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Quentin Tarantino e Uma Thurman: la Sposa dice si al regista?

Quentin Tarantino e Uma Thurman: la Sposa dice si al regista?

La notizia sa inevitabilmente di gossip, ma se si tratta di un gossip cinefilo per eccellenza ce lo concediamo. La notizia sta facendo il giro della rete e ve la riportiamo anche noi, nero su bianco. Pare che Quentin Tarantino sia riuscito finalmente a far cedere Uma Thurman, la musa di tre dei suoi film più acclamati (Pulp Fiction, Kill Bill Vol I e II).

Al fianco di un grande regista, c’è sempre una grande musa. Basti pensare ad Alfred Hitchcock, a Federico Fellini e Quentin Tarantino non fa eccezione. Uma Thurman, dopo l’esordio con Pulp Fiction, è stata quasi venerata dal regista di Knoxville, che ha da sempre visto in lei bellezza, sensualità, sfrontatezza, ma soprattutto una fonte inesauribile di ispirazione.

Come si è potuto ammirare sul red carpet del Festival di Cannes, l’alchimia tra Tarantino e la Thurman, non si è mai interrotta, ma anzi, da quello che mostrano alcune foto diffuse dal giornale di gossip Us Weekly, potrebbe, forse, essersi trasformata in qualcosa di più.

Alcune indiscrezioni d’Oltreoceano hanno rivelato che per tutta la durata della Kermesse della Côte d’Azur, i due hanno alloggiato insieme in una villa.

Una fonte vicina agli interessati inoltre, ha svelato che “lui la ama da anni” e che “tra loro c’è un rapporto che negli ultimi tempi ha tratto nuova forza“. Se infine per Quentin Tarantino e Uma Thurman dovesse essere amore, noi speriamo che dal connubio nascano altri grandi film per gli amanti del cinema.

Quentin Tarantino e Uma Thurman: finalmente baci? [FOTO]

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Quentin Tarantino e Uma Thurman: finalmente baci? [FOTO]

Sembra proprio che questa volta ci siano pochi dubbi: Uma ha ceduto e Quentin, finalmente, corona il suo sogno d’amore. Il gossip è troppo ghiotto per resistere e migliaia di cinefili staranno cantando vittoria in questo momento. Quentin Tarantino e Uma Thurman sono stati fotografati mentre si scambiavano un bacio dopo una cena lunga tre ore, anche se la foto che vi mostriamo di seguito lascia ancora dei dubbi.I due artisti hanno collaborato tre volte (i due Kill Bill e naturalmente Pulp Fiction) ma si vocifera adesso che la coppia potrebbe tornare a lavoro insieme per un terzo volume di Kill Bill, anche se si avranno certamente problemi per trovare un titolo adeguato, visto che Bill è già morto alla fine del secondo volume!

Insomma dichiarazioni ufficiali non ci sono, nè tantomento i due sembrano molto inclini a sbandierare cosa c’è davvero tra loro. Certo una coppia del genere sarebbe davvero il sogno di ogni fan cresciuto a pane e Pulp Fiction, ma purtroppo non possiamo dare la certezza che i due siano davvero una coppia nel senso romantico del termine.

Fonte: JJ

 

Quentin Tarantino e l’ossessione per i piedi: “Si tratta di saper dirigere”

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Nel corso degli anni, è stato sottolineato più volte da giornalisti, critici e fan quanto Quentin Tarantino si diverta a inserire nei suoi film le inquadrature di piedi, in particolare piedi femminili.

Di recente, quando il regista ha parlato con GQ del suo romanzo basato sul suo ultimo film, C’era una volta a Hollywood, ha avuto anche la possibilità di rispondere a chi lo ha sempre accusato di soffrire di feticismo dei piedi.

“Non prendo la cosa sul serio”, ha ammesso. “Ci sono molti piedi in molti film di bravi registi. Si tratta soltanto di saper dirigere. Ad esempio, prima di me, anche Luis Buñuel era stato definito un feticista dei piedi, ed era un altro regista. Anche Hitchcock ne fu accusato, così come Sofia Coppola.”

Di recente, Tarantino ha valutato apertamente la possibilità di ritirarsi dal cinema dopo l’uscita nelle sale del suo decimo, attesissimo, film. Chiaramente, l’attenzione è tutta sulla storia che il celebre regista deciderà di affrontare. Una cosa è certa, però: al di là della trama, il pubblico dovrà sicuramente aspettarsi un sacco di inquadrature di piedi.

Per quanto riguarda il romanzo basato su C’era una volta a Hollywood, il libro è disponibile in Italia, in libreria e online, dallo scorso 1 luglio, edito da La nave di Teseo. Il romanzo espande la storia dei protagonisti Cliff Booth e Rick Dalton e include anche diverse scene e personaggi che non abbiamo visto al cinema.

Quentin Tarantino e l’errore clamoroso su Ennio Morricone – Video

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Quentin Tarantino oltre ad essere uno degli sceneggiatori più acclamati nel mondo è anche noto per essere un grande cinefilo ma l’errore che ha commesso ieri nel discorso di premiazione per Ennio Morricone ha del clamoroso.

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Infatti, nel ritirare il premio come miglior colonna sonora, con grande trasporto elogia il compositore italiano sostenendo che “Morricone non ha mai vinto un premio per uno dei film che ha fatto. Ha vinto in Italia, ma mai qui in America e voglio ringraziarlo: a 87 anni ha realizzato una fantastica colonna sonora e finalmente vinto un premio prestigioso.” Nulla di più sbagliato, perché Ennio Morricone ha vinto ben due Golden Globes nella sua carriera, uno per 1987 per Mission e nel 2000 per La leggenda del pianista sull’oceano. Ecco il video di premiazione:

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https://www.youtube.com/watch?v=mOFjoJo-gjw&feature=youtu.be

Quentin Tarantino e il postmodernismo: la globalizzazione e il frammento.

Nel 1967, Robert Aldrich, noto regista di film di vario genere, accomunati da un crudezza formale e di contenuto, gira Quella sporca dozzina; dieci anni dopo, Enzo G. Castellari, con non poche difficoltà di produzione, porta a termine Quel maledetto treno blindato. La prima pellicola, vuoi per la carica violenta, vuoi per il cinismo di fondo che caratterizza gli eroi protagonisti, cattura l’attenzione del cinefilo Quentin Tarantino; lo stesso regista, noto per l’enciclopedica cultura cinematografica specializzata in B-movie, riscopre la pellicola di Castellani, ed è subito amore: il creatore di Pulp fiction, intende omaggiare la pellicola di Castellani, proponendo una versione di Inglorious Bastards (questo il titolo di produzione di Quel maledetto treno blindato), che risenta del fascino subito dal film di Aldrich.

In ogni caso, e quale fosse il ritmo, la sorte ci premiava,
perché a voler trovare connessioni se ne trovano sempre,
dappertutto e tra tutto, il mondo esplode in una rete,
in un vortice di parentele e tutto rimanda a tutto, tutto spiega tutto…
(Umberto Eco)

Queste le premesse per l’ultima impresa di Quentin Tarantino, che già prima dell’uscita nelle sale si propone,  coerentemente alla poetica d’autore del regista, come creazione a partire da. Il presupposto di base è sempre l’amore di Tarantino per il cinema, che sfocia nella suo desiderio di omaggiare e ri-creare a partire da soggetti preesistenti, all’insegna di un citazionismo folle e maniacale. Ma se il pastiche cinematografico riesce spesso a proporre forme e situazioni decisamente originali, c’è da dire che alle volte il tutto si limita ad una sorta di esperimento ricreativo intento a riesumare quelle pellicole sottaciute e misconosciute che fanno breccia nell’animo del regista.

Ora, prima di abbandonarci  a critiche e giudizi gratuiti privi di analisi, avviamoci a contestualizzare la figura del regista all’interno del panorama cinematografico e non solo.  I prodotti tarantiniani sono ovviamente riconducibili alla logica postmoderna del collage e della combinazione di elementi preesistenti: la memoria agisce come elemento predominante all’interno di tale situazione culturale,  ove nulla è nuovo e tutto è stato precedentemente enunciato. In virtù di ciò, i registi coerenti(volenti o nolenti) alla corrente postmoderna, affondano le loro mani nel flusso incoerente delle immagini della memoria.
Figlio del proprio tempo, Quentin Tarantino riesce a rielaborare tali presupposti in una chiave del tutto personale, andando a riscoprire immagini perdute setacciando prodotti ignorati e facendo rivivere, sia dal punto di vista puramente estetico che nel contenuto, situazioni e soggetti parossistici, i quali  -vuoi per le limitazioni di tipo produttivo, vuoi per le intenzioni dell’autore – si caricavano spesso di caratteristiche kitsch o trash. Tutto ciò, rielaborato all’interno di un prodotto fortemente autoriale, ma soprattutto magistralmente confezionato, crea all’interno del film un effetto tendente allo straniamento, che avviene quando vediamo rivivere all’interno dell’opera pellicole sgranate, improbabili colonne sonore anni ’70, e montaggi che invidiano le produzioni di serie Z.

Questo, proiettato ad uno spettatore abituato alla spettacolarizzazione e ad un’immagine sempre più nitida e lustrata, distoglie il pubblico dall’immagine pulita cui è abituato, e lo ricolloca all’interno di un prodotto, ove quelle situazioni volutamente fuori luogo e fuori tempo, risultati di sperimentazione ludica e/o di atti di riverenza nei confronti di quella parte di cinema da lui amata, suscitano uno spiazzamento che porta lo spettatore all’accettazione del gioco del regista. Per quanto riguarda la citazione, se spesso si è finiti con l’accusare il regista di plagio e mancanza di originalità, è pur vero che altrettanto spesso tali giudizi non hanno tenuto conto della creatività e delle modo in cui tale recupero avviene.

