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Un fantasma per amico recensione

Un fantasma per amico recensione

 Un fantasma per amicoNel castello che sovrasta il meraviglioso borgo medievale di Eulenstein, ogni notte si aggira, con il suo bianco lenzuolo e il suo mazzo di chiavi magiche, un giovane e simpatico fantasmino. Tutte le notti, al chiaro di luna, non trova altra compagnia che quella del saggio amico Gufo Ciuffo, così che, il suo unico pensiero, è poter vedere la luce del sole e soprattutto incontrare altri bambini che lo salvino da quella vita triste e solitaria. Trovato il modo di svegliarsi in pieno giorno, il nostro amico fantasma creerà non pochi grattacapi alla comunità di Eulenstein e presto rimarrà ancora più solo e disprezzato da tutti. Forse essere un fantasma diurno non è poi così divertente? Ma ora, come fare per tornare alla mia vita di prima? Tre giovani amici, i primi a fare la sua conoscenza, saranno gli unici pronti ad aiutarlo.

Un fantasma per amico posterAlain Gsponer dirige questo suo primo lungometraggio dedicato ad un pubblico giovane se non giovanissimo. Film tratto dall’omonimo romanzo di Otfrieb Preussler e riadattato dallo sceneggiatore Martin Rtzenhoff.

Un fantasma per amico è un simpatico e misurato racconto che parla di amicizia e altruismo, e se vogliamo anche dei valori che debbono essere alla base di un vero rapporto di amicizia: solidarietà, fiducia e lealtà. Un film che si regge su un percorso narrativo abbastanza semplice e tutto sommato ben strutturato ma che pecca, fondamentalmente, in un paio di aspetti. Prima cosa, si evidenzia una certa mancanza di ironia, di quello humor “ingrediente” necessario in film di questo genere. Si ride poco, troppo poco, e anche quando si mostra l’intenzione, il risultato non va oltre l’intenzione stessa. In secondo luogo, il ritmo, un ritmo compassato e arrancante che rende la narrazione stessa un pochino affannosa e poco fluida, finendo per annoiare un po’. Non eccezionale nemmeno il livello recitativo del cast artistico in cui l’unico a salvarsi è il giovane fantasmino, oggettivamente adorabile. Peccato che il candido e simpatico spiritello sia frutto della tecnologia 3D, grazie alla quale ha potuto “materializzarsi” e svolazzare da guglia in guglia e da tetto in tetto. Bellissima l’ambientazione scenica: un’incantevole borghetto medievale sperduto in qualche valle della Germania, un vero angolo di paradiso.

Un fantrasma per amico uscirà nelle sale il prossimo 30 di ottobre.

Un fantasma in casa: trailer della commedia Netflix con Anthony Mackie & David Harbour

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Netflix USA ha diffuso il trailer di Un fantasma in casa (We Have a Ghost) l’imminente commedia horror di Netflix con David Harbour e Anthony Mackie. Il progetto proviene dal regista di Happy Death Day Christopher Landon. Un fantasma in casa (We Have a Ghost) Uscirà sullo streamer venerdì 24 febbraio.

Kevin e la sua famiglia diventano celebri all’improvviso sui social dopo aver trovato un fantasma di nome Ernest che infesta la loro nuova casa. Ma quando infrangono le regole per indagare sul misterioso passato dello spettro, Kevin ed Ernest entrano nel mirino della CIA. Dai un’occhiata al trailer di Un fantasma in casa (We Have a Ghost) qui sotto:

Un fantasma in casa (We Have a Ghost) è scritto e diretto da Landon, basato sul racconto di Geoff Manaugh intitolato Ernest. Insieme a Harbour e Mackie ci sono la vincitrice del Golden Globe Jennifer Coolidge, Jahi Di’Allo Winston, Tig Notaro, Erica Ash, Faith Ford, Niles Fitch, Isabella Russo e Steve Coulter.

Un fantasma in casa: recensione del nuovo film con David Harbour

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Un fantasma in casa: recensione del nuovo film con David Harbour

Tra le figure fantastiche, quelle che finiranno sempre per attirare ed incuriosire grandi e piccini sono proprio loro: i fantasmi! Questi esseri soprannaturali vantano una produzione cinematografica ampissima, che passa dal dipingerli come mostri maligni, nei film horror o paranormali, a rappresentarli come esserini innocui (si pensi al piccolo Casper!). Un fantasma in casa come tematiche non si distacca molto da qualsiasi altra pellicola sui “fantasmi buoni”. Scritta e diretta da Christopher Landon (disturbia, auguri per la tua morte), questa horror comedy è basata sul racconto “Ernest” di Geoff Manaugh. Nel cast ritroviamo David Harbour ( Jim Hopper nella serie Stranger Things) nei panni del fantasma Ernest, mentre Anthony Mackie (8 mile, Million dollar baby, Falcon nel Marvel Cinematic Universe) interpreta Frank Presley.

Un fantasma in casa: uno spirito buono

La famiglia Presley si trasferisce in una nuova casa: si tratta di una grande ed antica villetta, stranamente venduta ad un prezzo molto basso. Fin dal primo giorno Kevin, il figlio minore, nota degli strani riflessi provenienti dalla soffitta; proprio qui, pochi giorni dopo, conoscerà  Ernest! Si tratta di un fantasma buono,  che all’inizio cerca di spaventare il ragazzo, ma poi tra i due si instaurerà un  rapporto di amicizia.

Frank, il padre di Kevin, cerca di sfruttare la presenza del fantasma nella propria casa: posta i video di Ernest fatti dal figlio sui social per guadagnarci. Il fantasma diventa virale. Tutta una serie infinita di meme, commenti e challenge iniziano a popolare Instagram e TikTok, così da rendere Ernest una vera star del web.

Mentre Kevin cerca di aiutare Ernest a superare il limbo tra vita e morte in cui si trova, la CIA inizia ad attenzionare sempre di più le vicende della famiglia Presley, così da poter intrappolare e studiare il fantasma.

Un fantasma in casa
Frank, Kevin ed il fantasma Ernest nella stanza di Kevin.

Ernest, il fantasma più famoso del web

Un fantasma in casa tratta effettivamente tutta una serie di tematiche viste e riviste nel cinema: la casa infestata, il fantasma buono, il rapporto contrastante tra il figlio adolescente ed i genitori. Sono pochi gli elementi grazie ai quali il film mantiene un piccolo margine di originalità. Qui viene introdotta la presenza dei social. Ernest, da solitario spirito di una casa infestata, diventa un fenomeno globale attraverso internet; numerose sono le testate giornalistiche interessate a questo curioso essere, mentre folle di fan adoranti si appostano a tutte le ore fuori dalla casa dei Presley. Questo ci può aiutare a riflettere su come oramai si può sviluppare del vero fanatismo su ogni cosa;  grazie alla possibilità di diffondere velocemente informazioni a livello mondiale, anche un fantasma come Ernest può diventare virale. La discussione sui social arriva anche a considerare lo status giuridico ed i diritti dei fantasmi.

Sul piano  tecnico, si può notare chiaramente in  Un fantasma in casa l’utilizzo di effetti speciali scadenti: trattandosi di esseri paranormali, è difficile che venga data una rappresentazione univoca dei fantasmi, ma in questo caso lo stesso Ernest risulta essere rappresentato in maniera poco realistica. Già dalle prime scene il fantasma nel muoversi sembra essere una sorta di nuvola di sabbia brillante. Inoltre, risulta essere incongruente il fatto che Ernest possa in alcuni casi avere una sua fisicità;  toccando gli umani, il  corpo del fantasma diventa parzialmente solido.

