Home Blog Pagina 1071

Piccioni seduto su un ramo riflette sull’esistenza*

Piccioni seduto su un ramo riflette sull’esistenza*

Il film di oggi è Questi giorni di Giuseppe Piccioni e parla di ragazze. Sono quattro amiche che si mettono in viaggio e a un certo punto cominciano a scassarsi il cazzo l’una dell’altra, quindi da amiche che erano iniziano a smadonnarsi addosso, sputarsi in faccia e strapparsi i capelli con una ferocia che manco le indemoniate di Liberami, il film sugli esorcismi che ho visto ieri sera e che – questo ve lo devo dire – finisce col prete che per i troppi impegni si trova a dover scacciare Satana via telefono.

In sostanza, è esattamente quello che succede qui al Lido dopo ormai dieci giorni di convivenza forzata a quelli che devono condividere l’appartamento con una ciurma di pirati, roba che al militare negli anni settanta c’era più privacy e meno nonnismo. A parte me che sono una star e ho l’appartamento da solo e per questo mi sono permesso di fare il gesto dell’ombrello a Mel Gibson rischiando lo sbranamento per il mio fare smargiasso, la vita in casa può essere veramente dura.

PiccioniOgnuno ha le sue esigenze: chi fa tardi la notte perché deve assolutamente andare a quel party glamour dove forse passa l’uomo delle pulizie dell’attore che gli piace. Chi invece deve svegliarsi alle 6.00 perché l’intervista con il regista di turno l’hanno messa alla Giudecca alle 8.00 per fare più folklore, chi porta nell’appartamento un barbone dichiarando con fare lacrimevole ‘mi ha seguito fino a casa, possiamo tenerlo?’, chi ha la diarrea e colonizza il bagno per tre quarti d’ora, chi deve scopà.

E’ inevitabile dunque che i ritmi di ciascuno vadano a cozzare con quelli degli altri, e che nel giro di qualche ora, complice magari qualche fattore esterno come l’inaspettata entrata in scena di un face-hugger nella camera di Marilena Vinci (che è aracnofobica, e Gozer sa se non la capisco) faccia esplodere le tensione convertendo nel giro di poche ore i ‘tesoro’ e ‘cicci’ iniziali in ‘quello stronzo’ e ‘quella zoccola’.

Nessuno però s’offende più di tanto, è tutto folklore. Non appena si potrà tornare a farsi una doccia al giorno e agli orari che vogliamo, l’amore regnerà nuovamente sovrano. E’ che stiamo alla frutta. Ragà, voglio dì, siamo partiti con Ryan Gosling e stiamo a finì co’ Piccioni.

Piccioni 2Comunque Questi giorni è un capolavoro imperdibile, assolutamente da vedere, una rivoluzione generazionale che sconvolge gli animi e lascia senza fiato, senza parole, solo con una lacrima.

Fica sta recensione, eh? Ma il film mica l’ho visto, io sto sulle Giornate Orizzontali degli Autori, ricordate? Scrivo così solo perché in questo modo l’ufficio stampa prende solo la frase in cui lo elogio (come si fa sempre) e la riporta sulle copertine dei DVD quando il film esce per l’home video, cita me, cita ‘Venezia è bella ma non ci vivrei’ e il blog diventa famoso, in culo al mondo. E ve saluto, che adesso come adesso gli unici piccioni che voglio vedè so’ quelli de Piazza San Marco poco prima de prende il treno pè tornà a casa.

Piccioni 3*Il titolo del post, richiamante un Leone d’oro di un paio d’anni fa, l’ho fregato a Max Borg, che ci legge sempre con avidità e cupidigia, e che salutiamo.

Brandizzazioni cazzare dei film al Lido sempre a opera di Nicola Calocero, ormai ufficialmente cellula dormiente romana di questo blog.

(Ang)

Scusate la latitanza, ma io qui sarei anche un po’ in vacanza, tra na sciagura e l’altra quest’anno è stato molto difficile quindi ho deciso di prendere il Festival in maniera blanda. Che significa non lo so, visto che sta lingua di terra ti mette alla prova manco dovessi diventare un supereroe, sto a superà le piaghe d’Egitto.

Dormo di merda da dieci giorni, lotto con l’aspirapolvere in mano contro insetti delle specie più rare (di quello dell’altra notte vi ha parlato Ang, un essere mezzo bruco e mezzo Michele Santoro in ciavatte, una cosa terrificante), me metto in fila pure pe mandà un whats’app tra un po’, qua non piglia manco il cellulare figuriamoci internet.

Comunque, volevo dirvi che ieri ho battuto la testa, poi ho visto Paradise di Konchalovsky e mi è sembrato molto breve, avrei voluto star lì almeno per altre 3 ore, però non diciamolo a Lav Diaz sennò dice come sempre (‘na sinabi ko sa iyo? C’avevo dahilan na ang ilang mga tao ay pagpunta seized ng hindi bababa sa 4 na oras? ‘/ ‘che t’avevo detto? Non c’avevo ragione che certa gente va sequestrata minimo 4 ore così se la levamo dalle palle?’)

monte

Ritorniamo a Konchalovsky: batto la testa ed esco. Entro in sala e inizio ad avere le allucinazioni. Il film è un bellissimo film, ma la mia reazione è stata esagerata, non solo ho pianto come Rocco Siffredi davanti a una domanda scomoda, ma continuavo a parlarne a rota. E il dramma continua stamattina quando vado a vedè Piccioni e lo trovo persino un filmetto simpatico, nonostante ci siano Margherita Buy e la lesbica più antipatica del globo terrestre. Simpatico se me lo vedevo su canale 5 mentre me limavo le unghie. Ma io m’ero scordata che stavo qua, oggi in sala non faceva nemmeno il solito gelo simile a quello che provi davanti alle battute del film di Muccino, quindi tutto sommato me so un attimo rilassata e non me la sento di incarognirmi contro il poro Piccioni.

Ad ogni modo, oggi è un giorno speciale. Ve ne avevamo parlato nel preambolo al blog, siamo tutti in attesa febbrile del Film di questa edizione della Mostra, insomma sì, parliamo ancora di lui, del nostro eroe dell’anno, di Lav Diaz. E la mia attesa è talmente febbrile che non vedo l’ora di chiudere questo post, scendere ai Leoni (1) e decidere con Ang dove annamo a magnà. Perché caro Lav, i tuoi film saranno pure belli, ma a vastità del cazzo che te ne frega rispondiamo ad armi pari.

ParadiseAng, prenoto io, per tre. Co’ Lav se beccamo direttamente al ristorante, arriva fa finta d’entra in sala, fa il gesto dell’ombrello e ce raggiunge. Vuole le sarde in saor. Ho provato a dirgli che non sono belle ragazze di Cagliari.

  1. noto bar davanti al red carpet dove passano gli attori, praticamente se hai la fortuna di trovare un tavolo e sederti te senti immediatamente una stracazzutissimastar e inizi a firmà autografi a chiunque, pure sul taccuino di quella che prende le ordinazioni. Noi no, noi siamo #teamlooser da sempre e ci sentiamo fighi così, anzi continuateci a invità a una festa si e 12 no così abbiamo materiale per percularvi). (Che tra l’altro, non s’è mai capito perché cazzo lo chiamiamo tutti ‘i Leoni’, al plurale, dato che sull’insegna c’è scritto ‘il Leone d’oro’, al singolare. NdAng)

Piattaforme streaming in Italia: le più utilizzate nel primo trimestre 2021

0

La pandemia ha senza dubbio cambiato le abitudini di fruizione di film e serie tv da parte degli spettatori. Cinema chiusi, fiorire di nuovi streamer, hanno accelerato un processo che probabilmente era già in divenire. Ma quali sono le piattaforme streaming più seguite e usate in Italia?

Ecco i grafici che ci riportano il comportamento del mercato SVOD nel primo quadrimestre in Italia. I primi tre streamer coprono il 71% del mercato. Netflix rimane leader, anche se Amazon Prime Video si sta facendo sotto con uno scarto pari al 2%. Disney+ è al terzo posto ad un anno dall’arrivo nel nostro Paese.

Per quanto riguarda la crescita nei mesi del 2021, il lancio di Star ha fruttato molto bene a Disney+ che ha registrato la crescita maggiore nell’ultimo mese. La cosa ha impattato negativamente su Netflix e Prime Video, che hanno entrambi registrato una flessione nello stesso periodo. Ecco i grafici:

I dati sono forniti da JustWatch.

Piano piano, la recensione di un doppio esordio da scudetto

Piano piano, la recensione di un doppio esordio da scudetto

Dopo È stata la mano di Dio, e in vista dell’esito annunciato del campionato di calcio in corso, lo scudetto del Napoli torna a fare capolino nel nostro cinema, in questo caso da sfondo al Piano piano di Nicola Prosatore (Wanna), una storia minima di formazione dalle molte sfaccettature che I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection distribuiscono in sala dal 16 marzo 2023.

Un esordio che aveva fatto già parlare di sé in occasione della sua anteprima mondiale alla 75esima edizione del Locarno Film Festival e delle presentazione ad Alice nella città, durante la Festa del Cinema di Roma, dove il giovane Giuseppe Pirozzi – volto noto per la serie Mare fuori, protagonista insieme alla debuttante Dominique Donnarumma – si era aggiudicato il Premio RB Casting come miglior giovane interprete italiano.

Piano piano, una storia di formazione

Loro due i ragazzi sui quali ci viene chiesto di concentrare in particolare la nostra attenzione, divisa tra le diverse figure di un microcosmo popolato di volti noti, da Antonia Truppo (qui produttrice e sceneggiatrice insieme al regista, Francesco Agostini e Davide Serino) a Giovanni Esposito e Lello Arena, in un ruolo diverso dal solito, oltre ai fondamentali Antonio De Matteo e Massimiliano Caiazzo, anche loro tra le star della serie – ormai di culto – Mare fuori.

I loro nomi, Peppino e Anna. Uno figlio del magliaro che lavora al piano terra del palazzo dove vive lei con la madre, sola e agguerrita. Ancora bambini, ma quasi adolescenti, nella periferia della Napoli del 1987. Dalla finestra della sua stanza, Anna vede il cortile del palazzo-castello in mezzo al nulla e prossimo allo sgombero, ma soprattutto vede i personaggi che lo animano, nel bene e nel male. L’incontro con un misterioso soggetto nascosto in un campo proibito annuncia la fine dell’infanzia, per entrambi, sempre più desiderosi di spazi ed esperienze. Forse non quelle che avrebbero sperato.

Obbligati a crescere, per sentirsi più grandi

Perché “i grandi si fanno male”, come dice il film, nel quale la naturale fretta di crescere che hanno i due ragazzi si unisce al desiderio di uscire dal piccolo mondo che è sempre stato la loro vita. Quella palazzina – sgomberata per fare spazio al progetto dell’Asse Mediano (anche nella realtà vissuta dalla Truppo) – nella quale il tempo non sembra passare né il futuro esistere davvero, ma dalla quale si può finire in una dimensione parallela solo attraversando un buco nel muro.

Una fuga nella favola, in una illusione che sembra in grado di sopravvivere fino a che lo sguardo resta quello dei più piccoli, già usato da altri per raccontare povertà e ignoranza, guappi e violenza, da Claudio Giovannesi a Piazza e Grassadonia. Bambini che vediamo diventare grandi rapidamente, in qualche modo protetti dal regista, che per questa storia fondata “su fatti reali e, in questo caso, in parte autobiografici” sceglie il ritmo della Self Control di Raf, in opposizione ai temi più classici che Anna non vuole più suonare sulla piccola tastiera in camera sua.

Fuori dalla bolla, il mondo

C’è bellezza e innocenza in quel piccolo intorno difeso a ogni costo, anche nell’inferno che li circonda e che viene lasciato intendere più che rappresentato esplicitamente, anche se non sempre le soluzioni trovate convincono a pieno quando si abbandona certa narrazione iperrealista per concentrarsi su una interessante e a tratti spiazzante estetizzazione. E c’è tanto affetto per quel mondo ormai scomparso, trasformato in peggio, come quasi tutto quando si cresce, gradualmente, senza che ci si potesse opporre davvero. Un po’ come succede ad Anna, che cresce da una inquadratura all’altra, di colpo, ché piano piano non si va da nessuna parte, si rimanda la fuga, si vive di sogni e di speranze.

Sono i colpi di testa, le emozioni improvvise, i desideri brucianti o le curiosità, soprattutto le curiosità, che in realtà producono movimento, producono cambiamento, nella vita di Anna, Peppino, Ciro e del misterioso mariuolo interpretato da un egregio Antonio De Matteo, inatteso e poco celestiale Virgilio nel percorso pieno di delusioni che è quello di ogni bambino, di ogni popolo, di tutti. Pedina importante di un cast completato da un Lello Arena inusualmente cattivo, anche se forse un po’ troppo teatrale nella caratterizzazione scelta dal regista.

Pianeta rosso: trama, cast e curiosità sul film

Pianeta rosso: trama, cast e curiosità sul film

Conquistata la luna, Marte è divenuto il nuovo pianeta che l’uomo aspira a raggiungere. Nel cinema, questo è infatti stato protagonista sin dai primi anni del Novecento di numerose pellicole, tra cui le più recenti sono Mission to Mars, Sopravvissuto – The Martian e perfino la commedia italiana In vacanza su Marte. Tra questi si colloca anche Pianeta rosso, uscito in sala nel 2000 per la regia di Anthony Hoffman. Il film unisce il desiderio di raggiungere e colonizzare Marte con un discorso ambientalista, che vede il pianeta Terra ormai al collasso per via dell’attività umana.

Scritto da Chuck Pfarrer (autore anche di The Jackal) e Jonathan Lemkin (noto come sceneggiatore di L’avvocato del diavolo e Arma letale 4), il film presentava sin da subito diversi elementi di interesse. La realizzazione del film, tuttavia, si è rivelata quantomai complessa, in particolar modo per una serie di tensioni tra membri del cast. Se dunque Pianeta rosso presenta notevoli difetti dal punto di vista dei personaggi e delle dinamiche tra loro, recupera poi con gli effetti speciali, a loro modo efficaci a convincenti nel far immaginare mondi e situazioni lontane.

