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Beautiful Boy: recensione del film con Steve Carell

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Beautiful Boy: recensione del film con Steve Carell

Arriva alla Festa del Cinema di Roma 2018, dopo essere stato annunciato in pompa magna sin dall’inizio delle riprese, Beautiful Boy, il film diretto da Felix Van Groeningen e basato su due libri di memorie, quello di David Sheff (padre) e quello di Nic Sheff (figlio). Entrambi i volumi parlano dell’adolescenza turbolenta di Nic, preda della dipendenza da alcol e da ogni tipo di droga. Van Groeningen si avvale di Steve Carell e Timothée Chalamet per dare il volto ai suoi protagonisti, portando sullo schermo una storia unica, che abbraccia i due punti di vista, e che, nella sua semplice tragicità, è la storia di un padre che vuole a tutti i costi salvare suo figlio, ma che si scopre di volta in volta impotente di fronte al mostro della dipendenza, che attanaglia il ragazzo.

In Beautiful Boy David è un giornalista freelance di grande successo, con un figlio nato dal suo primo matrimonio, Nic, appena diciottenne. Vive a San Francisco, in una casa di legno, un ambiente stimolante pieno di libri e quadri, dipinti dalla sua nuova moglie, dalla quale ha avuto altri due bambini, entrambi devotissimi (e ricambiati) al fratellastro maggiore. Nic, giovane di belle speranza, brillante, interessato alla lettura, alla scrittura e al disegno, inciampa nell’abuso di droghe. Appena il padre scopre il vizio del figlio, cerca in tutti i modi di aiutarlo, dando origine ad un lungo circolo vizioso, in cui ogni volta sembra che il ragazzo possa davvero allontanarsi dal baratro aperto sotto i suoi piedi, ricade, per rabbia, noia o debolezza.

Certamente non estraneo alle storie dolorose (si pensi ad Alabama Monroe – Una storia d’amore), Felix Van Groeningen sceglie di raccontare tutto il percorso di Nic e David, dalla prima rehab all’ultima disperata richiesta d’aiuto del figlio al padre. Un’altalena dolorosa che determinano un ritmo ripetitivo che mina la capacità del film di entrare in connessione con lo spettatore. Una scelta poco mirata che si causa il mancato “aggancio emotivo” con il pubblico, nonostante l’utilizzo di una musica invadente che arriva puntualmente a sottolineare, come una fastidiosa tautologia sonora, lo stato d’animo che la scena di volta in volta dovrebbe generare nello spettatore.

Beautiful Boy castDi fronte alla poca incisività del film si stagliano però i due protagonisti, straordinari. Da una parte c’è l’ormai consolidato Steve Carell, che offre una performance tutta in sottrazione, ritraendo con intensità un padre addolorato e spaventato, un uomo vittima anche di un senso di impotenza devastante di fronte alla possibilità, ogni volta più concreta, di veder morire il figlio. Di fronte a lui, spalle sempre più forti e talento brillante, c’è quel Timothée Chalamet che ha fatto battere il cuore di tutti gli spettatori nella scorsa stagione cinematografica in Chiamami col tuo nome, di Luca Guadagnino. Sembra chiaro che questo film, o almeno queste performance, sono già con il collo allungato a guardare in avanti, verso la stagione dei premi.

Nella sua natura più elementare, Beautiful Boy è la storia di un padre che cerca in tutti i modi di aiutare il figlio, scoprendosi ogni volta impotente di fronte alla sua dipendenza. Un racconto che vorrebbe e potrebbe far leva su sentimenti comuni (il desiderio di un padre di proteggere sempre il proprio figlio), ma che per non rinunciare a raccontare tutti i fatti, fallisce nel raccontare le emozioni.

Beautiful Boy, il trailer

#RomaFF13, Barry Jenkins: “Il mio cinema celebra la bellezza della vita”

La vita di Barry Jenkins, regista cresciuto nel quartiere di Liberty City a Miami, è totalmente cambiata dopo l’Oscar vinto con Moonlight nel 2017 (ricordate la gaffe dei presentatori che pronunciarono per errore il nome di La La Land?). “Solo un po’, ma perché adesso – al contrario di qualche anno fa – la gente inizia a rispondere alle mie mail. Oggi la sfida è saper dire di no e rifiutare le proposte con saggezza“, racconta Jankins sorridente durante la conferenza stampa di If Beale Street Could Talk, terzo lavoro presentato alla Festa del Cinema di Roma dopo il passaggio a Toronto.

Il film traduce sul grande schermo il romanzo omonimo di James Baldwin, ambientato negli anni settanta nel quartiere di Harlem, a Manhattan, dove la diciannovenne Tish e il fidanzato Alonzo, detto Fonny, sognano un futuro insieme. Ma quando il ragazzo viene arrestato per un crimine che non ha commesso, Tish, che ha da poco scoperto di essere incinta, fa di tutto per scagionarlo, con il sostegno incondizionato di parenti e genitori.

If Beale Street Could Talk

Sono un fan di Baldwin fin dai tempi del college, dove fu una ragazza con cui stavo e che mi mollò a suggerirmi di leggere questo libro. Amo il suo modo di scrivere e l’espressione della sensualità attraverso una voce che riesce a combinare amore, passione e critica del sistema giudiziario e sociale nei confronti dei neri in America“, spiega Jenkins soffermandosi sul processo di adattamento cinematografico: “Come sceneggiatore e regista cerco sempre di restare fedele allo spirito del romanzo, m anche di riflettere nel film il mondo in cui sono cresciuto e tutto ciò che ho imparato semplicemente guardando gli altri e i piccoli gesti che compievano. Ciò che mi interessa è proprio questo, restituire i dettagli delle relazioni, che è quello che ci unisce come persone“.

If Beale Street Could Talk: il trailer del nuovo film di Barry Jenkins

Del libro di Baldwin, pubblicato nel 1979, il regista dice di aver conservato “la stessa idea di amore che aiuta a supera ogni difficoltà, anche nella situazioni difficili in cui si sono ritrovati gli afroamericani durante tutto il corso della storia a causa di fondamenta sbagliate. Perché nonostante il dolore e la sofferenza c’è ancora gioia, e con il cinema voglio ancora celebrare la bellezza della vita. E la bellezza per me è come un ricordo, non realistico, ma quasi evanescente, che appartiene ad un’altra realtà espressionista e romantica“.

Sulle differenze tra la protagonista di If Beale Street Could Talk e il personaggio principale di Moonlight, Barry Jenkins spiega che “non c’è somiglianza fra i due. Chiron era un ragazzo molto distante dal pubblico con cui era difficile relazionarsi perché stava fuggendo da se stesso; Tish invece rappresenta  qualcuno che vorresti proteggere, come fa la sua famiglia e come ho cercato di fare io come regista. Volevo che ogni scena fosse un abbraccio verso di lei.

If Beale Street Could Talk arriverà nelle nostre sale il prossimo 14 febbraio 2019 distribuito da Lucky Red.

#RomaFF13: Michael Moore e Isabelle Huppert sul red carpet

#RomaFF13: Michael Moore e Isabelle Huppert sul red carpet

Giornata ricca di ospiti internazionali e italiani, quella di sabato 20 ottobre alla Festa del Cinema di Roma 2018. Protagonista di un incontro ravvicinato con il pubblico è stata Isabelle Huppert, premiata da Toni Servillo con il riconoscimento alla Carriera. Con lei ha sfilato sul tappeto rosso dell’Auditorium anche Fabio Rovazzi, che, notizia di poche ore fa, presterà la voce a un personaggio secondario di Ralph Spacca Internet, della Pixar. Infine, la parata si è conclusa con il documentarista premio Oscar Michael Moore, che ha presentato alla Festa Fahrenheit 11/9, il suo ultimo film sulle elezioni presidenziali negli Stati Uniti che hanno visto trionfare Donald Trump.

Ecco le foto di Aurora Leone:

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#RomaFF13: Thomas Vinterberg presenta Kursk

#RomaFF13: Thomas Vinterberg presenta Kursk

Thomas Vinterberg, uno dei padri del movimento cinematografico Dogma 95, presenta il suo nuovo film alla Festa del Cinema di Roma 2018. Intitolato Kursk, il film è l’adattamento cinematografico del libro A Time to Die, di Robert Moore, basato sull’incidente del sottomarino K-141 Kursk, avvenuto il 12 agosto del 2000. In conferenza stampa, il regista racconta della genesi del film, e del perché per lui è così importante raccontare questo tipo di storie.

“Decidere di fare un film non è sempre una cosa razionale. – esordisce Vinterberg – Se una storia inizia a tormentarmi, allora inizio a pensare a che contributo potrei darvi. Ho deciso di fare questo film perché molti dei temi che più mi stanno a cuore ricorrono in questa storia. La storia di una famiglia, il disperato tentativo di sopravvivenza, la lotta di un uomo contro la burocrazia, e anche i sentimenti di indignazione, amore, dolore, perdita. Sono ossessionato da tutto ciò.”

Viene naturale chiedersi quanto di ciò che vediamo nel film sia realmente accaduto e quanto invece sia frutto di una drammatizzazione cinematografica. Il regista ha la risposta pronta a riguardo e ci tiene a specificare che “questo film parla in primo luogo di umanità, non volevo si trasformasse in un atto di accusa. Secondariamente, è un accordo tra la finzione e la verità storica. Molta della verità rimane sul fondo del mare con il sottomarino. Abbiamo ricostruito quanto più fedelmente ciò che si sa, e gli attori sono stati sottoposti ad uno studio tecnico al fine di perseguire la realtà. Tuttavia si tratta di un film, e quindi naturalmente abbiamo aggiunto elementi di finzione. C’è sempre un equilibrio tra i due elementi.”

Vedendo un film come Kursk ci si sorprende dell’evoluzione stilistica assunta dal regista rispetto ai suoi primi film. Chiamato a rispondere a riguardo, Vinterberg si sofferma a parlare del celebre movimento fondato insieme al regista Lars Von Trier.

