Ian McKellen ha pubblicato una sua foto molto particolare sul suo account Flickr.
Andrew Niccol dirigerà The Host
Bill Hader è Warhol in Man in Black 3
Bill Hader vestirà i panni di Andy Warhol in Man in Black 3, le cui riprese sono ora in corso a New York. Nello specifico Hader avrà un piccolo cameo durante una festa e la scena è stata girata in un loft in presenza del protagonista Will Smith e di altre comparse. La scenaè un party a tema Andy Warhol. Ecco alcune foto che ha pubblicato il Daily Mail:
Fonte: Daily Mail via BadTaste.it
Cannes 2011 – foto dal red carpet
Ieri è stata la giornata Di Mia Wasikowska, che per Gus Van Sant ha messo d’accordo critica e fotografi. Ecco qualche attore presente ieri sul red carpet.
Secondo giorno a Cannes
Il secondo giorno sulla Croisette ha portato in sala diversi prodotti cinematografici di diversa fattura e qualità.
Restless di Van Sant apre Un certain regard
Apre oggi, nel secondo giorno del festival di Cannes, anche la sezione Un certain regard, con una pellicola di tutto rispetto: Restless di Gus Van Sant. Il regista, pupillo della competizione, che ha vinto ben due volte, nel 2003 con Elephant e nel 2007 con la naturale evoluzione dello stesso, ossia Paranoid park, presenta un film che sulla carta sembra promette un viaggio onirico nella vita di due dropout sociali che si incontrano ad un funerale.
Tema a sostegno del film è la morte, appena vissuta da uno dei protagonisti, che ha perso i genitori in un incidente, e quella che incombe su Anabel, l’altra protagonista, malata terminale di cancro. I due farano un percorso di riscoperta, anche del dolore, insieme, accompagnati da altri strani personaggi, il piú metaforico e particolare dei quali è il fantasma di un kamikaze giapponese della seconda guerra mondiale. Il film viene proiettato questa sera e sul red carpet è attesa la protagonista Mia Wasikowska, l’Alice di Tim Burton, presidente di giuria del Festival lo scorso anno.
Paul: recensione del film con Simon Pegg
Anomalo road movie all’insegna del citazionismo sfacciato e autoreferenziale, Paul sovverte tutta la leggendaria cronologia costruitasi negli anni intorno agli alieni e ne mostra un esemplare umanizzato che parla la nostra lingua e che pare aver preso un sacco di cattive abitudini dagli umani, fumo e parolacce comprese.
Graeme Willy e Clive Collings, due nerd inglesi appassionati di fantascienza, partono per gli Stati Uniti alla volta del ComiCon. Decidono di proseguire il loro tour negli States percorrendo con un camper tutte le mete di avvistamento UFO entrate nella leggenda. Nel loro viaggio si imbattono però nella cosa più assurda ed inaspettata che potesse loro capitare: Paul!
I due nerd del caso sono interpretati da Simon Pegg e Nick Frost, inglesi doc, che si confrontano con le dimensioni estese del deserto americano. Come al solito ottimi attori di commedia demenziale all’inglese, rasentano la più assurda stupidità mantenendo un contegno che può essere solo made in Uk, dove addirittura i poliziotti non girano armati…ma come faranno mai a sparare alle persone?
Tuttavia nonostante la bravura dei protagonisti e una certa freschezza di scrittura, i tempi del film troppo spesso di alternano tra lunghi tempi morti e inseguimenti rapidi che sfociano poi nel finale a sorpresa con tanto di (prevedibilissima) guest star. Caricaturale il personaggio di Jason Bateman, agente federale che sembra uscito direttamente da un film di James Bond, ma qui siamo dall’altro lato del Pacifico, e lui non è al servizio di Sua Maestà. Infarcito di citazioni, sin dall’inizio il film rivela il suo essere un omaggio a quella fantascienza il cui capostipite è senza dubbio Steven Spielberg, con gli inflazionati (anche in questo film) E.T. e Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo. Per quanto sia divertente per lo spettatore medio (ma anche per il critico più snob) prevedere le battute e le vicende di un film mentre lo si guarda, nel caso di Paul la prevedibilità diventa imbarazzante, talmente sono ovvi i riferimenti ad altri classici di genere, anche da un punto di vista delle battute, che scatenano larghi sorrisi, probabilmente perché quelle stesse battute, nate al cinema, sono entrate nella vita quotidiana di tanti appassionati, ed ora, forse impropriamente, vengono restituite allo schermo.