Affermatosi come un sono flop al box office, con un incasso di appena 33 milioni a fronte di un budget di 80, Pianeta rosso è negli anni diventato un titolo scult, ricercato dagli appassionati del genere desiderosi di vedere qualcosa di tanto bizzarro al punto da essere coinvolgente. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Pianeta rosso: la trama del film

Nell’anno 2057 la Terra è divenuta praticamente inabitabile a causa della sovrappopolazione e dell’inquinamento, che ha iniziato a causare seri problemi a partire dal 2025. Una nuova colonia su Marte potrebbe dunque essere l’unica speranza dell’umanità. Un team di astronauti americani, ciascuno specializzato in un campo diverso, sta effettuando la prima spedizione con equipaggio sul pianeta rosso. Il gruppo è composto da Robby GallagherTed SantenKate BowmanQuinn Burchenal e altri ancora. Questi, si trovano ben presto a dover lottare per superare le differenze di personalità, background e ideologie per il bene generale della missione.

Quando gli strumenti a loro disposizione subiscono però alcuni danni potenzialmente letali, l’equipaggio deve dipendere l’uno dall’altro per sopravvivere sulla superficie ostile di Marte. I loro dubbi, paure e domande su Dio, il destino dell’uomo e la natura dell’universo diventano elementi determinanti nei loro destini. In questo ambiente a loro sconosciuto devono trovarsi faccia a faccia con i loro sé più umani, scoprendo con orrore di non essere soli. Il pianeta non è infatti disabitato come pensavano, ma anzi qualcosa di sconosciuto non fa che avvicinarsi a loro, con intenzioni imprevedibili.

Pianeta rosso cast

Pianeta rosso: il cast del film

Protagonista, nei panni dell’ingegnere Robby Gallagher, è l’attore Val Kilmer. Popolarissimo negli anni Ottanta e Novanta per film come Top Gun, The Doors e Heat – La sfida, egli accettò il ruolo in Pianeta rosso poiché affascinato dall’idea di trovarsi su un set del genere. Kilmer raccontò poi di aver trovato straordinarie le scenografie e le tecnologie utilizzate per il film, ricordando il set come un’esperienza molto istruttiva. Tuttavia, durante questo vi sono stati anche non pochi problemi tra lui e l’attore Tom Sizemore, interprete del dottor Quinn Burchenal. I due si scontrarono ripetutamente, arrivando anche a non presentarsi mai insieme sul set.

L’attrice Carrie-Anne Moss, celebre per aver interpretato Trinity nella trilogia di Matrix, ricopre qui il ruolo di Kate Bowman, la comandante della spedizione su Marte. Nonostante tale ruolo, il suo è l’unico personaggio a non mettere mai piede sul pianeta rosso. Benjamin Bratt, attore noto per il ruolo di Ray Curtis in Law & Order – I due volti della giustizia, ricopre qui la parte del pilota Ted Santen. Simon Baker, invece, è il dottor Chip Pettengill. Egli è principalmente ricordato per i suoi ruoli da protagonista nelle serie The Guardian e The Mentalist. Nel film si ritrova poi anche il celebre attore Terence Stamp, recentemente visto in film come Yes Man e Big Eyes, qui nel ruolo del dottor Bud Chantilas.

Pianeta rosso: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Pianeta rosso è infatti disponibile nei cataloghi di Google Play, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 3 settembre alle ore 23:15 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

Piacere Ettore Scola: presentata la mostra a Cannes 69

«Appartengo a un mondo in cui il lettino dell’analista aveva sede dal barbiere e alle nevrosi si rispondeva con la passione.»

Una delle più belle frasi di Ettore Scola ricostruisce in fondo quella che era la personalità del grande maestro. Un uomo d’altri tempi. Dedito al suo lavoro senza però sentirsi un privilegiato. Piuttosto un uomo di mestiere.

Così ama ricordarlo chi lo ha conosciuto e amato. Come una persona semplice che non ama “mettersi in mostra”. Per questo quando i due giovani organizzatori di “Piacere, Ettore Scola” – Nevio de Pascalis e Marco Dionisi – si sono presentati da lui con l’idea di creare una mostra dedicata alla sua vita, il regista è sembrato restio sul momento. Perché, come ricorda la moglie del regista, Gigliola Fantoni – una delle ospiti d’eccezione in conferenza – «Non amava che si parlasse troppo di lui, non amava essere al centro dell’attenzione. Voleva solo fare il suo lavoro».

La preoccupazione principale del regista era che questa esposizione si sviluppasse in maniera sbagliata. Per questo inizialmente non era convinto «diceva: “questa mostra non interesserà a nessuno, quello che avevo da dire lo ho già detto con i miei film”.» – ricorda la figlia Silvia – « Invece grazie alla dedizione e all’insistenza di Marco e Nevio, e anche al nostro appoggio convinto, la mostra è stata creata. Ci ha fatto piacere aprire i cassetti e cercare i ricordi. L’esposizione, già inaugurata in Irpinia ha avuto un grande successo. Questa mostra è nata insieme a lui e via via si sta arricchendo anche dopo la sua scomparsa. Basta non esagerare con i cimeli ora che è morto. Perché questo non lo avrebbe mai sopportato».

Piera Detassis, arbitro della conferenza nonché produttrice della mostra tramite la Fondazione Cinema per Roma , si rivolge quindi ai due curatori.

Piacere Ettore ScolaCome è nata questa mostra?

MARCO DIONISI: «La mostra, che si terrà dal 16 settembre al 23 ottobre 2016 al Museo Carlo Bilotti, è la prima monografica sul grande regista. Tutto è iniziato nel 2013, quando siamo andati da Scola per proporgli questa idea, che lo ha lasciato piacevolmente sorpreso. Ci chiese però perché la gente dovesse andare a vedere questo genere di esposizione, a chi potesse interessare. Ma noi eravamo fermamente convinti che, come noi due, anche altri avrebbero amato e apprezzato ripercorrere la carriera del grande maestro. La monografia parte dal raccontare le sue origini a Trevico, fino ad arrivare ai suoi ultimi film, toccando tutte quelle che sono le tematiche care al regista, dalle più desuete a quelle più famose. Abbiamo anzitutto cominciato col raccogliere del materiale a Cinecittà, dove abbiamo scelto e catalogato molta documentazione. Che mano a mano cresceva fino a prendere le forme di una vera e propria raccolta, per prima esposta in Irpinia, luogo di origine del regista. A Roma invece la mostra si presenterà ulteriormente arricchita di materiale. Grazie anche all’aiuto di varie cineteche come quella di Bologna e dell’Istituto Luce. Ma l’aiuto più prezioso ci è pervenuto dalla famiglia, che ne racchiudeva i ricordi più intimi e validi».

Come è stata la collaborazione con la famiglia quindi?

NEVIO DE PASCALIS: «E’ stata una collaborazione molto presente ma che ci ha lasciato spazio. Una presenza discreta che ci ha sempre sostenuto. Ettore ci ha dato grande fiducia che ci ha permesso di andare avanti nelle difficoltà «Il duro lavoro paga sempre» diceva.

Scola è un personaggio complesso ricco di sfaccettature: è stato vignettista, autore di testi comici e televisivi, regista teatrale, ecc. Il nostro obiettivo era quello di rappresentarlo nella sua interezza.

La mostra si costituisce di 9 sezioni a loro volta suddivise in due parti: la prima parte cronologica e la seconda tematica. Nella prima parte ripercorriamo la vita di Scola, dall’infanzia in Irpinia al lavoro per il Marc’Aurelio, dalla collaborazione in Rai agli scritti come sceneggiatore accanto a Ruggero Maccai (ad esempio ne Il Sorpasso di Dino Risi o  in Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli).

Fino ad arrivare all’intensa carriera di regista, dagli esordi nel 1964 con Se permettete parliamo di donne fino al suo ultimo film Che strano chiamarsi Federico.

La seconda sezione, quella dedicata alle tematiche, riguarda il rapporto tra attori e collaboratori, dentro e fuori dal set. Si evidenzia inoltre la sua passione civile e politica che ritorna in tutte le sue opere. Analizzeremo poi i suoi film di ambientazione romana e la passione per il teatro. Abbiamo anche una sezione dedicata al disegno, che infondo è il fil rouge di tutta la sua carriera e grande amore della sua vita».

Quale era il suo rapporto con gli attori?

GIOVANNA RALLI: «Io e Ettore ci siamo conosciuti giovanissimi, negli anni ‘50. Il film era una delle sue prime sceneggiature Fermi tutti arrivo io, e a distanza di anni ho recitato nel suo primo film Se permettete parliamo di donne, fino ad arrivare al grande successo di C’eravamo tanto amati. Non vedevo l’ora la mattina di andare a lavorare. Ettore ci accompagnava dall’inizio delle riprese fino alla fine, e si preoccupava che “vivessimo” i dialoghi. Lui scriveva il miglior linguaggio del cinema italiano. Non scriveva cose “recitate”, detestava che si recitasse».

SERGIO CASTELLITTO: « Infatti per me è stato anzitutto un grande scrittore, sceneggiatore è quasi riduttivo. Poi ha declinato il suo genio nel disegno e nella comicità,. Ma anzitutto scriveva parole e immagini. E l’ironia era la sua forma di ispirazione principale. La grazia di poter appoggiare la risata alla condizione umana, pur così dolorosa, era una cosa che solo lui sapeva fare così bene».

La mostra sarà presentata a Cannes il 18 maggio in onore dei 40 anni del Premio alla Regia di Brutti Sporchi e Cattivi.

Piacere di conoscerti, recensione del documentario su Laura Pausini

Che persona sarebbe diventata Laura Pausini se non avesse vinto Sanremo a diciott’anni? La celebre cantante italiana riflette sulla vita che ha vissuto e su quella che avrebbe potuto vivere nel documentario Laura Pausini – Piacere di conoscerti. Il film di Ivan Cotroneo (A casa nostra, La Kryptonite nella borsa) è una produzione Amazon Original e dal 7 aprile è disponibile su Prime Video.

Laura Pausini – Piacere di conoscer(si)

Cresciuta in Romagna, tra Faenza e la piccola Solarolo, Laura da sempre mastica la musica. Il babbo Fabrizio è un cantante di pianobar e la Pausini fin da ragazzina lo affianca nelle serate. A diciassette anni partecipa al Festival di Castrocaro e, da lì in poi, è tutta un’ascesa per lei: nel 1993, a soli diciotto anni, Laura Pausini vince il Festival di Sanremo con La solitudine. Improvvisamente, diventa famosa: non solo in Italia, la cantante piace in tutta Europa: Svezia, Olanda, Francia, Spagna. Quasi trent’anni dopo quella vittoria, oggi Pausini è una star internazionale, amatissima soprattuto in America Latina. È la donna italiana che ha ricevuto più premi: dal Grammy (2006) al Satellite Awards, fino al  successo di Io sì, brano del film La vita davanti a sé. La canzone, dopo un Nastro d’Argento e un Golden Globe, si è aggiudicato anche la candidatura agli Oscar. Laura ha ottenuto una carriera da panico.

Laura Pausini – Piacere di conoscerti è un racconto riflessivo in cui la cantautrice ripercorre i momenti pubblici e privati più rilevanti della sua vita fino ad oggi e, contemporaneamente, immagina un’esistenza parallela senza il successo. Cosa sarebbe successo se non avesse vinto Sanremo?

Laura Pausini: l’antidiva più celebre d’Italia

Dalle parole che guidano il racconto di Piacere di Conoscerti, si coglie la genuinità e l’autenticità del personaggio protagonista. È difficile pensare ad un’altra cantautrice italiana che ha ottenuto un successo grande come quello di Laura Pausini. Tour europei e mondiali, riconoscimenti internazionali, brani tradotti in inglese e spagnolo: la cantante ha conquistato tutto il pianeta, ma soprattutto il mondo latino. Come lei stessa racconta, è passata da essere una giovane studentessa della scuola d’arte, cantante per passione, ad essere una star. Prima del successo, dice ”Io ero già felice così”: fare piano bar con il suo babbo le piaceva, come anche studiare arte. ”Dopo aver vinto Sanremo, mi sono chiesta: Cosa si fa quando si diventa famosi?

Le origini, la famiglia, la Romagna, sono ancora oggi parti essenziali della cantautrice: in una certa misura, Laura Pausini si sente ancora quella ragazzina di Solarolo, piccola donna in una piccola realtà. Nonostante il successo, la cantante non riesce ad apparire come tanti divi internazionali: è semplice, cordiale, grata per tutto l’affetto che ha ricevuto e che continua a ricevere.

Laura incontra l’altra Laura

All’interno del documentario si uniscono realtà e finzione. Da un lato, ci sono i video autentici che ripercorrono la carriera di Laura e mostrano le persone che realmente fanno parte della sua vita: i genitori, il marito e collega Paolo Carta, la figlia, gli amici. Dall’altro, in Piacere di conoscerti la cantante interpreta una Laura Pausini più ordinaria, una madre single che non ha vinto Sanremo ma che ha un negozio di ceramiche e continua a cantare. Ad unire le due parti c’è la narrazione della protagonista.

Il racconto documentario della vita vera di Pausini è potente e commovente, fatto di riflessioni personali e pause introspettive su ciò che si annida dietro ogni successo. Non si può dire lo stesso delle parti recitate. Le scenette appaiono finte e costruite, la recitazione di Laura e degli altri personaggi è poco credibile e la storia non è abbastanza profonda da essere coinvolgente. Le due metà di Piacere di conoscerti non sono ben amalgamate e provocano sentimenti contrastanti, empatia verso la storia vera e allontanamento dalla finzione.

Il cantautorato e la celebrazione della musica delle emozioni

In Piacere di conoscerti la musica domina la scena. In particolare, viene fatto un elogio alla voce di Laura Pausini, riconoscibile, profonda, forte. Le canzoni, dietetiche ed extradiegetiche, sono inserite con criterio all’interno del racconto e si legano molto bene all’emotività dei vari momenti narrati.

Piacere di conoscerti è un documentario che coglie e trasmette la profondità dell’artista. La scelta di far parlare la protagonista dei propri sentimenti è efficace: dalla solitudine all’incontro dell’amore, dal dolore per la perdita delle persone care alla gioia per la nascita di un figlio. Laura Pausini è una cantautrice. Dalla prima canzone, dedicata all’amore adolescenziale, fino ai più recenti successi mette sé stessa e le proprie emozioni nella sua arte.

Physical: trailer della terza e ultima stagione

0
Physical: trailer della terza e ultima stagione

Apple TV+ ha svelato oggi il trailer della terza e ultima stagione di Physical, la serie dark comedy interpretata e prodotta da Rose Byrne e creata da Annie Weisman. Al cast, che comprende Rory Scovel, Dierdre Friel e Paul Sparks, si aggiunge la pluripremiata attrice Zooey Deschanel, al suo ritorno in una serie. Physical farà il suo debutto il 2 agosto con i primi due episodi dei dieci totali, seguiti da un nuovo episodio settimanale ogni mercoledì, fino al 27 settembre.

