Nel castello che sovrasta
il meraviglioso borgo medievale di Eulenstein, ogni notte si
aggira, con il suo bianco lenzuolo e il suo mazzo di chiavi
magiche, un giovane e simpatico fantasmino. Tutte le notti, al
chiaro di luna, non trova altra compagnia che quella del saggio
amico Gufo Ciuffo, così che, il suo unico pensiero, è poter vedere
la luce del sole e soprattutto incontrare altri bambini che lo
salvino da quella vita triste e solitaria. Trovato il modo di
svegliarsi in pieno giorno, il nostro amico fantasma creerà non
pochi grattacapi alla comunità di Eulenstein e presto rimarrà
ancora più solo e disprezzato da tutti. Forse essere un fantasma
diurno non è poi così divertente? Ma ora, come fare per tornare
alla mia vita di prima? Tre giovani amici, i primi a fare la sua
conoscenza, saranno gli unici pronti ad aiutarlo.
Alain Gsponer
dirige questo suo primo lungometraggio dedicato ad un pubblico
giovane se non giovanissimo. Film tratto dall’omonimo romanzo di
Otfrieb Preussler e riadattato dallo sceneggiatore
Martin Rtzenhoff.
Un fantasma per
amico è un simpatico e misurato racconto che parla di
amicizia e altruismo, e se vogliamo anche dei valori che debbono
essere alla base di un vero rapporto di amicizia: solidarietà,
fiducia e lealtà. Un film che si regge su un percorso narrativo
abbastanza semplice e tutto sommato ben strutturato ma che pecca,
fondamentalmente, in un paio di aspetti. Prima cosa, si evidenzia
una certa mancanza di ironia, di quello humor “ingrediente”
necessario in film di questo genere. Si ride poco, troppo poco, e
anche quando si mostra l’intenzione, il risultato non va oltre
l’intenzione stessa. In secondo luogo, il ritmo, un ritmo
compassato e arrancante che rende la narrazione stessa un pochino
affannosa e poco fluida, finendo per annoiare un po’. Non
eccezionale nemmeno il livello recitativo del cast artistico in cui
l’unico a salvarsi è il giovane fantasmino, oggettivamente
adorabile. Peccato che il candido e simpatico spiritello sia frutto
della tecnologia 3D, grazie alla quale ha potuto “materializzarsi”
e svolazzare da guglia in guglia e da tetto in tetto. Bellissima
l’ambientazione scenica: un’incantevole borghetto medievale
sperduto in qualche valle della Germania, un vero angolo di
paradiso.
Un fantrasma per amico
uscirà nelle sale il prossimo 30 di ottobre.
Kevin e la sua famiglia diventano
celebri all’improvviso sui social dopo aver trovato un fantasma di
nome Ernest che infesta la loro nuova casa. Ma quando infrangono le
regole per indagare sul misterioso passato dello spettro, Kevin ed
Ernest entrano nel mirino della CIA.
Dai un’occhiata al trailer di Un
fantasma in casa (We Have a Ghost)
qui sotto:
Un
fantasma in casa (We Have a Ghost) è scritto e diretto
da Landon, basato sul racconto di Geoff Manaugh intitolato Ernest.
Insieme a Harbour e Mackie ci sono la vincitrice del Golden Globe
Jennifer Coolidge, Jahi Di’Allo Winston, Tig Notaro, Erica
Ash, Faith Ford, Niles Fitch, Isabella Russo e Steve
Coulter.
Tra le figure fantastiche, quelle
che finiranno sempre per attirare ed incuriosire grandi e piccini
sono proprio loro: i fantasmi! Questi esseri soprannaturali vantano
una produzione cinematografica ampissima, che passa dal dipingerli
come mostri maligni, nei film horror o paranormali, a
rappresentarli come esserini innocui (si pensi al piccolo
Casper!). Un fantasma in casa come tematiche
non si distacca molto da qualsiasi altra pellicola sui “fantasmi
buoni”. Scritta e diretta da Christopher
Landon (disturbia, auguri
per la tua morte), questa horror comedy è basata sul racconto
“Ernest” di Geoff Manaugh. Nel cast ritroviamo
David Harbour ( Jim Hopper nella serie Stranger
Things) nei panni del fantasma Ernest, mentre Anthony Mackie
(8
mile,
Million dollar baby,
Falcon nel Marvel Cinematic Universe)
interpreta Frank Presley.
Un fantasma in casa: uno spirito
buono
La famiglia Presley si trasferisce
in una nuova casa: si tratta di una grande ed antica villetta,
stranamente venduta ad un prezzo molto basso. Fin dal primo giorno
Kevin, il figlio minore, nota degli strani riflessi provenienti
dalla soffitta; proprio qui, pochi giorni dopo, conoscerà
Ernest! Si tratta di un fantasma buono, che all’inizio cerca
di spaventare il ragazzo, ma poi tra i due si instaurerà un
rapporto di amicizia.
Frank, il padre di Kevin, cerca di
sfruttare la presenza del fantasma nella propria casa: posta i
video di Ernest fatti dal figlio sui social per guadagnarci. Il
fantasma diventa virale. Tutta una serie infinita di meme, commenti
e challenge iniziano a popolare Instagram e TikTok, così da rendere
Ernest una vera star del web.
Mentre Kevin cerca di aiutare Ernest
a superare il limbo tra vita e morte in cui si trova, la CIA inizia
ad attenzionare sempre di più le vicende della famiglia Presley,
così da poter intrappolare e studiare il fantasma.
Frank, Kevin ed il fantasma Ernest nella stanza di
Kevin.
Ernest, il fantasma più famoso del
web
Un fantasma in casa
tratta effettivamente tutta una serie di tematiche viste e riviste
nel cinema: la casa infestata, il fantasma buono, il rapporto
contrastante tra il figlio adolescente ed i genitori. Sono pochi
gli elementi grazie ai quali il film mantiene un piccolo margine di
originalità. Qui viene introdotta la presenza dei social. Ernest,
da solitario spirito di una casa infestata, diventa un fenomeno
globale attraverso internet; numerose sono le testate
giornalistiche interessate a questo curioso essere, mentre folle di
fan adoranti si appostano a tutte le ore fuori dalla casa dei
Presley. Questo ci può aiutare a riflettere su come oramai si può
sviluppare del vero fanatismo su ogni cosa; grazie alla
possibilità di diffondere velocemente informazioni a livello
mondiale, anche un fantasma come Ernest può diventare virale. La
discussione sui social arriva anche a considerare lo status
giuridico ed i diritti dei fantasmi.
Sul piano tecnico, si può
notare chiaramente in Un fantasma in casa
l’utilizzo di effetti speciali scadenti: trattandosi di esseri
paranormali, è difficile che venga data una rappresentazione
univoca dei fantasmi, ma in questo caso lo stesso Ernest risulta
essere rappresentato in maniera poco realistica. Già dalle prime
scene il fantasma nel muoversi sembra essere una sorta di nuvola di
sabbia brillante. Inoltre, risulta essere incongruente il fatto che
Ernest possa in alcuni casi avere una sua fisicità; toccando
gli umani, il corpo del fantasma diventa parzialmente
solido.