I Soliti Sospetti: recensione del film di Brian Singer
I Soliti Sospetti è il film di Brian Singer con protagonisti nel cast Kevin Spacey, Chazz Palminteri, Gabriel Byrne, Kevin Pollak, Stephen Baldwin e Benicio Del Toro.
Presentato fuori
concorso al 48º Festival
di Cannes, questo film diretto da Bryan Singer è un thriller
dal finale inaspettato e spiazzante. Uno dei più riusciti film
degli anni ’90, che gli amanti del genere annoverano tra i migliori
di sempre.
In seguito alla misteriosa esplosione di una nave sospettata di trasportare droga nel porto di Los Angeles, il piccolo truffatore invalido Roger “Verbal” Kint (Kevin Spacey), implicato nella vicenda, viene costretto a subire un ultimo interrogatorio dall’agente di polizia doganale David Kujan (Chazz Palminteri). La storia viene presentata come la ricostruzione della deposizione di “Verbal” Kint, e si alterna con scene della deposizione stessa. Con una serie di flashback vengono così presentati gli altri personaggi che hanno collaborato con Verbal; ma su tutti impera la figura di Keyser Söze, un misterioso boss criminale che nessuno ha mai visto o conosciuto, e sul quale aleggiano diverse leggende.
I Soliti Sospetti: recensione del film di Brian Singer
La ricostruzione di Verbal inizia con un camion di fucili che viene rubato e un gruppo di pregiudicati che viene fermato per un confronto all’americana: si tratta dell’ex poliziotto corrotto Dean Keaton (Gabriel Byrne), di “Verbal” Kint, dello scassinatore Todd Hockney (Kevin Pollak) e dei ricettatori McManus (Stephen Baldwin) e Fenster (Benicio Del Toro).
I cinque si conoscono solo
superficialmente o di nome e non hanno mai lavorato assieme,
tuttavia decidono di eseguire un colpo, proposto da McManus, in
grado di mettere nei guai il dipartimento di polizia di New York, e
far loro ottenere vendetta per il trattamento ricevuto: dopo essere
stati liberati per insufficienza di prove rapinano due poliziotti
corrotti che scortano illegalmente un trafficante di pietre
preziose.
Il colpo riesce e la banda si dirige in California per rivendere gli smeraldi del bottino a un ricettatore conosciuto da McManus: il ricettatore propone quindi ai cinque un altro colpo, ai danni di un commerciante di gioielli, che i rapinatori uccidono durante l’azione e che scoprono avere con sé non gioielli ma cocaina. Il ricettatore che aveva proposto il colpo si difende sostenendo che gli era stato suggerito da un misterioso personaggio, un avvocato di nome Kobayashi (Pete Postlethwaite).
Costui dichiara di lavorare per Keyser Söze: a suo dire tutti e cinque i delinquenti hanno “pestato i piedi” a Söze ed ora quest’ultimo pretende che essi compiano un colpo su commissione quale risarcimento dei danni ricevuti. Dopo un primo rifiuto, al quale segue l’uccisione, da parte di sicari di Söze, di Fenster, i quattro rimasti decidono di collaborare.
Qualche curiosità legata al film.
- Il ruolo di Verbal Kint è stato scritto appositamente per Kevin Spacey.
- L’ordine dei fascicoli personali consegnati dall’avvocato Kobayashi ai cinque criminali è l’ordine in cui i personaggi muoiono: Fenster, Hockney, McManus, Keaton.
- Nel corso del film Keyser Söze viene interpretato da 5 attori differenti.
- Fino alla fine delle riprese, gli unici a sapere la vera identità di Keiser Söze erano il regista Bryan Singer e lo sceneggiatore Christopher McQuarrie.
- La parola “Verbale” (il soprannome di Roger Kint) in Turco viene tradotta “Sözel”. Infine, le iniziali di nome e cognome di Kevin Spacey coincidono con quelle di Keyser Söze.
Quanto ai premi, Kevin Spacey ebbe l’Oscar come miglior attore non protagonista, mentre Christopher McQuarrie per la sceneggiatura.
