Nel corso
dell’ American Film Institute
Festival ha avuto luogo la premiere di
Lone
Survivor, film diretto da Peter
Berg che vede come protagonista Mark
Wahlberg. Al termine della presentazione è stato lo stesso
attore a prendere la parola, ma non ha voluto fare alcun commento
al film o al ruolo da lui interpretato, queste le sue parole:
“Non sono in una buona
posizione per poter parlare di qualsiasi cosa. Per noi attori
sarebbe così falso parlare di cosa abbiamo passato su quella
montagna considerando cosa hanno fatto e cosa hanno vissuto questi
ragazzi (i Navy SEAL ndr)”.
L’attore, incalzato poi circa la
sua esperienza nel film da Jacqueline Lyanga
(direttrice del festival), in una stato di visibile alterazione ed
emozione ha sostenuto l’inutilità di stare lì a parlare circa la
fatica sostenuta durante il lavoro di preparazione al ruolo o nel
corso delle riprese poiché ciò che ha fatto non è nemmeno
paragonabile a quanto hanno patito realmente i Navy SEAL trai i
monti dell’Hindu Kush.
Wahlberg ha
poi aggiunto di essere fiero del suo ruolo nel film, seppure alla
base dello stesso ci sia molto di più di quanto egli abbia fatto,
facendo un ovvio riferimento alla tragedia a cui la pellicola si
ispira.
In chiusura, l’attore ha dichiarato
di non voler rispondere ad ulteriori domande, scusandosi con i
presenti per aver perso le staffe.
Lone
Survivorarriverà nelle sale
americane il 27 dicembre per una prima distribuzione limitata,
successivamente sarà distribuito in tutto il territorio a partire
dal 10 gennaio. Nel film oltre Mark Whalberg
compaiono anche Eric
Bana, Taylor
Kitsch, Emile Hirsch, Ben
Foster ed Alexander Ludwig.
Ecco il primo trailer italiano di
Maleficent, l’ultimo adattamento Disney
della fiaba de La Bella Addormentata nel Bosco, in cui
Angelina Jolie interpreta la strega nemica della
principessa Aurora (Elle Fanning).
Disney
presenta Maleficent, la storia mai raccontata di una
delle più amate cattive delle favole Disney, tratta dal classico
del 1959 La bella addormentata nel bosco.
Malefica, una bella e giovane donna dal cuore puro, vive una vita
idilliaca immersa nella pace della foresta del regno, fino a
quando, un giorno, un esercito di invasori minaccia l’armonia di
quei luoghi. Malefica diventa la più fiera protettrice delle sue
terre, ma rimane vittima di uno spietato tradimento ed è a questo
punto che il suo cuore puro comincia a tramutarsi in pietra. Decisa
a vendicarsi, Malefica affronta una battaglia epica contro il
successore del re invasore e, alla fine, lancia una maledizione
contro la piccola Aurora. Quando la bambina cresce, Malefica
capisce che Aurora rappresenta la chiave per riportare la pace nel
regno e, forse, per far trovare anche a lei la vera felicità.
La Walt
Disney ha svelato in esclusiva la nuova sinossi
ufficiale di Maleficent, la nuova
pellicola fantasy che segnerà il ritorno sul grande schermo del
premio Oscar Angelina Jolie. Eccola, di
seguito:
“Maleficent racconterà la storia
di una delle villain più amate dell’universo Disney, antagonista
della favola La bella addormentata nel bosco del 1959. Affascinante
donna dal cuore gentile, la bellissima Maleficent ha vissuto a
lungo in un bosco incantato circondata da pace e armonia, fino a
quando un squadra di invasori non ha messo a repentaglio la
tranquillità del suo regno. Maleficent si trasforma così nella più
cattiva guardiana del suo universo, subendo un terribile tradimento
che tramuterà il suo cuore benevolo in un cuore di pietra. Accecata
dalla sete di vendetta, Meleficent inizierà una leggendaria
battaglia contro il successore del re invasore, gettando una
maledizione sulla figlia Aurora. Col passare del tempo, la strega
di renderà conto che la giovane custodisce la chiave per la
salvezza del suo regno e forse anche quella per ritrovare l’ormai
perduta serenità.“
Diretto dallo scenografo due volte
premio Oscar Robert
Stromberg, Maleficent,
prodotto da Joe Roth, annovera nel cast
anche Elle Fanning, Sharlto Copley, Sam Riley, Imelda
Staunton, Juno Temple, Palak
Patel e Miranda Richardson. La
release è prevista per il 14 marzo 2014.
Entertainment Weekly ha
pubblicato le prime foto di 50 Sfumature di
Grigio. Si tratta di scatti promozionali in cui
Jamie Dornan e Dakota Johnson
posano nei panni dei rispettivi personaggi, Christian Grey e
Anastasia Steele.
50 sfumature di
grigioè un romanzo, caratterizzato dalla
descrizione di scene di esplicito erotismo e da elementi di
pratiche sessuali BDSM, ha in breve tempo raggiunto una vasta
popolarità e un grande successo di vendite negli Stati Uniti e in
Gran Bretagna. L’intera serie ha venduto oltre 70 milioni di copie
in tutto il mondo e i diritti sono stati venduti in 37 paesi.
Il film è stato scritto
da Kelly
Marcele,mentre a dirigere
sarà Sam Taylor-Johnson (moglie
dell’attore Aaron Taylor-Johnson). A produrre
il film, invece, ci saranno Michael De
Luca, Dana Brunetti e l’autrice
del romanzo E.L. James, per
un’uscita fissata per il 14 Agosto 2014
Lo scorso 7 novenbre è uscito nei
cinema italiani
Questione di tempo, la commedia romantica di
Richard Curtis di cui oggi vi proponiamo la
colonna sonora ufficiale.
Il regista
Richard Curtis ha scelto personalmente tutti i brani
realizzando una poliedrica compilation, passando dal melodico
datato all’attuale ritmo, per arrivare alla romanticissima
How Long Will I Love You, mentre
i pezzi originali del film sono del londinese
Nick Laird-Clowes.
Il cast del film è composto da Rachel McAdams, Domhall
Gleeson e Bill Nighy.
All’età di 21 anni, Tim Lake
(Gleeson) scopre di essere in grado di viaggiare nel tempo
… Dopo l’ennesima, deludente festa di Capodanno, il padre di
Tim (Nighy) rivela a suo figlio che gli uomini della loro famiglia
hanno sempre avuto il potere di viaggiare attraverso il tempo. Tim
non può cambiare la storia ma può cambiare quel che accade e che è
accaduto nella sua vita, perciò decide di rendere il suo mondo
migliore … trovandosi una fidanzata. Sfortunatamente questa impresa
non sarà facile come potrebbe sembrare. Giunto a Londra dalla Cornovaglia per diventare avvocato, Tim
incontra la bella ma insicura Mary (McAdams). I due si innamorano,
ma per colpa di un fatale viaggio nel tempo, si allontanano per
sempre. Ma si incontrano di nuovo, come se fosse la prima volta, e
continuano ad incontrarsi ancora … fino a quando, giocando
d’astuzia contro il tempo, Tim riuscirà finalmente a conquistare il
suo cuore. Il giovane a quel punto usa il suo potere per dichiararsi
romanticamente nel modo migliore, per tutelare il suo matrimonio
dal peggiore discorso mai fatto da un testimone di nozze, per
salvare il suo migliore amico da un disastro professionale e per
riuscire ad arrivare in tempo in ospedale per far partorire sua
moglie, nonostante un terribile ingorgo di traffico ad Abbey
Road. Tuttavia, nel corso della sua insolita vita, Tim si rende conto
che il suo dono straordinario non può preservarlo dalle sofferenze,
e dagli alti e bassi che tutte le famiglie, ovunque, sperimentano.
Sono grandi i limiti di ciò che un viaggio nel tempo può ottenere,
senza contare che può rivelarsi alquanto pericoloso. Questione di
Tempo è una commedia che parla dell’amore e del potere dei viaggi
temporali e che insegna che in fondo, per vivere una vita piena e
soddisfacente, non c’è bisogno di viaggiare nel tempo.
Lana ha sette anni e si
occupa di suo fratello Nico che ne ha quattro. Il loro passatempo
preferito è guardare i loro pesciolini rossi nuotare nell’acquario.
Una mattina, mentre si preparano per la scuola, Nico scopre uno che
dei pesci galleggia a pancia in sù. Dopo averlo seppellito, perde
lo scuolabus. Tornando a casa incontrano un ragazzo, Nene, nascosto
in una scatola. Nene si è appena trasferito nell’appartamento
accanto. I due bambini lo invitano a conoscere Curly, il pesce
rosso superstite. Commosso, Nene convince Lana e Nico a
intraprendere un viaggio alla ricerca di un amico per il pesciolino
rimasto solo.
Una storia semplicissima che fa
partire un road movie. Alexandre Rockwell ritorna
ad un (quasi) lungometraggio mettendo in scena la sua famiglia e
chi le sta intorno. Protagonisti assoluti i figli, Lana e Nico di
una storia scritta a quattro mani, come recitano i titoli di coda
scritti sull’asfalto dalla bambina, da “Lana e papà”. Echi di
Jarmusch degli esordi, e anche in questo caso gli eroi lottano per
una causa essenziale che poi passa in secondo piano mano mano che
la storia si evolve. Tutti modi per espiare però un lutto, far
finta che ci sia sempre un domani o un mondo parallelo in cui
continua a vivere e vederci chi ci abbandona fisicamente da questo
mondo.