Ambientato nell’idilliaco ma fragile paradiso balneare della San Diego degli anni ’80, “Physical” segue la trasformazione di Sheila Rubin (Rose Byrne) da casalinga silenziosamente tormentata a imprenditrice di successo nel mondo del fitness. Nel suo percorso Sheila lotta per uscire da un matrimonio insoddisfacente con Danny (Rory Scovel), alimenta una relazione pericolosa con il magnate immobiliare John Breem (Paul Sparks) e affronta quei lati oscuri della sua mente che l’hanno fatta vergognare di se stessa, costringendola a sopprimersi per tanto tempo. Con l’aiuto della sua fedele amica – e ora socia in affari – Greta (Dierdre Friel), Sheila ha trovato fiducia e forza interiore grazie al suo lavoro di insegnante e imprenditrice con Body by Sheila. Nella terza e ultima stagione della serie, Sheila vede il suo status messo in discussione da Kelly Kilmartin (Deschanel), una celebrità in forte ascesa nel campo dell’esercizio fisico, che non solo diventa una minaccia professionale, ma si rivela anche un’ossessione che si insinua pericolosamente nella sua testa. Riuscirà Sheila a prevalere o la presenza di Kelly nella sua vita minerà la guarigione e la stabilità faticosamente conquistate?

“Physical” è prodotta da Tomorrow Studios (una partnership di ITV Studios), ideata, scritta e prodotta da Annie Weisman, che è anche showrunner. La serie è diretta da Stephanie Laing, che è anche produttrice esecutiva insieme a Marty Adelstein, Becky Clements e Alissa Bachner per Tomorrow Studios, e Rose Byrne.

Physical: la terza e ultima stagione disponibile dal 2 agosto

0
Physical: la terza e ultima stagione disponibile dal 2 agosto

Apple TV+ ha annunciato oggi che Physical, la celebre dark comedy interpretata e prodotta esecutivamente da Rose Byrne e proveniente dalla creatrice, sceneggiatrice e produttrice esecutiva Annie Weisman, tornerà per la sua terza e ultima stagione con 10 episodi, da mercoledì 2 agosto. Sin dal suo debutto globale su Apple TV+, Physical ha ricevuto consensi da parte del pubblico e della critica, nonché elogi per le interpretazioni del suo cast corale guidato dalla “perfettamente calzante” e “magistrale” Rose Byrne, e interpretato da Rory Scovel, Dierdre Friel e Paul Sparks. La serie è prodotta per Apple TV+ da Tomorrow Studios.

Siamo molto grate ad Apple, Tomorrow Studios e a tutti i nostri collaboratori creativi per la possibilità di far vivere Sheila in tutta la sua gloria“, hanno dichiarato la star e produttrice esecutiva Rose Byrne e la creatrice, sceneggiatrice e produttrice esecutiva Annie Weisman. “Con quest’ultima stagione, la saga in tre atti – ribellione, recupero e redenzione – di Sheila giunge a una meritata conclusione per lei e per i fan. Siamo molto orgogliose di condividere quest’ultimo capitolo con tutti“.

Nel corso delle tre avvincenti stagioni di ‘Physical’, siamo stati onorati di lavorare con Annie Weisman e Tomorrow Studios per portare sullo schermo il percorso di trasformazione e di emancipazione personale di Sheila Rubin attraverso la coraggiosa, commovente e spesso molto divertente interpretazione di Rose Byrne”, ha dichiarato Matt Cherniss, responsabile della programmazione per Apple TV+. “Siamo consapevoli dell’impatto che questo personaggio e questa storia hanno avuto sul pubblico di tutto il mondo e non vediamo l’ora che si uniscano a noi in questa esaltante cavalcata che culmina in un finale immensamente gratificante“.

Gli spettatori possono recuperare le stagioni precedenti di Physical, ora in streaming su Apple TV+. La terza stagione di Physical aggiunge al cast Zooey Deschanel, candidata agli Emmy e ai Grammy Award e vincitrice del Critics Choice Award, che interpreta “Kelly”, una star di sitcom che decide di entrare nella fiorente industria del fitness.

Ambientata in una San Diego dalle spiagge paradisiache negli anni ’80, “Physical” è una commedia dark con episodi dalla durata di mezz’ora che segue Sheila Rubin (Byrne), una casalinga soffocata e trascurata che sostiene la candidatura del marito intelligente ma controverso all’assemblea legislativa. Ma dietro le porte chiuse, Sheila ha una sua visione oscura e divertente della vita che raramente lascia vedere al mondo. Inoltre combatte una complessa serie di demoni personali legati all’immagine di sé… fino a quando non trova sfogo attraverso la fonte più improbabile: il mondo dell’aerobica. La seconda stagione ci ha mostrato come Sheila Rubin avesse lanciato con successo il suo primo video di fitness solo per poi incontrare alcuni nuovi e più grandi ostacoli sul suo cammino. È combattuta tra la lealtà verso suo marito (Rory Scovel) e i valori che rappresenta, e una pericolosa attrazione per qualcun altro. E poiché non è più la novità in città, si ritrova a dover affrontare nuovi e agguerriti concorrenti sulla strada per costruire un vero e proprio impero del fitness.

“Physical” è prodotta da Tomorrow Studios (una partnership di ITV Studios), ideata, scritta e prodotta da Annie Weisman, che è anche showrunner; questa serie è diretta da Stephanie Laing, che è anche produttrice esecutiva insieme a Marty Adelstein, Becky Clements  e Alissa Bachner per Tomorrow Studios, e Rose Byrne.

Oltre a “Physical”, potrete trovare Rose Byrne in “Platonic”, una nuova serie comedy Apple Original interpretata e prodotta da Byrne e Seth Rogen e co-creata, diretta e scritta da Nick Stoller e Francesca Delbanco, in anteprima venerdì 24 maggio su Apple TV+.

Physical 2 stagione: quando esce, trama, cast e streaming

Physical 2 stagione: quando esce, trama, cast e streaming

Physical 2 è la seconda stagione di Physical l’acclamata dark comedy con protagonista Rose Byrne, che è anche produttrice esecutiva. Dalla creatrice, scrittrice e produttrice esecutiva Annie Weisman.

Physical 2: quando esce e dove vederla in streaming

Physical 2 in streaming uscirà il prossimo 3 giugno con il primo episodio, seguito da un nuovo episodio settimanale, ogni venerdì su Apple TV+.

Physical 2: trama e cast

La seconda stagione ritrova la nostra eroina Sheila Rubin (Rose Byrne) che, dopo aver lanciato con successo il suo primo video di fitness, incontra nuovi e ancor più grandi ostacoli sul cammino. È combattuta tra la lealtà verso suo marito (Rory Scovel) e i valori che rappresenta, e una pericolosa attrazione per qualcun altro. E poiché non è più la novità in città, si ritrova a dover affrontare nuovi e agguerriti concorrenti sulla strada per costruire un vero e proprio impero del fitness.

Al cast della seconda stagione di Physical, oltre a Rose Byrne, Rory Scovel, Dierdre Friel, Della Saba, Lou Taylor Pucci e Paul Sparks, si unisce il vincitore del Critics Choice Award Murray Bartlett (“The White Lotus”) nel nuovo ruolo di Vincent ‘Vinnie’ Green, un carismatico istruttore di fitness, guru della perdita di peso e pioniere dello spot pubblicitario notturno.

Physical 2 uscita

Physical è prodotta da Tomorrow Studios (una partnership di ITV Studios), ideata, scritta e prodotta da Annie Weisman, che è anche showrunner; la serie è diretta da Stephanie Laing, che è anche produttrice esecutiva insieme a Marty Adelstein e Becky Clements per Tomorrow Studios, Alexandra Cunningham, John McNamara, Sera Gamble , Craig Gillespie e Rose Byrne.

Apple TV+ offre serie drammatiche e commedie, lungometraggi, documentari innovativi e intrattenimento per bambini e famiglie, ed è disponibile per la visione su tutti i tuoi schermi preferiti. Dopo il suo lancio il 1° novembre 2019, Apple TV+ è diventato il primo servizio di streaming di prodotti completamente originali lanciato in tutto il mondo, ha presentato in anteprima titoli originali e ha ricevuto il maggior numero di premi più rapidamente che altri servizi di streaming dal momento del loro debutto. Ad oggi, i film originali, i documentari e le serie di Apple hanno vinto 240 premi e ottenuto 950 nomination.

Phoenix: Eden17, trailer dell’adattamento da Osamu Tezuka presto su Disney+

0

Disney+ ha annunciato mercoledì che Studio 4°C è al lavoro su un film anime intitolato Phoenix: Eden17; si tratta di un nuovo progetto che adatterà il manga Phoenix di Osamu Tezuka per lo streaming esclusivo in tutto il mondo (tranne che nella Cina continentale) su Disney+ nel 2023.

L’anime segue la storia di una ragazza, Romi, e del suo compagno mentre lasciano la Terra devastata e si dirigono verso una nuova vita sul pianeta Eden17. Tuttavia, la vita è già estinta nel nuovo mondo, quindi Romi si ritrova a vivere una vita ancora più dura lì.

Phoebe Waller-Bridge: 10 cose che non sai sull’attrice

Phoebe Waller-Bridge: 10 cose che non sai sull’attrice

 Nel giro di pochi anni l’attrice e autrice Phoebe Waller-Bridge è diventata uno dei volti più richiesti dal grande e piccolo schermo. Da quando ha ottenuto il successo che meritava, si è infatti distinta non solo come un’interprete intelligente e brillante, ma anche come una scrittrice capace di donare unicità tanto alle sue storie quanto ai suoi personaggi. Ora che è impegnata in tanti nuovi progetti, il suo futuro nell’industria dello spettacolo sembra decisamente consolidato.

Ecco 10 cose che non sai di Phoebe Waller-Bridge.

Phoebe Waller-Bridge: i suoi film e le serie TV

1. Ha recitato in alcuni celebri film. Già all’inizio della sua carriera l’attrice ha avuto modo di recitare, pur se in ruoli più o meno piccoli, in alcuni film di grande successo come Albert Nobbs (2011) e The Iron Lady (2011). In seguito ha recitato anche in Un amore per caso (2015) e Vi presento Christopher Robin (2017). Nel 2018 interpreta il droide L3-37 nel film Solo: A Star Wars Story, mentre nel 2023 tornerà al cinema con un ruolo ancora sconosciuto nell’atteso Indiana Jones 5.

2. Ha recitato per la televisione. La Waller-Bridge è maggiormente nota per le tante serie televisive in cui ha recitato, a partire da Doctors (2009), The Café (2011-2013) e Glue (2014). Ottiene poi un ruolo di maggior rilievo in Broadchurch (2015), per poi consacrarsi grazie a Fleabag (2016-2019). Ha poi recitato in Crashing (2016), His Dark Materials (2020), Run – Fuga d’amore (2020) e Staged (2021). Attualmente ha in programma nuove serie, di cui una ancora senza titolo per Amazon e una chiamata Screenshot.

3. È un’apprezzata sceneggiatrice e produttrice. Oltre ad essersi distinta come attrice, la Waller-Bridge è una sceneggiatrice particolarmente apprezzata. Ha dato prova delle sue capacità nella scrittura con le serie Crashing, Fleabag e Killing Eve, da lei anche ideate e prodotte. Ha poi partecipato alla sceneggiatura del film No Time To Die, mentre per la serie Run ha svolto unicamente il ruolo di produttrice.

Phoebe Waller-Bridge Broadchurch

Phoebe Waller-Bridge non è su Instagram

4. Non è presente sul celebre social. A differenza di molti suoi colleghi, l’attrice ha scelto di non possedere un proprio profilo sul social network Instagram. La Waller-Bridge ha infatti dichiarato di non apprezzare particolarmente questo tipo di piattaforme e di non esserne interessata, preferendo mantenere per sé aspetti della sua vita che altrimenti finirebbero alla mercé di tutti. I suoi fan possono però seguire alcune profili a lei dedicati, con foto e notizie sulle sue attività da attrice.

Phoebe Waller-Bridge in Broadchurch

5. Ha recitato nella seconda stagione della serie. Nel 2015 l’attrice ottiene uno dei suoi primi ruoli di rilievo nella serie Broadchurch, recitando in 8 episodi della seconda stagione nel ruolo di Abby Thompson. Grazie alla sua interpretazione inizia ad ottenere una prima notorietà nonché a stringere amicizia con l’attrice Olivia Colman, con cui reciterà poi in altri progetti inclusa la serie Fleabag.

Phoebe Waller-Bridge e No Time To Die

6. È stata sceneggiatrice del film. Phoebe Waller-Bridge, anche se in ritardo rispetto agli altri, è stata aggiunta al team di sceneggiatori del film No Time To Die, il nuovo capitolo della saga di James Bond. Il protagonista Daniel Craig ha affermato di aver personalmente voluto la Waller-Bridge perché la considera una grande scrittrice e voleva il suo contributo per affinare la sceneggiatura e rafforzare i dialoghi. La Waller-Bridge è inoltre la seconda sceneggiatrice donna accreditata per aver scritto un film di James Bond dopo la sceneggiatrice irlandese Johanna Harwood, che contribuì alla scrittura di Agente 007 – Licenza di uccidere (1962) e Agente 007, dalla Russia con amore (1963).

Phoebe Waller-Bridge e Killing Eve

7. È l’ideatrice della serie. Un’altro dei più celebri prodotti televisivi ideati e scritti dalla Waller-Bridge è la serie Killing Eve, dove due assassine interpretate da Sandra Oh e Jodie Comer diventano ossessionate l’una dall’altra. Waller-Bridge ha sceneggiato alcuni episodi e la sua fama ha permesso al progetto di avvalersi delle due celebri attrici protagoniste, le quali hanno accettato i rispettivi ruoli in quanto fan dell’autrice.

Phoebe Waller-Bridge Instagram

Phoebe Waller-Bridge e Fleabag

8. Era nato come spettacolo teatrale. L’attrice deve molta della sua popolarità alla serie Fleabag, composta da due stagioni. Questa è l’adattamento dall’omonimo spettacolo teatrale scritto dalla stessa Waller-Bridge e messo in scena con grande successo ad Edimburgo nel 2013. L’idea iniziale del personaggio di Fleabag è nata da una sfida con un amico, in cui Waller-Bridge era stata costretta a creare uno sketch per un evento di stand-up di 10 minuti. Il lungo monologo attraverso cui la protagonista si racconta è stato dunque poi esteso e aggiustato al fine di diventare un prodotto televisivo.