L’invidiabile cultura cinematografica permette a Quentin Tarantino di spaziare dai b-movie italiani a misconosciute pellicole orientali, riciclando materiale filmico all’interno di un prodotto finale, risultato appunto da generi e tradizioni cinematografiche disparate: la memoria del regista,  filtrata attraverso la coscienza postmoderna, si configura come un magma di materiale globalizzato, mescolato e rielaborato all’insegna di una visione del cinema scevra da settorializzazione nazionali.  Ed è proprio questa coscienza dell’imminente globalizzazione che motiva Tarantino a guardare al di fuori della propria cultura, spingendolo a collaborare più volte con registi come Miike  Takashi (anch’egli sempre aperto a nuovi orizzonti), e riuscendo a far coesistere all’interno della produzione americana generi quali il chanbara, gongfu e action.

Tale logica di de-costruzione del film matura nel corso degli anni, delineando una linea formale che da Le iene a Kill Bill, palesa ed estremizza la tendenza alla frammentazione del prodotto, e parallelamente si avverte col passare degli anni, l’inclinazione verso un cinema più spettacolare e meno pregno.

All’interno di questo quadro, la citazione contribuisce alla decostruzione del film: è tanto forte da brillare di luce propria, e da riuscire-insieme con gli elementi della cultura avantpop che pur contaminano il film- a frantumare il film in tante piccole situazioni a sé stanti, figlie della società dello zapping e celebrative della perdita dell’attenzione che caratterizza lo spettatore con cui Tarantino si confronta; summa della poetica tarantiniana, Le iene  e Pulp fiction, hanno dato vita a tutto questo, con i loro dialoghi totalmente avulsi dal contesto che sfiorano il surreale e svelano l’inadeguatezza dell’immagnie, con la negazione del racconto cronologicamente inteso, con i sottili riferimenti ora al cinema americano ora alla mafia giapponese, il pulp, l’exploitation e bizzarre situazioni fagocitate e rigurgitate in una pellicola curata in ogni minimo dettaglio che vive proprio del caos che vi regna.

La prima svolta si ha con Jackie Brown: nella presentazione di un prodotto aderente  al noir, privo di quella frammentazione che opera su tutti i livelli del film (piano formale e sceneggiatura), si in riconosce in Tarantino la maestria di dirigere una pellicola impeccabile, che rinnova il genere tramite personaggi e i dialoghi brillanti, pur non ricorrendo a situazioni estreme ma riproponendo contesti e circostanze caratteristiche del genere cui appartiene. Tarantino dimostra di essere un ottimo regista e un geniale sceneggiatore pur senza eccedere, muovendosi con mano ferma all’interno di una narrazione classica contaminata di riferimenti all’blaxploitation.

Ma le prime titubanze si hanno nel quarto film del regista, Kill Bill, in cui Quentin Tarantino non è all’altezza delle prime produzioni; il film, nato all’insegna del puro divertissement, sembra fare il verso al cinema del sol levante, il quale viene riproposto in maniera  smisurata. Se da una parte si riconosce il merito di saper mischiare genere diversi e proporre personaggi che sfiorano il parossismo, dall’altra pecca in profondità: dedito quasi ad un tecnicismo senz’anima Tarantino si concede alla superficialità dell’immagine, abbandonando i dialoghi che trionfavano nelle prime produzioni e palesando una spettacolarizzazione del ritmo e degli eventi. La fredda violenza che caratterizzava Le iene viene sostituita dall’autocompiacimento a dal patetismo; nessuna sperimentazione trova spazio ma c’è solo idolatria verso il cinema di culto.

Dimentico dei primi capolavori, Tarantino si abbandona ai ritmi degni dell’action movie più piatto, riempiendo il film di un vuoto dinamismo. La velocità e l’action, da interpolazioni che erano in un cinema fatto di dialoghi e sequenze memorabili,  finiscono col diventare il senso ultimo di un opera che si svuota e si carica della portata spettacolosa che caratterizza molto cinema commerciale. Se la parola era la co-produttrice di senso all’interno del film, arrivando anche ad anticipare l’immagine palesandone l’inefficienza, è pur vero che con il quarto film dell’autore, la parola viene soppiantata a favore dell’azione e del sentimentalismo, rinunciando alla freddezza che caratterizzava le opere prime.

Ma dopo il divertito Kill Bill, Quentin Tarantino sembra ritornare sui suoi passi con A prova di morte, ove road movie e dialoghi brillanti tornano a prender forma; ora, anche se all’interno del progetto Grindhouse il film di Tarantino risulta fuori luogo rispetto al più riuscito Planet terror di Rodriguez, si intravede un ritorno ai toni più tarantiniani.

Forti di ciò, aspettando Bastardi ingloriosi, speriamo nel ritorno ad un pensiero più critico e complesso del film, auspicando un prodotto che sia ancora il frutto di un profondo amore per la settima arte; che sia scevro da facili soluzioni coinvolgenti e lontano dai paraventi che caratterizzano molte produzioni comuni; che sia orientato in profondità, verso lo sperimentalismo e le riflessioni che hanno fatto di questo autore uno dei più grandi autori del nostro tempo.

 

Quentin Tarantino e Dracula?

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La notizia ha del clamoroso. Reduce da Bastardi senza gloria, Quentin Tarantino sta organizzando sopralluoghi in Austria.Che sia per un nuovo Dracula?..

Quentin Tarantino dai dubbi sul nuovo Star Trek al suo Halloween mai realizzato

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In una recente intervista con Consequence of Sound, Quentin Tarantino ha parlato del suo capitolo della saga di Halloween che non è mai stato realizzato. Forse non tutti sono a conoscenza del fatto nel 1994 la Miramax propose a Quentin Tarantino la possibilità di dirigere Halloween 6 – La maledizione di Michael Meyers: il regista de Le Iene e Pulp Fiction rifiutò, e il progetto venne affidato a Joe Chappelle, che diresse il film basandosi su una sceneggiatura di Daniel Farrands. La pellicola uscì nelle sale nel 1995.

Nel corso dell’intervista, Tarantino ha spiegato che Halloween 6 avrebbe dovuto rivelare al pubblico chi era il misterioso “uomo in nero” che libera Michael Myers di prigione alla fine di Halloween 5 – La vendetta di Michael Myers, uscito nel 1989: “Non avevo ancora deciso chi doveva essere quell’uomo”, ha spiegato Quentin Tarantino. “L’unica cosa che avevo in mente erano i primi venti minuti, con questo personaggio in stile Lee Van Cleef e Michale Myers per viaggiano per strada e che si fermano in diversi bar e locali, con Michael che fa una strage in ogni posto in cui si fermano, lasciando una scia di morte sulla Route ’66.”

Sempre nel corso della medesima intervista, però, Tarantino ha avuto anche modo di aggiornare brevemente sul suo chiacchieratissimo film della saga di Star Trek, progetto che lo stesso regista ha sviluppato insieme a J.J. Abrams e la cui sceneggiatura è stata scritta da Mark L. Smith (Revenant – Redivivo).

A quanto pare Tarantino non ha ancora le idee chiare sul progetto, e potrebbe addirittura decidere di accantonarlo per sempre: “Mi sto allontanando dal film”, ha spiegato il regista. “La verità però è che non ho ancora parlato con nessuno della Paramount Pictures.” In seguito a queste dichiarazioni alquanto sibilline, Deadline è intervenuto per chiedere al regista un chiarimento sulla questione, il quale ha specificato: “Potrei prendere la distanza dal progetto, ma vedremo. Non ho ancora veramente deciso, né ho parlato con chi è coinvolto nella cosa. Non c’è ancora nulla di ufficiale.”

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Ricordiamo che l’ultimo film di Tarantino, C’era una volta a Hollywood, ha ricevuto 5 nomination ai Golden Globes 2020, incluso Miglior Film (Musical o Commedia), Miglior Regia, Miglior Attore Protagonista (Musical o Commedia) per Leonardo DiCaprio e Miglior Attore Non Protagonista per Brad Pitt. Il film ha ottenuto anche 4 candidature ai SAG Awards 2020 e 12 candidature ai Critics’ Choice Awards 2020.

Quentin Tarantino critica le uscite in streaming: “Nessuno sa nemmeno che il film è lì”

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Il regista Quentin Tarantino ha recentemente criticato il modello di distribuzione in streaming, sostenendo che impedisce ai film di “entrare nello spirito del tempo“. L’autore premio Oscar ha infatti preso di mira la strategia di streaming utilizzata da aziende del calibro di Netflix in un’intervista con Deadline. “Beh, ho sempre pensato che i film dovrebbero essere realizzati per l’uscita nelle sale“, ha dichiarato. “E alla fine arrivano in televisione. Ne ho visti molti in quel modo. Probabilmente farò il mio prossimo film, The Movie Critic con la Sony perché sono gli ultimi ad essere assolutamente, totalmente, impegnati nell’esperienza teatrale”.