Il perchè un regista
che è presente ai festival dal 1992, e che è stato vincitore di un
Sundance Film Festival, nel 1994 con In the soup, faccia un
film così semplice, è lui stesso a spiegarlo: “cercare
soldi e finanziatori mi stava togliendo la passione di fare il
cinema. Volevo tornare a fare qualcosa di semplice, autofinanziato,
con persone che amavo. Allora ho seguito le storie dei miei figli,
che sono in quel periodo della vita in cui tutto è
poetico”.
Dalla semplicità all’arte il passo è
breve, basta sapere come fare, insomma.
Ad introdurre il film, un’altra
opera di un regista esperto di lungometraggi che per la prima volta
si è cimentato con un film di breve durata. Il regista cinese
Yonfan Yonfan ha deciso di raccontare una storia che ha le sue
radici nella mitologia classica cinese in Lu, cortometraggio
che si svolge in un teatro durante una rappresentazione.
Ciò che resta, della messa in scena
teatrale sono gli elementi essenziali anche in questo caso: la
gestualità, i movimenti, i colori ed i costumi.
“Siamo partiti da
un’immagine che mia moglie, la sceneggiatrice del film
(Giuditta Tarantelli, ndr), aveva nella testa
– così Mirko Locatelli ha introdotto la genesi del suo film,
I Corpi Estranei, presentata in
Concorso all’ottava edizione del Festival di Roma – Si tratta
di una immagine che risale a vent’anni fa: un uomo solo con in
braccio un bambino in un reparto di oncologia. Quest’uomo solo, con
il suo bambino, era solo un’immagine. Siamo partiti da lì cercando
di immaginare una storia intorno a quest’uomo, perchè spostava
l’attenzione, rispetto al tema della fragilità, dal bambino
all’adulto. Così, nelle nostre ricerche, abbiamo scoperto che nei
casi in cui un bambino ha qualcosa di molto grave, i veri malati
sono i genitori, che non vengono accompagnati per davvero in questo
processo doloroso.”
Giuditta Tarantelli
prende la parola chiarendo il concetto: “Tutte le cure sono
riservate ai bambini, e l’aspetto psicologico di chi sta intorno al
bambino viene trascurato. I genitori sono così chiamati i malati
invisibili che hanno lo stesso trauma di chi ha subito una
catastrofe”.
Mirko Locatelli:
“Abbiamo voluto fare non un film sul dolore, ma sulla
fragilità. Il dolore può diventare patetico. Mentre noi abbiamo
spostato l’attenzione e abbiamo utilizzato la malattia come
pretesto. Per parlare del dolore ci vuole del pudore. Quindi
spostando con pudore il tema sulla fragilità, servendoci anche del
personaggio secondario, con il quale il protagonista si approccerà
e cambierà la sua prospettiva”.
Infatti il protagonista è un uomo
molto fragile. Come si è approcciato Filippo Timi a questo
personaggio?
Filippo Timi:
“A sei anni i miei genitori mi portano a Pisa, perché
zoppicavo, per un controllo. Poi ho scoperto che il controllo era
dovuto alla paura che avessi un tumore alle ossa, ma i miei mi
regalarono la prima scatolina di Lego, ed io ero felicissimo. Per
fortuna poi stavo bene, ma i miei genitori erano preoccupatissimi
perché un bambino con il tumore alle ossa a sei anni, non arriva ai
14.” “Entrando in questo progetto – continua Timi – e
leggendo la sceneggiatura mi sono trovato dall’altra parte. In
quella occasione ho capito che è impossibile recitare un dolore di
un padre il cui figlio sta così male. Ho provato solo a chiudere la
porta di quel dolore. Poi non ho potuto recitare molto, perché ho
dovuto avere a che fare con il bambino, con il quale non puoi
recitare, ma devi solo provare ad entrarci in contatto”.
Jaouher Brahim,
co-protagonista con Timi, racconta la sua prima esperienza sul set,
e soprattutto la sua scoperta del mondo dietro alla malattia, un
mondo fatta di famiglie che soffrono.
Il progetto
Glaucocamaleo prende il via da un famoso
libro di Kurt Vonnegut del 1961, “Ghiaccio 9”, in cui, tra le altre
cose, si narra la storia di uno scienziato, inventore del
“ghiaccio-nove”: una microparticella in grado di cristallizzare e
congelare istantaneamente l’acqua (portandone il punto di fusione a
114 °F) e potenzialmente in grado, con una reazione a catena, di
propagare questa proprietà a tutta l’acqua del pianeta, rendendola
solida, per contatto, con conseguenze catastrofiche per la
vita.
Il disastro innescato nel libro è il
blocco del ciclo dell’acqua, il passaggio di stato, la mobilità
delle particelle. Ed è da qui che
Glaucocamaleo inizia. L’uomo nasce,
si sviluppa e muore in continua relazione con la natura. Da essa
trae, in un continuo lavorio, risorse volte a soddisfare le
proprie esigenze.
Nel film di Luca
Trevisani però, qualcosa si è rotto. Una trasformazione
inaspettata e repentina ha ghiacciato il mondo. In uno scenario
così inospitale, la sola soluzione è un cambio di prospettiva.
Abbandonando una visione antropocentrica e geocentrica della
realtà, degli uomini realizzano che la risposta al disastro è da
cercare altrove, nel sole, nella sua energia. Utilizzandone i
raggi, l’uomo sblocca lo stallo in cui ha messo il mondo,
condannandosi a negoziare un nuovo, instabile, equilibrio.
Glaucocamaleo è un progetto molto
ambizioso. All’interno della sezione a lui più adatta “CineMaxxi”
dedicato al cinema innovativo e sperimentale che dialoga e
soprattutto fa riferimento alle altre arti, le immagini ad alta
definizione del ghiaccio, il fuoco, gli elementi che danno la vita
e la morte, sono uno spettacolo a sé stante, dove la parola è di
fatto superflua, ed infatti non c’è se non nel primo quarto d’ora,
in cui la questione della sparizione umana viene discussa da due
camerieri molto più colti di quanto il camice e il conseguente
stereotipo farebbero pensare. Poi lo spazio è lasciato ad immagini
e sensazioni, a panoramiche che fanno pensare agli spazi
rappresentati da Godfrey Reggio nella trilogia
iniziata con Koyanisqatsi e alcune sono estranianti via musica,
suoni e interruzione della finzione, nel momento in cui entrano in
campo i drone di cui il regista ha fatto ampio uso nella
realizzazione del film, diventando un personaggio alieno che prende
possesso della scena, sia con le sue soggettive che con i suoi
suoni.
Un film studiato a tavolino e
schematicamente, la voce narrante, Kary Mullis,
scienziato premio Nobel per la chimica nel 1993 è stato scelto per
le sue caratteristiche controverse. Lo scienziato infatti, che è
anche un surfista senza tregua, ha più volte sostenuto che le sue
scoperte sono state agevolate da un ampio uso di LSD, ha espresso
grande scetticismo riguardo all’esistenza del riscaldamento globale
così come ha affermato di essere stato rapito da esseri alieni.
La scelta di Kary
Mullis, così come di ogni location e materiale impiegato
nel film, è fondamentale. La sua figura è stata di
fondamentale ispirazione e consequenziale ai significati generati
dal film stesso: l’immagine di uno scienziato da sempre in
grado di assecondare la propria curiosità e le proprie
ossessioni, un prometeo contemporaneo che mette in discussione le
gerarchie e i valori. Il film è stato introdotto da un
cortometraggio dal titolo Thing, che indaga a suo modo un
panorama simile: un mondo inesistente, in wireframe, a cui siamo
arrivati non si sa con quale delle molte spinte distruttive. Anche
il corto di Anouk DeClerq cerca un’entità aliena e molte delle
immagini, desaturazioni di lunghe panoramiche urbane, sembrano
paesaggi spaziali o alieni.
Presentato nella sezione Fuori
Concorso, Gods Behaving Badley di Marc
Turtletaub, è tratto dall’omonimo romanzo scritto da Marie
Phillips. La sceneggiatura adattata dalla stesso regista e
Josh Goldfaden fa leva sulla popolarità che gli Urban
Fantasy stanno acquisendo sempre più nel contemporaneo panorama
cinematografico. Seppur venga naturale il collegamento con
Percy Jackson; la storia in realtà si distacca molto
dalla saga di Rick Riordan, infatti il percorso di scrittura
procede in maniera opposta, declinando le relazioni e le dinamiche
degli Dèi nella società del XXI secolo.
In Gods Behaving Badley la
relazione tra Kate e Neil è ostacolata da una causa soprannaturale:
l’imperitura ostilità che divide ancora gli antichi dei greci.
Ritiratisi a vivere in esilio a Manhattan gli dei dell’Olimpo si
nascondono allo sguardo dell’umanità in una villetta, trascorrendo
il tempo fra schermaglie e liti. Quando Apollo s’innamora
perdutamente di Kate, Neil deve riconquistarla e salvare anche la
razza umana dalla minaccia dell’estinzione.
Gods Behaving Badley, il film
La trama di Gods Behaving
Badley prende come spunto solo alcune delle
caratteristiche e degli attriti degli Déi per poi sviluppare una
storia del tutto personale senza risaltare leggende o miti. Proprio
per questa caratteristica, la sceneggiatura risulta essere
abbastanza lineare e di facile lettura fino alla sua conclusione,
mostrando i celebri capricci di alcuni Dèi, contornati e caricati
di un ironica contemporaneità. Infatti, questi sono ormai
“umanizzati” per via dei loro esili poteri e quindi ridotti ad
essere schiavi di egoistici capricci, difatti, uno dei punti
nevralgici della storia ruota proprio sulla mancanza di “fede” e i
loro poteri che li ha portati a rintanarsi e dimenticarsi del loro
mondo. In questo scenario, il loro torpore viene svegliato dal
coinvolgimento di Kate e Neil che attraverso le loro disavventure e
i loro sentimenti umani riusciranno a ricordare agli Dèi la loro
figura e l’importanza che ricoprono.
