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Il sesto giorno: trama e cast del film con Arnold Schwarzenegger

Il sesto giorno: trama e cast del film con Arnold Schwarzenegger

Nel corso della sua carriera Arnold Schwarzenegger ha recitato in diversi film fantascientifici particolarmente celebri, da Atto di forza al capolavoro Terminator 2 – Il giorno del giudizio. Un altro celebre titolo di questo genere, divenuto un cult negli anni, è Il sesto giorno. Niente cyborg o creature mostruose contro cui combattere in questo, bensì vi è la presenza di una cospirazione di cloni pronti a conquistare il mondo. Scritto da Cormac e Marianne Wibberley, il film è diretto da Roger Spottiswoode, qui alla regia del suo film più famoso e apprezzato. Tra thriller, fantascienza e azione si snoda infatti un’opera particolarmente coinvolgente ed entusiasmante.

Il titolo del film si riferisce naturalmente al sesto giorno della creazione divina, durante il quale Dio creò l’essere umano. A partire da qui si sviluppa un film sul concetto di umanità e di identità, che pur avvalendosi di una cornice fantascientifica va ad affrontare una serie di tematiche universali e sempre attuali. Questi discorsi filosofici si fondono però ad un’opera ricca di azione e spericolate sequenze, che non trascurano così anche gli aspetti più leggeri e necessari all’intrattenimento del grande pubblico. A distanza di anni, Il sesto giorno è infatti ancora un cult con un grande seguito.

Al momento della sua uscita, però, non si era affermato come un grande successo, divenendo anzi uno dei titoli più trascurati del celebre attore. Con il passare del tempo è però divenuto sempre più attuale e  ricercato, sfoggiando oggi più forza di quanta ne avesse all’epoca della sua distribuzione. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Il sesto giorno: la trama del film

In un futuro prossimo non precisato, la clonazione di animali e organi umani è diventata routine. La clonazione di interi umani, tuttavia, è vietata dalle cosiddette leggi del “Sesto giorno”. In questo contesto, i piloti di voli charter Adam Gibson e Hank Morgan vengono assunti da Michael Drucker, multimiliardario proprietario della società di clonazione Replacement Technologies, per accompagnarlo in una vacanza sciistica. L’importanza del passeggero che accompagneranno impone che i due prima si sottopongano a esami del sangue e degli occhi, per verificare che siano all’altezza del compito. Il giorno della partenza, però, Adam è impossibilitato a partire a causa della morte improvvisa del suo cane.

L’uomo decide allora di portare l’animale in uno dei negozi della catena RePet per farlo clonare. Strada facendo, però, Adam comprende di non poter clonare anche l’affetto che li legava e preferisce così rinunciare. Quando torna a casa, Adam fa però alcune scoperte inquietanti. Non solo il cane è già stato clonato, ma un doppione di se stesso si trova con la sua famiglia. Proprio mentre cerca di capire cosa stia succedendo, Adam viene raggiunto da tre agenti addetti alla sicurezza della Replacement Technologies che cercano di ucciderlo. Per Adam ha inizio una corsa contro il tempo per cercare di scoprire cosa stia accadendo e cosa significhi la presenza di quei cloni umani non autorizzati.

Il sesto giorno cast

Il sesto giorno: il cast del film

Protagonista del film, come anticipato, è l’attore Arnold Schwarzenegger, che si rivelò ancora una volta estremamente adatto a film di questo genere e contesto. Originariamente, però, era stato considerato Kevin Costner per il ruolo del protagonista, ma questi dovette rifiutare per via di altri impegni. L’attore di origini austriache accettò invece da subito con entusiasmo, rifiutandosi però di pubblicizzare il film con immagini dove sono presenti armi, poiché da lui ritenuto irresponsabile. Nel film, inoltre, l’attore pronuncia una battuta simile alla sua “I’ll be back”, ovvero “I might be back”, traducibile come “Potrei tornare“. Per recitare nel film, Schwarzenegger ha percepito un compenso di 25 milioni di dollari.

Accanto a lui, nei panni del collega pilota Hank Morgan, vi è l’attore Michael Rapaport, noto per la serie Prison Break e Atypical. Il controverso miliardario Michael Drucker ha invece il volto di Tony Goldwyn. Per questo ruolo era stato considerato anche l’attore premio Oscar Jack Nicholson, ma venne scartato perché giudicato troppo costoso. Nei panni dei sicari Talia Elsworth, P. Wiley e Vincent vi sono invece gli attori Sarah Wynter, Rodney Rowland e Terry Crews. Quest’ultimo, oggi estremamente popolare, era qui al suo film di debutto. Il dottor Griffin Weir, lo scienziato dietro la tecnologia illegale di clonazione umana è invece interpretato da Robert Duvall, un ruolo offerto inizialmente a Gene Hackman, il quale però rifiutò non apprezzando la storia.

Il sesto giorno: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Il sesto giorno è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple iTunes e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 2 agosto alle ore 21:15 sul canale Nove.

Fonte: IMDb

 

Il sesso degli angeli: Leonardo Pieraccioni presenta il suo nuovo film

Reduce da Se Son Rose e giunto al suo quattordicesimo film, con Il sesso degli angeli, dal 21 aprile al cinema, Leonardo Pieraccioni opera un sostanziale cambiamento nel suo approccio ai personaggi, alle storie e al cinema. Come da lui stesso dichiarato “a trenta e quarant’anni ho raccontato l’amore travolgente, di quelli che si vedono solo nei film. A cinquant’anni ho raccontato le crisi della mia generazione. A quasi sessant’anni mi toccano ora i ruoli del prete, come tra qualche anno mi toccheranno quelli del nonno”.

La storia di Il sesso degli angeli ha infatti come protagonista don Simone, prete in una cadente chiesa nel cuore di Firenze, che si ritrova ad ereditare una misteriosa tenuta a Lugano, in Svizzera. Una volta recatosi ad esplorare quanto ricevuto dall’eccentrico zio Waldemaro, don Simone si ritrova a che fare con un bordello di lusso, gestito dall’affascinante Lena e pullulante di belle ragazze. Per il prete, già di suo ricco di dubbi sulla fede, si presenta dunque una questione quantomai spinosa, che lo porrà di fronte a difficili decisioni.

Presentando il film alla stampa di Roma, Pieraccioni ci tiene a raccontare come l’idea per questo suo nuovo film sia arrivata all’improvviso, mentre lavorava alla sceneggiatura di un film poi accantonato. “In un momento così particolare per il mondo e il cinema italiano, – racconta Pieraccioni – cercavo un’idea il più pizzicante possibile. Mi divertiva l’idea di dar vita ad un aperto contrasto tra due mondi notoriamente distanti tra loro e in particolare stavolta volevo porre il mio personaggio davanti ad un bilancio della propria vita, proprio come capita di fare a me oggi.”  

Leonardo Pieraccioni tra sacro e profano

All’interno di Il sesso degli angeli vengono dunque trattati una serie di temi molto italiani e sempre attuali, come il matrimonio per i preti e la riapertura delle case chiuse, sui quali Pieraccioni si dichiara “estremamente favorevole”. Temi, dunque, con i quali non è facile rapportarsi e a riguardo dei quali Pieraccioni ha affermato che “oggi si sta esagerando sul politicamente corretto. Tante battute presenti nei miei vecchi film oggi non si potrebbero più fare. Però penso che le cose vadano contestualizzate. Per la comicità ci vogliono alcune parole specifiche, che non si possono sostituire. Sicuramente ci sono stati momenti in cui si è esagerato, oggi invece si esagera nel senso opposto.”

Per quanto riguarda la fede, invece, Pieraccioni si dichiara “a metà tra San Tommaso e Margherita Hack. Credo dunque che potrebbe finire in un grande boh. Qualora però mi si presentasse il buon Dio davanti, io mi getterei in ginocchio e da bravo cabarettista gli direi “ci ho sempre creduto”!”.

Il sesso degli angeli conferenza stampa

Leonardo Pieraccioni con Sabrina Ferilli solo al cinema

Accanto a Pieraccioni, nel ruolo di Lena, si ritrova invece l’attrice Sabrina Ferilli, che racconta “conoscevo Leonardo e i suoi film, ho sempre apprezzato l’umorismo grottesco ma ricco di sentimenti di cui è capace. Quando mi ha proposto il progetto sapevo già che avrei accettato, anche solo per la stima nei suoi confronti, ma leggendo il copione ho poi provato vero divertimento e questo mi ha convinto ancora di più di voler partecipare al film.

Alla conferenza stampa è presente anche Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema, il quale afferma che “quando Leonardo ci ha proposto Il sesso degli angeli, mi sembrava perfetto, perché è un’idea fresca, divertente e lui aveva le idee chiare su tante cose, risultando estremamente convincente. Lo ritengo uno dei suoi film più belli, anche solo per il suo mettersi in panni diversi da quello del latin lover. Il film esce in sala, dove è giusto che sia e se i suoi temi “spinosi” possono contribuire a portare al cinema un pubblico incuriosito, ben venga!”

Per Pieraccioni, che si ricollega a quanto detto da Del Brocco, la sala cinematografica va difesa sempre e comunque. “Anche se ci fossero solo quattro spettatori in sala, questa va resa accogliente. Naturalmente oggi le tecnologie per l’home video sono straordinarie, ma personalmente quando sono al cinema, lo schermo si illumina e inizia il film, quell’emozione lì non riesce a resistituirmela nessun televisione o altro schermo.”

 

Il sesso degli angeli: la recensione del film di Leonardo Pieraccioni

Sacro e profano. Su questi due valori si costruisce il quattordicesimo film da regista di Leonardo Pieraccioni, intitolato Il sesso degli angeli. Un racconto, da lui scritto insieme a Filippo Bologna, che attraverso una classica commedia ad equivoci aspira oltre che a divertire anche a lanciare alcune riflessioni su tematiche d’attualità nell’Italia dei nostri giorni. Dopo aver raccontato di amori impossibili e crisi di mezz’età, il regista e attore fiorentino si sposta dunque su un territorio nuovo che, come da lui stesso affermato, segna l’inizio di una nuova fase della sua carriera, senza perdere però le caratteristiche che lo hanno reso celebre, dalla dissacrante comicità ai buoni sentimenti messi in gioco.

Che Il sesso degli angeli sia qualcosa di nuovo nella filmografia di Pieraccioni lo dimostra il ruolo da lui ricoperto. Egli non è più un incallito latin lover bensì il prete don Simone, alla guida di una chiesetta sempre in difficoltà e poco frequentata. L’occasione per poter mettere a nuovo tale ambiente arriva grazie all’inaspettata eredità lasciatagli da un eccentrico zio. Si tratta di un’avviatissima attività in Svizzera, grazie alla quale don Simone spera di risollevare le sorti economiche della sua chiesa. Arrivato a Lugano, però, il prete scopre suo malgrado di aver ereditato un bordello di lusso, cosa che naturalmente lo pone in profonda crisi.

L’amore sacro e l’amor profano

Come spesso accade nel cinema di Pieraccioni, anche questa storia prende avvio da uno scontro inaspettato tra mondi opposti. Se in Il ciclone questo avveniva tra un uomo e la sua famiglia di umili origini con un gruppo di ballerine di flamenco, mentre in Un fantastico via vai tra un uomo di mezz’età e un gruppo di universitari, in Il sesso degli angeli tale scontro ha per protagonisti il mondo religioso e quello della sessualità. Due opposti, dove per la religione la sfera sessuale è ancora oggi un vero e proprio tabù, quasi un sinonimo di peccato.