“Non si tratta di alimentare la loro rete di streaming. – ha continuato poi Tarantino parlando della Sony – Giudicano il successo di un film dai culi che occupano le poltrone del cinema. E giudicano il successo dai film che entrano nello spirito del tempo, non facendo un grande film costoso per poi metterlo su una piattaforma di streaming. Nessuno sa nemmeno che è lì. Voglio dire, e non sto prendendo in giro nessuno, ma a quanto pare per Netflix, Ryan Reynolds ha guadagnato 50 milioni in questo film e 50 milioni in quel film e 50 milioni nel prossimo film per loro. Non so cosa siano quei film. Non li ho mai visti. Tu?”, ha concluso Tarantino.

Non è la prima volta che Tarantino critica lo stato attuale dell’industria cinematografica. Nel novembre 2022, l’acclamato regista, i cui crediti di sceneggiatore e regista includono film entrati nello spirito del tempo come Le iene, Pulp Fiction e Bastardi senza gloria, si è lamentato del fatto che il Marvel Cinematic Universe fosse responsabile del presunto declino dell’importanza delle star del cinema a Hollywood. Detto questo, i giorni di Quentin Tarantino come membro di alto profilo del mondo del cinema potrebbero purtroppo volgere presto al termine. Secondo quanto riferito da egli stesso, il suo prossimo film, The Movie Critic, sarà il suo ultimo come regista.

Cosa sappiamo di The Movie Critic

Il prossimo lungometraggio di Quentin Tarantino si intitola dunque The Movie Critic e le riprese sono previste per questo autunno a Los Angeles. Tuttavia, il regista e sceneggiatore ha messo a tacere le voci secondo cui il film sarebbe incentrato sulla famosa critica cinematografica Pauline Kael. Le informazioni sono state fornite dallo stesso Tarantino durante un evento di domande e risposte. Il film, come confermato da Tarantino, sarà però ambientato nel 1977, un periodo che ha fatto una grande differenza nella storia del cinema.

Il titolo del nuovo film di Tarantino suggerisce anche che la trasformazione in atto in quella Hollywood sarà vista attraverso gli occhi di un esterno, colpito da ciò che vede arrivare sul grande schermo. Quentin Tarantino ha infatti anticipato che “The Movie Critic è basato su un ragazzo realmente esistito, ma non è mai stato veramente famoso, e scriveva recensioni di film per un giornale porno. Tutte le altre cose erano troppo sdolcinate per essere lette, ma poi c’era questa rivista che aveva una pagina di film davvero interessante”, ha spiegato Tarantino.

“Ha scritto di film mainstream ed è stato il critico di seconda serie. Penso che sia stato un ottimo critico. Era cinico come l’inferno. Le sue recensioni erano un incrocio tra il primo Howard Stern e quello che potrebbe essere Travis Bickle se fosse stato un critico cinematografico” The Movie Critic potrebbe dunque sfoggiare un tono malinconico e romantico sulla falsariga del titolo precedente di Tarantino, C’era una volta a… Hollywood. Al momento, tuttavia, non si hanno maggiori informazioni, né sulla trama né sul cast, ma per il protagonista è alla ricerca di un attore trentacinquenne.

Quentin Tarantino critica le uscite in esclusiva streaming: “È deprimente”

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L’acclamato regista Quentin Tarantino è, da sempre, un grande sostenitore  dell’esperienza della sala cinematografica. Proprio di recente, ha acquistato il Vista Theatre di Los Angeles, secondo cinema di proprietà del regista dopo il New Beverly, che possiede dal lontano 2007.

Tarantino ha sempre fatto sentire la sua voce e di recente ha voluto dire la sua in merito ai film che escono direttamente in streaming e saltano l’uscita in sala. Secondo Screen Crush, (via ReelBlend), Tarantino trova questa scelta “deprimente”. Il regista ha anche ammesso di sentirsi davvero fortunato che C’era una volta a Hollywood sia stato distribuito nel 2019, poco prima dello scoppio della pandemia di Covid-19.

“Penso che sia deprimente. Sono contento di lavorare con Sony, che non si occupa di questo”, ha dichiarato il regista. “Non hanno seguito quella strada… mi fa davvero pensare al 2019, quando siamo usciti con C’era una volta a Hollywood. Mi fa davvero pensare al fatto che io, Joker, 1917… eravamo come uccelli che stavano per volare via da una finestra proprio quando la finestra si stava per chiudere, sbattendo. Praticamente, le penne delle nostre code stavamo per rimanere incastrate. Ma siamo riusciti a volare via in tempo.”

Tarantino si inserisce nel dibattito “Cinema vs. streaming”

Di recente, gli esercenti americani hanno criticato la decisione della Disney di far uscire Black Widow in contemporanea anche su Disney+ con Accesso Vip, sostenendo che la scelta ha generato un calo significativo negli incassi durante il secondo weekend di programmazione. Il dibattito tra visione in sala e streaming è aumentato in maniera considerevole a seguito della scoppio della pandemia.

Tarantino non è certamente il primo regista a condividere questo tipo di sentimento. Già Christopher Nolan, in passato, aveva criticato pubblicamente la Warner Bros., lo studio con cui ha lavorato per ben 18 anni, per aver scelto di distribuire i titoli relativi al 2020/2021 in contemporanea al cinema e su HBO Max. Ancora, vari dipendenti della Pixar sarebbero rimasti assai delusi dalla scelta della Disney di far uscire Soul e Luca esclusivamente su Disney+ invece che nei cinema.

Quentin Tarantino contro chi critica l’uso di parolacce e violenza nei suoi film: “Vedete qualcos’altro”

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Quentin Tarantino ha rilasciato un eloquente messaggio per tutti coloro, ma in particolare per i critici, che si scandalizzano per l’uso delle parolacce e della violenza nei suo film: “Guardate qualcos’altro”. Il regista non ha avuto scuse o rimpianti quando di recente Chris Wallace gli ha chiesto del contraccolpo critico che spesso riceve dagli spettatori. Quentin Tarantino è stato ospite della serie di talk HBO Max di Wallace “Who’s Talking to Chris Wallace” e ha detto che le persone a cui non piacciono i contenuti dei suoi film non dovrebbero vederli, punto.

“Parli di essere il direttore e il pubblico è l’orchestra”, ha detto Wallace a Quentin Tarantino. “Quindi, quando la gente dice: ‘Beh, c’è troppa violenza nei suoi film. Usa troppo spesso la parola con la N». Tu dici cosa?”  Dovresti vedere [qualcos’altro]”, ha risposto Quentin Tarantino. «Allora vedi qualcos’altro. Se hai un problema con i miei film, allora non sono i film da vedere. A quanto pare non li sto facendo per te.

L’uso della parola N da parte di Tarantino nelle sue sceneggiature è stato a lungo difeso dal suo frequente collaboratore Samuel L. Jackson, che è apparso in quasi tutti i film di Tarantino fino ad oggi. I critici di Tarantino citano spesso “Django Unchained” come un problema poiché presenta l’insulto razzista quasi 110 volte. “È una stronzata”, ha detto una volta Jackson alla rivista Esquire a proposito del le critiche ricevute. “Non puoi semplicemente dire a uno scrittore che non può parlare, scrivere le parole, mettere le parole in bocca alle persone della loro etnia, il modo in cui usano le loro parole. Non puoi farlo, perché allora diventa una falsità; non è onesto. Non è solo onesto.

Anche il protagonista di Django Unchained Jamie Foxx non ha avuto problemi con la sceneggiatura di Tarantino, una volta ha detto a Yahoo Entertainment : “Ho capito il testo. La parola N è stata pronunciata 100 volte, ma ho capito il testo: era così che era allora.

Nel documentario di Tarantino “QT8: The First Eight”, Jackson ha raddoppiato ancora di più la sua difesa del linguaggio di Tarantino. “Prendi ’12 anni schiavo’, che si suppone sia stato realizzato da un autore”, ha detto Jackson. “Steve McQueen è molto diverso da Quentin. Quando hai una canzone che dice [la parola N] 300 volte nessuno dice cazzate. Quindi va bene per Steve McQueen usare [la parola N] perché sta attaccando artisticamente il sistema e il modo in cui le persone pensano e sentono, ma Quentin lo fa solo per colpire la lavagna con le unghie. Non è vero. Non c’è disonestà in tutto ciò che [Quentin] scrive o nel modo in cui le persone parlano, sentono o parlano [nei suoi film]”.

Tarantino è apparso nello show HBO di Wallace durante il tour stampa per il suo nuovo libro, “Cinema Speculation”. Il romanzo è ora disponibile per l’acquisto.

Quentin Tarantino condanna lo stato attuale dell’industria cinematografica: “È un esercizio di pony show”

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L’acclamato regista Quentin Tarantino ha condannato lo stato attuale dell’industria cinematografica. Il regista di Pulp Fiction è salito alla ribalta hollywoodiana con il suo sorprendente esordio Le Iene nel 1993 e ha proseguito la sua carriera con nove film di successo commerciale e di critica. Il 61enne ha da tempo dichiarato che il suo decimo film sarà l’ultimo della sua carriera, ma alcuni dei suoi recenti commenti suggeriscono che il pubblico potrebbe aspettare un po’ prima che decida di realizzarlo.

In un’intervista rilasciata a Variety, Tarantino ha rivelato che il suo prossimo progetto sarà un’opera teatrale, non un film, prima di lanciare un duro attacco allo stato attuale dell’industria cinematografica e al fatto che le uscite in sala non sono più il punto focale. Continua a definire l’intero processo un “esercizio da pony da esposizione”, prima di ribadire l’importanza delle sale cinematografiche per il mantenimento dell’industria cinematografica. Di seguito sono riportati i commenti completi di Tarantino sulla questione:

“È un’impresa non da poco portare a termine [un’opera teatrale] e non so se ne sono in grado. Quindi ci siamo. È una sfida, una vera sfida, ma fare film? Beh, cosa diavolo è un film adesso? Qualcosa che viene proiettato nelle sale per un’uscita simbolica per quattro fottute settimane? Va bene, e alla seconda settimana lo si può vedere in televisione. Non sono entrato in tutto questo per avere un rendimento decrescente.