9. Ha affermato che non ci sarà una nuova stagione. Il finale della seconda stagione di Fleabag aveva tutta l’aria di essere un addio e infatti la Waller-Bridge ha poi confermato che una terza stagione non ci sarà. In molti hanno sperato che l’attrice cambiasse idea ma ad oggi ciò non sembra essere avvenuto. I molti progetti in cui lei è ora impegnata, inoltre, rendono difficili nuovi discorsi a riguardo e pertanto la serie sembra destinata a concludersi proprio con la sua seconda stagione.

Phoebe Waller-Bridge: eta e altezza dell’attrice

10. Phoebe Waller-Bridge è nata a Londra il 14 luglio del 1985. L’attrice è alta complessivamente 1,77 metri.

Fonte: IMDb

Phoebe Waller-Bridge svela le modifiche allo script di Bond 25

0
Phoebe Waller-Bridge svela le modifiche allo script di Bond 25

Forse non tutti sanno (o ricordano) che Phoebe Waller-Bridge, star di Killing Eve e Fleabag, figura tra gli sceneggiatori di No Time to Die, l’attesissimo Bond 25 che segnerà l’ultima apparizione di Daniel Craig nei panni dell’iconico agente segreto. In una recente intervista emersa grazie a The Independent, l’attrice, sceneggiatrice e commediografa ha rivelato nel dettaglio qual è stato il suo effettivo apporto allo script del film diretto da Cary Joji Fukunaga.

L’attrice ha parlato di un intervento sui dialoghi e su diverse scene, menzionando anche uno scambio continuo di opinioni con Daniel Craig, coinvolto in tutte le fase del progetto, incluso il brano portante della colonna sonora affidato a Billie Eilish:

“Mi è stato chiesto di scrivere dei dialoghi brillanti e di proporre alcune modifiche”, ha spiegato Phoebe Waller-Bridge. “Mi hanno consegnato diverse scene dicendo: ‘Puoi scrivere un’alternativa per questa? Hai un’altra idea? Come potrebbero svolgersi o come potrebbero chiudersi?’. Il mio compito era quello di fornire una serie di opzioni, poi loro avrebbero considerato quelle che ritenevano più adatte. C’erano molte persone impegnate in questo processo di scrittura, come il regista. E prima di me c’erano stati altri che avevano lavorato alla storia.”

All’inizio la sceneggiatura di Bond 25 era stata affidata dagli “storici” Neal Purvis e Robert Wade. In seguito al coinvolgimento di Danny Boyle nel progetto, è subentrato alla sceneggiatura John Hodge. Dopo l’uscita di scena del regista di Traninspotting, Purvis e Wade sono stati richiamati dalla produzione a rimaneggiare lo script insieme al nuovo regista ingaggiato, ossia Fukunaga. Successivamente, venne approvata una riscrittura completa da Paul Haggis (Casino Royale e Quantum of Solace) e poi da Scott Z. Burns. L’ingresso della Waller-Bridge nel team per un nuovo processo di riscrittura – ingresso fortemente voluto da Craig –  risale ad aprile dello scorso anno.

LEGGI ANCHE – No Time to Die: Daniel Craig difende Phoebe Waller-Bridge da un giornalista

Il film, atteso nelle sale l’8 aprile 2020, vede nel cast Daniel Craig (James Bond), Ralph Fiennes (M), Naomie Harris (Eve Moneypenny), Ben Whishaw (Q), Rory Kinnear (Bill Tanner) e Jeffrey Wright (Felix Leiter). Le new entry del cast sono invece Rami MalekBilly Magnussen, Lashana Lynch e Ana de Armas.

Vi ricordiamo che la produzione ha assunto Phoebe Waller-Bridge per “ravvivare” lo script di Bond 25 sotto speciale richiesta di Craig, grande fan di Fleabag e Killing Eve, le due serie prodotte e scritte dall’attrice. Era dal 1963 (l’ultima fu Johanna Hardwood con Dr. No e From Russia With Love) che la casa di produzione non assumeva una donna per dare voce ai personaggi del franchise, una scelta oggi più che mai “rilevante”.

In No Time To Die, Bond si gode una vita tranquilla in Giamaica dopo essersi ritirato dal servizio attivo. Il suo quieto vivere viene però bruscamente interrotto quando Felix Leiter, un vecchio amico ed agente della CIA, ricompare chiedendogli aiuto. La missione per liberare uno scienziato dai suoi sequestratori si rivela essere più insidiosa del previsto, portando Bond sulle tracce di un misterioso villain armato di una nuova e pericolosa tecnologia.

Phoebe Waller-Bridge sul futuro di Indiana Jones e sul nuovo film di Tomb Raider

0

Harrison Ford potrebbe pure aver appeso la fedora al chiodo, ma sembra che Phoebe Waller-Bridge possa essere la sua naturale erede, stando a quanto vediamo in Indiana Jones e il Quadrante del Destino. Dal momento che il franchise del professore archeologo ha una serie Disney+ in programma, sembra ovvio che Waller-Bridge stia raccogliendo il testimone di Ford.

Tuttavia, l’attrice e sceneggiatrice ha risposto: “Non ne ho mai sentito parlare!” quando le è stato chiesto se potesse essere lei la protagonista dello show annunciato dalla piattaforma. Memori del successo di Fleabag di Prime Video, invece, c’è grande attesa per il ritorno di Phoebe Waller-Bridge alla piattaforma. Una nuova serie ha avuto il via libera nel marzo 2022 e le riprese sarebbero state effettuate alla fine di quell’anno. Poi, a gennaio, ha rinnovato il suo accordo generale con lo streamer con un adattamento in serie del romanzo di Claudia Lux, Sign Here, che è in fase di sviluppo.

In occasione della premiere di Indiana Jones e il Quadrante dei Destino, Phoebe Waller-Bridge ha dichiarato: “Al momento è tutto fermo, dato lo sciopero degli sceneggiatori, quindi ci prendiamo tutti una pausa. Ma se tutto si risolve, sono più concentrata sul lavoro a Tomb Raider.”

Amazon Studios a gennaio ha contattato Waller-Bridge per scrivere una serie TV come parte di un potenziale universo di Tomb Raider che avrebbe abbracciato televisione, film e giochi. Sembra quindi che al momento la priorità sia questa.

Indiana Jones e il Quadrante del Destino – leggi la recensione

Insieme a Harrison Ford, il cast di Indiana Jones e il Quadrante del Destino include Phoebe Waller-Bridge (Fleabag), Antonio Banderas (Dolor y gloria), John Rhys-Davies (I predatori dell’arca perduta), Toby Jones (Jurassic World – Il regno distrutto), Boyd Holbrook (Logan – The Wolverine), Ethann Isidore (Mortale) e Mads Mikkelsen (Animali Fantastici – I segreti di Silente). Il film vedrà Indy intento a scoprire un artefatto che può apparentemente riavvolgere e manipolare il tempo, particolarmente ambito da un ex nazista ora scienziato presso la Nasa, dove si sta intanto progettando lo sbarco sulla luna.

Diretto da James Mangold (Le Mans ‘66 – La grande sfidaLogan – The Wolverine) e con una sceneggiatura scritta da Jez Butterworth & John-Henry Butterworth e David Koepp e James Mangold, basata sui personaggi creati da George Lucas e Philip Kaufman, il film è prodotto da Kathleen Kennedy, Frank Marshall e Simon Emanuel, mentre Steven Spielberg e George Lucas sono i produttori esecutivi. La colonna sonora è composta ancora una volta da John Williams, che ha firmato le musiche di ogni avventura di Indiana Jones a partire dall’originale I predatori dell’arca perduta nel 1981.

Phoebe Waller-Bridge protagonista di Indiana Jones 5

0
Phoebe Waller-Bridge protagonista di Indiana Jones 5

Sarà Phoebe Waller-Bridge ad affiancare, nel ruolo di protagonista femminile, Harrison Ford in Indiana Jones 5. Ad annunciarlo è la Lucasfilm, lo apprendiamo da Variety.

James Mangold sarà il regista del film al posto di Steven Spielberg, che invece aveva diretto tutti gli altri capitoli precedenti della saga. A bordo del progetto torna invece John Williams, già compositore dell’iconica colonna sonora che accompagna il personaggio da 40 anni.

“Sono davvero emozionato di iniziare questa nuova avventura, e collaborare con una squadra dei sogni formata da grandi filmmaker – ha dichiarato Mangold – Steven, Harrison, Kathy, Frank e John sono i miei eroi artistici, quando ci aggiungi anche Phoebe, un’attrice abbagliante, una voce creativa brillante e la chimica che lei porterà al progetto senza ombra di dubbio, non posso fare a meno di sentirmi felice come lo stesso Indiana Jones.”

Ricordiamo che le riprese di Indiana Jones 5 dovrebbero partire in primavera. Prima dell’ingaggio di Mangold, la sceneggiatura era stata affidata a David Koepp,  he ha poi lasciato il progetto insieme a Spielberg. Prima di Koepp, anche Jonathan Kasdan (figlio dello sceneggiatore de I predatori dell’arca perduta, Lawrence Kasdan) aveva messo le mani sullo script. L’uscita nelle sale del film è già stata posticipata diverse volte: inizialmente previsto per il 19 Luglio 2019, il film è stato rinviato prima al 10 Luglio 2020, poi al 9 Luglio 2021 e infine al 29 Luglio 2022.

Indiana Jones è una saga cinematografica basata sulle avventure dell’immaginario archeologo ideato da George Lucas. La saga, con Harrison Ford nel ruolo di Indiana Jones, è iniziata nel 1981 con la distribuzione del film I predatori dell’arca perduta. Un prequel intitolato Indiana Jones e il tempio maledetto è uscito nel 1984, mentre il sequel Indiana Jones e l’ultima crociata nel 1989. Un quarto film, Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, è uscito nei cinema nel 2008. I film sono stati tutti diretti da Steven Spielberg.

Phoebe Waller-Bridge parla della serie Prime Video su Tomb Raider

0

Phoebe Waller-Bridge, fan di lunga data di Tomb Raider, ha parlato dell’adattamento di Lara Croft per la sua prossima serie Prime Video. Ad aprile – prima dello sciopero in corso della Writers Guild of America (WGA) – Waller-Bridge si è seduto con Joy Press di Vanity Fair.

Durante l’intervista appena pubblicata, Phoebe Waller-Bridge ha discusso dello sviluppo dell’imminente serie di Tomb Raider, così come della sua dipendenza adolescenziale dai videogiochi originali. “I miei genitori erano molto intelligenti perché in realtà non mi limitavano. Potevano percepire che mi sarei semplicemente messo a terra, e l’ho fatto “, ha detto Waller-Bridge. “Ho messo via la PlayStation e ho pensato, ‘Non devo farlo perché devo scrivere, leggere e fare altre cose.”

L’amore di Phoebe Waller-Bridge per Lara Croft

Nonostante abbia appeso il suo controller PlayStation, Waller-Bridge ha mantenuto un amore per il personaggio di Lara Croft. “Aveva un atteggiamento. Era molto deliberata in quello che voleva fare“, ha detto l’allume di Solo: A Star Wars Story. “Tutto è cambiato quando si sono resi conto che potevano commercializzarla come un sex symbol.” Tuttavia, Waller-Bridge si è tuffato di nuovo in Tomb Raider durante la pandemia di coronavirus (COVID-19). Quindi, sembrava destino quando Amazon le ha chiesto di scrivere un adattamento per il piccolo schermo.

Dio, mi è sembrato letteralmente che quell’adolescente in me dicesse: fai la cosa giusta per lei, fai la cosa giusta per Lara!” Waller-Bridge ha ricordato. “L’opportunità di avere, come dicevamo prima, un personaggio d’azione femminile… Avendo lavorato a [James] Bond e avendo lavorato come attrice in [Indiana Jones e il quadrante del destino], mi sento come se stessi preparando tutto a questo. E se potessi prendere le redini di un franchise d’azione, con tutto quello che ho imparato, con un personaggio che adoro, e anche solo riportare un po’ di quell’atmosfera anni ’90?

I pensieri di Phoebe Waller Bridge sul riavvio di Tomb Raider

La stampa ha chiesto a Waller-Bridge se fosse riluttante a contribuire all’attuale tendenza di remake e riavvii a Hollywood. “Sento che quando lavori nel settore, devi cavalcare le onde e appoggiarti“, ha risposto Waller-Bridge. “C’è spazio per fare qualcosa di veramente molto pericoloso. E se posso fare qualcosa di pericoloso ed eccitante con Tomb Raider, ho già un pubblico di persone che amano Lara e spero che continueranno a farlo. E questa è una posizione molto insolita in cui trovarsi. È il vecchio cavallo di Troia”.

In particolare, come scrittrice, Phoebe Waller-Bridge non è estranea a fare riferimento al seno nelle sue opere. Tuttavia, a quanto pare c’è stato un acceso dibattito nella stanza degli scrittori di Tomb Raider sul fatto che Lara dovesse avere la sua classica figura procace o una corporatura atletica in linea con i giochi più moderni. La posizione di Waller-Bridge sulla questione è chiara. “È una tombaroliera, quindi è incredibilmente in forma“, ha detto. “Deve infilarsi continuamente attraverso minuscole fessure rocciose. È un’esperienza diversa infilarsi in una piccola fessura rocciosa quando hai le tette più grandi rispetto a quando hai le tette più piccole”.

Tomb Raider torna in live-action

Il franchise di videogiochi Tomb Raider è composto da 12 giochi della serie principale e una serie di spin-off. Il gioco originale è stato rilasciato nel 1996 e ha generato otto follow-up fino al 2008. Il franchise è stato riavviato con un nuovo gioco della serie principale nel 2013, che si sarebbe rivelato il primo capitolo di una trilogia che si è conclusa nel 2018.

Il franchise è stato adattato per la prima volta in live-action tramite il film della Paramount del 2001 Lara Croft: Tomb Raider, basato sui primi giochi e interpretato da Angelina Jolie nei panni di Lara Croft. La Jolie ha ripreso il suo ruolo per il sequel del 2003, Lara Croft: Tomb Raider – The Cradle of Life. MGM e Warner Bros. hanno riavviato la serie live-action con il film del 2018 Tomb Raider. Interpretato da Alicia Vikander nei panni di Lara Croft, il film del 2018 era basato principalmente sul gioco di riavvio del 2013.