Degna di nota è anche la performance
di David Harbour nel ruolo del fantasma Ernest; pur non potendo
comunicare con la parola (l’essere non era in grado di parlare), il
personaggio riesce ad esprimere le proprie emozioni e stati
d’animo in una maniera tale da poter instillare nello
spettatore un certo grado di empatia. Particolarmente toccante
è l’ultima scena del film, in cui Kevin ed Ernest si dicono
addio.
Un fantasma in casa: il rapporto
genitori-figli
Un tema focale in Un
fantasma in casa è anche la relazione che si instaura tra
genitori e figli; fin dalle prime scene ne possiamo notare un
chiaro esempio. Kevin ed il padre Frank hanno un rapporto
particolarmente conflittuale; per quanto all’inizio sembri
solamente che sia il padre a provare a riavvicinarsi al
figlio, nel corso delle vicende diverranno chiari i motivi delle
divergenze tra i due. Il reale problema riguarda la comprensione
reciproca tra padre e figlio che inizialmente tende a mancare, ma
che si colmerà con il volgersi alla fine della storia.
Un Enfant de Toi,
diretto da Jacques Doillon e interpretato da
Lou Doillon e Samuel Benchetrit,
è un film basato sul dialogo, che sfiora il surrealismo in certe
occasioni e sembra rimandare ad un determinato teatro dell’assurdo
che fonda la sua struttura narrante sull’assenza di azione e sul
dialogo protratto all’infinito, continuamente alla ricerca di
qualcosa che non c’è e mai ci sarà.
In Un Enfant de
Toi Aya e Louis sono stati sposati per qualche anno e
hanno avuto una bambina, Lina. Dopo aver trascorso un periodo senza
vedersi, immediatamente successivo alla separazione, ora riprendono
a frequentarsi, mentre lui ha una storia con Gaelle, mentre lei
vive con Victor, con il quale sembra volere un figlio. I due
continuano a vedersi con una certa regolarità e presto la naturale
gelosia dei rispettivi compagni, unitamente all’esigenza della
piccola Lina di avare chiarezza intorno al rapporto trai genitori,
spingerà gli ex coniugi a ridefinire il loro rapporto.
Un Enfant de Toi, il film
E così anche i protagonisti, Aya e
Louis, continuano a parlare, a raccontarsi i loro ricordi, ad
analizzare la loro situazione, i loro desideri, i loro sentimenti
reciproci, senza mai definire il loro rapporto, senza mai alzare la
voce o esprimere alcuna emozione che non sia una palese attrazione
repressa. Tutta la prima parte del film, della durata
complessiva (ed eccessiva) di 140 minuti, è infatti caratterizzata
da questi lunghissimi piano sequenza in cui i due protagonisti si
parlano dicendo apparentemente nulla, scavandosi dentro in maniera
sempre più profonda senza mai arrivare a mettere un punto a nessuna
delle questioni affrontate. Le regia che muove la camera in modo da
seguire i personaggi tenendoli quasi sempre nella stessa
inquadratura, predilige pochi stacchi, lasciando agli attori
l’onere di tenere alta l’attenzione e di sfidare lo spettatore a
seguire le lunghe elucubrazioni dei protagonisti.
Lou Doillon e
Samuel Benchetrit si destreggiano molto bene in
questi verbosi piani in cui non succede nulla, riuscendo ad
apparire sempre interessati a ciò che dicono e reggendo
inquadrature molto lunghe che rischiano di non interessare
altrettanto lo spettatore. Un’ultima parte di film più dinamica
riesce a portare un po’ d’azione nella storia, portandola ad una
naturale conclusione e ad un finale annunciato ma non scontato.
Piccola perla del film è la giovanissima Olga
Milshtein, che interpreta Lina. Simpatica e impertinente,
la bambina riesce a dare un tocco di brio ad un film altrimenti
piuttosto piatto.
BAO
Publishing è lieta di annunciare, dal 12 giugno 2014, l’uscita in
libreria di un’opera unica: “Un drago a forma di
nuvola”, la storia scritta dal maestro Ettore
Scola, regista icona del cinema italiano,che è diventata
un graphic novel affidato alle matite e ai pennelli di Ivo Milazzo,
l’amatissimo creatore grafico di Ken Parker.
Il 18 giugno 2014 dalle ore
17:00 ci sarà a Roma la presentazione ufficiale del volume, alla
presenza di entrambi gli autori, presso la libreria Borri Books
(Stazione Termini).
“Un drago a forma di
nuvola” é stato considerato per lungo tempo l’ultimo
film di Ettore Scola, già sceneggiato
dall’indimenticabile Furio Scarpelli (1919 –
2010), con la collaborazione di Silvia Scola e
ambientato a Parigi, pensando ad un cast di stelle come
Gerard Depardieu e Audrey
Tatou.
Un contrasto con la casa di
produzione bloccò l’inizio delle riprese e aprì a questa splendida
storia crepuscolare la via verso un altro linguaggio che non fosse
quello cinematografico: il fumetto.
La passione di Scola per la nona
arte è cosa già nota, basti ricordare la mostra di quelli che ha
chiamato “scarabocchi personali”: schizzi, vignette, caricature e
bozzetti per scenografie apparsi nella mostra “Disegni”,
all’Accademia di Francia a Roma, nel 2009.
Dall’incontro dei due maestri Scola
e Milazzo inizia una nuova avventura in cui il grande cinema e
fumetto italiano aprono un dialogo proficuo e intenso, in questo
raffinato e commovente romanzo grafico che racconta la storia di un
amore impossibile.
In occasione della presentazione del
graphic novel gli autori incontreranno il pubblico e dedicheranno
le copie il 18 giugno 2014 a partire dalle ore 17:00 presso la
libreria Borri Books di Roma (Stazione Termini).
Ettore Scola (1931)
comincia collaborando con il giornale umoristico
Marc’Aurelio. Dalla metà degli anni ‘50 scrive
sceneggiature, ed è coautore dei copioni de Il sorpasso
(1962) e I mostri (1963) di Dino Risi. Debutta alla
regia nel 1964 e lavora negli anni seguenti con tutti i maggiori
attori italiani, da Sordi a Manfredi,
da Tognazzi a Mastroianni. I suoi maggiori
successi sono la commedia
C’eravamo tanto amati (1974), Brutti, sporchi e
cattivi (1976), con cui ha vinto il premio Miglior regia al
Festival
di Cannes, Una giornata particolare (1977), La
famiglia (1987). Nella sua carriera ha collezionato ben
quattro nomination agli Oscar nella categoria “Miglior film
straniero” e sei David di Donatello.
Ivo Milazzo (1947)
debutta nel mondo dei fumetti nel 1971, disegnando alcune storie
di Tarzan per il mercato francese. Nella seconda metà
degli anni Settanta, in coppia con Giancarlo Berardi, collabora
con Il
Giornalino, Skorpio, Lanciostory,
realizza una serie di storie in bianco e nero per la
collana Orient Express e crea Ken Parker,
personaggio rivoluzionario per il canone western dell’epoca. Nel
1980 collabora con la prestigiosa collana Un uomo
un’avventura della Cepim (Bonelli) disegnando L’uomo
delle Filippine. Con la conclusione della saga di Ken Parker,
Milazzo ritorna a lavorare per la Bonelli, realizzando alcune
storie per Nick Raider e il
Texone su testi di Claudio Nizzi nel 1999.