Gods Behaving
Badley riesce a distinguersi con piccole novità che
notiamo sin dai titoli di testa e nell’incipit, ma spicca
soprattutto per il divertente e brillante cast da cui è composto,
su cui spiccano tra tutti Ebon Moss-Bachrach, Edie Falco, Oliver
Platt, Nelsan Ellis e il meraviglioso duo Zeus-Ade,
Christopher Walken e John Turturro. Difatti saranno proprio loro che con i
loro meravigliosi tempi comici sosterranno l’intera linea narrativa
del film, suscitando la maggior parte delle volte la risata.
Gods Behaving Badley, come
già suggerisce il titolo, gioca e diverte con le figure classiche
della mitologia greca, usando soprattutto rimandi e nuovi percorsi
narrativi che riescono a intrattenere la sala e a divertire il
pubblico senza aggiungere nulla di nuovo al genere Urban Fantasy ma
rinvigorendolo con un’altra storia.
Scozzese, classe 1969, Gerard
Butler debutta a teatro a soli 12 anni, ma, sebbene sia
bravino, finisce che si mette a studiare legge. Dopo il
praticantato di routine, e a una settimana dal diventare
ufficialmente avvocato, Gerard viene licenziato dallo studio per
cui lavora, a causa del discutibile stile di vita che ha mantenuto
in un momento per lui molto difficile.
Così si trasferisce a Londra, e qui
il richiamo del palco è talmente forte (o forse è solo per la
smania di diventare famoso, come ammette lui stesso) che il giovane
Butler prende seriamente in considerazione la carriera d’attore.
Alla solita gavetta teatrale segue il debutto al cinema nel 1997
con La mia regina di John Madden, un discreto
successo che gli apre le porte di Hollywood. Nel 2002 Gerard è
infatti al fianco di Angelina Jolie in Tomb Raider –
La culla della vita, per poi prendere parte all’adattamento
per il grande schermo di uno dei musical più celebri del mitico
Andrew Lloyd Webber, Il fantasma dell’Opera,
dove Gerard rivela insospettabili doti canore. La fama conclamata,
però, gliela regala il ruolo di Leonida in 300, dal
graphic novel di Frank Miller: al grido di “QUESTA È
SPARTAAAAA!!!” – e con l’ausilio di un addome a tartaruga entrato
negli annali – Butler si ritaglia un posto fra i sex symbol del
nuovo millennio. Dello stesso anno, il 2007, è anche il lacrimevole
P.S. I love you, dove l’amata in questione è
Hilary Swank; seguono un ruolo da macho-col-cuore-tenero in
La dura verità (con Katherine Heigl) e uno da
macho-e-basta (ma un po’ trash) in Giustizia privata,
prima di fare Il cacciatore di ex (= Jennifer
Aniston) e di raccontarci quello che sa sull’amore
insieme a Gabriele Muccino.
Di recente è tornato a fare il
macho-che-non-deve-chiedere-mai in Attacco al potere– Olympus has fallen, ennesimo action movie in cui un
manipolo di spietati terroristi assalta la Casa Bianca e prende in
ostaggio il povero Presidente USA. Noi, invece, usiamo le buone
maniere per invitarlo a spegnere le candeline (lo spumante è meglio
evitarlo). HAPPY BIRTHDAY GERARD!
La redazione di
Cinefilos ha avuto il piacere di incontrare la
signora Nadja Swarovski , presidente e
produttore esecutivo della
Swarovski Entertainment , in
occasione della presentazione di Romeo e Giulietta
al Festival del Film di Roma. La Swarovski
Entertainment , fondata nel 2010 , si occupa di
finanziare e produrre film originali e artisticamente compiuti e
Romeo Giulietta di Carlo Carlei è stato il loro primo
progetto.
Come mai avete deciso di
diventare produttori per questo film e di non partecipare solo con
il product placement , come in genere fanno i brand?
Avevamo già preso la decisione
di creare la Swarovski Entertainment ed eravamo in cerca
di un copione. Julian Fellowes che è un amico di
famiglia e del quale ammiriamo il lavoro è venuto da noi e
ci ha proposto Romeo e Giulietta.Ci
è piaciuta da subito la storia che è una bellissima storia d’amore:
il mondo Swarovskvi è fatto di doni che nascono da pensieri
d’amore, quindi questo era il progetto giusto. Con la nostra
produzione vorremmo arricchire culturalmente lo
spettatore attraverso un messaggio educativo e un classico
di Shakespeare era perfetto in questo senso, in particolare per le
generazioni più giovani.
Lei ha detto che
Julian Fellowes è un amico di famiglia, anche lei è una fan di
Dowtown Abbey?
Certo, chi non lo
è! Lui ti fa diventare dipendete da quello show!
Questo per voi è stato
il primo progetto, cosa ci possiamo aspettare in futuro dalla
Swarovski Entertainment?
E’ sicuramente solo l’inizio per
noi e nei progetti futuri la Swarovski sarà molto coinvolta ad
esempio con l’industria della moda, l’architettura e gioielleria ma
si tratta soprattutto di rimanere fedeli ai valori in cui
noi crediamo e magari scegliere storie con delle morali
forti. Alla fine tutti i progetti della Swarovski saranno
indirizzati verso l’arricchimento culturale delle persone,nel
riuscire ad educarle attraverso i film.
State già producendo
qualcosa di nuovo?
Si abbiamo una storia pronta,
non posso rivelarvi troppi dettagli ma sarà sul mondo della
moda. Uno sguardo nel dietro le quinte di questo mondo,
dove le persone che non ne sono coinvolte non possono e non
riescono a capire bene come funzioni. Quindi rimane sempre un
progetto educativo ma allo stesso tempo piacevole.
Riguardo la moda, in
Romeo e Giulietta i costumi sono una parte fondamentale e possono
essere ammirati per la loro grandiosità e cura nei minimi dettagli
– per cui sono stati usati anche cristalli Swarovski. Lei ha
partecipato al processo di design suggerendo qualcosa che
rispecchiasse il suo gusto?
No per niente. Una scelta
importante è stata quella di decidere con quale costumista lavorare
e devo ammettere che Carlo Poggioli è stato davvero
fantastico. Aveva come consulente Milena
Canonero e hanno avuto la possibilità di scegliere i
cristalli da utilizzare, ma noi non abbiamo mai interferito con le
loro scelte creative. Anche la possibilità di lavorare con
le sarte italiane è stato incredibile.Sapete questa arte è
nel loro DNA e gli viene naturale. La manodopera e i dettagli sono
stupendi,ad esempio nelle giacche ricamate o i vestiti in velluto,
assolutamente bellissimi.
Quali sono le qualità
che cercate nei progetti da finanziare e produrre?
Sicuramente l’arricchimento
culturale è la qualità numero uno. L’aspirazione al bello, belle
scenografie e costumi sono altre. Ma anche semplicemente la
proposta di un copione ben adattato che abbia certe informazioni
che lo spettatore può apprendere una volta che è finito il film,
sono qualità importanti. Vogliamo dare un contributo
positivo all’industria, perché ci sono talmente tanti film
in giro che siamo molto fermi nel voler fare un prodotto
informativo che aggiunga valore.
Presentato Fuori Concorso al Festival del Film di Roma
Je Fais Le Mort , commedia poliziesca del regista
Jean-Paul Salomè.
Jean Renault (Francois Damiens) è un attore
fallito che viene deriso anche dai propri figli e dalla ex moglie.
La sua agente , disperata quanto lui perché viene licenziato dalle
varie produzioni in quanto troppo preciso e quindi rompiscatole ,
gli propone una parte particolare : quella del morto! Così per
pochi soldi Jean parte alla volta di Mauve , un paesino in mezzo
alle montagne , colpito dalla tragedia di un triplice omicidio. Lì
lui dovrà aiutare la rigida magistrato donna ( Gèraldine
Nakache ) e il capo della polizia del luogo il Tenente
Lamy ( Lucien Jean-Baptiste ) , a ricostruire le
azioni dell’assassino sulla scena del delitto per concludere le
indagine giudiziarie, facendo la parte del morto. La sua eccessiva
ossessione per i dettagli e esperienza recitativa lo porterà a
dubitare e a far dubitare del ragazzo preso come colpevole, che
risulta già dal primo sguardo poco credibile. Tra gag divertenti e
antipatie che si trasformeranno in qualcos’altro , l’inesperto
attore aiuterà la polizia a risolvere il caso in un modo
inaspettato.
Pochi semplici ingredienti rendono la storia intrigante e
leggera, e Jean-Paul Salomè manovra un cast di bravi attori che non
coprono la trama con il loro protagonismo ma accompagnano bene
l’allegro andare dell’indagine. L’idea è abbastanza innovativa per
un film, ma non molto per la televisione. Ricorda ad esempio
The Mentalist o Castle , dove un
personaggio esterno e spesso eccentrico, riesce con un intuito
più umano e derivante dall’esperienza in un altro campo a vedere
degli indizi anche dove al momento non sono ben visibili a polizia
e magistrati. Ma non è un punto a sfavore, anzi.
Con il classico humor francese e un Francois Damiens che
potrebbe pure non parlare, dalle efficacissime espressioni facciali
quasi da film muto, Je Fais Le Mort è un divertente parentesi di
tranquillità.
