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Hunger Games: La ragazza di fuoco, recensione del film

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Hunger Games: La ragazza di fuoco, recensione del film

Arriva al cinema distribuito da Universal Pictures, Hunger Games: La ragazza di fuoco, l’attesissimo sequel della saga basata sui romanzi di Suzanne Collins, con Jennifer Lawrence protagonista.

Infine eccoli, i 75esimi Hunger Games stanno per arrivare nei cinema di tutto il mondo, e con loro arriva anche la seconda avventura di Katniss Everdeen. Francis Lawrence, succeduto alla regia del franchise a Gary Ross (che non aveva fatto un buon lavoro), si prende la grande responsabilità di adattare il libro più complesso della trilogia della Suzanne Collins, realizzando un sequel che per la natura stessa dei ‘secondi episodi’ ha la caratteristica di traghettare lo spettatore in avanti nella storia pur non accompagnandolo completamente alla fine del viaggio.

Hunger Games: La ragazza di fuoco, il film

Dopo la vittoria ai 74esimi Hunger Games dei due ‘amanti sfortunati’ del Distretto 12, i vertici di Capitol City sono in fermento. La sfida che Katniss ha lanciato a Snow sembra ormai perseguitare il governante, che vuole eliminare il problema costituito dalla ragazza. Ma Katniss, insieme a Peeta, è ormai ‘la ragazza di fuoco’, l’idolo di Panem e eliminarla sarebbe rischioso per la popolarità del Presidente. Così Snow sceglie una maniera crudele e contorta per vendicarsi e mettere a repentaglio la vita della nostra eroina: il 75esimi Hunger Games, l’edizione della Memoria, si combatterà trai Vincitori ancora in vita di tutti i Distretti, un uomo e una donna. Katniss sarà così costretta a scendere di nuovo nell’arena con l’unico desiderio di difendere Peeta. Ma c’è qualcosa che lei non sa: la sua vittoria ha scatenato una reazione a catena, ed ora Katniss, Peeta e i loro amici saranno costretti a considerare concretamente ‘chi è il vero nemico’.

Hunger Games: La ragazza di fuoco

Hunger Games La Ragazza di Fuoco è un film potente, efficace, che riesce a comunicare con straordinario impatto visivo il senso epico della storia. Allo stesso tempo però Francis Lawrence riesce a trovare un equilibrio interessante tra la parte politica e quella più intima e romantica, vera e propria seconda anima del racconto e forse elemento fondamentale per le frotte di ragazzine innamorate del franchise.

Principale veicolo utilizzato dal regista per riuscire nel suo intento è la splendida protagonista. Un po’ come Katniss per gli abitanti di Capitol City, anche Jennifer Lawrence è amata da tutti, e il suo talento, anche in questo caso, premia e giustifica la sua popolarità. Confusa, impulsiva, ombrosa, antipatica con chi non le piace, la Katniss della Lawrence è una perfetta trasposizione di quella di inchiostro creata dalla Collins. Con lei ritroviamo Josh Hutcherson (Peeta), che pur impegnandosi molto e mostrando molto talento, risente forse troppo della presenza scenica della sua partner.

hunger games la ragazza di fuoco recensione

A completare un triangolo amoroso che avrà diversi risvolti e qualche colpo di scena con il proseguire della storia, c’è Liam Hemsworth, alias Gale, ovvero l’anima gemella di Katniss, che in fatto di alchimia con la Lawrence sullo schermo è sicuramente avvantaggiato rispetto al collega Hutcherson. Nel film tornano anche gli straordinari Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Donald Sutherland e Lenny Kravitz, mentre nutritissimo è il cast di nuovi personaggi tra cui spiccano Jenna Malone e Sam Claflin.

Hunger Games: La ragazza di fuoco unisce un buon adattamento dal romanzo di partenza (il più bello della trilogia) con diverse e dovute licenze poetiche, ad un ottimo lavoro registico e premia sia i fan lettori che quelli semplicemente innamorati della avventure cinematografiche di Katniss Everdeen, la ragazza di fuoco.