Nello stesso anno, entra a far parte dello staff creativo
della serie Magico Vento, restando così nelle
atmosfere del western che tanto gli sono congeniali.
Il sito americano Worst Previews ci mostra oggi la prima immagine di
Jake Gyllenhaal in An
Enemy , prossimo film diretto da Denis
Villeneuve (Incendies) che vede
nel cast Isabella Rossellini, Melanie Laurent e
Sarah Gadon.
Il film, nel quale Jake interpreta
un doppio ruolo, come si vede dalla foto sotto, è basato su un
romanzo di Josè Saramago e racconta la storia di un professore
(Gyllenhaal) e sua moglie (Laurent) che scoprono di avere un doppio
esattamente uguale a loro.
Ecco la foto:
Vi ricordiamo che i prossimi
impegni di Jake Gyllenhaal sono con David
O. Russell, per il quale l’attore sarà il protagonista di
Nailed, accanto a Jessica
Biel e James Marsden, e ancora con
Denis Villeneuve in un thriller dal titolo
Prisoners, nel quale reciterà accanto a
Hugh Jackman.
Il disastroso naufragio
della Concordia diventerà presto un documentario. Non arriverà
nelle sale, ma sarà un’inchiesta complessa e articolata, con
interviste e riconstruzioni in CGI. Parliamo di Italian Cruise Ship
Disaster: The Untold Stories.
Sarà prodotto dal National
Geographic Channel, in programmazione su tale canale il 12 febbraio
e il 13 febbraio. Non è il primo progetto annunciato, nonostante
l’incidente sia tanto recente: il Discovery Channel aveva già
presentato un progetto simile da trasmettere in
primavera. Questo documentario per la tv tuttavia sarà il
primo a essere trasmesso anche in America. Dirigono e producono
Marc Tiley e Paul O’Connor.
Oggi giovedì 18
giugno presso il Cinema Farnese
Persol di Campo de’Fiori, 56 a Roma alle ore
20.30 e 22.30 la tappa romana del roadshow del
documentario Nessuno siamo
perfetti di Giancarlo Soldi (già
autore del cult-movie Nero e del
documentarioCome Tex nessuno mai), dedicato alla vita e
ai retroscena del misterioso autore creatore di Dylan
Dog, Tiziano Sclavi, nel ventinovesimo anno della
comparsa del celebre fumetto. Il regista incontrerà il
pubblico accompagnato dalla produttrice Stefania
Casini e da una folta schiera di disegnatori della Sergio
Bonelli Editore, da Maurizio Di Vincenzo, disegnatore
di Dylan Dog a Marco Soldi, disegnatore di Julia e
Dylan Dog, da Emiliano Mammucari, disegnatore di
Orfani a Corrado Mastantuono, disegnatore di Tex e
della Disney e tanti altri.
Presentato al Torino Film
Festival nel 2014 e vincitore della Menzione speciale ai
Nastri d’Argento 2015 , il film prodotto da Bizef e XMAD è
un viaggio all’interno dell’universo di Sclavi, che per anni
ha riempito il nostro quotidiano di storie, racconti, suggestioni,
fino alla inaspettata decisione di ritirarsi da tutto e da
tutti. La macchina da presa di Giancarlo Soldi, caro amico del
papà di Dylan Dog, ci svela le memorie e i pensieri più
profondi del visionario autore, schivo ma molto amato. Le sue
parole danno vita a visioni che si materializzano sullo
schermo attraverso animazioni nella Milano del XXI secolo che
si fa co-protagonista del film, abitata dagli incubi dello stesso
Sclavi. Invisibile per natura, l’ideatore dell’investigatore
dell’incubo è stato travolto dal successo del suo personaggio,
al quale ha regalato la propria inquietudine esistenziale e
complessa personalità fino alla rottura del rapporto autore –
personaggio. La pellicola è un ritratto diretto e sorprendente
che esce in sala impreziosita da 2 minuti di intervista
inedita a Tiziano Sclavi che racconta il suo flirtare con la
morte. In Nessuno siamo perfetti tavole a
fumetti e spezzoni in bianco e nero si alternano
alle interviste ad esponenti del cinema, dell’arte e della
cultura italiane e ai colleghi e disegnatori di Sclavi: tra gli
altri Dario Argento, Sergio Castellitto, Flavio Parenti,
Thony, Mauro Marcheselli – direttore Sergio Bonelli
Editore, Bianca Pitzorno, Aldo Di Gennaro –
disegnatore storico e autore dell’immagine della locandina del
film, Roberto Recchioni – successore di
Sclavi, Alfredo Castelli e Grazia Nidasio –
fumettista e storica illustratrice del Corriere dei
Piccoli. Il cast tecnico vanta le musiche
di Ezio Bosso (candidato come miglior musicista ai David 2015
e Nastri d’Argento per Il ragazzo Invisibile di
Salvatores) e la fotografia di Luca Bigazzi, pluripremiato
direttore della fotografia vincitore ai recenti Premi Globo d’Oro
della Stampa Estera in Italia per Youth di Paolo
Sorrentino. Ad accompagnare le proiezioni del film assieme al
regista, iniziative collaterali realizzate in collaborazione
con Festival del fumetto locali, attività sui social con
l’hashtag #nessunosiamoperfetti.
BIM Distribution
ha diffuso il trailer ufficiale di Un Divano a
Tunisi di Manèle Labidi con
Golshifteh Farahani, Majd Mastoura, Aïcha Ben Miled, Feriel
Chamari, Hichem Yacoubi, Najoua Zouhair, Jamel Sassi e
Ramla Ayari.
In Tunisia c’è stata la
Primavera araba, ma forse aprire uno studio da psicanalista per una
donna è ancora troppo presto… Selma (Golshifteh Farahani) è
una giovane psicanalista dal carattere forte e indipendente
cresciuta a Parigi insieme al padre, quando decide di tornare nella
sua città d’origine, Tunisi, determinata ad aprire uno studio
privato le cose non andranno come previsto…. La ragazza si
scontrerà con un ambiente non proprio favorevole, i suoi parenti
cercheranno di scoraggiarla, lo studio inizierà a popolarsi di
pazienti alquanto eccentrici…
Tutto è in evoluzione nella Tunisia
post Primavera araba. Anche le paure e le ossessioni della gente.
Un bazar pieno di energia, nuove possibilità, qualche arretratezza
e vecchi pregiudizi. Questo racconta Manele Labadi
Labbé nella sua commedia
d’esordio, Un divano a Tunisi,
presentata alle Giornate degli Autori a Venezia
2019. A più di un anno di distanza, complice la pandemia,
il film arriva nelle sale l’8 ottobre, prodotto da
Kazak Productions e distribuito da
Bim.