Voglio dire, era già abbastanza brutto nel ’97. È andata abbastanza male nel 2019, e quello era l’ultimo fottuto anno di film. Era un affare di merda, per quanto mi riguarda, il fatto che sia peggiorato drasticamente? E che sia solo un esercizio di show pony. Ora l’uscita nelle sale, sai, e poi sì, tra due settimane puoi guardarlo su questo [streamer] e quell’altro. Ok. Nelle sale? Non si può fare. È l’ultima frontiera”.

Cosa significano questi commenti per l’industria cinematografica e l’ultimo film di Tarantino

Quentin Tarantino e Daniella Pick
Quentin Tarantino e Daniella Pick al Festival di Cannes – Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

I commenti di Tarantino provengono da un luogo di frustrazione, da un uomo che è stato prima di tutto un fan del cinema prima di essere un regista. I suoi commenti suggeriscono che è stanco della direzione che l’industria ha preso, così come dell’aumento della prominenza (e del dominio) dei servizi di streaming rispetto alle lunghe uscite nelle sale. Vale la pena notare che non è la prima volta che Tarantino prende di mira l’industria: il regista ha notoriamente criticato i film Marvel in quanto formulaici e ha suggerito che hanno contribuito alla morte delle classiche star del cinema.

Sebbene l’industria sia in difficoltà, c’è più che mai bisogno di menti talentuose e creative, e il decimo film di Tarantino potrebbe essere il tonico perfetto per aiutare a incrementare gli incassi e migliorare il coinvolgimento del pubblico nelle sale.

A giudicare dalle sue parole, sembra che Tarantino creda che le cose siano solo peggiorate. Lo schietto vincitore dell’Oscar ha anche recentemente proclamato che la televisione è un mezzo inferiore al cinema, ma sembra che ritenga che debbano essere apportati cambiamenti massicci in tutto il settore e che non sia interessato a tornare presto a girare il suo decimo e ultimo film. Questo è probabilmente uno dei motivi che lo ha spinto a cambiare direzione creativa e a scrivere un’opera teatrale, lasciando in secondo piano il suo ultimo progetto cinematografico.

Quentin Tarantino chiude definitivamente la porta a Kill Bill 3

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Quentin Tarantino chiude definitivamente la porta a Kill Bill 3

Quentin Tarantino ha confermato che non ci sarà mai un Kill Bill 3. I primi due film, divenuti di culto, raccontano la storia di Beatrix Kiddo che, dopo essere stata colta in un imboscata in cui ha perso tutte le persone che amava ed essere finita in coma, si risveglia per cercare vendetta, fino a raggiungere, e appunto uccidere, Bill, il mandante del misfatto.

Anche se sono passati ormai vent’anni dal secondo film, i fan non hanno mai smesso di sperare in un terzo e conclusivo film della saga. Ma le cose non andranno così.

Quentin Tarantino aveva “idee appassionate” per il film cancellato di Star Trek

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Quentin Tarantino non molto tempo fa aveva in programma di realizzare un film diStar Trek classificato come R(vietato), un film per il quale uno scrittore disse che Tarantino aveva un sacco di idee. Parlando di recente con The Hollywood Reporter, la scrittrice Lindsey Anderson Beer (Pet Sematary: Bloodlines , The Magic Order) ha rivelato che in realtà si è trovava nella stanza degli scrittori proprio per il film Star Trek di Quentin Tarantino.

Secondo Beer, non solo era “la stanza più divertente” di cui avesse mai fatto parte, ma Quentin Tarantino aveva anche molte “idee appassionate” su cosa fare con il marchio Star Trek. Siamo arrivati ​​e [Tarantino] ha iniziato dicendo: ‘Allora, quali sono le idee dei vostri ragazzi per un film?’ e penso di essere andato per primo”, ha detto Beer. “Così ci ha ascoltato pazientemente e ha semplicemente annuito, poi ha tirato fuori il suo taccuino e ha iniziato a parlare per 20 minuti con linee di dialogo e idee appassionate che aveva già scritto. Non era ancora una vera storia; erano solo pensieri casuali che aveva riguardo a un film, ma era così appassionato e meraviglioso. E ho riso tra me e ho pensato: ‘Beh, perché non abbiamo iniziato con quello?’ C’è stato un momento divertente in cui si è fermato nel mezzo della stanza, si è rivolto a me e ha detto: “Lindsey, sei davvero brava in questo“. E ricevere quel complimento da qualcuno di cui ammiro così tanto la carriera ha significato molto, ovviamente”.

Cosa sappiamo del film Star Trek di Quentin Tarantino?

Nel dicembre 2017, Quentin Tarantino ha lanciato un’idea a  JJ Abrams  per un film di Star Trek classificato come R. Si credeva che il film fosse ambientato in una linea temporale diversa rispetto ai film di Star Trek di JJ Abrams, con  Patrick Stewart  e  William Shatner  che esprimevano entrambi interesse a tornare ai rispettivi ruoli di Star Trek per il progetto.

Nel maggio 2019, Tarantino ha detto che la sceneggiatura del film era stata scritta e che intendeva dirigere il film dopo C’era una volta a Hollywood. I piani, tuttavia, fallirono, poiché Tarantino disse che si sarebbe “allontanato” dalla regia del film quel dicembre prima di abbandonare ufficialmente il progetto nel gennaio 2020. Un quarto film nella sequenza temporale Kelvin di Star Trek è attualmente in lavorazione, anche se una data di uscita non è stata ancora fissata.

Quentin Tarantino annuncia il suo decimo e ultimo film da regista: The Movie Critic

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Il decimo e ultimo film di Quentin Tarantino è stato rivelato e si intitola The Movie Critic. Nel corso della sua carriera, l’autore ha scritto e diretto nove lungometraggi: Le iene, Pulp Fiction, Jackie Brown, Kill Bill, A prova di morte, Bastardi senza gloria, Django Unchained, The Hateful Eight e, più recentemente, C’era una volta a Hollywood. Nel 2020, Tarantino ha annunciato i piani per il suo prossimo film, il decimo e ultimo come regista.

Secondo The Hollywood Reporter, Tarantino ha finito di scrivere la sceneggiatura originale che porta il titolo di The Movie Critic e si sta attualmente preparando a dirigere il film questo autunno. Le fonti descrivono la storia come “ambientata alla fine degli anni ’70 a Los Angeles con una protagonista femminile al centro”. The Movie Critic non ha ancora il sostegno di uno studio, anche se il progetto potrebbe essere presto acquisito da Sony, che avendo già distribuito C’era una volta a Hollywood, sembrerebbe avere una corsia preferenziale.

Ambientando The Movie Critic durante la fine degli anni ’70 a Los Angeles, Quentin Tarantino tornerà a un periodo che aveva già raccontato in C’era una volta a Hollywood che si collocava alla fine degli anni ’60. Mentre i dettagli precisi della trama vengono tenuti nascosti, è possibile che il personaggio protagonista che dà titolo al film possa essere basato sulla defunta grande Pauline Kael, una critica cinematografica incredibilmente influente e combattiva verso la quale Tarantino ha spesso espresso profonda ammirazione.

Quentin Tarantino annuncia il romanzo basato su C’era una volta a Hollywood

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Quentin Tarantino ha grandi progetti in serbo per i suoi fan: il regista, infatti, ha annunciato che scriverà un romanzo basato su C’era una volta a Hollywood, il suo nono film. Uscito lo scorso anno, il film è stato uno dei maggior successo di Tarantino: ha anche ricevuto 10 nomination all’Oscar e Brad Pitt è riuscito a conquistare l’ambita statuetta come miglior attore non protagonista.

Come riportato da Screencrush, Quentin Tarantino avrebbe adattato la sceneggiatura candita all’Oscar del film in un libro che arriverà nel 2021, che espanderà la storia di Cliff e Rick e che includerà anche diverse scene e personaggi che non abbiamo visto al cinema. Per anni Tarantino desiderava scrivere un romanzo, perché ossessionato dai romanzi cinematografici che hanno accompagnato la sua giovinezza. Il regista ha siglato un accordo con la HarperCollins che, oltre al romanzo basato su  C’era una volta a Hollywood, prevede anche la pubblicazione di un saggio intitolato “Cinema Speculation” e dedicato all’amore che Tarantino nutre per gli anni ’70.

“Negli anni Settanta i romanzi cinematografici sono stati i primi libri per adulti che ho letto e che hanno accompagnato la mia crescita. E ancora oggi nutro un profondo affetto per il genere. Quindi, da appassionato di romanzi cinematografici, sono orgoglioso di annunciare ‘C’era una volta a Hollywood’, il mio contributo a questo sottogenere letterario spesso emarginato, ma amato ancora oggi. Sono entusiasta all’idea di esplorare ulteriormente i miei personaggi e il loro mondo in un’impresa letteraria che (si spera!) potrà esistere accanto alla sua controparte cinematografica.”

Tutto quello che sappiamo su C’era una volta a Hollywood

La storia di C’era una volta a Hollywood si svolge a Los Angeles nel 1969, al culmine di quella che viene chiamata “hippy” Hollywood. I due protagonisti sono Rick Dalton (Leonardo DiCaprio), ex star di una serie televisiva western, e lo stunt di lunga data Cliff Booth (Brad Pitt). Entrambi stanno lottando per farcela in una Hollywood che non riconoscono più. Ma Rick ha un vicino di casa molto famoso… Sharon Tate (Margot Robbie).

