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Hitchcock torna al cinema, il Delitto Perfetto in 3D.

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Ormai sappiamo che è diventata una moda quella di riproporre i grandi classici del cinema del passato nelle sale attuali. Qualche volta tocca ai grandi lungometraggi animati Disney, altre volte a capolavori come C’era una volta in America o Apocalypse Now e altre volta ancora le proiezioni sono accompagnate da scie di polemiche, come nel caso di Fear and Desire di Kubrick, il suo primo film, che il regista, ancora giovanissimo, non avrebbe mai voluto che uscisse.

hitchcock

Stavolta è il turno di Alfred Hitchcock e in particolare del suo film Dial M for Murder , meglio conosciuto come Il Delitto Perfetto nel nostro paese. Datato 1954, la vera chicca è che il film verrà distribuito in 3D, così come inizialmente era stato concepito dal maestro del brivido negli anni ’50, che infatti lo distribuì per un breve periodo in formato stereoscopico.

Tutto questo porta la firma, come spesso accade, della Cineteca di Bologna che promette che in pentola bollono altri titoli pronti per la magica ricomparsa al cinema, come La grande Illusione, Hiroshima Mon Amour, Roma Città Aperta e molti altri.

Il Delitto Perfetto torna nelle sale dal 23 Settembre. Restate su queste pagine per conoscere dove sarà possibile (ri)goderselo.

Fonte: Ansa/Cineteca di Bologna

Hit Man: recensione del film di Richard Linklater

Hit Man: recensione del film di Richard Linklater

Con Hit Man, presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2023, Richard Linklater firma un’altra commedia brillante pronta a consolidarsi come un vero e proprio cult. Rinnovando la collaborazione con l’esilarante Glen Powell – dopo la partecipazione a Tutti vogliono qualcosa – il regista della Before Trilogy propone una miscela frizzante di action comedy, meet cute e screwball, tutta costruita attorno al mito dell’hit man, elaborando al contempo una riflessione sulle maschere dietro cui ci nascondiamo e la tendenza dell’animo umano a migliorarsi sempre.

Hit Man: sicario per finta

Gary Johnson è il killer professionista più richiesto di New Orleans. Per i suoi clienti è come se fosse uscito da un film: il misterioso sicario da ingaggiare. Ma se lo si assolda per fare fuori un marito infedele o un boss violento, è bene stare in guardia, perché lui lavora per la polizia. Quando infrange il protocollo per aiutare una donna disperata che cerca di scappare da un fidanzato violento, si ritrova ad assumere una delle sue false identità: si innamorerà della donna e accarezzerà l’idea di diventare lui stesso un criminale.

Hit Man, una scena

Tutti vogliono sbarazzarsi di qualcosa: di questo, Gary Richards ne è pienamente consapevole. La filosofia e lo studio dei comportamenti umani sono il suo pane quotidiano, anche se è più bravo a impartirne i concetti che a metterli in atto. Tuttavia, la continua esposizione alle storie altrui, forse farà scattare anche in Gary il desiderio di agire e, ancor prima di cambiare, capire che persona è. L’urgenza conoscitiva del falso sicario verrà intercettata da un personaggio femminile fortissimo, Madison, interpretata dalla splendida Adria Arjona, che alzerà sempre più la posta in gioco per il protagonista, eccitandolo sessualmente e intellettualmente, mentendogli, innamorandosi dell’alter ego più cool di Gary.

Meet Cute o Meet Dead

Hit Man costruisce tutta la sua narrazione su due caposaldi tematici: invenzione e parodia per elaborare, come spesso in Linklater, una riflessione sul comportamento umano,  trasferendo questa ricerca di significato ad ogni reparto, senza mai farla risultare  stucchevole. La mitologia dell’hit man – figura sostanzialmente inventata dal cinema – spinge Gary a voler incarnare questa fantasia, non a distruggerne il significato.

Per Gary, fingere di essere un sicario, significa fare ricerca sul campo per quello che definisce “il lavoro che non mollerò mai“, le sue lezioni di filosofia all’università. I suoi alter ego, molto più interessanti rispetto a lui, diventano maschere da mettersi e togliersi a piacimento, senza mai essere giudicati perchè ci si presenta come in una posizione di potere, diventando depositario dei segreti più folli e privati di persone che ha incontrato da appena cinque minuti.

Con tempi comici perfetti, Hit Man è l’ennesima conferma del talento di uno dei registi contemporanei più apprezzati e riconosciuti. Il massimo controllo di Linklater sull’immagine e sulla narrazione permette a questa inedita comedia di svilupparsi senza mai scivolare, piuttosto soprendendoci di continuo. Se il potenziale di Glen Powell non era stato percepito ancora chiaramente da qualcuno, Hit Man lo consacrerà come grandissimo talento del cinema statunitense.

Hit Man: Netflix compra i diritti globali del film di Richard Linklater

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Netflix ha sborsato 20 milioni di dollari per i diritti globali di Hit Man, la commedia true-crime del regista Richard Linklater e della star Glen Powell. Il film, proiettato davanti a un pubblico entusiasta ai festival cinematografici di Venezia e Toronto, segue Powell nei panni di Gary Johnson, un insegnante part-time che lavora come misterioso con il dipartimento della Polizia per scovare chi tenta di assoldare serial killer. Tuttavia Powell infrange il protocollo per aiutare una donna disperata che cerca di fuggire da un marito violento, si ritrova a far finta di essere uno dei suoi falsi personaggi, mentre si innamora della donna.

“Hit Man” riunisce Linklater e Powell, che hanno lavorato insieme in “Everybody Wants Some!!” e il film d’animazione fantascientifico di NetflixApollo 10 1/2”. Oltre alla regia, Linklater ha adattato la sceneggiatura con Glen Powell basata su un articolo del Texas Monthly di Skip Hollandsworth.

Hit Man è stato ben accolto dalla critica, con la nostra Agnese Albertini che ha scritto che “Hit Man costruisce tutta la sua narrazione su due caposaldi tematici: invenzione e parodia per elaborare, come spesso in Linklater, una riflessione sul comportamento umano,  trasferendo questa ricerca di significato ad ogni reparto, senza mai farla risultare  stucchevole”.

Il cast comprende anche Adria Arjona (“Morbius”, “6 Underground”), Austin Amelio (“Tutti vogliono qualcuno”, “The Walking Dead” di AMC), Retta (“Parks and Recreation”) e Molly Bernard (“Sully”, “Lo stagista”). I produttori erano Mike Blizzard, Linklater, Powell, Jason Bateman e Michael Costigan. I produttori esecutivi includono Stuart Ford, Zach Garrett e Miguel A. Palos, Jr. di AGC, John Sloss di Cinetic Media, Shivani Rawat e Julie Goldstein di ShivHans Pictures, Vicky Patel, Steve Barnett e Alan Powell di Monarch Media e Scott Brown e Megan di Texas Monthly. Creydt.

Hit Man: la storia vera di un finto assassino

Hit Man: la storia vera di un finto assassino

L’ultimo film di Richard Linklater, Hit Man (qui la recensione), è uno dei titoli più attesi del calendario cinematografico 2024. Ora al cinema, il film è destinato a diventare una pietra miliare per una delle megastar emergenti di Hollywood, Glen Powell, che non è solo la star di Hit Man, ma anche il co-sceneggiatore di Linklater. Powell e Linklater hanno già collaborato all’adattamento di Fast Food Nation, alla commedia Tutti vogliono qualcosa!!! e allo sguardo animato e nostalgico sulla corsa allo spazio Apollo 10 1⁄2: A Space Age Childhood.

Senza nemmeno considerare il talento che si concentra in questo progetto, il concetto di un poliziotto sotto copertura che si finge un killer a pagamento per arrestare chi lo vuole assumere è una premessa di per sé già particolarmente allettante, che trova nelle capacità di Linklater di bilanciare dramma e commedia il suo punto di forza. Tuttavia, Hit Man è tutt’altro che una semplice storia stravagante, poiché si basa sulla storia vera di un finto assassino.

La trama di Hit Man

Il film Hit Man, che ha ricevuto recensioni entusiastiche dalla sua anteprima alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2023, segue Gary Johnson (Glen Powell), un professore di college diventato specialista di tecnologia che conduce una seconda vita come agente di polizia sotto copertura. Egli si finge infatti un killer su commissione per arrestare coloro che cercano di assumerlo. Questo finché non incontra una donna, Maddy Masters (Adria Arjona), maltrattata dal marito. Johnson, che si sente attratto da Maddy, si impegnerà dunque a liberarla da questa relazione tossica.

Glen Powell e Adria Arjona in Hit Man - Killer per caso (2023)
Adria Arjona e Glen Powell in una scena di Hit Man. Foto di Courtesy of Netflix

Richard Linklater e Glen Powell adattano una storia vera

Hit Man è tratto da una storia vera documentata dal Texas Monthly nel 2001. L’articolo omonimo è stato scritto da Skip Hollandsworth, il cui lavoro è servito come base per un’altra commedia nera/docu-dramma di Linklater, Bernie. Quel film, interpretato da Jack Black nel ruolo di un becchino condannato per omicidio, adatta una storia assurda e la infonde con l’umanesimo naturale di Linklater e con un commento acuto sulla cultura texana.

Originario di Lone Star, Linklater è per il Texas quello che Martin Scorsese e Spike Lee sono per New York. Linklater ammira la sua educazione, ma i suoi film esaminano attivamente i codici e le aspettative della società, che sono stati portati avanti dalla sua gente. Hollandsworth, giornalista ed editore texano, è perfettamente complementare al regista, poiché entrambi si interessano alle stranezze della vita quotidiana.

Glen Powell e Adria Arjona in Hit Man - Killer per caso (2023)
Adria Arjona e Glen Powell in una scena di Hit Man. Foto di Courtesy of Netflix

Hit Man è basato sulla storia di un killer a pagamento sotto copertura in Texas

Hit Man racconta dunque la procedura di arresto di persone che si rivolgono a killer a pagamento. Quando la polizia riceve una soffiata su una persona che sta cercando di uccidere qualcuno, invia Gary Johnson per incontrare questo “cliente”. Se riesce a ottenere dal cliente la confessione di voler uccidere una persona specifica, la polizia ha le basi per un arresto. L’ampia storia di Hollandsworth è stata studiata e approfondita e attraverso l’articolo il lettore comprende l’impenetrabile psicologia di Gary Johnson, un vero e proprio “jack of all-trades“.

Può sembrare inverosimile che una persona possa aver organizzato oltre 60 arresti di persone che sollecitavano un assassino professionista senza che la sua copertura fosse mai compromessa, ma Hollandsworth sottolinea il carisma con cui Johnson si comportava durante ogni incontro con un “cliente”. Johnson attendeva che le persone confermassero la loro voglia di far colpire un determinato bersaglio, di solito un amante infedele o un rivale invidioso. Una volta che il sospettato ordinava il colpo, la polizia poteva procedere con l’arresto.

Johnson è dunque un uomo imperscrutabile. La sua aura misteriosa lo rende il finto killer ideale, un vero camaleonte umano in grado di adattarsi all’ambiente circostante. Hollandsworth lo caratterizza come un individuo medio, mite, che nessuno guarda in faccia, scrivendo che lo si potrebbe scambiare per un semplice “impiegato di basso livello” dell’ufficio del Procuratore Distrettuale. Vive uno stile di vita preciso e rigoroso che lo porta a pranzare ogni giorno nello stesso locale.

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Glen Powell in Hit Man

Lo stile di vita sobrio e la dicotomia tra gusto di alta classe e lavoro di bassa classe è invocata dai più importanti killer professionisti fittizi, tra cui il killer solitario di Le Samouraï di Jean-Pierre Melville, il nichilista amante del jazz di Tom Cruise in Collateral e il cacciatore senza emozioni di Michael Fassbender in The Killer. Contrariamente a questi personaggi dotati anche di quel carattere duro che ci si aspetta da un assassino, Johnson ascolta musica classica e audiolibri in auto ed è in tutto e per tutto ben distante dallo stereotipo del sicario.