Pieraccioni costruisce dunque proprio su questo aperto contrasto una serie di situazioni comiche che hanno come scopo il far emergere vizi e contraddizioni, configurandosi infine come una sorta di fiaba con tanto di morale. Le tematiche trattate sono di grande attualità in Italia, dalle volontà di riapertura delle case chiuse alla possibilità per i preti di sposarsi, dalla considerazione che si ha delle prostitute fino all’ipocrisia di tutte quelle persone che predicano bene e razzolano male. Nel corso dei circa novanta minuti di film tutti questi aspetti vengono messi alla berlina con il classico spirito dissacratore del comico toscano.

Il sesso degli angeli Leonardo Pieraccioni

 

Il corpo della donna, lo sguardo dell’uomo

Le premesse narrative del film sono dunque interessanti, specialmente per il prendere due aspetti così radicati nella cultura italiana. Il film, aiutato in particolar modo da Marcello Fonte, qui interprete nei panni del fido Giacinto, riesce a dar vita ad alcune gag e battute genuinamente divertenti. Questi momenti, insieme alle riflessioni e alle emozioni che Il sesso degli angeli intende suscitare, vengono però oscurati da alcune criticità piuttosto pesanti. In primis, vi è ancora una volta uno sguardo sul corpo femminile che sembra essere più interessato a compiacere un pubblico maschile che non a conferire alla donna un valore nuovo, comprensivo della sua sessualità.

Pieraccioni non è né il primo né l’ultimo a fare ciò, sia chiaro, ma è questa un’ulteriore occasione mancata per approdare a punti di vista nuovi. In seconda battuta, Il sesso degli angeli, rispetto ad altri film di Pieraccioni, sembra essere scritto con maggior approssimazione, specialmente giunti al finale, dove tutto l’intreccio si risolve in modo piuttosto discutibile, lasciando in sospeso delle questioni che risultano pertanto incompiute. Dallo collisione dei due mondi opposti non nascono delle situazioni forti a tal punto da far riflettere su quanto raccontato, facendo dunque rimanere questo un classico film di Pieraccioni, senza però l’evoluzione promessa e sperata.

Il sesso degli angeli: al via le riprese del nuovo film di Leonardo Pieraccioni

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Iniziano lunedì 14 giugno, a Roma le riprese di Il sesso degli angeli il nuovo film di Leonardo Pieraccioni prodotto da Levante con Rai Cinema.

Il sesso degli angeli vede come protagonisti principali Leonardo Pieraccioni, Sabrina Ferilli, Marcello Fonte. Fanno parte del cast Gabriela Giovanardi, Eva Moore, Maitè Yanes, Valentina Pegorer, Giulia Perulli e Massimo Ceccherini.

La sceneggiatura scritta da Leonardo Pieraccioni e Filippo Bologna racconta la storia di Don Simone (Pieraccioni), un prete di frontiera, con una chiesetta sempre in difficoltà e mai frequentata dai ragazzi che preferiscono piuttosto lo stare insieme dei social.  Finalmente Don Simone riceve una fantastica notizia: un eccentrico zio gli ha lasciato in eredità un’avviatissima attività in Svizzera che potrà risollevare le sorti economiche del suo oratorio sempre deserto! Ma arrivato a Lugano il nostro prete scopre di aver ereditato… un bordello! Don Simone darà ragione allo sgangherato zio che ha sempre dubitato della sua fede, oppure qualcuno dall’alto gli darà le risposte giuste per togliergli ogni dubbio?

Il sesso degli angeli sarà girato per quattro settimane a Roma, tre settimane a Firenze e una settimana in Svizzera. Le riprese termineranno il 5 agosto. Il film uscirà nelle sale cinematografiche il prossimo anno con 01 Distribution

Il Sesso degli Angeli, il trailer del nuovo film di Leonardo Pieraccioni

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Leonardo Pieraccioni e Sabrina Ferilli hanno rilasciato pochi minuti fa il trailer ufficiale de “Il Sesso degli Angeli” la nuova commedia di e con Leonardo Pieraccioni prodotta da Levante con Rai Cinema, nelle sale italiane dal 21 aprile per 01 Distribution. Il film è scritto e sceneggiato da Leonardo Pieraccioni e Fabrizio Bologna e vede come protagonisti lo stesso Pieraccioni nei panni di Don Simone, Sabrina Ferilli, Marcello Fonte.

A completare il cast anche Gabriella Giovanardi, Eva Moore, Maitè Yanes, Valentina Pegorer, Giulia Perulli e Massimo Ceccherini.

La trama di Il Sesso degli Angeli

Don Simone, è un prete di frontiera, con una chiesetta sempre in difficoltà e mai frequentata dai ragazzi che preferiscono, piuttosto, lo “stare insieme” dei social. Finalmente Don Simone riceve una fantastica notizia: un eccentrico zio gli ha lasciato in eredità un’avviatissima attività in Svizzera che potrà risollevare le sorti economiche del suo oratorio sempre deserto! Ma arrivato a Lugano il nostro prete scopre di aver ereditato… un bordello!

Il Sesso Aggiunto: recensione del film con Myriam Catania

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Il Sesso Aggiunto: recensione del film con Myriam Catania

Il sesso aggiunto, primo lungometraggio del regista e autore televisivo Francesco Antonio Castaldo, ripercorre la storia di un ragazzo sulla trentina, Alan (Giuseppe Zeno), tossicodipendente. Alan ha costantemente un’unica ragione di vita: l’eroina. È completamente invaso dal desiderio di stare con “lei”, di innamorarsi di “lei”, di possederla.

Come ogni altro tossicodipendente, trascorre le giornate alla ricerca della roba, prelevando soldi alla madre, povera e forse troppo comprensiva, e alla sorella che dimostra continuamente il suo affetto per lui. Ha un rapporto complicato con una ragazza più giovane di lui, anche lei tossicodipendente, Laura (Valentina D’Agostino), una relazione che ruota totalmente attorno all’eroina, che li sovrasta e comanda ogni loro azione. Poi c’è Nancy (Myriam Catania) l’ex ragazza di Alan, ex tossicodipendente appena uscita dalla comunità. Nancy sente il peso di averlo fatto cadere nella trappola della droga e vorrebbe aiutarlo, ma in realtà sta cercando qualcos’altro, adesso lui è diventato il tramite per farle raggiungere il benessere più atteso, il suo unico desiderio: l’eroina che “ride alle loro spalle, quando decidono di farne a meno”.

Il Sesso Aggiunto, il film

Così Alan, circondato da “lei”, che incarna ogni persona che gli sta vicino, “lei” che rappresenta la sua vita, i suoi sogni disillusi, si sente abbandonato dal suo “Dio” e ha sempre meno spazio per l’amore e per la vita nel suo cuore. Gradualmente, insieme alle azioni quotidiane per raggiungere l’estasi, l’estremo orgasmo grazie all’eroina, Alan ripercorre con noi, che lo assistiamo, i momenti più importanti della sua vita come se fossero presenti; egli compie un percorso di auto-psicoanalisi per ritrovare se stesso, per riconciliarsi con quel “Dio”, quell’amore che risiede dentro ognuno di noi, quella parte interiore più pura di ogni altra. Ed è questo amore, quello che risiede dentro il suo cuore, e non in quello di altri, che Alan trova quel coraggio che gli permette divivere, di nuovo e di sconfiggere la dipendenza più grande.

Un contributo onesto quello di Castaldo, come lui stesso ammette nel corso della conferenza stampa, per trovare un modo per far capire ai giovani e ai meno giovani che cos’è la tossicodipendenza. Ma il lavoro del regista non è così scontato, se così qualcuno può immaginarselo,egli intraprende un viaggio nel mondo interiore della tossicodipendenza, per parlare dell’amore. Perché di questo si tratta, di un film sull’amore. L’amore di una madre per un figlio già morto, al quale supplica di rinascere. Un amore universale che permette di superare ogni ostacolo che la vita ci pone di fronte. Il regista e il produttore Giovanni Madonna, hanno spiegato come l’esigenza di fare questo film sia nata dalle ultime statistiche che affermano il grande aumento dell’uso di eroina negli ultimi tempi: stiamo parlando dell’incremento del 40% negli ultimi due anni.

Un dato che fa paura, considerando gli effetti dell’eroina, effetti che rendono l’uomo, un vegetale, una nullità, un uomo che non vuole e non può avere alcuna responsabilità. Come dargli torto? La nuova generazione, senza voler generalizzare, rappresentata anche nel film, quando esce la sera, si cala qualsiasi pasticca e droga presente nel commercio e la mattina, per calmarsi e rilassarsi dall’eccessivo uso di anfetamine, etc, decide di fumarsi l’ero, quasi fosse un semplice sonnifero. L’unica differenza rispetto al passato è che mentre prima la decisione dell’uso dell’eroina derivava forse dai grandi fermenti culturali, e i giovani erano (quasi) spinti dal potere a farne uso per bloccare le loro eccessive inquietudini, oggi si vive la situazione opposta, è la mancanza di ideali, di entusiasmo, di valori, la rassegnazione e la disillusione, che porta all’eccesso e alla decisione di uscire da se stessi attraverso lo sballo.

In definitiva, Francesco Antonio Castaldo, ha realizzato un buon film, anche grazie all’aiuto di tre bravi attori, in particolare di Giuseppe Zeno che ha interpretato genuinamente e in maniera molto personale un personaggio complicato. Il sesso aggiunto è un film che deve essere visto da tutti, nonostante la sensazione di angoscia e tristezza che ti pervade dopo averlo visto, perché ci fa conoscere e ci mostra non quello che un tossicodipendente fa ma quello che un tossicodipendente è. Il film che non sarà vietato ai minori di anni quattordici e uscirà nelle sale delle principali città italiane, distribuito da Iris Film il 29 aprile.

Il serpente dell’Essex: trailer della serie Apple TV+ con Tom Hiddleston

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Apple TV+ ha diffuso il trailer italiano di Il serpente dell’Essex, la nuova serie limitata con protagonisti la vincitrice di Emmy e SAG Award Claire Danes e il candidato all’Emmy Tom Hiddleston e basata sull’omonimo bestseller di Sarah Perry. Il serpente dell’Essex farà il suo debutto su Apple TV+ il 13 maggio con i primi due episodi, seguiti da un nuovo episodio settimanale, fino al 10 giugno.

https://youtu.be/j-4cID_WnCo

Ambientata nell’Inghilterra vittoriana, la serie vanta un cast stellare guidato da Claire Danes, vincitrice dell’Emmy e del premio SAG, dal candidato all’Emmy Tom Hiddleston e con Frank Dillane, Clémence Poésy e Hayley Squires. Il serpente dell’Essex segue la vedova londinese Cora Seaborne (Claire Danes) che si trasferisce nell’Essex per indagare su un mitico serpente. Qui conosce il vicario del villaggio (Tom Hiddleston), con cui stringe un legame improbabile, ma proprio quando la tragedia colpisce, la gente del posto inizia ad accusarla di attrarre la strana creatura.

Il serpente dell’Essex è diretta da Clio Barnard, candidata al BAFTA, come Anna Symon che ha scritto la serie; entrambe sono anche produttrici esecutive insieme a Jamie Laurenson, Hakan Kousetta, Iain Canning, Emile Sherman e Patrick Walters. La serie è prodotta per Apple TV+ da See-Saw Films.