Degna di nota è anche la performance di David Harbour nel ruolo del fantasma Ernest; pur non potendo comunicare con la parola (l’essere non era in grado di parlare), il personaggio riesce ad esprimere le proprie emozioni  e stati d’animo in una maniera  tale da poter instillare nello spettatore un certo grado di empatia. Particolarmente toccante è  l’ultima scena del film, in cui Kevin ed Ernest si dicono addio.

Un fantasma in casa: il rapporto genitori-figli

Un tema focale in Un fantasma in casa è anche la relazione che si instaura tra genitori e figli; fin dalle prime scene ne possiamo notare un chiaro esempio. Kevin ed il padre Frank hanno un rapporto particolarmente conflittuale; per quanto all’inizio sembri solamente che sia  il padre a provare a riavvicinarsi al figlio, nel corso delle vicende diverranno chiari i motivi delle divergenze tra i due. Il reale problema riguarda la comprensione reciproca tra padre e figlio che inizialmente tende a mancare, ma che si colmerà con il volgersi alla fine della storia.

Un Enfant de Toi: recensione del film di Jacques Doillon

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Un Enfant de Toi: recensione del film di Jacques Doillon

Un Enfant de Toi, diretto da Jacques Doillon e interpretato da Lou Doillon e Samuel Benchetrit, è un film basato sul dialogo, che sfiora il surrealismo in certe occasioni e sembra rimandare ad un determinato teatro dell’assurdo che fonda la sua struttura narrante sull’assenza di azione e sul dialogo protratto all’infinito, continuamente alla ricerca di qualcosa che non c’è e mai ci sarà.

In Un Enfant de Toi Aya e Louis sono stati sposati per qualche anno e hanno avuto una bambina, Lina. Dopo aver trascorso un periodo senza vedersi, immediatamente successivo alla separazione, ora riprendono a frequentarsi, mentre lui ha una storia con Gaelle, mentre lei vive con Victor, con il quale sembra volere un figlio. I due continuano a vedersi con una certa regolarità e presto la naturale gelosia dei rispettivi compagni, unitamente all’esigenza della piccola Lina di avare chiarezza intorno al rapporto trai genitori, spingerà gli ex coniugi a ridefinire il loro rapporto.

Un Enfant de Toi, il film

E così anche i protagonisti, Aya e Louis, continuano a parlare, a raccontarsi i loro ricordi, ad analizzare la loro situazione, i loro desideri, i loro sentimenti reciproci, senza mai definire il loro rapporto, senza mai alzare la voce o esprimere alcuna emozione che non sia una palese attrazione repressa. Tutta la prima parte del film, della durata complessiva (ed eccessiva) di 140 minuti, è infatti caratterizzata da questi lunghissimi piano sequenza in cui i due protagonisti si parlano dicendo apparentemente nulla, scavandosi dentro in maniera sempre più profonda senza mai arrivare a mettere un punto a nessuna delle questioni affrontate. Le regia che muove la camera in modo da seguire i personaggi tenendoli quasi sempre nella stessa inquadratura, predilige pochi stacchi, lasciando agli attori l’onere di tenere alta l’attenzione e di sfidare lo spettatore a seguire le lunghe elucubrazioni dei protagonisti.

Lou Doillon e Samuel Benchetrit si destreggiano molto bene in questi verbosi piani in cui non succede nulla, riuscendo ad apparire sempre interessati a ciò che dicono e reggendo inquadrature molto lunghe che rischiano di non interessare altrettanto lo spettatore. Un’ultima parte di film più dinamica riesce a portare un po’ d’azione nella storia, portandola ad una naturale conclusione e ad un finale annunciato ma non scontato. Piccola perla del film è la giovanissima Olga Milshtein, che interpreta Lina. Simpatica e impertinente, la bambina riesce a dare un tocco di brio ad un film altrimenti piuttosto piatto.

Un drago a forma di nuvola: in libreria la graphic novel di Ettore Scola e Ivo Milazzo

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Un drago a forma di nuvolaBAO Publishing è lieta di annunciare, dal 12 giugno 2014, l’uscita in libreria di un’opera unica: “Un drago a forma di nuvola”, la storia scritta dal maestro Ettore Scola, regista icona del cinema italiano,che è diventata un graphic novel affidato alle matite e ai pennelli di Ivo Milazzo, l’amatissimo creatore grafico di Ken Parker.

Il 18 giugno 2014 dalle ore 17:00 ci sarà a Roma la presentazione ufficiale del volume, alla presenza di entrambi gli autori, presso la libreria Borri Books (Stazione Termini). 

“Un drago a forma di nuvola” é stato considerato per lungo tempo l’ultimo film di Ettore Scola, già sceneggiato dall’indimenticabile Furio Scarpelli (1919 – 2010), con la collaborazione di Silvia Scola e ambientato a Parigi, pensando ad un cast di stelle come Gerard Depardieu e Audrey Tatou.

Un contrasto con la casa di produzione bloccò l’inizio delle riprese e aprì a questa splendida storia crepuscolare la via verso un altro linguaggio che non fosse quello cinematografico: il fumetto.

La passione di Scola per la nona arte è cosa già nota, basti ricordare la mostra di quelli che ha chiamato “scarabocchi personali”: schizzi, vignette, caricature e bozzetti per scenografie apparsi nella mostra “Disegni”, all’Accademia di Francia a Roma, nel 2009.

Dall’incontro dei due maestri Scola e Milazzo inizia una nuova avventura in cui il grande cinema e fumetto italiano aprono un dialogo proficuo e intenso, in questo raffinato e commovente romanzo grafico che racconta la storia di un amore impossibile.

In occasione della presentazione del graphic novel gli autori incontreranno il pubblico e dedicheranno le copie il 18 giugno 2014 a partire dalle ore 17:00 presso la libreria Borri Books di Roma (Stazione Termini).

Ettore Scola (1931) comincia collaborando con il giornale umoristico Marc’Aurelio. Dalla metà degli anni ‘50 scrive sceneggiature, ed è coautore dei copioni de Il sorpasso (1962) e I mostri (1963) di Dino Risi. Debutta alla regia nel 1964 e lavora negli anni seguenti con tutti i maggiori attori italiani, da Sordi a Manfredi, da Tognazzi a Mastroianni. I suoi maggiori

successi sono la commedia C’eravamo tanto amati (1974), Brutti, sporchi e cattivi (1976), con cui ha vinto il premio Miglior regia al Festival di Cannes, Una giornata particolare (1977), La famiglia (1987). Nella sua carriera ha collezionato ben quattro nomination agli Oscar nella categoria “Miglior film straniero” e sei David di Donatello.

Ivo Milazzo (1947) debutta nel mondo dei fumetti nel 1971, disegnando alcune storie di Tarzan per il mercato francese. Nella seconda metà degli anni Settanta, in coppia con Giancarlo Berardi, collabora con Il GiornalinoSkorpioLanciostory, realizza una serie di storie in bianco e nero per la collana Orient Express e crea Ken Parker, personaggio rivoluzionario per il canone western dell’epoca. Nel 1980 collabora con la prestigiosa collana Un uomo un’avventura della Cepim (Bonelli) disegnando L’uomo delle Filippine. Con la conclusione della saga di Ken Parker, Milazzo ritorna a lavorare per la Bonelli, realizzando alcune storie per Nick Raider e il Texone su testi di Claudio Nizzi nel 1999. Nello stesso anno, entra a far parte dello staff creativo della serie Magico Vento, restando così nelle atmosfere del western che tanto gli sono congeniali.