Scarface, il film Brian De Palma con Al Pacino
Scarface è il film culto del 1993 di Brian De Palma con protagonisti nel cast Al Pacino, Steve Bauer, Michelle Pfeiffer, Mary Elizabeth Mastrantonio e Robert Loggia.
Il film Scarface è il remake dell’omonimo lungometraggio del 1932 diretto da Howard Hawks. Nell’originale Scarface, che si svolge ai tempi del proibizionismo a Chicago, l’oggetto dei traffici illeciti era l’alcool, mentre nell’opera di Brian De Palma, l’ambientazione è nella Miami degli anni ottanta dove si svolgeva un considerevole traffico di cocaina: un adeguamento ai tempi e ai differenti interessi della malavita.
Nel 1980 Fidel Castro
consente a 125000 cubani di lasciare Cuba per approdare negli Stati
Uniti e riabbracciare i loro parenti anche se in verità lo scopo
principale è di svuotare parte delle carceri cubane e quindi di
mettere in libertà gran parte di malviventi. Ha luogo l’Esodo di
Mariel, il più imponente esodo cubano del Novecento. Tra i profughi
ci sono Antonio Montana e Manolo Ribera, che come gran parte degli
altri immigrati cubani vengono portati alla Freedom Town, un ghetto
di popolazione cubana.
Scarface, il film cult e remake diretto da Brian De Palma
I due riescono ad andarsene in fretta grazie all’omicidio di Emilio Rebenga, un potente politico che ha perso la fiducia di Castro e che, tra l’altro, si era precedentemente messo contro un potente capo criminale di Miami, Frank Lopez, al vertice di un Cartello della droga saldamente affermato. Ottenuta la carta verde di residenza, i due amici cominciano a lavorare come camerieri e lavapiatti in una sorta di fast food, ma Tony dimostra insofferenza per la nuova vita.
Non appena Lopez si rifà vivo tramite il suo tirapiedi Omar Suarez, Tony e Manny lasciano il lavoro al fast food per mettersi in attività con lui, e diventare così dei gangster. Incarico dopo incarico Tony Montana mette in evidenza la sua capacità di saper trattare e la sua audacia, facendosi largo con prepotenza in quel losco mondo.
Ma il proverbio “Chi troppo vuole nulla stringe” vale anche per lui…
Per la stesura del film, lo sceneggiatore Oliver Stone consultò la polizia di Miami e la DEA (Drug Enforcement Administration) per consigli riguardanti le organizzazioni malavitose presenti nella città in modo tale da includere nel film anche crimini reali. Una delle scene del film, in cui un affiliato di Tony Montana viene brutalmente ucciso con una motosega, è presa proprio da un fatto realmente avvenuto.
Come attore c’è Al Pacino che grazie al film acquistò nuovamente fama e successo.
Per le riprese fu scelta come principale location la Florida, ma venne sostituita dopo che la produzione ricevette varie proteste da parte della comunità cubana per vari aspetti presenti nel film. In particolare gli immigrati cubani contestavano il fatto di venire rappresentati come degli spacciatori di droga e richiesero alla produzione l’introduzione nella sceneggiatura del film di aspetti anticastristi. Dopo varie negoziazioni, però, i produttori rifiutarono le richieste affermando che il film si sarebbe basato solo sulle organizzazioni malavitose dedite allo spaccio della droga piuttosto che alla politica di Fidel Castro.
Per evitare incidenti
durante le riprese, i set del film furono spostati a Los Angeles
tranne per alcune riprese in esterna che dovevano necessariamente
essere fatte a Miami.
A causa della forte violenza presente in questo lungometraggio varie scene vennero censurate mentre la critica lo accolse con pareri diversi. Nonostante ciò il film ricevette una buona accoglienza al botteghino e nel corso degli anni ha avuto un così grande successo, da farlo diventare un “cult” del genere gangster.
La parola fuck viene ripetuta 182 volte. 226 contando anche le parole contenenti fuck (fucking, fucked, fucker, motherfucker). Nella versione italiana del film il suo corrispettivo, vaffanculo, viene ripetuto 25 volte, di cui solo 3 non vengono detti da Tony Montana.
Quando il doppiogiochista Omar viene impiccato sull’elicottero, quello che penzola dal veicolo con il cappio al collo è uno stuntman vero e proprio.