La trama di Un divano a Tunisi
Selma, Golshifteh
Farahani, è una trentacinquenne che vuole avviare la
sua carriera di psicanalista. A Parigi non ha avuto fortuna, così
scommette su Tunisi, la sua città natale, dove torna dopo la caduta
del regime di Ben Ali per aprire uno studio nel palazzo in cui
vivono i suoi zii. Deve confrontarsi con l’iniziale ostilità dei
parenti, affrontare i pregiudizi, la burocrazia e la solerzia di un
poliziotto, Naim, Majd Mastoura, particolarmente
ostinato nel fare il suo dovere in un paese che, come Selma, sta
cercando un nuovo equilibrio. Dalla sua però, la ragazza ha una
grande tenacia e … Sigmund Freud.
Golshifteh Farahani, la nuova stella cacciata
dall’Iran
Non sono semplici curiosità quelle
che seguono sulla giovane e bellissima Golshifteh
Farahani, attrice iraniana classe 1983, ma qualcosa che a
ben guardare ha molto a che vedere con Un divano a
Tunisi. Anzi, può illuminare alcuni aspetti della
pellicola. L’attrice vive in Europa da quando nel 2008 è stata
dichiarata non gradita al governo iraniano e dunque costretta
all’esilio. Tra i motivi del bando, l’aver lavorato sotto la
direzione di Ridley Scott per una produzione
hollywoodiana come Nessuna verità,
accanto a Leonardo Di Caprio, ma ha partecipato anche ad
Exodus – Dei e re dello stesso
regista, e più recentemente ad altre grandi produzioni come
Pirati dei Caraibi -La vendetta di
Salazar. Nn solo cinema indipendente
(Come pietra paziente, About
Elly), insomma, dove ha iniziato e che pure ancora
frequenta volentieri. Dunque Farahani sa bene cosa
significa essere lontani dal proprio paese, proprio come Selma, che
però può scegliere di tornarvi. Ma la protagonista accenna anche a
suo padre, esiliato durante il regime di Ben Ali, e afferma che
questo ritorno è anche per lui. Il richiamo verso il luogo delle
proprie radici e il tema dell’esilio sono dunque presenti nel film,
sebbene solo attraverso pochi cenni.
Così, la regista
e sceneggiatrice franco-tunisina Manele Labidi
Labbénon sfrutta a pieno il potenziale di questa
storia e neppure le potenzialità di un’attrice di talento come
Faharani, che avrebbe potuto senz’altro mettere al servizio del
personaggio di Selma il proprio vissuto, regalandole uno spessore e
una capacità di coinvolgimento emotivo maggiori. Invece
Labidi sceglie di non approfondire questi temi,
così come sceglie di non raccontare molto di questa giovane
psicoterapeuta, se non la sua determinazione e la fatica
nell’affrontare un contesto inizialmente ostile. Ciò si deve forse
al timore di sacrificare, così facendo, il tono leggero della
commedia.
Un divano a Tunisi per capire la
rivoluzione
Il film infatti, mette del tutto da
parte i toni drammatici e in alcuni momenti prende anche le
distanze dal realismo. Anzi, sceglie di stemperare i momenti di
difficoltà della protagonista con una concessione al fantastico. Si
pensi alla figura di Freud che la accompagna sempre, in varie
forme. Questa contaminazione di generi è interessante e, ben
dosata, fa sorridere.
Nelle intenzioni della
regista, la psicoanalisi funge solo da pretesto per
parlare di una donna giovane, indipendente, che lavora e vuole
autodeterminarsi, in un paese ancora per molti versi ancorato a
tradizioni obsolete e pregiudizi, e dell’impatto sulla popolazione
della cosiddetta Rivoluzione dei Gelsomini, nata dal basso e che
costrinse Ben Ali, al potere dall”87, a lasciare il paese nel
2011.
Se però Labidi è
efficace nel tratteggiare un affresco composito fatto di pennellate
colorate, vivaci e fresche, quanto fugaci, che regalano sorrisi
viaggiando però quasi sempre in superficie, con qualche ingenuità
nella trama e alcuni mutamenti un po’ troppo repentini, lo è meno
quando tenta di spiegare la rivoluzione e le sue conseguenze.
Guardando il film si ha l’impressione che tra la gente questo
cambiamento sia stato vissuto più come un trauma, in senso
negativo, che come una crisi positiva. Racconta un paese dal quale
i giovani come Olfa, Aisha Ben Miled, vogliono
fuggire anziché restare per costruire una Tunisia nuova, ora che
hanno conquistato libertà e democrazia. Un paese ancora arretrato,
che fatica a misurarsi con questa libertà, anche nei costumi e nel
modo di essere. Si parla di integralismo religioso, di matrimoni
combinati, di omosessualità – soprattutto grazie al personaggio del
fornaio Raouf, interpretato da Hichem Yakoubi – ma
anche di gestione clientelare della cosa pubblica. Il poliziotto
Naim, Majd Mastoura – Orso d’oro a Belino per
Hedi di Mohamed Ben
Attia – paladino della legalità, appare come una mosca
bianca. Insomma una Tunisia piena di potenzialità ancora per buona
parte inespresse. L’auspicio di Labidi è quello di
una liberazione finalmente anche culturale e mentale. È questa la
scommessa sul proprio paese che la protagonista porta alla storia,
col suo studio di psicoterapia. Per accompagnarla, la regista
sceglie la voce di Mina e le note di un classico
della canzone italiana anni ’60 come Città vuota, assieme
alla meno conosciuta Io sono quel che sono, che ben si
confà al mood della protagonista e suggerisce un parallelo
tra l’Italia del boom e la Tunisia di oggi, proprio in termini di
opportunità di progresso da cogliere e potenzialità da
sfruttare.
Un divano a
Tunisiresta una commedia d’esordio vivace,
dal buon ritmo, ma con qualche ingenuità di scrittura e qualche
semplificazione di troppo. Il quadro rutilante di una
Tunisia in cerca di un equilibrio, come in fondo la compassata
protagonista, che mentre aiuta gli altri a liberarsi dalle proprie
ansie e paure, aiuta sé stessa a ritrovarsi.
Guarda il trailer italiano
di Un disastro di ragazza, la nuova
commedia di Judd Apatow con
protagonisti Amy Schumer, Colin Quinn, Tilda
Swinton. John Cena e LeBron James.
Sinossi: Lo stile di
vita che Amy conduce è quello della party girl, eterna festaiola
felicemente single; fino a quando non realizza di essersi
innamorata di un ragazzo, rimanendo coinvolta in una serie di
divertenti situazioni che le faranno perdere totalmente il
controllo.
Si comincia a sapere qualcosa di
più sul remake di Carrie, diretto da Kimberly Peirce, la cui uscita
è prevista per il marzo 2013: in occasione del New York Comic Con
in corso in questi giorni sono stati presentati i primi teaser del
film, che stando a quanto affermato dalla regista, sarà saldamente
ancorato al romanzo, senza tenere conto più di tanto del primo,
efficacissimo adattamento firmato da De Palma.
