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Hannah: recensione del film con Charlotte Rampling

Hannah: recensione del film con Charlotte Rampling

La fine del festival si avvicina inesorabile e oggi alla Mostra del Cinema di Venezia è stato presentato l’ultimo film italiano in concorso del regista Andrea Pallaoro, dal titolo Hannah, con una protagonista d’eccellenza, la bella e talentuosa Charlotte Rampling.

Dopo l’arresto del marito, Hannah (Charlotte Rampling) si ritrova tutta sola in una casa circondata dai suoi ricordi più dolorosi, costretta ad adattarsi alla sua nuova vita. La donna così cerca di riempire le sue giornate con svariate attività, come il corso di recitazione e la piscina, che oltre al lavoro la tengano impegnata e le impediscano di pensare a tutti i suoi problemi, distaccandosi così dalla realtà. Ma ben presto i fantasmi del suo passato torneranno a presentarle un conto assai salato…

Hannah - Andrea Pallaoro

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A cinque anni di distanza dal suo esordio cinematografico con Medeas – film presentato nella sezione Orizzonti a Venezia 70 -, Andrea Pallaoro, italiano di nascita e americano d’adozione, prova stavolta a far breccia nel cuore di pubblico e critica a Venezia 74 con la sua nuova fatica cinematografica, Hannah. Nonostante la sua bellissima opera prima, quello presentato quest’anno in concorso al festival è un film che purtroppo non convince. Si tratta di un dramma psicologico, claustrofobico e forse un po’ pretenzioso, un falso film d’autore che spreca di fatto il talento di una leggenda del cinema come Charlotte Rampling facendola recitare quasi con una mano legata dietro la schiena. La protagonista è evidentemente una donna sofferente che, pur di non abbandonarsi al pianto e alla disperazione, sfogando così tutta la sua frustrazione, preferisce mostrarsi dura e quasi apatica risultando così troppo fredda per il pubblico che non riesce ad entrare in sintonia con il suo personaggio.

Hannah - Andrea Pallaoro

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La camera di Pallaoro segue pedissequamente ogni spostamento di Hannah ma di fatto non fa alcuno sforzo per rendere la storia di questa donna chiara ed appassionante. Tutto è silenzioso e incredibilmente statico, la narrazione è lenta e sembra che l’unico obiettivo del regista sia quello di sfinire il suo pubblico. Niente del passato di Hannah ci viene rivelato ma, facendo attenzione ai pochi indizi concessi da una sceneggiatura già fin troppo scarna, riusciamo a mettere insieme alcuni pezzi di questo confuso puzzle; grazie al ritrovamento di una busta misteriosa – il cui contenuto non verrà mai rivelato – nascosta in casa dal marito, intuiamo che l’arresto del suo consorte potrebbe in effetti essere collegato ai dissapori che la donna ha con il figlio che non le parla e non le permette di vedere il nipote. L’unico accenno di umanità di una Rampling brava ma fin troppo pietrificata nella sua espressione di dolore, è racchiuso infatti proprio in uno sfogo di Hannah che, dopo essere stata cacciata dalla festa del suo nipotino, sembra avere un crollo emotivo improvviso. In quel preciso istante il film sembra quasi intenzionato a prendere una direzione diversa abbandonandosi ad un finale inaspettato e drammatico ma poi ci ripensa, la Rampling si asciuga le lacrime, e torna a vagare solitaria per la città.

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Dopo di noi: ultimo appuntamento in attesa dei premi

Dopo di noi: ultimo appuntamento in attesa dei premi

Giuro che ieri alla festa ci volevo andare davvero. Una volta tanto, che dopotutto, mi son detto, siamo quasi verso la fine e pure se mi distruggo un po’ sticazzi, me lo sono meritato.

Mi ero ingiacchettato e incravattato, spalmato la barba di olio profumato, pettinato i capelli, lucidato gli occhiali, rinfrescato le parti basse. Una specie di Tony Manero lidense, magari meno scattante in pista da ballo ma comunque pronto a folleggiare per tutta la notte. Ovvero dalle 23.00 (orario infausto in cui iniziano le feste qui a Venezia) alle 23.30 (orario infausto in cui mi piglia una cecagna che nemmeno se mi bombo di Rohipnol), ma va bene, ci voglio andare. Davvero.

La festa ha luogo praticamente a Treviso, ma parte una comoda navetta ogni mezz’ora. Che cavolo, mica si può sempre essere asociali. Mi affaccio al balcone. Scroscia che Nicolas Cage la manda. Ma proprio il diluvio, come qui non s’era mai visto né quest’anno né mai. I taxi sono irraggiungibili, lo starting point della navetta che ve lo dico a fà. Mi spiace ragazzi, ho sbagliato tutto. Una volta che ci volevo venire scroscia.

Ecco perché è meglio che non insistete, quando dico ‘no dai, non ce vengo alla festa. È meglio per tutti’. Vado a letto e sogno roba alla Aronofsy, evidentemente il temporale mi turba. Stamattina fatico ad alzarmi dal letto ma ormai siamo sostanzialmente alla fine. Il Lido si svuota come i testicoli di un bufalo dopo l’accoppiamento e sul gran viale che porta all’Excelsior ci siamo solo io, dei portantini sudati e un brachiosauro di plastica, con cui scatta selfie per supplire a quello mancato con Sam Neill, noto protagonista di Jurassic Park che un po’ come Landis ha prestato la sua immagine a tutti, pure ai peggio stracciaculi in giro per questa palude di tristezza, ma non a me. Ma chi se ne frega. Che te ne fai di un selfie con Sam Neill quando hai un fottuto selfie con un fottuto brachiosauro? Al Jurassic Park, come al Lido, si sa, chi è che comanda la Terra.

I film sono finiti e già posso dire che mi porterò nel cuore- oltre ai deliri di Darren Aronofsky, che mi svegliano di notte – l’amore sconfinato tra vecchiacci di Virzì, la spietata crudezza di Clooney e la favola zoofila di Guillermo del Toro. Gli altri me li so già scordati quindi non fate che me chiedete come sono quando torno a Roma perché è come quando esci dall’esame e ti chiedono ‘che ti ha chiesto?’. Non te lo ricordi mai.

Siccome oggi è anche la giornata in cui ci tempestano di comunicati con i premi collaterali dai nomi più buffi e immaginabili possibili, in attesa del gran finale è ora che a dare i nostri attesissimi premi ci pensiamo pure noi. Dobbiamo farlo in maniera compita e professionale, quindi ci ubriacheremo a merda, alla faccia delle coliche.

Ang

Anche io volevo andare alla festa, non che non sia andata alle altre ma ve lo dicevo ieri, io me diverto di più quando c’è Ang. Poi ieri per dire era pure una festa comoda, di quelle che nessuno chiama i servizi segreti per scoprire se la persona che porti con te (è che è visibilmente una persona a modo, che lavora al festival, che ha accredito, e soprattutto dentro ce so 10 stronzi ed è mezzanotte, abbiamo giàccenato e non ambiamo a morì come ne La grande abbuffata) è un tagliagole pagato da qualcuno che entra solo per prendere a mozzarelle de bufala in faccia cantanti neomelodici.

Ma come già raccontato sopra, è successa una cosa nuova: è venuta giù tutta l’acqua del Comune di Roma (e detto tra noi nonostante qua le secchiate non manchino rimane un mistero come la sala stampa a volte oscilli tra l’olezzo di un kebabbaro e l’odore dello zoo safari di Fasano). Ma va bene. Insomma ieri io e Ang ci mandavamo messaggi sul meteo che se ci intercettavano li rivendicava l’ufficio stampa dell’isis come istruzioni strategiche per annegare il Molise, indecisi se rischiare o tagliare. Alla fine abbiamo capito che era meglio andare a dormire che nuotare nel guano più di quanto non si nuoti in questi giorni.

Torniamo al cinema, manca poco per capire come andrà a finire il Festival. Oggi giornata dedicata all’ultimo italiano in concorso, Andrea Pallaoro, che presenta al lido la sua ultima fatica, Hannah. Capiamo dopo 20 minuti anche noi lo sforzo. Lui è un regista italiano che lavora all’estero, che tutti invidiano con livore perché fino a ieri i suoi film li guardava con fatica anche la fidanzata, e oggi si ritrova per magia ad avere Charlotte Rampling nel cast.

Ovviamente tutti, per l’invidia di cui sopra, lo chiamano Palla Oro (aggiungendoci anche un ‘gnè gnè gnè’ di matura disapprovazione) mentre lui sostiene di chiamarsi Pallàoro, con l’accento sulla à. Che è un po’, diciamocelo,  come la storia di ieri di Mastranzo e Mastronzo.

Ma noi gli italiani li amiamo, quindi oltre ai soliti premi che domani la gran giuria autonominata e che non ha nessuna autorità composta da Ang, me, un Marinelli qualsiasi e qualsiasi persona abbia il cognome oscilli tra Mainetti e Manetti, assegnerà i classici premi ai quali siete abituati, il prestigioso premio GCCMNF in primis, l’ ICEFAC assieme alla gran presidentessa di giuria Cristiana Paternò, la Coppa Polpi, il Tardo d’oro, il Collammare e poi ci pensiamo domani in base ai un corposo brief davanti a un paio di Spritz, che finalmente stasera Ang mi farà l’onore di ingurgitare perché calcoli o no, come dice Marilena Vinci, ‘troppa acqua fa ruggine’ . A voi fedeli sedici lettori anticipiamo che a Pallaoro abbiamo deciso di nominare un premio, che ovviamente si chiama Palla d’oro. State con noi, dopo una sbronza professionale vi spoileriamo la lista come se fosse la trama di It.

Loving Pablo: recensione del film con Javier Bardem e Penelope Cruz

Ci aveva già pensato qualche anno fa Andrea Di Stefano con il suo Escobar a raccontare la storia del famoso e temuto Pablo Escobar senza ottenere un grande successo per poi cedere il testimone alla fortunata serie targata Netflix, Narcos, ormai arrivata alla terza stagione, amatissima dal pubblico. Stavolta però è il regista Fernando León de Aranoa a tentare ancora una volta di avvicinarsi alla figura di Pablo Escobar, presentando alla Mostra del Cinema di Venezia il suo ultimo film, Loving Pablo, con Javier Bardem e Penelope Cruz.