Nel film Natural Born Killers, in una scena con la tv accesa, si possono chiaramente vedere le scene del film Scarface in cui i colombiani uccidono con la motosega Angel, l’amico di Tony.
Durante la scena dello scontro finale tra Montana e i sicari di Sosa, Pacino si ustionò gravemente una mano con il fucile d’assalto che imbracciava. Interrogati al riguardo, i tecnici che non avevano spiegato all’attore come maneggiare correttamente l’arma si giustificarono dicendo che, nella loro idea, trattandosi di Al Pacino, pensarono tutti che sapesse già usare le armi, senza ulteriori delucidazioni.
La pellicola ha incassato 41.000.000 di dollari negli Stati Uniti, di cui 23.000.000 dal noleggio. E’ stato anche oggetto di due rifacimenti per videogames: il primo, Scarface: The World Is Yours, sviluppato dalla Radical Entertainment e distribuito dalla Vivendi Universal Games ed uscito per le piattaforme Wii, PS2, Xbox e per il PC, narra la storia di Tony Montana nel caso in cui alla fine del film non fosse morto.
Il secondo videogioco, Scarface: Money. Power. Respect., uscito solo per PSP, è molto simile al primo anche se più incentrato sul controllo della droga e dell’impero rispetto alle lotte tra gang rivali come in Scarface: The World Is Yours.
I pirati caraibici capitolo quarto, dal 18 maggio
Il prossimo 18 maggio è una data da
segnare nel proprio calendario, almeno per coloro i quali hanno
lasciato qualche anno fa il capitano Jack a bordo di una bagnarola
dirigersi verso altre avventure, dopo essersi impossessato della
Mappa.
Anche Cristiana Capotondi sbarca ad Hollywood
Da Cannes arrivano
interessanti novità dal Mercato del cinema,
soprattutto per quello che riguarda i talenti ‘nostrani’.
Hai paura del buio: recensione del film
Al suo primo lungometraggio Massimo Coppola – già autore radio – televisivo per Rai ed Mtv, filosofo, nonché uno dei più lucidi intellettuali d’oggi (e forse uno dei pochi rimasti) – continua l’esplorazione dell’universo giovanile iniziata con la serie di documentari Avere Ventanni. Suo talento, ora come allora, visivamente parlando, è senz’altro quello di scovare paesaggi, in Italia e in questo caso anche in Romania, che non si vedono mai solitamente, cogliere con il particolare taglio di un’inquadratura scorci suggestivi nella loro disperata alienazione, desolatamente emblematici, che fanno scoprire lati nascosti e ignorati delle nostre città, sposandosi ottimamente allo stato di confusione e disillusione dei giovani oggi. Dal punto di vista del contenuto, lo sguardo sulle vicende esistenziali dell’individuo innesca riflessioni di ordine generale, che riguardano la dimensione collettiva. Questo è il mondo duro e per nulla consolatorio di Hai paura del buio.
E viene da dire, viste le musiche dei Joy Division (ma non solo) che fanno da degno accompagnamento musicale al film: tutto il mondo è Manchester. Vi sono, qui, una Romania e un’Italia intrinsecamente dark, e in ciò simili all’Inghilterra industriale e post industriale in cui è nata, cresciuta e morta la band di Ian Curtis. A Bucarest c’è la fabbrica in mezzo ai palazzoni orrendi e algidi. Una fabbrica in cui lavorano in tute scure operai che visti dall’alto sembrano formiche. C’è pioggia. A Melfi c’è la fabbrica in mezzo ai campi, con tutte le sue macchine parcheggiate in ordinatissime angoscianti file. Macchine dentro, macchine fuori. Melfi battuta dal vento, pale eoliche. La fabbrica che è entrata a forza nell’Italia rurale e ne è diventata il fulcro, l’unico orizzonte possibile per chi vive in quei luoghi. Fabbrica che è vita, ma può essere anche morte. Questi i contesti in cui si muovono le due protagoniste: Eva/Alexandra Pirici e Anna/Erica Fontana.
