migliore amico e la fidanzata che non vanno d’accordo. Ciò che caratterizza la storia è sicuramente Ted, orsacchiotto perfettamente realizzato alla CGI, ben sottolineata è la storia di amicizia che lo lega al protagonista, contestualizzata e approfondita restituendo scene di realismo ed emozioni di ampio genere.

Questa è la vera forza dei personaggi e la consequenziale svolta comica. Per quanto Ted sia un prodotto del mondo fantastico, la sua vita è paragonabile a quella di un ex rock star, continuamente riconosciuta e fermata per le strade di Boston e che cerca di vivere ancora sull’eco della sregolatezza e della baldoria quotidiana. Questo descrivere i due protagonisti rende tutto il meccanismo delle battute e delle frasi ad effetto, di cui il film è costellato in maniera brillante, il vero ritmo entusiasmante del film.

Gli attori sono tutti comici, anche l’inaspettato Mark Wahlbergche sa gestire l’inquadratura “da solo” con Ted, riuscendo a calcolare i tempi di battuta per l’effetto travolgente della risata. Chi va ben lodato è il regista, perché oltre a essere l’autore, è colui che interpreta Ted e gli presta anche la voce. Inoltre ha giocato con la macchina da presa in diverse sequenze che il montaggio di Jeff Freeman valorizza realizzando nelle scene di raccordo momenti divertenti e godibili. Una piccola nota va fatta al montaggio dei titoli di testa, dove attraverso le fotografie, si vede già la direzione che il film intraprende in tutti i suoi aspetti. Ted è una bella commedia per adulti che gioca sull’infanzia e attraverso il politicamente scorretto fa ridere e divertire. Al cinema dal 4 Ottobre.

The Bourne Legacy: recensione del film con Jeremy Renner

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The Bourne Legacy: recensione del film con Jeremy Renner

The Bourne Legacy – Certo, per i nostalgici doc sarà un duro colpo non ritrovare Matt Damon nei panni di Jason Bourne, l’agente segreto del programma Treadstone che 10 anni fa diede il via alla popolarissima saga di spionaggio diretta da Liman e Greengrass. Ma bisogna dire che la prova di Jeremy Renner, già applaudito in The Hurt Locker, non delude e tiene alta la tensione per tutti i 135 minuti di The Bourne Legacy.

Stavolta a tenere le redini della regia c’è lo sceneggiatore della serie Tony Gilroy, che da vita ad Aaron Cross, una delle 6 spie geneticamente modificate di Outcome – nuovo programma di intelligence che, attraverso l’alterazione sperimentale di due cromosomi, addestra le sue cavie a svolgere missioni isolate ad altissimo rischio. Ma poi il direttore dell’agenzia segreta NRAG Eric Byer (Edward Norton), si rende conto che il gioco è andato oltre e che la caduta di Treadstone minaccia anche la sopravvivenza di Outcome: unica soluzione, uccidere gli agenti del programma e gli scienziati che avevano partecipato al progetto. Tra questi troviamo la fascinosa Dottoressa Marta Shearing (il premio Oscar Rachel Weisz), preposta al monitoraggio costante dei superguerrieri nei laboratori segreti dell’azienda farmaceutica Candent, nel Maryland. Salvata in extremis dallo stesso Aaron, lo aiuterà a mantenersi in vita volando con lui sino alle Filippine in una interminabile caccia all’uomo (e alla donna).

The Bourne Legacy recensione del film con Jeremy Renner

La nuova creazione di Gilroy si presenta come naturale “eredità” (in inglese, appunto, “legacy”) dei primi tre capitoli della saga: le ambientazioni insolite, le corse mozzafiato, le acrobazie del protagonista e il ritmo rimangono intatti. Viene sacrificato quell’alone di mistero che circondava la figura di Bourne, inizialmente ignaro della propria identità: qui il supereroe Cross sa perfettamente chi sia e perché la CIA abbia deciso di farlo fuori.

Detto ciò, The Bourne Legacy coinvolge e si appoggia sapientemente all’empatia creatasi tra Cross e la biologa Shearing, entrambi “tormentati” dalle scelte fatte in passato e uniti dal desiderio di ricominciare da capo. Ottima, come sempre, la prova della Weisz, perfettamente a suo agio in questo action movie dagli echi psicologici. Forse, Gilroy ha calcato un po’ troppo la mano nelle sequenze degli inseguimenti, di durata eccessiva e, alla lunga, noiose. Ma è comunque riuscito a bilanciare l’azione con lo spionaggio, le botte con l’intrigo, in un prodotto che affianca alle new entries Edward Norton e Rachel Weisz i veterani della saga Joan Allen, Albert Finney (che interpreta il direttore medico di Treadstone Albert Hirsch) e David Strathairn.

The Bourne Legacy sarà nelle nostre sale dal  7 settembre.

Jeremy Renner si lamenta di Occhio di Falco: “Non è il personaggio per cui ho firmato!”

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Jeremy Renner soffre di mal di pancia e ha deciso di uscire allo scoperto. Il problema è Occhio di Falco, il personaggio che ha interpretato nell’acclamato The Avengers

Tim Robbins torna alla regia

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Il grande attore Tim Robbins potrebbe tornare dietro la macchina da presa. Empire on line dice infatti che il premio Oscar dirigerà il film dal titolo City Of Lies,

ALF: film in lavorazione alla Sony!

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ALF: film in lavorazione alla Sony!

