Da un po’ di tempo sentiamo voci
secondo cui Franklin Richards apparirà in I
Fantastici Quattro: Gli Inizi e, alla fine, in
Avengers: Doomsday e
Avengers: Secret Wars. I
Marvel Studios devono ancora confermare i
piani per il personaggio, figlio di Reed Richards e Sue
Storm-Richards, anche se i fan sono convinti di aver individuato
alcune prove che quest’ultima, interpretata da Vanessa Kirby, sia incinta nel film.
Nella scena in cui Johnny Storm “si
infiamma” nei panni della Torcia Umana, una Sue dall’aspetto un po’
rotondo viene mostrata mentre viene portata in salvo sullo sfondo.
Poi, c’è quella che sembrava una scena di parto a bordo di
un’astronave con Mister Fantastic che conforta la moglie. Inoltre,
una clip di I
Fantastici Quattro: Gli Inizi è stata condivisa sui
social media domenica scorsa e, sebbene non riveli nulla che non
abbiamo già visto, ha permesso ai fan di guardare un certo momento
a ripetizione.
Guardando il modo in cui Sue cammina
(dondolando?) in questa scena, è
evidente che i Marvel Studios hanno tagliato il
suo pancione. Sembra quindi sempre più probabile che la Donna
Invisibile trascorrerà una buona parte del film con il pancione.
Non solo questo si allinea con i fumetti, ma aumenterà la posta in
gioco quando Galactus arriverà sulla Terra, in particolare se c’è
del vero nel fatto che il Divoratore di Mondi abbia un interesse
per il figlio di Reed e Sue.
Non sarebbe la prima volta che i
Marvel Studios tirano fuori un
trucco del genere, alterando i trailer dei film, siamo certi che
ricorderete come gli Spider-Men sono stati eliminati dal trailer di
Spider-Man: No Way Home… o come Hulk è stato
inserito nella carica dei Vendicatori alla fine del trailer di
Infinity War!
Il film I
Fantastici Quattro: Gli Inizi è atteso al cinema il
25 luglio 2025. Come al solito con
la Marvel, i dettagli
della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti,
i Fantastici Quattro sono astronauti che
vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi
cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il
suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la
fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per
diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il
fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà
la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene
completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi
arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super
forza.
Fanno parte del cast anche
Julia Garner, Paul
Walter Hauser, John
Malkovich, Natasha
Lyonne e Ralph
Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato
da Kevin
Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in
degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di
Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro
protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che
conosciamo. Franklyn e Valeria
Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero inoltre
comparire nel film.
Lo scorso dicembre, abbiamo ricevuto
la deludente notizia che
The Batman – Parte II di Matt Reeves aveva subito
un forte ritardo e ora non arriverà nelle sale prima del 1°
ottobre 2027.
Il co-direttore dei DC Studios
James
Gunn è intervenuto sui social media subito dopo
l’annuncio per affermare che il ritardo era semplicemente dovuto al
fatto che la sceneggiatura non era stata completata. Ciò potrebbe
dipendere dalla mancanza di una decisione da parte di Reeves in
merito alla direzione da dare al sequel, ma sembra che il regista
abbia ora, come minimo, svelato la trama generale.
Durante un’apparizione alla
convention dei fan di Orlando MegaCon domenica scorsa (tramite il
canale Youtube Love Our Life), l’attore che interpreta Alfred
Pennyworth Andy Serkis ha rivelato che Reeves lo
aveva informato su cosa si concentrerà il sequel di
The
Batman.
“Ne sono affamato tanto quanto
voi”, ha detto Serkis. “Lui [Matt Reeves] mi ha raccontato
la storia di The Batman 2 ed ero così
emozionato”. Purtroppo, Serkis rivelato alcun dettaglio, ma
questo è comunque un aggiornamento positivo sullo stato del tanto
atteso seguito.
Molti addetti ai lavori del settore
sono convinti che
Robert Pattinson alla fine rimarrà come Cavaliere
Oscuro del DCU per il film pianificato The Brave and the Bold.
Inserire il Batverse nel DCU potrebbe avere più senso, se non altro per
evitare di avere due franchise di Batman separati che corrono uno
accanto all’altro. Quando il sequel di The Batman
arriverà effettivamente nei cinema nel 2027, ci saranno sicuramente
stati almeno alcuni progressi su The Brave and The
Bold, anche se il regista Andy Muschietti
ha rivelato che il progetto è stato “un po’ posticipato”
alla fine dell’anno scorso.
Ricordiamo che
The Batman – Parte II è un titolo provvisorio,
mentre non si hanno ancora conferme ufficiali sul cast. A parte
Robert Pattinson che tornerà nei panni di Bruce
Wayne/Batman, dovrebbero tornare anche Andy
Serkis come Alfred, Zoë Kravitz,
nella tutina di pelle di Selina Kyle,
Jeffrey Wright nei panni di Gordon
e
Colin Farrell che dovrebbe tornare a essere il
Pinguino.
Javier Bardem sarà il protagonista di
“The Beloved“, un dramma familiare in lingua
spagnola scritto e diretto dal pluripremiato premio Goya
Rodrigo Sorogoyen (“The Realm”, “As
Bestas“).
Il film, che vede nel cast anche
Victoria Luengo (“The Room Next
Door“), è un dramma su un padre e una figlia separati.
Jardem interpreta un regista irascibile che è costretto a lavorare
con la figlia, un’aspirante attrice, a un progetto. Devono
confrontarsi con il loro doloroso passato mentre affrontano le
dinamiche di potere della loro relazione professionale. Sorogoyen
ha scritto la sceneggiatura.
Il film è prodotto dall’etichetta di
produzione madrilena Caballo Films di Sorogoyen, con Movistar Plus+
e Le Pacte come coproduttori. Quest’ultima distribuirà il film in
Francia.
Javier Bardem ha ottenuto una nomination ai
Golden Globe quest’anno per la sua interpretazione nella serie
limitata di Netflix “Monsters: The Lyle and Erik
Menendez“. È stato visto in sala l’ultima volta in
“Dune:
Parte Due” e nel remake live-action di “La
Sirenetta” della Disney, mentre ha anche prestato la
voce a “Spellbound“. Il suo ultimo film in lingua
spagnola è stata la commedia nera del 2021 “Il
Capo Perfetto” che ha rappresentato la Spagna nella
corsa agli Oscar nel 2022.
Rodrigo Sorogoyen
ha diretto di recente “The New Years“, una serie
presentata in anteprima mondiale al Festival del Cinema di Venezia
l’anno scorso. Il suo film precedente “As
Bestas” ha vinto il premio come miglior film straniero
ai César Awards in Francia ed è stato un successo al botteghino in
diversi paesi.
Quando i Marvel Studios hanno annunciato
originariamente i piani per Daredevil:
Rinascita, ci si aspettava che la serie sarebbe stata
un soft reboot della serie Netflix. Col passare del tempo, tutti i segnali
indicavano che sarebbe stato così e il
recasting di Vanessa Fisk era la prova di cui la maggior parte
dei fan aveva bisogno per sancire che Daredevil di
Netflix non sarebbe stato più canonico. Come
probabilmente ricorderete, la decisione non era piaciuta a molti,
anche se per la maggior parte prevaleva un sentimento di gioia nel
rivedere di nuovo l’Uomo Senza Paura in
azione.
Da allora molto è cambiato, una
revisione creativa ha sistemato ciò che non funzionava e ha portato
Daredevil:
Rinascita più in linea con il suo predecessore,
ufficializzandolo nel canone MCU.
Questa revisione ha incluso il
ritorno di Ayelet Zurer nei panni di Vanessa e
Bullseye (Wilson Bethel), Foggy Nelson
(Elden Henson) e Karen Page (Deborah Ann
Woll) sono tra coloro che sono stati accolti di nuovo nel
gruppo. “Quella è stata in realtà una delle prime cose che ho
detto ai capi”, racconta lo showrunner Dario
Scardapane a EmpireOnline. “Non
puoi fare questo show senza Karen e Foggy. Sono la famiglia di
Matt. Sono il cuore del suo mondo. Non puoi eliminarli senza
spiegare il perché, e se questa spiegazione non suona vera, non
eliminarli”.
“Era molto meno il mondo che
conoscevamo, volevamo tracciare una nuova strada”, ha detto
dell’approccio originale dei Marvel Studios a Daredevil:
Rinascita, “ma così facendo, avevano dimenticato
alcune cose che erano davvero necessarie al motore della
storia”.
Alla fine, Scardapane sapeva di
dover mantenere la promessa della terza stagione di
Daredevil, ovvero che Matt Murdock avrebbe fatto
squadra con Foggy e Karen come parte di un trio: “Ero disposto
a perdere il lavoro per questo”, dice Scardapane ridendo.
“Perché la terza stagione della serie Netflix si è conclusa con
un sogno, con i nomi su quel tovagliolo. Se non segui quella
premessa, non stai dando un contesto ai tuoi personaggi. Non puoi
ignorare quel sogno”.
Il cast di Daredevil:
Rinascita
Matt Murdock (Charlie
Cox), un avvocato cieco con abilità elevate,
lotta per la giustizia attraverso il suo vivace studio legale,
mentre l’ex boss della mafia Wilson Fisk (Vincent
D’Onofrio) persegue i suoi sforzi politici a New York.
Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli
uomini si ritrovano su un’inevitabile rotta di collisione.
La serie Daredevil:
Rinascita vede la partecipazione anche di
Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna
Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson,
Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e
Jon Bernthal. Dario Scardapane è
lo showrunner.
Gli episodi sono diretti da
Justin Benson e Aaron Moorhead,
Michael Cuesta, Jeffrey
Nachmanoff e David Boyd; e i produttori
esecutivi sono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad
Winderbaum, Sana Amanat, Chris Gary, Dario Scardapane, Christopher
Ord e Matthew Corman, e Justin Benson e Aaron
Moorhead.
C’è un improbabile ispirazione reale
dietro il dramma pugilistico del 2015 Southpaw – L’ultima
sfida (qui
la recensione), il film con protagonista il pugile
Billy Hope interpretato da Jake Gyllenhaal. Diretto da Antoine Fuqua
(Training
Day) e scritto da Kurt Sutter (Sons
of Anarchy), questo film sulla boxe segue dunque un pugile di
nome Billy Hope, che per via di un incidente perde la moglie e la
custodia della figlia, divenendo un alcolizzato. Hope spera però di
rimettere la sua vita in carreggiata e, alla fine, si trova a dover
affrontare il formidabile Miguel “Magic” Escobar.
Southpaw – L’ultima sfida vanta un cast all-star
accanto a Gyllenhaal, con nomi come Rachel McAdams, Forest Whitaker, 50 Cent e
Miguel Gomez.
Non c’è però da stupirsi che
guardando il film venga da chiedersi: “Billy Hope esiste
davvero?”. Southpaw – L’ultima sfida ha tutte
le carte in regola per essere un autentico biopic sportivo. Mentre
tutti i buoni film sulla boxe vedono il protagonista battere
avversari apparentemente imbattibili, la tragica storia delle
sconfitte subite da Hope nel corso del film sembra una vera e
propria storia di redenzione che potrebbe essere realmente
accaduta. Tuttavia, la storia vera di Southpaw – L’ultima
sfida è più strana della finzione. Tecnicamente, il film
di Jake Gyllenhaal sulla boxe non è basato sulla vita di un vero
pugile. Detto questo, il personaggio di Billy Hope è ispirato a una
persona reale, che ha affrontato difficoltà simili ed è riuscita a
uscirne vincitrice.
La vera storia di Southpaw
– L’ultima sfida è ispirata ad Eminem
Anche se la storia vera narrata nel
film non è tecnicamente vera, è però ispirata alla vita del rapper
Eminem. Lo sceneggiatore, Kurt
Sutter, ha infatti affermato di aver scritto il film
pensando a Eminem. Sutter è un grande ammiratore della musica del
rapper e ha scritto Southpaw – L’ultima sfida come
successore spirituale/sequel non ufficiale di 8 Mile. Gli
elementi pugilistici del film dovevano simboleggiare il suo
percorso di vita e il rapporto tra Billy e la giovane figlia Leila
(Oona Laurence) doveva rispecchiare quello tra
Eminem e sua figlia Hailie. Sebbene il rapper
abbia ricevuto ottime recensioni per la sua interpretazione in
8 Mile, da allora è stato notoriamente riluttante ad
accettare altri lavori di recitazione, rifiutando anche il ruolo di
protagonista in Elysium.
Quindi, anche se la risposta alla
domanda “Billy Hope esiste davvero?” è tecnicamente un no,
è in realtà basato su qualcuno di realmente esistente. Eminem era
coinvolto come attore nel film fino al 2012, ma alla fine
Gyllenhaal lo ha sostituito. Il rapper è rimasto comunque in una
piccola veste, producendo canzoni come “Kings Never Die”
per la colonna sonora del film. Per quanto Jake Gyllenhaal fornisca
una prova attoriale e fisica straordinaria, sarebbe stato
certamente interessante vedere Eminem calarsi nel ruolo,
soprattutto dato che il film è così fortemente ispirato alla sua
vita.
Parte del motivo per cui la gente si
chiede se Billy Hope esista davvero è poi dovuto
all’interpretazione di Gyllenhaal. L’attore ama particolarmente
affrontare ruoli di personaggi profondi e si immedesima moltissimo
in loro. Questo potrebbe essere il motivo per cui molti si sono
chiesti se la storia di Southpaw – L’ultima sfida
fosse vera e se Hope fosse un vero pugile. Anche se Billy Hope non
è reale, il film ha tutte le carte in regola per essere una
biografia sportiva ispirata a una storia vera, e l’interpretazione
di Gyllenhaal del personaggio è particolarmente veritiera. Il film
sulla boxe vede infatti un arco trionfale per il personaggio, tanto
che molti speravano che raccontasse una vicenda realmente
avvenuta.
Tuttavia, questi trionfi sono stati
ispirati dalla vita di Eminem (con il pugilato che, come già detto,
inizialmente era una metafora delle battaglie rap), quindi anche se
Billy Hope è fittizio, le emozioni dietro la sua storia provengono
da un luogo reale. Se Rocky è il primo film che viene in mente quando si
parla di drammi sulla boxe, ci sono stati molti altri esempi degni
di nota. Ci sono famosi film come Toro Scatenato o il dramma di Clint Eastwood, vincitore del premio Oscar,
Million Dollar Baby, tanto per citarne alcuni.
Il film sulla boxe con Jake Gyllenhaal, Southpaw – L’ultima
sfida, si è poi aggiunto a questa schiera nel 2015.
Tutti amano i film sulla boxe,
perché in genere hanno un protagonista che riesce a superare
ostacoli insormontabili e di solito hanno un finale ad effetto.
Inoltre, è uno sport particolarmente dinamico, che si sposa
perfettamente con il linguaggio cinematografico. Southpaw –
L’ultima sfida segue quindi le orme di altri film del
genere, ma ciò che lo rende diverso è che la sua storia ha tutti
gli indicatori di un biopic sportivo reale, come Tonya o
Invictus – L’invincibile. Detto questo,
Southpaw – L’ultima sfida non sarà quindi basato
su una storia vera, ma ciò non significa che non sia stato ispirato
dalle lotte di una persona reale.
Presentato in Concorso nella sezione
Orizzonti al Festival di Venezia 2020, il film
Nowhere Special – Una storia d’amore (qui la recensione) è il terzo di
quattro lungometraggi realizzati come regista da Uberto
Pasolini (recentemente tornato al cinema con Itaca. Il ritorno, il
film con Ralph Fiennes e Juliette Binoche ispirato all’Odissea). Un
terzo lungometraggio che si svela essere un’opera particolarmente
struggente e delicata, che riflette sull’essere genitori e
sull’essere figli, su questo legame insostituibile.
Nel concepirlo, Pasolini si è
ispirato ad una storia vera, con la decisione in fase di scrittura
della sceneggiatura di avvicinarsi ad essa in un modo molto
sottile, discreto, il più lontano possibile dal melodramma e dal
sentimentalismo. Il film è poi stato apprezzato proprio per la sua
capacità di non scadere nell’eccessivo dolore, offrendo invece
tanta rincuorante speranza.
In questo articolo, approfondiamo
dunque alcune delle principali curiosità relative a Nowhere
Special – Una storia d’amore. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alla storia vera a cui si ispira il
film. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il titolo nel
proprio catalogo.
James Morton e Daniel Lamont in Nowhere Special – Una storia
d’amore
La trama e il cast di
Nowhere Special – Una storia d’amore
Il film racconta la storia di
John (James Norton), un lavavetri
35enne, abbandonato dalla moglie subito dopo la nascita del
figlioletto Michael (Daniel
Lamont). L’uomo ha dedicato tutto se stesso a crescere il
piccolo, cercando di non fargli mancare nulla, e ora che il figlio
ha quattro anni, John riceve una pessima notizia: gli restano pochi
mesi di vita. In questo breve periodo che gli è rimasto, l’uomo si
mette quindi alla ricerca di una nuova famiglia per Michael, deciso
a tutelare suo figlio dalla sua morte e determinato a dargli un
futuro radioso.
