Occhi grandi e verdi che non si
abbassano mai, orgogliosi di un incantesimo duraturo e pericoloso
al quale non puoi e non vuoi sfuggire, le labbra carnose e sensuali
leggermente dischiuse pronte a bisbigliarti un segreto che aspetta
da troppo tempo, la dolcezza di un sorriso accennato che dovrebbe
scontrarsi col resto e che invece è chiaramente nel suo elemento:
la ragazza con l’orecchino di perla di Johannes Vermeer non poteva
trovare alter ego migliore in Scarlett Johansson, l’attrice
americana che ha saputo trovare la sua strada nella grande marea di
Hollywood diventando uno dei volti più popolari e richiesti degli
ultimi anni.
Nata il 22 novembre 1984 con un
nome che tradisce origini scandinave, Scarlett Johansson nasce a
New York da un architetto di Copenaghen, Karster Johansson, e dalla
produttrice ebrea del Bronx Melanie Sloan. I genitori si separano
quando è ancora piccola, ma il difficile momento familiare non la
distoglie mai dalla sua più grande ambizione: sin dall’età di
quattro anni Scarlett dimostra velleità artistiche e desidera
diventare un’attrice, incoraggiata dalla madre che inizia subito a
portarla ai provini per fare spot pubblicitari, puntando però ad
una carriera nel cinema e nel teatro(solo recentemente è sbucato in
rete il video del provino della bambina per il ruolo di Judith nel
film Jumanji, poi andato
a Kirsten Dunst): a soli 8 anni, Scarlett
viene scelta per recitare sul palcoscenico nella
piece Sofistry, insieme a Ethan
Hawke.
Le piccole parti al cinema iniziato
a susseguirsi con Genitori Cercasi, diretto
da Rob Reiner e con Elijah
Wood e Bruce
Willis, La Giusta Causa, dove
interpreta la figlia di Sean Connery,
e Mamma ho preso il morbillo, sequel apocrifo
della serie diretta da Chris Columbus.
La prima vera consacrazione per
Scarlett Johansson arriva nel 1998, grazie
a L’uomo che sussurrava ai
cavalli di Robert Redford: a 14
anni, Scarlett interpreta l’adolescente Grace, abile cavallerizza
rimasta vittima di un terribile incidente che l’ha lasciata senza
una gamba, distrutta nella carne quanto nello spirito.
Nel 2001
seguiranno L’uomo che non c’era, dove lavora
per la prima volta coi fratelli Coen,
e Ghost World, tratto dal fumetto di Daniel
Clowes, dove veste i panni dell’adolescente annoiata Rebecca al
fianco dell’allora assai più nota Thora
Birch: il film non fa faville al botteghino, ma viene
riscoperto come un cult alcuni anni dopo e viene considerato dai
più il ruolo che diede una scossa definitiva alla carriera
attoriale della Johansson.
Il 2003 è un anno fondamentale: al
fianco di un attore del calibro di Bill
Murray Scarlett interpreta Charlotte, ventenne
neolaureata smarritasi nel caos di Tokyo e di un matrimonio
sbagliato, nel celeberrimo Lost in
Traslation di Sofia Coppola,
primo vero ruolo “adulto” della sua carriera: il film è un successo
di critica e pubblico e frutta all’attrice un Premio BAFTA e una
nomination ai Golden Globe. Nello stesso periodo esce in
sala La Ragazza con l’orecchino di perla,
tratto dal bestseller di Tracy Chevalier, dove interpreta Griet,
serva nella casa del pittore (interpretato da un
solenne Colin Firth) capace di guardare oltre
le apparenze e di far battere in silenzio il cuore del suo Padrone.
Dotata di una somiglianza straordinaria con la giovane ritratta
nell’omonimo dipinto, Scarlett è una pennellata di grazia nei
meravigliosi quadri riprodotti dal film di Peter
Webber: la sua performance è considerata l’anima del film
e le fa ottenere nuove nomination ai BAFTA e ai Golden Globes.
L’anno successivo torna al film in
costume con Le Seduttrici (A Good
Woman), tratto da Il Ventaglio di Lady
Windermere di Oscar Wilde: il film riceve diverse
recensioni negative ed è un flop al botteghino, ma la Johansson
resta una splendida Meg Windermere, dolce e luminosa
nell’adattamento che sposta con raffinatezza il tempo dell’azione
nell’Amalfi degli anni 30′; migliori risultati ottengono invece il
thriller The Perfect
Score, l’indie Una
Canzone per Bobby Long (film
con John
Travolta fortemente voluto
dall’attrice)e In Good Company, gradevolE
commedia di Paul
Weitz con Topher
Grace e Dennis Quaid.