In Hai paura del buio Eva, perso il lavoro in fabbrica a Bucarest, parte per Melfi alla ricerca di qualcuno, la cui identità si scoprirà pian piano. Qui incontra Anna, operaia alla Fiat, che la ospita. Anche Anna perderà il lavoro e dovrà trovare un punto dal quale ripartire. I numerosi primi piani scandagliano l’universo interiore delle due ragazze, entrambe intense nelle loro interpretazioni – Erica Fontana all’esordio. Il suo personaggio, Anna, appare chiuso, rancoroso verso un mondo esterno che ingabbia in un ruolo, verso una vita che già a vent’anni sembra non avere altro da offrire che una famiglia di origini modeste e una quotidianità di fatica e rinunce. La nonna (Angela Goodwin), alla quale è molto legata, è gravemente malata; il padre (Manrico Gammarota) è disoccupato e lei condivide con la madre (Antonella Attili) il peso della responsabilità familiare. Ottimi gli attori appena citati nei rispettivi ruoli.
Eva è invece più aperta, determinata, cerca scampoli di felicità in mezzo alla desolazione, mentre persegue il suo obiettivo. La sua storia si scopre poco a poco nel film, sul filo della tensione: la ragazza individua la persona che stava cercando, la segue e la spia, fino a un durissimo faccia a faccia. Lì scopriamo cosa covava dentro di sé la dolce Eva: il dolore tenuto dentro per anni, che rivolge contro il suo “bersaglio”, conto chi glie ne pare la causa. Ad accomunarla ad Anna è un universo di solitudine interiore, d’isolamento, un senso d’impotenza che vuole finalmente scrollarsi di dosso. Due ventenni apparentemente senza sogni, dunque, come tanti ventenni di oggi. Due ragazze che un evento, in questo caso la perdita del lavoro, spinge a fare scelte importanti, a cercare una svolta per la propria vita, non rinunciando più a sé stesse, alle proprie aspirazioni.
Non può sfuggire allo spettatore, strettamente legata alla vicenda delle protagoniste, una riflessione sul valore del denaro nella società occidentale. Denaro vitale, da cui dipendono tutte le scelte esistenziali, ma in nome del quale si finisce per sacrificare l’umanità delle relazioni sociali e familiari. Hai paura del buio affronta anche il tema dell’immigrazione in un’Italia impreparata e poco memore di sé stessa, che oscilla fra accoglienza e diffidenza. Le strade della rumena Eva e dell’italiana Anna si incrociano e loro camminano l’una a fianco all’altra, ma un vero rapporto tra le due inizierà a nascere solo alla fine di Hai paura del buio.
Le ambientazioni sono da documentario: senza nessun tipo di fronzolo, scene di vita quotidiana, non modificate per darne un’immagine più “gentile”, anzi, quanto più realistiche si può. Non c’è niente di consolatorio, che dipinga un quadro più leggero della realtà in cui le protagoniste si muovono, proprio come nei brani che accompagnano la narrazione. La scelta di inquadrature ed effetti visivi è invece dettata da un preciso senso artistico ed espressivo, che spesso riesce a coinvolgere e affascinare lo spettatore.
Coppola, dunque, torna finalmente a fare quello che gli riesce meglio: fotografare l’esistente e darne una lettura acuta e profonda, mai scontata, e al tempo stesso largamente accessibile. Lo fa con l’aiuto di Indigo Film – già produttrice degli esordi cinematografici di Paolo Sorrentino e Andrea Molaioli – MTV e BIM, anche distributrice della pellicola (per ora a Roma in due sole sale). Non può che farci piacere.
Una cascata di nuove foto da Una Notte da Leoni Parte II
La Warner Bros ha rese note un gran numero di immagini da Una Notte da Leoni Parte II, La maggior parte sono inedite!
Ecco alcune delle immagini, mentre su Collider potrete trovare le altre! Diretto da Todd Phillips, Una Notte da Leoni Parte II, vede ritornare nel suo cast Bradley Cooper, Ed Helms, Zach Galifianakis, Justin Bartha, Jamie Chung, e Ken Jeong. Il film uscirà nei cinema il 26 maggio.
Fonte: collider
Midnight In Paris di Woody Allen accolto positivamente!
E’ stato Midnight in Paris di Woody Allen, il film d’apertura dell’edizione 2011 del Festival di Cannes. Come al solito c’erano tante attese attorno alla pellicola che dava il via alla kermesse.
Cannes 2011: primo giorno, prime foto!
Ecco l’arrivo a gran completo della giuria presieduta da Robert De Niro, con conferenza stampa. E’ JustJared ha pubblicare le primissime immagini da Cannes!
