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My Soul to Take – Il cacciatore di anime: tutte le curiosità sul film

Il regista Wes Craven è unanimemente considerato uno dei maestri del genere horror, con film come L’ultima casa a sinistra, Le colline hanno gli occhi, Nightmare – Dal profondo della notte e la saga di Scream affermatisi come titoli ancora oggi imprescindibili. Proprio prima di dirigere Scream 4, il suo ultimo film, Craven aveva dato vita sul grande schermo ad un nuovo slasher di particolare fascino. Si tratta di My Soul to Take – Il cacciatore di anime, il quale è anche il primo film che Craven scrive e produce dai tempi dell’ultimo capitolo di Nightmare.

All’interno di questo il regista ripropone una situazione classica dello slasher movie, con un mostro assassino di rara forza e un gruppo di adolescenti costretti a doversi confrontare con lui. Naturalmente il regista dà vita ad una serie di risvolti e colpi di scena che rendono questo un film diverso dai suoi simili, dotandolo anche di un’atmosfera quasi fiabesca che dona alla storia un atmosfera nuova. Il titolo, infatti, è tratto dalla conclusione di Now I Lay Me Down to Sleep, una preghiera della buonanotte originaria del XVIII secolo che recita: Se dovessi morire prima di svegliarmi, prego il Signore di prendere la mia anima.

Per tuttti gli amanti del genere e del cinema di Craven, si tratta dunque di un’opera da non perdere, uno degli ultimi regali del maestro dell’orrore ai suoi fan. Pur al netto dei suoi difetti, è infatti un titolo capace di regalare genuini brividi. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

My Soul to Take – Il cacciatore di anime: la trama del film

Le vicende del film si svolgono nella cittadina di Riverton, terrorizzata da un assassino psicopatico. Dopo la presunta morte del serial killer, però, il clima di tensione non sembra svanire. Nel paese inizia infatti a circolare una leggenda, secondo la quale il pazzo omicida avrebbe giurato che sarebbe tornato per uccidere i sette bambini nati a Riverton la notte della sua scomparsa. Da quel momento, ogni anno, viene compiuto uno speciale rito che punta ad allontanare il ritorno del mostro. Il gruppo di sette bambini, ora divenuti adolescenti, si accinge dunque a compiere tale sortilegio, ma qualcosa sembra non andare come previsto.

Non passa molto tempo, infatti, che a Riverton cominciano a sparire misteriosamente alcune persone. Bug, uno dei sette ragazzi nati la notte della morte dell’assassino, inizia a soffrire a causa di spaventosi incubi, in cui sogna atroci uccisioni che sembrano quasi reali. Egli si convince dunque del ritorno del mostro e sa di dover fare qualcosa per salvare se stesso e gli altri sei ragazzi da un destino malvagio. Un atroce dubbio inizia però ad insinuarsi nel gruppo: l’assassino di Riverton è sopravvissuto quella tragica notte di sedici anni prima o si è reincarnato in uno dei sette giovani?

My Soul to Take - Il cacciatore di anime cast

My Soul to Take – Il cacciatore di anime: il cast del film

Per dar vita al gruppo dei sette ragazzi protagonisti, Craven si affidò ad attori con esperienze pregresse ma non particolarmente noti. Nel ruolo di Bug, il principale protagonista, vi è ad esempio l’attore Max Thieriot, visto anche in Jumper – Senza confini e nella serie Bates Motel. Originariamente era stato scelto l’attore Henry Hopper, figlio del celebre Dennis, ma dovette rinunciare dopo aver contratto una malattia. Accanto a Thieriot si ritrovano poi John Magaro nel ruolo di Alex Dunkelman e Emily Meade in quelli di Leah “Fang” Hellerman. Denzel Whitaker, noto per Training Day, Warrior e Black Panther, è invece Jerome King.

Nel ruolo di Brandon O’Neil vi è invece Nick Lashaway, promettente attore poi tragicamente deceduto in seguito ad un incidente d’auto nel 2016. Paulina Olszynski e Zena Grey interpretano invece Brittany Cunningham e Penelope Bryte. Nel cast sono poi presenti attori più noti come Frank Grillo, noto in particolare per il personaggio di Leo Barnes nella saga di La notte del giudizio, qui nel ruolo del detective Paterson. L’attrice Danai Gurira, celebre in particolare per essere Michonne nella serie a tema zombi The Walking Dead, è invece Jeanne-Baptiste. L’attore Raul Esparza, visto in serie come Law & Order – Unità vittime speciali e Hannibal, è invece l’assassino Abel Plenkov.

My Soul to Take – Il cacciatore di anime: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Sfortunatamente My Soul to Take – Il cacciatore di anime non è presente su nessuna delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il film è però presente nel palinsesto televisivo di giovedì 28 ottobre alle ore 21:15 sul canale Italia 2, e di conseguenza anche sulla piattaforma Mediaset Play. Si potrà dunque vederlo in questa occasione, nella speranza che torni in seguito ad essere disponibile anche in streaming.

Fonte: IMDb

My Son, recensione del film con James McAvoy

My Son, recensione del film con James McAvoy

Dopo aver realizzato quattro anni fa Mon garçon con protagonisti Guillaume Canet e Mélanie Laurent, il regista francese Christian Carion ha ripetuto la stessa, stuzzicante formula in questa versione aggiornata in lingua inglese: al protagonista maschile James McAvoy è stata consegnata soltanto l’idea alla base di My Son, ovvero quella di un uomo che viene avvisato dalla moglie della misteriosa scomparsa del figlio quando il bambino si trovava in campeggio. Senza l’apporto di alcuna sceneggiatura l’attore ha quindi dovuto sviluppare l’arco narrativo e le reazioni emotive del proprio personaggio basandosi soltanto sull’improvvisazione e l’apporto sul set dei colleghi, a cui erano stati invece forniti i dialoghi da recitare perché la storia progredisse nella direzione voluta. 

My son, la trama del film

Partendo da tale premessa era impossibile o quasi pensare che questo thriller non si basasse principalmente sulla prova di attore di James McAvoy. Di fronte alla sfida professionale l’interprete fin dalla prima scena abbraccia il personaggio conferendogli la giusta dose di forza emotiva: trattenuto quando ancora non ha ben chiaro sia successo al suo bambino, il personaggio di Edmond Murray viene scandito all’inizio con la necessaria lucidità di un uomo abituato a prendere decisioni sotto pressione. Più di una trama di genere che deve essere necessariamente sviluppata con semplicità, il film trova la sua forza primaria proprio nella rappresentazione psicologica dell’uomo, i cui conflitti interiori insieme ai rimorsi vengono progressivamente in superficie creando una backstory che ben si interseca con il crescendo drammatico. Le azioni che Murray compie per tentare di ritrovare suo figlio sono dettate in larga parte anche dal rimpianto fino a quel momento sopito per essere stato un padre troppo distante, allontanato da un lavoro di grande responsabilità e potenzialmente pericoloso per lui e le persone che gli erano vicine.

McAvoy lavora sulla vita interiore di Murray lasciandola eruttare in superficie senza andare mai sopra le righe, anche nelle scene più drammatiche. Accanto a lui co-protagonista molto efficace troviamo una Claire Foy come sempre credibile e raffinata nell’esplicitare le sfumature della ex-moglie Joan. Christian Carion sviluppa con accuratezza la prima parte del film, la quale intende seminare idee e indizi su chi possa aver rapito il giovane Ethan. Anche il lavoro sulla messa in scena dell’ambientazione principale risulta efficace: la brumosa e malinconica campagna britannica si dimostra una cornice precisa e capace di esprimere con potenza visiva il senso di desolazione che avvolge la vicenda. 

Un film recitato senza copione

Paradossalmente proprio alcuni dei punti di forza di My Son possono però essere visti anche come i suoi limiti intrinseci: se l’idea di un attore che recita senza copione è intrigante, allo stesso modo ci si chiede spesso durante lo svolgimento della storia se il film avrebbe lo stesso spessore drammatico per uno spettatore ignaro dell’esperimento. La risposta è incerta, il che non è propriamente un buon segno. Volendo quindi analizzare l’aspetto strettamente narrativo, My Son si sviluppa con una linearità che certamente non apporta nulla di nuovo la genere. Le evidenti pause nello sviluppo della trama per consentire a McAvoy di costruire il personaggio e orientarsi nella vicenda non contribuiscono al ritmo interno del lungometraggio, il quale in almeno un paio di momenti si insabbia perdendo di forza emotiva. Il film procede in questo modo a strattoni, fino ad arrivare a un finale prevedibile nell’epilogo ma interessante nell’assunto che chiude la storia: nessuno è la di sopra della legge, qualunque sia il motivo che spinge a determinate azioni. 

Sorretto con sicurezza da un James McAvoy a tratti vibrante, My Son ha tra i suoi punti a favore anche il fascino enigmatico dell’ambientazione e un paio di momenti di forte presa emotiva. Con una trama maggiormente articolata ne sarebbe potuto venir fuori un film di genere memorabile, mentre alla fine l’esperimento di far recitare il protagonista senza un copione limita le possibilità narrative dell’operazione stessa. Ed è un peccato, viste le potenzialità soprattutto drammatiche di setting e cast.

My Policeman: trailer del film con Harry Styles

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My Policeman: trailer del film con Harry Styles

Prime Video ha diffuso il trailer di My Policeman il film diretto da Michael Grandage e basato sul romanzo di Bethan Roberts. Protagonisti del film sono Harry Styles, Emma Corrin, Gina McKee, Linus Roache, David Dawson e Rupert Everett.  Scritto da Ron Nyswaner. Prodotto da Greg Berlanti, Sarah Schechter, Robbie Rogers, Cora Palfrey, Philip Herd. Executive Producer:  Michael Grandage, Michael Riley McGrath, Caroline Levy.

La trama del film

La bellissima storia di un amore proibito e del cambiamento delle convenzioni sociali, My Policeman segue tre ragazzi – il poliziotto Tom (Harry Styles), l’insegnante Marion (Emma Corrin) e il curatore di un museo Patrick (David Dawson) – durante un viaggio emozionante nella Gran Bretagna degli anni ’50. Negli anni ’90, Tom (Linus Roache), Marion (Gina McKee) e Patrick (Rupert Everett) sono ancora in preda al desiderio e al rimpianto, ma ora hanno un’ultima possibilità di riparare i danni del passato. Basato sul romanzo di Bethan Roberts, il regista Michael Grandage realizza un ritratto visivamente commovente di tre persone coinvolte nelle mutevoli maree della storia, della libertà e del perdono.

My Policeman: teaser del film Prime Video con Harry Styles

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My Policeman: teaser del film Prime Video con Harry Styles

Prime Video ha diffuso il trailer di My Policeman, l’annunciato film basato sul romanzo di Bethan Roberts, diretto da Michael Grandage e scritto da Ron Nyswaner. Prodotto da Greg Berlanti, Sarah Schechter, Robbie Rogers, Cora Palfrey, Philip Herd. Produttori esecutivi sono Michael Grandage, Michael Riley McGrath, Caroline Levy. Nel cast protagonisti sono Harry Styles, Emma Corrin, Gina McKee, Linus Roache, David Dawson e Rupert Everett.

La trama di My Policeman

La bellissima storia di un amore proibito e del cambiamento delle convenzioni sociali, My Policeman segue tre ragazzi – il poliziotto Tom (Harry Styles), l’insegnante Marion (Emma Corrin) e il curatore di un museo Patrick (David Dawson) – durante un viaggio emozionante nella Gran Bretagna degli anni ’50. Negli anni ’90, Tom (Linus Roache), Marion (Gina McKee) e Patrick (Rupert Everett) sono ancora in preda al desiderio e al rimpianto, ma ora hanno un’ultima possibilità di riparare i danni del passato. Basato sul romanzo di Bethan Roberts, il regista Michael Grandage realizza un ritratto visivamente commovente di tre persone coinvolte nelle mutevoli maree della storia, della libertà e del perdono.