Nel filmato viene mostrata una
sequenza che dapprima riprende una città dall’alto in piena notte,
fermandosi sulla scuola in fiamme, teatro della carneficina in cui
culmina il film, per poi abbassarsi al livello stradale e, tra le
fiamme, inquadrare Carrie, coperta di sangue. Nel corso della
conferenza organizzata durante la convention newyorkese, la regista
era accompagnata dalla protagonista Chloe Moretz e da Julianne
Moore, che avrà il ruolo della madre di Carrie, un’invasata e
fanatica religiosa. Il messaggio arrivato da New York è che certo,
il nocciolo della storia sarà la complicata relazione tra
Carrie e la madre, ma che vi sarà anche tanto, tanto sangue, che
costituirà un elemento centrale del film e che ne ha caratterizzato
le riprese: secondo una stima approssimativa, nel corso della
lavorazione, tra test e riprese, ne sarebbero stati utilizzati
circa 4.000 litri.
I fan della Marvel sono ormai diventati
abilissimi nello scovare ogni possibile indizio su personaggi,
elementi di trama o quant’altro legato ai film in produzione. Ciò è
avvenuto anche con la recente foto condivisa dal set di Captain America: Brave
New World, con protagonisti Anthony Mackie ed
Harrison Ford.
Ad alcuni utenti su Twitter non è infatti sfuggito
che nella foto i pantaloni indossati da quest’ultimo – chiamato ad
interpretare il generale Thunderbolt Ross a seguito della scomparsa
dell’interprete originale, WilliamHurt – sono strappati in più punti. Un dettaglio
che ha subito alimentato le teorie secondo cui Red
Hulk apparirà nel film.
Dietro tale versione rossa di Hulk,
come noto, si nasconde proprio il generale Ross, il quale nei
fumetti per dare vita a un mondo migliore, ha accettato
volontariamente di essere trasformato nell’Hulk Rosso, così da
contrapporsi alla minaccia secondo lui rappresentata dall’Hulk
verde che tutti conosciamo. Naturalmente non c’è stata alcuna
conferma ufficiale che Ford interpreterà effettivamente Red Hulk in
Captain America: Brave New World, ma la foto in questione
risulta certamente enigmatica. Ad alimentare ulteriormente la
teoria c’è il fatto che se i Marvel Studios hanno deciso di riportare in
scena Ross, affidandolo ad un attore noto come Ford, devono avere
piani ambiziosi per il suo futuro nell’MCU.
In ogni caso, Captain America:
Brave New World continua a vantare forti legami
con L’incredibile Hulk, tra Ford che interpreta
Thunderbolt Ross e i tanto attesi ritorni di Tim Blake
Nelson nei panni del cattivo principale del film, il
Leader, e la figlia di Ross, Betty Ross, interpretata da
Liv Tyler. Entrambi gli attori non erano più
apparsi nell’MCU sin dal loro debutto nel 2008
con il film dedicato al gigante verde, e con la trama del film che
si dice riguardi il Leader che tenta di creare un esercito di Hulk
per conquistare il pianeta, diventa sempre più probabile che Ford
possa effettivamente trasformarsi in Red Hulk in Captain
America: Brave New World.
I PREMI ASSEGNATI DALLA
GIURIA INTERNAZIONALE – Una giuria internazionale presieduta da
Ennio Morricone e composta da Susanne Bier, Roberto Bolle, Carmen
Chaplin, David Puttnam, Pierre Thoretton, Debra Winger ha giudicato
i film in concorso nella Selezione Ufficiale. La giuria
internazionale ha assegnato il:
Da un paio di
giorni si rincorre sul web la voce che alla fine di
The Amazing Spider-Man 2
ci sarebbe una scena post credits di X-Men Giorni di un
Futuro Passato. Avendo già visto il film in occasione
della premiere romana di lunedì 14 aprile, e avendo constato di
persona che nel film non ci sono scene post credits, non avevamo
dato peso alla cosa. Peccato però che nel web si sia poi creata una
gran confusione, soprattutto per i fan che sperano, giustamente, di
vedere tutti i personaggi Marvel in un unico film, in barba
alle tristi questioni di diritti di sfruttamento
cinematografico.
Ebbene cosa è accaduto?
Effettivamente, per ora solo in coda alle copie UK di
The Amazing Spider-Man 2, verrà mostrata
una scena di X-Men giorni di un futuro
passato, ma sarà una scena promozionale, per niente
legata all’universo dell’Uomo Ragno. A che pro, per la Sony,
pubblicizzare così la Fox?
La ‘colpa’ è di Marc
Webb, che come sappiamo prima di arrivare al grande
successo di pubblico con Spider-Man/Sony, si è fatto conoscere per
la bella commedia Fox, 500 giorni
insieme. Dunque Webb aveva un contratto in sospeso
con la Fox, ma intanto si era lasciato trascinare dalla spirale del
successo di Spider-Man alla Sony, e così l’unica soluzione,
alquanto indolore, per far rispettare in qualche modo a
Marc Webb il contratto con la divisione indie
della Fox è stata quella di offrire, la Sony alla Fox, pubblicità
gratis alla fine del film. Detto fatto! Alla fine di
The Amazing Spider-Man 2 ci sarà una
scena di X-Men Giorni di un Futuro
Passato, ma non sarà materiale collegato,
semplicemente una preview del film si Singer.
È stata rivelata l’esistenza di un
piano per dar vita ad un “Creed Universe”
multipiattaforma, che muoverà i suoi passi a partire dai tre film
dedicati ad Adonis Creed, il cui terzo capitolo Creed
3 è attualmente in sala, diretto ed interpretato
da Michael B. Jordan. Questa trilogia, come noto,
nacque quando Jordan si unì a Sylvester Stallone
nel Creed del 2015. Dopo aver stabilito la propria
identità all’interno del più vasto universo cinematografico di
Rocky, Jordan ha poi portato avanti il racconto di questo
personaggio e con il terzo film ha dimostrato di potersi reggere
anche da solo, senza la presenza di Stallone nei
panni di Rocky, incassando ben 58 milioni di dollari
in patria nel suo primo fine settimana.
I numeri al botteghino di Creed
3 sembrano aver motivato Amazon a scommettere in grande su
Jordan e Creed, iniziando dunque a strutturare universo
narrativo che si amplierà grazie a serie TV e nuovi film. Tra i
progetti già messi in cantiere, il primo sarebbe uno
spin-off incentrato sulla figlia non udente di Adonis,
Amara, interpretata in Creed 3 dalla
nuova arrivata Mila Davis-Kent. Ci sarebbero però
anche piani per una versione anime di Creed – una grande
sorpresa per Jordan, che si è ispirato a questa tipologia di opere
per la sua regia di Creed 3 – così come uno spettacolo di
accompagnamento live-action.
Secondo quanto riferito, anche lo
spin-off su Drago, precedentemente annunciato,
saarebbe ancora in fase di sviluppo. Tutti i progetti di cui sopra
sono naturalmente nelle fasi iniziali, per cui probabilmente
bisognerà attendere un po’ prima di poter vedere qualcosa di
concreto sul piccolo o grande schermo. Nel mentre, ricordiamo che
Creed 3, attualmente in sala, è diretto e
interpretato da Michael B. Jordan e che
accanto a lui si possono ritrovare anche gli
attori Tessa Thompson, Jonathan Majors, Phylicia
Rashad eMila Davis-Kent.