Tratto dal romanzo Loving Pablo, Hating Escobar, il film racconta la storia dell’ascesa e del declino del signore del narcotraffico, Pablo Escobar, interpretato da Javier Bardem, dal punto di vista di una delle sue amanti, la più famosa, la giornalista Virginia Vallejo (Penelope Cruz), anche autrice del libro. La storia comincia nel 1983, anno dell’incontro di Virginia e Pablo in un’occasione mondana, data anche dell’inizio della loro lunga e travagliata relazione.

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Partendo dall’interessante punto di vista di Virginia, purtroppo il regista Aranoa non riesce a sviluppare bene la storia trasformando il suo Loving Pablo in una sorta di pessima fiction nazional popolare. Nonostante gli strepitosi Javier Bardem e Penelope Cruz – di nuovo fianco a fianco a quasi dieci anni di distanza da Vicky Cristina Barcelona di Woody Allen -, il film non riesce proprio a spiccare il volo; alla sceneggiatura raffazzonata e poco convincente si aggiunge l’interpretazione quasi macchiettistica in alcuni punti della Cruz che continua, come il suo collega Bardem per tutta la durata del film, a recitare in un inglese dal marcato e fastidioso accento spagnolo. La scelta del bilinguismo di Loving Pablo disorienta e irrita ma non è purtroppo l’unica pecca del film; nella prima parte lo spettatore viene guidato dalla voce narrante di Virginia che, con poche semplici frasi ad affetto, introduce un nuovo capitolo della storia. Tuttavia questo espediente viene poi abbandonato bruscamente quando si avvicina la fine di Pablo e quindi la storia tra lui e Virginia passa in secondo piano, rivoluzionando la struttura iniziale del film.

Loving Pablo - Fernando León de Aranoa

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Tutto è troppo esagerato e sopra le righe, dall’accento della bella Penelope, al suo look eccessivamente volgare, senza dimenticare il trucco di Bardem che, in alcune scene finali, sembra la caricatura di Pablo Escobar. Ma se i protagonisti proprio non riescono a brillare, i personaggi secondari sembrano avere una marcia in più; un esempio lampante è quello di Peter Sarsgaard che, anche se confinato ad un ruolo decisamente marginale come quello dell’Agente Neymar della DEA, riesce comunque ad avere i suoi quindici minuti di gloria e ad essere molto più incisivo della coppia Bardem-Cruz. Nonostante le buone intenzioni di Fernando León de Aranoa e di Javier Bardem – anche produttore per l’occasione – il biopic Loving Pablo risulta un film assai approssimativo, con pesanti problemi alla sceneggiatura e confusionario nella sua messa in scena. Ci dispiace dirlo ma, se davvero siete alla ricerca di un prodotto di qualità che vi racconti la storia di Pablo Escobar, Narcos è ancora la scelta migliore.

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Intervista esclusiva a Michael Caine a Venezia 74

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Intervista esclusiva a Michael Caine a Venezia 74

Abbiamo avuto il piacere e l’onore di intervistare il grande attore Michael Caine. L’attore inglese era a Venezia 74 per presentare MY GENERATION di David Batty, presentato Fuori Concorso alla 74° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.

 

Michael Caine a Venezia 74

MY GENERATION è un vivo e suggestivo racconto personale attraverso gli anni ’60 londinesi narrato dall’icona del cinema Michael Caine. Basato su ricordi e filmati d’archivio mozzafiato, questo documentario vede Caine viaggiare indietro nel tempo per parlare dei gruppi e talenti musicali più significativi della storia (The Beatles, Twiggy, David Bailey, Mary Quant, Rolling Stones, David Hockney e altri nomi stellari).

MY GENERATION – Michael Caine

MY GENERATION utilizza attentamente l’audio interattivo delle conversazioni di Caine con interventi di celebrità – Paul McCartney, Keith Richards, Mary Quant, Marianne Faithfull, e molti altri – mescolate a materiali di archivio inediti per portare lo spettatore nel cuore degli anni Sessanta. MY GENERATION di David Batty verrà distribuito in Italia da I Wonder Pictures.

Natalie Dormer nel trailer italiano di JUKAI: la foresta dei suicidi

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Guarda il trailer di JUKAI: la foresta dei suicidi di Jason Zada con protagonisti Natalie Dormer, Taylor Kinney, Eoin Macken e Stephanie Vogt.

Il film arriverà nelle sale italiane il 28 settembre distribuito da Midnight Factory.

Diretto da da Jason Zada, con Natalie Dormer, protagonista della saga di successo “Il Trono di Spade”, JUKAI: la foresta dei suicidi ha già avuto un grandissimo successo negli Stati Uniti.

Un horror classico, inquietante e diabolico, ambientato nella Foresta dei suicidi realmente esistente alle pendici del Monte Fuji, luogo in cui le cronache locali riportano il maggior numero di suicidi in Giappone.

Flatliners – Linea Mortale: trailer ufficiale italiano

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Flatliners – Linea Mortale: trailer ufficiale italiano

Guarda il trailer ufficiale italiano di Flatliners – Linea Mortale, il film di Niels Arden Oplev con Ellen Page, Diego Luna, Nina Dobrev, James Norton e Kiersey Clemons che debutterà al cinema dal 23 novembre 2017.

In Flatliners – Linea Mortale, cinque studenti di medicina, sperando di farsi un’idea del mistero che si nasconde oltre i confini della vita, si avventurano in un esperimento audace e pericoloso. Interrompendo il proprio cuore per brevi periodi di tempo, ognuno provoca a se stesso un’esperienza di premorte.

Mentre la ricerca diventa sempre più pericolosa, i ragazzi sono costretti ad affrontare i peccati delle loro vite precedenti, oltre a doversela vedere con le conseguenze paranormali causate dallo sconfinamento nell’aldilà.

Flatliners – Linea Mortale

007: tutti i film su Sky Cinema 007

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007: tutti i film su Sky Cinema 007

Tutta la saga completa degli 007, arricchita da immagini, speciali e documentari in prima serata si comincia con VIVI E LASCIA MORIRE sabato 9 settembre alle 21.15 su Sky Cinema 007 (canale 304) E su Sky On Demand una ricca collezione dedicata

Dopo il successo delle passate “edizioni”, da sabato 9 settembre a domenica 8 ottobre Sky Cinema Hits (canale 304) si trasforma in Sky Cinema 007, il canale interamente dedicato alla spia più famosa del mondo, nata dalla penna di Ian Fleming, con tutta la saga completa degli 007, arricchita da contenuti speciali e documentari. Su Sky On Demand sarà inoltre sempre disponibile una ricca collezione dedicata.

Il mio nome è Bond, James Bond”. In attesa del 25esimo film ufficiale della saga, che vedrà nuovamente come protagonista Daniel Craig e che arriverà nelle sale cinematografiche di tutto il mondo nel 2019, il canale 304 torna ad ospitare l’agente segreto con licenza di uccidere, tra Aston Martin, Dom Pérignon, Bond Girls e Martini rigorosamente “agitato, non mescolato”.

Sky Cinema 007 ospiterà tutti i film della saga, dai primi classici come LICENZA DI UCCIDERE e SI VIVE SOLO DUE VOLTE con Sean Connery, passando per LA SPIA CHE MI AMAVA e OCTOPUSSY: OPERAZIONE PIOVRA con Roger Moore e IL DOMANI NON MUORE MAI con Pierce Brosnan, fino ai più recenti QUANTUM OF SOLACE, SKYFALL e SPECTRE con Daniel Craig.

Oltre ai 24 film ufficiali, prodotti da MGM, la programmazione sarà arricchita anche da altri film dedicati all’agente 007, non appartenenti alla serie ufficiale, come JAMES BOND – CASINO ROYALE (1967), MAI DIRE MAI (1983) e il pilota della serie Climax CASINO ROYALE (1954).

Si parte nel weekend di sabato 9 settembre con una maratona dedicata di tutti i film in ordine cronologico e la prima serata, alle 21.15, con VIVI E LASCIA MORIRE, la prima pellicola della saga interpretata da Roger Moore per commemorare la sua recente scomparsa.

Ogni domenica l’appuntamento sarà invece dedicato all’ActorDay, una giornata interamente dedicata alle star più celebri che hanno interpretato l’agente 007. Si parte il 18 settembre (dalle 14.30) con Daniel Craig, il 24 settembre (dalle 11.10) sarà la volta di Sean Connery, mentre l’1 ottobre toccherà a Timothy Dalton e Pierce Brosnan (rispettivamente dalle 12.30 e dalle 17). Per concludere, l’8 ottobre la giornata sarà dedicata a Roger Moore (dalle 10.30).

SKY CINEMA 007 – Da sabato 9 settembre, il canale interamente dedicato a James Bond, con la qualità dell’alta definizione, tutti i film disponibili in italiano e in lingua originale, anche su Sky Go e su Sky On Demand con una ricca collezione.

Venezia 74: Ra Di Martino e Corrado Sassi raccontano Controfigura

Presentato nella sezione Cinema nel Giardino, Controfigura, primo lungometraggio di Ra di Martino, racconta la storia di un attore che aiuta una troupe cinematografica, in fase di scouting location, a strutturare un film che sembra non avere ancora direzione.

Nel film, Filippo Timi e Corrado Sassi interpretano il divo e la sua controfigura, due protagonisti diversi che a modo loro guidano la narrazione. Il film della Di Martino è però un remake di un film del 1968, con Burt Lancaster, un riadattamento che parte da un racconto di John Cheever.

“Il film originale mi colpì perché si trova in un film sbagliato. Lui è un divo in un film che non ha direzione – ha esordito la regista al suo esordio con un minutaggio importante – The Swimmer è sempre stato nei miei pensieri. Poi lavorando a Marrakech, che è una città araba molto turistica, che accetta non solo diversi tipi di turismo, ma anche tante comunità diverse, mi ha incuriosito sia la convivenza sia tutte le piscine che ci sono, Quindi andava bene per il film e mi ha ricordato Los Angeles, con tutte queste architetture variegato. Volevo raccontare la città ma non in modo ovvio. Ho unito il desiderio di un remake di The Swimmer con un racconto originale della città.”