My Policeman: il trailer del film con Harry Styles

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My Policeman: il trailer del film con Harry Styles

Ecco il trailer italiano di My Policeman, diretto da Michael Grandage, scritto da Ron Nyswaner e basato sul romanzo di Bethan Roberts. Il film, prodotto da Greg Berlanti, Sarah Schechter, Robbie Rogers, Cora Palfrey e Philip Herd vede in veste di Executive Producer  Michael Grandage, Michael Riley McGrath, Caroline Levy, mentre nel cast ci sono Harry Styles, Emma Corrin, Gina McKee, Linus Roache, David Dawson e Rupert Everett.

My Policeman, la trama

La bellissima storia di un amore proibito e del cambiamento delle convenzioni sociali, My Policeman segue tre ragazzi – il poliziotto Tom (Harry Styles), l’insegnante Marion (Emma Corrin) e il curatore di un museo Patrick (David Dawson) – durante un viaggio emozionante nella Gran Bretagna degli anni ’50. Negli anni ’90, Tom (Linus Roache), Marion (Gina McKee) e Patrick (Rupert Everett) sono ancora in preda al desiderio e al rimpianto, ma ora hanno un’ultima possibilità di riparare i danni del passato. Basato sul romanzo di Bethan Roberts, il regista Michael Grandage realizza un ritratto visivamente commovente di tre persone coinvolte nelle mutevoli maree della storia, della libertà e del perdono.

My Policeman arriverà su Prime Video il 4 novembre.

My old lady: recensione del film con Maggie Smith

My old lady: recensione del film con Maggie Smith

My old lady è l’adattamento di una fortunata pièce, già diretta dal regista e sceneggiatore Israel Horovitz – alle spalle una lunga e brillante carriera di drammaturgo – che ha voluto farne anche la sua prima regia cinematografica.

In My old lady Mathias Gold (Kevin Kline) è un newyorkese spiantato che eredita dal padre un lussuoso appartamento a Parigi. Parte così per la capitale francese con gli ultimi soldi, determinato a venderlo e ricavarne quanto basta per rifarsi una vita chissà dove. Al suo arrivo, scopre però che si tratta di una nuda proprietà: di aver “ereditato” cioè assieme all’appartamento, anche l’anziana signora che lo abita, Mathilde Girard (Maggie Smith). Mathias potrà vendere la casa solo alla morte della donna, che intanto vive lì assieme alla figlia Chloé (Kristin Scott Thomas) e ha diritto a un cospicuo assegno mensile. Mentre cerca, nonostante tutto, di organizzarne la vendita, Mathias conosce le due donne e scopre con sorpresa di avere in comune con loro ben più di quell’appartamento.

In una sempre affascinante Parigi, ecco un godibile lavoro che parla d’amore, tradimento, responsabilità familiari, vecchiaia. Ma soprattutto, del rapporto genitori-figli, delle conseguenze subite da questi ultimi a causa delle scelte dei primi, di come il sacrificio, il prevalere del senso di responsabilità di padri e madri, che li allontana da ciò che realmente desiderano e li rende infelici, non possa non ripercuotersi sui figli, causando difficoltà nel rapporto con loro. Si cercano le radici di queste difficoltà e mancanze, che hanno minato alle fondamenta le esistenze di Chloé e Mathias, ormai sessantenni, e dell’insicurezza che ne consegue. Ma Horovitz insiste sulla capacità di ciascuno di emanciparsi e sulla necessità di non usare i vuoti affettivi come alibi per la propria rassegnazione.

My old lady

My old lady: dal teatro al cinema

Si tratta però, al tempo stesso, di una commedia brillante, ben costruita, caratterizzata da un raffinato senso dello humour, con echi di Wilde e Beckett, da dialoghi acuti, e sorretta da tre interpreti di prima grandezza: i premi Oscar Maggie Smith (perfetta nel ruolo della scrupolosa e previdente vecchina inglese) e Kevin Kline (nei panni di chi non riesce a liberarsi di un doloroso passato, newyorkese sconfitto, cui si offre una seconda possibilità), e la candidata all’Oscar Kristin Scott Thomas (figlia premurosa, ma donna infelice e frustrata). Il dolce, l’amaro e il comico si fondono abilmente. Una certa prevedibilità sconta però l’intreccio sentimentale che coinvolge Mathias e Chloé.

L’ambientazione parigina è curata e suggestiva, senza essere patinata. La presenza di Dominique Pinon, attore legato ai lavori di Jean-Pierre Jeunet, riporta poi lo spettatore al più estroso Il favoloso mondo di Amélie, complice anche un breve tema musicale vicino alle sonorità di Yann Tiersen.

My Name is Loh Kiwan: recensione del k-movie Netflix

My Name is Loh Kiwan: recensione del k-movie Netflix

In My Name is Loh Kiwan, dopo la dolorosa perdita della madre, Kiwan, un disertore nordcoreano ricercato, prende la decisione di lasciare la Cina per onorare l’ultimo desiderio della madre: avere un nuovo inizio e trovare un luogo dove possa finalmente rivendicare il proprio nome, vivendo con libertà e dignità. Utilizzando gli ultimi risparmi della madre, Kiwan parte per il Belgio con l’intenzione di chiedere asilo e ottenere quindi lo status di rifugiato. Tuttavia, la burocrazia si rivela un ostacolo insormontabile e presto si ritrova bloccato in un limbo che lo rende un fantasma agli occhi dello stato belga.

Così, senza un tetto né mezzi di sostentamento, vaga per le strade in attesa di una nuova opportunità finché un giorno, il destino di Kiwan prende una svolta inattesa quando si imbatte in Marie, una giovane donna di origini sudcoreane. Un tempo un’orgogliosa atleta della squadra nazionale di tiro belga, ora Marie combatte non solo contro i suoi demoni interiori e i traumi familiari, ma anche le sue dipendenze e alcuni problemi legali. Da un incontro apparentemente sfortunato, i due giovani cominciano a stabilire un legame sempre più profondo e intimo, trovando conforto l’un l’altra e, con il passare del tempo, riacquistando il desiderio e la speranza di una seconda possibilità nella vita.

È questa la commovente e romantica storia raccontata in My name is Loh Kiwan (titolo originale 로기완), il k-movie scritto e diretto da Kim Hee-jin, tratto dal romanzo di Cho Hae-jin (I Met Loh Kiwan) e disponibile dal 1° marzo su Netflix.

My Name is Loh Kiwan Netflix
Choi Sung-eun è Marie in My Name is Loh Kiwan Cr. Jung Jae-gu/Netflix © 2024

Il coraggioso Kiwan e la ribelle Marie

Dopo aver conquistato il pubblico di Netflix nel ruolo dell’antieroe mafioso Vincenzo Cassano, l’attore Song Joong-ki veste ora i panni del coraggioso e resiliente Kiwan, dimostrando tutto il talento e il carisma che lo contraddistinguono. La sua interpretazione – tanto sincera, autentica ed emozionante da trasmettere dolore e speranza anche con il più semplice sguardo o espressione – convince e ammalia lo spettatore, che non può fare a meno di empatizzare e tifare per la sua felicità. Kiwan, così nobile, altruista e innocente, non incarna semplicemente la lotta e la sofferenza di un disertore, ma anche quella di tutti coloro che fuggono dalla propria terra natale cercando di conquistare un futuro migliore. Portando Kiwan sul piccolo schermo, il regista si propone di sollevare una questione cruciale: l’Europa che “accoglie e apre le porte a chi è in difficoltà”, tanto celebrata e fiera, nasconde in realtà intricati labirinti burocratici che spesso abbandonano senza pietà coloro che cercano disperatamente di sopravvivere.

In contrasto al personaggio di Kiwan c’è poi quello della misteriosa Marie, interpretata dall’attrice e cantante Choi Sung-eun (conosciuta per il fantastico k-drama The Sound of Magic), personaggio che non è possibile definire altrettanto positivo. Marie, infatti, appare al pubblico come l’antagonista di sé stessa: una giovane donna che, incapace di elaborare il dolore della perdita della madre malata, sceglie di annullarsi e autodistruggersi percorrendo la via dell’illegalità e della droga. Marie si discosta nettamente dai tradizionali personaggi femminili dei drammi coreani: con uno stile caratterizzato da smokey eyes, abiti scuri e un finto atteggiamento superficiale e indifferente, il personaggio di Sung-eun mostra una complessità e problematicità che, purtroppo, non riesce a essere esplorata a sufficienza in sole due ore di visione. In altre parole, la caratterizzazione unidimensionale e vittimista di Marie delude in parte lo spettatore, risultando così meno apprezzata di quanto dovrebbe e meriterebbe.

L’amore come ancora di salvataggio

Se nella prima parte del film il regista Kim Hee-jin getta le fondamenta per una storia di immigrazione e povertà, straziante e riflessiva, arricchita da pathos e critica sociale, dall’incontro tra Kiwan e Marie la trama assume una direzione diversa. Qui, viene introdotta la controversa e tenera storia d’amore dei due giovani, dove le vite di Kiwan e Marie vengono mostrate come due binari malandati destinati a convergere e allontanarsi continuamente per permettere loro di proseguire il “viaggio” e cercare salvezza. Tuttavia, nonostante la dolcezza, la purezza e la toccante natura della loro storia d’amore, questa risulta essere troppo brusca e precipitosa, interrompendo improvvisamente l’atmosfera realistica creata nell’introduzione e aprendo la strada a una visione più simile a quella di una fiction melodrammatica. Inoltre, l’introduzione di Marie influisce anche sull’arco narrativo, trasformando la narrazione da una visione realistica e intensa a una completamente emotiva e romanticizzata.

My Name is Loh Kiwan Choi Sung-eun Song Joong-ki
In foto (da sinistra a destra) Choi Sung-eun (Marie) e Song Joong-ki (Loh Kiwan) – Cr. Netflix © 2024.

“Porta il tuo nome con orgoglio”

Nonostante le critiche e i limiti precedentemente menzionati, My Name is Loh Kiwan si afferma come un melodramma coinvolgente e straziante che va oltre la semplice narrazione di un amore capace di dare la forza di “salvarsi”. Il film di Kim Hee-jin, infatti, pone luce sull’importanza e il privilegio di poter vivere senza paura, portando con onore il proprio nome (come fa promettere la dolce madre di Kiwan), simbolo inestimabile della propria identità, delle origini e della storia familiare.

Infine, oltre a esplorare le sfide personali, familiari e sociali affrontate dai personaggi, la storia di Kiwan e Marie si sviluppa come un turbolento viaggio emotivo che celebra la forza dell’individualità e il grande coraggio di voler ricominciare.

My name is Alfred Hitchcock e Hunt al Noir in Festival

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My name is Alfred Hitchcock e Hunt al Noir in Festival

La penultima giornata del noir in festival nel segno del maestro del brivido per eccellenza: Alfred Hitchcock. Nell’anno del centenario del primo film di Hitchcock il Noir vuole rendere omaggio ad uno dei più grandi maestri del cinema con l’anteprima europea del nuovo documentario di Mark Cousins (Marcia su Roma, The Story of Film: An Odyssey) a lui dedicato e prossimamente in sala per Arthouse. Con My name is Alfred Hitchcock Mark Cousins fa rivivere allo spettatore l’immensa carriera del regista di capolavori tra cui Psycho, attraverso l’uso della sua stessa voce (ore 19.00, Cineteca Milano Arlecchino).

Il programma si chiude con la consegna del Premio Caligari al miglior noir italiano dell’anno, seguita dall’anteprima di Hunt, spy story diretta da Lee Jung-jae, protagonista della serie Squid game (ore 21.00, Cineteca Milano Arlecchino).