 

 

 

Twitt dal Festival: Hunger Games – La ragazza di fuoco

Twitt dal Festival: Hunger Games – La ragazza di fuoco

140 caratteri istantanei per le opinioni a caldo del nostro collega e collaboratore Prof. Marco Stancati che ci indirizzeranno il pubblico verso i titoli di maggir richiamo. Oggi è il giorno dell’atteso Hunger Games – La ragazza di fuoco, e degli annunciati Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth Francis Lawrence. In attesa di vedere i red carpet dell’auditorium in fiamme ecco il primo commento sul film:

#Romaff8,THE HUNGER GAME: Catching Fire. Insulso con talento, farà ululare di entusiasmo milioni di teenagers. Approssimativo e spettacolare..

Vi ricordiamo che le opinioni dell’esperto in comunicazione Marco Stancati si possono anche leggere sul suo profilo Twitter. Segui il nostro speciale con tutte le news sul Festival di Roma 2013

Hunger Games – La ragazza di Fuoco, il film

Hunger Games – La ragazza di Fuoco è diretto da Francis Lawrence e oltre a Jennifer Lawrence il cast comprende anche Josh HutchersonLiam HemsworthPhilip Seymour HoffmanWoody HarrelsonElizabeth Banks, Lenny Kravitz, Jeffrey WrightStanley Tucci, Donald Sutherland, Amanda Plummer e Lynn Cohen. Tutte le news sulla saga nel nostro speciale Hunger Games. Per tutte le info sul film vi segnaliamo la nostra scheda Hunger Games – La ragazza di Fuoco.

La trama del film: Katniss Everdeen torna a casa incolume dopo aver vinto la 74ª edizione degli Hunger Games, insieme al suo amico, il “tributo” Peeta Mellark. La vittoria però vuol dire cambiare vita e abbandonare familiari e amici, per intraprendere il giro dei distretti, il cosiddetto “Tour di Victor”. Lungo la strada Katniss percepisce che la ribellione sta montando, ma che il Capitol cerca ancora a tutti i costi di mantenere il controllo proprio mentre il Presidente Snow sta preparando la 75ª edizione dei giochi (The Quarter Quell), una gara che potrebbe cambiare per sempre le sorti della nazione di Panem.

Volantin Cortao recensione

Volantin Cortao recensione

volantin cortao

Volantin Cortao è stato presentato “in concorso” al Festival Internazionale del Film di Roma 2013.

Paulina (Loreto Velasquez) è una ragazza di 21 anni che lavora come assistente sociale in un centro rieducativo per adolescenti. Ha un rapporto difficile con la famiglia e difficoltà a relazionarsi socialmente con le altre persone. Quando conosce Manuel (René Miranda), uno dei ragazzi che frequentano il centro di rieducazione, qualcosa cambia. Paulina inizierà un percorso che la porterà a frequentare ambienti, persone e prospettive diverse, con altrettante diverse conseguenze.

Volantin Cortao di Diego Ayala e Anibal Jofré è un film cileno che in soli 77 minuti tenta di raccontare un pezzo di vita di una ragazza, la sua quotidianità inserita in un paese povero come quello del Cile. Non è un film di denuncia sociale, tantomeno una pellicola con l’obiettivo di rappresentare la criminalità dell’America del sud. Vuole invece elevarsi dal contesto superficiale e scavare in profondità, entrando nelle persone e raccontandone le giornate comuni.

Il paradosso è che Paulina, benestante e potenzialmente stabile, sia invece più instabile di Manuel, che possiede una situazione familiare irripetibile e nessuna certezza nella vita, se non quella dettata dalla piccola criminalità. Forse Manuel si è già rassegnato a questa condizione, mentre Paulina non vuole farlo. E nel cercare una strada diversa, mette in mostra tutta la sua instabilità, una voglia di vivere e di trovare un percorso alternativo pur non sapendo come.

Il film ha un ritmo molto lento. I registi non hanno paura di mostrare, ma anche e soprattutto di “non mostrare”: l’importanza di una parola o di un’immagine è data anche da ciò che non si vede. Così, il campo-controcampo non è sempre necessario;  talvolta gli è preferibile un movimento di macchina o un’immagine fissa.

La grande forza di Volantin Cortao, che per qualcuno potrebbe essere il suo punto debole, è la capacità di mostrare uno spaccato di realtà quotidiana senza cadere nel gettonato picco narrativo, con la convizione che è possibile raccontare una storia, anche senza dover esagerare con forzature e banalità.

La nostra foto gallery del Festival:
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Colonna sonora di Titanic di James Cameron

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Colonna sonora di Titanic di James Cameron

In questo articolo analizziamo la colonna sonora del film drammatico del 1997 basato sul tristemente noto affondamento del transatlantico britannico Titanic, avvenuto la notte del 14 aprile 1912 durante il suo viaggio inaugurale e in seguito ad una collisione con un iceberg.