Il Serpente dell’Essex: recensione della serie Apple TV+

Il Serpente dell’Essex: recensione della serie Apple TV+

È un progetto ambizioso quello sviluppato da Apple TV+ nella trasposizione del romanzo scritto da Sarah Perry. Diviso in sei episodi, Il Serpente dell’Essex tenta infatti un coraggioso gioco di specchi tra passato e presente, tra approccio classico e discorso sotterraneo del tutto contemporaneo.

Il Serpente dell’Essex, la trama

Partiamo però dalla trama: ambientata nel 1893 in piena epoca vittoriana, la storia vede Cora Seaborne (Claire Danes) decidere di trasferirsi nelle pianure paludose dell’Essex dopo essere rimasta vedova. Il suo intento è quello di scoprire la verità sulla spaventosa creatura che si aggira in quei luoghi, apparentemente mietendo vittime e terrorizzando la popolazione di pescatori e contadini. Accanto a lei si schiera il reverendo William Ransome (Tom Hiddleston) con tutta la sua famiglia, il quale però pare in realtà convinto che non si tratti di una creatura preistorica. Insieme i due dovranno sfidare le convenzioni e la mentalità di una comunità chiusa in se stessa, devota nel proteggere le proprie tradizioni quanto i segreti più reconditi.

Un esperimento estetico e narrativo

Come già accennato, il pilot di Il Serpente dell’Essex è un esperimento narrativo ed estetico piuttosto interessante: se la messa in scena organizzata dalla regista Clio Barnard si conforma con efficacia alla riproposizione accurata dell’epoca vittoriana, il discorso che riguarda la protagonista e la sua volontà di emancipazione rispetto a una società che la vuole soggetta alle leggi degli uomini ha un sapore e uno sviluppo che facilmente possono essere visti come metafora di un discorso contemporaneo. Il problema principale dell’episodio sta nel fatto che queste due “anime” dello show non sembrano fondersi con coerenza, costringendo la sceneggiatura scritta da Anna Symon a scelte fin troppo precise: l’episodio infatti procede con un ritmo molto spedito, a cui probabilmente non siamo abituati quando si tratta di show ambientati nel passato.

La presentazione di personaggi, ruoli, relazioni e situazioni sembra appartenere a un altro tipo di narrazione o se vogliamo di genere, e questo rende Il Serpente dell’Essex un ibrido non facilissimo da comprendere, almeno all’inizio. Il secondo episodio si stabilizza su canoni maggiormente collaudati, proponendo una narrazione che non accelera inutilmente il racconto e concede allo spettatore di conoscere in profondità il personaggio di Cora. Un netto punto a favore di Il Serpente dell’Essex è senza dubbio l’uso dei malinconici scenari naturali per costruire un’atmosfera particolare, la quale possiede sia una certa originalità che indubbia forza espressiva. In questo modo la vicenda si dipana all’interno di un’ambientazione tanto desolata quanto affascinante da vedere, capace di restituire allo spettatore il senso di privazione in cui vivono gli abitanti dei villaggi circostanti.

Il serpente dell'EssexTom Hiddleston e Claire Danes sono il cuore della serie

Emancipazione contro oppressione sociale, ricerca di spiegazioni scientifiche contro tradizione e convinzioni religiose: la miniserie prodotta da Apple Tv+ mette molta carne al fuoco e tenta di farlo con un approccio lievemente diverso, sfruttando in particolar modo i due protagonisti. Sia Tom Hiddleston che, forse anche di più, Claire Danes danno un’impronta esplicitamente contemporanea ai rispettivi personaggi, adoperando un linguaggio del corpo e un modo di parlare che si allontana dalla compostezza stilizzata dei classici prodotti in costume.

In alcune scene l’attrice riesce a restituire allo spettatore la drammatica vita interiore di un’eroina pronta a sfidare le convenzioni. Una prova che tenta di trattenere le emozioni e che possiede più di un tratto in comune con quella offerta nella serie di maggior successo interpretata dalla Danes, ovvero Homeland.

Hiddleston sembra avere qualche difficoltà in più a rendere il suo pastore sempre credibile, ma la sua presenza scenica è indubitabile, soprattutto quando lavora in sottrazione. Sono loro il cuore di Il Serpente dell’Essex, serie che sceglie (finalmente?) una strada diversa dalla consuetudine degli show in costume e, pur non centrando sempre il proprio obiettivo con coerenza, propone uno spettacolo intrigante e non ovvio.

Il serpente dell’Essex: la nuova serie AppleTV+ con Tom Hiddleston

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Il serpente dell’Essex è l’annunciata nuova serie Apple Original basata sull’omonimo romanzo di Sarah Perry. La serie limitata in sei episodi vedrà protagonisti  

Il serpente dell’Essex è diretta da Clio Barnard, candidata al BAFTA, come Anna Symon che ha scritto la serie; entrambe sono anche produttrici esecutive insieme a Jamie Laurenson, Hakan Kousetta, Iain Canning, Emile Sherman e Patrick Walters. La serie è prodotta per Apple TV+ da See-Saw Films.

Il serpente dell’Essex: quando esce e dove vederla in streaming

Il serpente dell’Essex in streaming uscirà con i primi due episodi venerdì 13 maggio 2022 su AppleTV+

Il serpente dell’Essex: trama e cast

Con un cast stellare guidato dalla vincitrice dell’Emmy e del premio SAG, Claire Danes, e dal candidato all’Emmy Tom Hiddleston e con Frank Dillane, Clémence Poésy e Hayley Squires, “Il serpente dell’Essex” segue la vedova londinese Cora Seaborne (Claire Danes) che si trasferisce nell’Essex per indagare su un mitico serpente. Qui conosce il vicario del villaggio (Tom Hiddleston), con cui stringe un legame improbabile, ma proprio quando la tragedia colpisce, la gente del posto inizia ad accusarla di attrarre la strana creatura.

Nel cast di Il serpente dell’Essex protagonisti sono Claire Danes nel ruolo di Cora, Tom Hiddleston nel ruolo di Will Ransome, Frank Dillane nel ruolo di Luke Garrett, Hayley Squires nel ruolo di Martha, Clémence Poésy nel ruolo di Stella Ransome, Jamael Westman nel ruolo del dottor George Spencer, Dixie Egerickx nel ruolo di Jo Ransome e Michael Jibson nel ruolo di Matthew Evansford.

Gli episodi di Il serpente dell’Essex

 

La serie è prodotta da Andrea Cornwell. Produttori esecutivi sono Clio Barnard Anna Simone Jamie Laurenson Hakan Kousetta Patrizio Walters Iain Canning Emile Sherman

Il sequel di “Alice nel paese delle meraviglie” in produzione alla NBC

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 Sembra che il trand degli ultimi anni, nei canali televisivi americani, sia rincorrersi l’un l’altro e tentare di riproporre al meglio l’idea dell’uno o dell’altro.

Il sequel di X-Men Apocalypse riadatterà la saga della Fenice Nera?

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Manca ancora poco più di un mese al debutto al cinema di X-Men Apocalypse, ennesimo capitolo della saga diretta da Bryan Singer che, dopo gli eventi di Giorni di un Futuro Passato, porterà inevitabilmente dei cambiamenti a quella che fu la continuity della trilogia originale.

Proprio in questa ottica, sembrerebbe che la Fox e lo stesso regista Bryan Singer siano intenzionati a trattare nuovamente la saga della Fenice Nera, già affrontata in X-Men Scontro Finale, ma con risultati scadenti.

A lanciare la notizia è il portale Heroic Hollywood in un’ipotesi che, nonostante non sia accompagnata da particolari conferme, sembrerebbe non così lontana dal reale in virtù delle numerose dichiarazioni di Bryan Singer sulla nuova Jean Grey di Sophie Turner, che, secondo il regista, sarà consapevole di “qualcosa d’oscuro e potente in crescita dentro di lei”.

Il regista, inoltre, si è detto più volte intenzionato a sviluppare il personaggio della Fenice Nera, riprendendo, dunque, un discorso lasciato in sospeso nel 2003.

Guarda il trailer italiano di X-Men Apocalypse

Con Bryan Singer alla regia e allo script, in X-Men Apocalypse tornerà anche Simon Kinberg a scrivere la sceneggiatura che si baserà su una storia di Singer, Kinberg, Michael Dougherty e Dan Harris.

Inoltre ci sono anche già i primissimi dettagli relativi alla trama del film: il film sarà ambientato una decina di anni dopo Giorni di un Futuro Passato e rappresenta un passo successivo nella storia. L’aver alterato la storia nel film precedente ha causato delle reazioni imprevedibili e incontrollate, e la nascita di un nuovo e potente nemico. Charles (James McAvoy), Erik/Magneto (Michael Fassbender), Raven/Mistica (Jennifer Lawrence) e Hank/Bestia (Nicholas Hoult) saranno raggiunti da Ciclope, Tempesta e Jean Grey e dagli altri X-Men per combattere contro il formidabile menico, una antica e potente forza, determinata a causare un’apocalisse come mai si è verificato nella storia dell’umanità. Oscar Isaac è stato scelto per interpretare Apocalisse. Al cast si aggiungono anche Sophie Turner (Jean Grey), Tye Sheridan (Ciclope), Alexandra Shipp (Tempesta), Kodi Smit-McPhee (Nightcrawler), Lana Condor (Jubilee), Olivia Munn (Psylocke).

X-Men Apocalypse arriverà il 19 maggio 2016 nelle sale italiane.

Fonte: Heroic Hollywood

Il sequel di Sherlock Holmes ha un titolo!

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Arriva con ufficialità il titolo del sequel di Sherlock Holmes, diretto da Guy Ritchie e interpretato da Robert Downey Jr. e Jude Law. Si intitolerà: Sherlock Holmes: A Game of Shadows. Tradotto da noi Un gioco d’ombre.

Il sequel di Prometheus cambia di nuovo titolo

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Il sequel di Prometheus cambia di nuovo titolo

A settembre 2015 Ridley Scott aveva annunciato che il sequel di Prometheus si sarebbe intitolato Alien Paradise Lost, con tanto di riferimento all’opera di Milton che doveva essere presa in considerazione per la realizzazione del progetto dalla genesi piuttosto contorta. Adesso però sembra che Scott ci abbia ripensato e che il sequel di Prometheus abbia di nuovo cambiato titolo.

Durante un’intervista con indiewire in merito all’inizio del suo interessamento a The Martian e alla genesi di quel film, il regista ha dichiarato: “Ero sul punto di cominciare a lavorare su quello che si sarebbe poi chiamato Alien Covenant, le cui riprese cominceranno il prossimo Febbraio. Eravamo a lavoro sullo script, quando poi arriva questa chiamata che dice ‘abbiamo una sceneggiatura pronta, si intitola The Martian’ e così l’ho letta in un’ora e per metà pomeriggio avevo già chiamato la Fox dicendo ‘Ho bisogno di parlare con Drew Goddard’…”.

Sembra quindi che il film che vedrà di nuovo protagonisti Noomi Rapace e Michael Fassbender avrà ancora un altro titolo che però non è detto sia quello definitivo.

Al momento non sappiamo nulla circa la trama del sequel di Prometheus. Le riprese del film dovrebbero iniziare a gennaio 2016 (è probabile che il film arrivi nelle sale nel 2017). Michael Fassbender e Noomi Rapace torneranno quasi certamente nel cast.

