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Last Man Down: tutto quello che c’è da sapere sul film

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Daniel Stisen in Last Man Down. © Daniel Stisen Productions Ltd, Fansu Film AB

Il cinema d’azione degli anni Ottanta ci ha regalato alcuni tra i più iconici eroi del cinema, personaggi tutto muscoli capaci di uscire indenni da ogni situazione, salvando sempre chi ne ha bisogno. La saga Rambo con Sylvester Stallone, quella di Die Hard con Bruce Willis, o quella di Arma letale con Mel Gibson sono solo alcuni esempi a riguardo. Sono film che ancora vengono citati e omaggiati e proprio a loro si ispira il lungometraggio del 2021 dal titolo Last Man Down.

Film di produzione inglese e svedese, questo è diretto da , regista poco noto ma distintosi grazie ad alcuni cortometraggi e che proprio grazie a Last Man Down ha conosciuto una maggiore notorietà. Njie, anche autore della sceneggiatura insieme a Daniel Stisen e Andreas Vasshaug dà però qui vita non ad un semplice action movie ricco di combattimenti ed esplosioni, bensì ad un’opera che si colloca anche nel filone dei film post apocalittici e distopici.

Si tratta dunque di un film che non manca di entusiasmare i fan del genere, che possono qui ritrovare anche graditi elementi di originalità. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Last Man Down. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo annunciato sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Last Man Down cast
Daniel Stisen in Last Man Down. © Daniel Stisen Productions Ltd, Fansu Film AB

La trama di Last Man Down

Il film è ambientato in una realtà distopica in cui una terribile pandemia ha sterminato milioni di esseri umani. Protagonista di questo racconto è John Wood, ex soldato delle forze speciali che dopo la morte dell’amata moglie per mano di spietati mercenari, si è ritirato nelle foreste selvagge del Nord. Scegliendo di vivere in solitudine, John vuole tenersi lontano dalla violenza e dall’odio che dominano il mondo.

Un giorno, però, bussa alla sua porta Maria Johnson, una giovane donna ferita in cerca di aiuto. Racconta di essere vittima di un esperimento condotto dal folle Comandante Stone che l’ha usata come cavia convinto che il suo sangue possa sconfiggere la pandemia. John, sconvolto nello scoprire che si tratta dello stesso spietato comandante che ha ucciso sua moglie sotto i suoi occhi, decide di nascondere Maria e di riarmarsi per combatterlo.

Il cast del film

Ad interpretare John Wood vi è l’ex bodybuilder Daniel Stisen, apparso con dei cameo anche nei film Justice Leage e Jurassic World: Il dominio. Prossimamente, invece, lo si vedrà nel ruolo di Ursus nella serie Those About to Die, con Anthony Hopkins. Accanto a lui, in Last Man Down, vi è poi l’attrice Olga Kent nel ruolo di Maria Johnson. Kent è apparsa in alcune fiction italiane come Don Matteo, Che Dio ci aiuti e Rocco Schiavone, ma anche nel recente film The Palace.

L’attore Daniel Nehme dà il volto al personaggio del Comandante Stone, mentre Stanislav Yanevski è Dottor Feltspat. I fan della saga di Harry Potter riconosceranno in quest’ultimo l’interprete di Viktor Krum, personaggio de Harry Potter e il Calice di Fuoco. Recitano poi nel film gli attori Madeleine Vall nel ruolo Granito, Natassia Malthe in quello di Zahara, Stephanie Siadatan nel ruolo di Emilia e Michael Billington in quello di Mason.

Last Man Down trama sequel
Daniel Nehme e Stephanie Siadatan in Last Man Down. © Daniel Stisen Productions Ltd, Fansu Film AB

Last Man Down 2: il sequel del film si farà

Non ci è voluto molto Last Man Down per diventare un piccolo cult tra gli appassionati di questo genere di film. Dato il buon successo riscontrato, è stata confermata la realizzazione di un sequel ad oggi intitolato semplicemente Last Man Down 2. Daniel Stisen è confermato come protagonista e riprenderà dunque i panni di John Wood, ma la trama di questo sequel rimane per ora un mistero, come anche gli altri attori che saranno presenti accanto a Stisen. Il film, attualmente in pre-produzione, potrà vantare ancora una volta la regia di Fansu Njie.

Il trailer di Last Man Down e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Last Man Down grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV, Google Play e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 31 maggio alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

 
 

Last Goodbye: l’ultimo addio alla Terra di Mezzo nel video del brano cantato da Billy Boyd

Ecco il video musicale di Last Goodbye, la canzone che chiuderà, sui titoli di coda, Lo Hobbit la Battaglia delle Cinque Armate. Come sappiamo il brano è cantato da Billy Boyd, che già nel Signore degli Anelli Il Ritorno del Re, nei panni di Pipino, aveva intonato la bellissima Edge of Night, ma con un montaggio sapiente, Peter Jackson ci offre la possibilità di fare davvero il nostro ultimo saluto alla Terra di Mezzo.

Ecco il video:

Lo Hobbit la Battaglia delle Cinque Armate è scritto da Fran Walsh, Peter Jackson, Philippa Boyens e Guillermo del Toro. Il cast del film comprende .

Lo Hobbit la Battaglia delle Cinque Armate trailer italianoTrama: Lo Hobbit La Battaglia delle Cinque Armate porta all’epica conclusione delle avventura di Bilbo Baggins, Thorin Scudodiquercia e la compagnia dei nani. Avendo reclamato la propria terra al drago Smaug, la compagnia ha inavvertitamente scatenato una forza letale nel mondo. Infuriato, Smaug riversa la sua ira ardente dall’alto, su uomini inermi, donne e bambini di Pontelagolungo.

Ossessionato soprattutto dal proteggere il suo tesoro, Thorin sacrifica la sua amicizia e il suo onore, mentre Bilbo tenta in tutti i modi di farlo ragionare e presto dovrà compiere una scelta molto rischiosa. Ma ci sono anche pericoli più grandi. All’oscuro di tutti a parte Gandalf, Sauron sta radunando le sue legioni di orchi per attaccare la Montagna Solitaria.

Mentre l’oscurità sta prendendo il sopravvento nel conflitto, Nani, Elfi e Uomini si trovano di fronte alla condizione di dover lottare insieme o venire sconfitti.  Bilbo si ritrova a dover lottare per la sua vita e quella dei suoi amici nella battaglia epica dei Cinque Eserciti, con il futuro della Terra di Mezzo in bilico.

 
 

Last Flag Flying: recensione del film di Richard Linklater

Last Flag Flying

Il mite Doc (Steve Carell), ex marine e reduce dal Vietnam, si ritrova a dover affrontare da solo il grande dolore della perdita del figlio, caduto in Iraq sotto i bombardamenti. Incapace di gestire la situazione, chiede aiuto a due vecchi amici ed ex commilitoni, Sal (Bryan Cranston) e Mueller (Laurence Fishburne).

Sopravvissuti ad una guerra che li ha profondamente cambiati, i tre ex Marines adesso svolgono lavori molto più ordinari; Doc infatti si occupa di amministrazione, l’esuberante Sal ha aperto un bar tutto e Mueller invece ha trovato rifugio e consolazione nella religione, diventando un pastore. Dopo trent’anni passati a tentare di riconquistarsi una nuova normalità, è proprio la guerra a farli ritrovare, spingendoli ad intraprendere un viaggio di crescita e redenzione.

Adattamento per il cinema dell’omonimo romanzo di Darryl Ponicsan, nonché sequel del film del 1973 The Last Detail – anch’esso tratto da un romanzo sempre dello stesso autore -, Last Flag Flying è l’ultima fatica cinematografica di Richard Linklater, presentato in anteprima alla dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma.

leggi anche: RomaFF12: Una Questione Privata, recensione del film dei fratelli Taviani

Dopo aver stregato il mondo intero qualche anno fa con il suo meraviglioso Boyhood, Linklater questa volta ci regala un film completamente diverso da qualsiasi cosa vista finora, un film lontano dalla sua estetica e dal suo stile ma non per questo meno convincente.

Last Flag Flying racconta di uno strampalato viaggio on the road compiuto da tre personaggi davvero bizzarri, segnati da un passato oscuro e desiderosi, chi più chi meno, di fare ammenda. Utilizzando la morte del figlio di Doc come espediente narrativo, Linklater fa un’interessante riflessione sulla morte, la guerra e l’ingombrante patriottismo americano, trasformando però di fatto il suo film in un tragicomico inno alla vita.

Last Flag Flying

Last Flag Flying

Pregno di una comicità molto sofisticata ma diretta, Last Flag Flying ci fornisce un ritratto dell’America ben poco lusinghiero ma poi non così lontano dalla realtà. Grazie ad uno straordinario Bryan Cranston e al suo spassoso Sal, scopriamo un Linklater assai cinico e a tratti sacrilego, pronto a sparare a zero sugli States senza mai fare marcia indietro.

Simile per stile a Elizabethtown – film del 2005 diretto da Cameron Crowe -, Last Flag Flying è un film di un Linklater molto più maturo e consapevole che non ha paura di osare e che si muove tra i generi cinematografici differenti con estrema grazia e leggerezza. Un film quindi importante e a tratti scomodo ma che farà impazzire spettatori di ogni età.

 
 

Last Flag Flying: primo trailer per il film di Richard Linklater

Amazon Studios ha diffuso il primo trailer di Last Flag Flying, del nuovo film di Richard Linklater con Bryan Cranston (Breaking Bad, Trumbo), Steve Carell (Foxcatcher, La grande scommessa) e Laurence Fishburne (Matrix).

Si tratta dell’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Darryl Ponicsan uscito nel 2005, seguito del romanzo The Last Detail del 1970 che ispirà il film di Hal Ashby con Jack Nicholson, L’Ultima Corvè.

 
 

Last Film Show, il trailer del film in sala dal 9 marzo

Ecco il trailer di Last Film Show, un film di Pan Nalin con Bhavin Rabari (nel ruolo di Samay), Bhavesh Shrimali (Fazal, il proiezionista), Richa Meena (Baa, madre di Samay), Dipen Raval (Bapuji, padre di Samay), Paresh Mehta (direttore del cinema).

Dopo la calorosa accoglienza al Giffoni Film Festival, dove è stato presentato in selezione ufficiale, Medusa Film porta nelle sale italiane da giovedì 9 marzo, Last Film Show, diretto dal regista indiano Pan Nalin e interpretato dal giovane e talentuoso Bhavin Rabari. 

Samay è il protagonista di Last Film Show, una fiaba moderna che racconta le avventure di un bambino di nove anni conquistato dalla magia del cinema. Ignaro delle difficoltà e degli ostacoli che gli si porranno davanti, Samay muoverà mari e monti pur di inseguire i suoi sogni in 35 mm, in un racconto intriso di ricordi, dalle note autobiografiche.