“Questo film è ovviamente lontano da Dogma 95. All’epoca cercavamo la verità nel cinema, cercavamo di trovare l’essenza più nuda del cinema. Volevamo rivoltarci contro il suo aspetto più conservatore. Ma con il tempo anche questa volontà ha iniziato a diventare corrotta, e abbiamo finito con l’abbandonare quelle idee in cerca di nuove forme espressive. Ad ogni modo, se c’è un filo tematico che accomuna tutti i miei film è il valore dell’umanità.”

Tra i temi centrali del film, c’è quello del nucleo famigliare, ricorrente in gran parte della filmografia dell’autore danese. “Sono attratto dai rituali e dalla claustrofobia del nucleo famigliare. Stare su un set è un po’ la stessa cosa, si condivide tutto, si è nudi davanti agli altri. Finito il film, si scioglie anche il nucleo famigliare, ed io non riesco mai ad abituarmi a questo scioglimento. Ecco è per questo che ne sono ossessionato.”

“Cercavo un punto di vista dal quale raccontare, e analizzare, questa storia, e l’ho trovato in quello dei bambini. – continua poi il regista, analizzando altre peculiarità del film – Il loro è un punto di vista non corrotto su un mondo corrotto. Questa storia mi provoca rabbia, e mi provoca rabbia la mancanza d’umanità. Il bambino attraverso cui guardiamo la storia è una rivalsa della forza dell’umanità e del futuro. Io cerco sempre di tornare alla purezza dell’umanità, e dei miei personaggi.”

A conclusione dell’incontro, Vinterberg sembra voler lanciare un monito ai registi di tutto il mondo, esortandoli a raccontare sempre più temi considerati tabù. “E’ obbligo dei cineasti di parlare di questi argomenti, indagarli. Personalmente volevo mostrare cosa avviene quando l’umanità viene schiacciata dal potere fine a sé stesso. Spero che storie di questo tipo possano aiutarci a riflettere.”

Saw: 10 cose che non sai sulla saga

Saw: 10 cose che non sai sulla saga

Saw: Legacy è solo l’ultimo film della saga di Saw, una di quelle che rimarrà per sempre nella storia del cinema e del genere horror. Sin dal primo film, realizzato in maniera quasi fortuita, il pubblico si è appassionato a questa saga, tanto che sono stati realizzati ben 8 film e ancora la stanchezza non si fa sentire.

Ecco dieci cose che, forse non sapevate su Saw: Legacy e sulla saga di Saw.

Saw

saw

1. La saga di Saw è nata dall’idea di James Wan e Leigh Whannell. I due registi volevano realizzare un film dopo aver finito la scuola di cinema, ma potevano permettersi solo una stanza. In ogni caso, decisero di mettersi in gioco, cercando di realizzare un film che potesse essere realizzato in una sola stanza. Saw – L’enigmista fu il prodotto di questo lavoro, ed è stato considerato uno dei film più prolifici e dal successo pazzesco che ha avuto nell’intera categoria dei film horror di tutti i tempi.

2. La saga di Saw deve tutto a un manager. James Wan e Leigh Whannell hanno scritto la sceneggiatura e l’hanno spedita al loro manager. Il manager, in seguito, la mandò ad un agente di Los Angeles, che ha voluto incontrare i due. Entrambi sono stati incoraggiati a girare le scene partendo dalla sceneggiatura e realizzando un corto, con il quale hanno iniziato a presentare il soggetto da studio a studio.

Saw: Legacy streaming

3. Saw: Legacy è stato fortemente voluto dalla casa di produzione. Anche se Saw 3D – Il capitolo finale era stato originariamente concepito per essere il finale della saga, nel 2012 lo studio, la Lionsgate, ha espressamente mostrato il suo interesse nel continuare a produrre dei film su Saw, contemplando, per diverso tempo, anche la realizzazione di un reboot. Così, nel 2016, lo sviluppo di Saw: Legacy è stato confermato e il film ha avuto inizio. Chi desidera vedere Saw:Legacy in streaming, può appellarsi alla piattaforma Chili.

4. Saw: Legacy era stato classificato come +18. Secondo l’Australian Office of Film and Literature Classification, Saw: Legacy era stato classificato come visione per un pubblico over 18, con il commento di alto impatto della violenza. Il distributore, Studio Canal, ha deciso di appellarsi a questa classificazione al Classification Review Board. Il 20 ottobre 2017, il Review Board ha cambiato la classificazione da +18 a +15, con l’avviso “forti tematiche e forte violenza”. Con questa classificazione, i minori sotto i 15 anni vanno accompagnare da un genitore o chi per lui. Secondo la Review Board, i temi e la violenza del film erano di forte impatto ma non eccessivo, motivo tale per cui non si è resa necessaria una così alta limitazione.

5. Saw: Legacy è stato scritto limitando le scene di violenza. Questo film è stato concepito e scritto cercando di limitare le torture e l’estrema violenza dei film precedenti, cercando di optare per la sindrome di claustrofobia, per uno stile preciso e scene più godibili ed elaborando complesse scene di trappole mortali.

Saw – L’enigmista

saw

6. Saw – L’enigmista, il primo film che ha dato il via all’omonima saga, ha avuto solo 5 giorni di pre-produzione. Il primo film di Saw, oltre a godere di quei soli 5 giorni, è stato anche tagliato e montato nello stesso tempo in diciotto giorni (tutte le scene del bagno sono state girate in soli 6 giorni. Gli attori non hanno avuto assolutamente tempo di fare delle prove per prepararsi al film, tanto che le prove sono state le riprese reali del film.

7. La sceneggiatura di Saw fu scritta nel 2001. La sceneggiatura venne scritta come biglietto da visita per il regista James Wan e Leigh Whannell per cercare di entrare in Hollywood. I due hanno girato un corto a basso budget basato su una scena del film e questo ha determinato il successo sufficiente per attrarre l’attenzione dell’Evolution Entertainment. Entrambi hanno determinato sin da subito un ramo del genere horror chiamato Twisted Pictures e diedero a Wan e Whannell un piccolo budget.

8. Saw –L’enigmista contiene tanti riferimenti a film passati. Diversi di essi si riferiscono ai film italiani gialli ed horror di Dario Argento. Il pupazzo dipinto è un riferimento a Profondo Rosso (1975) di Argento, mentre i guanti neri del killer invisibile sono una delle firme di Argento e possono essere viste diverse volte nel film.

Saw 2 – La soluzione dell’enigma

9. Saw II – La soluzione dell’enigma aveva un altro titolo. Questo film, che deriva dalla sceneggiatura del regista Darren Lynn Bousman, si chiamava in realtà The Desperate. Dopo aver provato per anni a fare un film del genere, per il quale era stato detto di essere troppo violento, finalmente una società ha voluto realizzarlo, perché sospettava che Saw – L’enigmista sarebbe potuto essere un gran film e se ne poteva capitalizzare il successo. Solo quando Bousman era vicino a concludere l’accordo, Saw – L’enigmista uscì al cinema, diventando uno dei film ad avere avuto più incasso in quel periodo, tanto che Bousman venne contatto dai produttori che gli chiesero di cambiare il nome del film in Saw II. Leigh Whannell, che aveva scritto il primo Saw, venne contattato in seguito per aiutare Bousman a realizzare l’idea di un sequel di Saw – L’enigmista.

10. Saw II ha cinque finali alternativi. Per nascondere il finale, a molti degli attori non vennero date le ultime 25 pagine del copione. Solo gli attori principali erano a conoscenze delle sequenze.

Saw 2 streaming

Sulla piattaforma Chili sono presenti anche tutti i film della saga. Alcuni film di Saw (Saw II – La soluzione dell’enigma, Saw 3 – L’enigma senza fine, Saw IV e Saw V) sono anche visibili in streaming su RaiPlay.

Fonte: IMDb

#RomaFF13: il giorno di Barry Jenkins con If Beale Street Could Talk

Dopo il successo di Moonlight, vincitore di tre premi Oscar, presentato a Roma nel 2016, il regista Barry Jenkins torna alla Festa del Cinema: domani, domenica 21 ottobre alle ore 19.30 presso la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica, sarà infatti presentato il suo nuovo film, If Beale Street Could Talk (Se la strada potesse parlare), tratto dall’omonimo romanzo di James Baldwin.

Il film è ambientato negli anni settanta, nel quartiere di Harlem, Manhattan. Uniti da sempre, la diciannovenne Tish e il fidanzato Alonzo, detto Fonny, sognano un futuro insieme. Quando Fonny viene arrestato per un crimine che non ha commesso, Tish, che ha da poco scoperto di essere incinta, fa di tutto per scagionarlo, con il sostegno incondizionato di parenti e genitori. Senza più un compagno al suo fianco, Tish deve affrontare l’inaspettata prospettiva della maternità. Mentre le settimane diventano mesi, la ragazza non perde la speranza, supportata dalla propria forza interiore e dall’affetto della famiglia, disposta a tutto per il bene della figlia e del futuro genero.

If Beale Street Could Talk: il trailer del nuovo film di Barry Jenkins

#RomaFF13, Michael Moore: “Sono molto preoccupato per la situazione del cinema oggi”

Protagonista della terza giornata della Festa del Cinema di Roma è il regista Michael Moore, autore di documentari come Fahrenheit 9/11 (Palma d’Oro al Festival di Cannes) e Bowling a Columbine (premio Oscar al miglior documentario). Moore presenta nella Selezione Ufficiale della Festa il suo nuovo film, Fahrenheit 11/9, dedicato alla vittoria politica di Donald Trump e al suo governo.

