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Io sono ancora qui: recensione del film di Walter Salles

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Io sono ancora qui: recensione del film di Walter Salles

Rubens Paiva era un ingegnere civile e un politico che, come membro del Congresso presso la Camera dei Deputati brasiliana, si oppose all’attuazione di una dittatura militare in Brasile nel 1968. A causa del suo coinvolgimento in attività sovversive, fu arrestato dalle forze militari e successivamente torturato e assassinato. La sua storia è stata raccontata in Io sono ancora qui (titolo internazionale I’m still here, titolo originale Ainda estou aqui) scritto da suo figlio Marcelo Rubens Paiva ed è diventata un film con lo stesso titolo, presentato in Concorso alla 81° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia. A dirigere il brasiliano Walter Salles, che torna dietro alla macchina da presa dopo 12 anni da On the Road, altro adattamento dal famoso romanzo di Jack Kerouac.

Io sono ancora qui è una storia “urgente”

Per Salles una storia urgente da raccontare, dal momento che negli anni di gestazione la politica del Brasile è tornata a costeggiare lo spettro della dittatura militare. L’evocazione della tragedia dei desaparecidos viene esposta qui dal punto di vista di chi invece è rimasto. Solo, senza una spiegazione, nel dubbio, senza un corpo da piangere. Una madre con cinque figli che, mentre elabora la perdita deve darsi da fare per consentire alla sua famiglia di sopravvivere al tremendo lutto.

Walter Salles resta sempre molto vicino ai suoi protagonisti, senza spettacolarizzarne il dolore, dando una identità precisa a ognuno dei ragazzini di casa Paiva, dipingendo una figura femminile gigantesca, messa in scena con grazia e forza da una Fernanda Torres in odore di Coppa Volpi.

Il trauma universale e il dramma privato

Io sono ancora qui riflette proprio sulla permanenza dell’assenza, del dolore, ma anche sull’ostinazione con cui chi rimane, in questo caso una madre con cinque figli, vuole rimanere in vita e progredire nonostante tutto. Il ritratto di Eunice Paiva è di grande dignità e grazia, soprattutto Salles lo costruisce in modo tale da inglobare all’interno dello stesso involucro l’universalità del trauma nazionale, insieme alla specificità del dramma privato con una comunicazione continua tra l’uno e l’altro.

Io sono ancora qui è un racconto delicato e coraggioso, che per tematiche e geografia ricorda quello splendido Argentina 1985 che passò in Concorso a Venezia 79. Qui il tono è maggiormente declinato verso il dramma familiare, senza l’ironia che contraddistingue il film di Santiago Mitre, tuttavia presenta la stessa dignità nei personaggi, la stessa tenacia e voglia di trovare giustizia, non solo per sé ama per tutta la collettività.

Io sono ancora qui: la storia vera dietro al film di Walter Salles

Presentato in Concorso a Venezia 81, dove ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura, Io sono ancora qui (qui la nostra recensione, titolo internazionale I’m still here) è arrivato nelle sale italiane, distribuito da BIM Distribution.

Candidato a tre premi Oscar 2025, Miglior Film Internazionale, Migliore Attrice (Fernanda Torres) e a sorpresa Miglior Film, Io sono ancora qui racconta la vera storia della lotta di una donna contro il fascismo, un film ambientato negli anni ’70 che però sembra raccontare un contesto sociale e politico che sembra attuale in molte parti del mondo.

Quella donna è Eunice Paiva (Fernanda Torres) e nel gennaio 1971 la sua vita fu stravolta quando la polizia militare fece irruzione nella casa della sua famiglia a Rio de Janeiro e arrestò suo marito Rubens Paiva, un ingegnere e ex politico che si era opposto all’istituzione di una dittatura militare in Brasile nel 1964.

Non fu mai più visto. Basandosi sul libro di memorie pubblicato nel 2015 dal figlio della coppia, il film segue la successiva trasformazione di Eunice in avvocato, attivista per i diritti umani e simbolo della resistenza contro la dittatura brasiliana. Dopo 21 anni al potere, quella dittatura sarebbe caduta nel 1985.

A novembre scorso, la Corte Suprema del Brasile ha desecretato un report di 884 pagine della Polizia Federale che indicava che l’ex Presidente di estrema destra Jair Bolsonaro aveva pianificato e partecipato attivamente a un complotto per rimanere al potere dopo la sconfitta di Bolsonaro alle elezioni brasiliane del 2022.

La notizia ha regalato una nuova attualità a Io sono ancora qui, uscito in Brasile settimane prima, con un buon successo di pubblico al box office, nonostante un tentativo di boicottaggio dell’estrema destra.

Di cosa parla Io sono ancora qui? La vera storia

Ambientato negli anni ’70, Io sono ancora qui è basato sull’omonimo libro di memorie di Marcelo Rubens Paiva e diretto da Walter Salles (City of God, On the Road), che conosceva la famiglia Paiva da bambino. Insieme, raccontano la storia di cosa è successo ai Paiva sotto la dittatura militare brasiliana e di come la madre Eunice Paiva (interpretata da Fernanda Torres) ha lottato per ottenere giustizia per la sua famiglia e per le altre vittime del regime come avvocato e attivista per i diritti umani.

Casalinga e madre di cinque figli, le cose sono cambiate per Eunice quando il marito Rubens Paiva, ex membro del Congresso e dissidente della dittatura brasiliana, è stato rapito dalla polizia militare dalla casa di famiglia il 20 gennaio 1971. Il giorno dopo, Eunice e la figlia quindicenne, Eliana, sono state arrestate. Sono state incappucciate, tenute a portata d’orecchio l’una dell’altra a scopo di torturarle e non hanno ricevuto cibo né acqua per 24 ore, secondo il racconto dell’arresto del figlio Marcelo. Mentre Eliana è stata rilasciata il giorno dopo, Eunice non sarebbe stata rilasciata fino a 12 giorni dopo. L’esperienza della prigione l’ha completamente cambiata.

Ha chiesto informazioni su suo marito, ma il governo si è rifiutato di riconoscere che Rubens Paiva fosse stato arrestato. Mentre faceva pressione sul governo brasiliano in un’epoca in cui era spesso letale farlo, Eunice doveva anche prendersi cura dei suoi figli. Senza il riconoscimento ufficiale della morte di Rubens, per non parlare della sua scomparsa, per lei è significato sostenere la sua famiglia senza accesso ai conti bancari del marito o la possibilità di vendere i loro beni.

In linea con la resilienza che è arrivata a definire la sua eredità, Eunice ha trasformato il suo dolore personale e la sua precarietà in un mezzo per combattere per gli altri. A 48 anni, ha conseguito una laurea in giurisprudenza e si è dedicata a combattere le politiche del regime che prendevano di mira in particolare gli indigeni brasiliani. Nel 1987, due anni dopo la caduta della dittatura, ha continuato quel lavoro co-fondando un istituto dedicato alla difesa dell’autonomia indigena, una missione che ha anche rappresentato come consulente dell’assemblea costituente responsabile della Costituzione brasiliana del 1988.

Nel frattempo, Eunice non ha mai smesso di fare pressione per ottenere risposte sulla scomparsa del marito e delle centinaia di altri brasiliani rapiti durante la dittatura militare. Ha fatto pressioni con successo per l’approvazione della legge 9.140/95, che ha riconosciuto legalmente la morte di coloro che sono scomparsi per mano del regime e ha indirizzato le risorse per risarcire le famiglie delle vittime e localizzare i loro resti.

Anche con l’approvazione di quella legge, però, Eunice non avrebbe ricevuto un certificato di morte per suo marito, rilasciato dal governo solo nel 2014. Fu allora che una Commissione nazionale per la verità compilò un file in cui era riportato che Rubens Paiva era tra le 434 persone uccise o fatte sparire dal regime militare brasiliano. La commissione ha ascoltato le prove secondo cui Rubens era stato torturato, ucciso e gettato in un fiume e ha identificato i presunti responsabili dell’omicidio. Cinque ufficiali militari sono stati accusati, ma i casi oggi sono ancora risolti e entrambi gli ufficiali accusati sopravvissuti continuano a ricevere pensioni militari che costano al Brasile circa $ 22.500 al mese.

Eunice Paiva è morta nel 2018 dopo aver vissuto con l’Alzheimer per 15 anni. Eroina popolare, la sua tomba è diventata un luogo di pellegrinaggio e l’8 gennaio il presidente da Silva ha istituito un premio per la difesa della democrazia in suo nome.

Come è stato accolto Io sono ancora qui?

Dopo la première alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia nel 60° anniversario del colpo di stato militare del 1964 in Brasile, Io sono ancora qui è diventato un punto di svolta culturale in Brasile. Lo storico brasiliano Luiz Felipe de Alencastro, che fu anche lui imprigionato durante la dittatura e conosceva i Pavia, ha detto a TIME che il film sta accendendo il dibattito su YouTube e TikTok: “Le figlie di ex prigionieri politici [stanno] realizzando video che mostrano foto e raccontano le storie della loro famiglia”, afferma.

Salles, il regista, ha definito la reazione del pubblico al film una “specie di fenomeno politico sociologico e culturale”. Parlando con Deadline, ha affermato: “Le persone rimangono nel film fino alla fine dei titoli di coda e scrivono [sui] social media com’è stata l’esperienza nella sala di proiezione in cui si trovavano… non potevamo prevederlo. E ora mi ha fatto pensare che letteratura, cinema, musica possono essere strumenti incredibili contro l’oblio”.

Il significato politico di Io sono ancora qui

Anche politicamente, il film ha avuto un significato speciale. In un evento commemorativo dell’assalto al Campidoglio brasiliano del gennaio 2023, il presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha fatto riferimento al film, dicendo: “Siamo ancora qui”. E a dicembre, il giudice della Corte suprema brasiliana Flávio Dino ha citato il film mentre sosteneva che una legge del 1979 che concedeva l’amnistia a individui, compresi ufficiali militari, accusati di crimini politici durante la dittatura, non si sarebbe dovuta applicare al reato di occultamento di cadaveri. “La scomparsa di Rubens Paiva, il cui corpo non è mai stato trovato o sepolto, mette in luce il dolore duraturo di migliaia di famiglie”, ha detto Dino.

Il film è stato accolto molto bene negli Stati Uniti, cosa che è confermata dalle tra nomination agli Oscar. Il figlio di Eunice, Marcelo, ha detto al Guardian: “Penso che le persone abbiano paura, ora ancora di più con Trump. Il mondo è diventato qualcosa che [pensavamo di] aver già lasciato alle spalle”.

Chi c’è nel cast di Io sono ancora qui?

L’attrice brasiliana Fernanda Torres interpreta Eunice Paiva, offrendo una performance memorabile. All’inizio di Gennaio 2025, ha portato a casa il Golden Globe come migliore attrice in un film drammatico per il ruolo, diventando la prima vittoria del Brasile nella categoria. E la madre di Torres, l’acclamata attrice brasiliana Fernanda Montenegro, appare nel film nei panni di una Eunice Paiva più anziana. Nel film ci sono anche Selton Mello nel ruolo di Rubens Paiva; Marjorie Estiano nel ruolo di Eliana; e Antonio Saboia nel ruolo di Marcelo.

Il trailer di Io sono ancora qui

Io rimango qui: il libro e la storia vera dietro il film

Io rimango qui: il libro e la storia vera dietro il film

Io rimango qui cast

La trama e il cast di Io rimango qui

La vita di Steffi non potrebbe essere più perfetta: è giovane, nel pieno di una bellissima storia d’amore e ha in programma un viaggio con destinazione Parigi. Se non fosse che a pochi giorni dalla partenza, dopo una serie di controlli medici, una diagnosi le cambierà per sempre la vita: scopre infatti di non avere più molto tempo a disposizione. Ma Steve, un ragazzo che conosce a malapena, classico “bad boy”, si offre di accompagnarla comunque a Parigi. Senza ulteriori indugi, all’insaputa di tutti e con un’auto rubata, i due partono per un incredibile viaggio che Steffi non scorderà mai.