Figlio di un venditore di tè in una piccola stazione ferroviaria dell’India rurale e di una giovane mamma affettuosa che sa cucinare divinamente, il piccolo Samay entra per la prima volta in un cinema e ne resta profondamente affascinato: nella magia delle immagini nella sala buia, il bambino intuisce che tutto ciò che accade sul grande schermo parte dalla ‘luce’. L’incantesimo del cinema lo prende a tal punto che, i giorni successivi, Samay, invece di andare a scuola, sale sul treno e torna al cinema finché viene buttato fuori dalla sala in malo modo perché non ha il biglietto. Il bambino non si arrende e corrompe il proiezionista del cinema che gli propone uno scambio: Samai potrà vedere i film gratis nella sua cabina di proiezionista in cambio della buonissima cucina della mamma. Grazie ai racconti e alla fantasia di Samay anche i suoi amici sono colpiti dalla magia del cinema a tal punto da costruire, lontano dagli occhi degli adulti, una rudimentale sala cinematografica. Alla fine, l’intransigente papà capirà l’amore e la passione di Samay per il cinema e lo farà partire alla volta della città per studiare ‘la luce’.

Diciamo che Last Film Show è un dramma emotivo su un povero nessuno che non possiede nulla e vive in un posto sperduto. Inizia a sognare di realizzare qualcosa, di diventare qualcuno. Volevo disperatamente fare un film in cui si celebrasse la leggerezza e l’innocenza. (…) Ho iniziato lentamente a tornare alle mie radici, pensando al Kathiawad (una regione del Gujarat). Com’era crescere lì da bambino? E soprattutto ai miei numerosi e famigerati incontri con il cinema e la sua magia.

Un tripudio di colori, di profumi e di sapori lontani; un inno all’amicizia, all’immaginazione e alla fantasia: Last Film Show arriverà nei cinema italiani da giovedì 9 marzo distribuito da Medusa Film.

 
 

Last Christmas: il trailer del nuovo film di Paul Feig con Emila Clarke

Universal Pictures ha da poco diffuso il trailer ufficiale di Last Christmas, la nuova commedia romantica diretta da Paul Feig (Le amiche della sposa, Ghostbusters, Un piccolo favore) che vede protagonisti la star di Game of Thrones Emilia Clarke, Henry Golding (Crazy Rich Asians) e Emma Thompson.

Atteso nelle sale il 15 novembre 2019, il presenterà nella colonna sonora alcuni brani di George Michael.

La storia è quella di Kate, interpretata dalla Clarke, una giovane ragazza londinese che si guadagna da vivere vestendo i panni di un elfo natalizio in un negozio della città. L’incontro con Tom l’aiuterà a rimettersi in gioco dando senso alla sua vita e ponendola di fronte a nuove consapevolezze su se stessa e i propri obiettivi.

 
 

Last Christmas, recensione del film con Emilia Clarke

Last Christmas Emilia CLarke

Last Christmas è una perfetta commedia romantica natalizia, e per questo ancora più romantica delle commedie romantiche che sono ambientate negli altri periodi dell’anno. Diretto da Paul Feig e scritto a quattro mani da Emma Thomson (che nel film interpreta la mamma della protagonista) e suo marito, il film narra la dolce avventura sentimentale di Kate (Emilia Clarke) e Tom (Henry Goldin) che si conoscono davanti al negozio di articoli natalizi dove lei lavora vestita da elfo, alle dipendenze di Santa, un’esilarante Michelle Yeoh. L’amore sboccia tra le vie di una Londra che sembra piccina e illuminata come un carillon, che si gira a piedi, chiacchierando, e a volte imprecando.

L’aspetto particolarmente godibile di Last Christmas consiste proprio nell’aggiunta qua e là di una spruzzata di cinismo iperrealistico, che a tratti àncora alla realtà, nonostante la cornice della storia sia più virata alla fiaba natalizia con neve, lucine e cori angelici. Emma Thomson scrive per sé la parte di una madre problematica che dà molto materiale al personaggio di Emilia Clarke per innescare il motore della narrazione, esattamente come tutto il contesto familiare della giovane, complesso e così realistico nel raccontare di incomunicabilità e differenze culturali: si tratta di immigrati dell’ex Jugoslavia che patiscono quindi tutti gli attuali timori generati dalla Brexit.

Il regista di Un Piccolo Favore, Ghostbusters (2016), Le Amiche della Sposa e Corpi da Reato, narra, con lo stesso tono goliardico delle sue precedenti commedie, la tenerezza più semplice. Ed è così dolce osservarne lo sviluppo a piccole tappe, soprattutto nella premura del personaggio di Tom, che accudisce con nobile distacco Kate.

Nonostante sia già stata ambientazione perfetta per molte commedie romantiche, anche a sfondo natalizio, basti pensare a Love Actually, la capitale inglese non sembra la location perfetta per questa storia, ma probabilmente è proprio questo che attira di più di Last Christmas. La vita non scorre “liscia come l’olio”, ma è ricca di contraddizioni, sia dal punto di vista dei personali turbamenti interiori, sia da quello dei fatti che si scatenano attorno a noi, e Kate vive precisamente questa evoluzione, partendo da sé per poi muoversi trasversalmente accogliendo alti e bassi, anche con difficoltà. Percorso vissuto in maniera analoga, in sottofondo, dal personaggio di Santa, la responsabile di lavoro della protagonista, kitsch e rigida come nel miglior condensato di stereotipo cinese.

Emilia Clarke, protagonista rock di Last Christmas

Il volto espressivo e fresco, con l’allure rock sbandata della Clarke, è la perfetta miscela che restituisce tutte le sfumature necessarie alla conduzione della storia, in particolare per quella punta di sarcasmo aspro che cade lieve e gelato proprio come neve dal cielo. Si potrebbe definire dolce ma inesorabile, Last Christmas, proprio come gli innumerevoli senzatetto che si vedono nel corso del film in contrasto con le canzoni di Natale.

Perché in fondo quello che più amiamo delle storie, oltre al lieto fine, è che siano inspiegabilmente assonanti con il nostro mondo e ci lascino a bocca aperta. Come nelle migliori avventure sentimentali in cui tutto quello che interviene nella storia, per sconvolgerla, sarà poi un nutrimento per la stessa, nuova linfa, per una giusta fioritura.

 
 

Last Action Hero: trama, cast e curiosità sul film

Last Action Hero film

I film d’azione sono da sempre tra i più popolari dell’intero panorama cinematografico, offrendo al pubblico sequenze ad alto impatto adrenalinico e grandi personaggi chiamati ad affrontare altrettanto grandi ostacoli. In particolare a partire dagli anni ’80 questo genere ha conosciuto ulteriore popolarità grazie a saghe come Die Hard, Rambo o Arma letale, dando vita anche ad una lunga serie di cliché che ancora oggi caratterizzano tale tipologia di storie. Ad ironizzare proprio su questi è arrivato nel 1993 il film Last Action Hero – L’ultimo grande eroe, diretto dal regista John McTiernan e scritto da Shane Black, entrambi acclamati autori proprio di questo genere.

Con questo loro lungometraggio i due si sono infatti permessi di dar vita ad una vera e propria parodia dell’azione, con riferimenti tipici al genere e citando numerosissimi titoli che si rifanno a questo. A recitare in tale progetto non poteva dunque che esserci proprio uno dei grandi protagonisti dell’azione cinematografica, ovvero Arnold Schwarzenegger, che ha per l’occasione svolto anche il ruolo di produttore esecutivo. Con un budget di 85 milioni, altissimo per l’epoca, il film finì tuttavia con il non rivelarsi un grande successo. Negli anni ha però ottenuto lo status di cult, divenendo un titolo particolarmente ricercato e apprezzato dai fan del genere.

Ancora oggi Last Action Hero propone infatti una brillante riflessione sui meccanismi narrativi di questo genere, presentando una serie di costanti utilizzate ancora oggi. Gli appassionati cinefili hanno poi modo di sbizzarrirsi a riconoscere tutte le citazioni, gli omaggi e i camei presenti nel film. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Last Action Hero: la trama del film

Al centro della vicenda del film vi è il dodicenne Danny Madigan, il quale vive in una zona malfamata di New York con la madre Irene. In seguito alla morte del padre, il giovane trova una fuga dalla triste realtà guardando numerosi film d’azione nel cinema locale, in particolare quelli che hanno per protagonista l’indistruttibile eroe Jack Slater. Stringendo amicizia con il gestore del cinema, l’anziano Nick, questi regala un giorno a Danny un biglietto speciale per l’anteprima dell’ultimo film di Slater. Durante la proiezione, però, avviene l’impensabile. Il biglietto si rivela magico e trasporta Danny proprio all’interno del mondo del film con protagonista il suo eroe.

Il ragazzo si ritrova così nel bel mezzo di un inseguimento in auto proprio in compagnia di Slater. Danny, conoscendo alla perfezione tutte le dinamiche del genere d’azione, si rivela un ottimo partner per Slater, il quale decide di tenerlo come suo partner per la sua nuova missione. Insieme, dovranno infatti indagare sulle attività criminali legate al mafioso Tony Vivaldi. Mentre tra Danny e Slater si formerà un delicato rapporto padre-figlio, i loro problemi inizieranno ad uscire fuori dallo schermo, annullando la differenza tra finzione e realtà e costringendo i due a risolvere quanto prima la situazione.

Last Action Hero cast

Last Action Hero: il cast del film

Come anticipato, ad interpretare il protagonista Jack Slater vi è l’attore Arnold Schwarzenegger. L’attore, noto in quegli anni per numerosi film d’azione, si disse particolarmente entusiasta della sceneggiatura di Last Action Hero, giudicandola una delle migliori mai lette. Deciso a farne un film per tutti, egli ricoprì il ruolo di produttore esecutivo al fine di poter controllare ogni aspetto della realizzazione. Ad interpretare il giovane Danny, invece, vi è l’attore Austin O’Brien, divenuto celebre proprio grazie a questo film. Mercedes Ruehl, attrice candidata all’Oscar, interpreta invece Irene, la madre di Danny. Antony Quinn, invece, recita il ruolo del mafioso Tony Vivaldi.

Nel film è poi presente l’attore Charles Dance nei panni del cinico killer Benedict. Il ruolo era stato originariamente offerto all’attore Alan Rickman, ma fu infine preferito Dance perché più economico. Ironizzando a riguardo, l’attore indossò sul set una t-shirt con scritto “Sono più economico di Alan Rickman”. F. Murray Abraham compare nei panni del corrotto collega di Slater, John Practice, mentre Robert Prosky è l’anziano Nick. Nel film sono poi presenti diversi camei di celebri attori, come Ian McKellen nei panni de La Morte, Sharon Stone in quelli di Catherine Tramell e Tina Turner con il ruolo del sindaco di New York.

Last Action Hero: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Last Action Hero – L’ultimo grande eroe è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV e Chili Cinema. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 25 maggio alle ore 21:10 sul canale Paramount Channel.