Sin dal suo ingresso sul palco Moore si dimostra energico, ricco di voglia di parlare senza freni di ciò che più gli sta a cuore della società odierna. Questo suo brio viene ripagato con numerose ovazioni di approvazione, che sembrano essere il segnale di una contraccambiata voglia da parte del pubblico di documentazione concreta sui temi più attuali del mondo contemporaneo, cosa con cui Moore ha da sempre soddisfatto i suoi appassionati.

“Sono molto preoccupato per la situazione del cinema oggi. – esclama Moore, inaugurando così l’incontro –  Quand’ero giovane nei cinema americani si trovavano film provenienti da tutto il mondo. Oggi la situazione è cambiata, e difficilmente si riescono a trovare altri film da quelli americani nei cinema degli Stati Uniti. Il cinema è la forma d’arte del popolo, di cui ognuno può e deve beneficiare. È una forma d’arte che va assolutamente protetta. La minore possibilità di vedere film stranieri ci rende meno consapevoli del mondo che ci circonda, e questo porta all’ignoranza.”

“Circa il 60% della popolazione degli Stati Uniti non ha un passaporto, – continua il regista – il che significa che non ha mai lasciato il proprio paese, non ha mai viaggiato per il mondo. Quindi il cinema diventa per queste persone l’unica porta verso il resto del mondo. È quindi fondamentale non soltanto che il cinema venga salvato, ma che prosperi anche.”

Una volta rotto il ghiaccio, il regista passa ad esprimere, senza peli sulla lingua, il bisogno di produrre sempre più opere artistiche di valore, in grado di far sopravvivere l’arte cinematografica. “Nel cinema che gestisco, mi impegno a far vedere film che provengono da tanti paesi del mondo. Questo dev’essere un impegno reciproco. D’altra parte anche l’Italia deve continuare ad impegnarsi a produrre film di valore, che siano grande arte, così come il cinema italiano ha fatto negli ultimi cento anni. Quindi meno schifezze, più cinema di valore.”

Si entra poi nel vivo dell’incontro e del dibattito, inevitabilmente e giustamente politico, parlando del nuovo film che Moore presenta quest’oggi in anteprima alla Festa del Cinema di Roma. Un affresco liberale e anticonservatore che non prende di mira solo l’amministrazione degli Stati Uniti, ma anche le politiche dei Democratici e dei Repubblicani che hanno portato all’attuale situazione politica.

FAHRENHEIT 11/9 Michael Moore

Da Fahrenheit 9/11 a Fahrenheit 11/9, da Bush a Trump, Moore è chiamato a esporre ciò che secondo lui è cambiato in questi anni nella società americana. “La presenza di Trump non mi farà mai, mai rimpiangere Bush. Egli è un criminale di guerra. Purtroppo non molto è cambiato dal governo Bush al governo Trump. Entrambi hanno preso il numero minore di voti, eppure hanno vinto. Questa non è democrazia. E la colpa è anche dei democratici, che già all’epoca di Bush avrebbero dovuto battersi più duramente affinché questa clausola presente nella nostra Costituzione venisse modificata.”

Altro bersaglio, contro cui Moore si scaglia ferocemente nel suo film è quello dei media, colpevoli di aver instupidito la gente. “I media non hanno prestato attenzione a ciò che stava succedendo nel paese. Hanno vissuto nella loro bolla, non per strada. Non parlano con la gente, ma raccontano le storie che vogliono raccontare. La stampa ama Trump, perché lui è puro intrattenimento da tabloid. Lo amano a tal punto da avergli dato il soprannome affettuoso di “The Donald”. Tutti ridevano quando lui disse di volersi candidare alla presidenza. Io tentai di far notare la gravità della cosa, di far notare che lui non stava affatto scherzando, ma tutti mi ridevano dietro. “La gente è troppo intelligente per votare uno così”, ma la gente non è assolutamente intelligente.”

L’ignoranza è dunque per Moore la causa dei mali del nostro mondo. “Se distruggi l’istruzione, se si chiudono le biblioteche, se si consente alle grandi multinazionali di acquistare e controllare i media, e se poi su questi media si raccontano esclusivamente cose che fanno appello alla stupidità che è in tutti noi, alla fine si finisce con il rincretinire un’intera nazione. E l’ignoranza porta ad eleggere personalità come Trump, o Berlusconi e Salvini qui in Italia.”

Fahrenheit 11/9

“La causa di questi disastri politici è da imputare anche ai partiti di sinistra. – continua Michael Moore, sempre più politico e spietato – Gli italiani, come è successo negli Stati Uniti, vedono Salvini e lo trovano divertente, vedono in lui dell’intrattenimento. Ma non c’è assolutamente nulla di intrattenimento in quello che fa. E questo penso sia colpa della sinistra, che ha lasciato che questo avvenisse. La sinistra, negli Stati Uniti come forse anche qui in Italia, ha cominciato a pensare che per vincere contro queste persone fosse meglio non essere troppo di sinistra, ma più di sinistra centro, un po’ più a destra, magari definendosi come dei “Berlusconi intelligenti”, ma come si possono anche solo accostare queste due parole? Questo è stato il loro più grande errore. Ciò che ha portato le persone a votare queste figure politiche è il fatto che queste si mostrano per quello che sono, se fanno una dichiarazione idiota ne sono orgogliose. Un po’ come Bush, che si faceva vanto di arrivare a malapena alla sufficienza, come a voler dire al popolo “vedete, io sono come voi”. All’epoca di mio padre, in fabbrica, tutti volevano votare John Fitzgerald Kennedy perché egli aveva avuto l’opportunità di studiare e aveva un intelletto superiore, che quindi potesse fare qualcosa di meglio per il paese.”

Concludendo l’incontro, Moore riassume la sua speranza, che cerca di concretizzare anche attraverso i suoi film, di una maggior attenzione globale nei confronti del cambiamento della società che ci circonda. “Solo l’interesse verso l’altro può permetterci di riappropriarci delle nostre facoltà fondamentali, come quelle di scelta e pensiero.”

#RomaFF13: La Diseducazione di Cameron Post, la recensione del film di Desiree Akhavan

1993. Sullo schermo scorre la fotografia sbiadita di un’epoca che sembra già lontana: è la sera dell’evento più importante nella vita sociale di un teenager americano, il prom, e Cameron Post viene sorpresa dal suo fidanzato mentre sta avendo un rapporto sessuale con l’amica Coley nel retro della sua auto. La famiglia conservatrice, allarmata, spedisce la ragazza in un centro di terapia di conversione per giovani omosessuali dove potrà essere curata e disintossicata dal “demonio”.

Nell’inizio di The Miseducation of Cameron Post (in italiano La Diseducazione di Cameron Post) opera seconda di Desiree Akhavan, non c’è nessuna scoperta di sé o dichiarazione romantica come nei film di John Hughes, ma un brusco ritorno alla realtà peggiore, un taglio netto con tutte le fantasie che il genere teen ha montato sull’iconografia dei balli scolastici. Respingente, invece che inclusivo, il mondo al di fuori è un posto orribile dove poter vivere liberamente la propria giovinezza, in cui le infinite possibilità dell’adolescenza – fase transitoria della vita in cui si prova e sperimenta – vengono ridotte ad una triste negoziazione con chi ci governa.

Il tempo del film racconta bene l’inquietudine e l’’insicurezza degli Stati Uniti negli anni in cui si moriva di AIDS e l’omosessualità veniva trattata come patologia clinica, ma soprattutto quando i diritti della comunità LGBT non esistevano e i mezzi di comunicazione di massa (cinema e tv in particolare) non contribuivano alla rappresentazione della diversità sociale come fanno oggi. Tuttavia non è il contesto storico ciò che interessa alla regista, e nemmeno cercare ossessivamente il pretesto per un atto politico, ma riflettere sulla tossicità di un sistema familiare che riversa i propri errori sulle nuove generazioni; di fatto gli adulti di The Miseducation of Cameron Post sembrano spettatori catatonici del cambiamento sociale, incapaci di capire cosa sta succedendo nel mondo, di cogliere i bisogni dei figli e aiutarli nel momento più difficile.

E se fossero loro i soggetti da curare? E se in questa fotografia del 1993 si nascondesse tutto il rancore, ma anche i sogni e le speranze della Akhavan (classe 1984) rivolti a chi l’ha preceduta e a chi verrà dopo di lei? Il punto di vista è lodevole e perfino originale in certi frangenti, ma le manca ancora il graffio dei grandi autori.

Trailer di La Diseducazione di Cameron Post

Kylo Ren un bambino viziato? La Lucasfilm “censura” Ralph Spacca Internet

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Dalle Principesse Disney agli Stormtrooper della Lucasfilm, il nuovo film Disney Ralph Spacca Internet è intenzionato a pagare tutti i “debiti” alla Casa di Topolino, ma a quanto pare il riferimento a Kylo Ren in programma nel film non è andato a genio alla Lucasfilm stessa, che ha chiesto alla Pixar di eliminarlo dalla sceneggiatura.

Il co-regista del film, Rich Moore, ha dichiarato: “Ad un certo punto abbiamo inserito una battuta sul fatto che Kylo Ren fosse una specie di bambino viziato. Siamo andati alla Lucasfilm e li abbiamo messi al corrente di ciò che abbiamo detto. E loro ci hanno spiegato ‘preferiremmo che non lo mostrasse come un bambino viziato. Sai, è il nostro cattivo, e preferiremmo che non lo facesse’. Quindi abbiamo scelto di essere rispettosi nei confronti di questa esigenza.”

Sebbene Kylo Ren possieda grandi poteri e possa essere una figura intimidatoria, si è anche guadagnato la reputazione di “moccioso viziato” a causa dei suoi capricci infantili. Sebbene ci si prefigga, probabilmente, di mostrare la sua rabbia incontrollabile, per lo più viene semplicemente percepito come un bambino che piange quando non riesce a farsi strada.

Kylo Ren meglio di Darth Vader: parola di Donald Glover

In ogni caso, è per il meglio del franchise di Star Wars che la Pixar non ha ulteriormente preso in giro il personaggio. Di contro, Ralph Spacca Internet ha un simpatico tributo a un altro personaggio di Star Wars, l’amato droide C-3PO che apparentemente sarà il maggiordomo delle principesse Disney.