La Sony ha in programma un film sul pupazzo ALF, simpatico protagonista dell’omonima serie televisiva creata negli anni ’80 da Paul Fusco e

This is 40: il trailer del film di Judd Apatow

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This is 40: il trailer del film di Judd Apatow

Erano gli amici fraterni di Katherine Heigl in Molto Incinta, ed ora, dopo diversi anni, Pete e Debbie, interpretati ancora da Paul Rudd e  Leslie Mann sono alle prese con

Ryan Reynolds nel prossimo film di Atom Egoyan

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Ormai certo della sua partecipazione al remake di Highlander, Ryan Reynolds non si riposa, ansi è volato in Canada per partecipare alle riprese dell’ultimo film di

Shia LaBeouf in trattative per Nymphomaniac

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Shia LaBeouf in trattative per Nymphomaniac

Shia LaBeouf è in trattative per partecipare al prossimo film di Lars Von Trier, Nymphomaniac, andando così ad unirsi ad un cast che già vede all’attivo molti nomi

Bob Hoskins si ritira dalle scene

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Bob Hoskins si ritira dalle scene

L’attore britannico Bob Hoskins, 70 anni a ottobre, si ritira dal mondo dello spettacolo: una decisione maturata dopo che gli è stato diagnosticato il morbo di Parkinson. Ecco il comunicato dell’entourage dell’indimenticabile Detective Valiant di Chi ha incastrato Roger Rabbit?:

“Bob desidera ringraziare le tante e meravigliose persone che hanno lavorato con lui in tutti questi anni e tutti i fan che lo hanno sostenuto nel corso della sua brillante carriera. Ora si ritirerà e starà in famiglia: desidera più di ogni altra cosa che la sua privacy sia rispettata”

Nel corso della sua quarantennale carriera, cominciata nei primi anni ’70 con la serie TV Le canaglie, Hoskins si è fatto apprezzare interpretando una varia fauna di personaggi, sia principali che secondari: da Spugna (Hook – Capitan Uncino) a Papa Giovanni (Il papa buono), da Mussolini (Io e il Duce) al citato Eddie Valiant, dallo splendido George di Mona Lisa che per poco non gli valse un Oscar al nano Muir di Biancaneve e il cacciatore con cui ha chiuso la propria avventura sul set.

“Dì un po’, Eddie, hai un coniglio in tasca o sei contento di vedermi?” (Chi ha incastrato Roger Rabbit)

Ecco, ce lo ricordiamo così, sperando che sia tosto con la malattia come lo è stato con quel consumatissimo impermeabile sulle spalle.

Fonte: THR

Justice League of America: chiavi a Ben Affleck? O è una visita di cortesia?

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La WB ha ufficialmente aperto la stagione della caccia al regista per Justice League of America, filmone pieno di supereroi – Batman e Superman

Vicini del terzo tipo – Trailer Italiano ufficiale HD

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Vicini del terzo tipo – Trailer Italiano ufficiale HD

Ecco il Trailer di Vicini del terzo tipo. Il 9 novembre 2012, distribuita dalla Twentieth Century Fox, arriverà in Italia “Vicini del terzo tipo” la nuova commedia con Ben Stiller, Vince Vaughn, Jonah Hill e Richard Ayoade, per la regia di Akiva Schaffer.

Joss Whedon confermato per Avengers 2!

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Dopo qualche tentennamento, i fan possono tirare un sospiro di sollievo: Joss Whedon ha sciolto ogni riserva e annunciato che si occuperà di scrivere e dirigere il secondo film dedicato al supergruppo, che peraltro non sarà il solo progetto legato al Marvel Universe a vederlo impegnato, dato che in vista pare esservi anche una serie tv, sulla quale al momento è mantenuto il massimo riserbo.

In un comunicato stampa riguardante la notizia si legge che Whedon ha firmato un contratto esclusivo con i Marvel Studios fino al 2015, riguardante cinema e tv; nell’ambito di tale accordo, è prevista la scrittura e regia di The Avengers 2 e lo sviluppo di una serie per la ABC, oltre al contributo creativo alla prossima fase dell’universo cinematrografico Marvel. Il secondo film degli Avengers dovrebbe uscire nell’estate 2015; nel frattempo i Marvel-fan potranno gustarsi Iron Man 3 e Thor: The Dark World nel 2013 e Captain America: The Winter Soldier e Guardians Of The Galaxy nel 2014. Per quanto concerne la serie TV, si parla di una serie poliziesca ambientata nel mondo degli Avengers. La ABC è stata recentemente data come possibile produttrice di una nuova serie dedicata ad Hulk, a firma Guillermo Del Toro e di una  ispirata alla serie  Alias, protagonistala ‘superdetective privata’ Jessica Jones.

Fonte: Empire

Nessun Rimorso per Christopher McQuarrie

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Dopo Jack Reacher, protagonista Tom Cruise, la Paramount sembra aver deciso di tenere tra le proprie fila Christopher McQuarrie, pensando di affidargli l’adattamento di Without Remorse, romanzo firmato da Tom Clancy. Protagonista della storia, John Kelly (meglio conosciuto come Mr Clark), impegnato in una missione per la liberazione di alcuni prigionieri nel Vietnam, che assume i contorni di una vendetta personale. Il compito più arduo per McQuarrie sarà quello di rendere adatta a tutti una storia originariamente molto cruda e violenta.

La vicenda non vede trai protagonisti Jack Ryan, il principale eroe uscito dalla penna di Clancy e portato più volte sul grande schermo col volto di Harrison Ford. John Kelly d’altra parte, è stato protagonista di altri libri di Clancy ed anche lui ha già avuto delle versioni cinematografiche, interpretate da Willem Dafoe e Liev Schreiber. McQuarrie è conosciuto più come sceneggiatore che come regista: un titolo su tutti, I soliti sospetti; firmerà inoltre il prossimo Wolverine.

Fonte: Empire

Joe Carnahan al timone di Daredevil?

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Ormai andiamo alla media di un nome al giorno: il progetto di un fantomatico film ‘made in Fox’ dedicato a Daredevil continua a generare rumors e voci incontrollate: solo di qualche giorno fa la notizia di un possibile coinvolgimento del regista Drew Goddard, ed ecco arrivare un nuovo nome, quello di Joe Carnahan; nel frattempo però, sia la Fox che la Marvel continuano a negare tutto.