Real Steel: trailer italiano
Walt Disney Studios Motion Pictures ha diffuso il trailer italiano ufficiale di Real Steel, il film diretto da Shawn Levy con Hugh Jackman, Evangeline Lilly, Dakota Goyo, Kevin Durand, Anthony Mackie, Hope Davis, James Rebhorn, Olga Fonda.
Il film Real Steel è basato sul racconto “Steel“, scritto da Richard Matheson, pubblicato originariamente nell’edizione di maggio 1956 di The Magazine of Fantasy & Science Fiction e successivamente adattato in un episodio di Twilight Zone del 1963. Il film ha come protagonista un ex pugile (Hugh Jackman) il cui sport è ora praticato da robot. Deve costruire e allenare il suo robot insieme a suo figlio. Real Steel è stato in fase di sviluppo per diversi anni prima di iniziare la produzione il 24 giugno 2010. Le riprese si sono svolte principalmente nello stato americano del Michigan. Per il film sono stati costruiti robot animatronici e la tecnologia di motion capture è stata utilizzata per rappresentare le risse da rodeo dei robot e degli animatronici generati al computer.
Bop Decameron: ecco il titolo del film romano di Woody Allen.
E’ Variety, che in un articolo svela ufficialmente il titolo del nuovo film di Woody Allen che girerà a roma: Bop Decameron. Inoltre, vengono svelati anche alcuni dettagli sulla trama.
George Clooney per Darren Aronofsky!
Cannes 2011: primi poster comparsi in strada!
Arrivano i primi poster comparsi per le vie di Cannes, con anticipazioni dei prossimi titoli che arriveranno al cinema, compreso un’immagine di TinTin di Steven Spielberg.
Ecco le foto pubblicate da MTVFirstshowing e riportati da Badtaste.
The Twilight saga: Breaking Dawn anticipazioni sull’uscita!
L’Eagle Pictures ha rilasciato alcune informazione sul’uscita italiana di Breaking Dawn – Parte Prima che debutterà sugli schermi di tutto il paese 16 novembre 2011. Ben due giorni in anticipo rispetto alla data americana che è i 18 Novembre.
Ma è più probabile che alla fine il quarto e penultimo film della saga, diretto da Bill Condon, con Kristen Stewart e Robert Pattinson, esca in contemporanea in tutto il mondo, come del resto hanno fatto i film precedenti della saga.
Inoltre sulla fanpage della Eagle è comparso il nuovo logo ufficiale della prima parte, con inedite tinte di colori.
Fonte: Eagle Pictures
The Dark knight Rises: si sposta a Londra!
Dopo aver girato alcune scene nella città Blu indiana JodHpur, la produzione si sposterà nuovamente per raggiungere la Gran Bretagna,
And Here we go! Cannes 2011
Oggi apre ufficialmente la 64esima edizione del Festival di Cannes. Il giorno di apertura è sempre quello più intenso e sospeso. Tutti gli addetti ai lavori sono in constante movimento per assicurarsi che tutto sia pronto.
Uscite al cinema 13 maggio 2011
Red: Frank, Joe, Marvin, e Victoria erano i migliori agenti della CIA, ma i segreti in loro conoscenza li hanno resi i target principali dell’Agenzia.
Incastrati per un omicidio, devono usare tutta la loro astuzia, esperienza e il lavoro di squadra per rimanere un passo avanti rispetto ai loro mortali inseguitori, e restare così ancora in vita. Per interrompere l’operazione ai loro danni, la squadra intraprende una missione impossibile per entrare nel quartier generale top-secret della CIA, dove potranno scoprire una delle più grandi cospirazioni ed insabbiature nella storia del Governo.
Quarto film per il tedesco Robert Schwentke, il quale si è dedicato molto anche alla Tv. Trattasi di una trasposizione cinematografica dell’omonimo fumetto cult della DC Comics, realizzato da Warren Ellis e Cully Hamner. Il cast è di tutto rispetto, come da tradizione quando si tratta di film d’azione ispirati a fumetti: Morgan Freeman, John Malkovich, Helen Mirren, Bruce Willis e Mary-Louise Parker.
Spionaggio, azione, intrecci internazionali, ironia, scene pittoresche, fedeltà al fumetto. Gli amanti delle Spy-stories e di Red non potranno certo lasciarselo sfuggire.