Nel gennaio 2023, è arrivata la notizia che Amazon, il nuovo editore dei videogiochi Tomb Raider, aveva contattato Waller-Bridge per scrivere un adattamento della serie live-action per Prime Video. Secondo quanto riferito, Amazon sta anche sviluppando un nuovo film di Tomb Raider, che si collegherà sia alla serie Prime Video che al prossimo gioco di Tomb Raider come parte di un universo condiviso.

Phoebe Tonkin: 10 cose che non sai sull’attrice

0
Phoebe Tonkin: 10 cose che non sai sull’attrice

Phoebe Tonkin è una di quelle attrici che ha contribuito ha cambiare il volto delle serie tv, grazie anche alle sue brillanti performance. L’attrice pratica questo mestiere sin da ragazza e ha sempre dimostrato di non aver mai sbagliato nel scegliere i propri ruoli, diventando molto apprezzata.

Ecco dieci cose da sapere su Phoebe Tonkin.

Phoebe Tonkin serie

Phoebe Tonkin serie1. Una vita contraddistinta dalle serie. La sua carriera nasce grazie al piccolo schermo, ambito in cui inizia a recitare nel 2006 grazie alla serie H2o, restandovi fino al 2010. In seguito, ha lavorato in Packed to the Rafters (2009-2010), Home and Away (2010), The Secret Circle (2011-2012), The Vampire Diaries (2012-2013) e Stalker (2015). Tra i suoi ultimi lavori vi sono Pillow Talk (2017), Safe Harbour (2018), The Affair: Una relazione pericolosa (2018), The Originals (2013-2018) e Bloom (2019). Nel 2020 l’attrice Penny in Westworld – Dove tutto è concesso. e nella seconda stagione di Bloom,

2. Ha lavorato anche in alcuni film. L’attrice non ha prestato la sua opera solo ed elusivamente per il piccolo schermo, ma ha lavorato anche in alcuni film di un certo rilievo. Nel 2010 ha debuttato sul grande schermo in Il domani che verrà – The Tomorrow Series (2010), per poi proseguire con Shark 3D (2012), The Ever After (2014), Take Down (2016) e The Place of No Words (2019). Inoltre, ha lavorato anche per i cortometraggi Cul de Sac (2016) e Final Stop (2018). Nel 2021 interpreterà Brenda Stone in We Are Gathered Here Today, Gwen nel film Night Shift. Nel 2022 invece farà parte del cast di Transfusion e nell’atteso film Babylon di Damien Chazelle.

3. È anche regista e sceneggiatrice. Oltre che lavorare intensamente sui suoi talenti attoriali, l’attrice si è dedicata anche ad altre attività, come la regia e la sceneggiatura. Infatti, ha scritto e dirigerà un corto, attualmente in fase di pre-produzione, dal titolo Furlough.

Phoebe Tonkin Instagram

4. Ha un profilo molto seguito. L’attrice ha aperto un proprio profilo Instagram che è seguito con successo da qualcosa come 5 milioni di persone. La sua bacheca è un tripudio di immagini che la vedono spesso protagonista tra momenti di lavoro, viaggio o svago, senza contare le foto che ritraggono nelle vesti di ballerina, una delle sue più grandi passioni.

Phoebe Tonkin e Paul Wesley

5. Sono stati fidanzati diversi anni. Lei e Paul Wesley si sono conosciuti sul set di The Vampire Diaries e si sono innamorati. Una storia abbastanza comune per chi frequenta certi ambiti, che a volte tende a durare poco. Eppure, la loro storia ha preso subito il via e sono stati fidanzati dal 2013 al 2017, hanno in cui, purtroppo, si sono lasciati.

Phoebe Tonkin fidanzato

6. Non è chiaro se ad oggi sia single. Un paio di anni fa, l’attrice era stata pizzicata in compagnia di Charlie McDowell, ex fidanzato di Rooney Mara, mentre si trovavano in aeroporto. Dal quel momento si è capito che i due si stavano frequentando, ma non è chiaro se lo stiano facendo anche di recente.

7. Ha avuto diversi fidanzati famosi. Sembra che l’attrice abbia avuto dei fidanzati per nulla comuni e, anzi, molto famosi. Dal 2006 al 2008 ha avuto una storia con Tom Felton (Draco Malfoy della saga di Harry Potter), mentre si sarebbe frequentata per qualche mese con il collega Xavier Samuel. Inoltre, tra i vari flirt che le sono stati attribuiti, ci sarebbero quelli con Ed Westwick, Joseph Gordon-Levitt e Chris Zylka.

Phoebe Tonkin in The Originals

Phoebe Tonkin The Originals8. Vedere dirigere gli altri le ha fatto venire voglia di essere anche regista. Phoebe ha rivelato si essersi sentita molto ispirata dai suoi colleghi che hanno praticato la regia e la sceneggiatura, tanto da voler praticare lei stessa questi due ambiti.

9. Ha ritrovato delle sue vecchie colleghe. Sul set di The Originals, l’attrice si è trovata a recitare con delle colleghe che aveva lasciato dopo la fine di H2o. infatti, ha rincontrato Claire Holt, che nella serie era una sirena come lei, mentre Andrew Less era apparso come guest star.

Phoebe Tonkin: età e altezza

10. Phoebe Tonkin è nata il 12 luglio del 1989 a Sydney, in Australia, e la sua altezza complessiva corrisponde a 172 centimetri.

Fonti: IMDb, Collider, Ranker, Daily Mail

Phoebe Dynevor, chi è? Curiosità sulla protagonista di Bridgerton

Il 2020 è stato un anno abbastanza nefasto per tutti e anche il settore dell’intrattenimento ne ha purtroppo risentito. Con cinema e teatri chiusi, le piattaforme digitali sono diventate il canale principale di diffusione di nuovi contenuti come film, serie tv, concerti e documentari. Inoltre, piattaforme come Netflix, hanno investito ancora di più sulla creazione di contenuti originali tra cui serie come Racthed, Dash and Lily, Cursed, La Regina degli Scacchi e film come The Old Guard, Enola Holmes, Rebecca, The Prom. Tra i tantissimi nuovi progetti targati Netflix, ce n’è uno in arrivo che porta la film di Shonda Rhimes, mamma dell’intrattenimento seriale. Si tratta di Bridgerton, una serie in costume che ha una nuova protagonista d’eccellenza Phoebe Dynevor.

Famosa principalmente nel Regno Unito, l’attrice ha una discreto curriculum alle spalle ma, è molto probabile che Bridgerton rappresenti la svolta decisiva nella sua carriera. Venite quindi a scoprire insieme a noi tutto quello che c’è da sapere su Phoebe Dynevor.

Phoebe Dynevor film e serie tv

Phoebe Dynevor, età 25 anni, nasce il 17 aprile del 1995 a Manchester nel Regno Unito ed è figlia dello scrittore Tim Dynevor e dell’attrice Sally Dynevor. Sorella maggiore di Samule e Harriet, Phoebe si approccia alla recitazione sin da piccola. Grazie alla madre Sally, cresce circondata dall’arte e, merito anche dell’educazione ricevuta alla Cheadle Hulme School, a soli quattordici anni riceve il suo primo ingaggio.

Nel 2009 Phoebe viene scelta per entrare a far parte dell cast della famosa serie britannica Waterloo Road. Creata da Ann McManus e Maureen Chadwick per la BBC One, la serie è ambientata nell’omonimo istituto comprensivo e segue le storie di studenti e insegnanti. La serie va in onda per la prima volta nel 2006 e finisce la sua corsa nel 2015, contando al suo attivo ben 10 stagioni e 200 episodi.

A causa dell’esaurimento nervoso del preside, il vicepreside Jack Rimmer (Jason Merrells) viene promosso e prende il controllo della Waterloo Road. Purtroppo per lui il lavoro sembra essere più duro del previsto. La scuola è infatti a rischio chiusura a causa della cattiva condotta dei suoi studenti e delle voci sul suo predecessore. Rimmer dovrà tentare di riportare la Waterloo Road sulla retta via e raddrizzare i suoi studenti perduti.

Nella serie, oltre al corpo studenti e al preside, ci sono moltissimi studenti le cui storie sono le più disparate e che cambiano da stagione a stagione. Ad esempio, Phoebe Dynevor in Waterloo Road arriva solo nel 2009, in occasione della quinta stagione. Nella serie l’attrice quattordicenne interpreta Siobhan Mailey, una ragazza di bell’aspetto proveniente da una famiglia ricca e che guarda alla Waterloo Road con un certo snobismo. Facendo fatica inizialmente a integrarsi, Siobhan decide di entrare in una gang femminile, finendo per commettere azioni di cui si pentirà. [fonte: Fandom]

Phoebe Dynevor in Snatch

Grazie all’esperienza di Waterloo Road, serie in cui resta per tutta la sua quinta stagione, Phoebe continua spedita la sua carriera. Negli anni successivi, infatti, l’attrice partecipa a diverse serie, per la maggior parte britanniche, come Monroe (2011), Prisoners’ Wives (2012-2013), The Village (2014), The Musketeers (2015), Dickensian (2015-2016), Younger (2017-in corso) e Snatch (2017-2018).

Quest’ultima è una serie anglo-americana tratta dall’omonimo film del 2000, Snatch, scritto e diretto da Guy Ritchie, ispirata a fatti realmente accaduti. La serie, creata da Alex De Rakoff, è andata in onda su Sony Crackle – canale on demand della Sony Entertainment – dal 2017 al 2018 per un totale di 2 stagioni e 20 episodi.

https://www.instagram.com/p/BnL2ZGdhoFv/?utm_source=ig_web_copy_link

La serie Snatch, così come i film, è ambientata nella Londra degli anni novanta e segue le vicende di un gruppo di giovani truffatori, tutti più o meno ventenni, alle prese con un camion pieno di lingotti d’oro rubati. Convinti di poterla fare franca, ben presto i ragazzi si troveranno a dover aver a che fare con il mondo del crimine organizzato londinese.

I protagonisti della serie sono Albert Hill (Luke Pasqualino), figlio del famoso ladro Vic (Dougray Scott) ormai in galera da quindici anni. Albert è un piccolo spacciatore che vive la vita un giorno alla volta. A fargli da spalla nelle sue avventure ci sono Charlie Cavendish-Scott (Rupert Grint), figlio di nobili decaduti, e Billy Ayres (Lucien Laviscount) un pugile gitano che con gli amici trucca gli incontri di box. Insieme, i tre ragazzi cercano di far fortuna con le scommesse ma purtroppo finiscono col pestare i piedi a Sonny Castillo (Ed Westwick), un gangster locale che, truffato dal trio, adesso rivuole i suoi soldi.

Nella serie Phoebe Dynevor interpreta Lotti Mott, fidanzata di Sonny Castillo ma alleata segreta di Albert e Charlie.

Phoebe Dynevor in Bridgerton: la nuova serie di Shonda Rhimes

Ma lasciamo definitivamente le atmosfere criminali della Londra degli anni novanta e torniamo indietro nel tempo di più di duecento anni. La bella Phoebe Dynevor, infatti, è la protagonista della nuova serie in costume targata Netflix e prodotta niente di meno che dalla regina della tv americana, Shonda Rhimes.

La serie in questione, dal titolo Bridgerton, creata da Chris Van Dusen e prodotta da Shonda, si ispira sulla serie di romanzi di Julia Pottinger, tutti pubblicati tra il 2000 e il 2013 con lo pseudonimo di Julia Quinn. I romanzi della Bridgerton Series sono 9 in tutto e sono ambientati nella Regency Era inglese, detta anche Età della Reggenza, periodo che va dal 1811 al 1820, ultima fase dell’Era Georgiana. In quegli anni Re Giorgio III, a causa della sua malattia, viene riconosciuto inabile al governare e per un breve periodo la reggenza del regno viene affidata a suo figlio, il Principe di Galles, Giorgio Augusto Federico. Nel 2022 l’attrice è tornata per la seconda stagione della serie Bridgerton.

Gli anni della reggenza del Principe Giorgio sono particolarmente felici, segnati da una schiacciante vittoria britannica nelle guerre napoleoniche e caratterizzati da una cultura vivace e florida ma anche dagli intollerabili eccessi dell’aristocrazia. In questo periodo così contraddittorio, si inseriscono i romanzi di Julia Quinn che, nel dettaglio, sono:

  • The Duke and I (2000)
  • The Viscount Who Loved Me (2000)
  • An Offer From A Gentleman (2001)
  • Romancing Mister Bridgerton (2002)
  • To Sir Phillip, With Love (2003)
  • When He Was Wicked (2004)
  • It’s In His Kiss (2005)
  • On the Way to the Wedding (2006)
  • The Bridgertons: Happily Ever After (2013)

leggi anche: Amybeth McNulty, chi è? Curiosità sull’attrice di Chiamatemi Anna

La serie Bridgerton, disponibile dal 25 dicembre su Netflix, è ambientata quindi nella Londra del 1813 ed è il racconto di una stagione fatta di feste, balli e storie d’amore. La giovane Daphne Bridgerton (Phoebe Dynevor), figlia di una delle più potenti famiglie dell’aristocrazia inglese, è pronta per fare il suo debutto in società. Questo evento, oltre a segnare il passaggio della ragazza all’età adulta, è uno step fondamentale e che deciderà il suo futuro.

Il mercato matrimoniale è assai competitivo e ogni giovane nobildonna inglese aspira ad accaparrarsi lo scapolo più in vista. Ovviamente, mentre le famiglie delle rispettive candidate guardano al debutto con occhio cinico e calcolatore, molte delle ragazze vogliono semplicemente partecipare alle feste e innamorarsi. Ma c’è chi si diverte a creare scompiglio nell’alta società.

https://www.instagram.com/p/CHtFMYHhsDf/?utm_source=ig_web_copy_link

La potente e misteriosa Lady Whistledown – interpretata da Julie Andrews ma solo come voce narrante -, stanca dei noioso debutti in società, infarciti di finto perbenismo e buone maniere, crea un divertente diversivo. Periodicamente, durante la stagione delle debuttanti, fa uscire un pamphlet scandalistico, che rivela i segreti più torbidi dell’aristocrazia, sconvolgendo vite e intere famiglie e cambiando continuamente le carte in tavola.

In una Londra frivola che ricorda molto le atmosfere del film L’importanza di Chiamarsi Ernest, c’è chi dietro le quinte muove astutamente i fili dei burattini dell’alta società un po’ come la Marchesa de Merteuil de Le Relazioni Pericolose.