Sembra strano immaginare
che, dopo 60 anni, Frederick Wiseman sia tornato a
fare un film di fiction, lui che con il suo sguardo sul mondo, lo
ha raccontato per molti aspetti meglio di tutti, attraverso i suoi
documentari-fiume, eppure, Un Couple, in Concorso
a Venezia 79 si annuncia proprio come il grande
ritorno del regista a una storia di finzione.
Non è esatto, però, dal
momento che il film è in definitiva un soliloquio di Sofia Tolstoj
che legge le sue lettere e i suoi diari scritti al marito, nel
corso di un matrimonio turbolento, d’uranio 36 anni, con 13 figli
di cui solo 9 sopravvissuti, e numerosi litigi e riconciliazioni.
Immersa nel giardino La Boulaye, sull’isola di Belle Île, la donna
legge/recita le parole che i due si scrivevano pur stando nella
stessa casa. Un dialogo continuo, il resoconto di una storia
passionale che spesso portava i coniugi allo scontro ma che
altrettanto spesso li vedeva riconciliarsi e continuare quel
cammino condiviso.
Un Couple, il racconto di una storia d’amore turbolenta
Il lavoro di Wiseman in
Un Couple è certosino e monumentale. Lo
spirito è sempre quello documentaristico e, quasi, naturalistico,
data l’importanza che la natura e la sua vitalità occupa negli
appena 64 minuti di film, ma è il lavoro sul testo che lascia
sorpresi. L’incredibile mole della corrispondenza domestica dei
coniugi Tolstoj è stata ridotta a un monologo coeso e narrativo,
che sviluppa una storia d’amore con un inizio e una fine e una
serie di montagne russe nel mezzo. Tutto semplicemente attraverso
il racconto e la riduzione dei testi di partenza.
Questa formula offre un
risultato abbastanza monotono, eppure interessante, soprattutto se
mostrato nell’ambito di una Mostra del Cinema, che, mai come
quest’anno, sembra giocare sul sicuro con tutta la selezione e che
con questo film, invece torna a essere esposizione di linguaggi
differenti e non sempre omologati con ciò a cui è abituato lo
spettatore medio.
Anche di fronte alla
piatta frontali del quadro, Frederick Wiseman si
mostra in tutto il suo genio, mettendo in luce il suo talento di
narratore al di fuori degli schemi classici del linguaggio del
cinema narrativo.
Tutto il mondo ha ormai goduto
della poderosa e poetica bellezza di
Gravity, film che ha aperto in grande
stile la 70esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia. Adesso, il brillante regista dietro a quell’idea,
Alfonso Cuaron, uno dei nomi più illustri e capaci
della sua generazione, ha deciso di regalarci un piccolo pezzetto
di storia in più, un cortometraggio intitolato
Aningaaq che ci spiega altro del film e dell’eroica
lotta di Sandra Bullock per cercare di ritornare sulla Terra, in
salvo.
Il cortometraggio
Aningaaq è stato diretto da Jonas
Cuaron, figlio di Alfonso, che ha cosceneggiato il film,
ed è stato prodotto dalla Warner Home Video per essere incluso poi
nella versione DVD BluRay del film.
Il cortometraggio, in poche parole,
mostra l’altra parte della miracolosa conversazione telefonica che
Sandra Bullock riesce ad intercettare mentre è intrappolata in una
capsula di salvataggio della stazione russa. Dopo essere stato
proiettato in diversi festival, la Warner ha considerato l’idea di
proporre il lavoro per la candidatura alla categoria di miglior
cortometraggio live action per il prossimi Academy Awards.
Di seguito potete vedere il
cortometraggio:
Gravity, il film
Il film si basa su una
sceneggiatura scritta da Alfonso Cuarón, Jonás
Cuarón, Rodrigo Garcia, mentre
la fotografia è curata da Emmanuel
Lubezki, che ha condotto un lavoro maniacale sulle
numerose sequenze realizzate completamente i CGI e riprese con la
tecnologia stereoscopica. Gravity uscirà
in America e in Italia, in 3D, il prossimo 4
ottobre.
Trama:
Sandra Bullock interpreta la dottoressa Ryan
Stone, un brillante ingegnere medico alla sua prima missione
sullo Shuttle, mentre Matt Kowalsky (George
Clooney) è un astronauta veterano al comando della sua
ultima missione prima del ritiro. Durante quella che sembra una
passeggiata nello spazio di routine, ecco che accade il
terribile incidente. Lo Shuttle viene distrutto e Stone
e Kovalsky rimangono a volteggiare nella più totale oscurità
completamente soli e attaccati l’uno all’altra. Il silenzio
assordante è la conferma della perdita definitiva di ogni contatto
con la Terra e, con esso, ogni speranza di essere salvati. La paura
si trasforma in panico e ogni boccata d’aria consuma il poco
ossigeno rimasto. Ma l’unica strada verso casa potrebbe
essere quella di spingersi ancora più lontano, nella terrificante
distesa dello spazio.
Il sito statunitense Comicbookmovie
ha pubblicato una serie di concept art de L’Uomo d’Acciaio in cui
vediamo una possibile armatura del Generale Zod, concept poi
trasformatosi fino a diventare quello che nel film è stato il
costume indossato da Michael Shannon. Ecco il
disegno:
Qui trovate tutti gli altri
concept pubblicati dal sito. L’uomo d’Acciaio è
diventato, con 263 milioni di incasso, il migliore incasso di un
reboot di un cinefumetto al box office, dopo aver superato
The Amazing Spider-man
(262 milioni).
Vi ricordiamo
che L’uomo d’Acciaio è
uscito negli USA il 14 giugno 2013, e da noi il 20 giungo. Nel cast
oltre a Henry
Cavill eRussell
Crowe ci sono
anche AmyAdams, Diane
Lane, Kevin Costner, Laurence
Fishburne, Michael Shannon. L’uomo
d’Acciaio è diretto da Zack
Snyder. Tutte le info utili nella nostra Scheda
Film: L’uomo d’Acciaio. Tutte
le news nel nostro speciale: Superman: Man of steel
Guarda il Trailer italiano ufficiale
di Un compleanno da
leoni(21 & Over)
di Jon Lucas e Scott
Moore.
Gli sceneggiatori
di Una notte da leoni, Cambio vita, La rivolta delle
ex, fanno il loro debutto alla regia, firmando
ovviamente anche la sceneggiatura, con questa nuova esilarante
commedia interpretata da Justin Chon, già
visto nella saga di Twilight,
Skylar Astin (Voices, Ralph
Spaccatutto) e Miles Teller
(Divergent, Project X – Una festa che spacca,
Footlose 2011).