La situazione appare peraltro alquanto ingarbugliata: la Fox detiene attualmente i diritti della versione cinematografica del personaggio, ma questi scadranno a breve, entro fine anno. Nel frattempo, la stessa Fox ha dato il via ad un altro reboot supereroistico, quello dei Fantastic Quattro, firmato da Josh Trank.

L’impressione a questo punto è che gli studios non abbandoneranno certo il ‘favoloso quartetto’ per tornare a dedicarsi a Daredevil. Dopo essersi fatto conoscere a inizio 2012 per The Grey, Carnahan attualmente vede il suo nome legato a vari progetti, tra cui Continue (un’avventura a base di loop temporali sul tipo di Source Cod), il remake del Giustiziere della Notte e il suo sogno, Killing Pablo, biopic dedicato al boss del narcotraffico colombiano Pablo Escobar. Quanto ai fumetti, Caranahan ha già espresso interesse per il genere in passato, esprimendo il proprio apprezzamento in particolare per Preacher di Garth Ennis.

Fonte: Empire

Terence Winter parla di Wolf Of Wall Street

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Cominciano in questi giorni le riprese di Wolf of Wall Street, nuovo lavoro di Martin Scorsese, protagonista LeonardoDiCaprio. Terence Winter, sceneggiatore del film, offre alcuni particolari riguandanti il film, basato sulla storia vera di Jordan Belfort, e tratta dalle memorie scritte da lui stesso. Belfort era una giovane broker rampante nella Wall Street degli anni ’90: poco più che ventenne, guadagnava 50 milioni di dollari l’anno, avendo creato una sua società di brokeraggio. Una situazione che ben presto gli sfuggì di mano, portandolo a infrangere alcune importanti leggi di sicurezza, finendo per essere sbattuto in galera.

Wolf of Wall Street è dunque una paradigmatica storia di ascesa e crollo, ma garantisce che sarà molto di più del solito film del genere. Winter ha detto di aver letto il libro tutto d’un fiato, cinque o sei anni fa, e di aver trovato la storia semplicemente incredibile. Un lavoro che desciverà gli anni ’90, ma che ovviamente, parlando della corruzione del sistema finanziario, non potrà fare a meno di suscitare confronti con la realtà attuale. Prima di approdare al mondo del cinema, Terence Winter ha lavorato soprattutto per la televisione, a successi come I Soprano e Boardwalk Empire, serie coprodotta da lui proprio insieme a Martin Scorsese.

Fonte: Empire

A Good Day to Die Hard: un cameo anche per Mary Elizabeth Winstead?

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Le riprese del quinto capitolo della saga di Die Hard sono attualmente in corso in Ungheria: la vicenda vedrà Bruce Willis tornare a vestire i panni dell’eroe suo malgrado John McClane, che si trova sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. La novità è che il protagonista sarà affiancato dal figlio, interpretato da Jay Courtney.

Le sorprese però non finiscono qui, dato che a quanto pare nel film tornerà anche una terza componente della famiglia McClane: Ted Cross, altro partecipante al film, ha infatti rivelato sul suo blog che, nell’occasione si è trovato a lavorare a fianco di Mary Elizabeth Winstead. L’attrice aveva partecipato al quarto episodio della serie, nel 2007, nel ruolo della figlia di McClane, Lucy; al momento tuttavia non è ancora chiaro quale ruolo avrà la Winstead nel film: Cross ha spiegato che comunque la scena girata con lei è posta verso la fine del film. A Good Day to Die Hard vedrà la partecipazione, tra agli altri, di Sebastian Koch, Yulia Snigir, Cole Hauser. L’uscita è fissata per il 14 febbraio 2013.

Fonte:  ComingSoon.Net

Jonathan Rhys Meyers in The Mortal Instruments: City of Bones

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Dopo aver dato il proprio volto a Enrico VIII nella serie tv I Tudors, e aver vissuto un durissimo 2011, culminato con un ricovero in ospedale a seguito di quello che secondo alcuni è stato addirittura un tentativo di suicidio (probabilmente legato ai problemi di tossicodipendenza con cui l’attore da anni combatte), Jonathan Rhys Meyers torna finalmente sugli schermi.

L’attore irlandese avrà il ruolo di Valentine Morgenstern in City of Bones, adattamento del primo tomo della saga fantasy di The Mortal Instruments. Firmato da Cassandra Clare, il ciclo si compone di sei libri, indirizzati al target dei ‘giovani adulti’ (lo stesso, per intenderci, degli ultimi libri della saga di Harry Potter o di quella di Twilight). Protagonista della storia, ambientanta nella New York dei giorni nostri è una teenager all’apparenza come tantr, Clary Fray, che scopre di essere la discendente di una genealogia di ‘mezzi angeli’, gli Shadowhunter, impegnati in una lotta vecchia quanto il mondo contro una stirpe demoniaca. Dopo la scomparsa della madre, Clary dovrà impegnarsi in prima persona nella guerra, scoprendo una New York alternativa nascosta nelle viscere della città, popolata da demoni, licantropi e altre creature del genere. Del cast, che vedrà Lily Collins nel ruolo della protagonista, faranno parte anche Jamie Campbell Bower, Robert Sheehan, Jemima West, Kevin Durand, Robert Maillet, Lena Headey, Jared Harris, Godfrey Gao. L’uscita del film è fissata per il 23 agosto 2013.

Fonte:  ComingSoon.Net

Christopher Nolan: tra pipistrelli, sogni e magia

Christopher Nolan: tra pipistrelli, sogni e magia

Christopher Nolan – Ha raccontato il conflitto e il doppio, la dualità dell’essere umano e il suo attraversare il mondo imbattendosi di continuo in luci e ombre. Ha ridato vita ad un mito e permesso a personaggi nell’ombra di vedere la luce, nella sua breve filmografia ha realizzato capolavori bastanti per una vita intera e ora si appresta a presentare al mondo la sua ultima creatura.