My Little Pony: la celebre cantante Sia nel cast vocale

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My Little Pony: la celebre cantante Sia nel cast vocale

La celebre cantautrice e compositrice australiana Sia presterà la sua voce al film su My Little Pony, adattamento cinematografico del cartone animato sui variopinti pony targato Lionsgate e Hasbro.

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Dai primi dettagli della trama del film sappiamo che una forza oscura minaccerà Ponyville, costringendo Twilight Sparkle, Applejack, Rainbow Dash, Pinkie Pie, Fluttershy e Rarity ad imbarcarsi in un incredibile viaggio al di là di Equestria in cui incontreranno nuovi amici e sfide emozionanti, per usare la magia dell’amicizia e salvare la propria casa. Anche Emily Blunt (Il Diavolo veste Prada, Into the Woods) figura nel cast vocale. Alla pellicola parteciperanno anche le doppiatrici storiche dei personaggi: Tara Strong, Cathy Weseluck, Andrea Libman, Tabitha St. Germain e Ashleigh Ball.

Lionsgate e Hasbro hanno ufficializzato la collaborazione per la realizzazione di un lungometraggio di animazione sul franchise My Little Pony Friendship Is Magic. Meghan McCarthy, scrittrice della magica serie animata, è stata incaricata di realizzare la sceneggiatura del film che sarà prodotto dalla Allspark Pictures della Hasbro.

Il film, distribuito poi da Lionsgate, sarà il primo film d’animazione della Hasbro e avrà tra le voci originali, Kristin Chenoweth, vincitrice di Tony e Emmy Awards.

L’uscita è fissata al 3 novembre 2017.

Fonte: CS

My Little Pony: in lavorazione il lungometraggio

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My Little Pony: in lavorazione il lungometraggio

My Little PonyLionsgate a Hasbro hanno ufficializzato la collaborazione per la realizzazione diun lungometraggio di animazione sul franchise My Little Pony Friendship is magic. Meghan McCarthy, scrittrice della magica serie animata, è stata incaricata di realizzare la sceneggiatura del film che sarà prodotto dalla Allspark Pictures della Hasbro.

Il film, distribuito poi da Lionsgate, sarà il primo film d’animazione della Hasbro e avrà tra le voci originali, Kristin Chenoweth, vincitrice di Tony e Emmy Awards.

Fonte: CS

My Little Pony: il primo trailer del film d’animazione

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My Little Pony: il primo trailer del film d’animazione

La Lionsgate ha diffuso sul suo canale Youtube il primo full trailer di My Little Pony: the Movie, il film d’animazione basato sull’omonima celebre serie di Discovery Family. Il film arriverà nelle sale Americane il prossimo 8 ottobre.

Ecco la sinossi del film: Una nuova forza oscura minaccia Ponyville, e così i Mane 6 – Twilight Sparkle, Applejack, Rainbow Dash, Pinkie Pie, Fluttershy e Rarity – intraprendono un viaggio indimenticabile oltre Equestria, dove incontrano nuovi amici e sfide entusiasmanti alla ricerca della magia dell’amicizia per salvare la loro casa.

 Nel cast vocale del film ci sono la cantante Zoe Saldana, Sia, Kristin Chenoweth (Frozen), Uzo Aduba (Orange is the New Black), Liev Schreiber (Spotlight), Emily Blunt (Sicario), Taye Diggs (Chicago) e Michael Peña (The Martian).

My Little Pony: Hasbro Studios prepara il film

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My Little Pony: Hasbro Studios prepara il film

My little ponyGli Hasbro Studios hanno dato il via al progetto che prevede la realizzazione di un film su My Little Pony per il 2017. A dare la notizia è Variety. Sulla scia del film su Gem e le Holograms, il film verrà prodotto dalla nuova etichetta della Hasbro Allspark Pictures.

Joe Ballarini, che ha scritto L’Era Glaciale la Deriva dei Continenti, si occuperà della sceneggiatura, mentre Megan McCarthy, che ha già avuto a che fare con il franchise dei Minipony, si occuperà della produzione.

Stephen Davis, presidente della Hasbro, ha dichiarato che la casa di produzione continuerà la politica di produzione di grandi blockbuster così come fatto con G.I. Joe e Transformers, ma questi verranno affiancati da progetti che seguiranno un nuovo modello economico.

Non sappiamo ancora in che modo il film verrà portato sullo schermo e quale tecnica verrà utilizzata per dare vita sul grande schermo ai colorati pony.

Fonte: CS

My Lady Jane: spiegazione del finale della prima stagione

My Lady Jane: spiegazione del finale della prima stagione

My Lady Jane ha debuttato con otto episodi su Prime Video e la serie di Amazon accompagna gli spettatori in un’avventura tesa e magica prima di arrivare al suo emozionante finale. Basata sull’omonimo romanzo di Brohttps://www.cinefilos.it/serietv/the-tudors-2335di Ashton, Cynthia Hand e Jodi Meadows, My Lady Jane reimmagina la storia della vera Jane Grey, la prima regina d’Inghilterra. Il regno della vera Jane fu di breve durata nell’era Tudor, ma My Lady Jane crea una nuova narrazione e un nuovo destino per la sua eroina. Utilizzando una narrazione incisiva e temi femministi, la trasforma nel contrario di una “damigella in pericolo”.

Pur modificando la storia, My Lady Jane vede la versione fittizia della sua protagonista affrontare ostacoli simili a quelli della sua controparte reale. Nell’Inghilterra dei Tudor della serie, i cattolici e i protestanti sono sostituiti da etiopi – esseri umani che si trasformano in animali – e da Verità, persone comuni che credono che gli etiopi siano malvagi. Quando Jane è costretta a sposarsi e a prendere il trono del cugino apparentemente morto, si trova ad affrontare l’ira di coloro che hanno cercato di usurparlo. Deve anche affrontare il contraccolpo per aver tentato di alleviare la divisione tra gli Ethiani e i Veritieri. Questo la porta quasi alla decapitazione, ma il finale di My Lady Jane le risparmia questo destino.

Cosa succede a Lady Jane Grey e a Lord Guildford Dudley in My Lady Jane

My Lady Jane cast
Foto di Jonathan Prime/Jonathan Prime/Prime Video – © Jonathan Prime

La vera Lady Jane Grey e Guildford Dudley furono decapitati per volere della Regina Maria I, ma My Lady Jane promette un finale diverso per la storia della sua eroina e lo mantiene. Sebbene le cose si mettano male per Jane e Guildford negli episodi finali della prima stagione, la coppia riesce a sfuggire all’esecuzione proprio mentre questa si sta svolgendo. Jane viene trascinata davanti a un pubblico per essere decapitata e Guildford viene messo su una pira. Fortunatamente, Re Edward e Fitz convincono gli Etiopi a interrompere l’esecuzione. Gli animali si riversano sul castello e aiutano Jane e Guildford a fuggire.

L’avvincente storia d’amore tra Jane e Guildford giunge a questo punto, poiché lei è disposta a bruciare per salvarlo. Jane dice a Guildford che lo ama e lui finalmente si trasforma in un cavallo di sua spontanea volontà. Con tanto clamore, Jane salta in groppa a Guildford e i due partono insieme. Riescono ad allontanarsi dal castello, ma quando Guildford suggerisce di andare altrove, Jane capisce che non possono andarsene. In My Lady Jane la coppia ottiene un lieto fine, sicuramente migliore dell’esecuzione, ma molti dettagli sono lasciati in sospeso.

Chi siede sul trono d’Inghilterra alla fine della prima stagione di My Lady Jane?

My Lady Jane
Foto di Jonathan Prime/Prime Video – © Jonathan Prime

Jane e Guildford sopravvivono al finale della prima stagione di My Lady Jane, ma i problemi dell’Inghilterra non sono finiti. Amazon non ha ancora rinnovato la serie fantasy storica per la seconda stagione, ma la regina Mary siede ancora sul trono quando My Lady Jane si conclude. Jane e Guildford sfuggono alla sua ira, ma tutti coloro che li aiutano a fuggire rimangono al castello. Non c’è nessuna punizione per Mary o Lord Seymour, e non sanno ancora che Re Edoardo è vivo. Mentre gli spettatori possono ipotizzare che Jane, Guildford ed Edward riprendano il trono, My Lady Jane sembra prepararsi per la seconda stagione.

Kate O’Flynn fa un lavoro diabolico nel dare vita alla Regina Maria, quindi sarebbe bello vedere questa versione alternativa della storia abbattere il suo monarca malvagio. Ci sono anche domande su chi dovrà sedere sul trono in seguito. Edward sembra pronto a riprenderselo, ma dovrà assicurarsi di avere un piano, nel caso in cui dovesse accadere di nuovo qualcosa di simile a My Lady Jane. Avrà anche il suo bel da fare: promette di fare la pace tra gli Ethians e i Verities, un’azione che ha portato all’allontanamento e alla quasi esecuzione di Jane nella prima stagione.

Gli Ethians e i Verities fanno pace dopo My Lady Jane?

Emily Bader My Lady Jane
Foto di Jonathan Prime/Prime Video – © Jonathan Prime

Un altro elemento della stagione 1 di My Lady Jane che non viene chiuso è il conflitto tra gli Ethians e i Verities. Edward convince i primi ad aiutarlo e promette di trattarli più equamente quando riprenderà il trono. Tuttavia, ciò non è ancora avvenuto, quindi la divisione tra Ethians e Verities è ancora in vigore. Il finale della prima stagione di My Lady Jane fa un passo avanti verso la pace, ma non unisce effettivamente i due gruppi. Se My Lady Jane verrà rinnovata per la seconda stagione, questo sarà probabilmente uno dei temi principali dei nuovi episodi.

Se My Lady Jane verrà rinnovata per la seconda stagione, questa sarà probabilmente una delle trame principali dei nuovi episodi.

Purtroppo, la lotta che si scatenerà nel bel mezzo dell’esecuzione di Jane servirà probabilmente ad aumentare le tensioni tra gli Ethians e i Verities, anziché appianare le cose. Se la Regina Mary rimane al suo posto, probabilmente si vendicherà del gruppo. Anche Edward potrebbe avere problemi a reclamare il suo trono ora che è associato a loro. Sono riusciti a salvare Jane nel finale della prima stagione, ma potrebbe avere un costo.

Che cosa succede alle famiglie di Jane e Guildford nella serie Amazon?

Il finale della prima stagione di My Lady Jane presenta momenti soddisfacenti per le famiglie di Jane e Guildford, ma la serie di Amazon non approfondisce troppo ciò che accade loro dopo la fuga della coppia. Tutti loro sono complici della loro fuga, quindi potrebbero essere marchiati come traditori. Frances, la madre di Jane, è riuscita a uscire da diverse situazioni spiacevoli nella prima stagione e potrebbe farlo di nuovo. Frances e le sue figlie sembrano essere libere nei momenti finali di My Lady Jane, quindi si spera che le cose rimangano così.

Emily Bader e Edward Bluemel in My Lady Jane
Foto di Jonathan Prime/Prime Video – © Jonathan Prime

Allo stesso modo, Lord Dudley e Stan tornano entrambi al castello per salvare Guildford, ed è una toccante redenzione per i loro personaggi. Lord Dudley dice persino la verità sul fatto che Guildford ha ucciso sua madre anni prima, ma assicura al figlio che non è colpa sua. Il padre e il fratello di Guildford cercano di ricucire i rapporti con lui. Sebbene non riescano a far evadere Guildford la prima volta, in seguito contribuiscono alla fuga sua e di Jane. Non è chiaro cosa succeda a Lord Dudley dopo questo episodio, anche se Stan sembra riaccendere la sua storia d’amore con la madre di Jane.

Purtroppo, questo significa che i destini dei personaggi secondari di My Lady Jane rimangono per lo più in sospeso alla chiusura della prima stagione. Sarà una grande delusione se Amazon non rinnoverà la serie per la seconda stagione. Sebbene il finale della stagione 1 offra una certa chiusura, potrebbe spingersi molto più in là con le sue risoluzioni. Naturalmente, il narratore dice anche che “la storia non è ancora finita”.