Fonte: IMDb

 
 

Last Action Hero: al via il remake con Vin Diesel

Continua la moda dei remake ad Hollywood e oggi apprendiamo che il film parodia del 1993 Last Action Hero con Arnold Schwarzenegger sarà la nuova vittima e protagonista del nuovo film sarà Vin Diesel. Ad annunciarlo è il regista Michael Bay che sarà il produttore del remake del cult di John McTiernan. Lo stesso produttore commenta le possibili critiche:

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“Passo molto tempo in rete e so cosa dicono a proposito dei miei film. I critici mi permettono di evolvere nel mio lavoro.  Mi rendo conto che per molte persone io sono lo zimbello del cinema, beh, tutto il mio lavoro è una parodia e intendo utilizzare questo feedback negativo in un film. Così mi è venuta l’idea di fare un remake di Last Action Hero.”

Il regista continua spiegando che l’industria cinematografica si concentra su remake e reboot perché si è evoluto anche il nostro consumo di film, ma sottolinea che la pratica c’è sempre stata:

“Guardiamo un sacco di film, pertanto gli Studios assumono grossi rischi cercando di capire cosa piace al pubblico. Fare un film è costoso sempre ma fare un remake e rifacimento è un modo per misurare tale rischio economico. L’idea del nuovo Last Action Hero  è quella di fare una nuova versione del film attualizzando la satira al cinema di oggi, quindi all’industria cinematografica odierna e quindi al mio lavoro”

 

Sul protagonista sostiene:

“Beh Vin Diesel. E’ sicuramente l’ultimo eroe d’azione del 2000, come lo era Arnold Schwarzenegge negli anni 80-90. in Diesel è perfetto per il ruolo di Slater “.

 
 

Lasse Hallstrom: il cinema tra amore e fornelli

Si è tenuta oggi pomeriggio, nonostante il cielo minaccioso e scuro, la proiezione del delizioso (letteralmente!) film Amore, Cucina e Curry (The Hundred- Foot Journey). Alla Casa del Cinema di Villa Borghese era presente, per parlarne con la stampa, il regista Lasse Hallstrom. La prima domanda, ovviamente, riguarda uno dei suoi film più celebri (a base di cucina ed amore) cioè Chocolat (2000): per quale motivo ha deciso di girare un nuovo film con tematiche analoghe dopo ben 14 anni?

Sicuramente è rimasto colpito dalla sceneggiatura originale, consigliata da Spielberg (produttore del film) e dalla Dreamworks: gli è stata data la possibilità di realizzarlo nonostante le similitudini con la precedente pellicola, cercando però- similitudini evidenti a parte- di poter realizzare un prodotto con degli spunti diversi.

Hallstrom stesso è spesso sceneggiatore dei suoi film, ma- come in questo caso- si è ritrovato a lavorare su una sceneggiatura scritta da terzi: qual è la differenza?

Per il regista realizzare un film seguendo pedissequamente una sceneggiatura già scritta è noioso e inutile: l’unica chiave di lettura possibile è rendere originale e personale il risultato.

Nel cinema del regista, spesso il tema dell’integrazione del diverso è un minimo comune denominatore che accomuna numerose pellicole: quei film “buoni”- come, ironicamente, li definisce lui- sono quelli dove ha portato in scena i comportamenti umani, difetti inclusi. È interessato agli attori, e per questo cerca sempre di creare dei ruoli che li possano mettere alla prova. Per tali motivi la figura dell’outsider è una presenza costante della sua produzione: personaggi in grado di vivere ai margini della vita ma spinti da una forza enorme a cercare di ricadere, alla fine, all’interno del flusso stesso dell’esistenza. Hallstrom si identifica con questi personaggi, che vogliono- e cercano in tutti i modi- di integrarsi con un mondo, una realtà diversa dalla loro ma alla quale sognano di appartenere: racconta da sempre storie del genere, venate soprattutto da un tocco di commedia e sentimentalismo.

Anche Hallstrom stesso è, a suo modo, un outsider: uno svedese trapiantato in America che lavora lì da anni, e il personaggio di Hassan- protagonista di Amore, Cucina e Curry ricorda la sua storia: la sua visione del mondo, la sua determinazione… si rifanno ai suoi interessi principali, anche se quando una storia lo attrae si sente come un “attore frustrato” che ha già in mente tutto il film, completo, con lui stesso nei panni del protagonista che si ritrova però… ad assistere impotente dall’altra parte della Macchina da Presa. Inoltre, adora il processo attoriale, che cerca di mediare e indirizzare: il momento più emozionante è senza dubbio quando cattura con la MdP il momento della verità, riflessa negli occhi e nelle azioni dei protagonisti stessi. Con il suo tocco è spesso in bilico tra drammi forti e struggenti conditi da commedia sentimentale, cercando- in equilibrio- di creare un accordo mediato tra commedia e dramma.

Spesso questo sguardo particolare, “dolce”, mostra un’altra faccia tagliente, costituita dallo sguardo critico sulla realtà e le debolezze umane: per il regista, mentre si racconta una storia- che spesso ha il tocco di una fiaba, come in questo film- cerca sempre di inserire degli elementi ancorati alla realtà, che contribuiscono al fascino della storia (soprattutto per il pubblico); lavorando pure sulle improvvisazioni dettate dalle personalità degli attori stessi.

A proposito di attori, Hallstrom spende due parole sull’eccezionale performance di Helen “The Queen” Mirren: in realtà si rimane sempre sorpresi dalle grandi attrici- dichiara- dotate di senso dell’umorismo, donne dai mille volti in bilico tra fragilità, insicurezza e senso dell’umorismo: la Mirren non si sottrare a questo “allure” particolare, una vera signora che ben conosce il Cinema sotto ogni punto di vista, una donna priva di arroganza!

Tra le ultime domande da parte dei critici, la prima riguarda- parlando di cucina!- il piatto preferito del regista: forse i fegatelli di pollo in salsa di vino, il primo piatto che ha cucinato e che da trent’anni non assaggia. Per cui, a dispetto dei film che realizza, non è una buona forchetta raffinata: ammira il buon cibo salutare (ora è vegano) ma non è un vero intenditore.

Spesso la cucina mette d’accordo culture diverse, avvicinandole (o dividendole… vittime dei pregiudizi culturali): per Hallstrom il cibo, senza essere filtrato da barriere, è una via rapida ed efficace per il cervello, una via per riportare alla memoria i ricordi di un tempo, come in un romanzo di proustiano memoria…

Ha cercato- tecnicamente- di trovare un modo nuovo per riprendere il cibo: diventato protagonista della pellicola insieme agli attori stessi.

Nel film gli scontri culturali sono vere e proprie “guerre dei mondi” anche di natura “fisica”: generazioni diverse, culture diverse… come è riuscito, Hallstrom, a preparare gli attori per le varie scene del film, creando all’inizio un conflitto che poi sfocia in un clima positivo?

Secondo lui, per riuscire a creare emozioni e sensazioni, bisogna creare un coinvolgimento completo tra attori e personaggi: li spinge a lasciarsi coinvolgere emotivamente improvvisando, facendoli diventare parte integrante del processo creativo.

Anche questa pellicola è girata nel sud della Francia (come Chocolat) ricostruendo uno dei due ristoranti- set delle vicende, NdA- in una villa: girare in un luogo vero, reale, può aiutare la naturalezza del film?

Per Hallstrom lo è stato nel passato, perché oggi è difficile percepire una reale differenza: ad esempio una delle due cucine è stata ricostruita su di un set, ma non si avverte la differenza: grazie alle nuove tecnologie sempre più all’avanguardia, si ha la percezione di essere sul luogo stesso.

Quindi, girare su un unico set è un vantaggio o una svantaggio?

Al regista svedese l’ardua sentenza: In Chocolat aveva trovato delle difficoltà analoghe: aveva dovuto ricostruire una piazza in uno studio inglese, per problemi economici, mentre in questo caso, in Amore, Cucina e Curry, la vera sfida è stata avere due edifici frontali, realizzati in post produzione grazie al chroma key e ad alcune strade ricostruite.

Un’ultima domanda riprende uno dei temi già affrontati in precedenza, ovvero: come equilibrare Il processo di integrazione descritto nel film- che qui assume dei toni fiabeschi, surreali- con la realtà effettiva? Hallstrom forse si nasconde dietro questa scusa, (almeno, secondo il regista stesso) soprattutto quando nel film avvengono i passaggi più radicali: vorrebbe che la parte psicologica fosse più realistica, ma bisogna accettarla così com’è, semplificata, per ribadire il concetto fondamentale: tutti dobbiamo imparare a comprendere l’altro e ad essere aperti all’integrazione.

 
 

Lasse Hallstrom regista del biopic su Rockefeller

Deadline riporta la notizia che Lasse Hallstrom, regista di Buon compleanno Mr. Grape, Le regole della casa del sidro, Chocolat e del più recente L’ipnotista, sarebbe in trattative con la Relativity Media per dirigere il biopic dedicato alla vita dell’imprenditore statunitense John Davison Rockefeller. Il film, che si baserà sul romanzo Titan: The Life of John D. Rockefeller di Ron Chernow, sarà sceneggiato da Craig Borten, autore della sceneggiatura (candidata all’Oscar) di Dallas Buyers Club. Al momento non sappiamo quale attore interpreterà il ruolo del primo miliardario americano della storia; nel libro, viene delineato un ritratto piuttosto inedito di Rockefeller, attraverso il racconto di particolari mai rivelati prima circa la sua vita, come gli scandali e le tragedie familiari che lo videro coinvolto.

Fonte: Collider

 
 

Lashana Lynch parla dei provini per il MCU prima di Captain Marvel

lashana lynch

Lashana Lynch, che ha interpretato il personaggio di Maria Rambeau in Captain Marvel, ha rivelato di recente di aver sostenuto provini per altri ruoli nel MCU. Maria è un personaggio fondamentale del cinecomic del 2019, in quanto svolge un ruolo fondamentale nel viaggio di Carol Danvers. In qualità di amica del supereroe e collega pilota dell’Air Force, Maria rappresenta un collegamento con la vita di Carol sulla Terra. Anche la figlia di Maria, Monica, appare nel film ambientato negli anni ’90, ed è stato già confermato che avrà un impatto sul futuro del MCU: l’attrice Teyonah Parris, infatti, interpreterà la versione adulta di Monica nella prossima serie Disney+ della Marvel, l’attesissima WandaVision

Lashana Lynch è una star decisamente in ascesa in questo momento. Sebbene Captain Marvel sia stato il suo primo ruolo cinematografico di spicco, aveva già recitato in Still Star-Crossed della ABC nel 2017, nei panni di Rosaline Capulet. Tuttavia, la sua performance più rivelante arriverà l’anno prossimo, quando finalmente uscirà al cinema No Time to Die, in cui Lynch interpreterà Nomi (che nel film assumerà temportaneamente l’identità di nuovo 007).

Nonostante manchino ancora diversi mesi all’uscita di No Time to Die, il cast è già impegnato con la promozione del film. Recentemente, Lashana Lynch ha parlato con la versione inglese di GQ del ruolo, condividendo anche alcuni dettagli sul percorso che l’ha portata ad ottenere una parte in Captain Marvel: “Ho fatto provini per anni”, ha spiegato Lynch. “Il direttore casting della Marvel, Sarah Finn, mi conosceva benissimo perché ho sostenuto provini sia per ruoli importanti che per ruoli minori: per Black Panther (non dirò per quale personaggio, perché ho degli amici nel film), Venom, un film degli Avengers… ce ne sono stati davvero tanti.”