Sotto la sua facciata di professore universitario senza pretese, Johnson ha inoltre profonde meditazioni sullo stato della vita moderna all’inizio del secolo. Nell’economia consumistica iperattiva dell’America, Johnson non è affatto sorpreso che le persone cerchino rimedi rapidi ai loro problemi. “Oggi le persone possono pagare per far riparare i loro televisori e raccogliere la loro spazzatura, quindi perché non possono pagare me, un sicario, per riparare le loro vite?“. Rifletteva il vero Johnson. Il finto killer ha osservato che lo stato precario dell’economia ha spinto a prendere misure drastiche. “Quando le cose cominciano ad andare male… tutti diventano un po’ più pazzi e cominciano a pensare di far fuori qualcun altro“, ha detto.

L’assurdità riproposta dall’articolo del Texas Monthly è un sottoprodotto dell’angoscia della classe media prevalente all’inizio del secolo, ampiamente espressa nei film del 1999, tra cui Fight Club e Office Space. Nel film, persone con problemi relativamente innocui ricorrono all’estremo assumendo un killer a pagamento. Secondo Johnson, però, la maggior parte dei suoi clienti non erano ex detenuti. Erano cittadini onesti che non avevano mai ricevuto una multa per eccesso di velocità. La facilità con cui individui appartenenti a un mondo civilizzato si spingono a misure così drastiche racconta dunque del degrado dell’America idealista.

Come dice Hollandsworth, gli incontri di Johnson con i clienti che ordinavano i colpi erano “studi da manuale sulla banalità del male“. Le motivazioni che spingevano i clienti a richiedere i servizi del sicario sotto copertura non erano certo moralmente giustificabili, dato che la maggior parte dei casi riguardava sospetti di adulterio, frustrazioni con i datori di lavoro o dispute per la custodia. La cosa più sconcertante è che, anche quando Johnson iniziò ad attirare l’attenzione dei media a partire dallo Houston Chronicle, con storie che stampavano il suo nome e citazioni di Johnson, i clienti non diminuirono. La richiesta di assassini continuò ad essere alta.

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Glen Powell e Adria Arjona in Hit Man

Gary Johnson di Hit Man nella vita reale era una star carismatica

Il tratto distintivo di Gary Johnson, l’abilità che gli ha permesso di eccellere in questo ruolo è stata la persuasione. Nonostante il suo atteggiamento mite, il carisma di Johnson non conosceva limiti: la sua personalità contagiosa portava i clienti a chiedere effettivamente l’assassinio del rispettivo bersaglio senza mai far sospettare che fosse in atto un inganno. L’astuta persuasione di Johnson flirtava a volte con la palese manipolazione.

Un avvocato o un giudice avrebbero potuto ragionevolmente criticare alcune delle sue astute tattiche per ottenere una confessione. In definitiva, l’unica accusa che un pubblico ministero potrebbe rivolgere a Johnson è quella di essere l’attore più convincente del mondo. Nel mondo delle indagini sotto copertura, Johnson è Laurence Olivier, come dice Hollandsworth. Un supervisore di Johnson ha dichiarato: “Gary è davvero un grande interprete che può trasformarsi in qualsiasi cosa abbia bisogno di essere in qualsiasi situazione si trovi“. Si adatta alle circostanze del cliente modificando il suo guardaroba o la sua personalità.

L’attesa per Hit Man va dunque oltre i principali talenti coinvolti nel film. Non solo il film è basato su una surreale storia vera, ma la vita di Gary Johnson è l’analogo perfetto del cinema. Ha vissuto grazie all’inganno, che è il cuore del processo cinematografico. L’articolo di Skip Hollandsworth sul Texas Monthly parla di un uomo che usa il fascino per raggiungere i suoi obiettivi. Tra le star del cinema in attività, quante sono più affascinanti di Glen Powell? L’attore è pronto a fare il salto verso la superstar e questo film di Richard Linklater lo eleva sicuramente ad un gradino più alto.

Il trailer di Hit Man

Hit Man: il trailer del film di Richard Linklater al cinema dal 30 maggio

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Esilarante, sexy, intelligente, romantico, con una regia e una sceneggiatura che la critica ha definito da applausi, Hit Man ha sorpreso e conquistato l’ultima Mostra del Cinema di Venezia e arriverà in Italia, in sala, dal 30 maggio con BiM Distribuzione.

Diretta dal candidato al Premio Oscar® e vincitore del Golden Globe Richard Linklater con protagonista Glen Powell (reduce dal successo al box office di Tutti tranne te) e, al suo fianco, Adria Arjona (True Detective, Pacific Rim: La rivolta), Hit Man è una commedia esplosiva che segna il ritorno sul grande schermo del regista cult della trilogia Prima dell’albaBefore Sunset – Prima del tramonto e Before Midnight; School of Rock e Boyhood.

Scritto a quattro mani da Linklater e Powell, qui anche co-produttori, il film è ispirato all’incredibile storia vera di Gary Johnson.

Hit Man, la trama del film

Gary Johnson (Glen Powell) è un professore di psicologia un po’ impacciato, che vive con i suoi gatti e collabora sotto copertura per il dipartimento di polizia di New Orleans. Quando gli viene chiesto di fingersi un killer per sventare possibili omicidi e incastrare i mandanti, si rivela incredibilmente abile, grazie anche ai camaleontici travestimenti di cui è capace. La sua doppia e solida identità viene messa in crisi dall’affascinante Madison (Adria Arjona), che gli commissiona l’uccisione del marito. Tra i due nasce una relazione che ribalterà ruoli e certezze in un travolgente e intenso mix di situazioni comiche, bollenti e pericolose…

Dopo la grande accoglienza al Festival di Venezia, dal regista cult Richard Linklater (Prima dell’alba, School of Rock, Boyhood), uno film dei più attesi del 2024, tratto da un’assurda storia vera, con protagonista la star Glen Powell (Tutti tranne te, Top Gun: Maverick) – qui anche sceneggiatore e co-produttore insieme a Linklater – e Adria Arjona (True Detective, Pacific Rim: La rivolta).

Hit Man: recensione del film di Richard Linklater #Venezia80

Hit Man: Glen Powell svela alcuni retroscena sui suoi molteplici personaggi

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Il co-sceneggiatore e protagonista di Hit Man (qui la recensione), Glen Powell, ha rivelato a ComicBook che, durante la produzione del film di Richard Linklater, alcune eccentricità e personalità alternative dei suoi personaggi sono state aggiunte sul momento. Questo è stato possibile, ovviamente, perché Linklater era il suo co-sceneggiatore, quindi entrambi gli autori erano presenti per tutto il tempo in cui venivano apportate le modifiche. Powell ha poi rivelato ulteriori retroscena, dalla genesi dei personaggi a quale di questi era il preferito della sua co-protagonista Adria Arjona.

Nel film Hit Man, infatti, c’è una sequenza durante la quale si mettono in mostra una serie di “hit man” in rapida successione, tutti interpretati da Powell, che ha così dato prova di grande versatilità. “Erano tutti così divertenti”, ha detto l’attore. “La cosa assurda è che, a causa della fretta in pre-produzione non ho mai avuto la possibilità di mostrare a Richard nessuno di quei personaggi fino a quando non sono arrivato sul setRicordo la conversazione perché stavamo riscrivendo, stavamo provando con il cast”.

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Glen Powell e Adria Arjona in Hit Man

Adria Arjona ha aggiunto molto a questa sceneggiatura, e abbiamo coinvolto tutti gli attori, e tutti contribuiscono, quindi poi Richard e io riscrivevamo di notte. Siamo arrivati alla sera prima e lui mi ha detto: “Ho fiducia che tu abbia capito”. E io: “Sì, ce l’ho, troveremo una soluzione”. Così ho lavorato su alcune cose, sono uscito dal mio camerino e mi sono esibito per la troupe quel giorno, ed è stato molto, molto divertente“. “So che il preferito di Adria è Tanner”, ha aggiunto Powel. “È il ragazzo bifolco che prende la legge nelle sue mani. C’è qualcosa di lui che la divertiva molto“.

La trama di Hit Man

In Hit Man, Gary Johnson (Glen Powell) è un professore di psicologia un po’ impacciato, che vive con i suoi gatti e collabora sotto copertura per il dipartimento di polizia di New Orleans. Quando gli viene chiesto di fingersi un killer per sventare possibili omicidi e incastrare i mandanti, si rivela incredibilmente abile, grazie anche ai camaleontici travestimenti di cui è capace. La sua doppia e solida identità viene messa in crisi dall’affascinante Madison, che gli commissiona l’uccisione del marito. Tra i due nasce una relazione che ribalterà ruoli e certezze in un travolgente e intenso mix di situazioni comiche, bollenti e pericolose.

LEGGI ANCHE: Hit Man di Richard Linklater è il Film della Critica

Hit Man di Richard Linklater è il Film della Critica

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Hit Man di Richard Linklater è il Film della Critica

«Partendo dai concetti di “identità” e “ruolo” Richard Linklater ne scardina l’essenza ricorrendo a una commedia sfrenata che guarda dalle parti della screwball dell’età dell’oro e si divincola dall’appartenenza a un unico genere e alla sua prassi. Arrivando a una sintesi semplice ed efficace: il desiderio è ciò che libera davvero l’essere umano dalle pastoie della società», questa la motivazione con cui il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici – SNCCI ha designato Hit Man come Film della Critica (qui il trailer).

Dopo l’entusiasta accoglienza alla Mostra del Cinema di Venezia, dove è stato presentato Fuori Concorso, il nuovo lungometraggio del regista cult candidato al Premio Oscar® e vincitore del Golden Globe Richard Linklater (Prima dell’albaBefore Sunset – Prima del tramonto e Before Midnight; School of Rock e Boyhood), è uno dei film più attesi dell’anno e arriverà solo al cinema in Italia dal 27 giugno.

Scritto a quattro mani da Linklater e Glen Powell, qui anche co-produttori, il film è ispirato all’incredibile storia vera di Gary Johnson interpretato proprio da Powell.

hit man film 2023Nel film, Gary Johnson (Glen Powell) è un professore di psicologia un po’ impacciato, che vive con i suoi gatti e collabora sotto copertura per il dipartimento di polizia di New Orleans. Quando gli viene chiesto di fingersi un killer per sventare possibili omicidi e incastrare i mandanti, si rivela incredibilmente abile, grazie anche ai camaleontici travestimenti di cui è capace. La sua doppia e solida identità viene messa in crisi dall’affascinante Madison, che gli commissiona l’uccisione del marito. Tra i due nasce una relazione che ribalterà ruoli e certezze in un travolgente e intenso mix di situazioni comiche, bollenti e pericolose…

Il ruolo di Madison è stato affidato all’attrice Adria Arjona, nota per le sue interpretazioni in True Detective e Pacific Rim: La rivolta.

Hit Girl: sei candidate ideali per sostituire Chloe Grace Moretz

Hit Girl: sei candidate ideali per sostituire Chloe Grace Moretz

Qualche settimana fa era stato riportato che Matthew Vaughn stava lavorando per portare sul grande schermo un terzo capitolo di Kick-Ass e uno spin-off dedicato al personaggio di Hit Girl, ma le recenti dichiarazioni della sua interprete originale sembrano scongiurare ogni possibilità di rivederla di nuovo in azione.

Ecco cosa ha detto Chloe Grace Moretz a Indiewire durante il Provincetown Film Festival:

Amo il franchise e penso che il primo film sia stato davvero speciale. Certo avrei voluto che il sequel fosse stato gestito in maniera diversa e per quanto ami il personaggio di Hit-Girl, voglio pensare che lei sia viva nell’universo di Kick-Ass, e in qualche modo voglio tenerla lì. Inoltre non penso che ci sarà un terzo capitolo, almeno non con Hit-Girl.