Ben presto, però, John si renderà
conto che reputare “perfetta” e adatta una famiglia, soltanto dopo
un breve incontro, non è affatto semplice. Sempre più titubante e
indeciso, l’uomo decide quindi di accettare l’aiuto di una giovane
assistente sociale, pronta a mostrargli un intero ventaglio di
altre possibilità. Per lui e suo figlio, ha così inizio un viaggio
ricco di imprevisti, durante il quale John scoprirà aspetti della
paternità che non immaginava, aprendosi a nuovi orizzonti.
La storia vera dietro il film
Come anticipato, la storia
di Nowhere Special – Una storia
d’amore è ispirata ad una vera vicenda, in cui
Pasolini si è imbattuto leggendola su un giornale. Veniva infatti
riportata la storia di un padre che non aveva altra famiglia che il
figlio di quattro anni. La madre del bambino li aveva abbandonati
quando il figlio era un neonato di due mesi, e purtroppo anche il
padre avrebbe di lì a poco dovuto lasciare da solo il bambino, ma
per un motivo molto diverso: era malato terminale. Così ha dedicato
i suoi ultimi mesi di vita a cercare una famiglia adottiva per il
suo piccolo.
Daniel Lamont e James Morton in Nowhere Special – Una storia
d’amore
“Ho sentito subito che si
trattava di una cosa molto speciale e di un’occasione per fare un
film su una storia d’amore un po’ diversa: una storia che lasciasse
un senso di speranza nella vita e nell’amore. Ho iniziato a
documentarmi sui temi della morte e dell’adozione. Ho parlato con
molte persone che lavorano nei processi di adozione, di mediazione…
e poi ho iniziato a scrivere”, ha spiegato il regista. Il
racconto di Nowhere Special – Una storia d’amore
si sviluppa a partire da qui, ma la sceneggiatura è stata
ovviamente arricchita da tutti gli incontri avuti da Pasolini nel
corso della scrittura.
Come da lui stesso affermato, le
conversazioni con operatori di associazioni che si occupano di
adozioni e con le famiglie che avevano iniziato questo percorso, si
sono rivelate estremamente preziose. Conversazioni che sono durate
mesi e che hanno infine portato alla costruzione di una storia
complessa, delicata e struggente. Per quanto riguarda il vero padre
a cui la storia del film si ispira, la loro identità è sempre
rimasta anonima, per rispetto della loro privacy. Ad oggi, dunque,
non è noto come la loro vicenda si sia conclusa.
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire di
Nowhere Special – Una storia d’amore grazie alla
sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Apple iTunes, Tim Vision
e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 11
febbraio alle ore 21:20 sul canale
Rai 3.
La 24 ore di Le Mans è una delle
gare più celebri dello sport automobilistico, dove i piloti vengono
messi duramente alla prova per dimostrare il loro valore e quello
delle auto che guidano. Ci sono numerosi celebri racconti legati
alla storia di questa gara, ma con il film Le
Mans ’66 – La grande sfida (qui la recensione) il regista
James
Mangold(Logan – The Wolverine, Indiana Jones e il Quadrante del
Destino, A Complete
Unknown) si concentra su una precisa edizione di essa, che
ha riscritto il rapporto esistente tra due celebri
scuderie: Ford e Ferrari
(non a caso, il titolo originale del film è Ford vs.
Ferrari). Uscito nel 2019, il film ha dunque ripercorso i
retroscena che portarono all’edizione del 1966 e al suo valore
nella storia dell’automobilismo.
Il progetto per un film su tale
storia circolava ad Hollywood già dieci anni prima della
realizzazione di tale film. Inizialmente, doveva essere il regista
Michael Mann a dirigerlo, con protagonisti
Brad Pitt e Tom Cruise. Il progetto però non partì mai e
alla fine Mann decise di girare il suo film su Ferrari, intitolato
appunto Ferrari, andando però a
raccontare una storia diversa. Ad occuparsi della vicenda di
Le Mans ’66 – La grande sfida è dunque arrivato
Mangold, il quale ha dunque avuto l’occasione di mettersi
nuovamente alla prova con quello che è poi stato uno dei film più
apprezzati dell’anno. Ha poi rievuto quattro candidature ai Premi
Oscar 2020 nelle categorie Miglior Film, Miglior Montaggio Sonoro,
Miglior Montaggio e Miglior Sonoro, vincendo in queste ultime
due.
Il successo di
Le Mans ’66 – La grande sfida sta nell’aver raccontato
una storia d’amicizia e rivalsa in grado di appassionare tutti,
dimostrando che nessun obiettivo è irraggiungibile. Oltre a ciò,
ovviamente, è anche un film magnificamente interpretato e diretto,
con grandi colpi di scena ed entusiasmanti ricostruzioni storiche.
In questo articolo approfondiamo alcune delle principali curiosità
relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
storia vera. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Noah Jupe, Christian Bale e Matt Damon in Le Mans ’66 – La grande
sfida
La trama e il cast di Le Mans ’66 – La grande
sfida
Le Mans ’66 – La grande sfida racconta la storica
battaglia tra le case automobilistiche Ford e Ferrari per vincere
la famosa gara nota come 24 Ore di Le Mans. Dal 1958, le auto
Ferrari si aggiudicano il primo posto in ogni gara, ecco perché
Enzo Ferrari decide di opporsi fermamente ad un
possibile acquisto della compagnia da parte di Henry Ford
II. Quest’ultimo però non ci sta a farsi trattare così e
incinta dunque il proprio team, composto da ingegneri e designer, a
costruire un’automobile più veloce e in grado di sconfiggere la
rivale nella corsa del ’66. A capo della squadra di ingegneri
incaricati di realizzare il prototipo c’è il visionario
Carroll Shelby, il quale decide di affidarsi al
talentuoso pilota Ken Miles per ottenere il
risultato richiesto.
Ken Miles è interpretato da Christian Bale,
il quale in vista del ruolo ha preso lezioni di guida da corsa
presso la Bondurant High Performance Driving School, il cui
fondatore era un amico di Ken Miles. Così, oltre a guidare, Bale ha
avuto modo di ascoltare le storie della scena delle corse degli
anni ’60. L’istruttore di Bale e coordinatore degli stunt del film,
Robert Nagle, ha dichiarato in seguito: “È
senza dubbio il miglior attore che abbia mai addestrato“. Il
ruolo è però stato per Bale una sfida anche dal punto di vista
fisico, poiché ha dovuto perdere settanta chili prima dell’inizio
delle riprese. Bale era infatti ingrassato molto per il suo ruolo
in Vice
– L’uomo nell’ombra e ha avuto circa sette mesi di tempo
per perdere il peso necessario.
Nel ruolo Carroll Shelby vi è invece
l’attore Matt Damon, che ha affermato di aver accettato
il ruolo primariamente per poter lavorare con Bale, di cui si è
detto un ammiratore. Nel film recitano poi JonBernthal nei panni di Lee Lacocca, vice
presidente della Ford, e l’attrice Caitriona Balfe
in quelli di Mollie, moglie di Ken. Noah Jupe,
dopo essere stato il figlio di Matt Damon in Suburbicon,
è qui Peter, il figlio del personaggio interpretato da Bale.
Josh Lucas recita nel ruolo di Leo Beebe,
vicepresidente della Ford, mentre Francesco Bauco
ricopre il ruolo del pilota italiano Lorenzo Bandini. Si ritrovano
poi Tracy Letts nel ruolo di Henry Ford II,
amministratore delegato della Ford e l’italiano Remo
Girone in quelli di Enzo Ferrari.
Christian Bale e Matt Damon in Le Mans ’66 – La grande
sfida
La storia vera e le differenze con
il film
All’inizio degli anni ’60, la
Ferrari era imbattibile sulle piste ma si trovava
in difficoltà economiche. Anziché cercare di battere le sue auto,
Henry Ford II ritenne più facile proporre
ad Enzo Ferrari di rilevare la sua
azienda. Ci fù dunque realmente un tentativo di acquisto, proprio
come mostrato nel film, per 10 milioni di dollari, che però non
ebbe esito positivo. Ferrari, infatti, capendo che tutta la sua
attività sportiva sarebbe a quel punto dipesa dall’approvazione dei
vertici Ford, decise di rifiutare l’offerta. Per risollevare le
sorti della sua azienda, Ford si affida allora al suggerimento del
vice presidente Lee Lacocca, ovvero di puntare a vincere l’edizione
del 1966 della prestigiosa gara 24 Ore di Le Mans. Ford, furioso
dal rifiuto di Ferrari, decise dunque di indirizzare ampi
finanziamenti allo sviluppo di una nuova imbattibile auto.
Le prime auto prodotte, le Ford
GT40, che hanno gareggiato a Le Mans nel 1964 e nel 1965 erano però
tutt’altro che perfette e in quelle occasioni le Ford non
riuscirono a terminare la gara. Sebbene le auto fossero veloci,
semplicemente si ruppero. I cambi si guastarono, le guarnizioni
delle teste esplosero e i rotori dei freni anteriori raggiunsero i
1.500 gradi in pochi secondi, smettendo di funzionare. Anche
l’aerodinamica era pericolosamente scadente. A oltre 200 miglia
orarie, le auto sviluppavano una portanza tale da provocare
un’impennata. Per migliorare questi aspetti, viene ingaggiato
Carroll Shelby, ex pilota ritiratosi per via di un
problema cardiaco e attivo ora come costruttore di automobili.
Shelby accetta, ma a condizione di poter portare nel team il
proprio pilota e meccanico: Ken Miles.
Per quanto i due abbiano
effettivamente contribuito allo sviluppo delle nuove auto Ford, il
film omette in gran parte il vasto gruppo di partecipanti che
furono a loro volta responsabili del successo della GT40 alla 24
Ore di Le Mans. Oltre a Shelby e Miles, molti altri dipendenti e
appaltatori di talento della Ford hanno infatti lavorato per
risolvere la complessa serie di ostacoli ingegneristici in un lasso
di tempo incredibilmente ristretto. Alla fine, in ogni caso, la
Ford GT40 viene perfezionata a Le Mans sbaraglia la concorrenza
della Ferrari, ricoprendo i primi tre posti della classifica, ma
contrariamente a quanto mostrato dal film, Enzo Ferrari non era
fisicamente lì presenta ad assistere alla sconfitta. Al traguardo
giungono due, perfettamente allineate le tre Ford in gara, ma la
vittoria viene assegnata solamente a quella guidata da
Bruce McLaren.
Questo perché partendo più indietro
in griglia ha percorso più chilometri rispetto alle altre due auto.
Ken Miles viene dunque derubato della vittoria. Sfortunatamente,
non avrà modo di rifarsi l’anno successivo, poiché morì due mesi
dopo la Le Mans del 1966. Rimase infatti ucciso in un incidente
mentre era alla guida della Ford J-car. In quell’occasione, Miles
si stava avvicinando al rettilineo in discesa di 1 miglio del
Riverside International Raceway, nel sud della California,
superando le 200 miglia orarie. Il sollevamento del retrotreno fece
sì che l’auto si girasse, si ribaltasse, si schiantasse e prendesse
fuoco, andando in pezzi ed uccidendo Miles sul colpo. Fu poi
inserito postumo nella Motorsports Hall of Fame of America nel
2001, mentre la Ford continuerà il suo duello con la Ferrari
vincendo anche le edizioni 1967, 1968 e 1969.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire
di Le
Mans ’66 – La grande sfida grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple
TV, Prime Video, Tim
Vision e Disney+. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
martedì 11 febbraio alle ore
21:20 sul canale Rai 4.
La giovane attrice Shira
Haas è divenuta popolare grazie alla serie
Netflix
Unorthodox, ma già da qualche anno si faceva notare
tra televisione e cinema. Particolarmente promettente, la Haas è
stata da subito indicata come uno dei nomi di punta per il futuro
della recitazione, attirando così su di sé le aspettative di
critica e pubblico. Ora, grazie al suo ingresso nel Marvel Cinematic Universe, è pronta
per una più ampia popolarità.
2. È divenuta celebre grazie
ad una serie TV. Pur con una ancor breve carriera alle
spalle, l’attrice non ha mancato di formarsi anche nel racconto
seriale. Ha infatti recitato in serie israeliane come
Shtisel (2013-2016), Hazoref (2015-2016),
Harmor (2018), e The Conductor (2018). A renderla
nota è però Unorthodox
(2020), distribuita da Netflix e dove l’attrice ricopre il ruolo di Ester
“Esty” Shapiro, giovane ragazza di fede ultra-ordossa chassidica
costretta a seguire le rigide regole della sua comunità, a
Brooklyn. Nel 2023 ha poi recitato nella serie Bodies, mentre nel 2024 è in Night Therpay.
Shira Haas in Unorthodox
3. Ha imparato una nuova
lingua. Per ricoprire il ruolo della protagonista della
serie, incentrata su di una comunità chassidica, l’attrice ha
dovuto imparare la lingua Yiddish, parlata dagli ebrei di
provenienza germanica. Per la Haas, riuscire ad imparare quanto
richiesto in tempo per le riprese è stata una vera sfida, poiché
non si trattava di dar vita ad un semplice accento, ma di
padroneggiare un’intera lingua. Alla fine, riuscì nell’impresa,
affermando anche di apprezzare la bellezza di quel linguaggio.
L’attrice Shira Haas nella miniserie Unorthodox
4. Si è dovuta rasare i
capelli. La scena più complessa da girare per l’attrice è
quella che prevede il suo completo taglio di capelli. Tale atto
segna il passaggio del personaggio dall’adolescenza all’età adulta,
ma viene vissuto anche come un momento di profonda crisi. Dar vita
a questo stato emotivo è stato particolarmente complesso per la
Haas, ma il reale taglio di capelli le ha permesso di calarsi ancor
di più nella realtà del personaggio.
Shira Haas è Sabra in Captain America: New World
Order
5. Interpreta un controverso
personaggio. In Captain America: Brave New
World l’attrice interpreta Ruth Bat-Seraph alias
Sabra, un’ex Vedova Nera israeliana e alto funzionario del governo
degli Stati Uniti, stretta alleata del presidente Thaddeus Ross,
interpretato da Harrison Ford. Dopo le proteste dei gruppi
ebraici in seguito a preseunte modifiche apportate dallo studio a
Sabra – a seguito del conflitto in corso in quel territorio -, i
produttori hanno chiarito che
il personaggio interpretato da Haas nel film è ancora
israeliano. In ogni caso, Sabra sembra destinata a suscitare
diverse polemiche.
Shira Haas in La signora dello zoo di Varsavia
6. Ha un piccolo ruolo nel
film. Nel film ispirato ad una storia realmente accaduta,
l’attrice ricopre il personaggio di Urszula. Questa fa parte della
comunità ebraica rinchiusa nel ghetto di Varsavia. Nel film la Haas
si esibisce anche nell’esecuzione di un brano cantato realmente
dalle comunità dell’epoca, dimostrando dunque anche convincenti
doti canore.
Shira Haas ha un fidanzato?
7.È molto
riservata. Si sa poco della vita privata dell’attrice, che
ha manifestato l’intenzione a non condividere troppi dettagli al
riguardo, ma anzi di stare bene attenta a far sì che la sua
popolarità non porti ad un’eccessiva esposizione della sua sfera
personale. Nel 2019 rende tuttavia pubblica la propria relazione
con l’attore israeliano Daniel Moreshet,
condividendo anche diversi post sui social dei loro momenti
insieme. Ad oggi, però, l’attrice sembra essere tornata single.
Shira Haas è Sabra in Captain America Brave New World
Shira Haas è su Instagram
8. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 418 mila persone, numero che
presumibilmente crescerà data la maggior popolarità che l’attrice
sta attualmente ottenendo. All’interno di questo la Haas è solita
in primo luogo condividere immagini e video promozionali dei suoi
progetti da interprete. Non mancano però anche foto scattate in
momenti di svago quotidiano, in compagnia di amici o colleghi.
Shira Haas ha avuto una pericolosa malattia
9. Ha sconfitto una malattia
quando era giovanissima. Alla Haas è stato diagnosticato
un cancro ai reni all’età di due anni. Nel giro di tre anni, le
cure le hanno però salvato la vita. Tuttavia, i trattamenti
ricevuti a quell’età le hanno fortemente rallentato la crescita, il
che è una delle ragioni del suo aspetto minuto. Proprio per via di
ciò sono emerse teorie secondo cui l’attrice potesse essere affetta
da nanismo, ma la cosa è stata prontamente smentita.
L’età e l’altezza di Shira
Haas
10. Shira Haas è nata a Hod
HaSharon, in Israele, l’11 maggio 1995. L’attrice è alta
complessivamente 1,52 metri.
Captain America: Brave New
World arriva il 12 febbraio nei cinema, ma sembra che il
2025 sarà tutto incentrato su Thunderbolts* e I
Fantastici Quattro: Gli Inizi. Per quest’ultimo è
stata recentemente diffusa un’anteprima impressionante e tutto ciò
che abbiamo visto di questo film indica che sarà una delle più
grandi sorprese della Multiverse Saga.
In questa ottica, ci immergiamo
nell’ultimo trailer di Thunderbolts*
per sottolineare tutti i momenti più importanti, rivelazioni,
potenziali spoiler della trama, riferimenti ai fumetti ed Easter
Egg.
“Gli Avengers non arriveranno”
Il trailer inizia con
Valentina Allegra de Fontaine che affronta il
fatto che “Gli Avengers non arriveranno”. Il team si è sciolto alla
fine di Avengers: Endgame e, anche allora,
si era in gran parte separato dopo Captain America: Civil
War. Sappiamo che il presidente Thaddeus “Thunderbolt”
Ross vuole che Sam Wilson ricomponga il team ma, a questo punto
della cronologia del MCU, sembra che ciò non sia ancora
accaduto.
Non pensiamo che Val stia sostenendo
i Thunderbolts, ma sembra più probabile
che voglia un esercito di Super Soldati, a partire da Sentry. Bucky
sembra piuttosto preoccupato, il che, in base a quanto accaduto in
The Falcon and The Winter
Soldier, non è poi così sorprendente.
Nel Vuoto/The Void (no, non
quello)
New York City è immersa
nell’ombra, con un misterioso cattivo volante che apparentemente fa
sparire le persone. Questa è, ovviamente, la metà oscura di The
Sentry, The Void (che non ha nulla a che fare con “Il Vuoto”
presente in Loki e Deadpool & Wolverine). Se quello che vediamo è
un’indicazione, ha perso il controllo e sta trascinando tutti nel
suo regno da incubo. I Thunderbolts vengono persino mostrati mentre si
avvicinano a una delle ombre, il che suggerisce che viaggeranno
nell’ignoto per sconfiggere “Bob”.
I fumetti non hanno mai realmente
stabilito come o cosa sia The Void, oltre al fatto che è un’entità
oscura che si è legata a Robert Reynolds quando ha consumato il
siero del Super Soldato che lo ha trasformato in The Sentry (molti
credono che sia la sua malattia mentale in forma fisica). Quella
versione di The Void ha ucciso un milione di persone a Manhattan
prima di essere sconfitta.
Il team di Bucky
La sinossi di Thunderbolts*
ha confermato che il team si ritrova “incastrato in una
trappola mortale tesa da Valentina Allegra de Fontaine”, anche
se non pensiamo che sia così semplice come il fatto che lei li
voglia morti. Se non altro, è probabile che li stia usando per
portare “Bob” da lei.
Qualcosa che diventa evidente man
mano che il trailer prosegue è che Bucky, preoccupato per qualsiasi
cosa Val stia pianificando, alla fine recluta Yelena Belova, Red
Guardian, U.S. Agent e Ghost (arriveremo a Taskmaster) per aiutarlo
a fermare qualsiasi cosa stia tramando.
Creare questa squadra di Bucky è una
mossa interessante da parte dei Marvel Studios e, supponendo che
sopravviva a questo scontro con Sentry, è probabile che lui e
Yelena guideranno questo gruppo di Nuovi Vendicatori.
Sentry
Nei fumetti, Robert
Reynolds era un ladro e tossicodipendente che si è imbattuto in una
versione incredibilmente potente del siero del Super Soldato mentre
rapinava un laboratorio. Dopo averlo ingerito, ha ottenuto i poteri
di un milione di soli esplosivi, diventando un supereroe.
Scommetteremmo che “Bob” del
MCU è una delle tante persone su
cui Val ha fatto esperimenti in una ricerca per vincere la corsa
agli armamenti del Super Soldato. Avere l’eroe più potente del
mondo a portata di mano consoliderà sicuramente la sua posizione di
potere, anche se probabilmente andrà tutto storto quando la sua più
grande creazione inizierà a devastare la Grande Mela.
C’è uno scorcio del costume giallo fedele al fumetto in questo
trailer, anche se le cose sembrano cupe per Red Guardian. È
interessante notare che la voce di Bob suona distorta durante
queste scene; se sono vere le voci secondo cui Val sta lavorando
con Mefisto, potrebbe esserci un elemento demoniaco in gioco?
Taskmaster morirà
Siamo sicuri che non vi sia
sfuggito che Taskmaster di Olga Kurylenko non
appare oltre le sue scene nel bunker… un luogo che alla fine viene
consumato dal fuoco (è probabile che sia dove Bob viene tenuto, con
questi personaggi inviati in missioni separate per portarlo da
Val). Taskmaster chiaramente non sopravvive oltre questa parte di
Thunderbolts*. È assente da quella che
sembra essere la battaglia finale e, anche se Antonia Dreykov non
muore qui, il buon senso dice che i suoi giorni sono contati.
Se i Marvel Studios avevano bisogno di
un personaggio che fosse noto ma che fosse sacrificabile anche se
solo per stabilire che Sentry è una minaccia seria, la scelta è
stata giusta.
Il nuovo look della Avengers
Tower
Val
è la nuova proprietaria di Avengers Tower e si dice che è qui
che avrà sede O.X.E., un’organizzazione oscura gestita da Val nei
fumetti. Resta da vedere se ciò significhi che ha rinunciato a
essere Direttrice della CIA o che si tratti di una specie di
propaggine.
In entrambi i casi, abbiamo sentito
che non sta tramando niente di buono lì e c’è qualcosa di contorto
nell’ex base degli Eroi più potenti della Terra corrotta in questo
modo. Gli Scoopers hanno affermato che Mefistofele è il vero
proprietario del grattacielo, quindi forse
Ironheart approfondirà questo aspetto.
Indipendentemente da ciò che i
Marvel Studios potrebbero o meno
costruire, le aggiunte nere all’edificio sono quasi certamente un
cenno alla base di Sentry, la “Watchtower”. Resta da vedere se
entrerà in gioco qui, così come se “Bob” avrà un futuro oltre
questo film.
“I Thunderbolts”
Il team ottiene il suo nome
in questo trailer, anche se solo Red Guardian sembra essere
d’accordo con il fatto che vengano chiamati “Thunderbolts”. Si è detto molto su quel
misterioso asterisco, con la teoria prevalente che Bucky e
compagnia alla fine saranno soprannominati “New
Avengers”.
Onestamente, preferiremmo di gran
lunga che abbracciassero e mantenessero questa identità. Li
distingue come una squadra, anche se questo film potrebbe essere
facilmente la storia di come si guadagnano il loro posto nel
MCU come “Avengers”.
Val non sembra avere molta fiducia
in loro e, anche se probabilmente li usa per trovare “Bob”,
crediamo che il fatto che si riuniscano come Thunderbolts sia l’ultima cosa che
vuole che accada. Siamo particolarmente curiosi di sapere se parte
del motivo per cui odiano il nome è la recente trasformazione del
presidente “Thunderbolt” Ross in un furioso Red Hulk…
Harrison Ford è uno
degli attori che ha fatto la storia del cinema con la sua bravura,
il suo fascino e il fatto di aver interpretato diversi ruoli
iconici che sono entrati nell’immaginario collettivo. La carriera
di Ford dura da più di 50 anni, un periodo nel corso del quale
l’attore si è continuamente reinventato, destreggiandosi tra generi
diversi e sfide sempre nuove. Ancora oggi, continua ad ammaliare il
grande pubblico in tutto il mondo con le sue interpretazioni e il
suo carisma.
Ecco dieci cose che forse
non sai su Harrison Ford.
I film di Harrison Ford
I film da giovane di Harrison Ford
1. Ha recitato in celebri
film. La carriera di Harrison Ford è iniziata nel 1966 con
il debutto nel film Alle donne piace ladro, per poi
continuare con Luv vuol dire amore? e Assaltofinale, entrambi del 1967. Recita poi in Zabriskie
Point (1970), American Graffiti (1973), La
conversazione (1974) e Star Wars (1977), che
lo rende una celebrità. Conclude il decennio recitando in Apocalypse Now (1979), Una strada, un amore
(1979) e Scusi, dov’è il West? (1979).
Harrison Ford in Indiana Jones e il Regno del Teschio di
Cristallo
I film anni ’90 di Harrison Ford
Negli anni ’90 Ford prende invece
parte ad alcuni celebri thriller come Presunto innocente
(1990), Giochi di potere (1992), Il fuggitivo (1993) –
che gli fa guadagnare la sua prima e unica nomination all’Oscar -,
Sotto il segno del
pericolo (1994), Sabrina (1995),
L’ombra del diavolo (1997), Air Force One (1997), Sei giorni, sette notti
(1998) e Destini incrociati (1999).
2. Ha recitato anche per la
televisione. Non solo cinema nella carriera di Ford.
All’inizio della sua attività come attore, tra gli anni Sessanta e
Settanta, ha infatti preso parte ad alcuni episodi di varie serie
TV. È poi tornato da protagonista sul piccolo schermo con la serie
1923 (2022-2023), dove recita accanto
ad Helen
Mirren. Nel 2023 prende invece parte alla
serie Shrinking,
con Jason
Segel.
Harrison Ford è Han Solo in
Star Wars
3. George Lucas non era
convinto di volerlo in Guerre Stellari. Ford aveva già
lavorato con Lucas in American Graffiti e il regista non
lo voleva nel suo nuovo film perché desiderava che ci fossero delle
facce nuove e, in particolare, non voleva che si pensasse che Ford
fosse il suo unico attore di riferimento. Ma dopo aver provinato
diversi attori per il ruolo di Han Solo in Star
Wars, si è arreso al fatto che solo Ford poteva
interpretare quel personaggi. Ad oggi, se Han Solo è iconico, è
merito in buona parte proprio del carisma inimitabile di Ford.
Harrison Ford in Star Wars
4. Non era certo di voler
riprendere il ruolo. Quando Han Solo sta per essere
congelato in L’impero colpisce
ancora, la Principessa Leila gli dice: “Ti amo”.
Nella sceneggiatura originale, Han Solo avrebbe dovuto dire
“Ricordatelo, Leia, perché tornerò”, ma al momento delle
riprese Ford non era del tutto sicuro di voler tornare per un terzo
film. Esiste una leggenda ricorrente secondo la quale la sua
battuta “Lo so” sarebbe stata aggiunta in seguito.
Tuttavia, il libro di Alan Arnold “Once Upon A Galaxy: A
Journal of the Making of The Empire Strikes Back” contiene una
trascrizione della discussione tra Ford e il regista Irvin Kershner
in cui Ford suggerì la battuta poi pronunciata.
Harrison Ford è Indiana Jones
5. Ha richiesto una modifica
alla scena di “lotta” al Cairo in I predatori dell’arca
perduta. La scena di “lotta” tra Indy e l’uomo con la
sciabola sarebbe dovuta essere molto più complessa e durare più a
lungo, ma siccome in quel momento Ford soffriva di problemi allo
stomaco, aveva chiesto al regista StevenSpielberg di ridurre la scena. Così, per
risolvere in fretta lo scontro, Indy semplicemente spara all’uomo,
ponendo subito fine allo scontro. Nata per caso, questa è ancora
oggi una delle scene più celebri della saga.
6. Ha spesso eseguito le
acrobazie previste senza ricorrere a
controfigure. Nei film di Indiana Jones, Harrison Ford compie egli stesso molte
delle acrobazie previste per il personaggio. Lo stuntman
Vic Armstrong racconta che sul set di
Indiana Jones e l’ultima
crociata prese Ford da una parte e gli chiese di lasciarlo
“lavorare”, perché l’attore faceva da solo gran parte dell’azione.
Armstrong disse in seguito: “Se non fosse stato un attore così
bravo, sarebbe stato un ottimo stuntman”.
Harrison Ford è Hulk Rosso nel film
Marvel Captain America: Brave New World
7. Ha accettato il ruolo per
divertimento. Come noto, in Captain America: Brave New World Ford assume il ruolo
del generale Thaddeus “Thunderbolt” Ross, che diviene presidente
degli Stati Uniti e ottiene poi la capacità di trasformarsi nel
Hulk Rosso. Parlando del ruolo, Ford ha dichiarato: “Ho
guardato i film della Marvel e ho visto
attori che mi piacevano molto, che ammiravo molto, divertirsi
tanto. E ho pensato: ‘Ehi, ne voglio un po’ anche io’”. Per
quanto riguarda il suo approccio alla trasformazione in Hulk Rosso,
ha rivelato: “Ho semplicemente scelto di farlo. E nessuno mi ha
fermato”.
8. Si è sposato tre
volte. L’attore si è sposato per la prima volta nel giugno
del 1964 con Mary Marquardt, da cui ha avuto i
figli Benjamin e Williard (nati
nel 1967 e nel 1969). In seguito, ha divorziato nel 1979, per poi
sposarsi quattro anni dopo con Melissa Mathinson.
Dopo aver avuto i figli Malcolm (nato nel 1987) e
Georgia (nata nel 1991), ha divorziato anche dalla
seconda moglie nel 2004. In attesa dell’ufficialità del secondo
divorzio, nel 2001 ha iniziato a frequentare la collega
Calista Flockhart, con cui è convolato a nozze il
15 giugno del 2010. I due non hanno avuto figli insieme, ma lui ha
riconosciuto il figlio adottato di Calista.
Harrison Ford combatte contro la malattia della figlia
9. Ha messo all’asta la
giacca di Han Solo per una nobile causa. Dopo essere
apparso in Star Wars: Il risveglio della
Forza, Harrison Ford ha deciso di mettere all’asta la giacca del
contrabbandiere galattico. Il ricavato della vendita era destinato
al NYU Langone Medial Center e al dottor Orrin Devinsky che cura la
figlia dell’attore, affetta da epilessia. La ragazza ha avuto la
sua prima crisi quando era piccola, ma allora la malattia era stata
trattata con i farmaci per l’emicrania e solo in seguito la
corretta diagnosi ha permesso di salvarle la vita. Si tratta solo
di una delle tante opere di beneficenza realizzate negli anni da
Ford.
L’età e l’altezza di Harrison Ford
10. Harrison Ford è nato il
13 luglio del 1942 aChicago, Illinois, Stati
Uniti. L’attore è alto complessivamente 1,85
metri.
Nel 2021, quando Olivia
Wilde era ancora in lizza per dirigere un film di
Spider-Woman per la Sony Pictures, Daisy Ridley era uno dei nomi che
saltavano fuori in relazione al ruolo principale di Jessica Drew.
All’epoca, Ridley ha negato le voci, ma ha detto che sarebbe stata
disponibile a interpretare l’eroe, e sembra che la star della
trilogia sequel di Star
Wars sia ancora interessata a unirsi a un importante
franchise di supereroi.
In occasione della promozione del
suo nuovo film, The Cleaner, Daisy Ridley ha ammesso di essere “aperta
a tutto” quando si tratta di entrare in un ruolo basato sui
fumetti. “Lavoro con questo fantastico secondo AD chiamato
Matthew Sharp, e mi manda un messaggio perché sta lavorando ad
Avengers, e dice, ‘Se chiamano.’ Quindi ho pensato, ‘Se chiamano,
assolutamente.’ Poi, ovviamente, adoro Batman, adoro The
Penguin. Sono una fan di così tanti tipi di film. Sì, sono
aperta a tutto.”
Daisy Ridley sarà anche in Star Wars:
New Jedi Order
In un’intervista separata con
Collider, Daisy Ridley ha condiviso un
aggiornamento sul suo imminente ritorno come Rey “Skywalker” in
Star Wars: New Jedi Order di Sharmeen
Obaid-Chinoy (probabilmente non il titolo finale).
“Certamente sono stata molto
coinvolta, in quanto so cosa sta succedendo, conosco la storia, so
cosa sta succedendo con la sceneggiatura, quindi sono consapevole
di tutto ciò. E penso che ciò che è stato davvero meraviglioso
negli ultimi anni è essere stato più coinvolta dall’inizio alla
fine, arrivare davvero sul set sapendo che questo è il modo
migliore in assoluto in cui possiamo raccontare questa storia.
Questi sono i migliori attori per il lavoro. Questa è la migliore
troupe per il lavoro. Avere quella sicurezza è così bello. E non è
che non ce l’avessi prima, ma ora ne sono molto più consapevole.
Quindi in questo modo, non vedo l’ora di presentarmi, conoscendo
davvero i dettagli di quello che è stato il viaggio, e stiamo
arrivando al posto migliore in assoluto per raccontare questa
particolare storia”.
Purtroppo, i DC Studios hanno deciso
di non partecipare al Super Bowl per presentare nuoi contenuti di
Superman.
Sembra un’occasione persa dopo la risposta estremamente positiva al
trailer del film dello scorso dicembre, anche se abbiamo avuto la
possibilità di vedere il
merchandising nuovo di Krypto e una
promozione esilarante e bizzarra con Guy Gardner.
Oggi, però, è online un nuovo
sguardo al protagonista del film, che compare su una confezione di
un gioco che mostra un fantastico scatto mai visto prima dell’Uomo
di domani di David
Corenswet in volo.
Quella sarà chiaramente l’immagine
pubblicata su vari giocattoli e merchandising per Superman,
ed è davvero fantastico vedere la versione DCU di questo personaggio famoso assumere una
posa così iconica.
Di cosa parla Superman
“Questo film parla dell’umanità
di Clark Kent“, ha detto in precedenza James
Gunn di Superman. “Sì, è un alieno di un altro
pianeta che è super potente, ma è anche profondamente,
profondamente umano. Ha emozioni e sentimenti, e lui, sai, ogni
giorno si sveglia e cerca di fare le scelte migliori che può, e a
volte fallisce, ed è di questo che parla questo film”.
