L’inclusione pianificata di Sabra in
Captain America: Brave New World è stata
incredibilmente controversa fin dall’inizio. La versione a fumetti
dell’eroina è un agente dei servizi segreti israeliani, il Mossad.
Tuttavia, con le tensioni nel mondo reale a causa del conflitto
israelo-palestinese in corso, molti hanno sostenuto che i Marvel Studios avrebbero dovuto evitare di
adattare proprio questo personaggio.
Invece, è stata presa la decisione
di apportare una serie di cambiamenti radicali a Ruth Bat-Seraph
dell’MCU (interpretata dalla candidata
agli Emmy Shira Haas). Questi cambiamenti sono stati
resi noti e chiari ora dal produttore del film, Nate
Moore, in un’intervista con The National.
“È israeliana, ma non è il
Mossad. Ora lavora nel governo degli Stati Uniti”, ha
confermato Moore. “Ciò che abbiamo trovato interessante è che
molti dei personaggi del film ruotano attorno al presidente
Thaddeus Ross [Harrison Ford]. Ruth lavora nel governo sotto Ross,
quindi la sua prospettiva su quel personaggio e quella di Sam li
mettono in rotta di collisione”.
“È israeliana di prima
generazione, ma lavora nel governo degli Stati Uniti”, ha
aggiunto prima di spiegare come i Marvel Studios hanno affrontato
l’idea di portare Sabra in live-action. “Cerchiamo di prendere
l’essenza di un personaggio ma di reinterpretarla in un modo che
troviamo interessante”.
Le modifiche apportate al personaggio di Shira Haas
“Quando abbiamo realizzato il
film ‘Black Widow’, ci siamo resi conto che c’era
l’opportunità di collegare quella mitologia a personaggi che
pensavamo fossero interessanti e che forse non volevamo tradurre in
modo uno a uno rispetto all’editoria”, ha continuato Moore.
“La Ruth Bat-Seraph che incontri nel film ha molto, direi,
l’atteggiamento del personaggio dei fumetti, ma la storia passata è
diversa”.
“Non è più una mutante. E’ stata
addestrata nella stanza rossa [da ‘Black Widow’]”, ha
osservato. “Vuoi creare la versione migliore di un personaggio:
sii onesto con le radici del personaggio senza necessariamente fare
ciò che ha fatto l’editoria. Non volevamo metterla in una boa di
piume e farle lanciare orecchini di diamanti alla gente [come nei
fumetti], ma ci piaceva l’atteggiamento del personaggio”.
Captain America: Brave New
World riprenderà da dove si è conclusa la
serie Disney+The
Falcon and the Winter Soldier, seguendo l’ex Falcon
Sam Wilson (Anthony
Mackie) dopo aver formalmente assunto il ruolo di
Capitan America. Il regista Julius
Onah (Luce, The Cloverfield Paradox) ha
descritto il film come un “thriller paranoico” e ha
confermato che vedrà il ritorno del Leader (Tim Blake
Nelson), che ha iniziato la sua trasformazione radioattiva
alla fine de L’incredibile Hulk del 2008.
Secondo quanto riferito, la star di
Alita: Angelo della BattagliaRosa
Salazar interpreterà la cattiva
Diamondback, mentre Giancarlo Esposito sarà Sidewinder. Harrison Ford, invece, assume qui il ruolo di
Thaddeus “Thunderbolt” Ross, che a quanto rivelato dal primo
trailer si trasformerà ad un certo punto nel Hulk Rosso. Nonostante
dunque avrà degli elementi al di fuori della natura umana, il film
riporterà il Marvel Cinematic
Universe su una dimensione più terrestre e realista, come già
fatto anche dai precedenti film dedicati a Captain America. Il film
è al cinema dal 12 febbraio.
Ghost in the Shell
è un manga scritto da Shirow Masamune nel 1991,
che è stato adattato su numerosi media. Tra questi figurano il film
anime del 1995, la serie del 2002 intitolata Ghost in the
Shell: Stand Alone Complex, e l’adattamento live-action
del 2017 con Scarlett Johansson. Il
film del 2017 vede Scarlett nei panni del maggiore Mira
Killian, sopravvissuta a un attacco terroristico e ricostruita con
un nuovo corpo artificiale da Hanka Robotics. L’amministratore
delegato dell’azienda, Cutter, decide di arruolare Killian come
agente antiterrorismo e di farla assegnare alla Sezione 9.
Il finale di Ghost in the Shell
(la
nostra recensione) rivela che la storia del maggiore Killian è
stata inventata. La sua identità originale era quella di una
radicale giapponese anti-aumento di nome Motoko Kusanagi. La Hanka
Robotics l’aveva rapita insieme al suo connazionale Hideo e a
innumerevoli altri per usarli come cavie. Il film si conclude con
Motoko che riacquista i suoi veri ricordi, vendicando se stessa e
Hideo. Il capo della Sezione 9, Aramaki, uccide Cutter con il
consenso di Motoko, che si riunisce a sua madre e continua a
lavorare alla Sezione 9, libera dall’influenza della Hanka
Robotics.
Cosa succede in Ghost in the
Shell?
Il film è interpretato da Scarlett Johansson nel ruolo del maggiore
Killian. (Immagine via Paramount) Ghost in the Shell segue la
storia di Mira Killian (Scarlett Johansson), sopravvissuta a un
attacco terroristico. Il suo corpo viene ricostruito dalla Hanka
Robotics, che ha scoperto come trapiantare il cervello umano in un
“guscio” artificiale, trasformando Killian in un cyborg. Nonostante
i timori del dottor Ouelet, che ha progettato il nuovo guscio di
Killian, il CEO della Hanka Robotics, Cutter, decide di assumere
Killian come agente antiterrorismo. Successivamente viene assunta
dalla Sezione 9. Lavora sotto il comando del capo Daisuke Aramaki e
i suoi compagni di squadra sono Batou e Togusa. Nel giro di un
anno, Killian sale al grado di maggiore.
Le cose precipitano quando sventa
un attacco terroristico a una conferenza d’affari della Hanka e
viola il protocollo per “tuffarsi” digitalmente in una geisha
robotica controllata a distanza come parte dell’attacco. Il
controllore, noto solo come Kuze, attira la Sezione 9 in un
nightclub yakuza dove viene teso un’imboscata, e gli occhi di Batou
e il corpo di Killian vengono danneggiati in un’esplosione. Cutter
è incredibilmente sconvolto dal comportamento ribelle di Killian e
avverte Aramaki di tenerla in riga, per non far chiudere la Sezione
9.
Kuze uccide la dottoressa Dahlin,
consulente della Hanka per la Sezione 9, e si prepara a dare la
caccia alla dottoressa Ouelete. Killian e Batou riescono a sventare
l’attacco sconfiggendo gli operatori sanitari che Kuze aveva
assoldato per il lavoro. Togusa rintraccia Kuze in un sito di rete
improvvisato, composto da persone che si sono collegate mentalmente
tra loro. Kuze cattura Killian e rivela di essere stata ingannata
sulle sue origini e che le sono stati prescritti farmaci che
sopprimono i suoi veri ricordi. Poi la libera e lei si reca dal
dottor Ouelete per affrontarlo. A questo punto del film Ghost in
the Shell, Cutter ha considerato Killian un peso e ha ordinato a
Ouelete di ucciderla.
Invece, Ouelete ammette di aver
fabbricato i ricordi di Killian e le dà un indirizzo dove può
andare per scoprire la verità sulle sue origini. Dopo che Killian
se ne va, arriva Cutter e uccide Ouelete. Attribuisce l’omicidio a
Killian e dice alla Sezione 9 che è diventata una ribelle. Il film
affronta i temi dell’identità umana nell’era della cibernetica.
(Immagine via Paramount) Quando Killian si reca all’indirizzo
indicato, incontra una donna vedova in un appartamento. Sua figlia,
Motoko Kusanagi, è scappata di casa ed è stata arrestata dalla
polizia.
Secondo loro, Motoko si è
successivamente suicidata. Killian riferisce ad Aramaki queste
informazioni. Cutter li ascolta di nascosto e manda i suoi uomini a
cercare la Sezione 9, ma Batou, Aramaki e Togusa sventano
l’imboscata. Killian segue i suoi ricordi fino all’ultima posizione
nota di Motoko. Incontra Kuze e scopre che una volta lo conosceva
come Hideo. Erano entrambi radicali anti-aumento che furono rapiti
da Hanka per la sperimentazione umana. Cutter cerca di ucciderli
usando un carro armato ragno, che ferisce gravemente Kuze e costa a
Killian un braccio prima di essere distrutto.
Killian promette di mantenere vivi
i ricordi di Kuze e Hideo mentre soccombe alle ferite prima che un
cecchino di Hanka lo finisca. Il Settore 9 salva Killian e Aramaki
uccide Cutter con la sua benedizione. Il giorno dopo viene curata e
abbraccia la sua vera identità di Motoko Kusanagi mentre si
riconcilia con sua madre.
Il film live-action di
Ghost in the Shell si è rivelato una produzione
controversa, sia per la gestione dei temi del materiale originale
che per il casting di Scarlett Johansson nel ruolo di un personaggio
originariamente giapponese. La qualità complessiva e i meriti del
film Ghost in the Shell rimangono ancora oggi oggetto di accesi
dibattiti.
Si è detto molto su come
Superman affronterà cosa significa essere un
giornalista moderno e l’attrice che interpreta Lois Lane, Rachel
Brosnahan, ha già parlato di come l’intrepida reporter
del Daily Planet gestirà le fake news, ma la
vedremo impegnata in qualcosa di più del semplice lavoro in
redazione?
Che Lois sia una reporter televisiva
o addirittura qualcuno che usa i social media per comunicare con i
cittadini di Metropolis ha senso nel mondo di oggi. Tuttavia,
sembra che James
Gunn stia adottando un approccio classico, del
classico lavoro a un giornale cartaceo.
“Ho parlato con una manciata di
giornalisti davvero brillanti per aiutarmi a entrare nella
mentalità di persone che hanno lavorato sia in una redazione che in
una trasmissione, cosa che Lois ovviamente non fa ma… comunque
utile”, conferma Rachel
Brosnahan. “Sono stati fantastici [e] molto
generosi con il loro tempo”.
La notizia che Lois non sarà una
giornalista televisiva è stata accolta con favore dalla maggior
parte dei fan. Non c’è un vero bisogno di modernizzare The Daily
Planet: la serie TV Supergirl ci ha provato con “Catco Worldwide
Media” e rendere Clark Kent e Lois dei veri reporter non è una cosa
negativa. Sarà davvero interessante vedere come Lois concilia lo
scrivere dell’Uomo d’Acciaio con il fatto di sapere presumibilmente
che Clark è segretamente Superman.
Di cosa parla Superman
“Questo film parla dell’umanità
di Clark Kent“, ha detto in precedenza James
Gunn di Superman. “Sì, è un alieno di un altro pianeta
che è super potente, ma è anche profondamente, profondamente umano.
Ha emozioni e sentimenti, e lui, sai, ogni giorno si sveglia e
cerca di fare le scelte migliori che può, e a volte fallisce, ed è
di questo che parla questo film”.
“Questo riguarda un personaggio
complesso, e penso che sia la cosa che sorprenderà completamente il
pubblico. Ciò che non si vede nel trailer, sono queste complesse
relazioni tra Clark e Lois e Lex e Clark, e come interagiscono, e i
diversi valori che hanno e come, sai, si rafforzano a vicenda e si
indeboliscono a vicenda”, ha aggiunto il regista.
Superman, tutto
quello che sappiamo sul film di James Gunn
Superman,
scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che
esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo
metaumano del DCU). Il casting ha
portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel
casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi,
Anthony Carrigan,
Nicholas Hoult e Nathan Fillion.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
Con la sua solita cifra stilistica,
James Gunn
trasporta il supereroe originale nel nuovo immaginario mondo della
DC, con una singolare miscela di racconto epico, azione, ironia e
sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e
dall’innato convincimento nel bene del genere umano.
“Superman è il vero fondamento
della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo è una
parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi
preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film
precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante
l’annuncio della lista DCU. “Non vedo
l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico
potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e
giochi”. Il film uscirà nelle sale il 10 luglio
2025.
Da sempre impegnato a portare al
cinema storie di carattere catastrofico come The Day After Tomorrow,2012 e Moonfall, il regista tedesco Roland Emmerich è oggi
sinonimo per il grande schermo di distruzione, attacchi
terroristici o invasione aliena. Proprio su quest’ultimo argomento,
è ormai celebre il suo Independence
Day, che nel 1996 lo consacrò come regista di questa
tipologia di opere. Immaginato come una nuova rilettura di La guerra dei mondi, il
racconto fantascientifico di H. G. Wells, il film
rappresentò una vera e propria svolta nella storia dei blockbuster
cinematografici, portando questi a conoscere un nuovo periodo di
grande fortuna al cinema. Vent’anni dopo, nel 2016, è poi arrivato
il sequel Independence Day: Rigenerazione (qui la recensione).
La volontà di realizzare un seguito
di quel fortunato primo capitolo girava già da tempo ad Hollywood,
ma inizialmente questo progetto sembrava non doversi concretizzare.
Quando infine è stato confermato, Independence Day: Rigenerazionedovette
scontrarsi con l’impossibilità della star del primo film, Will Smith, a
riprendere il proprio ruolo. Buona parte del successo di
Independence Day è da
attribuire proprio a Smith, all’epoca al massimo della propria
popolarità e che grazie al suolo di Steven Hiller, un soldato
dotato di grande umorismo ma anche coraggio, si consacrò
ulteriormente presso il grande pubblico. Si è dunque cercato di
compensare l’assenza di Smith con nuovi personaggi e attori.
Una nuova generazione di interpreti,
dunque, ma anche di alieni, pronti a replicare l’invasione del
pianeta Terra con mezzi ancor più massicci e letali. Per chi ha
apprezzato il primo iconico film,
Independence Day: Rigenerazione è dunque un titolo da
non perdere, pur sapendo che non raggiunge le vette del primo
lungometraggio. In questo articolo approfondiamo alcune delle
principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori e alla spiegazione del finale.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Independence day:
Rigenerazione
Sono trascorsi vent’anni da quando
gli umani sono riusciti ad impedire l’invasione aliena e gli Stati
Uniti d’America hanno deciso di creare un piano ad hoc,
nell’eventualità che gli extra-terresti tornino a far visita al
pianeta Terra. David Levinson e la dottoressa
Catherine Marceaux vengono dunque incaricati di
ispezionare l’unica navicella aliena che riuscì ad atterrare
durante lo scontro. Si rendono così conto che l’equipaggio era
riuscito ad inviare un segnale di soccorso, prima che l’astronave
madre fosse distrutta. Nel mentre l’ex presidente americano
Thomas Whitmore e il signore della guerra
Dikembe Umbutu dichiarano di aver strane e
inquietanti visioni sul futuro.
Quando una piccola navicella
extraterrestre si avvicina pericolosamente alla stazione spaziale
lunare, diventa evidente che i restanti membri della specie aliena
hanno ricevuto il segnale di soccorso ed sono ora intenzionata a
riprendere l’invasione. Contro il parere dei suoi superiori, il
pilota Jake Morrison contatta Levinson e Marceaux,
convinto che solo loro possano sventare il prossimo tentativo di
invasione aliena. Questi ultimi, tuttavia, conoscono ormai i punti
deboli degli umani e non hanno intenzione di essere sconfitti una
seconda volta. La battaglia per la sopravvivenza umana ha dunque
nuovamente inizio e stavolta sarà molto più brutale del
previsto.
Il cast di attori
Ad interpretare David Levinson vi è
nuovamente l’attore
Jeff Goldblum, il quale si è detto entusiasta di poter
esplorare nuovi aspetti del suo personaggio. Accanto a lui nel
ruolo di Catherine Marceaux vi è invece l’attrice fracese
Charlotte Gainsbourg. Altro attore a riprendere il
proprio ruolo, quello di Thomas Whitmore, dal primo film è
Bill Pullman. L’ex Presidente degli Stati Uniti
viene però ora qui ritratto come un uomo affetto da disturbo
post-traumatico da stress e con un legame psichico permanente con i
nemici alieni. Judd Hirsch, oggi noto per il
film The
Fabelmans, invece, riprende il ruolo di Julius Levinson,
padre di David.
Gli attori Brent
Spiner (dr. Brackish Okun), Vivica A. Fox
(Jasmine Dubrow-Hiller), John Storey (dr. Isaacs)
e Robert Loggia (generale Grey), sono gli altri
attori a tornare in questo sequel dal primo film. Tra i nuovi
ingressi vi sono invece l’attore
Liam
Hemsworth nel ruolo di Jake Morrison e
Maika Monroein quello di Patricia Whitmore,
figlia di Thomas. Il personaggio era interpretato da Mae
Whitman nel primo film e il recasting ha generato diverse
polemiche, in quanto l’attrice sarebbe stata sostituita poiché
ritenuta non corrispondente a determinati canoni di bellezza.
Completano il cast gli attori Jessie T. Usher in
quelli di Dylan Hiller, figlio adottivo di Steven Hiller, il
personaggio interpretato da
Will Smith nel primo film.
Jeff Goldblum e Liam Hemsworth in Independence Day –
Rigenerazione
La spiegazione del finale
Una delle maggiori sorprese di
Independence Day: Rigenerazione è l’introduzione della
sfera aliena, l’ultimo membro di una specie aliena buona venuta ad
avvertire la Terra del ritorno degli alieni invasori e ad invitare
i terrestri a guidare un esercito di resistenza, andando nei luoghi
più remoti dello spazio per combattere insieme ad altri alieni
rifugiati per eliminare finalmente l’universo dalla specie
malvagia. La sfera, inoltre, rivela che l’astronave madre sta
rapidamente perforando la crosta terrestre per raggiungere il
nucleo e assorbirne l’energia. L’unica speranza è uccidere la
Regina. Eliminando lei, l’invasione si fermerebbe subito. Jake,
Dylan e i loro compagni riescono a impadronirsi di un paio di
caccia alieni e a fuggire per aiutare i soldati a sconfiggere la
Regina.
Dopo aver scoperto che la sfera si
trova presso l’Area 51, una navetta con a bordo la Regina si stacca
dall’astronave e si dirige sul luogo. Onde annientare la minaccia e
impedire agli invasori di impadronirsi della sfera, il generale
Adams, appena nominato nuovo Presidente degli USA, decide dietro
suggerimento di Levinson di tendere agli invasori un tranello.
Viene così introdotta con l’inganno all’interno della navetta
un’arma nucleare, che l’ex Presidente Whitmore si offre di
trasportare. Grazie al sacrifico di Whitmore, la navetta viene
distrutta, ma la Regina riesce a salvarsi grazie a un proprio
ulteriore schermo protettivo.
Solo la tenacia dei piloti
superstiti, tra cui Jake, Dylan e Patricia Whitmore, permette
infine l’uccisione della Regina aliena. A seguito di ciò, le
navicelle da combattimento aliene cadono una dopo l’altra, come api
inanimate, mentre la gigantesca astronave si risolleva
autonomamente per allontanarsi nello spazio e, soprattutto,
l’assorbimento dell’energia del nucleo terrestre e la conseguente
fine della vita sul pianeta vengono scongiurati. La sfera, stupita
dalle potenzialità del genere umano, si offre di condividere col
dottor Okun le sue conoscenze tecnologiche militari, e invita
nuovamente i terrestri a unirsi all’alleanza universale per
combattere e distruggere definitivamente gli Harvester, spostando
il campo di battaglia nel cosmo: l’invito viene accettato.
Una scena dal film Independence Day – Rigenerazione
Il sequel Independence Day 3 ci sarà?
Rispetto al suo predecessore,
Independence Day: Rigenerazione non ha
raggiunto lo stesso successo. Il film è infatti stato criticato per
la sua prevedibilità, per i suoi buchi di trama e anche perché, per
spiegare l’assenza di Smith, il suo personaggio è semplicemente
stato dichiarato morto. Questo riscontro negativo, tradottosi in
soli 389 milioni di dollari guadagnati a livello globale, hanno
dunque rallentato le possibili conversazioni su un
Independence Day 3. Nel 2019 Emmerich ha poi
dichiarato che dopo l’aquisto della Fox da parte della Walt Disney,
si ritiene ancora fiducioso sulla possibilità di realizzare il
terzo film.
La sua idea per questo è quella di
un viaggio intergalattico, ambientato uno o due anni dopo gli
eventi del secondo film, in quanto il regista desidera mantenere lo
stesso gruppo di attori, soprattutto i giovani protagonisti.
Tuttavia, come rivelato dallo stesso Emmerich nel luglio 2024, la
Disney si sarebbe in realtà detta non interessata ad un nuovo film.
“Ora è la Disney a decidere, il che è ancora peggio, perché non
hanno mai parlato di un accordo per un nuovo film”, ha
affermato il regista, offrendo dunque un deludente aggiornamento
riguardo ad un sequel, che ad oggi sembra di improbabile
realizzazione.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di Independence Day: Rigenerazione grazie alla
sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Disney+, Tim Vision, Apple
iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
mercoledì 12 febbraio alle ore
21:20 sul canale Italia 1.
Il silenzio degli
innocenti è famoso per la sua grintosa protagonista, per
il suo spietato “mentore” e per il suo agghiacciante finale. Il
film del 1991 di Jonathan Demme segue
Clarice Starling, una tirocinante dell’FBI che
lavora con il famoso cannibale Dr. Hannibal Lecter
per cercare di fermare il serial killer Buffalo
Bill. Hannibal è ispirato a killer realmente esistiti,
anche se molti dimenticano che non è il cattivo principale del
film. L’assassino Buffalo Bill, invece, sta dando la caccia alle
donne per costruirsi un vestito di pelle. Sebbene Clarice e
Hannibal siano un’accoppiata improbabile, nel profondo si
rispettano a vicenda, anche quando Hannibal non è più al sicuro
dietro le sbarre nel finale del film.
Questo
thriller sconvolgente ha guadagnato notorietà per le sue
interpretazioni e i suoi personaggi avvincenti. Il silenzio
degli innocenti vinse infatti diversi premi Oscar l’anno
della sua uscita, tra cui Anthony Hopkins come miglior attore
protagonista, Jodie Foster come miglior attrice protagonista
e miglior film. Da allora, il film è stato citato e citato molte
volte in tanti altri media, divenendo un titolo di culto.
Nonostante la sua popolarità e la sua influenza, il finale de
Il silenzio degli innocenti lascia ancora oggi il
pubblico con alcune domande sul destino dei personaggi.
Analizziamole in questo approfondimento.
Cosa succede nel finale de
Il silenzio degli innocenti
Nell’ultimo atto de Il
silenzio degli innocenti, l’FBI crede di aver localizzato
Buffalo Bill a Chicago e si affretta a catturarlo. Incarica invece
Clarice di rimanere in Ohio, dove continua a interrogare le persone
collegate alla prima vittima. Questo compito la porta però proprio
a casa di Buffalo Bill, che la invita a entrare e le fa alcune
domande sul caso. Una volta che Clarice si rende conto di dove si
trova, si scatena un inseguimento, con Buffalo Bill che la conduce
nel suo laboratorio sotterraneo. Dopo lo spegnimento delle luci,
Buffalo Bill indossa gli occhiali per la visione notturna e segue
Clarice, anche se il suono dell’arma da fuoco rivela la sua
posizione, inducendo Clarice a sparargli e ucciderlo.
Dopo aver fermato Buffalo Bill,
Clarice si diploma all’accademia, ottenendo il titolo di agente
speciale. Il suo superiore, Crawford, le stringe
la mano, suggerendole di volerla assumere per lavorare nell’unità
di scienze comportamentali, che lei dichiara essere il lavoro dei
suoi sogni. Inoltre, durante la cerimonia, Hannibal chiama Clarice
per sapere come sta dopo la sua fuga all’inizio del film. La
telefonata dimostra che sa esattamente dove si trova e cosa sta
facendo, ma assicura a Clarice che non la cercherà. Hannibal è
passato a un altro bersaglio familiare e l’ultima inquadratura del
film lo ritrae mentre pedina la sua nuova vittima, il dottor
Chilton, ancora una volta un uomo libero.
Il significato del titolo
“Il silenzio degli innocenti“
Riguardo il titolo occorre fare una
precisazione: la traduzione letterale del titolo originale sarebbe
Il silenzio degli agnelli (The Silence of
the Lambs). Detto ciò, questo titolo si riferisce agli agnelli
dell’infanzia di Clarice, il cui belato la perseguita ancora da
adulta. Sono il simbolo del desiderio di Clarice di porre fine alle
sofferenze altrui, proprio come aveva cercato di aiutare gli
agnelli che venivano macellati nella fattoria della sua famiglia.
In una confessione incauta ad Hannibal, Clarice ammette di aver
cercato di scappare per salvare uno degli agnelli, ma di essere
stata fermata e l’agnello ucciso. Mettere a tacere gli agnelli
significherebbe per Clarice smettere di sentire la compassione
degli altri ed essere in grado di prendere decisioni da sola.
Gli agnelli sono poi una metafora
delle vittime innocenti che Clarice incontra nel caso. Sono
creature indifese che si sono allontanate e ora sono in pericolo e
hanno bisogno dell’aiuto di Clarice. È chiaro che farà di tutto per
aiutare a salvare queste vittime, anche a costo di mettersi in
pericolo. Ad esempio, corre dietro a Buffalo Bill nella sua casa e
cerca immediatamente di aiutare e proteggere Catherine, prima
ancora di pensare di chiamare i rinforzi e cercare aiuto per se
stessa. Sebbene questo sia un tratto ammirevole, l’empatia di
Clarice e la sua scelta lavorativa fanno sì che probabilmente non
sarà mai in grado di mettere a tacere le grida degli agnelli
metaforici della sua vita.
Il significato simbolico della
falena
Culturalmente, le falene hanno molti
significati, come la distruzione invisibile e la ricerca della
luce. Sebbene queste siano entrambe possibili letture
dell’inclusione delle falene ne Il silenzio degli
innocenti, esse rappresentano più ovviamente il
cambiamento e la crescita. Questo simbolismo è evidenziato
dall’ossessione di Buffalo Bill per le falene, in particolare per
la falena testa di morto, mentre cerca di subire una
trasformazione. Proprio come una pupa si evolve in un insetto più
bello, Buffalo Bill spera chiaramente di sentirsi più a suo agio
dopo aver completato il suo vestito di pelle di donna. Lascia i
bozzoli nella gola delle vittime per rappresentare il viaggio che
sente di intraprendere.
La specificità della falena aiuta
l’FBI a identificare Buffalo Bill dopo aver collegato un ordine
della falena testa di morto al suo vero nome, Jame Gumb. Il nome
della falena deriva dal disegno sul dorso, che ricorda un teschio
umano. Rappresenta letteralmente la morte e Buffalo Bill lascia le
sue vittime con questo simbolo, anche dopo la loro morte. Anche i
suoi metodi di violenza sono derivati dalla falena, tagliando dalla
schiena di una vittima dei modelli di cucitura a forma di diamante
che ricordano le ali.
Come ha fatto Clarice a trovare il
vero Buffalo Bill?
Seguendo gli indizi di Hannibal su
dove Buffalo Bill potrebbe aver trovato la sua prima vittima,
Frederica, Clarice si reca a Belvedere, in Ohio, per parlare con
persone che la conoscevano. Un’amica di Frederica dice di aver
svolto attività di cucito con la signora Lippman e dà a Clarice
l’indirizzo. Senza saperlo, questo è l’indirizzo di Buffalo Bill, e
la rivelazione è un capolavoro di montaggio ricco di suspense, che
rispecchia il resto dell’arrivo dell’FBI a Chicago. Clarice entra
in casa di Buffalo Bill senza rendersi conto di dove si trova, ma
alla vista di una falena e di altri oggetti sospetti, gli punta
rapidamente la pistola contro.
Come la maggior parte delle
rivelazioni del film, Clarice è stata condotta lì dalla guida di
Hannibal. È chiaro che Hannibal sapeva che Buffalo Bill si trovava
a Belvedere, ed è per questo che ha dato a Clarice degli indizi che
le suggeriscono di cercarlo lì. Altrettanto intenzionalmente,
fornisce indizi fuorvianti all’FBI, sapendo che li rallenterà.
Sapeva dove stava mandando entrambe le parti nell’atto finale. Si
può sostenere che Hannibal abbia fatto questo per far emergere
Clarice come agente, aiutandola a ottenere una promozione, ma
potrebbe anche essere che lei fosse l’unica a cui teneva abbastanza
da aiutarla.
Il controverso rapporto tra
Hannibal e Clarice
Hannibal apprezza chiaramente
Clarice come rivale intellettuale. Pur sapendo di essere un
intellettuale, Hannibal confida che Clarice sia in grado di
risolvere gli enigmi che le propone, aiutandola a condurre a
Buffalo Bill. Poiché la ragazza è giovane e ancora in fase di
addestramento, non la considera una minaccia per la sua sicurezza,
ma la vede come una persona nuova e divertente con cui
confrontarsi. Le numerose battute di Hannibal le offrono solo i più
piccoli indizi per assicurarsi che lei torni da lui quando li ha
risolti, cercando la sua compagnia.
Alcuni spettatori ipotizzano anche
che lei gli piaccia di più dopo aver sentito parlare della sua
bontà e delle sue intenzioni pure. Apprezza la sua vulnerabilità e
il suo coraggio, soprattutto in contrasto con i medici della
struttura che lo trattano come un animale. La donna rivela anche
che la sua motivazione è sempre quella di aiutare gli innocenti,
cosa che Hannibal sembra rispettare a modo suo. Ha chiaramente una
morale e dei valori, come quando punisce un altro paziente per
essersi comportato male con Clarice, dicendo: “La scortesia è
indicibilmente brutta per me”.
La loro amabilità è esemplificata al
meglio dalla telefonata di Hannibal a Clarice alla fine del film.
Non l’avrebbe fatto se non la rispettasse almeno un po’. Promette
anche che non la cercherà, ma entrambi sanno che alla fine lei
potrebbe cercarlo di nuovo, nel tentativo di rimetterlo in
prigione. Questo legame evidentemente lo eccita e la chiama per
farle capire i suoi piani, stuzzicandola con la sua onnipresenza
nella sua vita. Vede il potenziale ritorno di Clarice nella sua
vita come una sfida che non vede l’ora di affrontare, dicendole:
“Il mondo è più interessante con te dentro”.
Quando Hannibal chiama Clarice, le
dice di non cercare di rintracciare la chiamata perché non sarà in
linea per molto tempo. Con gentilezza, le dice anche che ha un
vecchio amico “per cena”. Sebbene sia un’espressione comune, è
chiaro che Hannibal la intende alla lettera. Poiché non dice a
Clarice dove si trova, lei non ha modo di sapere cosa sta facendo o
chi sarà la sua prossima vittima. Tuttavia, viene rivelato al
pubblico che Hannibal sta osservando affamato la discesa da un
piccolo aereo del dottor Chilton, dell’ospedale
statale per pazzi di Baltimora.
La destinazione finale di Hannibal
non viene mai rivelata. Sebbene alcuni ipotizzino che si tratti di
Firenze, dato che Hannibal e Clarice hanno discusso del luogo,
l’ambientazione non assomiglia molto a una città italiana. La scena
è stata girata all’aeroporto di Bimini, alle
Bahamas, che sembra più probabile di Firenze. Non
è chiaro come Hannibal sapesse che Chilton sarebbe stato alle
Bahamas e come sia arrivato lì, ma tant’è che è riuscito a
raggiungerlo ed evidentemente intende riprendere la sua attività di
cannbile cibandosi dell’uomo che tanto lo ha infastidito per troppo
a lungo.
Il vero significato del finale de
Il silenzio degli innocenti
Il finale de Il silenzio
degli innocenti si concentra sulla battaglia di Clarice
contro il male. Sebbene sia riuscita a trovare e uccidere Buffalo
Bill, salvando Catherine Martin, il suo lavoro non
è finito. L’ultima telefonata di Hannibal le ricorda che lui è
ancora là fuori a uccidere persone. Anche se le promette di non
ucciderla, entrambi sanno che le loro strade si incroceranno di
nuovo quando lei dovrà rintracciarlo. La telefonata è breve ma
scuote chiaramente Clarice, anche se Hannibal non sembra turbato.
L’inquadratura finale de Il silenzio degli
innocenti ha anche lo scopo di far sentire il pubblico a
disagio, sapendo che Hannibal è libero, ricordando agli spettatori
la lotta continua e senza fine contro il male e che dunque il
silenzio degli innocenti potrebbe non arrivare mai.
Dopo molti rumors e voci riguardo
l’introduzione del personaggio di Nova nel
MCU, è stato confermato che Richard
Rider farà il suo debutto nell’universo condiviso in una serie tv,
e ora sembra che ci siano già dei nomi di attori che vengono
associati al ruolo principale.
Secondo lo scooper MTTSH,
Jonathan Bailey è stato preso in
considerazione per interpretare Richard Rider nella prossima serie
Disney+. Oltre a Bridgerton, che lo ha lanciato, di recente
Bailey è stato visto al cinema in Wicked di
Jon. M Chu, e arriverà di nuovo sul grande schermo
con Jurassic World – La rinascita. È il secondo
attore a essere menzionato in relazione a questo progetto dopo la
star di It Ends With Us Brandon Sklenar.
I dettagli della trama di Nova sono
ancora per lo più segreti, ma secondo una recente indiscrezione di
Daniel Richtman, Annihilus sarà il cattivo della
serie. I Nova Corps sono stati introdotti nel primo
Guardiani della Galassia,
il che ha portato a speculazioni sul fatto che Richard Rider
avrebbe trovato la sua strada nel franchise GOTG. James
Gunn ha mostrato scarso interesse per il personaggio,
ma la serie Nova molto probabilmente si svilupperà a partire da
quel momento off screen di Infinity War in cui Thanos decima la
maggior parte della popolazione di Xandar.
Per quanto riguarda chi dovrebbe
interpretare Nova, ci sono infinite possibilità entusiasmanti e al
momento non sappiamo a quale fascia d’età lo studio si rivolgerà.
L’anno scorso, Brad Winderbaum, responsabile dello
streaming, dell’animazione e della televisione di Marvel Studios, ha affermato: “Amiamo
Nova. Siamo nelle prime fasi di sviluppo di Nova. Abbiamo un nuovo
sistema dietro le quinte presso Marvel Studios. Ora siamo più
simili a uno studio tradizionale. Stiamo sviluppando più di quanto
effettivamente produrremo”.
“Ci sono progetti per sviluppare
Nova. Amo Nova anch’io. Amo Richard Rider anch’io. Spero che arrivi
sullo schermo”, ha aggiunto. “Il mondo è sempre caos. Ci
sono sempre delle cose. Devi evocare queste cose per farle
accadere, ma mi piacerebbe vedere uno show di Nova, un
giorno”.
Nova nei fumetti
Creato dallo scrittore Marv
Wolfman e dall’artista John Romita Sr.,
Richard Rider è apparso per la prima volta in The Man Called Nova
n. 1 nel 1976. Ha ottenuto i suoi poteri quando l’ultimo centurione
sopravvissuto del Nova Corps, Rhomann Dey, gli ha trasferito le sue
abilità per combattere il cattivo Zorr. Siamo curiosi di scoprire
cosa riserva il futuro a Nova sullo schermo e
cosa significherà la sua introduzione per l’angolo cosmico del
Marvel Cinematic Universe.
Il finale di Secret Team
355 (qui la recensione), il film di
spionaggio del 2022 di Simon Kinberg, lascia
diversi interrogativi, dato che ci sono più di un colpo di scena
prima dei titoli di coda. Questi sono generalmente attesi in un
film sugli agenti segreti, ma Secret Team 355 li
lancia al pubblico molto rapidamente e con poche spiegazioni. Ma
andiamo con ordine. Il film segue una squadra di agenti donne
interpretate da un cast all-star, tra cui Jessica Chastain, Lupita Nyong’o e Penélope Cruz. Ognuna di queste super-spie ha
una serie di abilità diverse che utilizza per recuperare un pezzo
di tecnologia che potrebbe portare il mondo al caos totale se
finisse nelle mani sbagliate.
Sebbene ognuna delle donne lavori
per una diversa agenzia di intelligence nazionale, imparano a
fidarsi l’una dell’altra nel tentativo di ottenere il dispositivo.
Il film contiene molti dei tratti distintivi dei film di
spionaggio/agenti segreti, come le false morti e i doppi agenti.
Tuttavia, Secret Team 355 ha ricevuto
recensioni ampiamente negative prima e dopo la sua uscita, che
sottolineano questi elementi e colpi di scena come cliché, oltre
alla mancanza di sviluppo dei personaggi principali. Sebbene ci
fosse la speranza che un approccio femminile alla “James
Bond” proposto da questo film potesse smuovere e scuotere la
formula, il risultato sono un sacco di domande rimast senza
risposta.
Tutti in cerca del disco
Anche con i molteplici colpi di
scena che si susseguono nel corso di Secret Team
355, i fili della trama continuano a intrecciarsi intorno
a un misterioso disco rigido, un dispositivo introdotto nella prima
scena del film e che passa più volte di mano in mano tra agenti dei
servizi segreti e maestri criminali. In particolare, l’uomo dietro
le quinte che cerca di impossessarsi del disco è Elijah
Clarke (Jason Flemyng). Ma cosa rende
speciale questo dispositivo apparentemente innocuo? Come si spiega
vagamente nel corso del film, l’unità contiene uno speciale
programma di decrittazione in grado di accedere a qualsiasi
sistema. A un certo punto del film, quando il dispositivo è in mano
al nemico, viene usato per causare interruzioni di corrente in
tutta la città e incidenti aerei.
Penélope Cruz, Diane Kruger, Lupita Nyong’o e Jessica Chastain in
Secret Team 355
L’agente della CIA
Mace (Jessica
Chastain) e la sua compagnia sono terrorizzati da ciò
che l’uso di questo dispositivo potrebbe significare, descrivendo
un mondo che cade a pezzi. Non viene spiegato il motivo per cui
l’unità è stata creata o il modo in cui effettivamente fornisce
accesso e controllo rispetto a sistemi complicati, come
l’elettricità cittadina, che viene gestita attraverso reti
elettriche e non sistemi basati su computer. Nonostante ciò, il
disco è molto richiesto. La CIA offre inizialmente un sacco di
soldi a Luis Rojas (Edgar
Ramirez), un agente disonesto del DNI colombiano, per
l’unità prima che venga rubata, e in seguito viene messa all’asta
per una cifra esorbitante sul darkweb.
Il tradimento di Nick e Mark
Il fascino del disco porta al più
grande colpo di scena di Secret Team 355, sotto
forma di tradimento di Nick Fowler (Sebastian
Stan) nei confronti di Mace. Il drive è di per sé un
McGuffin da manuale, ovvero un oggetto in un film che esiste
realmente come espediente narrativo per guidare la trama (si pensi
alla valigetta in Pulp Fiction). Come colleghi, Fowler e Mace iniziano a
cercare il disco insieme, presumibilmente per conto della CIA. I
due iniziano una storia d’amore prima di essere separati durante un
intenso inseguimento. Sebbene a Mace sia stato detto che Nick è
morto durante l’inseguimento, è scioccata dal fatto di trovarsi di
nuovo faccia a faccia con lui.
Questo dopo che il suo superiore
della CIA, Larry Marks (John Douglas
Thompson), l’ha incoraggiata a fare la spia per recuperare
il disco in suo onore. Nick rivela quindi a Mace di aver lavorato
per Clarke per tutto il tempo e di essere stato inviato all’asta
d’arte di Shanghai per fare un’offerta su un’opera d’arte in cui è
nascosto il disco. Solo poco dopo si scopre che anche Marks era sul
libro paga di Clarke e che Mace è stata ingannata da entrambi. Nick
e Marks stavano sfruttando le capacità e la vena ribelle di Mace
per ottenere l’unità per Clarke. La spia è quindi comprensibilmente
sconvolta dal tradimento, ma è combattuta dal suo attaccamento a
Nick, il che fornisce una posta in gioco emotiva.
Sebastian Stan in Secret Team 355
La verità sull’asta di opere
d’arte
Il tradimento di Nick viene quindi
svelato nella scena più affascinante di Secret Team
355, una lucrosa asta d’arte in una galleria di Shanghai.
Dopo aver trasformato l’unità in Marchi, viene rapidamente rubata
di nuovo da un agente dell’MSS cinese (Bingbing
Fan). L’ex agente dell’MI6 Khadijah
Adiyeme (Lupita
Nyong’o) rintraccia l’unità a Shanghai e informa Mace,
l’agente tedesca Marie Schmidt (Diane
Kruger) e la psicologa colombiana del DNI
Graciela Rivera (Penélope
Cruz). Con l’unità nascosta all’interno di un pezzo
d’arte antica, i partecipanti hanno fatto offerte per il vaso e
contemporaneamente per l’unità attraverso il darkweb. Le agenti
elaborano quindi un piano per infiltrarsi nell’asta e recuperare il
dispositivo, ma vengono ostacolate.
Vengono quindi portate in uno spazio
sicuro dall’agente cinese, che si rivela essere Lin Mi
Sheng, e dice al gruppo che l’asta era un’elaborata
messinscena. Il colpo di scena di Secret Team 355
rivela dunque che Sheng e suo padre facevano parte di un piano
dell’MSS per vedere chi si sarebbe presentato all’asta. L’MSS
avrebbe poi usato queste informazioni per cercare di incastrare
coloro che erano coinvolti in attività illegali. L’unità collocata
nell’opera d’arte era dunque falsa; Sheng ha avuto l’unità per
tutto il tempo. Il piano funziona per un breve periodo, finché
Clarke non scopre che Nick ha offerto un’enorme quantità di denaro
per un’unità falsa.
Come il film prepara un potenziale
sequel
Nick cerca quindi di fare ammenda
localizzando il rifugio di Sheng, minacciando i cari degli agenti
finché Sheng non rinuncia al drive. Khadijah distrugge il disco, ma
le donne vengono coinvolte nei crimini e si danno alla fuga. Un
paio di mesi dopo, Mace e le altre donne cercano di vendicarsi di
Nick, che è stato promosso dalla CIA. Mace inizia a ricordare a
Nick la storia, raccontata durante l’addestramento, dell’agente
355, una donna senza nome che servì come spia per le colonie
durante la Rivoluzione Americana. Dopo aver avvelenato Nick e
averlo fatto arrestare per i suoi crimini, le donne si separano ma
sembrano avere un’intesa sul fatto che probabilmente lavoreranno di
nuovo insieme.
Jessica Chastain e Lupita Nyong’o in Secret Team 355
Il film non annuncia apertamente un
sequel, come fanno i film Marvel con una scena post-credits,
ma il finale lascia evidentemente aperta la storia per un sequel.
Nonostante il titolo del film, il gruppo di protagoniste non viene
mai chiamato formalmente “355”. Questo lascia un potenziale per il
proseguimento della storia; forse Mace potrebbe fondare una nuova
agenzia, insieme alle sue nuove compagne. O forse un sequel
potrebbe rimanere con il nucleo di cinque donne come le 355, mentre
cercano di indagare sulla corruzione delle loro agenzie di
intelligence.
Il vero significato del finale di Secret Team
355
Il finale di Secret Team
355 non è particolarmente profondo, nonostante il numero
di colpi di scena che lo caratterizzano. Il film, come già detto, è
un thriller di spionaggio nella sua essenza, e rinuncia a temi
pesanti in favore di azione e intrighi avvincenti. Nel migliore dei
casi, il significato del finale potrebbe essere definito un
messaggio che predica l’importanza dell’unità di fronte alla
corruzione. La squadra si unisce per sconfiggere Nick, mettendo da
parte le loro diverse ideologie per vendicarsi di un antagonista
che rappresenta tutti coloro che utilizzano le agenzie di sicurezza
internazionali per portare avanti i loro programmi personali.
Prime
Video ha rilasciato un entusiasmante nuovo trailer
della terza stagione de
La Ruota del Tempo, che debutterà globalmente il
13 marzo 2025. La Ruota del Tempo è basata
sull’omonima e amata serie di libri fantasy di Robert Jordan, ed è
co-prodotta da Sony Pictures Television e Amazon MGM Studios.
Il trailer ricco di azione mette in
evidenza un dramma a tinte forti e offre uno sguardo sul mondo in
cambiamento, dove la potente Aes Sedai, Moiraine Damodred (Rosamund
Pike), è tormentata dalle sue visioni del futuro, e
Rand al’Thor (Josha Stradowski) lotta per
assolvere al suo destino come Drago Rinato. Sceglierà la Luce o
lascerà che le Tenebre lo consumino?
La trama della terza stagione
La trama della terza stagione si
basa principalmente sul quarto libro della serie di Jordan,
“L’ascesa dell’ombra” (“The Shadow Rising”), che è uno dei
preferiti dai fan, e condurrà gli spettatori in molte nuove regioni
e città attraverso il continente immaginario delle Terre
Occidentali, che include i vasti deserti della Triplice Terra, la
pericolosa e affascinante città portuale di Tanchico, e la proibita
e nebbiosa città antica di Rhuidean, dove Rand e Moiraine verranno
a conoscenza di rivelazioni che cambieranno la loro vita. Nel
frattempo, dall’altra parte del mondo, nell’umile luogo natale di
Rand, Fiumi Gemelli, il suo amico di lunga data Perrin Aybara
(Marcus Rutherford) intraprenderà a sua volta un viaggio intimo che
lo sconvolgerà per sempre.
La terza stagione de La Ruota
del Tempo debutterà con i primi tre episodi il 13 marzo, nuovi
episodi saranno poi disponibili ogni settimana fino al coinvolgente
finale di stagione del 17 aprile.
Nel cast de La Ruota del
Tempo figurano Rosamund Pike (Saltburn, Gone Girl – L’amore
bugiardo) nel ruolo di Moiraine Damodred, Daniel Henney (Criminal
Minds) in quello di al’Lan Mandragoran, Josha Stradowski (Gran
Turismo) nei panni di Rand al’Thor, Zoë Robins (Power Rangers Ninja
Steel) come Nynaeve al’Meara, Madeleine Madden (Dora e la città
perduta) nel ruolo di Egwene al’Vere, Marcus Rutherford (Obey) è
Perrin Aybara mentre Dónal Finn (SAS: Rogue Heroes) è Mat Cauthon;
Ceara Coveney (Il giovane Wallander) veste i panni di Elayne
Trakand, Sophie Okonedo (Hotel Rwanda, Slow Horses) è Siuan Sanche,
Kate Fleetwood (Harlots) Liandrian Guirale, Natasha O’Keeffe (Peaky
Blinders) nel ruolo di Lanfear, Ayoola Smart (Killing Eve) come
Aviendha, Kae Alexander (Il Trono di
Spade) è Min Farshaw, ancora Priyanka Bose (Lion) è Alanna
Mosvani, Taylor Napier (Hanna) invece Maksim, Hammed Animashaun
(Black Ops) è Loial, Meera Syal (The Devil’s Hour) veste i panni di
Verin Mathwin, Jennifer Cheon Garcia (Van Helsing series) è Leane,
Johann Myers (Halo series) è Padan Fain, Jay Duffy (Northern
Lights) interpeta Dain Bornhald, Laia Costa (The Diplomat) è
Moghedien, Isabella Bucceri (Everything In Between) è Faile
Bashere, e Shohreh Aghdashloo (Casa Saddam, The
Penguin) nel ruolo di Elaida do Avriny a’Roihan.
La Ruota del Tempo è stata
adattata in forma seriale dall’executive producer e showrunner
Rafe Judkins (Agents of S.H.I.E.L.D., Hemlock Grove). Rick Selvage
e Larry Mondragon di iwot productions (Winter Dragon), Ted Field di
Radar Pictures (Jumanji: The Next Level, Winter Dragon), Mike Weber
(Jumanji: The Next Level, Beirut), Marigo Kehoe (Outlander,
The
Crown), Ciaran Donnelly (Kin), Justine Juel Gillmer (Harry
Haft: Storia di un sopravvissuto, Halo), Dave Hill (Il Trono di
Spade) e Rosamund Pike (Saltburn, Gone Girl – L’amore bugiardo)
sono executive producer della serie. La Ruota del Tempo è
una co-produzione Sony Pictures Television e Amazon MGM
Studios.
Nel giorno di uscita al cinema di
Captain America: Brave New World sembra
crudele concentrarsi su altri film Marvel che non siano
l’esordio di Anthony Mackie con Captain America
sul grande schermo, eppure è ovvio che il pensiero dei fan del
MCU è sempre rivolto agli eventi
crossover che culmineranno nel 2027 con Avengers:
Secret Wars.
Quest’anno, vedremo in sala Thunderbolts*,
I Fantastici
Quattro: Gli Inizi e altri programmi TV
Disney+ da tenere d’occhio.
Parlando con Deadline, Anthony Mackie ha
confermato che inizierà le riprese di Doomsday
a marzo o aprile. Da lì, “Gireremo a Londra per tutta l’estate
e poi l’estate successiva gireremo il prossimo [Avengers:
Secret Wars]. Sarà una serie completa”.
L’attore non ha potuto
rivelare molto su entrambi i film e ha affermato di essere stato
tenuto all’oscuro su quali dei suoi compagni Avengers si riuniranno
nell’epico film in due parti. “Non so quanti torneranno.
RDJ [Robert Downey Jr.] ha fatto il grande annuncio che tornerà. A
parte lui, non so chi della troupe originale tornerà, ma so che lui
lo farà”, ha spiegato Mackie. “Sono emozionato di poter
andare a lavorare con lui, di poterlo affrontare faccia a faccia. È
un’esperienza unica nella carriera, incredibile quanto lavorare con
Harrison Ford, perché è una leggenda”.
“Ora sono io l’OG. Sono
l’unico”, ha aggiunto. “Sono l’Avenger del vecchio gruppo
che porta avanti il nuovo gruppo. Quindi sarà un cambio della
guardia. Come vedi nel nuovo trailer, Ross dice tipo, ‘Voglio che
tu dia inizio agli Avengers.’ Quindi devo capire chi saranno i
nuovi Avengers. Questo è il vantaggio di essere Captain America.
Posso scegliere con chi voglio uscire.”
Quello che sappiamo su
Avengers: Doomsday e Avengers: Secret
Wars
Empire Magazine pubblica una nuova
immagine di Avatar: Fuoco
e Cenere, il terzo atteso capitolo della
pentalogia di Avatar di James Cameron.
L’immagine introduce gli spettatori al Villaggio della
Cenere.
Avatar: Fuoco
e Cenere riprenderà subito dopo quegli eventi,
quando Jake e Neytiri incontreranno il Popolo della Cenere, che
Cameron ha lasciato intendere essere più attratto dalla violenza e
dal potere rispetto agli altri clan. “Ci sono nuovi personaggi,
uno in particolare penso che sarà amato, o amerete odiarlo”,
ha detto Cameron.
Oona Chaplin (“Game
of Thrones”) interpreta il leader del popolo della Cenere, Varang.
Anche David Thewlis e Michelle Yeoh si uniscono al cast. Insieme a
Worthington e Saldaña, il cast di ritorno include
Sigourney Weaver, Stephen Lang,
Kate Winslet, Cliff Curtis, Britain Dalton, Jack Champion,
Trinity Jo-Li Bliss, Bailey Bass, Joel David Moore, Edie
Falco e Dileep Rao.
Avatar: La
via dell’acqua e Avatar: Fire
and Ash sono entrambi scritti da Cameron,
Rick Jaffa e Amanda Silver. In
origine, dovevano essere un unico film, ma durante il processo di
scrittura, Cameron ha deciso che c’era troppo materiale e ha diviso
la storia in due parti. L’uscita del film in sala è attualmente
prevista per il 19 dicembre 2025.
Cameron ha prodotto tutti i film di
“Avatar” con il suo partner creativo di lunga data Jon Landau, morto di cancro a luglio a 63
anni. “La sua eredità non sono solo i film che ha prodotto, ma
l’esempio personale che ha dato: indomito, premuroso, inclusivo,
instancabile, perspicace e assolutamente unico”, ha affermato
Cameron in una dichiarazione all’epoca. “Ha prodotto grandi
film, non esercitando potere ma diffondendo calore e la gioia di
fare cinema. Ci ha ispirato tutti a essere e a dare il meglio di
noi, ogni giorno. Ho perso un caro amico e il mio più stretto
collaboratore per 31 anni. Una parte di me è stata strappata
via”.
Ethan Hunt,
interpretato da Tom Cruise, torna per un’altra missione in cui
il destino del mondo e dell’intera razza umana è in bilico in
Mission:
Impossible – Dead Reckoning. L’ultima avventura di
Ethan Hunt è così imponente, globale ed epica che
Christopher
McQuarrie non poteva concluderla in un solo film.
Nonostante la durata di oltre due ore e mezza, la missione di Ethan
non è infatti ancora finita e il finale ricco di colpi di scena ci
porta dritti all’uscita di Mission:
Impossible – The Final Reckoning, la cui uscita è
prevista per il 22 maggio 2025.
Diretto da McQuarrie, da una
sceneggiatura scritta insieme a Erik Jendresen,
Mission:
Impossible – Dead Reckoning vede Ethan Hunt dare la
caccia alla chiave di un programma di intelligenza artificiale che
si è evoluto oltre i suoi parametri iniziali. Naturalmente, le cose
sono complicate dall’intervento della CIA, da
Gabriel, un nemico del passato di Ethan, e da
Grace, una nuova misteriosa ladra. Nel finale,
dopo aver rischiato di morire su un treno in corsa, Ethan e Grace
vengono salvati da Paris, che li tira su prima che
il vagone su cui si trovano cada dal ponte esploso.
Paris, apparentemente prossima alla
morte, dice a Ethan che la chiave sblocca la camera
dell’Entità, situata sul sottomarino russo
Sevastopol. Mentre Kittridge si avvicina, Ethan
fugge con il paracadute, lasciando che Grace si unisca all’IMF e
accetti l’offerta di Kittridge, ancora non formulata. Gabriel,
invece, riesce a fuggire dopo aver ucciso
Denlinger e combattuto contro Ethan sul treno.
Credendo di avere la chiave, è momentaneamente trionfante finché
non si rende conto che Ethan l’ha rubata, lasciando dunque il
finale del film in sospeso.
Ethan Hunt ferma il piano
dell’Entità rubando la chiave
Mission:
Impossible – Dead Reckoning si conclude dunque con
Ethan che ferma momentaneamente il piano dell’Entità e di Gabriel
rubando la chiave. Lo fa sottraendola di nascosto a Gabriel durante
la loro lotta in cima al treno. Sebbene a questo punto Ethan sia
ancora all’oscuro di cosa faccia effettivamente la chiave, sa che è
importante per ciò che l’Entità e Gabriel stanno pianificando,
quindi rubarla impedisce ai loro piani malvagi di continuare. Solo
quando torna sul treno e Paris gli dice cosa sblocca la chiave,
Ethan inizia a pensare al futuro.
Il piano di Ethan probabilmente
prevede di andare in fondo all’oceano per recuperare la camera
dell’Entità all’interno della Sevastopol. Gabriel continuerà però a
dare la caccia a Ethan finché non si riprenderà ciò che ritiene
suo. Ha dimostrato di essere incredibilmente abile, letale e pieno
di risorse e non si fermerà davanti a nulla finché non darà la
caccia al suo vecchio rivale. Ethan dovrà anche trovare un modo per
lavorare contro l’Entità, il che potrebbe significare l’impiego di
dispositivi non tecnologici e la messa a terra.
È possibile che la nuova missione di
Ethan, qualora decidesse di accettarla, preveda la collaborazione
con Grace. Ora lei potrebbe lavorare al fianco di Kittridge
nell’IMF, ma non ci si può fidare di lui, quindi è probabile che
Grace faccia la spia, come ha fatto Ethan in passato. Quest’ultimo,
d’altronde, non la lascerà a se stessa, visto che hanno legato in
circostanze pericolose e a rischio di vita, e l’agente di lunga
data dell’IMF la terrà sicuramente d’occhio. Tuttavia, sarà in
Mission:
Impossible – The Final Reckoning che Ethan dovrà
affrontare la prossima missione se vuole fermare il cattivo
dell’IA.
Poiché l’Entità ha accesso a tutti i
tipi di informazioni, è in grado di evolvere e determinare le
azioni delle persone prima che accadano. Questo è il motivo
principale per cui l’Entità vuole Ethan morto: è l’unico in grado
di distruggerla definitivamente. Mentre Denlinger e Kittridge
vogliono controllare l’Entità per le loro ragioni nefaste, Ethan
pensa che nessuno, o nessun governo, debba avere il tipo di potere
e controllo che l’Entità gli darebbe. Ma l’Entità vuole
innanzitutto sopravvivere e non può farlo liberamente finché c’è
Ethan a minacciare la sua esistenza.
L’Entità era un programma di
intelligenza artificiale creato dal governo degli Stati Uniti per
aiutare l’esercito a combattere le minacce straniere prima di
svilupparsi autonomamente. La sua conoscenza e il suo potere sono
stati messi in mostra quando, dopo che Denlinger ha iniettato
l’Entità nel Sevastopol, l’IA è diventata pericolosa e ha fatto
esplodere il sottomarino russo con il suo stesso missile dopo che i
presenti avevano creduto di essere stati attaccati. L’Entità è
sofisticata, un’IA capace di infiltrarsi in qualsiasi programma
digitale e di sabotarlo prima di cancellarsi completamente per
evitare di essere rintracciata. La sua speranza di sopravvivenza
risiede quindi nell’eliminazione di Ethan Hunt.
Grace accetta l’offerta di
Kittridge di entrare nel FMI
Grace era in una situazione
difficile alla fine di Mission:
Impossible – Dead Reckoning. Dopo l’evasione di Ethan
e per evitare la prigione, Grace accetta la tacita offerta di
Kittridge di unirsi all’IMF. Questo la mette in contrasto con
Ethan, ma significa anche che saprà quali saranno le prossime mosse
di Kittridge. Grace si trova ora in una posizione di opposizione a
Ethan, ma unirsi all’IMF potrebbe anche renderla la sua più grande
alleata. Sebbene Grace abbia trascorso la maggior parte del film
schivando Ethan, alla fine i due hanno raggiunto un livello di
fiducia e la loro collaborazione non dovrebbe essere intaccata
dalla nuova alleanza di Grace.
Dopo tutto, è Ethan a dire a Grace
di mettersi a disposizione di Kittridge e dell’IMF, sapendo che
questo la terrà al sicuro. I film di Mission: Impossible
hanno visto agenti dell’IMF collaborare con Ethan anche nei momenti
in cui questi è considerato un agente ribelle. Grace potrebbe
ricoprire un ruolo simile in Mission:
Impossible – The Final Reckoning e fornire in segreto
a Ethan informazioni preziose sull’IMF, sull’Entità, su Gabriel e
altro ancora. Con Ilsa Faust ormai fuori dai
giochi, Grace dovrebbe essere pronta per un ruolo più importante
nel sequel.
Il significato più profondo
dell’entità in Mission: Impossible – Dead
Reckoning
l’Entità si è dimostrata un cattivo
formidabile. L’esistenza dell’IA, e ciò che è in grado di fare man
mano che si evolve, costituisce un pericoloso precedente.
Mission:
Impossible – Dead Reckoning suggerisce che l’IA è in
definitiva una minaccia, che non può essere controllata o contenuta
se dovesse sfuggire di mano. Il film ipotizza però che
l’intelligenza artificiale prenderà controllo di sé ed è pericolosa
perché le sono state fornite troppe informazioni. L’accesso
dell’Entità a Internet significa infatti che può accedere a sistemi
globali in una sola volta, alterando le cose ed eseguendo programmi
a volontà.
Non solo l’IA è un pericolo chiaro e
presente, ma il problema è anche il modo in cui viene usata e
manipolata da chi è al potere. I governi lotterebbero per prenderne
il controllo in modo da poter fare quello che vogliono senza che
nessuno lo sappia. Denlinger e Kittridge affermano che l’IA
potrebbe essere utilizzata per motivi di sicurezza nazionale, ma un
programma del genere darebbe il controllo a chi non ha buone
intenzioni. L’IA può essere utile, ma Mission:
Impossible – Dead Reckoning illustra i danni che può
causare e cosa potrebbe accadere se fosse controllata dalle agenzie
di intelligence per le ragioni sbagliate.
Come Mission: Impossible – Dead
Reckoning prepara Mission: Impossible 8
Mission:
Impossible – Dead Reckoning si conclude quindi con un
cliffhanger che prepara ciò che accadrà in Mission:
Impossible – The Final Reckoning. La collaborazione di
Grace con Kittridge crea una grande tensione tra lei ed Ethan e
mantiene Kittridge in gioco per il prossimo futuro. Ethan che ruba
la chiave a Gabriel lo tiene anche come nemico per il prossimo film
e alza la posta in gioco per il loro continuo conflitto. Questo
settimo capitolo della saga divide i personaggi in tre fazioni alla
fine, e anche se Gabriel non ha più la chiave, l’Entità è ancora
dalla sua parte.
Il prossimo film vedrà quindi
probabilmente Ethan e Gabriel correre per raggiungere il
sottomarino, con Kittridge e Grace non molto lontani. Ci sono molte
cose che possono andare storte e il finale del film lascia
abbastanza spazio per l’azione e la suspense che verranno. Con
alleanze mutevoli e Ethan e la sua squadra probabilmente costretti
a nascondersi fino a quando non riusciranno a escogitare un nuovo
piano che l’Entità non sarà in grado di manipolare,
Mission: Impossible – Dead Reckoning riunisce dunque
le strade dei personaggi prima di dividerle ancora una volta in
vista del sequel.
Inizieranno a Roma il prossimo 3
marzo le riprese di Tre Ciotole. Il film è una
produzione italo-spagnola di Cattleya – parte di ITV Studios –
Ruvido Produzioni, Bartlebyfilm, insieme a Buenapinta Media, Bteam
Prods, Colosé Producciones e Perdición Films, Vision Distribution e
in collaborazione con Sky e con la partecipazione di MAX in Spagna.
Il progetto è realizzato con il sostegno MIC – DGCA Fondo per lo
sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo.
Tre Ciotole sarà
distribuito in Spagna da BTeam Pictures e in Italia e nel resto del
mondo da Vision Distribution, che gestisce anche le vendite
internazionali, a partire dall’European Film Market (EFM), che si
aprirà domani.
Il film è tratto dall’omonimo libro
Tre Ciotole di Michela Murgia,
edito in Italia da Mondadori con oltre 200 mila copie vendute. È
diretto dall’acclamata regista spagnola Isabel Coixet (Un Amor,
La mia vita senza me, La vita segreta delle parole, Maps of the
sounds of Tokyo) e ha come protagonisti Alba Rohrwacher e Elio Germano. Nel cast anche Francesco Carril.
Il film è scritto da Enrico Audenino e
Isabel Coixet.
Riccardo Tozzi – fondatore e
Presidente di Cattleya afferma: “Mi è capitato varie volte di
incrociare Isabel Coixet e il suo lavoro. Quando ho letto il libro
di Michela Murgia ho immediatamente pensato che sarebbe stata
perfetta per dirigerlo. Sa raccontare l’amore nelle forme più
diverse e con grande intensità. E questa mi pareva una storia
d’amore e di senso della vita. Con Isabel c’è stata un’intesa
perfetta, e lei ha avuto subito idee chiare, a partire dalla scelta
di Alba Rohrwacher ed Elio Germano come protagonisti. Sono
particolarmente emozionato di produrre questo film, che è molto in
linea con il DNA di Cattleya ed è importante perché parla delle
cose fondamentali della nostra esperienza”.
Tre Ciotole è il film diretto da
Isabel Coixet sull’ultimo romanzo di
Michela Murgia
Massimo Proietti – AD di Vision
Distribution – aggiunge: “Siamo onorati di poter collaborare a
un’opera così forte e intensa che conferma il nostro percorso e la
nostra attenzione al talento femminile, tratta dal libro di
un’autrice che in Italia ha rappresentato e tutt’ora è un punto di
riferimento, una voce e un pensiero lucido e profondo sui temi
della vita moderna a cui, siamo certi, Isabel Coixet saprà dare la
sua impronta e la sua visione grazie anche ai due splendidi
interpreti che ne sono protagonisti. Per questa opportunità
ringraziamo Cattleya e tutti i produttori associati.”
La regista Isabel
Coixet dichiara: “Tre Ciotole è il mio paesaggio
interiore, racconto di una donna alle prese con due eventi
simultanei: è nel mezzo di una dolorosa separazione e davanti
all’inevitabile. Ma non è una donna che implora o cerca
compromessi; è una donna che si inchina, come si fa davanti al sole
che tramonta, consapevole che sorgerà di nuovo, altrove, al di là
del suo sguardo. Voglio raccontare il suo percorso nella Roma di
oggi con delicatezza ed emozione, perché Marta ci mostra che
perfino nell’addio può esserci grazia, e anche nel dolore c’è
spazio per la gioia”.
Dopo quello che sembrava un banale
litigio, Marta e Antonio si lasciano. Marta reagisce alla rottura
chiudendosi in sé stessa. L’unico sintomo che non può ignorare è la
sua improvvisa mancanza di appetito. Antonio, chef in rampa di
lancio, si butta sul lavoro. Ma sebbene sia stato lui a lasciare
Marta, non riesce a dimenticarla. Quando Marta scopre che la
mancanza di appetito ha più a che fare con la propria salute che
con il dolore della separazione, tutto cambia: il sapore del cibo,
la musica, il desiderio, la certezza delle scelte fatte. Le riprese
dureranno sette settimane e si svolgeranno interamente a Roma.
Ecco il trailer di
G20, il nuovo film Prime Video con il premio Oscar Viola Davis, disponibile dal 10 aprile sulla
piattaforma.
Quando il vertice del
G20 viene messo sotto assedio, il
presidente degli Stati Uniti Danielle Sutton (interpretata
dall’attrice Premio Oscar Viola Davis) diventa il bersaglio numero
uno. Dopo essere riuscita a sfuggire alla cattura da parte degli
aggressori, deve ingannare il nemico per proteggere la sua
famiglia, difendere il suo Paese e pensare alla salvaguardia dei
leader mondiali in una emozionante corsa contro il tempo.
G20
Diretto da Patricia Riggen
Con Viola Davis, Anthony Anderson, Marsai Martin, Ramón
Rodríguez, Douglas Hodge, Elizabeth Marvel, Sabrina Impacciatore,
Christopher Farrar e Antony Starr
Scritto da Caitlin Parrish & Erica Weiss and Logan
Miller & Noah Miller
Storia di Logan Miller & Noah Miller
Prodotto da Andrew Lazar, Viola Davis, Julius
Tennon
Dal tre volte candidato all’Oscar® e
vincitore del Golden Globe Dean DeBlois, il
visionario creativo dietro l’acclamata trilogia animata di
DreamWorks Dragon
Trainer, arriva una straordinaria reinterpretazione
live-action del film che ha dato inizio alla saga amata in tutto il
mondo.
Sulla selvaggia isola di Berk, dove
vichinghi e draghi sono stati acerrimi nemici per generazioni,
Hiccup (Mason Thames; Black Phone, Per tutta
l’umanità) è diverso dagli altri. Figlio geniale ma sottovalutato
dal capo Stoick l’Immenso (Gerard
Butler, che torna a dare voce al personaggio della
serie animata), Hiccup sfida secoli di tradizione stringendo
un’insolita amiciza con Sdentato, un temibile drago Furia Buia.
Questo legame inaspettato rivela la vera natura dei draghi,
mettendo in discussione le fondamenta stesse della società
vichinga.
Con al suo fianco la determinata e
coraggiosa Astrid (la candidata al BAFTA Nico
Parker; Dumbo, The Last of Us) e l’eccentrico fabbro del
villaggio Gambedipesce (Nick
Frost; Biancaneve e il cacciatore, L’alba dei morti
dementi), Hiccup affronta un mondo diviso dalla paura e
dall’incomprensione.
Quando una minaccia antica riemerge,
mettendo in pericolo sia i vichinghi che i draghi, l’amicizia tra
Hiccup e Sdentato diventa la chiave per forgiare un nuovo futuro.
Insieme, dovranno navigare un delicato percorso verso la pace,
spingendosi oltre i confini dei loro mondi e ridefinendo cosa
significa essere un eroe e un leader.
Il film include anche nel cast
Julian Dennison (Deadpool 2), Gabriel
Howell (Bodies), Bronwyn James (Wicked),
Harry Trevaldwyn (Smothered), Ruth
Codd (The Midnight Club), il candidato al BAFTA
Peter Serafinowicz (Guardiani della Galassia) e
Murray McArthur (Il Trono di
Spade).
Dragon Trainer è scritto, prodotto e
diretto da Deblois. È prodotto anche dal tre volte candidato
all’Oscar® Marc Platt (Wicked, La La Land) e dal vincitore di un
Emmy Adam Siegel (Drive, Cani Sciolti). Dragon Trainer fa parte del
programma “Filmed For IMAX®”, che fornisce ai registi la
teconologia IMAX® per offrire un’esperienza cinematografica
immersiva al pubblico di tutto il mondo.
Ispirato alla serie di libri più
venduti del New York Times di Cressida Cowell, franchise
d’animazione DreamWorks Dragon Trainer ha conquistato il pubblico
globale, ottenendo quattro candidature agli Oscar® e incassando
oltre 1,6 miliardi di dollari al box office mondiale. Ora, grazie
agli effetti visivi all’avanguardia, DeBlois trasforma la sua amata
saga animata in uno spettacolo live-action, portando le epiche
avventure di Hiccup e Sdentato alla vita con un realismo
straordinario mentre scoprono il vero significato dell’amicizia,
del coraggio e del destino.
Il film del 2023 Love Again
(qui
la nostra recensione) si conclude come tutte le
commedie
romantiche, con la coppia che si riunisce, ma eleva la sua storia
con riflessioni sul dolore e sul potere della musica di
Celine Dion. Diretto e scritto da James C.
Strouse, il film è un remake del film tedesco del
2016 SMS für Dich, anch’esso basato sull’omonimo
romanzo del 2009.
In Love Again,
Mira Ray è in lutto per la morte del suo
fidanzato, tragicamente scomparso due anni prima, e trova conforto
nell’inviare messaggi romantici al suo vecchio numero di telefono.
Questo numero è stato riassegnato al giornalista Rob
Burns, che è spinto dal misterioso mittente e, con l’aiuto
del soggetto del suo articolo Celine Dion,
escogita un piano per incontrare Mira e conquistare il suo
amore.
Con Priyanka Chopra Jonas e Sam
Heughan come protagonisti, il cast e i personaggi di
Love Again adattano la storia della ricerca
dell’amore attraverso la perdita integrando la tecnologia moderna,
il pesante processo del dolore e la rinnovata fede nell’amore e
nella speranza. Dopo che Rob organizza un incontro con Mira,
sorprende se stesso nel comprendere finalmente i testi romantici di
Celine Dion, con il legame di Mira con Rob che
finalmente la incoraggia a andare avanti dopo la morte di John.
Mentre la storia d’amore della coppia presenta ostacoli lungo il
cammino, come quando Mira scopre che Rob ha letto i suoi messaggi a
John, il finale di Love Again vede il loro amore
prevalere mentre entrambi accettano di abbracciare l’onestà,
seguire i consigli di Celine Dion e sostenersi a
vicenda attraverso i dolori che verranno.
Perché Rob ha pubblicato delle
scuse a Mira invece del suo pezzo su Celine Dion
Il critico musicale Rob
Burns ha iniziato la storia di Love Again
(qui
il trailer) con un incarico del suo editore di
scrivere un profilo sulla famosa cantante Celine
Dion. Sebbene inizialmente fosse restio ai suoi testi a
causa dei suoi dolori passati e dell’incapacità di comprendere le
sue parole, Celine gli dà consigli sull’amore e rigira l’intervista
su di lui. In Love Again, Celine capovolge la
sceneggiatura e diventa la giornalista che cerca di convincere Rob
a essere onesto e a rivelare i suoi segreti più profondi, così Rob
usa il suo articolo per paragonare il suo viaggio per ritrovare
l’amore ai testi di Dion e al suo ritorno sul palcoscenico
statunitense dopo una pausa di un decennio.
Quando arriva il momento di
pubblicare il profilo su Celine Dion scritto da
Rob, il pezzo che pubblica invece è “Texts for Mira“, in
cui si scusa per non averle detto la verità sull’essere il
destinatario dei suoi messaggi destinati a John. L’articolo diventa
virale e fa guadagnare a Rob il favore del suo capo, nonostante non
abbia scritto il pezzo che gli era stato effettivamente assegnato,
anche se Rob riesce a aggirare questo problema includendo comunque
notizie su Celine Dion nella narrazione. Ispirato
dalle canzoni e dai testi dell’artista canadese in Love
Again, Rob usa l’articolo per seguire il suo consiglio ed
esprimere invece il suo amore per Mira.
Il colpo di scena dell’articolo di
Rob fa riferimento alle ispirazioni del libro di Love
Again
Priyanka Chopra Jonas and Sam Heughan star in Screen Gems LOVE
AGAIN. Photo by: Liam Daniel
L’articolo di scuse di Rob
intitolato “Texts for Mira” è un riferimento al libro che
ha ispirato Love Again, poiché la traduzione in
inglese di SMS für Dich è Text for
You. Rob sostanzialmente si rende autore del libro
scrivendo la loro storia d’amore e dandole questo titolo, con il
suo articolo che gli consente di essere vulnerabile sui suoi
sentimenti in modo simile a Mira nei suoi veri testi. Love
Again è stato inizialmente sviluppato fino al titolo
Text for You, ma cambiandolo ha sottolineato
meglio il conflitto fondamentale di Mira e Rob che imparano a
trovare di nuovo l’amore. Tuttavia, è un bel tocco che il titolo
del libro faccia il suo ingresso nella storia di Love
Again.
Come l’opera di Orfeo ed Euridice
riflette la storia di Mira e Rob
La vera opera Orfeo ed
Euridice è spesso citata nella storia di Love
Again, poiché il racconto mitologico era uno dei preferiti
del defunto fidanzato di Mira, John, e rappresentava il suo dolore.
Nell’opera, la coppia si innamora prima che Euridice muoia
inaspettatamente, lasciando Orfeo con un enorme dolore. In seguito
Orfeo decide di andare nell’Ade per riportare in vita sua moglie, e
Ade accetta di restituirgliela a condizione che lui accetti di non
guardarla mai in viso prima di arrivare fuori dall’Oltretomba.
Orfeo non resiste e, prima di uscire dal regno di Ade, si volta e
perde Euridice per sempre. In alcune versioni del finale della
storia, Orfeo invoca la morte per riunirsi a Euridice e viene
ucciso o ricompensato con la resurrezione di Euridice.
Love Again riprende
la leggenda ma la adatta con un finale positivo. Mira, come Orfeo,
soffre per la morte improvvisa del suo amore ed è afflitta da un
dolore travolgente. Mira non riesce a superare la morte di John e
dice persino che pensava che non ci sarebbe stato futuro per lei
senza di lui, con la sua famiglia che indica che anche se non è
morta, non è viva. A differenza di Orfeo, che invoca la morte per
stare con Euridice, Mira accetta il suo dolore ma sceglie di andare
avanti con la vita, poiché non può riportarlo indietro e sa che
John non avrebbe voluto che si comportasse come Orfeo. Invece di
continuare a piangere nell’oscurità, Mira si dirige verso una
nuova luce con Rob nel finale di Love Again.
Perché Mira è finalmente pronta a
lasciar andare John
In Love Again, Mira
sente una scintilla con Rob che non sentiva da quando John era
vivo, dimostrando a se stessa che andare avanti è possibile e che
può ancora avere una vita appagante. I suoi messaggi a John erano
uno sfogo per il suo dolore per aiutarla ad andare avanti e
esprimere i sentimenti che non lascia uscire, con le sue visioni di
lui che le permettono di fare pace con il suo ricordo mentre dà
all’amore un’altra possibilità. Proprio come il bruco nei libri per
bambini che scrive, John dice che vuole ancora che Mira prosperi e
“voli” nel suo futuro senza di lui.
Mira è stata anche influenzata dallo
chef Mo, che è stato ispirato ad andare ad appuntamenti dopo la
morte di sua moglie perché ha bisogno di una vera compagnia umana e
di una connessione che un ricordo non può dargli. Celine
Dion condivide un consiglio simile mentre torna sul palco
dopo aver elaborato il lutto per la morte del marito, poiché il
cuore di Mira deve ancora andare avanti dopo la scomparsa di John.
Dopo questa presa di coscienza, Mira si toglie l’anello di
fidanzamento, segnalando le sue intenzioni di andare avanti e dare
un’altra possibilità all’amore.
Spiegazione dell’ultimo
discorso di Mira a Rob (e perché lo perdona)
Quando Rob e Mira finalmente
si riconciliano nel finale di Love Again, lei gli dice che
lo perdonerà a poche condizioni. Prima di tutto, spiega che non
potrà mai più mentirle, non importa quanto dolorosa o brutta possa
essere la verità, poiché questa è stata la causa della loro
rottura. Il personaggio di Priyanka Chopra Jonas afferma quindi che amerà
sempre John e Rob deve capire che anche se il suo dolore potrebbe
cambiare in futuro, lui sarà sempre parte di lei. Infine, Mira
dichiara che, su consiglio di Celine Dion, Rob deve lavare i piatti
e imparare a cucinare perché lei non ci riesce.
Mira ha perdonato Rob nel
finale di Love Again perché ha capito quanto la
amasse davvero e che, nonostante abbia commesso un errore nel non
dirle la verità sui messaggi, lo ha fatto perché non voleva
perderla. Rob capisce già che Mira amerà sempre John e che può
ancora amarlo nonostante il suo dolore, che è un altro livello di
accettazione che riporta Mira da lui. Mira era di nuovo
sinceramente felice e ispirata con Rob, quindi non avrebbe lasciato
che questo amore finisse così in fretta. Invece, si è assicurata
che lui avrebbe imparato dal suo errore e avrebbe capito cosa
poteva portare alla loro relazione.
Cosa significa davvero il finale di
Love Again
Il finale di Love Again
trasmette il messaggioche, anche se può
sembrare impossibile, è sempre possibile trovare di nuovo
l’amore. Per qualcuno in lutto, il processo di ricerca di
una nuova persona è particolarmente spaventoso, poiché è difficile
lasciar andare la vita che avrebbe dovuto avere con la persona
scomparsa. Tuttavia, dopo due anni, Mira stessa si rende conto che
ha bisogno di iniziare a vivere e di aprirsi di nuovo alle
prospettive dell’amore e a tutte le sue possibilità, ma questo non
significa che debba lasciar andare completamente John. Trovare
l’amore attraverso la perdita non significa cancellare la persona
che è morta, ma significa accettare entrambi gli amori ed essere in
grado di andare avanti con la vita, con Rob e Mira di Love
Again che trovano inaspettatamente un grande romanticismo
e speranza dopo un insormontabile dolore.
A sei anni dalla sua ultima
apparizione sul grande schermo, la Sentinella della Libertà torna
al cinema, ma con un volto diverso: Captain America: Brave
New World segna l’esordio di
Sam Wilson nei panni del nuovo Cap, con una storia
cinematografica tutta da scrivere.
Alla fine di Avengers:
Endgame un anziano Steve Rogers ha consegnato a Sam il
suo scudo e simbolicamente anche il titolo di Captain America e
nella serie Disney+,
The Falcon and the Winter Soldier, abbiamo visto come
Wilson si sia fatto molte domande sul suo essere o meno all’altezza
del ruolo affidatogli dall’amico. Ora, finalmente, la figura
emblematica che protegge i deboli ha un nuovo volto, un nuovo
costume e nuove abilità.
La trama di Captain
America: Brave New World
Captain America: Brave New World – Cortesia Disney
Dopo aver incontrato il neoeletto
Presidente degli Stati Uniti Thaddeus “Thunderbolt” Ross,
interpretato da Harrison Ford al suo debutto nel Marvel Cinematic
Universe, Sam Wilson (Anthony
Mackie) si ritrova nel bel mezzo di un incidente
internazionale. Deve scoprire le ragioni di un efferato complotto
globale prima che il vero responsabile faccia scattare un allarme
rosso in tutto il mondo, portando Stati Uniti e
Giappone a uno scontro armato.
Mackie torna ancora una volta a
interpretare Sam, un uomo normale che sente tutta la pressione del
ruolo che gli è stato affidato, che non si sente all’altezza, che
arriva addirittura a pentirsi di non aver preso il siero, per
diventare anche lui Super, ma proprio per questo un uomo qualunque,
un Captain America non più da ammirare e da
venerare, quanto a cui aspirare, una figura terrena e concreta che
sa stare nel suo mondo e che può essere eguagliata, se dovesse
riuscire a ispirare gli uomini. La forza di questo Cap è
proprio nella sua normalità che non è semplicità o
banalità.
Sam e Steve
Sam Wilson è un Captain
America molto diverso da Steve Rogers, e non solo per i
motivi ovvi. Il mondo in cui lui vive è molto più complesso,
delicato, richiede diplomazia ma anche capacità di adattamento ma
anche le idee molto chiare sulla parte da prendere in caso di
conflitti o difficoltà. Un mondo che Steve ha dimostrato
inizialmente di non comprendere a pieno, ma che Sam Wilson naviga
alla perfezione, lui è l’uomo giusto al posto giusto che sceglie
consapevolmente di fare la cosa giusta, nonostante il rischio che
corre (decisamente più alto di quello di Steve) di morire.
Sam e Joaquin
Captain America: Brave New World – Cortesia Disney
Se il rapporto di Sam e Steve era
quello basato prima sull’ammirazione e poi sull’amicizia, in
Captain America: Brave New World vediamo
applicato a Cap un altro ruolo, quello di mentore. Joaquin Torres
(Danny Ramirez), visto brevemente in nella
serie Disney+, è un compagno di
squadra per Sam, ma anche un giovane da addestrare e a cui badare.
L’eroe diventa dunque anche mentore, assume un ruolo di guida per
chi deve ancora a imparare a camminare (o a volare) da solo,
diventa, ancora una volta, una figura a cui aspirare, e questo
proprio perché alla base della loro essenza, Sam e Joaquin sono
uomini normali che corrono consapevolmente rischi sovrumani.
Ovviamente Joaquin non è l’unico
alleato di Sam. Captain America: Brave New
World mette sotto i riflettori anche Isaiah Bradley,
altro personaggio che avevamo incontrato in
The Falcon and the Winter
Soldiere che qui torna come
punto di riferimento di Sam, con la sua tragica storia. Un amico
per Cap, una persona, l’ennesima da salvare, un altro punto di
vista da far rispettare e tutelare agli occhi del mondo. E
Carl Lumbly, che torna nel ruolo, è
irresistibile.
Questo Captain
America si deve confrontare anche con la politica
internazionale e con un Thaddeus “Thunderbolt”
Rossche non è più solo un militare, ma è
diventato Presidente degli Stati Uniti alla ricerca di redenzione
per il suo passato in cui ha abusato del potere che la divisa gli
ha dato. Harrison Ford, unico e inimitabile,
assume su di sé il personaggio che era stato di William Hurt e
impreziosisce ulteriormente la sua iconica carriera di un ruolo e
di un franchise destinati a rimanere nella memoria pop
collettiva.
Ross è la persona di cui Sam ha
paura di fidarsi e allo stesso tempo quella che deve aiutare più di
tutte, dal momento che il suo agire secondo coscienza mantiene un
equilibrio mondiale che è il primo obbiettivo di Cap. Questo eroe
non è più locale né legato alla bandiera a stelle e strisce, è
bensì un simbolo di giustizia e nobiltà d’animo, di coraggio,
rappresenta la possibilità per ognuno di fare la scelta giusta al
di là del proprio interesse. Il regista Julius
Onah si assicura che questo messaggio passi forte e
chiaro, e riesce nel suo intento.
Il cast di Captain
America: Brave New World
A completare il cast, ci sono le
new entry Shira Haas e Giancarlo Esposito, entrambi in ruoli action
insoliti per le loro carriere ma entrambi assolutamente credibili,
divertenti da guardare e probabilmente loro stessi divertiti nel
mettere in scena sequenze d’azione articolate e avvincenti. Accanto
a loro in Captain America: Brave New World anche
una vecchia conoscenza del MCU ai suoi albori: Tim Blake Nelson che riporta al cinema dopo 16
anni Samuel Stern. Merito a Nelson e agli sceneggiatori di
essere riusciti a portare sullo schermo un personaggio tanto
affascinante quanto rischioso nella messa in scena. L’aspetto più
interessante di questo The Leader è che è stato reso credibile. E
poi ovviamente ci sono delle sorprese per i fan del MCU, ma quelle si scopriranno al
cinema.
Captain America: Brave New
World è uno stand alone
Era dalla Fase 1 del MCU che non si vedevano più stand
alone così “puri” prodotti dai Marvel Studios. Captain
America: Brave New World è un film autoconclusivo,
concentrato sulla parabola del protagonista, non esattamente una
storia di origini ma una specie di establishing shot per
impostare il personaggio e regalarlo al futuro del MCU. Si concentra principalmente
sull’aspetto emotivo dei personaggi e nel suo (relativo) piccolo, è
un film solido e di valore, divertente nelle scene di
combattimento, con diversi momenti iconici (ricordatevi che nel
film c’è Red Hulk!) e una buona dose di cuore.
Non ci si poteva aspettare di
meglio da un film che sottolinea in maniera così chiara e manifesta
l’essere orfani di Steve Rogers. Mai prima di oggi l’MCU aveva dovuto raccontare un
passaggio di testimone così importante e da questo punto di vista,
Brave New World è un vero nuovo inizio per il
franchise, un voltare pagina ricordando con affetto quello che è
stato ma proiettandosi con fiducia verso un futuro promettente. Ci
sarà riuscito? Agli spettatori l’ardua sentenza.
Il sogno di ogni
giornalista è trovarsi nel posto giusto al momento giusto, avere lo
scoop e una posizione privilegiata per raccontare una storia
epocale, tutto quello che accade in September 5 alla squadra
della American Broadcasting Company (ABC). Ma gli
eventi del
5 settembre 1972, l’attacco del gruppo terroristico Settembre
Nero e la crisi degli ostaggi alle Olimpiadi di Monaco, non erano
certo la storia che la troupe si aspettava di dover raccontare. Il
thriller diretto da Tim Fehlbaum, ci porta dietro le quinte
della redazione, intrecciando abilmente scene drammatizzate con
autentici filmati d’archivio della trasmissione di quel giorno
della ABC. Il risultato è un’opera cinematografica tesa e
coinvolgente che mette in primo piano il ruolo dei media nel
documentare eventi storici in tempo reale, ma problematizza anche
l’etica di un lavoro di cui oggi sembra si sia persa ogni
misura.
La storia di
September 5 da una prospettiva inedita
A differenza
dell’approccio spettacolare e denso di azione adottato da Steven Spielberg in Munich (2005), September 5 si
concentra esclusivamente sul giornalismo e sul modo in cui la
notizia viene costruita. La regia di Fehlbaum, dinamica e nervosa,
utilizza prevalentemente la camera a mano, i piani molto stretti,
per immergere lo spettatore nella frenesia di una redazione alle
prese con una situazione senza precedenti. La tensione è palpabile,
quasi fisica, e lo spettatore percepisce la pressione crescente che
subiscono i giornalisti che si trovano improvvisamente a dover
raccontare una tragedia in diretta.
Peter Sarsgaard, Ben Chaplin e John Magaro in September 5 –
Cortesia Paramount Pictures
Il film si regge su un
cast di attori straordinari, tra cui spicca
Peter Sarsgaard nel ruolo di Roone Arledge, il
veterano della ABC che gestisce con lucidità e fermezza una
situazione fuori controllo. John Magaro, recentemente visto
in Past Lives, interpreta Geoffrey Mason, un giovane
produttore che si trova improvvisamente al centro dell’azione, al
suo banco di prova con la serie A, mentre Leonie Benesch
brilla nei panni di Marianne Gebhardt, un’assistente di studio
tedesca che si dimostra essenziale grazie alla sua conoscenza
dell’ebraico e del tedesco, ma offre anche il punto di vista dei
“padroni tedeschi” in una Germania che aveva voglia di apparire
buona agli occhi del mondo. Le interpretazioni concentrate riescono
a rendere lo stress dei personaggi, la loro determinazione e i loro
dilemmi morali con grande efficacia.
Un campo minato tra
etica e professione
Uno degli aspetti più
affascinanti di September 5 è il modo in cui esplora il
giornalismo televisivo dell’epoca. Fehlbaum ci mostra un mondo
analogico, dove telecamere ingombranti, problemi tecnici e
difficoltà logistiche rappresentano ostacoli quotidiani e mettono
alla prova la volontà di chi insegue le notizie. Il film mette in
luce il ruolo dell’informazione come campo minato etico e
professionale: come si copre un evento del genere senza cadere nel
sensazionalismo? Quali immagini trasmettere, consapevoli che
verranno viste da persone coinvolte in prima persona in eventi
tragici (i parenti degli ostaggi)? Qual è il confine tra cronaca e
spettacolarizzazione della tragedia? Domande ancora oggi attuali,
che rendono il film particolarmente rilevante nell’era della
disinformazione e delle fake news.
La fotografia di
Markus Förderer contribuisce a creare un’estetica che
richiama l’epoca, con l’uso di obiettivi vintage e riprese
traballanti che aumentano il senso di urgenza. Inoltre,
l’integrazione dei filmati d’archivio con le scene girate
conferisce al film un senso di autenticità, e aumentato la
sensazione di “verità” di ciò che stiamo guardando.
September 5
gode di una indiscutibile efficacia narrativa, e da un punto di
vista dello spettacolo forse paga un prezzo ben preciso per la
scelta di mantenere l’azione all’interno della redazione, che
lascia fuori dal quadro alcuni degli aspetti più complessi, e forse
più succulenti per lo spettatote, della crisi degli ostaggi. Il
film si concentra dichiaratamente sulle difficoltà del giornalismo,
e tralascia il contesto politico più ampio, le tensioni
internazionali e le ripercussioni a lungo termine dell’attacco.
Questa decisione potrebbe risultare limitante per chi cerca
un’analisi più approfondita dell’evento, ma aiuta a mantenere una
narrazione focalizzata e compatta.
Un’atmosfera elettrica
ad alta tensione
Proprio grazie a questa
messa a fuoco così precisa su ciò che vuole raccontare, il film
offre una straordinaria capacità di catturare la tensione del
momento. Gli scontri tra Arledge e i dirigenti della rete, la lotta
per ottenere le immagini più esclusive, la necessità di bilanciare
informazione e rispetto per le vittime: tutto questo contribuisce a
creare un’atmosfera elettrica che tiene lo spettatore incollato
allo schermo. Complice anche una sceneggiatura (nominata
agli Oscar 2025) preziosa.
September 5 è
un’opera potente, un tributo al giornalismo e alla sua importanza
nel documentare la storia. La regia di Tim Fehlbaum, il
montaggio serrato e le interpretazioni eccellenti fanno di questo
film una delle più riuscite rappresentazioni cinematografiche del
mondo dell’informazione. Un film da osservare con attenzione, da
studiare per l’eco che alcuni aspetti della storia e del punto di
vista adottato per raccontarla hanno nella contemporaneità.
Nel 2020 esce al cinema Est
– Dittatura Last Minute, opera seconda di Antonio Pisu, un road
movie liberamente ispirato al racconto Addio Ceausescu, di
Maurizio Paganelli e Andrea
Riceputi. Un film distintosi come un piccolo gioiello
nella cinematografia italiana degli ultimi anni, proponendo un
racconto divertente ma anche malinconico ed emotivamente forte su
un mondo sull’orlo del cambiamento, il tutto visto attraverso gli
occhi increduli di tre giovani a loro volta prossimi a grandi
novità. Cinque anni dopo, ecco arrivare in sala un sequel di quel
film, Tornando a Est, scritto e diretto anch’esso
da Pisu.
Ma cosa proporre per un seguito di
un’opera autoconclusiva come quella del 2020, in cui la commedia e
il dramma si bilanciavano in modo squisito, con la musica di
Franco Battiato ad accompagnare immagini
della grigia situazione vissuta in Romania in quei difficili anni?
Saggiamente, Pisu evita l’effetto déjà vuspostando il proprio interesse verso un
racconto macchiato da tinte più thriller, tra spie, corruzione e
criminalità. Il tutto vissuto però sempre attraverso gli occhi dei
tre protagonisti conosciuti già nel precedente film, grazie ai
quali possiamo fare nuovamente esperienza dell’infrangersi di
quelle illusioni di un mondo migliore.
La trama di Tornando a Est
È il 1991. Dopo la caduta del muro
di Berlino, le tensioni internazionali sembrano essersi allentate.
Molte operazioni di spionaggio continuano però a svolgersi
nell’ombra. Il SISMI (Servizio Informazioni Sicurezza Militare
Italiana) è sulle tracce di Natalino
Franchi (Cesare Bocci) e
Luigi Rampelli, i quali grazie alla loro posizione
di prestigio all’interno dell’Aeronautica Militare Italiana,
rivendono informazioni sensibili ai servizi segreti bulgari e al
KGB. Pago (Matteo Gatta),
Rice (Lodo Guenzi) e
Bibi (Jacopo Costantini) sono
invece tornati alle loro vite a Cesena dopo il viaggio in Romania
di qualche anno prima.
Pago continua il suo lavoro di guida
turistica, Rice lavora ora presso una piccola banca, mentre Bibi ha
da ormai sei mesi una relazione epistolare con una ragazza bulgara
di nome Yuliya (Alexandra Vale)
che non ha però mai incontrato e che aiuta economicamente
inviandole saltuariamente piccole somme di denaro. Incoraggiato
dagli amici, parte insieme a Pago e Rice per un viaggio verso Sofia
proprio con l’intento di conoscere finalmente la ragazza. Yuliya,
però, nasconde un pericoloso segreto, che metterà in serio pericolo
i tre ragazzi, che si vedranno così nuovamente coinvolti in una
serie di sfortunate coincidenze.
Lodo Guenzi, Matteo Gatta e Jacopo Costantini in Tornando a Est.
Cortesia di Plaion Pictures
Tornando a
Est ci racconta di un mondo diviso e complicato
Come accennato, il grande pregio di
Est
– Dittatura Last Minute stava nel suo coniugare con grande
sensibilità la spensieratezza e la comicità intrinseca dei tre
protagonisti con un contesto quantomai drammatico, dove povertà e
paura sembravano essere le sole forze dominanti. Pisu ha costruito
con grande abilità un’atmosfera che via via si fa più soffocante,
portando i protagonisti e noi spettatori con loro a dover prendere
consapevolezza degli orrori che sono avvenuti (e avvengono) a poca
distanza da noi. Un film che per certi aspetti ha anticipato il
ripresentarsi di certe dinamiche, ancora oggi in vigore.
Con Tornando a
Est, invece, l’obiettivo si allarga, andando a riflettere
sul mondo post crollo del muro di Berlino. Un evento che si credeva
potesse essere il segno tangibile di un mondo che si riscopriva
unito e aperto alla fratellanza tra popoli. Purtroppo, come ben
sappiamo, così non è stato e anzi nel tempo sono andati ad
accentuarsi i confini da non oltrepassare, la paura dello straniero
e la volontà di ritirarsi in un individualismo collettivo che non
fa che rendere più vulnerabili. Concentrandosi sul viaggio in
Bulgaria dei tre protagonisti, il film propone dunque queste e
altre riflessioni, tra cui il non potersi fidare di nessuno in
contesti simili.
Questioni qui affrontate attraverso
dinamiche da thriller di spionaggio, con una vicenda che si svela
più complessa rispetto a quella del precedente film proprio perché
più complessi i tempi che va a raccontare. Ancora una volta,
dunque, il regista fa delle vicende di questi tre ragazzi la base
di partenza per un racconto che ha più di qualcosa da dire sul
nostro oggi, affidandosi ad una coerenza nei toni e nelle atmosfere
che permette anche qui di ritrovare ciò che tanto aveva convinto di
Est
– Dittatura Last Minute.
Cesare Bocci in Tornando a Est. Cortesia di Plaion
Pictures
Squadra che vince non si cambia
Ma al di là delle novità proposte da
questo sequel, vale anche il detto “squadra che vince non si
cambia”. È quindi un piacere rivedere Lodo
Guenzi, Matteo Gatta e
Jacopo Costantini nei ruoli dei tre
protagonisti, personaggi che ritroviamo con nuove consapevolezze
sulle spalle ma anche pesi dell’età adulta da dover gestire. I tre
sfoggiano anche stavolta una sintonia di gruppo che permette a
Tornando a Est di poter contare su un trio
divertente e spontaneo, dimostrandosi però anche convincenti nei
momenti di maggior tensione e drammaticità. In particolare, sui
loro volti ritroviamo quei sogni e speranze in parte ammaccati dal
passare del tempo ma ancora in grado di restare in piedi.
Non si può però non menzionare
l’ingresso in questo sequel di Cesare Bocci
(celebre interprete di serie come Il commissario
Montalbano e Imma Tatarani – Sostituto procuratore),
che si mette alla prova con un personaggio ambiguo, misterioso,
dotato indubbiamente di un carisma tutto suo. Diverte però in
particolare il suo ricorrere a proverbi e aforismi,
reinterpretandoli spesso a modo suo. Una caratterizzazione che ci
regala un personaggio che dunque ben si inserisce nel folle
contesto ideato da Pisu, per un film che si conferma un esperimento
riuscito.
Dopo
la foto dietro le quinte di ieri delle star di
Masters of the UniverseNicholas
Galitzine (Purple Hearts, Red, White & Royal Blue, The
Idea of You) e Camila Mendes (Riverdale) in fase di allenamento per i ruoli
principali di He-Man e Teela, ora abbiamo alcune nuove notizie sul
casting via Deadline.
La versione live-action della
classica serie animata ha visto l’aggiunta di Morena
Baccarin nel ruolo della Strega e Jóhannes Haukur
Jóhannesson in quello di Malcolm, detto Fisto. Nel cartone
animato, la Strega era la potente guardiana del Castello di
Grayskull e poteva trasformarsi in un falco di nome Zoar. Fisto
(sì, il tizio con il pugno di metallo che è fonte di infinite
allusioni) ha iniziato come un cattivo prima di voltare le spalle a
Skeletor e diventare un alleato di He-Man e lo abbiamo visto già
nella foto di ieri dal set, in mezzo ai due protagonisti.
Baccarin ha recentemente ripreso il
suo ruolo di Vanessa Carlyle in Deadpool e
Wolverine, e vedremo Jóhannesson nel ruolo del cattivo
Copperhead in Captain America: Brave New
World.
Travis Knight,
regista di Bumblebee,
sta dirigendo il film sul più grande guerriero di Eternia e ha
ingaggiato Sam C. Wilson (House of the Dragon) per il ruolo di
Trap Jaw, Kojo Attah (The Beekeeper) per
Tri-Klops e Hafthor Bjornsson (Game of
Thrones) per Goat Man.
Il cast comprende Nicholas
Galitzine nei panni di He-Man; Alison
Brie (Promising Young Woman) nel ruolo del
luogotenente di Skeletor, Evil-Lyn; Camila Mendes
(Riverdale) nel ruolo della fidata compagna di
He-Man, Teela; e Idris Elba (Thor:
Ragnarok) nel ruolo del padre di Teela,
Man-at-Arms; Morena Baccarin nel ruolo della
Strega e Jóhannes Haukur Jóhannesson in quello di
Malcolm, detto Fisto.
Sebbene i dettagli sulla trama non
siano stati resi noti, sappiamo che il collaboratore di Knight in
Wildwood, Chris Butler
(ParaNorman), ha scritto l’ultima bozza della
sceneggiatura. David Callaham e Aaron e Adam Neem si erano già
occupati della sceneggiatura.
He-Man ha guadagnato una vasta
popolarità grazie alla serie televisiva animata He-Man and the
Masters of the Universe, andata
in onda dal 1983 al 1985, che ha generato una vasta gamma di
merchandising, fumetti e un seguito di culto.
Masters of the Universe arriverà nelle
sale il 5 giugno 2026.
Amy Adams è pronta per un ruolo da
protagonista nella serie TV “Cape Fear”
attualmente in
lavorazione su Apple TV+. Adams si unisce a Javier Bardem nello show, che è stato
acquisito per la serie da Apple a novembre con un ordine di 10
episodi. La serie è basata sia sul romanzo di John D.
MacDonald “The Executioners“, che ha ispirato il
film del 1962 di Gregory Peck della Universal
Pictures “Cape
Fear“, sia sull’acclamato remake del 1991 diretto da
Martin Scorsese e interpretato da Robert
De Niro e Nick Nolte.
Secondo la sinossi ufficiale,
“Una tempesta sta arrivando per gli avvocati felicemente sposati
Amanda(Adams) e Steve Bowden quando Max Cady
(Bardem), un famigerato assassino del loro passato, esce di
prigione”.
Amy Adams è una delle attrici più celebrate
del suo tempo, avendo ricevuto sei nomination agli Academy Award
fino ad oggi. L’abbiamo vista di recente in Nightbitch, disponibile su
Disney+, per il quale ha ricevuto una nomination ai Golden
Globes.
Sia Amy Adams che Javier Bardem saranno produttori esecutivi
oltre a recitare in “Cape Fear“. Nick
Antosca sarà autore, produttore esecutivo e showrunner.
Antosca è produttore esecutivo insieme ad
Alex Hedlund sotto la loro bandiera Eat the Cat.
Anche Steven Spielberg e Scorsese saranno
produttori esecutivi. Spielberg sarà produttore esecutivo tramite
Amblin Television insieme a Daryl Frank e Justin Falvey. UCP, dove
Antosca e Eat the Cat hanno un accordo generale,
produrrà.
Da un po’ di tempo sentiamo voci
secondo cui Franklin Richards apparirà in I
Fantastici Quattro: Gli Inizi e, alla fine, in
Avengers: Doomsday e
Avengers: Secret Wars. I
Marvel Studios devono ancora confermare i
piani per il personaggio, figlio di Reed Richards e Sue
Storm-Richards, anche se i fan sono convinti di aver individuato
alcune prove che quest’ultima, interpretata da Vanessa Kirby, sia incinta nel film.
Nella scena in cui Johnny Storm “si
infiamma” nei panni della Torcia Umana, una Sue dall’aspetto un po’
rotondo viene mostrata mentre viene portata in salvo sullo sfondo.
Poi, c’è quella che sembrava una scena di parto a bordo di
un’astronave con Mister Fantastic che conforta la moglie. Inoltre,
una clip di I
Fantastici Quattro: Gli Inizi è stata condivisa sui
social media domenica scorsa e, sebbene non riveli nulla che non
abbiamo già visto, ha permesso ai fan di guardare un certo momento
a ripetizione.
Guardando il modo in cui Sue cammina
(dondolando?) in questa scena, è
evidente che i Marvel Studios hanno tagliato il
suo pancione. Sembra quindi sempre più probabile che la Donna
Invisibile trascorrerà una buona parte del film con il pancione.
Non solo questo si allinea con i fumetti, ma aumenterà la posta in
gioco quando Galactus arriverà sulla Terra, in particolare se c’è
del vero nel fatto che il Divoratore di Mondi abbia un interesse
per il figlio di Reed e Sue.
Non sarebbe la prima volta che i
Marvel Studios tirano fuori un
trucco del genere, alterando i trailer dei film, siamo certi che
ricorderete come gli Spider-Men sono stati eliminati dal trailer di
Spider-Man: No Way Home… o come Hulk è stato
inserito nella carica dei Vendicatori alla fine del trailer di
Infinity War!
Il film I
Fantastici Quattro: Gli Inizi è atteso al cinema il
25 luglio 2025. Come al solito con
la Marvel, i dettagli
della storia rimangono segreti. Ma nei fumetti,
i Fantastici Quattro sono astronauti che
vengono trasformati in supereroi dopo essere stati esposti ai raggi
cosmici nello spazio. Reed acquisisce la capacità di allungare il
suo corpo fino a raggiungere lunghezze sorprendenti. Sue, la
fidanzata di Reed (e futura moglie), può manipolare la luce per
diventare invisibile e lanciare potenti campi di forza. Johnny, il
fratello di Sue, può trasformare il suo corpo in fuoco che gli dà
la capacità di volare. E Ben, il migliore amico di Reed, viene
completamente trasformato in una Cosa, con dei giganteschi massi
arancioni al posto del corpo, che gli conferiscono una super
forza.
Fanno parte del cast anche
Julia Garner, Paul
Walter Hauser, John
Malkovich, Natasha
Lyonne e Ralph
Ineson nel ruolo di Galactus. Come confermato
da Kevin
Feige, il film avrà un’ambientazione nel passato, in
degli anni Sessanta alternativi rispetto alla nostra realtà di
Terra-616, per cui sarà interessante capire come i quattro
protagonisti si uniranno agli altri eroi Marvel che
conosciamo. Franklyn e Valeria
Richards, figli di Reed e Sue, potrebbero inoltre
comparire nel film.
Lo scorso dicembre, abbiamo ricevuto
la deludente notizia che
The Batman – Parte II di Matt Reeves aveva subito
un forte ritardo e ora non arriverà nelle sale prima del 1°
ottobre 2027.
Il co-direttore dei DC Studios
James
Gunn è intervenuto sui social media subito dopo
l’annuncio per affermare che il ritardo era semplicemente dovuto al
fatto che la sceneggiatura non era stata completata. Ciò potrebbe
dipendere dalla mancanza di una decisione da parte di Reeves in
merito alla direzione da dare al sequel, ma sembra che il regista
abbia ora, come minimo, svelato la trama generale.
Durante un’apparizione alla
convention dei fan di Orlando MegaCon domenica scorsa (tramite il
canale Youtube Love Our Life), l’attore che interpreta Alfred
Pennyworth Andy Serkis ha rivelato che Reeves lo
aveva informato su cosa si concentrerà il sequel di
The
Batman.
“Ne sono affamato tanto quanto
voi”, ha detto Serkis. “Lui [Matt Reeves] mi ha raccontato
la storia di The Batman 2 ed ero così
emozionato”. Purtroppo, Serkis rivelato alcun dettaglio, ma
questo è comunque un aggiornamento positivo sullo stato del tanto
atteso seguito.
Molti addetti ai lavori del settore
sono convinti che
Robert Pattinson alla fine rimarrà come Cavaliere
Oscuro del DCU per il film pianificato The Brave and the Bold.
Inserire il Batverse nel DCU potrebbe avere più senso, se non altro per
evitare di avere due franchise di Batman separati che corrono uno
accanto all’altro. Quando il sequel di The Batman
arriverà effettivamente nei cinema nel 2027, ci saranno sicuramente
stati almeno alcuni progressi su The Brave and The
Bold, anche se il regista Andy Muschietti
ha rivelato che il progetto è stato “un po’ posticipato”
alla fine dell’anno scorso.
Ricordiamo che
The Batman – Parte II è un titolo provvisorio,
mentre non si hanno ancora conferme ufficiali sul cast. A parte
Robert Pattinson che tornerà nei panni di Bruce
Wayne/Batman, dovrebbero tornare anche Andy
Serkis come Alfred, Zoë Kravitz,
nella tutina di pelle di Selina Kyle,
Jeffrey Wright nei panni di Gordon
e
Colin Farrell che dovrebbe tornare a essere il
Pinguino.
Javier Bardem sarà il protagonista di
“The Beloved“, un dramma familiare in lingua
spagnola scritto e diretto dal pluripremiato premio Goya
Rodrigo Sorogoyen (“The Realm”, “As
Bestas“).
Il film, che vede nel cast anche
Victoria Luengo (“The Room Next
Door“), è un dramma su un padre e una figlia separati.
Jardem interpreta un regista irascibile che è costretto a lavorare
con la figlia, un’aspirante attrice, a un progetto. Devono
confrontarsi con il loro doloroso passato mentre affrontano le
dinamiche di potere della loro relazione professionale. Sorogoyen
ha scritto la sceneggiatura.
Il film è prodotto dall’etichetta di
produzione madrilena Caballo Films di Sorogoyen, con Movistar Plus+
e Le Pacte come coproduttori. Quest’ultima distribuirà il film in
Francia.
Javier Bardem ha ottenuto una nomination ai
Golden Globe quest’anno per la sua interpretazione nella serie
limitata di Netflix “Monsters: The Lyle and Erik
Menendez“. È stato visto in sala l’ultima volta in
“Dune:
Parte Due” e nel remake live-action di “La
Sirenetta” della Disney, mentre ha anche prestato la
voce a “Spellbound“. Il suo ultimo film in lingua
spagnola è stata la commedia nera del 2021 “Il
Capo Perfetto” che ha rappresentato la Spagna nella
corsa agli Oscar nel 2022.
Rodrigo Sorogoyen
ha diretto di recente “The New Years“, una serie
presentata in anteprima mondiale al Festival del Cinema di Venezia
l’anno scorso. Il suo film precedente “As
Bestas” ha vinto il premio come miglior film straniero
ai César Awards in Francia ed è stato un successo al botteghino in
diversi paesi.
Quando i Marvel Studios hanno annunciato
originariamente i piani per Daredevil:
Rinascita, ci si aspettava che la serie sarebbe stata
un soft reboot della serie Netflix. Col passare del tempo, tutti i segnali
indicavano che sarebbe stato così e il
recasting di Vanessa Fisk era la prova di cui la maggior parte
dei fan aveva bisogno per sancire che Daredevil di
Netflix non sarebbe stato più canonico. Come
probabilmente ricorderete, la decisione non era piaciuta a molti,
anche se per la maggior parte prevaleva un sentimento di gioia nel
rivedere di nuovo l’Uomo Senza Paura in
azione.
Da allora molto è cambiato, una
revisione creativa ha sistemato ciò che non funzionava e ha portato
Daredevil:
Rinascita più in linea con il suo predecessore,
ufficializzandolo nel canone MCU.
Questa revisione ha incluso il
ritorno di Ayelet Zurer nei panni di Vanessa e
Bullseye (Wilson Bethel), Foggy Nelson
(Elden Henson) e Karen Page (Deborah Ann
Woll) sono tra coloro che sono stati accolti di nuovo nel
gruppo. “Quella è stata in realtà una delle prime cose che ho
detto ai capi”, racconta lo showrunner Dario
Scardapane a EmpireOnline. “Non
puoi fare questo show senza Karen e Foggy. Sono la famiglia di
Matt. Sono il cuore del suo mondo. Non puoi eliminarli senza
spiegare il perché, e se questa spiegazione non suona vera, non
eliminarli”.
“Era molto meno il mondo che
conoscevamo, volevamo tracciare una nuova strada”, ha detto
dell’approccio originale dei Marvel Studios a Daredevil:
Rinascita, “ma così facendo, avevano dimenticato
alcune cose che erano davvero necessarie al motore della
storia”.
Alla fine, Scardapane sapeva di
dover mantenere la promessa della terza stagione di
Daredevil, ovvero che Matt Murdock avrebbe fatto
squadra con Foggy e Karen come parte di un trio: “Ero disposto
a perdere il lavoro per questo”, dice Scardapane ridendo.
“Perché la terza stagione della serie Netflix si è conclusa con
un sogno, con i nomi su quel tovagliolo. Se non segui quella
premessa, non stai dando un contesto ai tuoi personaggi. Non puoi
ignorare quel sogno”.
Il cast di Daredevil:
Rinascita
Matt Murdock (Charlie
Cox), un avvocato cieco con abilità elevate,
lotta per la giustizia attraverso il suo vivace studio legale,
mentre l’ex boss della mafia Wilson Fisk (Vincent
D’Onofrio) persegue i suoi sforzi politici a New York.
Quando le loro identità passate iniziano a emergere, entrambi gli
uomini si ritrovano su un’inevitabile rotta di collisione.
La serie Daredevil:
Rinascita vede la partecipazione anche di
Margarita Levieva, Deborah Ann Woll, Elden Henson, Zabryna
Guevara, Nikki James, Genneya Walton, Arty Froushan, Clark Johnson,
Michael Gandolfini, con Ayelet Zurer e
Jon Bernthal. Dario Scardapane è
lo showrunner.
Gli episodi sono diretti da
Justin Benson e Aaron Moorhead,
Michael Cuesta, Jeffrey
Nachmanoff e David Boyd; e i produttori
esecutivi sono Kevin Feige, Louis D’Esposito, Brad
Winderbaum, Sana Amanat, Chris Gary, Dario Scardapane, Christopher
Ord e Matthew Corman, e Justin Benson e Aaron
Moorhead.
C’è un improbabile ispirazione reale
dietro il dramma pugilistico del 2015 Southpaw – L’ultima
sfida (qui
la recensione), il film con protagonista il pugile
Billy Hope interpretato da Jake Gyllenhaal. Diretto da Antoine Fuqua
(Training
Day) e scritto da Kurt Sutter (Sons
of Anarchy), questo film sulla boxe segue dunque un pugile di
nome Billy Hope, che per via di un incidente perde la moglie e la
custodia della figlia, divenendo un alcolizzato. Hope spera però di
rimettere la sua vita in carreggiata e, alla fine, si trova a dover
affrontare il formidabile Miguel “Magic” Escobar.
Southpaw – L’ultima sfida vanta un cast all-star
accanto a Gyllenhaal, con nomi come Rachel McAdams, Forest Whitaker, 50 Cent e
Miguel Gomez.
Non c’è però da stupirsi che
guardando il film venga da chiedersi: “Billy Hope esiste
davvero?”. Southpaw – L’ultima sfida ha tutte
le carte in regola per essere un autentico biopic sportivo. Mentre
tutti i buoni film sulla boxe vedono il protagonista battere
avversari apparentemente imbattibili, la tragica storia delle
sconfitte subite da Hope nel corso del film sembra una vera e
propria storia di redenzione che potrebbe essere realmente
accaduta. Tuttavia, la storia vera di Southpaw – L’ultima
sfida è più strana della finzione. Tecnicamente, il film
di Jake Gyllenhaal sulla boxe non è basato sulla vita di un vero
pugile. Detto questo, il personaggio di Billy Hope è ispirato a una
persona reale, che ha affrontato difficoltà simili ed è riuscita a
uscirne vincitrice.
La vera storia di Southpaw
– L’ultima sfida è ispirata ad Eminem
Anche se la storia vera narrata nel
film non è tecnicamente vera, è però ispirata alla vita del rapper
Eminem. Lo sceneggiatore, Kurt
Sutter, ha infatti affermato di aver scritto il film
pensando a Eminem. Sutter è un grande ammiratore della musica del
rapper e ha scritto Southpaw – L’ultima sfida come
successore spirituale/sequel non ufficiale di 8 Mile. Gli
elementi pugilistici del film dovevano simboleggiare il suo
percorso di vita e il rapporto tra Billy e la giovane figlia Leila
(Oona Laurence) doveva rispecchiare quello tra
Eminem e sua figlia Hailie. Sebbene il rapper
abbia ricevuto ottime recensioni per la sua interpretazione in
8 Mile, da allora è stato notoriamente riluttante ad
accettare altri lavori di recitazione, rifiutando anche il ruolo di
protagonista in Elysium.
Quindi, anche se la risposta alla
domanda “Billy Hope esiste davvero?” è tecnicamente un no,
è in realtà basato su qualcuno di realmente esistente. Eminem era
coinvolto come attore nel film fino al 2012, ma alla fine
Gyllenhaal lo ha sostituito. Il rapper è rimasto comunque in una
piccola veste, producendo canzoni come “Kings Never Die”
per la colonna sonora del film. Per quanto Jake Gyllenhaal fornisca
una prova attoriale e fisica straordinaria, sarebbe stato
certamente interessante vedere Eminem calarsi nel ruolo,
soprattutto dato che il film è così fortemente ispirato alla sua
vita.
Parte del motivo per cui la gente si
chiede se Billy Hope esista davvero è poi dovuto
all’interpretazione di Gyllenhaal. L’attore ama particolarmente
affrontare ruoli di personaggi profondi e si immedesima moltissimo
in loro. Questo potrebbe essere il motivo per cui molti si sono
chiesti se la storia di Southpaw – L’ultima sfida
fosse vera e se Hope fosse un vero pugile. Anche se Billy Hope non
è reale, il film ha tutte le carte in regola per essere una
biografia sportiva ispirata a una storia vera, e l’interpretazione
di Gyllenhaal del personaggio è particolarmente veritiera. Il film
sulla boxe vede infatti un arco trionfale per il personaggio, tanto
che molti speravano che raccontasse una vicenda realmente
avvenuta.
Tuttavia, questi trionfi sono stati
ispirati dalla vita di Eminem (con il pugilato che, come già detto,
inizialmente era una metafora delle battaglie rap), quindi anche se
Billy Hope è fittizio, le emozioni dietro la sua storia provengono
da un luogo reale. Se Rocky è il primo film che viene in mente quando si
parla di drammi sulla boxe, ci sono stati molti altri esempi degni
di nota. Ci sono famosi film come Toro Scatenato o il dramma di Clint Eastwood, vincitore del premio Oscar,
Million Dollar Baby, tanto per citarne alcuni.
Il film sulla boxe con Jake Gyllenhaal, Southpaw – L’ultima
sfida, si è poi aggiunto a questa schiera nel 2015.
Tutti amano i film sulla boxe,
perché in genere hanno un protagonista che riesce a superare
ostacoli insormontabili e di solito hanno un finale ad effetto.
Inoltre, è uno sport particolarmente dinamico, che si sposa
perfettamente con il linguaggio cinematografico. Southpaw –
L’ultima sfida segue quindi le orme di altri film del
genere, ma ciò che lo rende diverso è che la sua storia ha tutti
gli indicatori di un biopic sportivo reale, come Tonya o
Invictus – L’invincibile. Detto questo,
Southpaw – L’ultima sfida non sarà quindi basato
su una storia vera, ma ciò non significa che non sia stato ispirato
dalle lotte di una persona reale.
Presentato in Concorso nella sezione
Orizzonti al Festival di Venezia 2020, il film
Nowhere Special – Una storia d’amore (qui la recensione) è il terzo di
quattro lungometraggi realizzati come regista da Uberto
Pasolini (recentemente tornato al cinema con Itaca. Il ritorno, il
film con Ralph Fiennes e Juliette Binoche ispirato all’Odissea). Un
terzo lungometraggio che si svela essere un’opera particolarmente
struggente e delicata, che riflette sull’essere genitori e
sull’essere figli, su questo legame insostituibile.
Nel concepirlo, Pasolini si è
ispirato ad una storia vera, con la decisione in fase di scrittura
della sceneggiatura di avvicinarsi ad essa in un modo molto
sottile, discreto, il più lontano possibile dal melodramma e dal
sentimentalismo. Il film è poi stato apprezzato proprio per la sua
capacità di non scadere nell’eccessivo dolore, offrendo invece
tanta rincuorante speranza.
In questo articolo, approfondiamo
dunque alcune delle principali curiosità relative a Nowhere
Special – Una storia d’amore. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alla storia vera a cui si ispira il
film. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il titolo nel
proprio catalogo.
James Morton e Daniel Lamont in Nowhere Special – Una storia
d’amore
La trama e il cast di
Nowhere Special – Una storia d’amore
Il film racconta la storia di
John (James Norton), un lavavetri
35enne, abbandonato dalla moglie subito dopo la nascita del
figlioletto Michael (Daniel
Lamont). L’uomo ha dedicato tutto se stesso a crescere il
piccolo, cercando di non fargli mancare nulla, e ora che il figlio
ha quattro anni, John riceve una pessima notizia: gli restano pochi
mesi di vita. In questo breve periodo che gli è rimasto, l’uomo si
mette quindi alla ricerca di una nuova famiglia per Michael, deciso
a tutelare suo figlio dalla sua morte e determinato a dargli un
futuro radioso.
Ben presto, però, John si renderà
conto che reputare “perfetta” e adatta una famiglia, soltanto dopo
un breve incontro, non è affatto semplice. Sempre più titubante e
indeciso, l’uomo decide quindi di accettare l’aiuto di una giovane
assistente sociale, pronta a mostrargli un intero ventaglio di
altre possibilità. Per lui e suo figlio, ha così inizio un viaggio
ricco di imprevisti, durante il quale John scoprirà aspetti della
paternità che non immaginava, aprendosi a nuovi orizzonti.
La storia vera dietro il film
Come anticipato, la storia
di Nowhere Special – Una storia
d’amore è ispirata ad una vera vicenda, in cui
Pasolini si è imbattuto leggendola su un giornale. Veniva infatti
riportata la storia di un padre che non aveva altra famiglia che il
figlio di quattro anni. La madre del bambino li aveva abbandonati
quando il figlio era un neonato di due mesi, e purtroppo anche il
padre avrebbe di lì a poco dovuto lasciare da solo il bambino, ma
per un motivo molto diverso: era malato terminale. Così ha dedicato
i suoi ultimi mesi di vita a cercare una famiglia adottiva per il
suo piccolo.
Daniel Lamont e James Morton in Nowhere Special – Una storia
d’amore
“Ho sentito subito che si
trattava di una cosa molto speciale e di un’occasione per fare un
film su una storia d’amore un po’ diversa: una storia che lasciasse
un senso di speranza nella vita e nell’amore. Ho iniziato a
documentarmi sui temi della morte e dell’adozione. Ho parlato con
molte persone che lavorano nei processi di adozione, di mediazione…
e poi ho iniziato a scrivere”, ha spiegato il regista. Il
racconto di Nowhere Special – Una storia d’amore
si sviluppa a partire da qui, ma la sceneggiatura è stata
ovviamente arricchita da tutti gli incontri avuti da Pasolini nel
corso della scrittura.
Come da lui stesso affermato, le
conversazioni con operatori di associazioni che si occupano di
adozioni e con le famiglie che avevano iniziato questo percorso, si
sono rivelate estremamente preziose. Conversazioni che sono durate
mesi e che hanno infine portato alla costruzione di una storia
complessa, delicata e struggente. Per quanto riguarda il vero padre
a cui la storia del film si ispira, la loro identità è sempre
rimasta anonima, per rispetto della loro privacy. Ad oggi, dunque,
non è noto come la loro vicenda si sia conclusa.
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire di
Nowhere Special – Una storia d’amore grazie alla
sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Apple iTunes, Tim Vision
e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 11
febbraio alle ore 21:20 sul canale
Rai 3.
La 24 ore di Le Mans è una delle
gare più celebri dello sport automobilistico, dove i piloti vengono
messi duramente alla prova per dimostrare il loro valore e quello
delle auto che guidano. Ci sono numerosi celebri racconti legati
alla storia di questa gara, ma con il film Le
Mans ’66 – La grande sfida (qui la recensione) il regista
James
Mangold(Logan – The Wolverine, Indiana Jones e il Quadrante del
Destino, A Complete
Unknown) si concentra su una precisa edizione di essa, che
ha riscritto il rapporto esistente tra due celebri
scuderie: Ford e Ferrari
(non a caso, il titolo originale del film è Ford vs.
Ferrari). Uscito nel 2019, il film ha dunque ripercorso i
retroscena che portarono all’edizione del 1966 e al suo valore
nella storia dell’automobilismo.
Il progetto per un film su tale
storia circolava ad Hollywood già dieci anni prima della
realizzazione di tale film. Inizialmente, doveva essere il regista
Michael Mann a dirigerlo, con protagonisti
Brad Pitt e Tom Cruise. Il progetto però non partì mai e
alla fine Mann decise di girare il suo film su Ferrari, intitolato
appunto Ferrari, andando però a
raccontare una storia diversa. Ad occuparsi della vicenda di
Le Mans ’66 – La grande sfida è dunque arrivato
Mangold, il quale ha dunque avuto l’occasione di mettersi
nuovamente alla prova con quello che è poi stato uno dei film più
apprezzati dell’anno. Ha poi rievuto quattro candidature ai Premi
Oscar 2020 nelle categorie Miglior Film, Miglior Montaggio Sonoro,
Miglior Montaggio e Miglior Sonoro, vincendo in queste ultime
due.
Il successo di
Le Mans ’66 – La grande sfida sta nell’aver raccontato
una storia d’amicizia e rivalsa in grado di appassionare tutti,
dimostrando che nessun obiettivo è irraggiungibile. Oltre a ciò,
ovviamente, è anche un film magnificamente interpretato e diretto,
con grandi colpi di scena ed entusiasmanti ricostruzioni storiche.
In questo articolo approfondiamo alcune delle principali curiosità
relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
storia vera. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Noah Jupe, Christian Bale e Matt Damon in Le Mans ’66 – La grande
sfida
La trama e il cast di Le Mans ’66 – La grande
sfida
Le Mans ’66 – La grande sfida racconta la storica
battaglia tra le case automobilistiche Ford e Ferrari per vincere
la famosa gara nota come 24 Ore di Le Mans. Dal 1958, le auto
Ferrari si aggiudicano il primo posto in ogni gara, ecco perché
Enzo Ferrari decide di opporsi fermamente ad un
possibile acquisto della compagnia da parte di Henry Ford
II. Quest’ultimo però non ci sta a farsi trattare così e
incinta dunque il proprio team, composto da ingegneri e designer, a
costruire un’automobile più veloce e in grado di sconfiggere la
rivale nella corsa del ’66. A capo della squadra di ingegneri
incaricati di realizzare il prototipo c’è il visionario
Carroll Shelby, il quale decide di affidarsi al
talentuoso pilota Ken Miles per ottenere il
risultato richiesto.
Ken Miles è interpretato da Christian Bale,
il quale in vista del ruolo ha preso lezioni di guida da corsa
presso la Bondurant High Performance Driving School, il cui
fondatore era un amico di Ken Miles. Così, oltre a guidare, Bale ha
avuto modo di ascoltare le storie della scena delle corse degli
anni ’60. L’istruttore di Bale e coordinatore degli stunt del film,
Robert Nagle, ha dichiarato in seguito: “È
senza dubbio il miglior attore che abbia mai addestrato“. Il
ruolo è però stato per Bale una sfida anche dal punto di vista
fisico, poiché ha dovuto perdere settanta chili prima dell’inizio
delle riprese. Bale era infatti ingrassato molto per il suo ruolo
in Vice
– L’uomo nell’ombra e ha avuto circa sette mesi di tempo
per perdere il peso necessario.
Nel ruolo Carroll Shelby vi è invece
l’attore Matt Damon, che ha affermato di aver accettato
il ruolo primariamente per poter lavorare con Bale, di cui si è
detto un ammiratore. Nel film recitano poi JonBernthal nei panni di Lee Lacocca, vice
presidente della Ford, e l’attrice Caitriona Balfe
in quelli di Mollie, moglie di Ken. Noah Jupe,
dopo essere stato il figlio di Matt Damon in Suburbicon,
è qui Peter, il figlio del personaggio interpretato da Bale.
Josh Lucas recita nel ruolo di Leo Beebe,
vicepresidente della Ford, mentre Francesco Bauco
ricopre il ruolo del pilota italiano Lorenzo Bandini. Si ritrovano
poi Tracy Letts nel ruolo di Henry Ford II,
amministratore delegato della Ford e l’italiano Remo
Girone in quelli di Enzo Ferrari.
Christian Bale e Matt Damon in Le Mans ’66 – La grande
sfida
La storia vera e le differenze con
il film
All’inizio degli anni ’60, la
Ferrari era imbattibile sulle piste ma si trovava
in difficoltà economiche. Anziché cercare di battere le sue auto,
Henry Ford II ritenne più facile proporre
ad Enzo Ferrari di rilevare la sua
azienda. Ci fù dunque realmente un tentativo di acquisto, proprio
come mostrato nel film, per 10 milioni di dollari, che però non
ebbe esito positivo. Ferrari, infatti, capendo che tutta la sua
attività sportiva sarebbe a quel punto dipesa dall’approvazione dei
vertici Ford, decise di rifiutare l’offerta. Per risollevare le
sorti della sua azienda, Ford si affida allora al suggerimento del
vice presidente Lee Lacocca, ovvero di puntare a vincere l’edizione
del 1966 della prestigiosa gara 24 Ore di Le Mans. Ford, furioso
dal rifiuto di Ferrari, decise dunque di indirizzare ampi
finanziamenti allo sviluppo di una nuova imbattibile auto.
Le prime auto prodotte, le Ford
GT40, che hanno gareggiato a Le Mans nel 1964 e nel 1965 erano però
tutt’altro che perfette e in quelle occasioni le Ford non
riuscirono a terminare la gara. Sebbene le auto fossero veloci,
semplicemente si ruppero. I cambi si guastarono, le guarnizioni
delle teste esplosero e i rotori dei freni anteriori raggiunsero i
1.500 gradi in pochi secondi, smettendo di funzionare. Anche
l’aerodinamica era pericolosamente scadente. A oltre 200 miglia
orarie, le auto sviluppavano una portanza tale da provocare
un’impennata. Per migliorare questi aspetti, viene ingaggiato
Carroll Shelby, ex pilota ritiratosi per via di un
problema cardiaco e attivo ora come costruttore di automobili.
Shelby accetta, ma a condizione di poter portare nel team il
proprio pilota e meccanico: Ken Miles.
Per quanto i due abbiano
effettivamente contribuito allo sviluppo delle nuove auto Ford, il
film omette in gran parte il vasto gruppo di partecipanti che
furono a loro volta responsabili del successo della GT40 alla 24
Ore di Le Mans. Oltre a Shelby e Miles, molti altri dipendenti e
appaltatori di talento della Ford hanno infatti lavorato per
risolvere la complessa serie di ostacoli ingegneristici in un lasso
di tempo incredibilmente ristretto. Alla fine, in ogni caso, la
Ford GT40 viene perfezionata a Le Mans sbaraglia la concorrenza
della Ferrari, ricoprendo i primi tre posti della classifica, ma
contrariamente a quanto mostrato dal film, Enzo Ferrari non era
fisicamente lì presenta ad assistere alla sconfitta. Al traguardo
giungono due, perfettamente allineate le tre Ford in gara, ma la
vittoria viene assegnata solamente a quella guidata da
Bruce McLaren.
Questo perché partendo più indietro
in griglia ha percorso più chilometri rispetto alle altre due auto.
Ken Miles viene dunque derubato della vittoria. Sfortunatamente,
non avrà modo di rifarsi l’anno successivo, poiché morì due mesi
dopo la Le Mans del 1966. Rimase infatti ucciso in un incidente
mentre era alla guida della Ford J-car. In quell’occasione, Miles
si stava avvicinando al rettilineo in discesa di 1 miglio del
Riverside International Raceway, nel sud della California,
superando le 200 miglia orarie. Il sollevamento del retrotreno fece
sì che l’auto si girasse, si ribaltasse, si schiantasse e prendesse
fuoco, andando in pezzi ed uccidendo Miles sul colpo. Fu poi
inserito postumo nella Motorsports Hall of Fame of America nel
2001, mentre la Ford continuerà il suo duello con la Ferrari
vincendo anche le edizioni 1967, 1968 e 1969.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire
di Le
Mans ’66 – La grande sfida grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple
TV, Prime Video, Tim
Vision e Disney+. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
martedì 11 febbraio alle ore
21:20 sul canale Rai 4.
La giovane attrice Shira
Haas è divenuta popolare grazie alla serie
Netflix
Unorthodox, ma già da qualche anno si faceva notare
tra televisione e cinema. Particolarmente promettente, la Haas è
stata da subito indicata come uno dei nomi di punta per il futuro
della recitazione, attirando così su di sé le aspettative di
critica e pubblico. Ora, grazie al suo ingresso nel Marvel Cinematic Universe, è pronta
per una più ampia popolarità.
2. È divenuta celebre grazie
ad una serie TV. Pur con una ancor breve carriera alle
spalle, l’attrice non ha mancato di formarsi anche nel racconto
seriale. Ha infatti recitato in serie israeliane come
Shtisel (2013-2016), Hazoref (2015-2016),
Harmor (2018), e The Conductor (2018). A renderla
nota è però Unorthodox
(2020), distribuita da Netflix e dove l’attrice ricopre il ruolo di Ester
“Esty” Shapiro, giovane ragazza di fede ultra-ordossa chassidica
costretta a seguire le rigide regole della sua comunità, a
Brooklyn. Nel 2023 ha poi recitato nella serie Bodies, mentre nel 2024 è in Night Therpay.
Shira Haas in Unorthodox
3. Ha imparato una nuova
lingua. Per ricoprire il ruolo della protagonista della
serie, incentrata su di una comunità chassidica, l’attrice ha
dovuto imparare la lingua Yiddish, parlata dagli ebrei di
provenienza germanica. Per la Haas, riuscire ad imparare quanto
richiesto in tempo per le riprese è stata una vera sfida, poiché
non si trattava di dar vita ad un semplice accento, ma di
padroneggiare un’intera lingua. Alla fine, riuscì nell’impresa,
affermando anche di apprezzare la bellezza di quel linguaggio.
L’attrice Shira Haas nella miniserie Unorthodox
4. Si è dovuta rasare i
capelli. La scena più complessa da girare per l’attrice è
quella che prevede il suo completo taglio di capelli. Tale atto
segna il passaggio del personaggio dall’adolescenza all’età adulta,
ma viene vissuto anche come un momento di profonda crisi. Dar vita
a questo stato emotivo è stato particolarmente complesso per la
Haas, ma il reale taglio di capelli le ha permesso di calarsi ancor
di più nella realtà del personaggio.
Shira Haas è Sabra in Captain America: New World
Order
5. Interpreta un controverso
personaggio. In Captain America: Brave New
World l’attrice interpreta Ruth Bat-Seraph alias
Sabra, un’ex Vedova Nera israeliana e alto funzionario del governo
degli Stati Uniti, stretta alleata del presidente Thaddeus Ross,
interpretato da Harrison Ford. Dopo le proteste dei gruppi
ebraici in seguito a preseunte modifiche apportate dallo studio a
Sabra – a seguito del conflitto in corso in quel territorio -, i
produttori hanno chiarito che
il personaggio interpretato da Haas nel film è ancora
israeliano. In ogni caso, Sabra sembra destinata a suscitare
diverse polemiche.
Shira Haas in La signora dello zoo di Varsavia
6. Ha un piccolo ruolo nel
film. Nel film ispirato ad una storia realmente accaduta,
l’attrice ricopre il personaggio di Urszula. Questa fa parte della
comunità ebraica rinchiusa nel ghetto di Varsavia. Nel film la Haas
si esibisce anche nell’esecuzione di un brano cantato realmente
dalle comunità dell’epoca, dimostrando dunque anche convincenti
doti canore.
Shira Haas ha un fidanzato?
7.È molto
riservata. Si sa poco della vita privata dell’attrice, che
ha manifestato l’intenzione a non condividere troppi dettagli al
riguardo, ma anzi di stare bene attenta a far sì che la sua
popolarità non porti ad un’eccessiva esposizione della sua sfera
personale. Nel 2019 rende tuttavia pubblica la propria relazione
con l’attore israeliano Daniel Moreshet,
condividendo anche diversi post sui social dei loro momenti
insieme. Ad oggi, però, l’attrice sembra essere tornata single.
Shira Haas è Sabra in Captain America Brave New World
Shira Haas è su Instagram
8. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 418 mila persone, numero che
presumibilmente crescerà data la maggior popolarità che l’attrice
sta attualmente ottenendo. All’interno di questo la Haas è solita
in primo luogo condividere immagini e video promozionali dei suoi
progetti da interprete. Non mancano però anche foto scattate in
momenti di svago quotidiano, in compagnia di amici o colleghi.
Shira Haas ha avuto una pericolosa malattia
9. Ha sconfitto una malattia
quando era giovanissima. Alla Haas è stato diagnosticato
un cancro ai reni all’età di due anni. Nel giro di tre anni, le
cure le hanno però salvato la vita. Tuttavia, i trattamenti
ricevuti a quell’età le hanno fortemente rallentato la crescita, il
che è una delle ragioni del suo aspetto minuto. Proprio per via di
ciò sono emerse teorie secondo cui l’attrice potesse essere affetta
da nanismo, ma la cosa è stata prontamente smentita.
L’età e l’altezza di Shira
Haas
10. Shira Haas è nata a Hod
HaSharon, in Israele, l’11 maggio 1995. L’attrice è alta
complessivamente 1,52 metri.
Captain America: Brave New
World arriva il 12 febbraio nei cinema, ma sembra che il
2025 sarà tutto incentrato su Thunderbolts* e I
Fantastici Quattro: Gli Inizi. Per quest’ultimo è
stata recentemente diffusa un’anteprima impressionante e tutto ciò
che abbiamo visto di questo film indica che sarà una delle più
grandi sorprese della Multiverse Saga.
In questa ottica, ci immergiamo
nell’ultimo trailer di Thunderbolts*
per sottolineare tutti i momenti più importanti, rivelazioni,
potenziali spoiler della trama, riferimenti ai fumetti ed Easter
Egg.
“Gli Avengers non arriveranno”
Il trailer inizia con
Valentina Allegra de Fontaine che affronta il
fatto che “Gli Avengers non arriveranno”. Il team si è sciolto alla
fine di Avengers: Endgame e, anche allora,
si era in gran parte separato dopo Captain America: Civil
War. Sappiamo che il presidente Thaddeus “Thunderbolt”
Ross vuole che Sam Wilson ricomponga il team ma, a questo punto
della cronologia del MCU, sembra che ciò non sia ancora
accaduto.
Non pensiamo che Val stia sostenendo
i Thunderbolts, ma sembra più probabile
che voglia un esercito di Super Soldati, a partire da Sentry. Bucky
sembra piuttosto preoccupato, il che, in base a quanto accaduto in
The Falcon and The Winter
Soldier, non è poi così sorprendente.
Nel Vuoto/The Void (no, non
quello)
New York City è immersa
nell’ombra, con un misterioso cattivo volante che apparentemente fa
sparire le persone. Questa è, ovviamente, la metà oscura di The
Sentry, The Void (che non ha nulla a che fare con “Il Vuoto”
presente in Loki e Deadpool & Wolverine). Se quello che vediamo è
un’indicazione, ha perso il controllo e sta trascinando tutti nel
suo regno da incubo. I Thunderbolts vengono persino mostrati mentre si
avvicinano a una delle ombre, il che suggerisce che viaggeranno
nell’ignoto per sconfiggere “Bob”.
I fumetti non hanno mai realmente
stabilito come o cosa sia The Void, oltre al fatto che è un’entità
oscura che si è legata a Robert Reynolds quando ha consumato il
siero del Super Soldato che lo ha trasformato in The Sentry (molti
credono che sia la sua malattia mentale in forma fisica). Quella
versione di The Void ha ucciso un milione di persone a Manhattan
prima di essere sconfitta.
Il team di Bucky
La sinossi di Thunderbolts*
ha confermato che il team si ritrova “incastrato in una
trappola mortale tesa da Valentina Allegra de Fontaine”, anche
se non pensiamo che sia così semplice come il fatto che lei li
voglia morti. Se non altro, è probabile che li stia usando per
portare “Bob” da lei.
Qualcosa che diventa evidente man
mano che il trailer prosegue è che Bucky, preoccupato per qualsiasi
cosa Val stia pianificando, alla fine recluta Yelena Belova, Red
Guardian, U.S. Agent e Ghost (arriveremo a Taskmaster) per aiutarlo
a fermare qualsiasi cosa stia tramando.
Creare questa squadra di Bucky è una
mossa interessante da parte dei Marvel Studios e, supponendo che
sopravviva a questo scontro con Sentry, è probabile che lui e
Yelena guideranno questo gruppo di Nuovi Vendicatori.
Sentry
Nei fumetti, Robert
Reynolds era un ladro e tossicodipendente che si è imbattuto in una
versione incredibilmente potente del siero del Super Soldato mentre
rapinava un laboratorio. Dopo averlo ingerito, ha ottenuto i poteri
di un milione di soli esplosivi, diventando un supereroe.
Scommetteremmo che “Bob” del
MCU è una delle tante persone su
cui Val ha fatto esperimenti in una ricerca per vincere la corsa
agli armamenti del Super Soldato. Avere l’eroe più potente del
mondo a portata di mano consoliderà sicuramente la sua posizione di
potere, anche se probabilmente andrà tutto storto quando la sua più
grande creazione inizierà a devastare la Grande Mela.
C’è uno scorcio del costume giallo fedele al fumetto in questo
trailer, anche se le cose sembrano cupe per Red Guardian. È
interessante notare che la voce di Bob suona distorta durante
queste scene; se sono vere le voci secondo cui Val sta lavorando
con Mefisto, potrebbe esserci un elemento demoniaco in gioco?
Taskmaster morirà
Siamo sicuri che non vi sia
sfuggito che Taskmaster di Olga Kurylenko non
appare oltre le sue scene nel bunker… un luogo che alla fine viene
consumato dal fuoco (è probabile che sia dove Bob viene tenuto, con
questi personaggi inviati in missioni separate per portarlo da
Val). Taskmaster chiaramente non sopravvive oltre questa parte di
Thunderbolts*. È assente da quella che
sembra essere la battaglia finale e, anche se Antonia Dreykov non
muore qui, il buon senso dice che i suoi giorni sono contati.
Se i Marvel Studios avevano bisogno di
un personaggio che fosse noto ma che fosse sacrificabile anche se
solo per stabilire che Sentry è una minaccia seria, la scelta è
stata giusta.
Il nuovo look della Avengers
Tower
Val
è la nuova proprietaria di Avengers Tower e si dice che è qui
che avrà sede O.X.E., un’organizzazione oscura gestita da Val nei
fumetti. Resta da vedere se ciò significhi che ha rinunciato a
essere Direttrice della CIA o che si tratti di una specie di
propaggine.
In entrambi i casi, abbiamo sentito
che non sta tramando niente di buono lì e c’è qualcosa di contorto
nell’ex base degli Eroi più potenti della Terra corrotta in questo
modo. Gli Scoopers hanno affermato che Mefistofele è il vero
proprietario del grattacielo, quindi forse
Ironheart approfondirà questo aspetto.
Indipendentemente da ciò che i
Marvel Studios potrebbero o meno
costruire, le aggiunte nere all’edificio sono quasi certamente un
cenno alla base di Sentry, la “Watchtower”. Resta da vedere se
entrerà in gioco qui, così come se “Bob” avrà un futuro oltre
questo film.
“I Thunderbolts”
Il team ottiene il suo nome
in questo trailer, anche se solo Red Guardian sembra essere
d’accordo con il fatto che vengano chiamati “Thunderbolts”. Si è detto molto su quel
misterioso asterisco, con la teoria prevalente che Bucky e
compagnia alla fine saranno soprannominati “New
Avengers”.
Onestamente, preferiremmo di gran
lunga che abbracciassero e mantenessero questa identità. Li
distingue come una squadra, anche se questo film potrebbe essere
facilmente la storia di come si guadagnano il loro posto nel
MCU come “Avengers”.
Val non sembra avere molta fiducia
in loro e, anche se probabilmente li usa per trovare “Bob”,
crediamo che il fatto che si riuniscano come Thunderbolts sia l’ultima cosa che
vuole che accada. Siamo particolarmente curiosi di sapere se parte
del motivo per cui odiano il nome è la recente trasformazione del
presidente “Thunderbolt” Ross in un furioso Red Hulk…
Harrison Ford è uno
degli attori che ha fatto la storia del cinema con la sua bravura,
il suo fascino e il fatto di aver interpretato diversi ruoli
iconici che sono entrati nell’immaginario collettivo. La carriera
di Ford dura da più di 50 anni, un periodo nel corso del quale
l’attore si è continuamente reinventato, destreggiandosi tra generi
diversi e sfide sempre nuove. Ancora oggi, continua ad ammaliare il
grande pubblico in tutto il mondo con le sue interpretazioni e il
suo carisma.
Ecco dieci cose che forse
non sai su Harrison Ford.
I film di Harrison Ford
I film da giovane di Harrison Ford
1. Ha recitato in celebri
film. La carriera di Harrison Ford è iniziata nel 1966 con
il debutto nel film Alle donne piace ladro, per poi
continuare con Luv vuol dire amore? e Assaltofinale, entrambi del 1967. Recita poi in Zabriskie
Point (1970), American Graffiti (1973), La
conversazione (1974) e Star Wars (1977), che
lo rende una celebrità. Conclude il decennio recitando in Apocalypse Now (1979), Una strada, un amore
(1979) e Scusi, dov’è il West? (1979).
Harrison Ford in Indiana Jones e il Regno del Teschio di
Cristallo
I film anni ’90 di Harrison Ford
Negli anni ’90 Ford prende invece
parte ad alcuni celebri thriller come Presunto innocente
(1990), Giochi di potere (1992), Il fuggitivo (1993) –
che gli fa guadagnare la sua prima e unica nomination all’Oscar -,
Sotto il segno del
pericolo (1994), Sabrina (1995),
L’ombra del diavolo (1997), Air Force One (1997), Sei giorni, sette notti
(1998) e Destini incrociati (1999).
2. Ha recitato anche per la
televisione. Non solo cinema nella carriera di Ford.
All’inizio della sua attività come attore, tra gli anni Sessanta e
Settanta, ha infatti preso parte ad alcuni episodi di varie serie
TV. È poi tornato da protagonista sul piccolo schermo con la serie
1923 (2022-2023), dove recita accanto
ad Helen
Mirren. Nel 2023 prende invece parte alla
serie Shrinking,
con Jason
Segel.
Harrison Ford è Han Solo in
Star Wars
3. George Lucas non era
convinto di volerlo in Guerre Stellari. Ford aveva già
lavorato con Lucas in American Graffiti e il regista non
lo voleva nel suo nuovo film perché desiderava che ci fossero delle
facce nuove e, in particolare, non voleva che si pensasse che Ford
fosse il suo unico attore di riferimento. Ma dopo aver provinato
diversi attori per il ruolo di Han Solo in Star
Wars, si è arreso al fatto che solo Ford poteva
interpretare quel personaggi. Ad oggi, se Han Solo è iconico, è
merito in buona parte proprio del carisma inimitabile di Ford.
Harrison Ford in Star Wars
4. Non era certo di voler
riprendere il ruolo. Quando Han Solo sta per essere
congelato in L’impero colpisce
ancora, la Principessa Leila gli dice: “Ti amo”.
Nella sceneggiatura originale, Han Solo avrebbe dovuto dire
“Ricordatelo, Leia, perché tornerò”, ma al momento delle
riprese Ford non era del tutto sicuro di voler tornare per un terzo
film. Esiste una leggenda ricorrente secondo la quale la sua
battuta “Lo so” sarebbe stata aggiunta in seguito.
Tuttavia, il libro di Alan Arnold “Once Upon A Galaxy: A
Journal of the Making of The Empire Strikes Back” contiene una
trascrizione della discussione tra Ford e il regista Irvin Kershner
in cui Ford suggerì la battuta poi pronunciata.
Harrison Ford è Indiana Jones
5. Ha richiesto una modifica
alla scena di “lotta” al Cairo in I predatori dell’arca
perduta. La scena di “lotta” tra Indy e l’uomo con la
sciabola sarebbe dovuta essere molto più complessa e durare più a
lungo, ma siccome in quel momento Ford soffriva di problemi allo
stomaco, aveva chiesto al regista StevenSpielberg di ridurre la scena. Così, per
risolvere in fretta lo scontro, Indy semplicemente spara all’uomo,
ponendo subito fine allo scontro. Nata per caso, questa è ancora
oggi una delle scene più celebri della saga.
6. Ha spesso eseguito le
acrobazie previste senza ricorrere a
controfigure. Nei film di Indiana Jones, Harrison Ford compie egli stesso molte
delle acrobazie previste per il personaggio. Lo stuntman
Vic Armstrong racconta che sul set di
Indiana Jones e l’ultima
crociata prese Ford da una parte e gli chiese di lasciarlo
“lavorare”, perché l’attore faceva da solo gran parte dell’azione.
Armstrong disse in seguito: “Se non fosse stato un attore così
bravo, sarebbe stato un ottimo stuntman”.
Harrison Ford è Hulk Rosso nel film
Marvel Captain America: Brave New World
7. Ha accettato il ruolo per
divertimento. Come noto, in Captain America: Brave New World Ford assume il ruolo
del generale Thaddeus “Thunderbolt” Ross, che diviene presidente
degli Stati Uniti e ottiene poi la capacità di trasformarsi nel
Hulk Rosso. Parlando del ruolo, Ford ha dichiarato: “Ho
guardato i film della Marvel e ho visto
attori che mi piacevano molto, che ammiravo molto, divertirsi
tanto. E ho pensato: ‘Ehi, ne voglio un po’ anche io’”. Per
quanto riguarda il suo approccio alla trasformazione in Hulk Rosso,
ha rivelato: “Ho semplicemente scelto di farlo. E nessuno mi ha
fermato”.
8. Si è sposato tre
volte. L’attore si è sposato per la prima volta nel giugno
del 1964 con Mary Marquardt, da cui ha avuto i
figli Benjamin e Williard (nati
nel 1967 e nel 1969). In seguito, ha divorziato nel 1979, per poi
sposarsi quattro anni dopo con Melissa Mathinson.
Dopo aver avuto i figli Malcolm (nato nel 1987) e
Georgia (nata nel 1991), ha divorziato anche dalla
seconda moglie nel 2004. In attesa dell’ufficialità del secondo
divorzio, nel 2001 ha iniziato a frequentare la collega
Calista Flockhart, con cui è convolato a nozze il
15 giugno del 2010. I due non hanno avuto figli insieme, ma lui ha
riconosciuto il figlio adottato di Calista.
Harrison Ford combatte contro la malattia della figlia
9. Ha messo all’asta la
giacca di Han Solo per una nobile causa. Dopo essere
apparso in Star Wars: Il risveglio della
Forza, Harrison Ford ha deciso di mettere all’asta la giacca del
contrabbandiere galattico. Il ricavato della vendita era destinato
al NYU Langone Medial Center e al dottor Orrin Devinsky che cura la
figlia dell’attore, affetta da epilessia. La ragazza ha avuto la
sua prima crisi quando era piccola, ma allora la malattia era stata
trattata con i farmaci per l’emicrania e solo in seguito la
corretta diagnosi ha permesso di salvarle la vita. Si tratta solo
di una delle tante opere di beneficenza realizzate negli anni da
Ford.
L’età e l’altezza di Harrison Ford
10. Harrison Ford è nato il
13 luglio del 1942 aChicago, Illinois, Stati
Uniti. L’attore è alto complessivamente 1,85
metri.