Come la conclusione di My Lady Jane differisce dal libro

My Lady Jane
Foto di Jonathan Prime/Prime Video – © Jonathan Prime

L’adattamento di My Lady Jane di Amazon apporta alcune modifiche fondamentali al materiale di partenza, ma la più importante è il finale. La conclusione del libro vede Jane e Guildford allearsi con Edward e una donna di nome Grace – che sembra essere stata sostituita da Fitz nella serie televisiva – per riprendersi il trono. Quando ci riescono, Edward decide di non voler più essere re. Rinuncia alla corona a sua sorella Bess, cosa che potrebbe ancora accadere nella serie. La seconda stagione di My Lady Jane potrebbe coprire tutto questo, ma la prima stagione interrompe la conclusione del romanzo.

Nel libro Jane scopre anche di avere poteri etiopici e impara a trasformarsi in un furetto. L’adattamento di My Lady Jane non allude a questo, quindi potrebbe cambiare definitivamente questo aspetto della storia. La serie Amazon tralascia anche l’addestramento di Jane e Guildford con la nonna di Edward, nonché il fatto che Edward affronti un orso per conquistare gli Etiopi dalla sua parte. Questi aspetti sono meno critici per la trama generale e probabilmente non verranno riproposti in un’altra edizione.

Spiegato il vero significato del finale di My Lady Jane Stagione 1

Il vero significato del finale di My Lady Jane è espresso semplicemente dal narratore durante la scena finale della prima stagione: “Il vero amore può davvero vincere tutto… insomma”. La storia di Jane e Guildford lo dimostra, e sembra che anche molti altri personaggi stiano vincendo le sfide con l’amore. Tuttavia, l’abile aggiunta di “ish” sostiene l’idea che la narrazione non è finita. Sebbene Jane e Guildford abbiano già superato molti ostacoli, c’è ancora del lavoro da fare. Il loro amore sarà probabilmente messo di nuovo alla prova e le altre relazioni potrebbero affrontare sfide simili se lo show continuerà.

Fortunatamente, My Lady Jane si propone di prendere in mano le redini della propria storia.

Fortunatamente, My Lady Jane si basa sul prendere in mano le redini della propria storia. Per questo motivo il libro e la serie TV riscrivono la storia di Lady Jane Grey, dando alla versione romanzata di lei il finale che merita. E questo è un motivo sufficiente per credere che gli eroi di My Lady Jane riusciranno a riconquistare il trono. Se non ci riusciranno, continueranno a provarci, stravolgendo il destino finché non andrà a loro favore.

My Lady Jane: la storia vera dietro la serie Prime Video

My Lady Jane: la storia vera dietro la serie Prime Video

My Lady Jane, una nuova serie arrivata su Prime Video, è l’ultima di una tendenza in costante crescita nella fiction televisiva storica. Si tratta di prendere una figura storica di un certo rilievo, come Dick Turpin o Caterina la Grande, e di raccontare o ampliare in modo narrativo la storia della loro vita attraverso la lente di una commedia anacronistica. Alcune hanno avuto un successo strepitoso, come The Great e Our Flag Means Death, altre, come Dickinson e The Completely Made-Up Adventures of Dick Turpin, non hanno avuto la notorietà che forse meritavano. Sebbene l’idea non sia nuova, è innegabilmente in voga da un paio d’anni.

L’obiettivo di questi spettacoli non è mai stato quello di fornire al pubblico una narrazione accurata degli eventi, pur esponendo alcuni fatti, dai più elementari ai più sorprendenti. La priorità è quella di intrattenere il pubblico e magari interessarlo alla storia vera, ma in alcuni casi, come in My Lady Jane, le persone potrebbero rimanere un po’ deluse dalla verità. My Lady Jane è una narrazione fittizia, in un universo alternativo, delle prove e delle tribolazioni di Lady Jane Grey.

La pronipote di Enrico VII, che vinse la Guerra delle Rose per rivendicare il trono d’Inghilterra, e pronipote di Enrico VIII, e soprattutto regina d’Inghilterra per poco più di una settimana. La Regina dei nove giorni è una di quelle tragedie storiche poco conosciute che non vengono annoverate nell’elenco dei monarchi inglesi che gli scolari britannici devono ricordare. Inutile dire che la versione libera e armata di pugnale che vedremo in My Lady Jane è molto lontana da quella che è stata nella storia, ma nonostante la sua brevità, c’è una storia affascinante su quei nove giorni e oltre.

Chi era la vera Lady Jane Grey?

Emily Bader My Lady Jane
Foto di Jonathan Prime/Prime Video – © Jonathan Prime

Legata direttamente alla famiglia reale, Lady Jane Grey visse una vita di immensi privilegi. Come per molti personaggi storici, la sua data di nascita esatta è stata contestata da molti storici, ma l’anno di nascita è generalmente accettato come 1537.

Secondo Lady Jane Grey: A Tudor Mystery di Eric Ives, la ragazza fu cresciuta con l’amore per l’apprendimento, imparando diverse lingue e venendo istruita in materie come la filosofia classica. Visse la vita di molte ragazze nobili, con tutti i fronzoli e il tempo libero che una ragazza può chiedere, muovendosi nella vita di corte nella speranza di sposarsi bene.

My Lady Jane storia vera

Essendo imparentata con il re, l’idea della successione non la preoccupava. Dopo tutto, c’era già un figlio ed erede pronto a prendere la corona, Edoardo VI, e poi c’era la questione delle sue due sorellastre, Maria ed Elisabetta, le cui pretese al trono erano state ripristinate con il Terzo Atto di Successione del 1544. Per Jane, quindi, tutto filò liscio come l’olio. Sposò Lord Guildford Dudley nel 1533 e tutto ciò che dovevano fare era sedersi e guardare il loro primo cugino Edoardo guidare l’Inghilterra verso il futuro.

Il destino e l’ironia avevano altri piani. Dopo i molteplici matrimoni e i tentativi di Enrico di creare un erede maschio, Edoardo VI morì all’età di 15 anni dopo un regno disastroso ed estremamente breve come re. Sul letto di morte, ridisegnò le regole di successione, non volendo che il regno protestante dei Tudor finisse con la sorellastra cattolica. Nelle sue “disposizioni per la successione”, fece passare sia Elisabetta che Maria e, senza eredi maschi protestanti a cui dare la corona, Lady Jane Grey divenne regina d’Inghilterra il 10 luglio 1553.

Il regno, la morte e l’aldilà di Lady Jane Grey

My Lady Jane
Foto di Jonathan Prime/Prime Video – © Jonathan Prime

La Grey aveva sedici anni quando le capitò questa opportunità e, nonostante l’aspettativa di vita fosse di soli 42 anni, non era qualcosa a cui Jane si era preparata per tutta la vita. Chi invece si stava preparando alla monarchia era Maria Tudor, che fu piuttosto infelice nell’apprendere che la posizione che le spettava era stata strappata da sotto i suoi piedi. Mentre Jane attendeva con ansia l’incoronazione, Maria iniziava ad accumulare un esercito di seguaci.

Secondo gli storici Wilbur Kitchener Jordan e Geoffrey Elton, i seguaci di Maria erano un misto di coloro che volevano schiacciare il protestantesimo con una regina cattolica romana e di coloro che credevano sinceramente che Maria fosse l’erede legittimo rispetto a Jane, indipendentemente dalle differenze religiose. Dopo tutto, era la prima figlia di Enrico da Caterina d’Aragona, aveva il voto del popolo e l’appoggio piuttosto improvviso del Consiglio privato d’Inghilterra.

Emily Bader e Edward Bluemel in My Lady Jane
Foto di Jonathan Prime/Prime Video – © Jonathan Prime

Ci vollero solo nove giorni, mentre Grey aspettava ansiosamente nella Torre di Londra, perché Maria la deponesse il 19 luglio 1553. In un attimo, prima che si potessero definire i dettagli della sua improvvisa ascesa, il regno della regina Jane era finito. Nonostante la sanguinosa eredità che avrebbe lasciato, Maria era riluttante a giustiziare la prima cugina e suo marito.

Dopo tutto, i due si erano messi sulla sua strada senza alcuna colpa, salendo al trono per un caso fortuito grazie alle macchinazioni di John Dudley, duca di Northumberland. Per questo motivo, dopo l’incidente, furono effettivamente agli arresti domiciliari per diversi mesi. Tuttavia, sebbene Jane non avesse fatto nulla di male, poiché la ribellione di Wyatt era iniziata in risposta al suo governo, Maria vide la sua presenza come una minaccia eccessiva. Lei e il marito furono decapitati il 12 febbraio 1554. Jane Grey aveva 17 anni.

My Lady Jane
Foto di Jonathan Prime/Prime Video – © Jonathan Prime

La sua vita è stata breve, ma la vita e la morte di Lady Jane Grey sono state oggetto di molte rappresentazioni artistiche, come quella dipinta da Paul Delaroche nel 1833. Questa giovane donna viene quasi delicatamente condotta al patibolo mentre la sua ancella sviene sullo sfondo. Mark Twain la utilizzò anche come personaggio secondario ne Il principe e il povero, e la sua tragica storia è stata portata sullo schermo molte volte. È stata interpretata da Helena Bonham Carter nel film Lady Jane del 1986 e da Bella Ramsey nella breve serie Becoming Elizabeth del 2022 .L’eredità di Lady Jane Grey è stata contestata per secoli.

Fu una martire protestante? Un’usurpatrice che tramava? L’idea contemporanea di lei è stata ordinatamente inserita nel club delle giovani e tragiche monarche, portate via da questo mondo senza alcuna colpa. Spogliate di gran parte della loro capacità di agire a causa del loro sesso, vengono portate con sé per il viaggio, impotenti a fermare le azioni di uomini potenti che hanno condannato così tanti. Sebbene alcuni esempi di quest’idea culturale siano difficili da comprendere, l’epoca dei Tudor è piena di figure femminili tragiche per le quali oggi si prova profonda simpatia. Lady Jane Grey è innegabilmente una di queste.

My Lady Jane, il trailer della nuova serie Prime Video

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My Lady Jane, il trailer della nuova serie Prime Video

Oggi Prime Video ha svelato il trailer ufficiale di My Lady Jane, una nuova rocambolesca serie romantasy ambientata in una versione alt-fantasy dell’epoca Tudor. La serie debutterà con tutti gli otto episodi giovedì 27 giugno, in esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel mondo.

Ispirata all’omonimo romanzo best-seller, My Lady Jane è una radicale rivisitazione della storia reale inglese, in cui il figlio di re Enrico VIII, Edoardo, non muore di tubercolosi, Lady Jane Grey non viene decapitata e con lei si salva anche quella canaglia di suo marito Guildford. Al centro di questa nuova serie in costume, troviamo la brillante e testarda Jane, inaspettatamente incoronata regina da un giorno all’altro, che si ritrova a essere il bersaglio di perfidi nemici che vogliono la sua corona (e la sua testa…). My Lady Jane è un racconto epico di amore e avventura.

Il cast è guidato da Emily Bader, alla sua prima prova come attrice, nel ruolo della protagonista Jane Grey. Al suo fianco Edward Bluemel (Killing Eve) nel ruolo di Guildford Dudley, mentre Jordan Peters (Pirates) interpreta Re Edoardo. Dominic Cooper (Preacher) figura nel ruolo di Lord Seymour, Anna Chancellor (Pennyworth) in quello di Lady Frances Grey, madre di Jane e Rob Brydon (The Trip) è Lord Dudley, padre di Guildford. Jim Broadbent (Il ritratto del duca), invece, è il Duca di Leicester, zio di Jane. Henry Ashton (Creation Stories: l’uomo che scoprì gli Oasis) è Stan, fratello di Guildford, mentre Isabella Brownson (Napoleon) e Robyn Betteridge (La ruota del tempo) interpretano le sorelle di Jane. Kate O’Flynn (Landscapers – Un crimine quasi perfetto) e Abbie Hern (Enola Holmes 2) sono le sorelle del re, rispettivamente la principessa Mary e la principessa Bess. Nel cast anche Máiréad Tyers (Extraordinary), Joe Klocek (Chi è senza peccato – The Dry) e Michael Workeye (This is Going to Hurt).