Uomini senza legge: In un’Algeria degli anni ’40-’60 ancora colonizzata dai francesi, ma in forte fermento sociale sfociato come spesso accaduto nel terrorismo, crescono tre fratelli: Saïd, Messaoud e Abdelkader, cresciuti con un forte risentimento contro l’occupazione francese. Protettore e faccendiere a Pigalle Saïd, soldato dell’Esercito francese sul fronte indocinese Messaud, militante del movimento di indipendenza algerino detenuto nelle carceri francesi Abdelkader, i tre fratelli si ritroveranno anni dopo a Parigi costretti nelle banlieues e operai della Renault.
Entrato in clandestinità e diventato in poco tempo leader del Fronte Popolare di Liberazione, Abdelkader trascinerà nella causa i fratelli fino all’alba della liberazione.
Il regista algerino Rachid Bouchareb è al suo quarto film, legato anch’esso come i precedenti a tematiche relative alla Francia e alla sua Algeria. C’è però una scommessa ambiziosa all’origine di Uomini senza legge: quella di combinare epos e noir.
Beastly: Kyle Kingston, figlio adolescente di uno dei giornalisti televisivi più famosi di New York, si prepara alle elezioni per diventare rappresentante degli studenti del suo liceo con tutta la forza che gli garantiscono la sua arroganza e una sfacciata spavalderia. Kyle è infatti un cultore dell’aspetto esteriore e della bellezza apollinea come strumenti unici per ottenere successo e popolarità incondizionati. Dopo aver vinto le elezioni, il suo primo pensiero è vendicarsi di Kendra, una compagna di scuola più vicina alla sensibilità neo gotica che ha cercato di sabotare la sua campagna. Ma per il fatto di umiliarla di fronte a tutti gli studenti durante il suo party per la vittoria, Kyle subisce un incantesimo che gli fa cadere i capelli e gli rende il volto sfregiato e mostruoso. Da quel momento, ha un anno di tempo per far innamorare una ragazza di sé o porterà quelle sembianze per tutto il resto della sua vita.
Secondo film per Daniel Banz, dopo Phoebe in Wonderland del 2008. Anche questo è un film sugli adolescenti, le loro ambizioni, i loro problemi con i pari. Se quest’ultimo prende come modello Alice nel Paese delle meraviglie – con la piccola protagonista che cerca di evadere dalla realtà emulando la protagonista della fiaba – Beastly è più simile a una fiaba-horror, una storia dannata che accattiverà gli adolescenti. Almeno questo è quello che spera Banz.
Un perfetto gentiluomo: Louis Ives è un giovane insegnante di letteratura presso un liceo a Princeton, con un grosso problema di timidezza e un’ossessione per la biancheria intima femminile. Dopo esser stato sorpreso dalla direttrice dell’istituto a indossare un reggiseno, Louis decide di trasferirsi a New York per trovare una vocazione artistica ed esplorare la sua identità sessuale. A Manhattan, trova un alloggio nel minuscolo appartamento di Henry Harrison, un eccentrico intellettuale di mezza età che sostiene di aver scritto un’unica grande opera teatrale nella vita e che questa gli sia stata sottratta dal precedente coinquilino. A poco a poco, Louis rimane sempre più intimorito ma stranamente affascinato dalle strane abitudini del suo padrone di casa, che dimostra di essere uno spiantato misogino di mentalità reazionaria, frequentatore dell’alta società newyorkese grazie al suo ruolo di accompagnatore per donne anziane ed estremamente facoltose.
Terzo film per la coppia Shari Springer Berman-Robert Pulcini, i quali hanno proposto fin’ora commedie grottesche, ironiche, spensierate. Un buon successo ha ottenuto Diario di una tata, loro secondo film che precede il presente.
Per calarsi nella parte del sedicente aristocratico Henry Harrison, Kevin Kline recupera e sintetizza due dei personaggi che più lo hanno reso famoso: l’intellettuale schizofrenico de La scelta di Sophie e il folle criminale anglofobo di Un pesce di nome Wanda, virando su un versante esplicitamente comico e satirico. La forza del film sta tutta nella coppia maestro-allievo interpretata da Kline e Paul Dano, con diverse scene esilaranti. La presenza di Katie Holmes (Mary) e le avance del timido Louis, fanno tornare alla mente Dawson Creek, in una versione comica ovviamente.