Un doppio Jake Gyllenhaal in An Enemy : la prima foto

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Il sito americano Worst Previews ci mostra oggi la prima immagine di Jake Gyllenhaal in An Enemy , prossimo film diretto da Denis Villeneuve (Incendies) che vede nel cast Isabella Rossellini, Melanie Laurent e Sarah Gadon.

Il film, nel quale Jake interpreta un doppio ruolo, come si vede dalla foto sotto, è basato su un romanzo di Josè Saramago e racconta la storia di un professore (Gyllenhaal) e sua moglie (Laurent) che scoprono di avere un doppio esattamente uguale a loro.

Ecco la foto:

An Enemy jake gyllenhaal

Vi ricordiamo che i prossimi impegni di Jake Gyllenhaal sono con David O. Russell, per il quale l’attore sarà il protagonista di Nailed, accanto a Jessica Biel e James Marsden, e ancora con Denis Villeneuve in un thriller dal titolo Prisoners, nel quale reciterà accanto a Hugh Jackman.

Un documentario sulla tragedia della Costa Concordia

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Il disastroso naufragio della Concordia diventerà presto un documentario. Non arriverà nelle sale, ma sarà un’inchiesta complessa e articolata, con interviste e riconstruzioni in CGI. Parliamo di Italian Cruise Ship Disaster: The Untold Stories.

Sarà prodotto dal National Geographic Channel, in programmazione su tale canale il 12 febbraio e il 13 febbraio. Non è il primo progetto annunciato, nonostante l’incidente sia tanto recente: il Discovery Channel aveva già presentato un progetto simile da trasmettere in primavera. Questo documentario per la tv tuttavia sarà il primo a essere trasmesso anche in America. Dirigono e producono Marc Tiley e Paul O’Connor.

Un docufilm per i Metallica

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A qualche anno di distanza dal documentario Some Kind of Monter (2004)  i Metallica tornano sul grande schermo: stavoltaMetallica

Un doc su Tiziano Sclavi al cinema Farnese di Roma

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Un doc su Tiziano Sclavi al cinema Farnese di Roma

STD_FarneseRoma-lowOggi giovedì 18 giugno presso il Cinema Farnese Persol di Campo de’Fiori, 56 a Roma alle ore 20.30 e 22.30 la tappa romana del roadshow del documentario Nessuno siamo perfetti di Giancarlo Soldi (già autore del cult-movie Nero e del documentarioCome Tex nessuno mai), dedicato alla vita e ai retroscena del misterioso autore creatore di Dylan Dog, Tiziano Sclavi, nel ventinovesimo anno della comparsa del celebre fumetto. Il regista incontrerà il pubblico accompagnato dalla produttrice Stefania Casini e da una folta schiera di disegnatori della Sergio Bonelli Editore, da ​Maurizio Di Vincenzo, disegnatore di Dylan Dog a Marco Soldi, disegnatore di Julia e Dylan Dog, da Emiliano Mammucari, disegnatore di Orfani​ a Corrado Mastantuono, disegnatore di Tex e della Disney e tanti altri.

Presentato al Torino Film Festival nel 2014 e vincitore della Menzione speciale ai Nastri d’Argento 2015 , il film prodotto da Bizef e XMAD è un viaggio all’interno dell’universo di Sclavi, che per anni ha riempito il nostro quotidiano di storie, racconti, suggestioni, fino alla inaspettata decisione di ritirarsi da tutto e da tutti. La macchina da presa di Giancarlo Soldi, caro amico del papà di Dylan Dog, ci svela le memorie e i pensieri più profondi del visionario autore, schivo ma molto amato. Le sue parole danno vita a visioni che si materializzano sullo schermo attraverso animazioni nella Milano del XXI secolo che si fa co-protagonista del film, abitata dagli incubi dello stesso Sclavi. Invisibile per natura, l’ideatore dell’investigatore dell’incubo è stato travolto dal successo del suo personaggio, al quale ha regalato la propria inquietudine esistenziale e complessa personalità fino alla rottura del rapporto autore – personaggio. La pellicola è un ritratto diretto e sorprendente che esce in sala impreziosita da 2 minuti di intervista inedita a Tiziano Sclavi che racconta il suo flirtare con la morte. In Nessuno siamo perfetti tavole a fumetti e spezzoni in bianco e nero si alternano alle interviste ad esponenti del cinema, dell’arte e della cultura italiane e ai colleghi e disegnatori di Sclavi: tra gli altri Dario Argento, Sergio Castellitto, Flavio Parenti, Thony, Mauro Marcheselli – direttore Sergio Bonelli Editore, Bianca Pitzorno, Aldo Di Gennaro – disegnatore storico e autore dell’immagine della locandina del film, Roberto Recchioni – successore di Sclavi, Alfredo Castelli e Grazia Nidasio – fumettista e storica illustratrice del Corriere dei Piccoli. Il cast tecnico vanta le musiche di Ezio Bosso (candidato come miglior musicista ai David 2015 e Nastri d’Argento per Il ragazzo Invisibile di Salvatores) e la fotografia di Luca Bigazzi, pluripremiato direttore della fotografia vincitore ai recenti Premi Globo d’Oro della Stampa Estera in Italia per Youth di Paolo Sorrentino. Ad accompagnare le proiezioni del film assieme al regista, iniziative collaterali realizzate in collaborazione con Festival del fumetto locali, attività sui social con l’hashtag  #nessunosiamoperfetti. 

Ingresso per la proiezione: 8€

Un Divano a Tunisi: trailer ufficiale

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Un Divano a Tunisi: trailer ufficiale

BIM Distribution ha diffuso il trailer ufficiale di Un Divano a Tunisi di Manèle Labidi con Golshifteh Farahani, Majd Mastoura, Aïcha Ben Miled, Feriel Chamari, Hichem Yacoubi, Najoua Zouhair, Jamel Sassi e Ramla Ayari.

In Tunisia c’è stata la Primavera araba, ma forse aprire uno studio da psicanalista per una donna è ancora troppo presto… Selma (Golshifteh Farahani) è una giovane psicanalista dal carattere forte e indipendente cresciuta a Parigi insieme al padre, quando decide di tornare nella sua città d’origine, Tunisi, determinata ad aprire uno studio privato le cose non andranno come previsto…. La ragazza si scontrerà con un ambiente non proprio favorevole, i suoi parenti cercheranno di scoraggiarla, lo studio inizierà a popolarsi di pazienti alquanto eccentrici…

 

Un divano a Tunisi: recensione del film con Golshifteh Farahani

Un divano a Tunisi: recensione del film con Golshifteh Farahani

Tutto è in evoluzione nella Tunisia post Primavera araba. Anche le paure e le ossessioni della gente. Un bazar pieno di energia, nuove possibilità, qualche arretratezza e vecchi pregiudizi. Questo racconta Manele Labadi Labbé nella sua commedia d’esordio, Un divano a Tunisi, presentata alle Giornate degli Autori a Venezia 2019. A più di un anno di distanza, complice la pandemia, il film arriva nelle sale l’8 ottobre, prodotto da Kazak Productions  e distribuito da Bim.