Christopher Nolan, trai registi più acclamati ed esaltati degli ultimi dieci anni, sta cavalcando l’onda del successo e della febbricitante attesa che accompagna l’uscita al cinema (in Italia) de Il Cavaliere Oscuro il Ritorno, ultimo ed epico episodio della trilogia che ha ridato lustro a Batman, uno dei supereroi DC più iconici dell’intero universo fumettistico.

Christopher Nolan, biografia

Christopher Jonathan James Nolan è un britannico DOC, nato a Londra il 30 luglio 1970 ha da poco festeggiato il suo 42esimo compleanno mentre contava i soldini che il suo ultimo film sta raccogliendo al botteghino.

La sua carriera si divide tra la regia la sceneggiatura e la produzione, attività che porta avanti con il massimo profitto sia economico che qualitativo, riuscendo sempre a dar vita a grandi narrazioni, e trip mentali che avvolgono lo spettatore in spire strette e avvincenti: un film di Christopher Nolan non è solo difficile da seguire ma è anche bello da vedere, su un puro piano estetico. Chris si avvale quasi sempre dello stesso team di collaboratori, capitanato dalla fedele moglie Emma Thomas, produttrice dei suoi film e, qualcuno dice, anche fidata consigliera nelle scelte professionali del regista londinese; con lei ha anche aperto una casa di produzione, la Syncopy Films.

Ad accompagnarlo nella sua avventura cinematografica anche il fratello minore, Jonathan, che firma le sceneggiature dei suoi film e, proprio da un suo racconto, nacque nel 2000 Memento, film narrativamente rivoluzionario che ha fatto conoscere alle major questo contorto e caparbio regista. Prima ancora Nolan si era fatto notare per Following, film in bianco e nero a bassissimo budget con cui partecipa a diversi Festival, vincendo la Tigre D’Oro al festival di Rotterdam, e venendo proiettato addirittura al festival di Hong Kong.

ìIl 2000, abbiamo accennato, è l’anno di Memento, dramma psicologico incentrato su un uomo (Guy Pearce) che perde la memoria ogni volta che si addormenta e deve cercare di ricostruire il suo passato recente: la regia di Christopher Nolan sembra quella di un regista già navigato ed esperto del linguaggio cinematografico; quello che però veramente sorprende la critica e infiamma il pubblico è la sceneggiatura, o semplicemente il montaggio del film, che procede a ritroso dalla conclusione del racconto fino all’inizio attraversando tutta la sofferenza e l’inconsapevolezza di un’anima persa in se stessa, senza punti di riferimento e senza certezze. Già  nel ’97, Emma portò all’attenzione di Aaron Ryder il manoscritto del film, e il dirigente della Newmarket Films lo giudicò “forse il più innovatore che avesse mai visto”. Il film venne così girato in 25 giorni e fruttò al giovane Christopher Nolan due prestigiose nomination come migliore sceneggiatore, ai Golden Globe e agli Oscar.

mementoBalzato agli occhi di Hollywood con Memento, Christopher Nolan viene “catturato” dalla Warner Bros per dirigere Insomnia, un remake hollywoodiano di un film norvegese in cui il regista ha a che fare con attori del calibro di Al Pacino, Hilary Swank e Robin Williams, in uno dei suoi rarissimi ruoli da cattivo, il primo della sua carriera. Anche in questa occasione il film riscuote successo e si conferma in questo caso la grande capacità di Christopher Nolan di dirigere anche gli attori; tuttavia, con il senno di poi, e guardando tutta la filmografia nolaniana, Insomnia si rivela essere il meno riuscito dei suoi film, per quanto rimanga ugualmente un prodotto ben fatto e nel quale confluiscono alcune delle ossessioni del regista.

L’anno del successo planetario è il 2005: senza bruciare le tappe, Nolan trova l’approvazione della critica con Following nel 1999, l’acclamazione popolare nel 2000 con Memento e nel 2002 con Insomnia l’attenzione delle Major americane. Così nel 2005 la Warner Bros gli offre l’incarico di dirigere un reboot di Batman, dopo le disastrose esperienze di Batman Forever e Batman & Robin. Il regista britannico non si fa ripetere l’offerta due volte e mette insieme un cast di tutto rispetto per portare avanti la sua personale idea di Batman/Bruce Wayne e della genesi dell’eroe. Christopher Nolan vuole fare tutto daccapo, abbandonando lo stile fumettistico e gotico-ironico di Burton e prendendo ancora di più le distanze da Joel Schumacher con i suoi colori sgargianti e la sua computer grafica.

Christopher Nolan entra nel mondo di Batman

Christopher Nolan Batman BeginsCon Batman Begins si ha l’impressione che il regista perfetto incontri il personaggio a cui è destinato: da una parte infatti c’è un supereroe senza super poteri, un uomo molto ricco ma allo stesso tempo molto complesso, lacerato e spaventato; dall’altra parte c’è un regista che ama fare tutto sul serio, senza fronzoli, senza effetti visivi, solo con il duro lavoro, sfiorando talvolta l’impossibile. Il film vede protagonista Christian Bale nei panni del protagonista, accanto a lui Michael Caine è Alfred il maggiordomo, Liam Neeson è il mentore e poi nemico Henri Ducard/Ra’s Al Ghul, Gary Oldman è Jim Gordon, Morgan Freeman è Lucius Fox, Katie Holmes è Rachel Dawes e Cillian Murphy è il Dottor Crane, alias Spaventapasseri. La storia ruota intorno a Bruce, al suo desiderio di vendetta e alla sua esigenza di fare qualcosa per Gotham personalmente, non solo con preziose donazioni e ingenti opere pubbliche come fece suo padre prima di lui. L’uomo pipistrello di Nolan è un uomo vendicativo e violento, che si muove sul filo del rasoio in bilico tra il bene e il male e Christian Bale è un perfetto Bruce/Batman: integro, fisicamente preparato, affascinante nei panni di Bruce, spietato nella tuta di Batman, cerca la sua ragione per combattere il nemico, un nemico che prima di essere la mafia o lo Spaventapasseri o ancora la Setta delle Ombre, è nascosto dentro di sé. Artefice di un tale equilibrio tematico e stilistico è proprio Nolan, magicamente capace di raccontare con lucidità ed emozionare nel profondo, permettendo allo spettatore di guardare un film che va al di là del cine-fumetto fino ad allora concepito, rendendo personale un film commissionato e realizzando una vera e propria rivoluzione nell’ambito del fumetto al cinema.