Nel frattempo ScreenRant ha selezionato sei candidate ideali che potrebbero sostituire l’attrice nei panni di Hit Girl:

Isabella Sermon

La giovanissima attrice britannica Isabella Sermon ha debuttato sul grande schermo interpretando Maisie Lockwood in Jurassic World: Il Regno Distrutto al fianco dei “veterani” Chris Pratt e Bryce Dallas Howard. Da alcuni è stata addirittura indicata come la vera protagonista del film e motore dell’azione.

Di fatto nel film la piccola Sermon sfoggia con grande facilità alcune caratteristiche fisiche che sono il marchio di fabbrica di Hit Girl, e ha la stessa età della Moretz quando venne scelta per il ruolo nel primo Kick-Ass.

Bella Ramsey

Parlando ancora di candidate britanniche, i fan di Game of Thrones sarebbero felici di vedere la determinata Bella Ramsey nei panni della nuova Hit-Girl: l’attrice ha quattordici anni, un’età ragionevole per il ruolo, ed è subito diventata uno dei personaggi più amati della serie dopo aver debuttato come Lyanna Mormont nella sesta stagione.

Mackenzie Foy

Dopo una serie di apparizioni televisive, Mackenzie Foy ha raggiunto l’apice della notorietà interpretando la figlia di Bella e Edward Cullen in Twilight: Breaking Dawn Parte I e II.

Subito dopo ha recitato al fianco di Matthew McConaughey in Interstellar di Christopher Nolan, e quest’anno la vedremo nei panni di Clara nel nuovo live action de Lo schiaccianoci targato Disney.

Certo, la Foy ha diciassette anni ma la sua esperienza con i blockbuster potrebbe garantirle di essere una Hit-Girl quasi perfetta, e sicuramente brillante.

McKenna Grace

A tredici anni, McKenna Grace è una delle giovani attrici più talentuose della sua generazione, e sembra aver in comune con Chloe Grace Moretz qualcos’altro oltre al nome: una carriera di successo.

Ha stregato il cuore degli spettatori interpretando la nipotina di Chris Evans in Gifted (per cui è stata nominata ai Critic’s Choice Awards), è stata la versione giovane di Margot Robbie in I, Tonya e presto si unirà al Marvel Cinematic Universe nei panni della giovane Carol Danvers in Captain Marvel. Insomma, la candidata ideale per sostituire la Moretz.

Storm Reid

Il riavvio del personaggio di Hit-Girl in versione afro-americana è una possibilità per il futuro, e di certo Storm Reid sarebbe un’eccellente soluzione.

L’attrice quattordicenne Reid ha all’attivo diversi ruoli cinematografici e televisivi, tra cui quello in 12 Anni Schiavo, vincitore dell’Oscar, e quello da protagonista in Nelle pieghe del tempo di Ava DuVernay.

Sadie Sink

Potremmo definire Hit-Girl come una sorta di maschiaccio, e in questi termini Sadie Sink potrebbe sicuramente interpretarla al meglio dopo aver dato prova delle sue capacità in Stranger Things, seconda stagione, nei panni di “Mad” Max Mayfield.

La sedicenne texana ha già recitato nelle serie Chuck, Blue Bloods, Unbreakable Kimmy Schmidt e The Americans, e al cinema in The Glass Castle.

Hit Girl: prima il film stand alone, poi Kick Ass 3

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Hit Girl: prima il film stand alone, poi Kick Ass 3

hit girlSi era già parlato di uno spin off di Kick Ass dedicato tutto alla fortissima Mindy, ma adesso che la protagonista, Chloe Grace Moretz, ha compiuto 18 anni, sembra un po’ troppo cresciuta per il ruolo, soprattutto se si tratterà di un sequel.

La faccenda non sembra impressionare i produttori, nè tantomeno Matthew Vaughn, che sembra invece intenzionato a portare avanti il progetto.

Secondo Vaughn, nell’interesse del franchise, un prequel su Hit Girl gli consentirebbe di riconquistare i fan persi per colpa di un non proprio brillante Kick Ass 2. Dopo aver recuperato il fandom, Matthew si dice sicuro di riuscire a persuadere Aaron Taylor Johnson e Chloe Moretz a tornare nei panni di Kick Ass e di Hit Girl per il terzo atto.

Che ne pensate?

Fonte: CBM

Hit Girl: Matthew Vaughn parla del film prequel e di Kick-Ass 3

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Hit Girl: Matthew Vaughn parla del film prequel e di Kick-Ass 3

X-Men Giorni diun futuro passato Matthew VaughnMentre il suo ultimo film, Kingsman: The Secret Service, ha da poco debuttato al cinema, il regista Matthew Vaughn torna a parlare del prequel di Kick-Ass, basato sulla storia di Hit Girl, il personaggio interpretato da Chloe Moretz.

“Abbiamo finito di idearlo. Quello che dobbiamo fare è realizzare il First Class del mondo di Kick-Ass. Abbiamo perso alcuni fan a causa di Kick-Ass 2. Non è stato amato quanto avremmo sperato. Quindi abbiamo questa idea di un prequel dedicato a Hit Girl. E’ un film veramente forte, veramente semplice che penso possa riguadagnare l’amore e la passione degli spettatori. Se tutto ciò accadesse sono piuttosto convinto di riuscire a persuadere Aaron Taylor-Johnson e Chloe affinché tornino per concludere la storia con Kick-Ass 3”.

Anche se poi conferma che vorrebbe solo essere il produttore dell’eventuale Kick Ass 3:

‘No, non vorrei dirigerlo. Ho parlato con Gareth Evans un paio di anni fa. Mi piacerebbe avere un regista così, davvero audace e intelligente. La maggior parte si trovano in Estremo Oriente’.

Hit Girl avrà uno spin-off tutto suo?

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Hit-girl_kickassIl sito brasiliano, dedicato al cinema e all’intrattenimento, Judao è riuscito a beccare Chloë Moretz a Cancun, mentre presenziava alla promozione

History of Footbal: la storia del calcio in attesa del Mondiale 2018

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History of Footbal La più grande storia mai giocata, un evento televisivo mondiale targato History: 24 ore al giorno e due settimane di programmazione in oltre 160 Paesi. E un ambasciatore speciale: il campione del mondo spagnolo David Villa

Da Pelè a Maradona, da Gascoigne a Zidane, da Cristiano Ronaldo a Messi, passando per i trionfi della nazionale brasiliana alla vittoria dell’Italia di Bearzot in Spagna fino al dominio tedesco agli ultimi mondiali. In occasione della Coppa del Mondo 2018, A+E Networks International annuncia History of Football, evento televisivo internazionale: dal 28 maggio al 10 giugno, 24 ore al giorno per due settimane, la programmazione dei canali History di tutto il mondo sarà interamente dedicata alla storia del calcio e ai suoi eroi.

History of Footbal verrà trasmessa in oltre 160 Paesi, dall’Italia al Brasile, dalla Germania al Giappone, dalla Spagna all’Argentina. Ambasciatore speciale del canale sarà uno dei calciatori più famosi degli ultimi anni, il campione mondiale spagnolo David Villa.

Tra le produzioni internazionali proposte nei 14 giorni:

La grande storia dei mondiali: Cinque documentari di un’ora ciascuno che raccontano alcuni dei più importanti mondiali di calcio e i giocatori che ne sono stati protagonisti, proponendo interviste esclusive, immagine inedite e tantissime curiosità: Pelè e i ragazzi del Barsile  (il trionfo del Brasile a Messico ’70); Pavarotti, Gazza e i leoni del Camerun (le notti magiche di Italia ’90); I tre moschettieri (Zidane, Beckham e Ronaldo a Francia ’98); Portatemi la testa di Diego Armando Maradona (l’incredibile carriera del “Pibe de Oro”, culminata con la vittoria ai mondiali in Messico del 1986, quelli della “Mano de Dios” contro l’Inghilterra) e I sette gol che hanno scioccato il mondo (la clamorosa goleada della Germania contro il Brasile quattro anni fa).

I boss del calcio: Cinque documentari di un’ora ciascuno dedicati agli allenatori che hanno avuto un impatto determinante sulle squadre che hanno guidato, come Josè Mourinho e Carlo Ancelotti.

I grandi del calcio: testa a testa: il calcio non è solo una sfida tra due quadre. È un duello tra campioni. O, anche, una serie di confronti tra giocatori di epoche diverse, che appassionano e fanno litigare gli sportivi di tutto il mondo. Si tratta di cinque documentari di 30 minuti ciascuno che illustrano le carriere di alcuni campionissimi e le loro prodezze: Cristiano Ronaldo contro Messi e David Villa contro Thomas Müller. E ancora: Platini e Zidane, Beckham e Bale, Van Basten e Klinsmann.

Oltre a questa programmazione, che comprenderà anche i film ufficiali dei mondiali di calcio voluti dalla FIFA, ogni Paese proporrà poi una serie di produzioni locali che punteranno i riflettori sulla propria storia calcistica. Ricca l’offerta di History in Italia (in esclusiva su Sky al canale 407): dal rapporto tra fascismo e calcio alla sconfitta contro la Nord Corea ai mondiali del ’66 alla biografia su Vittorio Pozzo, uno degli allenatori più vincenti di sempre del nostro calcio: due Coppe del Mondo e un’Olimpiade. Se History in Gran Bretagna si occuperà dei principali allenatori inglesi, l’Argentina racconterà la vita di Lionel Messi, dall’infanzia ai successi con il Barcellona.

Infine, History of Footbal presenterà pillole televisive dedicate alle persone che ruotano intorno allo sport più amato al mondo: dai manager dei calciatori agli arbitri ai tifosi. E metterà in piedi una serie di iniziative che coinvolgeranno i social network tra cui sondaggi, interviste con esperti e giochi.

“Come giocatore di calcio – commenta David Villa –  sono stato fortunato di vedere in prima persona quanto il calcio influisca sulla vita di milioni di persone. History of Football, trasmesso da un canale prestigioso come History, è una significativa iniziativa che va incontro proprio a tutti gli appassionati. Sono onorato di lavorare per questo evento televisivo, perché dà anche la possibilità ai miei colleghi non solo di parlare di quanto sia importante questo sport ma di rivivere incredibili momenti”

“Abbiamo concepito History of Football – spiega Patrick Vien, Executive Managing Director di A+E Networks International – come un grande evento televisivo dedicato ad uno dei pochi avvenimenti veramente globali dei tempi moderni, i mondiali di calcio. History ha realizzato un mix unico di contenuto internazionale e locale, per soddisfare ogni richiesta e curiosità sportiva dei milioni di appassionati di calcio”.

His Three Daughters: recensione del dramma familiare di Netflix

His Three Daughters: recensione del dramma familiare di Netflix

Il dolore è paralizzante, ossessivo, crudele e profondo. Spesso, ci fa sentire terribilmente soli, anche quando siamo circondati da chi amiamo. Tuttavia, se condiviso, il dolore può diventare una possibilità di rinascita. Questo accade in particolare quando quel dolore deriva da un abbandono, da un’assenza o dall’imminenza di un lutto. Ed è proprio questo dolore, così intenso e devastante, che il regista e sceneggiatore statunitense Azazel Jacobs (French Exit, The Lovers) ha voluto rappresentare nel suo ultimo toccante, ironico e sincero dramma familiare, His Three Daughters.

Presentato in anteprima al Toronto Film Festival nel 2023 e disponibile dal 20 settembre su Netflix, il film racconta il drammatico e frustrante incontro di tre sorelle – o meglio, tre figlie – che si ritrovano nell’appartamento newyorkese del padre per dirgli addio durante i suoi ultimi giorni di vita.

His Three Daughters | In foto (da sinistra a destra) le attrici Carrie Coon (Katie) ed Elizabeth Olsen (Christina). Cr. Netflix ©2024.

His Three Daughters è la storia di Katie, Christina e Rachel

Katie (Carrie Coon), Christina (Elizabeth Olsen) e Rachel (Natasha Lyonne) sono tre sorelle che sembrano non avere nulla in comune, se non il padre che condividono e che sta per morire. Katie, la primogenita, è una donna intransigente, autoritaria e fin troppo pragmatica. Pur vivendo a Brooklyn, a pochi isolati dal padre, è sempre troppo occupata per andarlo a trovare, dedicando le sue giornate a gestire la propria famiglia e a fronteggiare le sfide di una figlia adolescente ribelle e ostinata. Invece, Christina, la più giovane, si distingue dalle sue sorelle per il suo carattere maturo, pacifico, libero e allegro. Proprio come Katie, è profondamente dedita alla sua famiglia, indossando con orgoglio il ruolo di madre apprensiva e presente per la sua bambina treenne, Mirabelle, che ama tanto quanto la rock band Grateful Dead. E poi c’è Rachel, la secondogenita, considerata la pecora nera della famiglia: inquieta e avventata, con problemi di ludopatia (è convinta che il suo lavoro sia scommettere sulle partite di football) e dipendenza da droghe, è l’unica delle tre a non aver mai lasciato il nido paterno. È, infatti, l’unica ad esser rimasta accanto al padre, Vincent (interpretato da Jay O. Sanders), durante la sua dura battaglia contro il cancro, vivendo nel loro piccolo appartamento a New York City.

Quando Vincent è oramai a un passo dalla morte, le tre sorelle si trovano costrette a partecipare a una disastrosa riunione di famiglia che riaccende vecchi ricordi, incomprensioni, rancori e profonde ferite.

His Three Daughters | Natasha Lyonne veste i panni dell’eccentrica Rachel in His Three Daughters. Cr. Netflix ©2024.

“È molto bello che siate tutte qui”

Un attimo dopo i titoli di testa, lo spettatore viene immediatamente proiettato nel vivo di una discussione a tavolino tra le tre sorelle. La prima a essere presentata è Katie che, con le braccia conserte e un tono autoritario, incarna perfettamente il ruolo di chi si sente investita della responsabilità di gestire la situazione. Da brava sorella maggiore, Katie cerca di mantenere tutto sotto controllo, tentando di preparare la famiglia all’inevitabile, con l’atteggiamento di chi è abituata a risolvere i problemi e a mettere ordine nelle vite degli altri, piuttosto che nella sua. Dalla parte opposta del tavolo si trova la silenziosa e impenetrabile Rachel, che agli occhi di Katie appare come l’esempio perfetto di sconsideratezza e irresponsabilità. Al centro, invece, quasi come un fragile punto d’equilibrio tra le due, c’è Christina, che si distingue per la sua calma apparente e il desiderio di vivere, almeno per questi ultimi giorni, in armonia familiare. A differenza di Katie, che tenta di dominare la situazione, e di Rachel, che si rifugia nella sua apparente immaturità, Christina cerca di lasciarsi il passato alle spalle, concentrandosi sul presente e sui sentimenti di affetto che ancora la legano alla sua famiglia.

Jacobs presenta così queste tre sorelle che sembrano distanti anni luce l’una dall’altra. Tre donne tanto diverse che il regista introduce fin dai primi minuti come figure opposte e individuali attraverso una serie di inquadrature singole e brevi monologhi, che isolano ogni personaggio e ne evidenziano i tratti distintivi. È così che da subito, dunque, l’autore traduce il titolo in immagini: non tanto tre sorelle, quanto tre figlie, distanti sia caratterialmente che emotivamente, accomunate non dall’affetto reciproco, ma dal profondo dolore condiviso.

His Three Daughters | Da sinistra a destra le attrici Carrie Coon, Elizabeth Olsen e Natasha Lyonne. Cr. Netflix ©2024.

Il peso dell’assenza

La storia si sviluppa nell’arco di pochi giorni, scanditi da cambiamenti sottili, come il mutare degli abiti delle protagoniste o l’andirivieni degli infermieri. Le quattro mura che racchiudono la scena diventano la metafora di una prigione emotiva, dove il tempo sembra dilatarsi insieme alla sofferenza delle tre donne. In questa atmosfera soffocante, in cui Katie, Rachel e Christina appaiono bloccate in un limbo di attesa e rassegnazione, l’assenza del padre si fa sempre più tangibile e assordante. Infatti, fino a poco prima della fine del film, Vincent non viene mai mostrato, al punto che lo spettatore arriva quasi a dubitare della sua esistenza. Il motivo di questa scelta si svela quando Christina si trova ad aiutare le due sorelle maggiori a scrivere il necrologio. “L’unico modo di comunicare cosa si prova davvero con la morte – spiega Christina – è con l’assenza. Tutto il resto è… fantasia.” È proprio ciò che non viene detto, ciò che non viene mostrato, a rendere questo dramma così universalmente comprensibile ed emozionante. Tutti abbiamo vissuto la perdita di una persona amata, tutti ci siamo sentiti incompresi e soli nella nostra stessa casa, e tutti abbiamo sofferto in silenzio, incapaci di chiedere aiuto.

Con estrema semplicità, tenerezza e ironia, Jacobs racconta quindi una storia universale e senza tempo, in cui tutti possono facilmente identificarsi, giocando abilmente con silenzi e dettagli impercettibili ma essenziali per la costruzione di un dramma forte e incisivo. Il pubblico è accompagnato in un intenso viaggio emotivo che, non solo attraverso i dialoghi ma soprattutto tramite ciò che non viene detto, fa rivivere l’estrema solitudine e l’angoscia di tre donne prossime a perdere l’unico legame che le ha tenute unite.

Jacobs, con maestria e delicatezza, crea uno spazio di riflessione intimo, in cui abbigliamento, acconciature, gesti quotidiani – ciò che le sorelle fanno e ciò che non riescono a fare – diventano lo specchio del loro stato interiore. Ogni dettaglio visivo si trasforma dunque in un linguaggio silenzioso che riflette la loro incapacità di essere ciò che vorrebbero e ciò che non sono state. In questo modo, il regista costruisce un microcosmo intimo e claustrofobico, dove persino il dolore trova espressione solo nel silenzio e nell’isolamento.

His Three Daughters | In foto (da sinistra a destra) Natasha Lyonne (Rachel), Elizabeth Olsen (Christina) e Carrie Coon (Katie) sul set di His Three Daughters. Cr. Sam LevyNetflix © 2024.

La straziante bellezza della vita

Per quanto rappresenti un grande valore aggiunto all’immenso catalogo di Netflix, è davvero un peccato che His Three Daughters non abbia debuttato prima nelle sale italiane. Nonostante il ritmo eccessivamente lento di alcune scene, che interrompe in maniera poco fluida il climax di tensione, quest’ultima opera di Jacobs vanta una regia e una fotografia a dir poco poetiche. Carrie Coon, Natasha Lyonne ed Elizabeth Olsen interpretano magistralmente, con un approccio quasi teatrale, i ruoli di tre figlie disperate, dando voce a un racconto corale che esplora le diverse sfaccettature dell’elaborazione del lutto e dei traumi familiari. All’alchimia delle tre attrici si aggiunge la performance di Jay O. Sanders, che in una sola scena di 10 minuti porta sullo schermo tutto l’amore non espresso di un padre e un uomo che ha cercato di fare del suo meglio per le donne della sua vita.

Definito dalla critica americana come uno dei migliori film dello scorso anno, His Three Daughters si rivela essere un dramma dolceamaro che, mentre sembra parlare di morte, finisce per celebrare la straziante bellezza della vita, ricordando inoltre al pubblico che “la famiglia è famiglia”… anche quando è disfunzionale.

His House: il nuovo Horror acquistato da Netflix

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His House: il nuovo Horror acquistato da Netflix

Il colosso dello streaming Netflix ha acquisito da New Regency i diritti in tutto il mondo di His House, il nuovo atteso horror che è stato presentato il 27 gennaio alla Midnight section del Sundance Film Festival 2020.

His House segna il debutto di Weekes alla regia di un lungometraggio. Weekes è stato tra i fondatori di Tell No One, squadra di produzione specializzata in brevi video sperimentali. I suoi cortometraggi e le sue campagne promozionali hanno raccolto milioni di visualizzazioni, vincendo numerosi riconoscimenti, tra cui un premio al Leone di Cannes, arrivando fino a proiezioni in festival cinematografici e prestigiose gallerie d’arte in tutto il mondo, come il Guggenheim di New York e la National Gallery di Londra. A fianco dell’attività con Tell No One, Weekes ha diretto il suo primo cortometraggio, Tickle Monster, commissionato da Film4 per Channel4. Negli USA questa pellicola ha debuttato al SXSW Film Festival, dove è stata accolta con recensioni entusiaste.

Il film è stato scritto da Felicity Evans, Toby Venables e Remi Weekes e prodotto da  Arnon Milchan per New Regency; Roy Lee per Vertigo Entertainment; Martin Gentles ed Edward King per Starchild Pictures; Aidan Elliott; in collaborazione con BBC. Produttori esecutivi sono Yariv Milchan, Michael Schaefer e Natalie Lehmann per New Regency; Eva Yates per BBC Films;  Stuart Manashil e Steven Schneider.

His House: trama e cast

Protagonisti di His House sono Wunmi Mosaku (Animali fantastici e dove trovarli) e Sope Dirisu (Il cacciatore e la regina di ghiaccio). Nel film dopo una difficile fuga dal Sudan del Sud in guerra, una giovane coppia di profughi cerca con fatica di adattarsi a una nuova vita in una cittadina inglese dove si nasconde un male indicibile.

His Dark Materials – Queste oscure materie: recensione dei primi due episodi della seconda stagione

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Arriva anche in Italia la seconda stagione di His Dark Materials – Queste oscure materie, la serie fantasy targata HBO e BBC e basata sull’omonima trilogia di Philip Pullman. L’appuntamento è per il 21 dicembre su Sky Atlantic e NOW TV.

Adattamento del secondo romanzo della trilogia, La lama sottile, la seconda stagione di His Dark Materials – Queste oscure materie vede la protagonista Lyra – Linguargentina – Belacqua alle prese con nuovi incontri, trai quali, in particolare, ci sono Will Parry e la dottoressa Mary Malone. La ragazzina non lo sa ancora, ma questi due incontri saranno fondamentali per il suo viaggio, nonché possessori di altri due oggetti che, insieme all’Aletiometro in suo possesso, serviranno a sventare i piani del Magisterium e a mettere sottosopra l’ordine mondiale (almeno del suo mondo). Intanto, l’affascinante e senza scrupoli signora Marisa Coulter, trama con il Magisterium stesso per scovare Lyra, sfruttando e manipolando a suo piacimento uomini di chiesa che non riescono a resistere al suo fascino. Contemporaneamente, la streghe guidate da Serafina Pekkala prenderanno per la prima volta parte a una disputa tra gli uomini, perché conoscono una profezia e hanno visto la bambina che la compirà.

His Dark Materials – Queste oscure materie è epica ed emozionate

Anche solo dopo la visione dei primi due episodi della seconda stagione di His Dark Materials – Queste oscure materie, ci rendiamo conto che siamo di fronte ad un sontuoso adattamento, un lavoro forse anche migliore di quello portato avanti con il primo ciclo, forse perché per ora ci si muove in un mondo che è fondamentalmente il nostro, e la componente fantastica è per ora meno presente.

L’incontro tra Will e Lyra ha il giusto sapore, ci troviamo di fronte a due ragazzini in fuga, due anime sole ma non solitarie che, con le dovute e necessarie precauzioni, si riconoscono e trovano l’uno casa nell’altra. E sicuramente il merito di questo incontro così felice va ai direttori del casting della serie, che hanno messo accanto a Dafne Keen il giovanissimo ma già affascinante Amir Wilson. Magnetica è anche Ruth Wilson, che torna nei panni della signora Coulter. Abbandonato il sorriso lezioso con il quale aveva tentato e in parte riuscito ad abbindolare Lyra nella prima stagione, Marisa cambia look, adotta per il suo abbigliamento sempre impeccabile colori più scuri rispetto a prima, ma la cosa che davvero si fa oscura è la sua mente, il suo intento di perseguire la sua missione, rintracciando Lyra per uno scopo che per adesso non ci è dato sapere. 

Tutti contro il Magisterium

Il suo conflitto interiore che mette l’una contro l’altra la madre e la seguace del Magisterium sono in profondo contrasto, ma lei segue imperterrita un piano preciso, con lo spettro di Lord Asriel che continua ad aleggiare sul suo cammino e su tutta la vicenda.

Jack Thorne e la sua squadra realizzano un lavoro che tiene fede all’opera originale, non tanto nelle svolte narrative, che pure sono coincidenti con i romanzi, ma nello spirito. Siamo di fronte ad una storia epica, ad un viaggio pericoloso, ce ne accorgiamo in ogni momento, siamo costantemente consci del fatto che quella che stiamo vivendo è un’avventura irripetibile, importante, il destino nel mondo è nelle nostre mani come in quelle di Lyra e Will. Basta questa sensazione potente e costante per risvegliare nello spettatore il bruciante desiderio di vedere tutto lo show, per sapere come va a finire, per avere coscienza di ciò che accadrà, per scoprire se Will troverà suo padre e se Lyra riuscirà ad avere la possibilità di chiedere perdono a Roger. 

His Dark Materials – Queste Oscure Materie: la terza e ultima stagione dal 21 dicembre

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Si conclude con gli ultimi otto nuovi episodi della stagione finale di His Dark Materials – Queste Oscure Materie l’avventura fra i mondi di Lyra Belacqua, predestinata eroina protagonista della serie fantasy tratta dalla trilogia best seller di Philip Pullman edita da Salani Editore. I primi due dei nuovi episodi debutteranno in esclusiva su Sky e in streaming su NOW il 21 dicembre, data a partire dalla quale due nuovi episodi andranno tutti i mercoledì su Sky Atlantic in prima serata e saranno disponibili ovviamente anche on demand.

Sempre ambientati in una dimensione diversa del pianeta Terra in cui si intrecciano scienza, tecnologia e magia e in cui le persone camminano con al loro fianco un daimon, ovvero un animale che ne incarna l’anima, i nuovi episodi di His Dark Materials – Queste Oscure Materie adattano «Il cannocchiale d’ambra», terzo volume della trilogia letteraria, ripartendo dal finale della seconda stagione, con Lyra e Will, il nuovo possessore della Lama Sottile in grado di squarciare il velo fra i vari mondi, che si ritrovano.

His Dark Materials – Queste Oscure Materie, cast e trama della terza stagione

A interpretare i protagonisti tornano tutte le star delle prime due stagioni, da Dafne Keen (Logan – The Wolverine), che torna protagonista nei panni di Lyra ad Amir Wilson (Lettera al re, The Magic Flute) che è di nuovo il ragazzo della profezia Will Parry, Ruth Wilson (The Affair) ancora nel ruolo di Mrs. Coulter e James McAvoy (Split, Espiazione, X-Men) in quello di Lord Asriel, il padre di Lyra.

Nella terza stagione Lyra e Will, il nuovo possessore della Lama Sottile, dovranno spingersi in luoghi oscuri da cui nessuno ha mai fatto ritorno, alla scoperta della verità sull’onnipotente Magisterium. Intanto la guerra contro l’Autorità messa in piedi da Lord Asriel, il padre di Lyra, è sempre più vicina, e la salvezza dei mondi richiederà un prezzo terribile.

Hirokazu Kore’eda: il pluripremiato regista giapponese

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È nato il 6 giugno 1962 a Tokyo. Dopo la laurea alla Waseda University nel 1987, Hirokazu Kore’eda è entrato nella TV Man Union dove ha diretto diversi programmi di documentari vincitori di vari premi. Nel 2014 ha lanciato la sua casa di produzione BUN-BUKU.

Del 1995 è il suo debutto come regista di lm con Maborosi – tratto dal romanzo di Miyamoto Teru, vincitore del Premio Osella al 52° Festival di Venezia – una storia dalle tinte fosche e inquietanti che vedeva nel cast l’allora emergente attore Asano Tadanobu. Segue un altro racconto dalla cornice fantastica, After Life (1998), ambientato in una sorta di limbo tra cielo e terra. Il lm viene distribuito in oltre 30 nazioni e porta Hirokazu Kore’eda all’attenzione internazionale.

Nel 2001, Distance, imperniato sull’elaborazione del lutto da parte di un gruppo di persone divenute loro malgrado conoscenti, è stato selezionato in competizio- ne al Festival di Cannes. Il protagonista del suo quarto lavoro Nessuno lo sa (2004), il tredicenne Yagira Yūya, ha raccolto grande attenzione come il più giovane attore ad aver ricevuto il premio per la miglior interpretazione nella storia del Festival di Cannes. Il lm è ispirato a un fatto di cronaca (una madre che abbandona improv- visamente i propri gli per scappare con un uomo) che scosse il Giappone negli anni ‘90.

Hirokazu Kore’eda: tutti i suoi film

Nel 2006, Hana, un lm di samurai sul tema della vendetta, è stato il suo primo lm in costume. Nel 2008, Kore-eda ha presentato Still Walking; il lm, in parte autobiogra co, vede la partecipazione della star giapponese Abe Hiroshi, con cui formerà un sodalizio artistico, e verte su una riunione di famiglia nella provincia giapponese. Nel 2009, con Air Doll, presentato a Un Certain Regard al 62° Festival di Cannes, Kore-eda opera la sua prima incursione nel mondo dei manga trattan- do il tema della solitudine e delle fantasie sessuali dei giapponesi. Nel 2011, con I Wish, il regista torna a dirigere, dopo Nessuno lo sa, un gruppo di attori bambini, questa volta con una storia più solare che ruota attorno ai fuochi d’arti cio. Il lm ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura al 59° Festival Internazionale del Cinema di San Sebastián.

Nel 2012, ha debuttato come regista di una serie tv in Going Home che vede ancora una volta nel cast il dato Abe Hiroshi. Father and Son (2013), vincitore del Premio della Giuria al Festival di Cannes, ha ricevuto il Premio del Pubblico ai festival di San Sebastián, Vancouver e San Paolo e ha segnato un nuovo record di incassi, nella lmogra a del regista, in diverse nazioni. La vicenda ruota attorno a due famiglie che vengono a contatto quando si scopre che i rispettivi gli sono sta- ti scambiati per errore alla nascita. Nel 2015 è nuovamente in concorso al Festival di Cannes con Little Sister, nuovamente tratto da un manga, che ha ricevuto vari Japan Academy Award tra cui quello per Miglior Film e Miglior Regia, così come il

Premio del Pubblico al Festival di San Sebastián. Nel 2016, Ritratto di famiglia con tempesta, di nuovo con Abe Hiroshi questa volta nella parte di un detective priva- to, ha esordito nella sezione Un Certain Regard al 69° Festival di Cannes. Nel 2017 il regista collabora per la prima volta col celebre attore Yakusho Kōji nel dramma processuale Il terzo omicidio, presentato in concorso al Festival di Venezia. A Can- nes, Kore-eda è stato insignito della Palma d’oro con il lm Un affare di famiglia, mentre nel 2019 ha aperto il Festival di Venezia con la sua prima co-produzione internazionale, Le verità, girato in Francia e con un cast che vanta Catherine De- neuve, Juliette Binoche ed Ethan Hawke. La storia verte sul rapporto altalenante tra una madre, diva del cinema, e la glia sceneggiatrice.

Hirokazu Kore’eda è stato anche produttore per giovani registi giapponesi. Kakuto, diret- to da Iseya Yūsuke, ha debuttato all’International Film Festival Rotterdam nel 2003. Wild Berries, dello stesso anno, è stato scritto e diretto da Nishikawa Miwa, il cui se- condo lungometraggio, Sway, è stato mostrato alla Semaine de la critique di Can- nes nel 2006. Il documentario Ending Note: Death Of Japanese Salesman (2011), rmato da Sunada Mami, ha raccolto consensi di pubblico a livello internazionale. Kore-eda Hirokazu è stato recentemente insignito del premio Cineasta Asiatico dell’Anno al Busan International Film Festival del 2019.

Himizu e Wuthering Heights in Concorso a Venezia 2011

Himizu e Wuthering Heights in Concorso a Venezia 2011

Un popolo che guarda a se stesso con estrema lucidità, ma con inesorabile e sconcertato pessimismo. Il Giappone che Sion Sono presenta nel suo Himizu è quello del day after, dopo l’11 marzo.

Hill of Vision: l’incontro con i protagonisti

Hill of Vision: l’incontro con i protagonisti

È stato presentato a Roma Hill of Vision, il nuovo film di Roberto Faenza, prolifico regista, sceneggiatore e professore italiano che ha girato spesso anche negli Stati Uniti e che questa volta sceglie di raccontare «una storia incredibile, se non fosse accaduta davvero», come dice lui stesso: il racconto dell’infanzia del genetista premio Nobel per la scienza Mario Capecchi.

Hill of Vision è stato proiettato quest’anno in apertura al Bifest (Bari International Film Festival), prodotto da Elda Ferri e Milena Canonero, costumista che si è aggiudicata l’Oscar per quattro volte, è nato praticamente per caso, come racconta Ferri: «Sono stata io ad instillare in Roberto l’idea di girare questa storia. Ero in una sala d’attesa e leggendo una rivista mi sono imbattuta nella notizia che diceva che lo scienziato Mario Capecchi aveva regalato al museo di Kyoto un cappello. Il fatto mi ha talmente incuriosita che abbiamo deciso di partire, intervistarlo e conoscere cosa ci fosse dietro».

Prende la parola il regista, a cui stanno particolarmente a cuore le tematiche sulla formazione, anche e soprattutto quando attingono dalla storia: «Il punto focale che mi ha interessato di più e che ho voluto trasmettere ai miei giovani attori, è la fortuna che Mario ha avutoad incontrare i suoi zii quaccheri, scienziati, che capiscono che lui non è affatto stupido, come invece gli viene detto da tutti a scuola. Il fatto che i suoi adulti di riferimento credano in lui, gli dà la spinta per riprendere a vivere e diventare chi poi è diventato. Trovo che sia una storia talmente incoraggiante che debba essere per forza portata al cinema, e anche nelle scuole. Jona che visse nella balena è stato visto da un milione e mezzo di studenti, con Hill of Vision arriverò a due! », sorride soddisfatto Roberto Faenza che nella sua carriera può vantare una grande affinità nella direzione di giovani talenti: «De Sica sosteneva che fosse difficilissimo lavorare con i ragazzini, io invece penso che sia la cosa più semplice del mondo. Basta, però, trovare il bambino giusto. Sanno essere disponibilissimi, a meno che tu non vada contro qualcosa che proprio non vogliono fare. Con Lorenzo Ciamei e Sofia D’Elia non ho dovuto praticamente far nulla, andavano avanti da soli, non mi chiedevano nessun chiarimento, a differenza degli adulti che hanno sempre bisogno di capire tutto», spiega ridendo il regista.

Viene poi rivolta una domanda a Milena Canonero, che racconta la propria esperienza anche attraverso il rapporto con Faenza e Elda Ferri, che risale agli anni ’90 con Mio caro dottor Gräsler: «Non si tratta mai di fare solo dei “vestitini”, si comincia sempre col capire innanzitutto quale sia il film che vuole fare il regista. Quando scelgo di lavorare ad un progetto è perché è il soggetto a incuriosirmi. In questo caso l’amicizia che mi lega a Elda e Roberto non mi ha influenzata, perché era la storia stessa di Mario Capecchi a essere entusiasmante. Quando lo abbiamo conosciuto ci ha raccontato tanti aneddoti che non è stato possibile inserire nel film, ci vorrebbe quasi un seguito», dice scherzando Canonero, che rivela, tra l’altro, il suo importante coinvolgimento nella scrittura e lavorazione del film: «Non guardo mai se la produzione del film sia grande o piccola. Se trovassi qualcosa d’interessante in un Marvel potrei anche collaborare in uno di quei film», scherza Canonero con la sua proverbiale eleganza.

Faenza svela poi che il protagonista di Hill of Vision ha guardato il film in anteprima: «Mario Capecchi non ha commentato nulla perché ha pianto per due ore  mezza. Dopo un po’ ha solo detto che quella fosse la prima volta che qualcuno gli stava restituendo qualcosa. È rimasto molto colpito. Credo che sia stato il rapporto con la mamma ad averlo toccato di più. Lui a casa conserva ancora il baule con delle lettere appartenute a lei che ha scelto di non leggere, dopo tutti questi anni. L’aspetto più drammatico per lui riguarda il ricordo del padre. Ne ha memoria come se fosse un demonio, non ne vuol sentire parlare. È forse anche un tantino esagerato. Quello che lui ci ha sempre detto quando lo abbiamo intervistato, è che l’unica cosa della sua vita che veramente merita di essere raccontata è la sua infanzia. E credo che sia un insegnamento di grande conforto per i ragazzi di oggi, che spesso oggi sono totalmente abbandonati dalla società e i genitori non se ne occupano».

Quasi in chiusura, la costumista e produttrice Milena Canonero si lascia scappare la rivelazione di una nuova idea che sta prendendo forma nel cantiere del regista: «La nuova direttrice di Rai Cinema ci ha proposto di fare un film su Alda Merini, siamo stati seguiti nel progetto da Arnoldo Mondadori Jr che l’ha conosciuta. A luglio inizieremo con il set».

Hill of Vision uscirà in sala il 16 giugno.

Hill of Vision, recensione del film di Roberto Faenza

Hill of Vision, recensione del film di Roberto Faenza

Il nuovo film di Roberto Faenza esce in sala il 16 giugno. Si tratta di Hill of Vision, la storia pazzesca di un bimbo italiano analfabeta e scampato alle bombe della Seconda Guerra Mondiale che diventa un genetista e nel 2007 riceve il premio Nobel per la medicina.

Il regista, che è anche sceneggiatore e insegnante, ha una carriera cinematografica che affonda le sue radici nei suoi primi vent’anni di vita, e che gli ha fatto aggiudicare riconoscimenti di ogni sorta, tra cui diversi David di Donatello, Nastri d’argento e Globo d’oro.

Lo sguardo verso i più giovani, specialmente per le storie che partono dalle situazioni più drammatiche, lo hanno interessato più di una volta (Jona che visse nella balena, Un giorno questo dolore ti sarà utile), per quanto, a onor del vero, la varietà di tematiche e di tipologie di racconti affrontati da Roberto Faenza, siano decisamente eclettici.

Hill of Vision, la storia di Mario Capecchi

La storia di Hill of Vision nasce per caso. Un giorno, la produttrice Elda Ferri legge una notizia riguardante lo scienziato Mario Capecchi: avrebbe donato a un museo di Kyoto il suo amato cappello. Cosa significava un cappello per un uomo tanto famoso, colto e geniale? La decisione di approfondire il fatto e di intervistare il premio Nobel vengono da sé.

Così nasce il film sull’infanzia di Mario Capecchi diviso in due parti, in cui nella prima si racconta come è sopravvissuto ai bombardamenti in Italia, dove ad interpretare il piccolo protagonista è Lorenzo Ciamei, con Francesco Montanari che fa il papà Luciano Capecchi e Rosa Diletta Rossi nei panni di Anna, sua compagna. La seconda parte inizia quando incredibilmente sua madre (Laura Haddock), sopravvissuta ai campi di concentramento, lo viene a prendere in orfanotrofio per portarlo negli Stati Uniti e stare lì insieme agli zii (Edward Holcroft ed Elisa Lasowski) che vivono in una comunità di quaccheri.

Una fiaba assurda, per molti aspetti, quella di Mario Capecchi, che Roberto Faenza riporta per immagini con slancio e un sacco di ammirazione, costruendo scenari, ambientazioni e il susseguirsi degli eventi con affettuosa cura e parecchia ingenuità. La storia è sufficiente di per sé a destare le coscienze e soprattutto le speranze, ma il modo in cui viene riprodotta la indebolisce e, a tratti, banalizza.

Nella seconda metà del film ci trasferiamo negli Stati Uniti, Mario è cresciutello ed è il giovane Jake Donald-Crookes a calarsi nel ruolo. Un senso di avventura e di voglia di scoperta dà un po’ di colore alla narrazione, ma resta sempre tutto ben posizionato come in una dolce cartolina anni ’50 ed è necessario uno sforzo in più per focalizzarsi sulla parte importante: i sensazionali fatti storici nella vita di questo preadolescente. Tutti gli attori, durante tutta la durata della pellicola, si spostano come piccole marionette tirate da dei fili (con le sole eccezioni dei genitori di Capecchi, Haddock e Montanari, e Rossi, l’amante del padre) e, purtroppo, la stessa scrittura di alcune scene pare non tenere conto dell’atmosfera e la profondità che sarebbe fondamentale trasmettere.

Un’importante eredità pedagogica

Al netto, dunque, di una scarsa consistenza di carattere di tutto il film, resta l’eredità pedagogica della storia di questo ragazzo, e l’ennesima conferma di quanto sia in grado di fare un giovane quando gli viene trasmesso che è in gamba a prescindere da tutto. Oltre al fatto che, quando nessuno ti capisce, devi trovare qualcuno che finalmente riesca a farlo, e farti guidare da questi nei meandri delle strategie su come stare al mondo.

La cosa bellissima della storia di Mario Capecchi – ed è ammirevole che il regista lo voglia trasmettere nelle scuole – è quanto semplicemente faccia vedere che genio non nasce nessuno, anzi. Ma, a piccoli passi, e anche con la possibilità di cadere più volte, lo si può diventare eccome.

Hilary Swank: 10 cose che non sai sull’attrice

Hilary Swank: 10 cose che non sai sull’attrice

Celebre e apprezzata attrice, Hilary Swank ha negli anni recitato in celebri film hollywoodiani, affermandosi per la devozione riposta nel dar vita ai personaggi a lei affidati. Grazie al suo talento l’attrice ha inoltre potuto ottenere alcuni dei premi più prestigiosi dell’industria, continuando ancora oggi a distinguersi per la sua versatilità e la ricerca di progetti sempre diversi tra loro. Ecco 10 cose che non sai di Hilary Swank.

Hilary Swank: i suoi film

1. Ha recitato in celebri lungometraggi. La Swank debutta con un ruolo da co-protagonista nel film Buffy – L’Ammazza Vampiri (1992), per poi ottenere una prima celebrità grazie al film Karate Kid 4 (1994). Successivamente recita nei film A volte ritornano ancora (1996), Lolita – I peccati di Hollywood (1997) e Boys Don’t Cry (1999), che ne consacra la carriera. Qui la Swank recita accanto all’attrice Chlöe Sevigny. Negli anni seguenti prende parte ai film The Gift (2000), Insomnia (2002), The Core (2003), Ore 11:14 – Destino fatale (2003), e Million Dollar Baby (2004), di Clint Eastwood, dove dà vita ad una delle interpretazioni migliori della sua carriera. In seguito recita nei film Black Dahlia (2006), PS. I Love You (2007), Amelia (2009), Capodanno a New York (2011), The Homesman (2014), La truffa dei Logan (2017), I Am Mother (2019) e The Hunt (2020).

2. Ha preso parte a produzioni televisive. All’inizio della sua carriera la Swank recita in alcune puntate di serie TV come Evening Shade (1991-1992), Genitori in blue jeans (1991-1992), Camp Wilder (1992) e Beverly Hills 90210 (1997-1998). Reciterà poi anche nei film televisivi Victim of Rage (1994), Terror in the Family (1996), Prove mortali (1997), Delitto senza movente (1997) e MAry e Martha (2013). Nel 2018 è tra i protagonisti della serie Trust – Il rapimento Getty, mentre prossimamente è attesa nella serie Away.

3. Si è affermata come produttrice. Nel corso degli anni l’attrice ha svolto anche il ruolo di produttrice, in particolare per alcuni lungometraggi da lei anche interpretati. Tra questi si annoverano i film Ore 11:14 – Destino fatale, Beautiful Ohio (2006), Amelia, The Resident (2011), Something Borrowed – L’amore non ha regole (2011), Qualcosa di buono (2014) e What They Had (2018).

4. Ha partecipato al doppiaggio di una nota serie. Tra il 2019 e il 2020 la Swank presta la voce al personaggio di Joey Pogo, famosa pop star presente in alcuni episodi dell’ultima stagione della celebre serie animata BoJack Horseman, distribuita su Netflix.

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Hilary Swank: chi è il marito

5. Conobbe il primo marito sul set di un film. Nel 1997 la Swank sposa l’attore e regista Chad Lowe, conosciuto sul set del film Lolita – I peccati di Hollywood, dove entrambi recitavano. Un divertente aneddoto riguardante la coppia è quello che vede l’attrice dimenticarsi di ringraziare Lowe durante il suo discorso per l’Oscar vinto nel 2000. L’attrice avrà tuttavia modo di rimediare alla dimenticanza nel 2005, quando ritirerà il suo secondo Oscar. Tuttavia, nel 2006, la coppia annuncia la separazione e in seguito il divorzio.

6. Si è sposata una seconda volta. Dopo alcune relazioni di diversi anni, l’attrice ha annunciato nel giugno del 2018 le nozze con Philip Schneider, produttore conosciuto tramite amici comuni. I due hanno celebrato l’evento in un ranch in California, circondati da sequoie e alberi secolari.

Hilary Swank e gli Oscar

7. Ha vinto l’ambito premio. L’attrice vanta due nomination ai premi Oscar come miglior attrice protagonista, ed in entrambe le occasioni ha poi riportato la vittoria, facendo di lei una delle poche interpreti ad aver vinto per ogni volta in cui è stata nominata. L’Oscar vinto per Million Dollar Baby di Clint Eastwood ha poi fatto di lei la prima interprete a vincere tale premio per il ruolo di un pugile donna.

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Hilary Swank in Karate Kid 4

8. È il ruolo che l’ha resa celebre. Dopo il successo della trilogia di Karate Kid, la produzione decise di realizzare un quarto capitolo. Tuttavia l’attore Ralph Macchio annunciò che non avrebbe ripreso il ruolo di Daniel LaRusso. Per sostituirlo, fu indetto un casting per una protagonista femminile. La Swank vinse la parte battendo oltre 500 candidate, e grazie a quel ruolo avrebbe poi ottenuto grande popolarità.

Hilary Swank e il suo fisico

9. È da sempre una sportiva. Sin da giovane la Swank si è dichiarata un amante dello sport, partecipando anche come nuotatrice alle Olimpiadi giovanili e ai campionati dello Stato di Washington. Questa sua passione la caratterizza ancora oggi, e grazie anche ai ruoli da lei ricoperti, da Karate Kid 4 a Million Dollar Baby, ha avuto in più occasioni di sfoggiare un fisico particolarmente allenato.

Hilary Swank: età e altezza

10. Hilary Swank è nata a Lincoln, nel Nebraska, Stati Uniti, il 30 luglio 1974.

Fonte: IMDb

Hilary Swank nel cast del nuovo sci-fi thriller I’m a Mother

Hilary Swank (Million Dollar Baby, Boys don’t cry, Logan Lucky), dopo il film di Danny Bayle Trust, sarà nel cast nel nuovo sci-fi thriller I’m a Mother.

Il personaggio interpretato da Clara Rugaard ha progettato una nuova generazione di umani generati da un robot chiamato Mother, creato per ripopolare la Terra. Mentre la giovane donna è chiusa nel suo device, la sua visione del mondo è scossa quando una donna con sangue nelle vene arriva e rivendica che niente è come sembra.

Grant Sputore è alla regia e la sceneggiatura è scritta da Michael Lloyd Green.

Dichiara il regista:

È un privilegio avere Hilary Swank nel cast. E’ un’attrice notevole che porta sempre a termine grandi impegni e onestà. Sono contento di lavorare con lei e con la talentuosa Clara Rugaard”

Logan Lucky: Hilary Swank nel cast del film di Steven Soderbergh

Hilary Swank ha preso parte recentemente ai film 55 steps e What they had.

Fonte: Empire

Hilary Duff: 10 cose che non sai sull’attrice

Hilary Duff: 10 cose che non sai sull’attrice

Affermatasi come una delle celebrità più influenti dal Duemila ad oggi, Hilary Duff si è occupata negli anni di cinema, televisione, musica e attività imprenditoriali. In ognuno di questi campi ha ottenuto grandi successi, ma oltre allo spettacolo si è distinta anche come una donna molto attenta al sociale, sostenendo diverse cause e operazioni umanitarie. Ora che è pronta a tornare da protagonista nel mondo della serialità, sarà meglio conoscere qualcosa di più su di lei.

Ecco 10 cose che non sai di Hilary Duff.

Hilary Duff, i fidanzati e figli Luca Cruz Comrie, Violet e James Bair

1. Ha avuto numerosi celebri fidanzati. Il primo fidanzato pubblico della Duff, avuto a 14 anni, è stato il cantante Aaron Carter, con il quale rimane in coppia fino al 2004. Di quel periodo è celebre la lite avuta con l’attrice Lindsay Lohan, con il quale Carter tradì la Duff. Si trattò di una delle vicende di gossip più seguite dei primi anni Duemila. In seguito, negli anni ha avuto relazioni con il cantante Joel Madden, dal 2004 al 2006, con il suo personal trainer Jason Walsh, dal 2016 al 2017, e con l’impreditore Ely Sandvik, durata soltanto pochi mesi del 2017.

2. Ha sposato un giocatore di hockey. La Duff sembrò aver trovato una stabilità nel momento in cui, nel 2007, inizia a frequentare il giocatore di hockey dei Pittsburgh Penguins Mike Comrie. Nel 2010 i due annunciano il fidanzamento, per poi sposarsi il 14 agosto di quello stesso anno a Santa Barbara. Nel 2012 è poi nato l’unico figlio della coppia, Luca Cruz Comrie. Purtroppo, due anni più tardi, nel 2014, la Duff annuncia tramite il proprio profilo Twitter della separazione consensuale tra lei e Mike, citando differenze inconciliabili. I due divorziano ufficialmente nel 2016.

3. Si è sposata una seconda volta. Nel 2015 la Duff intraprende una relazione con il musicista e cantautore Matthew Koma, il quale ha prodotto l’album di lei Breathe In Breathe Out. I due debuttano come coppia però soltanto nel 2017 in occasione dei SAG Awards. Nel marzo di quell’anno si separano poi per alcuni mesi, per poi tornare insieme a settembre. I due si sono poi fidanzati e sposati nel 2019, documentando il tutto tramite i rispettivi social. Hanno poi avuto due figli, Banks Violet Bair, nata nel 2018, e Mae James Bair, nato nel 2021.

Hilary Duff filmografia

Hilary duff: la sua filmografia

4. Ha recitato in note serie TV. Dopo alcuni film televisivi come Casper e Wendy – Una magica amicizia (1998) e Il rumore degli angeli (1999), la Duff diventa celebre come protagonista delle serie Lizzie McGuire, in cui recita dal 2001 al 2004. Successivamente è comparsa in alcuni episodi di serie come Ghost Whisperer (2009), Law & Order – Unità vittime speciali (2009), The Chase (2009) e Gossip Girl (2009), dove interpreta Olivia Burke accanto a Blake Lively e Chace Crawford. Dal 2015 al 2021 ha invece recitato nella serie Younger.

5. Ha partecipato anche a celebri film. La Duff ha debuttato al cinema nel 1999 con il film Scherzi del cuore, con Angelina Jolie, per poi recitare in Human Nature (2001), Lizzie McGuire – Da liceale a popstar (2003), Una scatenata dozzina (2003), Nata per vincere (2004), Il ritorno della scatenata dozzina (2005), Material Girls (2006), War, Inc. (2008), con John Cusack, Stay Cool (2009), Greta (2009). Dopo alcuni film minori, torna poi al cinema nel 2019 con Sharon Tate – Tra incubo e realtà, dove interpreta proprio la protagonista, l’attrice Sharon Tate.

Hilary Duff: oggi

6. Sarà la protagonista di un’attesa serie. Nell’aprile del 2021 viene annunciato che la Duff ha trovato un nuovo ruolo da protagonista in una serie particolarmente attesa. Questa è How I Met Your Father, spin-off della celebre How I Met Your Mother, solo con un punto di vista rovesciato. La Duff, oltre a recitare nei panni di Sophie, intenta a raccontare ai suoi figli come ha conosciuto il loro padre, produrrà anche la serie, attualmente attesa per il 2022 e di cui è recentemente stato pubblicato il trailer ufficiale.

7. Tornerà ad interpretare Lizzie McGuire. Nel 2019 l’attrice ha annunciato che tornerà ad interpretare il personaggio che l’ha resa celebre, ovvero Lizzie McGuire, in un prossimo rilancio della serie sulla piattaforma di streaming Disney+. Non ci sono ancora molti dettagli su questo nuovo progetto, che dovrebbe però configurarsi come un sequel della serie originale. Nel 2020, tuttavia, le riprese sono state momentaneamente fermate per alcuni contrasti tra l’attrice e il produttore creativo con la Disney. La serie dovrebbe comunque uscire nel corso del 2022.

Hilary Duff Gossip Girl

Hilary Duff in Gossip Girl

8. Ha recitato nella celebre serie. Uno dei ruoli più conosciuti della Duff, oltre a quello di Lizzie McGuire, è quello di Olivia Kate Burke nella serie Gossip Girl. Il personaggio compare in diversi episodi della terza stagione, sviluppando una relazione con Dan Humphrey. Tra le tante guest star comparse nel corso della serie, la Duff si è affermata come una delle più apprezzate dai fan. La stessa attrice ha raccontato di ricordare l’esperienza sul set come estremamente piacevole.

Hilary Duff: chi è sua sorella

9. Anche sua sorella lavora nel mondo dello spettacolo. Come alcuni sapranno, Hilary ha una sorella maggiore di nome Haylie Duff. Entrambe vennero incoraggiate dalla madre ad intraprende una carriera nel mondo dello spettacolo e una delle prime produzioni che le vide recitare insieme fu lo spettacolo teatrale Lo schiaccianoci. In seguito hanno intrapreso percorsi differenti, ottenendo però di recitare ancora insieme in Lizzie McGuire e Material Girls. Hanno anche collaborato insieme per diversi progetti musicali.

Hilary Duff: età e altezza dell’attrice

10. Hilary Duff è nata il 28 settembre del 1987 a Houston, in Texas, Stati Uniti. L’attrice è alta complessivamente 1.57 metri.

Fonte: IMDb

 

 

Hijack: trailer della serie Apple TV+ con Idris Elba

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Hijack: trailer della serie Apple TV+ con Idris Elba

Apple TV+ ha rilasciato il trailer di “Hijack”, una serie thriller in sette episodi interpretata e prodotta esecutivamente dal vincitore del SAG Award e candidato all’Emmy Award Idris Elba (“Luther”). Creata da George Kay (“Lupin”, “Criminal”) e Jim Field Smith (“Criminal” “Truth Seekers”), il primo sceneggiatore e il secondo regista principale della serie, “Hijack” è interpretata anche dal vincitore dell’Emmy Award e del NAACP Image Award Archie Panjabi (“The Good Wife”, “Snowpiercer”, “Blindspot”). “Hijack” farà il suo debutto mondiale su Apple TV+ con i primi due episodi mercoledì 28 giugno, seguiti da un nuovo episodio ogni mercoledì fino al 2 agosto.

Hijack è stato prodotto da 60Forty Films, la società di produzione fondata dai produttori esecutivi vincitori dell’Emmy Award Jamie Laurenson e Hakan Kousetta (“Slow Horses“, “Il serpente dell’Essex“) nell’ambito del suo accordo con Apple TV+, insieme a George Kay e alla società di produzione di Jim FIeld Smith, Idiotlamp Productions, segna anche la prima serie dell’accordo tra Idris Elba e la sua Green Door Pictures e Apple TV+. George Kay e Jim Field Smith sono entrambi produttori esecutivi insieme a Elba, Jamie Laurenson, Hakan Kousetta e Kris Thykier.

Hijack: la nuova serie thriller con Idris Elba

Hijack: la nuova serie thriller con Idris Elba

Apple TV+ ha annunciato oggi la produzione di Hijack, un nuovo thriller in sette parti con protagonista Idris Elba (“Sonic – Il film 2“, “Luther“), vincitore del SAG e candidato all’Emmy, che sarà anche produttore esecutivo. La serie segna il primo progetto che deriverà dall’accordo siglato dalla Green Door Pictures di Elba con Apple TV+.

La serie è scritta da George Kay (“Lupin”, “Criminal“) e sarà diretta da Jim Field Smith (“Criminal”, “The Wrong Mans”), che saranno anche produttori esecutivi insieme allo stesso Elba, a Jamie Laurenson, Hakan Kousetta e Kris Thykier. “Hijack” sarà prodotta da 60Forty Films e Idiotlamp Productions in associazione con Green Door Pictures.

Hijack, la trama

Ambientato ai giorni nostri, Hijack è un thriller teso che segue il viaggio di un aereo destinato a Londra e dirottato durante un volo lungo più di sette ore, mentre le autorità a terra si affrettano a cercare risposte. Idris Elba interpreterà Sam Nelson, un abile negoziatore nel mondo degli affari che deve farsi avanti e usare tutta la sua astuzia per cercare di salvare la vita dei passeggeri; la sua strategia ad alto rischio, però, potrebbe essere la sua stessa rovina.

La serie sarà presentata in anteprima e andrà ad aggiungersi ai titoli di Apple Originals degli storytellers più creativi di oggi, tra cui “Scissione” del regista e produttore esecutivo Ben Stiller, acclamato dalla critica e recentemente rinnovato per un seconda stagione; “Shining Girls”, il nuovo thriller metafisico basato sul bestseller del 2013; “Disclaimer,” una nuova serie di thriller psicologici del regista, scrittore, produttore, direttore della fotografia e montatore, pluripremiato ai Golden Globe e BAFTA Alfonso Cuarón e altro ancora.

Hijack: Apple TV+ annuncia il rinnovo per una seconda stagione

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Hijack: Apple TV+ annuncia il rinnovo per una seconda stagione

Oggi Apple TV+ ha annunciato la seconda stagione di Hijack, il thriller interpretato e prodotto dal vincitore del SAG Award e candidato all’Emmy Idris Elba (“Luther”). La serie è stata creata da George Kay (“Lupin”, “Criminal”) e Jim Field Smith (“Criminal”, “Litvinenko”) e la prima stagione completa è disponibile su Apple TV+.

Fin dal suo debutto, Hijack è diventata una delle serie drammatiche più seguite su Apple TV+, ricevendo ampi consensi da pubblico e critica; ha ottenuto rapidamente il Certified Fresh nel punteggio assegnato dalla critica su Rotten Tomatoes ed è entrato nella Top 10 della classifica Nielsen Streaming Originals. La serie, con Elba protagonista come “uomo di punta”, è stata definita “immediatamente coinvolgente”, “un’iniezione di pura adrenalina”, una dramedy “nitida e tesa”, “piena di tensione e avvincente, che spesso spinge lo spettatore sull’orlo della poltrona”.

«Il pubblico di tutto il mondo è rimasto col fiato sospeso guardando l’avvincente performance di Idris in “Hijack” e siamo entusiasti di lavorare di nuovo con 60Forty e Idiotlamp per una seconda stagione altrettanto coinvolgente», ha dichiarato Jay Hunt, direttore creativo di Apple TV+ per l’Europa. «Sono rimasto sbalordito dalla risposta travolgente del pubblico dopo la prima stagione. Non posso svelare nulla di ciò che si prospetta per Sam Nelson in questa nuova stagione, ma posso assicurarvi che ci sarà tanta adrenalina!», ha dichiarato il produttore esecutivo e protagonista Idris Elba.

La seconda stagione di Hijack sarà prodotta esecutivamente da Jamie Laurenson, Hakan Kousetta e Tom Nash della 60Forty Films, oltre ai produttori esecutivi Kay e Field Smith della Idiotlamp Productions. Field Smith è anche il regista principale della serie.

Hijack, la recensione della serie con Idris Elba

Hijack, la recensione della serie con Idris Elba

Il proverbio ci insegna che non bisogna giudicare un libro dalla copertina. Volendo trasporre tale concetto nel campo seriale potremmo adattarlo scrivendo che non si dovrebbe giudicare uno show dal pilot. L’accostamento non è totalmente calzante ma rende l’idea. Tale incipit si presta perfettamente per introdurre Hijack, serie di matrice britannica che vede protagonista Idris Elba.

Il titolo lascia chiaramente intendere che la produzione Apple TV+ vede al centro della storia un dirottamento aereo, precisamente quello di un volo diretto da Dubai a Londra. Tra i passeggeri diventati ostaggi del gruppo di dirottatori si trova anche Sam Nelson, che di professione fa il negoziatore. Toccherà principalmente a lui il tentativo di salvaguardare la vita dei passeggeri a bordo.

L’umanità e il realismo prima dello spettacolo

Come lasciato intuire in precedenza, se andrete oltre il pilot di Hijack non ve ne pentirete. Il setting della narrazione e del personaggio principale non sono certamente originali, né la messa in scena garantisce quel plus di tensione tale da attrarre l’attenzione dello spettatore maggiormente smaliziato. Il fatto è che solo procedendo con gli episodi si comprende che questo non era fin dal principio l’intento dei creatori George Kay e Jim Field Smith.

L’approccio dello show si rivela infatti molto più acuto di quanto il primo episodio non lasci intendere: invece di puntare alla spettacolarità che un genere come il thriller può offrire, Hijack preferisce raccontare in maniera precisa le azioni di coloro che devono affrontare una tale crisi, sia dentro che fuori l’aeroplano. La narrazione dei vari episodi si fonde con efficacia in un crescendo drammatico che pian piano cattura, irretisce il pubblico senza necessariamente spiattellare lo spettacolo action preconfezionato.

C’è infatti pochissima azione in Hijack, almeno nelle prime puntate, sostituita da uno studio avvincente delle dinamiche che si sviluppano nel dover fronteggiare il dirottamento. La storia rimbalza infatti dalle dinamiche che si sviluppano tra passeggeri e dirottatori alle decisioni che devono essere prese nella sala di controllo voli a quelle invece dettate dalle ragioni di stato. Le tre diverse ambientazioni interagiscono con sorprendente efficacia, incastrate tra loro da un montaggio sapiente nel saper restituire il dramma senza necessariamente confezionarlo in uno spettacolo inutilmente forzato dentro il genere.

Hijack-recensione

Hijack, tra spettacolo e dramma umano

In questo modo Hijack diventa un dramma orchestrato con cura, che mira al realismo molto più che all’effetto. Unico difetto è quello di presentare un gruppo di dirottatori non particolarmente convincente, il quale esplicita le motivazioni dell’atto troppo tardi e quando questo succede l’idea diventa leggermente troppo “larger than life” rispetto alla verosimiglianza con cui il tutto era stato settato in precedenza. A parte questo però lo show continua senza troppi sobbalzi a tenere lo spettatore incollato alla poltrona, gli permette di entrare in contatto emotivo con i personaggi e parteggiare o meno per loro.

Altro punto a favore sta nella precisione con cui viene sviluppata la figura di Sam, il quale adopera la sua saggezza e gli strumenti della professione senza mai diventare veramente un “eroe”, anzi condividendo la scena con gli altri passeggeri del volo. Idris Elba si dimostra ancora una volta carismatico quanto basta per esporre anche le debolezze, le paure e la verità del proprio ruolo.

Puntata dopo puntata infatti Hijack diventa sempre più una serie corale, che si avvicina – con le dovute proporzioni, sia ben chiaro – a quello che Paul Greengrass aveva straordinariamente saputo realizzare al tempo di United 93, che gli valse la nomination all’Oscar per la miglior regia. Ecco, la produzione Apple TV+ si dirige verso quella direzione, costruendo dinamiche narrative ed emozionali mai “urlate” quanto piuttosto tangibili, veritiere. Tra spettacolo e attenzione al dramma umano, Hijack colpisce nel segno e offre agli spettatori uno spettacolo più che degno.

Highwaymen – L’Ultima Imboscata, il trailer con Kevin Costner e Woody Harrelson

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È stato diffuso il trailer di Highwaymen – L’Ultima Imboscata, il nuovo film di John Lee Hancock, con protagonisti Kevin Costner e Woody Harrelson, disponibile su Netflix dal 29 marzo prossimo.

I fuorilegge fanno notizia. I poliziotti fanno la storia. Dal regista John Lee Hancock (The Blind Side), HIGHWAYMEN – L’ULTIMA IMBOSCATA segue la storia mai raccontata dei detective leggendari che hanno fermato definitivamente Bonnie e Clyde. Quando l’intero FBI e le ultime tecnologie forensi non sono sufficienti per catturare i criminali più noti della nazione, due ex-Texas Rangers (Kevin Costner e Woody Harrelson) devono fare affidamento sul loro istinto e sulle loro abilità per portare a termine la missione.

Diretto da  John Lee Hancock e scritto da John Fusco, Highwaymen – L’Ultima Imboscata vede protagonisti Kevin Costner, Woody Harrelson, Kathy Bates, Kim Dickens.

Highwaymen – I banditi della strada: trama, cast e curiosità sul film

Quello del road thriller è un sottogenere particolarmente apprezzato e ricorrente, che porta ad esplorare situazioni estreme che si svolgono sulla straada e tengono alta la tensione fino alla fine. Titoli come Duel, Vanishing Point e The Hitcher sono solo alcuni dei più classici di questo filone, seguendone fedelmente i canoni e le caratteristiche. Il film del 2004 Highwaymen – I banditi della strada è invece un’opera anomala, che ingloba al suo interno elementi diversi dando vita ad un ibrido di particolare fascino. Scritto da Craig Mitchell e Hans Bauer, il film è diretto da Robert Harmon, già regista di un titolo simile come The Hitcher – La lunga strada della paura.

Prodotto dalla indipendente New Line Cinema e realizzato con mezzi ridotti, il film non fa affidamento su particolari effetti speciali o caratteristiche hollywoodiane. Il lungometraggio riesce però a fare di necessità virtù, affidandosi ad una serie di elementi che diventano anche il suo tratto distintivo. In particolare, Highwaymen è costruito come un western automobilistico, che per molti aspetti ricorda Mad Max – Interceptor. La stessa interpretazione degli attori protagonisti è vicina a questo genere, con poche battute ed eloquenti silenzi. A farla da padrone, però, sono le automobili, estensioni corporee dei personaggi attraverso le quali si propone l’elemento della fusione tra uomo e macchina.

Highwaymen è dunque un film molto particolare, che pur con i suoi limiti è in grado di sfoggiare elementi di fascino. Negli anni si è costruito la fama di cult, uscendo dal suo iniziale anonimato per guadagnare sempre più popolarità. Ad oggi, è un titolo decisamente imperdibile. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Highwaymen – I banditi della strada: la trama del film

La storia del film ha inizio quando la giovane Molly e la sua amica Alex vengono tamponate e aggredite da uno psicopatico a bordo di una Cadillac Fleetwood Eldorado del 1972. Il conducente di questa, che si fa chiamare Fargo e non scende mai dal veicolo, si diverte infatti ad uccidere le sue vittime investendole con il suo mezzo. Questa è la fine che tocca anche ad Alex, mentre Molly riesce a sfuggire all’aggressore riportando però un profondo trauma psicologico. Inizia così a frequentare un gruppo di supporto per persone vittime di incidenti stradali e qui conosce Rennie Cray, un uomo che ha perduto la moglie per mano dello stesso psicopatico.

Venuto a sapere che Fargo è ancora in circolazione, Rennie si offre di aiutare Molly ad ottenere vendetta per la sua amica. I due iniziano così a ricercare l’uomo, nel tentativo di attirarlo in una trappola. A complicare la situazione vi sarà però la presenza dell’agente Will Macklin, desideroso di fare giustizia secondo la legge. Il desiderio di vendetta di Rennie non può però essere ostacolato e potrà risolversi solo con la morte di Fargo. In attesa di scontrarsi con l’uomo, avvalendosi di un auto altrettanto resistente, egli dovrà anche fare i conti con il suo traumatico passato.

Highwaymen - I banditi della strada cast

Highwaymen – I banditi della strada: il cast del film

Ad interpretare il protagonista del film, Rennie Cray, vi è l’attore Jim Caviezel. Questi è particolarmente noto per pellicole come La sottile linea rossa e La passione di Cristo, dove interpreta Gesù. Accanto a lui, nel ruolo di Molly, si ritrova invece Rhona Mitra, attrice celebre per aver dato le sembianze al personaggio videoludico di Lara Croft. La sua amica Alex è invece interpretata da Andrea Roth, principalmente nota per il ruolo di Janet Gavin nella serie Rescue Me. L’attrice Guylaine St-Onge, qui al suo ultimo film, compare nel ruolo di Olivia Cray, moglie di Rennie. L’attore Frankie Faison, noto per Il silenzio degli innocenti e la serie The Wire, è l’agente Will Macklin. Colm Feore, infine, ora noto per essere Reginald Hargreeves in The Umbrella Academy, è lo psicopatico Fargo.

Highwaymen – I banditi della strada: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Highwaymen – I banditi della strada è infatti disponibile nei cataloghi di Google Play e Rai Play. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 7 maggio alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Fonte: IMDb

Hightown – terza stagione: trailer dei nuovi episodi con Monica Raymund

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Starz ha pubblicato il trailer ufficiale della terza stagione di Hightown, il prossimo episodio finale della serie crime drama con protagonista Monica Raymund.

Il video anticipa il caso più importante di cui si occuperà la Jackie Quiñones interpretata da Monica Raymund. Il video evidenzia anche il suo difficile percorso verso la sobrietà. Il ritorno della serie è previsto per il 6 gennaio.

Cosa aspettarsi dalla terza stagione di Hightown?

L’agente del Servizio Pesca Jackie Quiñones è fuori servizio e fuori dalle forze dell’ordine nell’ultima stagione, ma questo non le impedisce di lanciarsi nel ventre oscuro della perfetta Cape Cod per salvare una donna scomparsa e una prostituta assassinata“, si legge nella logline. “Nel frattempo, i suoi ex colleghi Ray Abruzzo e Alan Santille si concentrano sull’eliminazione dei sindacati della droga, ma nonostante i loro sforzi, la droga continua a circolare. Questo attira Shane Frawley, un gangster di Boston che vuole inserirsi nel traffico di droga di Cape e che nel frattempo si fa nemico Osito. Si stringono alleanze e si mettono in discussione vecchie lealtà in questo luogo bellissimo ma corrotto, dove nulla è come sembra“.

Hightown è creata e prodotta esecutivamente da Rebecca Cutter. Oltre a Raymund, la serie è interpretata anche da James Badge Dale, Riley Voelkel, Amaury Nolasco, Atkins Estimond, Dohn Norwood, Imani Lewis, Mark Boone Junior e Mike Pniewski. La stagione finale vedrà anche la partecipazione di Ana Nogueira, Taja V. Simpson, Michael Drayer, Garret Dillahunt, Jeanine Serralles e Kate Miller.