 L’attrice Sinje Irslinger ricopre il ruolo della protagonista, Steffi, mentre Max Hubacher, noto per i film Treno di notte per Lisbona e Mario, interpreta Steve. Completano poi il cast Heike Makatsch e Til Schweiger nei ruoli di Eva e Frank Pape, rispettivamente madre e padre di Steffi. Schweiger è noto per il personaggio di Hugo Stiglitz in Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino. Nuala Bauch è la sorella Lola, mentre Jürgen Vogel, noto per il film L’onda, interpreta il padre di Steve. L’attrice Jasmin Gerat è Tammy, mentre Benno Fürmann ricopre il ruolo di Jupp, Dietmar Bär quello di Armin e Jonas Holdenrieder quello di Fabian. Inka Friedrich è invece la Dottoressa Sahms.

La storia vera dietro il film e il libro da cui è tratto

Il film Io rimango qui, come anticipato, è ispirato ad una storia vera, quella di Steffi Pape, giovane di 16 anni che poco dopo essersi diplomata di avere un cancro all’ultimo stadio e solo un altro anno di vita ancora a disposizione. Figura chiave nel percorrere questo suo viaggio attraverso la malattia è stato suo padre Frank Pape, il quale ha esortato la figlia a tenere un diario personale delle sue vicende. Molto di quanto scritto dalla giovane è poi confluito nel libro di memorie pubblicato da Frank in seguito alla scomparsa di Steffi. Questo è intitolato God, You’re Such a Prick!, il cui titolo riprende una frase ironica che la stessa Steffi si era fatta tatuare: “Dio, non si fanno queste cose!”.

Io rimango qui trama

Rispetto a questo romanzo e alla storia vera di Steffi, però, il film si prende alcune libertà, principalmente per motivi di narrazione cinematografica. Nella realtà, ad esempio, Steffie non è andata a Parigi come invece accade in Io rimango qui. La ragazza, invece, aveva stretto un forte legame con il suo cavallo Luna ed ha trascorso con lei le sue ultime settimane di vita. Un’altra differenza riguarda la chemioterapia. Steffi nel film decide infatti di partire quando scopre la diagnosi, senza iniziare la terapia. Nella realtà, invece, la giovane aveva subito intrapreso questo percorso.

Nel film, poi, Steffi scopre di avere il cancro quando inizia il percorso per entrare nella polizia ed effettua un controllo medico. Nella realtà, invece, la ragazza era preoccupata per un raffreddore che non voleva saperne di andar via, decidendosi così a fare un controllo. Un’altra differenza riguarda poi l’età della protagonista. La vera Steffi non aveva 16 anni, bensì 15, e a differenza di quanto narrato nel film non ha fatto in tempo a diplomarsi, portata via prima dalla malattia. Io rimango qui, dunque, rielabora la sua vicenda per farle assumere maggiormente i contorni di una storia romantica, dove però il messaggio rimane invariato: sognare, vivere, amare.

Il trailer di Io rimango qui e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Io rimango qui grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 14 marzo alle ore 21:20 sul canale Rai 2.

Io rimango qui dal 20 maggio al cinema

Io rimango qui dal 20 maggio al cinema

Debutterà al cinema il 20 maggio distribuito da Notorious Io rimango qui, il teen drama basato su una storia vera. Il film è diretto da André Erkau con Sinje Irslinger, Max Hubacher, Heike Makatsch, Til Schweiger, Jürgen Vogel, Jasmin Gerat, Benno Fürmann, Dietmar Bär, Inka Friedrich, Jonas Holdenrieder, Moritz Bäckerling, Thomas Krutmann, Ileana Florentina Tautu

Nel film Io rimango qui La vita di Steffi non potrebbe essere più perfetta: è giovane, è nel pieno di una bellissima storia d’amore e ha in programma un viaggio con destinazione Parigi. Se non fosse che a pochi giorni dalla partenza, dopo una serie di controlli medici, una diagnosi le cambierà per sempre la sua vita: non ha molto più tempo. Ma Steve, un ragazzo che conosce a malapena, classico “bad boy”, si offre di accompagnarla a Parigi. Senza ulteriori indugi all’insaputa di tutti e con un’auto rubata, i due partono per un incredibile viaggio che Steffi non scorderà mai.

Io prima di te: una nuova clip in italiano con Emilia Clarke

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Io prima di te: una nuova clip in italiano con Emilia Clarke

La Warner Bros a diffuso in rete la seconda clip italiana di Io prima di Te, film diretto da Thea Sharrock che arriverà il primo settembre al cinema. Protagonisti della storia sono Emilia Clarke e Sam Claflin, mentre il cast di comprimari comprende nomi del calibro di Charles Dance, Matthew Lewis, Vanessa Kirby e Stephen Peacocke.

Sam Claflin e Emilia Clarke nel trailer italiano di Io prima di te

L’amore arriva sempre quando meno te lo aspetti. E qualche volta ti porta dove non penseresti mai di andare…Louisa “Lou” Clark vive in una tipica cittadina della campagna inglese. io prima di te Emilia Clarke e Sam Claflin Non sa bene cosa fare della sua vita, ha 26 anni e passa da un lavoro all’altro per aiutare la sua famiglia. Il suo inattaccabile buonumore viene però messo a dura prova quando si ritrova ad affrontare una nuova sfida lavorativa. Trova infatti lavoro come assistente di Will Traynor, un giovane e ricco banchiere finito sulla sedia a rotelle per un incidente e la cui vita è cambiata radicalmente in un attimo. Lou gli dimostrerà che la vita vale ancora la pena di essere vissuta.

Io prima di te: trailer italiano con Emilia Clarke

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Io prima di te: trailer italiano con Emilia Clarke

Ecco il nuovo trailer italiano di Io prima di Te, film diretto da Thea Sharrock che arriverà a giugno nei nostri cinema. Protagonisti della storia sono Emilia Clarke, Sam Claflin, Charles Dance, Matthew Lewis, Vanessa Kirby e Stephen Peacocke.

Ecco il video a seguire:

L’amore arriva sempre quando meno te lo aspetti. E qualche volta ti porta dove non penseresti mai di andare…Louisa “Lou” Clark vive in una tipica cittadina della campagna inglese. io prima di te Emilia Clarke e Sam Claflin Non sa bene cosa fare della sua vita, ha 26 anni e passa da un lavoro all’altro per aiutare la sua famiglia. Il suo inattaccabile buonumore viene però messo a dura prova quando si ritrova ad affrontare una nuova sfida lavorativa. Trova infatti lavoro come assistente di Will Traynor, un giovane e ricco banchiere finito sulla sedia a rotelle per un incidente e la cui vita è cambiata radicalmente in un attimo. Lou gli dimostrerà che la vita vale ancora la pena di essere vissuta.

Fonte: WB

Io prima di Te: recensione del film con Emilia Clarke e Sam Claflin

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Dismessa la chioma color paltino di Daenerys Targaryen, Emilia Clarke si mette in gioco con i suoi colori naturali in Io prima di te, diretto da Thea Sharrock, in cui recita fianco a fianco con Sam Claflin, assurto alla fama mondiale nei panni di Finnick Odair della saga di Hunger Games. In Io prima di te Louisa Clarke è stata licenziata dopo anni di lavoro dal padrone del locale in cui era cameriera. A casa sua gli altri componenti della famiglia non se la passano meglio e il suo contributo era essenziale. Accetta così un’offerta di lavoro da parte di una ricca famiglia: deve fare compagnia a Will, il figlio trentenne divenuto quadriplegico dopo che era stato investito da una moto.

Raccontare la disabilità è delicato: eccessiva leggerezza, pietismo umiliante, condiscendenza. Sono tanti gli inconvenienti in cui si può scadere e in Io prima di te, dramma romantico tratto dall’omonimo romanzo di Jojo Moves, si corre sempre il rischio di cadere in uno di questi cliché poco lusinghieri. La storia, che dalla dinamica assistente/assistito scivola inevitabilmente e prevedibilmente verso il romantico idillio impossibile, o almeno complicato, tra una donna sana e giovane e un uomo disabile, non ha particolari colpi di scena o momenti imprevedibili per cui accompagna l’evoluzione classica e scontata di un rapporto a due, a dire il vero caratterizzato con brio e intensità dai due protagonisti. Certo, il loro essere così famosi li rende a volte troppo riconducibili al loro personaggio pubblico piuttosto che al loro ruolo, ma quando si tratta di attori giovani e amati come Sam Claflin e Emilia Clarke il rischio è sempre dietro l’angolo.

Io prima di Te

Emilia Clarke vestita di rosso nella nuova clip di Io prima di te

Al fianco di Clarke e Claflin, compare una parata formidabile di volti importanti tra cui annoveriamo Charles Dance, il Tywin Lannister di Game to Thrones, Brendan Coyle, Mr Bates di Downton Abbey e Matthew Lewis, ovvero Neville Paciock di Harry Potter. Scenari campestri ed esotici, costumi appariscenti e la tenera goffaggine della protagonista contribuiscono ad alleggerire ulteriormente un racconto fragile.

Io prima di te è un delicato racconto romantico con un grande cuore e una dose massiccia di prevedibilità. A favore del film si può però dire che non scivola eccessivamente nel patetismo, anche se non è privo di scene melense. Un lavoro lieve, che non approfondisce l’unica argomentazione tematicamente importante, perdendo quindi l’occasione per dire qualcosa di interessante.

Io prima di te: le differenze tra il libro e il film

Io prima di te: le differenze tra il libro e il film

A tutti piacciono le storie d’amore, perché pur se spesso estremizzate ci ricordano la forza e la bellezza di questo sentimento, il migliore grazie a cui sentirsi davvero vivi. Negli anni numerosissimi sono i titoli tratti da celebri romanzi di questo genere, in particolare dalle opere di Nicolas Sparks. Vi sono però anche altri autori e libri capaci di dar forma a questo complesso sentimento, tra cui si annovera Jojo Moyes, che nel 2016 ha visto uno dei suoi romanzi più celebri arrivare sul grande schermo. Si tratta di Io prima di te (qui la recensione), sceneggiato dalla stessa Moyes e diretto da Thea Sharrock, qui alla sua opera prima.

La storia si concentra sul complesso tema delle disabilità e dell’eutanasia, circondando il tutto di quell’amore necessario a superare ostacoli apparentemente insormontabili. La Moyes ha raccontato di aver ideato la storia a partire da una vera famiglia impegnata ad occuparsi costantemente di un membro tetraplegico. Una situazione complessa a cui l’autrice ha voluto dare voce nel modo più sincero e realistico possibile, lasciando comunque al protagonista la possibilità di scegliere cosa fare della propria vita. Tematiche delicate che non hanno mancato di suscitare qualche accesa protesta, senza intaccare il successo del film.

Io prima di te si è infatti affermato come uno dei film sentimentali più apprezzati del suo anno, con un incasso di oltre 200 milioni di dollari a fronte di un budget di 20. A distanza di qualche anno è ancora indicato come un film che, tra risate, emozione e lacrime non mancare agli appassionati del genere. In questo articolo approfondiamo alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle differenze tra il libro e il film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Io prima di te cast
Sam Claflin e Emilia Clarke in Io prima di te. Foto di Alex Bailey – © 2015 Warner Bros. Entertainment Inc. and Metro-Goldwin-Mayer Pictures Inc.

La trama e il cast di Io prima di te

Protagonista del film è Louisa “Lou” Clark, una giovane ragazza vivace e colorata, residente in una tipica cittadina della campagna inglese. Nonostante sia di indole ottimista, Lou non sa ancora bene cosa fare della sua vita. Ha 26 anni e passa da un lavoro all’altro per aiutare la sua famiglia. Il suo inattaccabile buonumore viene nuovamente messo a dura prova quando si ritrova ad affrontare una nuova sfida lavorativa. Trova infatti lavoro come assistente di Will Traynor, un giovane e ricco banchiere finito sulla sedia a rotelle per un incidente e la cui vita è cambiata radicalmente in un attimo. I due finiranno per cambiarsi reciprocamente la vita molto più di quanto potrebbero immaginare.

Ad interpretare l’inguaribile ottimista e romantica Lou vi è l’attrice Emilia Clarke. Celebre per il personaggio di Daenerys in Il Trono di Spade, la Clarke si è trovata qui a recitare nella sua prima commedia romantica, trovandosi subito molto a suo agio con il ruolo. L’attrice ha inoltre contribuito attivamente alla scelta del vestiario di Lou, scegliendo capi stravaganti e dai colori vivaci. La sua affezione al progetto è stata tale che, a riprese concluse, si è fatta tatuare una piccola ape su un dito, lo stesso tatuaggio che il suo personaggio si fa fare nel libro. Accanto a lei, nei panni di sua sorella Katrina vi è l’attrice Jenna Coleman, mentre Brendan Coyle e Samantha Spiro sono i genitori Bernard e Josie.

Vi è poi l’attore Matthew Lewis, noto per essere stato Neville Paciock nei film di Harry Potter, che interpreta qui Patrick, il fidanzato di Lou. Sam Claflin interpreta invece il tetraplegico William. Un ruolo per lui particolarmente complesso, che gli ha richiesto di perdere 18 chili e di rimanere costantemente immobile, limitandosi all’uso delle espressioni facciali. Nel ruolo dei suoi genitori Steven e Camilla Traynor si ritrovano invece Charles Dance, noto come Tywin Lannister in Il Trono di Spade, e Janet McTeerVanessa Kirby interpreta Alicia Dewar, fidanzata di William, mentre Steve Pecocke è il suo medico Nathan.

Emilia Clarke in Io prima di te
Courtesy of Warner Bros. Picture – © 2016 Warner Bros. Entertainment Inc. and Metro-Goldwin-Mayer Pictures Inc.

Le differenze tra il libro e il film

Nonostante il film sia grossomodo fedele al cuore del romanzo, vi sono naturalmente alcune differenze, molte delle quali operate a fini cinematografici. Nel film, ad esempio, William è completamente immobile e insensibile dal collo in giù. Nel romanzo, invece, egli è in grado di percepire il dolore e il senso del tatto. Allo stesso modo è in grado di spostare lievemente le braccia. Renderlo del tutto immobile, invece, ha permesso al film di accentuare la sua difficile situazione. Nonostante ciò, il personaggio del film è molto meno sofferente rispetto a quanto descritto nel libro, dove si ha invece un William molto più negativo e pessimista. Differente è anche la rappresentazione dei genitori di lui.

Se nel libro è il padre ad essere contrario alla volontà di William di ricorrere all’eutanasia, nel film è invece la madre a non accettare tale decisione. Inoltre, nel libro i due sono una coppia molto meno solida. Steven, infatti, ha una relazione con un’altra donna, ma non lascia la famiglia per via della condizione di suo figlio. Sempre riguardo la famiglia di William, nel libro egli ha una sorella di nome Georgina, assente invece nel film. Per quanto riguarda Louisa, differente è ad esempio il motivo per cui perde il lavoro al bar. Nel libro, il proprietario deve tornare in Australia per prendersi cura di suo padre, mentre nel film non viene data alcuna spiegazione sul motivo del licenziamento.

Un importante ma ovvio cambiamento riguarda l’organizzazione a cui Will si rivolge. Nel libro, è Dignitas per il suo suicidio, una reale organizzazione reale in Svizzera che aiuta le persone con malattie gravi o terminali a morire con dignità attraverso il suicidio assistito. I registi hanno però preferito non utilizzare questo esplicito riferimento, lasciando la cosa più vaga. Differente è anche il finale. Il libro si conclude con l’indagine per istigazione al suicidio, mentre il film vede Lou a Parigi, intenta a leggere la lettera d’addio di William, che le chiede di vivere al meglio la sua vita. Un finale decisamente più commovente e ricco di speranza.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Io prima di te è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes, Prime Video e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 25 febbraio alle ore 21:30 sul canale TV8.

Fonte: IMDb

Io prima di te: la vera storia dietro il film con Emilia Clarke

Io prima di te: la vera storia dietro il film con Emilia Clarke

A tutti piacciono le storie d’amore, perché pur se spesso estremizzate ci ricordano la forza e la bellezza di questo sentimento, il migliore grazie a cui sentirsi davvero vivi. Negli anni numerosissimi sono i titoli tratti da celebri romanzi di questo genere, in particolare dalle opere di Nicolas Sparks. Vi sono però anche altri autori e libri capaci di dar forma a questo complesso sentimento, tra cui si annovera Jojo Moyes, che nel 2016 ha visto uno dei suoi romanzi più celebri arrivare sul grande schermo. Si tratta di Io prima di te (qui la recensione), sceneggiato dalla stessa Moyes e diretto da Thea Sharrock, qui alla sua opera prima.

La storia si concentra sul complesso tema delle disabilità e dell’eutanasia, circondando il tutto di quell’amore necessario a superare ostacoli apparentemente insormontabili. L’autrice ha infatti voluto dare voce nel modo più sincero e realistico possibile a queste dinamiche, lasciando comunque al protagonista del suo racconto la possibilità di scegliere cosa fare della propria vita. Tematiche delicate che non hanno mancato di suscitare qualche accesa protesta o dibattito, senza però intaccare il successo del film.

Io prima di te si è infatti affermato come uno dei film sentimentali più apprezzati del suo anno, con un incasso di oltre 200 milioni di dollari a fronte di un budget di 20. A distanza di qualche anno è ancora indicato come un film che, tra risate, emozione e lacrime non mancare agli appassionati del genere. In questo articolo approfondiamo alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla storia vera a cui si ispira. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Emilia Clarke e Sam Claflin in Io prima di te
Sam Claflin e Emilia Clarke in Io prima di te. Foto di Alex Bailey – © 2015 Warner Bros. Entertainment Inc. and Metro-Goldwin-Mayer Pictures Inc.

La trama e il cast di Io prima di te

Protagonista del film è Louisa “Lou” Clark, una giovane ragazza vivace e colorata, residente in una tipica cittadina della campagna inglese. Nonostante sia di indole ottimista, Lou non sa ancora bene cosa fare della sua vita. Ha 26 anni e passa da un lavoro all’altro per aiutare la sua famiglia. Il suo inattaccabile buonumore viene nuovamente messo a dura prova quando si ritrova ad affrontare una nuova sfida lavorativa. Trova infatti lavoro come assistente di Will Traynor, un giovane e ricco banchiere finito sulla sedia a rotelle per un incidente e la cui vita è cambiata radicalmente in un attimo. I due finiranno per cambiarsi reciprocamente la vita molto più di quanto potrebbero immaginare.

Ad interpretare Lou vi è l’attrice Emilia Clarke. Celebre per il personaggio di Daenerys in Il Trono di Spade, la Clarke si è trovata qui a recitare nella sua prima commedia romantica, trovandosi subito molto a suo agio con il ruolo. L’attrice ha inoltre contribuito attivamente alla scelta del vestiario di Lou, scegliendo capi stravaganti e dai colori vivaci. La sua affezione al progetto è stata tale che, a riprese concluse, si è fatta tatuare una piccola ape su un dito, lo stesso tatuaggio che il suo personaggio si fa fare nel libro. Accanto a lei, nei panni di sua sorella Katrina vi è l’attrice Jenna Coleman, mentre Brendan Coyle e Samantha Spiro sono i genitori Bernard e Josie.

Vi è poi l’attore Matthew Lewis, noto per essere stato Neville Paciock nei film di Harry Potter, che interpreta qui Patrick, il fidanzato di Lou. Sam Claflin interpreta invece il tetraplegico William. Un ruolo per lui particolarmente complesso, che gli ha richiesto di perdere 18 chili e di rimanere costantemente immobile, limitandosi all’uso delle espressioni facciali. Nel ruolo dei suoi genitori Steven e Camilla Traynor si ritrovano invece Charles Dance, noto come Tywin Lannister in Il Trono di Spade, e Janet McTeerVanessa Kirby interpreta Alicia Dewar, fidanzata di William, mentre Steve Pecocke è il suo medico Nathan.

Sam Claflin e Emilia Clarke in Io prima di te
Sam Claflin e Emilia Clarke in Io prima di te. Foto di Alex Bailey – © 2015 Warner Bros. Entertainment Inc. and Metro-Goldwin-Mayer Pictures Inc.

La storia vera dietro Io prima di te

Molti lettori e spettatori potrebbero essere sorpresi di sapere che il racconto alla base dell’opera della Moyes è stato ispirato da eventi reali. “Quando stavo scrivendo il libro, avevo due parenti che avevano bisogno di assistenza 24 ore su 24”, ha detto Moyes ai giornalisti. “Penso che se si vive quotidianamente con questa situazione, non si può non porsi delle domande sulla qualità della vita e su cosa stiamo facendo per le persone vive, grazie ai progressi della scienza medica, ma senza necessariamente la qualità della vita da offrire loro. Quindi credo che tutti questi temi fossero ben presenti nella mia mente quando l’ho scritto”.

L’autrice ha aggiunto di essere stata ulteriormente toccata da una notizia che ha sentito su un giovane uomo che è diventato tetraplegico dopo un incidente. “Mentre tutto questo accadeva nella mia famiglia, ho sentito una notizia su un giovane uomo in Inghilterra che aveva subito un terribile incidente che lo aveva reso tetraplegico”, ha spiegato. “Diversi anni dopo l’incidente aveva convinto i suoi genitori a portarlo a porre fine alla sua vita. Fin dall’età di tre anni era tutto concentrato sul suo corpo, voleva solo fare sport. La sua storia mi ha sconvolto perché, come genitore, non riuscivo a capire come si potesse accettare di portare il proprio figlio a porre fine alla sua vita”.

Moyes ha proseguito: “Più ne leggevo, il fatto che si fosse chiuso in se stesso, che i suoi genitori fossero stati messi in questa posizione impossibile, più rimanevo scioccata. Mi sono accorta di non sapere della tetraplegia, di non sapere degli aspetti sanitari richiesti”, ha detto l’autrice. “Non si tratta solo di stare su una sedia, ma di una serie costante di interventi, indignazioni e problemi di salute, e ho iniziato a pensare: “Come sarebbe se qualcuno che ami prendesse questa decisione?”, “Come sarebbe se tu fossi quella persona?”. A tutti noi piace pensare che saremmo come Christopher Reeve. Io non sono sicura che lo sarei“.

 

Penso che sarei amareggiata, arrabbiata e invidioso delle persone che possono ancora usare il loro corpo. È così che è nata la storia, come l’esplorazione di una persona ordinaria in una situazione straordinaria”. A partire da qui è dunque divenuto realtà il romanzo Io prima di te, da cui è poi stato tratto l’omonimo film. Un racconto dunque ispirato a vicende reali, in cui dal pieno controllo del proprio corpo al massimo del suo splendore si passa all’essere sostanzialmente prigionieri di esso senza poterlo più controllare. Un racconto sulla rabbia e il dolore generati da questa situazione, ma che si chiude anche con una nota di speranza e amore.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Io prima di te è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes, Prime Video e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 25 febbraio alle ore 21:30 sul canale TV8.

Io prima di Te: il film con Emilia Clarke

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Io prima di Te: il film con Emilia Clarke

IO PRIMA DI TE, il film tratto dall’omonimo bestseller di Jojo Moyes e diretto da Thea Sharrock (As you like it, Henry V) con Emilia Clarke (Spike Island, Il Trono di Spade) e Sam Claflin (Pirati dei Caraibi, Hunger Games, Scrivimi ancora, Biancaneve e il cacciatore) protagonisti, che racconta un’emozionante e coraggiosa storia di amicizia e amore, sbarca in prima visione lunedì 31 luglio alle 21.15 su Sky Cinema Uno dopo il sorprendente successo internazionale al box office.

Louisa (Emilia Clarke) vive in una tipica cittadina di campagna inglese con la sua famiglia e con il suo fidanzato Patrick, personal trainer.

Dopo aver cambiato innumerevoli lavori per aiutare la sua famiglia e sostenersi, “Lou” trova lavoro come assistente di Will Traynor (Sam Claflin), un giovane e ricco banchiere, rimasto paralizzato ed ora costretto su una sedia a rotelle a seguito di un grave incidente.

Durante i mesi di lavoro in casa Traynor, tra i due nascerà un’emozionante storia d’amore e di coraggio, durante la quale Lou tenterà di mostrare a Will che la sua vita ha ancora un senso ed è degna di essere vissuta fino in fondo.

IO PRIMA DI TE

Una travolgente e coraggiosa storia d’amore che, al successo di pubblico, ha affiancato anche quello di critica: per l’Hollywood News “La trasposizione a film dell’omonimo bestseller si è rivelata deliziosa. Una perfetta commedia romantica, forse la migliore dell’anno”.

Nel cast compaiono anche Janet Mc Teer (Fathers & Daughters), Charles Dance (Ghostbusters, Il Trono di Spade), Jenna Coleman (Titanic), Brendan Coyle (Downton Abbey).

IO PRIMA DI TE streaming disponibile anche su Sky On Demand e su Sky Go.

Io non sono nessuno 2: le foto del set rivelano il primo sguardo al ritorno di Bob Odenkirk

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Le foto del set di Io sono nessuno 2 rivelano il primo sguardo al ritorno di Bob Odenkirk mentre continuano le riprese del sequel d’azione. Uscito nel 2021, il thriller d’azione è stato diretto da Ilya Naishuller, scritto da Derek Kolstad di John Wick e interpretato da Odenkirk nel ruolo di Hutch Mansell, un mite padre di famiglia che è costretto a tornare al suo passato di assassino quando lui e la sua famiglia vengono presi di mira da un vendicativo signore del crimine. Le riprese del sequel Io sono nessuno 2, la cui regia è stata affidata a Timo Tjahjanto (May the Devil Take You), sono iniziate all’inizio del mese e l’uscita è prevista tra un anno.

Ora, mentre le riprese del sequel d’azione proseguono, il regista Timo Tjahjanto ha condiviso alcune foto del set su X, precedentemente Twitter, rivelando il primo sguardo al ritorno di Odenkirk in Io sono nessuno 2. Guardate le foto qui sotto:

 

La prima foto mostra Tjahjanto accanto al co-regista di John Wick David Leitch, che è produttore di entrambi i film di Io sono nessuno. La seconda foto mostra Tjahjanto accanto a Odenkirk in un ascensore. Il post è stato intitolato “Grateful is an understatement. #Nobody2”.

Tutto quello che sappiamo su Io sono nessuno 2

Anche se non vengono mostrati nelle foto del set, il sequel introdurrà alcuni nuovi personaggi che Hutch dovrà affrontare. La candidata all’Oscar Sharon Stone (Casinò) è stata scritturata come nuovo cattivo principale, anche se i dettagli sul suo personaggio non sono stati resi noti. Anche Colin Hanks, figlio di Tom Hanks, sarà un antagonista secondario, uno sceriffo corrotto e ambizioso. Connie Nielsen tornerà nel ruolo di Becca, moglie di Hutch, insieme a Christopher Lloyd nel ruolo del padre di Hutch e agente dell’FBI in pensione, David Mansell.

La scena post-credits di Io sono nessuno mostra David e Harry, il fratello di Hutch (RZA), armati nella roulotte di famiglia, probabilmente diretti oltre il confine, suggerendo che avranno un ruolo importante nel sequel. Questo è in linea con quanto Nielsen ha anticipato sul sequel, dicendo che dovrebbe concentrarsi maggiormente sulle lotte familiari. In generale, la storia di Hutch dovrebbe continuare ad avere un impatto devastante sulla sua vita familiare apparentemente perfetta.

Io sono nessuno 2 era stato inizialmente annunciato per il 2021, ma il progetto ha subito diversi ritardi a causa degli effetti persistenti della pandemia COVID-19 e del doppio sciopero WGA e SAG-AFTRA. Dopo un inizio lento, le riprese del sequel sono iniziate da quasi un mese e sono in dirittura d’arrivo: l’uscita nelle sale è prevista per il 15 agosto 2025, quattro anni dopo il debutto del film originale e l’annuncio del sequel.

Io e Te: una clip del film di Bertolucci

Ecco una clip dell’ultimo film di Bernardo Bertolucci, Io e Te, in questi giorni in attesa al 65esimo Festival di Cannes.

Il maestro italiano torna al cinema a 10 anni di distanza dal controverso

Io e te: ritorna il maestro Bertolucci

A quasi dieci anni dalla sua ultima fatica, l’audace e provocatorio The dreamers, Bernardo Bertolucci ritorna a far parlare di sé. Per il grande maestro del cinema italiano quest’anno si accendono i riflettori del Festival di Cannes (la kermesse ha aperto i battenti il 16 maggio), dove presenterà nella sezione dei film Fuori Concorso Io e te, il suo ultimo lavoro nato dalla trasposizione dell’omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti.

Io e Te: recensione del film di Bernardo Bertolucci

Io e Te: recensione del film di Bernardo Bertolucci

La timidezza di un adolescente e l’impulsività di una ragazza. Questo e molto di più è il nuovo film di Bernardo Bertolucci, Io e Te, che prende in esame l’universo difficile, elaborato e fantastico di due giovani ragazzi, Lorenzo e Olivia.

L’incipit di Io e Te nasce con la decisione del giovane adolescente di rinchiudersi per una settimana nella sua cantina, all’insaputa dei genitori, per trascorrere nel suo mondo, la presunta settimana bianca. E’ lì per caso che arriva Olivia, avvolta in un pelliccione lungo e nero, alla ricerca dei suoi pochi ricordi d’infanzia. L’incontro sarà inaspettato, ma soprattutto darà origine a una convivenza difficile, complicata ma importante che guiderà i due alla giusta interpretazione del mondo e ad una nuova prospettiva di vita. Rinchiusi in uno spazio polveroso, avvolto dal fascino di una vita passata e già appassita, Lorenzo e Olivia trascorrono del tempo assieme, lui in attesa che passino i 7 giorni per ritornare nella sua stanza, lei in attesa di riprendere possesso del suo corpo e della sua psiche.

Io e Te, il film

Io e Te

Con l’unione di due caratteri così forti e talmente diversi in uno spazio limitato, in convivenza coatta, Bernardo Bertolucci porta sì agli estremi del possibile il vissuto ma anche ad una moderazione degli atteggiamenti infantili ed irrazionali che Lorenzo soleva manifestare in precedenza. La presenza di una personalità più forte e con problemi più acuti autoresponsabilizza il giovane adolescente e tranquillizza la relazione fra i due.

Bernardo Bertolucci imprime la sua traccia profonda nella trasposizione di questo film, comunicando la parte più intima dei personaggi nel loro distaccamento dal reale. Come in Ballo da Sola, anche qui le scene musicali sono di cruciale importanza, Lorenzo, quando ascolta la sua musica, si astrae dal presente per rifugiarsi nei meandri della sua fantasia ovvero della sua realtà. Allo stesso modo Olivia si lascia trascinare da note che, in qualche modo, rappresentano la sua condizione reale e le permettono metabolizzare meglio il presente per poter credere in una svolta concreta nella sua vita.

Io e te dobbiamo parlare: il trailer del nuovo film di Alessandro Siani

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In attesa dell’uscita al cinema il 19 dicembre, Italian International Film, Rai Cinema e 01 Distribution presentano il trailer del film “Io e te dobbiamo parlare” di Alessandro Siani con protagonisti Alessandro Siani e Leonardo Pieraccioni, per la prima volta insieme sul grande schermo.

Una donna in comune, una figlia a metà e una volante per due. Antonio (Alessandro Siani) e Pieraldo (Leonardo Pieraccioni) condividono molte cose: una carriera non sempre luminosa, un sodalizio non sempre sodale, un legame di lungo corso ma un po’ ammaccato – due esistenze apparentemente troppo tranquille per due agenti di polizia che il destino ha voluto sapientemente intrecciare. Matilde (Brenda Lodigiani) è infatti l’ex moglie di Antonio e l’attuale compagna di Pieraldo, Maria (Gea Dall’Orto) è la figlia di Antonio e vive con la madre e Pieraldo. E poi c’è Sara (Francesca Chillemi), l’affascinante poliziotta con cui Antonio ha forse avuto un passato e potrebbe avere un futuro. Insomma, una famiglia allargata ma un’amicizia a volte troppo stretta per due improbabili colleghi con molte idee e non grandi ambizioni. Decisamente, il pericolo non era il loro mestiere… fino a quando, incredibilmente, non dovranno affrontare un vero crimine, un caso molto intricato e rischioso che, fra sfide contro il tempo e colpi di scena, cambierà la loro vita per sempre. Una coppia sorprendente, due perfetti sparring partner per una commedia all’ultimo respiro.

Siani e Pieraccioni per il buddy movie Io e te dobbiamo parlare

Accanto a Siani e Pieraccioni, il cast include le protagoniste femminili Francesca Chillemi, Brenda Lodigiani e Gea Dall’Orto e inoltre Euridice Axen, Tommaso Cassissa, Giovanni Esposito, Sergio Friscia, Biagio Izzo, Peppe Lanzetta, Enrico Lo Verso.

Diretto da Alessandro Siani e scritto da Siani con Gianluca Bernardini in collaborazione con Leonardo Pieraccioni, “Io e te dobbiamo parlare” è una produzione Italian International Film (Gruppo Lucisano) con Rai Cinema, prodotta da Fulvio e Federica Lucisano, con il supporto logistico di Marche Film Commission e con il patrocinio e l’ospitalità del Comune di Ancona. Il film sarà nelle sale dal 19 dicembre 2024 distribuito da 01 Distribution.

Io e Spotty: il trailer del nuovo film di Cosimo Gomez

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Io e Spotty: il trailer del nuovo film di Cosimo Gomez

Ecco il trailer di Io e Spotty, il nuovo film di Cosimo Gomez con protagonisti Filippo Scotti Michela De Rossi. Presentato in concorso al Taormina Film Fest, con grande successo di critica e pubblico, il film uscirà nelle sale il 7 luglio distribuito da Adler Entertainment.

Io e Spotty è una produzione Mompracem con Rai Cinema, prodotto da Carlo Macchitella, Manetti bros., Pier Giorgio Bellocchio.

Io e Spotty, la trama

L’amore è quel delicato processo attraverso il quale ti accompagno all’incontro con te stesso” Antoine de Saint-Exupèry

Matteo ha ventisette anni ed è lead-animator presso un’importante società che produce cartoon per bambini. È un ragazzo introverso, ama la solitudine, parla pochissimo ed è diffidente al punto da risultare scontroso. Nel suo mondo solitario, ogni sera, quando torna dal lavoro, indossa una tuta di pelo, una maschera, e gioca a essere un cane di nome Spotty. Al contrario di quello che accade nella vita reale, in quelle vesti, in quel gioco infantile, Matteo sembra raggiungere una condizione di libertà, di felicità. Ma qualcosa manca nella sua vita e un giorno decide di mettere online un annuncio di ricerca per una dog sitter, per Spotty ovviamente! Risponde Eva, studentessa fuori sede di venticinque anni. Eva conduce una vita caotica, frequenta con scarsi risultati l’università, vive solo storie d’amore improbabili e perde un lavoretto dietro l’altro. Superato l’imbarazzo iniziale, con il passare dei giorni, tra Eva e Spotty comincia a sorpresa a instaurarsi una relazione speciale, unica, non priva di sfide, che porterà anche Eva e Matteo, due anime alla ricerca di sé stesse, a incontrarsi.

Io e Sissi, trailer e poster del film con Sandra Hüller

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Io e Sissi, trailer e poster del film con Sandra Hüller

Sono stati resi disponibili il poster ufficiale e il trailer in italiano di Io e Sissi, il nuovo film diretto da Frauke Finsterwalder, con la candidata all’Oscar Sandra Hüller, che uscirà nelle sale italiane il 4 luglio 2024. Il film è stato candidato all’Orso d’Oro al Festival di Berlino. Il film sarà distribuito in Italia da Movies Inspired.

  • Regia: Frauke Finsterwalder
  • Con: Susanne Wolff, Sandra Hüller, Georg Friedrich
  • Nazionalità: Germania, Svizzera, Austria
  • Durata: 132 min
  • Distribuzione: Movies Inspired
  • Uscita: 4 luglio 2024

Il poster

Io e Sissi – la trama

Sissi ha varcato la soglia della mezza età. La contessa Irma la raggiunge in Grecia, in una comune aristocratica composta di sole donne, un universo distante anni luce dalla fredda etichetta della corte austro-ungarica.

Sissi vive in assoluta libertà, lontana dai figli e dal marito, il kaiser Francesco Giuseppe. L’unica cosa che conta è che nessuno debba mai annoiarsi e che sia l’imperatrice stessa a decidere le regole del gioco. Irma è stregata dalla carismatica Sissi e dalla sua mentalità moderna e anticonvenzionale, ma il mondo esterno minaccia di infrangere la sua ritrovata libertà.

Io e Sissi, recensione del film con Sandra Hüller

Io e Sissi, recensione del film con Sandra Hüller

Arriva al cinema il 4 luglio con Movies Inspired Io e Sissi, il secondo lungometraggio della regista tedesca Frauke Fisterwarder, che presenta al pubblico un nuovo approccio cinematografico alla figura dell’imperatrice Elisabetta di Baviera. Per gli appassionati, Romy Schneider ha reso popolare il personaggio sul grande schermo negli anni Cinquanta e, più recentemente, abbiamo visto Vicky Krieps interpretarla in Il Corsetto dell’Imperatrice di Marie Kreutzer. Questa volta è Susanne Wolff a dare vita a Sissi, ma la particolarità di questo film risiede nel fatto che è raccontato dal punto di vista di un altro personaggio, la sua dama di compagnia Irma, interpretata dalla magnetica Sandra Hüller, candidata all’Oscar per il suo ruolo in Anatomia di una caduta e protagonista anche di un altro film della stagione dei premi, La zona d’interesse.

Io e Sissi, la trama

La contessa ungherese Irma Sztáray (Hüller), 42 anni, ha una madre prepotente e distante che la spinge verso la corte dell’imperatrice Elisabetta d’Austria dopo aver rifiutato il matrimonio e l’ingresso in convento. I requisiti per chi vuole occupare un posto di primo piano vicino a Sissi (Wolf) richiedono prove estreme, finché Irma non viene inizialmente accettata nell’aristocratico comune riservato alle donne sull’isola di Corfù alla fine del XIX secolo. È lì che l’imperatrice, lontana dalla corte e sapendo che il marito Francesco Giuseppe ha un’amante, dà libero sfogo alle sue libertà.. Catturata dalle idee moderne dell’imperatrice, Irma diventerà sua fedele amica e il suo principale sostegno di fronte alle soffocanti richieste della nobiltà.

Una figura controversa che non smette di affascinare

In un certo senso, la figura dell’imperatrice Elisabetta d’Austria, meglio conosciuta come Sissi, è un fenomeno pop inesauribile: nel corso degli anni è stata protagonista di innumerevoli libri, opere liriche e teatrali e, naturalmente, di film e serie televisive. Ava Gardner l’ha portata in vita in Mayerling (1968) e la modella Cara Delevingne si è calata nei suoi panni nel 2014 per un cortometraggio promozionale di Chanel. Solo negli ultimi tre anni, è stata oggetto di due lungometraggi e due film per la televisione, la maggior parte dei quali progettati per sfidare la concezione ufficiale che la cultura popolare ha di lei come risultato della famosa trilogia di film per la TV in cui l’attrice austriaca Romy Schneider ha recitato negli anni Cinquanta. La principessa Sissi (1955), Sissi – la giovane imperatrice (1956) e Il destino di Sissi (1957), in particolare, la ritraevano come una versione in carne e ossa di una principessa Disney, sempre vestita con abiti pastello e adorata universalmente; un’immagine, tra l’altro, che la stessa Schneider cercò di infrangere agli ordini di Luchino Visconti in Ludwig (1973), interpretando una Sissi profondamente tormentata.

Da quando si sposò a 16 anni con Francesco Giuseppe I d’Austria fino a quando venne assassinata a 60 anni da un anarchico italiano, Elisabetta mostrò sempre il suo disappunto per le restrizioni imposte dalla vita di corte degli Asburgo. Infatti, si ritirò dalla vita pubblica molto precocemente, trascorrendo la maggior parte del suo tempo viaggiando per il mondo ed evitanto accuratamente di farsi vedere in pubblico. Si dice che in età matura, quando era costretta a partecipare a cene ufficiali a Vienna, rimanesse seduta immobile come una statua, senza aprire bocca per mangiare o parlare per tutta la serata.

Sandra Huller nel film Sissi ed io (2024)
Sandra Huller nel film Sissi ed io (2024) © DCM Bernd Spauke

Solo alcuni dei seguenti fatti su di lei sono provati: aveva un tatuaggio sulla spalla; beveva vino a colazione e faceva ginnastica due o tre volte al giorno usando le spalliere e gli anelli che teneva in camera. Scriveva poesie, andava a cavallo e a caccia, leggeva Shakespeare, studiava il greco classico e moderno e, per curare la pelle, faceva bagni caldi nell’olio d’oliva e indossava maschere di pelle imbottite di carne di vitello cruda; lottò contro la depressione per tutta l’età adulta, perdendo la battaglia nel 1889 dopo il suicidio del figlio, il principe ereditario Rodolfo. Tutte queste particolarità biografiche, unite al suo rifiuto di farsi fotografare dall’età di 30 anni – ne aveva 42 l’ultima volta che posò per un quadro – hanno avvolto la sua figura in un alone di mistero che, ovviamente, spiega perché, a distanza di tanti anni, siamo ancora affascinati da questa figura.

La relazione tra Io e Sissi e Il Corsetto dell’Imperatrice

Per parlare di Io e Sissi dovremmo parlare prima del film Il Corsetto dell’Imperatrice (2022), a cui è accomunato da diverse somiglianze, senza dubbio non volute. Diretto da Marie Kreutzer, la pellicola è ambienta intorno al 40° compleanno di Elisabetta, nel 1877, arco di tempo scelto per evidenziare il suo crescente distacco sia dal marito che dalle responsabilità di palazzo. Impeccabilmente interpretata da Vicky Krieps, questa versione di Elisabetta si masturba in bagno, alza il dito medio ai cortigiani, prende eroina per calmare i nervi e si rivolge al marito a suon di insulti.

Io e Sissi si distingue invece per l’attenzione dedicata alla contessa Irma Sztáray, l’ultima dama di compagnia dell’imperatrice. Attirata dalla promessa di amicizia, Irma sottomette la propria volontà a quella dell’imperatrice praticamente in tutto, frenando il suo abbondante appetito per assecondare le restrizioni alimentari di Sissi e adottando e imitando la sua estetica. Il film di Frauke Fisterwarder ritrae Isabel come una figura dal magnetismo quasi soprannaturale, che alla fine viene soffocata dalla passione e dalla gelosia che ispira negli altri, ma ciò che soprattutto lo distingue da Il Corsetto dell’Imperatrice è che si tratta di un film assolutamente queer.

Una scena del film Sissi ed io (2024)
Sissi ed io (2024) © DCM Bernd Spauke

Anacronismo come parola d’ordine

Per esplorare gli ultimi anni di vita di Elisabetta, entrambi i film fanno uso di anacronismi sia nella colonna sonora che nei costumi, entrambi si concentrano sulla sua devozione all’esercizio fisico e ai trattamenti di bellezza piuttosto che sui suoi disturbi alimentari, ed entrambi tracciano chiari parallelismi tra Sissi e Diana del Galles, due donne intrappolate in relazioni coniugali infelici, in un ambiente di palazzo ostile, in un corpo che deve essere mantenuto perfetto e nei capricci di un immaginario collettivo sempre pronto a manipolare la sua immagine. Lo stesso vale per i costumi, disegnati da Tanja Hausner in un modo lontano dal rigido realismo storico: in contrasto con l’ostentata e scomoda moda vittoriana, gli abiti raccontano la storia di una donna moderna, all’avanguardia e in anticipo sui tempi. Niente corsetti, spazio ai pantaloni: quelli indossati dalle protagoniste sono abiti in cui ci si può muovere, agitare o sedere senza problemi, con cui si può andare in giro senza preoccupazioni e più orientati verso gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso.

Frauke Finsterwalder traccia in Io e Sissi una riflessione sulla causalità dell’amicizia, sull’asimmetria delle relazioni e sul calcolo millimetrico dei comportamenti che le sostengono. Sostenuto dalla turbolenta relazione tra l’imperatrice Sisi e la contessa Irma, Io e Sissi non è né un ritratto semplicistico di una donna potente e capricciosa, né un racconto agiografico che divinizza l’imperatrice. Ciò che sembra dirci, analogamente a Il corsetto dell’imperatrice, è che, sebbene Elisabetta d’Austria non fosse affatto una persona comune, parlare di lei significa parlare di tutte le donne, dei danni e dei traumi che il patriarcato e lo sguardo maschile hanno causato loro nel corso dei secoli, e della repressione, dell’ageismo e della mancanza di autonomia a cui sono sottoposte oggi come allora.

Io e mio fratello: interviste ai protagonisti

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Io e mio fratello: interviste ai protagonisti

Ecco le nostre intervista ai protagonisti di Io e Mio Fratello. Ecco cosa hanno raccontato del film il regista Luca Lucini, e i protagonisti Denise Tantucci, Cristiano Caccamo, Greta Ferro, Teresa Mannino e Claudio Colica.

Io e mio fratello, leggi la recensione

Io e mio fratello, la trama

Sofia (Denise Tantucci) è la pecora nera della famiglia. Ha 28 anni, è una sciupafemmine e ha lasciato la Calabria, sua terra d’origine, per trasferirsi a Milano, dove vive con il suo coinquilino Alessandro (Claudio Colica). Mauro (Cristiano Caccamo) è il fratello di Sofia. Affidabile e amorevole, al contrario di Sofia con la quale è sempre in guerra, non ha lasciato la Calabria e porta avanti l’azienda di famiglia. Sofia e Mauro non sono solo sorella e fratello, hanno anche un’altra cosa in comune: Michela (Greta Ferro), primo e unico amore di Sofia, che però sta per sposare proprio Mauro. Quando Sofia si rende conto che sta per perdere la donna della sua vita, decide di tornare a casa, in Calabria. Ma il ritorno di Sofia romperà ogni equilibrio e in un susseguirsi di situazioni tragicomiche, i due fratelli saranno costretti a guardarsi davvero in faccia e a scegliere chi voler essere da grandi… Tra amori passati e ritrovati, storie di amicizia, famiglia e fratellanza, Luca Lucini torna sul set con una commedia romantica e ricca di intrighi.

Io e mio fratello: al via le riprese del film con Cristiano Caccamo

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Al via le riprese di Io e mio fratello, la nuova commedia di Luca Lucini (Tre metri sopra il cielo, Nemiche per la pelle, Come diventare grandi nonostante i genitori) con Denise Tantucci, Cristiano Caccamo, Greta Ferro, Teresa Mannino, Claudio Colica, Paola Lavini e con la partecipazione di Ninni Bruschetta, Marco Leonardi, Nino Frassica e Lunetta Savino.

Le riprese si svolgono in Calabria (tra Altomonte, San Nicola Arcella, Civita, Cirò Marina) e a Milano per un totale di sei settimane. Prodotto da Pepito Produzioni e da Piero Crispino e Giuseppe Saccà per 302 Original Content e Vision Distribution, il film sarà distribuito da Vision Distribution.

Io e mio fratello, la trama

Sofia (Denise Tantucci) è la pecora nera della famiglia. Ha 28 anni, è una sciupafemmine e ha lasciato la Calabria, sua terra d’origine, per trasferirsi a Milano, dove vive con il suo coinquilino Alessandro (Claudio Colica). Mauro (Cristiano Caccamo) è il fratello di Sofia. Affidabile e amorevole, al contrario di Sofia con la quale è sempre in guerra, non ha lasciato la Calabria e porta avanti l’azienda di famiglia. Sofia e Mauro non sono solo sorella e fratello, hanno anche un’altra cosa in comune: Michela (Greta Ferro), primo e unico amore di Sofia, che però sta per sposare proprio Mauro. Quando Sofia si rende conto che sta per perdere la donna della sua vita, decide di tornare a casa, in Calabria. Ma il ritorno di Sofia romperà ogni equilibrio e in un susseguirsi di situazioni tragicomiche, i due fratelli saranno costretti a guardarsi davvero in faccia e a scegliere chi voler essere da grandi… Tra amori passati e ritrovati, storie di amicizia, famiglia e fratellanza, Luca Lucini torna sul set con una commedia romantica e ricca di intrighi.

Io e mio fratello, la recensione del film di Luca Lucini

Io e mio fratello, la recensione del film di Luca Lucini

Il suo viaggio continua, con il Milano-Roma al quale sta già lavorando e che promette di riportarlo nella Capitale, dove nel 2004 iniziò tutto con Tre metri sopra il cielo, ma l’ultima tappa del percorso di Luca Lucini è quella del più recente Io e mio fratello, dal 21 aprile su Prime Video. Un ritorno a casa particolare che ci porta da Milano ad Altomonte, in Calabria, in compagnia del ben assortito cast di una commedia romantica scritta con Marta e Ilaria Storti e nella quale si mescolano tradizione e contemporaneità, individualismo e comunità, famiglia e amori di vario genere.

Io, lei e mio fratello

Tutto nasce dall’urgenza di Sofia (Denise Tantucci) di tornare a casa, al Sud. Pecora nera di una famiglia di viticoltori della provincia di Cosenza, si è trasferita da qualche anno a Milano, dove vive con il suo coinquilino Alessandro (Claudio Colica) e continua a passare da una conquista all’altra. Sempre con il rimpianto del suo grande amore, l’amica Michela (Greta Ferro) che ora sta per sposarsi con Mauro (Cristiano Caccamo), suo fratello.

Affidabile e “predestinato”, dopo la morte del padre (Marco Leonardi) è stato lui a portare avanti l’azienda di famiglia insieme all’esperto Bernardo (Nino Frassica) e a rimanere al fianco della madre (Lunetta Savino). Che ora si trova al centro dell’organizzazione di un matrimonio che Sofia cerca di boicottare, tentando di far innamorare di nuovo di sé la radiosa Michela. Una missione che scatenerà una serie di reazioni a catena che coinvolgeranno tutti, anche l’irrequieta e originale zia Tecla (Teresa Mannino), arrivata per l’occasione.

Una questione di famiglia

Nomi interessanti e di sicura presa sul grande pubblico, come si vede, danno vita a un intreccio piuttosto elementare, arricchito da ricami capaci di suggerire spunti e possibilità senza confondere o distogliere l’attenzione dalla trama principale. Quella che inizia come la storia della giovane scavezzacollo farfallona e irrisolta, promettendo gag da emigrata sullo sfondo della citylife meneghina, diventa quindi occasione per offrire alla regione Calabria una vetrina alla quale non tutti sono abituati, talmente abituati – come sottolineato dallo stesso regista – a vederla solo come terra di malaffare e ‘ndrangheta. Ma soprattutto per raccontare una contemporaneità che va oltre le app e i luoghi comuni (che pure non mancano), e nella quale trovano uno spazio importante le tradizioni e la comunità.

E l’amore, ovviamente. Etero, omo e familiare, tanto per citare i più evidenti sin dalla sinossi, nella quale non era possibile – né opportuno – dettagliare di più, lasciando alla scoperta in streaming dei contrasti e le piccole grandi sorprese messe in scena da Lucini. Del quale attendiamo il Le mie ragazze di carta (con Maya Sansa, Giuseppe Zeno e di nuovo Cristiano Caccamo) visto al Bif&st da lui definito “la prima storia che sento veramente mia” e nel quale si racconta il passaggio dalla pubertà alla preadolescenza di tre adolescenti e quello dal mondo della campagna al mondo della città.

Io-e-mio-fratello-denise-tantucci

L’individualismo non basta, il futuro è comune

Come anche in questo Io e mio fratello, dove la scelta su cosa voler essere o fare ‘da grandi’ torna, come sappiamo tutti, e continua a tornare, anche a distanza di anni. Perché le occasioni arrivano quando arrivano, a volte, le scelte portano rimpianti e dubbi, e altre scelte. Merito del regista aver evitato di lasciar troppo spazio alle scelte meno ‘etiche’, alla confusione, le bugie e i segreti, trovandone invece per un esempio di amore ‘maturo’ che regala forse il momento più commovente del film (insieme alla nostalgia legata alla figura paterna).

Che rimodula lo stereotipo della sceneggiata meridionale – che a tratti fa capolino, evidentemente impossibile da non citare – in un finale se non originalissimo e di rottura, un po’ diverso da quel che avrebbe potuto essere e che spezza una lancia in favore della libertà, nelle sue varie declinazioni vero fil rouge di tutta la storia. Ma soprattutto rilancia il fallimento dell’individualismo dilagante, vero ‘morto che cammina’ del nostro vivere quotidiano, che – per quanto in molti ci si ostini a far finta di non vederlo o ammetterlo – non ha altra speranza che nell’essere comune, e condiviso (non sui social).

Io e Lulù: la storia vera che ha ispirato il film con Channing Tatum

Il cane è il migliore amico dell’uomo, ed è stato più volte protagonista anche al cinema di celebri film a lui dedicati. Da titoli per famiglie come Belle & Sebastien ai classici Disney come Lilli & vagabondo, dai film d’autore come L’isola dei cani a pellicole più drammatiche come Attraverso i miei occhi, sono numerosi i film che hanno dedicato agli amici a quattro zampe storie commoventi e ricche di emozioni, che non mancano mai di affascinare il grande pubblico. Uno degli ultimi titoli di questo filone è Io e Lulù (qui la recensione).

Il film segna l’esordio alla regia dell’attore Channing Tatum e del suo partner produttivo Reid Carolin. I due hanno infatti collaborato per l’intera trilogia di Magic Mike e poi anche per il film Sotto assedio – White House Down, La truffa dei Logan e 22 Jump Street. Insieme, hanno poi deciso di realizzare Io e Lulù, un film per Tatum fortemente voluto in quanto ispirato ad una sua vicenda personale. Nasce così un racconto ricco di emozioni, capace di far sorridere, stare in tensione e commuovere.

Un racconto on the road che porta i protagonisti a rivalutare ciò che sapevano della vita, condividendo così importanti lezioni di vita. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Io e Lulù. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla storia vera a cui si ispira. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Io e Lulù Channing Tatum

La trama e il cast di Io e Lulù

Il film racconta la storia del soldato Jackson Briggs, che si vede costretto a fare un viaggio lungo la costa del Pacifico per portare Lulù, il cane compagno di missioni belliche del sergente Nogales, al funerale di quest’ultimo, deceduto a causa di un incidente d’auto. Dopo diverse spedizioni in guerra il cane ha sviluppato un carattere per nulla facile e imprevedibile alle reazioni. Durante il viaggio che li porta alla celebrazione, il soldato e la cagna stringono un forte legame e Briggs finisce addirittura per affezionarsi a Lulu.

Ad interpretare il soldato Jackson Briggs vi è l’attore Channing Tatum, che come già riportato è anche il regista del film, ruolo che svolge qui per la prima volta. L’attrice Q’orianka Kilcher, nota per il film The New World – Il nuovo mondo, è qui interprete di Niki, ex compagna di Briggs. Completano il cast l’ex wreslter Kevin Nash nel ruolo del fattore Gus, Jane Adams in quelli di sua moglie Tamara ed Ethan Suplee in quelli di Noah, un ex Ranger dell’esercito.

Per quanto riguarda Lulù, sono tre i cani che l’hanno interpretata: Britta, Lana 5 e Zuza e, sebbene assomiglino a pastori tedeschi, sono in realtà dei Belgian Malinois, una razza adatta al lavoro militare. La produzione li ha presi da un canile di Amsterdam che addestra cani per questo fine. Quando la pandemia ha colpito e la produzione è stata interrotta per nove mesi, Channing Tatum e gli addestratori hanno avuto tutto il tempo di lavorare con ogni cane per prepararli al film. Il risultato è stato un’esperienza di forte legame che si è conclusa con la decisione di tre degli addestratori di adottare i cani con cui hanno lavorato.

Io e Lulù cane

La storia vera che ha ispirato il film

Come anticipato, Io e Lulù è ispirato a un vero viaggio in macchina che il regista e attore  Channing Tatum ha fatto con il suo cane morente, un pit-bull anch’esso di nome Lulù, dopo che le era stato diagnosticato un cancro nel 2018. Tatum ha raccontato a Yahoo!Quando ho fatto il mio ultimo viaggio in macchina con la mia cucciola, ho provato quella sensazione di “Non c’è niente che possa fare. Non c’è più niente da fare. Devi solo accettarlo ed essere grato per il tempo che hai avuto e sapere che non poteva essere per sempre. Io devo andare avanti e lei deve andare in un altro posto”.

Il cane di Tatum è poi deceduto il 19 dicembre 2018 e il film è dedicato alla sua memoria, come si può leggere nei titoli di coda. Il film è dunque un tributo a quel suo amato compagno di viaggio e celebra l’ultimo viaggio in auto da loro fatto insieme. Tatum ha poi descritto il processo di lavorazione del film come “catartico”, raccontando a Forbes che: “Mi ha dato un sacco di prospettiva su ciò che lei significava per me, su quale fosse il suo scopo in questa vita che abbiamo avuto insieme”.

Il trailer di Io e Lulù e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Io e Lulù grazie alla sua presenza su une delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nel catalogo di Infinity+. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 4 settembre alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Io e Lulù, recensione del film di e con Channing Tatum

Io e Lulù, recensione del film di e con Channing Tatum

Io e Lulù è il film che suggella l’ingresso nel mondo della regia per Channing Tatum. L’attore quarantaduenne ha tratto ispirazione per la storia dalla sua vita personale. Aveva infatti un cane proprio di nome Lulù con il quale aveva stretto un rapporto strettissimo e dopo la cui morte ha deciso di farne un film per trasformarne il dolore della perdita.

La sceneggiatura è stata affidata a Reid Carolin, che ha anche supportato l’attore nella direzione del film, e che aveva già curato la sceneggiatura di un’altra pellicola in cui era comparso Tatum: Magic Mike di Steven Soderbergh. L’ispirazione sui dettagli della trama viene, tra l’altro, da un documentario che l’attore aveva prodotto nel 2017, War dog: a soldier’s best friend, diretto da Deborah Scranton.

La trama di Io e Lulù

La piccola Lulù del titolo, è una vivace cagnolina che viene da una vita di addestramento militare, tanto da essere stata la fedele compagna di missioni in Medio Oriente del sergente Nogales, finché questi non muore in un incidente d’auto. Al ranger Jackson Briggs (Channing Tatum), amico del defunto commilitone, spetterà il compito di accompagnare la cagnetta dal carattere ribelle al funerale del sergente, la cui presenza è tanto desiderata dalla famiglia di lui, per il profondo legame che il cane aveva instaurato nel tempo col suo padrone.

Così inizia un’avventura on the road lungo la costa del Pacifico, durante la quale il ranger dovrà affrontare continui e frustranti disagi causati da Lulù e dalla sua imprevedibilità, che lo condurranno, però, alla riconciliazione con i suoi mostri interiori, e con i traumi causati dalla guerra. Di cui, forse, anche il cane ha subito le conseguenze.

Un legame ancestrale

L’intenzione di Channing Tatum è quella di narrare un legame viscerale e quasi ancestrale come quello che riesce a crearsi tra uomo e animale, in particolare tra una persona e il suo cane. Il lavoro di addomesticamento, che arriva fino a rendere il dolce quadrupede un elemento della propria vita al pari di un familiare, è fatto dalla costruzione paziente di reciproca fiducia, che ha in sé qualcosa di misterioso.

Il film indaga i silenzi e gli sguardi a cui “manca la parola” – come si suol dire riferendosi alla chiarezza di certe espressioni che il cane sembra assumere –, approfondisce e cerca di soffermarsi sull’appagamento provato dal ranger Briggs nel trovare una crescente corrispondenza nelle risposte comportamentali di Lulù.

È chiaro, insomma, e comprensibile che voglia essere una dichiarazione di amore incondizionato, al pari di quello che il cane dà gratuitamente all’uomo, ma nello scorrere del viaggio dei protagonisti c’è qualche cosa che sfugge.

Channing Tatum sembra essere così intimamente coinvolto nel trasporre i propri sentimenti, che appare sfuggente e quasi distratto nel raccontare le tappe del percorso e i relativi canonici incontri lungo la via.

Io e Lulù mostra rapidamente le persone incrociate per caso durante i giorni del viaggio, col risultato che quei tipici elementi del road movie risultano frettolosi e l’effetto è paradossalmente freddo e distaccato.

Così, se è vero che il rapporto tra il ranger e la cagnolina cambia tonalità, pare che il merito sia solo dovuto alla convivenza forzata, più che a una reale evoluzione del protagonista. Quasi che sia stato unicamente il temporaneo bisogno di affetto e cure ad aver messo il protagonista nella condizione di relazione col cane, rendendo dunque il quadrupede oggetto di attenzioni non necessarie e vagamente umanizzate.

Ad ogni modo, di cinematografia se n’è sprecata intorno all’affetto nei confronti degli amici a quattro zampe, e sicuramente Io e Lulù non è da meno. In fondo fa quello che probabilmente aveva preventivato solo marginalmente: suscitare molta dolcezza, con toni di accennata inquietudine per il contesto ferito e solitario della guerra a cui fa riferimento.

Io e Lulù dal 12 Maggio al cinema il film con Channing Tatum

Io e Lulù dal 12 Maggio al cinema il film con Channing Tatum

Uscirà al cinema il 12 maggio distribuito da Notorious Pictures Io e Lulù, la divertente ed emozionante commedia di e con Channing Tatum che racconta il toccante viaggio on the road di Briggs (Channing Tatum) e della sua cagnolina Lulù.

Il film, che segna l’esordio dietro la macchina da presa del celebre attore hollywoodiano, è una vera e propria dedica d’amore al suo cane, scomparso pochi anni fa. Ma è anche la storia di una profonda amicizia fra un uomo e il suo migliore amico e di un viaggio emozionante e divertente in cui due caratteri difficili impareranno a conoscersi e ad amarsi.Un vero e proprio road movie in cui si alternano toccanti momenti di incontro e scontro ad esilaranti colpi di scena che porteranno i due protagonisti verso la strada della felicità.

Una commedia romantica che si serve della scelta stilistica dell’on the road anche per mostrare con una certa verosimiglianza alcune delle contraddizioni della società contemporanea americana e delle sue divisioni politiche. Storture che, come ci mostra nel film la star di Magic Mike, potrebbero essere superate attraverso una comprensione ed accettazione reciproca. L’idea del film che Tatum ha prodotto e co-diretto con il suo partner Reid Carolin con la loro casa di produzione Free Association, nasce dal precedente documentario War Dog: A Soldier’s Best Friend, che i due avevano realizzato sempre assieme per la HBO.

Quando Tatum si è trovato a perdere il suo fedele amico di vecchia data in un momento difficile della sua vita, ha sentito l’urgenza di esplorare e raccontare il profondo legame che si crea fra un uomo e il suo cane attraverso il mezzo cinematografico. Per questo, ha deciso di produrre, dirigere ed interpretare il film che negli Stati Uniti ha avuto un grande successo al botteghino.

Io e Lei: una storia d’amore per Margherita Buy e Sabrina Ferilli

Si è tenuta questa mattina a Roma, presso il Cinema Fiamma, la conferenza di presentazione di uno dei film italiani più attesi e chiacchierati della nuova stagione cinematografica: Io e Lei, la nuova commedia drammatica della regista Maria Sole Tognazzi che torna dietro la macchina da presa a tre anni di distanza da Viaggio da sola.

Il film racconta la storia di Federica e Marina (interpretate dall’inedita coppia formata da Margherita Buy e Sabrina Ferilli), due donne che vivono insieme da diversi anni. La loro storia d’amore, però, sembra essere arrivata a un punto di svolta. Proprio quando Marina pensa che ormai si possano considerare una coppia stabile, Federica, mossa da una serie di accadimenti, entra in crisi e comincia a porsi delle domande…

A proposito del tema del film e sulle eventuali implicazioni di tipo politico, Maria Sole Tognazzi ha dichiarato: “Il nostro intento era quello di raccontare una storia d’amore. Fare una commedia sentimentale. Il nostro non è un film di denuncia, anche se siamo consapevoli del valore che possiede. La cosa per me più importante era raccontare una storia non diversa dalle altre, ma uguale a tutte le altre. Era questo il messaggio che volevo arrivasse in maniera chiara. Spero di esserci riuscita.”

Margherita Buy ha aggiunto: “È una cosa alla quale abbiamo pensato. Sicuramente ci troviamo in una posizione molto particolare. Parliamo di un tema sul quale, almeno in Italia, c’è ancora tanta arretratezza. Ci sarebbero così tante cose da discutere e da risolvere… Onestamente non mi sento di definire questo film come una bandiera. Non ci sentiamo delle portavoci. Abbiamo semplicemente cercato di raccontare qualcosa nel nostro piccolo. Portare sul grande schermo una storia del genere è importantissimo, al di là del nostro ruolo”.

Su come è stato lavorare insieme, le due protagoniste del film hanno così parlato l’una dell’altra: “Avevo voglia di lavorare con Sabrina da tantissimo tempo – ha detto la Buy – Sapevo che la nostra coppia avrebbe funzionato. Sia per le nostre diversità, ma anche per le cose che ci accomunano, come il nostro lavoro e la nostra vita. Sabrina è fantastica. È molto intelligente. Adoro il suo modo di essere nelle cose. Anche se non si direbbe, ci compensiamo tantissimo.”

“La verità è che io e Margherita ci piacevamo già in tempi non sospetti – ha rivelato la Ferilli – Poi è arrivata la proposta di Maria Sole ed è stata come l’occasione per entrambe di poter finalmente lavorare insieme. Margherita è la migliore attrice italiana. È un connubio perfetto di talento e tecnica. Per me essere arrivati a fare qualcosa di così importante con lei è un risultato incredibile.”

Parlando del rapporto fra cinema e omosessualità (con particolare riferimento all’omosessualità maschile, molto più rappresentata sul grande schermo rispetto a quella femminile), la regista ha dichiarato: “Quando ho avuto l’idea di mettere insieme Margherita e Sabrina per questo film, in effetti ricordo di aver pensato che sarebbe stato uno dei primi film, in Italia, a parlare dell’omosessualità femminile. Onestamente non so perché sia così poco raccontata, anche a livello internazionale.”

Tornando a parlare del lavoro insieme, in particolar modo sul set, la Buy e la Ferilli hanno spiegato: “Ci siamo divertite tantissimo a girare il film insieme – ha spiegato Margherita – Non ci siamo preparate in modo diverso rispetto a qualsiasi altro ruolo che abbiamo affrontato fino ad ora. Abbiamo ricercato la verità. Forse c’è stata un’attenzione maggiore per il tipo di tema affrontato. Certamente questo film è una parola in più su un argomento ben preciso. Dal mio punto di vista, ho vissuto il tutto come una grande storia d’amore che doveva essere raccontata attraverso le caratteristiche di una grande storia d’amore.”

“Non mi ha mai spaventato l’idea di partecipare a questo film – ha detto Sabrina – Sicuramente ci saranno delle polemiche, se ne discuterà tantissimo, questo è inevitabile visto il tema. Per quanto mi riguardo, mi piace potermi mettere in discussione. Soprattutto, mi piace poter sensibilizzare attraverso il mio lavoro. Anche perché è una cosa che capita raramente.”

Io e Lei: recensione del film con Margherita Buy e Sabrina Ferilli

Arriverà nelle sale italiane il prossimo 1 ottobre Io e Lei, uno dei film certamente più discussi di questa nuova stagione cinematografica. Discusso non solo per l’inedito connubio artistico formato dalle sue due protagoniste, ma anche per le tematiche che – inaspettatamente – il film si propone di raccontare utilizzando una chiave altrettanto inedita (almeno per il cinema italiano). Io e Lei è la storia di Federica e Marina, due donne agli antipodi che vivono insieme da diversi anni. La loro storia d’amore, però, è a un punto di svolta: proprio quando Marina pensa che ormai si possano considerare una coppia stabile, Federica, scossa da una serie di avvenimenti, entra in crisi e comincia a interrogarsi non solo sul rapporto con la sua compagna, ma anche sulla propria vita.

Diretto da Maria Sole Tognazzi, che torna dietro la macchina da presa a tre anni di distanza da Viaggio da Sola, Io e Lei è una classica commedia sentimentale che ha fondamentalmente due pregi: il primo risiede nell’inaspettata e a tratti sorprendente alchimia tra Margherita Buy (Federica) e Sabrina Ferilli (Marina); il secondo, invece, è da attribuire alla straordinaria capacità della Tognazzi di aver saputo raccontare non una storia sulla diversità, ma una storia sulla normalità. Io e Lei è una storia d’amore vera e passionale: non ci sono inutili cliché, non esistono fastidiosi stereotipi, ma soltanto due donne innamorate colte nella loro ordinarietà e nel loro quotidiano. È così che il nuovo lavoro della regista romana arriva come una ventata d’aria fresca nel panorama del cinema italiano, che troppo spesso si è “divertito” a rappresentare l’omosessualità proprio attraverso i cliché e gli stereotipi qui evitati.

Io e Lei, il film

Il resto viene fatto dalla genuina romanità di Sabrina Ferilli che contamina l’indiscutibile talento di Margherita Buy e la rende più divertente e anche più buffa rispetto all’attrice drammatica che tutti conosciamo, dando vita a un prodotto di intrattenimento e mai volgare, in cui però non è tutto oro quel che luccica. Se troppo spesso il film assume un taglio ingiustificatamente televisivo in netto contrasto con un aspetto insopportabilmente patinato, anche la sceneggiatura (scritta a sei mani dalla Tognazzi in collaborazione con Ivan Cotroneo e Francesca Marciano), pur dimostrando una spiccata capacità nel delineare le varie sfumature di questo rapporto sentimentale, non scava mai a fondo, lasciando tutto come in superficie e impedendo al film di essere davvero coinvolgente.

Io e Lei non è una bandiera issata a favore o uno spot teso a sensibilizzare. È, con tutti i suoi pregi ma anche i suoi difetti, una storia d’amore su quella normalità che esiste e che il nostro Paese tende ancora oggi a identificare come diversità.

Io e Annie recensione del film di Woody Allen

Io e Annie recensione del film di Woody Allen

Io e Annie, è un film del 1977 di Woody Allen e con protagonista oltre a Woody Allen, Diane Keaton, Tony Roberts, Carol Kane, Paul Simon, Christopher Walken.

Io e Annie locandinaTrama: Alvy Singer è un comico tanto apprezzato sul lavoro, quanto profondamente pessimista e insoddisfatto nella vita, che racconta la sua storia d’amore con la stravagante Annie. Il rapporto è finito proprio per la continua e ridicola frustrazione dell’uomo che ripercorre tutte le tappe della relazione con Annie e tenta, con scarsi risultati, di rifarsi una vita.

Analisi: È proprio l’analisi, anche se psicoanalitica, a dar vita a questa commedia e in generale a tutta la produzione del miglior Woody Allen, quello degli anni Settanta e Ottanta.

Io e Annie recensione del film di Woody Allen

Quattro premi Oscar e un Golden Globe, più innumerevoli nomination e riconoscimenti e, non ultima, la presenza di una Diane Keaton praticamente perfetta sotto ogni punto di vista, fanno di questo film sentimental-nevrotico uno degli indiscussi punti di forza della cinematografia dell’ex enfant prodige, nato nel Bronx nel 1935. All’inizio si sarebbe dovuto intitolare Anedonia, come “omaggio” a una sindrome che colpisce chi non riesce a divertirsi o trarre piacere neanche in circostanze positive, favorevoli o semplicemente normali, come dormire, mangiare o avere rapporti con l’altro sesso. Si pensò, in seguito, di chiamarlo Io e le donne, ma infine Allen scelse di magnificare la sua musa anche nel titolo che, in inglese, è Annie Hall. Il cognome è infatti quello vero della Keaton, mentre Annie è il soprannome con cui il regista era solito chiamarla. Il film, arriva dopo l’esilarante Provaci ancora, Sam, del 1972, adattamento di una commedia scritta da Allen e diretta, per il cinema, da Herbert Ross. Provaci ancora, Sam sarà la causa dell’incontro con la Keaton, allora 23enne, che Woody, che all’epoca aveva 34 anni e già due divorzi alle spalle, non avrebbe mai smesso di definire come “il grande amore” della sua vita.

Io e AnnieIo e Annie è cucito addosso all’attrice, che per anni ha incarnato il simbolo della donna newyorkese nevrotica, un tantino disillusa, autoironica, ma così affascinante da mettere completamente in discussione l’ideale di bellezza e di femminilità dell’epoca.

Il punto di forza del lungometraggio sono le interpretazioni degli attori e i dialoghi. Nonostante la vena malinconica che circonfonde tutti i migliori film del grande paroliere Allen, in Io e Annie i giochi linguistici, le boutade, i paradossi e le geniali trovate del cervellone del cabarettista, musicista e autore Allen, lasciano lo spettatore senza respiro e regalano al film quello che ogni pellicola dovrebbe avere per essere goduta appieno: un ritmo perfetto. Anche i personaggi secondari, come quello di Allison (Carol Kane), e soprattutto quello di Duane, psicolabile fratello della protagonista, interpretato da un attore immenso come Christopher Walken, non fanno altro che incastrarsi perfettamente nell’ingranaggio messo a punto da Allen. Last but not least, non si può non citare il cammeo in cui,  nell’immaginario di Alvy, il sociologo Marshall McLuhan fa a pezzi un ragazzotto che sfrutta le sue teorie per far colpo.

Forse, proprio in virtù di un amore così grande e di un’attrazione così limpida, sebbene con tutte le contorsioni psicologiche e le nevrosi del caso, Woody Allen riesce, con Io e Annie, a regalare un nuovo significato alla parola “commedia”.  

La trama di Io e Annie

Alvy Singer, attore comico di origini ebree, incontra casualmente Annie Hall, una ragazza carina, un po’ svitata, di famiglia benestante del Middle West. Alvy, già scottato da due matrimoni falliti, inizia il nuovo rapporto con paura; ma anche Annie, istintivamente, dubita del successo del loro rapporto e mantiene un ampio margine d’evasione.

Ciò nonostante, la relazione segue il più tipico dei corsi: incontro, studio reciproco, amore e scoperta delle rispettive debolezze. Un poco alla volta, quando lo slancio iniziale ha perduto mordente, i due procedono verso la separazione. Annie abbandona New York e si reca a Los Angeles dove spera in qualcosa di meglio…

Completano il cast di Io e Annie gli attori Tony Roberts, Carol Kane, Paul Simon, Shelley Duvall, Christopher Walken, Janet Margolin, Colleen Dewhurst, Donald Symington, Helen Ludlam, Mordecai Lawner, Joan Neuman, Jonathan Munk, Ruth Volner, Martin Rosenblatt, Hy Anzell, Rashel Novikoff, Christine Jones, Mary Boylan, Wendy Girard, Jeff Goldblum, Sigourney Weaver.

Il trailer di Io e Annie

Io e Annie, frasi dal film di Woody Allen

  • Amore è un termine troppo debole. Ecco, io ti straamo, ti adamo, ti abramo! (Alvy)
  • Lyndon Johnson? È un politico! Conosciamo la morale di quella gente: è un gradino più giù di quelli che si inchiappettano i bambini. (Alvy)
  • Mi spiego, anche da piccolo io mi buttavo sulle donne sbagliate. Credo che sia questo, il mio problema. Quando la mamma mi portò a vedere Biancaneve, tutti quanti erano innamorati di Biancaneve. Io no. Io mi innamorai subito della Regina Cattiva. (Alvy)
  • Non mi hanno preso sotto le armi perché non ero abile, ma alienabile: in caso di guerra, ero da dare in ostaggio. (Alvy)
  • Usi la teoria del complotto solo perché non vuoi fare l’amore con me. (Allison)
  • Adoro essere ridotta ad uno stereotipo culturale. (Allison)
  • Chi non sa fare, insegna. Chi non sa insegnare, insegna ginnastica. Quelli che neanche la ginnastica li mandavano alla mia scuola. (Alvy)
  • [Parlando di sesso] È stata la cosa più divertente che ho fatto senza ridere. (Alvy)
  • I politici hanno una loro etica. Tutta loro. Ed è una tacca più sotto di quella di un maniaco sessuale. (Alvy)
  • Ma il sole fa male! Come tutto quello che faceva bene prima: il sole, il latte, la carne, l’università… (Alvy)
  • Ehi, non denigrare la masturbazione: è sesso con qualcuno che amo. (Alvy)
  • Mia nonna non mi ha mai fatto regali, era troppo impegnata a farsi stuprare dai cosacchi. (Alvy)
  • Non ti stavo pedinando: ti seguivo a distanza non perdendoti di vista. (Alvy)
  • A scuola mi esclusero dalla squadra di scacchi a causa della mia statura. (Alvy)
  • Si sono geloso un pochetto, come Otello! (Alvy)
  • Una relazione credo sia come uno squalo sai, che deve costantemente andare avanti o muore. Eh… credo che quello sia restato a noi sia uno squalo morto. (Alvy)
  • Sylvia Plath! Interessante poetessa il cui suicidio ha suscitato l’interesse della rivista Caccia e Pesca! (Alvy)

Io Capitano: trailer del nuovo film di Matteo Garrone

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Io Capitano: trailer del nuovo film di Matteo Garrone

È stato diffuso il trailer del nuovo film di Matteo Garrone, Io Capitano, che arriverà in sala dal 7 settembre, distribuito da 01 Distribution. Nel cast Bamar Kane, Joseph Beddelem, Seydou Sarr, Moustapha Fall, Didier Njikam.

Io Capitano – il film

Io Capitano racconta il viaggio avventuroso di due giovani, Seydou e Moussa, che lasciano Dakar per raggiungere l’Europa. Un’Odissea contemporanea attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare.

Io Capitano: recensione del film di Matteo Garrone #Venezia80

Io Capitano: recensione del film di Matteo Garrone #Venezia80

Le immagini riguardanti l’arrivo degli immigrati africani che vediamo ogni giorno nei telegiornali ci mostrano uomini, donne e bambini ai quali troppo facilmente si appiccicano etichette con cui definirli senza che neanche li si conosca. Sono persone senza nome, senza identità, la cui storia rimane avvolta nella leggenda, nell’esagerazione o, troppo spesso, nell’ignoranza. Con il suo nuovo film, dal titolo Io capitano, il regista Matteo Garrone (Gomorra, Dogman, Pinocchio) si pone dunque l’obiettivo di fornire un’identità e una voce a chi troppo spesso non ce l’ha. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, il film porta dunque lo spettatore ad intraprendere l’odierna Odissea dei migranti.

Per Garrone si tratta quasi di un controcampo sul suo film d’esordio, Terra di mezzo, del 1996, articolato in tre episodi distinti che raccontano le storie di emarginazione di alcuni stranieri immigrati in Italia. Se lì il focus era dunque su come queste persone vengono recepite nel nuovo contesto raggiungo, con Io Capitano si va invece all’origine del viaggio, a ciò che lo ha motivato, come anche a tutti gli orrori e gli ostacoli che si è dovuto superare per poter arrivare dove desiderato. Raccontare tutto ciò è un obiettivo ambizioso, ma Garrone sa come approcciarsi alle sfide più ostiche, traendone il meglio.

Io Capitano, la trama del film

In Io Capitano si racconta dunque il viaggio avventuroso di Seydou (Seydou Sarr) e Moussa (Moustapha Fall), due giovani cugini che decidono segretamente di lasciare Dakar, capitale del Senegal, per raggiungere l’Europa, con l’obiettivo di poter inseguire il sogno di diventare celebrità nel campo della musica. Lasciandosi alle spalle le proprie famiglie, per i due ha così inizio un’Odissea contemporanea attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare. Quando ormai sarà troppo tardi per tornare indietro, i due ragazzi si troveranno a dover proseguire il percorso, scoprendo quanto quel paese dei balocchi promesso sia meno splendente e colorato del previsto.

Odissea nel deserto

L’immigrazione è uno degli argomenti più scottanti e delicati tra quelli presenti sul tavolo delle discussioni odierne. Nel farlo, si può facilmente banalizzare, fraintendere o peggio ancora distorcere ciò che lo riguarda. Ecco perché il regista Matteo Garrone ha atteso a lungo prima di decidersi a realizzare questo film, convinto di non avere il diritto di raccontare una storia che non gli è propria e come la maggior parte degli italiani e degli europei vive principalmente attraverso le immagini proposte dai media. Fortunatamente, però, si può scegliere di voler andare oltre le comuni convinzioni, gli stereotipi, e svolgere ricerche necessarie a far emergere la verità di queste situazioni.

Così ha fatto Garrone, circondatosi di collaboratori che in prima persona hanno vissuto gli orrori di questa Odissea nel deserto, con interminabili traversate nel deserto, senza riparo dal sole o dalle intemperie, con il rischio di essere catturati e posti in stato di schiavitù nei centri di detenzione libici. A partire da queste testimonianze, Garrone segue dunque i due personaggi protagonisti nel loro scontrarsi con queste tappe di cui poco o nulla si sa fino a quando non ci si scontra personalmente con esse. Avviene dunque una vera e propria trasformazione nel corso di Io Capitano, con i due protagonisti che passano dall’essere spensierati giovani a sopravvissuti ormai privati della loro innocenza.

A sua volta, anche il film si trasforma, passando da una prima parte più colorata, allegra, spensierata nei toni e nelle atmosfere, coerentemente con lo stato di Seydou e Moussa in quel dato momento. Quando però ha inizio il viaggio, piano piano il film si incupisce sempre di più, l’atmosfera si fa pesante, spaventosa e non c’è più posto per quanto si era visto fino a quel momento. È a questo punto che Garrone non si risparmia alcune immagini particolarmente crude, ritrovabili naturalmente all’interno delle carceri libiche. Se dunque il tutto inizia come una fiaba sulla scia di quel filone del regista che ha prodotto fantasy come Il racconto dei racconti e Pinocchi, ben presto si giunge in territori più dark, propri di un film come Gomorra.

Io Capitano Seydou Sarr
Seydou Sarr in una scena di Io Capitano. Foto di Greta De Lazzaris.

Matteo Garrone infonde verità ed emozione nel racconto

Il modo in cui Garrone sceglie di costruire il racconto ha dunque l’obiettivo di ricercare una certa spontaneità e sincerità, necessarie per coinvolgere il pubblico e renderlo partecipe di questa problematica tanto grande. Talmente grande che non è facile dare delle risposte a riguardo, motivo per cui al regista si rinfaccerà il suo non aver proposto una versione più politica di tale argomento, ma di essersi tenuto invece più dalle parti del racconto d’avventura. Un racconto che però giustifica la propria semplicità – che talvolta può essere confusa con un certo didascalismo – con l’intenzione di raggiungere un pubblico molto ampio, possibilmente di ragazzi, da sensibilizzare su tali vicende.

Per farlo il regista si muove dunque consapevolmente sopra un confine molto esile tra la retorica e la sincerità, riuscendo grossomodo a rimanere nell’area di quest’ultima e portando a compimento un film particolarmente emozionante. Il merito è da riconoscere però anche a Seydou Sarr, il giovane protagonista esordiente, che dà vita ad un’interpretazione convincente, che acquista intensità di pari passo con la crescita emotiva del suo personaggio. Seyoud ci appare inoltre come una sorta di Pinocchio migrante, alla ricerca di una terra dei balocchi che scoprirà essere tutt’altro che paradisiaca. E terminando lì dove iniziano le immagini dei telegiornali, Io Capitano ci offre dunque un controcampo a cui non si dovrebbe rimanere indifferenti.

Io Capitano: partite le riprese del nuovo film di Matteo Garrone

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Io Capitano: partite le riprese del nuovo film di Matteo Garrone

Si è aperto nei giorni scorsi a Dakar, in Senegal, il set di Io Capitano, il nuovo film di Matteo Garrone, una coproduzione internazionale Italia/Belgio, prodotto da Archimede con Rai Cinema, in coproduzione con Tarantula, con la partecipazione di Pathé. Le vendite internazionali sono affidate a Pathé International.

IO CAPITANO è una fiaba omerica che racconta il viaggio avventuroso di due giovani, Seydou e Moussa (gli esordienti Seydou Sarr e Moustapha Fall), che lasciano Dakar per raggiungere l’Europa. Un’Odissea contemporanea attraverso le insidie del deserto, i pericoli del mare e le ambiguità dell’essere umano.

Scritto da Matteo Garrone, Massimo Gaudioso, Massimo Ceccherini e Andrea Tagliaferri, a partire da un soggetto dello stesso Garrone, che si è ispirato alle storie vere di Kouassi Pli Adama  Mamadou, Arnaud Zohin, Amara Fofana, Brhane Tareke e Siaka Doumbia, tutti ragazzi che hanno compiuto davvero il viaggio dei due protagonisti del film.

Le riprese si svolgeranno, oltre che in Senegal, anche in Marocco e in Italia, per un totale di 13 settimane.

Crediti

Regia Matteo Garrone

Soggetto Matteo Garrone

Sceneggiatura Matteo Garrone, Massimo Gaudioso, Massimo Ceccherini, Andrea Tagliaferri

Fotografia Paolo Carnera

Montaggio Marco Spoletini

Scenografia Dimitri Capuani

Costumi Stefano Ciammitti

Suono in presa diretta Maricetta Lombardo

Sound design Mirko Perri

Trucco Dalia Colli

VFX supervisor Massimo Cipollina – Laurent Creusot

Una produzione Archimede con Rai Cinema

in coproduzione con Tarantula

con la partecipazione di Pathé

Vendite internazionali Pathé International

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