Christopher Nolan The PrestigePubblico e critica osannano il nuovo genio cinematografico, che per tutta risposta ritorna al cinema con una storia tutta sua, personale e complicata, ancora una volta basata sull’intreccio della trama, del montaggio e dei piani temporali: The Prestige. Per qualcuno è il suo film migliore, il più completo e onesto, realizzato in perfetto stile nolaniano tanto che nel cast ci sono due degli attori che Christopher Nolan ama di più “usare”: il suo Batman Christian Bale e il grande Michael Caine; accanto a loro Hugh Jackman (che con The Prestige partecipa al miglior film della sua filmografia), Scarlett Johansson e Rebecca Hall, oltre ai piccoli ruoli di Piper Perabo, Andy Serkis e David Bowie. Il film racconta l’eterna rivalità tra due prestigiatori che, partendo da semplici bisticci per rubarsi i trucchi, sfocia in una vera e propria guerra tra menti complesse, e ancora una volta tormentate, che cercano la via d’uscita e inseguono i propri desideri e i propri obbiettivi. Il film riceve ancora una volta gli onori di pubblico e critica e incassa nel primo week end di programmazione circa 14.000.000 di dollari.

La Warner Bros, i soldi incassati e sicuramente una esigenza personale di portare avanti un discorso già cominciato con Batman Begins, spingono Christopher Nolan ad approcciarsi al sequel del film: Il Cavaliere Oscuro.

Il secondo episodio del franchise di Batman diretto da Christopher Nolan è un vero e proprio evento, prima di tutto perché il regista utilizza per la prima volta la tecnologia IMAX, fino ad allora appannaggio esclusivo del cinema documentaristico e che lui stesso definisce una tecnologia più immersiva del 3D. In secondo luogo il film è accompagnato da una campagna pubblicitaria che triplica il numero già consistente di fan che attendono con ansia la seconda volta di Christian Bale nella tuta di Batman. Il cast del film vede confermati tutti gli attori di Begins ma perde Katie Holmes, guadagnando, nello stesso ruolo, Maggie Gyllenhaal, inoltre annovera due importanti new entry nei ruoli di Harvey Dent/Due Facce e del Joker: Aaron Eckhart e Heath Ledger . Il lavoro di Nolan si rivelerà titanico: Il Cavaliere Oscuro, oltre a rappresentare uno dei massimi incassi della storia del cinema, è un film pieno di emozione, follia, rabbia, vendetta e caos. Tutti gli attori, nelle mani del regista e indipendentemente dalla bravura del singolo, realizzano una sinfonia di ritratti che convergono in un finale epico e commovente poiché se in Begins abbiamo imparato a conoscere le ragioni dell’uomo, nel Cavaliere condividiamo con Batman le motivazioni dell’eroe.

Di spicco ovviamente rimane la performance di Heath Ledger, sia per l’indiscussa bravura dell’attore, sia per la tragica vicenda (la morte del giovane Heath) che è avvenuta a pochi mesi dalla fine delle riprese. Il film ha collezionato otto nomination agli Oscar, portandone a casa due, uno postumo al miglior attore non protagonista Ledger, e uno tecnico, per il montaggio sonoro. La critica giudica questa opera migliore della precedente definendola “il miglior film su Batman mai realizzato”; ad un livello squisitamente formale Il Cavaliere Oscuro risulta sbilanciato poiché si focalizza principalmente sulla figura del Joker del quale, ad un certo punto, l’eroe sembra essere una pedina. Niente di più realistico che rendere un eroe umano e fallibile, e Nolan, ancora una volta lo fa con classe e intelligenza, regalando al suo pubblico uno dei finali più intensi della sua filmografia: potente, commovente, evocativo. Il film vale a Christopher il Board of Governors Award, premio assegnato dall’American Society of Cinematographers ogni anno a chi “ha portato significativi contributi all’arte cinematografica”. La storia cinematografica del giustiziere vestito da pipistrello targata Nolan aspetta quindi la sua conclusione naturale, con un terzo film per chiudere quella che ormai è chiamata la trilogia del Cavaliere Oscuro, ma prima, come già era successo tra Begins e il Cavaliere, Nolan si prende il suo tempo e realizza l’ennesimo trip mentale nelle angosce e nei tormenti interiori dei suoi personaggi.

Christopher Nolan verso un sogno chiamato Inception

Christopher Nolan sul set di Inception Inception esce al cinema nel 2010 e per alcuni conferma la grandezza di questo regista sopra le righe, mentre per altri ne mette definitivamente a nudo una mente contorta e quasi malata. La dimensione onirica, già affrontata e sperimentata in parte in Memento e toccata in Batman Begins, diventa qui il filo conduttore; la storia di Inception era in nuce già prima che venisse realizzato Memento, e Nolan la realizza rimanendo fedele ai suoi must: effetti visivi solo dove c’è reale necessità, tutti effetti meccanici, regia impeccabile, storia intricata “alla Nolan” e alcuni dei migliori attori in circolazione tra cui l’eccellente Leonardo DiCaprio, trai migliori della sua generazione, Ken Watanabe (già visto in Batman Begins) e l’onnipresente Caine. Presenti nel cast anche Marion Cotillard, Joseph Gordon-Levitt e Tom Hardy, che Nolan si porterà dietro nel suo film successivo. Il film ottiene ottime recensioni, ma anche qualche accusa al regista di essere troppo cerebrale; tuttavia i fan e gli incassi danno ragione al londinese che prosegue per la sua strada dando l’ufficiale annuncio del terzo e conclusivo capitolo dedicato a Batman.