Phoebe Dynevor Instagram

Per seguire la carriera di Phoebe Dynevor e saperne di più sulla sua vita privata, vi consigliamo di seguire il suo account ufficiale Instagram. In più, se volete aggiornamenti sulla nuova serie Bridgerton, in arrivo il 25 dicembre, seguiti anche gli account ufficiali di Netflix US e Bridgerton Netflix.

Fonte: Wiki, IMDB, Fandom

Phoebe Dynevor si unisce a Jake Gyllenhaal nel nuovo film di M. Night Shyamalan

0

Come riportato da Deadline, l’attrice Phoebe Dynevor è in trattative per recitare accanto a Jake Gyllenhaal nel prossimo film di M. Night Shyamalan, un thriller romantico e soprannaturale basato su una storia originale co-creata da Shyamalan e dallo scrittore di bestseller Nicholas Sparks. Come precedentemente riportato, Shyamalan e Sparks stanno infatti scrivendo indipendentemente una sceneggiatura e un romanzo, rispettivamente, basati sulla stessa storia originale. Attualmente, non è noto quali ruoli i due attori andranno a ricoprire all’interno del film.

Entrambi i progetti si baseranno sullo stesso concetto e sulla stessa serie di personaggi, ma adattati ai rispettivi medium. Shyamalan e Ashwin Rajan produrranno attraverso la Blinding Edge Pictures, insieme a Theresa Park, partner di lunga data di Sparks, e Marc Bienstock. Sparks è anche produttore esecutivo. La Blinding Edge Pictures di Shyamalan produrrà il film, che è in trattative con la Warner Bros per l’uscita nelle sale. Al momento, non c’è ancora una data di uscita per il film, né è chiaro quando potrebbe arrivare in sala.

Conosciuta soprattutto per il suo ruolo da star in Bridgerton e per il ruolo acclamato dalla critica in Fair Play, Phoebe Dynevor ha davanti a sé un anno impegnativo che comprende anche il thriller Beneath the Storm, in uscita nel corso dell’anno, mentre recentemente ha concluso la produzione della commedia dark Famous di A24, dove recita al fianco di Zac Efron. Si attendono ora maggiori informazioni su questo misterioso progetto targato Shyamalan-Sparks, un lavoro su cui non si hanno ancora notizie ma che ha già generato grande curiosità.

Phoebe Dynevor riflette sul provino di Lois Lane per Superman: Legacy

0

La star di Fair Play, Phoebe Dynevor, è stata una delle poche attrici che sono riuscite a partecipare alle selezioni finali per il ruolo di Lois Lane nel film attesissimo del 2025 Superman: Legacy. Pur non avendo ottenuto il ruolo, la Dynevor ha dichiarato di essersi divertita molto durante il processo.

Parlando con Variety, la Dynevor ha riflettuto sul periodo in cui ha cercato di diventare la Lois Lane dell’Universo DC. La Dynevor ha descritto come le audizioni siano state piuttosto veloci e ha anche elogiato il personaggio di Lane come cervello e coraggio della relazione.

È stato un turbine e poi ho capito che era finita, ma è stato fantastico“, ha detto Dynevor del processo di audizione. “Lei salva Superman. È il cervello; in realtà è l’impavida“.

Superman: Legacy, tutto quello che sappiamo sul film

Superman: Legacy, scritto e diretto da James Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi. Il casting, come già detto, ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. María Gabriela De Faría sarà il villain “The Engineer”. Superman sarà supportato da Lanterna Verde (Nathan Fillion), Hawkgirl (Isabela Merced), Mister Terrific (Edi Gathegi) e Metamorpho (Anthony Carrigan). Nicholas Hoult sarà invece Lex Luthor.

Il film è stato anche descritto come una “storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. È però confermata anche la presenza della Fortezza della Solitudine. Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori e ciò ha permesso al film di non subire particolari ritardi. Ad oggi, infatti, è confermato che Superman: Legacy rispetterà la data di uscita prevista, arrivando in sala l’11 luglio 2025. Le riprese dovrebbero invece avere inizio a marzo 2024.

Phoebe Dynevor in trattative per il nuovo film di Tommy Wirkola

0
Phoebe Dynevor in trattative per il nuovo film di Tommy Wirkola

Phoebe Dynevor è in trattative per recitare in un thriller senza titolo sugli squali prodotto da Sony Pictures con la regia di Tommy Wirkola (Violent Night). Mentre i dettagli della trama sono tenuti nascosti, la produzione inizierà in Australia quest’estate. Adam McKay e Kevin Messick produrranno il film sugli squali sotto la loro bandiera Hyperobject Industries.

Phoebe Dynevor è meglio conosciuta per il ruolo di Daphne Bridgerton nelle prime due stagioni della serie Netflix Bridgerton. Recentemente ha recitato al fianco di Alden Ehrenreich nel thriller del 2023 Fair Play, venduto a Netflix con un massiccio accordo da 20 milioni di dollari dopo la première del film al Sundance Film Festival.

Alla fine di aprile, Variety ha riferito in esclusiva che Phoebe Dynevor e Bella Ramsey reciteranno nel nuovo cortometraggio More Flames, degli Yellow Dot Studios e Climate Spring di McKay; il corto segna il lancio della campagna #FlipTheScript volta a cambiare la narrativa sulla crisi climatica. Successivamente, la Dynevor sarà vista nel film di spionaggio Inheritence di Neil Burger e in Anniversary, con Diane Lane, Zoey Deutch, Mckenna Grace, Dylan O’Brien e Kyle Chandler.

Phoebe Dynevor “sta ancora aspettando la chiamata” per tornare in Bridgerton

0

Le riprese della quarta stagione di Bridgerton sono attualmente in corso. La quarta stagione della serie di successo di Netflix dedicata all’epoca della Reggenza adatterà il terzo libro della serie Bridgerton di Julia Quinn: Un’offerta da un gentiluomo. Il libro è incentrato sul secondo fratello dei Bridgerton, Benedict, interpretato da Luke Thompson. Al fianco di Thompson, in questa stagione, c’è Yerin Ha nel ruolo di Sophie Baek, nella trama ispirata a Cenerentola. Mentre le riprese proseguono, sappiamo che la maggior parte del clan Bridgerton dovrebbe essere presente proprio accanto a Ha e Thompson, compreso Jonathan Bailey di Wicked nel ruolo del visconte Anthony Bridgerton. E cos’è un visconte senza la sua viscontessa? Simone Ashley tornerà nel ruolo della viscontessa Kate Sharma Bridgerton. C’è un importante membro della famiglia che è stato notevolmente assente dalla terza puntata dello show, ed è il Diamante della Stagione, Daphne Bridgerton, interpretata da Phoebe Dynevor. In un’intervista a The Direct, la Dyenvor ha dichiarato di essere “ancora in attesa di quella chiamata” per tornare nei panni della Duchessa di Hastings.

Dice: “Voglio dire, non mi hanno ancora chiamato. E credo che stiano girando la quarta stagione proprio adesso”. Le riprese della quarta stagione sono iniziate lo scorso autunno e, dopo circa quattro mesi e mezzo di riprese, è possibile che la Duchessa di Hastings non torni a Mayfair. Nel 2023 i fan hanno appreso con dolore che Dynevor non sarebbe tornato per la terza stagione, basata sul quarto libro: Romancing Mister Bridgerton. Sebbene il ruolo di Daphne nei libri diminuisca con il passare dei libri, la sua partenza non significa necessariamente che debba essere rispecchiata in una serie televisiva che si è già presa una serie di libertà creative nell’adattamento.

Daphne ha dato inizio a tutto e questo dovrebbe avere un peso sufficiente per il ritorno di Phoebe Dynevor

Phoebe Dynevor 2021
Phoebe Dynevor alla sesta edizione degli Annual InStyle Awards 2021. Foto di imagepressagency via Depositphotos.com

Nella prima stagione, basata sul libro che racconta la storia d’amore di Daphne: La Dynevor recitava accanto a Simon Basset, il Duca di Hastings, interpretato da Regé-Jean Page. Dopo la prima stagione, Page ha lasciato lo show, ma da allora ha dato la sua approvazione per il cambio di cast di Simon, in modo che il Duca e la Duchessa potessero rimanere una parte importante della storia come desideravano gli sceneggiatori di Shondaland. Anche se questo non è stato fatto, ci sono ancora molte opportunità (presumibilmente altre 4 stagioni se continueranno con lo schema libro-stagione) per riportare sia Daphne che Simon nella narrazione.

Con Anthony e Kate che stanno mettendo su famiglia e Daphne che ha almeno il secondo figlio, e Colin e Penelope con il loro figlio, ci sono molti momenti, forse con Violet Bridgerton (Ruth Gemmell) (che avrebbe bisogno di una serie prequel tutta sua), in cui i nipoti vengono coperti solo per essere salvati dai rispettivi genitori. Tutte e tre le stagioni di Bridgerton sono disponibili in streaming su Netflix.

Philomena: recensione del film di Stephen Frears

0
Philomena: recensione del film di Stephen Frears

Stephen Frears è noto per portare al cinema grandi ritratti femminili e dare ad attrici straordinarie la possibilità di mettere alla prova le proprie capacità: ricordiamo la Helen Mirren di The Queen. Questa volta lo spiritoso regista britannico ci riprova con Judi Dench che per l’occasione trasforma in Philomena, una donna avanti con gli anni che, dopo aver vissuto un’adolescenza difficile ed essere stata allontanata con la forza da suo figlio, decide di ritrovarlo e di farsi perdonare.

Nell’impresa si fa aiutare da un giornalista caduto in disgrazia per aver pestato i piedi al politico sbagliato. La convivenza forzata dei due sarà particolarmente difficile da affrontare, perchè da una parte c’è l’intelletto pragmatico e ateo di lui, contrapposto dalla semplicità “ignorante” di una fede cristiana sentita e genuina, fondata sul perdono e sulla preghiera.

Philomena, il film

Philomena è un film eccezionale, perché diverte con la pungente ironia inglese dei personaggi, commuove con l’inattaccabile fede di questa donna che ha tenuto nascosto un doloroso segreto per 50 anni, indigna con la rappresentazione ottusa di una fede religiosa preistorica e moralmente sbagliata, alla fine riempie con la sensazione che qualche cosa nel mondo ogni tanto va al posto giusto. Ovviamente regina indiscussa del film è la Dench che offre un ritratto sincero e schietto, straordinaria in ogni momento. Accanto alla Dench, Steve Coogan è il giornalista scettico e cinico, sempre pronto a contrapporre la logica e la giustizia umana alla bontà incondizionata della protagonista. Anche per lui Philomena si rivela una straordinaria prova d’attore.

Stephen Frears d’altro canto riesce con incredibile lucidità, da ateo convinto, a mettere in scena la vera fede, quella che nasce dal cuore e che implica il perdono di qualsiasi torto subìto. Il film si rivela così essere una vera e propria accusatoria contro la classe “dirigente” della chiesa, bigotta e ottusa, che non concede nulla all’umanità che dovrebbe difendere.

Attraverso un viaggio geografico e spirituale, Philomena ci regala momenti profondamente intensi, così come il cinema dovrebbe fare in ogni sua occasione. Basato su una storia vera, Philomena è stato presentato in concorso alla 70esima edizione del Festival del Cinema di Venezia.

Philomena: la trama, il cast e la storia vera dietro al film con Judi Dench

Apprezzato film del 2013, Philomena (qui la recensione) è diretto dall’acclamato regista Stephen Frears, autore di film come The Queen, Florence e Vittoria e Abdul. Egli anche in questo caso porta al cinema una figura femminile particolarmente complessa e ricca di emozioni, in un racconto tratto da una storia vera. Questa ha per protagonista la Philomena del titolo, donna irlandese costretta a rinunciare a suo figlio dopo il parto. Cinquant’anni dopo, però, la donna intraprende una ricerca per ritrovarlo, aiutata dal giornalista Martin Sixsmith.

La vicenda è raccontata nel romanzo intitolato The Lost Child of Philomena, scritto dallo stesso Sixsmith. Divenuto un best seller, questo viene acquistato dalla British Film Institute, che dà il via al progetto di trasposizione. La sceneggiatura viene firmata da Jeff Pope e Steve Coogan, il quale figura anche come interprete all’interno del film. Presentata in concorso alla 70ª Mostra Internazionale d’Arte cinematografica di Venezia, la pellicola ottiene una grande accoglienza da parte della critica, arrivando a vincere anche il premio per la miglior sceneggiatura.

Affermatosi come uno dei titoli di maggior rilievo dell’anno, al momento della sua uscita in sala il film si rivelò anche un grande successo di pubblico. A fronte di un budget di circa 12 milioni di dollari, Philomena arrivò ad incassarne circa 100 in tutto il mondo. In breve, si affermò come uno dei principali protagonisti della stagione dei premi, ottenendo nomination ai premi Bafta e ai Golden Globe. Arrivò infine ad ottenere ben quattro candidature al premio Oscar, tra cui quella per il miglior film e per la miglior attrice protagonista.

La trama di Philomena

La vicenda ha inizio nell’Irlanda del 1952. Qui Philomena rimane incinta quanto è ancora adolescente. Per questo motivo si ritrova ripudiata dalla famiglia, che decide di spedirla in un convento istituito appositamente per ragazze come lei. Qui la giovane porta avanti la sua gravidanza, aiutando le suore con piccoli lavori. In seguito al parto, però, Philomena si vede privata di suo figlio, il quale viene dato in adozione ad una coppia di americani. Per anni la ragazza tenterà di ritrovarlo, senza però ottenere alcun successo. Trascorrono così cinquant’anni di disperata ricerca, dove il figlio perduto rimane per la donna l’unico pensiero possibile.

La sua situazione va incontro ad una svolta inaspettata nel momento in cui Philomena si imbatte nel giornalista Martin Sixsmith, particolarmente rinomato nel suo settore. Dopo aver raccontato a questi la propria triste storia, Sixsmith si offre di aiutare l’ormai anziana Philomena a ritrovare suo figlio. Per loro ha così inizio un viaggio negli Stati Uniti. Pur formando una strana coppia, i due si ritroveranno sempre più uniti in quell’avventura. Ciò che non sanno, è che andare a fondo a questa porterà inevitabilmente alla luce dolori e verità rimasti taciuti per molto, molto tempo.

Philomena cast

Philomena: il cast del film

Per dar vita ai personaggi principali del film, i produttori e il regista si sono assicurati la partecipazione di alcuni tra i più noti e apprezzati attori britannici. Era infatti importante ricercare interpreti in grado di trasmettere tutti i sentimenti che il film pone in gioco attraverso le vite dei suoi protagonisti. È così che per interpretare Philomena viene scelta la premio Oscar Judi Dench. Per prepararsi al ruolo, l’attrice ha avuto modo di incontrare la vera donna su cui si basa la storia, apprendendo da lei quanto c’era da sapere a riguardo. La toccante interpretazione della Dench è stata poi riconosciuta con la sua settima nomination al premio Oscar.

Nel ruolo del giornalista Martin Sixsmith vi è invece l’attore Steve Coogan. Recentemente visto in Stanlio & Ollio, questi rimase particolarmente colpito dalla vicenda, richiedendo un molteplice coinvolgimento nella realizzazione del film. Oltre ad essere interprete, egli è infatti anche produttore e sceneggiatore. Proprio per quest’ultimo ruolo ha vinto il Bafta Awards per la miglior sceneggiatura non originale, ottenendo anche una nomination all’Oscar nella medesima categoria. Nel film compaiono anche gli attori Anna Maxwell Martin nei panni di Jane, Mare Winningham in quelli di Mary, e Barbara Jefford nel ruolo di suor Hildegarde.

Philomena: la vera storia dietro al film

Philomena Lee è nata nel 1933, in Irlanda. All’età di 18 anni rimane incinta senza però essere sposata. A quel tempo ciò era considerato un grandissimo peccato, e la famiglia cacciò di casa la giovane per inviarla al convento di Sean Ross Abbey. Qui Philomena ripagava le suore dell’ospitalità cimentandosi in vari lavori. In cambio, aveva anche la possibilità di vedere suo figlio nato da poco per un’ora al giorno. Quando il piccolo compie tre anni, però, viene dato in adozione ad una famiglia americana. Philomena rimarrà sempre all’oscuro riguardo chi abbia adottato suo figlio e dove questi sia stato portato a vivere.

Nel 1959, dopo aver lasciato il convento, la donna si sposa e dà alla luce altre due figlie. Inizia a lavorare come infermiera, e conduce una vita normale senza però dimenticare mai il dolore dato dalla separazione dal figlio. Raccontata la sua triste storia alle due figlie, queste si offrono di aiutarla a ritrovarlo. È così che entrano in contatto con il giornalista Martin Sixsmith. Commosso dalla storia, egli inizia le sue ricerche e scopre che il bambino è stato adottato con il nome di Michael Hess da una famiglia del Missouri. Sfortunatamente, da tali ricerche Philomena viene a sapere che suo figlio è morto nel 1995 all’età di 43 per via dell’AIDS. Come lei, anche Michael ha cercato per tutta la vita di riabbracciare la sua vera madre, senza però riuscirvi.

Philomena: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Per gli appassionati del film, o per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. Philomena è infatti presente su Rakuten TV, Chili Cinema, Apple iTunes, e Tim Vision. Per poter usufruire del film, sarà necessario sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. In questo modo sarà poi possibile vedere il titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video, senza limiti di tempo. Il film è inoltre in programma in televisione per lunedì 6 febbraio alle ore 21:15 sul canale Cielo.

Fonte: IMDb, NewYorkTimes

Philomena trailer del film con Judi Dench

Philomena trailer del film con Judi Dench

Pathe UK ha diffuso online il primo trailer ufficiale di Philomena, la nuova pellicola di Stephen Frears (Le relazioni pericolose, The Queen) in concorso alla 70esima edizione del Festival del Cinema di Venezia. Adattamento cinematografico del romanzo The Lost Child of Philomena Lee di Martin Sixsmith, si tratta di una commedia dai toni drammatici basata sulla storia vera di Philomena Lee, interpretata dal premio Oscar Judi Dench, una donna che decide, con l’aiuto del giornalista Martin Sixsmith, di mettersi sulla tracce del figlio che fu costretta ad abbandonare in convento quando era più giovane. Nei panni di Sixsmith ci sarà Steve Coogan, anche autore della sceneggiatura del film insieme a Jeff Pope.

Philomena verrà proiettato in anteprima a Venezia il prossimo 31 agosto. Uscirà poi in Inghilterra il 1° novembre, mentre in Italia arriverà il 6 febbraio 2014, distribuito dalla Lucky Red.

Philomena trailer

Philomena segna il ritorno di Judi Dench sul grande schermo. L’ultima volta l’avevamo vista in Skyfall di Sam Mendes al fianco di Daniel Craig. La Dench e Stephen Frears avevano già lavorato insieme in Lady Henderson presenta del 2005.

Fonte: Firstshowing

Phillip Noyce al Cinecocktail: Porto al cinema la guerra e la storia d’amore tra i miei genitori

0

Ha ricevuto il Taormina Arte Award, il regista e produttore australiano Phillip Noyce, protagonista del CineCocktail condotto dalla giornalista Claudia Catalli al Taormina Film Fest. “Un onore avere ospite dei nostri speciali incontri di cinema un pezzo della storia del cinema hollywoodiano come Noyce, ringraziato ieri anche da Nicole Kidman per averla scelta, appena diciottenne, per il suo Ore 10: Calma Piatta”, dichiara Catalli in apertura del CineCocktail.

Al Taormina Film Festival il cineasta presenta il film in concorso Show Me What You Got, di cui è produttore esecutivo. “Questo film è il debutto alla regia della già acclamata Direttore della Fotografia Svetlana Cvetko, e la prova che solo le donne oggi possono portare sullo schermo un’opera così unica, speciale, che parla di un amore non convenzionale. Era ora che Hollywood si accorgesse delle donne”.

Sorseggiando un cocktail all’Hotel Metropole di Taormina, il regista si lascia andare sulle novità riguardo al suo nuovo progetto Rats of Tobruk: “L’idea è nata quando ho ritrovato dei diari personali di mio padre, che partì per la guerra in Libia otto ore dopo aver conosciuto mia madre. Nel film racconterò quella guerra tra tedeschi, australiani e italiani – ma, giuro, nessun italiano morirà – e anche una incredibile storia d’amore. Mio padre è tornato dalla guerra due anni e mezzo dopo, e i miei sono stati insieme per 65 anni”.

Prende la parola la regista Svetlana Cvetko, il cui film è una sorta di Jules et Jim contemporaneo senza frontiere. “Mi piaceva raccontare come, nelle problematiche di oggi, tra dramma dei migranti e paura di attacchi terroristici, potesse scoccare una scintilla di amore travolgente e passionale tra tre ragazzi, Christine, Nassim e Marcello”.

Ad interpretarli, un trio di giovani attori italiani trapiantati a Los Angeles: Cristina Rambaldi, Mattia Minasi e Neyssan Falahi. Presenti al CineCocktail anche gli attori Pietro Genuardi, Giusy Frallonardo e la vincitrice di due premi César Anne Brochet.

Philippe Petit e la sua “camminata” tra le Torri Gemelle

0

È senza dubbio l’uomo che ha trasformato l’impossibile in possibile, sfidando non solo “una decina di leggi municipali” ma anche la forza di gravità e ogni umano senso del pericolo e istinto di sopravvivenza. Stiamo parlando di Philippe Petit, l’uomo che ha appeso un cavo tra le Torri Gemelle e lo ha attraversato, rimanendo sospeso, tra un’acrobazia e l’altra, per circa 45 minuti nel vuoto a 415 metri d’altezza. Era il 6 agosto del 1974 e le imponenti costruzioni di New York erano appena state erette. Lui, con pochi e incoscienti amici, ha compiuto l’impresa che gli ha regalato l’imperitura memoria, e non è ancora stanco. Vivace, profondo, felice, così si è presentato alla stampa della Festa di Roma per presentare The Walk 3D, film di Robert Zemeckis che racconta la sua avventura più grande, la realizzazione del suo sogno.

Ma cosa ha pensato Petit quando le Torri, in quel funesto giorno del 2001, sono state abbattute?

“Sono felice che me l’abbiate chiesto subito, perché per me è molto doloroso pensarci. Non solo per i palazzi, che chiaramente ho vissuto in maniera del tutto particolare, ma soprattutto pensando che in quell’attentato sono morte così tante persone”.

Il suo sogno l’ha realizzato nel ’74, ma non per questo è soddisfatto. Guarda ancora la futuro con grande energia, facendo progetti e cercando di tagliare altri traguardi impossibili: “Sotto al letto ho una scatola rossa con scritto ‘progetti’ – ha detto – È piena di fotografie che rappresentano i miei sogni. Sarebbe molto bello camminare tra due Mohai dell’Isola di Pasqua”.

Quanto c’è di vero nel film e quanto di spettacolarizzato?

“Il film è tratto dal mio libro ‘Toccare le nuvole’. Diciamo che è abbastanza fedele a come sono andate le cose veramente, giusto un paio sono state aggiunte, per rendere il film più adatto a Hollywood. Del resto, l’intento è portare gli spettatori con me sulla fune”.

Ha incontrato Joseph Gordon-Levitt?

“Ho insistito per allenarlo, anche se avevamo a disposizione solo otto giorni. Gli ho detto: ‘bene, in otto giorni camminerai su un cavo’, e ho tracciato una linea sul pavimento. Camminare su una linea morta è forse anche più difficile cha farlo su un cavo. Lui era pieno di dubbi, ma io non volevo certo che camminasse tra le Torri Gemelle, mi bastava comprendesse l’anima, lo spirito, la maestà, la nobiltà, l’eleganza, il senso di sfida che ho nel camminare. Alla fine ha fatto 10 metri. Zemeckis non credeva ai suoi occhi. Sul set c’erano anche degli stunt-man ma per gran parte del tempo sono i suoi piedi che vedete nel film”.

E la paura? È qualcosa che si sente mai a quelle altezze?

“Quando faccio il primo passo so che arriverò a fare l’ultimo. Sia chiara una cosa: non lo faccio per disprezzo della vita. Io la vita la amo”.

Ci sono delle scene che le sono piaciute particolarmente del film?

“Direi, sicuramente la scena del ‘visitatore misterioso’. Una cosa che mi è accaduta realmente, mentre stavo fissando i cavi, e ovviamente avevo paura di essere scoperto perché stavo facendo una cosa illegale, prima dell’alba, sul tetto delle Torri Gemelle arriva questo tizio. Per un attimo ho temuto che il mio sogno si schiantasse. Ma non era un poliziotto e nemmeno un operaio. Non ho idea di chi fosse. Magari voleva solo starsene lì a rimirare il panorama dall’alto. E nel film c’è questa scena carica di tensione in cui io tengo stretto in mano un pezzo di tubo. Non lo minaccio, ce l’ho solo lì. E ci guardiamo, ed è chiaro che lui pensa di avere a che fare con un pazzo. E poi amo la scena in cui sto per partire con la camminata. Un piede poggiato sul filo e uno sul cornicione. Ed è la mia gamba, non io, a capire quando il cavo è pronto, e a dare inizio allo show”. 

Su quello che invece non gli è piaciuto, Petit è decisamente più morbido e indulgente. “Il film mi piace molto, altrimenti non sarei qui a parlarne, chiaro. C’è una cosa che non risponde a verità. Ad esempio è vero che mi sono ferito il piede poco prima dell’evento, ma non perdevo sangue, come nel film. Comunque questo non mi dà fastidio. Due cose avrei fatto diversamente. La prima è che a un certo punto si vede che inciampo. Vi assicuro che se fossi inciampato oggi questo incontro non si potrebbe fare. L’ho detto a Zemeckis: ‘Bob, dai, non si può fare’, ma lui ha insistito, perché il cinema è anche questo, ìè la magia del cinema’ ha detto. La seconda è il modo in cui fisso i cavi, con delle chiavi mobili che se fossero cadute avrebbero potuto uccidere qualcuno. Io invece ho fatto un allestimento meraviglioso, se mi posso permettere, stando attentissimo a non danneggiare le persone né i palazzi, con degli strumenti del mestiere antichi e collaudati. Ecco, queste due cose le avrei cambiate, ma non mi danno fastidio al punto di rovinarmi la visione del film”.

Dopo la prima traversata lei decide di tornare sul cavo e compiere anche il percorso inverso. Cosa l’ha spinta?

Philippe Petit film“È che, vede, io stavo lì, seduto, ed ero come un re sul suo trono. Non me la sentivo di dire ‘Ok, è fatta, festeggiamo’. Non ero soddisfatto della prima camminata, era stata una specie di prova, avevo provato il cavo. Poi avevo controllato la mia seconda estremità e, beh, ho sentito qualcosa che ancora mi chiamava. La bellezza del vuoto, delle Torri, di New York. E la gente che sotto cominciava ad accalcarsi. Ormai conoscevo il cavo. Non era un gran cavo, però sapevo come gestirlo. Mi sono alzato e ho ricominciato a camminare, avanti e indietro. Quando sono sceso, i miei amici hanno detto che sono stato sul filo per 45 minuti, compiendo 8 traversate, ho improvvisato, come fanno gli artisti”.

Cosa rappresenta per lei quel cavo?

“In francese noi diciamo ‘fil’, che è molto più raffinata di ‘cable’. Beh, è il filo della vita, come dirlo diversamente. Mi porto sempre dietro una cordicella, che vedete anche nel film. E la uso quando vedo dei luoghi per immaginarmi quanto sarebbe bello metterci un cavo in mezzo. Il cavo non è mai una linea retta, è una curva catenaria, gira su se stesso, si muove in orizzontale e in verticale. È come un animale e io lo devo gestire. E quando l’ho installato tra le Torri, anche se non avevo tempo, mi sono fermato comunque un momento a guardare quella curva. Era bellissima, come un sorriso. Il funambolo collega i posti e le persone. Magari da un lato e dall’altro ci sono dei nemici, e quando mi vedono e mi ammirano sono un tutt’uno ad applaudire. Non credo in un unico Dio ma in molte forze, e da dove viene il termine religione? Dal latino ‘religare’, cioè legare insieme. La verità è che non ho ancora imparato del tutto come si fa. Ho 66 anni e ancora mi alleno, 3 ore al giorno”.

La vedremo mai sospeso da qualche parte qui in Italia?

“Ci sono venuto tante volte ma è la prima volta che vengo a Roma. Non potrò certo scoprirla in due giorni. Cercherò di coglierne lo spirito, poi ci devo tornare un paio di settimane e fare dei sopralluoghi, magari mettere su un progetto e presentarlo alle autorità competenti per ricevere un invito, e un assegno. Non mi serve molto, non sono un milionario. Sono un semplice artista che vive di questo. Il mio sogno inizia così. Sono venuto a Carrara per un festival letterario e mi ha affascinato la cultura del marmo. C’era un tipo che suonava un pianoforte tutto di marmo. Mi piacerebbe attraversare sul filo la cava dei marmi, da una parte all’altra, illuminando tutto di candele come Milos Forman che per Amadeus ne ha usate 30mila. Ma ancora non sono riuscito a parlarne con nessuno”.