La trama di Un divano a Tunisi

Selma, Golshifteh Farahani, è una trentacinquenne che vuole avviare la sua carriera di psicanalista. A Parigi non ha avuto fortuna, così scommette su Tunisi, la sua città natale, dove torna dopo la caduta del regime di Ben Ali per aprire uno studio nel palazzo in cui vivono i suoi zii. Deve confrontarsi con l’iniziale ostilità dei parenti, affrontare i pregiudizi, la burocrazia e la solerzia di un poliziotto, Naim, Majd Mastoura, particolarmente ostinato nel fare il suo dovere in un paese che, come Selma, sta cercando un nuovo equilibrio. Dalla sua però, la ragazza ha una grande tenacia e … Sigmund Freud.

Golshifteh Farahani, la nuova stella cacciata dall’Iran

Non sono semplici curiosità quelle che seguono sulla giovane e bellissima Golshifteh Farahani, attrice iraniana classe 1983, ma qualcosa che a ben guardare ha molto a che vedere con Un divano a Tunisi. Anzi, può illuminare alcuni aspetti della pellicola. L’attrice vive in Europa da quando nel 2008 è stata dichiarata non gradita al governo iraniano e dunque costretta all’esilio. Tra i motivi del bando, l’aver lavorato sotto la direzione di Ridley Scott per una produzione hollywoodiana come Nessuna verità, accanto a Leonardo Di Caprio, ma ha partecipato anche ad Exodus – Dei e re dello stesso regista, e più recentemente ad altre grandi produzioni come Pirati dei Caraibi -La vendetta di Salazar. Nn solo cinema indipendente (Come pietra paziente, About Elly), insomma, dove ha iniziato e che pure ancora frequenta volentieri. Dunque Farahani sa bene cosa significa essere lontani dal proprio paese, proprio come Selma, che però può scegliere di tornarvi. Ma la protagonista accenna anche a suo padre, esiliato durante il regime di Ben Ali, e afferma che questo ritorno è anche per lui. Il richiamo verso il luogo delle proprie radici e il tema dell’esilio sono dunque presenti nel film, sebbene solo attraverso pochi cenni.

Un divano a TunisiCosì, la regista e sceneggiatrice franco-tunisina Manele Labidi Labbé non sfrutta a pieno il potenziale di questa storia e neppure le potenzialità di un’attrice di talento come Faharani, che avrebbe potuto senz’altro mettere al servizio del personaggio di Selma il proprio vissuto, regalandole uno spessore e una capacità di coinvolgimento emotivo maggiori. Invece Labidi sceglie di non approfondire questi temi, così come sceglie di non raccontare molto di questa giovane psicoterapeuta, se non la sua determinazione e la fatica nell’affrontare un contesto inizialmente ostile. Ciò si deve forse al timore di sacrificare, così facendo, il tono leggero della commedia.

Un divano a Tunisi per capire la rivoluzione

Il film infatti, mette del tutto da parte i toni drammatici e in alcuni momenti prende anche le distanze dal realismo. Anzi, sceglie di stemperare i momenti di difficoltà della protagonista con una concessione al fantastico. Si pensi alla figura di Freud che la accompagna sempre, in varie forme. Questa contaminazione di generi è interessante e, ben dosata, fa sorridere.

Nelle intenzioni della regista, la psicoanalisi funge solo da pretesto per parlare di una donna giovane, indipendente, che lavora e vuole autodeterminarsi, in un paese ancora per molti versi ancorato a tradizioni obsolete e pregiudizi, e dell’impatto sulla popolazione della cosiddetta Rivoluzione dei Gelsomini, nata dal basso e che costrinse Ben Ali, al potere dall”87, a lasciare il paese nel 2011.

Se però Labidi è efficace nel tratteggiare un affresco composito fatto di pennellate colorate, vivaci e fresche, quanto fugaci, che regalano sorrisi viaggiando però quasi sempre in superficie, con qualche ingenuità nella trama e alcuni mutamenti un po’ troppo repentini, lo è meno quando tenta di spiegare la rivoluzione e le sue conseguenze. Guardando il film si ha l’impressione che tra la gente questo cambiamento sia stato vissuto più come un trauma, in senso negativo, che come una crisi positiva. Racconta un paese dal quale i giovani come Olfa, Aisha Ben Miled, vogliono fuggire anziché restare per costruire una Tunisia nuova, ora che hanno conquistato libertà e democrazia. Un paese ancora arretrato, che fatica a misurarsi con questa libertà, anche nei costumi e nel modo di essere. Si parla di integralismo religioso, di matrimoni combinati, di omosessualità – soprattutto grazie al personaggio del fornaio Raouf, interpretato da Hichem Yakoubi – ma anche di gestione clientelare della cosa pubblica. Il poliziotto Naim, Majd Mastoura – Orso d’oro a Belino per Hedi di Mohamed Ben Attia – paladino della legalità, appare come una mosca bianca. Insomma una Tunisia piena di potenzialità ancora per buona parte inespresse. L’auspicio di Labidi è quello di una liberazione finalmente anche culturale e mentale. È questa la scommessa sul proprio paese che la protagonista porta alla storia, col suo studio di  psicoterapia. Per accompagnarla, la regista sceglie la voce di Mina e le note di un classico della canzone italiana anni ’60 come Città vuota, assieme alla meno conosciuta Io sono quel che sono, che ben si confà al mood della protagonista e suggerisce un parallelo tra l’Italia del boom e la Tunisia di oggi, proprio in termini di opportunità di progresso da cogliere e potenzialità da sfruttare.

Un divano a Tunisi resta una commedia d’esordio vivace, dal buon ritmo, ma con qualche ingenuità di scrittura e qualche semplificazione di troppo. Il quadro rutilante di una Tunisia in cerca di un equilibrio, come in fondo la compassata protagonista, che mentre aiuta gli altri a liberarsi dalle proprie ansie e paure, aiuta sé stessa a ritrovarsi.

Un disastro di ragazza: Trailer italiano

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Un disastro di ragazza: Trailer italiano

Guarda il trailer italiano di Un disastro di ragazza, la nuova commedia di Judd Apatow con protagonisti  Amy Schumer, Colin Quinn, Tilda Swinton. John Cena e LeBron James.

 

Sinossi: Lo stile di vita che Amy conduce è quello della party girl, eterna festaiola felicemente single; fino a quando non realizza di essersi innamorata di un ragazzo, rimanendo coinvolta in una serie di divertenti situazioni che le faranno perdere totalmente il controllo.

Un diluvio di sangue per Carrie

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Un diluvio di sangue per Carrie

Si comincia a sapere qualcosa di più sul remake di Carrie, diretto da Kimberly Peirce, la cui uscita è prevista per il marzo 2013: in occasione del New York Comic Con in corso in questi giorni sono stati presentati i primi teaser del film, che stando a quanto affermato dalla regista, sarà saldamente ancorato al romanzo, senza tenere conto più di tanto del primo, efficacissimo adattamento firmato da De Palma.

Nel filmato viene mostrata una sequenza che dapprima riprende una città dall’alto in piena notte, fermandosi sulla scuola in fiamme, teatro della carneficina in cui culmina il film, per poi abbassarsi al livello stradale e, tra le fiamme, inquadrare Carrie, coperta di sangue. Nel corso della conferenza organizzata durante la convention newyorkese, la regista era accompagnata dalla protagonista Chloe Moretz e da Julianne Moore, che avrà il ruolo della madre di Carrie, un’invasata e fanatica religiosa. Il messaggio arrivato da New York è che certo, il nocciolo della storia  sarà la complicata relazione tra Carrie e la madre, ma che vi sarà anche tanto, tanto sangue, che costituirà un elemento centrale del film e che ne ha caratterizzato le riprese: secondo una stima approssimativa, nel corso della lavorazione, tra test e riprese, ne sarebbero stati utilizzati circa 4.000 litri.