L’obiettivo di questi camei, secondo il co-regista Phil Johnston, non è necessariamente quello di prendere in giro i personaggi, ma piuttosto di onorarli e rispettando la loro storia. Nel caso di C-3PO infatti, essere un maggiordomo sembrava sposarsi con la sua natura di aiutante e compagno fedele.

Ralph Spacca Internet, recensione del film Disney

Avengers 4: emersa una nuova descrizione del trailer – non ufficiale

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Dopo la prima, appassionante anche se non ufficiale, è emersa in rete una nuova descrizione del trailer di Avengers 4, questa volta leggermente più plausibile, anche se forse ancora non ufficiale. A certificare un certo grado di attendibilità di questo nuovo leak è il fatto che l’utente di Reddit che ha diffuso questa descrizione (qui il profilo) è lo stesso che a suo tempo rivelò in anteprima che il secondo trailer di Captain America: Civil War avrebbe incluso Spider-Man.

Ecco cosa riporta questa nuova indiscreta descrizione del trailer di Avengers 4:

La voce di Thanos: “Il mio destino non si è ancora compiuto…”. Inquadratura di Tony stremato, sembra confuso e ancora su Titano. “Le minacce più grandi nascono per annullare l’equilibrio. Ho perso tutto per raggiungere… e io …. non mi … annullerò” Inquadratura di Banner e Cap con Vision su un tavolo in dissolvenza… Inquadratura di Peter QUill su una nave che decolla. Dissolvenza. Tony: “Fury aveva ragione”. Sta parlando a qualcuno fuori campo in un’abitazione normale. Potrebbe essere Zia May, ha gli occhi lucidi e la battuta è relativa all’inquadratura precedente, non è quello che sta dicendo adesso. “Aveva ragione dal primo giorno…” dissolvenza in nero. Tony: scena di lui in una sorta di garage, in cerca di posto. Di fronte a 3 diverse armatura, sembrano abbastanza normali? Nessuna di quelle assomiglia a quelle trapelate. “Farò tutto il necessario affinché non accada mai più…” schermo nero e poi Tony nella divisa dello SHIELD. Sta camminando verso la telecamera con dei soldati dietro di lui. Inquadratura di Ant-Man che sta nel regno Quantico. Sua inquadratura, mentre è circondato da 3 tardigradi. Sta correndo, poi si ferma vicino a una specie di portale verde. Dissolvenza a una foto di Scott in abiti civili. Jeans e camicia grigia, giacca di jeans.

Scott: “Penso… potrei avere un modo di aiutare.” Non siamo molto sicuri di chi stia parlando in questo momento, ma sembra che il dialogo corrisponda. Inquadratura di un trono vuoto nel Wakanda, varie inquadrature di Shuri, M’Baku e Okoye. Schermo nero. “Questa NON era la nostra lotta…” lo pronunciano Shuri o Okoye. Schermo ancora nero. Inquadratura di Cap che tiene le braccia incrociate con Rhodey, Rocket e Thor, in una stanza, sembra di essere ancora nel Wakanda. Cap: “Dobbiamo farlo bene …”. Banner: “Cap non sappiamo nemmeno da dove cominciare… Thanos è sparito. Ha vinto.” Thor: “Bene… allora faremmo meglio a metterci al lavoro.”

Lenta inquadratura verso il basso sul cercapersone che aveva Fury nelle mani di qualcuno. Potrebbe essere Tony. Una breve inquadratura di Rhodey che si adatta rapidamente alla nuova nanotecnologia applicata alle sue ginocchia, fino alla vita. Sembra la stessa tecnologia della maschera di Star Lord. Thor, dal fuoricampo: “Sei pronto per questo?”

Rocket: “Beh… se non sto …” pausa. Dissolvenza in nero su Rocket, silenzi musicali: “Cos’altro potrei perdere?” Il Bifrost con Thor, War Machine e Rocket. Varie inquadrature: il Guanto ancora danneggiato, un’immagine di Nebula (sembra nello stesso posto in cui Tony era prima), e poi inquadratura su Banner. Schermo nero. Thor: “Abbiamo bisogno di un esercito per opporci a Thanos…”. Inquadratura di Thanos che indossa l’armatura. “Il tuo è l’unico abbastanza formidabile da darci una possibilità…”. Inquadratura di Thanos che brandisce una grande spada a doppio taglio. “Quindi ti chiedo…” Vediamo Vedova Nera, una breve occhiata all’armatura di Tony, la nuova divisa di Cap, con la cotta di maglia e Banner che indossa una tuta attillata viola davanti ad un specchio. Siamo su Thor: “Ci aiuterai?” Altri vari scatti, compreso un guanto distrutto a terra mentre qualcuno (chiaramente Thanos) si allontana… stessa estetica e scenario della scena precedente. “È passato un po’ di tempo da quando sono stata sulla Terra…” La musica diventa più forte fino all’inquadratura al petto di Captain Marvel che sale sul suo viso. Lo scenario dietro di lei sembra quasi Xandar. Perché non può essere la Terra (non avrebbe senso) ma ci sono cieli azzurri e nuvole fuori da una finestra… Capitan Marvel: “Andiamo” Inquadratura su di lei che vola verso qualcosa con rabbia, tira indietro un pugno, gli occhi brillanti, le fiamme la circondano. Dà un pugno, quindi parte il tema degli Avengers con il titolo in sovrimpressione.

Compare solo uno schermo bianco con della musica di sottofondo… Rocket è su una sedia con le ruote guardando alcuni schermi di computer, indossa una tuta bianca molto cool.

Rhodey: “Ho visto un sacco di cose pazze, ma un procione parlante? (Rocket lo guarda dalla sedia) Sicuramente li supera tutti…” Rocket, tornando da Rhodey agli schermi dei computer sarcastico: “Ragazzo se mi avessero pagato per ogni volta che l’ho sentito” Taglio su Thor che ride.

Avengers 4 arriverà al cinema ad Aprile 2019, sarà diretto da Anthony e Joe Russo e porterà a conclusione la Fase 3 del Marvel Cinematic Universe.

Nel cast del film Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris Evans, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom Holland, Chadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.

Pupazzi senza gloria: intervista a Phil Phillips

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Pupazzi senza gloria: intervista a Phil Phillips

In occasione della premiere a Londra di Pupazzi senza gloria abbiamo avuto il piacere di intervistare il protagonista, Phil Phillips.

Pupazzi senza gloria racconta le vicende di due detective alle prese con un serial killer che sta uccidendo tutti i componenti del cast de L’allegra combriccola, un amatissimo show di pupazzi degli anni 90.

A seguire il caso Connie Edwards (Melissa McCarthy), una veterana del corpo di polizia con una terribile dipendenza dallo zucchero, e il suo ex collega pupazzo Phil Phillips (doppiato da Maccio Capatonda), caduto in disgrazia e diventato ora un investigatore privato.

Ambientato in una Los Angeles in cui umani e pupazzi condividono sesso, droga e pallottole, Pupazzi senza gloria è un film scorrettissimo tutto da ridere e dal “piacere” assicurato.

Pupazzi senza gloria

The Old Man & The Gun: teaser trailer con Robert Redford

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The Old Man & The Gun: teaser trailer con Robert Redford

Guarda il teaser trailer ufficiale di The Old Man & The Gun, il nuovo film con protagonista la leggenda del cinema Robert Redford. Il film sarà presentato oggi alla Festa del cinema di Roma.

The Old Man & The Gun è ispirato alla storia vera di Forrest Tucker (Robert Redford), un uomo che ha trascorso la sua vita tra rapine in banca ed evasioni dal carcere. Da una temeraria fuga dalla prigione di San Quentin quando aveva già 70 anni, fino a una scatenata serie di rapine senza precedenti, Forrest Tucker disorientò le autorità e conquistò l’opinione pubblica americana. Coinvolti in maniera diversa nella sua fuga, ci sono l’acuto e inflessibile investigatore John Hunt (Casey Affleck), che gli dà implacabilmente la caccia ma è allo stesso tempo affascinato dalla passione non violenta profusa da Tucker nel suo mestiere, e una donna, Jewel (Sissy Spacek), che lo ama nonostante la sua professione.

The Old Man & The Gun, la recensione

#RomaFF13: Cate Blanchett illumina il tappeto rosso in John Galliano

Cate Blanchett è stata la protagonista del venerdì della Festa del Cinema di Roma, incontrando il pubblico e presentando il film di Eli Roth, Il mistero della casa del tempo. Ecco come ha sfilato sul tappeto rosso della cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, offrendosi ai fan e ai fotografi.

Dopo il completo Armani scelto per la giornata, la Blanchett ha indossato un Maison Margiela by John Gallianoper il red carpet. Ecco le foto di Aurora Leone:

#RomaFF13: l’incontro ravvicinato con Cate Blanchett

Marvel Studios: rimosso un film dalle uscite Disney del 2020

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Marvel Studios: rimosso un film dalle uscite Disney del 2020

Mentre Disney e Fox risistemano la loro calendarizzazione delle uscite a seguito della fusione, la Casa di Topolino ha rimaneggiato anche la lista dei film Marvel Studios, già annunciata dalla Casa delle idee, rimuovendo dalle uscite del 2020 un film Marvel senza titolo. Oltre a questo spostamento degno di nota, la Disney ha deciso nuove date d’uscita anche per Jungle Cruise e per Morte sul Nilo, sequel di Assassinio sull’Orient Express di e con Kenneth Branagh. Parallelamente, anche la Fox ha spostato il film con Brad Pitt, Ad Astra, a fine maggio prossimo, posticipando anche la commedia action con l’inedita coppia Kubail Nanjiani-Dave Bautista.

In seno alla Disney, i Marvel Studios sono una proprietà molto importante, visto che negli ultimi dieci anni hanno “portato a casa” un incasso totale di quasi 18 miliardi. Stando a quanto riporta The Hollywood Reporter, questo spostamento ha influito nella futura programmazione dello studio. Il film senza titolo originariamente previsto per il 31 luglio 2020 è stato rimosso dal programma senza che sia stata annunciata una nuova data d’uscita. Ecco il programma completo della Disney per il 2020, con Jungle Cruise che è stato posizionato al posto del misterioso progetto Marvel:

  • 14 febbraio 2020: Live Action Disney senza titolo
  • 6 marzo 2020: Film Pixar Animation senza titolo
  • 27 marzo 2020: Mulan
  • 1 maggio 2020: Film Marvel
  • 29 maggio 2020: Maleficent 2
  • 19 giugno 2020: Film Pixar Animation senza titolo
  • 24 luglio 2020: Jungle Cruise
  • 9 ottobre 2020: Live Action Disney senza titolo
  • 6 novembre 2020: Film Marvel
  • 25 novembre 2020: Film d’animazione Disney senza titolo
  • 23 dicembre 2020: Live Action Disney senza titolo

Lucca Comics & Games 2018: Disney Italia celebra i 10 anni dei Marvel Studios

Non si sa quale film della Marvel avrebbe occupato quella data dell’estate 2020, ma Guardiani della Galassia Vol. 3 sembrerebbe la scelta più logica viste le recenti vicissitudini del progetto. È comprensibile dunque che se il film ha subito un pesante stop in produzione, perdendo il regista, non sarà pronto per il 31 luglio 2020, inizialmente pianificato.

Il prossimo film Marvel Studios sarà Captain Marvel, in arrivo l’8 marzo 2019.

Fonte: THR

Halloween: la recensione del film di David Gordon Green

Halloween: la recensione del film di David Gordon Green

Che il movimento Me Too abbia provocato una serie di danni collaterali al sistema hollywoodiano è indubbio, come è altrettanto vero che l’asse di produzioni sembra essersi leggermente spostato verso progetti diretti da donne o con protagoniste donne “forti” in grado di rovesciare le regole del maschilismo al cinema.  Nel 1978 Halloween – La notte delle streghe di John Carpenter e l’anno successivo Alien di Ridley Scott avevano in qualche modo “anticipato i tempi, in un’epoca in cui i reclami erano più silenti e non vi era alcuna ragione politica dietro quella scelta. Piuttosto sembrava molto più funzionale alla storia e realistico proporre sullo schermo due personaggi che riuscivano a sopravvivere perché scaltri, furbi e intelligenti come solo le donne sanno essere; e non è un giudizio negativo, anzi, semplicemente un dato di fatto.

Ciò che colpisce è in che maniera registi e autori contemporanei stanno riflettendo su questo ribaltamento di campo senza rimanere preda della facile morale femminista: ne L’Inganno, Sofia Coppola mostrava con una violenza inedita e una maniacale precisione le varie sfumature e la complessità del carattere femminile in presenza di un predatore, mentre Halloween (che de La notte della streghe è il sequel diretto) non avrà lo stesso spessore né la stessa profondità di sguardo, tuttavia può partecipare al discorso che riflette sulla vendetta invece che sulla rivendicazione.

Lo fa lavorando al limite della copia dell’originale mentre decide di cambiare alcune dinamiche fondamentali: così, se nel film di Carpenter era Michael Myers a inseguire la sua vittima, qui è Laurie Strode a impugnare il fucile. È lei che dà la caccia all’uomo nero, che detta le regole del gioco e il ritmo della partita, che “apre l’armadio” sorprendendo il suo incubo (l’esatto contrario di quanto accadeva nel ’78). Dall’altra parte gli uomini – mariti, fidanzati, amici, poliziotti, non sembrano mai in grado di gestire il pericolo sotto pressione, e vengono ritratti come individui sciocchi e superficiali; loro provano ad azionare una trappola per topi e falliscono, Laurie (Jamie Lee Curtis) con figlia e nipote metteranno in scena un piano ben più complesso.

Halloween è la dimostrazione che non tutte le storie di vendetta devono essere interpretate come atti politici, perché esiste una gamma infinita di possibilità – scenario che contempla pure percorsi scomodi e immagini sgradevoli – per i personaggi femminili. Quando ce ne renderemo conto si uscirà finalmente da certi schemi che, oggi più che mai, stanno soffocando la bellezza del cinema e l’atteggiamento critico nei confronti di queste opere.

Trailer del film Halloween di David Gordon Green

Il mistero della casa del tempo: recensione del film di Eli Roth

Il mistero della casa del tempo: recensione del film di Eli Roth

Presentato nella Selezione Ufficiale della Festa del Cinema di Roma 2018, Il mistero della casa del tempo è il nuovo film del regista Eli Roth, con protagonisti Jack Black, Cate Blanchett e il giovane Owen Vaccaro. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di John Bellairs, primo di una serie di classici della letteratura per ragazzi con elementi che spaziano dal fantasy all’horror.

Il mistero della casa del tempo racconta l’avventura magica e misteriosa di un ragazzino di dieci anni, Lewis Barnavelt (Owen Vaccaro), che rimasto orfano si trasferisce a vivere nella casa vecchia e stramba dell’eccentrico zio Jonathan (Jack Black) e della sua amica, Mrs Zimmerman (Cate Blanchett). In questa strana dimora si nasconde un mondo segreto ricco di magie, misteri, streghe e stregoni. Ben presto Lewis verrà coinvolto in un’importante missione segreta: scoprire l’origine e il significato del ticchettio di un orologio nascosto da qualche parte nei muri di casa.

Il mistero della casa del tempo film

Prodotto dalla Amblin Entertainment di Steven SpielbergIl mistero della casa del tempo si presenta come un chiaro omaggio al cinema per ragazzi anni ’80, al quale si mescola un’estetica da anni ’50, nei quali la storia è ambientata. Facendo riferimento a queste due epoche, il film vive delle particolarità cinematografiche che li hanno caratterizzati. Eli Roth, dopo numerose opere di puro stampo horror, si misura con una materia più leggera, riuscendo tuttavia ad imprimere in essa il proprio particolare gusto per la suspense e il terrore, ispirandosi ai classici della sua gioventù come I Goonies e Gremlins.

Ne deriva un efficace prodotto in grado di divertire, specialmente grazie all’ormai noto talento comico di Jack Black, ma anche di spaventare, con un’adeguata costruzione della suspense che lentamente porta lo spettatore in uno stato di inquietudine. Atmosfera questa che Roth costruisce sapientemente allontanandosi dai canoni del film del terrore odierno. Nella misteriosa casa protagonista, le cose accadono sullo sfondo, quasi impercettibili allo sguardo, e quando finalmente notiamo il cambiamento che da queste è derivato, si diventa così suscettibili che anche il ticchettio di un orologio può generare spavento.

Il mistero della casa del tempo

L’elemento interessante de Il mistero della casa del tempo tuttavia, ancor prima di quello magico, sono i suoi tre protagonisti. Tre personaggi ognuno a loro modo costretti ad affrontare una sconfitta personale, un lutto che ha rotto qualcosa in loro. All’interno della casa, che con le sue particolarità assume le caratteristiche vere e proprie di un quarto personaggio, i tre dovranno essere in grado di riconoscersi per le loro somiglianze unendo le loro forze. Ad opporsi a loro c’è un malvagio stregone degno di nota, interpretato da Kyle Maclachlan, che svela anch’egli un proprio interessante background, a conferma che la scrittura del film non si è risparmiata in dettagli, cercando di scavare quanto più in profondità possibile nel cuore dei personaggi.

All’interno di questo quadro Il mistero della casa del tempo presenta invenzioni visive e comiche ben costruite e riuscite, che si alternano a qualche momento di maggior rallentamento del ritmo o a qualche prevedibilità narrativa, ma che grazie anche ad una messa in scena particolarmente ricca, specialmente da un punto di vista scenografico e dei costumi, consegna un perfettamente godibile prodotto di intrattenimento, capace anche di dare una propria interpretazione sul concetto di magia, vista non più come materia per bambini ma come elemento indispensabile per la vita e la crescita di ognuno di noi.

#RomaFF13: l’incontro ravvicinato con Cate Blanchett

#RomaFF13: l’incontro ravvicinato con Cate Blanchett

Nella seconda giornata della Festa del Cinema di Roma 2018, l’attrice premio oscar Cate Blanchett si rende protagonista di due incontri. Il primo è la conferenza stampa del film Il mistero della casa del tempo, regia del maestro dell’horror Eli Roth, in cui dà vita ad un’inedita coppia con Jack Black.

Nel film di Roth, proposto nella Selezione Ufficiale della Festa, Cate Blanchett si ritrova ad avere a che fare con la magia e la stregoneria. Elementi questi per lei molto più attuali e concreti di quanto si creda.

Cate Blanchett

Interrogata in conferenza stampa sulla sua idea a riguardo, l’attrice dichiara che “la magia permette di trasformarsi. Quello della trasformazione è un concetto positivo da adottare e perseguire nella vita. Evolvendo costantemente, migliorando noi stessi, impediamo che gli altri possano affibbiarci delle etichette”.

L’attrice passa poi a raccontare le scelte che l’hanno portata ad accettare il ruolo di Mrs. Zimmerman, la co-protagonista del film. “Ero ossessionata dall’horror, e lo sono ancora. Avrei potuto guardare film horror ogni giorno. Per questo ero interessata all’idea di lavorare con Eli Roth, e il fatto che il film contenesse specialmente contenuti per ragazzi mi attraeva ancora di più. Attraverso i miei figli vivo le loro paure, e questo mi ha aiutato a sentirmi ancor più parte del progetto.”

“Io elaboro le cose per amore dell’interesse. – continua la Blanchett, alla domanda sulle sue fonti di ispirazione per il ruolo. – Assimilo ogni cosa, e presto o tardi queste tornano utili per i miei personaggi. Ho lavorato per costruire un passato al mio personaggio, un passato doloroso che potesse renderlo ancor più interessante. Se quello che fai non risuona nel pubblico è inutile, e in questo le reazioni dei miei figli al personaggio mi hanno aiutato a trovare il carattere giusto, affinché fosse in grado di stupire chiunque. Come attrice non penso a me e alle mie esperienze nella costruzione del personaggio. Non mi interessa portare la mia esperienza sul grande schermo, ma tentare di raccontare l’esperienza di qualcun altro.”

La conferenza stampa si chiude sulla domanda che chiede all’attrice di indicare il potere magico che desidererebbe avere. “Farei in modo che tutti i maggiorenni andassero a votare. Vengo da un paese dove il voto è obbligatorio e la democrazia una responsabilità. Incoraggerei tutti a votare, anche per chi non può farlo.”

Durante il secondo incontro, quello pomeridiano con il pubblico, condotto dal direttore artistico della Festa Antonio Monda, la Blanchett ripercorre invece, attraverso la visione di diverse clip, i ruoli più celebri della sua carriera. In questa occasione l’attrice svela curiosità e retroscena sulle sue varie tappe artistiche.

Il curioso caso di Benjamin Button

Si parte da Il curioso caso di Benjamin Button, film del 2013 diretto da David Fincher in cui la Blanchett affianca Brad Pitt. “Ricordo di aver accettato il ruolo perché avrei lavorato a qualsiasi cosa con Fincher e Pitt. Quando poi ho letto la sceneggiatura mi hanno particolarmente colpito le sue immagini, specialmente una delle ultime. Il mio personaggio, Daisy, tiene tra le braccia Benjamin Button, ormai diventato un infante, e lo guarda morire. È una scena che mi ha commosso profondamente. Ogni madre sa cosa vuol dire stringere a sé il proprio figlio desiderando che quel momento non finisca mai.”

Passando poi a parlare del film Carol, regia di Todd Haynes in cui Cate Blanchett ha una storia d’amore con l’attrice Rooney Mara nella repressiva società degli anni ‘50, la Blanchett ricorda di essere rimasta molto stupita dalle domande che le venivano fatte durante le presentazioni stampa del film. “E’ strano perché durante le conferenze stampa di questo film le domande che mi venivano rivolte erano prevalentemente riguardo la mia sessualità, quando però per altri film non mi avevano mai fatto domande sulle mie capacità psichiche, o simili. In me questo ha suscitato una certa sorpresa, vedere che il mio genere sessuale fosse diventato un argomento di cui discutere. Interpretare un ruolo vuol dire avere una connessione universale con l’esperienza umana. Per questo non penso mai al mio genere, almeno che questo non chiuda delle porte, perché penso sempre in termini di un personaggio come di un essere umano. Per me l’esperienza di creare un personaggio è un’esperienza antropologica, di mettermi in un ambito che non conosco. Il piacere dell’interpretazione per me è studiare cosa muove le persone, che cosa le motiva.

Carol

Si passa poi a parlare del film The Aviator, regia di Martin Scorsese in cui Cate Blanchett interpreta Katharine Hepburn accanto a Leonardo DiCaprio nei panni di Howard Hughes. Per questo film la Blanchett vinse il suo primo Oscar come miglior attore non protagonista. L’attrice ricorda di quando Scorsese la chiamò al telefono, per proporle il ruolo. “Non ricordo assolutamente nulla di quella chiamata. Io lo ascoltavo parlare e tremavo incessantemente. Continuavo a ripetere sì senza realmente capire a cosa stessi dando risposte affermative. Quando la chiamata finì, il mio agente mi chiese cosa mi aveva proposto, ma io non riuscivo davvero a ricordarlo, tanto ero sotto shock dall’aver parlato con il grande Scorsese. Quando poi mi comunicarono cosa avevo accettato, allora ebbi davvero paura. Quel ruolo poteva distruggermi o farmi affermare come attrice.

Sul finire dell’incontro, la Blanchett si sofferma sulle differenze tra cinema e teatro. “Quando ho iniziato a lavorare a teatro a Sidney, in Australia, non mi sarei mai aspettata di arrivare al cinema. Ho avuto una grande fortuna e il piacere di lavorare con i più grandi. Penso sia bellissimo e utile poter passare dal teatro al cinema, poiché nel teatro c’è la possibilità di avere un rapporto diretto con il pubblico, mentre il cinema mi ha portato a valutare la possibilità espressiva delle inquadrature. Dovessi scegliere tra i due, direi il teatro. Il teatro non consente l’errore, e allo stesso tempo il suo fascino è l’avere la possibilità di cambiare ogni sera, poiché ogni sera il pubblico è diverso.”

Ralph Spacca Internet: nuovo divertente trailer

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Ralph Spacca Internet: nuovo divertente trailer

La Walt Disney Italia ha diffuso il nuovo divertente trailer di Ralph Spacca Internet, l’atteso sequel del film di successo Ralph Spacca Internet. Questo pomeriggio, Fabio Rovazzi sarà ospite alla Festa del Cinema di Roma per un evento speciale durante il quale converserà sul cinema a partire dai film che lo hanno maggiormente influenzato.

Diretto da Rich Moore e Phil Johnston e prodotto da Clark Spencer, il nuovo lungometraggio d’animazione Disney Ralph Spacca Internet arriverà nelle sale italiane il 1° gennaio 2019 e vedrà la partecipazione di Fabio Rovazzi con uno speciale cameo nella versione italiana del film. Grande fan della saga di Star Wars, Rovazzi interpreterà tre stormtrooper e la sua voce è già presente nel nuovo trailer.

Ralph Spacca Internet, la trama

In Ralph Spacca Internet il pubblico lascerà la sala giochi di Litwak per avventurarsi nel grande, inesplorato ed elettrizzante mondo di Internet, che potrebbe anche non resistere al tocco non proprio leggero di Ralph. Insieme alla sua compagna di avventure Vanellope von Schweetz, Ralph dovrà rischiare tutto viaggiando per il World Wide Web alla ricerca di un pezzo di ricambio necessario a salvare “Sugar Rush”, il videogioco di Vanellope. Finiti in una situazione fuori dalla loro portata, Ralph e Vanellope dovranno fare affidamento sui cittadini di Internet per trovare la giusta direzione.

Ralph Spacca Internet, cast

Nel cast delle voci internazionali ci sono attori del calibro di Kristen Bell, Gal Gadot, Mandy Moore. In Italia Fabio Rovazzi farà da cameo.

Ralph Spacca Internet, il film

Ralph Spaccatutto è arrivato nelle sale americane il 2 novembre 2012, registrando l’incasso d’apertura più alto di sempre per un film di Walt Disney Animation Studios, all’epoca della sua uscita.

Il primo film vinse un PGA Award per il Miglior Produttore di un film d’animazione cinematografico, oltre a cinque Annie Awards, tra cui Miglior Film d’Animazione, Miglior Regia, Migliore Sceneggiatura e Miglior Attore. Ralph Spaccatutto è stato decretato inoltre Miglior Film d’Animazione dell’anno dalla Broadcast Film Critics Association, ha ottenuto il premio per il Miglior Casting di un Film d’Animazione dalla Casting Society of America, e ha vinto un Kids’ Choice Award come Film d’Animazione Più Amato dal Pubblico. Il film è stato inoltre candidato all’Oscar e al Golden Globe come Miglior Film d’Animazione.

In questo nuovo capitolo, il regista, il produttore e il co-sceneggiatore di Ralph Spaccatutto tornano a lavorare insieme.

Il regista Rich Moore, il produttore Clark Spencer e il co-sceneggiatore Phil Johnston hanno collaborato con il regista Byron Howard e il co-sceneggiatore/co-regista Jared Bush alla realizzazione del lungometraggio d’animazione premiato con l’Oscar Zootropolis.

Ralph Spacca Internet, recensione del film Disney

#RomaFF13: il Premio alla Carriera a Isabelle Huppert

La tredicesima edizione della Festa del Cinema di Roma assegnerà domani, sabato 20 ottobre alle ore 18 presso la sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica, il Premio alla Carriera a Isabelle Huppert: il riconoscimento sarà consegnato da Toni Servillo. Amata in tutto il mondo per i suoi ruoli di grande complessità e profondità, per l’inquietudine e l’anticonformismo dei suoi personaggi, Isabelle Huppert ha collaborato, durante la sua carriera, con alcuni fra i più grandi cineasti europei e statunitensi, da Claude Chabrol a Jean-Luc Godard, da Maurice Pialat a Marco Ferreri, dai fratelli Taviani a Marco Bellocchio, da Michael Haneke a Andrzej Wajda, da Michael Cimino a David O. Russell. Premiata in tutto il mondo per le sue interpretazioni, Golden Globe 2017 per Elle di Paul Verhoeven, l’attrice parigina sarà inoltre protagonista di un Incontro Ravvicinato con il pubblico e commenterà una serie di clip selezionate fra le pellicole che hanno maggiormente segnato la sua vita da artista.

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#RomaFF13: Incontro Ravvicinato con Michael Moore

Nell’ambito della Festa del Cinema di Roma 2018, alle ore 14.30, la Sala Sinopoli ospiterà l’Incontro Ravvicinato con il premio Oscar® Michael Moore. Noto per aver saputo coniugare nelle sue opere un linguaggio schietto e sgombro di artifici, particolarmente adatto a descrivere le dinamiche politico-economiche che governano gli Stati Uniti, a una forte dose di ironia, Moore nel corso degli anni ha indagato su diversi temi ritenuti estremamente scomodi dall’establishment.

Fahrenheit 11/9: Trailer Ufficiale Italiano del film Evento a #RomaFF13

Alla Festa del Cinema, il regista presenterà il suo nuovo film, Fahrenheit 11/9 (ore 19.30 Sala Sinopoli), uno sguardo provocatorio e sarcastico sull’epoca in cui viviamo. Dopo Fahrenheit 9/11, il vincitore della Palma d’Oro Michael Moore sposta la sua attenzione su un’altra significativa data, il 9 novembre 2016, giorno in cui Donald Trump è stato eletto 45esimo Presidente degli Stati Uniti. L’ultimo documentario di Michael Moore è un affresco liberale e anticonservatore che non prende di mira solo l’amministrazione degli Stati Uniti, ma anche le politiche dei Democratici e dei Repubblicani che hanno portato all’attuale situazione politica.

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#RomaFF13: The Old Man & the Gun nella selezione ufficiale

#RomaFF13: The Old Man & the Gun nella selezione ufficiale

La Selezione Ufficiale della Festa del Cinema di Roma 2018 ospiterà, sabato 20 ottobre, alle ore 22 (sala Sinopoli) la proiezione di The Old Man & the Gun di David Lowery, addio di Robert Redford alla carriera di attore: il film è ispirato alla storia vera di Forrest Tucker, un uomo che ha trascorso la sua vita tra rapine in banca ed evasioni dal carcere.

81 anni compiuti, Robert Redford ha cominciato la sua carriera nel 1959 a Broadway, passando l’anno successivo in tv e poi al cinema, nel ’62, in Caccia di Guerra, con Sydney Pollack. Tra le sue attività di maggiore prestigio è successo, c’è la fondazione del Sundance Institute che organizza ogni anno il Sundance Film Festival.

In The Old Man & the Gun, Redford è diretto da David Lowery, e recita al fianco di Casey Affleck, Sissy Spacek, Danny Glover e Tom Waits.

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The Old Man & The Gun, la recensione

#RomaFF13: Edoardo De Angelis racconta Il Vizio della Speranza

Quarto lungometraggio firmato da Edoardo De Angelis, due anni dopo il successo di Indivisibili (6 David di Donatello e 5 Nastri d’Argento), Il Vizio della Speranza è il primo dei film italiani presentati durante la tredicesima edizione della Festa del Cinema di Roma inaugurata ieri da 7 Sconosciuti a El Royale di Drew Goddard (qui potete leggere la nostra recensione).

Il regista, accompagnato all’incontro con la stampa dal cast insieme allo sceneggiatore e ai produttori, esordisce spiegando che il suo nuovo lavoro  “è l’immagine di un inverno dove tutto sembra morto, così accendiamo un fuoco per riscaldarci mentre aspettiamo che passi e che la natura rinasca e con essa ogni forma di esistenza. Nel film vince chi resiste e chi ha la pazienza di aspettare che qualcosa cambi. E quando questo succede, come nel caso di Maria [la protagonista], la scoperta di avere una possibilità diventa l’unica forma di sopravvivenza.”

Interpretata da Pina Turco (Gomorra – La serie), Maria è una giovane donna la cui esistenza scorre, senza sogni né desideri, mentre si prende cura della madre assente e lavora per una madame che gestisce un traffico illegale di neonati. Insieme al suo pitbull la ragazza traghetta sul fiume donne incinte, in quello che sembra un purgatorio senza fine, eppure la speranza tornerà a farle visita nel modo più inaspettato e naturale possibile.

Per me la speranza è il seme di ogni rivoluzione“, interviene la Turco, “Tutto nasce dalla fiducia, e la fiducia diventa fede, con cui ognuno può scrivere il proprio destino. Niente era più semplice e bello come raccontare questa storia attraverso la nascita di un bambino, che è il miracolo della vita.” E sul lavorare con De Angelis ed essere diretta da suo marito, l’attrice confessa che “a spronarmi è stata la sfiducia iniziale di Edoardo, che era scettico sull’affidarmi un ruolo così importante. Non pensava fossi pronta. Ma questa sfiducia è diventata il mio vizio della speranza, l’ho coltivata, ho letteralmente mangiato la polvere e, infine, l’ho ringraziata“.

Festa del cinema di Roma: i nostri film più attesi

Nel cast figura anche Cristina Donadio, nota al grande pubblico per aver vestito i panni della boss Scianel nella serie Gomorra. E se per quel personaggio l’attrice partenopea aveva detto di essersi ispirata alla tragedia greca, qui è stato il valore della sottrazione la chiave per interpretare al meglio la sua Alba: “Scianel era un archetipo del male, da lì quindi il riferimento a Clitennestra, ma in questo caso avevo davanti un personaggio ancora più tremendo perché consapevole dell’orrore che mette nel rapporto con figlia. Una donna affetta da una sorta di catatonia esistenziale, che si fa scivolare vita addosso e che aveva bisogno di meno elementi possibili. Sarò sempre grata a Edoardo per avermi affidato Alba, perché questa storia mi ha ricordato cosa sia realmente il vizio della speranza…ogni volta che narri qualcosa che nasce da una ferita, tutto quello che viene fuori è un monito e un incantamento; così, anche nell’orrore di questa madre, c’è un monito e un incantamento, come tutte le anime perse del microcosmo che mostriamo“.

Con le parole dello sceneggiatore Umberto Contarello, condivise da tutti i presenti, ci si congeda riflettendo sul significato del film e sul tema: “Siamo partiti da un’idea, tortuosa ma bella proprio per questo, e cioè dal fatto che Edoardo volesse raccontare al cinema un tema universale, spirituale, mistico, religioso, insomma esplicitamente cristiano. E più andavamo avanti, più mi sembrava lampante come la nostra storia somigliasse ad una parabola. E in quanto tale aveva un cuore antichissimo, quasi arcaico, perché per essere universali devi attingere a quell’immaginario, mentre se attingi ad attualità non sei universale ma prigioniero di una galera. La nostra parabola affronta con coraggio un tema quanto mai attuale, ovvero la convinzione che un figlio nasca quando ha la culla pronta, quando invece il film ci sta dicendo che è il figlio a costruire la culla.”

Il vizio della speranza, la trama

Lungo il fiume scorre il tempo di Maria, il cappuccio sulla testa e il passo risoluto. Un’esistenza trascorsa un giorno alla volta, senza sogni né desideri, a prendersi cura di sua madre e al servizio di una madame ingioiellata. Insieme al suo pitbull dagli occhi coraggiosi Maria traghetta sul fiume donne incinte, in quello che sembra un purgatorio senza fine. E’ proprio a questa donna che la speranza un giorno tornerà a far visita, nella sua forma più ancestrale e potente, miracolosa come la vita stessa. Perché restare umani è da sempre la più grande delle rivoluzioni.

Guardiani della Galassia Vol. 3: ecco il titolo di lavorazione

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Guardiani della Galassia Vol. 3: ecco il titolo di lavorazione

La Disney sta guardando avanti in merito alla realizzazione di Guardiani della Galassia Vol. 3 e nelle ultime ore è stato rivelato anche il titolo di lavorazione del film: Hot Christmas. La produzione del film era stata interrotta dopo il licenziamento di James Gunn (scopri qui tutti i dettagli), ma sembra che adesso i lavori siano stati sbloccati.

Come riporta Production Weekly, il titolo di lavorazione di Guardiani della Galassia Vol. 3 sarà Hot Christmas. Anche se il film non dovrebbe basarsi su alcun materiale preesistente, i fan possono aggiornarsi seguendo gli sviluppi relativi al film con quel titolo. Qualche volta, il titolo di lavorazione può essere rivelatore di qualche indizio legato alla trama del film in questione, ma non sempre è così e più spesso si tratta di un titolo casuale per indicare quella produzione. Ad esempio, il titolo di lavorazione di Avengers: Infinity War era Mary Lou, cosa che si è rivelata non avere alcun significato ai fini della storia del film.

Guardiani della Galassia Vol. 3: sarà un sequel o un prequel?

Non sappiamo ancora chi sarà alla regia del film, visto che ora James Gunn sembra sempre più vicino a occuparsi di Suicide Squad 2 per la Warner Bros, ma sappiamo che i Marvel Studios utilizzeranno comunque la sceneggiatura di Gunn, nonostante il licenziamento.

L’evento ha scatenato grandi polemiche, non solo trai fan, ma anche e soprattutto tra i componenti della famiglia Marvel, in particolar modo, Dave Bautista ha strenuamente difeso Gunn, tanto da minacciare il suo abbandono del franchise se la sceneggiatura del regista non fosse stata usata.

Avengers 4: rivelato il cannone protonico

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Avengers 4: rivelato il cannone protonico

L’account Instagram geekpowerbackup ha diffuso una nuova immagine dal set di Avengers 4 in cui vediamo il cannone protonico, o quello che può sembrare l’arma che in precedenza sembrava essere stata avvistata sul set del film e che War Machine “indossa” nel primo concept del film.

La foto rappresenta il Quartier Generale degli Avengers, in particolare il laboratorio, dove immaginiamo al lavoro Tony Stark, in compagnia da Bruce Banner e forse di Shuri, che si unisce agli science-bros.

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Avengers 4: ecco la descrizione del trailer!

Avengers 4 arriverà al cinema ad Aprile 2019, sarà diretto da Anthony e Joe Russo e porterà a conclusione la Fase 3 del Marvel Cinematic Universe.

Nel cast del film Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris Evans, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom Holland, Chadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.

Fonte: Instagram geekpowerbackup

#RomaFF13: Drew Goddard e Cailee Spaeny inaugurano il red carpet

#RomaFF13: Drew Goddard e Cailee Spaeny inaugurano il red carpet

Sono Drew Goddard e Cailee Spaeny, rispettivamente regista e attrice di 7 sconosciuti a El Royale, le prime due star internazionali che hanno calcato il tappeto rosso della cavea dell’Auditorium Parco della Musica, nella prima serata della Festa del Cinema di Roma 13.

7 sconosciuti a El Royale: il trailer del film con Chris Hemsworth

Di seguito gli scatti di Aurora Leone:

#RomaFF13: Drew Goddard presenta i suoi 7 sconosciuti a El Royale

Vi ricordiamo che 7 Sconosciuti a El Royale arriverà nelle nostre sale il prossimo 25 Ottobre, distribuito da 20th Century Fox. Nel cast figurano, oltre alla Spaeny, Chris HemsworthDakota JohnsonJon Hamm e Jeff Bridges.

Spider-Man: Far From Home, rivelato ufficialmente il nuovo costume

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Le riprese di Spider-Man: Far From Home si sono concluse pochi giorni fa, e adesso si può dire che il primo film Marvel Studios della Fase 4 ESISTE. Ad annunciare la fine delle riprese era stato Tom Holland via social, che ha detto arrivederci alla tuta di Spidy, in attesa di indossarla di nuovo almeno per un terzo film in solitaria che sembra già deciso dai suoi contratti con i Marvel Studios.

Adesso però, ospite al Jimmy Kimmel Livel’attore inglese ha svelato ufficialmente la nuova tuta del Tessi Ragnatele

Spider-Man: Far From Home, tutto quello che sappiamo sul film

Spider-Man: Far From Home sarà diretto ancora una volta da Jon Watts ed uscirà nelle sale il 5 luglio 2019. Confermati nel cast del film il protagonista Tom Holland nei panni di Peter Parker, Marisa Tomei in quelli di zia May e Zendaya in quelli di Michelle. Secondo IMDb, nel cast sono presenti anche Jake Gyllenhaal, Michael Keaton, Samuel L. Jackson Cobie Smulders.

Per quanto riguarda le novità del sequel, la tuta di metallo di Peterdovrebbe essere una versione rimodellata di quella di Iron Spider. vista in Avengers: Infinity War. Questa nuova tuta, prevede anche una nuova maschera, con degli occhiali al posto delle orbite bianche, come da tradizione, questo perché è ovvio che il personaggio abbia bisogno di una nuova maschera dopo che la sua precedente è andata distrutta su Titano, durante il confronto con Thanos e prima della sua disintegrazione.

Avengers 4: un emozionante teaser fan made

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È trapelato on line un video fan made che simula i primi secondi del trailer di Avengers 4, e che, nelle speranze dell’autore, dovrebbe confermare che Avengers: Annihilation sarà il titolo  del film che chiuderà la Fase 3 del Marvel Cinematic Universe.

Eccolo di seguito. Nonostante sia un fake, è comunque emozionante, un modo per lenire l’attesa di quello ufficiale.

Avengers 4: ecco la descrizione del trailer!

Avengers 4 arriverà al cinema ad Aprile 2019, sarà diretto da Anthony e Joe Russo e porterà a conclusione la Fase 3 del Marvel Cinematic Universe.

Nel cast del film Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris Evans, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom Holland, Chadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.

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#RomaFF13, Cate Blanchett apre gli Incontri Ravvicinati

Cate Blanchett, una delle interpreti più intense e raffinate del cinema contemporaneo, due volte Premio Oscar, inaugurerà il programma degli Incontri Ravvicinati della tredicesima edizione della Festa del Cinema di Roma: domani, venerdì 19 ottobre alle ore 17.30 presso la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica, l’attrice australiana salirà sul palco per ripercorrere con il pubblico la sua straordinaria carriera.

Premiata dall’Academy per le interpretazioni in The Aviator di Martin Scorsese e Blue Jasmine di Woody Allen, sette volte candidata all’Oscar dal 1999 a oggi, Cate Blanchett vanta un’eccezionale lista di collaborazioni, da Steven Spielberg a Peter Jackson, da Wes Anderson a Ron Howard, da David Fincher a Steven Soderbergh, da Shekhar Kapur a Todd Haynes. Alla Festa del Cinema l’attrice australiana parlerà anche della sua attività quotidiana nell’ambito di iniziative sociali e ambientaliste: nel 2016 l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati l’ha nominata Goodwill Ambassador per il suo impegno umanitario.

Cate Blanchett è inoltre protagonista del nuovo film di Eli Roth, The House With a Clock in Its Walls, che sarà presentato al pubblico alle ore 19.30 nella Sala Sinopoli. “Volevo che questo film facesse molta paura, e penso che ci si possa divertire e spaventare allo stesso tempo – ha detto il regista – Film come Gremlins ed E.T. lo hanno dimostrato. È una storia che racconta come, quando accadono cose terribili, alcuni vogliono andare avanti e affrontarle, mentre altri vorrebbero tornare indietro nel tempo per non farle succedere. È un vero film horror per ragazzi e famiglie”.

#RomaFF13: oggi Il vizio della speranza di Edoardo De Angelis.

#RomaFF13: oggi Il vizio della speranza di Edoardo De Angelis.

Alle ore 22, la Sala Sinopoli ospiterà il primo film italiano in programma nella Selezione Ufficiale, Il vizio della speranza di Edoardo De Angelis. Il regista – che torna dietro la macchina da presa dopo il successo di Indivisibili, premiato con sei David di Donatello e altrettanti Nastri d’Argento – firma una storia di vendetta e riconciliazione che ha come sfondo il fiume Volturno e le terre che lo circondano.

La protagonista è Maria, interpretata da Pina Turco (Gomorra – La serie), la cui esistenza scorre, senza sogni né desideri, a prendersi cura della madre e al servizio di una madame ingioiellata. Insieme al suo pitbull dagli occhi coraggiosi, Maria traghetta sul fiume donne incinte, in quello che sembra un purgatorio senza fine. È proprio a questa donna che la speranza, un giorno, tornerà a far visita, nella sua forma più ancestrale e potente, miracolosa come la vita stessa. Nel cast, al fianco di Pina Turco, ci sono anche Massimiliano Rossi, Marina Confalone, Cristina Donadio, Marcello Romolo. Le musiche sono firmate, come già in Indivisibili, dal musicista napoletano Enzo Avitabile.

Il vizio della speranza, la trama

Lungo il fiume scorre il tempo di Maria, il cappuccio sulla testa e il passo risoluto. Un’esistenza trascorsa un giorno alla volta, senza sogni né desideri, a prendersi cura di sua madre e al servizio di una madame ingioiellata. Insieme al suo pitbull dagli occhi coraggiosi Maria traghetta sul fiume donne incinte, in quello che sembra un purgatorio senza fine. E’ proprio a questa donna che la speranza un giorno tornerà a far visita, nella sua forma più ancestrale e potente, miracolosa come la vita stessa. Perché restare umani è da sempre la più grande delle rivoluzioni.

 

La Llorona – Le Lacrime del Male: spaventoso teaser trailer

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La Llorona – Le Lacrime del Male: spaventoso teaser trailer

Warner Bros Italia ha diffuso il teaser trailer ufficiale di La Llorona – Le lacrime del male, in uscita nelle sale italiane il prossimo 18 aprile 2019.

Dal 18 aprile 2019, questa leggenda messicana senza tempo prenderà vita nel film di New Line Cinema La Llorona – Le lacrime del male. Il film è prodotto da Emile Gladstone, Gary Dauberman (IT e la serie Annabelle) e James Wan (l’universo di The Conjuring), diretto da Michael Chaves, già vincitore del Shriekfest’s Best Super Short Film nel 2016 con “The Maiden”, al suo esordio nella regia.

Il film è interpretato da Linda Cardellini (Bloodline di Netflix, Avengers: Age of Ultron); Raymond Cruz (Major Crimes per la tv); Patricia Velasquez (The L Word per la tv, I film della serie La Mummia); e Marisol Ramirez (NCIS: Los Angeles per la tv).  Nel cast anche Sean Patrick Thomas (i film della serie Barbershop, Halloween: Resurrection), Jaynee-Lynne Kinchen (Selfless) e l’esordiente Roman Christou.

Chaves dirige il film da una sceneggiatura di Mikki Daughtry & Tobias Iaconis. Nel team dietro le quinte, il direttore della fotografia Michael Burgess, la scenografa Melanie Jones, il montatore Peter Gvozdas e la costumista Megan Spatz. Le musiche sono di Joseph Bishara (Annabelle e Conjuring).

New Line Cinema presenta una produzione An Atomic Monster/Emile Gladstone Production, “La Llorona – Le lacrime del male”. In Italia uscirà nelle sale il prossimo 18 aprile 2019.

La Llorona, la trama

La Llorona. La donna che piange. Un’apparizione terrificante, intrappolata tra il Paradiso e l’Inferno, quella di una donna segnata da un terribile destino che si è creata con le sue stesse mani. Il solo sentir menzionare il suo nome ha terrorizzato il mondo per generazioni. La sua colpa è stata quella di aver annegato i figli in preda ad un raptus di rabbia e gelosia, per poi gettatarsi nello stesso fiume, disperata e piangente.

Ora le sue lacrime sono eterne e letali, e coloro che sentono di notte il suo richiamo mortale sono condannati. La Llorona si insinua nell’ombra e va a caccia di bambini, nel disperato tentativo di sostituirli ai suoi. Con il passare dei secoli il suo desiderio è diventato sempre più vorace…e i suoi metodi sempre più terrificanti. Negli anni ’70 a Los Angeles, La Llorona si aggira nella notte alla ricerca di bambini.

Un’assistente sociale non prende sul serio l’inquietante avvertimento di una madre sospettata di aver compiuto violenze sui figli, e presto sarà proprio lei, insieme ai suoi bambini, ad essere risucchiata in uno spaventoso regno soprannaturale. L’unica speranza di sopravvivere all’ira mortale della Llorona potrebbe essere un prete disilluso e la mistica che pratica per scacciare il male, dove la paura e la fede si incontrano.

Attenzione al suo gemito agghiacciante…non si fermerà davanti a niente pur di attirarti nel buio. Perché non c’è pace per la sua angoscia, non c’è misericordia per la sua anima. E non si può sfuggire alla maledizione della Llorona.

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