Christopher Nolan sul set de Il Cavaliere Oscuro: Il ritornoIl Cavaliere Oscuro il Ritorno è uscito lo scorso 20 luglio in USA ed è atteso, anzi attesissimo, in Italia per il 29 agosto prossimo. Il film non ha entusiasmato tutti così come si era previsto, lasciando qualcuno addirittura tiepido davanti alla magnificenza di Gotham distrutta dall’ennesimo criminale che ha per obbiettivo distruggere Batman.

Il questo film, come detto, Christopher Nolan si porta dietro da Inception Tom Hardy, al quale assegna l’arduo compito di sostituire Heath Ledger nel ruolo del villain principale del film, Joseph Gordon-Levitt e Marion Cotillard. Inoltre il cast vede l’importante aggiunta di Anne Hathaway nel ruolo di Selina Kyle/Catwoman che promette scintille. Christopher Nolan ha più volte dichiarato che per lui il lavoro con Batman si è concluso, dal momento che non ha intenzione (per ora) di proseguire con il franchise, tuttavia la Warner non vuole lasciar andare la sua gallina dalle uova d’oro ed ha così coinvolto nel progetto del reboot di un altro amatissimo supereroe, Superman, il buon vecchio Chris e suo fratello Jonathan Nolan. L’uomo d’acciaio (Man of Steel)  è il primo film di questo nuovo reboot diretto da Zach Snyder e prodotto proprio da Nolan e, dalle prime immagini viste al Comic Con 2012 di San Diego, dove hanno mostrato un primo teaser trailer del film, possiamo affermare con sicurezza che lo zampino di Chris si sente. Notizia fresca è invece che dopo Man of SteelChristopher Nolan  produrrà, sempre per mamma Warner, un thriller scritto e diretto da Keith Gordon (regista di Dexter, la serie tv).

Lo scorso 8 luglio ha lasciato le sue impronte (mani e piedi) sul manciapiede più ambito del mondo, la Walk of Fame; con lui tutto il cast della trilogia del Cavaliere Oscuro. Come i colleghi Lynch e Allen, Nolan non registra commenti audio ai suoi film, per paura di guidare troppo lo spettatore nella visione, preferendo che questo rimanga coinvolto semplicemente dalle immagini e dal racconto, senza la sua guida ad alterarne la percezione. Il suo lavoro procede sempre in maniera parallela alla promozione del suo film, per mantenendo su trama e dettagli il riserbo più totale, caratteristica che lo accomuna ad altri registi di spessore. Trai suoi modelli registici ci sono Ridley Scott, Stanley Kubrick, Hitchcock, Welles, Leone, Lucas, Malick, Carpenter, Polanski, Mann e Spielberg, e pur dimostrando umiltà e ammirazione per i suoi colleghi ha sempre fatto di testa sua, ritagliandosi un posto di tutto rispetto (e di diritto) in mezzo ai nomi che lui stesso cita come ispirazione.

David Koepp: sceneggiatore “sbanca botteghini” e regista in cerca del vero successo

David Koepp: l’America lo ama per le sue sceneggiature, che ottengono sempre un’enorme successo di pubblico. Il suo lavoro agli script di famosi film hollywoodiani, spesso caratterizzati da azione ed effetti speciali, gli è però valso un consistente seguito in tutto il mondo. La sua collaborazione ad una pellicola è insomma una sorta di garanzia “sbanca botteghino”. In particolar modo, gli vengono spesso affidati episodi di saghe e simili, specie laddove il momento è delicato o difficile; dove c’è una svolta necessaria da imprimere alla storia, dove occorre il cosiddetto “colpo di genio”, oppure dove c’è da riprendere un discorso interrotto molti anni prima.

Per questo lo ha voluto Steven Spielberg, che gli ha affidato le avventure nel celebre parco giurassico per ben due volte (Jurassic Park e Il mondo perduto – Jurassic Park), ma anche altri successi come il ritorno di Indiana Jones nell’ultimo: Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo. Per questo, ha diretto lo Spider-Man di Sam Raimi e c’è chi fa il suo nome per un eventuale sequel di Biancaneve e il Cacciatore. A rivolgersi a lui ad Hollywood, però, sono stati anche Brian De Palma, per il quale ha firmato un cult come  Carlito’s Way e Mission: Impossible, o Ron Howard, che dopo aver collaborato con lui agli esordi, lo ha chiamato a tenere le fila della trasposizione del romanzo di Dan Brown Angeli e Demoni. Già, perché una specialità del nostro personaggio sono proprio le trasposizioni cinematografiche da romanzi e racconti. Non altrettanta fortuna ha avuto finora la sua carriera di regista e su questo fronte, vedremo se saprà stupirci con Senza freni, che potremo vedere dal prossimo 7 settembre.

David Koepp, nativo del Wisconsin, classe ’63, studia recitazione e drammaturgia alla locale università e poi alla School of Theatre, Film and Television dell’Università della California. L’esordio alla sceneggiatura è una collaborazione con Martin Donovan: assieme scrivono l’ossatura di Apartment Zero (’88), un giallo poi diretto dallo stesso Donovan, con Colin Firth e Fabrizio Bentivoglio. Ma il primo vero successo di Koepp sarà la sceneggiatura della commedia satirico-grottesca La morte ti fa bella (’92), diretta da Robert Zemeckis sull’eterna giovinezza e la paura della morte, che ha per protagonisti Meryl Streep, Goldie Hawn e Bruce Willis.