L’intenzione della regista era quella di raccontare anche la città, quindi, ma attraverso un approccio diverso rispetto a quello del documentario, un approccio che permettesse alla storia di entrare nelle case, chiedendo agli abitanti del posto un angolazione particolare. In questo modo è stato possibile sfruttare la storia per offrire uno sguardo complessivo al posto.

La scelta di Timi è stata guidata dalla conoscenza e dalla collaborazione pregressa trai due, inoltre, aggiunge la Di Martino: “Filippo non è mai noioso, anche nei momenti di pausa, e visto che il progetto prevedeva anche una certa mole di backstage, mi è sembrata la persona più adatta per un progetto ibrido.”

Il personaggio di Corrado Sassi è in realtà l’alter ego del protagonista, per stessa ammissione dell’attore, che spiega: “Io sono la parte più nascosta di un personaggio che ha un ruolo più riconosciuto.”

“Ho sentito molto vicino il ruolo – aggiunge – per gli sforzi fisici e mi è sembrato adatto alla mia ricerca dell’irraggiungibile. È una componente sempre presente nella mia ricerca artistica. Il senso di spaesamento del personaggio poi mi appartiene anche nella vita di tutti i giorni.”

La natura anarchica della storia del film è però, a differenza di quello che si può immaginare, un punto di forza della storia. Come racconta Ra Di Martino: “Trovo che sia interessante nona vere una direzione precisa, le cose delimitate non danno apertura, non comprendono errori.”

Per Sassi: “Ho fatto i miei primi tre film con Matteo Garrone, e sono quindi preparato per l’improvvisazione. Anche Matteo non lavorava con uno script preciso ma aveva un’idea di quello che voleva raccontare. Così si può approfittare di quello che succede, degli incontri e delle situazione. Matteo come Ra sembrano non avere un’idea precisa di ciò che vogliono raccontare, ma si capisce che poi c’è una direzione verso cui andare. A me poi piace moltissimo l’improvvisazione.”

Nel cast di Controfigura anche Valeria Golino. Il film esordirà in sala il 13 ottobre, con una proiezione al MAXXI a Roma, mentre sono programmate altre presentazioni al pubblico in cinema e teatri, in Italia, mentre si cerca la strada dei festival all’estero.

Thor Ragnarok: i ‘Revengers’ nel nuovo spot tv

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Thor Ragnarok: i ‘Revengers’ nel nuovo spot tv

Marvel Entertainment ha diffuso un nuovo divertente spot per Thor Ragnarok in cui il nostro eroe propone un nome per la squadra che sta mettendo insieme allo scopo di sconfiggere Hela (Cate Blanchett).

Che ne pensate di ‘Revengers’?

Thor Ragnarok – il trailer italiano

Thor Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.

Nelle new entry invece si annoverano il premio Oscar Cate Blanchett (Blue Jasmine, Cenerentola) nei panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum (Jurassic Park, Independence Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico Grandmaster, Tessa Thompson (Creed, Selma) interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è prevista per il 3 novembre 2017.

La trama di Thor Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi amici Avengers, l’incredibile Hulk.

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Benedict Cumberbatch nel trailer di The Current War

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Benedict Cumberbatch nel trailer di The Current War

È stato diffuso, dal canale Youtube di eOne Films, il primo trailer di The Current War, il biopic su Thomas Edison che vede protagonista Benedict Cumberbatch, alla sua ennesima interpretazione di una figura storico/letteraria brillante.

Nel cast del film ci sono Michael Shannon e Benedict Cumberbatch che interpretano rispettivamente George Westinghouse e Thomas Edison, mentre Nicholas Hoult è Nikola Tesla.

Si tratta di un progetto che sarà prodotto e distribuito da The Weinstein Company. La regia è stata affidata a Alfonso Gomez-Rejon, di cui abbiamo visto lo scorso anno il delizioso Quel fantastico peggior anno della mia vita, mentre la sceneggiatura è firmata da Michael Mitnick.

Benedict Cumberbatch è Thomas Edison in The Current War – foto

Ambientato a partire dal 1880, il film si concentra sulla storica guerra delle correnti elettriche che coinvolse i pionieri del campo George Westinghouse, sostenitore della corrente alternata per il sistema di distribuzione dell’energia, e Thomas Edison, che invece difendeva la maggiore efficienza della corrente continua.

Timur Bekmambetov, che all’inizio era stato preso in considerazione per la regia, produrrà Current War al fianco di Steve ZaillianGarrett Basch.

Assassinio sull’Orient Express: un nuovo banner con tutti i sospettati

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Ecco un nuovo banner di Assassinio sull’Orient Express in cui sono schierati tutti i protagonisti, o meglio i “sospettati” di omicidio nel nuovo adattamento del classico di Agatha Christie. [nggallery id=3120]

Kenneth Branagh non si limita a dirigere il nuovo, omonimo, adattamento per il grande schermo del classico di Agatha Christie, ma sarà impegnato anche nell’interpretazione del celebre investigatore belga Hercule Poirot.

Assassinio sull’Orient Express: il trailer del film di e con Kenneth Branagh

Johnny Depp dovrebbe interpretare Ratchett; Michelle Pfeiffer sarà Mrs. Hubbard. A Daisy Ridley andrà il ruolo di Mary Debenham, mentre Judy Dench incarnerà la Principessa Natalia Dragomiroff. Michael Pena sarà un passeggero cubano di nome Marquez. Willem Dafoe interpreterà il detective Gerhard Hardman. Nel sontuoso cast figurano anche Leslie Odom Jr.Tom BatemanLucy Boynton e Derek Jacobi

Assassinio sull’Orient Express, sceneggiato da Michael Green, è prodotto da Ridley Scott, Simon Kinberg, Mark Gordon e dallo stesso Branagh, insieme a Michael SchaeferAditya Sood e Judy Hofflund. Le riprese del film si sono concluse.

Thor Ragnarok: ecco dove è collocato sulla timeline del MCU

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Thor Ragnarok: ecco dove è collocato sulla timeline del MCU

Il divertente mockumentary che spiega l’assenza del Dio del Tuono da Civil War è, purtroppo, non canonico, ma dal set di Thor Ragnarok, per bocca del produttore Brad Winderbaum, arrivano alcuni dettagli che ci aiutano a collocare il film di Taika Waititi nella timeline del MCU:

“Non è che cinque minuti dopo la fine di Ultron si comincia questo film. Si tratta di un paio di anni dopo gli avvenimenti di quel film… Questo film si ambienta… sapete, è difficile. Nella timeline del MCU, le cose che accadono si sovrappongono a volte, specialmente ora, nella Fase Tre. I film non sono così concatenati come nella Fase Uno, durante la grande settimana di Nick Fury e tutto il resto. Quindi Thor Ragnarok si svolge tra Civil War e Spider-Man Homecoming, approssimativamente lì in mezzo.”

Thor Ragnarok – il trailer italiano

Thor Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.

Nelle new entry invece si annoverano il premio Oscar Cate Blanchett (Blue Jasmine, Cenerentola) nei panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum (Jurassic Park, Independence Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico Grandmaster, Tessa Thompson (Creed, Selma) interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel. La data d’uscita è prevista per il 3 novembre 2017.

La trama di Thor Ragnarok – “In Marvel Studios’ Thor Ragnarok, Thor è imprigionato dall’altro lato dell’universo senza il suo formidabile martello e si trova in una corsa contro il tempo per tornare a Asgard per fermare il Ragnarok, la distruzione della sua casa e la fine della civiltà asgardiana, dalle mani di una nuova e potente minaccia, la spietata Hela. Ma prima deve sopravvivere a una mortale lotta tra gladiatori che lo metterà contro uno dei suoi amici Avengers, l’incredibile Hulk.

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Star Wars Gli Ultimi Jedi: i toni saranno molto più dark

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Nello stesso numero di Empire che ci ha proposto nuove immagini da Star Wars Gli Ultimi Jedi, troviamo delle altre dichiarazioni di John Boyega (Finn) in merito al film, ai suoi toni e a quello che dovremo aspettarci dall’Episodio VII.

L’attore ha dichiarato: “Questo è il secondo film nella trilogia, quindi è facile tracciare parallelismi con L’Impero Colpisce Ancora in termini di toni dark. Scaviamo nei personaggi: li sfidiamo e le cose diventeranno difficili per tutti. Ma non volevo diventasse troppo oscuro. Una delle cose che ho preso da J.J. Ambrams era il senso di divertimento e gioco che è indicativo di Star Wars tanto quanto la famosa battuta ‘Sono tuo padre'”.

Star Wars Gli Ultimi Jediun esclusivo backstage dal D23

La sinossi: “In Star Wars Gli Ultimi Jedi della Lucasfilm, la saga Skywalker continua quando gli eroi de Il Risveglio della Forza si uniscono alle leggende della galassia in un’epica avventura che svelerà i misteri della Forza e le scioccanti rivelazioni del passato risalenti all’Era antica. Star Wars Gli Ultimi Jedi arriverà nei cinema USA il 15 dicembre 2017.”

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FIRST LOOK – Carrie Fisher in Star Wars Gli Ultimi Jedi

Il film sarà diretto da Rian Johnson e arriverà al cinema il 15 dicembre 2017. Il film racconterà le vicende immediatamente successive a Il Risveglio della Forza.

In Star Wars Gli Ultimi Jedi torneranno Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam DriverDaisy RidleyJohn BoyegaOscar IsaacLupita Nyong’oDomhnall Gleeson, Anthony Daniels, Gwendoline Christie e Andy Serkis. Gli altimi attori unitisi al cast sono Benicio Del ToroLaura Dern Kelly Marie Tran.

Thor Ragnarok racconterà il destino di Sif e dei Tre Guerrieri

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Thor Ragnarok racconterà il destino di Sif e dei Tre Guerrieri

In Thor Ragnarok rivedremo sia Lady Sif che i Tre Guerrieri, quattro potenti combattenti che sono stati trai protagonisti dei primi due film sul Dio del Tuono, interpretati da Jaimie Alexander, Ray Stevenson, Tadanobu Asano e Zachary Levi.

Durante la visita sul set, ScreenRant ha intervistato il produttore del film, Brad Winderbaum, che ha spiegato in maniera molto sintetica che il film mostrerà brevemente i quattro personaggi e che conosceremo la loro sorte.

Sembra che non vedremo Sif e i Tre Guerrieri, ma sapremo cosa accadrà loro?

“Questo non è necessariamente vero. E sì.”

Sintetico, come detto, ma chiaro.

Thor Ragnarok – il trailer italiano

Thor Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.

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Mektoub, My Love: Canto Uno recensione del film di Adbellatif Kechiche

Vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel 2013 con l’acclamato film La Vie d’Adele, il regista tunisino Adbellatif Kechiche torna nel circuito dei festival presentando al pubblico della Laguna la sua nuova fatica cinematografica Mektoub, My Love: Canto Uno.

Un giovane scrittore in erba, Amin (Shaïn Boumédine), torna a casa per le vacanze, in visita da Parigi, nel suo paese natale, un piccolo villaggio di pescatori del sud della Francia. Durante tutta l’estate il ragazzo ha l’occasione dei riabbracciare i suoi familiari, i suoi amici più cari e di godere di tutto il divertimento e la spensieratezza di quel piccolo angolo di paradiso.

Mektoub, My Love: Canto Uno - Adbellatif Kechicheleggi anche: Venezia 74: Ammore e Malavita recensione del film dei Manetti Bros.

Dopo l’emozionante La Vie d’Adele, Kechiche si perde tra le bellezza di una Francia selvaggia e serena, dove il tempo sembra essersi fermato, non esiste una sola preoccupazione al mondo e dove splende sempre il sole. Mektoub, My Love: Canto Uno è un film orizzontale, senza colpi di scena, battute d’arresto o accelerate improvvise; è il semplice racconto di un’estate spensierata fatta di mare, risate e tanto divertimento, paradigma della gioavinezza. Il giovane Amin, ‘costretto’ a vivere in una città come Parigi, definita grigia, fredda e tetra, dopo aver mollato la facoltà di medicina per inseguire il sogno di diventare uno scrittore, sembra essere alla disperata ricerca di ispirazione. Attraverso la fotografia sembra riuscire a soddisfare solo in parte le sue esigenze creative ma gli abitanti del suo piccolo paesino gli forniscono costantemente materiale per le sue sceneggiature. Il protagonista di Kechiche è un ragazzo timido e riservato ma affamato di bellezza, elemento predominante del film che pullula di donne giovani e bellissime, sia giovani che mature, che il regista non ha paura di mostrarci in tutto il loro splendore. A turbare però i sogni di Amin è Ophelie (Ophélie Bau), la sua vecchia amica d’infanzia, di cui il ragazzo è chiaramente innamorato ma che ha una tresca con suo cugino Tony (Salim Kechiouche), un don Giovanni senza scrupoli. La ragazza rappresenta, in mezzo a quel mare di carne e sensualità, in concetto stesso dell’eros, tanto caro al regista e protagonista di ogni scena.

Mektoub, My Love: Canto Uno - Adbellatif Kechicheleggi anche: Venezia 74: The Third Murder recensione del film di Kore-Eda Hirokazu

Mektoub, My Love: Canto Uno – primo capitolo, a detta del regista, di una trilogia sulla giovinezza – non è un film particolarmente significativo o interessante poiché non racconta una storia ma è il semplice resoconto di una vacanza estiva di giovane spensieratezza in compagnia di amici, parenti e conoscenti dell’ultimo minuto, una sorta di Spring Breakers tutto europeo. Il pubblico, un po’ come Amin, è lo spettatore passivo del divertimento degli altri che, tentano di convincerlo a partecipare ai festeggiamenti, senza riuscirci. Ma proprio come il ragazzo trae piacere nell’osservare le sue bellissime e formose amiche, straripanti di vitalità, dimenarsi sulla pista dalla ballo come se non avessero un solo problema al mondo, così anche noi non possiamo far altro che stare a guardare, quasi ipnotizzati, quel meraviglioso spettacolo offertoci da Kechiche. La forza di Mektoub è infatti proprio lo stile del regista tunisino che riesce a concretizzare la sua fame di bellezza in un film che diventa un’esperienza sensoriale completa e trascinante, uno spettacolo per gli occhi dal quale è difficile staccarsi.

L’importanza di essere Mastranzo: il ritorno di Ma(i)netti

L’importanza di essere Mastranzo: il ritorno di Ma(i)netti

Anni fa ero in vacanza a Parigi con la mia fidanzata (oggi mia moglie). Eravamo al Musée d’Orsay ad ammirare i quadri degli impressionisti, romanticamente mano nella mano trasportati dalle emozioni che solo l’arte pura sa regalare. A un certo punto entra nella sala un tizio, con la fidanzata. Sono un po’ come noi, ma di molto meno svegli. Si mettono davanti a un quadro, doveva essere ‘Colazione sull’erba’ e lui, riflessivo, e ad alta voce, si pone una delle questioni universali (in italiano): “Ma che differenza c’è tra Manet e Monet?”. Capite? Una domanda che apre una visione del suo sguardo sul mondo. Cosa vuoi rispondere a una domanda del genere, se non che “uno ha il nome con la O, l’altro il nome con la A”?

Per lui era motivo di questione. Era una cosa importante. Non riusciva a considerare che la quasi omonimia fosse casuale. Forse immaginava che fossero lo stesso pittore in due versioni provenienti da due dimensioni parallele, forse che avesse dovuto cambiare nome per qualche motivo, come quel tipo che si chiamava “Felice Mastronzo” e dovette cambiare il nome in “Mastranzo”, anche se gli amici gli mandarono poi biglietti con su scritto “per noi rimani sempre Mastronzo”. Ma ancora più risolutiva fu la risposta della fidanzata: “Che uno è impressionista e l’altro no”. Sbagliata, ovviamente, ma affascinante. Come se il cambio di una vocale nel cognome potesse dettare le regole di uno stile pittorico. Li abbiamo presi per il culo per settimane e ogni tanto ancora lo facciamo. Ma la vita insegna che quello che semini prima o poi lo raccogli, quindi ieri sono stato punito per tutta la mia ridanciana attività contro l’ignoto avventore dell’Orsay. Si fa tanto parlare di rinascita del cinema di genere in Italia, e sti cazzo di registi di genere si chiamano tutti nello stesso modo. Mainetti, Manetti, Minetti. Ah, no. La Minetti è la cantante cieca, ma in finale sticazzi, al giorno d’oggi se fai cinema di genere in Italia poi fà il regista pure se sei cieco, basta che ci metti Giampaolo Morelli, Alessandro Borghi, Claudio Santamaria o Luca Marinelli, il film ha successo pure se li riprendi dalla cintola in giù, forse anche di più.

Comunque, qui al Lido c’erano sia Gabriele Mainetti – noto per Lo chiamavano Jeeg robot ma qui presente per aver prodotto un corto di Claudio Santamaria come regista. Guardacaso proprio Claudio Santamaria – che i Manetti Bros., che invece come vi dicevo ieri portavano il loro film, Ammore e Malavita, con Giampalo Morelli, guardacaso proprio Giampaolo Morelli. Anyway, cosciente dei miei limiti, per tutta la giornata mi sono ripetuto: “Stai seguendo i Manetti, non scrivere Mainetti. Stai seguendo i Manetti, non scrivere Mainetti. Stai seguendo i Manetti, non scrivere Mainetti. Stai seguendo i Manetti, non scrivere Mainetti” come se fosse un mantra. L’ho detto anche in redazione: “Oh ragà, è pazzesco. Mi confondo sempre tra i Manetti e Mainetti, non trovate sia buffo?”. Tutti a ridere. Purtroppo qualcuno ha nominato Gabriele Mainetti mentre stavo concludendo il pezzo e scrivendo il titolo.

Indovinate chi ha fatto passare il titolo ‘Mainetti Bros. e il musical napoletano’ in ogni dove, sul sito, nella newsletter, sui social media, ovunque? E indovinate chi ha bestemmiato la sera tardi, quando se ne è accorto? La verità è che stiamo quasi in chiusura e stiamo tutti cotti, infatti – a parte me – non se ne è accorto quasi nessuno. Probabilmente nemmeno Manetti, i Mainetti, la Minetti, Manet, Monet, Morelli, Marinelli, Mastranzo, Mastronzo, Santamaria e Borghi che ieri sono andati alla festa del film tutti insieme e poi a fare il puttantour del Lido mentre io sono rimasto a casa a crogiolarmi nella vergogna e nello scempio. Non è vero, in realtà ho pensato ‘sticazzi’. Sono rimasto a casa perché avevo voglia – e come vedete, bisogno – di dormire, anche perché oggi devo essere bello e in forma per un evento importante. Presento infatti (spot mode on) il libro ‘Heroes: i piccoli protagonisti degli anni ‘80’ di Chiara Guida (spot mode off). Se siete dei frequentatori abituali di Cinefilos il nome dell’autrice non vi suonerà nuovo, essendo lei uno dei due capi di questa meraviglioso e sfavillante carrozzone. Dicono che Abdellatif Kechiche abbia presentato un film pieno de fregna e de culi – che strano, lui che ha vinto la Palma d’oro a Cannes praticamente con un porno – ma io dovevo prepararmi le domande e quindi nada. Lo recupererò più avanti, magari solo le scene salienti. Vi saluto e vado a farmi intelligente, che più bello di così non posso.