Fonte: CinemaBlend

Un dettaglio di Harrison Ford in Captain America: Brave New World alimenta le teorie su Red Hulk

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I fan della Marvel sono ormai diventati abilissimi nello scovare ogni possibile indizio su personaggi, elementi di trama o quant’altro legato ai film in produzione. Ciò è avvenuto anche con la recente foto condivisa dal set di Captain America: Brave New World, con protagonisti Anthony Mackie ed Harrison Ford. Ad alcuni utenti su Twitter non è infatti sfuggito che nella foto i pantaloni indossati da quest’ultimo – chiamato ad interpretare il generale Thunderbolt Ross a seguito della scomparsa dell’interprete originale, William Hurt – sono strappati in più punti. Un dettaglio che ha subito alimentato le teorie secondo cui Red Hulk apparirà nel film.

Dietro tale versione rossa di Hulk, come noto, si nasconde proprio il generale Ross, il quale nei fumetti per dare vita a un mondo migliore, ha accettato volontariamente di essere trasformato nell’Hulk Rosso, così da contrapporsi alla minaccia secondo lui rappresentata dall’Hulk verde che tutti conosciamo. Naturalmente non c’è stata alcuna conferma ufficiale che Ford interpreterà effettivamente Red Hulk in Captain America: Brave New World, ma la foto in questione risulta certamente enigmatica. Ad alimentare ulteriormente la teoria c’è il fatto che se i Marvel Studios hanno deciso di riportare in scena Ross, affidandolo ad un attore noto come Ford, devono avere piani ambiziosi per il suo futuro nell’MCU.

In ogni caso, Captain America: Brave New World continua a vantare forti legami con L’incredibile Hulk, tra Ford che interpreta Thunderbolt Ross e i tanto attesi ritorni di Tim Blake Nelson nei panni del cattivo principale del film, il Leader, e la figlia di Ross, Betty Ross, interpretata da Liv Tyler. Entrambi gli attori non erano più apparsi nell’MCU sin dal loro debutto nel 2008 con il film dedicato al gigante verde, e con la trama del film che si dice riguardi il Leader che tenta di creare un esercito di Hulk per conquistare il pianeta, diventa sempre più probabile che Ford possa effettivamente trasformarsi in Red Hulk in Captain America: Brave New World.

Un cuento chino vince il Festival del film di Roma!

Un cuento chino vince il Festival del film di Roma!

I PREMI ASSEGNATI DALLA GIURIA INTERNAZIONALE – Una giuria internazionale presieduta da Ennio Morricone e composta da Susanne Bier, Roberto Bolle, Carmen Chaplin, David Puttnam, Pierre Thoretton, Debra Winger ha giudicato i film in concorso nella Selezione Ufficiale. La giuria internazionale ha assegnato il:

Un crossover tra X-Men e Spider-Man? Facciamo chiarezza

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X-Men e Spider-ManDa un paio di giorni si rincorre sul web la voce che alla fine di The Amazing Spider-Man 2 ci sarebbe una scena post credits di X-Men Giorni di un Futuro Passato. Avendo già visto il film in occasione della premiere romana di lunedì 14 aprile, e avendo constato di persona che nel film non ci sono scene post credits, non avevamo dato peso alla cosa. Peccato però che nel web si sia poi creata una gran confusione, soprattutto per i fan che sperano, giustamente, di vedere tutti i personaggi Marvel in un unico film, in barba alle tristi questioni di diritti di sfruttamento cinematografico.

Ebbene cosa è accaduto? Effettivamente, per ora solo in coda alle copie UK di The Amazing Spider-Man 2, verrà mostrata una scena di X-Men giorni di un futuro passato, ma sarà una scena promozionale, per niente legata all’universo dell’Uomo Ragno. A che pro, per la Sony, pubblicizzare così la Fox?

La ‘colpa’ è di Marc Webb, che come sappiamo prima di arrivare al grande successo di pubblico con Spider-Man/Sony, si è fatto conoscere per la bella commedia Fox, 500 giorni insieme. Dunque Webb aveva un contratto in sospeso con la Fox, ma intanto si era lasciato trascinare dalla spirale del successo di Spider-Man alla Sony, e così l’unica soluzione, alquanto indolore, per far rispettare in qualche modo a Marc Webb il contratto con la divisione indie della Fox è stata quella di offrire, la Sony alla Fox, pubblicità gratis alla fine del film. Detto fatto! Alla fine di The Amazing Spider-Man 2 ci sarà una scena di X-Men Giorni di un Futuro Passato, ma non sarà materiale collegato, semplicemente una preview del film si Singer.

Un Creed Universe è ufficialmente in fase di sviluppo, rivelato il primo potenziale progetto

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È stata rivelata l’esistenza di un piano per dar vita ad un “Creed Universe” multipiattaforma, che muoverà i suoi passi a partire dai tre film dedicati ad Adonis Creed, il cui terzo capitolo Creed 3 è attualmente in sala, diretto ed interpretato da Michael B. Jordan. Questa trilogia, come noto, nacque quando Jordan si unì a Sylvester Stallone nel Creed del 2015. Dopo aver stabilito la propria identità all’interno del più vasto universo cinematografico di Rocky, Jordan ha poi portato avanti il racconto di questo personaggio e con il terzo film ha dimostrato di potersi reggere anche da solo, senza la presenza di Stallone nei panni di Rocky, incassando ben 58 milioni di dollari in patria nel suo primo fine settimana.

I numeri al botteghino di Creed 3 sembrano aver motivato Amazon a scommettere in grande su Jordan e Creed, iniziando dunque a strutturare universo narrativo che si amplierà grazie a serie TV e nuovi film. Tra i progetti già messi in cantiere, il primo sarebbe uno spin-off incentrato sulla figlia non udente di Adonis, Amara, interpretata in Creed 3 dalla nuova arrivata Mila Davis-Kent. Ci sarebbero però anche piani per una versione anime di Creed – una grande sorpresa per Jordan, che si è ispirato a questa tipologia di opere per la sua regia di Creed 3 – così come uno spettacolo di accompagnamento live-action.

Secondo quanto riferito, anche lo spin-off su Drago, precedentemente annunciato, saarebbe ancora in fase di sviluppo. Tutti i progetti di cui sopra sono naturalmente nelle fasi iniziali, per cui probabilmente bisognerà attendere un po’ prima di poter vedere qualcosa di concreto sul piccolo o grande schermo. Nel mentre, ricordiamo che Creed 3, attualmente in sala, è diretto e interpretato da Michael B. Jordan e che accanto a lui si possono ritrovare anche gli attori Tessa Thompson, Jonathan Majors, Phylicia Rashad eMila Davis-Kent.

Fonte: ScreenRant

Un Couple, recensione del film di Frederick Wiseman

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Un Couple, recensione del film di Frederick Wiseman

Sembra strano immaginare che, dopo 60 anni, Frederick Wiseman sia tornato a fare un film di fiction, lui che con il suo sguardo sul mondo, lo ha raccontato per molti aspetti meglio di tutti, attraverso i suoi documentari-fiume, eppure, Un Couple, in Concorso a Venezia 79 si annuncia proprio come il grande ritorno del regista a una storia di finzione.