Colonna sonora Titanic Enya, secondo le volontà iniziali di James Cameron, doveva essere l’artista incaricata della colonna sonora del film, tanto che il regista arrivò  a montare un pezzo grezzo con la sua musica come traccia. Ma Enya declinò l’inviro e il regista ha assunto James Horner per scrivere le musiche.

Improbabile fino a poco prima a causa di contrasti avuti sul set di Alien, la collaborazione tra Horner e Cameron, divenne fruttuosa. Il regista colpito  dalle musiche composte da Horner per Braveheart – Cuore Impavido, decise di superare i contrasti ed affidargli questa nuova avventura.

Il risultato è una colonna sonora, quella di Titanic, vincitrice di un Premio Oscar, che merita di essere ascoltata. Ispira sentimenti e genera emozioni uniche, sopratutto nel cuore di chi conosce bene la trama del film, che associa alle splendide tracce le scene e i fermo immagine dei momenti più salienti dell’opera di James Cameron.

Colonna sonora di Titanic di James Cameron

Particolare effetto fa la curiosità che in principio Cameron fu irremovibile nella decisione di non includere nessuna canzone nella pellicola, addirittura nemmeno nei titoli di coda, tanto da costringere Horner a comporre segretamente con l’autore Will Jennings e la cantante Celine Dion la canzone storico di TitanicMy Heart Will Go On”, del quale registrarono una demo che poi fecero ascoltare a Cameron, che ne rimase molto colpito, un po’ come tutti all’epoca. Infatti il brano ha poi vinto l’Oscar per la Migliore canzone originale.

Di seguito l’elenco delle tracce della colonna sonora con i link ai video per apprezzarne le note.

Buon Ascolto!!
1. Never an absolution – 3:03
2. Distant memories – 2:24
3. Southampton – 4:02
4. Rose – 2:52
5. Leaving port – 3:26
6. Take her to sea, Mr. Murdoch – 4:31
7. Hard to starboard – 6:52
8. Unable to stay, unwilling to leave – 3:57
9. The sinking – 5:05
10. Death of Titanic – 8:26
11. A promise kept – 6:03
12. A life so changed – 2:13
13. An ocean of memories – 7:58
14. My Heart Will Go On – 5:11
15. Hymn to the sea – 6:26

Festival di Roma 2013: il giorno di Hunger Games – La ragazza di fuoco e Jennifer Lawrence

Al Festival Internazionale del Film di Roma è il giorno di Hunger Games – La ragazza di fuoco di Francis Lawrence: domani, giovedì 14 novembre alle ore 19, la Sala Sinopoli ospiterà Fuori concorso l’atteso sequel del fenomeno Hunger Games, pellicola che ha ottenuto uno straordinario successo di pubblico in tutto il mondo, con un incasso record di oltre 700 milioni di dollari (il quattordicesimo miglior risultato di tutti i tempi al box office USA). Sull’atteso red carpet delle ore 18.15, accanto al regista, ci saranno tutti i protagonisti: l’attrice premio Oscar Jennifer Lawrence, Liam Hemsworth e Josh Hutcherson.

Il film, tratto dal romanzo La ragazza di fuoco, scritto da Suzanne Collins ed edito in Italia da Mondadori, racconta la storia di Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence) e del Tributo Peeta Mellark (Josh Hutcherson) che, dopo aver vinto la 74esima edizione degli Hunger Games, sono costretti a cambiare vita e abbandonare familiari e amici, per intraprendere il cosiddetto Tour della Vittoria. Lungo la strada, Katniss avverte che la ribellione è latente, ma Capitol City riesce ancora a conservare il controllo, mentre il Presidente Snow prepara la 75esima edizione dei giochi, l’Edizione della Memoria, una gara che potrebbe cambiare per sempre le sorti della nazione di Panem.