Fonte: CS

Il sequel di Hocus Pocus non si farà … per adesso

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HOCUS POCUS, Kathy Najimy, Bette Midler, Sarah Jessica Parker, 1993Ricordate il cult movie per ragazzi Hocus Pocus? Di recente si era parlato di un coinvolgimento di Tina Fey in un sequel del film della Disney, notizia che è poi stata smentita, o meglio chiarita.

La Fey sta effettivamente lavorando per la Disney ad un film che ruoterà intorno a delle streghe, ma non si tratterà di un sequel del classico con Sarah Jessica Parker, ma di un film in “stile Ghostbusters“.

Tina Fey parteciperà a questo progetto in qualità di produttrice con la sua Little Strange, ma non sappiamo se entrerà anche a far parte del cast.

Di seguito vi proponiamo il trailer di Hocus Pocus e consigliamo caldamente a chi non l’ha visto di recuperarlo, magari nella notte di Halloween!

http://youtu.be/2UUMsInka2s

Fonte: Empire

Il sequel di Capitan America ai giorni nostri

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Il sequel di Capitan America ai giorni nostri

Già in cantiere un sequel per Capitan America: il primo Vendicatore, ancor prima di sapere quali saranno gli esiti dei primo film in uscita tra circa un mese.

Il sequel de La Promessa dell’Assassino per David Cronenberg

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Il sequel de La Promessa dell’Assassino per David Cronenberg

David Cronenberg si riavvicina al mondo dello spionaggio russo mettendo in cantiere il sequel de La Promessa Dell’Assassino, film del 2007 con Viggo Mortensen, Vincent Cassel e Naomi Watts.

Il Sentiero: recensione del film di Jasmila Žbanic

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Dopo un lungo girovagare in giro per il mondo, Il Sentiero esce finalmente nelle sale italiane grazie alla casa di produzione Fandango. Il film ha partecipato al Festival di Berlino 2010, gareggiando per l’Orso d’Oro. Il Festival Internazionale del Film di Roma dello stesso anno ha accolto l’opera della regista e sceneggiatrice Jasmila Žbanic, considerandola una dei più interessanti talenti europei emergenti. Il Sentiero racconta la storia di una giovane coppia bosniaca, Luna e Amar, che dopo aver attraversato gli anni duri della guerra, tra perdite e traumi, sembrano vivere serenamente la loro storia d’amore. Luna fa la hostess e Amar è un controllore di volo, si amano con passione e vivono appieno le gioie della loro gioventù.

L’etica della religione musulmana non fa parte delle loro vite: Amar beve alcolici e fuma. Un giorno beccato a bere alcolici sul posto di lavoro l’uomo viene sospeso. Sarà l’incontro con un suo vecchio compagno di guerra, ora totalmente osservante della dottrina islamica, a fargli cambiare totalmente vita, portandolo “sul sentiero” opposto a quello di Luna. La donna si confronterà con una comunità fin troppo conservatrice di cui Amar, ora, è parte integrante.

Jasmila Žbanic, il film

La regista, Jasmila Zbanic in Il Sentiero, pone l’attenzione sulla crescita mentale e spirituale che portano la coppia verso due differenti sentieri della vita, dove non sembrano avere più alcun punto in comune. L’amore può non bastare a risolvere i problemi, soprattutto quando non si ha più la stessa visione della vita. Jasmila Žbanic compie un passo ulteriore: attraverso i normali problemi di coppia, mostra praticamente a cosa porta l’osservazione conservatrice/estremista del credo musulmano. Quando la cieca ubbidienza ad una religione viene spinta agli estremi si verificano situazioni difficili.

Lo si nota, in particolare, nella sequenza in cui Luna fa il bagno nel lago, si avvicina troppo alla sezione maschile e viene subito fermata da alcuni uomini. Questi le intimano verbalmente che non può stare lì, che deve tornare indietro, che non è posto per lei, che potrebbe essere vista. Sotto i riflettori viene posto il ruolo che ricopre la donna in una società maschilista, in cui le viene negata la libertà, che oggi tutti crediamo di avere: la libertà di esprimere il proprio pensiero, la libertà di movimento e la libertà di essere donna.
In più Il Sentiero racconta il passaggio da un cammino, che un uomo intraprende nella vita, fino ad un altro completamente opposto.

Nelle scelte di Amar non c’è una via di mezzo, passa dall’essere completamente sordo al proprio credo religioso, dal completo disinteressamento verso l’Islam all’ascoltarlo troppo, al non considerare altro. Tutto per lui diventa peccato e il suo vecchio stile di vita, accanto alla donna amata, non è più accettabile. Jasmila Žbanic ha saputo abilmente raccontare una storia, dove è facile riconoscersi e che ci aiuta a  renderci conto di come la donna sia ancora troppo sola e soggiogata. Il Sentiero è un film che arriva dritto al cuore anche grazie al lavoro dell’attrice protagonista Zrinka Cvitešic è bravissima nel mostrare tutte le suggestioni che prova il personaggio di Luna, dimostrandosi un talento che va tenuto d’occhio e valorizzato.

Il senso della bellezza – Arte e Scienza al Cern ritorna al cinema

Officine UBU è lieta di annunciare che IL SENSO DELLA BELLEZZA – Arte e scienza al CERN, il docufilm evento di Valerio Jalongo che ha fatto il tutto esaurito in oltre 50 sale in Italia e ha raggiunto la più alta media copie nella sua settimana d’uscita, tornerà nelle sale italiane mercoledì 20 dicembre.

Questo weekend, inoltre, IL SENSO DELLA BELLEZZA – Arte e scienza al CERN arriva eccezionalmente al Cinema Farnese di Roma, dove saranno organizzate le seguenti proiezioni speciali del film:

Venerdì 15 dicembre alle ore 21:00 alla presenza del regista Valerio Jalongo

Sabato 16 dicembre alle ore 19:30

Domenica 17 dicembre alle ore 19:30

Il senso della bellezza – Arte e Scienza al Cern

Diretto da Valerio Jalongo e ambientato nel più avveniristico avamposto della scienza moderna, IL SENSO DELLA BELLEZZA – Arte e scienza al CERN ha ottenuto in soli due giorni di programmazione un risultato davvero rilevante per un documentario: la migliore media copia e un terzo posto nella classifica del box office nazionale. Il sold out in molte sale, gremite di studenti, giovani appassionati e semplici curiosi ha portato la distribuzione italiana sotto richiesta di molti esercenti a portare nuovamente il docufilm nelle sale. Un film sorprendente e diverso che racconta la scienza e l’arte come non è mai stato fatto e che ha visto il coinvolgimento di un ente del calibro dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare nella promozione e nella divulgazione.

Il film è il racconto di un esperimento senza precedenti che vede 11.000 scienziati di tutto il mondo collaborare intorno alla più grande macchina mai costruita dagli esseri umani per scoprire i misteri dell’universo. La fisica moderna ci ha lasciato senza immagini della natura: “l’essenziale è invisibile agli occhi”… Ma IL SENSO DELLA BELLEZZA – Arte e scienza al CERN svela artisti e scienziati che nella loro ricerca della verità, sono accomunati da qualcosa di misterioso: sono tutti in ascolto di un elusivo sesto o settimo senso… la bellezza.

LA PROGRAMMAZIONE, IN COSTANTE AGGIORNAMENTO, DISPONIBILE NELLA SEZIONE DOVE E QUANDO DEL SITO: http://ilsensodellabellezza-ilfilm.it/

Il seno al cinema, dal 1933 ad oggi: ecco i più celebri

Il seno al cinema, dal 1933 ad oggi: ecco i più celebri

Era il 1933 quando Hedy Lamarr inaugurava il topless al cinema (il film era Estasi), e da allora le attrici che hanno mostrato le loro grazie dalla cintola in su (e non solo) non si sono più contate. Grazie a GQ, ecco una gallery di immagini tratte da celebri film che, in diversi modi, hanno fatto la storia del cinema.

Il seme del fico sacro: l’analisi e il significato dei temi affrontati nel film

Il titolo del film Il seme del fico sacro si riferisce a una specie di fico (Ficus religiosa) originaria del subcontinente indiano. La sua natura invasiva la classifica come epifita, una pianta o un organismo simile a una pianta che cresce sulla superficie di un’altra pianta e trae umidità e sostanze nutritive dall’aria, dalla pioggia o dai detriti che la circondano. Classificato anche come “erbaccia ambientale”, il fico sacro, a differenza della maggior parte delle piante epifite, diffonde i suoi semi su altre piante, per cui le radici penetrano all’interno del fusto della pianta ospite, spaccandola dall’interno.

La descrizione di cui sopra appare sullo schermo come un’epigrafe, evidenziando un confronto non troppo sottile con il governo teocratico dell’Iran, e il film spiegherebbe come quell’ideologia soffocante e pervasiva alla fine si imporrà nelle case, trasformando il “noi” collettivo, spingendolo sempre più verso l’autocrazia man mano che il ragionamento governato dalle buone intenzioni o dalla generosità della fede diventa lentamente confuso.

L’obiettivo sui privilegiati

Il seme del fico sacro

Il seme del fico sacro  di Rasoulouf sembra una presa in giro dei film epici pre-codice di Hollywood, in particolare del film del 1933 Cavalcata. Quel film descriveva le vite dei benestanti residenti di Londra e dei loro amici intimi mentre importanti eventi storici come la seconda guerra boera, l’affondamento del Titanic e la morte della regina Vittoria colpivano direttamente la famiglia o facevano da sfondo.

Mentre film come “Cavalcade” e altri del suo genere non offrono commenti approfonditi su quegli eventi, il film di Rasoulouf adotta un approccio decisamente diverso, fungendo da critica acuta. La sua scelta è quella di evidenziare la dissoluzione dei legami familiari all’interno dei sostenitori dello stesso regime che costringerebbe il regista a fuggire dalla teocrazia e come la distanza forzata dalla realtà offerta dal privilegio non li protegga.

La sfida allo status quo, sia apertamente che in modo infinitesimale

Il seme del fico sacro

Forse non è una coincidenza che il dramma della camera maggiore segua le vite delle tre donne in assenza di Iman e come le regole e i regolamenti del patriarca vengano messi sotto accusa dalla sua famiglia, dalla sua stessa mente e dal mondo che lo circonda.

La sfida più evidente viene da Rezvan e Sana, che all’inizio del film sono già disillusi a causa della diffusione di informazioni parziali da parte dei media e di come i social media diventino la loro unica fonte di informazione sulle proteste. Il montatore Andrew Bird inserisce anche filmati delle proteste vere e proprie per far capire la brutale realtà della vita sotto la teocrazia. Quando Sadaf, amica di Rezvan, viene attaccata durante le proteste e successivamente arrestata, Rezvan e Sana perdono ulteriormente le speranze nei confronti della loro famiglia, in particolare del padre. Questo porta anche alla forma più evidente di ribellione da parte della stessa Sana, il furto della pistola del padre.