Eccezion fatta per il disastro
di The Island, Sci-fi diretto
da Michael Bay dove uno spunto
interessante e attuale finisce soffocato dalla caotica trama action
marchio di fabbrica del regista, il 2005 è un anno eccellente
grazie a Match
Point di Woody Allen, thriller
sofisticato dove Scarlett interpreta la conturbante Nola Rice,
attrice dilettante che fa perdere la testa al
parvenu Jonathan Rhys
Meyers; seguiranno il più leggero e
alleniano Scoop, con Hugh
Jackman, e The
Prestige di Christopher Nolan,
considerato ad oggi il manifesto del regista e il suo lavoro
migliore, dove ritrova l’attore australiano e interpreta la
sensuale assistente e amante dell’Alfred Borden
di Christian Bale. Nello stesso
anno interpreta un’altra donna affascinante e misteriosa e nel
noir Black Dahlia di Brian
De Palma dove lavora con Josh
Hartnett, con cui ha anche una relazione.
Nel 2007 Scarlett si concede un po’
di leggerezza con Il Diario di Una Tata, dove
interpreta la neolaureata in economia e appassionata in
antropologia Annie Braddock, finita a fare la tata per un bambino
dell’Upper East Side nell’attesa di scoprire cosa fare della sua
vita: sul set trova Chris Evans, col quale
avrebbe lavorato in seguito nei film del Marvel Cinematic
Universe.
Nel 2008 è la volta
di L’altra donna del re, film in costume
tratto dal romanzo di Philippa Gregory, dove Scarlett
Johansson ha il ruolo della mite Maria Bolena,
sorella della famigerata Anna (Natalie Portman) e
con lei in competizione per conquistare il letto e il favore di
Enrico VIII; seguono Vicky Cristina
Barcelona di Woody Allen, dove interpreta
l’intraprendente Vicky, The
Spirit di Frank Miller, nei
panni della Femme Fatale Silken Floss e la commedia
corale La verità è che non gli piaci
abbastanza.
L’anno seguente, Scarlett approda
al ruolo che le ha regalato maggiore notorietà, amato dagli adulti
quanto dai giovanissimi: per la prima volta in Ironman
2 appare nel ruolo di Natasha Romanoff/Vedova Nera,
che riprenderà nuovamente e con grande successo ne Gli
Avengers(2012), Capitan America: il soldato
d’inverno(2014), Avengers: Age of
Ultron (2015), Capitan America:
Civil War (2016) e l’atteso Infinity
War (2018): l’ingresso del MCU non le impedisce di partecipare
a progetti dal tono completamente diverso come La mia
vita è uno Zoo di Cameron
Crowe e Hitchcock di Sasha
Gervasi, dove interpreta con ottima verosimiglianza
l’attrice Janet Leigh nel periodo delle
riprese di Psycho; nello stesso anno segue
anche Don Jon, debutto dietro la macchina da
presa di Joseph Gordon Levitt, dove interpreta la sexy e volgare
fidanzata del protagonista, ossessionata dalle fintissime commedie
romantiche come il protagonista dalla pornografia.
Nel 2013 la sua immagine di Sex
Symbol viene consacrata definitivamente con un ruolo inusuale:
in Her di Spike
Jonze la Johansson è Samantha, voce del sistema
operativo che accompagna le giornate di Theodore, lasciato col
cuore spezzato e un’esistenza solitaria dall’abbandono della
moglie: la voce melliflua dell’attrice (che fra l’altro non ha mai
disdegnato la sua passione e interesse per un’eventuale carriera
musicale) è perfetta per accendere le fantasie e i sentimenti di
Theodore quanto quelli dello spettatore e sono stati in molti a
lamentare la mancanza di una nomination di pregio per la parte,
negata proprio in quanto etichettata come semplice lavoro di
doppiaggio; nello stesso anno esce Under the
Skin, dove si misura per la prima volta con scene di nudo
integrale. Nel 2014, oltre al ritorno di Capitan America, la
troviamo nella
commedia Chef con Jon
Favreau e nel nuovo lavoro di Luc
Besson, Lucy.
Nel 2016 mette nuovamente a
servizio a la sua voce interpretando il serpente Kaa
ne Il Libro della
Giungla di Jon Favreau e
in Sing, film d’animazione che vede impegnati
anche Matthew
McConaughey e Reese
Witherspoon; nello stesso anno torna a lavorare coi
fratelli Coen nel
divertente Ave Cesare!, dove
interpreta la diva degli spettacoli
acquatici DeeAnna Moran.
Quali nuove sfide attendono adesso
l’attrice di New York? Ghost in The Shell,
suo ultimo lavoro tratto dall’omonimo manga e in uscita in questi
giorni ha destato non poche critiche e accuse di Whitewashing, ma
l’attesa per la sua performance resta alta: qualunque fosse la
natura del progetto e l’opinione di Pubblico e Critica, difficile
trovare un’occasione in cui Scarlett non ci abbia colpiti con la
sua presenza e interpretazione, prigionieri del magnetismo dei suoi
occhi verdi e dell’enigma ammaliante di un volto con ancora tante
storie da raccontare, sulla tela sempre in movimento che chiamiamo
cinema.