Il programma del Festival ospita due film in Concorso. Alle ore 17 presso la Sala Sinopoli, il pubblico potrà assistere a Volantin cortao di Diego Ayala e Anibal Jofré. I due giovani promettenti registi cileni firmano il loro secondo lungometraggio, dopo aver debuttato con Chaiten premiato al Festival del Cinema di Valdivia. Volantin cortao è ambientato nelle strade di Santiago e vede protagonista un’assistente sociale tirocinante in un istituto di riabilitazione per adolescenti. Qui incontra Manuel, giovane criminale sedicenne, con il quale inizia un rapporto di amicizia che la spinge a mettere in discussione la sua professione…

Alle ore 22.30 (Sala Sinopoli) sarà la volta di Take Five di Guido Lombardi, secondo film italiano in Concorso. Il regista napoletano, dopo le collaborazioni con Antonio Capuano, Paolo Sorrentino e Abel Ferrara, ha diretto il suo primo lungometraggio nel 2011, Là-bas-Educazione criminale: la pellicola, presentata alla Mostra di Venezia e premiata con il Leone del Futuro per la migliore opera prima, è stata candidata come Miglior film d’esordio al David di Donatello e ai Nastri d’argento. Con la sua opera seconda, Lombardi racconta la storia di cinque “irregolari”, tutti uniti da un sogno, quello di arricchirsi. Uno di loro si ritrova un giorno nel caveau della Banca Partenope a causa di una perdita della rete fognaria; e gli viene un’idea…

Alle ore 17, Checco Zalone, protagonista di Sole a catinelle, il film che sta trionfando al botteghino italiano, incontrerà il pubblico della Sala Petrassi in una sorta di “one-man show”, moderato dal critico Marco Giusti. Il versatile attore pugliese, comico, sceneggiatore e conduttore televisivo parlerà della sua carriera – dagli esordi come musicista fino agli ultimi successi cinematografici – commenterà le sequenze più divertenti dei suoi film e risponderà alle domande della platea, intervallando la discussione con performance di piano e chitarra.

Il programma del concorso CinemaXXI ospita domani il documentario Parce que j’étais peintre di Christophe Cognet (ore 22.30 Sala Petrassi). Lo sceneggiatore, regista, artista visivo e documentarista francese, sempre straordinariamente attento al tema della memoria, realizza con il suo nuovo documentario un’indagine senza precedenti sulle opere d’arte create segretamente nei campi di sterminio nazisti. Dialogando con i pochi artisti sopravvissuti e con i loro curatori si evocano le emozioni e l’emarginazione, le firme, lo stile o l’anonimato, così come la rappresentazione dell’orrore e dello sterminio, attraverso una lunga carrellata di disegni consunti e dipinti custoditi nelle collezioni di tutta Europa.

Sempre nel concorso CinemaXXI, gli spettatori potranno assistere ad un programma composito (MAXXI ore 17). Dopo il cortometraggio del video artista, fotografo e regista Harald Lund, In the Woods, sarà presentato il mediometraggio Ennui Ennui di Gabriel Abrantes. L’artista portoghese, regista del pluripremiato A History of Mutual Respect (Pardino d’oro come miglior corto al Festival di Locarno nel 2010) porta al Festival una commedia nera sul conflitto militare afghano messa in scena come una comica del muto e interpretata dalla straordinaria Edith Scob. Il programma sarà chiuso da Hometown | Mutonia di ZimmerFrei, il collettivo di artisti formato dalla videomaker Anna de Manincor, il sound designer Massimo Carozzi e la regista Anna Rispoli. La loro variegata e originale produzione, a cui il Torino Film Festival ha dedicato un’ampia retrospettiva, comprende installazioni sonore e ambientali, cortometraggi, documentari, serie fotografiche, performance, workshop e progetti di arte pubblica. Con il loro nuovo lavoro, i tre entrano nel campo di Mutonia, un vero e proprio esperimento abitativo e di vita sulla rive del fiume Marecchia, dove da anni dimora una comunità di artisti: tutti risiedono all’interno di veicoli, vivono riciclando i rottami e li trasformano in opere d’arte metalliche che hanno fatto il giro del mondo.

Sempre al MAXXI alle ore 20, il Festival presenta, in occasione del centenario del cinema indiano, il restauro dell’opera capitale della seconda nouvelle vague indiana, Om Dar Ba Dar di Kamal Swaroop. Il regista e sceneggiatore indiano – che ha iniziato la sua carriera come assistente di Richard Attenborough nel film Gandhi, e successivamente ha diretto diciotto documentari, tre lungometraggi e scritto film per molti altri registi – racconta le paure, le gioie e l’energia del giovane Om: il ragazzo vive la sua turbolenta adolescenza in una città dello stato del Rajasthan fra le invettive di suo padre, la sorella “sfrontata” e il suo dolce corteggiatore, gli occhi indagatori di un’attrice fuori controllo, l’uomo d’affari locale che tenta di proteggere i diamanti che ha trafugato…  L’opera di Swaroop, mai distribuita in India, ha iniziato nel 1998 un lungo tour attraverso i principali festival internazionali, ottenendo uno straordinario successo e divenendo ben presto un film cult.

Il Concorso di Prospettive Doc Italia propone Capo e croce, le ragioni dei pastori di Paolo Carboni e Marco Antonio Pani (ore 17 Teatro Studio). La collaborazione fra i due registi, sceneggiatori e produttori sardi risale al 2010 con il documentario Arturo torna dal Brasile (diretto Marco Antonio Pani con Paolo Carboni direttore della fotografia), vincitore di cinque festival nazionali e internazionali. Il loro nuovo lavoro – che parte dalla clamorosa protesta del Movimento Pastori Sardi nell’estate del 2010, volta a ottenere dignità e un giusto prezzo per il latte – affronta un viaggio inedito attraverso le ragioni dei pastori e la loro realtà quotidiana, alla ricerca delle origini della mobilitazione.

Alle ore 10 al MAXXI, il pubblico potrà approfondire la vicenda artistica del cineasta russo Aleksej Jurevič German, Premio alla carriera 2013, partecipando alla tavola rotonda dal titolo “Il coraggio della forma e la forma del coraggio: il cinema di Aleksej Jurevič German”. Fra i relatori Svetlana Karmalita, vedova del regista, complice di tutti i suoi progetti più personali e sceneggiatrice dei due ultimi film del maestro, il figlio Aleksej A. German, capofila del rinnovamento del cinema russo contemporaneo, Leonid Yarmolnik, uno dei più amati divi russi, e Andrey Plakhov, critico e storico del cinema.

La retrospettiva “Ercole alla conquista degli schermi” prevede la proiezione di Roma contro Roma di Giuseppe Vari (ore 14.30 Teatro Studio). Tormento d’amore di Claudio Gora  e Leonardo Bercovici è il film in programma nella rassegna “Claudio Gora, regista e attore” (ore 17.30 Studio 3). Due i film della sezione parallela Alice nella città proiettati in sala Sinopoli: Nobody Owns Me di Kjell-Åke Andersson (ore 11.30) e Uvanga di Marie-Hélène Cousineau, Madeline Piujuq Ivalu (ore 14.30).

Hunger Games – La ragazza di Fuoco, il film

Hunger Games – La ragazza di Fuoco è diretto da Francis Lawrence e oltre a Jennifer Lawrence il cast comprende anche Josh HutchersonLiam HemsworthPhilip Seymour HoffmanWoody HarrelsonElizabeth Banks, Lenny Kravitz, Jeffrey WrightStanley Tucci, Donald Sutherland, Amanda Plummer e Lynn Cohen. Tutte le news sulla saga nel nostro speciale Hunger Games. Per tutte le info sul film vi segnaliamo la nostra scheda Hunger Games – La ragazza di Fuoco.

La trama del film: Katniss Everdeen torna a casa incolume dopo aver vinto la 74ª edizione degli Hunger Games, insieme al suo amico, il “tributo” Peeta Mellark. La vittoria però vuol dire cambiare vita e abbandonare familiari e amici, per intraprendere il giro dei distretti, il cosiddetto “Tour di Victor”. Lungo la strada Katniss percepisce che la ribellione sta montando, ma che il Capitol cerca ancora a tutti i costi di mantenere il controllo proprio mentre il Presidente Snow sta preparando la 75ª edizione dei giochi (The Quarter Quell), una gara che potrebbe cambiare per sempre le sorti della nazione di Panem.

Divergent nuovo full trailer

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Divergent nuovo full trailer

La Summit Entertainment ha rilasciato un nuovo full trailer dell’atteso Divergent, il nuovo film del regista Neil Burger che vede protagonista un cast d’eccezione composto da Shailene Woodley, Theo James, Kate Winslet, Ray Stevenson, Mekhi Phifer, Maggie Q, Jai Courtney, Miles Teller, Zoë Kravitz, Ansel Elgort, Ben Lloyd-Hughes, Ben Lamb, Christian Madsen, Amy Newbold, Ashley Judd e Tony Goldwyn. La pellicola, che debutterà nelle sale 21 Marzo 2014.

Divergent, il film

Nel cast di Divergent protagonisti Shailene Woodley, Theo JamesKate WinsletMiles TellerJai CourtneyZoë KravitzAnsel Elgort, Ray Stevenson, Ashley Judd, Tony Goldwyn, Maggie Q, Mekhi Phifer. L’uscita del film è prevista per il 21 marzo 2014 negli Stati Uniti, e intanto i fans della Roth attendono il terzo capitolo della saga letteraria che dovrebbe uscire entro autunno 2013.

La trama: Divergent è ambiento nella Chicago del futuro, un futuro controllato e rigidamente ordinato, tipicamente distopico e racconta della sedicenne Tris, intrappolata nella necessità di compiere la scelta che le cambierà la vita. Il mondo è diviso in cinque fazioni e per Tris è arrivato il momento di scegliere a quale appartenere. La scelta che la ragazza compierà segnerà l’inizio di una serie di prove, che la condurranno a percorrere una strada tortuosa e inattesa. In un mondo in cui gli istinti umani vengono soppressi e tutto e regolato e controllato, Tris imparerà che c’è sempre un’altra faccia della medaglia. Lei è diversa da tutti gli altri, è una Divergente, la sua natura le impone la ribellione e quando scoprirà di non potervisi opporre il suo destino e quello del mondo in cui vive cambierà per sempre.

Lo Hobbit la Desolazione di Smaug nuovo banner con Bilbo

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Lo Hobbit la Desolazione di Smaug nuovo banner con Bilbo

Per festeggiare degnamente il meno 30 giorni all’uscita de Lo Hobbit la Desolazione di Smaug in sala, il profilo Twitter del film (@TheHobbitMovie) ha pubblicato un nuovo banner con Bilbo. Eccolo di seguito:

La desolazione di Smaug nuovo banner con Bilbo

Lo Hobbit: La desolazione di Smaug, il film

Lo Hobbit: La desolazione di Smaug, secondo capitolo della trilogia uscirà al cinema il 12 dicembre 2013. Lo Hobbit: La desolazione di Smaug è il secondo capitolo della Trilogia di Peter Jackson tratta dall’omonimo romanzo di J.R.R. Tolkien. La pellicola uscirà il 12 dicembre 2013 in Italia ed è scritto da Fran Walsh, Peter Jackson, Philippa Boyens e Guillermo del Toro. La terza parte, invece intitolata Lo Hobbit: Racconto di un ritorno è atteso per il 14 Dicembre 2014. Il cast del film comprende Martin Freeman, Benedict Cumberbatch, Ian McKellen, Evangeline Lilly, Luke Evans, Richard Armitage, Elijah Wood, Orlando Bloom, Cate Blanchett, Hugo Weaving, Christopher Lee e Andy Serkis.

Trama: Le avventure di Bilbo Baggins e della compagnia di dodici nani di Thorin Scudodiquercia, formata da Balin, Dwalin, Kili, Fili, Dori, Nori, Ori, Oin, Gloin, Bifur, Bofur e Bombur. Il gruppo deve recuperare il tesoro posto nel cuore della Montagna Solitaria, sorvegliato dal drago Smaug.

Festival di Roma 2013 Wes Anderson, Roman Coppola e Jason Schwartzman presentano il cortometraggio Castello Cavalcanti

In un’atmosfera divertita e scanzonata, Wes Anderson, in compagnia del fido Jason Schwartzman e dell’amico produttore Roman Coppola, presenta, in anteprima assoluta per il Festival del Cinema di Roma 2013, il suo cortometraggio Castello Cavalcanti. Si tratta di un piccolo film, prodotto da Prada, dove un pilota (Jason Schwartzman), durante una corsa automobilistica negli anni cinquanta, rimane bloccato in un paesino italiano dopo un rovinoso incidente con la sua auto, finita contro la statua della piazza principale. Chiacchierando con gli abitanti del paese, tra un bicchierino di liquore e un piatto di spaghetti, il pilota ritrova le sue lontane origini dimenticate e nasce in lui la voglia di rimanere ancora un po’ di tempo tra quelle persone in apparenza così diverse da lui.