La sfida infinitesimale, invece, nasce da Najmeh. Se Iman è la controfigura del regime con tutti i suoi ideali e il suo conformismo, Najmeh è la devota discepola. Ma quando vede la sua vita accuratamente curata andare in pezzi a causa dell’incapacità del marito di gestire la responsabilità di essere un carnefice spietato e le sue figlie finiscono sotto tiro quando il fanatismo del marito viene alla ribalta, anche lei inizia lentamente a sfidare gli stami dell’autorità, offesa per essere interrogata, cercando di proteggere le sue figlie prendendosi la colpa su di sé, o alla fine rifiutandosi di sedersi, ricordando al marito che “aveva già fatto tutto”.

Ma forse la sfida più incisiva allo status quo è l’incapacità sia di Najmeh che di Iman di comprendere il divario generazionale che sta emergendo, nonché le rivolte che stanno sorgendo a causa dell’oppressione. Questo emerge in forme minime, con Iman incapace di comprendere l’interesse di Sana nel tingersi i capelli o dipingersi le unghie, ma forse il chiodo nella bara non è nei momenti palesi di rappresentazione di filmati di vita reale, ma piuttosto in quel momento centrale in cui Iman si avvicina a una macchina guidata da una donna con i capelli corti e un tatuaggio sul collo, con uno sguardo fulminante rivolto a Iman che denota solo un’arroganza disinvolta. Non importa quanto un regime cerchi di rinchiudere o controllare, il progresso troverà sempre un modo per andare avanti senza ostacoli.

Il cambio di genere nell’atto finale di Il seme del fico sacro

Il Seme del Fico Sacro

Mentre il cambiamento nell’atto finale porta Iman a soffrire essenzialmente di un crollo psichico, governato dalla paranoia e da una sensazione opprimente di disagio e perdita di controllo di ciò che lo circonda, la scelta della regia di plasmare l’intero epilogo come un thriller di invasione domestica sembra deliberata, in quanto il cinema di genere è forse un meccanismo di trasmissione più efficace per il commento che Rasoulouf voleva ritrarre. È un discorso a parte che il passaggio al terzo atto sia un po’ caotico per il suo bene.

Il seme del fico sacro: il trailer del film di Mohammad Rasoulof

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Il seme del fico sacro: il trailer del film di Mohammad Rasoulof

Candidato agli Oscar come Miglior Film internazionale e vincitore del Premio Speciale della giuria al Festival di Cannes, Il seme del fico sacro di Mohammad Rasoulof arriva al cinema dal 20 febbraio con Lucky Red e Bim Distribuzione.

Dopo Il male non esiste, vincitore dell’Orso d’oro al Festival internazionale del cinema di Berlino, Rasoulof racconta una famiglia, che attraverso le sue dinamiche interne, diventa ritratto di un paese intero, l’Iran, scosso dalle pressioni politiche e religiose, dalle repressioni, dalle censure e dall’oppressione nei confronti delle libertà personali. A queste prevaricazioni, rappresentate nel film dal potere di un padre di famiglia, si oppongono le donne, ovvero le nuove generazioni, in un crescendo di tensione.

Il seme del fico sacro è il simbolo della resistenza artistica e civile del popolo iraniano, una resistenza guidata innanzitutto dal coraggio delle donne e dei giovani che si battono per una rivoluzione culturale, ancora lontana.

La trama di Il seme del fico sacro

Teheran. I festeggiamenti per la promozione di Iman a giudice istruttore del Tribunale della Guardia Rivoluzionaria coincidono con il movimento di protesta popolare a seguito della morte di una giovane donna.

Iman è alle prese con il peso psicologico del suo nuovo ruolo. Mentre le sue figlie, Rezvan e Sana, sono scioccate e, allo stesso tempo, elettrizzate dagli eventi, la moglie Najmeh cerca di fare del suo meglio per tenere insieme la famiglia.

Quando Iman scopre che la sua pistola d’ordinanza è sparita, sospetta delle tre donne. Spaventato dal rischio di rovinare la sua reputazione e di perdere il  lavoro, diventa sempre più paranoico e inizia, in casa propria, un’indagine in cui vengono oltrepassati tutti confini, uno dopo l’altro…

Il seme del fico sacro, la spiegazione del finale e analisi dei temi: perché Iman insegue la sua famiglia sulle montagne?

Il decimo film di Mohammad Rasoulouf, l’ottavo lungometraggio, potrebbe essere definito uno dei suoi film più incisivi, in cui critica apertamente il governo iraniano. Il seme del fico sacro (la nostra recensione) sceglie di spostare l’obiettivo direttamente nel cuore dell’amministrazione teocratica, per evidenziare la fragilità e il marciume all’interno di una famiglia, mentre le differenze ideologiche e morali minacciano di distruggerla.

Cosa succede in Il seme del fico sacro

Il Seme del Fico Sacro

La promozione di Iman e la paranoia del lavoro

Avvocato onesto, devoto alla sua fede e al governo, Iman vive con la moglie Namjeh e le due figlie, Rezvan e Sara. La promozione lo vede come giudice istruttore alle dirette dipendenze del Tribunale Rivoluzionario di Teheran.

Il Tribunale rivoluzionario si occupa di quasi tutti i reati che potrebbero mettere a rischio la salute interna ed esterna del paese o l’ideologia in generale. Dai reati su larga scala come il contrabbando o lo spionaggio all’istigazione alla calunnia contro il governo, tutto rientra nella competenza di questo Tribunale rivoluzionario. A differenza della magistratura ordinaria, i processi non sono pubblici, non sono presieduti da una giuria ma da un singolo giudice e i dettagli del processo vengono resi noti solo a discrezione del governo.

Iman, pur essendo stato promosso a una posizione più alta e aver ricevuto una retribuzione sostanziosa insieme a un appartamento più grande, scopre presto che la sua nomina a giudice istruttore non è dovuta al suo talento giudiziario, ma alla sua devozione all’amministrazione, che lo renderebbe la mano perfetta per emettere condanne a morte, indipendentemente dalle prove che indicano tale esito. Almeno questo sarebbe il motivo per cui il suo superiore Ghaderi gli avrebbe ordinato di firmare queste condanne a morte. Ciò a sua volta lo avrebbe costretto a rimanere anonimo e a limitare le informazioni anche ai suoi familiari.

La cena di quella sera, apparentemente un modo per festeggiare la promozione di Iman, si traduce invece nel fatto che Iman ordina alle sue due figlie adolescenti di stare alla larga dai social media, oltre a garantire che la notizia della sua promozione o posizione all’interno del governo rimanga limitata tra le quattro mura del loro appartamento. Per quanto riguarda la protezione, a Iman viene assegnata una pistola, che Iman maneggia nervosamente, e anche sua moglie prende nota di quella metodologia cauta.

L’attacco a Sadaf

Il seme del fico sacro

In Il seme del fico sacro Rasoulof, pur non riferendosi esplicitamente alle proteste delle Ragazze di Parigi (protesta per il velo), si riferirebbe a tali proteste o, cosa più importante, alle proteste del 2022 contro la morte di Mahsa Amini in custodia della polizia, che avrebbero portato a manifestazioni diffuse. Le crescenti manifestazioni portarono Iman a firmare indiscriminatamente ordini di esecuzione nel suo ufficio. I media riportano con veemenza contro i manifestanti, dipingendoli come ribelli contro un sistema giusto; sia Rezvan che Sana seguono le notizie reali e non edulcorate su Instagram, su bobine in cui il filmato passa alle riprese reali delle proteste.

Il rapporto tra le giovani donne indipendenti e dallo spirito libero e la devota Najmeh era stato inizialmente teso e in qualche modo messo alla prova da Rezvan che aveva portato una vecchia amica del college, Sadaf, che si era appena trasferita a Teheran e cercava un posto dove vivere diverso dal suo dormitorio. La paranoia del lavoro di Iman implicava che Najmeh non intrattenesse ospiti sotto la sua supervisione. Di conseguenza, vedeva Sadaf come una delle personificazioni del mondo esterno che influenzava le sue figlie in modi strani, portandole ad agire contro la sua famiglia. Questo, tuttavia, raggiunge il culmine quando, nel bel mezzo delle proteste, Rezvan e Sadaf si ritrovano nel mezzo della manifestazione mentre vanno al college, e Sadaf viene colpita al viso da un colpo di fucile.

Sia Najmeh che Sana tornarono a casa perché la scuola di Sana era chiusa a causa delle proteste. Quando Najmeh fu convinta da Sana a comprare generi alimentari di emergenza, Sana aiutò Rezvan a portare di nascosto la ferita Sadaf, con un occhio cucito e il viso coperto di sangue a causa della ferita da pallettoni. Le ragazze esiterebbero a portare Sadaf in ospedale a causa della professione del padre, e così quando Najmeh torna a casa, è costretta a prestare soccorso a Sadaf contro la sua volontà, ma si rifiuta di ospitarla per proteggerla. Invece, Sadaf si travestirebbe e tornerebbe al suo dormitorio al college. Poco dopo, sarebbe stata arrestata.

La scomparsa della pistola di Iman

“Il seme del fico sacro” mette in luce una famiglia che sta dalla parte del regime, i cui membri lavorano direttamente per il regime e i suoi ideali, e mostra come la loro lealtà vacilli o il loro stato mentale diventi fragile. Mentre la scomparsa della pistola potrebbe essere individuata come l’ovvia rottura mentale, il dilemma esistenziale di Iman inizierebbe dal momento della sua promozione, quando la responsabilità di firmare condanne a morte non esaminate inizierebbe a pesare sulla sua anima, e Iman, a merito di Rasoulouf, non ha la consapevolezza di sé per rendersi conto di essere dalla parte dell’oppressore.

Le sue figlie, d’altro canto, iniziano decisamente a schierarsi contro il padre e il regime che rappresenta, etichettando chiaramente come bugie le notizie sfornate dai media ed esprimendosi ad alta voce a tavola con grande disappunto di Iman. Quando viene messa direttamente di fronte all’affermazione del padre secondo cui lui sa meglio perché ha lavorato all’interno del regime per anni, Rezvan ribatte senza battere ciglio che suo padre non sa meglio. Poiché è uno dei loro, ci crede e vuole preservarlo a tutti i costi.

Così, quando la sua pistola scompare improvvisamente dal cassetto del comodino, inizia a sospettare delle donne della sua famiglia e crede che una di loro l’abbia rubata per dispetto. Il timore di Iman, così come quello di Gadhieri, non è solo che Iman possa essere condannato fino a tre anni di carcere, ma che il danno alla sua reputazione sia irreparabile. Ciò influirebbe ulteriormente sulla sua futura promozione. Rendendosi conto di essere con le spalle al muro e convinto dal suo capo, costringe la moglie e le figlie a farsi interrogare da Alireza, uno dei migliori interrogatori che lavora sotto il regime.

La stretta amicizia tra le famiglie di Iman e Alireza non aiuta Najmeh, Rezvan o Sana. Namjeh viene interrogata direttamente da Alireza, che la interroga a fondo. Nel frattempo, Rezvan e Sana vengono interrogati in stanze separate, con gli occhi bendati e con una visione limitata per poter scrivere le risposte alle domande poste. Anche con quella visione limitata, Sana nota un anello di ossidiana nera che adorna le dita di uno degli interrogatori. Si rende presto conto dell’identità di quell’interrogatore quando vede l’anello sulla mano di suo padre mentre la famiglia viene riaccompagnata a casa. Iman interroga lui stesso le sue figlie, e Sana se ne rende conto.

Quando l’interrogatorio non dà risultati, sia Iman che Najmeh cercano di fare appello alle loro figlie. Per Rezvan, fanno il poliziotto buono e quello cattivo, con Iman che fa il poliziotto buono e le ricorda l’amore e il rispetto che già ha per lei, mentre Najmeh la provoca e la schiaffeggia persino. Tuttavia, questo la porta solo a crollare e a supplicare di essere lasciata in pace. Per Sana, provano un approccio diverso, cercando di ingannarla con la promessa di lasciarle tingere i capelli o dipingersi le unghie, ma senza alcun risultato. Sana non fa la spia su Rezvan, forse perché sa che sua sorella non è responsabile del furto della pistola.

Il viaggio in auto verso le montagne

Quando Najmeh era alla ricerca di Sadaf, aveva chiesto l’aiuto della moglie di Alireza. Durante quella conversazione, Alireza aveva messo in guardia da un “gruppo di persone senza scrupoli” che aveva pubblicato sui social media le informazioni di contatto di tutti gli interrogatori e dei membri del regime. Questo era il timore che aveva spinto sia Iman che Ghadieri a mantenere l’anonimato della loro professione, nonché il motivo per cui era stata assegnata la pistola.

Ma ora che le informazioni di contatto di Iman sono state pubblicate sui social media, la sua paranoia raggiunge il culmine. Su ordine del suo capo, decide di scrivere una lettera al suo capo chiedendo un alloggio ufficiale prima di sparire con la sua famiglia fino a quando la situazione non si sarà risolta. Ghadieri gli dà una delle sue pistole in più per protezione. Una volta a casa, Iman si occupa di proteggere la sua impronta digitale attaccando dei nastri sulle fotocamere dei telefoni di sua figlia e annotando i loro codici di accesso in modo da potervi accedere. Fatto ciò, Iman prende la decisione chiave di portare la sua famiglia nella casa di montagna della sua infanzia.

Durante il viaggio in auto, la famiglia incontra una coppia. Una metà della coppia lo riconosce mentre sta facendo rifornimento a una pompa di benzina, e la paranoia di Iman governa la sua azione in cui riesce a girare intorno e ad avvicinarsi alla macchina della coppia, facendola uscire di strada. Quando la coppia minaccia di registrare questi episodi e caricarli sui social media, Sana informa il padre che i loro cellulari al momento non hanno rete. Rincuorato dalla rivelazione di quella vuota minaccia, Iman minaccia la coppia con la sua nuova arma da fuoco. A sua insaputa, le sue figlie, ormai disilluse dal padre, hanno iniziato lentamente a scappare. Con grande orrore di Rezvan, Sana rivela che è stata lei a rubare la pistola e che attualmente ce l’ha lei.

La spiegazione del finale de Il seme del fico sacro

Il seme del fico sacro

Perché Iman insegue la sua famiglia in montagna?

Nella casa della sua infanzia, il piano di Iman di essere “la famiglia che erano una volta” sembra dare i suoi frutti, poiché iniziano a legare guardando vecchi video dei loro viaggi di famiglia insieme ed esplorando la vecchia casa, i souvenir e le fotografie. Tuttavia, Iman non ha dimenticato il crimine che lo ha portato alla pazzia e decide di interrogarle senza alcun tipo di maschera. Chiudendole in una stanza per un’ora, ordina loro di rivelare la verità perché non gli interessano le bugie, ma vuole il bugiardo.

Najmeh continua il suo sforzo erculeo per proteggere le sue figlie dalla vera natura del padre, cosa di cui era stata complice per tutto il loro matrimonio a causa della sua eterna obbedienza e fiducia nel marito (leggi: il regime). A tal fine, decide di addossarsi la colpa delle figlie, confessando davanti alla videocamera di aver rubato la pistola e di averla gettata nel canale di fronte al loro appartamento.

Iman, sposata da oltre 21 anni, non le crede e, quando viene interrogata, la vede agitarsi. Rendendosi conto che la situazione non sta andando da nessuna parte, Rezvan decide di confessare di avere la pistola in giardino e che la restituirà a suo padre a condizione che lui mandi sua madre e sua sorella a casa sane e salve. Ma quando Rezvan, seguita dal padre, cerca la pistola in macchina, non riesce a trovarla. Arrabbiata e frustrata, Iman imprigiona sia Najmeh che Rezvan in celle separate nella dependance.

Nel frattempo, Sana riesce a sgattaiolare via con la pistola e si nasconde nella dependance, dove, insieme a molti attrezzi, trova un impianto audio e registrazioni del Corano. Quella notte, dopo aver installato i megafoni in specifiche aree del bosco, riproduce vecchi ricordi prima di mettere le registrazioni del Corano. Iman, ormai fuori di sé, cerca disperatamente la fonte del rumore. Quando finalmente individua la dependance ed entra, Sana, nascosta dietro la porta, lo chiude dentro. Corre di nuovo verso la casa e libera sua madre e sua sorella.

La fine de Il seme del fico sacro è essenzialmente un lungo inseguimento attraverso vecchie case di fango e rovine disabitate, mentre le tre donne cercano di sfuggire alle grinfie di un Iman arrabbiato. Il film termina con Iman che viene fermato dalla figlia Sana sotto la minaccia di una pistola, mentre trascina Najma per il collo. Mentre Sana minaccia di sparargli, Iman la provoca, ordinandole di andare avanti. Spaventata e nervosa, Sana spara con la pistola sul pavimento, facendo crollare il pavimento sotto Iman che cade e muore, con la mano tesa che mostra l’anello nero rivolto verso l’alto.

Il filmato termina con riprese reali delle proteste e dei danni collaterali causati dalle rappresaglie del regime.

Il seme del fico sacro, la recensione di Mohammad Rasoulof

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Il seme del fico sacro, la recensione di Mohammad Rasoulof

Il seme del fico sacro è un’opera potente, che guarda con lucidità alla politica e alla società, e conferma Mohammad Rasoulof come una delle voci più coraggiose e incisive del cinema contemporaneo. Dopo il pluripremiato Il male non esiste, il regista iraniano torna a denunciare l’oppressione del regime di Teheran con un film che mescola tensione, dramma e un’intensità emotiva che non lascia scampo.

Il seme del fico sacro, tra realtà e finzione

Girato in condizioni estreme e portato clandestinamente fuori dall’Iran, il film racconta la storia di Iman, comandante delle milizie Basij, incaricato di reprimere le proteste del 2022 scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini. Le sue due figlie, però, giovani e volitive, e soprattutto ignare della vera natura del lavoro di loro padre, si fanno coinvolgere nelle proteste. In mezzo a questo gigantesco e pericolosissimo conflitto di interessi c’è la moglie di Iman, Najmeh, consapevole sia del vero ruolo del marito nel regime, sia del desiderio di rivolta che infiamma le figlie. La narrazione si sviluppa quindi come un dramma familiare che sfocia in un vero e proprio conflitto generazionale e politico, con una tensione crescente che riflette il clima di paura e oppressione vissuto in Iran. Rasoulof costruisce il film come se fosse un thriller, con uno sguardo lucido e implacabile sul sistema repressivo iraniano.

Il peso della repressione e il coraggio della ribellione

Il Seme del Fico SacroUno degli aspetti più incisivi di Il seme del fico sacro è la rappresentazione del regime iraniano attraverso la figura di Iman. Il protagonista non è un semplice ingranaggio della macchina repressiva, ma un uomo che si confronta con il lato più brutale del sistema e che lo sottoscrive scientemente. Rasoulof non lo dipinge come un semplice carnefice, ma come un uomo all’inizio combattuto, e poi tragicamente cosciente del suo operato, travolto dal suo senso di disciplina inculcatogli dal regime e dalla sua posizione.

Le figlie sono invece un contraltare perfetto, sono la speranza e la resistenza: una generazione che rifiuta di piegarsi e che, nonostante il pericolo, lotta per la libertà. La loro ribellione è la miccia che innesca il conflitto interiore di Iman, mettendo a nudo la violenza sistematica del regime che prende il sopravvento anche quando di fronte a lui c’è il sangue del suo sangue. Non ci sono sconti per chi ostacola il regime, anche se si tratta della propria famiglia.

La regia di Rasoulof: realismo e intensità

Lo stile di Rasoulof è asciutto, privo di retorica, e si affida a una messa in scena cruda e immersiva. Le riprese in interni, spesso claustrofobiche, contribuiscono a trasmettere il senso di oppressione vissuto dai protagonisti anche grazie all’utilizzo di primi piani intensi per catturare la sofferenza e il conflitto emotivo dei personaggi. Agli interni stretti e angusti si alternano i filmati reali degli scontri per le strade di Teheran, raccolti mettendo a repentaglio sul serio la propria vita. Finestre documentarie all’interno di una storia di fiction che prima di diventare metafora in un finale imprevedibile, è un resoconto più che plausibile della condizione di vita in Iran.

Più che un film, Il seme del fico sacro è un atto di resistenza. Rasoulof ha dovuto affrontare enormi difficoltà per realizzarlo, e la sua condanna all’esilio dimostra quanto il regime consideri pericolosa la sua voce. Il film non si limita a denunciare le ingiustizie, ma vuole scuotere il pubblico, mostrando realtà scomode e mostrando il prezzo della libertà.

Un atto di resistenza cinematografica

Non è un caso che il titolo richiami il fico sacro, simbolo di rinascita e resistenza. Il film si chiude lasciando nello spettatore un senso di inquietudine, ma anche di speranza: per quanto oppressiva possa essere una dittatura, il desiderio di libertà non può essere soffocato. Il film, protagonista nella stagione dei premi 2025, batte bandiera tedesca, dal momento che solo da rifugiato in Germania e con quei contributi, Rasoulof è riuscito a completare il film. Tuttavia, dal Festival di Cannes 2024 (dove ha vinto il premio della Giuria), che ne ha visto l’esordio, fino alla Notte degli Oscar 2025, dove il film concorre come Miglior Film Internazionale, Il seme del fico sacro sta raccontando al mondo la sua storia e la storia dell’Iran.

Il seme del fico sacro è un film capace di unire denuncia politica e intensità narrativa con straordinaria efficacia. Mohammad Rasoulof è il regista di cui il cinema ha bisogno per confermarsi, oltre a forma d’espressione artistica, anche voce di popoli e di resistenza.

Il Sekai Taikai di Cobra Kai è un vero torneo?

Il Sekai Taikai di Cobra Kai è un vero torneo?

Nella prima parte dell’ultima stagione di Cobra Kai, Daniel LaRusso (Ralph Macchio) ha descritto con serietà il Sekai Taikai come il suo “canto del cigno del karate”. Quello che era iniziato come una competizione liceale si è ora evoluto in prestigiosi tornei internazionali in sei stagioni, e il Sekai Taikai è chiaramente diventato il canto del cigno di Cobra Kai. Dal modo rispettoso in cui i personaggi pronunciano i loro nomi ai dettagli meticolosi della competizione, è facile credere che il Sekai Taikai sia un vero e proprio torneo di arti marziali miste nella Stagione 6, Parte 2.

Il Sekai Taikai di “Cobra Kai” è reale?

Cobra Kai. (L to R) Mary Mouser as Samantha LaRusso, Dallas Dupree Young as Kenny in Cobra Kai. Cr. Curtis Bonds Baker/Netflix © 2024 / Netflix

Nel mondo di Cobra Kai, il Sekai Taikai è il torneo finale a cui un combattente di karate competitivo vuole partecipare. Anche se Daniel aveva precedentemente insistito sul fatto che il Miyagi-do non era stato creato per competere nelle gare, i suoi studenti hanno già partecipato al famigerato All Valley Tournament: il Sekai Taikai è semplicemente su una scala infinitamente più grande. Daniel e Johnny (William Zabka) fondono i loro dojo e i loro stili di insegnamento per formare un dojo unito, il Miyagi-do, e partecipano alla competizione globale con una squadra di sei studenti.

I primi turni del Sekai Taikai prevedono eventi di squadra che aiutano il dojo a progredire fino ai turni di campionato a cui partecipano i capitani dei dojo. Questo tipo di struttura è presente in molti tornei di arti marziali miste della vita reale, dove vengono utilizzati sistemi di punteggio e qualifiche simili. Per questo motivo, il Sekai Taikai potrebbe non essere una vera competizione, ma attinge ai principi dei tornei reali per garantire un livello di credibilità e verosimiglianza.

Il Cobra Kai distingue ogni dojo nel Sekai Taikai

Oltre all’organizzazione specifica dei round e dei punti, Cobra Kai si concentra anche sulla valorizzazione dei 16 dojo partecipanti, assicurandosi che siano distinguibili a prescindere dalla brevità del tempo trascorso sullo schermo. Il co-creatore Josh Heald ha dichiarato a Netflix Tudum che il team voleva assicurarsi che “vedessimo una fetta di karate nei vari punti lontani del nostro mondo”. Il modo più diretto per farlo è stato attraverso i colori delle uniformi, ognuna distinta in modo da poterle distinguere facilmente, associando i loro colori ai comportamenti generali dei dojo: il giallo Dublin Thunder, sempre pronto per una rissa, dell’Irlanda o il rosso Tiger Strike, troppo aggressivo, della Russia.

Queste sfumature sono presenti anche nei loro stili di combattimento, che differiscono leggermente per riflettere le pratiche delle loro culture. Questa continuità viene mantenuta anche quando gli studenti combattono semplicemente sullo sfondo, dove gli stunt performer producono sconfitte o vittorie esagerate per dare a ogni dojo un certo fascino. In questo modo, ci vengono offerti brevi scorci di ciascuno dei 16 dojo, creando un’atmosfera internazionale alla competizione.

Cobra Kai crea un’atmosfera internazionale nella sesta stagione

Carsten Norgaard Cobra Kai 6 parte 2
Cobra Kai. Carsten Norgaard as Gunther Braun in episode 606 of in Cobra Kai. Cr. Curtis Bonds Baker/Netflix © 2024 / Netflix

Come dice anche Heald nella suddetta intervista: “Volevamo essere sicuri di mantenere la promessa di una competizione internazionale di arti marziali”. Durante la produzione, Cobra Kai ha fatto tutto il possibile per creare fattori di differenziazione tra i dojo e creare un’atmosfera globale in senso visivo. I colori, i movimenti e il linguaggio del corpo giocano tra loro per costruire un ambiente così diverso. Ma nella post-produzione, questo viene fatto anche attraverso la musica, poiché ogni volta che un dojo combatte sullo schermo, viene scandito dal proprio tema musicale ispirato alla sua cultura. Ancora una volta, questo distingue subliminalmente i dojo, creando un’aria vivace e multiculturale per il Sekai Taikai.

Seguire la sola struttura di una competizione internazionale di karate non sarebbe stato sufficiente a renderla credibile. Aggiungendo le idiosincrasie di ogni dojo e curando un’atmosfera globale, non solo si rende la Sekai Taikai più realistica, ma si aumenta anche la pressione e la posta in gioco legata a questo canto del cigno della competizione. L’approccio riflessivo e ponderato di Cobra Kai alla scrittura, alla produzione e al montaggio del torneo fa sì che, anche se il Sekai Taikai non è reale, lo sembri davvero.

Cobra Kai Stagione 6, Parte 2 è disponibile in streaming su Netflix.

Il segreto: trama, cast e curiosità del film con Rooney Mara

Il segreto: trama, cast e curiosità del film con Rooney Mara

Diretto dal candidato all’Oscar Jim Sheridan, celebre per film come Il mio piede sinistro e Nel nome del padre, Il segreto (qui la recensione) è arrivato al cinema nel 2016, dopo un’anteprima italiana avvenuta in occasione della Festa del Cinema di Roma. Interpretato da un ricco cast composto da alcuni dei maggiori interpreti di Hollywood, questo è una potente storia d’amore che si snoda attraverso un lungo arco temporale, durante il quale si ripercorrono grandi passioni, dolori e vengono alla luce indicibili segreti. Sherida trasse l’idea per il film dall’omonimo romanzo di Sebastian Barry.

Pubblicato nel 2008, questo divenne un vero e proprio best seller, ricevendo numerosi riconoscimenti e una grande attenzione dall’industria cinematografica. Acquisiti i diritti sull’opera, si procedette così alla realizzazione del film. Di grande interesse, oltre alla storia d’amore narrata, era anche la rappresentazione che si faceva dell’Irlanda del Nord, luogo dove si sono poi ambientate le riprese. Al momento della sua uscita, il film venne accolto con particolare interesse, tanto da parte dei lettori del romanzo quanto dai fan degli attori coinvolti.

Il risultato non sembra però aver soddisfatto i più, destinando il film ad un passaggio in sala breve e sottotono. La stessa critica ha indicato Il segreto come un mancato buon adattamento, nonostante tutto il suo potenziale come opera cinematografica. Il titolo è però un lungometraggio da riscoprire, capace di contenere al suo interno tanto dolore umano ma anche tanta gioia e speranza. Diverse sono poi le curiosità legate al suo cast, e continuando nella lettura sarà possibile scoprire queste ed altre curiosità ad esso legate. Infine, si vedrà anche dove è possibile ritrovare il film in streaming per una visione casalinga.

La trama di Il segreto

Protagonista del film è Rose, un’anziana donna reclusa in un ospedale psichiatrico in Irlanda. Qui ha vissuto per più di cinquant’anni, tenendo con sé tutti i segreti della propria storia. La struttura è però destinata ad un’imminente chiusura, ma Rose non sembra affatto intenzionata a lasciarla. Per tentare di convincerla, i medici contatteranno il dottor Grene. Questi tenterà di far luce sui traumi che hanno ridotto la donna ad uno stato di salute precario, ma riuscire a conquistare la fiducia di lei sarà più difficile del previsto. Lentamente, però, Rose inizia a raccontare la sua storia, scritta segretamente sulle pagine di una Bibbia fornita dall’ospedale. Grazie a questa Grene ha modo di fare un tuffo nel passato, arrivando a far emergere una verità sconvolgente rimasta sepolta per molto tempo.

Si torna così agli anni Quaranta, quando Rose è una giovane forte e ambiziosa. Contesa da molti per la sua bellezza, saranno il cattolico anti-britannico Conroy e il sacerdote Gaunt a giocarsi la conquista del suo cuore. Ma Rose non sembra interessata né all’uno né all’altro. Mandata dai genitori a trascorrere un periodo in una casa fuori dal villaggio, la giovane ha modo di incontrarsi con il soldato pilota Michael McNulty, protestante e simpatizzante per gli inglesi. In breve, i due si innamorano e segretamente si sposano, persi nell’amore l’uno per l’altro. Ma il nascere della storia coincide sfortunatamente anche con lo scoppiare della Seconda guerra mondiale, che finirà inevitabilmente per incidere sulle loro vite e sul loro futuro.

Il segreto cast

Il segreto: il cast del film

Per un film tanto incentrato sui personaggi e le loro emozioni, non si poteva non affidarsi a grandi interpreti capaci di esaltare tutto ciò. Sin da subito la produzione si rivolse alla premio Oscar Vanessa Redgrave per il ruolo dell’anziana Rose. L’attrice, attratta dalla complessità del personaggio accettò da subito con piacere di ricoprire il ruolo. Per poter ricoprire al meglio la parte, la Redgrave si informò molto sulle principali malattie psichiatriche, cercando così di ricostruire un profilo dell’anziana Rose in base ai traumi a lei accaduti. Per la versione giovane del personaggio, invece, era inizialmente stata considerata l’attrice Jessica Chastain (Zero Dark Thirty). Questa, però, venne infine sostituita da Rooney Mara (Carol), la quale conquistò il ruolo per via della sua capacità di risultare aggraziata e caratterialmente forte allo stesso tempo.

Per il personaggio del sacerdote Gaunt era invece stato scelto l’attore Jonathan Rhys Meyers (Match Point). Questi si allontanò però dal progetto nel momento in cui l’inizio delle riprese venne ritardato. A sostituirlo fu allora scelto Theo James, noto per aver interpretato il personaggio di Tobias “Quattro” Eaton nella saga fantascientifica Divergent. L’attore Eric Bana (Troy) ha invece interpretato il dottor Stephen Grene, mentre Aidan Turner, noto per la parte di Kili in Lo Hobbit, è stato scelto per Jack Conroy. Ad interpretare il grande amore di Rose, Michael McNulty, vi è invece Jack Raynor, noto per aver partecipato a diversi celebri film come Transformers 4 e Macbeth.

Il segreto: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Per gli appassionati del film, o per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. Il segreto è infatti presente su Rakuten TV, Google Play e Tim Vision. Per poter usufruire del film, sarà necessario sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. In questo modo sarà poi possibile vedere il titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video, senza limiti di tempo. Il film è inoltre in programma in televisione per mercoledì 22 febbraio alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb

Il segreto: trailer e poster del film con Rooney Mara

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Il segreto: trailer e poster del film con Rooney Mara

È stato presentato all’ultima Festa di Roma con il titolo The Secret Scripture, e arriverà in sala da noi come Il Segreto, il film con protagonista Rooney Mara, diretto dal regista de Il Mio Piede Sinistro e Nel Nome del Padre, Jim Sheridan.

Ecco il trailer distribuito da Lucky Red:

Il poster de Il Segreto

Tratto dall’omonimo romanzo di Sebastian Barry vincitore di numerosi premi, arriva al cinema la storia di Rose, una donna forte e coraggiosa con nel cuore un segreto inconfessabile e negli occhi il bisogno di verità. Quando il Dottor Stephen Grene, incuriosito, inizia a indagare sul suo misterioso passato, verranno alla luce una relazione di passione e amore travolgente e una colpa, l’unica per Rose: essersi innamorata dell’uomo sbagliato…
Diretto da Jim Sheridan, già regista di capolavori indimenticabili come Il mio piede sinistro e Nel nome del padre, e interpretato da un cast di attori strepitosi, tra cui Rooney Mara e il premio Oscar® Vanessa Redgrave, Il segreto è il racconto struggente di un amore vero e profondo che ha continuato a vivere nonostante tutto e tutti.

Il Segreto recensione del film con Rooney Mara

Il segreto di una famiglia: tutto quello che c’è da sapere sul film

Quella del Sudamerica si è negli ultimi anni affermata come una delle filmografie più affascinanti e importanti del mondo. Dai ben noti registi messicani Alejandro Gonzales Iñárritu, Alfonso Cuarón e Guillermo del Toro ai cileni Pablo Larrain e Sebastian Lelio. Sono moltissimi i nomi meno noti ma meritevoli di essere scoperti dal grande pubblico e tra questi vi è anche l’argentino Pablo Trapero. Questi vanta in realtà già un proprio seguito e una filmografia di rispetto, composta da titoli come Leonera, Elefante Blanco e Il clan. Attualmente il suo ultimo film è Il segreto di una famiglia (qui la recensione), melodramma del 2018 fortemente radicato alla storia dell’Argentina.

Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezial, il film, scritto dallo stesso Trapero insieme ad Alberto Rojas Apel, come spesso accade nel cinema sudamericano, riflette sui difficili anni della dittatura attraverso racconti che sembrano intrecciarsi con questa solo in modo marginale. Il dramma famigliare da loro costruito per questo film (il cui titolo originale è La quietud) è però il modo migliore per affrontare l’argomento attraverso le ferite di una famiglia borghese apparentemente serena. Ognuno dei personaggi riporta invece dentro di sé gli sconvolgimenti emotivi causati in modo più o meno direttamente da quei drammatici anni.

Per gli amanti del cinema sudamericano e di questa tipologia di drammi, è un film da non perdere. Diviso tra segreti, paure, erotismo e personaggi fortemente complessi, Il segreto di una famiglia è un affascinante esempio del potenziale narrativo di Trapero. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Il segreto di una famiglia e il suo contesto storico

La vicenda del film si anima a partire da un infarto che colpisce l’anziano Esteban e che spinge la figlia Eugenia a tornare nella casa di famiglia, chiamata “La quietud”, in Argentina dopo anni trascorsi lontana, con una nuova vita a Parigi. Rientrata lì dove è cresciuta, la donna si ritrova al capezzale del padre accanto alla madre Esmeralda e alla sorella Mia, la quale al contrario di Eugenia non ha mai lasciato quei luoghi. Le due sorelle possono ora finalmente ritrovarsi, vedendosi però anche costrette a fare i conti con segreti famigliari e con le ferite del passato, drammaticamente legate alla dittatura militare.

Similmente a quanto avvenuto in altri Paesi del Sudamerica, anche in Argentina negli anni Settante ebbe luogo una dittatura militare particolarmente feroce. Il quadro di forte instabilità politica presente in quegli anni nel Paese portò al golpe militare del 24 marzo 1976, da cui Jorge Rafael Videla emerse come presidente. Da quell’anno fino al 1983 le forze armate detennero il potere, reprimendo ogni opposizione e dando vita a quella che è passata alla storia come la “Guerra sporca”. Durante il periodo della dittatura oltre 30.000 persone scomparvero dalla circolazione. Una serie di sconfitte militari e politiche portarono infine al ripristino della democrazia nel 1983. Una transizione però tutt’altro che indolore.

Il segreto di una famiglia cast

Il segreto di una famiglia: il cast del film

Ad interpretare il ruolo di Eugenia vi è l’attrice argentina naturalizzata francese Bérénice Bejo, candidata all’Oscar per il film The Artist ma celebre anche per titoli come Il passato, Il mio Godard e Il materiale emotivo. Accanto a lei, nel ruolo della sorella Mia si ritrova invece l’attrice Martina Gusman, attrice ricorrente nella filmografia di Trapero, con il quale prima di questo film aveva già collaborato per altri quattro lungometraggio. Il regista, inoltre, ha scelto le due attrici per la loro grande somiglianza, che contribuisce ad un certo senso di ambiguità. Nel film sono poi presenti gli attori Graciela Borges nei panni della madre Esmeralda, Joaquin Furriel in quelli del padre Esteban ed Edgar Ramirez come Vincent.

Il segreto di una famiglia: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Il segreto di una famiglia grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 15 febbraio alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb

Il segreto di Liberato: il trailer del film di Francesco Lettieri

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Uscirà il 9 maggio, data simbolica per chi conosce il cantante partenopeo, Il Segreto di Liberato, il nuovo film che Francesco Lettieri (Ultras, Lovely Boy) ha scritto e dirige insieme a Giorgio Testi, con le animazioni di Giuseppe Squillaci e LRNZ. Be Water ha diffuso il primo trailer del film.

Con le voci di Liberato, Nando Paone e Simona Tabasco, il film sarà distribuito al cinema da Be Water Film per una settimana. Del progetto si sa ancora molto poco, fatta eccezione che per le bellissime illustrazioni di LRNZ e per una breve sinossi “in lingua”:

“A NAPULE TUTT’ QUANT’ TENIMM’ ‘NU SEGRET’.OGNI VICO, OGNI PALAZZO, OGNI MURO TEN’ ‘E MISTER’ SUOJE.CE STA ‘O SEGRET’ ‘RO MUNACIELL’, ‘ A BELLA ‘MBRIANA, ‘O SANG’ ‘E SANGENNARO, ‘E PRET’ ‘DA PEDAMENTINA, ‘A SIRENA PARTENOPE, LL’OV’ SOTT’ ‘OCASTIELL’, ‘O SEGRET’ ‘E PULECENELL’…E PO’ CE STA ‘O SEGRET’ MIE.”

Il Segreto di Liberato: il nuovo film di Francesco Lettieri

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Il Segreto di Liberato: il nuovo film di Francesco Lettieri

Uscirà il 9 maggio, data simbolica per chi conosce il cantante partenopeo, Il Segreto di Liberato, il nuovo film che Francesco Lettieri (Ultras, Lovely Boy) ha scritto e dirige insieme a Giorgio Testi, con le animazioni di Giuseppe Squillaci e LRNZ.

Con le voci di Liberato, Nando Paone e Simona Tabasco, il film sarà distribuito al cinema da Be Water Film per una settimana. Del progetto si sa ancora molto poco, fatta eccezione che per le bellissime illustrazioni di LRNZ e per una breve sinossi “in lingua”:

“A NAPULE TUTT’ QUANT’ TENIMM’ ‘NU SEGRET’.OGNI VICO, OGNI PALAZZO, OGNI MURO TEN’ ‘E MISTER’ SUOJE.CE STA ‘O SEGRET’ ‘RO MUNACIELL’, ‘ A BELLA ‘MBRIANA, ‘O SANG’ ‘E SANGENNARO, ‘E PRET’ ‘DA PEDAMENTINA, ‘A SIRENA PARTENOPE, LL’OV’ SOTT’ ‘OCASTIELL’, ‘O SEGRET’ ‘E PULECENELL’…E PO’ CE STA ‘O SEGRET’ MIE.”

Il Segreto di Liberato, recensione del documentario sul musicista partenopeo

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A Napoli tutti hanno un segreto. Con questa premessa, quasi una giustificazione, si apre Il Segreto di Liberato, il documentario sull’ascesa del musicista partenopeo che ha costruito intorno al mistero della sua vera identità una mitologia che si alimenta con il sound evocativo e assai specifico, della sua produzione. Ma quanto è importante il mistero della sua vera identità di fronte all’emozione che la sua musica riesce a smuovere?

Intorno a questa domanda si srotola la storia raccontata a otto mani da Francesco Lettieri, Giorgio Testi (per la parte in live action), LRNZ e Giuseppe Squillaci (per le sequenze animate) e che mescola il linguaggio del documentario convenzionale, con il racconto di un viaggio di formazione affidato all’animazione.

Il Segreto di Liberato, cosa racconta il documentario

E così testimonianze e interviste ai collaboratori di Liberato, immagini rubate, filmati di repertorio e riprese della città di Napoli, grande co-protagonista della storia, si intrecciano con un film d’animazione in cui assistiamo alla crescita e alla formazione, musicale, emotiva, sessuale, umana, di un ragazzino con l’ambizione della musica e “la guerra in testa”. Due racconti che si intrecciano e in armonia accompagnano lo spettatore dalla nascita del “fenomeno Liberato” con l’uscita del videoclip di 9 maggio, fino al tour europeo dell’estate 2023, aprendo una porta sul passato del misterioso artista.

Il Segreto di LiberatoLa narrazione documentaristica si snoda attraverso i racconti personali di chi ha interagito negli anni con Liberato, condividendone non solo il segreto dell’identità, ma soprattutto il progetto artistico, le passioni, il modo di fare, la filosofia di vita. Francesco Lettieri, già regista dei videoclip dell’artista, è non solo regista, ma anche trai protagonisti di un racconto tanto divertente e coinvolgente nella parte live action, quanto romantico e malinconico nelle splendidamente sequenze animate. Immagini pure e potenti, capaci di restituire quello stato d’animo tipico della (post) adolescenza, quando le emozioni sono percepite amplificate e totalizzanti, a fior di pelle, e ogni strada sembra contemporaneamente impraticabile eppure l’unica percorribile.

Mentre la troupe di Liberato lo accompagna nel “Turnamm’ a cas’” tour dell’estate 2023 (di sole tre tappe “perché sei scarso”, lo prendono in giro in una scena del film), tra risate, aneddoti e il protagonista stesso, opportunamente mascherato e truccato, che si racconta senza mai prendersi troppo sul serio, i disegni di LRNZ (Lorenzo Ceccotti) prendono vita in flashback in cui un’animazione essenziale e sensuale racconta la storia di un ragazzino con la vocazione per la musica e con l’amore per Napoli, adottando un linguaggio potente e realistico, vero, nonostante indugi spesso in visioni, suggestioni e momenti onirici.

Tra tammorre e distorsioni elettroniche

Il Segreto di Liberato tenta anche di analizzare le ragioni del successo dell’artista, coinvolgendo discografici e critici musicali che hanno seguito dall’inizio la nascita di questo fenomeno. E persino chi di musica capisce poco e niente si rende conto che in quel miscuglio di linguaggi, tempi storici e stili c’è qualcosa di particolare e irresistibile. La musica di Liberato riesce a essere universale, a-temporale e contemporanea, mescola sonorità sintetiche e tradizionali, tammorre e distorsioni elettroniche, mixando la musicalità della lingua napoletana arcaica con la sintesi dell’inglese, generando un ritmo trascinante e tribale, viscerale, evocando demoni e divinità. E tutto questo appare inequivocabile e lampante nelle scene riprese dai suoi concerti in giro per l’Europa e a Napoli.

Napoli. Quella città/ventre che lo ha visto nascere e crescere, che lo tiene incollato alle sue strade e al suo mare, che popola la morfologia delle sue canzoni di luoghi e personaggi fantastici, che ama visceralmente e dalla quale è ricambiato con ardore. Quella stessa città che gli ha permesso di festeggiare uno scudetto storico, chiamandolo, da solo con un pianoforte, a suonare in mezzo al prato dello Stadio Diego Armando Maradona, il 7 maggio del 2023, con addosso una maglia della squadra con il numero 95. No, non 95 ma 9-5, 9 maggio.

9 maggio m’è sfunnat

Si tratta di una data speciale, per Liberato. Non è solo il titolo del suo primo singolo, ma un appuntamento per tutti i suoi fan. È sempre successo qualcosa di speciale il 9 maggio. Quest’anno arriva al cinema, per una settimana, il film-evento che celebra non solo il personaggio, ma anche il suo percorso, la sua squadra, i suoi fan, la sua città. Il Segreto di Liberato sembra anche svelarci (sul serio?) perché questa data è così importante, ma è l’unico mistero su cui fa luce. Alla fine della visione non sappiamo chi c’è dietro la maschera, forse perché, un po’ come l’Uomo Ragno, Liberato possono essere tutti: egli è una città, è un pensiero, è un modo di vivere, di fare musica, di amare, di tifare Napoli. È un ragazzino che in un giorno di pioggia, decide di tirarsi su il cappuccio della felpa. E nascondendosi dietro a una maschera si è… Liberato.

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