Nel quinto giorno del Festival di
Roma è stato presentato come film in concorso Out of
the Furnace di Scott Cooper con
Christian Bale, Casey Affleck, Woody Harrelson, Forest Whitaker,
Zoë Saldaña, Sam Shepard e Willem Dafoe. Nella sezione Fuori
Concorso la commedia francese Je fais le
mort di Jean-Paul Salomé con
François Damiens, Géraldine Nakache e Lucien Jean-Baptiste ed
infine La Santa di Cosimo
Alemà con Massimiliano Gallo, Francesco Siciliano,
Gianluca Di Gennaro, Michael Schermi, Marianna Di Martino e Lidia
Vitale.
Di seguito il video commento dei film:
Arrivata l’ufficialità circa la
presenza di Elizabeth Olsen in
Avengers:
Age of Ultron, in cui l’attrice indosserà il costume
di Scarlet Witch, sono giunte, nel corso della conferenza stampa di
presentazione dell’Old
Boy di Spike Lee, alcune
sue dichiarazioni circa il personaggio che andrà ad
interpretare.
L’attrice si è detta “eccitata”
all’idea di prendere parte ad un’importante produzione
quale The Avengers, dichiarando di
essere, al momento, immersa nella lettura di numerosi fumetti per
comprendere meglio il personaggio, anche se ha aggiunto che la
maggior parte di quanto abbia letto non risulterà utile ai fini del
film. Riguardo il costume che indosserà ha sostenuto di non
conoscere dettagli particolari al momento, ma di sapere più o meno
come sarà realizzato e che, molto probabilmente, sarà differente da
ciò che i fan si aspettano. Circa, invece, scene che la vedranno
impegnato al fianco di Samuel L. Jackson, ha
detto di non sapere ancora se i due condivideranno lo schermo nel
corso del film.
Elizabeth Olsen ha
poi espresso cosa l’ha colpita del proprio personaggio: “La
cosa divertente è come lei sia un “collegamento”, come lei sia
l’unica di questo universo capace di comunicare con le cose
paranormali, il passato, il futuro e gli altri universi, è una cosa
incredibile! Mi piace pensare quanto sia fantastico poter
semplicemente toccare degli oggetti per poter sapere dove essi
siano stati, è una cosa pazzesca!”
La trama ufficiale del film diretto
da Joss Whedon è la seguente: Quando Tony Stark cerca di avviare un
programma di pace, le cose degenerano e i più grandi eroi della
Terra, tra cui Iron Man, Captain America, Thor, l’Incredibile Hulk,
Vedova Nera e Occhio di Falco, saranno messi alla prova, mentre il
destino del pianeta è a rischio. Il villain Ultron emerge, e
spetterà agli Avengers impedirgli di attuare i suoi terribili
piani, e presto scomode alleanze e situazioni inaspettate apriranno
la strada a un’avventura originale, su scala globale. La squadra
deve riunirsi per sconfiggere James Spader nei panni di Ultron, un
terrificante megacattivo deciso ad annientare il genere umano.
Sulla strada, gli eroi affronteranno due misteriosi nuovi arrivati,
Wanda Maximoff, interpretata da Elizabeth Olsen, e Pietro Maximoff,
interpretato da Aaron Taylor-Johnson, incontrando anche un vecchio
amico in vesti nuove, quando Paul Bettany diventerà Visione.
Avengers:
Age of Ultron uscirà – nei formati 2D, 3D e IMAX 3D –
il primo maggio 2015 negli Stati Uniti mentre per quanto concerne
le sale cinematografiche italiane l’uscita è prevista qualche
giorno prima, il 22 aprile 2015.
Questo pomeriggio presso lo spazio
BNL si è tenuta la conferenza stampa del film fuori concorso
Border, di Alessio
Cremonini. A presentare il film oltre al regista erano
presenti gli attori Sara El Debuch, Dana Keilani, Sami
Haddad, Jamal El Zohbi, la co-sceeneggiatrice
Susan Dabbous e prodotto da Francesco
Melzi d’Eril.
Perché hai voluto
raccontare una storia del genere? Alessio Cremonini: Perché sono italiano e mi
riguarda molto, nel senso che la Siria ha molte cose in comune con
noi, almeno storicamente, come alcune città dell’impero romano. C’è
stata una foto sul Corriere della Sera bellissima, che
forse mi ha spinto a fare il film, in cui si vedeva una
famiglia siriana rifugiata in una tomba dell’impero romano. E li ho
pensato, se ci fosse la guerra in Italia questo potrebbe accadere
anche alla mia famiglia, rifugiarsi in un posto che una volta era
un tomba romana. Inseguito anche perché Damasco è a poche ore di
volo da qui, qualche papa del medioevo era siriano, un signore che
si chiama San Paolo si è convertito sulla via di damasco e
poi siamo tutti quanti nel mediterraneo e forse noi italiani
siamo i più mediterranei o comunque i più vicini
geograficamente all’altra sponda del mediterraneo. Quindi chi
meglio di noi italiani, può comprendere e magari raccontare agli
altri europei cosa sta accadendo dall’altra parte del mediterraneo.
Ed in aggiunta, mi ha spinto l’indignazione per quello che
accadeva, questo non è un film politico e non vuole assolutamente
esserlo, anche perché è una storia vera, però è un film da
indignato, come lo sono probabilmente tutte le persone che hanno
partecipato e lo hanno fatto, cioè la sceneggiatrice Susan Dabbous
, gli attori protagonisti, il terzo protagonista non è qui oggi
perché in questo momento, grazie ad alcune leggi italiane, non
faccio i nomi dei politici, è dovuto andare via dall’Italia dove
risiedeva da dieci anni e il protagonista maschile Wasim Abo Azan è
ora rifugiato, richiedente asilo politico in Svezia, che è l’unico
paese che accoglie i siriani. Quindi questo film è uno spaccato
della Siria di oggi.
Il film inizia con
delle immagini di repertorio e poi parla dei rapporti umani, questa
scelta dell’intreccio del passaggio di testimone all’interno del
film c’è stato sin dall’inizio e si è evoluto in
seguito? A.C.: Io ho cominciato a cercare qualche storia,
tramite amici e via dicendo, ed infine mi sono imbattuto in questa
storia, quindi sostanzialmente io e Susan abbiamo cercato di
renderla cinematografica, quindi abbiamo cercato di riportare
quella storia che io avevo incontrato piano piano, facendomi
accogliere dalla comunità siriana. Loro sono stati accolti nel mio
paese e io sono sono stato accolto nel mio paese da loro, è stato
uno scambio e c’è stata anche un arricchimento personale enorme,
quindi in realtà queste entrate uscite purtroppo sono
tendenzialmente della vicenda umana di quelle persone che poi si è
salvata, piccole cose le abbiamo dovute aggiustare. Tutti gli stop
and go di cui tu parli esistevano e dato che volevamo fare un film
che fosse vero, che fosse il più puro possibile abbiamo cercato di
intervenire il meno possibile sulla storia.
Susan Dabbous: Ciò che mi preme dire da giornalista che questa
storia da questa parte del mediterraneo si ha il privilegio di
vedere come spettatori è una storia di tante storie che io ho
raccolto sul campo e che sono tremende ecco. Sono molto contenta di
aver portato questo contributo perché rende questo film reale,
aldilà che sia una storia vera, siamo abituati al cinema a vedere
riprodotte storie vere in modo completamente artefatto. questo è un
film che il direttore del Toronto Film Festival è stato trasmesso
in anteprima mondiale e definito “sensibile e disadorno” ed è stato
un modo di rappresentare questa realtà e lo abbiamo fatto senza
giudizio, questo è importante. Il film racconta la storia da una
parte ma fa vedere anche l’altra ed è questa la complessità di ciò
che sta succedendo nello scenario. Non vogliamo dare dei giudizi
vogliamo raccontare delle storie che purtroppo accadono
realmente.
Credi che essendo un film
del tutto italiano, non ti saresti potuto permettere in un altro
contesto? A.C.: Tanto cinema in Siria non si fa, per esempio
una cosa che a me e Susan ha spinto inizialmente e che noi italiani
abbiamo del cinema che racconta noi stessi anche per le generazioni
future i siriani in questo caso no. E quindi se non hanno fatto
prima cinema non credo che lo faranno adesso, dove le strutture
produttive non lo permettono facilmente. S.D.: è un film che molti scambiano per
documentario, non è un documentario ma ha un valore
documentaristico sicuramente importante.
Sara e Dana come vivete
questo rapporto molto stretto di Italiane e damascane? Dana Keilani: Io devo dire la verità, molte cose
le ho approfondite dopo lo scoppio della guerra, molte cose non se
ne parlavano in casa, non si parlava di questo. è vero che io ho
sempre vissuto qui per un periodo con i miei genitori, inseguito
loro sono ritornati a Damasco e sono rientrati da poco. Non avevamo
le idee chiare dal punto di vista politico in Siria, è una specie
di delusione, vedere il nostro paese ridotto in queste condizioni
proprio da quelle persone che non pensavamo potessero fare
questo. Sara El Debuch: Lo stesso vale per me, ho 18 anni,
andavo in Siria ogni anno e di politica non se ne parlava e quindi
molte cose come Dana ha precisato sono dovuta andare a rivederle a
sapere perché certe cose non si sapevano a meno che tu non avessi
subito qualcosa nell’ambito politico. Inseguito ho conosciuto
Alessio, che fortunatamente ha fatto questo film e siamo riusciti a
raccontare la storia di queste due ragazze che mostra a tutti gli
italiani cosa accade in Siria e cosa si sta vivendo, in piccola
misura, perché non si può mostrare in un film la sofferenza di un
popolo che va avanti da circa tre anni.
Come sono state scelte
le attrici? A.C.: Questo è un film molto fortunato, è
miracoloso a fare un film del genere, non ho dovuto fare tanto
casting perché ho avuto tanti angeli custodi che mi hanno
accompagnato, la prima persona che mi ha aperto le porte della
comunità siriana è stata Susan, da lei ho conosciuto molte persone
tra cui Sami Haddad Abdul Ahmed e Sara El Debuch e inseguito lei mi
ha portato a conoscere Dana, da entrambe ho conosciuto Wasim che
inseguito mi ha fatto conoscere Jamal! Ovviamente ho conosciuto
molte altre persone però anche gli attori hanno fatto il
casting. S.D.: Nel casting l’oggetto discriminate è che
dovevano essere siriani e quindi parlare siriano e non arabo, non
valeva un egiziano o un tunisino, questo era l’importante.
Come è nato il rapporto con
la comunità siriana? Non c’era la paura che questa vicenda fosse
strumentalizzata? A.C.: Loro si sono presi il rischio di chi non ha
voce, loro hanno poca voce, hanno creduto ad una persona che
umilmente ha provato a dargli voce, non sono Fellini, Antonioni o
Rosi ma ci provo. Non so se loro sono intelligenti o stupidi ma si
sono fidati… D.K.: …è stata una grandissima occasione,
l’abbiamo sfruttata subito, di poter portare questa tragedia qui
che ciocca in prima persona, la nostra famiglia è lì. Poi non solo,
parliamo di storia, architettura, vite umane che dovevamo parlarne
in qualche modo e questa è stata un occasione perfetta.
Continua la lavorazione di
Nymphomaniac,
ultima fatica del regista svedese Lars Von
Trier, film atteso per la prima mondiale il 25 dicembre a
Copenhagen. Secondo quanto evidenziato all’interno del contenuto di
un articolo in uscita il 13/11 sulle pagine del magazine
danese Filmmagasinet Ekko e
riportato da Hollywoodreporter, sembra che per la prima volta
in carriera Von Trier non si occuperà del final cut
della sua nuova creatura.
Secondo quanto annunciato dal
produttore Peter Aalbaek Jenser, il regista
avrebbe consegnato un montato di circa 5 ore e mezza, una durata
ritenuta eccessiva che ha visto ridursi nel risultato finale di 4
ore. Il film, tuttavia, sarà distribuito nelle sale in due parti da
due ore ciascuna. Riguardo i
tagli Jenser si è espresso così:
“La versione breve va contro la volontà di Lars, ma la
accetta perché consapevole dei meccanismi di mercato. Non si può
durare un film del valore di 60 milioni di corone così a lungo.
Cinque ore e mezza è una durata così estrema che ne ridurrebbe il
valore commerciale in maniera estrema”.
Dunque, motivo di tale riduzione,
non sembrerebbero essere questioni puramente di censura legate
all’esplicito materiale sessuale presente nella pellicola, ma a più
semplici esigenze commerciali, tuttavia è prevista in uscita una
doppia versione dell’opera, una censurata ed una integrale, in modo
da permettere alle sale di decidere liberamente quale delle due
proiettare. Ekko, inoltre, riporta che il
regista non avrebbe, tuttora, neppure visto il montato finale.
Nymphomaniac, la trama
“Nymphomaniac è la storia poetica e
selvaggia del viaggio erotico di una donna dalla sua nascita fino
all’età di cinquant’anni, raccontata dalla protagonista, la
ninfomane Joe. Una fredda sera d’inverno l’anziano scapolo
Seligman trova Joe in un vicolo, è stata picchiata. La porta a casa
sua, e cerca di curarla, chiedendole nel frattempo informazioni
sulla sua vita. Ascolta così il racconto in otto capitoli la storia
della sua complicata e lussuriosa vita, ricca di coincidenze
fortuite e collegamenti.”
Al Festival Internazionale
del Film di Roma 2013 è stato presentato oggi
The Green Inferno di
EliRoth;potete
leggere qui la nostra recensione.A
seguire si è svolta la conferenza stampa, che ha
visto partecipare lo stesso regista e l’attrice protagonista
Lorenza Izzo.
La prima domanda ha interessato
proprio Roth, cui è stato sottolineato come il suo film nasca per
omaggiare il cinema “cannibalico” italiano, anche se poi segue una
strada diversa, più moderna. Roth ha argomentato molto: “Io
adoro il cinema di genere italiano. Film come quelli di Dario
Argento, Mario Bava, Lucio Fulci…Nessuno è bravo a far vedere la
violenza come gli italiani ed è qualcosa che ha radici storiche,
che riguarda anche Rossellini e Pasolini. Poi è arrivato Cannibal
Holocaust, per me un must assoluto e lì ho capito che il regista
del film Ruggero Deodato aveva creato qualcosa di importante,
perché era riuscito a mescolare l’horror al neorealismo degli anni
prima”.
Il regista ha poi continuato
parlando dell’esperienza durante le riprese di The
Green Inferno: “Abbiamo girato in mezzo a persone
che non avevano mai visto una telecamera, anzi non avevano mai
visto un film. Ho fatto vedere a tutti Cannibal Holocaust. Per ora
quello è il loro modello di cinema”…
All’attrice Lorenza
Izzo è stato chiesto se conoscesse anche lei registi e
film italiani citati da Roth e come fosse stato trovarsi “nuda” in
mezzo ai cannibali: “Non sapevo molto di questi film in realtà,
li ho conosciuti con Eli. L’esperienza delle riprese è stata unica
e anche il luogo era unico. Un posto dove non c’è internet, non
prendono i cellulari, completamente fuori dalla tecnologia. Eppure
loro vivono una vita molto piena; semplice, ma
piena”.
Anche il pubblico ha avuto il suo
spazio e al regista è stato chiesto se dopo questa esperienza si
fosse sensibilizzato riguardo ai temi sull’Amazzonia: “In
realtà il villaggio dove abbiamo girato, che si trova in Perù, è
protetto dal governo. Il problema è che il Perù è un paese davvero
molto povero”. Infine, Roth ha chiuso la conferenza con
ulteriori considerazioni sul film appena presentato: “Con
The Green Inferno non volevo ricreare i film
“cannibal” degli anni ’70 e ’80. Diciamo che è un omaggio a quei
film, ma volevo creare la mia atmosfera, fare la mia storia. Volevo
dare una sensazione al contempo caotica e realistica.
La nostra foto gallery del Festival:
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Continuano i lavori
per Batman vs Superman, sequel
di Man of Steel,
la cui uscita è prevista per le sale il 17 luglio 2015. In seguito
alle indiscrezioni rilasciate da Kevin Smith
riguardanti il costume dell’Uomo Pipistrello che sarà indossato
da Ben Affleck (potete leggere qui la notizia), ComicBookMovie
ha dato voce ad una serie di rumors riguardanti chi vestirà i panni
di Lex Luthor, storica nemesi di Clark Kent.
Secondo quanto riportato,
sembrerebbe che nella lista dei papabili al ruolo risalti il nome
di Terry ‘O Quinn, l’ormai storico John Locke
di Lost, che, per fattezze, potrebbe
corrispondere perfettamente al profilo richiesto. Al momento non ci
sono conferme e la notizia è da prendere con le pinze, d’altronde
Terry O’ Quinn non è il primo ad essere stato
accostato a Lex Luthor, in passato, infatti, erano già stati fatti
i nomi di Bryan
Cranston (Breaking Bad) e
di Mark Strong, indiscrezioni poi smentite dagli stessi
interessati.
In attesa di ulteriori novità vi
ricordiamo che sono già state girate alcune sequenze del film e
sono disponibili le prime foto delle divise da football di
Metropolis e Gotham visibili qui.
Per sapere di che riprese parliamo leggi qui.
Video dal set invece li trovate Qui.
Vi ricordiamo
che L’uomo d’Acciaio è
uscito negli USA il 14 giugno 2013, il 20 giugno in Italia, e nel
cast oltre a Henry
CavilleRussell Croweci sono
anche AmyAdams, Diane Lane, Kevin
Costner, Laurence Fishburne, Michael
Shannon. L’uomo d’Acciaioè
diretto da Zack
Snyder. In Batman Vs
Superman tornerà Henry
Cavill, accanto a Amy Adams, Laurence
Fishburne e Diane Lane. Il
nuovo film sarà scritto da David S.
Goyer e basato su una storia che ha lui stesso creato
con Zack Snyder, che tornerà a
dirigere. Charles
Roven e Deborah
Snyder produrranno, conBenjamin Melniker,
Michael E. Uslan e Wesley
Coller che compariranno in veste di produttori
esecutivi. Il film uscirà nei cinema il 17 luglio 2015.
Guarda il teaser poster italiano del
film Maleficent, l’atteso nuovo film
Disney con protagonista Angelina Jolie, nei panni
di Maleficent. La data d’uscita del film è stata da pochi mesi
anticipata, per saperne di più LEGGI QUI.
Tutte le foto:
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Disney
presenta Maleficent, la storia mai raccontata di una
delle più amate cattive delle favole Disney, tratta dal classico
del 1959 La bella addormentata nel bosco.
Malefica, una bella e giovane donna dal cuore puro, vive una vita
idilliaca immersa nella pace della foresta del regno, fino a
quando, un giorno, un esercito di invasori minaccia l’armonia di
quei luoghi. Malefica diventa la più fiera protettrice delle sue
terre, ma rimane vittima di uno spietato tradimento ed è a questo
punto che il suo cuore puro comincia a tramutarsi in pietra. Decisa
a vendicarsi, Malefica affronta una battaglia epica contro il
successore del re invasore e, alla fine, lancia una maledizione
contro la piccola Aurora. Quando la bambina cresce, Malefica
capisce che Aurora rappresenta la chiave per riportare la pace nel
regno e, forse, per far trovare anche a lei la vera felicità.