Con gli occhi dell’assassino: Julia, una donna affetta da una patologia degenerativa degli occhi, trova Sara, la cieca sorella gemella, impiccata nella cantina della sua casa. Julia decide di indagare in quello che sente essere un caso di omicidio, entrando in un mondo oscuro che sembra nascondere una misteriosa presenza. Mentre Julia comincia a scoprire la terribile verità sulla morte della sorella, la sua vista si deteriora, fino a quando una serie di morti inspiegabili e sparizioni le attraversano la strada.
Primo film per Guillem Morales, caratterizzato da una suspense crescente e un alone di mistero che dovrebbero soddisfare appieno gli amanti del genere.
Il mercante di stoffe: Due mondi apparentemente lontani, l’Islam e l’Occidente, si ritrovano quando l’amore vola alto e supera qualsiasi incomprensione. Marco e Luisa, due giovani italiani, arrivano in un villaggio abbandonato del sud del Marocco per trovare il medaglione che servirà a scoprire la storia d’amore tormentata, nata negli anni Trenta, tra il mercante di stoffe italiano Alessandro (Sebastiano Somma), e la bellissima Najiiba (Emanuela Garuccio).
Unico film italiano in uscita, diretto da Antonio Baiocco, autore televisivo al suo terzo lungometraggio.
The Tree of Life finalmente al cinema
I Pinguini di Mr. Popper: il trailer italiano
Jim Carrey torna nei cinema italiani il 12 agosto con la nuova commedia Fox “I Pinguini di Mr. Popper”, di cui vi mostriamo trailer italiano.
Mià e il Migù: recensione del film d’animazione
In Mià e il Migù
Pedro fa l’operaio. E’ stato costretto dalla necessità di lavorare
a lasciare la sua cara figlia, Mià, da sola al villaggio. Purtroppo
resta intrappolato nel crollo di un tunnel. Mià, svegliatasi di
notte, sente la necessità di rivedere suo padre, e si mette in
cammino da sola per raggiungere il suo posto di lavoro, oltre la
pericolosa foresta. Parallelamente seguiamo le vicende di un
costruttore senza scrupoli, che vuole distruggere l’ultimo angolo
di paradiso terrestre incontaminato per costruire un costoso
complesso alberghiero. Proprio in quel cantiere lavora il povero
Pedro, e Mià, insieme al figlio del costruttore, Aldrin, riuscirà a
salvare la natura, aiutata dai magici Migù. La trama del film
d’animazione diretto da Jacques –Rèmy Girerd ricorda vagamente le
fantastiche storie di Miyazaki, senza però averne la profondità
emotiva, né la bellezza cromatica ed artistica tipica del disegno
del maestro giapponese.
Mià e il Migù dopo un inizio promettente, scandito da musica e immagini di rara poesia, si rivela un affastellamento di luoghi comuni che sfociano nel finale scontato e didascalico, decisamente infantile, forse anche troppo per le nuovissime generazioni che crescono a pane e videogames. Il disegno, in alcuni momenti morbido e fiabesco, ci presenta dei personaggi stilizzati che si muovono in una natura molto più viva e dettagliato degli uomini stessi. I colori virati sul giallo e sull’ocra donano un’atmosfera orientaleggiante al racconto, seppure l’ambientazione geografica della vicenda sia decisamente di fantasia.
Tuttavia Mià e il Migù presenta almeno un paio di momenti di profonda inquietudine che contrastano con il tono buonista del film, ma che ne aumentano leggermente la complessità, a favore del risultato finale. Le immagini sono ben accompagnate da una buona partitura musicale realizzata da Serge Besset.
The Dark Knight Rises: altre foto dal set!
Giungono ancora foro dalle riprese
di The Dark Knight Rises a Jodhpur (India), dopo avervi
mostrato le primissime, ecco delle altre, decisamente più chiare e
comprensibili.
L’oggetto delle foto è sempre la stessa location con i green screen
nel pozzo. Sembra che sul set fosse presente anche Josh Pence,
ingaggiato per interpretare un Ra’s al Ghul più giovane.
Secondo la descrizione apparsa su Facebook, si tratterebbe di “arena di allenamento” utilizzata proprio da Ra’s al Ghul.
Fonte: