Ospiti alla conferenza stampa di
The Hateful Eight, Michael
Madsen, Kurt Russell e Ennio
Morricone hanno raccontato, insieme a Quentin
Tarantino, il film e la loro esperienza sul set.
Per tutti e due gli attori è stato
come un ritorno a casa, visto che con Tarantino avevano entrambi
già lavorato. In particolare, come ha tenuto a precisare
Kurt Russell: “Sono molto felice di stare in
due film di Quentin, cinque di Carpenter e due per cui Morricone ha
scritto la musica, sono un tipo fortunato.” Commentando anche
la proposta, da parte di un giornalista, che il film potesse avere
dei collegamenti stilistici e narrativi con La
Cosa di Carpenter. Proprio il film culto dell’horror
ha tirato in ballo il commento di Ennio Morricone,
nominato all’Oscar per il suo lavoro con The Hateful
Eight, che ha spiegato: “Carpenter utilizzò solo
uno dei dieci brani che avevo composto per lui, per cui quelli
scelti da Tarantino potevano essere usati senza problemi. Ma in
questo film qui ho fatto un lavoro diverso, nella musica originale
che ho scritto c’è la caratterizzazione dei personaggi, la
drammaticità della storia. Non ho mai fatto una cosa del genere
prima. La drammaticità del suono dei fagotti, ad esempio, si
trasforma nell’ironia di cui è intrisa la sceneggiatura. La novità
è quella nell’utilizzo del timbro musicale.” Tutte
particolarità che magari un orecchio inesperto non nota nel
dettaglio, ma che il cinefilo coglie nella perfezione e
nell’espressione dell’accompagnamento musicale al film.
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Per Michael Madsen
i film di Tarantino non sono mia semplici: “C’è sempre una
seconda lettura – ha spiegato l’attore adottato dall’Italia –
io credo che i suoi film tendano più a risolvere i problemi che
a crearli, si possono vedere come film politici o come puro
intrattenimento, dipende da chi li guarda. Credo che, sin dai tempi
de Le Iene, c’è sempre stato il riflesso della realtà, per gli
attori capitava di trovarsi a parlare degli eventi quotidiani. E se
li guardi in un certo modo hanno trovato soluzioni semplici
rispetto alla realtà.” Una realtà che sembra entrare nel film
soprattutto attraverso il personaggio di Samuel L.
Jackson, unico uomo di colore in un momento storico,
quello immediatamente successivo alla guerra di secessione, che ha
fatto davvero i conti con il razzismo. “Ripetere così tante
volte la parola ‘negro’ nel film gli ha fatto perdere un po’ della
sua drammaticità – ha dichiarato Madsen – e sarebbe bello
se anche nella realtà una parola così potesse perdere la sua mole
offensiva e diventare solo una parola.”
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Dopo
Grindhouse, per Russell quella di
The Hateful Eight è la seconda
collaborazione con Tarantino: “Quello che mi è sempre piaciuto
di Tarantino e la ragnatela che tesse nei suoi film, e quello che
mi è piaciuto in particolare qui è il fatto che mi abbia proposto
un personaggio che rappresenta così bene l’America. Era risaputo
tanto tempo fa che in America tutti avevano diritto a un processo e
a un giudice, sia i piccoli che i criminali, e John Ruth vuole
onorare la pietra miliare di un sistema americano, dare un processo
a tutti, anche agli assassini come Daisy. Per questo vuole portare
tutti i suoi ricercati vivi alla forca.”
LEGGI L’INTERVISTA A QUENTIN TARANTINO
The Hateful
Eight arriverà il 4 febbraio in sala, distribuito in
oltre 600 copie.