Un uomo così vivo, appassionato e estroverso ha un rapporto complicato con la tecnologia, sul 3D ad esempio, ha detto: “Generalmente a me il 3D non piace, penso che il cinema debba basarsi sul talento del regista, del montatore eccetera. Però questo film è un’eccezione, se lo vedi in 3D e in IMAX è come un volo sul Grand Canyon, porto veramente il pubblico con me sul cavo e gli faccio avere paura, ma una paura divertente. Ovviamente funziona al meglio nella parte che riguarda la camminata, ma se potete consigliate alla gente di vederlo così. Anch’io l’ho fatto, con quegli stupidi occhialini. Però questo film è bello anche senza, nel 2D tradizionale”. Sulle tecnologie invece è stato molto severo: “Le tecnologie però secondo me attutiscono i sensi. Tutti questi gadget, il pc, il cellulare, le cuffie. Vedo questi teenager completamente isolati e stanno dimenticando i propri sensi. Io uso solo una penna, una bella penna a inchiostro, e quando viaggio matita e taccuino, per disegnare. philippe petitNemmeno la macchina fotografica uso. Non ho l’orologio, sono un bravo borseggiatore e giocoliere, per cui se mi dovesse servire lo rubo. Non uso il PC, scrivo come Leonardo Da Vinci. Io vado nella direzione opposta, cerco di combinare i miei sensi per crearne altri, del resto nella preistoria lo facevamo, eravamo animali a quattro zampe con enormi narici. Annusavamo, sentivamo tutto. Lo faccio anche oggi, vivo nei boschi vicino Woodstock e se c’è un orso in giro lo fiuto, anche se non lo vedo. I nostri sensi vanno tenuti vivi”.

In merito alle differenze su questo film e sul documentario premio Oscar che lo ha visto protagonista nel 2008, Man on Wire: “Sì, ma sono imparagonabili. Sono proprio due quadri diversi. Diciamo che consiglierei prima di vedere il documentario per informarsi e poi di passare al film”.

Philippe Le Guay racconta la sue donne del 6°

Parlando a margine della proiezione di Le donne del 6° piano, il regista del film, Philippe Le Guay, ha diffusamente discusso riguardo alle motivazioni che l’hanno spinto a concretizzare quest’opera, a partire dal desiderio, finora irrealizzato di lavorare con attori non francesi; il casting per i ruoli delle estroverse cameriere spagnole si è svolto a Madrid, dove il regista si è trattenuto per tre settimane, dividendosi tra lavoro e visite culturali: in proposito Le Guay ha raccontato di come, nel corso degli incontri pomeridiani con le aspiranti protagoniste, avesse l’impressione di ritrovarsi di fronte alle versioni in carne ed ossa dei protagonisti delle opere di artisti come Goya e Velazquez, visti nelle visite mattutine al Prado.

La vicenda prende spunto da un avvenimento storico ben preciso: il fenomeno migratorio che, a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 portò tante donne spagnole, per la maggior parte provenienti dalle campagne, a fuggire dalla povertà (la Spagna all’epoca scontava un ritardo di quasi un secolo nel suo sviluppo economico rispetto alla Francia) e a farsi impiegare come domestiche, in particolare nelle case della medio-alta borghesia parigina.

Per accentuare il realismo della vicenza, Le Guay ha peraltro intervistato alcune di quelle donne, ormai anziane, oltre che attingendo dalla propria vicenda personale, con la quale peraltro quella del film ha molti punti di contatto. Come il protagonista del film, anche il padre del regista era un agente di cambio, professione peraltro tramandata in famiglia da generazioni, e come nel film, anche la famiglia di Le Guay aveva assunto una domestica spagnola. Come si evince dallo stesso titolo, si tratta di un film incentrato sulle donne: una scelta voluta da Le Guay, che nel film ha voluto riflettere l’allegria di quelle donne, felici del senso di libertà e di affrancamento dall’oppressione maschile, nonostante la durezza dei lavoro che dovevano svolgere e degli orari cui erano costrette.

Parlando del protagonista del film, il regista ha affermato di non aver voluto raccontare tanto la storia di una crisi di mezza età con tanto di innamoramento per una ragazza più giovane, quanto quella di una sorta di ‘risveglio’: anche la sua scelta di appoggiare il gruppo di domestiche, andando oltre i confini di classe e culturali, non è frutto di una posizione ‘a monte’, ma di un’evoluzione, di una presa di coscienza, dalla voglia di farsi coinvolgere e contaminare da una realtà prima sconosciuta, in contrapposizione con lo stile di vita ‘borghese’, rappresentato dai figli, ma anche contro la ‘resistenza’ alla modifica dello ‘status quo’ (e quindi all’andare oltre i rapporti stabiliti dalla società, come appunto quello domestica – padrone), rappresentato anche dal personaggio di Carmen Maura.

Nell’economia della storia, i figli impersonano certo i canoni più rigidi della borghesia francese, ma anche quelli più fedeli alla tradzione e le leggi: figli che allo spettatore possono sembrare meschini e un pò cattivi, ma che in fondo risultano anche divertenti, nel tradizionale rovesciamento di ruoli: a loro sta richiamare ai doveri famigliari un padre improvvisamente scopertosi ‘libero’. Il personaggio della moglie, interpretato da Sandrine Kiberlaine, potrebbe sembrare algido, incurante dei sentimenti del marito e dedito solo alla conservazione delle convenzioni sociali; tuttavia Le Guay ha invece spiegato di aver voluto piuttosto portare sullo schermo un modello di donna della provincia francese, che non vede (o non vuol vedere) il cambiamento del marito, ma non lo giudica nemmeno, in contrapposizione alle amiche cittadine subito pronte a consigliarle un buon divorzista.

Ciò che però il regista ha voluto rimarcare con più forza nel corso della conferenza stampa, è stato volere con questo film porre l’accento sul concetto di ‘comunita’: il film in fondo propone un’utopia, all’insegna dell’interclassismo, dell’accoglienza e del rapporto con ‘l’altro’ come occasione di cambiamento in contrapposizione con il clima attuale, che anche in Francia, soprattutto negli ultimi anni, è stato caratterizzato da una crescente spinta all’esclusione – e dunque all’espulsione – dello ‘straniero’.

Philippe Claudel racconta Une Enfance alla Festa di Roma

Philippe Claudel presenta per la sezione Alice nella Città, un film che narra la vicenda di Jimmy, un bambino a cui l’infanzia è stata rubata da una famiglia che versa in condizioni difficili, investendolo di responsabilità che non dovrebbero riguardargli. Il regista si esprime subito riguardo la necessità che la storia narrata possedeva, di essere raccontata con grande aderenza al realismo, evitando artefatti che ne avrebbero potuto minare la forza. È un film – dice – in cui le emozioni non esplodono mai e chiede molto allo spettatore per essere completato.

Come nasce il personaggio di Jimmy?

Philippe Claudel: Desideravo fare un film sull’infanzia. Il mio film precedente narrava appunto di un uomo che aveva raggiunto ormai un’età matura e si domandava se fosse riuscito a vivere come voleva la sua gioventù. Dunque mi sono guardato indietro anche io, e ho capito quante cose io abbia imparato durante un’età cruciale come quella tra i 10  e gli 11 anni. È un momento fondamentale in cui delle sensazione, delle emozioni si vivono così intensamente da restarci per sempre. Un altro desiderio che avevo era quello di raccontare il posto geografico in cui sono cresciuto, che ha una zona industriale e un bosco al quale sono molto legato. In questo film ho unito quindi questi miei desideri nella storia di un bambino che cerca di preservare la sua infanzia, mentre gli adulti non intervengono, impegnati a fare altro. Il film è costruito un po’ come un western, c’è un paese che nella stagione estiva si svuota, il cattivo e la donna da salvare.

Spesso i suoi personaggi sono accostabili a delle canzone. Che canzone è Jimmy?

PC: Jimmy è le canzoni della scelta musicale del film. L’artista principale che possiamo ascoltare nel film è Ray LaMontagne, lui fa una musica adatta ai grandi e deserti spazi (ancora il western), ma anche molto intima. L’uso della musica nei miei film è teso a dare un’idea su ciò che sta avvenendo in quel momento all’interno del personaggio, senza necessità di usare tante parole.

Come ha scelto gli attori e che tipo di lavoro ha fatto su di loro?

PC: Il lavoro sui bambini è stato molto semplice. Li ho scelti tra i bambini della mia regione, ho visto 400 o 600 schede e provinato un numero ovviamente inferiore. Con loro abbiamo fatto un lavoro che si è basato soprattutto su esercizi di concentrazione e rilassamento, volevo far capire loro che recitare è una cosa seria. Non ho però mai provato le scene con loro prima di girarle, volevo che ci arrivassero con una certa freschezza.
Per quanto riguarda gli adulti, volevo che fossero sconosciuti, per dare un effetto di realismo al film. Per esempio Pierre Deladonchamps è abbastanza conosciuto per via di un film uscito un anno prima del mio, ma è completamente diverso e moltissimi non lo riconoscono. Per il personaggio di Pris, con Angelica Sarre mi sono trovato benissimo, perché è una delle poche attrici che non si preoccupa di apparire bella, poiché aveva capito perfettamente gli obiettivi del film.

Une EnfancePerché ha deciso di comparire nella scena finale del film?

PC: Non è nel mio stile comparire nei miei film. Mi sono trovato a farlo a volte per necessità, da studente, quando non avevo attori fisici da usare. Qui però mi sono reso conto di quanto fosse autobiografico, non necessariamente per la vicenda specifica, e quanto la figura dell’allenatore, quindi, simbolicamente fosse il mio personaggio. Era come se l’uomo che sono oggi tendesse la mano al bambino che sono stato. Avevo scelto un altro attore per quel ruolo, ma poi mi sono reso conto che quello doveva essere il mio ruolo.

Jimmy non sorride mai, tranne che nel finale, in cui sorride e ci guarda. Come mai la scelta dello sguardo in macchina per chiudere il film?

PC: Nella sceneggiatura avevo scritto che il suo viso si sarebbe illuminato con un sorriso. Mentre giravamo la scena, però, Alexi Mathieu vagava con lo sguardo a destra e a manca. Per cui gli ho detto di guardare noi, dandogli il permesso di fare quello che gli avevo proibito durante tutta la lavorazione. Così lui ha fatto lo sguardo in macchina che avete visto e ci ha commossi così tanto, che mi sono reso conto che non poteva finire altrimenti. È una storia fittizia, che narra però di fatti reali, e il suo sguardo in macchina serviva a richiamare l’attenzione, per far riflettere chi lo guarda sull’emergenza di questi bambini.

Philip Seymour Hoffman: solo grandi ruoli

Philip Seymour Hoffman: solo grandi ruoli

La sua morte ha lasciato tutti senza fiato. Fan, colleghi e critici: tutti hanno inondato le pagine dei social network esternando un dispiacere (non ci azzardiamo a chiamarlo dolore) che si può a tutti gli effetti ritenere autentico. Philip Seymour Hoffman era un vero talento, una roccia granitica capace di sbriciolarsi e ricomporsi a piacimento, mettendo sempre in campo un’abilità fuori dal comune, un perfetto equilibrio tra il metodo più rigoroso e una naturalezza che lasciava intuire quasi sufficienza, abitudine e leggerezza. Immaginiamo però che non fosse così, che dietro ogni personaggio ci fossero impegno, dedizione e passione, oltre a quel pizzico di follia mista agrande sensibilità che fa sempre parte del genio.

E’ balzato agli occhi del mondo quando vinse il suo primo e unico Oscar, come straordinario protagonista per l’interpretazione magistrale di Capote – A Sangue Freddo, ma la sua carriera, fino al 2006, era già ricca, varia e preziosa. Grandi registi (Paul Thomas Anderson, Sidney Lumet, Richard Curtis, Spike Lee, George Clooney) per quandi film, che lo hanno visto apparire sempre per grandi ruoli, sempre in ottima forma. La sua presenza scenica era imprescindibile dal suo aspetto sempre un po’ scompigliato, apparentemente timido e impacciato, ma rassicurante e cordiale.

Più che le parole, parlano i suoi film, le sue interpretazioni sempre straordinarie indipendentemente dal numero di pose, la sua naturale predisposizione a raccontarci le vite degli altri, con modestia e generosità. In queste ore c’è una famiglia che soffre per la perdita di un familiare; il mondo dal canto suo può solo farsi da parte di fronte al dolore privato, e provare a celebrare, con rispetto, quello che Philip Seymour Hoffman ha regalato alla settima arte.

Philip Seymour Hoffman: il futuro di Ezekiel Moss

0

Ieri la notizia della tragica scomparsa del premio Oscar Philip Seymour Hoffman. Poi, subito le prime indiscrezioni circa il suo coinvolgimento all’interno di Hunger Games – Il canto della rivolta. Adesso, arrivano notizie anche in merito ad Ezekiel Moss, il film che Hoffman avrebbe dovuto dirigere, tornando così dietro la macchina da presa per la seconda volta nella sua carriera.

Leggi anche: Philip Seymour Hoffman: 7 giorni per finire Hunger Games Mockingjay part 2

La Exclusive Media, infatti, ha annunciato di aver ufficialmente cancellato la partecipazione di Ezekiel Moss all’European Film Market, che questa settimana aprirà al Festival di Berlino.

Leggi anche: Ezekiel Moss: Amy Adams e Jake Gyllenhaal nel film

Di seguito vi riportiamo la dichiarazione rilasciata dalla Exclusive Media:

Exclusive Media è profondamente addolorata nell’apprendere la notizia sconvolgente della morte di Philip Seymour Hoffman. Era un attore veramente dotato, e un regista che non solo ispirava i suoi colleghi ma anche il pubblico di tutto il mondo; ci mancherà moltissimo. Le nostre più sincere condoglianze alla sua famiglia e ai suoi amici in questo momento difficile. Come prevedibile, Exclusive Media non presenterà Ezekiel Moss agli acquirenti internazionali all’EFM di quest’anno, e i produttori valuteranno i prossimi passi da fare per il film“.

Vi terremo aggiornati…

Leggi anche: Morto Philip Seymour Hoffman: la reazione di Hollywood

Leggi anche: Addio a Philip Seymour Hoffman

Fonte: Badtaste

Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità