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Nicole Kidman arriva al lido per Babygirl a Venezia 81

Nicole Kidman arriva al Lido
Nicole Kidman arriva al Lido - Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Le foto dell’arrivo al Lido di Nicole Kidman che presenterà oggi in concorso nell’ambito dell’81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, Babygirl, il film diretto da Halina Reijn con protagonisti anche Harris Dickinson, Antonio Banderas, Sophie Wildee e Esther McGregor.

Su Baby Girl, la regista Halina Reijn ha dichiarato: “Abbiamo tutti una piccola scatola nera piena di fantasie proibite che potremmo non confessare mai a nessuno. Sono affascinata dalla dualità della natura umana e questo film è un tentativo di far luce, senza giudicare, sulle forze contrapposte che compongono le nostre personalità. Per me il femminismo è la libertà di studiare la vulnerabilità, l’amore, la vergogna, la rabbia e la bestia interiore di una donna. Invecchiare significa affrontare l’infinità del tutto. Nella mezza età non possiamo più nasconderci e siamo costrette ad affrontare i nostri demoni; più reprimiamo la nostra ombra, più pericoloso e dirompente può diventare il nostro comportamento. La relazione al centro di Babygirl consente a Romy e Samuel di mettere in scena la loro confusione riguardo a potere, genere, età, gerarchia e istinto animale. Nonostante i tabù, la gioia di quell’esplorazione è liberatoria e persino curativa.”

La trama di Baby Girl

Nel film Una potente amministratrice delegata mette a repentaglio la carriera e la famiglia quando inizia una torrida relazione con un suo stagista molto più giovane.

 
 

Nicole Grimaudo: 10 cose che non sai sull’attrice

Nicole Grimaudo film

Scoperta in seguito ad un provino televisivo, l’attrice Nicole Grimaudo è oggi un’apprezzata interprete di cinema e teatro, distintasi grazie a ruoli e generi spesso diversi tra loro. Tra le sue collaborazioni, si annoverano in particolare quelle avute con importanti registi o autori, esperienze dalla quali ha dimostrato di aver appreso molto, maturando come interprete. Oggi, attiva prevalentemente in televisione, continua a regalare interpretazioni degne di nota.

Ecco 10 cose che non sai di Nicole Grimaudo.

Nicole Grimaudo compagno

Nicole Grimaudo: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attrice debutta al cinema con il film Tu ridi (1998), diretto da Paolo e Vittorio Taviani. Negli anni successivi, si afferma grazie alle sue partecipazioni a Jolly Blu (1998), Ferdinando e Carolina (1999), Liberi (2003), Perdutoamor (2003), Un giorno perfetto (2008), di Ferzan Özpetek, Baarìa (2009), Mine vaganti (2010), con Riccardo Scamarcio, Baciato dalla fortuna (2011), Workers – Pronti a tutto (2012), con Francesco Pannofino, All’ultima spiaggia (2012), Buongiorno papà (2013), di Edoardo Leo con Raoul Bova, e Le leggi del desiderio (2015).

9. È nota per i suoi ruoli televisivi. Particolarmente nota per i ruoli interpretati in televisione, l’attrice debutta sul grande schermo con il film Sorellina e il principe del sogno (1996), per poi recitare nella miniserie Racket (1997) e nei film Ultimo (1998), L’amore oltre la vita (1999). A consacrarla sono però le serie Questa casa non è un albergo (2000), Il bello delle donne (2001), Giulio Cesare (2002), e R.I.S. – Delitti imperfetti (2005-2006), dove interpreta il tenente Anna Giordano. Negli anni successivi ha poi recitato in Il mostro di Firenze (2009), Medicina generale (2007-2010), con Marco Giallini, Dov’è mia figlia (2011), Immaturi – La serie (2018), con Ricky Memphis, Nero a metà (2019), Ognuno è perfetto (2019) e Passeggeri notturni (2020), con Claudio Gioè.

8. Ha recitato a teatro per un noto regista. Attiva anche a teatro, l’attrice si è resa inizialmente nota per aver recitato nello spettacolo Il giardino dei ciliegi, di Anton Cechov, diretto da Gabriele Lavia. La Grimaudo vanta poi la collaborazione con il celebre regista premio Oscar Roman Polánski, il quale la scelse per recitare nel suo spettacolo Amadeus, basato sulla pièce teatrale di Peter Shaffer. L’attrice recitò per questa sia nel debutto del 1999 sia in alcune repliche del 2001.

Nicole Grimaudo: il fidanzato e il figlio

7. È molto riservata. L’attrice ha in più occasioni fatto sapere di essere particolarmente intenzionata a mantenere un netto distacco tra la propria vita lavorativa e quella privata. Di lei, al di fuori delle scene, si sa infatti molto poco. Solo di recente ha rivelato il nome del compagno, Francesco, il quale lavora come giornalista per la Rai. Dalla loro relazione è poi nato Pietro, nel 2014. Per tale occasione, l’attrice prese una pausa dai set di circa due anni, per potersi così dedicare esclusivamente alla famiglia.

Nicole Grimaudo non è su Instagram

6. Non possiede un profilo personale. Tenendo fede al suo principio di riservatezza, l’attrice ha affermato di non possedere un profilo personale sul social network Instagram. Sembra infatti non essere attratta dal funzionamento della piattaforma, la quale inevitabilmente rischia di esporre la propria vita ad un ampio numero di persone. Senza l’utilizzo di questa, l’attrice riesce più facilmente a conciliare il desiderio di mantenere una vita privata lontana dai riflettori.

Nicole Grimaudo Mine vaganti

Nicole Grimaudo in Mine vaganti

5. Ha sostituito un’altra attrice. Nel film Mine vaganti, del 2010, l’attrice ricopre il ruolo di Alba Brunetti, una delle protagoniste principali. Originariamente, tuttavia, il ruolo era stato affidato all’attrice Alba Rohrwacher, la quale dovette però rinunciare per via di altri impegni precedentemente presi. Furono dunque prese in considerazioni altre attrici come Cristiana Capotondi e Micaela Ramazzotti, ma la scelta ricadde infine sulla Grimaudo, che aveva già lavorato con il regista turco nel suo precedente film.

4. Ha vinto un prestigioso premio. Il ruolo di Ambra si è rivelato particolarmente importante per l’attrice, poiché le ha permesso di affermarsi ulteriormente a livello nazionale arrivando a vincere diversi premi per la sua interpretazione. In particolare, le venne conferito dalla stampa internazionale il prestigioso Globo d’Oro come miglior attrice rivelazione. Fu l’unica del ricco cast a ricevere tale premio.

Nicole Grimaudo in Non è la Rai

3. Sostenne un provino per caso. All’età di 15 anni l’attrice si ritrova a Roma per fare visita alle sorelle, le quali frequentavano l’Università lì. Girando per la capitale, la madre decide di accompagnarla ad un provino per il programma Non è la Rai, al quale la Grimaudo decise di partecipare desiderosa di vedere Cinecittà. Il provino andò poi particolarmente bene, e così la giovane si ritrovò a partecipare al programma, diventando una delle ragazze più amate di questo. In diverse occasioni, ebbe anche l’occasione di condurre diverse puntate di questo.

2. Ha dovuto imparare a rimanere “con i piedi per terra”. Grazie al successo derivato da Non è la Rai, l’attrice divenne in breve tempo una vera e propria celebrità, con numerosi fan al suo seguito. Per lei, all’epoca giovanissima, fu un’esperienza unica e allo stesso tempo travolgente. La Grimaudo ha in particolare ricordato l’episodio di un ragazzo che si tatuò il suo nome sulla fronte. Una fama come questa poteva essere pericolosa, ma come affermato dall’attrice, grazie al supporto della famiglia ha potuto viverla mantenendo i piedi per terra.

Nicole Grimaudo: età e altezza

1. Nicole Grimaudo è nata a Caltagirone, in Sicilia, Italia, il 22 aprile del 1980. L’attrice è alta complessivamente 170 centimetri.

Fonte: IMDb

 
 

Nicole e Nicolas insieme per Joel

Joel Schumacher, che ha già diretto Nicolas Cage in 8 millimetri, collaborerà di nuovo con il protagonista di Ghost Rider questa volta in coppia con l’australiana Nicole Kidman.

 
 

Nicolas Winding Refn: l’enfant prodige che veniva dal nord

Nicolas Winding Refn
Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Erano i primi anni ’90 quando Lars Von Trier, Thomas Vinterberg e un’altra manciata di registi danesi formularono le basi per la famosa scuola Dogma 95: cinema verità, ad ogni costo, cercando assolutamente di eliminare dalle pellicole ogni scena superflua tipo quelle di violenza estetizzanti, e per questo, la damnatio memoriae dei generi.

Questa sembrava la tendenza dominante del cinema scandinavo, un cinema da sempre attento alla psicologia dei suoi personaggi e al peso delle parole, ma soprattutto dei silenzi, dei “non detti” carichi di significato, dai tempi di Sjostrom passando per il maestro Bergman. Poi, tutto cambiò improvvisamente.

A portare una vera e propria rivoluzione cinefila (e cinematografica) fu un allora ventenne cresciuto tra l’Europa e l’America, New York precisamente: un figlio del mondo pronto a riscrivere le regole del genere (e dei generi) con la sua visione estetizzante, feticistica, quasi pornografica della violenza e delle immagini.

Stiamo parlando di Nicolas Winding Refn, classe 1970, vero e proprio enfant prodige che nel 1996 scrive e dirige il suo primo film facendo breccia nel mondo della celluloide: Pusher è la storia (scandita in base ai giorni della settimana) della “tranquilla” routine di un piccolo spacciatore di Copenaghen, Frank, che crede di potersi arricchire facilmente ed in poco tempo comprando dell’eroina dal terribile trafficante serbo Milo.

Film cupo, al limite del realismo (ben lontano quindi dalla violenza estetizzante e coreografica di Drive e Solo Dio Perdona Only God Forgives) Refn racconta con sguardo fisso e sadico uno spaccato di vita borderline mostrando un interesse non trascurabile per le cronache del “sottobosco” danese e per i personaggi che si muovono al suo interno, piccoli spacciatori, poliziotti, pericolosi boss, prostitute e debitori, un grande circo pulp dove la forza sta proprio nell’impatto visivo, nella capacità di raccontare una storia con economia di mezzi ma regalando un grande impatto visivo.

Alcune sequenze, poi, sono un saggio di cinema: la scena della tortura di un debitore dello spacciatore (ripreso tutto con la camera a mano in un lungo piano sequenza intriso di luci ed ombre espressionistiche) hanno mostrato la qualità registica- e il talento- di questo giovanissimo cineasta.

La sua seconda regia arriva a distanza di pochi anni, nel 1999, quando dirige Bleeder, cronaca di due tristi storie d’amore legate tra loro da esili fili narrativi. Si raccontano, infatti, le vicende di due coppie: Louise e Leo, dove entrambi sono insoddisfatti delle proprie vite ma la scoperta di aspettare un figlio getta lui nel caos spingendolo fino alla violenza cieca e incorrendo nell’inevitabile vendetta del fratello della moglie; l’altra, invece, è la coppia costituita dal commesso di una videoteca, Lenny, timidissimo ed introverso, e dalla cameriera Lea. Il personaggio di Lenny rappresenta un omaggio cinefilo di Nicolas Winding Refn al cinema in generale ma, soprattutto, al cinema che ama, consacrandolo grazie ad una lunga sequenza tra le file degli scaffali ingombri di dvd; un sentito omaggio meta cinematografico al credo di una vita, alle fonti- e ai maestri- che hanno spinto Refn a seguire questa strada. Se in Pusher era la vita dei bassifondi di Copenaghen ad essere raccontata, qui sono storie “di ordinaria follia” ambientate in una periferia degradata, dove la violenza e la tenerezza sono strettamente connesse tra loro, dove l’amore e la morte (Eros e Thanatos) sono due facce della stessa medaglia.

Il primo approccio di “conquista” del mercato americano da parte di Refn risale al 2003, quando firma la regia del surreale Fear X: “surreale” nel senso propriamente “surrealista” del termine, poiché confeziona una pellicola dal gusto lynchiano sospesa tra luoghi e non luoghi, situazioni oniriche e dinamiche che inscenano il processo paranoico critico tipico del sogno.

Harry (interpretato da un magistrale John Turturro) è il guardiano di un centro commerciale ossessionato dalla morte tragica della moglie. Vittima dei suoi rimorsi, continua a visionare incessantemente le registrazioni di sorveglianza del negozio dove è stata uccisa alla continua ricerca del suo assassino. E proprio questo desiderio di vendetta lo condurrà in un viaggio spaventoso e terrificante al confine della realtà.

Refn mette in scena tutto il suo “onirismo” visivo, la maestria tecnica, la perizia fotografica confezionando un prodotto pregevole che rielabora temi e atmosfere tipiche dei film di Lynch senza cadere però nella copia conferme, nella sbiadita imitazione dell’originale. Il cineasta danese riesce a “dare corpo” alle ombre inquietanti del suo protagonista, ma il pubblico non lo premia comunque: il film è un flop al botteghino e, per risollevare la sua “drammatica” situazione finanziaria, accetta di girare un episodio della serie tv inglese incentrata sull’improvvisata detective Miss Marple.

Nicolas Winding Refn 02
Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Solo otto anni dopo l’uscita del primo elemento di una futura trilogia, quindi nel 2004, Refn aggiunge finalmente un altro tassello a questo ambizioso progetto: Pusher II- Sangue sulle mie mani si concentra stavolta su un altro personaggio comprimario del primo film, l’inquietante Tonny (interpretato da uno straordinario Mads Mikkelsen, vero feticcio nelle mani di Refn) il quale, uscito di prigione, ritorna prepotentemente alla propria vita, ma non è così semplice: nessuno lo rispetta ed è oggetto di scherno da parte di tutti, dai suoi scagnozzi a suo padre (pericoloso boss di Copenaghen con il quale ha contratto un ingente debito) fino alla scoperta spiazzante di una paternità inaspettata e casuale grazie ad una prostituta.

Questo seguito, realizzato con fondi economici più sostanziosi rispetto al primo capitolo, va oltre le classificazioni strette e categoriche del “film di genere”: oltre il gangster movie, in realtà mette in scena dinamiche drammatiche, problemi esistenziali e dilemmi etici sullo sfondo di un mondo lurido, sordido e lercio come quello della Copenaghen dei bassifondi malavitosi, una sorta di “girone dantesco” dove i protagonisti si agitano simili ad anime dannate senza tregua né speranza. Per realizzare quest’opera Refn attinge a tutto il suo universo cinefilo, quello che ha sempre amato, rielaborandolo personalmente alla luce di una sua personale poetica delle emozioni.

Finalmente dobbiamo arrivare al 2005 per vedere completata la trilogia di Pusher: con il terzo capitolo, intitolato L’angelo della morte, Refn concentra il suo occhio indagatore sul temibile personaggio del boss serbo Milo, regalandoci un film intriso di violenza, malessere e angoscia: una definitiva discesa negli inferi, fino al girone più in basso piuttosto che una redenzione, dove il malessere psicologico della vita familiare del boss (la festa della figlia) si riflette nella furia iraconda della sua logica criminale (il conflitto con le altre gang nascenti). Nell’universo creato da Refn e dominato da “l’etica dei ladri” non valgono più logiche di vittima e carnefice: tutti sono colpevoli, nessuno è innocente. La violenza domina e regola un mondo a sua volta amministrato da leggi arcaiche e recondite, un universo infernale e dantesco che scandaglia, sempre più a fondo, le ombre e i drammi chiaroscurali dell’animo umano.

La trilogia di Pusher getta uno sguardo decisamente post-moderno, innovativo, sul genere lontano dal sarcasmo e dall’ironia nera delle opere pulp tarantiniane rispolverando, anzi, una tradizione ben più antica che vede in William Shakespeare  u illustre predecessore, con le sue storie “nere” a base di drammi umani, psicologici e storici capaci, però, di sorprendere con inaspettati quanto necessari picchi di inevitabile violenza visiva.

bronsonDopo la prima trilogia, dal sapore shakespeariano, legata a temi quali la famiglia, la paternità, il potere, l’ascesa e la caduta, Nicolas Winding Refn si prepara ad affrontare alle soglie del 2009 una nuova impresa, stavolta concentrandosi su una nuova figura in particolare, eredità di un universo cinefilo più vicino al western ma anche al noir: l’eroe taciturno, schivo, dalla morale ambigua, un personaggio solitario simile ai tanti incarnati da Clint Eastwood nella “trilogia del dollaro” firmata Leone: protagonisti laconici costretti dagli eventi ad agire per cambiare i loro destini, mentre su di loro aleggia un clima di morte e vendetta.

Ma prima di calarsi in questa nuova avventura, Refn realizza una piccola perla che è Bronson (2008) un presunto biopic sul criminale inglese Michael Peterson, detto Charles Bronson per gli “amici”, il più celebre detenuto inglese della storia condannato prima a sette anni per rapina, divenuti in seguito trentaquattro di cui trenta scontati in isolamento, fino alla condanna definitiva all’ergastolo. Un biopic sui generis perché sfugge ad ogni intento morale o di denuncia: l’interesse di Refn non è quello di mostrare al mondo le condizioni delle carceri né tantomeno raccontare la storia- con rassicurante morale- di un uomo che si è perso lungo la via della perdizione: Bronson è un attore, un istrione egocentrico conciato come un clown grottesco, una maschera inquietante che racconta ad un pubblico incredulo la propria storia di “ordinaria follia”, attraverso una lucida ironia e con una parlantina logorroica inarrestabile con la quale ci trascina nel suo mondo come un attore consumato sul palcoscenico, dove però stavolta le luci della ribalta sono quelle della prigione e la violenza l’unica forma possibile di comunicazione e di scambio.

Nel 2009 Refn mette nuovamente le mani su un suo progetto ben lontano dal concetto di “film su commissione” e regala ad una platea di cinefili appassionati Valhalla Rising-Regno di Sangue, un film criptico ed oscuro, per molti ancora un’incognita indecifrabile, per alcuni un puro esempio di “cinefilia autoreferenziale” da parte del regista danese, sicuramente un’operazione coraggiosa e rischiosa. Refn accentua il suo linguaggio estetizzante, la violenza trasuda da ogni inquadratura e le parole si riducono sempre di più lasciando spazio a teutonici silenzi. Il risultato? Quasi un incontro tra Bergman ed Herzog (sotto mescalina, come hanno commentato alcuni); i simbolismi sono innumerevoli e coglierli tutti diventa una sfida; l’aspetto religioso sembra essere il motivo dominante (come si deduce anche dai titoli scelti per suddividere la pellicola in capitoli, à-la-Tarantino): rappresentare lo scontro tra il culto pagano degli antenati nord europei e il cristianesimo eccessivo e dogmatico, velato di fanatismo, dei crociati. Il protagonista, One Eye, eroe muto ma dalle straordinarie facoltà (forse rappresenta Odino stesso, capo degli Dei da un occhio solo che tutto vede) scampa a una condizione di schiavitù per imbarcarsi insieme ad un gruppo di crociati alla ricerca della terra santa. Ma ciò che troveranno, dopo aver attraversato una sorta di limbo infernale avvolto nella nebbia aleggiante intorno alle acque dello Stige, sarà una terra ricoperta da una natura ostile pronta a sopraffarli, o saranno loro stessi a sopraffarsi da soli perché incapaci di conservare un rapporto autentico con le radici, con un mondo primordiale?

La pellicola, anche se complessa e non riuscita al 100%, getta comunque uno sguardo epico su una mitologia lontana e arcaica, avvolta da un sapore mitico e da una paura ancestrale ed indecifrabile.

Nel 2011, alle soglie dei quaranta anni, riprende il suo lavoro sulla trilogia ideale degli eroi silenziosi e ci regala il suo capolavoro, un ottimo compromesso commerciale aurorale con un film “su commissione” che non ha amato dall’inizio, ma che gli ha donato la fama internazionale e un’ampia porzione di pubblico: rielaborando insieme allo sceneggiatore Hossein Amini e ad altri la trama di un romanzo noir di James Sallis realizza Drive, un film atipico, un concentrato shakerato della sua poetica estetica e cinefila, un western metropolitano che riscrive le regole del genere noir ed attinge a piene mani dall’estetica retrò anni ’80 (soprattutto a livello musicale, con eccezionali esempi di synth-pop) e dai film cult di genere anni ’70 come il famoso Drive di Walter Hill o l’angeriano Scorpion Rising. Il film ottiene la Palma d’Oro al 64esimo Festival di Cannes per la miglior regia, con tanto di “benedizione” da parte di Robert – Taxy Driver – DeNiro e la definitiva consacrazione per Nicolas Winding Refn dopo una ventennale carriera.

La storia è quella di uno stuntman part-time, dal passato misterioso e senza nome (interpretato da uno straordinario Ryan Gosling che riduce al minimo i movimenti facciali come un perfetto giocatore di poker, regalandoci una performance e un’ottima prova d’attore) che arrotonda i propri guadagni lavorando nell’officina del suo mentore Shannon, ex stuntman ora invalido, e facendo l’autista per colpi, rapine e furti d’ogni genere. Freddo, controllato e impassibile non vuole sapere niente: lui guida e basta (come dichiara all’inizio del film). Ma le cose si complicano quando si innamora della sua vicina di casa, Irene, giovane madre con un marito in carcere che si ritrova coinvolto in un brutto giro e Driver, pur di difenderla, mette a repentaglio tutto sé stesso.

I primi minuti sono un vero e proprio saggio di cinema: Refn riprende un adrenalinico inseguimento in auto ma dall’interno dell’auto stessa (cosa mai fatta prima) creando un climax di tensione e azione mai visti prima. I titoli di testa flou (in fucsia), la colonna sonora ricercata ma retrò (la bellissima “Real Hero” e lo score di Cliff Martinez), l’estetica noir ricercata che immortala una LA dal sapore lynchiano e un protagonista da antologia che rimane sempre con lo stesso giubbotto argentato con scorpione dall’inizio alla fine del film, creano un gioiello della moderna cinematografia riscrivendo le regole di un genere e creando una nuova mitologia, con al centro un anti-eroe metropolitano, un “cavaliere elettrico” romantico ma pronto ad abbandonarsi a repentini quanto incontenibili scatti d’ira, un personaggio dotato di una morale ambigua contrassegnata da luci ed ombre (come la scena dell’ascensore ben esplicita).

Cavalcando l’onda del successo di Drive (un successo quasi “non voluto” da Refn) il regista, finalmente balzato agli onori della cronaca, si è potuto dedicare al suo ultimo progetto, un’idea più in linea con la sua “poetica visionaria” e cinematografica, un lavoro che apre uno scenario sulle prossime opere che realizzerà in futuro (tipo un remake di Barbarella o un adattamento di una serie a fumetti firmata Moebius- Jodorowski): un film dal carattere orientaleggiante, un altro western in salsa muai-thai, Solo Dio Perdona Only God Forgives, un’altra storia dal carattere epico e incalzante, un’altra discesa negli inferi senza redenzione ma con un tocco più personale e surreale, cedendo a quell’iperrealismo violento e visivo degno del miglior Alejandro Jodorowski (a cui è dedicato il film); anche in questa pellicola ritroviamo Ryan Gosling litico protagonista laconico dall’espressione fissa e dallo sguardo perso che si cala nei panni di Julian, un ragazzo americano trasferitosi a Bangkok per gestire un losco traffico di stupefacenti che fanno capo alla terribile madre interpretata da una camaleontica Kristin Scott Thomas; qui nella città asiatica gestisce un club di thai boxe insieme al fratello Billy, pervertito ben avviato sulla strada per l’inferno, che commette un delitto orribile: uccide e sevizia una prostituta minorenne, scatenando la terribile vendetta del padre, e proprio in questo contesto entra in scena- forse- il vero protagonista del film, un poliziotto (interpretato dalla scoperta thailandese Vithaya Pansringarm) super-partes in grado di giudicare le colpe di tutti, in grado di perdonare o vendicare… un terribile Deus-ex Machina che tutto vede e tutto sa.

only god forgives posterNato dopo un periodo di riflessione esistenziale e di rabbia nei confronti di Dio stesso (Refn dixit, NdA) il film alterna solito montaggio frammentato e caotico, le analessi e le prolessi temporali ad una fotografia mozzafiato quasi esclusivamente notturna (com’era già accaduto in Drive, del resto) e colonna sonora epica che evoca le atmosfere degli spaghetti western di Sergio Leone e dialoghi stringati e lapidari, come se il solito Bergman incontrasse stavolta John Woo.

La vendetta aleggia sulle teste dei protagonisti al quale non si può scappare, come una sorta di debito inestinguibile; a Dio è lasciato il perdono, agli uomini solo la vendetta che passa attraverso la violenza.

E stranamente, proprio il concetto di “violenza” attraversa l’opera di Nicolas Winding Refn: si definisce un “pornografo” perché nei suoi film ama rappresentare tutto senza sconti, senza censure, non nascondendo un piacere latente e sadico nell’assistere a scatti di rabbia cieca ben lontani dalla sua natura nella vita di tutti i giorni; e proprio per questo si definisce pure un feticista, uno a cui piace vedere integralmente ciò che in realtà non farebbe mai, traendone piacere.

E forse è proprio per questo che oltre vent’anni fa fu definito un enfant prodige venuto dal nord e che oggi, invece, è uno dei registi più promettenti, innovativi ed originali del nuovo millennio.

 
 

Nicolas Winding Refn: “Il cinema è morto, e ora è risorto”

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Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Intervistato dal The Guardian Nicolas Winding Refn è entrato nel merito di uno degli argomenti più dibattuti degli ultimi mesi: Netflix sta uccidendo il cinema? I servizi di streaming diminuiranno il numero di ingressi in sala? Cosa è considerabile cinema, e cosa no?

Il cinema è morto. E ora è risorto. Il film si aggrappa ai nostri piedi mentre avanziamo. Il modo migliore per andare avanti è seppellire il passato. Questo non significa che debba essere dimenticato“, ha dichiarato il regista, pronto a lanciare online la sua piattaforma streaming byNWR.com dove saranno presto disponibili gratuitamente classici b-movies.

Nicolas Winding Refn su cinema e piattaforme streaming

Il rapporto di Refn con le nuove realtà di fruizione cinematografica è stato inaugurato dalla collaborazione con Amazon Prime che ha prodotto e distribuirà la sua serie Too Old To Die Young.

Discutere ancora è un atteggiamento retrogrado, che fa molto anni duemila. È come essere in una cattedrale dove leggi il primo testamento, studi le sacre scritture per arrivare al secondo testamento“, ha detto Refn. “Eccoci al secondo giorno dell’anno Zero. L’unica cosa da sapere è che lo schermo del cinema e lo schermo di un cellulare possono coesistere. Uno non è meglio dell’altro. Sono coesistenti.

Fonte: The Guardian

 
 

Nicolas Winding Refn, su Alien: “Ridley Scott ha copiato da Mario Bava!”

Too Old To Die Young

Oggi a Cannes è il giorno di Nicolas Winding Refn e del suo The Neon Demon. Il regista, ieri sera, ha partecipato alla proiezione di Terrore dallo Spazio Profondo, film di Mario Bava restaurato in occasione della 69esima edizione del Festival francese. Durante la conferenza stampa del suo film in Concorso, Refn si è sbilanciato parecchio in merito al film, dichiarando addirittura che Ridley Scott, per il suo leggendario Alien, avrebbe “rubato” dal nostro Bava.

Ecco cosa ha dichiarato: “Abbiamo le prove che Ridley Scott e Dan O’Bannon hanno copiato Alien dall’opera di Mario Bava! (…) Terrore nello Spazio è un grande film, melodrammatico, operistico, campy, con grandi musiche, costumi in pelle, navi spaziali e stravaganti dialoghi in italiano senza senso. Dico questo con il massimo rispetto per Alien. Penso sia meraviglioso: tutti rubano da tutti, e Alien è un altro capolavoro, meritevole di aver definito il genere raggiungendo un’elevata qualità artistica (…) Credo non ci sia nulla di più meraviglioso che vedere finalmente Mario Bava nello stesso, esclusivo club di Cannes tra i registi più famosi di tutti i tempi. Dovrebbe essere insieme a loro. Ma l’ironia risiede proprio in questo, perché Terrore nello Spazio o altri film di Bava non credo abbiamo ottenuto il successo che meritavano“.

The Neon Demon con Elle Fanning, Keanu Reeves, Christina Hendricks, Jena Malone e Abbey Lee arriverà nei cinema italiani il prossimo 8 giugno.

 
 

Nicolas Winding Refn vorrebbe dirigere un film su Batgirl

Il regista di Drive The Neon Demon Nicolas Winding Refn si è sempre dimostrato attento alla produzione Warner di derivazione DC Comics, proponendosi in passato alla regia di Wonder Woman, ipotesi non andata poi a buon fine. Ebbene recentemente il cineasta ha cambiato obiettivo dichiarandosi apertamente intenzionato a portare al cinema uno standalone dedicato ad un’altra eroina DCBatgirl.

Ecco le dichiarazioni di Refn: “Mi piacerebbe tanto girarne uno, sarebbe un grande divertimento. Non so quando accadrà, apprezzo molto la mia libertà creativa, ma allo stesso tempo mi piacerebbe dirigere uno di questi film Hollywoodiani che costano tutti quei soldi, pieni di persone che vanno avanti e indietro con i loro cellulari e la follia che ne deriva.”

Analizzando, in seguito, le possibilità rimastegli:

“Cosa resta? Sai cosa mi piacerebbe fare? Un grosso film su Batgirl, lasciamo che la Warner cominci a lavorarci su.”

Fonte: Comic Book Movie

 
 

Nicolas Winding Refn trova lo scrittore per I Walk With The Dead

Barbarella-remake-Nicolas Winding RefnNonostante lo scrittore / regista Nicolas Winding Refn ha trascorso la maggior parte della sua carriera a fare film basati sui suoi propri scrip, questo non è un fatto esclusivo. Infatti dal London Evening Standard apprendiamo la notizia che Polly Stenham, una drammaturga britannica, è stata incaricata di scrivere la sceneggiatura per il prossimo lavoro di Refn , un horror tutto al femminile, che si intitolerà I Walk With The Dead .

Sembrerebbe che almeno una parte del motivo per cui il regista ha ingaggiato una scrittrice è a causa della sua difficoltà personale di scrivere in merito a dei personaggi femminili. La Stenham ha detto al giornale:

Ha un sacco di impedimenti nel fare film che alcune persone pensano essere violentemente misogini. Allora mi si avvicinò con l’idea di fare qualcosa di diverso.

Come sottolinea il giornale, Refn ha già parlato di questa zona debole in passato ed ha citato le stesse parole del regista :

Ho sempre avuto voglia di fare film di donne ma finisce sempre per essere di uomini. Forse perché non so come scrivere di loro.

Riguardo ad ulteriori dettagli sulla trama, la Stenham rimane a denti stretti, ma ha chiarito che in termini di violenza e thriller psicologico l’intenzione è quella di avere di tutto un po’. Anche se Refn ha altri lavori in cantiere, I Walk With The Dead potrebbe finire per essere la sua prossima fatica da regista. Il regista ha rivelato all’inizio di questo mese che il suo remake di La fuga di Logan è ormai naufragato, in modo che potrebbe finire per essere un buco nel calendario del regista che il film horror potrebbe riempire.

Fonte: Cinemablend

 
 

Nicolas Winding Refn svela qual è il film più dark del mondo

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Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Dopo Drive, il successo di Nicolas Winding Refn è aumentato esponenzialmente, tanto da creare l’anno scorso a Cannes più attesa dei Coen o di Alexander Payne con il suo Solo Dio Perdona. Durante un’intervista con Jack Giroux, editor di Film School Rejects, il regista danese svela qual’è il film più dark della storia del cinema secondo la sua visione:

D: Ti Vedremo mai fare un musical?

R: Mi piacerebbe fare un musical un giorno, ma forse voglio fare prima una commedia romantica.

D: Beh, se dirigessi una commedia romantica sarebbe alquanto inaspettato, ma faresti mai qualcosa del genere per sovvertire le attese?

R: Per me il film più dark partorito dall’umanità è Pretty Woman.

D: Davvero?

R: Pensaci bene, amico.

D: Si, magari c’è una sottotraccia dark, ma perché sei convinto di ciò?

R: Perché se levi di torno tutto lo champagne è un film folle! Sono riusciti a riempirlo di bollicine e a venderlo a milioni di persone come se fosse una favoletta. E’ una delle truffe hollywoodiane che preferisco.

D: Pensi sia stata una mossa intenzionale?

R: Non lo so, ma personalmente non penso neanche di essere così tanto “oscuro” da fare qualcosa del genere.

Fonte: Jack Giroux

 
 

Nicolas Winding Refn produce il remake di Cosa avete fatto a Solange?

Nicolas Winding Refn
Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

L’annuncio ufficiale arriva dopo il Festival di Cannes, dove Nicolas Winding Refn ha presentato in concorso il suo ultimo film, The Neon Demon. Il regista danese si occuperà di produrre il remake di Cosa avete fatto a Solange?, il giallo del 1972 diretto da Massimo Dallamano e prodotto da Fulvio Lucisano.

Refn collaborerà di nuovo con Lucisano, con cui lavora già da molti anni e che ha curato la distribuzione di tutti i suoi film in Italia.

Il regista di Drive ha presentato durante il Festival la versione restaurata di Terrore nello spazio, prodotta proprio da Lucisano, e a seguito dell’evento ha annunciato ufficialmente il suo coinvolgimento nel progetto.

Fonte

 
 

Nicolas Winding Refn presenterà a Venezia Ultimo mondo cannibale restaurato in 4k

Ultimo mondo cannibale

Primo lungometraggio della trilogia dei cannibali diretta da Ruggero Deodato, diventata poi un vero e proprio cult, Ultimo mondo cannibale (1977), il primo cannibal-movie della storia, è in concorso a Venezia Classic in una straordinaria versione restaurata in 4k da Minerva Pictures in collaborazione con Midnight Factory. Con la supervisione di Lamberto Bava, all’epoca suo aiuto regista, è un doveroso omaggio ad un autentico maestro del cinema di genere, scomparso nel dicembre dello scorso anno.

Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico Nicolas Winding Refn è annoverato insieme a Lars von Trier e Thomas Vinterberg come uno degli autori più significativi del cinema danese e i suoi film sono stati proiettati e apprezzati in tutto il mondo. Ha vinto il Prix de la mise en scène per il film  Drive alla 64ª edizione del Festival di Cannes.

PROIEZIONE ORE 23.55 – SALA GIARDINO sarà presente, ad introdurre il film, il regista NICOLAS WINDING REFN esperto e amante della cinematografia di Ruggero Deodato terrà anche una

La trama

Dalle Filippine, un aereo privato con un gruppo di ricercatori si dirige verso le isole Mindanao, dove lo attende un altro gruppo che sta conducendo delle ricerche commissionate dalla Compagnia Petrolifera Americana. Il silenzio della radio del campo denuncia una tragedia destinata a continuare: tutti i predecessori sono stati uccisi e mangiati dai cannibali della foresta. Robert Harper e Rolf, unici superstiti, si perdono nel labirinto della vegetazione; poi si separano a causa di un naufragio tra le rapide di un corso d’acqua. Harper, fatto prigioniero dai cannibali, riesce a fuggire insieme a Palun, una ragazza che lo ha avvicinato amichevolmente. Ricongiunti con Rolf cercano disperatamente di fuggire.

 
 

Nicolas Winding Refn prepara The Avenging Silence

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Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

In attesa di vedere The Neon Demon, il regista Nicolas Winding Refn (Drive, Solo Dio perdona) ha rivelato che, quasi sicuramente, porterà sul grande schermo una sorta di sequel della sua pellicola del 2009 Valhalla Rising Regno di sangue.

Si tratta di The Avenging Silence, uno spy thriller ambientata a Tokyo con al centro un protagonista maschile che ricorderà molto i personaggi dei vecchi film di Refn, tra cui – ovviamente – lo stesso One-Eye del sopracitato Valhall Rising. Ma non solo: come ha dichiarato lo stesso regista in una recente intervista, questo protagonista prenderà molto anche dal pilota di Drive e da Julian di Solo Dio perdona (entrambi interpretati da Ryan Gosling), personaggi che secondo Refn si assomigliano tutti tra di loro.

In attesa di ulteriori dettagli, vi ricordiamo che The Neon Demon, scritto da Cliff Martinez e Philippe Le Sourd, è un horror ambientato a Los Angeles e incentrato sulla bellezza pericolosa. La protagonista sarà la giovane Elle Fanning (Maleficent).

Fonte

 
 

Nicolas Winding Refn Mercoledì a Roma per una Masterclass

The Avenging Silence

Nicolas Winding Refn, cineasta danese vincitore del premio per la Miglior regia al Festival di Cannes del 2011 con “Drive”, Mercoledì 9 marzo accompagnato dalla moglieLiv Corfixen, incontrarà il pubblico in una a masterclass organizzata all’Auditorium del Maxxi.

L’incontro a cura di Mario Sesti (Fondazione Cinema per Roma) seguirà alla proiezione del documentario “My Life Directed By Nicolas Winding Refn”, realizzato da Liv Corfixen e distribuito in Italia da Fulvio e Federica Lucisano per Italian International Film, società controllata di Lucisano Media Group, primo player integrato del settore audiovisivo nazionale. L’edizione italiana del documentario approderà prossimamente in tv su Sky Cinema e Sky Arte, che ne hanno acquistato i diritti da Italian International Film.

La proiezione dell’opera, si terrà a partire dalle 15 presso l’Auditorium del Maxxi di Roma, seguita alle 16 dalla masterclass della stessa Liv Corfixen e di Nicolas Winding Refn. L’evento è a ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili in sala, e si colloca nell’ambito di CityFest, il contenitore di intrattenimento e cultura della Fondazione Cinema per Roma. 

Diretto da Liv Corfixen, “My Life Directed by Nicolas Winding Refn” è un documentario che racconta un momento particolare della vita di suo marito e il suo tentativo di conciliare una carriera in rapida ascesa come regista di fama internazionale con il suo ruolo di uomo e di padre. Corfixen segue Refn con la sua macchina da presa mentre l’intera famiglia si trasferisce a Bangkok con lui per sei mesi, per accompagnarlo durante la produzione del lungometraggio “Solo Dio perdona” (2013), distribuito in Italia da IIF così come “Drive” (2011) e la prossima opera dell’artista danese, “The Neon Demon”.

Riprendendo il lavoro e la vita di Refn nel corso della lavorazione del film, fino alla premiere mondiale al Festival di Cannes, il documentario di Corfixen rivela come non sia un compito facile dirigere una grande produzione internazionale continuando a occuparsi del benessere della propria famiglia, del cast e degli ospiti in visita da Hollywood.

“Siamo felici di ospitare a Roma Liv Corfixen e Nicolas Winding Refn”, ha commentato Federica Lucisano, Amministratore delegato di Lucisano Media Group. “Il documentario di Liv è un omaggio all’impegno creativo di Nicolas e siamo quindi orgogliosi di condividerlo con i suoi fan italiani. La distribuzione in Italia di quest’opera rafforza il nostro legame con un regista in cui crediamo fin dai tempi del suo primo grande successo, ‘Drive’, e in cui continuiamo a credere anche in vista dell’uscita della sua prossima opera, ‘The Neon Demon’.‘My Life Directed by Nicolas Winding Refn’ rappresenta un dietro le quinte non solo di una grande opera cinematografica come ‘Solo Dio Perdona’, ma anche il ritratto di uno dei registi più talentuosi del nostro tempo e un grande atto d’amore da parte di una donna verso il proprio uomo e la propria famiglia. Liv è una donna di grande talento che reinterpreta perfettamente in chiave moderna l’adagio secondo il quale accanto ad un grande uomo c’è sempre una grande donna”.

 
 

Nicolas Winding Refn in trattative per l’Horror soprannaturale The Bringing

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Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Il regista Nicolas Winding Refn, in questi giorni illustre componente della giuria del Festival di Cannes 2014, è in trattative con la Sony Pictures per dirigere il film  The Bringing. La pellicola è un horror soprannaturale basato su una sceneggiatura scritta da Brandon e Phillip Murphy.

La storia è liberamente ispirata alla misteriosa morte di Eliza Lam. Il corpo di La è stato rinvenuto in una acquedotto sul tetto del Cecil Hotel a Los Angeles, nel frebbraio del 2013. Successivamente sono stati poi rilasciati dei video dalle telecamere di sicurezza che mostrano la defunta Lam interagire con un’entità apparentemente invisibile. Anche se la sceneggiatura sembra che non si concentrerà sul personaggio di Lam, è ambientata nello stesso albergo e segue un uomo indagato di una morte simile molto misteriosa.

A produrre il film ci sarà il produttore di The Amazing Spider-Man 2 Matt Tolmach, accanto Daniela Cretu a della First Born Films.

Nicolas Winding Refn recentemente ha diretto il film Solo dio perdona con protagonista Ryan Gosling.

 
 

Nicolas Winding Refn ha trovato gli sceneggiatori per The Avenging Silence?

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Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

All’inizio di giugno vi avevamo raccontato che Nicolas Winding Refn, amatissimo regista di Drive, era a lavoro su The Avenging Silence, una spy story che l’avrebbe visto tornare dietro la macchina da presa, in cui il protagonista sarebbe stato un antieroe cupo, silenzioso e minaccioso, come Mads Mikkelsen in Valhalla Rising.

Al momento il regista si è messo a lavoro su un film di ambientazione asiatica con Neal Purvis e Robert Wade, sceneggiatori che hanno all’attivo ben sei film di 007, tra cui Skyfall e Spectre. L’incognita è se questo progetto coincide con The Avenging Silence o se è un altro film.

Mentre aspettiamo notizie più certe sulla natura di questo progetto, possiamo dire invece con certezza che Refn ha completato The Neon Demon, horror sul lato oscuro della bellezza femminile interpretato da Elle Fanning, Jena Malone, Keanu Reeves, Christina Hendricks. 

Vedremo il nuovo film a Cannes, dopo la delusione di Only God Forgives?

 
 

Nicolas Winding Refn ha accantonato Wonder Woman, è interessato a Batgirl

Nicolas Winding Refn
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Prima che Gal Gadot venisse scelta per interpretare Wonder Woman, la Warner Bros era aperta a diverse interpretazioni del personaggio DC Comics, per il suo esordio al cinema. Trai tanti registi a discutere del personaggio e della possibilità di adattarlo per il grande schermo c’è stato anche Nicolas Winding Refn, regista di Drive e di The Neon Demon.

Refn, da poco su Amazon Prime Video con la sua serie Too Old to Die Young, ha raccontato di aver presentato alla Warner Bros il suo progetto per il personaggio di Diana, proponendo coe protagonista la giunonica Christina Hendrick, nota per Mad Men e che aveva già lavorato con lui in Drive.

Durante la promozione della sua serie Amazon, il regista è tornato sull’argomento, durante una intervista con Collider, spiegando che tutto quello che gli è stato proposto da Warner e DC non è mai riuscito ad incontrare il suo interesse tanto da imbarcarsi in un’avventura del genere.

“Adoro Hollywood. Adoro il glamour e lo sfarzo. Amo la vanità, amo l’ego, mi concedo tutto questo – ha spiegato Refn – ma l’approccio e le offerte che mi sono pervenute non mi hanno mai fatto pensare che fossi la persona giusta a realizzarle. Non significa che non succederà. Voglio dire, mi piacerebbe fare uno di quei film tratti dai fumetti, magari con Batgirl.

È come se molta gente fosse ossessionata da questa idea. Se un progetto così dovesse arrivare, lo farei solo a patto di poter realizzare la mia versione e apportare il mio contributo. Altrimenti posso fare altre cose.”

Al momento il progetto di Batgirl alla Warner è fermo. La sceneggiatrice del film è Christina Hodson, che ha firmato anche Bumblebee, e che sta attualmente lavorando allo script, dopo che Joss Whedon ha abbandonato il progetto nel 2017.

 
 

Nicolas Winding Refn farà il remake de La fuga di Logan.

Nicolas Winding Refn
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Nicolas Winding Refn dopo essere stato finalmente consacrato  con il  premio per la regia all’ultimo Festival di  Cannes  è diventato fra i più gettonati talenti in circolo. Infatti,  il regista danese Nicolas Winding Refn intende collaborare ancora col protagonista Ryan Gosling. Lo stesso Refn ha recentemente rilasciato alcune dichiarazioni su un possibile remake de La fuga di Logan, sempre con Ryan Gosling.

Le parole di Refn:

“Logan’s Run è un’idea a cui stanno pensando da anni, nel senso che vogliono rifare l’originale. Io credo che tutto vada ripensato, metteremo insieme un team di artisti che costruiranno un nuovo futuro.”

Anche Gosling ha confermato che La fuga di Logan comunque non ha ancora una data precisa:

“Joel Silver (il produttore, ndr.) ha confermato che possiamo prenderci il nostro tempo per farlo al meglio, non abbiamo alcuna data di scadenza.”

Per chi non lo sapesse: La fuga di Logan è tratta dal romanzo di fantascienza del 1967, adattato nel 1976 in un film con Michael York protagonista. Il personaggio principale era un poliziotto adibito alla cattura di fuggitivi, i quali si ribellavano alla legge che costringeva le persone che raggiungevano i 30 anni di età ad abbandonare la società del futuro.

Fonte: comingsoon

 
 

Nicolas Winding Refn e Elle Fanning presentano a Roma The Neon Demon

Presentato all’ultimo Festival di Cannes, The Neon Demon, ultimo film di Nicolas Winding Refn, arriva in sala il prossimo mercoledì 8 giugno. Il regista, insieme alla giovane protagonista Elle Fanning, ha presentato il film a Roma.

the neon demon romaFilm esteticamente curato e bilanciato nei ritmi, complesso nelle tematiche affrontate e affascinante grazie all’ambientazione spietata ed eleganteper eccellenza, il mondo della moda, The Neon Demon si inserisce alla perfezione nello sviluppo narcisistico nel percorso da regista di Refn. Allievo e amico di Alejandro Jodorowsky, dal mentore il regista danese ha mutuato l’universo simbolico e The Neon Demon non fa eccezione, evocando riti e simbologie vicine all’immaginario del regista cileno. “Il triangolo (figura geometrica ricorrente nel film, ndr) è l’idea che simboleggia questo demone del film, un’entità che è Elle stessa. L’idea era di usare questo bellissimo simbolo di sensibilità, ho pensato anche alla lettura delle carte di Jodorowsky da cui mi facevo leggere i tarocchi ogni settimana durante le riprese del film stesso.”

Con The Neon Demon, Refn realizza il suo terzo film in collaborazione con Cliff Martinez, compositore che lo accompagna da Drive. “Sono stato benedetto dal suo arrivo in Drive – ha dichiarato Refn – abbiamo lavorato insieme in tre film. È diventato l’anello mancante nella mia evoluzione artistica. Abbiamo cominciato una partnership creativa, tanto che lui lavora anche con mia moglie, è parte della famiglia, la nostra attività artistica è legata molto intimamente. La sua musicalità fa funzionare questi film e se trovi qualcosa che funziona non la interrompi. È un modo di lavorare molto pratico, per esempio in sceneggiatura scrivo ‘da qui comincerà la musica di Cliff’. Ci penso molto mentre scrivo. A film montato glielo mostrò e gli dico di fare ciò che vuole. Credo che questa sua capacità accentui il film e lo renda più soddisfacente e creativamente bello.”

Nicolas Winding RefnIl film può considerarsi un incrocio tra Alice nel Paese delle Meraviglie e Elizabeth Bathory, la contessa sanguinaria che faceva il bagno nel sangue delle vergini?

“Io non faccio film, faccio esperienze e tutto quello che la gente vede nei miei film va bene. Si può dire di tutto, ma qualsiasi cosa dici è una parte di quello che c’è nel film. Volevamo fare un horror, una commedia, un melodramma, un film bello, sexy, volgare, volevamo tutto quello che si può fare in una sola esperienza.”

Elle Fanning, talentuosa protagonista del film, ha dichiarato: “Essendo io stessa una teenager, penso che in realtà quello che ha detto Nicolas è corretto. Il film è tutto quello che i teenager vogliono trovare al cinema. Mi piacciono i film che dicono la verità e che rompono le regole. Ti sciocca e ti sorprende.”

Leggi la recensione di The Neon Demon

E in effetti The Neon Demon è un film che sciocca, che sorprende, ma anche che spiazza, una vera esperienza cinematografica, un cinema che osa e che si autocompiace di quello che mostra, a testimonianza della dedizione di Refn per il suo stesso lavoro: “Nella mia vita ho solo due cose, mia moglie e il mio lavoro. Potrei dire anche la famiglia e l’amante. Spero di poter fare quanti più film possibili. Amo l’arte della creatività”.

Ma di cosa parla un film così complesso? Dire che è ambientato nel mondo della moda mette sulla buona strada, ma precisamente, in una maniera inedita, conturbante e complessa, The Neon Demon parla della bellezza: “È una delle cose su cui io e Elle abbiamo concordato subito: la bellezza è molto complessa, ha mille sfumature, è molto difficile parlarne. Può essere soggettiva e superficiale, ma anche estetica, interiore. Alcune persone hanno un approccio alla bellezza così radicale che vanno a studiarla all’università. Se guardiamo la mitologia e le favole, bellezza è una delle parole più ricorrenti, che sia purezza e verginità, o anche solo aspetto fisico. Come fare un film su un argomento su cui tutti hanno un’opinione? Tutti la capiscono e possono toccarla. Tutte le donne del film vivono questa Odissea, gli uomini in questo film servono per portare avanti la trama. Il ragazzo di Jesse rappresenta la normalità, ma anche l’ipocrisia, il fotografo che è il controllo, ma alimenta una macchina, un’industria più grande. Il portiere è il predatore e la paura della penetrazione. Il fashion designer è l’ossessione della bellezza, lui è come il Mago di Oz. Esauriti i personaggi maschili, possiamo dire che restano solo le donne.”

The Neon Demon 3Da bellissima adolescente, appena diciottenne, Elle Fanning affronta in concetto di bellezza in maniera straordinariamente matura: “Quando ci siamo incontrati, Nic mi ha chiesto se mi sentivo bella. È una di quelle domande a cui non si dovrebbe dare una risposta, perché la famiglia, gli amici, ti insegnano tutti che se dici di sì poi appari come un narcisista. D’altra parte c’è anche da considerare l’aspetto dell’amare se stessi e piacersi così come si è. Si tratta di un argomento provocatorio perché c’è una linea sottile tra il volersi bene e l’essere narcisisti. Per altro io penso che nel film Jesse finisce con l’essere ossessionata dalla sua bellezza, ma forse lo aveva pianificato perché non penso fosse innocente, dall’inizio.”

Proiettato sempre verso il futuro, Refn ha stregato gran parte dei suoi fan con i suoi primi film, su tutti Bronson, con protagonista Tom Hardy. Primo e unico biopic della sua carriera fino a questo momento, il film resterà probabilmente l’ultimo racconto biografico diretto dal regista: “È difficile per me fare un film biografico perché sono totalmente assorbito da me stesso per occuparmi della vita di qualcun’altro. In Bronson ho raccontato la mia vita utilizzando un personaggio di nome Charlie Bronson. Ma mi piace vedere le biografie, credo siano di grande intrattenimento. Credo che la grande creatività sia essenzialmente l’ultima forma di narcisismo.”

E da narcisista convinto, Refn conclude: “Sono arrivato a pensare che tutti i film che ho fatto mi hanno portato a questo. C’è un filo conduttore che ha portato a The Neon Demon. Tutto ha a che vedere con la mia fantasia. La mia curiosità mi ha spinto a immaginare come sarebbe stata la mia vita se fossi nato una donna molto bella, invece di essere nato un ragazzo non troppo bello.”Elle Fanning

 
 

Nicolas Winding Refn dirigerà l’adattamento di Button Man.

Nicolas Winding Refn
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Nicolas Winding Refn, regista di Drive, sembra aver accettato la proposta della DreamWorks: dirigere l’adattamento di Button Man.

Button Man non è altro che una storia a fumetti. Sceneggiata da Judge Dredd, racconta di un gruppo di milionari che organizza un gioco al massacro, pagando dei mercenari per eliminarsi a vicenda.

 
 

Nicolas Winding Refn a Roma presenta Drive

Nicolas Winding Refn
Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Appena Fulvio Lucisano ha visto Drive al Festival di Cannes è corso dal regista Nicolas Winding Refn e ha comprato il film per l’Italia. “E’ un film bellissimo” ha detto alla conferenza stampa romana, alla presenza del regista. Refn, completo nero e cravattino, è stato il protagonista dell’interessante dibattito con i giornalisti della Capitale, tutti positivamente colpiti dal suo Drive.

Sergio Leone faceva film sulla mitologia americana con una sensibilità europea. Come è successo anche a Murnoe. Il cinema raggiunge il meglio quando si verificano queste condizioni – ha detto Refn – per me è il mix perfetto.” “Per realizzare Drive mi sono ispirato alle favole dei Fratelli Grimm – ha continuato – la struttura è quella: c’è un inizio che mette in scena valori puri, ma poi i toni si fanno cupi pur rimanendo l’esigenza di una morale finale. All’inizio abbiamo l’illusione di questa storia d’amore, ma poi irrompe la violenza che sconvolge lo spettatore, ed è così reale che secondo me rappresenta la vera essenza del cinema. Io come persona non sono violento, ma feticista si. Porto al cinema quello che mi piacerebbe vedere!

– Come sono cambiate per lei le cose dopo il premio di Cannes?

Se il premio te lo da De Niro dicendoti che il tuo è il miglior film dell’anno, l’effetto è notevole. Ma la vita continua, la mattina dopo mi sono ugualmente alzato alle sei per cambiare il pannolino alla mia figlia più piccola e sono andato al supermercato. E’ normale che se i produttori da oggi in poi volessero una garanzia del mio talento io direi ‘Eccola qui!’”.

– I colori del suo film, e del suo cinema in generale ricordano molto quelli di Dario Argento.

Ero giovane negli anni ’80 e quei film sono parte della mia formazione culturale. Dopo aver realizzato i film mi rendo conto che ci sono dei riferimenti o atmosfere che ricordano quei film, ma lo faccio inconsapevolmente”.

– Qual è il messaggio che vuole dare nei suoi film?

Non sono un regista politico, cerco solo l’emozione di ogni singolo spettatore”.

– L’amore è sempre e solo impossibile, quasi psicopatico?

L’amore puro è un’emozione molto violenta, nel film c’è questo grande amore al quale si aspira, ma non è realizzato, è impossibile”.

– Il suo film ricorda The Driver, degli anni ’70. Si è ispirato a quello?

In realtà l’ho visto poco prima di cominciare le riprese. Penso che lo scrittore del romanzo da cui è tratto Drive si sia ispirato a quel film. E’ un’influenza indiretta”.

– A che punto è il suo nuovo film?

“Si basa sempre su ciò che vorrei vedere, ma in questo caso non so ancora cos’è. Lavoro di nuovo con Ryan e poi con Kristin Scott Thomas”.

 
 

Nicolas Winding Refn a lavoro sull’horror The Neon Demon

Nicolas Winding Refn
Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Gaumont e Wild Bunch hanno annunciato che finanzieranno e distribuiranno la prossima impresa registica di Nicolas Winding Refn, il regista danese dietro a film come Drive e Bronson. Il film si intitolerà The Neon Demon e le riprese si terranno nei primi mesi del 2015 a Los Angeles.

Refn, che ha scritto la sceneggiatura con Mary Laws, ha descritto il film come un racconto horror con una giovane donna protagonista con il tipico romanticismo:

“Una mattina mi sono alzato e ho capito che ero circondato e dominato dalle donne. In maniera improvvisa e forte, si è impadronito di me un desiderio folle di fare un film horror sulla bellezza viziosa. Dopo aver fatto Drive ed essermi follemente innamorato dell’elettricità di Los Angeles, sapevo che dovevo tornare a raccontare la storia di The Neon Demon.”

Anche se il cast non è stato ancora annunciato, il comparto tecnico del film vedrà coinvolti i soliti collaboratori di Nicolas Winding Refn: Matthew Nweman al montaggio e il compositore Cliff Martinez. Philippe Le Sourd, direttore della fotografia nominato agli Oscar per The Grandmaster, si occuperà della fotografia del film. Con la tagline ‘i cattivi muoiono giovani’, The Neon Demon uscirà nel 2016

The Neon Demon

Fonte: CS

 
 

Nicolas Wending Refn intervista al regista culto

Dopo Cannes 2013, Nicolas Wending Refn arriva a Roma per presentare il suo ultimo atteso film Solo Dio perdona (Only Forgives God) che vede ancora una volta protagonista l’attore Ryan Gosling, alla seconda collaborazione con il regista dopo il premiato Drive. Insieme a loro troviamo nel cast anche l’attrice Kristin Scott Thomas, in un’inedita veste di madre despota.

Il regista si è dilungato sulla scelta di Kristin Scotto Thomas, che si è interessata per prima al progetto: “La conoscevo nei ruoli classici ma subito ho capito che non aveva nessuno probema nel trasformarsi nella stronza che il film richiedeva”. 

Refn ha anche parlato di tutti i riferimenti al cinema del passato che ci sono nel suo film, arrivando a definire  Solo Dio perdona una sorta di western all’italiana, e confessando il suo amore per il nostro cinema.

Il film può vantare nel cast Ryan Gosling, alla seconda collaborazione con Refn, Kristin Scott Thomas, Luke Evans, Vithaya Pansringarm e Yaya Ying.

Trama: Sullo sfondo della Thailandia, a Bangkok, si sviluppa la storia di Julian (Ryan Gosling), proprietario con il fratello di un club di boxe thailandese, usato come copertura per lo spaccio di droga. A seguito dell’assassinio del fratello, la madre Jenna (Kristin Scott Thomas) obbliga Julian a vendicarlo. Le sue ricerche porteranno il giovane a un poliziotto in pensione Chang, detto Angelo della vendetta, che si erge a giudice e punitore della criminalità. Il ragazzo lo sfida sul ring sperando di vincere, ma viene sconfitto. Jenna allora chiederà al figlio di ucciderlo, iniziando un vortice di sangue e vendetta.

 
 

Nicolas Maupas: 10 cose che non sai sull’attore

Nicolas-Maupas-mare-fuori

Nicolas Maupas è una degli attori che più si sono distinti nella serie Mare fuori, divenuto un vero e proprio caso televisivo. Pur se ancora alle prime armi e con pochi ma significativi ruoli dalla sua parte, il giovane attore ha dato prova di possedere un certo talento, che se coltivato potrà portarlo a divenire un volto interessante della nuova generazione di attori.

Ecco 10 cose che non sai su Nicolas Maupas.

Nicolas Maupas: i suoi film e le serie TV

1. È noto per alcune serie TV. Maupas è celebre in particolar modo per i ruoli avuti in alcune serie TV molto popolari. Nel 2020 ottiene infatti grande popolarità interpretando Filippo in Mare fuori, dove recitano anche Serena Codato e Carolina Crescentini. Nel 2021 è invece Vittorio in Nudes e Simone in Un professore, con protagonista Alessandro Gassmann. Nel 2022 riprende il ruolo di Filippo nella seconda stagione di Mare fuori ed interpreta Roberto nella fiction Rai Sopravvissuti, con protagonista Lino Guanciale.

2. Ha recitato anche per il cinema. Nel 2022 l’attore ha avuto modo di prendere parte al suo primo film lungometraggio, Sotto il sole di Amalfi, sequel di Sotto il sole di Riccione. In questo egli ricopre il ruolo di Hans, recitando accanto a Lorenzo Zurzolo, Ludovica Martino e Isabella Ferrari.

3. Ha ottenuto diversi importanti riconoscimenti. Maupas ha già ricevuto ad oggi alcuni importanti riconoscimenti, come il Next Generation Award come miglior attore rivelazione 2022, assegnato nel corso del Festival del Cinema di Venezia, e l’Explosive Talent Award, assegnato nel corso del Giffoni Film Festival. Ha poi vinto ache il Magna Grecia Award e l’UZ Awards per la sua performance nella serie TV Nudes.

Nicolas-Maupas-instagram

Nicolas Maupas in Mare fuori

4. È uno dei protagonisti. Nella serie Mare fuori, presente anche su Netflix, Maupas ricopre il ruolo di uno dei protagonisti. Egli è infatti l’interprete di Filippo Ferrari, detto O’ Chiattillo, un diciassettenne milanese che durante una vacanza a Napoli commette un errore fatale e si vede arrestato e portato in un carcere minorile. Da prima spaesato, il giovane imparerà poi a farsi valere e ad ottenere un certo rispetto tra gli altri detenuti.

5. Tornerà anche nella prossima stagione. Come già annunciato, il personaggio di Filippo tornerà ovviamente anche nella terza stagione della serie, attualmente in fase di riprese e la cui distribuzione è prevista per il 2023. L’attore riprenderà dunque il suo ruolo, ormai sempre più di rilievo all’interno di Mare fuori. Non è però ad oggi noto quali percorsi intraprenderà Filippo nella nuova stagione, per cui non resta che attendere l’uscita di questa per scoprirlo.

Nicolas Maupas e Valentina Romani

6. I due attori potrebbero avere una relazione. Nella serie Filippo e Naditza, interpretati rispettivamente da Maupas e dall’attrice Valentina Romani, finiscono con lo sviluppare una relazione amorosa. Recenti foto con protagonisti i due interpreti insieme hanno spinto i fan a pensare che i due possano avere una relazione anche al di fuori del set. Ad oggi però non ci sono state conferme dai diretti interessati e pertanto non si sa con certezza se tra loro ci sia qualcosa o meno.

Nicolas Maupas e Ludovica Coscione

7. È stato fidanzato con la nota attrice. Nell’attesa di sapere se l’attore e la Romani stanno intraprendendo una relazione, sappiamo che Maupas è stato legato sentimentalmente all’attrice Ludovica Coscione, nota in particolare per la fiction Il paradiso delle signore ma anche per il ruolo di Teresa Polidori in Mare fuori. La loro relazione è però oggi terminata, come dichiarato dall’attore nel corso di un’intervista.

Nicolas-Maupas-fidanzata

Nicolas Maupas è su Instagram

8. Ha un profilo sul social network. Riccardo Mandoli è naturalmente presente sul social network Instagram, con un profilo seguito attualmente da 487 mila persone. Su tale piattaforma egli ha ad oggi pubblicato appena un centinaio di post, tutti relativi alle sue attività come attore o modello. Si possono infatti ritrovare diverse immagini relative a momenti trascorsi sul set ma anche foto promozionali dei suoi progetti. Seguendolo si può dunque rimanere aggiornati sulle sue attività.

Nicolas Maupas: la sua biografia

9. Ha origini francesi. Come il cognome può far immaginare, l’attore ha origini francesi da parte di padre. Questiè infatti un grafico francese, mentre la madre di Nicolas è una giornalista siciliana. L’attore è cresciuto a Magenta, nella provincia milanese, dove ha poi deciso di formarsi come interprete frequentando in particolare l’Accademia 09, come anche una classe di recitazione presso la Michael Rodgers Acting Studio.

Nicolas Maupas: età e altezza

10. Nicolas Maupas è nato a Milano, nel 1999 ed ha attualmente 23 anni. L’attore è alto complessivamente 1.85 metri.

Fonti: IPCInternational, Instagram

 
 

Nicolas Cage: infortunio sul set in Bulgaria

Nicolas Cage si è rotto una caviglia durante la lavorazione del suo ultimo film, #211, sul set in Bulgaria. Variety riporta l’accaduto.

Frattura della caviglia per Nicolas Cage sul set

Non ci sono al momento dettagli sulle dinamiche dell’incidente, ma l’attore è stato trasferito all’ospedale più vicino prima di volare verso Los Angeles per i trattamenti. Il tempo di recupero previsto è di almeno due settimane, dopo le quali Nicolas Cage potrebbe tornare sul set.

Il film è un action incentrato su una rapina. 211 è infatti il codice della polizia per “rapina in corso“. Non si sa ancora in che modo l’infortunio del protagonista rallenterà la produzione del film.

 
 

Nicolas Cage: dieci cose che non sai sull’attore

Nicolas Cage

Nicolas Cage è uno di quegli attori che ormai sono entrati nell’immaginario collettivo delle persone. Ispira simpatia, lo si perdona quando realizza qualche film che magari non è per niente bello, ma non si può non volergli bene.

All’attore americano si deve il fatto di essere riuscito a crearsi una carriera completamente con le proprie mani, senza cedere a favoritismi o a raccomandazioni solo perchè è parente della famiglia Coppola.

Ecco, allora, dieci cose che non sapevate su Nicolas Cage.

Nicolas Cage: la sua filmografia

1. Nicolas Cage: i film e la carriera. Sebbene il primo film di Nicolas Cage sia Fuori di testa (1982), in realtà viene considerato, come suo debutto nel mondo del cinema, il film Rusty il selvaggio, in cui ha un ruolo rilevante. In seguito, l’attore partecipa a Birdy – Le ali della libertà (1984), Stregata dalla luna (1987) e Cuore selvaggio (1990). Con gli anni Novanta, Cage ha recitato in film come Può succedere anche a te (1994), Via da Las Vegas (1995), The Rock (1996), Con Air (1997), Face/Off – Due facce di un assassino (1997), City of Angels – La città degli angeli (1998) e Al dil là della vita (1998), per continuare, negli anni Duemila, a lavorare in film come The Family Man (2000), Il ladro di orchidee (2002), Il genio della truffa (2003), Il mistero dei Templari – National Treasure (2004), Il prescelto (2006), World Trade Center (2006), Ghost Rider (2007), Next (2007), Segnali dal futuro (2009) e L’apprendista stregone (2010). Tra i suoi ultimi film si citano Kick-Ass (2010), Ghost Rider – Spirito di vendetta (2011), Trespass (2011), Drive Angry (2011), Joe (2013), Outcast – L’ultimo templare (2014), USS Indianapolis (2016), Snowden (2016), Io, Dio e Bin Laden (2016), 2030 – Fuga per il futuro (2017) e 211 – Rapina in corso (2018), Mandy (2018), Il colore venuto dallo spazio(2019) e Pig (2021).

2. Nicolas Cage ha vinto un Oscar. A dispetto di quanto si pensi, Nicolas Cage è un attore pluripremiato e pluricandidato. Nel corso della sua carriera, l’attore è stato candidato a due premi Oscar per la categoria di Miglior Attore Protagonista, riuscendo a vincere l’ambito premio nel 1996 per il film Via da Las Vegas (per essere poi ricandidato nel 2003 per Il ladro di orchidee). Ma ha anche ricevuto quattro candidature ai Golden Globe (Stregata dalla luna, Mi gioco la moglie a Las Vegas, Il ladro di orchidee), vincendo nel 1996 sempre per Via da Las Vegas. Eppure, anche ha ricevuto tante candidature positive, ne ha ricevute altrettante ai Razzie Awards, accumulandone ben sette.

Nicolas Cage

Nicolas Cage in Kick-Ass

3. Nicolas Cage è stato protagonista di un film di supereroi. Nel 2010, uscì nei cinema americani Kick-Ass (in Italia uscì circa un anno dopo, a causa di alcune controversie), l’adattamento cinematografico dell’omonimo fumetto ideato da Mark Millar. Diretto da Matthew Vaughn, e prodotto dalla sua casa di produzione, la Marv Films, per questo film Nicolas Cage venne scelto per interpretare il ruolo di Damon Macready/Big Daddy, padre di Hit Girl. Eppure, Cage non venne considerato subito: basti pensare che, per questo ruolo, vennero anche vagliati i nomi di Daniel Craig e di Mark Wahlberg.