La creatrice Gemma Burgess (autrice della trilogia Brooklyn Girls) e Meredith Glynn (The Boys) sono co-showrunner ed executive producer. Laurie MacDonald (Men In Black, Il gladiatore) e Sarah Bradshaw (La mummia e A Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge Knight, di prossima uscita per HBO) sono executive producers delle serie. Jamie Babbit ha diretto cinque degli otto episodi e figura, inoltre, come executive producer e direttore di produzione.

My Lady Jane, dal 27 giugno su Prime Video

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My Lady Jane, dal 27 giugno su Prime Video

Ispirata all’omonimo romanzo best-seller, My Lady Jane è una radicale rivisitazione della storia reale inglese, che debutterà con tutti gli otto episodi giovedì 27 giugno, in esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel mondo.

Preparatevi alla tragica storia di Lady Jane Grey, giovane nobildonna della famiglia Tudor che fu regina d’Inghilterra per nove giorni, per essere poi decapitata nel 1553… Al diavolo! Abbiamo riscritto la storia nel modo in cui avrebbe dovuto accadere: la damigella in pericolo si salva da sola. Questo è un racconto epico di amore vero e avventura ambientato in un universo alternativo in cui si mescolano azione, storia, fantasy, commedia, romanticismo e una storia d’amore bollente. Tenetevi forte.

My Lady Jane, il trailer della nuova serie Prime Video

Il cast è guidato da Emily Bader, alla sua prima prova come attrice, nel ruolo della protagonista Jane Grey. Al suo fianco Edward Bluemel (Killing Eve) nel ruolo di Guildford Dudley, mentre Jordan Peters (Pirates) interpreta Re Edoardo. Dominic Cooper (Preacher) figura nel ruolo di Lord Seymour, Anna Chancellor (Pennyworth) in quello di Lady Frances Grey, madre di Jane e Rob Brydon (The Trip) è Lord Dudley, padre di Guildford. Jim Broadbent (Il ritratto del duca), invece, è il Duca di Leicester, zio di Jane. Henry Ashton (Creation Stories: l’uomo che scoprì gli Oasis) è Stan, fratello di Guildford, mentre Isabella Brownson (Napoleon) e Robyn Betteridge (La ruota del tempo) interpretano le sorelle di Jane. Kate O’Flynn (Landscapers – Un crimine quasi perfetto) e Abbie Hern (Enola Holmes 2) sono le sorelle del re, rispettivamente la principessa Mary e la principessa Bess. Nel cast anche Máiréad Tyers (Extraordinary), Joe Klocek (Chi è senza peccato – The Dry) e Michael Workeye (This is Going to Hurt).

La creatrice Gemma Burgess (autrice della trilogia Brooklyn Girls) e Meredith Glynn (The Boys) sono co-showrunner ed executive producer. Laurie MacDonald (Men In Black, Il gladiatore) e Sarah Bradshaw (La mummia e A Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge Knight, di prossima uscita per HBO) sono executive producers delle serie. Jamie Babbit ha diretto cinque degli otto episodi e figura, inoltre, come executive producer e direttore di produzione.

My KickAss Comics: l’applicazione Facebook

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My KickAss Comics: l’applicazione Facebook

My KickAss ComicsArriva online My KickAss Comics, l’applicazione facebook che ti permette di indossare i panni di un vero eroe.  Hai gli attributi per diventare un supereroe? Se hai sempre sognato indossare i panni di un paladino della giustizia questo è il tuo momento. Scegli una foto dai tuoi album, personalizzala con le maschere e gli accessori del film. Aggiungi il tuo grido di battaglia e sarai pronto a diventare un vero Kick-Ass!

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Kick Ass 2 sarà diretto da Jeff WadlowNel cast del film torna Aaron Taylor Johnson nei panni del protagonista accanto a Jim CarreyChloë Grace MoretzChristopher Mintz-Plasse, e le new entry Morris Chestnut, John Leguizamo e Donald Faison co-protagonista nell’adattamento di Mark Millar e John Romita, Jr. comico.

Tutte le foto del film nella nostra Foto Gallery:

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Kick-Ass 2 uscirà nei cinema in USA il 16 agosto 2013, in Italia invece arriverà il 15 agosto.

Tutte le info utili nella nostra scheda film: Kick Ass 2. 

 Trama: L’ultima volta che abbiamo visto la ragazza assassina Hit Girl e il giovane vigilante Kick-Ass, stavano entrambi cercando di vivere come due normali teenager chiamati Mindy e Dave. Preoccupato del diploma di fine anno e di un futuro alquanto incerto, Dave crea la prima squadra di supereroi mondiali insieme a Mindy. Sfortunatamente però Mindy viene scoperta nei panni di Hit Girl, ed è costretta a ritirarsi, restando sola ad affrontare il terrificante mondo della scuola, popolato da malvagie studentesse. Dave, a quel punto, si rivolge a Justice Forever, un gruppo guidato da un ex criminale, il Colonnello Stars and Stripes. Mentre i supereroi si danno da fare sulle strade della città, il supercattivo di tutto il mondo, Mother F%&*^r, crea la propria squadra e mette in atto un piano per far pagare Kick-Ass e Hit Girl per ciò che hanno fatto a suo padre. Ma c’è solo un problema: se ti metti contro anche un solo membro di Justice Forever, ti metti contro tutti.

My Italian Secret: il messaggio del Presidente Napolitano

Presentato al Festival Internazionale del Film di Roma 2014, My Italian Secret (leggi la recensione) racconta la storia del ciclista Gino Bartali, del medico Giovanni Borromeo e di altri italiani che lavorarono segretamente per salvare ebrei e fuggiaschi dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Bartali, il vincitore del Tour de France del 1938, fece centinaia di viaggi trasportando documenti falsi nella sua bicicletta. Il dottor Borromeo inventò una malattia inesistente per spaventare le SS e tenerle lontane dall’ospedale sull’Isola Tiberina in cui nascondeva gli ebrei. My Italian Secret segue il ritorno in Italia dei sopravvissuti che raccontano le loro storie e ringraziano le persone che offrirono la loro vita per salvare degli sconosciuti.

Di seguito un estratto della dichiarazione che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha rilasciato in merito al film:

Considero saggia l’idea di presentare il film-documentario nella giornata del 16 ottobre, data che ci ricorda la ferita ai valori umani e di civiltà inferta dalla deportazione di ebrei romani nel 1943. Non far dimenticare quella stagione di orrori è indispensabile. Far conoscere con racconti di protagonisti alcune delle coraggiose solidarietà verso le vittime delle persecuzioni naziste è un contributo utile alla consapevolezza della nostra società, e in particolare dei giovani, su quanto avvenne. Una consapevolezza di continuare a coltivare.

Con pari attenzione il documentario ricostruisce sia i meriti di un italiano famoso, Gino Bartali, sia quelli di altre donne e uomini privi di notorietà, tra le quali suore e sacerdoti, che mettendo a rischio le incolumità proprie permisero di salvare vite di concittadini di religione ebraica e di ebrei in fuga da varie parti d’Europa. I riflettori, in questo caso, portano la luce su un aspetto positivo di una storia tenebrosa. Il cui valore, infatti, risalta ascoltando ciò che, dopo aver perduto ad Auschwitz i familiari con i quali era stato deportato, afferma Piero Terracina sulle leggi razziste volute dal regime fascista e sull’indifferenza di tanti: “Ci hanno portato sull’orlo dell’abisso dove poi le SS ci hanno fatto precipitare”.

My Italian secret recensione

My Italian secretTutti conosciamo le imprese sportive del grande campione del ciclismo Gino Bartali ma pochi conoscono il suo impegno umanitario durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il figlio di Gino, Andrea Bartali, nel documentario di Oren Jacoby My Italian secret, ricorda una massima del padre: Il bene si fa ma non si dice. Così, in silenzio, Bartali ha trasportato nella canna della sua bicicletta i documenti falsi che sono serviti a salvare molti degli ebrei che si erano rifugiati in Italia pensando così di fuggire all’orrore nazista.

Insieme a Bartali tanti altri italiani, degli Shindler sconosciuti, hanno rischiato la vita per salvare le vite di persone sconosciute. Da qui il titolo del documentario che Oren Jacoby presenterà al prossimo Festival Internazionale del Film di Roma.

Regista, produttore e sceneggiatore, Jacoby dichiara di essere venuto a contatto con questa storia molti anni prima di girare il film quando, diciannovenne a Roma per seguire un corso di regia, incontra il regista polacco Marian Marzynski sopravvissuto alle deportazioni naziste grazie all’aiuto di alcune persone del posto e di alcuni religiosi che lo nascosero. In My Italian Secret Jacoby propone anche la storia di quei bambini che, come Marzynski, vennero salvati da questi coraggiosi italiani. Vediamo ad esempio Charlotte Hauptman che, ormai anziana, torna in Italia nei luoghi dove si nascose con i suoi genitori per fuggire alle SS. La sua storia, come anche altre storie presentate in questo documentario, racchiude molti scenari con i quali gli ebrei si trovarono ad avere a che fare durante la guerra in Italia. Non viene poi trascurato il ruolo che ebbe la Chiesa Cattolica: frati e suore che in silenzio nascosero e protessero i bambini e le loro famiglie.

My Italian Secret è un film davvero commovente che ci mostra come anche la persona all’apparenza più comune possa essere in realtà un’eroe in incognito.

My Home My Destiny: la dizi turca che racconta l’emancipazione femminile e il desiderio di riscatto

Cosa ci definisce come persone? La casa in cui viviamo, gli amici che frequentiamo, la carriera che scegliamo o l’amore che viviamo? Non c’è una risposta definitiva a una domanda così, esistenziale, ma forse potremmo dire che dipende da cosa si vuole essere nel presente e nel futuro, ma anche da quello che si è stati nel passato. Parte da qui la storia di Zeynep, da un quesito particolarmente introspettivo, che la ragazza rivolge alla psicoterapeuta nella sequenza iniziale di My Home My Destiny, prima di riavvolgere il nastro della sua vita, come in un film, e raccontarla partendo dalla casa d’infanzia in cui viveva e che ha cominciato a plasmarla come individuo. Il prodotto turco, approdato su Canale 5 nell’estate 2023, ha riscosso un enorme successo, forte della presenza di Demet Ozdemir nei panni della protagonista, che torna in auge sul piccolo schermo dopo essere diventata famosa nel Bel Paese grazie al ruolo di Sanem in Daydreamer nel 2020.

Attenzione però: My Home My Destiny, esattamente come tutte le opere provenienti dalla Turchia (il cui debutto fu sancito con Cherry Season – La stagione del cuore) dal 2016 in poi, non è né una soap opera né può considerarsi una serie televisiva dall’impianto classico, ma si posiziona in una terra di mezzo fra l’una e l’altra, una dizi. Per chi non conoscesse le differenze, diciamo in breve che fra le peculiarità più evidenti delle dizi  c’è prima di tutto la durata canonica di circa due ore a episodio, minutaggio che va a incidere sul ritmo del racconto e sull’approccio ai personaggi, molto più lento, in cui di conseguenza la storia ha dei tempi di assorbimento diversi per lo spettatore.