Jeff Chang è sempre stato uno
studente modello e ha sempre fatto quello che il suo rigidissimo
padre, il dottor Chang, si aspettava da lui. Eppure, quando i
suoi migliori amici Casey e Miller decidono di fargli una
sorpresa per festeggiare il compimento della sua maggiore età, Jeff
decide di uscire con loro nonostante il giorno dopo lo aspetti
l’esame per entrare alla Facoltà di Medicina a cui il padre tiene
moltissimo. Ma quella che doveva essere una semplice birra tra
amici, si trasforma ben presto in una notte sfrenata
e dai molti eccessi. Riuscirà Jeff Chang a presentarsi il
mattino dopo, in tempo e lucido, all’esame più importante
della sua vita?
Il cinquantesimo film di
Woody Allen è ambientato a Parigi e girato per la
prima volta in francese. Un thriller romantico con protagonisti
Lou De Laâge, Niels Schneider, Valérie
Lemercier e Melvil Poupaud.
Coup de Chance parla
dell’importante ruolo che il caso e la fortuna giocano nelle nostre
vite. Fanny e Jean sembrano la coppia di sposi ideale: sono
entrambi realizzati professionalmente, vivono in un meraviglioso
appartamento in un quartiere esclusivo di Parigi, e sembrano
innamorati come la prima volta che si sono incontrati.
Ma quando Fanny s’imbatte
accidentalmente in Alain, un ex compagno di liceo, perde la testa.
Presto si rivedono e diventano sempre più intimi…
La regista, sceneggiatrice e
direttrice della fotografia britannica Molly Manning
Walker presiederà la giuria di Un Certain
Regard del 78° Festival
di Cannes. Sarà affiancata dalla regista e sceneggiatrice
franco-svizzera Louise Courvoisier, dalla
direttrice croata dell’International Film Festival Rotterdam
Vanja Kaludjercic, dal regista, produttore e
sceneggiatore italiano Roberto Minervini e dall’attore argentino
Nahuel Pérez Biscayart. Saranno loro a assegnare i
premi della sezione Un Certain Regard, che presenta film d’autore e
di debutto di giovani autori.
Quest’anno sono stati selezionati 20
film, tra cui 9 opere prime. Il Premio Un Certain Regard 2024 è
stato assegnato al lungometraggio Black Dog di Guan Hu. Promised
Sky della regista tunisina Erige Sehiri aprirà la sezione Un
Certain Regard mercoledì 14 maggio 2025.
Tutta l’atmosfera natalizia è
racchiusa nel castello di Dun Dunmbar, palazzo scozzese al
centro di Un castello per Natale, nuovo film di
Mary Lambert uscito su Netflix. Tra amore, paesaggi innevati e
sfarzo, la pellicola si aggiunge alle tante da vedere per le
feste. Ma è davvero in grado di distinguersi?
L’esile trama di Un castello per
Natale
Sophie Brown
(Brooke Shields) è una scrittrice newyorkese. Dopo
il successo della sua serie di romanzi, vive un periodo di crisi:
ha divorziato di recente con il marito e scritto un libro che non
ha avuto il successo sperato. Per staccare e trovare un’ispirazione
per il prossimo romanzo, Sophie decide di partire per la
Scozia: vuole tornare al paesino natale del nonno, per visitare il
castello di Dun Dunbar. Trovando nel paesino e nel calore
dei locali la pace che per tanto tempo le era mancata,
Sophie decide di acquistare il castello. A venderlo però,
è Myles (Cary Elwes), un duca
affascinante e scorbutico che, seppur indebitato, non vuole cedere
agli acquirenti. Myles decide così di mettere alla prova
Sophie: la invita a convivere con lui nel castello fino a
Natale. La protagonista riuscirà a dimostrare al duca di essere
all’altezza della sua dimora?
Il classico connubio di Natale e
amore
Avevamo davvero bisogno di un altro
film romantico e natalizio? Per Mary
Lambert evidentemente sì. E quale luogo migliore
della pittoresca Scozia per far nascere un amore da favola? Tra
castelli e duca, Un castello per Natale tenta di
ricreare l’atmosfera magica delle storie d’amore tra nobili, non
riuscendo però totalmente nell’impresa. Per la maggior parte delle
scene e dei dialoghi, la costruzione delle vicende appare forzata,
esagerata e poco credibile. Sembra tutto ovvio e allo stesso tempo
impossibile: una ricca scrittrice americana che fugge dal caos
verso luoghi bucolici in cui tutte le persone sono umili e buone
d’animo. Come se non bastasse, compra un castello con già dentro un
principe di cui innamorarsi. Probabilmente, la trama di Un
castello per Natale sarebbe stata più plausibile per un
film d’animazione o per bambini.
Il Natale in ogni
dettaglio
Nel periodo natalizio, c’è chi ama
essere invaso dall’atmosfera
delle feste. Un castello per Natale ne è ben
rimpinzato: la Scozia, piena casette con interni in legno, coperte
di lana, ghirlande, pigne, dolcetti è la location perfetta per il
periodo più atteso dell’anno. Per non parlare del castello: già
sfarzoso senza decorazioni, per le feste diventa una sinfonia di
rosso, verde e oro.
Gli ambienti sono poco realistici,
quasi sempre si nota la finzione e la costruzione della
scenografia, ma non si può dire che non esprimano aria di Natale.
Per alcuni può risultare una scelta stucchevole, ma c’è sicuramente
chi non desidera altro! Sicuramente i Christmas-lover apprezzeranno
anche le classiche canzoncine natalizie e i balli scozzesi nel
salone di Dun Dunbar.
Un amore maturo?
Ad innamorarsi in Un
castello per Natale non sono una giovane principessa e un
immaturo principe, ma una scrittrice cinquantenne e un duca
brizzolato. Nonostante ciò, le dinamiche dell’innamoramento non
sono troppo mature: Brooke Shields e Cary
Elwes fanno sorridere perché si comportano ancora come due
ragazzini alla prima cotta, si battibeccano, si fanno i dispetti e,
infine, anche grandi dichiarazioni. Le battute scontate o piene di
frasi fatte non aiutano a rendere credibile l’amore tra i due.
Troppo facile, banale, non fa emozionare.
Un castello per Natale: lo sfarzo
agli estremi
La cosa che più si nota nel film è
la volontà di esasperare tutto: la ricca scrittrice, il castello
opulento, il duca altezzoso, ma anche i poveri cittadini. Le
persone umili nel film sono mostrate al pari dei sudditi nelle
storie medievali: vivono ancora sulle terre del duca, sono persone
semplici ma dall’animo d’oro, a tratti un po’ troppo ingenui.
L’aggiunta di questi personaggi nella storia di due ricchi
enfatizza ancora di più le esagerazioni del film.
In sintesi, Un castello per
Natale è il film costruito ad hoc per piacere agli amanti
delle
feste, senza lasciare nulla di più sotto nessun aspetto: trama,
recitazione, fotografia.
Valeria Bruni Tedeschi, con toni altalenanti
sospesi tra dramma e commedia ci racconta il suo
Castello in Italia, storia autobiografica
che si stacca poi dalla contingenza personale per diventare una
ricerca della felicità, della fede e della propria strada in una
vita che fatica a incanalarsi nella giusta direzione.