4. Nicolas Cage si è ispirato al Batman di Adam West. L’attore americano ha modellato la parlata di Big Daddy prendendo a modello il Batman di Adam West. Secondo Matthew Vaughn, Cage ha iniziato a parlare in questa maniera già la prima volta che provò il costume. Il regista è rimasto molto contento che Cage abbia continuato a svolgere questa performance nel film, citando la sua irritazione con la voce roca usata da Christian Bale per Il Cavaliere Oscuro (2008).

Cage Nicolas: la famiglia, le mogli e i figli

5. Nicolas Cage è un membro della famiglia Coppola. Nicolas Cage è nipote di Francis Ford Coppola ed è, quindi, cugino di Sofia Coppola, Roman Coppola, Jason Schwartzman e Robert Carmine. Tuttavia, per evitare che venisse subito accostato allo zio e per non avere favoritismi, dato che voleva diventare un attore, Nicolas decise di farsi chiamare con il nome d’arte con cui oggi tutti lo conosciamo, invece di usare il vero nome, ovvero Nicolas Kim Coppola.

6. Nicolas Cage è stato sposato più volte. La vita privata di Nicolas Cage è sempre stata piuttosto movimentata: l’attore, infatti, si è sposato tre volte e per tre volte ha divorziato. Nel 1995 ha sposato Patricia Arquette, divorziando nel 2000, per poi sposare Lisa Marie Presley (figlia di Elvis e di Priscilla Presley) nel 2002 e divorziare nuovamente nel 2004 (anche se si erano lasciati appena dopo un mese e mezzo dalle nozze). Il terzo matrimonio è avvenuto nel 2004, sposando Alice Kim, una cameriera asiatica, da cui si è separato nel 2016. L’attore ha anche avuto due figli: Weston Cage, nato nel 1990 da una relazione con la modella Christina Fulton, e Kal-el Cage, nato nel 2005 e avuto con la terza moglie.

Nicolas Cage e Erika Koike

7. Ha avuto un matrimonio brevissimo. Ormai con tre divorzi alle spalle, l’attore nel 2019 ha deciso impulsivamente di sposarsi una quarta volta con una makeup artist di nome Erika Koike. La loro unione, però, è durata pochissimo, poiché soltanto quattro giorni dopo le nozze Cage ha chiesto l’annullamento di queste. Non è noto il motivo di tale decisione, ma evidentemente i due coniugi non si conoscevano bene come pensavano e ciò ha portato a rapidi contrasti. Nel febbraio del 2021, poi, Cage si è sposato una quinta volta con Riko Shibata, con cui sembra attualmente essere ancora insieme.

Nicolas Cage meme

Nicolas Cage e i meme

8. È noto anche grazie ai meme. Nel corso degli ultimi anni Cage è divenuto un vero e proprio fenomeno dell’internet grazie a numerosi meme che lo ritraggono, la maggior parte dei quali tratti da scene di suoi film. I più famosi sono tratti dai film Stress da vampiro e Con Air, immagini dove Cage è ritratto con espressioni quantomai buffe e adattabili ad ogni situazione possibile. L’infinita quantità di versioni di questi meme ha portato l’attore ad ottenere una grande popolarità anche presso le generazioni più giovani.

Nicolas Cage: età e altezza dell’attore

9. Nicolas Cage è di grossa statura. Nicolas Cage, nato il 7 gennaio del 1964, è tutt’altro che piccoletto: la sua altezza di 183 centimetri lo rende uno degli attori più alti dello star system, ma ciò non ha precluso la sua carriera, dimostrando di avere il talento che possiede.

Nicolas Cage, oggi

10. Nicolas Cage non è per niente un buon risparmiatore. Sembra che Nicolas Cage, nel corso della sua vita, abbia rischiato più volte di finire in bancarotta e i motivi sono piuttosto chiari: non è  in grado di tenere il portafoglio chiuso. Si dice che abbia sperperato circa 150 milioni di dollari in acquisti particolari e dispendiosi, tra cui: una lapide a forma di piramide (alta circa 3 mesi), una collezione di animali esotici (due cobra albini e un polpo domestico, senza dimenticare uno squalo e un coccodrillo), un teschio di dinosauro e una Lamborghini Miura che era appartenuta allo scià di Persia. Tuttavia, per risanare il suo patrimonio (intaccato da diversi debiti e, pare, dal vizio del gioco d’azzardo), Cage continua ad accettare qualsiasi ruolo gli venga proposto, purché venga pagato in maniera consistente.

Fonti: IMDb, biography

 
 

Nicolas Cage: “Giffoni meglio di un Oscar. Io evasore? Sarei in galera”

E’ arrivato oggi al Giffoni Film Festival la star assoluta dell’evento, Nicolas Cage. Look trasandato e una buona dose di sicurezza, il nipote di Coppola si è lanciato

 
 

Nicolas Cage: “Essere famosi fa schifo adesso”

Nicolas Cage, ospite allo SXSW di Austin ieri, ha fatto delle dichiarazioni molto precise su quello che per lui significa, adesso, essere famosi. L’attore era presenta all’evento per promuovere il bel film di David Gordon Green, Joe (leggi la recensione), in cui Cage offre una buona performance.

Venezia 70 Nicolas CageDurante l’incontro con il pubblico, Nicolas Cage ha raccontato di quando sognava di essere un attore, guardando i film con James Dean. Poi ha continuato spiegando in che modo la critica cinematografica si è deteriorata e perchè al giorno d’oggi “fa schifo essere famosi”.

“Ho cominciato a recitare perchè volevo essere James Dean. L’ho visto in Gioventù Bruciata e in La Valle dell’Eden. Niente mi ha mai preso come Dean in quel film. Mi ha sconvolto, e pensavo ‘questo è quello che voglio fare’. Questo era prima che tutti avessero una cosa chiamata smartphone e prima dell’avvento delle ‘celebutard’ (una parola, usata per la prima volta in merito a Paris Hilton, e che è un miscuglio di celebrity,‎ debutante e retard. Indica le persone famose solo per amore di essere famose, ndr). Non mi sto lamentando, ma fa davvero schifo essere famosi adesso.”

“Ora anche l’arte della critica cinematografica … sul LA Times, il critico che ha recensito Il cattivo tenente – Ultima chiamata New Orleans (diretto da Werner Herzog nel 2009 con Cage e Eva Mendes, ndr), ha scritto nella recensione di quante case ho venduto o ho comprato. Che diavolo ha a che fare la vita privata di Lindsay Lohan con la recensione di The Canyons? Dovrebbe essere solo tutto riguardo al lavoro in sè. Che differenza vuoi che faccia se Bill Clinton ha una relazione, se non ha influenzato il modo in cui ha fatto il Presidente? … Non voglio che alcuni aspetti della vita privata di qualcuno ne oscurino il lavoro in quanto tale!”

Che dire, Nicolas Cage ha detto chiaramente quello che molti, tra attori, registi, produttori e anche giornalisti pensano. E non si può che sottoscrivere ciò che l’attore ha dichiarato!
Fonte: Variety

 
 

Nicolas Cage vuole partecipare a un film di Star Trek

Running with the Devil - La legge del cartello Nicolas Cage

Con la sua vasta filmografia, è difficile pensare a un tipo di film a cui Nicolas Cage non abbia preso parte. Tuttavia, c’è ancora un franchise nella sua lista dei desideri. La star vuole essere in un film di Star Trek.

ScreenRant riferisce che Cage ha espresso il suo desiderio di unirsi alla Flotta Stellare in un’intervista sul tappeto rosso dei 51esimi Saturn Awards, che si sono tenuti lo scorso fine settimana, e che hanno visto Cage vincitore del premio come miglior attore non protagonista in un film per il ruolo di Dracula in Renfield dello scorso anno.

Ecco cosa ha dichiarato l’attore: “Ci sono state un paio di telefonate. Non lo so, dovrei vedere una sceneggiatura. Dovrebbe essere qualcosa a cui potrei davvero aggiungere il mio sapore, avere un po’ di pop e un po’ di scintilla. Non lo farei “Voglio fare qualsiasi cosa, perché amo tanto il franchise. Voglio essere sull’Enterprise. Idealmente, dovrei essere sull’Enterprise in qualche modo. Non voglio fluttuare nello spazio fuori! Voglio essere sul ponte, ma mi devono portare una storia.”

L’affinità di Cage con il franchise di lunga data non sorprende. In un’intervista dell’anno scorso, l’attore ha detto che preferirebbe essere in Star Trek piuttosto che in Star Wars. Allora Cage disse: “Sono un Trekkie, amico, sono sull’Enterprise. È lì che mi muovo. Sono cresciuto guardando William Shatner, pensavo che Chris Pine fosse fantastico nei film. Penso che i film siano eccezionali.”

Oltre a Renfield, quest’anno abbiamo visto Nicolas Cage anche in Dream Scenario, film che gli è valso una candidatura ai Golden Globe come migliore attore in una commedia.

 
 

Nicolas Cage vuole il seguito del ‘Prescelto’

Ospite del popolare magazine cinematografico Empire, l’attore di Long Beach ha parlato dei suoi impegni a breve e medio- lungo termine, a cominciare dall’imminente Spirit of Vengeance, che sancirà il ritorno sugli schermi di Ghost Rider, il demone motorizzato creato dalla Marvel Comics. Nel corso dell’intervista, Nicolas Cage ha affermato di essere favorevole a un eventuale sequel di The Wicker Man (uscito in Italia col titolo de Il Prescelto); in particolare, Cage ha affermato che vorrebbe essere diretto da Hideo Nakata, regista di The Ring. Cage ha inoltre rivelato di aver rifiutato  ruoli in due dei maggiori blockbuster dell’ultimo decennio, Il Signore degli Anelli e Matrix, a causa dei set che l’avrebbero costretto a passare periodi troppo lunghi lontano dalla propria famiglia.

Fonte: Empire

 
 

Nicolas Cage torna all’action

nicolas cage

Nicolas Cage ci riprova dopo il deludente Apprendista Stregone e torna al cinema con un altro action-movie, Medallion, che sarà diretto da Simon West.