Sono narrazioni estremamente dilatate, spesso costruite su personaggi femminili e sulle rispettive famiglie, in cui a essere messa in risalto, oltre alla crescita del singolo, è la tradizione e le usanze del Paese. Inoltre, si fa molto affidamento al voice over del main character, il quale diventa uno strumento narrativo che permette di addentrarsi meglio nei chiaroscuri dei personaggi, accentuare il pathos e far sentire lo spettatore più coinvolto in ogni scelta dei protagonisti, mentre esperiscono la vita. Le dizi turche non si incasellano in un unico genere, seppur quelle arrivate sulle nostre reti siano principalmente di stampo romantico (ne fanno parte Cherry Season e Daydreamer) e drammatico.

My Home My Destiny: una dizi quanto più attuale

Ed è proprio il dramma – o meglio il melò – su cui si cuce la storia di My Home My Destiny, diretta da Çağrı Bayrak e adattata dal libro Camdaki Kız della scrittrice Gülseren Budaçioğlu. Come suggerisce lo stesso titolo, per Zeynep la casa in cui vive è il suo destino, già scritto, che si deve solo compiere. Cresciuta in una disfunzionale famiglia povera di Balat, con un padre alcolizzato e violento e una madre schiava del suo potere, Zeynep viene adottata da piccola da una coppia facoltosa nella Istanbul “da bene”, consegnata dagli stessi genitori per permettere alla figlia di istruirsi. In realtà, è la madre Sakine a decidere di concederla a Nermin ed Ecrem, in primis per garantirle un futuro migliore e in secondo luogo per evitare che anche lei soccomba a un padre padrone per niente amorevole.

Diversi anni dopo, intrapresi gli studi alla facoltà di legge e oramai coinvolta a pieno nella sua vita elitaria, Zeynep reincontra la madre biologica al suo compleanno, da cui affioreranno una serie di sensi di colpa, scaturiti per non aver avuto il coraggio di dire a nessuno la verità né sulla sua doppia famiglia (e vita) né su chi sia per davvero. Tornata nel quartiere d’origine per recuperare il tempo perso con la madre, si lascia covincere da quest’ultima a sposare un uomo molto umile che neppure conosce, Mehdi, con il quale intraprende una relazione tossica. Tracciate le coordinate della storia, è chiaro che il nucleo centrale di My Home My Destiny sono gli abusi – psicologici e fisici –, il patriarcato, l’emancipazione femminile e la percezione errata che si ha di sé se alle spalle si ha un contesto familiare poco chiaro e problematico.

La dizi, come si è potuto intuire, affronta tematiche molto care al giorno d’oggi e ne approfondisce ogni aspetto senza mai tirarsi indietro, ma anzi guardandolo da ogni prospettiva e angolazione proprio grazie a tempi estesi che permettono un’accurata riflessione in merito. Essendo un prodotto fruibile da chiunque, considerata anche la disponibilità sull’app gratuita Mediaset Infinity, riesce ad abbracciare un pubblico molto ampio ed eterogeneo, e la sua presenza in piattaforma è essenziale e di estremo valore, poiché permette a tutti di dialogare con alcuni argomenti per i quali, ancora adesso, si ha un atteggiamento di negazione o rigetto. Ma esistono, diremmo anche purtroppo, nonostante i cambiamenti messi in moto ma non ancora completati, e un’opera del genere – proprio nella sua semplicità narrativa – è in grado di essere decodificata senza per forza ricorrere all’arte cinematografica più stratificata (come può esserlo magari il nuovo Povere Creature!, per intenderci).

My Home My Destiny serie

La presa di potere, il desiderio di riscatto

Una delle prime tematiche che emergono in My Home My Destiny è la violenza sulle donne. I complessi che Zeynep si porta con sé derivano da un’infanzia infelice nella quale, come si evince sin dai primi frame, è la sopraffazione a dominare. Il padre ha sempre usato la forza bruta nei confronti della madre, denigrandola e malmenandola. Anche nei riguardi della figlia, Bayram non ha mai avuto la sensibilità per comprendere i suoi bisogni, traumatizzandola (le bruciava i libri, per dirne una) e impedendole di potersi formare attraverso un percorso scolastico. Il tipico uomo meschino, limitato e dalla dubbia morale, in cui vengono declinate la maggior parte delle bruttezze dell’animo umano. Usa le mani per farsi ascoltare, per sentirsi superiore, e la ferocia delle parole per mettere a tacere.

L’ignoranza, legata alla condizione economica precaria in cui vive, in questo caso gravano ancor di più sul suo temperamento e le sue idee misogine, che però al tempo stesso innescano in Zeynep, gradualmente, il senso di riscatto sia per lei che per la madre Sakine, da sempre succube e sottomessa. È da qui che infatti parte un percorso atipico di formazione e crescita della ragazza: Zeynep comincia a maturare realmente e a interfacciarsi davvero con gli eventi duri della vita solo in età adulta, quando il suo passato le bussa nuovamente alla porta e lei deve gestirlo. Chiusa precedentemente nella bolla dell’agio e del lusso in cui i genitori adottivi l’avevano inserita, la giovane intraprende un arduo percorso di consapevolezza di sé solo nel momento in cui la realtà che aveva abbandonato fa irruzione nella dimensione quasi perfetta in cui si cullava, obbligandola a fare i conti con la persona che è davvero.

Non avendo un’immagine solida e completa di se stessa, Zeynep non sa chi sia, è irrisolta, poiché voltandosi indietro trova davanti a sé due mondi opposti in cui, ancora, non sa precisamente dove collocarsi, e che hanno solo contribuito a frammentarla quando era bambina non riuscendo nel tempo a ricucirla. Trovare la forza di scavare nelle proprie paure e turbamenti, avere il coraggio di affrontare i propri demoni e guardare a testa alta le difficoltà quotidiane senza dissimulare, diventa il primo e più importante passo verso l’auto affermazione. Ma per farlo, dice lo show, bisogna intanto accettare il passato, elaborarlo, poiché solo così si può capire fino in fondo la propria personalità e migliorare il proprio futuro e quello delle persone che si hanno accanto.

Vivere per far valere i propri diritti

Se dunque è vero che per avere piena dimensione di sé bisogni guardare in faccia ciò che è stato e assimilarlo, c’è anche da considerare che all’inizio del processo, per un animo fragile, può essere disastroso. Nonostante Zeynep sia certa dei suoi ideali e dei suoi principi, alcune certezze crollano quando realizza la sofferenza che ha patito la madre biologica, la quale per tanto tempo ha dovuto sopportare (per il suo bene) di vederla nelle braccia e nella casa di un’altra donna. È lì infatti che arriva la rottura dentro Zeynep, quando diventa consapevole di aver provocato – pur indirettamente – un dolore che deve tentare di colmare in tutti i modi possibili, pur compiendo scelte sbagliate. Non avendo una stabilità né in una famiglia né in un’altra, come una nomade, Zeynep smarrisce la strada, per poi ritrovarla solo dopo aver attraversato una grossa tempesta.

Una tempesta furiosa che ha il nome di Mehdi, vecchio amico del fratello, con il quale la madre decide di farla convolare a nozze combinate per rendere lei stessa finalmente felice. L’ingresso in questa terza e nuova famiglia mette in risalto da una parte la mentalità antiquata che ancora corrode alcuni tessuti sociali, in questo caso circoscritti a Balat, uno dei quartieri più conservatori e arretrati di Istanbul, dall’altra il desiderio di libertà ed emancipazione, che in Zeynep arde come una fiamma viva e accecante. “Sii obbediente, compiacilo, stai sempre un passo dietro di lui e andrà tutto bene”, dice a un certo punto la madre di Mehdi a Zeynep quando i due si sposano, sollevando un altro argomento che mai come in questi nostri tempi difficili sta molto a cuore: il patriarcato. Il Mehdi che inizialmente si presenta al pubblico non è burbero o malvagio, e lo diventa con il tempo solo a causa della sua stessa insicurezza, scaturita da un lato da dubbi infondati ma alimentati in principal modo dalla sorella retrograda Mujgan, che si sostituisce alla madre, dall’altro dal suo non sentirsi all’altezza per un discorso di estrazione sociale, a cui subentra anche un’inferiorità estetica.

Nella famiglia dell’uomo, prima responsabile della messa in moto del suo cambiamento, vige poi l’idea indiscussa per la quale la donna debba essere rilegata nel ruolo di moglie e madre, a tal punto da doversi svegliare prima di lui al mattino per fargli trovare la colazione pronta. Sono convenzioni e rigide regole socio-culturali in cui Zeynep sin da subito non vuole incatenarsi, lottando con le unghie e con i denti per la sua indipendenza e la sua libertà di pensiero. Non incline ad essere accondiscendente, ma desiderosa di sperimentare la vita, la ragazza si scontra ben presto con un muro insormontabile, che dipende – ancora una volta – dal contesto familiare in cui si trova (Mehdi inizialmente non sposava lo stesso pensiero della sua famiglia), e che usa la tradizione come appiglio per confinare la figura femminile in soli due specifici ruoli e forgiare menti potenzialmente pericolose. Vestirsi un po’ più scollata, ritardare un po’ di più a lavoro con il capo (che è un uomo), uscire e avere un proprio unico pensiero sono tutti fattori che depotenziano e sgonfiano l’ego maschile, in tal caso quello di Mehdi, imbruttendo nell’animo un personaggio che al suo debutto – pur essendo fumantino – era fondamentalmente buono. Tanto da farla, all’inizio, innamorare.

My Home My Destiny

Non avere paura di lottare

La partita di My Home My Destiny si gioca in sostanza tutta qui: sfruttando l’ambito familiare, il quartiere povero e gli usi e i costumi di una comunità non ancora à la page con i tempi, la dizi turca evidenzia attraverso la battaglia di Zeynep per far valere se stessa in quanto donna, quanto ancora oggi la strada per sbrogliarsi dalle catene sociali e dalla mentalità patriarcale sia ancora tutta da battere. Il personaggio di Mehdi rappresenta la trasformazione in cui può incorrere un uomo qualora gli venga toccata la sua virilità o, ancor peggio, quando è plagiato dalla sua stessa famiglia, problematica che tutt’ora viene confermata quando ad un atto violento si attribuisce anche la “colpa genitoriale” di non aver educato al meglio i propri figli, avendo la responsabilità di insegnar loro come stare al mondo. Ciò che porta sul piccolo schermo My Home My Destiny è in fondo lo specchio della nostra società, di alcune radici marce non ancora estirpate, in cui c’è una specifica forma mentis per la quale una donna non può essere allo stesso livello di un uomo o avere le stesse concessioni, altrimenti le graverà come una spada di Damocle sempre l’etichetta più dispregiativa che ci sia.

Ponendo però Zeynep a contrasto di una “deformità sociale di giudizio” ancora persistente, la dizi dimostra con il lieto fine della protagonista che ogni sopruso, aggressione o gesto irrispettoso possono comunque essere combattuti, e che denunciare, o più in generale agire contro gli abusi di qualsiasi tipo (e genere), non è mai sbagliato. Le prospettive di salvezza non sono pari a zero, e se ci si affida alle persone che ci amano e che noi amiamo, si può sempre affrontare quel qualcosa che si presenta come una montagna troppo difficile da scalare. La speranza per cambiare le cose c’è. Basta solo non perderla, come fa Zeynep che abbatte le sue paure e raccoglie tutte le sue energie per far valere i propri diritti come donna, figlia, madre e sorella. Senza mai essere sola, ma sostenuta sempre da altre figure femminili, raccontando così una bellissima parabola di solidarietà. E allora, se ancora non lo avete visto, il consiglio è di non farselo scappare.

My Hero Academia: You’re Next, le prime immagini del film dal 10 ottobre al cinema

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Le prime immagini di My Hero Academia: You’re Next, diretto da Tensai Okamura (Naruto: Snow Princess’ Book of Ninja Arts), il nuovo capitolo cinematografico della celebre serie di Weekly Shonen Jump uscirà nelle sale il 10 ottobre distribuito in Italia da Eagle Pictures.