Ang

Sono per l’appunto di ritorno dalla presentazione del libro della nostra cara responsabile editoriale, si Chiara, quella che ce vo’ talmente bene che non ci censura manco quando parliamo di culi e di Marinelli nello stesso post. La presentazione è andata molto bene, anche perché il libro che è bellissimo, è venuta moltissima gente, anzi alla fine eravamo pure troppi, nel senso che senza accorgercene, mentre Chiara e Ang erano alle prese con le domande del pubblico il buffet era stato preso d’assalto da una combriccola de crucchi che ha iniziato a sbocciare pensando che fosse aperto a tutti, e alla fine pareva ‘na festa di Toni Servillo. Io ero un po’ stravolta, come fai non esserlo quando passi la giornata in sala a vedere film e poi ti trascinano a feste assurde in cui la musica è la stessa dei corsi di aerobica che fai in palestra, per cui dopo cinque minuti in cui ancheggi non gliela puoi fare, e ti viene naturale iniziare a fare la stessa sequenza di squat che fai col trainer a tempo di musica, solo che tu sei in pista, in mezzo a gente improponibile.

In più vorrei aggiungere la mia ansia da prestazione legata alla presenza nel locale della festa di Luca Tommassini, noto coreografo ormai di fama internazionale che ha lavorato coi più grandi, per dirvi persone del calibro di Madonna e Rihanna. Io, che sono nota per avere alcune passioni scultissime, appena l’ho visto in pista (è l’autore delle coreografie del film dei Mainetti, Marinelli, Manet… Manetti, imbecille!) ho iniziato a sentirmi male. Mi sono venute le allucinazioni, ho iniziato a vedere apparizioni di Beyoncé e mi sanguinavano glitter dagli occhi. Per cui ho pensato che o dovevo farmi un selfie con lui o dovevo dargli prova della mia immensa bravura dance. Perché diciamocelo, sto lavorando sui movimenti di Shakira essendo costretta per motivi che ora non sto qui a dirvi a seguire un umiliante corso de Zumbademmerda, ma sulla dance, ehi, non ne ho per nessuno. Così ho improvvisato qualche coreografia anni ’90 in pista, ma mentre mi dimenavo col mio solito partner Fantasia mi sono resa conto con la coda dell’occhio che Tommassini era più interessato al buffet che al mio Moonwalk.

Così, umiliata, ho ripiegato sul gin tonic, tornando a casa su una navetta col logo Ammore e Malavita che me sembrava la definizione sul dizionario della mia, di vita. Ammore per il cinema e Malavita alcolica. Ora tutto questo spiegone era solo per dirvi che oggi ci sono volute ore dal truccatore per avere un viso che non sembrasse un angelo caduto dal cielo de faccia, e con le bombe a mano nella capoccia sono andata alla presentazione del libro delle persone a cui tengo di più in questa landa disperata. Nonostante il mio orgoglio amicale, il mio atteggiarmi a ‘ehi, sono miei amici questi fantastici ragazzi che parlano così bene di cinema’, sono riuscita a fare demmerda i primi 10 secondi di diretta Facebook, perché va bene che lavoro col digitale, va bene che so smanettona, ma io dirette Facebook raramente le uso, anche perché con gli stalker alla frutta che me ritrovo avrei seri problemi a geolocalizzarmi così, a cuor leggero. Insomma approfitto di questo spazio per chiedere scusa ai video spettatori, e dire grazie a quel fantastico uomo che mi ha imbruttito, facendomi sentire una cretina digitale mi hai permesso di riprendermi da quella botta di inerzia che ti fa trascinare tra un martedì e un mercoledì come se fosse un lunedì, e sono tornata in me.

Chiudo con una palese marchetta nei confronti di chi mi ospita in questo spazio virtuale (Chiara cazzo non censurarmi), nonché migliore amica che si possa avere. Comprate il libro, fatevi un bellissimo regalo (disponibile dall’8 settembre a questo link).

Il colore nascosto delle cose: recensione del film

Il colore nascosto delle cose: recensione del film

Una storia d’amore diversa e delicata è al centro del nuovo film di Silvio Soldini, realizzato a diversi anni di distanza dal suo ultimo lavoro Il Comandante e la cicogna (2012).

Il colore nascosto delle cose racconta la storia di Teo, un creativo pubblicitario quarantenne, donnaiolo e scapestrato. Teo  è completamente preso dal suo lavoro e vive una relazione vaga e stanca con una donna che vorrebbe da lui delle certezze in più. Come se non bastasse ha un amante e sempre uno sguardo pronto per nuove eventuali avventure. Un giorno conosce per caso Emma, una grintosa quanto tenera osteopata che ha perso la vista all’età di sedici anni e dopo infinite difficoltà per accettare la drammatica situazione e se stessa è riuscita a costruirsi una vita normale. Teo, quasi per gioco, si innamora di Emma, entrando prepotentemente nella sua vita, senza curarsi troppo dei suoi sentimenti e delle conseguenze che ne potrebbero derivare.

Silvio Soldini dice che aveva da tempo l’idea di lavorare sul tema dei non vedenti, soprattutto dopo aver girato un documentario intitolato Per altri occhi. Durante la realizzazione di questo progetto ha avuto modo di scoprire persone piene di vita e di estrema ironia, rimanendo stupito ed entrando in un mondo sconosciuto che non si aspettava minimamente.

Il colore nascosto delle coseHa constatato che, nonostante il loro handicap, le persone non vedenti lavorano, fanno sport, viaggiano, fruiscono di film e di cose che nell’immaginario comune sono godibili solamente di chi può vedere. Soldini afferma “Mi sono poi reso conto che al cinema non avevo mai visto niente di tutto ciò, che i ciechi erano spesso dipinti in modo drammatico, scontato, o con dei quasi super-poteri. Così ho deciso di filmare una storia d’amore con una non vedente come accade nella vita. Raccontare l’incontro tra due mondi lontanissimi, di un uomo che cambia, del coraggio di affrontare la vita, con leggerezza e profondità. E raccontare Emma e Teo come fossero due di noi, due persone amiche”.

I due protagonisti sono interpretati da Adriano Giannini e Valeria Golino. Entrambi molto bravi e perfettamente calibrati. Ma un plauso va sicuramente a lei, per essere riuscita a restituire sullo schermo la vita di tutti i giorni di una persona priva della vista, attraverso piccoli gesti, espressioni quasi impercettibili, microscopiche gaffe, alternando dolcezza e caparbietà, incertezza e sensualità.

Quello che si potrebbe obiettare è forse l’ovvietà di alcuni snodi narrativi e una costruzione un po’ stereotipata della trama, che porta purtroppo a intuire fin dalle prime battute come si concluderà la storia. Inoltre stride un’eccessiva caratterizzazione negativa del personaggio maschile. Nonostante questo, Il colore nascosto delle cose è un film garbato, che affronta il problema della diversità da handicap, in maniera non scontata e soprattutto mai lacrimevole.

Aladdin: iniziano le riprese, ecco il cast al completo

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Aladdin: iniziano le riprese, ecco il cast al completo

Sono ufficialmente iniziate le riprese Aladdin, il nuovo film live action targato Walt Disney Pictures che sarà diretto da Guy Ritchie e basata sull’omonimo film d’animazione.

Inoltre l’attore Will Smith ha diffuso la prima foto dal set che lo ritrae al fianco di altri interpreti Mena Massoud che sarà Aladdin, Naomi Scott che sarà Jasmine e Marwan Kenzari che sarà Jafar.

 

Nel cast del nuovo Aladdin anche Navid Negahban (Homeland) che interpreterà il Sultano.

Aladdin vinse due premio Oscar, per la colonna sonora e per la canzone originale “A whole new world”.

Aladdin

Dan Lin che ha prodotto i due film su Sherlock Holmes per la Warner Bros, produrrà anche Aladdin con la sua Lin Pictures company mentre Jonathan Eirich sarà il produttore esecutivo. La sceneggiatura del live-action è stata scritta da John August.

Il film d’animazione originale del 1992 raccontava di un giovane straccione che trova un genio intrappolato in una lampada e coglie l’opportunità fortunata per mettere in mostra le sue straordinarie doti umane e conquistare il cuore di una bella principessa, non senza affrontare prima un temibile nemico. Il genio, nella versione originale, venne doppiato dall’inarrivabile Robin Williams, mentre nel doppiaggio italiano il compianto attore venne sostituito dal bravissimo Gigi Proietti.

Penelope Cruz e Javier Bardem: i sovrani di Spagna sul red carpet di Venezia 74

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Coppia super sexy nella vita, Penelope Cruz e Javier Bardem hanno presentato Fuori Concorso a Venezia 74 Loving Pablo, una ricostruzione, l’ennesima, della straordinaria e fuorilegge vita di Pablo Escobar.

Di seguito le immagini dal red carpet del film:

Il Festival di Venezia 2017 si svolge al Lido dal 30 agosto al 9 settembre.

Segui il nostro speciale di Venezia 74

Heath Ledger come Joker in una clip inedita dal documentario

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Heath Ledger come Joker in una clip inedita dal documentario

E’ stata diffusa una clip inedita del documentario I Am Heath Ledger, nel quale possiamo ammirare l’attore come Joker durante la lavorazione di The Dark Knight di Christopher Nolan

La clip del documentario racconta di quando l’agente di Ledger ha ricevuto la chiamata che confermava che l’attore avrebbe interpretato Joker nel prossimo film di Christopher Nolan. Il coach di Ledger e gli amici parlano della sua trasformazione nel Joker. 

https://www.youtube.com/watch?v=WGB7ONwzxng&feature=youtu.be

Heath Ledger come The JokerGUARDA ANCHE:I Am Heath Ledger: il trailer del documentario sul compianto attore

Star Wars Gli Ultimi Jedi: nuovi scatti di Luke e Snoke

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Star Wars Gli Ultimi Jedi: nuovi scatti di Luke e Snoke

Arrivano tre foto inedite dall’atteso Star Wars Gli Ultimi Jedi, il sequel del film di successo di JJ Abrams che sarà diretto da Rian Johnson. Nelle nuove immagini Luke, il Leader Supremo Snoke e Finn Rose

La sinossi: “In Star Wars Gli Ultimi Jedi della Lucasfilm, la saga Skywalker continua quando gli eroi de Il Risveglio della Forza si uniscono alle leggende della galassia in un’epica avventura che svelerà i misteri della Forza e le scioccanti rivelazioni del passato risalenti all’Era antica. Star Wars Gli Ultimi Jedi arriverà nei cinema USA il 15 dicembre 2017.”

CORRELATI:

FIRST LOOK – Carrie Fisher in Star Wars Gli Ultimi Jedi

Il film sarà diretto da Rian Johnson e arriverà al cinema il 15 dicembre 2017. Il film racconterà le vicende immediatamente successive a Il Risveglio della Forza.

In Star Wars Gli Ultimi Jedi torneranno Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam DriverDaisy RidleyJohn BoyegaOscar IsaacLupita Nyong’oDomhnall Gleeson, Anthony Daniels, Gwendoline Christie e Andy Serkis. Gli ultimi attori unitisi al cast sono Benicio Del ToroLaura Dern Kelly Marie Tran.

Suicide Squad 2: annunciato regista e sceneggiatore

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Suicide Squad 2: annunciato regista e sceneggiatore

La Warner Bros dopo mesi di trattative ha finalmente annunciato il regista e sceneggiatore che darà vita a Suicide Squad 2, l’annunciato sequel del film campione d’incassi del 2016.

A prendere l’eredità di David Ayer in Suicide Squad 2 sarà il regista e sceneggiatore Gavin O’Connor, che ha già diretto per la Warner Bros The Accountant, oltre ad aver diretto anche film di successo come Warrior e Pride and Glory.

Suicide Squad che ha debuttato nel DC Extended Universe l’estate scorsa  ha introdotto molti noti cattivi della DC che hanno da subito conquistato i fan, come Deadshot (Will Smith), Harley Quinn (Margot Robbie), Captain Boomerang (Jai Courtney) e Joker (Jared Leto).

Dalle ultime notizie lo Studios stava accelerando lo sviluppo del film e questa notizia oggi conferma la volontà della WB di avere un sequel del film al più presto nelle sale. Inoltre Variety riferisce che Warner Bros. spera che il film inizia la produzione entro la fine del 2017, se così fosse il film potrebbe essere potenzialmente pronto per una data di uscita nel 2019/2020.

Suicide Squad 2

Il casting per il regista aveva coinvolto oltre a O’Connor i nomi del calibro di  con Mel Gibson (Hacksaw Ridge),  Jaume Collet-Serra ( Le Shallows ), Jonathan Levine (Warm Bodies) e Daniel Espinosa (Safe House). Al momento il regista stava lavorando allo sviluppo del sequel di The Accountant con Ben Affleck, ma ora è probabile che quel progetto passi in secondo piano.

Alla Warner Bros c’è grande fermento per il DC Extended Universe. Infatti sono in sviluppo molti film tra cui un film sulle origini del Joker separato dall’Universo principale, oltre all’annunciato Gotham City Sirens che dovrebbe sostituire. In cantiere sono anche i film su Flash Point con Ezna Miller. The Batman vedrà protagonista Ben Affleck nuovamente nei panni di Bruce Wayne e sarà diretto dall’acclamato regista Matt Reeves. Nel cast ritorneranno Geremy Irons nei panni di Alfed e J.K. Simmons in quello del Detective Gordon. Wonder Woman 2, Green Lanter Corps e Batgirl che sarà diretto da Joss Whedon.

In Suicide Squad 2 dovrebbero ritornare Deadshot (Will Smith), Harley Quinn (Margot Robbie), Captain Boomerang (Jai Courtney) e Joker (Jared Leto).

The Sweet Life Society firmano la colonna sonora di Brutti e Cattivi

Nuovo e importante progetto cinematografico per i  THE SWEET LIFE SOCIETY la band guidata da Gabriele Concas e Matteo Marini, uno dei pochi esempi di musica italiana da esportazione che ha suonato nei più famosi festival inglesi – Glastonbury, Eurosonic, Bestival, Lovebox, Wilderness, Latitude Boomtown. 

Il 7 settembre saranno alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti con la soundtrack originale di Brutti e Cattivi (musiche di Gabriele Concas e Matteo Marini, edizioni CAM/Gruppo Sugar e BMG Rights Management),  film di debutto di Cosimo Gomez, con un cast di culto, da Claudio Santamaria a Marco D’Amore.  Fa inoltre parte della colonna sonora anche l’opera “Taggato dal Signore”, composta dallo stesso regista del film Cosimo Gomez. 

Da anni Gabriele Concas e Matteo Marini, oltre a girare l’Europa, gli Stati Uniti e il Canada con i loro concerti, sono attivi nel campo della produzione musicale con esperienze che vanno dal cinema, al teatro, alla pubblicità. L’uscita del loro prossimo album è invece prevista per l’inizio del 2018.

Il 7 settembre dalle 22.30 i “The Sweet Life Society” saranno live a Venezia Lido al Pachuka.  L’8 settembre alle ore 22, durante la 74 Mostra del Cinema di venezia Kino Venice Nights organizza nel bellissimo scenario del Lido, Riva di Corinto sulla barca Edipo Re che fu di Pier Paolo Pasolini, Brutti e Cattivi incontro con Cosimo Gomez e concerto live di “The Sweet Life Society”, autori delle musiche del film.

Blade Runner 2049: il corto “2036: Nexus Dawn” con Jared Leto

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Blade Runner 2049: il corto “2036: Nexus Dawn” con Jared Leto

Columbia Pictures & Sony Pictures hanno diffuso il cortoª “2036: NEXUS DAWN” con JARED LETO di Blade Runner 2049, il sequel del capolavoro di Ridley Scott diretto da Denis Villeneuve, regista di Sicario e Arrival prodotto dallo stesso Ridley Scott con  Ryan Gosling, Harrison Ford, Robin Wright, Mackenzie Davis, Dave Bautista e il premio Oscar Jared Leto.

Blade Runner 2049le nuove foto dal film

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Di seguito la prima sinossi del film: “Trent’anni dopo gli eventi del primo film, un nuovo blade runner, l’Agente LAPD K (Ryan Gosling), dissotterra un segreto a lungo sepolto che potrebbe avere il potere di gettare nel caos quello che è rimasto della società. La scoperta di K lo guida in una ricerca con lo scopo di trovare Rick Deckard (Harrison Ford), un ex blade runner della LAPD che è rimasto nasconsot per 30 anni.”

Blade Runner 2049Ryan Gosling annuncia il contest per la visita al set

In Blade Runner 2049 protagonisti sono Ryan Gosling, Harrison Ford, Robin Wright, Ana de Armas, Sylvia Hoeks, Carla Juri, Mackenzie Davis, Barkhad Abdi, Dave Bautista, David Dastmalchian, Lennie JamesHiam Abbass e Jared Leto.

La sceneggiatura del sequel, ambientato diverse decadi dopo l’originale pellicola del 1982, è affidata a Hampton Francher e Michael Green e segue la storia originale scritta da Francher e David Peoples basata sul romanzo di Philip K. Dick Il Cacciatore di Androidi.

Produttori esecutivi del film sono Frank Giustra e Tim Gamble, CEO di Thunderbird Film. Lo stesso Ridley Scott sarà produttore esecutivo della pellicola così come Bill Carraro.

Ammore e Malavita: recensione del film dei Manetti Bros.

Ammore e Malavita: recensione del film dei Manetti Bros.

Tre anni fa i Manetti Bros. Avevano stregato pubblico e critica alla Festa del Cinema di Roma con Song’ e Napule e stavolta sono decisi a conquistare la Laguna. E’ stato presentato oggi il loro nuovo film, Ammore e Malavita, che sembra già aver fatto strage di cuori.

La storia si svolge come sempre nella bella città di Napoli dove il boss Don Vincenzo, dopo aver subito un’aggressione, sembra deciso a ritirarsi dagli affari insieme a sua moglie e a lasciare tutte le sue attività in gestione ai suoi body guard, Ciro e Rosario. La banda decide così di inscenare la morte del boss ma qualcosa nel loro piano va storto…

Conosciuti e amati dal pubblico per la famosa serie tv L’ispettore Coliandro e per il già citato Song’ e Napule, che ha avuto un grande successo, Antonio e Marco Manetti provano a fare il bis portando il loro film pop e di genere in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia sperando di riuscire a sbaragliare l’ingombrante concorrenza e fare breccia nel cuore dei giurati.

Ammore e Malavita, il film

Il boss della malavita napoletana Don Vincenzo (Carlo Buccirosso), detto “o’ re do pesce”, dopo essere sopravvissuto quasi per miracolo ad un agguato, è deciso ad ‘abdicare’ al suo trono e a lasciare tutto in gestione alle sue Tigri, le temibili guardie del corpo, Rosario (Raiz) e Ciro (Giampaolo Morelli). Ma per uscire di scena ha bisogno di un piano strategico che gli viene fornito da sua moglie Maria (Claudia Gerini), piano che purtroppo andrà a gambe all’aria a causa dell’intromissione di Fatima (Serena Rossi), un’infermiera che si trovava al posto sbagliato e al momento sbagliato.

I Manetti Bros. fanno il pieno di applausi qui a Venezia 74 con l’attesissimo Ammore e Malavita, arruolando lo stesso meraviglioso cast di attori – più qualche new entry – e presentando al festival un nuovo ed irresistibile film destinato a diventare un vero e proprio cult. Un po’ gangster movie e un un po’ action, la nuova fatica cinematografica dei fratelli Marco e Antonio sembra stavolta avere una marcia in più; mentre nel precedente Song’ e Napule si parlava solo di musica, nel caso di Ammore e Malavita si tratta di un musical a tutti gli effetti.

Le musiche originali di Pivio & Aldo De Scalzi e le liriche del cantautore Nelson – vincitore nel 2014 del David di Donatello per la canzone A’ Verità, scritta a quattro mani con Franco Ricciardi -, sostituiscono di fatto le battute dei personaggi che, cantando, rendono la storia molto più fresca e scorrevole. Ancora una volta dunque i Manetti ci raccontano di Napoli e della sua malavita in maniera del tutto originale e irresistibilmente verace; i dialoghi sono pieni di battute brillanti e le canzoni, in pieno stile neomelodico, sono a dir poco travolgenti e trasformano il film in una sorta di moderna sceneggiata napoletana. Non passa infatti inosservata la presenza del grande Pino Mauro, cantante partenopeo con una grande tradizione musicale alle spalle.

Ammore e Malavita - Manetti Bros.

Ottima prima prova anche di Raiz, all’anagrafe Gennaro Della Volpe, cantante degli Almamegretta dal 1991, perfetto nella parte del killer del boss, uno dei personaggi più oscuri del film. Ad un incredibile Carlo Buccirosso – che potrebbe anche arrivare a competere per la Coppa Volpi – si affianca inoltre una straordinaria Claudia Gerini che, dopo lo splendido film tv diretto da Lina Wertmüller dal titolo Francesca e Nunziata del 2002, torna a recitare in un perfetto dialetto napoletano con una tale disinvoltura da far quasi dimenticare le sue origini romane.

E come non citare il sempre affascinante Giampaolo Morelli che stavolta, svestiti i panni dell’esuberante Lollo Love, si trasforma in una sorta di killer sociopatico, con l’agilità di un ninja e la forza di un soldato, capace di far fuori un plotone di sicari armati fino ai denti in pochi secondi. Non possiamo dimenticare ovviamente la bella Serena Rossi, protagonista di una delle scene più epiche del film; nonostante la colonna sonora sia completamente originale, per la scena in questione i registi hanno pensato di adattare un testo inedito in napoletano alla melodia di What a Feeling, da Flashdance, canzone che segna l’incontro tra Ciro e Fatima, i due amanti sfortunati del film.

Ammore e Malavita è un’opera straordinaria, un film che parla di camorra ma che rema contro la corrente del ‘gomorrismo’, un piccolo capolavoro di genere che vi farà ridere ed emozionare, cantare e ballare come se non ci fosse un domani e pianificare una vacanza nella bella Napoli.

Edgar Wright intervista: Baby Driver, il cast, la musica e il futuro

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Ultima tappa di un tour mondiale che lo ha portato in tutti gli angoli del Pianeta, Edgar Wright arriva a Roma per promuovere il suo ultimo film, Baby Driver – il genio della fuga, maggior successo al botteghino per il regista inglese e ritorno al cinema dopo la difficile esperienza con Ant-Man e con la Marvel.

Ecco la nostra intervista:

 

Leggi la recensione di Baby Driver – il genio della fuga di Edgar Wright

Il film arriverà il 7 settembre nei cinema italiani e vede protagonisti Ansel Elgort, Kevin Spacey, Lily James, Jon Bernthal, Eiza González, Jon Hamm e Jamie Foxx.

Trama: La storia ruota attorno a un pilota che si presta a fughe criminali e che si affida al ritmo della sua musica preferita per essere il migliore nel campo. Costretto a lavorare per un boss, il ragazzo dovrà prestarsi ad una rapina destinata al fallimento che metterà a rischio la sua vita, il suo amore e la sua libertà. La vicenda è in parte ispirata al video musicale “Blue Song” della band Mint Royale, che Wright diresse nel 2003.

Baby Driver: il nuovo trailer del film di Edgar Wright

Ammore e Malavita: il trailer del film dei Manetti Bros

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Ammore e Malavita: il trailer del film dei Manetti Bros

 

LaÈ stato presentato in Concorso nella selezione ufficiale della 74° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, Ammore e Malavita, il nuovo film dei Manetti Bros.

Di seguito potete vedere il primo trailer del film che arriverà in sala il prossimo 5 ottobre. Nel cast del film Giampaolo Morelli, Serena Rossi, Claudia Gerini, Carlo BuccirossoRaiz.

La trama di Ammore e Malavita

Napoli. Ciro (Giampaolo Morelli) è un temuto killer. Insieme a Rosario (Raiz) è una delle due “tigri” al servizio di don Vincenzo (Carlo Buccirosso), “o’ re do pesce”, e della sua astuta moglie, donna Maria (Claudia Gerini). Fatima (Serena Rossi) è una sognatrice, una giovane infermiera. Due mondi in apparenza così distanti, ma destinati a incontrarsi, di nuovo.

Una notte Fatima si trova nel posto sbagliato nel momento sbagliato. A Ciro viene dato l’incarico di sbarazzarsi di quella ragazza che ha visto troppo. Ma le cose non vanno come previsto. I due si trovano faccia a faccia, si riconoscono e riscoprono, l’uno nell’altra, l’amore mai dimenticato della loro adolescenza.

Per Ciro c’è una sola soluzione: tradire don Vincenzo e donna Maria e uccidere chi li vuole uccidere. Nessuno può fermare l’amore. Inizia così una lotta senza quartiere tra gli splendidi scenari dei vicoli di Napoli e il mare del golfo. Tra musica e azione, amore e pallottole.

Venezia 74: James Jean, il volto nascosto di Mother! e The Shape of Water

Da qualche giorno al Lido di Venezia campeggiano meravigliosamente delle immagini che vanno oltre la mera pubblicizzazione commerciale di un film. Per un’inusuale coincidenza, sono state realizzate dallo stesso artista, per lanciare due dei titoli più forti e discussi in concorso alla Mostra d’Arte Cinematografica: The Shape of Water di Guillermo del Toro e Mother! di Darren Aronofsky.

L’autore è un bravissimo, quanto originale, pittore e illustratore Taiwanese, James Jean.

James Jean nasce a Taipei nel 1979. Si trasferisce negli USA, dove studia e si diploma presso la School of Visual Arts di New York nel 2001. Poi comincia a imporsi realizzando copertine per le pubblicazioni della DC Comics

raccogliendo sette premi Eisner, tre premi Harvey consecutivi, due medaglie d’oro e una d’argento dalla Society of Illustrators of Los Angeles e una medaglia d’oro dalla Society of Illustrators of New York. Lavora anche in campo pubblicitario per clienti prestigiosi, come:  Time Magazine, The New York Times, Rolling Stone, Playboy, e Prada. Realizza le copertine per la serie di fumetti Fables e The Umbrella Academy, vincendo sei premi Eisner come “Best Cover Artist“.

Realizza inoltre copertine per album musicali, come The Black Parade di My Chemical Romance, del 2006.

Poi nel 2008 James Jean decide di ritirarsi dai progetti commerciali per concentrarsi solamente sulla pittura e incarichi che rappresentino il suo estro espressivo. Evidentemente i film di Del Toro e Aronofsky erano tra questi.

Dirty Dancing: dove andiamo non ci servono strade

Dirty Dancing: dove andiamo non ci servono strade

Varie volte, in questo spazio e in altri, ho spiegato perché spesso marino le feste durante i festival. Ho detto ‘marino’? Davvero? Deve essere la stanchezza. Intendevo dire ‘piscio le feste’. I soliti: c’ho mal de panza, c’ho sonno c’ho fame, sono stanco e di solito non ho l’invito – grazie ar cazzo, non ce vado mai. Te credo che non mi invitano – il che non sarebbe un problema perché tanto mendicando da una parte all’altra a entrare si riesce. Solo che se dovevo andare a fare il mendicante me mettevo all’angoletto della fermata Vittorio Emanuele e facevo pure più soldi che a venì ai Festival. Tra l’altro, una delle poche cose che mi piace fare alle feste, non essendo un buon ballerino e non volendo perdere la voce per fare rapporti di pubbliche relazioni urlando come un’aquila per sovrastare la musica demmerda che di solito mettono, è ubriacarmi come un marinaio marsigliese, e visto come sto messo coi reni, meglio evitare.

Ieri sera però avevo pensato di affacciarmi alla festa dei ‘Ciak,’ giusto perché ogni tanto vedano che questa faccia dietro alle cazzate che scrivo esiste davvero. Quasi ero pronto a uscire, quando purtroppo mi hanno colto delle gravi allucinazioni che manco Leonardo di Caprio quando si faceva di Quaalude in The Wolf of Wall Street.

venezia 74Mi metto un attimo in balcone, che devo dire la vista della casa che ho qui al Lido non è niente male, dà direttamente su uno dei canali principali – per cui occhio che vi sento, quando parlate male dei colleghi tornando a casa a tarda notte ubriachi come merde, voi non mi vedete ma io, dal balcone, sì – in cerca di ispirazione. Magari mi viene voglia di uscire, hai visto mai.

M’accendo un sigaro. E vedo una barca passare. E che sarà mai una barca al Lido, direte voi. Solo che non è una barca normale. È un’automobile. Con un motore per barca attaccato, che bellamente se ne va in giro sull’acque alla faccia del ‘dove stiamo andando non c’è bisogno di strade’ di zemeckisiana memoria. Sgrano un paio di volte gli occhi, me li stropiccio. E niente. La visione non scompare. Anche abbastanza preoccupato penso che le traveggole mi vengano dall’abuso di Toradol o da una sempre più presente stanchezza (e del resto, oggi si fa il giro di boa della ‘settimana che siamo qui’, ci sta pure) e mi dico che di andare a fare il cazzone a feste dove manco m’hanno invitato, a maggior ragione che sto impazzendo, non è il caso.

La pazzia incombente, però, la prendo con nonchalance, un po’ come il protagonista del film di Aronofsky prende l’orrenda esecuzione del figlio appena nato: come uno scherzo un po’ pesantuccio, ma perdonabile. Ecco, per me la follia non è che una seccatura, in questo marasma di appuntamenti e corse. Quindi mi metto a letto pensando che il giorno dopo, dopo qualche ora di sonno, le allucinazioni spariranno. Stamattina l’auto-barca sta ancora là, attraccata proprio sotto casa mia. O era tutto vero, oppure sto definitivamente dando di matto. Ma non ho tempo per pensarci, devo correre all’alba alla proiezione del film dei Manetti Bros. , che in qualche modo mi rincuora.

Intendiamoci, sto Ammore e malavita che presentano qui non è niente di che. Un musical napoletano misto a Crime Story, come lo era in un certo senso il precedente Song e’ Napule, e come in Song e’ Napule – che, detto per inciso, era molto migliore di questo – ci sono Giampaolo Morelli, Serena Rossi e vari avanzi da ‘Un posto al sole’ che contribuiscono di molto a rendere la vicenda più partenopea possibile, con tanto di volute sceneggiate alla Mario Merola che sono la parte più divertente. Dopo un inizio scoppiettante, però, il film si siede parecchio e si appoggia su un fantastiliardo di citazioni messe lì a cazzo, da Flashdance a 007 a Ritorno al Futuro, che mandano in visibilio la platea manco stessero vedendo la madonna. Io intanto mi appisolo, sereno. Perché evidentemente non sono l’unico che sta impazzendo qua in giro.

Tra la proiezione e la conferenza mi arriva una soffiata su dove si trova Michael Caine, e scatta l’operazione selfie. Più che altro perché è un investimento, dato che lui stesso va in giro a dire “sono malato e tra poco vi lascio”. Michael, ti stimo e non è pé fa il coccodrillo, ma sai com’è. Oggi sì, domani non se sa. Purtroppo l’operazione non mi riesce. Lo portano fuori dalla lounge quattro gorilla grossi il doppio di Vince Vaughn in Brawl in Block Cell 99, perché deve andare in bagno e in effetti molti dei presenti lo hanno beccato proprio al cesso, che è un grande punto di ritrovo che accomuna star, addetti ai lavori e comuni mortali inferiori (ogni tanto i lettori vanno sempre insultati, ricordiamocelo). Dal cesso, tutti ci devono passare. Però io e Michael siamo gentlemen, e tra noi gentlemen vige la regola di non bloccare mai per nessun motivo un uomo che va a pisciare. Quindi niente, me lo vedo passare davanti e basta, anche perché incombono gli impegni di lavoro e mi devo allontanare. Ok, la verità è che dovevo pisciare pure io.

Ang

Ieri ho sentito molto la mancanza di Ang, perché in effetti alle feste ci vado con lo stesso spirito e quindi siamo solidali l’uno con l’altro. Spesso utilizziamo una famosa tattica militare che si trova nei testi di politica internazionale, che si chiama ‘modalità Zoran’, dal luogo in cui questa strategia fu messa in atto da due irredentisti macedoni durante una battaglia. In sostanza questi tipi si fecero vedere mentre brandivano con disinvoltura armi davanti ai loro colleghi combattenti, e appena tutti erano impegnati a menà come in un film con la bonanima de Bud Spencer si sciacquavano allegramente dai coglioni.

Ecco, questa strategia a noi è molto cara. Ma non perché siamo snob, semplicemente perché siamo due amanti delle cose semplici (la famosa triade dormì/magnà/fa pipì), quindi stare a informarci per raggiungere in ginocchio sui ceci un posto che sta in culo ai lupi e forse riesci ad entrare ci sembra davvero un’esagerazione. Invece ieri, dicevo, visto che l’invito lo avevo e visto che per una volta la festa era in un posto comodissimo, ho fatto un salto.

All’ingresso pronunciando la parola magica si sono aperte le acque come se fossi Noè e sono entrata in uno spazio temporale alienante, popolato da gente proveniente da qualsiasi epoca, ricevendo prova che dio esiste, ma non è classista. In tutto questo vorrei ricordarvi una cosa importante, cioè che l’inferno deve essere invece un posto in cui esistono solo open bar e buffet liberi, perché io mi sono sentita dannata. Sarò banale, ma ancora rabbrividisco a vedere la gente che agli open bar fa outing (tacito o palese non importa) sulla propria infanzia agghiacciante, sul proprio lavoro, sul fatto che dorme ancora con l’orsacchiotto de peluche. Così come rabbrividisco a vedere gente normalissima che in quei posti si trasforma.

Per cui ti ritrovi a fare il trenino su A-E-I-O-U-Y con uno che scrive magari accanto a te in sala stampa e ti imbruttisce se ricevi una telefonata mentre lavori,  ti trovi a ballare Flashdance con persone che te urlano dietro se hai il pass in fila ed entri prima di loro. Perché diventiamo solo contatto umano, quello che spesso in dieci giorni di Lido ti manca. Ma di contatto in quei metri quadri ce n’era pure troppo, tanto che a questo punto mi sono chiesta se non fosse un trappolone messo in atto dagli autoctoni o da sedicenti registi di opere prime per fare una marmellata di critici, e riempire i cornetti del Mulino Bianco (no, non dirò i Buondì cazzo, almeno io).

E infatti è così e col terrore negli occhi mi allontano per fumarmi una sigaretta in pace, da sola. A un certo punto mi si avvicina uno, che mi mitraglia di domande. Stringo gli occhi e scuoto leggermente la testa, che universalmente significa: “E’ inutile che ti accolli. Evapora“. Ma lui non batte ciglio, per cui credo di capire di aver risposto di sì a una specie di proposta in linguaggio elfico-lagunare “ofrirajnlaejrvinoohcichetooo?” (ovvero: “bevi?”), e mi ordina un barile di un liquame stranissimo, che considerando che sto fumando e tengo la giacchetta dovrei essere un giocoliere nano scappato dal Circo Togni per farcela, oppure dovrebbe reggere tutto lui ficcandomi una cannuccia in gola. Sto mostro della Laguna. Con i soli muscoli che riesco a muovere gli mimo, diovirzì, che non voglio bere, voglio fumare e possibilmente poi annà a dormì, da sola. Mi guarda incredulo, come se tra i due lui brillasse per fascino e la deficiente fossi io. Decido di evaporare io allora, nel modo più elegante possibile, trattenendo quell’impeto improvviso di fargli il dito medio mi avvio verso le mie amiche, barcollando (niente, la dignità non è più il mio forte già dopo due cocktail) e mi levo dalle palle.

Detto questo visto che continuavo a sentirmi poco a mio agio e pressata come una fetta di lattuga in un hamburger mi guardo intorno con orrore, e a un certo punto ho temuto persino che si fosse imbucato Aronofsky e al suo tre tutta quella gente iniziasse a sbranarmi come un pollo allo spiedo, per cui al minimo cenno delle mie amiche di andarcene scodinzolo come un Labrador. Ci dormo (male) su. Stamattina me facevano male pure le ciglia ma decido di andare comunque a vedere i Manetti, e mentre stavo per rimuovere una frase in particolare mi rievoca l’esperienza carnaio di ieri, fa più o meno così ‘per loro l’umanità è come a pummarola ncopp o spaghetto avvongole. Non conta nu cazz’.

P.S. gli autori ci tengono a sottolineare che i fatti sono spesso (ma non sempre) romanzati a partire da cose realmente accadute, questo per tranquillizzare qualsivoglia fan di qualsiasi attore, regista, organizzatore di party, protettore di morti di fi*a li legga per sbaglio, involontariamente, o mentre è al cesso, compreso Michael Caine.

The Third Murder: recensione del film di Kore-Eda Hirokazu

The Third Murder: recensione del film di Kore-Eda Hirokazu

Chi lo dice che il genere dei legal drama è un’esclusiva degli americani? Il grande regista giapponese Kore-Eda Hirokazu presenta in Laguna la sua ultima fatica cinematografica, The Third Murder, che esplora il tema spinoso della giustizia e della ricerca della verità in un’aula di tribunale.

In The Third Murder dopo essere stato ingiustamente licenziato, il signor Misumi Takashi (Yakusho Koji), già accusato e condannato in passato per altri due omicidi, uccide in maniera brutale il suo ex capo e dà fuoco al cadavere lungo il letto di un fiume. L’efferatezza dell’assassinio e la confessione spontanea dell’uomo, che ha già scontato trent’anni per omicidio, lo riconducono in prigione; a causa del suo passato e quindi dell’aggravante della recidiva, l’uomo rischia stavolta la pena capitale. Ma qualcosa nel suo comportamento non convince Shigemori Tomoaki (Fukuyama Masaharu), il suo avvocato – figlio del giudice che lo aveva condannato trent’anni prima -, che farà di tutto per difenderlo e scoprire la verità.

The Third Murder - Kore-Eda Hirokazu

Il nipponico Hirokazu porta in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia un film decisamente lontano dal suo stile ma non per questo meno incisivo. Utilizzando come espediente la storia di Misumi, il regista fa una profonda riflessione su come verità e giustizia oggigiorno non sempre viaggino sullo stesso binario. All’interno di un carcere e poi del tribunale, i protagonisti di The Third Murder discutono non solo di quale sia la punizione adatta per l’imputato ma anche, indirettamente, di cosa sia eticamente giusto. Nonostante gli avvocati siano considerati persone senza scrupoli pronte a tutto pur di far carriera e guadagnar soldi difendendo anche le persone più abbiette, Shigemori si appassiona al caso di Misumi e pian piano cerca di ricostruire il puzzle di quella nefasta notte. Le sue indagini porteranno alla luce drammi familiari dimenticati svelando segreti ingombranti e riaprendo così vecchie ferite.

The Third Murder - Kore-Eda Hirokazu

La narrazione è fluida e le due ore del film scorrono senza intoppi anche se il regista, per creare la giusta tensione emotiva, si ritrova spesso a giocare con le inquadrature e con i prolungati silenzi interrotti solo dalla magnifica musica di Ludovico Einaudi. Sono molte infatti le scene di confronto tra Misumi e Shigermori in carcere i quali, divisi solo da un vetro, passano il loro tempo a studiarsi a vicenda più che a discutere davvero della strategia giusta per il processo. I due protagonisti rappresentano infatti verità e giustizia e sono le due facce della stessa medaglia; durante i colloqui il riflesso sul vetro del viso dell’uno si sovrappone e quasi si confonde con quello dell’altro, un espediente fin troppo banale ma di grande effetto.

Ma quello che destabilizza è di sicuro il finale che ci lascia sommersi dai dubbi; le dichiarazioni dell’imputato continuano a depistarci e a non trovare riscontro nelle scoperte fatte durante le indagini dal suo avvocato che, come lo spettatore, non riesce a rassegnarsi all’idea di perdere in aula, condannando così un uomo a morte certa. Ma del resto, come dice proprio Shigemori all’inizio del processo ad uno dei suoi associati, lo scopo di un bravo avvocato “non è trovare la verità ma la sua versione più convincente”. Una storia, quella di The Third Murder, dolceamara, piena di pathos e colpi scena che aiuta a riflettere ma che ci lascia con l’anima a brandelli.

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