Il vero ingresso ad Hollywood arriva però per Koepp l’anno seguente, quando è scelto da Steven Spielberg per Jurassic Park, trasposizione sul grande schermo di un romanzo di Michael Crichton. Koepp riesce a dosare i giusti ingredienti: fantascienza, azione, thriller e riportare rocambolescamente in vita i dinosauri ai giorni nostri, dove ovviamente c’è qualcuno pronto a sfruttarli e farne un business. Le avventure che seguono, con i grossi animali preistorici che sfuggono al controllo umano e diventano una minaccia, tengono lo spettatore amante del genere fantastico incollato alla poltrona, grazie anche alla sapiente direzione di Spielberg e alla giusta dose di effetti speciali. Il film è infatti premiato con l’Oscar proprio per gli effetti speciali visivi e sonori e per il suono. Del cast fanno parte Sam Neill, Jeff Goldblum e Laura Dern.

Dello stesso anno, un film drammatico, anche se sempre caratterizzato da azione e ritmo, vede Koepp alla sceneggiatura e inaugura la sua collaborazione con un altro grande nome di Hollywood: è Carlito’s Way  di Brian De Palma. Il regista offre qui una delle sue migliori prove, tratteggiando il ritratto umanissimo di un ex malavitoso portoricano, Carlito Brigante/Al Pacino, che dopo la galera è deciso a rifarsi una vita ma verrà risucchiato dal vortice del crimine, in cui si sentirà costretto a rientrare per aiutare l’avvocato che l’ha fatto uscire di prigione, e suo migliore amico, David Kleinfeld/Sean Penn corrotto e cocainomane. Assieme all’incalzante regia di De Palma, Koepp orchestra abilmente l’andamento della storia, narrata in flash back, che corre verso l’unico finale possibile, con buona pace dello spettatore, che non può che parteggiare per il protagonista, sinceramente ravvedutosi e ora reo solo di non poter cancellare il proprio passato. Le interpretazioni di Pacino e di Sean Penn  fanno il resto, come pure, per la versione italiana, il sempre impeccabile doppiaggio di Giancarlo Giannini, premiato col Nastro d’Argento.

L’anno dopo Koepp esordisce dietro la macchina da presa, ma senza molto successo. Si ributta così nella collaborazione con De Palma, all’insegna dell’azione e del genere spionistico. I due danno vita al primo episodio di quello che sarà un fecondo blockbuster d’ispirazione televisiva: Mission: Impossible (’96). Film dal ritmo adrenalinico che punta sui colpi di scena e gli effetti speciali, tutto costruito attorno al protagonista, Tom Cruise nei panni dell’agente Ethan Hunt.

Anche la seconda regia di Koepp non è eclatante: si tratta del thriller Effetto Blackout (’96), di cui cura pure la sceneggiatura. L’idea di partenza è singolare e poteva essere  efficace, ma il lavoro è complessivamente debole e poco avvincente. Le cose vanno decisamente meglio l’anno seguente, quando il nostro torna a dedicarsi solo agli script: Spielberg lo vuole ancora con sé per Il mondo perduto – Jurassic Park, che pur non bissando gli esiti del primo episodio, porta comunque un consistente numero di spettatori in sala.

Seguono altre due regie per Koepp, sempre nei territori del thriller: una nel ’99 con Echi mortali e l’altra nel 2004 con Secret Window. Lo sceneggiatore e regista si avvale qui di due protagonisti di tutto rispetto: nel primo caso, Kevin Bacon e nel secondo, Johnny Depp, coadiuvato anche da John Turturro. In entrambi i casi, riesce a darci una maggiore suspense e risultati migliori della sua precedente prova, pur non riuscendo a portare del tutto lo spettatore dalla sua. Non riesce, insomma, a spezzare quella sorta di maledizione, che lo vuole sempre un po’ in difficoltà nei suoi passaggi dietro la macchina da presa.

La stella di Koepp brilla invece per la maestria con cui orchestra l’avvincente trama del thriller claustrofobico Panic Room (2002) di David Fincher, sceneggiato e anche prodotto da Koepp, nonché ben condotto a termine dal regista e da attori di grande valore come Jodie Foster e Forest Whitaker. Nello stesso 2002 il nostro mago degli script è chiamato a rinverdire i fasti della saga cinematografica dell’Uomo Ragno assieme al regista Sam Raimi con Spider-Man. L’operazione riesce e la pellicola è premiata anche stavolta da buoni incassi. In quest’anno particolarmente fortunato, Koepp lavora anche in tv, creando per la CBS la serie televisiva Hack.

Nel 2005, nuova collaborazione con Spielberg per il fantascientifico e ancora una volta avvincente La guerra dei mondi, seguita da quella di tre anni dopo che vede i due impegnati a riportare sul grande schermo le avventure del mitico Indiana Jones in Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo. Risale invece al 2009 la sua più recente collaborazione con Ron Howard, con cui aveva già lavorato a metà anni ’90. Per dare un seguito a Il Codice da Vinci (ma sarà in realtà un prequel), anche questo come il precedente, tratto da un best seller di Dan Brown, Howard si affida alla sceneggiatura di Koepp. Insieme confezionano un thriller esoterico che si muove tra la Città Eterna e il Vaticano. Tom Hanks, che interpreta ancora una volta il professore di semiologia Robert Langdon, in questa avventura è chiamato a indagare sulla scomparsa improvvisa di quattro cardinali, proprio i favoriti che potrebbero salire al soglio pontificio. Si sta infatti per eleggere il nuovo Papa. Non mancano azione e suspense, non manca neppure la minaccia della setta degli Illuminati, che sconvolge gli equilibri della Chiesa. Tema di fondo è sempre la diatriba (e qui possibile conciliazione) tra scienza e fede. La pellicola ottiene un notevole successo al botteghino, come nella migliore tradizione di Koepp.