Nel cast del film Leonardo DiCaprio, Brad Pitt e Margot Robbie al fianco di Damian Lewis, Dakota Fanning, Nicholas Hammond, Emile Hirsch, Clifton Collins Jr., Keith Jefferson, Timothy Olyphant, Tim Roth, Kurt Russell e Michael Madsen. Rumer Willis, Dreama Walker, Costa Ronin, Margaret Qualley, Madisen Beaty e Victoria Pedretti. Il film segnerà anche l’ultima apparizione cinematografica di Luke Perry, morto lo scorso 4 marzo.

Ho lavorato alla sceneggiatura per cinque anni, e vissuto nella contea di Los Angeles per gran parte della mia vita, anche nel 1969, e all’epoca avevo sette anni“, ha dichiarato Quentin Tarantino. “Sono davvero felice di poter raccontare la storia di una città e di una Hollywood che non esistono più, e non potrei essere più entusiasta dei miei due attori protagonisti.

Quentin Tarantino al Quirinale, Mattarella cita Pulp Fiction

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Quentin Tarantino al Quirinale, Mattarella cita Pulp Fiction

In occasione dell’assegnazione dei David di Donatello 2015, Quentin Tarantino è arrivato a Roma e ha fatto visita a Sergio Mattarella in Quirinale. Durante il discorso di benvenuto, il presidente della Repubblica ha dichiarato: “Uscire dalla crisi non è facile, signor Tarantino, anche se ci presentasse il suo Mister Wolf, neppure lui riuscirebbe da solo a risolvere tutti i problemi”.

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Battuta che a quanto pare non era affatto preparata, frutto di pura improvvisazione, stando almeno a quello che ha dichiarato lo stesso Tarantino più tardi alla stampa: “È stata una sorpresa per me, non era assolutamente un dialogo preparato“.

Tarantino è finalmente arrivato a Roma per ritirare retroattivamente i premi vinti nel 1995 e nel 2013 rispettivamente per Pulp Fiction e per Django Unchained. Meglio tardi che mai!

Fonte: Corriere

Quentin Tarantino abbandona The Hateful Eight

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Quentin Tarantino abbandona The Hateful Eight

Script Leak. Così si dice in America quando una sceneggiatura segreta viene fatta trapelare nonostante il veto del regista. E’ quello che è successo a Quentin Tarantino e al suo prossimo progetto, The Hateful Eight, di cui la settimana scorsa era stata annunciata l’imminente lavorazione.

In una intervista il regista americano, visibilmente contrariato, ha dichiarato infatti di aver abbandonato il progetto per questo western e sta considerando la possibilità di pubblicare la storia in un libro ed eventualmente rivisitarla in chiave cinematografica tra non meno di cinque anni.

“Sono molto, molto depresso. Ho finito una sceneggiatura, una prima bozza e non volevo che uscisse niente fino al prossimo inverno. Ho dato lo script a sei persone e a quanto pare è uscito oggi. Questo è un tradimento. Ho dato la sceneggiatura a tre attori: Michael Madsen, Bruce Dern, Tim Roth. Quello che so per certo è che non è stato Tim Roth . Uno di loro in ogni caso ha passato lo script nelle mani del suo agente e questo lo ha passato a tutta Hollywood. Io non so come cazzo lavorano questi agenti, ma di sicuro questo non sarà il mio prossimo film. Non posso lavorare con gente di cui non mi fido. Ho chiuso, mi concentrerò sul progetto successivo.”

In realtà, Tarantino sembra sapere già il film che prenderà il posto di The Hateful Eight“L’idea c’era, stavo per scrivere due script. Io non avevo intenzione di girare il Western fino al prossimo inverno però sono stato smerdato. Così ora farò l’altro”.

Tarantino ha precisato poi che la sceneggiatura non era stata inviata ancora nè a Christoph Waltz nè a Samuel L. Jackson, che dovevano anche loro avere una parte nel film. I principali indiziati rimangono perciò Bruce Dern (candidato all’Oscar per Nebraska) e Michael Madsen (Le Iene, Kill Bill)

Fonte: ComingSoon.net

Quentin Tarantino a Roma racconta il suo odioso ottavo film: The Hateful Eight

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L’ottavo odioso film di Quentin Tarantino arriverà nelle sale italiane il prossimo 4 febbraio, in più di 600 copie, e il regista, felice come non mai, ha presentato questo suo nuovo progetto a Roma, in compagnia di Ennio Morricone, suo compositore del cuore, che ha realizzato una colonna sonora pazzesca per il film, e di Kurt Russell e Michael Madsen, due degli otto protagonisti del film. Un ottavo film, nuovo, per molti aspetti, ma già visto per molti altri, in quella particolare e rassicurante maniera che solo Tarantino riesce a fare, quando prende un genere, lo impasta a un altro, e lo trasforma, raccontando più storie in una, più generi in uno, perché, come lui stesso ha affermato “non riuscirò mai a fare tutti i film che vorrei, così ne faccio cinque in uno”.

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Un ballerino trai generi che conferma anche in questo caso la sua abilità: “Tendo a giocare con i generi, ma c’è anche un aspetto diverso… Mi faccio trasportare dalla storia. Come amante dei film e del cinema tendo a rispondere bene quando mi trovo davanti a un filma cavallo tra generi diversi. E se riesco a farlo anche io è positivo per lo spettatore che ha speso bene i soldi del biglietto, perché con un solo biglietto può vedere più film diversi. Credo di avere il talento di giocare con i generi. Per quanto riguarda la metodologia della scrittura – ha continuato, rispondendo alla domanda in merito al suo processo creativo quando scrive una storia e una sceneggiatura – a volte pianifico, altre volte mi lascio trascinare. A volte a sceneggiatura finita mi rendo conto che ci sono cose su cui non avevo riflettuto. Ero consapevole che volevo scrivere un western e anche un giallo da camera, alla Agatha Christie, solo alla fine del film mi sono reso conto che avrei fatto anche un horror.”

Sempre in merito ai generi, il regista ha risposto con una interessante curiosità a chi gli ha detto che il suo film più che a un dramma da camera sembra ispirato a La Cosa di Carpenter. “C’è una somiglianza con lo scenario, c’è la neve, indubbiamente, ma in entrambi i casi c’è la paranoia, l’idea di non potersi fidare di nessuno – ha spiegato Quentin – Anche qui ci sono personaggi che sono intrappolati in una stanza e non possono fidarsi l’uno dell’altro. Ho sempre pensato a questo film come un Le iene alla western, e pensando che mentre facevo Le iene mi sono pesantemente rifatto a La Cosa di Carpenter, è divertente, perché alla fine c’è davvero una simbiosi tra i tre film, e questo potrebbe essere come La Cosa come se fosse un western.”

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Come ogni autore a cui sono cari i temi narrativi che ogni volta va a scandagliare, anche Tarantino gioca con gli elementi della narrazione, e anche in questo caso, oltre a tonnellate di sangue e violenza, ci regala la mistificazione dell’identità, quel momento in cui ognuno finge di essere chi non è e nessuno dice la verità sul proprio conto: “Succede sempre che i sia qualcuno che non è chi deve essere. È una cosa molto vera, in tutti i miei film c’è chi pretende di essere altro, si maschera, che poi ci riesca o meno dipende dal fatto se vive o muore. Non so perché inserisco sempre questo elemento, ma mi piace molto come aspetto drammatico e i miei attori sono molto bravi quindi mi piace metterli alla prova. È una cosa che fa capolino in tutti gli scenari che realizzo. Ad esempio però in Bastardi senza gloria, Shosanna Dreyfus (Melanie Laurent, ndr) è un’ottima attrice, eppure muore, e lo stesso vale per Bridget Von Hammersmark (Diane Kruger, ndr). Aldo Raine (Brad Pitt, ndr) invece è un pessimo attore, può essere solo se stesso, eppure alla fine sopravvive.”

Che Tarantino sia un grande amante dei personaggi femminili non è un segreto, dalla Sposa a Jackie Brown, le sue donne sono sempre state oggetto e soggetto privilegiato delle sue storie. La sua Daisy Domergue (Jennifer Lason Leigh, nominata all’Oscar per il ruolo) è invece principalmente oggetto: battuta, insultata e picchiata dal suo carceriere, John – il boia – Ruth (Kurt Russell, ndr). Perché tanto accanimento su una donna, in un momento in cui Hollywood e il mondo intero sembra non parlare d’altro che di parità trai sessi? La risposta è delle più sincere e femministe possibili: “Nella storia la prigioniera è sempre stata una donna. Se avessi scelto di mettere un uomo ciccione al posto di Daisy però non sarebbe cambiato nulla nella storia, perché non è un personaggio sessualizzato. Il fatto che ci sia tanto accanimento dipende dall’atteggiamento del boia che, come cacciatore di taglie, mira a portare i suoi personaggi vivi alla forca, allora li terrorizza e li picchia per evitare che scappino e si ribellino, e non cambia metodo per una donna.” Se non è femminismo l’esatta parità di trattamento tra uomo e donna non sappiamo davvero cosa sia! Ma Tarantino ha anche un’altra risposta: “Mi piaceva inserire una donna in questa situazione perché mi piace il modo in cui una donna complica le cose, complica le emozioni e soprattutto la vostra visione del film.”