La Walt
Disney ha svelato in esclusiva la nuova sinossi
ufficiale di Maleficent, la nuova
pellicola fantasy che segnerà il ritorno sul grande schermo del
premio Oscar Angelina Jolie. Eccola, di
seguito:
“Maleficent racconterà la storia
di una delle villain più amate dell’universo Disney, antagonista
della favola La bella addormentata nel bosco del 1959. Affascinante
donna dal cuore gentile, la bellissima Maleficent ha vissuto a
lungo in un bosco incantato circondata da pace e armonia, fino a
quando un squadra di invasori non ha messo a repentaglio la
tranquillità del suo regno. Maleficent si trasforma così nella più
cattiva guardiana del suo universo, subendo un terribile tradimento
che tramuterà il suo cuore benevolo in un cuore di pietra. Accecata
dalla sete di vendetta, Meleficent inizierà una leggendaria
battaglia contro il successore del re invasore, gettando una
maledizione sulla figlia Aurora. Col passare del tempo, la strega
di renderà conto che la giovane custodisce la chiave per la
salvezza del suo regno e forse anche quella per ritrovare l’ormai
perduta serenità.“
Diretto dallo scenografo due volte
premio Oscar Robert
Stromberg, Maleficent,
prodotto da Joe Roth, annovera nel cast
anche Elle Fanning, Sharlto Copley, Sam Riley, Imelda
Staunton, Juno Temple, Palak
Patel e Miranda Richardson. La
release è prevista per il 14 marzo 2014.
Siria, Aprile 2012, Aya e Fatima
sono due giovani sorelle siriane profondamente religiose. Una
mattina la loro quotidianità viene spezzata dall’arrivo di
Muhammad, un fiancheggiatore di quei ribelli che da mesi combattono
contro il governo. Egli rivela loro che il marito di Fatima, un
ufficiale, ha deciso di disertare dall’esercito e di unirsi
all’Esercito Siriano Libero. La conseguenza della sua decisione
pone Aya e Fatima davanti a un bivio. Continuare e vivere nella
loro casa a Baniyas o rischiare di esporsi alla vendetta degli
shabiha (milizia che sostiene la milizia del governo).
Border, il film
di Alessio Cremonini è stato presentato nella sezione
Fuori Concorso del Festival Internazionale del Film di
Roma. La sceneggiatura scritta dallo stesso regista e
Susan Dabbons ripercorre attraverso la storia vera di due
sorelle le vite e le vicende dei rifugiati che per cercare la pace
dai disordini interni viaggiano lungo i boschi che li condurrà al
confine con la Turchia. La sceneggiatura seppur sviluppi bene la
storia e la vita dei suoi protagonisti, che segue e riprende in
diverse fasi all’interno del film, rimane piuttosto sobria non
volendo ricreare alcuna atmosfera di ciò che sta accadendo nelle
loro vite. Tutto questo viene affrontato come una fatto di cronaca
che fa percepire l’intera vicenda lontana, ed anche se i
protagonisti hanno battute fin troppo argomentate, riescono a
restituire una sorta di “abitudine” agli orrori della loro vita.
Raramente li vediamo sconvolti o impreparati, se non quando
arrivano importanti svolte narrative che l’occhio del regista
inquadra con forte evidenza.
Questa esperienza,
senza profondità, è forse da imputarsi ad alcune domande non
risposte sui personaggi, che seppur impariamo a conoscere nelle
situazioni più disparate, non riescono a supportare tutte le idee
che il film cerca di sviluppare sin dall’inizio del viaggio, dando
voce a molteplici aspetti e ad diversi personaggi-ruoli che il
conflitto ha coinvolto. Difatti, ciò che viene a mancare è il tema
del viaggio, e le molte tensioni ed emozioni ad esse associate che
se osservate da un unico punto di vista, avrebbero reso più
immediato il racconto del film.
Gli attori Wasim Abo Azan, Sara El Debuch e Dana
Keilani seppur siano degli esordienti riescono a
caratterizzare i loro personaggi in maniera forte e decisa, facendo
comprendere la cultura e l’esperienza di vita di un paese dilaniato
da sempre dalla guerra.
Border è un film
interamente italiano che da voce ai siriani, che parla di rifugiati
e dei segni che lasciano le guerre civili sulle persone senza
ricorrere a linee propagandistiche e politiche, preferendo
piuttosto testimoniare, senza artifici, la contemporaneità della
vita dei siriani.
Si sa, i classici della narrazione
per bambini non cadranno mai nel dimenticatoio, ma fra questi
Peter Pan è forse l’icona più longeva del mondo
fiabesco. A distanza di 10 anni dall’ultimo film dedicato al
sempreverde ragazzino dell’Isola che non c’è, Pan è pronto a
guidare ancora una volta i bambini sperduti attraverso nuove
avventure fra pirati, sirene e pellerossa.
La notizia, giunta nelle ultime
ore, riporta di una produzione Warner Bros
intenzionata a tornare all’origine del mito, a scavare nel
background del personaggio e riformulandone la figura seguendo
l’impronta del lavoro svolto per Batman
Begins. A dirigere il film è stato chiamato
Joe Wright, noto perlopiù per opere in costume
quali Anna
Karenina, Espiazione,
Orgoglio e Pregiudizio (tutte
interpretate da Keira
Knightley). Attualmente è impegnato al lavoro
sullo script Jason Fuchts, già sceneggiatore
de L’Era Glaciale 4: Continenti Alla
Deriva, ed il progetto è supervisionato
da Sarah Schechter e co-prodotto
da Greg Berlanti, produttore, tra gli altri,
della serie tv Arrow.
Peter Pan, nato dalla penna di
James Matthew Barrie nel lontano 1902 è stato negli anni
protagonista di numerose trasposizioni cinematografiche, dalla
prima datata 1924 e firmata Herbert
Brenon all’ultima omonima pellicola del 2003 diretta
da P.J. Hogan. Nel mezzo vere pietre miliari
quali l’indimenticabile film d’animazione realizzato
dalla Disney e quel meraviglioso sequel made
in Spielberg dal
nome Hook, con performance
eccezionali di Robin
Williams e Dustin Hoffman.
Attualmente, quello Warner,
non è, però, l’unico progetto dedicato a Peter Pan, sono infatti in
lavorazione due ulteriori pellicole, una ad opera
della Columbia Pictures, sotto la produzione
di Channing Tatum e Joe
Roth, ed un’altra basata sul
racconto Peter and the
Starcatchersprodotta
dalla Disney.
Hunger Games – La ragazza di fuoco ed
UCI Cinemas, in collaborazione con
Universal Pictures International Italy, ha pensato
a un’operazione su scala nazionale per coinvolgere i fan della
saga. Dal 6 novembre è online un minisito www.answergames.it dedicato agli
Answer Games: un concorso-quiz con tanti premi che metterà
alla prova i fan attraverso domande sui romanzi di Suzanne
Collins, i film tratti dai libri, il cast e nozioni
generali legate alla sopravvivenza in situazioni che richiamino
scene degli Hunger Games.
Chi può giocare e come?
Tutti, compreso TU! La competizione ti aspetta!
Collegati al sito www.answergames.it, registrati e
inizia la battaglia schierandoti per uno dei 13 Distretti italiani
pronti a contendersi il podio; 13 come il numero delle regioni in
cui UCI Cinemas è presente. La scelta del distretto è libera,
indipendente dal luogo in cui risiedi.
Diventando ufficialmente un Tributo
degli Answer Games potrai più volte metterti alla prova rispondendo
alle domande del test cercando di totalizzare il massimo punteggio
possibile. Attenzione però…per scalare la classifica hai solo 13
giorni di tempo!.
Cosa si vince?
Tutti i Tributi avranno la
possibilità di vincere biglietti omaggio validi per ingressi nelle
multisale UCI e gadget di “Hunger Games – La Ragazza di Fuoco”.
Perché esserci e
parlarne?
Perché oltre al concorso c’è molto
più! I primi 13 uomini e le prime 13 donne classificate all’interno
del distretto Lazio scenderanno in campo in una reale sfida
ispirata agli Hunger Games. L’emozione della guerra di vernice, un
campo di gioco inedito e uno speciale evento di Paint-Ball
live regaleranno il brivido di essere davvero protagonisti della
Saga! L’appuntamento è a Roma il 23 Novembre alle ore 11:00 presso
la Smash Arena di Roma Nord, in Via di Castel Giubileo 61.
Un evento eccezionale che sarà trasmesso in diretta streaming
su Coming Soon: non perdetevi le gesta dei migliori Tributi del
Lazio!
E’ un’occasione imperdibile per
mettere alla prova tutti gli appassionati della saga e i lettori
che amano i tre romanzi di Suzanne Collins con i suoi personaggi,
ma anche per chi ama il fantasy, l’adrenalina e gli effetti
speciali.
La trama del film:
Katniss Everdeen torna a casa incolume dopo aver vinto la 74ª
edizione degli Hunger Games, insieme al suo amico, il “tributo”
Peeta Mellark. La vittoria però vuol dire cambiare vita e
abbandonare familiari e amici, per intraprendere il giro dei
distretti, il cosiddetto “Tour di Victor”. Lungo la strada Katniss
percepisce che la ribellione sta montando, ma che il Capitol cerca
ancora a tutti i costi di mantenere il controllo proprio mentre il
Presidente Snow sta preparando la 75ª edizione dei giochi (The
Quarter Quell), una gara che potrebbe cambiare per sempre le sorti
della nazione di Panem.