Ma lo sceneggiatore non ha accantonato la regia, riuscendo nel 2008 ad ottenere buoni risultati con un radicale cambio di genere. Abbandonati il thriller e l’avventura, vira verso la commedia dai toni romantici con il gradevole Ghost Town. Protagonista l’introverso e asociale Dottor Pincus/Ricky Gervais, che si ritrova alle prese con i fantasmi: rischia che tutti quelli che ci sono a New York – anime che non possono riposare in pace perché hanno conti in sospeso sulla terra – continuino a tormentarlo, se non aiuterà almeno uno di loro, Frank Herlihy/Greg Kinnear ad impedire il matrimonio della sua vedova Gwen/Téa Leoni. La commedia si muove piuttosto agevolmente tra sviluppo romantico, seppure di una certa prevedibilità, e momenti ironici e genuinamente divertenti, sorretta da due buone interpretazioni. Koepp ripropone, sì, il tema dell’uomo da far ravvedere tramite l’incontro con dei fantasmi, già esplorato in letteratura, cinema e tv, ma riesce a darcene una versione senz’altro godibile.

L’ultima fatica di Koepp regista, invece, vede la luce proprio in questo 2012, ed è un ritorno al film d’azione con Senza freni. Protagonista un giovane fattorino (Joseph Gordon-Levitt) che trasporta una misteriosa busta e si troverà inseguito per le strade della Grande Mela, impegnato in corse mozzafiato in bicicletta. Il film sarà nelle sale americane dal prossimo 24 agosto e nelle nostre dal 7 settembre.

I Mercenari 2: recensione del film con Sylvester Stallone

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I Mercenari 2: recensione del film con Sylvester Stallone

I Mercenari 2 – L’attesa per il capitolo numero due de I mercenari stava crescendo negli ultimi mesi. Del sequel se  ne era iniziato a parlare a riprese appena chiuse del primo Expendables, visto che gli assenti al primo episodio si erano dimostrati molto desiderosi di partecipare ad un possibile sequel.

Della presenza di Van Damme si era quasi certi, visto che l’attore belga era già previsto nel primo episodio e aveva dato forfait all’ultimo, mentre del ritorno di Schwarzenegger e soprattutto della presenza dell’icona tra le icone del cinema e della televisione sparatutto/picchiatutti si è fatta attendere fino all’ultimo: Chuck Norris, idolo della rete, ha dato per certa la sua presenza solo a riprese iniziate e solo dopo una verifica della non censurabilità della sceneggiatura; l’attore ha preteso infatti che le battute scurrili fossero notevolmente ridimensionate, in modo da garantire al film la “U” di Universale quindi con accesso libero a tutte le fasce di pubblico.

Anche nel film, il nostro si fa attendere ed appare, quasi nel suo ambiente ideale, un set decadente a metà tra la cittadina del Texas dell’ottocento e la New York di Gangs of New York, accompagnato dal tema che identifica l’ultimo vendicatore e con il quale Sergio Leone e Ennio Morricone accompagnavano l’ingresso in scena di Clint Eastwood nei film girati nei set ricostruiti a Castel Romano negli anni ’70 per la trilogia del dollaro.

Purtroppo solo pochi minuti e poca azione, Chuck Norris addirittura parla e fa ironia su se stesso, citando probabilmente anche qualcuna delle leggende sul suo conto. Il suo ingresso è però da manuale del cinema esplosivo e segna il cambio di rotta del film verso una modalità più autoironica che sembrava fino a quel momento essere relegata alle poche battute da coppia sposata che Statham e Stallone si scambiano.

I mercenari 2 tra action e eroi

Lo schema segue pedissequamente il film precedente: una lunga scena d’azione iniziale con molte pallottole ed esplosioni e sangue in CGI che vola in ogni dove per poi concentrarsi sull’approfondimento del personaggio di Billy the Kid, il nuovo arrivato. Liam Hemsworth, fratello di Thor, che interpreta il personaggio, è utile a sottolineare ancora una volta, il divario anagrafico e di prestazione che lo separa dagli altri mercenari.

Di sicuro I mercenari 2  non è un film patinato, nello stile di Bourne Legacy  di prossima uscita o Mission Impossible, ma di sicuro a questo seguito manca un po’ la vivacità del primo episodio, alcuni personaggi, come quello di Gunnar (Dolph Lundgren) hanno lo spazio di una battuta e molto poco spazio oltre il grilletto da cui sparano a ripetizione. Ci sono momenti che invece si collocano in una posizione di puro godimento, tra queste la sequenza dedicata all’entrata in scena di Chuck Norris già citata, e lo scontro finale a mani nude tra Stallone e Van Damme.

Le aspettative sono quindi state rispettate quasi totalmente anche se in alcuni momenti sembra di essere nel mezzo di una difficile conversazione, con momenti di silenzio e stanchezza. Vale comunque sempre la pena vedere questi mostri sacri dell’action muoversi tutti insieme e  nello splendore delle loro rughe. I mercenari 2 esce in sala distribuito da Universal il prossimo 17 Agosto.

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Sacha Baron Cohen in una parodia di 007?

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Sacha Baron Cohen in una parodia di 007?

Lui è reduce dal successo del suo ultimo film da protagonista, Il Dittatore. L’altro sta fremendo per arrivare al cinema nell’ultima pellicola che lo vede protagonista, Skyfall. Sono l’attore inglese Sacha Baron Cohen e l’agente segreto di Sua Maestà James Bond.

Proprio a lui infatti ha pensato la Paramount, quando ha commissionato a Phil Johnston una sceneggiatura che prendesse in giro lo stereotipo dell’agente segreto, sulla scia di Austin Powers e Johnny English. Sembra una cosa già vista, questo è vero, ma c’è da scommettere che si tratterà di qualcosa di veramente originale dal momento che con Baron Cohen ci si aspetta sempre il massimo (del cattivo gusto in alcuni casi).

Il film non ha ancora un titolo ma sembra sicura la partecipazione di Cohen. Intanto Johnston ha appena ultimato la sceneggiatura di Nebraska, il prossimo film da regista di Alexander Payne.

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