I commenti di Lynch fanno eco a quelli della protagonista Brie Larson, che è stata altrettanto aperta circa la sua esperienza con le audizioni, incluse quelle per il MCU. Tuttavia, Larson e Lynch non si sono mai contese alcun ruolo, poiché Larson è stata provinata sia per Iron Man 2 che per Thor. Come accaduto con Larson, è difficile immaginare per quali personaggi si fosse candidata Lynch. In Black Panther, ci sono tre personaggi principali intorno all’età dell’attrice: Nakia (Lupita Nyong’o), Okoye (Danai Gurira) e Shuri (Letitia Wright). È probabile che abbia sostenuto un provino per uno di questi, anche se potrebbe essere stato per un ruolo ancora più secondario.

 
 

Lashana Lynch ha Eddie Redmayne nel mirino nel primo trailer di The Day of the Jackal

Eddie Redmayne The Day of the Jackal

Eddie Redmayne (The Good Nurse) farà meglio a guardarsi le spalle perché Lashana Lynch (The Woman King) ne ha abbastanza delle sue stronzate nel trailer di debutto della prossima serie The Day of the Jackal. In arrivo su Peacock negli Stati Uniti e su Sky nel Regno Unito il 7 novembre, il thriller ad alto tasso di tensione segue il gioco del gatto e del topo tra un assassino altamente qualificato e un agente dei servizi segreti, che potete vedere nel primo teaser e in alcune immagini inedite. Sebbene in passato sia riuscito a eludere molti agenti delle forze dell’ordine, l’assassino sembra aver trovato la sua strada con l’agente sicuro di sé e determinato. Questa produzione è la prima volta che l’amato romanzo di Frederick Forsyth viene trasformato in una serie televisiva, avendo già ricevuto un adattamento sul grande schermo grazie all’omonimo film Il giorno dello sciacallo (The Day of the Jackal) di Fred Sinnemann del 1973.

Prevedendo il caos, la morte e la distruzione che verranno, il primo sguardo a The Day of the Jackal vede l’assassino di Eddie Redmayne, noto solo come lo Sciacallo, prepararsi a colpire il suo prossimo obiettivo mentre la Bianca di Lynch prepara la sua squadra per l’eliminazione. Uomo dai molti volti, lo Sciacallo cambia continuamente aspetto grazie a protesi, lenti a contatto e parrucche, ma Bianca non si sente minacciata dall’uomo dal volto sempre diverso perché è sicura di riuscire a risolvere il caso. Il trailer rivela che lo Sciacallo è sempre un passo avanti rispetto ai suoi inseguitori, ma con la determinazione di Bianca i pezzi del puzzle iniziano a ricomporsi e la distanza tra loro si riduce sempre di più.

Oltre a Eddie Redmayne e Lynch, il rifacimento di Peacock del romanzo di Forsyth includerà anche l’interpretazione di Úrsula Corberó (Money Heist) e un ensemble che comprende Charles Dance (Game of Thrones), Chukwudi Iwuji (Guardiani della Galassia Vol. 3), Richard Dormer (Game of Thrones), Khalid Abdalla (The Kite Runner), Jonjo O’Neill (The Ballad of Buster Scruggs), Lia Williams (Dirty Weekend), Eleanor Matsuura (The Walking Dead), Florisa Kamara (Crudelia), Nick Blood (Lovely, Dark, and Deep) e Sule Rimi (Classified).

Chi c’è dietro “The Day of the Jackal”?

Ad adattare il libro in forma di serie è Ronan Bennett, che il pubblico riconoscerà per il suo lavoro come showrunner, scrittore e produttore esecutivo del dramma criminale britannico Top Boy. Bennett è anche produttore esecutivo di The Day of the Jackal insieme a Redmayne e Brian Kirk, quest’ultimo anche regista della serie. Forsyth è un produttore consulente, mentre il resto del team di produzione esecutivo è composto da Gareth Neame e Nigel Marchant di Carnival Films, Sam Hoyle di Sky Studios e Sue Naegle. Lynch si aggiunge anche come produttore co-esecutivo.

 
 

Lasciati andare: recensione del film con Toni Servillo

Lasciati andare

Arriva al cinema il 13 Aprile Lasciati andare, il nuovo film con Toni Servillo e Luca Marinelli, diretto da Francesco Amato.

In Lasciati andare Elia Venezia (Toni Servillo) è uno psicanalista, un intellettuale serio, distaccato e dal sarcasmo pungente. È annoiato dal mestiere e tratta i pazienti con indifferenza. Pigro e indolente, alla mondanità preferisce divano e tv. Una sera a settimana, però, va a teatro con l’ex moglie Giovanna (Carla Signoris). Sono separati in casa, un po’ per comodità, un po’ perché lui vorrebbe ancora riconquistarla. Unica passione cui si abbandona spesso e volentieri sono i dolci, che mangia in quantità. Quando accusa un piccolo malore, il suo medico lo invita a rimettersi in forma per evitare problemi più seri. Costretto a frequentare una palestra, incontra Claudia (Verónica Echegui), un’estroversa ed eccentrica personal trainer, che lo aiuterà a rimettere in sesto il corpo e lo coinvolgerà nella sua vita piena di guai.

Il ritorno di Francesco Amato

Dopo Ma che ci faccio qui (2006) e Cosimo e Nicole (2011) il regista Francesco Amato torna al cinema con Lasciati andare, in sala dal 13 aprile, commedia brillante e coinvolgente sulla dicotomia mente/corpo. Amato si diverte a mettere in contatto mondi spesso chiusi e reciprocamente diffidenti: intellettuali convinti del primato assoluto della mente – chi più di un analista può esserlo? – e cultori del fisico. Riflette più in generale sull’abitudine a catalogare persone e comportamenti, chiudendosi ognuno nella propria categoria, senza mai cercare di scoprire l’altro, o di vivere aspetti propri che non rientrano esattamente nell’immagine che si ha di sé. Infatti, con disincantata ironia guarda anche alle comunità religiose, ebraica e cattolica, come alle varie correnti del pensiero pedagogico e psicanalitico – si veda la diatriba Freud/Montessori – spingendo mondi diversi a interagire, a riscoprire la curiosità, non prendendosi troppo sul serio.

Novità assoluta è Toni Servillo in veste comica, protagonista ideale, perfettamente a suo agio nei panni di Elia. L’attore, lontano dalle ineffabili maschere sorrentiniane, si tuffa nella commedia da attore completo qual è, non risparmiandosi e dosa con precisione le componenti del personaggio, rendendolo credibile nei momenti più comici, come nelle parentesi più riflessive, in un’interpretazione viva e spontanea, che assieme alla scrittura, evita il rischio di scivolare nella macchietta. Verónica Echegui è una buona figura femminile complementare, Carla Signoris bravissima nel ruolo della moglie delusa che riscopre la propria libertà.

La sceneggiatura di Lasciati Andare

Il film deve molto a Francesco Bruni (Scialla, Noi 4) – sceneggiatore con Amato e Davide Lantieri. La sua impronta è inconfondibile, sua è l’idea di partenza e quel protagonista, strappato all’indolenza e costretto ad agire, ricorda un po’ il Bruno di Scialla (Fabrizio Bentivoglio). Poi c’è il ritmo vivace e avvincente della trama. Dalla sequenza iniziale, folgorante e isolata, il cui filo narrativo viene ripreso solo nella seconda parte, alla descrizione di Elia, della sua vita monotona, delle sue scarse relazioni sociali, di vizi e manie che dicono di lui molto più di quanto vorrebbe far sapere, fino all’incontro con Claudia: prima scontro, poi nuovo equilibrio, turbato ancora dall’ingresso di Ettore (uno straordinario Luca Marinelli), squinternato galeotto, che ricollega la vicenda all’inizio e da il via alla parte più “action” del film.

C’è la volontà di giocare con gli stereotipi mettendoli in crisi (seppure si cede a qualche banalizzazione, in generale si è attenti alla plausibilità e non si cercano consolazioni facili). Anche i personaggi secondari sono delineati con cura, lasciando trasparire più di quanto si mostri, come nel caso della maestra Paola (Valentina Carnelutti), o dell’istruttore sportivo (Pietro Sermonti), o della spassosa galleria dei pazienti: il pavido (Carlo De Ruggieri), il calciatore (Giulio Beranek), l’ingegnere (Giacomo Poretti), non ininfluenti comprimari, ma interpreti efficaci e brillanti, la cui partecipazione arricchisce il film.

Il risultato è un’ora e quaranta di divertimento di qualità.

 
 

Lasciatelo dire! dal 13 luglio on demand, il trailer

LASCIATELO DIRE!, diretto dal regista e sceneggiatore Eric Lavaine (Benvenuti a bordo, Barbecue, Torno da mia madre), sarà disponibile dal 13 luglio (distribuito da Cloud 9 Film) sulle maggiori piattaforme digitali: SKY PRIMAFILA, CHILI, RAKUTEN, TIM VISION, APPLE TV, INFINITY TV, GOOGLE PLAY, CG DIGITAL e THE FILM CLUB.

LASCIATELO DIRE! è una commedia divertente e irriverente che affronta con leggerezza e ironia un tema delicato come la disabilità (l’ipovisione, o cecità).

Il cast è composto da Alexandra Lamy (Ricky, Torno da mia madre, Lucky Luke), Josè Garcia (Grandi bugie tra amici, Asterix alle Olimpiadi, Bastille Day – Il colpo del secolo) e Michaël Youn (Braccialetti rossi serie TV; Chef).

SINOSSI

Il film ruota intorno alla storia di una coppia di sposi, Béatrice e Frédéric. Quest’ultimo è rimasto coinvolto in un incidente che disgraziatamente lo ha privato della vista. Nonostante questo però Frédéric non ha perso il suo spirito, anzi, questa esperienza ha dato una svolta inattesa alla sua vita. E’ diventato ossessionato dal cibo e praticamente ha perso ogni filtro sociale, dice tutto quello che gli passa per la testa senza tenere conto di tatto, educazione o imbarazzo, creando situazioni a dir poco deliranti.

 
 

Lasciarsi un giorno a Roma: recensione del film di e con Edoardo Leo

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La conclusione di un amore, anzi due. La nuova commedia romantica Sky OriginalLasciarsi un giorno a Roma, affronta la fase più amara di una relazione in modo tanto ironico quanto profondo. Il film di Edoardo Leo ha come protagoniste due coppie in crisi che parallelamente tentano di rimarginare le proprie storie. Riusciranno entrambe a superare la crisi?

Lasciarsi un giorno a Roma: la trama

Tommaso (Edoardo Leo) è uno scrittore: ha pronto un libro che non vuole essere pubblicato dall’editore per il finale troppo triste. Nel frattempo, scrive una posta del cuore su un magazine femminile in cui, spacciandosi per Gabriel Garcia Marquez, dà consigli amorosi a sconosciuti. Un giorno, tra le tante anonime e strampalate lettere, Tommaso trova una storia a lui famigliare: la sua compagna Zoe ha scritto alla rubrica di Marquez perché vuole lasciarlo, ma non sa come farlo in modo indolore. Lo scrittore, nascosto dietro l’identità del finto Marquez, inizia quindi a chattare con la compagna. In un tentativo disperato di rimarginare il rapporto con la compagna, fa di tutto, cambia se stesso pur di non perdere Zoe.

