E’ stato coprotagonista di uno dei
miracoli del botteghino dello scorso anno, è stato anche il primo
attore di colore a vincere un Premio Cesar (l’Oscar francese)
strappandolo dalle mani nientemeno che di Jean
Dujardin nell’anno d’oro di The
Artist, è un ragazzone di più di un metro e novanta e
si presenta con una umiltà ed una simpatia fuori dal comune: è
Omar Sy, che oggi a Roma ha presentato il suo
ultimo film da protagonista, Due agenti molto
speciali.
Omar Sy incontra la stampa romana per presentare Due agenti molto speciali
Omar Sy con Jason Clarke in Candy Store
Omar Sy, famoso per il suo ruolo nel pluripremiato film francese Quasi Amici( Untouchable) e recentemente visto in sala con la commedia Due agenti molto speciali, ha ottenuto il ruolo del villain del nuovo action Thriller di Stephen Gaghan Candy Store.
Sy si unisce così a Jason Clarke, che aveva già firmato a Febbraio, per lavorare su una sceneggiatura scritta dallo stesso Gaghan con Shannon Burke. Il film sarà ambientato a Brighton Beach (Brooklyn) e vedrà Clarke nei panni di un ex agente sotto copertura che scopre che l’organizzazione criminale contro la quale ha combattuto per tutta la vita è riuscita a insediarsi anche nella nuova zona che aveva scelto per ritirarsi.
Omaggio al Maestro Ennio Morricone alla Cerimonia d’inaugurazione di Venezia 77
La Cerimonia d’inaugurazione della 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, trasmessa in diretta mercoledì 2 settembre su Rai Movie a partire dalle ore 19.00, si aprirà con un omaggio al Maestro Ennio Morricone, recentemente scomparso.
La Roma Sinfonietta, diretta dal Maestro Andrea Morricone, figlio di Ennio, e composta da 3 primi violini, 3 secondi violini, 1 viola, 1 violoncello e 1 contrabbasso, eseguirà sul palco della Sala Grande del Palazzo del Cinema, Il tema di Deborah, composta per la colonna sonora del film C’era una volta in America (1984) di Sergio Leone. La cerimonia d’apertura vedrà la presenza del figlio di Ennio, Marco, e dei famigliari.
Ennio Morricone, già Leone d’Oro alla carriera della Mostra del Cinema del 1995, è stato un musicista e compositore cinematografico tra i più influenti e prolifici della seconda metà del Novecento. In questo modo, la Biennale intende rendere omaggio al suo genio universalmente riconosciuto.
Omaggio a Kubrick
L’Associazione Culturale CineArte di Ceccano (FR) ha organizzato per sabato 17 aprile alle 17.30, presso il Teatro Cinema Antares di Piazza Berardi, un convegno intitolato “Kubrick: il fascino discreto di un genio”.
Omaggio a Ivan Reitman: questa sera su Sky Cinema
Sky Cinema rende omaggio a Ivan Reitman, scomparso all’età di 75 anni, con una programmazione a lui dedicata. Produttore e regista cinematografico, Reitman è noto al grande pubblico per aver diretto un cult degli anni 80 come Ghostbusters. Per ricordarlo, questa sera Sky Cinema Due trasmetterà tre dei suoi maggiori successi come regista.
Si inizia alle 19.05 con I GEMELLI, commedia in cui Arnold Schwarzenegger e Danny DeVito sono due gemelli nati da un esperimento genetico che si incontrano dopo anni e scoprono di essere diversi in tutto.
Alle 21.15 GHOSTBUSTERS – ACCHIAPPAFANTASMI, cult assoluto della commedia anni 80 con Bill Murray, Dan Aykroyd e Harold Ramis. New York: tre scienziati fondano un’agenzia che si occupa di catturare fantasmi e sfidano il demone Zuul; alle 23.05 sempre su Sky Cinema Due arriva il sequel GHOSTBUSTERS II, con Bill Murray, Dan Aykroyd e Sigourney Weaver in cui gli Acchiappafantasmi affrontano una forza maligna che ha invaso i sotterranei di New York.
OMAGGIO A IVAN REITMAN – lunedì 14 febbraio dalle 19.05 su Sky Cinema Due. Tutti i titoli sono disponibili on demand su Sky e in streaming su NOW
Omaggio a Dino De Laurentiis al Cinema Italian Style
Olympus Has Fallen: Gerald Butler alla Casa Bianca
FilmDistrict ha acquisito i diritti di distribuzione negli Usa per Olympus has Fallen, thriller ambientato alla Casa Bianca con protagonisti Gerard Butler, Aaron Eckhart and Morgan Freeman.
Il film, diretto da Antoine Fuqua(King Arthur) e prodotto da Millennium Films, uscirà nelle sale statunitensi in Aprile battendo sul tempo White House Down di Roland Emmerich, altro thriller ambientato alla Casa Bianca prodotto dalla Sony e con protagonista la star in ascesa Channing Tatum in uscita il 28 giugno.
In Olympus Has Fallen Butler sarà un Agente caduto in disgrazia e richiamato in servizio in seguito a una minaccia terroristica; nel cast anche Angela Bassett, Robert Forster, Cole Hauser, Ashley Judd, Melissa Leo, Dylan McDermott, Radha Mitchell e Rick Yune.
fonte: Hollywood Reporter
Olympus Has Fallen: anche Melissa Leo e Rick Yune nel cast
Prosegue l’assemblaggio del cast di Olympus Has Fallen: di un paio di giorni fa la notizia dell’arrivo di Radha Mitchell, oggi arrivano le conferme per Melissa Leo e Rick Yune. La Leo avrà il ruolo del Segretario alla Difesa USA, tra gli ostaggi di un attacco terroristico lanciato contro la Casa Bianca: a guidare il gruppo di terroristi sarà invece Yune.
La vicenda prende le mosse da una visita ufficiale del Primo Ministro della Corea del Sud a Washington: l’attacco sarà scatenato da un gruppo proveniente dalla Corea del Nord. A guidare il blitz delle forze speciali americane per liberare gli ostaggi sarà Gerard Butler, nel ruolo di un ex-agente segreto tornato in azione per l’occasione. Oltre ad Aaron Eckart nei panni del Presidente USA, il cast vedrà la partecipazione di Angela Bassett e Cole Hauser.
Fonte: Empire
Olympus 1×11: anticipazioni sull’episodio “The Speed of Time”
Cresce l’attesa per la
messa in onda di Olympus 1×11,
undicesimo episodio della nuova serie televisiva trasmessa dal
network americano Syfy. L’unidicesimo episodio
si intitolerà “The Speed of Time”.
In Olympus 1×11, ntrappolato nel palazzo di ghiaccio, Hero riceve la terribile visione diGaia che gli annuncia la sua morte dopo aver tentato la scalata all’Olimpo; nel tentativo di sfuggire al suo destino, Hero si rende conto che l’unica maniera per salvarsi è ricorrere alla forza dei suoi alleati e dovrà quindi fare affidamento sulla fede negli dei di Medea, sul genio di Daedalus e sulle visioni profetiche di Oracle.
Olympo, la spiegazione del caotico finale della serie Netflix
Olympo, la nuova serie di Netflix, è un’esperienza ricca di colpi di scena. Prodotta dagli stessi produttori di Elite, lo show segue un gruppo di giovani che si allenano al Pirineros High Performance Center in Spagna, con il sogno di titoli di Coppa del Mondo e ori olimpici. Un cast di tutto rispetto, in competizione non solo per la gloria, ma anche per la sponsorizzazione del marchio di abbigliamento Olympo, che sceglie solo gli atleti più promettenti per rappresentarli, offrendo un riconoscimento fondamentale che li porta al livello successivo.
“Nessuno arriva alle Olimpiadi senza sponsorizzazioni“, come dicono i giovani atleti. Tra loro c’è la protagonista, Amaia (Clara Galle), che si allena senza sosta per diventare la migliore nuotatrice sincronizzata di tutta la Spagna e, alla fine della stagione, ha scoperto alcune informazioni chiave sui suoi compagni.
La scoperta del farmaco
Il penultimo episodio di Olympo conferma uno dei sospetti di Amaia: a diversi atleti del Pirineros sono stati somministrati farmaci per migliorare le prestazioni. L’HPC non è l’unico coinvolto; stanno lavorando con Olympo per testare il farmaco sui migliori prospetti. Il farmaco è impercettibile, un fatto che minaccia di distruggere per sempre lo sport agonistico. E alla fine dell’episodio, Charly (Martí Cordero) si rivolge a parole al vetriolo e omofobe al suo compagno di squadra di rugby, Roque (Agustin Della Corte), dichiaratamente gay. Roque (a cui erano stati somministrati i farmaci per curare la mano fratturata) reagisce violentemente, quasi picchiando a morte Charly e rimanendo con un grosso pezzo di vetro conficcato nel braccio. L’episodio si conclude con Charly e Roque sdraiati a terra, sanguinanti.
Il finale vede gli atleti prepararsi per i rispettivi eventi che decideranno chi parteciperà ai campionati mondiali. Amaia sta ancora cercando di smascherare la scuola e l’organizzazione sportiva Olympo per aver dopato gli atleti, avvisando la direzione antidoping e convincendola a sottoporre gli atleti a esami del sangue.
Durante la convalescenza, Roque si sveglia e scopre di non sentire più la mano. Implora Hugo di fargli annullare tutto quello che gli hanno fatto, ma Hugo (Sergio Álvarez), ex campione di rugby e giocatore di punta dell’Olympo, lo minaccia, dicendogli che la sua carriera rugbistica è finita per sempre se continua a lamentarsi. I medici convincono Hugo che non ha nulla di cui preoccuparsi, anche se lo avvertono che potrebbero essere trovate tracce del farmaco se lo cercano. Ma gli esami del sangue alla fine risultano negativi, il che significa che Nuria (Maria Romanillos) e gli altri atleti che hanno assunto il farmaco possono partecipare.

Gli eventi sportivi sono in corso e Zoe (Nira Oshaia) vince la sua gara, ritrovando nuova energia dopo che la sua amica Renata (Andy Duato) si è infortunata. La vita di Amaia viene sconvolta dall’arrivo di sua madre, ex campionessa olimpica, che la costringe a tornare a gareggiare. Cerca di ricorrere a misure estreme per non gareggiare, come l’assunzione di lassativi, ma viene trovata da Fátima (Najwa Khliwa), che la ferma. Mentre Fátima se ne va, cade dalle scale e si intuisce che sia stata Amaia a spingerla. Fátima ha preso il suo posto in sincronia e, eliminandola, Amaia è tornata in gara, avvicinandosi di un passo al suo sogno di una vita: l’oro olimpico.
Solo che Nuria, la migliore amica di Amaia, le si è rivoltata contro. Sceglie la collega nuotatrice Peque (Laura Ubach) al suo posto. È una mossa che devasta Amaia, ma si scopre che non è stata una scelta di Nuria. È stata costretta a prendere questa decisione dalla collega dirigente di Olympo, Jana (Melina Matthews), che sta lavorando con Hugo per espellere gli studenti che cercano di denunciare l’uso improprio di droghe nella scuola. Tra questi studenti c’è Zoe, che perde la sua sponsorizzazione da Olympo nonostante abbia vinto la gara, perché si è rifiutata di prendere la droga.
Roque, che vuole anche far fuori Olympo per il trattamento che gli hanno riservato, sia in quanto atleta gay che per avergli somministrato i farmaci. Roque ritiene che Olympo stia commettendo un pinkwashing, riducendolo alla sua omosessualità e usandola per nascondere la realtà del loro programma antidroga. Riesce a lasciare la struttura, trovando il suo compagno di squadra e fidanzato Sebas (Juan Perales) e Zoe in una baita lì vicino, dove gli atleti spesso si rifugiano per divertirsi. Non sono soli nel loro desiderio di far fuori Olympo, e sono raggiunti dal collega sponsor di Olympo, Cristian (Nuno Gallego). Zoe rivela il loro piano per eliminare Olympo: si è procurata un campione del farmaco che hanno usato per dare ai loro atleti un vantaggio sleale.

Cosa succede ad Amaia in Olympo?
È giorno di gara per le nuotatrici sincronizzate e Olympo ci sorprende con un’altra sorpresa: Amaia ha riconquistato il suo posto in gara, esibendosi al fianco di Nuria, cosa che fanno da anni insieme. Durante la loro performance epica, Amaia e Nuria sono impeccabili, perfettamente in sintonia. È uno spettacolo sbalorditivo e alla fine fanno l’impensabile. Eseguono un’acrobazia subacquea incredibilmente difficile da eseguire e ripeterla più e più volte richiede un controllo del respiro disumano.
Nuria è quasi morta nel tentativo di battere il record nel primo episodio, ma qui, sia lei che Amaia lo superano facilmente. Può significare solo una cosa: Amaia si è arresa a Olympo e ha rinunciato a combattere contro di loro, assumendo il farmaco per raggiungere la perfezione. Mentre tutti tributano al duo una standing ovation, Zoe e compagnia sono devastate, conoscendo la verità. Amaia ha assunto il farmaco e si è rivoltata contro di loro nella lotta contro Olympo. Amaia è passata dall’essere una capofila nella lotta per la giustizia a crollare sotto l’immensa pressione esercitata su di lei da lei e da sua madre per raggiungere la grandezza.
Zoe lascia l’arena e trova l’addetta al test dell’associazione antidoping e le dà un campione del farmaco non rintracciabile. Mentre Amaia esce dalla piscina, guarda negli occhi il suo fidanzato Cristian, vedendo la sua devastazione. Ma prima che Amaia possa uscire dalla piscina, inizia ad avere una reazione al farmaco. Perde l’equilibrio e cade in piscina. Mentre affonda sul fondo, la stagione finisce. La lotta contro Olympo potrebbe non essere finita, ma la caduta di Amaia e la prova di Zoe sicuramente riapriranno l’intera lotta nella prossima stagione di Olympo.
Oltre l’infinito: Buzz e il viaggio verso Lightyear, il trailer del documentario Disney
A pochi giorni dall’uscita nelle sale del film Disney e Pixar Lightyear – La vera storia di Buzz, Disney+ invita i fan a esplorare la storia di Buzz Lightyear e a dare un’occhiata in anteprima alla realizzazione del nuovissimo film. Oltre l’infinito: Buzz e il viaggio verso Lightyear, targato Pixar Animation Studios, esplora l’evoluzione di un’icona, ripercorrendo il percorso di Buzz Lightyear da giocattolo a eroe protagonista della nuova pellicola. Il documentario è ora disponibile su Disney+.
Con la partecipazione di registi, storyteller, artisti e membri del cast delle voci originali di Lightyear – La vera storia di Buzz, Oltre l’infinito: Buzz e il viaggio verso Lightyear, racconta come è stato realizzato il design originale dell’action-figure di Buzz e di come quel look sia stato trasformato anni dopo in un eroe umano. Il documentario analizza l’impatto culturale dello Space Ranger più famoso della galassia e il suo significato per i registi Pixar, e si interroga su cosa ci sia effettivamente oltre l’infinito. Diretto da Tony Kaplan, è prodotto da Sureena Mann.
Dal 15 giugno nelle sale italiane, Lightyear – La vera storia di Buzz racconta le origini di Buzz Lightyear, l’eroe che ha ispirato il giocattolo di Toy Story, e segue il leggendario Space Ranger in un’avventura intergalattica. Il film è diretto da Angus MacLane (co-regista di Alla Ricerca di Dory) ed è prodotto da Galyn Susman (Toy Story: Tutto un altro mondo).
Oltre le regole – The Messenger: recensione del film
Arriva al cinema il film distribuito da Lucky Red Oltre le regole – The Messenger, il film diretto da Oren Moverman, con Ben Foster, Woody Harrelson e Samantha Morton.
“Andiamo solo a notificare, non a fare le veci di Dio.” – William Montgomery (interpretato da Ben Foster) è un sergente dell’esercito americano di ritorno da una missione in Iraq, rimasto ferito a un occhio gli restano ancora alcuni mesi prima del congedo, gli viene assegnata però un lavoro gravoso: la notificazione alle famiglie della morte dei soldati in Iraq prima che la notizia giunga dai mass media.Verrà affiancato e supervisionato dal capitano Tony Stone (un bravissimo Woody Harrelson), all’inizio saranno apertamente in contrasto tra loro anche per via dei loro caratteri dicotomici.
Oltre le regole – The Messenger, il film
Stone è un uomo tutto di un pezzo, fedele all’esercito americano, per cui non prova nessuna difficoltà ad effettuare i compiti più gravosi, Montgomery è un ragazzo sensibile ancora provato dalla guerra, è all’inizio restio a compiere queste operazioni di notifica e finirà per contravvenire a molte regole dettate dal capitano, innamorandosi di una giovane vedova di un soldato americano.
Oren Moverman sceneggiatore israeliano alla sua prima prova registica, confeziona con maestria una pellicola di una eleganza stilistica rara, un film dove non viene sparato neanche un colpo ma che impone una decisa riflessione sugli effetti della guerra e l’elaborazione del lutto, prima sul giovane montgomery, eroe militare per caso e sul capitano Tony Stone uomo letteralmente di pietra ma con un animo pieno di ferite difficili da rimarginare. Nascerà quindi una particolare amicizia tra i due, superando i limiti dettati dall’esercito, finendo per essere uno la spalla su cui piangere per l’altro.
In Oltre le regole – The Messenger molto riuscita la partecipazione di Steve Buscemi nei panni di una padre distrutto dal dolore che vorrà (inizialmente) rivalersi negativamente sui due soldati. Al solito voglio sottolineare il titolo scelto per l’edizione italiana che travisa completamente quello originale (The Messenger) facendolo percepire come una pellicola di tutt’altro genere.
Oltre le colline: recensione del film di Cristian Mungiu
Oltre le colline – Trascorsi diversi anni in Germania a lavorare, la giovane Alina (Cristina Flutur) fa ritorno in Romania con il solo ed unico scopo di portare via con sé l’amata Voichita (Cosmina Stratan) che ormai da tempo ha deciso di votarsi unicamente a Dio.
Oltre le colline è il terzo film del regista rumeno Cristian Mungiu che nel 2007 ha vinto la Palma d’oro con il suo 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni. Tratto dal libro non-fiction Deadly Confession di Tatiana Niculescu Bran, Oltre le colline narra una storia vera, realmente accaduta e che ha suscitato grande scalpore quando il libro della Niculescu l’ha resa pubblica.
Oltre le colline, il film
E’ la storia di una ragazza che pur di riconquistare la donna che ama arriva a mettersi in competizione con Dio, provando gelosia per esso e verso tutti coloro che ne vivono in completa e assoluta devozione. Ma Voichita ha iniziato un percorso interiore che deve condurla al totale asservimento spirituale al Signore. Alina, abituata a lottare contro tutto e tutti, ha di fronte un rivale forse troppo grande, imperscrutabile e da cui non si era preparata. La sua gelosia e la rabbia crescente verso quel Dio e quel mondo chiuso e incomprensibile, un monastero tanto austero quanto spartano, la porteranno ad una contrapposizione totale, ad un rifiuto isterico che segnerà l’inizio della tragedia.
Oltre le colline sorge il monastero che lugubre e silente si nasconde al mondo e ai suoi peccati; ma quelle colline a cui il titolo accenna forse sono quel simbolo di opprimente e cieca ortodossia religiosa che crede più importante rispettare antiche liturgie e assurde convenzioni che guardare al bene degli uomini e delle donne, al bene in quanto valore fondamentale di vita. E oltre a queste “colline” di indifferenza e cocciuta ottusità, c’è l’amore, l’amore tra due donne impossibilitate ad amarsi.
Oltre le colline di Mungiu racconta con asciuttezza e una certa dose di realismo una vicenda terribile nella sua assurdità ma che ci apre ad un mondo tanto arcano e misterioso che pare incredibile possa esistere nel mondo moderno. Rinunciando a qualsiasi ausilio musicale e alternando inquadrature a mano ad altre di carattere tipicamente fotografico, il regista confeziona un film che trasmette con fedeltà ed efficacia le atmosfere silenziose e rarefatte di un mondo lontano dalla civiltà e ancora intriso di antiche tradizioni monastiche; al contempo riesce a trasmetterci grande intensità nelle sequenze più drammatiche.
Una nota di merito va alle due bravissime protagoniste, Cosmina Stratan e Cristina Flutur al loro esordio cinematografico, la cui interpretazione è stata meritatamente premiata all’ultimo festival di Cannes al pari della sceneggiatura non originale del film. Distribuito in Italia dalla BIM Distribuzione, uscirà nelle sale dal prossimo 31 di ottobre.
Oltre la Notte, recensione del film con Diane Kruger
Assolutamente a suo agio nel racconto dell’attualità e della sua personale divisione tra le sue due patrie, Fatih Akin racconta con Oltre la Notte un aspetto poco raccontato del terrorismo: quello che accarezza ancora le ideologie razziste che hanno portato alla seconda guerra mondiale, il terrorismo d’Occidente, per così dire, a cui il regista dedica la parte “cattiva” del suo racconto, che vede invece protagonista “buona” Diane Kruger.
L’attrice internazionale, alla sua prima volta nella sua lingua madre, interpreta Katja, una donna che ha sposato un uomo di origini turche, e con cui ha avuto un figlio. Dopo un periodo di assestamento, a seguito della sua uscita di carcere per reati minori, l’uomo mette in piedi una piccola agenzia a sostegno delle minoranze in Germania. Un attacco terroristico costa la vita a lui e a suo figlio, lasciando la donna sola a combattere una battaglia legale per ottenere giustizia.
Il film si trasforma quindi
in un procedural che non si cura troppo del realismo e si dilunga
in un viaggio attraverso l’elaborazione del lutto, lasciando ai
margini il discorso politico, utilizzato come pretesto narrativo e
risolvendosi in un finale che stagna fino alla naturale
conclusione.
Il film, presentato a Cannes 2017, è stato premiato per la buona interpretazione della Kruger, che si conferma attrice solida e impegnata, capace di differenziare i ruoli e le scelte professionali.
Il rischio che Akin abbraccia con una storia come quella che racconta in Oltre la Notte non si rivela vincente, dato il finale che cerca la via d’uscita facile in una situazione di stallo che non riesce ad approfondire nessuno degli aspetti che sembra voler proporre all’attenzione dello spettatore.
Il film arriva nelle sale italiane a partire dal 15 marzo 2018.
Oltre il mare: recensione del film di Cesare Fragnelli
Distribuito da Microcinema e in uscita nelle sale italiane il 30 settembre, Oltre il mare segna l’esordio di Cesare Fragnelli, regista pugliese autore di numerosi cortometraggi. Scenario delle vicende è Otranto, dove un gruppo di giovani universitari decide di trascorrere le vacanze estive. In Oltre il mare il gruppo è composto inizialmente da cinque ragazzi, Sergio (Alessandro Intini), Francesco (Alberto Galetti), Susan (Giulia Steigerwalt), Giordano (Nicola Mocella) e Guglielmo (Mario Claudio Recchia), accompagnati da tre amiche d’infanzia, Nicoletta (Carlotta Tesconi), Alessandra (Francesca Perini) e Carmen (Lidia Cocciolo). Presto però arrivano da Londra le tre nipoti del professor Ciampi (Cosimo Cinieri): Angie (Laura Bardiger), Mary (Loredana D’andrea) e Betty (Elizabeth Saragnese). Le giovani inglesi si aggregano al gruppo, e questo porterà i ragazzi a non badare più ai propri limiti, né tanto meno alle rispettive fidanzate e ai genitori in ansia.
Fragnelli offre al pubblico il ritratto della gioventù odierna, o perlomeno come lui la vede: troviamo il leader bello, carismatico e libertino, il ragazzo introverso alle prese con le pene d’amore, l’alternativo sinistroide, l’aspirante showgirl e le classiche studentesse inglesi incuriosite dall’Italia. Purtroppo fin dal primo momento si capisce come il regista, più che personaggi, abbia messo sul set degli stereotipi non solo noti, ma probabilmente anche superati: voler racchiudere un’intera generazione di ventenni in quattro-cinque modelli comportamentali risulta un tentativo molto azzardato, anche perché molti ragazzi non si riconosceranno affatto nei personaggi di Oltre il mare.
Tuttavia la maggior pecca della pellicola riguarda soprattutto la scarsa profondità dei protagonisti, caratterizzati da una psicologia debole e con un background inesistente. Ecco quindi che il film si snoda tra tradimenti, baldorie, gozzoviglie, rapporti sessuali a iosa (anche quelli omosessuali) e banali dialoghi: di fronte a questo susseguirsi di elementi a sé stanti si fatica a trovare il senso che il regista (forse) vuole trasmettere. Non bastano purtroppo un paio di scene drammatiche a rivitalizzare una sceneggiatura infarcita di banalità e luoghi comuni.
Unici elementi degni di nota sono rappresentati da un ottimo Cosimo Cinieri, nelle vesti del professor Ciampi, che grazia il finale del film con un discorso dall’altissimo valore poetico, e dal giovane Alessandro Intini, il solo attore a trasmettere vitalità e carisma. Chissà se per quest’ultimo non si prospetti una carriera degna di nota.
Oltre il mare: la conferenza stampa
Dopo l’anteprima del 26 settembre
all’Anica di Roma, Cesare Fragnelli, insieme al cast completo di
Oltre il mare, ha incontrato i giornalisti cercando di spiegare
l’obbiettivo che si è posto girando la pellicola: il regista
pugliese ha voluto semplicemente fornire un ritratto della gioventù
odierna, senza alcuno scopo didattico. Una fotografia semplice e
pura.
Oltre i confini del male – Insidious 2: recensione film di James Wan
Ritorna al cinema il regista di Saw, James Wan con la sua nuova creatura, l’atteso sequel Oltre i confini del male – Insidious 2, dove torna a raccontare della famiglia Lambert con la stessa verve di un tempo, in attesa di vederlo alle prese con racconto più sobrio nel franchise di Fast and Furious 7 che è attualmente in lavorazione.
Oltre i confini del male – Insidious 2 racconta quindi della famiglia Lambert che ha cambiato per l’ennesima volta casa, per dimenticare ciò che è successo due anni prima, che ha segnato il loro momento peggiore. Sembra tutto dimenticato, ma la signora velata vuole possedere Josh Lambert ancora una volta e dovrà essere per forza fermata..
Oltre i confini del male – Insidious 2 (com’è ormai consuetudine nei film di James Wan) parte subito forte con un ritmo incalzante e un prologo ricco di suspense e tensione, dove ritroviamo sin da subito la storica famiglia Labert. Ma Insidious 2 ha forse un pregio piuttosto raro nel franchise di questo genere: ovvero che l’opera è completamente fruibile a tutti coloro che non hanno visto il primo capitolo, grazie soprattutto ad un’autonomia narrativa piuttosto indipendente.
Di conseguenza, la macchina da presa si muove su un impianto narrativo che è tipico delle storia di fantasmi (Ghost story) costruite con stilemi atti ad doc per far sobbalzare lo spettatore, e Wan ci riesce facilmente a più riprese, grazie anche ad un abile e sapiente uso dei movimenti di macchina che sono tipici del cinema del regista malese naturalizzato australiano. Tuttavia, quello che invece convince meno è il costrutto narrativo della drammaturgia del film, che se da un lato ricalca tutta la struttura tipica del genere, dall’altro, man mano che la storia si evolve, prosegue verso una deriva inevitabile, fatta di non sense, momenti al limite del ridicolo e d’incongruenze sfacciate; tutti elementi che però sembrano importare poco al cantastorie Wan. Purtroppo tutto questo limitano il potenziale narrativo e visivo della storia che in ogni caso rimane di buona fattura, comprese le performance del cast. Bravi sono gli interpreti, a cominciare dal protagonista Patrick Wilson, efficace paranoico papà allo sbando, fino ad arrivare ai vari Leigh Whannell, Angus Sampson e Lin Shaye, tutti piuttosto credibili nei loro panni.
Quindi, anche se fatto di anelli deboli, Oltre i confini del male – Insidious 2 è pieno di momenti da brividi e di una tensione tagliente che di certo farà la gioia degli appassionati che non si annoieranno nel vedere l’ennesimo film di un regista che si conferma tra i più sicuri e prolifici dell’industria del terrore.
Olivier Megaton dirigerà il thriller Taking Gotham
Dopo Taken – La vendetta, Olivier Megaton (nome d’arte del francese Olivier Fontana) torna dietro alla macchina da presa per l’action-thriller, Taking Gotham.
Scritto da Thomas Kelly, il film – ambientato ai giorni nostri – narrerà le vicende di una squadra specializzata formata per contrastare un’ondata di brutali rapine a New York; dopo un inizio promettente, il totale fallimento di un’operazione porterà la polizia di New York a sciogliere l’unità speciale.
La squadra, in cerca di rivalsa e al fine di riabilitarsi, proseguirà però la propria opera, agendo nell’ombra senza autorizzazione.
Fonte: Empire
Olivier Assayas: 10 cose che non sai sul regista
Tra i più celebri autori dell’attuale cinematografia francese ed europea, Olivier Assayas ha negli consolidato la propria fama grazie ad opere che sembrano portare avanti i discorsi delle nouvelle vague, aggiornati ai meccanismi della società attuale. Formatosi come critico cinematografico, Assayas non ha inoltre mai nascosto la sua passione per il cinema orientale, che ha portato all’interno della sua poetica in una fusione di linguaggi che gli hanno procurato apprezzamenti da parte di critica e pubblico. Ecco 10 cose che non sai di Olivier Assayas.
Parte delle cose che non sai di Olivier Assayas
Olivier Assayas: i suoi film
1. Ha diretto lungometraggi di successo. Nel 1986 il regista francese debutta alla regia con il film Désordre – Disordine, per poi realizzare Il bambino d’inverno (1989), Contro il destino (1991) e L’eau froide – L’acqua fredda (1994). Nel 1996 dirige la sua opera più celebrata, Irma Vep, con il quale raggiunge ulteriore notorietà. Negli anni successivi firmerà poi la regia di Les Destinées sentimentales (2001), Demonlover (2002), Clean (2004), Boarding Gate (2007), L’heure d’été (2008), Qualcosa nell’aria (2012) e poi gli apprezzati Sils Maria (2014) e Personal Shopper (2016), entrambi con l’attrice Kristen Stewart. Di recente ha infine diretto Il gioco delle coppie (2018) e Wasp Network (2019).
2. È il regista di una miniserie televisiva. Nel 2010 Assayas compie un’incursione televisiva ideando, scrivendo e dirigendo la miniserie Carlos, interpretata dall’attore Édgar Ramírez e basata sulla vita di Ilich Ramírez Sánchez, detto Carlos, terrorista marxista e mercenario venezuelano, raccontando un arco narrativo che va dai primi attentati nel 1973 al suo arresto nel 1994.
3. Ha scritto sceneggiature per altri registi. Nel corso della sua carriera Assayas si è reso celebre anche per le sue collaborazioni con altri registi, per i quali ha spesso firmato le sceneggiature dei loro film. Tra questi si ricordano L’unique (1986), diretto da Jérôme Diamant-Berger, Alice e Martin (1998), diretto da André Téchiné, e Quello che so di lei (2017), diretto dal regista premio Oscar Roman Polanski.
Olivier Assayas: la pronuncia del suo nome
4. La pronuncia del suo nome è più facile di quanto si crede. Nonostante il suo nome non presenti particolarità in quanto a pronuncia, frequenti sono i casi in cui si può ascoltare un modo errato di nominare il regista. A generare particolare confusione è poi il cognome, che va pronunciato ponendo l’accento sulla seconda A. Il nome, invece, si pronuncia così come si legge.
Olivier Assayas e la miniserie Carlos
5. Ha concepito la miniserie come un film. Assayas aveva inizialmente espresso il suo disinteresse verso la miniserie, poiché appariva come un progetto troppo complicato e rischioso. La sua opinione cambiò nel momento in cui ideò il progetto come un unico grande film di oltre cinque ore, avendo così modo di approfondire la storia di base. Realizzata per la TV francese, dove fu trasmessa a puntate, Carlos ottenne tuttavia anche una distribuzione estera sotto forma di unico film.
Parte delle cose che non sai di Olivier Assayas
Olivier Assayas dirige Personal Shopper
6. Ha scritto la sceneggiatura per l’attrice protagonista. Inizialmente Assayas non prevedeva di realizzare un altro film con l’attrice Kristen Stewart subito dopo Sils Maria. Tuttavia un progetto di produzione americana a cui stava lavorando venne messo da parte, e così il regista si dedicò alla scrittura di Personal Shopper, che a sua detta fu scritto esclusivamente per via della presenza della Stewart.
7. Con questo film ha vinto un importante premio. Presentato alla 69° edizione del Festival di Cannes, il film spaccò in due l’opinione della critica, ma ottenne un ampio consenso di pubblico. Infine, Assayas venne premiato dalla giuria con il titolo di miglior regista.
Olivier Assayas e Wasp Network
8. È il suo nuovo film. Nel 2019 il regista francese porta in concorso alla Mostra di Venezia il film Wasp Network, con protagonisti Édgar Ramírez, Penélope Cruz, Gael García Bernal e Ana de Armas. Il film è ispirato alla vicenda della Wasp Network, una rete di spionaggio stabilita dal governo cubano nella Miami degli anni novanta con l’obiettivo di infiltrare le organizzazioni anti-castriste presenti sul territorio.
Olivier Assayas dirige Il gioco delle coppie
9. Non pensava avrebbe realizzato questo film. Assayas ha affermato di aver iniziato a scrivere la sceneggiatura di questo film nei primi anni 2000, immaginando di pubblicarla sotto forma di romanzo. Il progetto venne poi messo da parte e ripreso solo anni dopo, quando il regista decise di mantenere la sua forma di sceneggiatura per farne un lungometraggio.
10. È stato ispirato da un noto film francese. Il regista ha indicato come principale fonte d’ispirazione per la trama il film L’albero, il sindaco e la mediateca (1993), diretto da Érico Rohmer. All’interno di questo vengono infatti trattati alcuni dei dibattiti principali presenti nella società francese, aggiornati da Assayas nel suo Il gioco delle coppie.
Fonte: IMDb
Olivier Assayas sui film Marvel: “Hanno smarrito la ricchezza dei fumetti”
Ospite della Festa del cinema di Roma 2019, dove oggi pomeriggio sarà protagonista di un incontro con il pubblico, Olivier Assayas ha espresso la sua opinione in merito alla querelle scatenata dai commenti di Martin Scorsese e Francis Ford Coppola sui film Marvel, giudicati duramente dai due autori.
“Per me non è tanto una questione ideologica quanto invece artistica e di gusto. Ho sempre amato il cinema popolare americano e, per semplificare il mio discorso, direi che quel cinema non è mai stato così stupido come è diventato oggi” spiega il regista francese.
“Penso che i film Marvel, e lo dico da lettore e appassionato di fumetti, abbiano smarrito tutto quello che mi piaceva di quelle storie, dalla violenza al sesso, dalla vita all’originalità, che non vedo mai in queste produzioni. Non mi piacciono perché artisticamente e visivamente mi sembrano molto poveri, si assomigliano tutti e ho difficoltà a identificarmi con personaggi come Captain America o Thor“.
“Non riesco davvero a prenderli sul serio o a interessarmi, cosa che non succedeva quando andavo a vedere film di fantascienza da ragazzo. All’epoca mi sembravano molto più originali e complessi“, conclude Assayas. “Oggi non trovo un singolo regista che riesca a far emergere la sua voce attraverso queste pellicole. In questo senso, l’invasione nei cinema di prodotti sostenuti da una potenza economica incredibile e questo rapporto industriale di marketing sta promuovendo l’idea di un cinema che è solo prequel, sequel, spin off e universi indipendenti…Qualcosa insomma di industriale che ha anche a che vedere con la manipolazione di massa. E a parlare è un amante dei fumetti cresciuto con queste storie e appassionato del cinema popolare americano. Credo che qualcosa si sia perso lungo la strada.“
Olivier Assayas alla Festa di Roma: critica, serialità e Nouvelle Vague #RomaFF14
“La storia del cinema francese definita da scrittori che sono poi diventati registi mi ha sicuramente influenzato, ma penso che l’esempio della Nouvelle Vague si stia perdendo: non c’è più voglia di scrivere, né di fare film“. Sarà questo il tema dell’incontro di oggi pomeriggio tra il pubblico e Olivier Assayas, arrivato nella capitale per la quattordicesima edizione della Festa di Roma; critico per i Cahiers du cinéma dal 1980 al 1985, poi autore di pellicole acclamate come Qualcosa nell’aria (Après Mai), Sils Maria e Personal Shopper (in entrambi ha diretto Kristen Stewart), Assayas parte dall’esperienza di scrittore analizzando la sua crescita personale:
“Scrivevo perché volevo avvicinarmi al mezzo cinema, e per me la scrittura è stato un modo di apprendere nella miglior scuola possibile insieme alle penne meravigliose dei Cahiers. Tra loro ero il più giovane, ascoltavo e volevo capire come si faceva il cinema. Fino ad allora avevo una conoscenza molto più tecnica e pratica e poco teorica…se inizio a guardare un film in veste di regista, è un fallimento completo [ride], quando invece lo guardo con gli occhi del critico è ancora peggio. Vorrei poter essere semplicemente uno spettatore che ha il piacere di capire di cosa si sta parlando.“
Ma che rapporto ha adesso con la critica? “Purtroppo la leggo raramente, perché so che influenzerebbe il mio lavoro, Credo che il cinema si debba imparare grazie alla critica e alla teoria, ma che poi bisogna liberarsene. Se realizzi un film pensando a cosa scriverà la critica sei perso… Devi sempre seguire il tuo intuito di regista, perché è ciò che ti farà andare avanti. Anche prendendo una decisione opposta a quella che i critici di aspettano da te.”
Olivier Assayas ospite della Festa del Cinema di Roma
Obbligatoria la domanda sull’eredità della Nouvelle Vague e su cosa sia rimasto del movimento. La risposta del regista è esaustiva e appassionata: “La Nouvelle Vague non ha inventato ma teorizzato la questione della libertà, definendo il fatto che un regista poteva avere la stessa libertà di uno scrittore che non bada alle regole dell’industria. Nel cinema questo concetto corrisponde alla possibilità di produrre film con meno soldi e più libertà, inventando l’arte cinematografica. E quando si parla dell’eredità del movimento, penso che abbia investito non soltanto il panorama francese, ma anche quello internazionale, nel modo in cui generazioni di registi di tutto il mondo hanno abbracciato questa idea di cinema diverso. Cosa rimane? Tutto, perché oggi io non farei film, o forse li farei in modo diverso se non ci fosse stata la Nouvelle Vague, quel sogno di cinema artistico e non industriale, e quella protezione del cinema libero.“
E a chi gli chiede se abbia la critica abbia ancora un’importanza sociale e culturale per il grande pubblico, Assayas commenta che ci sono tanti modi per riflettere sull’argomento: “Il primo parte dalla definizione stessa di critico, che per me differisce molto dall’opinione che ha il grande pubblico, ovvero quella figura che mette stelline e punteggi al film. La scrittura sul cinema è una cosa diversa, e in questo senso penso di essere stato maggiormente influenzato da quella tipologia di testo, cioè i saggi sul cinema, che definisco come il mezzo perfetto per far dialogare persone e arte. Oggi più che mai c’è bisogno di quel dialogo con il proprio tempo, quindi le riflessioni dei critici potrebbero aiutare i registi, perché sono letture utili e importanti.”
Assayas e il ruolo della critica ai tempi del web
“Faccio una divisione netta tra la critica delle stelle alla trip advisor e quella forma di scrittura che riflette sul senso del fare cinema oggi. L’altro modo è pensare alla dimensione dell’internet, perché rispetto al passato la riflessione è migrata dalla stampa al virtuale. Si scrive molto più di cinema oggi di quanto se ne scriveva anni fa. Quando ero giovane c’era la stampa cinefila francese e la critica influente dei quotidiani come Le Monde, tutte testate culturali che dedicavano uno spazio al cinema. L’opinione generale veniva definita da riviste cinefile dove scrivevano decine di redattori, e oggi purtroppo hanno perso la loro importanza perché la scrittura è diventata accessibile, oltre che gratuita, grazie a internet, e la cultura cinematografica non è più unificata ma sempre più ampliata […]
[…] Adesso ogni individuo può costruire un rapporto specifico con il cinema ed esprimere il suo giudizio cercando sul web ciò che gli piace, i ragazzi inventano il loro rapporto con l’arte e non sono d’accordo con chi sostiene che stiamo vivendo un disastro perché gli studenti non hanno visto i film di Murnau. Sicuramente però hanno visto tante altre cose, molte di più di quante ne vedevo io alla loro età.“
Non manca nemmeno l’opinione su uno dei dibattiti più accesi degli ultimi anni: è vero che la sala sta morendo e che la serialità è la forma migliore di narrazione? “Per me il concetto di sala si collega a qualcosa di primordiale, nel senso che si è sempre detto che il cinema è in crisi per colpa della televisione, mentre è evidente che non è stato così. Oggi, almeno in Francia, stanno costruendo tanti multiplex per una ragione semplice: gli spettatori sono giovani e i giovani amano l’esperienza collettiva del cinema, uscire di casa con gli amici e la forma di divertimento più accessibile e meno costosa è il cinema. Sfortunatamente questi spettatori si stanno interessando ad una forma limitata del cinema, ovvero i blockbuster e i film Marvel, le commedie o i film d’animazione, definiti come un cinema meno ambizioso artisticamente e intellettualmente.“
“Per quanto riguarda la serialità, la questione è più complessa. Non sono un fanatico delle serie, anzi non le guardo affatto, dunque tutto quello che dirò è limitato dalla mia ignoranza. Penso che offra la possibilità di lavorare su un formato più lungo, e la tv mi ha dato la libertà di realizzare Carlos che era un film di cinque ore e mezzo, sebbene non l’abbia mai considerato come una serie. Nello stesso modello credo rientri Fanny e Alexander di Ingmar Bergman…Però un’altra riflessione che bisogna fare è sulla dipendenza che la serialità crea negli spettatori. La ragione per cui non mi interessa e per cui non guardo molta tv. E non capisco gli amici che ne guardano tante…quando trovi il tempo per dormire, per vivere, per leggere un libro o andare ad un museo“.
Assayas sui film Marvel: “Hanno smarrito tutto quello che mi piaceva dei fumetti”
Assayas conclude esprimendo il suo personale parere sulla polemica degli esponenti della New Hollywood (Scorse e Coppola) contro i cinecomic: “Per me non è tanto una questione ideologica quanto invece artistica e di gusto. Ho sempre amato il cinema popolare americano e, per semplificare il mio discorso, direi che quel cinema non è mai stato così stupido come è diventato oggi” spiega il regista francese. Penso che i film Marvel, e lo dico da lettore e appassionato di fumetti, abbiano smarrito tutto quello che mi piaceva di quelle storie, dalla violenza al sesso, dalla vita all’originalità, che non vedo mai in queste produzioni. Non mi piacciono perché artisticamente e visivamente mi sembrano molto poveri, si assomigliano tutti e ho difficoltà a identificarmi con personaggi come Captain America o Thor.
“Non riesco davvero a prenderli sul serio o a interessarmi, cosa che non succedeva quando andavo a vedere film di fantascienza da ragazzo. All’epoca mi sembravano molto più originali e complessi“, conclude Assayas. “Oggi non trovo un singolo regista che riesca a far emergere la sua voce attraverso queste pellicole. In questo senso, l’invasione nei cinema di prodotti sostenuti da una potenza economica incredibile e questo rapporto industriale di marketing sta promuovendo l’idea di un cinema che è solo prequel, sequel, spin off e universi indipendenti…Qualcosa insomma di industriale che ha anche a che vedere con la manipolazione di massa. E a parlare è un amante dei fumetti cresciuto con queste storie e appassionato del cinema popolare americano. Credo che qualcosa si sia perso lungo la strada.“
Olivia: da Juno agli alieni
Olivia Thirlby, la giovane attrice americana apparsa in film come Juno e Fa la cosa sbagliata, sarà la protagonista di un film di fantascienza prodotto da Timur Bekmambetov, intitolato The Darkest Hour.
Olivia Wilde: intervista alla protagonista di The Lazarus Effect
Olivia Wilde sul nuovissimo horror, The Lazarus Effect, distribuito da Notorious Pictures ed in uscita nelle sale il prossimo 21 Maggio.
Il film vede la
regia di David Gelb con una strepitosa Olivia Wilde e
una grandissima interpretazione di Mark Duplass.
Sinossi: Un gruppo di ricercatori, capeggiati da Frank e Zoe fanno un’incredibile scoperta: trovano il modo di riportare in vita i defunti. Dopo aver completato con successo, ma senza autorizzazione, un esperimento su un animale appena morto, il rettore della loro Università viene a sapere dei loro esperimenti sotterranei, il progetto viene improvvisamente sospeso. Tutto il team decide comunque di riprodurre il loro esperimento ma, a causa di un incidente, Zoe, viene orribilmente uccisa. Frank, pervaso dal terrore e dal dolore, li convince a fare qualcosa di impensabile: tentare di resuscitare la loro prima cavia umana. Inizialmente, la procedura si rivela un successo, ma la squadra presto si rende conto che qualcosa non va in Zoe. L’utilizzo su un essere umano porterà a pericolosi e inimmaginabili conseguenze per tutti. Il terrore dilaga in questo horror che vede protagonista la bellissima Olivia Wilde.
Olivia Wilde: il suo spin-off di Spider-Man sarà ambientato nel MCU?
Ad Agosto abbiamo appreso la notizia che Olivia Wilde, attrice statunitense che lo scorso anno ha esordito alla regia con La rivincita delle sfigate, è stata ingaggiata dalla Sony per dirigere un nuovo film Marvel.
Al momento non si conoscono i dettagli sul film di cui Wilde firmerà la regia: sappiamo soltanto che si tratterà di un cinecomic incentrato su un personaggio femminile dell’universo di Spider-Man. Secondo le teorie più accreditate, potrebbe trattarsi del tanto chiacchierato film dedicato a Spider-Woman.
Ospite del podcast Shut Up Evan (via CBM), l’attrice e regista ha parlato del progetto in questione tirando in ballo Kevin Feige e lasciando così intendere che il presidente dei Marvel Studios potrebbe essere coinvolto nel progetto. Le dichiarazioni di Wilde stanno portando alcuni fan ad ipotizzare che Feige stia effettivamente supervisionando il film e che lo stesso (che si tratti di un film dedicato a Spider-Woman o ad un altro personaggio) potrebbero essere ambientato nell’Universo Cinematografico Marvel.
“Tutto quello che posso dire è che è di gran lunga la cosa più eccitante che mi sia mai capitata”, ha spiegato l’attrice e regista. “Non solo mi sento come se dovessi raccontare una storia che… Dio, è come ascoltare me stessa che cerca di evitare la pistola a piombini di Kevin Feige.”
E se Marvel e Sony avessero stretto un nuovo accordo simile a quello che ha permesso a Spider-Man di entrare a far parte del MCU? Molto prima del coinvolgimento di Wilde nel progetto, Kevin Feige aveva più volte espresso il suo interesse nel voler portare il personaggio di Jessica Drew all’interno del MCU, più o meno nello stesso modo in cui è stato introdotto nell’universo condiviso anche Peter Parker. Per adesso si tratta di mere speculazioni. Non ci resta altro che attendere un’eventuale conferma ufficiale.
I prossimi progetti di Olivia Wilde
La sceneggiatura del film diretto da Olivia Wilde porterà la firma di Katie Silberman. Amy Pascal figurerà in qualità di produttrice, mentre Rachel O’Connor figurerà come produttrice esecutiva. Prima di dirigere il misterioso cinecomic, Wilde lavorerà ad un “film di Natale” sempre in collaborazione con Silberman e Pascal, di cui però non si conoscono ancora i dettagli.
Prima ancora, Olivia Wilde si dedicherà alla regia di Don’t Worry Darling, thriller psicologico commissionato da New Line Cinema che vedrà nel cast Florence Pugh, Chris Pine, Dakota Johnson e Shia LeBeouf.
In merito al futuro dello Spider-Verse, ricordiamo che il prossimo cinecomic Sony ad arrivare nelle sale sarà Morbius con Jared Leto, posticipato dal 31 luglio 2020 al 19 marzo 2021 a causa della pandemia di Covid-19. Subito dopo invece, il 25 giugno 2021, arriverà Venom: Let There Be Carnage, sequel del cinecomic con Tom Hardy.
Olivia Wilde: 10 cose che non sai sull’attrice
Fresca di debutto alla regia, Olivia Wilde ha dato prova di possedere tutte le carte in regola per diventare uno dei nomi più influenti del panorama cinematografico statunitense. Affermatasi come attrice, la Wilde ha inoltre dato prova nel corso degli anni di grande talento, distinguendosi in titoli di rilievo e al fianco di noti interpreti o registi.
Crescendo però, non si è limitata alla sola recitazione, ricoprendo con successo anche altre attività all’interno dell’industria cinematografica. Oggi le attenzioni sono tutte su di lei, sui suoi prossimi passi come interprete e soprattutto come regista.
Ecco 10 cose che non sai di Olivia Wilde.
Olivia Wilde: la sua filmografia
10. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attrice compie il suo debutto sul grande schermo nel 2004, con il film La ragazza della porta accanto, con Elisha Cuthbert. Prosegue poi la sua carriera recitando in titoli come Alpha Dog (2006), Bobby Z – Il signore della droga (2007), Anno uno (2009), con Jack Black, Tron: Legacy (2010), Butter (2011), The Next Three Days (2011), Cowboys & Aliens (2011), In time (2011), The Words (2012), con Bradley Cooper, Una famiglia all’improvviso (2012), Rush (2013), Drinking Buddies – Amici di bevuta (2013), Lei (2013), con Joaquin Phoenix, Third Person (2013), The Lazarus Effect (2015), Natale all’improvviso (2015), La vita in un attimo (2018), con Oscar Isaac, A Vigilante (2018) e Richard Jewell (2019), di Clint Eastwood.
9. Ha debuttato alla regia. Nel 2019 l’attrice fa parlare molto di sé per il suo brillante esordio alla regia con il film La rivincita delle sfigate, incentrato sulla ricerca di svago di due adolescenti prima dell’inizio del College. Grazie a tale titolo, particolarmente amato dalla critica, la Wilde ottiene importanti riconoscimenti e l’attenzione dell’industria riguardo alle sue doti da regista. È inoltre già al lavoro sul suo prossimo film in tale ruolo, intitolato Don’t Worry, Darling, descritto come un thriller psicologico e con interpreti quali Shia LaBeouf e Chris Pine.
8. È nota anche per i suoi ruoli televisivi. A conferire una prima notorietà all’attrice è stato il ruolo di Jewel Goldman in Skin (2003-2004), e ancor di più quello di Alex Kelly nella celebre serie The O.C., dove ha recitato in un totale di 13 episodi tra il 2004 e il 2005. Successivamente, continua ad apparire sul piccolo schermo coni il dramma The Black Donnellys (2007), ma il ruolo che le conferisce vera popolarità è quello di Tredici nella serie Dr. House – Medical Division (2007-2012), dove recita accanto a Hugh Laurie. Dedicatasi poi al cinema, la Wilde tornerà in televisione per il ruolo di Devon Finestra in Vinyl (2016), serie ideata da Martin Scorsese.
Olivia Wilde in Dr. House
7. Non sapeva quale ruolo avrebbe interpretato. Poco dopo aver sostenuto il suo provino all’attrice venne comunicato che aveva ottenuto un ruolo nella serie. Nessuno, però, le rivelò quale. Il giorno delle riprese, l’attrice si presentò dunque senza ancora aver saputo cosa realmente avrebbe dovuto fare, e fu solo in quel momento che ricevette la sceneggiatura con indicato il proprio personaggio: Tredici. La Wilde affermò di essere rimasta colpita nell’aver ricevuto una parte tanto importante e centrale, e scoprì che nulla le era stato detto affinché le sue prime scene potessero apparire il più spontanee possibili.
6. Ha in seguito confermato la sessualità del proprio personaggio. Quando il personaggio di Tredici iniziò a prendere piede nella serie, in molti iniziarono a chiedersi quale fosse il suo orientamento sessuale. Ella, infatti, era stata scritta per risultare ambigua a riguardo e generare un’iniziale confusione. In seguito, la stessa Wilde ha confermato che il personaggio di Tredici è bisessuale, anche se tale aspetto non viene eccessivamente marcato all’interno della serie. Per l’attrice, inoltre, si trattava del secondo personaggio bisessuale in pochi anni, essendolo stata anche la sua Alex Kelly di The O.C.
Olivia Wilde e Tron
5. È molto legata al titolo fantascientifico. Nel 2010 l’attrice ha recitato nel film di fantascienza Tron: Legacy, sequel dell’originale del 1982. Qui la Wilde ha dato vita al personaggio di Quorra, una ribelle che aiuterà il protagonista nella sua missione. L’attrice si è particolarmente affezionata al personaggio, a tal punto da voler eseguire personalmente le numerose scene di combattimento con le arti marziali, e ha poi avuto occasione di riprendere il personaggio anche in seguito al film. Ha infatti doppiato Quorra nei videogiochi Tron: Evolution (2010), Tron: Evolution – Battle Grids (2010) e nella serie animata Tron: Uprising (2012).
Olivia Wilde: il marito e i figli
4. Era sposata con un italiano. All’età di soli 19 anni, nel 2003, l’attrice è convolata a nozze con il regista e musicista italiano Teo Ruspoli, figlio dell’attore Alessandro. La coppia rimane legata per quasi un decennio, mantenendo una particolare riservatezza circa la propria vita privata. Nel 2011, tuttavia, i due annunciano di aver divorziato, citando come cause alcune differenze inconciliabili. Stando a quanto da lei poi dichiarato, in seguito a tale evento ha iniziato a ritrovare la propria femminilità e la voglia di concentrarsi sulla propria carriera.
3. Ha una relazione con un noto attore. A partire dal novembre del 2011 l’attrice ha avuto una relazione con l’attore Jason Sudeikis, celebre per i suoi ruoli comici al cinema e in televisione, poi trasformatasi in fidanzamento ufficiale nel 2013. Benché sembra siano ancora in attesa del vero e proprio matrimonio, la coppia continua ancora oggi ad essere una delle più solide di Hollywood, e nel 2014 hanno dato il benvenuto al loro primo figlio, seguito poi da una bambina nel 2016. La Wilde ha inoltre voluto il compagno tra gli attori principali del suo film La rivincita delle sfigate.