Il film, girato nel formato panoramico dei “gloriosi 70 mm” restituisce anche il sapore del vecchio cinema, dei paesaggi estesi e delle atmosfere western nel senso più filologico del termine, almeno nella prima parte del film. Ma la lotta tra la pellicola e il digitale, che Tarantino e altri registi sostengono con forza, a favore della prima, può dirsi una specie di lotta come quella che ci fu tra indiani e cowboy?

“Spero che la pellicola faccia meglio degli indiani. Ma hanno combattuto per molto e gliele hanno fatte vedere di tutti i colori.”

Per quello che invece riguarda la riflessione politica che in questo film sembra essere molto presente, soprattutto nel linguaggio e nella tensione che si instaura trai personaggi, Tarantino ha spiegato: “Non so se è un film politico. Credo che Django e Bastardi più politici per gli argomenti che raccontavano, ma la verità è che potrebbe esserlo diventato dopo. Non ho pensato che potesse esserlo quando ho cominciato a scrivere ‘Una diligenza si fa strada nella neve alta mentre arriva una tempesta…’, ma quando i personaggi hanno cominciato a parlare ho pensato che forse le parti potessero rispecchiare lo stato delle società americana di adesso. Ma quello era solo la sceneggiatura, poi facendo il film, girando, ci siamo resi conto che quello che succedeva ogni giorno, poteva essere davvero rilevante. Apprendevamo delle cose dalle news, e poi ne parlavamo sul set. A volte sei fortunato, e credo sia questo il caso.”

Ovviamente anche Tarantino ha detto la sua sulla polemica Oscar So White, lui che con l’Academy ha un rapporto d’amore e d’odio e che per questo film, per quello che riguarda lui in prima persona (sceneggiatura e regia), non è stato preso in considerazione. “Mi sarebbe piaciuto che Samuel L. Jackson fosse stato nominato, secondo me la meritava. Magari non posso dirlo in maniera oggettiva, ma lo penso. Per quanto riguarda il boicottaggio, io non sono stato nominato ma se lo fossi stato nominato ci sarei andato.”

Quentin Tarantino a Roma per The Hateful Eight con Kurt Russell e Michael Madsen

Quentin Tarantino ha presentato a Roma il suo ultimo film, The Hateful Eight. Per l’occasione, con lui, si sono prestati ai nostri obbiettivi anche i protagonisti del film Kurt Russell e Michael Madsen, e il maestro Ennio Morricone, compositore delle musiche originali del film.

Ecco gli scatti:

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Quentin Tarantino a lavoro su un film sulla famiglia Manson

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Dopo l’uscita di The Hateful Eight, restano soltanto due film a Quentin Tarantino, volendo rimanere fedeli a quanto dichiarato dal regista che ha dichiarato più volte di volersi ritirare dalla regia dopo aver realizzato dieci film.

Secondo le ultime indiscrezioni, Tarantino sarebbe a lavoro sul suo nono progetto, basato su una storia vera. THR riporta che il film sarà prodotto da HBO e Harvey Weinstein e sarà una cronaca degli eventi che sono culminati, nel 1969, con l’efferato omicidio dell’attrice Sharon Tate, moglie di Roman Polanski e incinta all’ottavo mese del loro primo figlio. L’attrice divenne la vittima simbolo della carneficina che Charles Manson e la sua “famiglia” perpetrarono nella villa, dimora dei Polanski. Manson mandò i suoi seguaci in una casa che credeva appartenere a un record executive che lo aveva respinto. Manson e i suoi vennero poi condannati al carcere a vita per questo e per altri omicidi.

Quentin Tarantino racconterà l’omicidio di Sharon Tate

I primi report sul progetto parlano di Jennifer Lawrence come una possibile interprete di Sharon Tate, mentre Brad Pitt, che ha già lavorato con Quentin Tarantino in Bastardi Senza Gloria potrebbe far parte del cast del film.

Charles Manson, ancora in vita in carcere, con una svastica tatuata sulla fronte, sembra innegabilmente un personaggio tarantiniano, se non fosse che la realtà, la sua vita, è stata decisamente più efferata di un qualsiasi film del regista de Le Iene.

Quell’idiota di nostro fratello: recensione

Quell’idiota di nostro fratello: recensione

E’ Paul Rudd il capelluto trasandato Ned, protagonista della spassosa commedia di Jesse Peretz. A prima vista Quell’idiota di nostro fratello sembra avere tutte le carte in regola per essere bollato come l’ennesima storia dallo humour insulso e sgraziato, destinata a infoltire la colonia delle commedie di serie b di cui il grande schermo ogni anno fa indigestione. Certo, l’originalità non è il suo punto di forza, ma l’intreccio narrativo sta in piedi, grazie anche alla freschezza dei dialoghi e alla sensata costruzione dei personaggi.

In Quell’idiota di nostro fratello Ned Rochlin è un inguaribile ottimista, un eccentrico coltivatore biodinamico che riesce a vedere solo il meglio nelle persone che incontra e non riesce a non fidarsi del genere umano. Sarà proprio la sua smisurata bontà a farlo ritrovare nei guai, impantanato in assurde e improbabili situazioni. Un tipo decisamente “sui generis”, che richiama alla mente indimenticabili modelli di scansafatiche cinematografici.

L’unica cosa che riesce a ferirlo è la separazione dal suo inseparabile Obi Wan Kenobi, il cane che l’ex fidanzata Janet gli aveva portato via, dopo averlo piantato in asso all’uscita di prigione. Senza più una casa e un soldo, Ned chiede asilo alle tre nevrotiche sorelle, l’esagitata e frustrata Liz (Emily Mortimer), spenta dall’infedeltà e dalla presunzione di un marito troppo schizzinoso, l’ ambiziosa e cinica giornalista Miranda (Elizabeth Banks), che lavora per Vanity Fair e la più piccola di famiglia, Nathalie, sempre in balia di subbugli ormonali e caos sentimentali, interpretata dalla frizzante ed eterea Zooey Deschanel.

Quell'idiota di nostro fratello film recensione

Ned, che ha scelto di condurre una vita meno cinica delle sorelle e di avere fiducia nella gente, è considerato dalla sua famiglia un perfetto idiota, solo perché ha una visione alternativa del mondo, nonché responsabile – malgrado le sue lodevoli intenzioni – di tutti i malintesi che si vengono a creare. «Se dai fiducia al prossimo, loro vorranno esserne all’altezza», è questo il personale vademecum di un ragazzo che dietro l’aria da babbeo sprovveduto, nasconde non solo un grande animo, ma una profonda urgenza comunicativa.

Una sorta di genio incompreso e inconsapevole, con i suoi tempi e i suoi discutibili ma ugualmente degni schemi mentali, bistrattato da una famiglia che preferisce – almeno inizialmente – tagliarlo fuori, sbarazzarsi della sua imbarazzante goffaggine, anziché sforzarsi di superare gli stigmi e guardare oltre l’apparenza.

Quell’idiota di nostro fratello è una commedia gradevole che, nel rielaborare il classico modello dell’outsider, impreziosito da una dose di sentimentalismo ben assortita ad esilaranti e gustose battute, snocciola l’enigmatico tessuto familiare,  overdose di vizi, incomunicabilità e reciproci contrasti.

Quello che veramente importa: trama, cast e la vera storia dietro il film

Il cinema è da sempre un mezzo di comunicazione con immensi poteri, e naturalmente da questi derivano anche una serie di responsabilità. Tra le tante, vi è anche quella di contribuire attivamente nel rendere il mondo un posto migliore. Questo è proprio l’intento che il regista messicano Pago Arango ha desiderato perseguire con il suo lungometraggio del 2016 Quello che veramente importa. Si tratta infatti del primo film interamente concepito a scopi benefici. Il 100% dei profitti ottenuti viene infatti donato ad organizzazioni benefiche che aiutano bambini in situazioni difficili. Una causa che al regista sta molto a cuore e che ha trovato da subito un grande riscontro presso il grande pubblico.

Il film ha infatti raccolto oltre 10 milioni di dollari nei Paesi in cui è stato distribuito, e continua a raccoglierne anche attraverso le ulteriori forme di sfruttamento che l’opera vive ancora oggi. La storia di Quello che veramente importa non è ovviamente slegata da tali tematiche, ma racconta in modo sincero ed emozionante del bene che si può e si deve fare ai più bisognosi, imparando a comprendere l’importanza che ognuno può avere a riguardo. Si diffondono così una serie di importanti valori, che ricordano quanto il cinema possa essere un tramite per nobili cause come queste.

Lasciando da parte giudizi critici di ogni tipo in favore del fine che il film persegue, Quello che veramente importa è un’opera la cui circolazione e popolarità dovrebbe non affievolirsi mai. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Quello che veramente importa

Protagonista del film è Alec, un giovane intento a condurre una vita dissoluta tra un lavoro precario e la frequentazione di numerose donne. La sua esistenza sembra essere un completo disastro, e nel tentativo di aiutarlo suo zio Raymond gli proporrà un patto. L’uomo si offre disponibile a ripagare i debiti del giovane a patto che questi si trasferisca presso la casa di famiglia in nuova Scozia al fine di condurre una vita più regolare. Accettando la proposta, bisognoso di tirarsi fuori dai guai, Alec torna dunque lì dov’era cresciuto, con la buona intenzione di rimettersi in sesto. Grazie all’aiuto di Cecilia, cercherà infatti di trovare un nuovo lavoro, scoprendo però qualcosa di impensabile.