Non è esatto, però, dal momento che il film è in definitiva un soliloquio di Sofia Tolstoj che legge le sue lettere e i suoi diari scritti al marito, nel corso di un matrimonio turbolento, d’uranio 36 anni, con 13 figli di cui solo 9 sopravvissuti, e numerosi litigi e riconciliazioni. Immersa nel giardino La Boulaye, sull’isola di Belle Île, la donna legge/recita le parole che i due si scrivevano pur stando nella stessa casa. Un dialogo continuo, il resoconto di una storia passionale che spesso portava i coniugi allo scontro ma che altrettanto spesso li vedeva riconciliarsi e continuare quel cammino condiviso.

Un Couple, il racconto di una storia d’amore turbolenta

Il lavoro di Wiseman in Un Couple è certosino e monumentale. Lo spirito è sempre quello documentaristico e, quasi, naturalistico, data l’importanza che la natura e la sua vitalità occupa negli appena 64 minuti di film, ma è il lavoro sul testo che lascia sorpresi. L’incredibile mole della corrispondenza domestica dei coniugi Tolstoj è stata ridotta a un monologo coeso e narrativo, che sviluppa una storia d’amore con un inizio e una fine e una serie di montagne russe nel mezzo. Tutto semplicemente attraverso il racconto e la riduzione dei testi di partenza.

Questa formula offre un risultato abbastanza monotono, eppure interessante, soprattutto se mostrato nell’ambito di una Mostra del Cinema, che, mai come quest’anno, sembra giocare sul sicuro con tutta la selezione e che con questo film, invece torna a essere esposizione di linguaggi differenti e non sempre omologati con ciò a cui è abituato lo spettatore medio. 

Anche di fronte alla piatta frontali del quadro, Frederick Wiseman si mostra in tutto il suo genio, mettendo in luce il suo talento di narratore al di fuori degli schemi classici del linguaggio del cinema narrativo.

Un corto spin-off di Gravity spiega alcune cose del film

Un corto spin-off di Gravity spiega alcune cose del film

Tutto il mondo ha ormai goduto della poderosa e poetica bellezza di Gravity, film che ha aperto in grande stile la 70esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Adesso, il brillante regista dietro a quell’idea, Alfonso Cuaron, uno dei nomi più illustri e capaci della sua generazione, ha deciso di regalarci un piccolo pezzetto di storia in più, un cortometraggio intitolato Aningaaq che ci spiega altro del film e dell’eroica lotta di Sandra Bullock per cercare di ritornare sulla Terra, in salvo.

Il cortometraggio Aningaaq è stato diretto da Jonas Cuaron, figlio di Alfonso, che ha cosceneggiato il film, ed è stato prodotto dalla Warner Home Video per essere incluso poi nella versione DVD BluRay del film.

Il cortometraggio, in poche parole, mostra l’altra parte della miracolosa conversazione telefonica che Sandra Bullock riesce ad intercettare mentre è intrappolata in una capsula di salvataggio della stazione russa. Dopo essere stato proiettato in diversi festival, la Warner ha considerato l’idea di proporre il lavoro per la candidatura alla categoria di miglior cortometraggio live action per il prossimi Academy Awards.

Di seguito potete vedere il cortometraggio:

Gravity, il film

Il film si basa su una sceneggiatura scritta da Alfonso Cuarón, Jonás Cuarón, Rodrigo Garcia, mentre la fotografia è curata da Emmanuel Lubezki, che ha condotto un lavoro maniacale sulle numerose sequenze realizzate completamente i CGI e riprese con la tecnologia stereoscopica. Gravity uscirà in America e in Italia, in 3D, il prossimo 4 ottobre.

Trama: Sandra Bullock interpreta la dottoressa Ryan Stone, un brillante ingegnere medico alla sua prima missione sullo Shuttle, mentre Matt Kowalsky (George Clooney) è un astronauta veterano al comando della sua ultima missione prima del ritiro. Durante quella che sembra una passeggiata nello spazio di routine, ecco che accade il terribile incidente. Lo Shuttle viene distrutto e  Stone e Kovalsky rimangono a volteggiare nella più totale oscurità completamente soli e attaccati l’uno all’altra. Il silenzio assordante è la conferma della perdita definitiva di ogni contatto con la Terra e, con esso, ogni speranza di essere salvati. La paura si trasforma in panico e ogni boccata d’aria consuma il poco ossigeno rimasto. Ma l’unica strada verso casa potrebbe essere quella di spingersi ancora più lontano, nella terrificante distesa dello spazio.

Fonte: CS

Un concept inedito del Generale Zod

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Un concept inedito del Generale Zod

Il sito statunitense Comicbookmovie ha pubblicato una serie di concept art de L’Uomo d’Acciaio in cui vediamo una possibile armatura del Generale Zod, concept poi trasformatosi fino a diventare quello che nel film è stato il costume indossato da Michael Shannon. Ecco il disegno:

generale zod concept

Qui trovate tutti gli altri concept pubblicati dal sito. L’uomo d’Acciaio è diventato, con 263 milioni di incasso, il migliore incasso di un reboot di un cinefumetto al box office, dopo aver superato The Amazing Spider-man (262 milioni).

Vi ricordiamo che L’uomo d’Acciaio è uscito negli USA il 14 giugno 2013, e da noi il 20 giungo. Nel cast oltre a Henry Cavill e Russell Crowe ci sono anche Amy Adams, Diane Lane,  Kevin Costner, Laurence Fishburne, Michael ShannonL’uomo d’Acciaio è diretto da Zack Snyder. Tutte le info utili nella nostra Scheda Film: L’uomo d’Acciaio. Tutte le news nel nostro speciale: Superman: Man of steel

Un compleanno da leoni Trailer del film con Justin Chon

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Un compleanno da leoni Trailer del film con Justin Chon

Guarda il Trailer italiano ufficiale di Un compleanno da leoni (21 & Over) di Jon Lucas e Scott Moore.

Un compleanno da leoniGli sceneggiatori di Una notte da leoni, Cambio vita, La rivolta delle ex, fanno il loro debutto alla regia, firmando ovviamente anche la sceneggiatura, con questa nuova esilarante commedia interpretata da Justin Chon, già visto nella saga di Twilight, Skylar Astin (Voices, Ralph Spaccatutto) e Miles Teller  (Divergent, Project X – Una festa che spacca, Footlose 2011).

Jeff Chang è sempre stato uno studente modello e ha sempre fatto quello che il suo rigidissimo padre, il dottor Chang, si aspettava da lui. Eppure, quando i suoi migliori amici Casey e Miller decidono di fargli una sorpresa per festeggiare il compimento della sua maggiore età, Jeff decide di uscire con loro nonostante il giorno dopo lo aspetti l’esame per entrare alla Facoltà di Medicina a cui il padre tiene moltissimo. Ma quella che doveva essere una semplice birra tra amici, si trasforma ben presto in una notte sfrenata e dai molti eccessi. Riuscirà Jeff Chang a presentarsi il mattino dopo, in tempo e lucido, all’esame più importante della sua vita?