My Hero Academia” è una serie anime giapponese basata sul popolari manga di Kohei Horikoshi, ambientata in un mondo in cui circa l’ottanta per cento della popolazione possiede superpoteri, i Quirk. Gli eroi proteggono le persone e la società dagli incidenti, dai disastri e dai criminali che usano i loro Quirk per il male. La storia segue le vicende del protagonista Izuku Midoriya, chiamato Deku, e dei suoi compagni di classe alla U.A. High School che aspirano a diventare eroi.

Il manga originale “My Hero Academia” ha venduto oltre 100 milioni di copie in tutto il mondo, apparso più volte nella lista dei bestseller del New York Times è uscito a puntate su Weekly Shonen Jump di Shueisha debuttando nel 2014. L’adattamento televisivo della saga è stato trasmesso nel per la prima volta nel 2016, ci sono state sette stagioni di cui l’ultima è andata in onda nella primavera del 2024. Dopo il primo e il secondo lungometraggio, il terzo film World Heroes’ Mission (2021) ha battuto i record di successo del franchise, guadagnando oltre 46,9 milioni di dollari al botteghino, My Hero Academia: You’re Next è il quarto film. Come nei tre lungometraggi precedenti, Kohei Horikoshi, l’autore della storia originale, è coinvolto anche in questo nuovo capitolo come supervisore generale e disegnatore dei personaggi originali, dando vita a una storia mai vista prima.

La trama di My Hero Academia: You’re Next

In una società in cui eroi e cattivi si scontrano continuamente in nome della pace e del caos, Deku, uno studente della U.A. High School che aspira a diventare il miglior eroe possibile, affronta il cattivo che imita l’eroe che ammira da tempo. Riusciranno Deku e il resto della U.A. High Class 1-A a proteggere il mondo ponendo fine a Dark Might, l’uomo che sostiene di essere il nuovo Simbolo della Pace?

My Hero Academia: You’re Next – Trailer Ufficiale

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My Hero Academia: You’re Next – Trailer Ufficiale

Ecco il Trailer Ufficiale di My Hero Academia: You’re Next che arriverà in sala a partire dal 10 ottobre distribuito da SONY PICTURES ITALIA.

My Hero Academia” è una serie anime giapponese basata sul popolari manga di Kohei Horikoshi, ambientata in un mondo in cui circa l’ottanta per cento della popolazione possiede superpoteri, i Quirk. Gli eroi proteggono le persone e la società dagli incidenti, dai disastri e dai criminali che usano i loro Quirk per il male. La storia segue le vicende del protagonista Izuku Midoriya, chiamato Deku, e dei suoi compagni di classe alla U.A. High School che aspirano a diventare eroi.

Guarda le prime immagini del film My Hero Academia: You’re Next

Il manga originale “My Hero Academia” ha venduto oltre 100 milioni di copie in tutto il mondo, apparso più volte nella lista dei bestseller del New York Times è uscito a puntate su Weekly Shonen Jump di Shueisha debuttando nel 2014. L’adattamento televisivo della saga è stato trasmesso nel per la prima volta nel 2016, ci sono state sette stagioni di cui l’ultima è andata in onda nella primavera del 2024. Dopo il primo e il secondo lungometraggio, il terzo film World Heroes’ Mission (2021) ha battuto i record di successo del franchise, guadagnando oltre 46,9 milioni di dollari al botteghino, My Hero Academia: You’re Next è il quarto film. Come nei tre lungometraggi precedenti, Kohei Horikoshi, l’autore della storia originale, è coinvolto anche in questo nuovo capitolo come supervisore generale e disegnatore dei personaggi originali, dando vita a una storia mai vista prima.

La trama di My Hero Academia: You’re Next

In una società in cui eroi e cattivi si scontrano continuamente in nome della pace e del caos, Deku, uno studente della U.A. High School che aspira a diventare il miglior eroe possibile, affronta il cattivo che imita l’eroe che ammira da tempo. Riusciranno Deku e il resto della U.A. High Class 1-A a proteggere il mondo ponendo fine a Dark Might, l’uomo che sostiene di essere il nuovo Simbolo della Pace?

My Hero Academia: il live action di Netflix è in produzione

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My Hero Academia: il live action di Netflix è in produzione

A distanza di un anno dal primo annuncio, abbiamo ora la conferma che il live action di My Hero Academia in programma con Netflix è entrato in produzione. A confermarlo è stato il produttore Joby Harold che, nel corso di un’intervista su Monarch: Legacy of Monsters di Apple TV, ha spiegato che anche il progetto dal vivo sull’amata serie giapponese è in fase di sviluppo.

In merito allo sviluppo del film, Harold, che su IMDb è accreditato anche come sceneggiatore, ha dichiarato: “È qualcosa su cui sto lavorando e su cui adoro lavorare. Sono entusiasta di farlo e di farlo vedere. È grande.” Ad Harold è stato anche chiesto se fosse qualcosa su cui stava “lavorando attivamente” e lui ha risposto semplicemente con ““.

Quando gli sono stati chiesti maggiori dettagli sul tipo di adattamento che si sta portando avanti, ha detto: “Posso parlare del fatto che è live-action e penso che probabilmente sia tutto ciò che posso dire. Mi sto davvero divertendo… È fantastico. È un’opportunità straordinaria e ne sono davvero entusiasta.”

Oltre a Netflix, il film sarà prodotto insieme alla Legendary Entertainment, Kôhei Horikoshi è accreditato su IMDB come sceneggiatore del progetto insieme ad Harold, mentre Shinsuke Sato è accreditato come regista. La piattaforma indica diversi altri crediti per il film, tra cui Don Burgess come direttore della fotografia, Jay Ashenfelter come produttore e Spencer Averick come caporedattore.

Il film live-action di My Hero Academia sarebbe il quarto film sul franchise ambientato in un mondo di supereroi e segue un aspirante eroe che non ha alcuna “particolarità”, ma frequenta un’accademia in cui si addestrano gli eroi più potenti del mondo. Il primo film, My Hero Academia: Two Heroes, è uscito nel 2018, e gli altri due, My Hero Academia: Heroes Rising e My Hero Academia: World Heroes’ Mission, sono usciti rispettivamente nel 2019 e nel 2021.

My Hero Academia, nato nel 2014 e conosciuto come uno dei manga più venduti di tutti i tempi, è stato adattato in un’amata serie anime con lo stesso nome nell’aprile 2016. Una settima stagione dell’anime è attualmente in fase di sviluppo, così come un quarto adattamento cinematografico d’animazione.

My Generation con Michael Caine al cinema 22 al 29 gennaio

My Generation con Michael Caine al cinema 22 al 29 gennaio

I Wonder Pictures è lieta di annunciare che MY GENERATION di David Batty arriverà nelle sale italiane dal 22 al 29 gennaio con le I Wonder Stories, appuntamento mensile per poter vedere su grande schermo i documentari più straordinari e le storie più rivelatrici, e coglie l’occasione per diffondere il poster e il trailer italiani del documentario.

MY GENERATION, presentato Fuori Concorso alla 74° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è un vivo e suggestivo racconto personale attraverso gli anni ’60 londinesi narrato dall’icona del cinema Sir Michael Caine.

La Londra degli anni Sessanta: l’esplosione della cultura pop, la Beatlemania, la minigonna, la fame creativa. Le barriere culturali crollano e fa la sua comparsa una generazione completamente nuova: anticonvenzionali, ribelli, pieni di energia, non fanno parte di una élite aristocratica ingessata e lontana dalla realtà. Sono i giovani della working class.

L’attore premio Oscar® Sir Michael Caine ci porta per mano nella mitica Swinging London alla riscoperta degli artisti che fecero grande quella stagione culturale, dai Beatles a Twiggy, dal fotografo David Bailey a Marianne Faithfull, dai Rolling Stones alla stilista Mary Quant, creatrice della minigonna. Per raccontare con ritmo e immagini travolgenti una stagione creativa irripetibile.

MY GENERATION sarà preceduto in sala da una vide-introduzione di Giovanni Veronesi e Massimo Cervelli, voci di Radio2, conduttori della trasmissione Non è un paese per giovani.

Il progetto I Wonder Stories è realizzato in collaborazione con Biografilm Festival – International Celebration of Lives, Regione Emilia-Romagna, Unipol Gruppo Finanziario, Sky Arte HD, Radio2, FICO Eataly World, Archilovers e MYmovies.it.

My Demon: recensione dei primi quattro episodi del k-drama Netflix

Goblin, tristi mietitori, volpi a nove code o demoni infernali: chi è avvezzo ai prodotti sudcoreani conosce molto bene queste affascinanti e perdute creature tanto care alla tradizione folcloristica dell’Asia orientale. Ed è proprio un seducente e infido angelo delle tenebre a essere il protagonista del nuovo romantico k-drama fantasy My Demon (in hangeul 마이 데몬), disponibile dal 24 novembre su Netflix. La serie, composta da 16 episodi di circa un’ora ciascuno e pubblicata a puntate ogni venerdì e sabato, porta sul piccolo schermo due celebri e giovani attori: Song Kang, volto noto al pubblico netflixiano per le serie Sweet Home, Love Alarm, Navillera e Previsioni d’amore; e la dolce Kim Yoo-jung, comparsa sulla piattaforma lo scorso anno con il commovente dramma adolescenziale 20th Century Girl.

Trama di My Demon

Do Do-hee (Kim You-jung) è una temuta ereditiera e implacabile imprenditrice a capo della Mirae F&B, azienda alimentare del conglomerato industriale Mirae Group. Jeong Gu-won (Song Kang), invece, è un affascinante demone centenario che vive sulla Terra stipulando contratti con persone disperate e sfinite dalle avversità della vita, disposte a barattare la propria anima pur di vedere esaudito un loro desiderio. I due si incontrano, per caso o per destino, il giorno del ventottesimo compleanno di Do-hee: costretta ad andare a un appuntamento al buio dall’ “Onnipotente Ju”, la sua madre adottiva e presidente del Mirae Group, Do-hee si ritrova nel ristorante sbagliato con Gu-won, intento a festeggiare con una torta l’ennesimo contratto del diavolo. Dopo quell’imbarazzante e accidentale incontro, le loro vite si incrociano ancor di più quando Do-hee viene rapita da un serial killer. Attirato dalla sua paura e disperazione, Gu-won la raggiunge per pattuire un contratto che le permetta di salvarsi ma – proprio nel momento in cui Do-hee è pronta a promettere la sua anima – improvvisamente i poteri del demone si trasferiscono a lei, legando ora la sua esistenza alla giovane donna.

My Demon – In foto l’attore Song Kang nei panni del demone Gu-won.

«I cattolici credono che gli uomini abbiano tre tipi di nemici. Il primo è il loro corpo, che li indebolisce dall’interno con tratti come la pigrizia. Il secondo è la loro vita terrena, che li divora dall’esterno. Il loro terzo e ultimo nemico sono gli spiriti maligni, che ingannano gli umani con modi arroganti ma affascinanti, mimandoli dall’interno all’esterno. Ma chi ha mai visto uno spirito maligno? E se esistessero, sarebbero comunque forze esterne, perché anche se possono portare le persone sulla cattiva strada, tutto il male del mondo nasce comunque dai desideri degli uomini – il demone Jeong Gu-won.

La difficoltà di distinguere gli amici dai nemici, gli angeli dai demoni

Il primo episodio, intitolato “Vita fosca”, presenta fin da subito ciò che saranno le dinamiche principali su cui si baserà l’intera storia. Do-hee e Gu-won sono improvvisamente e incomprensibilmente legati l’un l’altra dalla vita e la morte: dal loro primo incontro, Gu-won salva più volte la vita di Do-hee, messa in pericolo dalla sua posizione di potere nell’azienda di famiglia, mentre lei è l’unica possibilità che Gu-won ha di poter riavere i suoi poteri oscuri ed evitare l’autodistruzione. L’episodio, infatti, si apre con ciò che sarà una delle scene più emblematiche della serie: Do-hee, in fuga da un misterioso e spaventoso uomo, corre nel buio in cerca di aiuto finché, nella fitta nebbia innanzi a sé, riconosce il volto di Gu-won.