“Questo riguarda un personaggio
complesso, e penso che sia la cosa che sorprenderà completamente il
pubblico. Ciò che non si vede nel trailer, sono queste complesse
relazioni tra Clark e Lois e Lex e Clark, e come interagiscono, e i
diversi valori che hanno e come, sai, si rafforzano a vicenda e si
indeboliscono a vicenda”, ha aggiunto il regista.
Superman, tutto
quello che sappiamo sul film di James Gunn
Superman,
scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che
esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo
metaumano del DCU). Il casting ha
portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel
casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi,
Anthony Carrigan,
Nicholas Hoult e Nathan Fillion.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
Con la sua solita cifra stilistica,
James Gunn
trasporta il supereroe originale nel nuovo immaginario mondo della
DC, con una singolare miscela di racconto epico, azione, ironia e
sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e
dall’innato convincimento nel bene del genere umano.
“Superman è il vero fondamento
della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo è una
parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi
preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film
precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante
l’annuncio della lista DCU. “Non vedo
l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico
potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e
giochi”. Il film uscirà nelle sale il 10 luglio
2025.
Il reboot live-action di
Masters of the Universe di Amazon MGM e Mattel
inizierà la fase di riprese molto presto e, grazie a una nuova foto
condivisa sui social media, abbiamo un’idea di come
Nicholas Galitzine (Purple Hearts, Red, White &
Royal Blue, The Idea of You) e l’ex di RiverdaleCamila Mendes
appariranno nei panni del principe Adam/He-Man e del suo braccio
destro/possibile interesse amoroso, Teela.
Galitzine e Mendes posano accanto
all’ex di Game of Thrones Hafthor Bjornsson, che
interpreterà anche Goat Man (non abbiamo idea del perché non
abbiano scelto Beast Man) e probabilmente sta mettendo alla prova i
suoi compagni di cast in palestra.
Ovviamente gli attori non indossano
i costumi dei rispettivi personaggi, ma è chiaro che questa sarà la
pettinatura inconfondibile di Galitzine alla He-Man, mentre Mendes
sfoggia i capelli rossi di Teela.
Travis Knight,
regista di Bumblebee,
sta dirigendo il film sul più grande guerriero di Eternia e ha
ingaggiato Sam C. Wilson (House of the Dragon) per il ruolo di
Trap Jaw, Kojo Attah (The Beekeeper) per
Tri-Klops e Hafthor Bjornsson (Game of
Thrones) per Goat Man.
Il cast comprende Nicholas
Galitzine nei panni di He-Man; Alison
Brie (Promising Young Woman) nel ruolo del
luogotenente di Skeletor, Evil-Lyn; Camila Mendes
(Riverdale) nel ruolo della fidata compagna di
He-Man, Teela; e Idris Elba (Thor:
Ragnarok) nel ruolo del padre di Teela,
Man-at-Arms.
Sebbene i dettagli sulla trama non
siano stati resi noti, sappiamo che il collaboratore di Knight in
Wildwood, Chris Butler
(ParaNorman), ha scritto l’ultima bozza della
sceneggiatura. David Callaham e Aaron e Adam Neem si erano già
occupati della sceneggiatura.
He-Man ha guadagnato una vasta
popolarità grazie alla serie televisiva animata He-Man and the
Masters of the Universe, andata
in onda dal 1983 al 1985, che ha generato una vasta gamma di
merchandising, fumetti e un seguito di culto.
Masters of the Universe arriverà nelle
sale il 5 giugno 2026.
È stato rivelato l’ultimo trailer
della nuova serie satirica di Seth Rogen, The
Studio. The Studio è una serie comica in
arrivo che racconta di uno studio cinematografico di Hollywood che
lotta per far quadrare i conti in un periodo in cui è sempre più
difficile far coincidere arte e affari. La serie nasce dalla mente
di Rogen, che ha co-creato, co-scritto e co-diretto la serie, di
cui è anche protagonista. Accanto a Rogen c’è un cast di primo
piano che comprende Bryan Cranston, Paul
Dano, Zac Efron, Catherine O’Hara e Kathryn Hahn.
Apple TV+
ha pubblicato il nuovo trailer diThe
Studiodurante il Super Bowl. Il
trailer inizia con un finto telegiornale che parla di
“caos” in città e di un ordine di rifugio. Gli attori
Johnny Knoxville e Josh Hutcherson impugnano delle armi e si
preparano ad abbattere uno zombie, che finisce per scoprire le
guance e far uscire una diarrea esplosiva e sanguinolenta su
Hutcherson. Questa scena si rivela essere un trailer di
DUHPOCALYPSE, un trailer realizzato dai registi in The
Studio, che scoprono che i cinema non vogliono proiettare il
trailer.
Cosa significa per The
Studio
Il trailer di The
Studiomostra la natura
stellare della prossima serie comica. Hutcherson appare in
un piccolo ruolo nel trailer di DUHPOCALYPSE,
aggiungendosi al già impressionante cast. Quando la scena si sposta
sullo studio di produzione di questo osceno film di zombie, si
scopre che la società di produzione comprende una litania di star,
tra cui Rogen e altri. Se una star del calibro di Hutcherson viene
inclusa anche in uno stupido trailer dello show, la serie sarà
sicuramente ricca di grandi talenti.
Il debutto di The Studio è
previsto per mercoledì 26 marzo 2025.
Il trailer finale di The
Studio evidenzia anche gli elementi meta-commentativi e
satirici della serie. Ecco il trailer di uno show televisivo, che
contiene un falso trailer osceno che una catena di cinema
immaginaria non vuole mandare in onda. Il team viene sentito
esprimere una vasta gamma di opinioni, con il personaggio di
Knoxville che sottolinea il significato più profondo dietro il loro
film di zombie defecanti e il personaggio di Rogen che insiste sul
fatto che il trailer mostri la diarrea degli zombie nonostante
DUHPOCAYLPSE sia “un film molto profondo e
complesso”.
Secondo i produttori, la
terza stagione di The Diplomat
approfondirà la complicata relazione tra Kate e Hal Wyler.
Il dramma politico di successo di Netflix segue Kate Wyler (Keri Russell), una
diplomatica in carriera che gestisce le crisi
internazionali cercando di bilanciare le responsabilità
personali e professionali in mezzo alle tensioni globali. Hal Wyler
(Rufus Sewell), marito di Kate ed ex ambasciatore, è una fonte
costante di sostegno e frustrazione. La
seconda stagione di The Diplomat ha lasciato la loro
dinamica più fratturata che mai, e ora la terza stagione promette
di scavare ancora più a fondo nella loro imprevedibile unione.
Durante un’intervista con
ScreenRant ai Critics’ Choice
Awards, i produttori esecutivi Alex Graves e Janice
Williams hanno rivelato cosa gli spettatori possono aspettarsi
dalla terza stagione. Graves ha anticipato che la prossima
stagione avrà “un sacco di interpretazioni fantastiche e una
scrittura più sorprendente”, mentre Williams ha parlato della
complessa relazione tra Kate e Hal. Leggete i loro commenti qui
sotto:
Alex
Graves:È una parte importante della terza
stagione.Diciamo solo che ci sono un sacco di
interpretazioni fantastiche e una scrittura più sorprendente nella
terza stagione.
Janice
Williams: Penso che nella seconda stagione si siano
separati e si siano riuniti.Questo è lo stato della loro
unione.Questo è sempre stato lo stato della loro unione:
essere follemente innamorati di qualcuno e [avere rabbia] verso di
lui allo stesso tempo.
Cosa significa questo per la
terza stagione di The Diplomat
The Diplomat ha sempre
eccelso nel bilanciare l’intrigo politico con la profondità
emotiva, e la crescente tensione tra Hal e Kate aggiunge
un’avvincente posta in gioco personale alle trattative ad alta
posta in gioco che solitamente conducono. La seconda stagione ha
già creato delle crepe nel loro matrimonio, poiché la tendenza di
Hal a interferire con il lavoro e le decisioni di Kate è diventata
più evidente. Dopo gli eventi del
finale della seconda stagione di The Diplomat,
Kate e Hal sono alle prese con le implicazioni delle loro
scoperte, sia per la loro carriera che per il loro
matrimonio. Alla luce di questi eventi, la terza stagione
promette di esplorare ulteriormente le complicate dinamiche della
loro relazione.
L’enfasi posta dai produttori sullo
“stato della loro unione ” implica che la terza stagione
diT he Diplomat si addentrerà maggiormente nella loro
dinamica, quindi aspettatevi di vedere Kate e Hal costretti a
confrontarsi con la sostenibilità a lungo termine del loro
matrimonio. Mentre affrontano nuove sfide politiche e le
conseguenze delle rivelazioni della seconda stagione, il loro
legame sarà messo alla prova in modi mai visti prima. Con il
passaggio del Vicepresidente Grace Penn alla carica di
Presidente, Kate potrebbe trovarsi ad affrontare una
pletora di conflitti, diventando forse il nuovo
Vicepresidente o il Presidente Penn che se la prende con
lei, dal momento che Kate conosce la verità dietro l’attacco alla
HMS Courageous.
Su Production Weekly si legge che
Avengers:
Doomsday avrebbe dovuto iniziare la produzione
all’inizio di quest’anno e ora abbiamo una conferma tramite
The Wrap. Secondo il sito, il
prossimo grande film evento dei Marvel Studios inizierà le riprese il mese
prossimo nel Regno Unito.
Sebbene non sappiamo se questa parte
del report sia accurata, vale la pena menzionare che PW nota anche
che i membri del cast includono attori precedentemente confermati
come Robert Downey Jr. (Doctor Doom),
Chris Evans (Steve Rogers/Nomad(?)) e
Anthony Mackie (Sam Wilson/Captain America),
insieme ai cast di I Fantastici Quattro: Gli
Inizi e Thunderbolts*, Tom
Holland (Peter Parker/Spider-Man) e Elizabeth
Olsen (Wanda Maximoff/Scarlet Witch).
I dettagli della trama sono ancora
segreti, ma sappiamo che la Marvel aveva in programma una
storia incentrata su Kang nel quinto film degli Avengers
(precedentemente Avengers: The Kang
Dynasty), ma è stata costretta a tornare al tavolo da
disegno quando l’attore Jonathan Majors è stato
condannato per aggressione.
Si è quindi deciso di passare al
Dottor Destino, che sarà interpretato dall’attore di Tony Stark
Robert Downey Jr.
La star di Fallout,
Ella Purnell, ha parlato del suo coinvolgimento
nella seconda stagione, anticipando ciò che i nuovi episodi hanno
in serbo per la residente del Vault 33 Lucy MacLean e per il
pubblico. La serie Prime Video è un adattamento dell’amata serie di
videogiochi sviluppata da Bethesda che esplora il modo in
cui l’umanità tenta di ricostruire dopo una guerra nucleare
catastrofica. Nella prima stagione, il pubblico è stato introdotto
al cast di personaggi di Fallout, guidati da Lucy, che lascia la sua
sicura casa bunker sotterranea per salvare suo padre quando viene
rapito da un misterioso gruppo di predoni.
Durante il panel di Ella Purnell al
MegaCon di Orlando, al quale ScreenRant era presente, la
star ha parlato dello stato attuale della produzione della seconda
stagione di Fallout . La Purnell ha condiviso con
entusiasmo il suo entusiasmo per la prossima stagione,
descrivendola come una corsa selvaggia. Pur ammettendo che la
produzione l’ha lasciata esausta, ha dichiarato che il cast e la
troupe sono ansiosi di avere i nuovi episodi pronti in tempo per
l’uscita prevista:
Sarà davvero bello, credo.È una corsa selvaggia.È una corsa sfrenata.Sono
davvero esausto.Stiamo lavorando molto bene per farlo
uscire in tempo”.
Inoltre, Purnell è stato ansioso di
svelare i colpi di scena della stagione, accennando a sorprese su
larga scala che i fan faticheranno a indovinare in anticipo.
Scoprite le spiegazioni di Purnell qui sotto:
Sono eccitato.Penso che
nessuno sarà in grado di prevedere cosa succederà.Questa
volta ci sono dei grandi colpi di scena.Sì, è molto
divertente.
A cosa potrebbero alludere le
parole sulla seconda stagione di Fallout
La conclusione della stagione 1 di Fallout ha già
offerto un colpo di scena che ha cambiato il mondo e che ha
sorpreso sia i fan nuovi che quelli di vecchia data dei
videogiochi. Non solo Lucy ha appreso che suo padre Hank
(Kyle MacLachlan) era responsabile della distruzione di Shady
Sands, della disgregazione dell’NCR e della ghoulificazione di sua
madre Rose (Elle Vertes), ma i flashback del Ghoul (Walton Goggins)
sulla sua vita prebellica come Cooper Howard hanno rivelato che
Hank era in realtà un dipendente della Vault-Tec congelato
criogenicamente e che la mega-corporazione ha contribuito a
spingere il mondo verso la guerra nucleare. Questo pone un’ottima
premessa per i colpi di scena della seconda stagione.
Tuttavia, i colpi di scena
della seconda stagione potrebbero arrivare rispondendo a diversi
misteri che riguardano i destini di diversi personaggi dei
videogiochi. Dopo che Hank è stato visto per l’ultima volta
avvicinarsi alla striscia di New Vegas su cui si
incentrava Fallout: New Vegas del 2011, la serie
sembra destinata a dare una risposta canonica definitiva su quale
sia il finale della storia dei titoli più famosi e su come siano
finiti diversi personaggi. Sebbene il Mr. House di Rafi Silver sia
apparso solo nei flashback della stagione 1, la sua scelta potrebbe
far pensare che il personaggio abbia un ruolo nella storia del
dopoguerra, suggerendo che la serie potrebbe adattare la vittoria
della sua fazione.
Le foto e il video della terza
stagione di Good
Omens hanno rivelato il ritorno di David Tennant
nel ruolo di Crowley. Il creatore della serie Neil Gaiman si è
ritirato dalla produzione a causa delle accuse di violenza sessuale
e Prime Video ha confermato che la terza stagione
sarà l’ultima puntata dell’amato dramma fantasy.
L’avventura finale dell’improbabile duo di angeli e demoni sarà un
singolo episodio di lunghezza notevole, e la posta in gioco non è
mai stata così alta per Crowley e Aziraphale (Michael Sheen) mentre
affrontano la loro straziante separazione.
Ora, mentre le riprese sono
iniziate il mese scorso a Londra, nuove foto del set della
terza stagione diGood
Omensmostrano apparentemente Crowley che
entra nervosamente nella libreria di Aziraphale. Le
immagini, scattate dagli abitanti di Edimburgo fan_a_tink (via @GoodOmensNews_)
e
rhosmeinir, ritraggono Tennant in costume completo, con i
caratteristici capelli rossi, gli occhiali da sole scuri e il lungo
cappotto di Crowley. Guardate la galleria al link sottostante:
‼️Spoiler warning: filming on location –
Thread‼️
David Tennant, Michael Sheen and Derek Jacobi were spotted
filming Good Omens 3 on location in Edinburg today.
Cosa significano le foto del
set di Good Omens – Stagione 3
Uno sguardo più ravvicinato al
capitolo finale
Va notato che questi video e foto
dimostrano che la terza stagione è in produzione e che c’è
l’intenzione di concludere la storia alla luce dei recenti eventi.
In seguito alle
accuse di violenza sessuale di Gaiman, molti adattamenti
associati al suo lavoro sono stati cancellati o hanno scelto di
concludersi. Tra questi c’è anche The
Sandman di Netflix, che si concluderà con la seconda stagione.
Mentre Good Omens era sempre stato pensato per terminare con
la terza stagione, il formato degli episodi da 90 minuti è
arrivato dopo le accuse di Gaiman.
Se il capitolo finale dello
show darà la priorità alla risoluzione della loro relazione in modo
significativo, Good Omens potrà
concludersi con una nota che soddisfi sia la sua narrazione
celestiale che la posta in gioco emotiva.
Le nuove foto del set suggeriscono
che la terza stagione riprenderà poco dopo gli eventi del
finale della seconda stagione di Good Omens, in cui
Aziraphale sceglie di tornare in Paradiso come nuovo Arcangelo
Supremo e Crowley viene lasciato solo sulla Terra. Nonostante il
passaggio a un unico speciale di 90 minuti, la storia principale
dovrebbe rimanere intatta: Aziraphale e Crowley dovranno ancora una
volta mettere da parte le loro differenze per evitare un altro
Armageddon. Tuttavia, resta da chiedersi se la loro
relazione, ormai fratturata, possa sopravvivere in mezzo al
caos.
La terza stagione di Yellowjackets
ha ricevuto una serie di nuove immagini, una delle quali sembra
mostrare il cannibalismo a partire da Shauna. Creata da Asley Lyle
e Bart Nickerson, la serie di successo di Showtime racconta i
tentativi di una squadra di calcio femminile di un liceo di
sopravvivere nella natura selvaggia dopo un incidente aereo e il
trauma che ne deriva decenni dopo. La serie è tornata per il suo
secondo episodio nel 2023, con i legami tra i membri della squadra
che sono diventati più fragili che mai, e la
terza stagione di Yellowjackets è ora pronta a dare il
massimo.
In vista della première della terza
stagione di Yellowjackets, EW condivide una manciata di nuove immagini dei
prossimi episodi, una delle quali mostra Shauna (Sophie
Nélisse) che morde la mano di Mari (Alexa Barajas). Le
altre immagini mostrano ciò che accadrà in entrambe le linee
temporali della serie, tra cui una Misty sospettosa (Christina
Ricci), l’adolescente Lotti (Courtney Eaton) che fissa
l’adolescente Travis (Kevin Alves), l’adolescente Natalie (Sophie
Thatcher) che prende il comando, l’adulta Shauna (Melanie Lynskey)
che lega con Callie (Sarah Desjardins), l’adulta Taissa (Tawny
Cyrpress) che si prende cura di Van (Lauren Ambrose) malata e
l’adolescente Misty (Samantha Hanratty) che siede con Travis.
Scoprite le nuove immagini qui sotto:
Cosa significano le nuove
immagini per la terza stagione di Yellowjackets
Da Entertainment
Weekly
Il cannibalismo potrebbe essere
in primo piano al ritorno della serie di Showtime
Da Entertainment
Weekly
Attenzione!Spoiler sulla seconda stagione di Yellowjackets.
Fin dal primo episodio di
Yellowjackets, è stato detto che la squadra finirà per
impegnarsi in una forma rituale di cannibalismo per sopravvivere.
La serie ha esplorato maggiormente il cannibalismo nella seconda
stagione, con la squadra che ha mangiato la defunta Jackie (Ella
Purnell) quando il cibo scarseggiava, ma Jackie era già morta
quando hanno scelto di farlo. Ciò che lo show non ha ancora
fatto è mostrare i membri della squadra che vengono cacciati,
uccisi e poi mangiati, con il cannibalismo che diventa
rituale e violento. Le ultime immagini suggeriscono che questo
potrebbe essere più vicino.
Non è chiaro se Shauna stia
effettivamente cercando di mangiare Mari nell’immagine qui sopra.
Le due potrebbero litigare e Shauna potrebbe mordere come tattica
di combattimento, ad esempio. Se Shauna sta cercando di mangiare
Mari, però, lo show potrebbe prendere una piega oscura dopo il
finale della seconda stagione di Yellowjackets. Dopo
che la loro baita è andata in fiamme, la tensione potrebbe essere
alta e questo potrebbe significare che il pubblico dirà addio ad
altri personaggi mentre la situazione si fa incandescente.
L’adattamento live-action di
One
Piece di Netflix è stato un grande successo,
conquistando sia i fan di lunga data che i nuovi arrivati con la
sua rivisitazione fedele ma fresca dell’amato manga di Eiichiro
Oda. Con la
seconda stagione ufficialmente in produzione, l’attesa per il
futuro è alta. Tuttavia, i recenti sviluppi suggeriscono che
Netflix sta già guardando alla terza stagione, consolidando il suo
impegno a lungo termine nei confronti della serie.
L’annuncio tramite directories.wga.org
che Matt Owens e Joseph Tracz continueranno a essere co-showrunner
e produttori esecutivi per la terza stagione mostra una mossa
strategica per mantenere lo slancio della serie. Owens, che ha
avuto un ruolo importante nel dare forma alla prima stagione,
continua a portare la sua
profonda conoscenza del mondo e dei temi di One Piece.
Nel frattempo, Tracz, noto per il suo lavoro su Una serie di
sfortunati eventi di Netflix, sarà in grado di apportare un
punto di vista diverso alle stagioni due e tre, per assicurarsi che
la serie si evolva rimanendo fedele al materiale di partenza.
La terza stagione di One Piece
si assicura una forte leadership
I produttori e la Writers Room
assicureranno una terza stagione di grande spessore
Con Matt Owens e Joseph Tracz alla
guida della terza stagione, Netflix si sta impegnando per garantire
che l’adattamento live-action mantenga la sua qualità e coerenza.
Owens è stato fondamentale nella creazione del mondo dello show,
lavorando a stretto contatto con il creatore di One
Piece Eiichiro Oda per preservare lo spirito del
franchise. Il suo continuo coinvolgimento rassicura i fan sul fatto
che lo show rimarrà autentico.
L’aggiunta di Tracz come
co-showrunner è un cambiamento entusiasmante, che porta la sua
esperienza nell’adattamento di opere letterarie molto amate. La sua
esperienza in Una serie di sfortunati eventi dimostra la
sua capacità di bilanciare l’adattamento di un materiale di
partenza in una serie televisiva rimanendo fedele ai personaggi e
alla trama. Insieme, Owens e Tracz formano un team creativo in
grado di gestire gli archi narrativi sempre più ambiziosi che
One Piece richiede.
L’investimento a lungo termine
di Netflix in One Piece
Netflix sta già scommettendo
sul successo della seconda stagione di One Piece prima della sua
uscita
La pianificazione anticipata della
terza stagione suggerisce che Netflix sta puntando molto su One
Piece come pietra miliare dei suoi adattamenti live-action.
Piuttosto che adottare un approccio attendista, il gigante dello
streaming sta investendo nel futuro della serie. Questo livello di
impegno è raro, soprattutto in un’epoca in cui molti adattamenti
live-action faticano ad affermarsi.
Assicurandosi la leadership per la
terza stagione di One Piece mentre la seconda è ancora in
fase di sviluppo, Netflix dimostra di avere fiducia nel successo
continuo della serie. Questa decisione va anche a vantaggio dei
tempi di produzione, consentendo transizioni più fluide tra le
stagioni. Se la seconda stagione di One
Piece rispetterà le aspettative, i fan potranno
essere certi che l’avventura di Grand Line continuerà con la stessa
passione e dedizione che ha reso la prima stagione un successo.
Ella Purnell, la
voce di Jinx in Arcane, non sapeva che la
seconda stagione sarebbe stata l’ultima dello show fino alla sua
ultima sessione di registrazione. La
serie animata di successo di Netflix è diventata un successo
dopo il suo debutto nel 2021. Ambientata nell’universo di
League of Legends di Riot Games, la serieesplora le origini di campioni amatissimi come Jinx e
Vi, descrivendo al contempo il conflitto crescente tra le
città di Piltover e Zaun. Anche se si sperava in altre stagioni, i
creatori Christian Linke e Alex Yee avevano sempre previsto che
Arcane si concludesse con la stagione
2, concludendo il tumultuoso viaggio di Jinx e di sua
sorella maggiore Vi.
A ScreenRant, presente al
MegaCon, la Purnell ha rivelato di non essersi resa conto
che la seconda stagione diArcanesarebbe stata l’ultima fino a tarda età. L’ex star
di Yellowjackets,
che ha dato vita all’energia caotica e volitiva di Jinx, ha
spiegato di aver saputo della fine della serie solo poco prima
della sua ultima sessione di registrazione vocale. Ecco i commenti
della Purnell qui di seguito:
Beh, non sapevo se sarebbe
finita.Nessuno me l’ha detto.Questo è vero.Fino a quando non ho letto il
copione, cioè qualche giorno prima della mia ultima sessione di
registrazione.Ho letto il copione e mi sono detto:
“Cosa?”.Faremo un’altra stagione, giusto?Ho mandato
un messaggio al mio agente e lui mi ha detto: “Oh, no, no, fammi
controllare”.E poi mi ha detto: “Ok, allora è fatta.Non lo sapevo”.
Ma credo che la mia vita, la mia
vita non sia cambiata davvero.Sai, abbiamo registrato per
tanti anni ed è diverso con il doppiaggio, perché vai una
volta al mese, più o meno per una sessione di quattro
ore.Quindi ti dimentichi di quello che
succede nel frattempo e hai bisogno di un po’ più di
pressione.Quindi, sono decisamente entusiasta di tornare in
cabina e ovviamente molto preoccupato.Ho dimenticato come
fare tutto, ma questa cosa non viene mai meno.Sei sempre
preoccupato di aver dimenticato come si recita.Ma poi, sì,
si torna in pista.
Cosa significa l’esperienza su
Arcana di Ella Purnell
La sorpresa della Purnell di fronte
alla conclusione di Arcane ci fa capire il dietro le
quinte della natura imprevedibile delle produzioni animate. Poiché
il lavoro di doppiaggio per l’animazione viene spesso registrato
nel corso di diversi anni in sessioni sporadiche, gli
attori non hanno sempre un quadro completo della traiettoria di un
progetto se non a processo inoltrato. Alcuni attori
possono registrare un’intera performance per una produzione animata
prima di essere sostituiti o scartati del tutto. Tuttavia, la
decisione di tenere nascosto il finale della serie, anche da uno
dei personaggi principali di Arcane, ha probabilmente
contribuito a preservare l’impatto della stagione finale e a
prevenire potenziali fughe di notizie.
Nonostante la pluripremiata
interpretazione di Jinx nel cast di Arcane, la Purnell non
aveva alcuna esperienza di doppiaggio prima di ottenere il ruolo.
Conosciuta per il suo lavoro in film come Miss Peregrine’s Home for Peculiar Children di Tim
Burton, l’animazione era un ambiente nuovo. Dopo il successo
ottenuto in Arcane, la Purnell ha ampliato la sua
carriera di doppiatrice con ruoli in altri progetti di
animazione. È diventata una series regular in Star
Trek: Prodigy, doppiando il personaggio di Gwyn per due
stagioni e riprendendo il ruolo nel videogioco Star Trek
Prodigy: Supernova. Inoltre, è apparsa brevemente nella
seconda stagione di Invincible.
L’heist movie è da sempre
un sottogenere particolarmente apprezzato al cinema. Attraverso il
racconto di spericolate rapine e della loro organizzazione
maniacale, si possono infatti dar luogo a racconti particolarmente
ricchi di tensione, dove in ogni momento la sfida tra successo e
fallimento è quantomai incerta. Questa tipologia di film può però
anche essere ricca di humor, proprio come dimostra un esempio
celebre quale Ocean’s Eleven,
diretto nel 2001 dal regista premio Oscar Steven
Soderbergh. Dato il grandissimo successo, nel 2004 è
stato realizzato il suo primo sequel, intitolato Ocean’s
Twelve, il quale ripropone il concentrato tra i canoni del
genere e la comicità data di protagonisti e alcune situazioni.
Mentre Ocean’s
Eleven era il remake dell’omonimo film del 1960 e si
rifaceva in parte a quel titolo, con il nuovo film Soderbergh e lo
sceneggiatore George Nolfi danno
invece vita ad una vicenda inedita, che vede riuniti i protagonisti
del precedente capitolo con nuove aggiunte nel cast e nuovi
obiettivi. Il film si conclude poi con un colpo di scena che spiega
le vere motivazioni dei personaggi principali. Anche se sembra che
Ocean e la sua squadra siano destinati a fallire, il film ribalta
le aspettative, permettendo ai protagonisti di uscirne vincitori
anche questa volta.
A causa del gran numero di attori
coinvolti nella rapina e dei numerosi colpi di scena, può però
essere difficile capire come funziona il finale di questo sequel.
In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali
curiosità relative ad Ocean’s Twelve. Proseguendo
qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori
dettagli relativi alla trama, al cast di
attori e alla spiegazione del finale.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
A tre anni dalla famosa rapina ai
tre casinò di Las Vegas di proprietà di Terry
Benedict, gli undici di Danny Ocean si
trovano sparsi in giro per il mondo a spendere quanto rubato, pari
a 190 milioni di dollari. Terry, ancora furioso per il furto
subito, grazie a una soffiata riesce a scoprire le identità dei
ladri e la loro posizione, minacciandoli per farsi restituire il
denaro rubato entro due settimane. Danny e i suoi amici si trovano
così a dover organizzare un colpo per poter racimolare la parte dei
soldi che hanno già speso, ovvero circa 97 milioni.
Decidono dunque di rubare un antico
reperto d’inestimabile valore della Compagnia Olandese delle Indie
Orientali, che si trova in Europa, precisamente ad Amsterdam.
Intanto Night Fox, uno dei più abili ladri del
mondo, sfida il gruppo di Ocean, composto ora da dodici membri con
l’arrivo di Tess Ocean, la moglie di Danny, a
commettere un altro furto colossale. In Europa si trova però anche
l’affascinante Isabel Lahiri, agente dell’Europol
e vecchia fiamma di Rusty Ryan, che aspetta con
ansia i dodici di Ocean per poterli catturare.
Il cast del film
Ad interpretare il carismatico Danny
Oceans vi è nuovamente l’attore George Clooney,
che proprio grazie a questo ruolo aveva ottenuto rinnovata
popolarità internazionale. Brad Pitt a sua
volta torna ad interpretare Rusty Ryan. Chi non era certo di
tornare nel film era invece Matt Damon,
interprete di Linus Caldwell. L’attore, che aveva da poco terminato
le riprese di The Bourne Supremacy, voleva infatti che il suo
personaggio avesse un ruolo minore, così da poter avere tempo per
riposarsi. Soderbergh non fu però d’accordo, ritenendo
indispensabile che Linus fosse centrale nella storia.
Tornano poi nel film i personaggi
Frank Catton, interpretato da Bernie Mac,
Livingston Dell, interpretato da Eddie Jemison e i
fratelli Turk e Virgil Malloy, interpretati da Scott
Caan e Casey Affleck.
Completano il gruppo Don Cheadle nel
ruolo di Basher Tarr, Carl Reiner con
quello di Saul Bloom e Shaobo Qin nei panni di
Yen. La premio Oscar Julia Roberts
interpreta Tess Ocean, mentre Terry Benedict è interpretato da
Andy Garcia.
Entrano poi a far parte del film Catherine Zeta
Jones nel ruolo dell’agente Isabel Lihiri e Vincent Cassel
nei panni del ladro Night Fox.
In Ocean’s Twelve,
l’intera rapina nasce perché Night Fox, che in
realtà è un cittadino francese di nome Toulour,
vuole impressionare il suo mentore GasparLeMarc. È geloso del fatto che quest’ultimo sia
così impressionato da Danny Ocean e dalla sua
squadra, così inizia a elaborare un piano per mettere in imbarazzo
Danny e conquistare il favore del suo maestro. Night Fox incontra
quindi Danny nella propria villa sul Lago di Como e gli propone una
sfida: rubare l’Uovo dell’incoronazione, appena arrivato a Roma.
Gli promette inoltre che, se la sua squadra riuscirà a rubare
l’uovo, e quindi a batterlo nella sfida, sarà lui stesso a pagare a
Benedict la somma necessaria a coprire il debito.
Il piano di Danny inizia sei giorni
prima della rapina al museo di Roma. A Parigi, lui e Rusty
Ryan incontrano il misterioso LeMarc, che li informa dei
piani di Toulour. Così, per quasi una settimana intera, la banda di
Ocean’s è già un passo avanti rispetto alla concorrenza. LeMarc li
informa inoltre che il vero uovo sarà trasportato in uno zaino che
partirà dalla stazione Gare du Nord alla volta di Roma. La squadra
di Ocean’s sale quindi sul treno e crea un diversivo, che permette
a Linus Caldwell di rubare l’uovo in mezzo alla
confusione e al caos, scambiando gli zaini.
A metà di Ocean’s
Twelve, però, Isabel rivela che LeMarc ha
rubato l’Uovo dell’Incoronazione nel 1980, un fatto significativo
perché circa due dozzine di tentativi erano falliti. Tuttavia, la
moglie di LeMarc lo costrinse a restituire il bottino. Nel film,
quindi, il vero uovo viene rubato per rimediare a un errore del
passato, permettendo a LeMarc di collaborare con Danny,
probabilmente il miglior ladro del mondo. Nel frattempo, lo stesso
LeMarc stabilisce che Night Fox è il vero bersaglio, un uomo che ha
bisogno di controllare il proprio ego.
La squadra di Danny sa che Toulour
li sorveglierà costantemente, per cui, su richiesta di LeMarc, si
impegna a realizzare “uno spettacolo molto elaborato”. Inoltre,
devono confondere Isabel e ostacolare in qualche modo i suoi piani
per arrestarli. Inizialmente, quindi, la squadra progetta di
utilizzare la replica di un uovo ologramma, e la loro performance
artificiosa diventa ancora più assurda quando a
Tess viene chiesto di impersonare Julia Roberts. Quando il piano sembra andare
storto e Isabel interviene per effettuare il suo grande arresto, si
scopre che l’agente dell’FBI al
comando è in realtà la madre di Linus,
Molly.
Nella villa di Toulour, infine,
Night Fox si vanta di aver rubato l’uovo giorni prima della sua
esposizione. A quel punto, però, Danny gli rivela che l’uovo che ha
rubato era un falso. Lui e Rusty, infatti, avevano contattato
LeMarc che gli aveva rivelato il percorso che avrebbe fatto l’Uovo
per arrivare a Roma. Così tutti gli Ocean’s Eleven si erano
organizzati e avevano rubato il vero uovo quando era ancora in
viaggio per Roma. Avendo vinto la sfida, Danny prende i soldi che
gli spettano.
Nel finale, LeMarc si rivela essere
il padre di Isabel. In precedenza, Danny interroga Rusty sul motivo
per cui ha parlato con la donna, una detective, e scopre che suo
padre era un ladro. Secondo Rusty, l’uomo è stato “beccato” il
giorno prima del nono compleanno della figlia ed è poi morto in
prigione. Da adulta, Isabel diventa ironicamente un’esperta di
LeMarc, forse perché vuole capire meglio la mentalità del padre che
non ha mai conosciuto veramente. Alla fine di Ocean’s
Twelve, Isabel scopre la verità dopo aver incontrato
faccia a faccia LeMarc, proprio quel padre perduto da tempo.
In Ocean’s Twelve,
dunque, Danny Ocean e la sua squadra sconfiggono Night Fox
sfruttando il suo comportamento egocentrico. Anche prima
dell’incontro nella villa italiana, Danny è già un passo avanti
dopo aver ricevuto la soffiata da LeMarc. Da quel momento, la
squadra di Ocean deve solo mantenere le apparenze e seguire lo
spettacolo. Dall’inizio alla fine, Night Fox lascia che l’orgoglio
personale influisca sulle sue decisioni. In collaborazione con la
squadra di Danny, LeMarc insegna quindi al suo protetto una
proverbiale e preziosa lezione, ricordandogli che l’orgoglio
precede la caduta.
Il trailer del film e dove vedere
il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Ocean’s Twelve è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili,
Google Play, Infinity, Apple iTunes e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di lunedì 10 febbraio alle ore
21:00 sul canale Iris.
Black Hawk Down: la storia
vera disponibile su Netflix
racconta la vera storia dell’evento che dà il titolo alla Battaglia
di Mogadiscio, ed ecco i 10 momenti più
importanti, le rivelazioni e le conclusioni tratte dalla
docuserie in tre episodi. L’incidente di Black Hawk
Down è probabilmente la storia più famosa del
coinvolgimento americano nella guerra civile somala, resa popolare
dal film del 2001 di
Ridley Scott Black Hawk Down. Ora, più di due decenni
dopo l’uscita del film, la Ridley Scott Associates
ha prodotto Black Hawk Down: la storia vera
(Surviving Black Hawk Down in originale) nel
tentativo di immergersi di nuovo nell’argomento.
Black Hawk Down: la storia
vera intervista una serie di individui coinvolti nella
Battaglia di Mogadiscio, ognuno dei quali ha una versione diversa
della storia. Ranger dell’esercito americano, soldati della Delta
Force, cecchini americani, cittadini somali e membri della milizia
del generale Aidid sono tutti presenti nella
serie. Ognuno degli intervistati rivela molto, con questi 10 punti
chiave che sono i più significativi nel documentario disponibile su
Netflix.
Inizialmente i somali speravano nel
coinvolgimento americano
A differenza del film di
Ridley Scott del 2001, Black Hawk Down: la
storia vera tenta di dare entrambi i lati della storia,
mostrando la prospettiva somala sul coinvolgimento degli Stati
Uniti nella guerra civile. Parti significative del primo episodio
si concentrano su come l’opinione pubblica somala sugli americani
sia cambiata nel tempo. Il 1992 ha visto l’inizio dell’operazione
Restore Hope, con il documentario che spiega che 1.800 marines
statunitensi sono stati inviati in Somalia per aiutare a
ripristinare la pace.
Come spiega Ahmed
‘Five’, l’operazione Restore Hope ha portato molta
speranza ai cittadini somali. Molti somali attendevano con ansia
l’arrivo degli americani, sventolando bandiere nella speranza che
gli Stati Uniti e l’ONU avrebbero contribuito a riportare la pace
nel paese. Tuttavia, le operazioni militari spesso maldestre degli
americani e i detriti che si sono lasciati alle spalle hanno
rapidamente fatto rivoltare l’opinione pubblica somala contro di
loro, con i soldati americani che, nella serie, hanno ammesso di
sapere che la polveriera sarebbe esplosa prima o poi.
Black Hawk Down: la storia
vera intervista il cameraman che ha filmato Mike
Durant
Mentre Black Hawk Down: la
storia vera intervista tutti i tipi di soldati americani,
cittadini somali e altri, si può sostenere che il protagonista del
documentario sia Ahmed ‘Five’, un cameraman che ha
vissuto a Mogadiscio. Five ha molto spazio sullo schermo durante il
documentario, compare in primo piano in tutti e tre gli episodi.
Come spiega, aveva 19 anni quando prese in mano la sua prima
telecamera. Quando iniziò la guerra civile somala, Five si sentì
obbligato a diventare un cameraman di guerra, per raccontarla.
Five girò gran parte delle riprese
della battaglia di Mogadiscio che sono presenti nel documentario.
Five racconta persino la storia di come si ritrovò a filmare un
gruppo di somali mentre calpestavano il corpo di un soldato
americano morto. Il video divenne poi protagonista di un notiziario
meno di un giorno dopo che lo aveva inviato per la trasmissione. In
particolare, Five fu informato della cattura del pilota
statunitense del Black Hawk Mike Durant, e filmò
il suo famoso video di interrogatorio.
Le cose erano ostili quando i
soldati intervistati arrivarono in Somalia
Sebbene gli Stati Uniti avessero
inviato i Marines in Somalia già nel 1992, i Ranger dell’esercito
americano e i soldati della Delta Force intervistati non arrivarono
prima del 1993. L’opinione pubblica si era già rivoltata contro gli
americani quando arrivarono gli intervistati come David Diemer,
Randy Ramaglia, Brad Thomas e Tom Satterly. Come spiegano, la notte
in cui arrivarono alla base dell’hangar alla periferia di
Mogadiscio, sentirono colpi di mortaio mentre dormivano.
I soldati raccontano vari aneddoti
su come furono accolti con ostilità al loro arrivo a Mogadiscio. I
soldati hanno intrapreso varie missioni per eliminare obiettivi di
alto valore dall’esercito di Aidid, solitamente di notte con
elicotteri Black Hawk e dispositivi per la visione notturna (NOD).
Il 7 settembre 1993 è stato il giorno in cui si è verificato uno
dei primi conflitti descritti nel documentario, con un’incursione
in un complesso di appartamenti che presumibilmente nascondeva
Aidid. Secondo i Rangers, i somali hanno aperto il fuoco per primi,
portando gli americani a rispondere con una “schiacciante potenza
di fuoco”.
I soldati di ogni squadra
raccontano la loro versione della storia
Black Hawk Down: la storia
vera non è un’idea monotematica, la serie racconta quasi
ogni lato della storia. David Diemer, Randy Ramaglia e Brad Thomas
raccontano la loro esperienza come membri degli U.S. Army Rangers.
Ognuno di loro ha svolto compiti diversi durante la battaglia di
Mogadiscio, David che faceva parte del Rescue Convoy, Brad che
faceva parte del Casualty Convoy e Randy sul campo.
Black Hawk Down: la storia
vera intervista anche Tom Satterly, un soldato della Delta
Force, Mike Durant, un pilota di elicotteri Black Hawk, Brad
Halling, un cecchino dell’esercito americano e una varietà di altri
tipi di soldati. Oltre a ciò, vengono intervistati membri
dell’esercito del generale Aidid, come Nuur Hassan e Yasun Dheere.
Sono presenti anche cittadini somali, giornalisti di guerra e
altri, evidenziando ogni angolazione della storia.
I soldati della Delta Force sono
arrivati fuori dalla loro area
Circa a metà di Black Hawk
Down: la storia vera, iniziano gli eventi effettivi del 3
ottobre 1993. Sebbene fosse un giorno di riposo, le truppe
americane furono mobilitate quando ricevettero informazioni che uno
dei consiglieri di Aidid, Omar Salad, si nascondeva in un edificio
vicino all’Olympic Hotel. Furono mobilitati due elicotteri Black
Hawk, oltre a vari Ranger dell’esercito statunitense e soldati
della Delta Force. Tom Satterly era uno dei soldati della Delta
Force e raccontò gli eventi.
Secondo Satterly, i Ranger crearono
un perimetro attorno all’edificio bersaglio nel mercato di Bakara.
Questo era stato progettato per bloccare gli incroci e trattenere
eventuali combattenti somali. Tuttavia, una volta arrivati sul
posto, Tom dice di essersi reso conto che la sua squadra era nel
posto sbagliato. Erano fuori dal perimetro che i Ranger avevano
creato intorno alle 15:40. Si fecero strada fino all’edificio e
arrivarono intorno alle 16:00, con questo che fu il primo di
diversi errori che gli americani affrontarono durante la battaglia
di Mogadiscio.
Gli americani si sono rintanati
nella casa di una donna somala (e lei viene intervistata)
Poco dopo lo schianto
dell’elicottero Black Hawk, la squadra di Tom e Randy sapeva che
avevano bisogno di rifugiarsi. I convogli di soccorso e feriti
hanno dovuto farsi strada tra le barricate somale, il che
significava che erano in ritardo nel raccogliere i soldati. Quindi,
la squadra si è nascosta in una casa vicina, decidendo di
aspettare. I combattenti del generale Aidid hanno circondato la
casa, aspettando che gli americani uscissero.
Gli americani non erano soli dentro,
poiché la famiglia che viveva nella casa era lì. Saido Mohamed, la
donna che viveva nella casa, è stata intervistata per Black
Hawk Down: la storia vera. Fornisce la sua prospettiva
sugli eventi durante gli episodi due e tre, descrivendo la sua
paura e le azioni degli americani e dei somali. La sua storia è una
delle più strazianti, con lei che ha trascorso molto tempo con
alcuni degli intervistati americani.
I convogli hanno fatto fatica a
passare attraverso Mogadiscio
A causa dei blocchi stradali e
degli spari costanti
Black Hawk Down: la storia
vera racconta diverse storie simultanee, con la storia dei
convogli che si interseca con la storia dei soldati a casa di
Saido. Brad Thomas è un ranger dell’esercito americano intervistato
che era con il Casualty Convoy durante l’incidente di Black Hawk
Down, con il compito di raccogliere i morti e i feriti e riportarli
alla base.
Sfortunatamente, è stato
incredibilmente difficile per il convoglio attraversare Mogadiscio.
I somali avevano creato blocchi stradali quasi a ogni svolta,
ritardando la loro capacità di raggiungere gli americani
intrappolati. Tom spiega che a un certo punto, il veicolo in cui si
trovava ha dovuto fare una svolta di nove punti durante una
sparatoria. Se i convogli fossero stati in grado di passare
attraverso Mogadiscio, è probabile che ci sarebbero state molte
meno vittime.
Mike Durant parla della sua
esperienza da prigioniero di guerra
Sebbene il film Black Hawk
Down di Ridley Scott tocchi la storia di
Mike Durant, Black Hawk Down: la storia vera la
approfondisce ulteriormente. Mike Durant era il pilota del secondo
elicottero Black Hawk precipitato, e fu preso in ostaggio dai
somali. Fu tenuto prigioniero di guerra, e uno degli uomini di
Aidid trovò Ahmed “Five” e gli disse di andare a registrare un
video degli ostaggi.
Mike Durant viene intervistato in
Black Hawk Down: la storia vera, dove racconta
della sua esperienza da prigioniero di guerra. Parla dei suoi
pensieri durante il video dell’intervista, oltre a riflettere sulla
fama che ha ricevuto dopo essere stato rilasciato. Mike Durant fu
rilasciato dai suoi rapitori dopo 11 giorni, Bill Clinton che
minacciò i somali di rappresaglie se fosse stato ferito.
Gli intervistati sono sinceri su
quanto siano stati violenti
Uno dei temi ricorrenti più
scioccanti in Black Hawk Down: la storia vera è
quanto i vari soldati siano consapevoli della loro violenza. I
soldati non si tirano indietro quando discutono del numero di morti
che hanno causato. Brad dice che una volta che avesse fatto
scattare un interruttore, avrebbe “ucciso chiunque vedessi che
fosse ostile o si comportasse in modo ostile in qualsiasi modo. Non
credo che il mio dito sia rimasto lontano dal grilletto per molto
tempo”. Un’altra citazione degna di nota arriva dopo che David
spiega perché ha sparato sulla folla, con lui che dice di credere
che “se eri là fuori il 3 ottobre, non stai tramando niente di
buono”.
Nel frattempo, i somali che
lavoravano per l’esercito del generale Aidid sono altrettanto
sinceri. Nuur Hassan dice che “La caduta dell’elicottero è
stato il momento più felice che abbia mai avuto”, così come
“La mia pistola non ha mai avuto un attimo di tregua”. Un
altro soldato di nome Yasin racconta perché ha combattuto, dicendo
“Siamo fatti per sparare o per essere colpiti”. Queste
sono solo alcune delle tante citazioni sorprendenti presenti nella
docuserie Netflix.
I somali e gli americani sono
entrambi vittime della guerra (secondo “Five”)
La battaglia di Mogadiscio ha avuto
un effetto negativo su tutti
Verso la fine di Black Hawk
Down: la storia vera, Ahmed “Five” parla della sua
prospettiva dopo il coinvolgimento americano in Somalia. Secondo
Five, sia i somali che gli americani sono vittime della guerra.
Mentre il numero di somali uccisi è di gran lunga superiore al
numero di americani uccisi secondo i titoli finali della serie,
Five spiega che gli americani non avrebbero mai dovuto essere lì e
che hanno subito danni mentali permanenti a causa del loro periodo
in Somalia.
Questo viene ampliato da Tom
Satterly, che usa i suoi ultimi momenti nella serie per discutere
di come è stato addestrato ad andare in guerra, ma non come
affrontarne le conseguenze. Questa è una realtà che i soldati di
entrambe le parti hanno dovuto affrontare, essendo questo uno dei
principali punti tematici di Black Hawk Down: la storia
vera.
Il regista di The
Black Phone 2, Scott Derrickson,
annuncia una differenza importante nel prossimo sequel, che lo
renderà “più spaventoso” rispetto al primo. The Black
Phone si concludeva chiudendo il cerchio della storia di una
scuola media, con Finney (Mason Thames) che
uccideva l’Arraffatore (Ethan
Hawke) con il telefono che usava per comunicare con le
sue precedenti vittime. L’imminente sequel vedrà il ritorno del
protagonista in nuove circostanze, anche se i dettagli esatti di
ciò che accadrà nel film non sono stati resi noti. Tuttavia, con la
conferma del ritorno di importanti personaggi, molti elementi
risulteranno familiari.
Parlando con GamesRadar+, Derrickson ha rivelato che una differenza
chiave in The
Black Phone 2 renderà la storia “più
grafica” e “più spaventosa” rispetto al film
originale. Il regista ha spiegato che il fatto che il film
sia incentrato sulla scuola superiore piuttosto che sulla scuola
media ha reso necessaria una trama più cupa e adulta
rispetto al primo film. Tuttavia, ha promesso che questo sarà
illustrato nel modo in cui i personaggi verranno stabiliti nel
nuovo film, aggiungendo questi importanti elementi. Ecco cosa ha
detto Derrickson qui sotto:
La differenza principale è che
si tratta di un film sulla maturità, così come il film originale
era un film sulla maturità alle scuole medie, ma sono due tipi di
cose molto diverse.Un film sulla maturità richiede di
più.Deve essere più viscerale.Deve essere, credo,
più grafico, più spaventoso.
Penso che il cambiamento che
avviene negli esseri umani tra le scuole medie e le superiori sia
uno dei più grandi cambiamenti che si affrontano nella vita.Quindi, poter rivisitare questi personaggi che si sono davvero
sviluppati come persone nei quattro anni trascorsi tra un film e
l’altro è stato molto interessante per me.
The Black Phone 2 è basato
sull’omonimo racconto di Joe Hill.
Cosa significa per il film il
focus sul liceo di The Black Phone 2
La sua attenzione sarà diversa
dalle premesse originali
Il cast di The Black Phone
2 vedrà non solo il ritorno di Thames nei panni di
Finney e di Hawke in quelli dell’Arrapinatore, ma anche di
altri personaggi del primo film, come Gwen (Madeleine McGraw),
Terrance (Jeremy Davies) e Robin (Miguel Mora). La trama esatta è
attualmente sconosciuta, soprattutto perché l’antagonista è morto
nel primo film. Questo significa che il sequel probabilmente si
baserà maggiormente sugli elementi soprannaturali del primo film,
enfatizzando le sue idee attraverso una lente familiare che
permette di mostrare nuove prospettive.
La conferma da parte di Derrickson
di una storia più terrificante non sorprende più di tanto, dal
momento che il film avrà davvero bisogno di aumentare il suo
fattore paura per giustificare la continuazione della storia. Dato
il grande successo al botteghino del primo film, che ha
guadagnato 161,4 milioni di dollari a fronte di un budget di 16-18
milioni, The Black Phone 2 è
molto atteso, il che giustifica il fatto che il sequel avrà una
storia più terrificante. Sembra inoltre che il film tratterà
simbolicamente le paure del liceo attraverso una storia
dell’orrore, con qualsiasi cosa Finney debba affrontare che abbia
un legame con la sua crescita.
In Justice League (qui
la recensione), il film del 2017, la posta in gioco era
letteralmente il destino del mondo. Steppenwolf
(Ciarán Hinds) torna sulla Terra per portare a
termine la missione iniziata cinquemila anni prima: usare il potere
di tre Scatole Madre per formare “l’Unità” e terraformare il nostro
mondo in un’altra Apokolips. All’epoca, fu sventato e bandito da
un’alleanza di difensori composta da Atlantidei, Amazzoni, divinità
greche, tribù di Uomini e una Lanterna Verde. Ma nel 2017 la Terra
ha molti meno difensori, fino a quando Batman
(Ben
Affleck) e Wonder Woman (Gal
Gadot) non formano la Justice
League.
Rendendosi però conto che pur
combinati i loro poteri non sono sufficienti a sconfiggere
Steppenwolf e i suoi Parademoni, il gruppo – composto anche
da Aquaman (JasonMomoa), Flash (Ezra
Miller) e Cyborg (Ray Fisher) – decide
di usare il potere della terza Scatola Madre per resuscitare
Superman (Henry
Cavill). Con Superman che prende il posto che gli
spetta nella Justice League, gli eroi affrontano gli invasori
alieni in una resa dei conti finale in un piccolo villaggio della
Russia. Ciò che accade nel finale getta le basi per i successivi
film del DCEU, anche se sappiamo che questo franchise è oggi stato
bruscamente concluso.
La spiegazione del finale di Justice
League
A garantire la vittoria finale della
Justice League sono stati Cyborg e l’Uomo
d’Acciaio. La tecnologia che compone il corpo meccanico di
Cyborg proviene infatti dalla Scatola Madre, che gli permette di
avere una connessione e una comprensione uniche di questo oggetto.
Anche allora, quando Cyborg si interfacciava con la Scatola Madre,
non riusciva a separare l’Unità. Fortunatamente, Superman era
disponibile a dare una mano con la sua forza bruta e la sua
invulnerabilità, che gli hanno permesso di sopravvivere all’ondata
di energia che si è sprigionata dall’interruzione dell’Unità.
Superman e Cyborg insieme hanno quindi distrutto le Scatole Madre,
salvando la Terra dall’essere trasformata in un’altra
Apokolips.
Superman è stato
anche il fattore decisivo per sconfiggere
Steppenwolf stesso. Quest’ultimo era riuscito a
tenere a bada Wonder Woman,
Aquaman e Flash, ma la forza
kryptoniana di Superman ha ribaltato la situazione. Una volta che
Wonder Woman è riuscita a frantumare l’ascia da battaglia di
Steppenwolf dopo averla congelata con il respiro gelido di
Superman, il conquistatore alieno ha provato per la prima volta la
vera paura. Le sue legioni di Parademoni si nutrono di paura e una
volta che l’hanno percepita in Steppenwolf, si sono accese e si
sono scagliate contro il loro ex padrone. Con Steppenwolf che
lottava contro i suoi rabbiosi Parademoni, le forze apokoliptiane
si allontanarono dalla Terra. La Justice League vince e il mondo
viene salvato.
Quello che accade dopo la sconfitta
di Steppenwolf
Dopo la battaglia con Steppenwolf,
la Justice League torna alle proprie vite private, ma la vittoria
ha anche consolidato la loro alleanza in modo permanente. Tornati a
Gotham, Bruce Wayne e Diana
Prince esaminano le rovine della casa ancestrale di Bruce,
Wayne Manor, e progettano di trasformarla nel quartier generale
della Lega. Bruce immaginava un tavolo rotondo al centro della sala
principale del maniero, con sei posti a sedere. “Ma con spazio
per altri”, suggerì Diana. Il fatto che Batman, che a volte ha
rimproverato al commissario Gordon (J.K.
Simmons) l’idea stessa della squadra che ha riunito,
non solo voglia che la Lega continui a esistere, ma abbia
intenzione di dedicare le sue risorse al successo della Lega è
un’enorme svolta per il Cavaliere Oscuro.
Batman è rimasto solitario per un
numero imprecisato di anni, probabilmente da quando
Joker (Jared
Leto) e Harley Quinn (Margot
Robbie) uccisero Robin e lasciarono a Batman il
costume vandalizzato del Ragazzo Meraviglia. Bruce ha sorriso
quando Barry Allen ha ammesso di aver bisogno di amici, ma Batman è
giunto alla stessa conclusione su se stesso. Ora che Superman è
tornato (e questo è stato in gran parte merito suo) e che la Lega è
al suo posto, Batman ha un ritrovato senso di speranza, cosa di cui
il suo maggiordomo Alfred (Jeremy
Irons) può essere lieto.
Anche Wonder Woman
è stata cambiata in meglio dalla sua esperienza con la Justice
League. Batman l’aveva costretta a confrontarsi con il secolo in
cui aveva scelto di non impegnarsi nel suo ruolo di protettrice e
faro di speranza per il mondo. Wonder Woman ha però accettato la
leadership della Lega e la responsabilità che ne deriva quando li
ha guidati nella battaglia finale con Steppenwolf. Dopo aver
sventato una rapina al British Museum alla fine del film, Wonder
Woman incontra il pubblico per la prima volta, accettando il suo
ruolo di ambasciatrice della Lega e dello stile di vita delle
Amazzoni.
La Fattoria Kent, invece, era stata
acquistata da una banca del Kansas dopo la morte di Clark
Kent, ma Bruce Wayne l’ha ricomprata per i Kent
(acquistando la banca stessa) per rimediare alle sue azioni in
Batman V Superman. Lois Lane
(Amy
Adams) è tornata al Daily Planet nel suo ruolo di
reporter vincitrice del premio Pulitzer, mentre il suo fidanzato
Clark, tornato dalla morte, è tornato a Metropolis. Nel finale del
film, dopo aver individuato una nuova crisi con il suo super udito,
Clark si è nasconde in un vicolo e appre la camicia per rivelare la
sua iconica S, il più luminoso simbolo di speranza del DCEU.
Barry Allen ha
invece fatto visita a suo padre Henry (Billy
Crudup) in prigione con una grande notizia: Barry ha
ora un lavoro fisso come scienziato forense nel dipartimento di
polizia di Central City. Barry ha trascorso diversi anni facendo
lavori saltuari mentre progettava la sua identità da supereroe e
cercava un modo per liberare suo padre dalla prigione. Fiducioso,
ora che è riuscito a combattere e a salvare il mondo come Flash,
Barry è ora il difensore dei supereroi di Central City. Nella
scena a metà dei titoli di coda, vediamo poi proprio Flash sfidare
Superman per determinare chi dei due sia davvero l’uomo più veloce
in circolazione.
Aquaman, invece, ha
trascorso anni di amarezza per le sue origini atlantidee, senza mai
capire perché sua madre, la regina Atlanna, lo
abbia abbandonato nel mondo di superficie. La breve interazione di
Aquaman con Mera (Amber
Heard) ad Atlantide ha lasciato intravedere le
risposte che il Re dei Sette Mari avrebbe poi trovato nel film a
lui dedicato uscito nel 2018. Per quanto riguarda
Cyborg, ha riallacciato i rapporti con il padre e
ha ricevuto un aggiornamento del suo corpo meccanico. Non si
nasconde più nell’ombra ora che fa parte della Justice League, il
che è per lui un’evoluzione entusiasmante dopo anni di
sofferenze.
La fine del DCEU
Infine, nell’altra scena
post-credits di Justice League, seguiamo
Lex Luthor (Jesse
Eisenberg), che apprendiamo essere evaso dall’Arkham
Asylum, dove era stato rinchiuso alla fine di
Batman V Superman: Dawn of Justice. In questa scene Luthor si
incontra con Slade Wilson alias
Deathstroke (Joe
Manganiello) a bordo del suo lussuoso yacht per
discutere della rinascita di Superman, della Justice League e dei
loro piani futuri. “Non dovremmo avere una lega tutta
nostra?”. pensa Luthor. Purtroppo, come noto, dopo il continuo
insuccesso dei film del DCEU, nel 2023 con Aquaman e il Regno Perduto questo franchise viene del
tutto accantonato, lasciando dunque incompiute le sue possibili
storie future.
Il 10 febbraio, in occasione del
Giorno del ricordoin memoria delle
Vittime delle foibe, dell’Esodo Istriano, Fiumano, Giuliano e
Dalmata, Rai 1 trasmette in prima visione il film
La bambina con la valigia, diretto da
Gianluca Mazzella e tratto dall’omonimo libro
autobiografico scritto da Egea Haffner insieme a
Gigliola Alvisi, edito da Piemme-Mondadori. Un
racconto struggente e appassionante dedicato ad una delle pagine
più drammatiche della storia italiana, il cui monito arriva forte
ancora oggi a noi.
“Raccontando in un film la vita
di quella donna e della sua famiglia – spiega il regista
parlando della decisione di realizzare La bambina con
la valigia – sarebbe stato per me possibile
contribuire alla divulgazione di un evento di portata gigantesca,
una pagina molto drammatica della nostra storia recente ancora
troppo poco conosciuta dalla maggioranza degli
italiani”. Il racconto fornito da Haffner con la sua
autobiografia offre così l’occasione ideale per raccontare tale
evento, rappresentando uno dei tanti punti di vista possibili su
quanto avvenuto.
Tra ricostruzione storica, indagine
introspettiva e forti emozioni, il film è quindi un’occasione da
non perdere per scoprire di più sulla storia di un Paese, che è
anche di ognuno di noi. In questo articolo, approfondiamo dunque
alcune delle principali curiosità relative a La bambina con
la valigia. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
storia vera di cui narra. Infine, si elencheranno
anche le principali piattaforme streaming
contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di La
bambina con la valigia
La storia prende il via nel 1944 a Pola, città
portuale dell’Istria. La guerra è ancora in corso
e i bombardamenti degli Alleati si abbattono sulla città e sul
porto, considerato un punto strategico per la difesa dell’Italia
settentrionale. Ma per la piccola Egea Haffner,
cresciuta tra la gioielleria del padre Kurt e la
villa dei nonni, la vita sembra ancora conservare la sua magia. Ma
tutto cambia con la fine del conflitto. Nel maggio del 1945 i
partigiani comunisti di Josip Broz Tito prendono
il controllo dell’Istria, della Dalmazia e della Venezia Giulia,
territori fino ad allora italiani.
L’occupazione jugoslava porta con sé arresti, vendette e
deportazioni contro coloro che vengono considerati “nemici del
popolo”. Una notte, due uomini in divisa bussano alla porta di casa
Haffner e portano via Kurt, con la scusa di un interrogatorio di
routine. L’uomo non farà mai ritorno e per sfuggire alle violenze
contro gli italiani, la madre di Egea, Ersilia,
prende la decisione di fuggire a Bolzano, dove la bambina verrà
accolta dalla nonna e dalla zia Ilse. Egea si
ritrova così ad essere profuga in una nuova città, lontana
dalla sua terra e da tutto ciò che conosceva.
Ad interpretare Egea da bambina si ritrova Petra
Bevilacqua, mentre Sinead Thornhill
interpreta Egea a 18 anni. Prima di questo ruolo, Thornhill è stata
vista nelle serie
La legge di Lidia Poet e Brennero. Egea a 60
anni, infine, è interpretata da Roberta
Sferzi. Recitano poi nel film Claudia
Vismara nel ruolo della madre
Ersilia, Sara Lazzaro in quello della
zia Ilse e Sandra Ceccarelli nel ruolo della
nonna Maria. Andrea Bosca interpreta Kurt, padre
di Ersilia, mentre completano il cast gli attori Mattia
Teruzzi nel ruolo di Giovanni, Davide
Strava in quello di Alfonso, Enrica Rosso
in quello di Paolina e Anita Kravos in quello
della Madre superiora.
La vera storia dietro il film
La storia di Egea, come già detto, è
la storia di centinaia di migliaia di italiani, che furono
costretti a lasciare l’Istria, Fiume e la Dalmazia, portando con sé
pochissimi effetti personali e il dolore di essere considerati
stranieri in patria. La loro “colpa” era quella di essere italiani
in una terra contesa, finita sotto il controllo jugoslavo. Tra gli
eventi di questa nuova situazione politica si ricordano i
massacri delle foibe, eccidi ai danni di militari
e civili italiani autoctoni della Venezia Giulia, del Quarnaro e
della Dalmazia, avvenuti durante e subito dopo la seconda guerra
mondiale da parte dei partigiani jugoslavi e dell’OZNA.
Al massacro delle foibe seguì
l’esodo giuliano dalmata, ovvero l’emigrazione forzata della
maggioranza dei cittadini di etnia e di lingua italiana. Tra questi
vi era proprio Egea Haffner, nata a Pola il 3
ottobre 1941 e divenuta involontariamente il volto di una delle
immagini più evocative della tragedia dell’esodo istriano-dalmata.
Il 6 luglio 1946, infatti, poco prima della sua partenza dalla
città, lo zio decise di portarla dal fotografo di famiglia,
Giacomo Szentivànyi, per scattarle una foto.
L’immagine, che col tempo diventerà un’icona della memoria storica:
ritrae Egea con un ombrellino in mano e una valigia accanto, su cui
campeggia la scritta: “Esule Giuliana 30.001“.
Il numero indica i 30.000 italiani
di Pola destinati all’esilio. Si stima inoltre che i giuliani, i
quarnerini e i dalmati che emigrarono dalle loro terre di origine,
tra il 1941 e il 1956, ammontino a un numero compreso tra le
250mila e le 350mila persone, non disposte ad accettare il nuovo
regime dittatoriale. L’emigrazione fu infatti dovuta sia
all’oppressione esercitata da un regime di natura totalitaria che
impediva la libera espressione dell’identità nazionale, sia al
rigetto dei mutamenti nell’egemonia nazionale e sociale nell’area e
infine per la vicinanza dell’Italia
Dopo l’esodo, Egea cresce a Bolzano,
accudita dalla nonna Maria e dalla zia
Ilse, mentre la madre si stabilisce in Sardegna
per rifarsi una vita. Con il tempo, Egea prenderà piena
consapevolezza del dramma vissuto e diventerà testimone della
memoria degli esuli istriani, fiumani e dalmati. La sua immagine
ricompare nel 1997, quando viene scelta come manifesto ufficiale
della mostra “Istria – I volti dell’esodo 1945-1956“. Da
quel momento, diventa simbolo di una diaspora a lungo dimenticata.
Oggi Egea Haffner vive a Rovereto, circondata dall’affetto del
marito Giovanni, delle sue due figlie e delle sei nipoti. La sua
storia è un richiamo affinché simili tragedie non vengano più
rimosse dalla coscienza storica italiana.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
Il film La bambina con la
valigia è presente nel palinsesto televisivo di
lunedì 10 febbraio alle ore 21:30
sul canale Rai 1. Di conseguenza, sarà presente
anche sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo
si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda.
Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per
trovare il film e far partire la visione.
L’attacco dei
Giganti è ampiamente considerato uno dei
più grandi shonen di tutti i tempi, e racconta la storia di un
mondo in guerra con i Titani mangiatori di uomini che massacrano
tutti gli umani che osano avventurarsi fuori dalle mura protettive
di Paradis Island. Dopo aver sofferto per anni, il personaggio
principale della serie, Eren Yeager, si dedica
all’uccisione di ogni Titano in modo che l’umanità possa finalmente
essere libera e in pace senza preoccuparsi delle minacce
costanti.
La splendida animazione di MAPPA e
la scrittura abile di Isayama rendono L’attacco dei
Giganti un vero classico, ma c’è un altro motivo per cui
l’anime è così incredibile: le sue lezioni di
vita. L’attacco dei Giganti è pieno di
momenti di saggezza su argomenti fondamentali come amicizia,
conflitto e perdita, e utilizza il linguaggio del fantasy per
parlare di argomenti che sono riscontrabili nella vita reale. Quali
sono i più grandi insegnamenti che questo anime ha lasciato agli
spettatori?
Amicizia e famiglia sono
insostituibili e vale la pena lottare per loro
La motivazione principale di Eren è
il suo desiderio incrollabile di salvare i suoi migliori amici
dalla tirannia dei Titani
L’amicizia è uno
dei temi più importanti in L’attacco dei
Giganti, che offre ai personaggi speranza in un mondo
altrimenti cupo. Molti personaggi, come Eren, Armin e Mikasa, ad
esempio, hanno perso i loro familiari a causa dei Titani, quindi
non hanno nessuno su cui contare se non l’uno dell’altro. Tutti e
tre hanno perso tutti i loro parenti negli attacchi dei Titani nel
corso degli anni e il trio si è avvicinato, non solo per
sopravvivere, ma per un amore genuino reciproco.
Il Corpo di Ricerca è tecnicamente
un’unità militare, ma dopo anni di servizio trascorsi insieme, sono
diventati simili a una famiglia disposta a rischiare la vita l’uno
per l’altro senza pensarci due volte. Gruppi di amici come Sasha,
Connie e Jean, o Levi, Erwin e Hange, dimostrano quanto il tema
dell’amicizia sia fortemente intrecciato nella storia di
L’attacco dei Giganti. Tutte le azioni di Eren
nella serie, inclusa la sua decisione di iniziare alla fine il
Boato della Terra con il suo Gigante Fondatore, sono motivate dal
suo desiderio di salvare i suoi cari dall’essere danneggiati dai
Titani.
Con il supporto di amici e
familiari, anche le situazioni più tristi della vita possono
sembrare meno tragiche, e questo è sicuramente il messaggio che
L’attacco dei Giganti trasmette. Ogni personaggio,
che sia Marleyano, Eldiano o altro, sta lottando per proteggere
qualcuno, e questo gli dà la spinta per andare avanti, anche quando
le probabilità di successo sembrano sfavorevoli.