 

 

 

Un colpo di fortuna (Coup de chance): trailer del nuovo film di Woody Allen

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Lucky Red ha diffuso il trailer del nuovo film di Woody Allen, il thriller romantico Un colpo di fortuna (Coup de chance) con protagonisti Lou De Laâge, Niels Schneider, Valérie Lemercier e Melvil Poupaud. Presentato fuori concorso alla 80a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove è stato accolto con gli applausi calorosi del pubblico e della critica, Un colpo di fortuna (Coup de chance) di Woody Allen è in arrivo nelle sale italiane il prossimo 6 dicembre.

Il cinquantesimo film di Woody Allen è ambientato a Parigi e girato per la prima volta in francese. Un thriller romantico con protagonisti Lou De Laâge, Niels Schneider, Valérie Lemercier e Melvil Poupaud.

La trama del film Un colpo di fortuna (Coup de chance)

Coup de Chance parla dell’importante ruolo che il caso e la fortuna giocano nelle nostre vite. Fanny e Jean sembrano la coppia di sposi ideale: sono entrambi realizzati professionalmente, vivono in un meraviglioso appartamento in un quartiere esclusivo di Parigi, e sembrano innamorati come la prima volta che si sono incontrati.

Ma quando Fanny s’imbatte accidentalmente in Alain, un ex compagno di liceo, perde la testa. Presto si rivedono e diventano sempre più intimi…

Un Certain Regard, vincono Kim Ki-Duk e Andreas Dresen

Il Festival di Cannes edizione 2011 sta volgendo al termine, domani infatti ci sarà l’assegnazione della palma d’oro e dei premi collaterali.

Un Certain Regard 2025: annunciata la giuria per Cannes 78

Un Certain Regard 2025: annunciata la giuria per Cannes 78

La regista, sceneggiatrice e direttrice della fotografia britannica Molly Manning Walker presiederà la giuria di Un Certain Regard del 78° Festival di Cannes. Sarà affiancata dalla regista e sceneggiatrice franco-svizzera Louise Courvoisier, dalla direttrice croata dell’International Film Festival Rotterdam Vanja Kaludjercic, dal regista, produttore e sceneggiatore italiano Roberto Minervini e dall’attore argentino Nahuel Pérez Biscayart. Saranno loro a assegnare i premi della sezione Un Certain Regard, che presenta film d’autore e di debutto di giovani autori.

Quest’anno sono stati selezionati 20 film, tra cui 9 opere prime. Il Premio Un Certain Regard 2024 è stato assegnato al lungometraggio Black Dog di Guan Hu. Promised Sky della regista tunisina Erige Sehiri aprirà la sezione Un Certain Regard mercoledì 14 maggio 2025.

Un castello per Natale, recensione del film Netflix

Un castello per Natale, recensione del film Netflix

Tutta l’atmosfera natalizia è racchiusa nel castello di Dun Dunmbar, palazzo scozzese al centro di Un castello per Natale, nuovo film di Mary Lambert uscito su Netflix. Tra amore, paesaggi innevati e sfarzo, la pellicola si aggiunge alle tante da vedere per le feste. Ma è davvero in grado di distinguersi?

L’esile trama di Un castello per Natale

Sophie Brown (Brooke Shields) è una scrittrice newyorkese. Dopo il successo della sua serie di romanzi, vive un periodo di crisi: ha divorziato di recente con il marito e scritto un libro che non ha avuto il successo sperato. Per staccare e trovare un’ispirazione per il prossimo romanzo, Sophie decide di partire per la Scozia: vuole tornare al paesino natale del nonno, per visitare il castello di Dun Dunbar. Trovando nel paesino e nel calore dei locali la pace che per tanto tempo le era mancata, Sophie decide di acquistare il castello. A venderlo però, è Myles (Cary Elwes), un duca affascinante e scorbutico che, seppur indebitato, non vuole cedere agli acquirenti. Myles decide così di mettere alla prova Sophie: la invita a convivere con lui nel castello fino a Natale. La protagonista riuscirà a dimostrare al duca di essere all’altezza della sua dimora?

Il classico connubio di Natale e amore

Avevamo davvero bisogno di un altro film romantico e natalizio? Per Mary Lambert evidentemente sì. E quale luogo migliore della pittoresca Scozia per far nascere un amore da favola? Tra castelli e duca, Un castello per Natale tenta di ricreare l’atmosfera magica delle storie d’amore tra nobili, non riuscendo però totalmente nell’impresa. Per la maggior parte delle scene e dei dialoghi, la costruzione delle vicende appare forzata, esagerata e poco credibile. Sembra tutto ovvio e allo stesso tempo impossibile: una ricca scrittrice americana che fugge dal caos verso luoghi bucolici in cui tutte le persone sono umili e buone d’animo. Come se non bastasse, compra un castello con già dentro un principe di cui innamorarsi. Probabilmente, la trama di Un castello per Natale sarebbe stata più plausibile per un film d’animazione o per bambini.

un-castello-per-nataleIl Natale in ogni dettaglio

Nel periodo natalizio, c’è chi ama essere invaso dall’atmosfera delle feste. Un castello per Natale ne è ben rimpinzato: la Scozia, piena casette con interni in legno, coperte di lana, ghirlande, pigne, dolcetti è la location perfetta per il periodo più atteso dell’anno. Per non parlare del castello: già sfarzoso senza decorazioni, per le feste diventa una sinfonia di rosso, verde e oro.

Gli ambienti sono poco realistici, quasi sempre si nota la finzione e la costruzione della scenografia, ma non si può dire che non esprimano aria di Natale. Per alcuni può risultare una scelta stucchevole, ma c’è sicuramente chi non desidera altro! Sicuramente i Christmas-lover apprezzeranno anche le classiche canzoncine natalizie e i balli scozzesi nel salone di Dun Dunbar.

Un amore maturo?

Ad innamorarsi in Un castello per Natale non sono una giovane principessa e un immaturo principe, ma una scrittrice cinquantenne e un duca brizzolato. Nonostante ciò, le dinamiche dell’innamoramento non sono troppo mature: Brooke Shields e Cary Elwes fanno sorridere perché si comportano ancora come due ragazzini alla prima cotta, si battibeccano, si fanno i dispetti e, infine, anche grandi dichiarazioni. Le battute scontate o piene di frasi fatte non aiutano a rendere credibile l’amore tra i due. Troppo facile, banale, non fa emozionare.

Un castello per Natale: lo sfarzo agli estremi

La cosa che più si nota nel film è la volontà di esasperare tutto: la ricca scrittrice, il castello opulento, il duca altezzoso, ma anche i poveri cittadini. Le persone umili nel film sono mostrate al pari dei sudditi nelle storie medievali: vivono ancora sulle terre del duca, sono persone semplici ma dall’animo d’oro, a tratti un po’ troppo ingenui. L’aggiunta di questi personaggi nella storia di due ricchi enfatizza ancora di più le esagerazioni del film.

In sintesi, Un castello per Natale è il film costruito ad hoc per piacere agli amanti delle feste, senza lasciare nulla di più sotto nessun aspetto: trama, recitazione, fotografia.

Un Castello in Italia: recensione del film di Valeria Bruni Tedeschi

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Valeria Bruni Tedeschi, con toni altalenanti sospesi tra dramma e commedia ci racconta il suo Castello in Italia, storia autobiografica che si stacca poi dalla contingenza personale per diventare una ricerca della felicità, della fede e della propria strada in una vita che fatica a incanalarsi nella giusta direzione.