Alec si ritrova infatti dotato del dono di guarire le persone. Egli è il primo a non credere a quel miracolo divino, ma dovrà ben presto iniziare a relazionarsi con la sua nuova capacità, trovando il modo di usarla al meglio. L’occasione gli verrà fornita dall’incontro con Abigail, un’adolescente malata di tumore, la quale lo aiuterà a capire quale strada intraprendere. Per Alec non sarà però facile, diviso tra il fare i conti con la sua vita passata e il desiderio di ispirare quanti intorno a lui, convincendoli che non tutto ciò che non può essere spiegato è automaticamente impossibile.

Quello che veramente importa cast

Quello che veramente importa: il cast del film

Ad interpretare il ruolo del protagonista Alec vi è l’attore Oliver Jackson-Cohen. Noto per le serie Dracula e The Haunting, e recentemente visto in L’uomo invisibile, l’attore si trova qui alla sua prima esperienza con un ruolo di rilievo. Avvertendo la grande responsabilità di interpretare un personaggio di questo tipo, l’attore si è documentato a lungo sui sedicenti guaritori di questo tipo, desideroso di dare un interpretazione che risultasse convincente e distante dagli aspetti negativi di queste figure. Accanto a lui, nei panni di Cecilia, vi è l’attrice Camilla Luddington, celebre a livello internazionale per aver interpretato Kate Middleton nel film TV William & Kate – Una favola moderna.

Il noto attore Jonathan Pryce, recentemente candidato all’Oscar per il film I due papi, è invece presente nei panni di Raymond Heacock, lo zio di Alec. Jorge Garcia, celebre per aver interpretato Hugo Reyes nella serie televisiva Lost, interpreta invece padre Malloy. Nei panni di Abigail, la ragazza malata di tumore, vi è invece la giovane attrice Kaitlyn Bernard. Questa si è trovata qui al suo primo grande ruolo per il cinema, ottenendo con questo grande popolarità. In seguito ha infatti recitato in film di rilievo come 1922, Arrivederci professore e Spontaneous. Per il ruolo di Abigail, a sua volta, si è documentata molto al fine di poter risultare credibile nella sua interpretazione.

Quello che veramente importa: la storia vera dietro il film

Come si potrà notare nei titoli di coda, il film è dedicato all’attore Paul Newman, il quale contribuì a ideare una rete mondiale di campi di vacanza gratuiti per bambini malati. Chiamata Serious Fun Children’s Network, tale organizzazione è oggi presente con oltre 30 campi in tutto il mondo. Il film, pur non essendo ispirato ad una storia vera, trae dunque profonda ispirazione da questa volontà dell’attore di aiutare il prossimo, presentando dunque un protagonista che dispone letteralmente di questo potere. C’è dunque una stretta connessione tra l’iniziativa di Newman e il film e i suoi obiettivi.

Il trailer di Quello che veramente importa e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Quello che veramente importa è infatti disponibile nel catalogo di Rai Play. Per vederlo, basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 29 dicembre alle ore 21:20 sul canale Rai 3.

Fonte: IMDb

Quello che tu non vedi: trailer e poster italiani

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Quello che tu non vedi: trailer e poster italiani

Ecco il trailer e il poster italiani di Quello che tu non vedi, il film che arriverà nelle nostre sale a partire dal prossimo 3 dicembre. Il film è diretto da Thor Freudenthal e scritto da Nick Naveda. Nel cast Charlie Plummer, Taylor Russell, Andy Garcia, AnnaSophia Robb, Beth Grant. Basato sull’omonimo romanzo di Julia Walton edito in Italia da Sperling&Kupfer (in uscita il 24 Novembre 2020)

In Quello che tu non vedi Adam (Charlie Plummer, Premio Marcello Mastroianni come miglior attore emergente a Venezia 74° per Lean on Pete) è un adolescente brillante ma introverso, con il sogno nel cassetto di diventare chef. Adam soffre di allucinazioni visive e vive circondato da amici immaginari che si presentano nei momenti meno opportuni. Espulso a metà del suo ultimo anno di liceo a causa di un incidente durante la lezione di chimica, si trasferisce in una scuola privata per finire l’anno. Adam ha poche speranze di riuscire ad adattarsi e vorrebbe solo mantenere il segreto sulle sue continue visioni fino a quando non prenderà il diploma e potrà iscriversi all’università di cucina. Ma quando incontra Maya (Taylor Russell, Escape Room), schietta e tremendamente intelligente, scatta un’intesa istantanea alla quale non potrà resistere. Man mano che la loro storia d’amore diventa più importante, lei lo spinge ad aprire il suo cuore e a non chiudersi nella sua condizione. Grazie all’amore e al sostegno sia della sua ragazza che della famiglia, Adam lotta per la prima volta per uscire dal tunnel e per fronteggiare le sfide che lo attendono.

Il poster di Quello che tu non vedi

Quello che tu non vedi: nuovo trailer del film in arrivo su Prime Video

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Amazon Prime Video Italia ha diffuso il trailer di Quello che tu non vedi, il nuovo film in arrivo dal 17 Marzo.  Quello che tu non vedi racconta la storia di Adam, un ragazzo molto intelligente ma riservato e introspettivo. La sua lotta per non essere etichettato come diverso lo porterà a conoscere Maya, una sua coetanea brillante, schietta e spiritosa grazie alla quale tornerà a credere in sé stesso.

Quello che tu non vedi è diretto da Thor Freudenthal con Charlie Plummer, Taylor Russell, AnnaSophia Robb, Walton Goggins, Andy Garcia.

Quello che tu non vedi: la spiegazione del finale del film

Quello che tu non vedi: la spiegazione del finale del film

La letteratura per giovani si è affermata negli ultimi anni come un’inesauribile miniera d’oro per il cinema. La settima arte ha infatti potuto attingere a piene mani in un ampio bacino di racconti pensati per i ragazzi, nei quali si affrontano tematiche, dinamiche e tabù propri di quell’età. Film di questo genere come After e Fabbricante di Lacrime si sono affermati come grandi successi. Anche se meno noto, anche il film del 2020 Quello che tu non vedi, diretto da Thor Freudenthal, può essere annoverato in questa categoria.

Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Julia Walton, che Freudenthal ha letto e apprezzato, ritenendo che un adattamento cinematografico avrebbe dato “l’opportunità di rappresentare in modo molto diverso la malattia mentale della schizofrenia”. “Avremmo potuto creare una persona sullo schermo che non fosse né un genio folle né un criminale violento, ma che molte persone avrebbero potuto riconoscere in sé stesse come l’ho vista io quando ho letto il libro”. Il film affronta infatti una tematica tanto delicata quanto importante.

Per gli appassionati di questa tipologia di film, è dunque questo un titolo da riscoprire, capace di regalare grandi emozioni trattando tematiche su cui spesso c’è troppo silenzio. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Quello che tu non vedi. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Quello che tu non vedi Charlie Plummer Taylor Russell

La trama e il cast di Quello che tu non vedi

Il film racconta la storia di Adam, un adolescente molto intelligente, ma con un carattere riservato e introspettivo. Ha una grande passione, la cucina, e spera un giorno di farne un lavoro, diventando uno chef. Il ragazzo, però, vede crollare i suoi giovani sogni, quando viene espulso a metà dell’ultimo anno a causa di un incidente, causato da lui, durante il corso di chimica. A seguito di questo evento, Adam viene portato in ospedale, dove gli diagnosticano una malattia mentale: è affetto da schizofrenia. Per terminare gli ultimi mesi di liceo, viene quindi mandato in un’accademia cattolica.

Qui il giovane cerca di adattarsi al nuovo ambiente, mentre tenta di tenere segreta la sua malattia per non essere compatito o etichettato come diverso. Quando si imbatte in Maya, una sua coetanea brillante, schietta e spiritosa, Adam sente sin da subito una forte sintonia con lei e in breve tempo se ne innamora. Sarà proprio la sua nuova amica a permettergli di credere ancora nei suoi sogni e a fargli capire che non è la sua condizione mentale a definirlo. Gli ostacoli da superare, però, saranno molti.

Ad interpretare Adam vi è l’attore Charlie Plummer, visto anche nei film Charley Thompson e Tutti i soldi del mondo. Nel ruolo di Maya, invece, vi è l’attrice Taylor Russell, vista invece in Escape Room e Bones and All. Completano poi il cast gli attori Andy Garcia nel ruolo di Padre Patrick, Molly Parker in quello di Beth, madre di Adam, e Walton Goggins in quello di Paul, il suo patrigno. L’attrice Devon Bostick, invece, interpreta suor Catherine.

Quello che tu non vedi trama

Il finale del film tratto dal libro

Nel corso del film, Maya invita Adam a lavorare nel suo ristorante e lo fa cucinare per lei, ma un test di assaggio porta Adam a capire che le sue medicine stanno influenzando negativamente le sue papille gustative. Decide quindi di smettere di prendere i farmaci, all’insaputa della madre Beth e del patrigno Paul. Il suo umore si squilibra e tornano le sue manie. Beth scopre così che Adam ha smesso di prendere le medicine e lo affronta. Suor Catherine, la direttrice della scuola, viene informata dell’incidente e di quanto accaduto nella sua ultima scuola.

Adam viene così temporaneamente sospeso, con la motivazione che è per la sicurezza degli studenti. La sospensione impedisce ad Adam di partecipare al ballo, ma lui ci va lo stesso. Prima, però, prende una dose eccessiva di farmaci, credendo che aiuterà la serata a svolgersi senza problemi. Lì incontra Maya, ma mentre ballano le voci nella sua testa tornano a tormentarlo, spingendolo a comportarsi in modo strano. Suor Catherine, a quel punto, cerca di cacciarlo via, ma le sue allucinazioni lo portano a spingerla a terra, correre verso la passerella e cadere dal bordo.