Contemporaneamente, anche una coppia di amici di Tommaso è in crisi: lei (Claudia Gerini) è il sindaco di Roma e, oberata dal lavoro, sta completamente trascurando la figlia e il marito (Stefano Fresi) vuole separarsi dalla ”fredda signora” che è diventata la moglie.

Coppie parallele e opposte

Lasciarsi un giorno a Roma segue le due storie, cogliendo all’interno delle coppie simmetrie ma anche sfumature e differenze. Da un lato, la donna in carriera, fredda e estremamente indipendente, vuole lasciare il compagno pacato, accomodante e, in fin dei conti, poco stimolante. Dall’altro, abbiamo una moglie nuovamente molto affermata sul lavoro – Claudia Gerini è il sindaco di Roma – che sta per essere lasciata dal marito: Fresi rivuole la vita tranquilla di coppia, resa impossibile dalla carriera di lei. Le dinamiche sono le stesse, ma gestite in modo completamente diverso dalle persone coinvolte.

Entrambe le coppie sono squilibrate: un partner vuole farla finita, l’altro no. I motivi sono credibilissimi e comprensibili al pubblico. Molti argomenti affrontati sono quelli in cui anche la maggior parte delle persone s’imbatte dopo anni vissuti accanto a qualcun altro, soprattutto nelle fasi di cambiamento.

Un film conflittuale

Amore contro carriera. Indipendenza contro condivisione. Ecco i temi che mettono in crisi i protagonisti di Lasciarsi un giorno a Roma. I motivi di scontro nelle coppie sono attualissimi e rappresentati realisticamente. Non è difficile immedesimarsi in Tommaso o Zoe, nei loro turbamenti e nei litigi che non portano mai ad una soluzione.

Le discussioni sono essenziali all’interno di Lasciarsi un giorno a Roma: sono ciò che dà emozione alle scene e carattere ai personaggi, mostrandone luci e ombre. Il film è un racconto intimo delle relazioni, che vuole mostrare di tutti i protagonisti, anche di quelli apparentemente più freddi, le debolezze, le insicurezze. In sostanza, tutti quei particolari che emergono solo nelle storie d’amore, soprattutto quelle lunghe e profonde.

L’intraprendenza femminile spaventa?

Marta Nieto è una manager di una azienda che realizza videogiochi. Claudia Gerini interpreta il sindaco di Roma. Accanto a entrambe ci sono due uomini meno affermati a livello lavorativo, ma soprattutto con caratteri molto più pacati. Lasciarsi un giorno a Roma mette da parte lo stereotipo, ormai antico, dell’uomo in giacca e cravatta accompagnato dalla moglie casalinga, ma ne crea uno nuovo. Perché una donna che lavora ‘ai piani alti’ deve per forza essere fredda e acida? Perché il suo partner dev’essere un ‘mammo’, un perdigiorno, un eterno ragazzino?

Nonostante la volontà di Leo di mostrare la nuova coppia di oggi, il film non va troppo oltre lo stereotipo dei personaggi costruiti.

C’è un vero finale in Lasciarsi un giorno a Roma?

Ad un certo punto della storia, ci si chiede dove il film voglia andare a parare. La trama alterna momenti abbastanza concitati a pause e dilatazioni non sempre necessarie. Certo, il film è riflessivo e non reggerebbe senza i fiumi di parole, le dichiarazioni e le frasi romantiche di cui è denso. Tutto questo parlare, per due ore di film, ostacola però l’azione e, indubbiamente, l’attenzione per lo spettatore.

In sostanza, Lasciarsi un giorno a Roma è la commedia che ci si aspetta di vedere nel 2021: un mix di romanticismo e umorismo, un po’ di esagerazione all’italiana e un tocco superficiale a temi sociali.

 
 

Lasciarsi un giorno a Roma dal 1 gennaio su SKY e NOW

Lasciarsi un giorno a Roma film 2021

Arriverà il 1° gennaio alle 21.15 su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on demand, il nuovo film Sky Original, Lasciarsi un giorno a Roma, una co-produzione italo-spagnola Italian International FilmNeo Art Producciones con Vision Distribution, prodotto da Fulvio e Federica Lucisano.

Lasciarsi un giorno a Roma è un film di Edoardo Leo, con Edoardo Leo (Noi e la Giulia, Perfetti Sconosciuti, Smetto Quando Voglio, La dea fortuna), Marta Nieto (Madre, Tres, El Camino De Los Ingleses), Claudia Gerini(Ammore e Malavita, The Passion, Viaggi di Nozze) e Stefano Fresi (Romanzo Criminale, Smetto Quando Viglio, La Befana Vien di Notte).

La trama

Quanto è difficile separarsi dopo un lungo rapporto, dopo dieci anni di convivenza o di matrimonio? Quanto è difficile trovare le parole, i modi? Quanto è complicato voler lasciare un uomo senza farlo soffrire? E se un giorno, in un momento di disperazione e solitudine si scrivesse ad una posta del cuore? Per sfogarsi o per trovare qualcuno che ci suggerisse come fare, come riuscire a separarci senza far soffrire il nostro partner? Ma soprattutto cosa succederebbe se quella lettera anonima arrivasse proprio al nostro compagno?

Il regista Edoardo Leo ha dichiarato: “In questi anni sono successe, a livello professionale, molte cose per me e molto diverse tra loro. Questi fatti artistici hanno avuto una costante, il rapporto con Sky – Vision Distribution nei miei film come interprete e soprattutto il percorso iniziato insieme nei miei film da regista e sceneggiatore, tutti prodotti da Italian International Film. Ci siamo ‘scelti’ e abbiamo tanti progetti in cantiere tra film realizzati e altri ancora da fare. Ma tutto è iniziato con un innamoramento, esattamente come accade nel film, con Lasciarsi un giorno a Roma. Sono stato il primo ad essere prodotto subito dopo il lockdown e, nonostante le difficoltà evidenti, mi hanno permesso di realizzare una grande coproduzione internazionale con un cast meraviglioso. Una grande star spagnola come Marta Nieto e due amici come Claudia Gerini e Stefano Fresi. Una storia che volevo realizzare da molto tempo e che, in questo momento storico così particolare, sono felice sia stata scelta come Sky Original per Capodanno”

Antonella d’Errico, Executive Vice President Programming Sky Italia ha dichiarato: “Siamo molto felici di iniziare il 2022 con il film di Edoardo Leo, che si inserisce nel solco dei film Sky Original su cui continuiamo a investire e a lavorare intensamente e che hanno portato, in appena un anno, risultati sorprendentemente positivi. Lasciarsi Un Giorno A Roma – prodotto con i nostri partner Vision e Italian International Film – è un film importante per Edoardo, che segna il suo ritorno da autore e interprete ad una storia intima, in cui i sentimenti vengono raccontati con il giusto e delicato equilibrio, grazie anche a un cast eccellente. E lo è per Sky, il film perfetto per il primo giorno dell’anno, una data importante per tutti e per il pubblico di Sky Cinema”.

Federica Lucisano, Amministratore Delegato di Italian International Film (Gruppo Lucisano) ha dichiarato: “Questo film regala emozioni indimenticabili e sono felice di poterle offrire al grande pubblico di Sky proprio durante il periodo delle festività. È una gioia ed un segno di grande speranza lanciare un film così bello proprio il primo giorno del nuovo anno. Ringrazio Edoardo Leo, Sky e Vision Distribution per aver condiviso con noi il percorso che ci ha portati fino a qui.”

Massimiliano Orfei, amministratore delegato di Vision Distribution ha dichiarato: “Con Vision siamo orgogliosi di continuare questo percorso accanto a Edoardo, che lo vede impegnato come autore, attore e regista in diversi progetti insieme a noi. Lasciarsi un giorno a Roma è un film in cui noi abbiamo creduto dall’inizio e siamo certi che incontrerà il gusto del suo pubblico nel periodo delle feste.”

 

 
 

Lasciami entrare: A&E vuole la serie tv

Lasciami entrare-serieIl network americano A&E ha annunciato ufficialmente che sta sviluppando una serie televisiva tratta da Lasciami entrare,romanzo scritto dall’autore svedese John Ajvide Lindqvis che ha già avuto due adattamenti al cinema, quello svedese cult di Tomas Alfredson, e quello USA Let me in di Matt Reeves.

Lo show sarà sviluppato da Jeff Davis, showrunner di Teen Wolf. Alla scrittura partecipera anche l’attore e autore Brandon Boyce. Produttori saranno invece Marty Adelstein, Becky Clements, e Simon Oakes dei A+E Studios.

Lasciami entrare  è un romanzo horror del 2004 dello scrittore svedese John Ajvide Lindqvist pubblicato in Italia da Marsilio Editore il 26 ottobre 2006.

Le vicende si svolgono nell’inverno del 1981 a Blackeberg, sobborgo di Stoccolma, dove nasce un rapporto d’amicizia tra il dodicenne Oskar e una ragazzina vampiro di nome Eli. Il libro si concentra sul lato più oscuro dell’umanità, trattando temi attuali come il bullismo, la sociopatia, la droga, la diffusione della criminalità giovanile, la pedofilia, la prostituzione e l’omicidio, il tutto alla luce di un racconto che si fonda su una base evidentemente soprannaturale.

Questo romanzo, accostato in qualche caso ad opere dello scrittore statunitense Stephen King, rappresenta in effetti una sorta di ideale evoluzione del suo romanzo Le notti di Salem del 1977, in cui, in modo analogo, si utilizzava il racconto di terribili vicende di vampirismo come occasione per interrogarsi anche su alcuni aspetti negativi e inquietanti che dominano il tessuto sociale contemporaneo.

La parte iniziale del libro, con una descrizione accurata dell’ambiente sociale in cui si muovono i personaggi, si contrappone in modo inatteso allo sviluppo spaventosamente orrorifico che domina la seconda metà dell’opera, dove la narrazione cinica e distaccata dell’autore acuisce lo smarrimento e l’effetto spaesante provocato da non poche situazioni di estrema violenza.

Il romanzo è stato un best seller in Svezia e successivamente è stato tradotto in diverse lingue, tra cui tedesco, russo e inglese.

 
 

Lasciami entrare recensione del film di Thomas Alfredson

Lasciami entrare – Dal 1897, data di uscita di Dracula di Bram Stoker, ad oggi, molti sono stati gli scrittori ed i registi che si sono lasciati ispirare dal grandissimo romanzo gotico dello scrittore irlandese. Chi più chi meno, tutti hanno mantenuto i tratti affascinanti del terribile e sanguinario conte Dracula, pur con nomi diversi e varianti tra il serio ed il faceto. Tuttavia, mai come nel caso di Lasciami Entrare (Låt den rätte komma in di Thomas Alfredson), il mito del vampiro è stato stravolto ed allo stesso tempo conservato con tali tratti di grazia e gradevolezza.