In Un Castello in Italia Louise è una nobile decaduta, ha intorno a sé una madre, signora vecchio stampo che però è ben consapevole delle difficoltà economiche in cui versa la sua famiglia, e un fratello, Ludovic, malato di AIDS a cui lei è legatissima. Il loro castello a Castagnato Po, in Piemonte, deve essere venduto, perché le spese di mantenimento sono troppo alte, ma la nobile famiglia, che ormai conserva la nobiltà solo nel nome, non riesce a staccarsi dai beni materiali, ricordo di un passato glorioso e di un padre defunto. Louise incontra Nathan, un affascinante giovane attore, preso da lei in maniera ossessiva, che allo stesso tempo però entra in crisi quando il desiderio di maternità della donna lo allontana. Ma mentre tutto sembra perduto, e Louise sembra dover rinunciare alla sua vita di madre, qualcosa può ancora accadere, in un finale sospeso verso un futuro che promette felicità.

Un Castello in Italia

Valeria Bruni Tedeschi, regista, sceneggiatrice e protagonista del film, mette molto della sua vita in Un Castello in Italia, a partire dagli attori coinvolti, tra cui spiccano la sua madre sullo schermo Marisa Borini, madre anche nella realtà, e il suo compagno Louis Garrel, nel ruolo di Nathan. Con loro c’è Filippo Timi, straordinario interprete del nostro cinema che a scapito del suo aspetto da omaccione cupo e forte, dimagrisce 18 chili per entrare in un personaggio schizofrenico e complesso, delicatissimo.

Un Castello in Italia, raccontando grandi dolori però non sceglie un tono, e spesso la tragedia genera la risata, il ridicolo, il non voluto, in un continuo gioco con lo spettatore ridendo per il ridicolo rappresentato in scena si trova comunque di fronte a situazioni dolorose ed estreme, quasi maniacali. In un contesto così delicato, l’approccio al film è quindi fondamentale per scegliere se osservare tutto in religioso silenzio o invece stabilire una distanza tra noi e i personaggi del film, una distanza che ci permette di riderne a cuor leggero.

un castello in italia recensioneUn Castello in Italia quindi è un film dal racconto incerto, che ruota intorno ad un personaggio che a sua volta gira come in un’orbita planetaria intorno ad altri personaggi/pianeti; emozioni, reazioni, sentimenti e anche la grande sofferenza sembrano scoppiare d’improvviso, senza una graduale costruzione, risultando ancora una volta incerti. Senza un tono che ne coordina i vari e complessi sentimenti messi in scena, Un Castello in Italia rimane un film limitato, che lascia interdetti e insoddisfatti.

Un Castello in Italia Valeria Bruni Tedeschi presenta il suo film alla stampa

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Un Castello in Italia Valeria Bruni Tedeschi 3La realtà è stato il materiale di base per la sceneggiatura” ha detto così Valeria Bruni Tedeschi per spiegare da dove è nata la storia di Un Castello in Italia, in cui è anche sceneggiatrice e attrice protagonista, presentato la scorsa primavera in Concorso al Festival di Cannes. La forse impronta autobiografica del film spicca con particolare evidenza, e la Bruni Tedeschi ha precisato: “A sceneggiare il film siamo state in tre, ed è stato molto importante per me questa collaborazione, perché nel film ci sono tre autobiografie, tre mondi e tre modi di vedere la vita che si sono concentrati in questa unica storia”.

Un Castello in Italia Valeria Bruni TedeschiUn film tanto autobiografico che in scena, ad interpretare la madre del personaggio della Tedeschi c’era Marisa Borini, straordinaria interprete di un ruolo intenso e doloroso. “Non sono andata all’Actor’s Studio – ha scherzato la Borini – cerco di seguire le istruzioni, Valeria è così brava e io improvviso. Non imparo mai niente a memoria, leggo le battute una sola volta e se sono lunghe le leggo la sera prima”.

Il film, seppure concentrato su momenti dolorosi, è ricco di ironia riservata soprattutto ai contesti religiosi. “L’ironia non è un proposito, cerchiamo di raccontare le situazioni. Il nostro personaggio ha la necessità di trovare la fede, tuttavia non riesce ad entrare nella stanza della fede, e rimane fuori. L’ironia e la comicità arrivano dal fallimento che questa donna deve affrontare nel suo rifiuto della fede. La mia eroina è tragicomica perché involontariamente nel suo dolore è comica”.

Innegabile la tendenza di Valeria Bruni Tedeschi a lavorare con persone che appartengono alla sua vita reale; in questo caso, oltre alla madre, anche il compagno, Louis Garrel, è presente nel film. “Per me è importante dire che se chiedo ai miei familiari o amici di recitare per me è perché credo che siano dei grandi professionisti – ha spiegato la bella Valeria – poi che gli attori siano vicini a me nella vita per me è meglio. Poi però ci sono gli incontri nuovi, come quello con Filippo Timi, ma prima di tutto è il talento che mi fa lavorare con le persone che scelgo”.

Presenti alla conferenza stampa anche Filippo Timi e Louis Garrel, che nel film interpretano rispettivamente il fratello malato di AIDS e il tormentato compagno della protagonista. Entrambi gli attori sono stati particolarmente spiritosi, ognuno per ragioni diverse. Timi ha messo in piedi un vero e proprio spettacolino di cabaret, ironizzando sulla sua balbuzie e spiegando quanto per lui è stato difficile dimagrire 18 chili per la parte, oltre a dover recitare in francese e quindi dover fare i conti con la balbuzie in questa seconda lingua, tuttavia per lui l’esperienza del film è stata forse doppiamente difficile perchè si è andato ad inserire, da estraneo, in un contesto chiuso, familiare: “Artisticamente mi sento un po’ fratello di Valeria, la stimo molto come attrice. Per me questo film ha significato un lavoro sull’intimità, per me è un film intimo non solo autobiografico. E’ trai ruoli più difficili che abbia mai affrontato, difficile perchè ho dovuto far passare una grande dolcezza. Più che un ruolo è stato un soffio“.Un Castello in Italia Valeria Bruni Tedeschi 2

Garrell ha dato libero sfogo alla sua “rabbia” contro la compagna: i due hanno messo in piedi un siparietto alla “Casa Vianello”, forse un po’ fuori luogo per una conferenza stampa.

Un Castello in Italia uscirà il 24 ottobre distribuito da Teodora Film.

Un cast nuovo di zecca per Transformers 4

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Un cast nuovo di zecca per Transformers 4

Intervistato dal Los Angeles Times, Michael Bay ha parlato di Transformers: The Ride 3D, quarto genito del franchise. Il regista, che

Un cast eccezionale per il musical Frank or Francis

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Con un ispirato Charlie Kaufman alla scenografia e alla regia e un cast notevolmente ricco, è in arrivo il brillante e promettente musical Frank or Francis.

Un cameo di Angelina Jolie nel nuovo film di Paolo Sorrentino?

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Un cameo di Angelina Jolie nel nuovo film di Paolo Sorrentino?

Angelina Jolie potrebbe apparire in un cameo nel nuovo film di Paolo Sorrentino, La Grande Bellezza. A diffondere la notizie ci ha pensato blogs.indiewire.com, che parla di un film in stile La dolce vita. La pellicola se sarà pronta in tempo con ogni probabilità sarà a Cannes l’anno prossimo. Nel frattempo sappiamo che la Jolie è impegnata ad oggi sul set di Maleficent dove interpreta la strega del titolo, nemica della Bella Addormentata nel bosco. Ulteriori info sul film: Maleficent.

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