Anche se una situazione sembra
senza speranza, non arrenderti
Armin non ha mai rinunciato alla
pace, mentre Eren non ha mai rinunciato alla libertà
Se l’umanità si fosse
arresa, i Titani avrebbero alla fine conquistato il mondo intero,
annientando l’umanità per sempre. Quindi, uno dei messaggi
principali di L’attacco dei Giganti è
semplice, ma profondo: non arrenderti, anche quando sembra
l’opzione più facile. In vari punti della serie, i
personaggi hanno sicuramente pensato di arrendersi, perché sembrava
che i loro sforzi non avrebbero mai fatto una vera differenza nel
fermare il conflitto tra umani e Titani.
Dopo che Erwin ha guidato la sua
carica suicida contro il Gigante Bestia, che ha portato non solo a
una sconfitta brutale, ma alla morte del suo intero esercito,
incluso lui stesso, l’Armata Ricognitiva si è sentita disperata e
ha perso la motivazione. Alcuni personaggi, tuttavia, come Eren,
non hanno mai nemmeno preso in considerazione l’idea di rinunciare
alla lotta, come dimostra la sua potente citazione, “Devo
continuare ad andare avanti”. Anche quando Eren perse tutto,
inclusa sua madre, i suoi amici e la sua stessa vita, si rifiutò di
fermarsi, inseguendo il suo obiettivo di libertà finché non ne poté
più.
Allo stesso modo in cui Eren non
smise mai di lottare per la libertà, Armin non rinunciò mai a
lavorare per la pace per l’umanità. Anche quando ciò si concluse
con la morte del suo migliore amico, tenne a mente il bene
superiore dell’umanità e continuò a spingere attraverso le
circostanze più dolorose della sua vita. Nelle situazioni
difficili, è sempre più facile arrendersi, ma come numerosi
personaggi di L’attacco dei Giganti hanno
illustrato attraverso le loro parole e azioni, il vero cambiamento
non avverrà mai senza duro lavoro e sacrificio.
La guerra è spesso inutile,
causando più danni che benefici
Milioni di persone sono morte nel
Boato, fornendo un quadro lampante delle terribili conseguenze
della guerra
Hajime Isayama, mangaka di
L’attacco dei Giganti, è stato abbastanza
esplicito riguardo al messaggio anti-guerra che sperava di
trasmettere attraverso la serie. La realtà è che la guerra
di qualsiasi tipo porterà sempre con sé conseguenze negative e
dolore, ed è per questo che Isayama ha scelto un finale
triste e realistico per L’attacco dei Giganti,
perché ha sostenuto che una risoluzione perfetta “sembra un po’
banale”. La battaglia tra l’umanità e i giganti potrebbe essere
stata necessaria, poiché i giganti non avrebbero certamente smesso
di maltrattare l’umanità senza interferenze esterne, ma ciò non
significa che non ci siano state gravi conseguenze.
In particolare, il Boato di Eren è
iniziato con il Titano fondatore che ha ucciso milioni di persone,
spazzando via una grande percentuale della popolazione mondiale in
pochi istanti. La battaglia potrebbe essere iniziata come una lotta
tra umani e giganti, ma si è rapidamente trasformata in una lotta
tra umani, il che è stato uno scontro inutile senza vincitori
perché danneggiava profondamente entrambe le parti. Armin e Mikasa,
insieme agli altri membri dell’Alleanza, dovettero porre fine alla
vita di Eren come risultato, perché si rifiutava di vedere
l’inutilità della guerra ed era intenzionato a uccidere chiunque
non fosse Eldiano. Gli ideali di Eren gli costarono la vita, e
questo punto della trama non fa che dimostrare ulteriormente che la
battaglia, sebbene a volte necessaria, comporta terribili
ripercussioni.
Sebbene il finale di
L’attacco dei Giganti sia devastante e Isayama
abbia ricevuto dure critiche per questo, trasmette correttamente
gli orrori della guerra, offrendo al contempo un leggero lato
positivo attraverso l’impegno di Armin e dei membri dell’Alleanza a
risolvere i conflitti futuri attraverso mezzi di risoluzione più
pacifici, consentendo al ricordo della guerra di ricordare a tutti
loro di non arrivare mai più a tali estremi.
Il tuo nemico potrebbe avere più
cose in comune con te di quanto pensi
Marley e Eldia, che si odiavano,
iniziarono a vedere l’umanità delle persone che consideravano
nemiche
Una delle dispute più
importanti in L’attacco dei Giganti fu
quella tra Eldia e Marley. Entrambi i paesi si consideravano
nemici; Eldia odiava i Marleyani per averli lasciati intrappolati
su Paradis Island lontano da tutti gli altri, mentre Marley odiava
Eldia per aver avuto abilità di mutaforma tipiche dei Giganti,
considerandoli la causa del triste stato del mondo. Per anni,
vissero a oceani di distanza, combattendosi e disprezzandosi a
vicenda.
Una volta che gli Eldiani e i
Marleyani iniziarono finalmente ad ascoltarsi, si resero conto di
non essere così diversi come un tempo pensavano. Uniti
dall’obiettivo comune di impedire a Eren di annientare l’umanità,
gli Eldiani e i Marleyani collaborarono per proteggersi a vicenda
dai Titani e porre fine al piano omicida di Eren. L’Alleanza
Globale fu il primo passo nella giusta direzione e, sebbene il
gruppo si fosse formato principalmente per fermare Eren, rivelò che
questi precedenti nemici potevano lavorare insieme.
Per secoli, Marley e Eldia furono
accecati dal loro odio reciproco, ma dopo il Boato della Terra,
questi due paesi, che un tempo erano così in disaccordo, iniziarono
finalmente a cercare la pace. La conclusione della guerra non causò
un’armonia immediata in tutto il mondo né annullò immediatamente
anni di combattimenti, ma spinse l’umanità a cercare alternative
non violente alla guerra e finalmente ad ascoltare e provare
empatia per gli altri che un tempo erano nemici, come dimostrato
dai membri dell’Alleanza che viaggiarono per iniziare i colloqui di
pace alla fine di L’attacco dei giganti.
Reagisci contro l’ingiustizia
Alla fine di L’attacco dei giganti,
l’umanità si è unita per combattere contro i Titani
Per tutta la vita di Eren,
tutto ciò che ha conosciuto è stata un’esistenza di paura e terrore
che un giorno i Titani avrebbero colpito di nuovo, abbattendo le
mura costruite con cura di Paradis Island e uccidendo i suoi cari.
Sebbene alcuni cittadini si siano rassegnati alla sfortunata realtà
e si siano rifiutati di resistere, Eren ha assunto una posizione
completamente diversa, dedicando la sua vita a combattere contro le
creature assetate di sangue.
Eren ha riconosciuto l’ingiustizia
del fatto che l’umanità dovesse vivere intrappolata come un animale
in una gabbia, costantemente spaventata di perdere la vita a causa
di esseri tirannici che incombevano costantemente appena fuori
dalle mura. La citazione più famosa di Eren nella serie discute
proprio questa idea: “Se vinci, vivi. Se perdi, muori”.
Per Eren, la scelta era semplice, doveva combattere contro i
Titani, perché se non l’avesse fatto, sarebbe morto fisicamente o
avrebbe vissuto un’esistenza miserabile peggiore della morte.
Molte altre ingiustizie sono
ritratte in L’attacco dei Giganti, come il
maltrattamento degli Eldiani da parte di altri paesi perché hanno
abilità di trasformazione dei Titani. Molte persone si
accontentavano di sopportare queste lamentele, ma altri personaggi
coraggiosi, come Armin, ad esempio, hanno parlato e hanno resistito
ogni volta che era possibile, tentando di cambiare la situazione in
meglio. Grazie agli sforzi congiunti dell’umanità, i Giganti sono
stati finalmente sconfitti alla fine di L’attacco dei
Giganti, il che mostra il potente effetto della lotta
all’ingiustizia, sebbene molte perdite strazianti si siano
verificate lungo il percorso.
Miles Teller è pronto a recitare con il premio
Oscar Casey Affleck (Manchester By The Sea) nel
thriller sulla caccia all’uomo Wild Game, dello
sceneggiatore candidato all’Oscar Jason Hall
(American Sniper) che dirigerà.
Il due volte candidato all’Oscar
Fred Berger (A Complete Unknown, La La Land) e
Brian Kavanaugh Jones (Longlegs, The Bikeriders)
stanno producendo per Range, insieme a Hall e Steve
Richards (Afterburn) di Endurance. Endurance sta
finanziando e le riprese sono programmate per la primavera.
Capstone Pictures presenterà il
progetto agli acquirenti internazionali all’European Film Market di
questa settimana a Berlino, con il CEO dell’azienda Christian
Mercuri presso l’ufficio berlinese dell’azienda al Mandala. CAA
Media Finance, Range Select e UTA Independent Film Group stanno
co-rappresentando le vendite nazionali.
Il film è un adattamento di
Jason Hall del romanzo omonimo di Frank Bergon,
basato su eventi reali. La sinossi recita: “Quando l’ufficiale
della Fish and Game Jack Irigaray (Casey Affleck) si unisce a un
arresto di routine di un bracconiere nel deserto di Black Rock, un
incontro mortale con il rinnegato Claude Dallas (Miles Teller)
manda in frantumi la sua realtà e lo spinge in una ricerca
incessante di vendetta, che confonde il confine tra giustizia e
ossessione”.
Miles Teller e Hall hanno già
collaborato nel film della Universal Pictures del 2017
Thank You For Your Service, che Hall ha scritto e
diretto.
Lucky Red e Universal Pictures
International Italy annunciano la distribuzione e la data d’uscita
di A Different
Man, nelle sale cinematografiche dal prossimo 20
marzo e per l’occasione ne svela il trailer italiano.
Scritto e diretto da Aaron
Schimberg, è interpretato da un cast d’eccellenza:
Sebastian Stan (il candidato premio Oscar che per
questo ruolo ha da poco ottenuto il Golden Globe come migliore
attore in una commedia o musical e si è aggiudicato il premio come
migliore attore allo scorso Festival di Berlino dove il film era in
concorso), Renate Reinsve (l’attrice norvegese che ha vinto
la Palma d’Oro per la migliore interpretazione femminile a Cannes
con La persona peggiore del mondo) e Adam Pearson
(famoso conduttore televisivo e attivista con
neurofibromatosi).
La trama di A Different
Man
In A Different Man Edward
(Sebastian Stan) è un aspirante artista con
il viso e il corpo deformato, innamorato della sua vicina di casa
(Renate Reinsve) che si sottopone a un
intervento medico per trasformare drasticamente il
suo aspetto. Ma quando incontrerà Oswald (Adam
Pearson), anche lui nato con la malattia NF1 e che sembra
rubargli la scena dentro e fuori dal palcoscenico, la sua nuova
vita da sogno si trasformerà rapidamente in un incubo.
Ambientato sullo sfondo
di una New York quasi alleniana e teso come un filo, senza un
fotogramma
sprecato, A Different Man evoca allo
stesso tempo la sensazione instabile e vertiginosa di un
incubo assurdo e sempre più oscuro, mentre
l’intensa atmosfera rimanda a una miriade di film su
una persona provata da quello che vede allo specchio: dal classico
dell’orrore Occhi senza volto di Georges Franju,
alla parabola sul trapianto di faccia di Hiroshira
Teshigahara Il volto di un’altro, dallo straziante
thriller fantascientifico degli anni ’60 di John
Frankenheimer Operazione diabolica, al thriller
d’azione degli anni ’80 Face/Off di John
Woo fino alla favola di Pedro Almodóvar su un chirurgo che
sperimenta su un prigioniero nel suo scantinato, La pelle
che abito.
Ma per quanto strizzi
l’occhio ai suoi
predecessori, A Different Man prende una
direzione nuova e audace, analizzando a ritroso
le radici del pregiudizio facciale, mentre il pubblico viene
catturato dalla storia di Edward attraverso un’esplorazione della
bellezza, dell’attrazione, del successo, delle facciate e della
scivolosità di chi siamo veramente.
Schimberg ha cercato di coltivare
un’atmosfera grintosa, stravagante ma avvolgente in ogni
elemento della produzione, dalla colonna sonora ricca e
ossessionante del compositore italiano Umberto Smerilli,
alla fotografia in Super 16 millimetri del direttore della
fotografia Wyatt Garfield che è riuscito a catturato la luce
di un film girato interamente in esterni nell’East Village,
nell’Upper West Side e in alcune zone di Brooklyn.
Divenuto celebre negli ultimi anni
per il ruolo di Falcon nel Marvel Cinematic
Universe, Anthony Mackie ha provato
in più occasioni di essere un attore completo, recitando in
progetti ben diversi da quelli in cui si è soliti vederlo. Tra i
nomi di punta per il futuro dell’MCU, Mackie vive al momento un
periodo d’oro, apprezzato dai fan e dalla critica.
3. Ha preso parte a prodotti
televisivi. Dopo aver recitato nei film televisivi
Sucker Free City (2004) e All the Way (2016), si
fa notare come protagonista della puntata Striking Vipers,
della quinta stagione della serie Black Mirror (2019). È
poi il protagonista della seconda stagione di Altered
Carbon (2020), mentre nel 2021 è protagonista di
The Falcon and the Winter Soldier, dove riprende il ruolo
di Falcon. Nel 2023 recita infine nella serie Twisted
Metal.
4. Ha recitato con il noto
rapper. L’attore ha debuttato al cinema con il ruolo di
Papa Doc in 8 Mile. Questi è il capo del Free World,
gruppo di aspiranti rapper contro i quali si pone Jimmy Smith,
interpretato da Eminem. I due si sfideranno infine
per una battaglia all’ultima rima, dove si stabilirà chi di loro è
il miglior rapper. La scene tra i due fu inoltre totalmente
improvvisata e grazie alla sua interpretazione Mackie è divenuto
subito molto popolare.
Anthony Mackie ha interpretato anche il rapper Tupac
Il suo personaggio in 8
Mile a un certo punto viene paragonato negativamente per le
sue capacità di rapper a quelle di Tupac Shakur. 6
anni dopo, Anthony ha avuto modo di interpretare proprio Tupac nel
film Notorious B.I.G. (2009).
Anthony Mackie è Falcon nel Marvel
Cinematic Universe
5. È il ruolo che sognava da
sempre. Tra i desideri di Mackie vi era quello di
interpretare un supereroe al cinema. L’attore ha dichiarato di aver
mandato numerose email agli studi Marvel richiedendo di essere
selezionato per una qualsiasi parte. Colpito dalla sua tenacia, il
produttore Kevin
Feige decise di affidargli il ruolo di Falcon, con il
quale sarebbe poi divenuto noto. Mackie ha poi raccontato
di aver voluto interpretare tale ruolo per dimostrare che
possono esistere supereroi neri nei quali potersi identificare.
Anthony Mackie è il nuovo Captain America
6. Chris Evans gli ha
rivelato la notizia. Durante una recente intervista
per promuovere Captain America: Brave New World, Anthony
Mackie ha rivelato che a fargli scoprire che sarebbe
divenuto il nuovo Captain America del MCU è stato proprio l’originale
Captain America, Chris Evans. Quest’ultimo ha infatti
fatto leggere il copione di Avengers:
Endgame al collega, svelandogli così come nelle ultime
pagine fosse presente il passaggio di scudo tra i loro personaggi.
Mackie ha rivelato di aver avuto difficoltà a credere alla cosa e
se ne è convinto solo dopo la conferma da parte di Evans.
7. È stato protagonista di
un noto episodio della serie Netflix. Mackie è il
protagonista dell’episodio Striking Vipers, il primo
della quinta stagione di Black Mirror. In esso
interpreta Danny, il quale intraprende una complessa relazione con
un suo amico all’interno però di un videogioco in realtà virtuale.
Un episodio molto affascinante che ha permesso a Mackie di
cimentarsi con un ruolo diverso dai soliti in cui lo si era fino a
quel momento visto.
Anthony Mackie e Morena Baccarin in Elevation
8. Ha prodotto il
film. Nel 2024 Mackie prende parte a
Elevation, un film thriller d’azione post-apocalittico in
cui recita accanto all’attrice Morena
Baccarin. Nel film, Mackie interpreta un
padre single che insieme a due donne abbandona la sicurezza della
sua casa per affrontare creature mostruose per salvare la vita di
un ragazzo. Oltre ad essere il protagonista maschile del film,
Mackie ne è anche produttore.
La moglie di Anthony Mackie
9. Ha sposato la sua storica
fidanzata. Nel 2014 l’attore ha sposato Sheletta
Chapital, sua compagna di lunga data. I due mantengono la
loro vita sentimentale privata, evitando di condividere dettagli
personali. Passa infatti quasi inosservata la nascita dei loro
figli, quattro in tutto, poi annunciati pubblicamente dall’attore.
Tuttavia, sempre senza attirare l’attenzione dei media, i due hanno
poi divorziato nel 2018.
L’età e l’altezza di Anthony
Mackie
10. Anthony Mackie è nato a
New Orleans, in Louisiana, Stati Uniti, il 23 settembre
1978. L’attore è alto complessivamente 1,78 metri.