Adam viene a quel punto espulso dalla St. Agatha e ricoverato in un reparto psichiatrico. Il ragazzo, però, scopre di avere il sostegno di Paul, che si è battuto contro la sua espulsione. A quel punto, Adam abbraccia il patrigno e lo accetta come figura paterna. A quel punto Beth e Paul accompagnano Adam alla cerimonia di consegna dei diplomi della St. Agatha, dove, nonostante il tentativo di Suor Catherine di fermarlo, Adam trova il coraggio di rivolgersi al corpo studentesco con calma, con il sostegno di Padre Patrick.

Cita il suo saggio in cui parla della sua condizione e della sua battaglia contro la schizofrenia, dicendo che avrebbe voluto non nascondere la sua malattia. Quando lascia l’auditorium, Adam si scusa con Maya per non averle detto della sua malattia e, a quel punto, i due esprimono il loro amore reciproco e si baciano. In seguito, Adam realizza il suo sogno di frequentare la scuola di cucina. Mentre festeggia la nascita del suo nuovo fratello con i genitori e Maya, si vede che le voci sono ancora presenti, ma lui ha imparato a conviverci.

Il trailer di Quello che tu non vedi e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Quello che tu non vedi grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 22 agosto alle ore 21:20 sul canale Rai 2.

Quello che tu non vedi dal 26 novembre al cinema

Quello che tu non vedi dal 26 novembre al cinema

Cambia data di uscita il film Quello che tu non vedi, il film romantico con Charlie Plummer che uscirà 26 novembre distribuito da 01 Distribution. Il film è diretto da Thor Freudenthal e scritto da Nick Naveda. Nel cast Charlie Plummer, Taylor Russell, Andy Garcia, AnnaSophia Robb, Beth Grant. Basato sull’omonimo romanzo di Julia Walton edito in Italia da Sperling&Kupfer.

In Quello che tu non vedi Adam (Charlie Plummer, Premio Marcello Mastroianni come miglior attore emergente a Venezia 74° per Lean on Pete) è un adolescente brillante ma introverso, con il sogno nel cassetto di diventare chef. Adam soffre di allucinazioni visive e vive circondato da amici immaginari che si presentano nei momenti meno opportuni. Espulso a metà del suo ultimo anno di liceo a causa di un incidente durante la lezione di chimica, si trasferisce in una scuola privata per finire l’anno. Adam ha poche speranze di riuscire ad adattarsi e vorrebbe solo mantenere il segreto sulle sue continue visioni fino a quando non prenderà il diploma e potrà iscriversi all’università di cucina. Ma quando incontra Maya (Taylor Russell, Escape Room), schietta e tremendamente intelligente, scatta un’intesa istantanea alla quale non potrà resistere. Man mano che la loro storia d’amore diventa più importante, lei lo spinge ad aprire il suo cuore e a non chiudersi nella sua condizione. Grazie all’amore e al sostegno sia della sua ragazza che della famiglia, Adam lotta per la prima volta per uscire dal tunnel e per fronteggiare le sfide che lo attendono.

Quello che so sull’amore: una clip del film

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E’ stata rilasciata online una clip per il nuovo film di Gabriele Muccino, Quello che so sull’amore (Playing for Keeps) in Italia dal 31 Gennaio 2013.  Il regista romano nella sua

Quello che so sull’amore: recensione del film di Gabriele Muccino

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Gabriele Muccino torna al cinema dopo Sette Anime, e lo fa con Quello che so sull’amore: una commedia sui sentimenti, sulla maturità e sulla necessità di crescere. Il regista italiano trapiantato a Hollywood racconta la storia di un ex calciatore professionista che cerca di recuperare il rapporto con il figlio, mentre la sua ex moglie sta per risposarsi. Impantanato in un’esistenza infantile, il protagonista di Quello che so sull’amore si trova una via di salvezza nella relazione con suo figlio, diventando l’allenatore della sua squadra di calcio e suscitando grande scompiglio nelle mamme single dei ragazzini. Alla fine però, il nostro cercherà di emergere dal baratro del fallimento innescando una serie di reazioni impreviste e cominciando, per la prima volta, a prendersi delle responsabilità verso le persone che ama.

Il film di Muccino è una storia semplice e lineare, che dall’inizio annuncia il suo lieto fine, con uno svolgimento un po’ insolito per il regista, che in Italia ci aveva abituato a storie tragiche e donne isteriche. Quello che so sull’amore non racconta nulla di tutto ciò, mostra solamente, in tono purtroppo piatto, una piccola parte della vita di una persona, nel momento in cui decide di diventare un uomo diverso. Ad interpretare il protagonista è Gerard Butler, affiancato da un gruppo di bellissime capeggiato da Jessica Biel, a cui fanno seguito Catherine Zeta-Jones e Uma Thurman.

Piccolo e colorito ruolo anche per Dennis Quaid che sembra calato a pennello nel personaggio del viscido riccone. Il film arriva in Italia dopo un sonoro insuccesso al botteghino in America che ha fatto discutere molto intorno alla validità del film. In realtà, lungi dall’essere un film di Muccino, quello in questione è una classica commedia americana a sfondo romantico, in cui dopo tante scelte sbagliate i protagonisti si ritrovano e si perdonano. Unica nota diversa è che il film manca di brio e di spinta, rivelandosi un ozioso trascinarsi in avanti di scene, legate da una trama, ma senza nessun sobbalzo emozionale. Un po’ in ombra anche la colonna sonora del sempre bravo Andrea Guerra, che continua la fortunata collaborazione con Muccino, ma che qui si distingue un po’ meno rispetto al suo solito.

Sappiamo però bene che Gabriele riesce a realizzare ottimi film, e anche in questo caso, la sua regia accompagna di discrezione gli eventi, riservandosi qualche guizzo estetico, senza però strafare. Quello che so sull’amore è un film godibile, senza pretese, che siamo sicuri possa riscuotere un buon successo qui in Italia, soprattutto considerando il forte seguito che il regista continua ad avere in patria.

Quello che so sull’amore Dvd dal 15 Maggio 2013

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quello che so sull'amore-dvdQuello che so sull’amore, edizione DVD in vendita dal 15 maggio 2013. Gabriele Muccino dirige un cast di vere stelle nel suo ultimo lavoro dietro la macchina da presa. 

Quello che so di lei: il trailer del film con Catherine Deneuve

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Quello che so di lei: il trailer del film con Catherine Deneuve

Arriverà il 31 maggio 2017 al cinema Quello che so di lei, il film diretto da Martin Provost, con protagonista assoluta Catherine Deneuve.

Quello che so di lei – trama

Il film, per la regia di Martin Provost, è la storia dell’incontro di due donne molto diverse, la rettitudine in persona Claire, un’ostetrica di 50 anni, e lo spirito libero Béatrice, interpretata da Catherine Deneuve, l’ex amante del padre defunto di Claire. Una riflessione sulla vita e sui sentimenti che si sviluppa nel tentativo di comunicazione tra due personalità opposte, ma accomunate dal bisogno di trovare un senso all’esistenza, in un momento particolare del loro percorso.

Di seguito il poster del film:

Musa ispiratrice di registi di fama internazionale come François Truffaut, Luis Buñuel e Roman Polanski, la magnifica Catherine Deneuve torna sul grande schermo in Quello che so di lei, diretto da Martin Provost, al cinema dal 31 maggio grazie a BIM Distribuzione. Al fianco della Deneuve, il Premio César® Catherine Frot (La cena dei cretini, La cuoca del presidente e Marguerite), e Olivier Gourmet, presenza costante nei lavori dei fratelli Dardenne, da Rosetta a La ragazza senza nome.
Il film è la storia dell’incontro di due donne molto diverse, la rettitudine in persona Claire (Catherine Frot), un’ostetrica di 50 anni, e lo spirito libero Béatrice, interpretata da Catherine Deneuve, l’ex amante del padre defunto di Claire.
Una riflessione sulla vita e sui sentimenti che si sviluppa nel tentativo di incontro tra due personalità opposte, ma accomunate dal bisogno di cambiare, di trovare un senso alla propria esistenza.
Dopo Séraphine e Violette, Martin Provost torna con una storia tutta al femminile sull’importanza dei legami affettivi e sulla possibilità di cambiare in ogni momento della vita. ‘Claire e Béatrice sono radicalmente agli antipodi – afferma il regista – ma poco a poco, questa opposizione diventa fonte di complementarità, di scambio reciproco, di saggezza. ‘
“Ho subito amato questo personaggio non appena ho letto la sceneggiatura – afferma Catherine Deneuve, parlando del suo ruolo nel film. Béatrice è un’avventuriera gioiosa, è un personaggio da commedia che vive dei momenti drammatici. È l’immagine riflessa del film: Provost riesce a parlarci con leggerezza di cose serie, senza che prevalga mai un senso di pesantezza. La commedia interviene in ogni momento a disinnescare il dramma senza che questo avvenga a discapito dell’emozione.”
“È un ruolo che mi ha appassionato fin dall’inizio – racconta Catherine Frot. Sapevo che Martin Provost l’aveva scritto per me. È un autore estremamente sensibile, in grado di cogliere con esattezza la psicologia femminile e di trascriverla con precisione in immagini. Ho apprezzato molto il suo universo e il modo che aveva di parlarmi del personaggio.”

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