140 caratteri
istantanei per le opinioni a caldo del nostro collega e
collaboratore Prof. Marco
Stancatiche ci indirizzeranno il pubblico verso
i titoli di maggir richiamo. Oggi è il giorno
dell’atteso Out of the Furnace
(recensione) che vede
protagonisti un cast d’eccezione composto da Christian
Bale, Casey Affleck, Willem
Dafoe, Woody
Harrelson, Zoe Saldana, Sam
Shepard e Forest
Whitaker. Secondo film in concorso è invece
l’italiano I Corpi estranei, con
protagonista Filippo Timi.
#Romaff8,
I CORPI ESTRANEI: intorno alla malattia, si sviluppa il rapporto
tra un padre italiano e un giovane arabo. Lentezza abissale.
#Romaff8 OUT
of THE FURNACE: uccidi mio fratello? E io faccio il bravo
giustiziere! Molto americano, ritmo e sangue a volontà.Bale e
basta.
Vi ricordiamo che le opinioni dell’esperto in comunicazione
Marco Stancati si possono anche leggere sul suo
profilo Twitter.
Scott Cooper ci racconta la storia di
Rodney e Russell, due fratelli che si ritrovano, per motivi
diversi, ad avere a che fare con circostanze violente che daranno
una svolta inaspettata alla loro vita.
In Out of the
Furnace, Scott Cooper ci racconta la
storia di Rodney e Russell, due fratelli che si ritrovano, per
motivi diversi, ad avere a che fare con circostanze violente che
daranno una svolta inaspettata alla loro vita.
Russell è un operaio onesto che
vive la sua vita tenendo un profilo basso, passa il suo tempo tra
l’acciaieria dove lavora, la casa della sua fidanzata e la casa
paterna, dove il vecchio genitore malato vive assistito dal
fratello e dal figlio minore Rodney. Quest’ultimo è un reduce
dall’Iraq, fa i conti tutti i giorni con il suo vissuto e con le
atrocità che ha visto in Medio Oriente.
Non riesce a concentrarsi e a fare
altro della sua vita se non partecipare ad incontri clandestini di
boxe, perché mentre fa a pugni il mondo si spegne e per un attimo
riesce a dimenticare tutto. Presto però il giovane Rod si ritroverà
invischiato in problemi più grandi di lui, e così supportato da
John Petty, sorta di strozzino locale, cercherà di saldare i suoi
debiti organizzando un incontro con un uomo di Curtis DeGroat,
rozzo e violento boss di montagna, che tra alcool, droga e soldi
sporchi, scandisce le sue giornate a suo di pugni i colpi di
pistola. Le cose si faranno complicate e Russell dovrà prendere in
mano la situazione per cercare di trovare pace e ritornare ad una
vita normale.
Out of the Furnace
Con il suo ultimo film
Scott Cooper ci mette di fronte ad una storia
classica del cinema americano, dove l’eroe comune si erge contro
l’ingiustizia e anche contro la giustizia, cercando una via
personale di riportare equilibrio nella sua vita. Il film, per lo
più una riproposizione di cliché già visti e un po’ triti, non può
però essere relegato al “solito” prodotto. Dalla sua ha infatti un
cast all stars, capeggiato da un Christian Bale fuoriclasse, che da
tridimensionalità, emozione e una miriade di sfaccettature
psicologiche ad un ruolo simile a molti altri nella storia del
cinema.
Insieme allo straordinario Bale
troviamo il piccolo di casa Affleck, Casey, che semmai ne avesse ancora
bisogno, dimostra per l’ennesima volta di saperci fare davvero
davanti alla macchina da presa. Anche lui, come Bale, ci fa amare
un personaggio vittima di se stesso, già visto al cinema ma reso
speciale dalla sua interpretazione.
A ricoprire i ruoli da villain, o
presunti tali, ci sono due volti noti del cinema: Willem
Dafoe e Woody Harrelson. Entrambi relegati nell’ultimo
periodo a personaggi di contorno e ruoli da comprimari, hanno del
volti caratteristici e delle qualità innegabili che non passano
inosservate e in particolare Harrelson, quasi sempre impegnato in
ruoli da truce cattivone, è un piacere vero da guardare sullo
schermo. Completano il cast Zoe Saldana, Sam
Shepard e Forest Whitaker.
A fare da cornice a tutto il
racconto, sangue a iosa, elemento ormai irrinunciabile, che ha
quasi assuefatto lo spettatore medio. Out of the
Furnace è il classico film di vendetta, con una trama
e dei ritmi molto classici, impreziosito però da grandi attori che
rendono la visione interessante.
The Green
Inferno è stato presentato oggi al Festival
Internazionale del Film di Roma 2013 nella categoria
“fuori concorso”.
Un gruppo di ragazzi, capoguidati
da Alejandro (Ariel Levy), partono per l’Amazzonia
nel tentativo di documentare e conseguentemente fermare la
distruzione di una tribù che sta avvenendo a suon di bulldozer e
fucili. Justine (Lorenza Izzo) sposa la loro causa
e si unisce all’impresa, convinta che si tratterà solo di qualcosa
di istruttivo. Ma la situazione precipita e il gruppo diventa preda
della giungla e di una tribù nativa del posto che ha una piccola
peculiarità: è cannibale.
Per la prima mezz’ora,
The Green Inferno è una commedia. O
meglio, una “commedia preparativa”: lo spettatore è continuamente
avvisato da piccoli dettagli che qualcosa non quadra, che
l’inevitabile sta per arrivare. Eli Roth in questo
la fa da padrone. Così, un primo piano su una bistecca cotta al
sangue tagliata da un coltello, o una mannaia utilizzata per
ridurre in pezzi un frutto, acquistano molto più significato di
quello della mera operazione in sé. Inoltre, Roth inizia il film
con una breve sequenza della giungila, titoli di testa compresi.
Tutti espedienti di sceneggiatura e scelte registiche che non
lasciano scampo, prima o poi l’incubo comincerà.
The Green
Inferno
Quando in Amazzonia ci si arriva
per davvero, è la durezza visiva a prendere il sopravvento. La
paura e il senso di terrore sono generati dal disgusto
dell’immagine a se stante e non da un crescendo tassello dopo
tassello. Fa eccezione la prima sequenza dove il gruppo incontra la
tribù, filmata con una maniacale psichedelia, capace da sola di
correre sul filo della tensione, senza un ausilio
sanguinoso. Se siete alla ricerca di una lezione su come
mantenere viva la suspense, anche senza puntare un coltello
all’altezza della gola di qualcuno, troverete poche risposte. Ma se
amate Roth o un tipo di horror concentrato più sulla pagina del
ribrezzo, sarà divertente immaginare quale supplizio dovrà subire
la vittima prescelta. In questo secondo caso, il film vince quasi
sempre.
Come il regista ci ha (ben)
abituato, anche in questo capitolo sono presenti parecchi elementi
splatter. Non mancano poi strizzate d’occhio ai numerosi “cannibal
movie” del passato, così come una giusta dose di critica agli Stati
Uniti, frecciate che dovrebbero scatenare la domanda: chi sono i
veri selvaggi?
È già stato
confermato un sequel, che porterà la regia
di Nicolàs Lopez, di cui si conosce
persino il titolo: Beyond The Green
Inferno. Una scena durante i titoli di coda chiarirà
meglio il concetto.
Si divide fra la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi
giorni (cose da mormoni) e il Mickey Mouse Club,
dove debutta con altri divi in erba: Timberlake,
Spears e Aguilera. E chissà se si è mai preso una
cotta per una delle due, perché Ryan Gosling è il tipo ‘set
che vai, fidanzata che trovi’.
Si affeziona spesso alle sue
partner, dalla Bullock di Formula per un
delitto, a Rachel McAdams (Le pagine della
nostra vita) – ad oggi la più longeva – fino alla sexy
Eva Mendes, collaudata sul set di Come un
tuono e tuttora in carica. Difficile resistere al fusto
canadese… anche se il suo Young Hercules scarseggiava
in sex appeal. Ma Gosling è cresciuto e con
l’ebreo-neonazista-fanatico di The Believer ha messo
in chiaro le cose. Dopo qualche ruolo da comprimario, torna
protagonista con Le pagine della nostra vita (dal lacrimoso
Sparks), che lo trasforma subito in eroe romantico; ma i
personaggi successivi si discostano dal perfetto innamorato, vedi
il prof eroinomane di Half Nelson e l’eccentrico
Lars e una ragazza tutta sua (= una bambola
gonfiabile).
Archiviato Il caso Thomas
Crawford, nel 2010 Gosling torna a innamorarsi in
Blue Valentine (e la collega Michelle Williams
stranamente esula dal ‘partner per dovere, partner per piacere’),
ed è vittima di un Crazy stupid love anche l’anno
dopo, quando mette a nudo addominali e sentimenti mentre scimmiotta
il passo a due di Dirty Dancing con Emma Stone
(esula pure lei). Il 2011 è proprio il Gosling Year, grazie a
Le idi di marzo (di/con Clooney) e al cult
istantaneo Drive, che lo consacra definitivamente
come il più desiderato, dalle donne e da Nicolas Winding
Refn. Peccato che la seconda collaborazione col regista danese,
Solo Dio perdona, lasci l’amaro in bocca, e lo
stunt/rapinatore di Come un tuono ricordi un po’ troppo il
taciturno Driver, ma senza la ‘coolness’ che lo ha reso subito
un’icona (insieme al giubbino dorato con lo scorpione).