My Demon – In foto l’attrice Kim You-jung nel ruolo della fredda ereditiera Do-hee.

“È come se la mia vita fosse avvolta nella nebbia”, dice Do-hee. “Come distinguo gli amici dai nemici? O sono completamente circondata da nemici? Chi si avvicina a me attraverso la nebbia è un demone o un angelo?”. È da queste domande che si intesse frettolosamente una trama che dal fantasy passa ben presto a un intricato e confuso thriller che ruota intorno all’avara famiglia del Mirae Group, di cui Do-hee diviene il bersaglio e vittima. Lo spettatore è così coinvolto in un gioco pericoloso di inganni, assassini e committenti misteriosi in cui si affianca la tenera e surreale storia d’amore di un demone e della sua umana, una storia che commuove e diverte anche grazie all’evidente alchimia fra i due talentuosi attori.

Tutti hanno un demone nel cuore

My Demon incarna alla perfezione il classico k-drama fantasy, racchiudendo in sé tutti i cliché della serialità sudcoreana: l’estremo romanticismo enfatizzato da iconici slow motion (per esempio, la classica caduta di lei tra le braccia di lui o gli intensi – e fin troppo lunghi – momenti di scambio di sguardi); il traumatico e difficile passato di uno (o entrambi) i protagonisti; l’alternarsi costante di momenti drammatici a quelli più buffi e spiritosi e, ancora, la classica mescolanza di generi che partecipa a complicare e arricchire la trama principale con ulteriori e imprevedibili sotto-trame.

My Demon – In foto (da sinistra a destra) Song Kang e Kim You-jung.

Per chi è, dunque, un veterano della produzione televisiva del Sud Corea, My Demon probabilmente non apporta nulla di nuovo e originale al già ricco catalogo Netflix dedicato all’Oriente. Nonostante ciò, la serie con la coppia Kang e You-jungtra profondi drammi familiari, pericolose lotte di potere e inspiegabili forze sovrannaturali – si lascia guardare con estrema facilità, incuriosendo e coinvolgendo sempre più il pubblico che resta piantato davanti lo schermo col fiato sospeso in attesa di scoprire cosa accadrà e nella speranza di vedere, ancora una volta, il prevedibile ma tanto confortevole lieto fine che tanto distingue i prodotti provenienti dall’amato, e ora in voga, Hanguk.

My Bloody Valentine, nuovo film in sviluppo presso Blumhouse?

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My Bloody Valentine, nuovo film in sviluppo presso Blumhouse?

Secondo quanto apprendiamo da Bloody Disgusting, la Blumhouse starebbe sviluppando un nuovo film di My Bloody Valentine. Al momento non sono disponibili ulteriori dettagli e non è chiaro se si tratterà di un sequel del vecchio film o di un remake.

Di cosa parlava il film originale My Bloody Valentine?

Diretto da George Mihalka, il film originale My Bloody Valentine è uscito nel 1981. Era interpretato da Paul Kelman, Lori Hallier, Neil Affleck, Cynthia Dale, Don Francks e Keith Knight. Anche se all’epoca non fu un grande successo al botteghino, My Bloody Valentine sviluppò un seguito di culto nel corso degli anni.

“Il giorno di San Valentino, qualcuno perde sempre il proprio cuore”, recita la descrizione del film del 1981. “Vent’anni fa, questa piccola città perse molto di più. Quando i supervisori abbandonarono i loro incarichi per partecipare al ballo annuale della città, una tragedia causò la morte di cinque minatori. L’unico sopravvissuto, Harry Warden, fu ricoverato in un istituto, ma tornò per un massacro vendicativo nel primo anniversario del disastro. Diciannove anni dopo, la città si sta preparando per un’altra festa di San Valentino. Gli innamorati T.J. e Sarah, insieme al loro amico Axel, sono tra i partecipanti alla festa. Ma quando arriva una scatola di caramelle contenente un inquietante avvertimento e un cuore intriso di sangue, gli abitanti della città si rendono conto che il romanticismo è bello che morto. E anche loro…”

Patrick Lussier ha realizzato un remake, My Bloody Valentine 3D, nel 2009. Interpretato da Jensen Ackles, Chris Carnel, Jaime King e Kerr Smith, il film, distribuito da Lionsgate, è stato un grande successo, con un incasso di 100,7 milioni di dollari al botteghino mondiale a fronte di un budget stimato di 14 milioni di dollari.

My Best Friend’s Exorcism: primo trailer del nuovo horror in arrivo su Prime Video

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Prime Video USA ha diffuso il primo trailer dell’annunciato film Amazon Studios, My Best Friend’s Exorcism, l’horror comedy che arriverà in esclusiva su Prime Video sabato 30 settembre. Basata sull’omonimo romanzo bestseller del 2016 di Grady Hendrix, la commedia horror vede come protagonisti Elsie Fisher (Texas Chainsaw Massacre, Eighth Grade) e Amiah Miller (The Water Man, War For the Planet of the Apes) nei panni delle migliori amiche Abby e Gretchen  che si trovano con un problema da “far girare la testa” quando quest’ultimo è posseduto da una forza demoniaca dopo essere scomparso nel bosco.

“Il film è incentrato su Abby e Gretchen, che sono migliori amiche, e durante una notte nella baita dei genitori  di un amico, escono a fare una passeggiata e finiscono in uno strano edificio nel bosco”, ha rivelato il regista Damon Thomas a EW. “Succede qualcosa di brutto e Gretchen da quel momento in poi inizia a comportarsi in modo strano”. Abby viene informata che la sua amica potrebbe richiedere un esorcismo da parte di un  cristiano evangelico interpretato da Christopher Lowell di GLOW , e la coppia inizia a raccogliere gli oggetti benedetti necessari per eseguire il rituale.

La trama del film

“ L’anno è il 1988. Le studentesse del secondo anno delle superiori Abby e Gretchen sono migliori amiche dalla quarta elementare. Ma dopo che una serata di immersione in magro è andata disastrosamente storta, Gretchen inizia a comportarsi… in modo diverso. È lunatica. È irritabile. E bizzarri incidenti continuano a succedere ogni volta che è nelle vicinanze. L’indagine di Abby la porta ad alcune scoperte sorprendenti e quando la loro storia raggiunge la sua terrificante conclusione, il destino di Abby e Gretchen sarà determinato da un’unica domanda: la loro amicizia è abbastanza potente da sconfiggere il diavolo?

Muti: trailer dell’action thriller con Morgan Freeman

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Muti: trailer dell’action thriller con Morgan Freeman

RS Productions in collaborazione con Mirari Vos ha diffuso il trailer del film MUTI, in uscita nei cinema italiani dall’11 maggio. MUTI, è action thriller prodotto da Iervolino & Lady Bacardi Entertainment, co-diretto da George Gallo, Francesco Cinquemani e Luca Giliberto e con il Premio Oscar Morgan Freeman nei panni di un esperto antropologo coinvolto nelle indagini su un serial killer che uccide secondo un arcaico rituale africano. Nel cast anche Cole Hauser, Peter Stormare, Vernon Davis e l’italiano Giuseppe Zeno. Il film si snoda infatti tra diverse location in Italia e negli Stati Uniti, con le strade di Roma che si giustappongono all’atmosfera rurale del Mississipi.

Il titolo del film prende il nome dall’omonima parola che in Swahili significa medicina ma ha anche un significato più oscuro. Il rituale MUTI è una forma di sacrificio umano diffuso tra alcune tribù africane, in cui l’uccisione viene eseguita dopo che parti del corpo sono state rimosse con precisione mentre la vittima è ancora viva, affinché le grida possano evocare le divinità. Questi riti vengono macabramente celebrati e commissionati agli sciamani per ottenere maggiore successo, potere, energia o fortuna.

MUTI non è solo un action thriller che racconta di un inseguimento a uno spietato quanto fanatico serial killer, ma è anche la storia di due persone che si uniscono per uno scopo comune ma non rivelano mai chi sono veramente e custodiscono oscuri segreti che portano dentro di sé.

La trama del film

Incapace di processare il lutto per la morte della figlia il Detective Boyd (Hauser), a pochi giorni dalla pensione, si lancia nella drammatica caccia ad un serial killer misterioso che uccide secondo un brutale rituale tribale: il Muti. L’unico che può aiutare Boyd è il Professor Mackles (Freeman), antropologo di origine africana che nasconde un inconfessabile segreto.

MUTI: clip esclusiva del nuovo film con Morgan Freeman

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MUTI: clip esclusiva del nuovo film con Morgan Freeman

Ecco una clip esclusiva di Muti, action thriller prodotto da Iervolino & Lady Bacardi Entertainment, co-diretto da George Gallo, Francesco Cinquemani e Luca Giliberto e con il Premio Oscar® Morgan Freeman nei panni di un esperto antropologo coinvolto nelle indagini su un serial killer che uccide secondo un arcaico rituale africano.

Nel cast anche Cole Hauser, Peter Stormare, Vernon Davis e l’italiano Giuseppe Zeno. Il film, distribuito da RS Productions in collaborazione con Mirari Vos, arriva in sala l’11 maggio.

https://www.youtube.com/watch?v=TfSbA4eO3y8

Il titolo del film prende il nome dall’omonima parola che in Swahili significa medicina ma ha anche un significato più oscuro. Il rituale MUTI è una forma di sacrificio umano diffuso tra alcune tribù africane, in cui l’uccisione viene eseguita dopo che parti del corpo sono state rimosse con precisione mentre la vittima è ancora viva, affinché le grida possano evocare le divinità. Questi riti vengono macabramente celebrati e commissionati agli sciamani per ottenere maggiore successo, potere, energia o fortuna.

MUTI non è solo un action thriller che racconta di un inseguimento a uno spietato quanto fanatico serial killer, ma è anche la storia di due persone che si uniscono per uno scopo comune ma non rivelano mai chi sono veramente e custodiscono oscuri segreti che portano dentro di sé.

Muti, la trama

Incapace di processare il lutto per la morte della figlia il Detective Boyd (Hauser), a pochi giorni dalla pensione, si lancia nella drammatica caccia ad un serial killer misterioso che uccide secondo un brutale rituale tribale: il Muti. L’unico che può aiutare Boyd è il Professor Mackles (Freeman), antropologo di origine africana che nasconde un inconfessabile segreto.

Mute: le prime immagini dallo sci-fi di Duncan Jones

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Mute: le prime immagini dallo sci-fi di Duncan Jones

Sono state diffuse le prime immagini di Mute, lo sci-fi di Duncan Jones che vede protagonisti Paul Rudd e Alexander Skarsgard a cui si è unito anche Justin Theroux.

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Mute, prossimo film di Duncan Jones, distribuito da Netflix

Scritto da Jones e Mike Johnson, il film verrà prodotto da Stuart Fenegan della Liberty Films. Nel progetto saranno coinvolti anche Sam Rockwell, già splendido protagonista di Moon, e Clint Mansell,  per la colonna sonora. Nel cast del film Paul Rudd, Alexander Skarsgard e Justin Theroux.

Ambientato a Berlino tra 40 anni, Mute è incentrato su Leo Beiler (Skarsgard), un barista muto che ha solo una ragione per vivere, ma ora è sparita. Quando la ricerca della ragazza da parte di Leo lo costringe ad addentrarsi fin nelle viscere della città, una strana coppia di chirurghi americani (guidata da Rudd) sembra l’unico indizio ricorrente, e Leo non riesce a capire se i due potrebbero essere utili o se dovrebbe temerli.

Fonte: ScreenRant