Lasciami entrare racconta la storia di una bambina, una piccola vampira, che viene accudita da un uomo (probabile che non si tatti del padre), che la notte caccia per lei, affinché possa sopravvivere. Questo piccolo gioiello svedese conserva una fedeltà quasi romantica al romanzo e, pur sembrando un film che starebbe bene nella selezione delle pellicole per il Giffoni Film Festival, assume tratti inquietanti ed allo stesso tempo misteriosi, uscendo dal genere splatter- horror che purtroppo imperversa nelle sale cinematografiche, per elevarsi ad un horror, oserei dire raffinato, raccontato con toni intimisti ma freddo nel rappresentare la ferina violenza che caratterizza la natura della piccola protagonista.

Lasciami entrare-recensione

L’inquietudine del titolo (Lasciami entrare) si concentra in due scene, in cui Eli la vampira chiede ad Oscar di invitarla ad entrare, altro tratto di fedeltà letterale al romanzo originale. L’interpretazione delle conseguenze di un ingresso, per così dire, senza invito, passate sotto silenzio in Stoker, vengono interpretate qui in maniera inquietante, senza però scadere nello splatter, mantenendo ancora una volta una delicatezza più unica che rara in film con questa tematica. Anche la potenzialità sessuale e sensuale del vampiro, viene affrontata qui in toni teneri e delicati, soprattutto a causa della giovane età dei personaggi.

Lasciami entrare è godibile, anche per chi non ama l’horror, che pur distanziandosi  dal genere, vi rimane perfettamente collocabile.

 
 

Lasciami Entrare di Tomas Alfredson

Lasciami Entrare di Tomas Alfredson 2008

Dal 1897, data di uscita di Dracula di Bram Stoker, ad oggi, molti sono stati gli scrittori ed i registi che si sono lasciati ispirare dal grandissimo romanzo gotico dello scrittore irlandese. Chi più chi meno, tutti hanno mantenuto i tratti affascinanti del terribile e sanguinario conte Dracula, pur con nomi diversi e varianti tra il serio ed il faceto. Tuttavia, mai come nel caso di Lasciami Entrare (Låt den rätte komma in di Tomas Alfredson) , il mito del vampiro è stato stravolto ed allo stesso tempo conservato con tali tratti di grazia e gradevolezza.

La trama di Lasciami Entrare

E’ la storia di una bambina, una piccola vampira, che viene accudita da un uomo (probabile che non si tatti del padre), che la notte caccia per lei, affinché possa sopravvivere. Questo piccolo gioiello svedese conserva una fedeltà quasi romantica al romanzo e, pur sembrando un film che starebbe bene nella selezione delle pellicole per il Giffoni Film Festival, assume tratti inquietanti ed allo stesso tempo misteriosi, uscendo dal genere splatter-horror che purtroppo imperversa nelle sale cinematografiche, per elevarsi ad un horror, oserei dire raffinato, raccontato con toni intimisti ma freddo nel rappresentare la ferina violenza che caratterizza la natura della piccola protagonista.

L’inquietudine del titolo si concentra in due scene, in cui Eli la vampira chiede ad Oscar di invitarla ad entrare, altro tratto di fedeltà letterale al romanzo originale. L’interpretazione delle conseguenze di un ingresso, per così dire, senza invito, passate sotto silenzio in Stoker, vengono interpretate qui in maniera inquietante, senza però scadere nello splatter, mantenendo ancora una volta una delicatezza più unica che rara in film con questa tematica. Anche la potenzialità sessuale e sensuale del vampiro, viene affrontata qui in toni teneri e delicati, soprattutto a causa della giovane età dei personaggi.

Lasciami Entrare è un film godibile, anche per chi non ama l’horror, che pur distanziandosi  dal genere, vi rimane perfettamente collocabile.

 
 

Lasciami andare: trailer del film con Stefano Accorsi

Warner Bros ha diffuso il trailer del film Lasciami andare di Stefano Mordino che chiuderà la 77esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Nel cast Stefano Accorsi, Valeria Golino, Serena Rossi, Maya Sansa, Ludovico Benedetti.

Lasciami andare, il film

Marco (Stefano Accorsi) e Anita (Serena Rossi) scoprono di aspettare un figlio. Finalmente un raggio di luce nella vita di Marco, messa duramente alla prova dal dolore per la scomparsa di Leo, il suo primogenito avuto con la prima moglie Clara (Maya Sansa).  Improvvisamente però, nella vita di Marco e della sua ex moglie, irrompe Perla (Valeria Golino), la nuova proprietaria della casa dove la coppia abitava fino al tragico incidente. La misteriosa donna sostiene di sentire costantemente una strana presenza e la voce di un bambino che tormenta sia lei che suo figlio.  Marco si ritrova così combattuto tra i legami del passato e un futuro ancora da scrivere.

 
 

Lasciami Andare di Stefano Mordini film di chiusura di Venezia 77

Lasciami Andare

Lasciami Andare di Stefano Mordini è il film di chiusura di Venezia 77, e sarà presentato nella selezione ufficiale Fuori Concorso. Nel cast Stefano Accorsi, Valeria Golino, Maya Sansa, Serena Rossi, Antonia Truppo.

SINOSSI

Marco (Stefano Accorsi) e Anita (Serena Rossi) scoprono di aspettare un figlio. Finalmente un raggio di luce nella vita di Marco, messa duramente alla prova dal dolore per la scomparsa di Leo, il suo primogenito avuto con la prima moglie Clara (Maya Sansa).

Improvvisamente però, nella vita di Marco e della sua ex moglie, irrompe Perla (Valeria Golino), la nuova proprietaria della casa dove la coppia abitava fino al tragico incidente. La misteriosa donna sostiene di sentire costantemente una strana presenza e la voce di un bambino che tormenta sia lei che suo figlio. Marco si ritrova così combattuto tra i legami del passato e un futuro ancora da scrivere.

 
 

Lasciali parlare: la spiegazione del finale del film

Lasciali parlare spiegazione finale

Negli ultimi anni il regista Steven Soderbergh non solo ha smentito la sua volontà di ritirarsi dalla regia, ma ha anche intrapreso una sempre più radicale esplorazione del linguaggio cinematografico. Dal 2017 ad oggi ha realizzato ben 8 film, tra cui La truffa dei Logan (2017), Unsane (2018), Panama Papers (2019), No Sudden Move (2021) e Kimi – Qualcuno in ascolto (2022). Tra questi, uno dei più particolari è senza dubbio Lasciali parlare, da lui realizzato nel 2020 e incentrato sui rapporti tra i personaggi protagonisti.

La radicalità di questo progetto sta nel suo essere stato girato quasi interamente su una vera nave da crocera, con passeggeri ignari che si stavano svolgendo le riprese di un film in quanto Soderbergh realizzò queste ricorrendo ad attrezzature che hanno permesso di poter realizzare il tutto dando meno nell’occhio possibile. Il regista si è poi discostato dalla sceneggiatura, affermando di essere ricorso a quella che definisce “improvvisazione altamente strutturata” e ha stimato il rapporto tra il 70% di improvvisazione e il 30% di dialogo scritto.

Si tratta dunque di un film molto particolare di un regista che si dimostra sempre più intenzionato ad allontanarsi dalle classiche formule produttive. Di certo, è un film da guardare anche solo per ammirare le interpretazioni degli attori coinvolti, a partire da Meryl Streep. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Lasciali parlare. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Lasciali parlare trama film

La trama e il cast di Lasciali parlare

La scrittrice Alice Hughes (Meryl Streep), vincitrice del Premio Pulitzer, è stata invitata in Inghilterra per ritirare un altro prestigioso premio letterario. Ma ha paura di volare e decide così di fare il viaggio in nave, a bordo di un magnifico transatlantico, e di invitare le sue due migliori amiche del college, Roberta (Candice Bergen) e Susan (Dianne Wiest), oltre a farsi accompagnare dal suo amato nipote Tyler (Lucas Hedges), per assisterle durante la crociera. La nuova agente di Alice, Karen (Gemma Chan), con l’obiettivo di carpire dettagli sul manoscritto attualmente in lavorazione della sua cliente, si intrufola sulla nave, approcciando Tyler per avere informazioni su come avvicinare al meglio la zia.

Tyler però finisce per innamorarsi di Karen, così Alice e le sue amiche vengono lasciate a sé stesse, con Roberta, che nutre del risentimento verso Alice perché si è riconosciuta nelle vicende raccontate nel suo libro più celebre, rovinandole la vita. Alice, però, nega ogni responsabilità e cerca di salvare la loro sacra amicizia di un tempo, mentre Susan si sforza di aiutarle a riconciliarsi. Mentre Alice si impegna a completare il suo tanto atteso manoscritto e mantiene la sua vita personale avvolta nel mistero, le donne intraprendono un viaggio di una settimana pieno di ricordi, risentimenti e battute.

La spiegazione del finale del film

Lasciali parlare è un’opera meno incentrata sulla trama e più sui personaggi. Il resto del film approfondisce ognuno dei protagonisti attraverso i dialoghi, rivelando gli affronti del passato e i rancori del presente che fanno sì che i muri emotivi che Alice, Roberta e Susan hanno costruito nel corso degli anni non vengano mai abbattuti. Verso la fine del film, Tyler, che fa colazione con la zia tutte le mattine, rimane scioccato quando viene informato della morte di Alice dal suo medico personale, il dottor Mitchell, che fino a quel momento Tyler pensava fosse un misterioso sconosciuto con cui Alice aveva una relazione.

Il dottor Mitchell spiega a Tyler, Susan e Roberta che Alice soffriva di trombosi venosa profonda, una grave patologia che le causava la formazione di coaguli di sangue nelle vene che potevano raggiungere i polmoni o il cuore. Dopo la sua morte, Susan e Roberta decidono di comprare i biglietti aerei per tornare negli Stati Uniti il prima possibile, ma Tyler le implora di restare e di completare il viaggio che sua zia aveva immaginato. A questo punto il pubblico apprende che per Alice non solo era importante ricevere il premio Footling, ma che voleva anche sfruttare il tempo trascorso sulla nave per riconciliarsi con i suoi cari amici.

Lasciali parlare cast

Alla fine, Roberta ruba il diario di Alice e cerca di venderlo nel tentativo di recuperare un po’ di valore monetario per la storia della sua vita che crede Alice abbia sfruttato per il suo libro vincitore del Pulitzer. Dopo aver tentato di vendere il diario senza successo, Roberta lo consegna però a Karen, chiedendole di restituirlo a Tyler. Nel frattempo, anche Susan si dedica alla scrittura e assiste l’autore di fama mondiale Kelvin Kranz (Daniel Algrant), uno scrittore di thriller che le donne incontrano sulla nave. Pur non serbando alcun rancore nei confronti di Alice, come Roberta, è devastata dalla morte dell’amica.

Infine, Tyler torna nell’appartamento della zia e, vedendo le sue foto sulla scrivania di Alice, si rende conto di essere stato importante per lei quanto lei lo era per lui. L’intuizione delle ultime volontà di Alice per il viaggio con i suoi amici lo porta a tornare nell’appartamento di Alice e a riportare il diario rubato al suo posto sulla scrivania. È in questa occasione che ricorda un discorso che Alice fece per celebrare l’esistenza della coscienza e la capacità delle persone di influenzarsi a vicenda. Ed è proprio questo il messaggio più profondo di Lasciali parlare, dedicato proprio a questa tematica.

Il trailer di Lasciali parlare e dove vedere il trailer in streaming e in TV

È possibile fruire di Lasciali parlare grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 10 maggio alle ore 21:20 sul canale Rai 3.

 
 

Lasciali Parlare di Steven Soderbergh in esclusiva digitale dal 27 maggio

Lasciami Parlare

Lasciali Parlare, il film diretto da Steven Soderbergh con protagonista Meryl Streep, arriva in Italia in esclusiva digitale da giovedì 27 maggio, disponibile per l’acquisto e il noleggio premium su tutte le principali piattaforme digitali.

La scrittrice Alice Hughes, vincitrice del Premio Pulitzer, è stata invitata in Inghilterra per ritirare un altro prestigioso premio letterario. Ma ha paura di volare: decide così di fare il viaggio in nave, a bordo di un magnifico transatlantico, e di invitare le sue due migliori amiche del college, Roberta e Susan, oltre a farsi accompagnare dal suo amato nipote Tyler, per assisterle durante la crociera. La nuova agente di Alice, Karen, con l’obiettivo di carpire dettagli sul manoscritto attualmente in lavorazione della sua cliente, si intrufola sulla nave, approcciando Tyler per avere informazioni su come avvicinare al meglio la zia. Tyler però finisce per innamorarsi di Karen, così Alice e le sue amiche vengono lasciate a sé stesse. Roberta nutre del risentimento verso Alice, perché si è riconosciuta nelle vicende raccontate nel suo libro più celebre, rovinandole la vita; al contrario Alice nega ogni responsabilità e cerca di salvare la loro sacra amicizia di un tempo, mentre Susan si sforza di aiutarle a riconciliarsi. Mentre Alice si impegna a completare il suo tanto atteso manoscritto e mantiene la sua vita personale avvolta nel mistero, le donne intraprendono un viaggio di una settimana pieno di ricordi, risentimenti e battute.

Il film presenta un cast stellare, tra cui spiccano l’attrice premiata con l’Oscar, l’Emmy e il Golden Globe Meryl Streep (Big Little Lies di HBO, The Iron Lady, Il diavolo veste Prada) nei panni della misteriosa e nobile Alice Hughes, il cui successo professionale l’ha allontanata dalle sue amicizie più strette, rendendola una sconosciuta; la premio Emmy e candidata all’Oscar Candice Bergen (Murphy Brown, Miss Detective) nei panni di Roberta, che accetta l’invito di Alice, in cerca di un risanamento per il caos che ha provocato nella sua vita il romanzo più famoso di Alice; la premio Oscar, Emmy e Golden Globe Dianne Wiest (Hannah e le sue sorelle, Pallottole su Broadway) nei panni di Susan, che lavora in un carcere femminile ed è apparentemente la più diplomatica e sensibile del gruppo; il candidato all’Oscar® e al Golden Globe Lucas Hedges (Manchester by the Sea, Boy Erased – Vite cancellate) nei panni del goffo e dolce nipote di Alice, Tyler, che ama e rispetta profondamente sua zia per essere stata presente nella sua vita come un genitore; e la candidata al SAG Award Gemma Chan (Crazy & Rich, Captain Marvel) nei panni di Karen, la nuova agente letteraria di Alice la cui carriera è in bilico, che catturando l’attenzione di Tyler cerca di ottenere informazioni sul nuovo libro della sua cliente; ed altri.

Lasciali Parlare – diretto da Steven Soderbergh (il film premio Oscar Traffic e il candidato all’Oscar Erin Brockovich – Forte come la verità) – è incentrato sulle conversazioni schiette e fluide dei suoi personaggi. Avendo fornito al cast ricche descrizioni dei personaggi ed accurati particolari delle loro scene, gli attori sono stati lasciati liberi di improvvisare, al fianco della sceneggiatrice Deborah Eisenberg, che ha aiutato a sviluppare i dialoghi secondo necessità. Lo stile guerrilla della regia di Soderbergh non si è fermato qui: in un’intervista, Dianne Wiest ha anche rivelato che il film è stato girato “senza attrezzatura, se non quella essenziale. Steven semplicemente teneva la telecamera su una sedia a rotelle. Niente luci, carrelli, o tutto ciò che solitamente serve per girare un film. C’erano solo Steven e questa nuova macchina da presa”.

“Lasciali Parlare”, diretto da Steven Soderbergh, scritto da Deborah Eisenberg, prodotto da Gregory Jacobs, con produttori esecutivi Ken Meyer e Joseph Malloch

 
 

Las mejores familias, recensione del film di Javier Fuentes-León #RFF15

Las mejores familias

La famiglia e i suoi tabù, le dinamiche di classe, la protesta e l’impegno sociale. C’è un po’ di tutto in questa commedia peruviana sulla scia di Pedro Almodóvar, opera terza del regista Javier Fuentes-León.

La trama di Las mejores familias

Alicia, Grapa Paola, e Carmen, Gracia Olayo, La ballata dell’odio e dell’amore di Alex De La Iglesia, sono le padrone di casa in due famiglie aristocratiche di Lima. Si conoscono da anni e le loro ville sono una accanto all’altra. Al loro servizio da anni due sorelle, Luzmila, Tatiana Astengo, e Peta, Gabriela Velásquez. In occasione del compleanno di Alicia le due famiglie si ritrovano insieme. Tutti aspettano con curiosità il ritorno dalla Spagna del figlio di Alicia, gay, che ora si è innamorato di una donna, Merche, Jely Reátegui. La presenterà ai suoi perché vuole sposarla. L’arrivo di Merche sconvolgerà gli equilibri tra le due famiglie e farà emergere un segreto a lungo taciuto.

Nel solco di Almodóvar con spunti interessanti

Las mejores familias si muove sotto l’influenza inevitabile di Pedro Almodóvar, che d’altronde è un punto di riferimento fondamentale nel cinema spagnolo e latinoamericano dagli anni ’80 ad oggi. Si inizia subito con lo stile dei titoli di testa e il colore rosso a dominare, con i colori accesi e la moda anni ’60 che sfoggia la protagonista del video pubblicitario in apertura del film.

Se la commedia procede nel solco del regista spagnolo, con momenti di climax e comicità in cui le protagoniste arrivano ad accapigliarsi e lottare, in altri il regista riesce a non riproporre solo stilemi noti, mostrando qualcosa di originale, complici alcune efficaci trovate di sceneggiatura – firmata dallo stesso Fuentes-León, come il montaggio, assieme a Javier Becerra – quali la presenza della “casetta” o la manifestazione di protesta davanti alle ville, che dà luogo a una parentesi quasi surreale. Grazie a questi guizzi e all’ironia che si mette nel dipingere le dinamiche familiari e amicali, il film ha un buon ritmo, nonostante una trama che ha al centro il più classico degli intrecci: la relazione clandestina tra il ricco rampollo e la sua domestica.

Sono soprattutto un manipolo di attrici in un universo rigorosamente matriarcale a dare vita ai momenti più spassosi. Le telefonate e i commenti delle due amiche Alicia e Carmen ne sono un esempio. È proprio un gruppo di donne ad unire le famiglie. Donne forti e decise: Alicia e Carmen, ma anche la madre di Carmen e quella di Luzmila, che per anni hanno condiviso un segreto e deciso le sorti delle famiglie attraverso il loro comportamento. Gli uomini appaiono in linea di massima come figure secondarie, spesso deboli o indecise. O, come la godibile caratterizzazione del nonno, una sorta di accessorio che fa sorridere.

Las mejores familias evidenzia le ipocrisie, i non detti che spesso determinano le dinamiche familiari. Fotografa una società ancora fortemente classista, che conferisce molta importanza alle apparenze ma che, così spera il regista, riuscirà a modernizzarsi, trovando la strada verso una convivenza più autentica e serena.

 
 

Las Leonas: Isabel Achàval e Chiara Bondì raccontano le loro leonesse

Las Leonas

Sarà presentato questa sera, 8 marzo, alle 21.30 al Sudestival, Las Leonas, il documentario di Isabel Achàval e Chiara Bondì già passato alle Giornate degli Autori di Venezia 79 e che adesso continua il suo tour per i festival italiani.

Il film racconta la vita non facile ma sorprendente di Leonesse giocatrici in una squadra romana di calcio a 8, donne di Roma che lavorano da badanti, colf, dogsitter, 30-45enni immigrate soprattutto da Perù e Paraguay. Si raccontano con orgogliosa umanità e sono inquadrate senza retorica: legami con casa e figli lontani, speranze, dolori, lo sport come sfogo non fine a sé stesso in una città multietnica ma ancora stratificata. Il documentario, lineare e molto empatico, è il risultato di un lavoro quasi tutto al femminile che si impreziosisce della produzione di Nanni Moretti.

In occasione della presentazione al Sudestival – il cinema che ti parla, abbiamo incontrato le co-registe del film, Isabel Achàval e Chiara Bondì.

“Siamo sempre alla ricerca di storie da raccontare, e una nostra amica che ha segnalato questo campionato di calciotto al femminile. Appena abbiamo visto giocare queste donne ci siamo innamorate. Abbiamo cominciato a incontrarle e a parlare con loro che inizialmente ci temevano quasi, non capivano quale potesse essere il nostro interesse nei loro confronti, non si vedevano come eroine moderne, così come le abbiamo viste noi. Ci interessava raccontare il contrasto tra la vita sacrificata al lavoro e questa esplosione di energia e gioia quando giocavano. La vita di tutti i giorni rapportata a quel momento di libertà.”

L’idea però non era di fare un film sportivo, ma di raccontare la vita di queste donne che avevano una grande passione per il calcio, eppure avevano una vita dentro la quale è stato poi interessante guardare. “Ci interessava raccontare questo contrasto tra la claustrofobia della quotidianità e invece la domenica. Lo stretto spazio della casa all’interno del quale si svolge il loro lavoro in rapporto allo spazio del campo da calcio che è uno spazio aperto, quasi una metafora, in cui il calcio diventa aggregatore ma anche riscatto. Giocare a calcio va oltre la vittoria, ma diventa un momento per fare amicizia e creare comunità.”

“Entrambe abbiamo due figlie femmine e abbiamo dedicato Las Leonas a loro – dicono Achàval e Bondì – perché ci piaceva l’idea che prendessero ad esempio queste donne che continuano a darsi da fare. Abbiamo imparato tanto da queste donne, soprattutto la consapevolezza di quanto siamo fortunate.”