Bypassiamo Gangster
Squad (però Ryan fa la sua porca figura col look retrò), e
confidiamo nel prossimo Malick e nella prima prova registica
di Gosling, How to catch a monster. Intanto c’è la
torta. Magari la sua band, i Dead Man’s Bones, ci aiuta col
coro. HAPPY BIRTHDAY RYAN!
Il regista Guillermo
del Toro ha sfilato sul red carpet della premiere
di Rome e Giulietta
(recensione), film
presentato fuori concorso al Festival di Roma
2013e diretto da Carlo
Carlei. L’autore di Pacific Rim si è concesso ai nostri
microfoni per parlare di due suoi prossimo progetti,
l’annunciato Justice League Dark,
e Crimson Peak, le cui riprese sono
iniziare, almeno da quanto apprendiamo dal regista.
Ecco l’estratto dalla nostra
intervista: “Stiamo ancora scrivendo (Justice League
Dark) e speriamo che accada, ma non ci sono sviluppi nuovi. Siamo
in una fase iniziale alla Warner Bros., stanno facendo piani per
l’intero universo DC. Tutti i supereroi, tutte le mitologie e parte
di questo è Justice League Dark. Stanno pianificando prodotti per
la TV, i film e tutti i media, quindi dobbiamo adattarci a quel
piano“. Di seguito il video dell’intervista:
https://youtu.be/XAS3il1f390
Segui il nostro speciale con tutte
le news sul Festival di Roma 2013. Tutte le
news, recensioni, trailer e molto altro dall’Universo DC FILMS nella nostra
sezione DC
FILMS.
Al quarto giorno arriva un altro
film dal respiro Hollywoodiano anche se diretto
dall’Italiano Carlo Carlei, stiamo parlando
di Romeo e Giulietta (recensione) e a presentarlo
al Festival di Roma 2013,
c’erano Douglas Booth, Tom Wisdom, Damian
Lewis, Julian Fellowes e il regista. La
pellicola è stata girati in Italia, con la produzione esecutiva
della Indiana production. Il Nostro
video commento parla anche del film fuori concorso
Song’e Napuledei Manetti
Bros.
Al quarto giorno arriva un altro
film dal respiro Hollywoodiano anche se diretto dall’Italiano
Carlo Carlei, stiamo parlando di Romeo
e Giulietta (recensione) e a presentarlo al
Festival di Roma 2013,
c’erano Douglas Booth, Tom Wisdom, Damian
Lewis, Julian Fellowes e il regista. La
pellicola è stata girati in Italia, con la produzione esecutiva
della Indiana production. Ecco i protagonisti sul
red carpet:
Al Festival di Roma 2013 è
stato accolto un altro grande protagonista internazionali per la
sezione “incontri”, il regista del film in concorso
Her, Spike Jonze.
Nella sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica è stato
accolto calorosamente con un incessante applauso dal pubblico,
accreditati e stampa estera, pronti ad ascoltare tutto ciò che lo
ha portato a realizzare il film in concorso e ad esplorare la sua
filmografia.
Attraverso le clip di Essere
John Malkovich e Weapon Of Choice dei
Fatboy Slim, storico gruppo con cui il regista collabora. Si
è parlato del suo linguaggio molto sofistico che mescola diverse
forme, come lo è stato per, Her, in cui oltre a
sottolineare questo rapporto moderno con la tecnologia viene
mostrato anche il grande discorso sull’intimità e tutte le cose che
ci impediscono di trovarla. Il regista ha parlato di come ha
gestito il set e il lavoro con gli attori. Penso che tutti i set sono piuttosto isolati, in questo, il
personaggio era veramente solo in scena, eravamo massimo in sette
persone sul set, io, il fonico, il macchinista ma comunque c’è
stato un coinvolgimento da parte di tutti e tutti hanno
contribuito. Io chiedo ai miei attori di attuare questa
operazione di mutazione, qualcosa che riguarda personaggi e tutti
gli attori vogliono scomparire nelle storie. Nel parlare del film
io spiego questa disponibilità e apertura emotiva mostrando
l’interiorità. A Joaquin Phoenix ho chiesto di mostrarsi attraverso
i vestiti, i baffi, il trucco e quando ha visto il tutto era
rimasto sorpreso, poiché pensava di fare un film sul
futuro!
Inseguito è stata trasmessa una estratto di Da
Funk dei Daft Punk e una di Jakass,
mostrando il mondo da cui viene Jonze, fatto di videoclip e spot
commerciali. Io penso di rappresentare la prima generazione cresciuta con
videocamere proprie che hanno giocando con essere. Io ne ho sempre
avuta una e sono cresciuto senza distinguere le diverse forme del
video ed è una cosa che mi è rimasta, per me e i miei amici non
c’era distinzione, dove si andava abbiamo sempre ripreso. Penso che
i registi video avessero una brutta reputazione per via del
montaggio veloce per me quando ho cominciato con il cinema, la cosa
che mi importava realmente erano gli attori e i personaggi, erano
le cose che mi incuriosivano, poiché loro venivano dalla
recitazione e non li avevo mai “conosciuti” e ancora oggi sostengo
molto i miei personaggi. Subito dopo il suo commento viene
fatta notare la sua collaborazione storica con gli Arcade
Fire, band con cui ha lavorato sin dai primi videoclip e che
ora hanno composto la colonna sonora di Her. Quando ho cominciatoHer ho pensato subito a loro.
Stavano lavorando al loro disco e io stavo girando e alla fine c’è
stata questa influenza reciproca.
In un’altra clip viene mostrato uno
spot della Nike e un estratto di Il ladro di
Orchidee. Il regista ha subito sottolineato le doti dei due
attori appena mostrati Meryl Streep e Chris Cooper e
il loro modo di giocare con gli oggetti più comuni. Quando incontri questi grandi artisti noti che hanno un grande
senso di esplorazione e di gioco e riescono ad evocare una forza
come quella che si ha all’origine. Le cose che sono state inventate
hanno per i bambini un significato diverso. Loro non si trovano
difronte a costruzioni mentali, vestiti etc etc ed è affascinante
vederli che stanno cercando di capire come funziona, non sanno le
regole. InHerper esempio, Samantha non si sa
da dove viene e si ritrova come se fosse nel mondo dei bambini, non
ha avuto esperienze anche se ha una grande rapidità di pensiero, ma
impara, ed è interessante accompagnarla e vederla crescere.
E’ ufficiale a tutti
gli effetti: Bryce Dallas Howard farà parte del
cast di Jurassic World, quarto capitolo della saga
giurassica creata da Steven Spielberg diretto da
Colin Trevorrow. La giovane attrice ha confermato
l’evento nei giorni scorsi, durante un’intervista a USA
Today in cui ha dichiarato:
Stanno rilanciando il franchise
di Jurassic Park, così andrò a caccia di dinosauri. Il che
succederà l’anno prossimo.
Notizia felice per tutti i fans del
franchise, che hanno accolto favorevolmente l’ingresso nel
cast da parte della figlia attrice del regista Ron
Howard, la quale si unisce ai giovanissimi
attori Ty Simpkins e Nick
Robinson .
Con meno entusiasmo è stata invece
accettata la fuoriuscita dalle trattative da parte di Josh
Brolin, che abbandona la possibilità di interpretare un
personaggio non ben definito di nome Owen. Nessuno sa il perchè
dell’accaduto, ma la notizia sembra essere abbastanza accurata e
può essere accolta con la quasi totale certezza.
Schmoesknow (che ha inizialmente dato l’annuncio
dell’accaduto) sembra ipotizzare che il tutto sia dovuto al fatto
che Brolin abbia attualmente gli occhi puntati su
Star
Wars Episodio VII. Entrambe le serie hanno
seguiti massicci ed entrambi i franchise gli avrebbero offerto il
tipo di esposizione mediatica di cui sembra essere a caccia. Forse
la parte di Owen, nelle idee dell’attore, non è quel tipo di ruolo
che può durare a lungo. E Brolin, a quanto sembrerebbe, è alla
ricerca di un personaggio che lo possa portare avanti attraverso
una serie di film.
Mentre rimangono in piedi le voci
riguardanti le trattative tra gli studios della Universal
Pictures ed Idris Elba, un ulteriore
aggiornamento sul cast parlerebbe di Jason
Schwartzman come osservato speciale per avere una parte
nel film. La notizia arriva da Hypable
il quale sostiene che questo rumor sia arrivato da una fonte
molto affidabile e vicina al progetto:
Dopo che l’annuncio di un
potenziale coinvolgimento di Schwartzman ha raggiunto le
nostre orecchie, abbiamo contattato immediatamente i pubblicisti, i
quali hanno dichiarato di non poter commentare la notizia.
Mettiamola in un altro modo: Non hanno detto “No”.
Queste sono tutte le ultime notizie
relative al cast di Jurassic World. Il film
sarà diretto da Colin Trevorrow (Safety Not
Guardanteed), accompagnato nella sceneggiatura
da Derek Connolly, e arriverà nelle
sale USA a partire dal 12 Giugno 2015. Frank
Marshall e Pat Crowley sono i
produttori della pellicola. Spielberg sarà il
produttore esecutivo del sequel e affiancherà il regista nella
lavorazione del film. In questo quarto capitolo saranno inseriti
nuovi dinosauri acquatici, ma soprattutto un nuovo temibile
dinosauro che potrebbe essere l’erede del famoso T-Rex che tutti
noi ben conosciamo. La trama completa rimane ancora incerta e
nascosta. Dovremo aspettare ancora un po’ per conoscere la storia e
i suoi segreti, almeno fino a giugno 2015.