In Un Castello in
Italia Louise è una nobile decaduta, ha intorno a sé una
madre, signora vecchio stampo che però è ben consapevole delle
difficoltà economiche in cui versa la sua famiglia, e un fratello,
Ludovic, malato di AIDS a cui lei è legatissima. Il loro castello a
Castagnato Po, in Piemonte, deve essere venduto, perché le spese di
mantenimento sono troppo alte, ma la nobile famiglia, che ormai
conserva la nobiltà solo nel nome, non riesce a staccarsi dai beni
materiali, ricordo di un passato glorioso e di un padre defunto.
Louise incontra Nathan, un affascinante giovane attore, preso da
lei in maniera ossessiva, che allo stesso tempo però entra in crisi
quando il desiderio di maternità della donna lo allontana. Ma
mentre tutto sembra perduto, e Louise sembra dover rinunciare alla
sua vita di madre, qualcosa può ancora accadere, in un finale
sospeso verso un futuro che promette felicità.
Valeria Bruni Tedeschi, regista,
sceneggiatrice e protagonista del film, mette molto della sua vita
in Un Castello in Italia, a partire dagli
attori coinvolti, tra cui spiccano la sua madre sullo schermo
Marisa Borini, madre anche nella realtà, e il suo
compagno Louis Garrel, nel ruolo di Nathan. Con loro
c’è Filippo Timi, straordinario interprete del
nostro cinema che a scapito del suo aspetto da omaccione cupo e
forte, dimagrisce 18 chili per entrare in un personaggio
schizofrenico e complesso, delicatissimo.
Un Castello in
Italia, raccontando grandi dolori però non sceglie un
tono, e spesso la tragedia genera la risata, il ridicolo, il non
voluto, in un continuo gioco con lo spettatore ridendo per il
ridicolo rappresentato in scena si trova comunque di fronte a
situazioni dolorose ed estreme, quasi maniacali. In un contesto
così delicato, l’approccio al film è quindi fondamentale per
scegliere se osservare tutto in religioso silenzio o invece
stabilire una distanza tra noi e i personaggi del film, una
distanza che ci permette di riderne a cuor leggero.
Un Castello in Italia quindi è
un film dal racconto incerto, che ruota intorno ad un personaggio
che a sua volta gira come in un’orbita planetaria intorno ad altri
personaggi/pianeti; emozioni, reazioni, sentimenti e anche la
grande sofferenza sembrano scoppiare d’improvviso, senza una
graduale costruzione, risultando ancora una volta incerti. Senza un
tono che ne coordina i vari e complessi sentimenti messi in scena,
Un Castello in Italia rimane un film
limitato, che lascia interdetti e insoddisfatti.
“La realtà è stato
il materiale di base per la sceneggiatura” ha detto così
Valeria Bruni Tedeschi per spiegare da dove è nata la storia
di Un Castello in Italia, in cui è anche
sceneggiatrice e attrice protagonista, presentato la scorsa
primavera in Concorso al Festival
di Cannes. La forse impronta autobiografica del film spicca con
particolare evidenza, e la Bruni Tedeschi ha precisato: “A
sceneggiare il film siamo state in tre, ed è stato molto importante
per me questa collaborazione, perché nel film ci sono tre
autobiografie, tre mondi e tre modi di vedere la vita che si sono
concentrati in questa unica storia”.
Un film tanto
autobiografico che in scena, ad interpretare la madre del
personaggio della Tedeschi c’era Marisa Borini,
straordinaria interprete di un ruolo intenso e doloroso. “Non
sono andata all’Actor’s Studio – ha scherzato la Borini –
cerco di seguire le istruzioni, Valeria è così brava e io
improvviso. Non imparo mai niente a memoria, leggo le battute una
sola volta e se sono lunghe le leggo la sera prima”.
Il film, seppure concentrato su
momenti dolorosi, è ricco di ironia riservata soprattutto ai
contesti religiosi. “L’ironia non è un proposito, cerchiamo di
raccontare le situazioni. Il nostro personaggio ha la necessità di
trovare la fede, tuttavia non riesce ad entrare nella stanza della
fede, e rimane fuori. L’ironia e la comicità arrivano dal
fallimento che questa donna deve affrontare nel suo rifiuto della
fede. La mia eroina è tragicomica perché involontariamente nel suo
dolore è comica”.
Innegabile la tendenza di Valeria
Bruni Tedeschi a lavorare con persone che appartengono alla sua
vita reale; in questo caso, oltre alla madre, anche il compagno,
Louis Garrel, è presente nel film. “Per me è importante
dire che se chiedo ai miei familiari o amici di recitare per me è
perché credo che siano dei grandi professionisti – ha spiegato
la bella Valeria – poi che gli attori siano vicini a me nella
vita per me è meglio. Poi però ci sono gli incontri nuovi, come
quello con Filippo Timi, ma prima di tutto è il talento che
mi fa lavorare con le persone che scelgo”.
Presenti alla conferenza stampa
anche Filippo Timi e Louis Garrel, che nel film
interpretano rispettivamente il fratello malato di AIDS e il
tormentato compagno della protagonista. Entrambi gli attori sono
stati particolarmente spiritosi, ognuno per ragioni diverse. Timi
ha messo in piedi un vero e proprio spettacolino di cabaret,
ironizzando sulla sua balbuzie e spiegando quanto per lui è stato
difficile dimagrire 18 chili per la parte, oltre a dover recitare
in francese e quindi dover fare i conti con la balbuzie in questa
seconda lingua, tuttavia per lui l’esperienza del film è stata
forse doppiamente difficile perchè si è andato ad inserire, da
estraneo, in un contesto chiuso, familiare: “Artisticamente mi
sento un po’ fratello di Valeria, la stimo molto come attrice. Per
me questo film ha significato un lavoro sull’intimità, per me è un
film intimo non solo autobiografico. E’ trai ruoli più difficili
che abbia mai affrontato, difficile perchè ho dovuto far passare
una grande dolcezza. Più che un ruolo è stato un
soffio“.
Garrell ha dato libero sfogo alla
sua “rabbia” contro la compagna: i due hanno messo in piedi un
siparietto alla “Casa Vianello”, forse un po’ fuori luogo per una
conferenza stampa.
Un Castello in Italia
uscirà il 24 ottobre distribuito da Teodora Film.
Con un ispirato Charlie Kaufman
alla scenografia e alla regia e un cast notevolmente ricco, è in
arrivo il brillante e promettente musical Frank or
Francis.
Angelina Jolie potrebbe apparire in
un cameo nel nuovo film di Paolo Sorrentino, La Grande Bellezza. A
diffondere la notizie ci ha pensato blogs.indiewire.com, che parla di
un film in stile La dolce vita. La pellicola se sarà pronta in
tempo con ogni probabilità sarà a Cannes l’anno prossimo. Nel
frattempo sappiamo che la Jolie è impegnata ad oggi sul set di
Maleficent dove interpreta la strega del titolo, nemica della Bella
Addormentata nel bosco. Ulteriori info sul film: Maleficent.