Secondo le maggiori religioni
abramitiche, come ad esempio l’ebraismo o il cristianesimo, esiste
un solo Dio, creatore dell’universo e di ogni cosa al mondo. Nel
culto pagano la prospettiva invece cambia radicalmente,
innanzitutto esistono molteplici Dei e non sono esterni o superiori
rispetto al mondo in cui viviamo, anzi è il mondo stesso a essere
formato da Dei e ogni soggetto che opera nel mondo è un Dio. A metà
strada fra l’umano e il divino si annidano però i
demoni, spiriti intermediari delle due dimensioni che non
sempre sono piegati al bene. Quando queste tre forze si allineano e
si incontrano, accadono esperienze come The Neon
Demon, nelle quali solo Dei che tutto creano come
Nicolas Winding Refn possono sacrificare comuni
mortali ai Demoni di turno, potendo poi tornare a raccontarlo con
lucidità e freddezza, con quel coraggio e quella noncuranza di chi
sa con certezza di rimanere intaccato, impunito, pur rompendo ogni
limite.
The Neon Demon, il nuovo film
di Nicolas Winding Refn
Il nuovo
lavoro del regista danese è infatti una
cronaca esagerata di ciò che muove l’oscuro mondo della moda, un
terreno talmente minato che un solo passo fuori posto può
significare saltare in aria, o peggio finire nell’ombra, diventare
fantasmi invisibili. Jesse (una
Elle Fanning incredibilmente matura e straordinaria)
non possiede nessun particolare talento, non sa ballare, non sa
cantare, tantomeno recitare, l’unica cosa che possiede è un fascino
irresistibile, dei capelli angelici e degli occhi azzurri come il
cielo al mattino, insieme alla più pura ingenuità tipica
dell’adolescenza.
Il suo volto non ha mai conosciuto
il bisturi del chirurgo plastico, così come ogni altra parte del
suo corpo, e nell’ambiente una bellezza incontaminata, limpida,
vergine, rappresenta l’utopia, la meta finale e irraggiungibile. In
The Neon Demon Attorno a lei, negli asettici studi
fotografici di Hollywood, nei locali notturni, nei camerini caotici
e nei palazzi principeschi dove il glamour si nutre a riflettori
spenti, tutto è artificiale, costruito, ogni zigomo, ogni
lineamento è plasmato secondo i versi della Bibbia dell’apparire,
che le giovani modelle recitano a menadito in ogni momento
propizio.

Strane cose di cui
vantarsi, direbbe qualcuno, eppure là fuori piovono bombe dal
cielo, fioccano coltellate alle spalle, gorgogliano invidie e
gelosie dagli scarichi dei bagni, ruggiscono bestie feroci nelle
stanze d’albergo, non si scappa dal Demone della fama, che
presto o tardi si mostra in qualche specchio, compiaciuto. Esso ha
sempre fame, gronda costantemente schiuma dalla bocca e brama solo
primizie; per nutrire il suo ego è disposto a deturpare,
stritolare, soffocare, divorare, dissacrare, non esiste limite.
Come per Nicolas Winding Refn, che per onorare il
suo sacrificio è pronto a disturbare anche i morti, a ingurgitare
le loro viscere, a vomitare i loro pochi resti.
Tutto nel rispetto assoluto dei
suoi riti tradizionali, come la perfezione stilistica, la simmetria
da orgasmo, la musica assordante e sublime del maestro
Cliff Martinez, perché la bellezza non è
tutto, è la sola cosa che importa. Ogni sua immagine è un atto
di moda, di magnificenza e incanto, esattamente come i protagonisti
e gli eventi del mondo famelico che racconta, perché per essere
risputati da un Demone e tornare a raccontarlo bisogna prima
lasciarsi ingoiare. Bisogna perdere il controllo delle mani, delle
inibizioni, del senso morale, prestarsi alla più becera imitazione
della realtà, in modo che ogni parola abbia la giusta potenza, ogni
critica il corretto traguardo. Solo così l’illusione finale
raggiunge la sua forma, solo così l’arte si fa arte; a perdere è
proprio la verità, più animalesca di qualsiasi raffigurazione.