In merito a come hanno realizzato il lavoro sul campo, le due registe raccontano: “Nel processo di ricerca e selezione delle protagoniste del documentario abbiamo cercato un coro di voci molto diverse tra loro. Queste donne vengono da Paesi differenti, hanno condizioni molto differenti, qualcuna ha più di una laurea e insegna, altre non hanno neanche un lavoro fisso, sono molto diverse tra loro, hanno storie diversissime, eppure hanno questo elemento comune, e ci interessava costruire questo quadro differenziato ma allo stesso tempo omogeneo.”

A produrre Las Leonas, spicca la presenza di Nanni Moretti, che compare anche nel film. Il regista è amico di Isabel Achàval e Chiara Bondì e si è interessato subito al loro progetto: “Sentivamo che Nanni era più interessato del solito al nostro progetto, ci faceva continuamente domande, fino a che non ci ha chiesto di produrre il film, e ovviamente siamo rimaste incredule e abbiamo accettato l’offerta. È un produttore molto esigente, ma per noi è stata una grande scuola. Ci ha seguite molto nella fase di preparazione ma ci ha lasciato molta libertà creativa. È stata un’esperienza molto divertente averlo con noi.”

 
 

Las hijas de Abril: recensione del film di Michel Franco

Las hijas de Abril

Il regista messicano Michel Franco deve avere qualche problema recondito – probabilmente non risolto – con la madre. Prima che lo stesso autore ci quereli per diffamazione, diciamo subito che stiamo scherzando, però è il primo pensiero che ci è venuto guardando Las hijas de Abril – tradotto La figlia di Avril. Presentato al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard, il film difficilmente vedrà la sala nel nostro Paese, ci sentiamo dunque autorizzati a spiegarvi a grandi linee la trama principale. Inutile dire che fra poco arriverà una montagna di spoiler, quindi ATTENZIONE. Avril vive a Città del Messico e ha due figlie, che risiedono invece in una cittadina vicina, in riva al mare. La più grande ha problemi a relazionarsi con il mondo circostante, è sovrappeso e non fa altro che lavorare e vagare per casa come un’ameba; la seconda, appena diciassettenne, ha invece un ragazzo coetaneo con cui adora fare l’amore ogni giorno, non a caso è in dolce attesa. Alla nascita della piccola Karen, i due giovanissimi genitori si dimostrano immaturi e impreparati al ruolo, motivo per cui arriva in soccorso la neo nonna Avril.

Las hijas de AbrilLa donna invece di aiutare i giovani genitori, considera la situazione irrecuperabile e firma senza l’autorizzazione della figlia (che del resto è ancora minorenne) le carte per l’adozione della bimba, ed è qui che inizia la parte più drammatica e insieme divertente del film. L’adozione è una sorta di truffa, è la stessa Avril che porta in casa sua l’ignara bambina, ma non contenta adesca anche il compagno 17enne della figlia e lo seduce – a suon di vestitini sexy in lattice e tacchi a spillo. Insomma una sceneggiatura che è un totale caos, con pochissima musica e con un ritmo lento ma costante, che il regista messicano prova a dirigere con piglio d’autore. Grazie ai diversi colpi di teatro che vi abbiamo in parte raccontato il film riesce sicuramente a sconvolgere lo spettatore, non decolla invece l’empatia verso alcun personaggio – salvo per la piccolissima Karen, che piange tutto il tempo in balia della follia.

Adesso possiamo ricollegarci alla frase d’apertura, che Michel Franco abbia dei problemi irrisolti con la madre? Non lo sappiamo, di certo in Messico le cose non devono andare proprio nel migliore dei modi: i genitori sono sempre più inclini ad avere un rapporto conflittuale con i figli, i figli a loro volta sono poco seguiti e le ragazze madri sono milioni, a causa della scarsa informazione. Quel che resta è un esercito di adulti menefreghisti e aridi, di giovanissimi ancora immaturi e allo sbando, di neonati che non hanno alcuna colpa, venuti al mondo quasi per caso. Al di là dei temi, bisogna sottolineare l’ottima prova di Emma Suárez (già protagonista di Julieta di Pedro Almodovar) nei panni di Avril, che si lascia odiare al punto giusto. Il resto del cast non è certo alla sua altezza, ma parliamo di giovanissimi che incarnano forse alla perfezione la “generazione perduta” che Franco tenta di raccontare; stelle cadenti in cerca di una direzione.

 
 

Las brujas de Zugarramurdi recensione del film di Alex De La Iglesia

Las brujas de Zugarramurdi recensioneJosè in compagnia di un gruppo di balordi compie una rapina in un banco di pegni e ruba venticinquemila fedi nuziali. Porta con sé il figlio di appena otto anni, facendolo partecipare attivamente al colpo all’insaputa della moglie, in lotta con lui per l’affidamento del bambino. Ma qualcosa va storto, la rapina si trasforma in una caneficina e Josè, con il figlio, un altro strampalato rapinatore, un ignaro tassista e un ostaggio, fuggono verso il confine francese. Ma nella loro fuga approdano a Zugarramurdi, un piccolo paese popolato da streghe bellicose che non hanno nessuna intenzione di lasciarli andare via.

Las brujas de Zugarramurdi recensione posterDopo Balada triste de trumpeta, film molto personale e apice indiscusso della sua poetica, Alex De La Iglesia torna a realizzare un film più leggero e scanzonato, ma non per questo meno riuscito. La libertà espressiva di cui ormai dispone gli permette di confezionare un piccolo gioiellino che si barcamena disinvoltamente tra generi diversi e che stupisce lo spettatore con continue sorprese e cambi di rotta improvvisi. Si parte con un action-movie rutilante, al cardiopalma, che immediatamente si trasforma in commedia per poi scivolare nell’horror, con punte di puro splatter, ma senza mai perdere di vista significati e riflessioni importanti, disseminate di citazioni colte camuffate sapientemente con elementi pop.

E’ un turbinio di continue invenzioni, a cominciare da Gesù Cristo rapinatore che nasconde un fucile a pompa nella croce, il lercio omino che vive imprigionato sotto al cesso pubblico, le bislacche abitudini goderecce delle streghe, fino ad arrivare ad un sabba infernale rivisitato come un moderno rave  debitore delle pitture nere di Goya e pregno di fondatissime ricerche folkloristiche e antropologiche.

La sceneggiatura è una macchina ben oliata, che scorre disseminando battute a raffica che ironizzano e fanno riflettere sui rapporti tra uomo e donna e tra esseri umani in generale. E quando il discorso sembra farsi troppo serio ecco che arrivano a sorpresa folgoranti sequenze visionarie colme d’azione e trovate strabilianti, personaggi improbabili e creature uscite direttamente da un libro di fiabe. Gli interpreti sono tutti azzeccati e in grande sintonia, in particolare una divertita Carmen Maura e i due protagonisti Hugo Silva e Carolina Bang.

Ne Las brujas de Zugarramurdi si respira l’aria migliore del nuovo cinema iberico, si sente lontano l’eco di Almodovar (suo primo produttore), si intravede nella nebbia l’affabulazione gotica di Del Toro, ma soprattutto si gusta la stupefacente esibizione poetica e stilistica di Alex De La Iglesia.

 
 

Las Azules: trailer del nuovo crime drama in lingua spagnola in arrivo su Apple TV+

Las Azules

Apple TV+ ha svelato oggi le prime immagini di “Las Azules”, il nuovo crime drama in lingua spagnola con un cast e una troupe interamente ispanici guidati dalla candidata all’Ariel Award Bárbara Mori. Ideata dal regista e showrunner Fernando Rovzar e da Pablo Aramendi, la serie farà il suo debutto su Apple TV+ il 31 luglio con i primi due episodi dei dieci totali, seguiti da un episodio a settimana fino al 25 settembre.

Las Azules: trama e cast

Ambientato nel 1970 e ispirato a fatti realmente accaduti, “Las Azules” racconta la storia di quattro donne che sfidano le norme ultraconservatrici dell’epoca e si uniscono alla prima forza di polizia femminile del Messico, per poi scoprire che la loro squadra è una trovata pubblicitaria per distrarre i media da un brutale serial killer. Mentre il numero dei cadaveri aumenta, María (Bárbara Mori), la cui determinazione a catturare l’assassino diventa un’ossessione, Gabina (Amorita Rasgado), il cui padre è un rinomato poliziotto, Ángeles (Ximena Sariñana), una brillante analista di impronte digitali, e Valentina (Natalia Téllez), una giovane ribelle, organizzano un’indagine segreta per riuscire in ciò che nessun agente maschio era stato in grado di fare e consegnare il serial killer alla giustizia. Completano il cast Miguel Rodarte, Leonardo Sbaraglia, Christian Tappan e Horacio García Rojas.

Fernando Rovzar, la candidata all’Emmy Award Wendy Riss, Erica Sanchez Su, Sandra Solares e il vincitore dell’International Emmy Award Billy Rovzar sono produttori esecutivi. La serie è prodotta per Apple TV+ da Lemon Studios.

 
 

Las Azules, il nuovo crime drama in lingua spagnola di Apple TV+

Las Azules

Apple TV+ ha svelato oggi le prime immagini di Las Azules, il nuovo crime drama in lingua spagnola con un cast e una troupe interamente ispanici guidati dalla candidata all’Ariel Award Bárbara Mori (“Perdidos en La Noche”, “La Negociadora”, “La Mujer De Mi Hermano”). Ideata dal regista e showrunner Fernando Rovzar (“Monarca”, “Sr. Ávila”) e dal vincitore dell’International Emmy Award Pablo Aramendi (“Tijuana”, “Los Elegidos”), la serie farà il suo debutto su Apple TV+ il 31 luglio con i primi due episodi dei dieci totali, seguiti da un episodio a settimana fino al 25 settembre.

Ambientato nel 1970 e ispirato a fatti realmente accaduti, Las Azules racconta la storia di quattro donne che sfidano le norme ultraconservatrici dell’epoca e si uniscono alla prima forza di polizia femminile del Messico, per poi scoprire che la loro squadra è una trovata pubblicitaria per distrarre i media da un brutale serial killer. Mentre il numero dei cadaveri aumenta, María (Bárbara Mori), la cui determinazione a catturare l’assassino diventa un’ossessione, Gabina (Amorita Rasgado), il cui padre è un rinomato poliziotto, Ángeles (Ximena Sariñana), una brillante analista di impronte digitali, e Valentina (Natalia Téllez), una giovane ribelle, organizzano un’indagine segreta per riuscire in ciò che nessun agente maschio era stato in grado di fare e consegnare il serial killer alla giustizia.

La serie Las Azules è interpretata da Mori, Sariñana, Téllez, Rasgado, Miguel Rodarte, Leonardo Sbaraglia, Christian Tappan e Horacio García Rojas. 

Fernando Rovzar, la candidata all’Emmy Award Wendy Riss (“Yellowstone”, “Genius”, “The Killing”), Erica Sanchez Su (“Monarca”, “La Venganza de Las Juanas”, “Paramédicos”), Sandra Solares (“Point Break”, “Y Tú Mamá También”, “Instructions Not Included”) e il vincitore dell’International Emmy Award Billy Rovzar (“Monarca”, “Control Z”, “Sr. Ávila”) sono produttori esecutivi. La serie è prodotta per Apple TV+ da Lemon Studios.