Olivia Wilde è su Instagram
2. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 3,4 milioni di persone. All’interno di questo, con un totale di quasi duemila post, la Wilde è solita condividere momenti relativi alla propria quotidianità, tra momenti di svago, luoghi visitati, curiosità, foto con amici o la propria famiglia. Non manca inoltre di condividere e sostenere le numerose cause umanitarie e animaliste che le stanno a cuore, mentre spesso è possibile ritrovare anche post relativi al proprio lavoro, aggiornando i suoi follower riguardo i progetti futuri.
Olivia Wilde: età e altezza
1. Olivia Wilde è nata a New York, Stati Uniti, il 10 marzo del 1984. L’attrice è alta complessivamente 170 centimetri.
Fonte: IMDb
Olivia Wilde sulla scena di nudo in Third Person
Olivia Wilde è stata ospite da David Letterman per parlare del suo ultimo film, Third Person, in cui l’attrice compare come mamma l’ha fatta. A domanda diretta sulla scena di nudo, ecco cosa ha risposto la bella Olivia:
Olivia Wilde è appena diventata mamma del suo primo figlio, avuto dal compagno, l’attore Jason Sudeikis.
Protagonista di Third Person è Liam Neeson, affiancato da numerosi volti noti e talentuosi del panorama cinematografico attuale come Kim Basinger, Adrien Brody, James Franco, Olivia Wilde, Mila Kunis, Maria Bello.
Il film, ambientato appunto in tre città diverse, racconta tre differenti storie d’amore. Come ci aspettiamo, le tre storie che partono parallele, si sviluppano e si incontrano nelle maniere più impensabili attraverso la scoperta di segreti nascosti nella vita di ogni personaggio.
Fonte: JJ
Olivia Wilde sul set per Paul Haggis
L’attrice newyorkese affiancherà Liam Neeson in Third Person, nuovo lavoro di Paul Haggis. Il regista di Nella valle di Elah e The Next Three Days ha recentemente parlato del film, in cantiere ormai da qualche anno, che seguirà tre storie d’amore parallele in varie città del mondo – New York, Parigi e Roma – che finiranno per intersecarsi. La Wilde e Neeson dovrebbero essere protagonisti della storia ambientata e New York. Haggis avrebbe intenzione di dare il via alle riprese in agosto.
Fonte: Empire
Olivia Wilde spiega la scelta di Florence Pugh per Don’t Worry Darling
In un’intervista con Variety, Olivia Wilde ha spiegato come mai per Don’t Worry Darling ha scelto Florence Pugh per un ruolo che inizialmente doveva interpretare lei. La sensazione di Wilde era che mancasse qualcosa al personaggio quando doveva interpretarlo lei stessa. A 38 anni, è ancora nel fiore degli anni, ma ha preferito immaginare la coppia protagonista formata da Alice e Jack come giovani sposi novelli. E sebbene lo studio avesse in mente qualcun altro per il ruolo, Olivia Wilde sapeva da subito chi voleva per prendere il suo posto: Florence Pugh.
“C’era qualcosa nella giovinezza, nell’innocenza, che aveva davvero senso per la storia. Se io fossi stata Alice, non avrei avuto una coppia che ha più o meno la stessa età, siamo in una fascia di età diversa. Ma sono stata spazzata via dal talento di Florence. Amavo [Midsommar], ma amavo lei. Ero tipo, ‘Beh, è straordinaria. È chiaramente la giovane attrice più eccitante che lavora oggi.’”
Vedremo Don’t Worry Darling a Venezia 79.
Don’t Worry Darling: nuovo trailer del thriller diretto da Olivia Wilde
In Don’t Worry Darling Alice (Pugh) e Jack (Styles) hanno la fortuna di vivere nella comunità idealizzata di Victory, la città realizzata da un’azienda sperimentale che ospita, assieme alle loro famiglie, gli uomini che lavorano al progetto top-secret Victory. L’ottimismo sociale degli anni ’50 sposato dal loro amministratore delegato, Frank (Pine) – a metà tra un uomo d’azienda visionario ed un life coach motivazionale – fissa ogni aspetto della vita quotidiana di questo luogo utopico nel mezzo del deserto. Mentre i mariti trascorrono ogni giorno all’interno del quartier generale del Victory Project lavorando allo “sviluppo di materiali innovativi”, le loro mogli, inclusa l’elegante partner di Frank, Shelley (Chan), passano il tempo a godersi la bellezza, il lusso e la dissolutezza della loro comunità. La vita è perfetta, ed ogni esigenza dei residenti viene soddisfatta dall’azienda. Tutto ciò che viene chiesto in cambio è discrezione e impegno incondizionato per la causa del progetto Victory. Quando però iniziano ad apparire delle crepe nella loro vita idilliaca che rivelano qualcosa di sinistro sotto l’attraente facciata, Alice non può fare a meno di chiedersi esattamente cosa stiano facendo alla Victory e perché. Quanto sarà disposta a perdere Alice per far emergere cosa sta realmente accadendo in questo paradiso?
Un thriller psicologico audace e visivamente sbalorditivo, Don’t Worry Darling è un film potente della regista Olivia Wilde che si avvale delle straordinarie interpretazioni di Florence Pugh e Harry Styles, assieme ad un cast perfetto. Il film è interpretato anche da Nick Kroll (“How It Ends”), Sydney Chandler (“Pistol”), Kate Berlant (“C’era una volta… a Hollywood”), Asif Ali (“WandaVision”), Douglas Smith (“Big Little Lies”), Timothy Simons (“Veep – Vicepresidente Incompetente”) e Ari’el Stachel (l’imminente “Respect the Jux”).
Olivia Wilde ha diretto il film da una sceneggiatura scritta dalla sua autrice di “Le rivincita delle sfigate” Katie Silberman, basata su una storia di Carey Van Dyke e Shane Van Dyke (“Chernobyl Diaries – La mutazione”) e la Silberman. Il film è prodotto da Olivia Wilde, Katie Silberman, Miri Yoon e Roy Lee, mentre Richard Brener, Celia Khong, Alex G. Scott, Catherine Hardwicke, Carey Van Dyke e Shane Van Dyke sono i produttori esecutivi.
Il team che ha lavorato per Olivia Wilde dietro le quinte è composto dal direttore della fotografia due volte nominato all’Oscar Matthew Libatique (“A Star Is Born”, “Il cigno nero”), dalla scenografa Katie Byron (“Le rivincita delle sfigate “), dal montatore Affonso Gonçalves (“La figlia oscura”), dal compositore candidato all’Oscar John Powell (“Jason Bourne”), dal supervisore musicale Randall Poster (“No Time to Die”) e dalla costumista Arianne Phillips (“C’era una volta… a Hollywood”). New Line Cinema presenta Don’t Worry Darling che sarà distribuito in tutto il mondo dalla Warner Bros. Pictures.
Olivia Wilde replica sui rumors relativi a Captain Marvel
Ospite allo show di James Cordon, Olivia Wilde, in compagnia di Saoirse Ronan e Melissa Benoist, ha commentato le voci che la vorrebbero in trattative con la Marvel per il ruolo di Captain Marvel.
Ecco come Olivia ha commentato i rumors:
Scritto da Nicole Perlman e Meg LeFauve, Captain Marvel uscirà il 2 novembre 2018.
Olivia Wilde protagonista nel trailer di Meadowland
E’ Olivia Wilde la protagonista del primo trailer di Meadowland, il dramma psicologico che la vede recitare al fianco di Luke Wilson.
Il film diretto da Reed Morano, vede protagonisti anche Giovanni Ribisi (Ted, A Million Ways to Die in the West), Elisabeth Moss (“Mad Men,” The One I Love), Ty Simpkins (Insidious, Jurassic World), John Leguizamo (John Wick, Cymbeline) Kevin Corrigan (Results, Cymbeline), Merritt Wever (“Nurse Jackie,” Birdman), Scott Mescudi (Entourage, Need For Speed), Mark Feuerstein (“Royal Pains,” “Nurse Jackie”) e Juno Temple (The Dark Knight Rises, The Brass Teapot).