Anderson racconta che l’idea del corto era nella sua testa da parecchio tempo e che proviene da suggestioni avute insieme a Schwartzman dopo una visione di Amarcord di Federico Fellini, nonchè dall’ammirazione sconfinata per il vecchio cinema italiano. Questo si avverte subito dopo pochi secondi di visione ed è volutamente supportato da una selezione di brani musicali provenienti proprio da quelle pellicole. Si dichiara grande estimatore del cinema di Germi e si emoziona, quando dal pubblico gli viene fatto notare che uno di quei brani inseriti proviene proprio da un film del grande regista italiano. Afferma inoltre innamorato di Cinecittà, che aveva avuto modo di conoscere bene durante le riprese di uno dei suoi primi film.

In Castello Cavalcanti si riconosce indubbiamente la mano e la cifra stilistica di Wes Anderson, regista di capolavori come Rushmore, I Tenenbaum, Le avventure acquatiche di Steve Zissou, Il treno per il Darjeeling, Fantastic Mr. Fox e Moonrise Kingdom anche se siamo lontani dallo stato di grazia che aveva raggiunto con il cortometraggio Hotel Chevalier. Il film è comunque godibile e padroneggiato con istrionismo dal bravo Jason Schwartzman, ormai divenuto l’alter ego del regista sullo schermo. Anderson dice di essere molto legato al maldestro pilota protagonista, tanto da ipotizzare la voglia di realizzare altri cortometraggi che lo vedano coinvolto in gare automobilistiche e relative piccole avventure in altre città in giro per il mondo, e Schwartzman naturalmente approva, dichiarandosi subito pronto ad imbarcarsi nell’impresa.

Roman Coppola si aggiunge nella conversazione rafforzando la dichiarazione d’amore verso il vecchio cinema italiano. I tre, incalzati dal pubblico che reclama una loro considerazione sul nostro cinema più recente, nominano anche autori contemporanei come Sorrentino, Garrone, Guadagnino e Moretti.

Wes Anderson si lascia andare inoltre in qualche piccola anticipazione del suo nuovo film The Grand Budapest Hotel, la storia di un portiere di un lussuoso hotel nel cuore della vecchia europa negli anni trenta, girato in Germania e in Polonia e ricco di suggestioni musicali provenienti dai paesi dell’est, che saranno magicamente orchestrate nella colonna sonora da Alexandre Desplat, già suo collaboratore nel precedente Moonrise Kingdom.

Anderson, Schwartzman e Coppola rispondono poi a numerose domande del pubblico, spaziando dal cinema in 3D all’animazione e ai film per ragazzi, dal lavoro sullo script a quattro mani alla ipotetica quanto improbabile collaborazione con Sofia Coppola, riguardo alla quale Anderson si defila elegantemente dicendo che lei è autosufficiente e non si sognerebbe mai di chiedere collaborazione a lui.

Castello Cavalcanti è visibile sulla pagina youtube di Prada.

Gods Behaving Badley conferenza stampa del film

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Questo pomeriggio presso la Sala Petrassi dell’Auditorium del Parco della Musica, si è tenuta la conferenza stampa di Gods Behaving Badley, film Fuori concorso di Marc Turtletaub. In sala era presente il regista e il produttore Peter Saraf.

Una carriera di produttore molto consolidata, sono curiosa di sapere in questo progetto cosa ti ha incuriosito?
Marc Turtletaub: Avevo letto il libro di Marie Phillips e avevo pensato di lavorare nella regia. Avevo lavorato ad un corto metraggio qualche anno fa e mi è piaciuta moltissimo l’esperienza e cercavo una bella storia con cui esordire nel cinema. Ho letto le prime tre pagine del libro e ho detto è questo.

GODS-BEHAVING-BADLYMi interessa il modo in cui è cambiata la dinamica operativa tra voi due, dato che sono anni che lavorate insieme in qualità di produttori.
M.T.: La dinamica tra noi due è cambiata poiché in quanto regista devo ascoltare Peter un po’ di più, fa un lavoro straordinario e da molti più anni di me, in quanto regista ho potuto ascoltarlo in un modio che come co-produttore non sarebbe stato lo stesso.

Peter è un film che ha molta ambizione, ci sono state delle sfide particolari per portarlo sullo schermo?
Peter Saraf: Certamente è un film ambizioso in termini di dimensioni della storia, poiché si crea tutto un altro mondo. Quindi Mark e io dovevamo creare un mondo realistico di New York e contemporaneamente ci sono questi personaggi di dimensioni fuori misura che vivono in questa realtà e in mezzo ai mortali. E poi dovevamo creare quest’altro mondo complementare degli inferi, però penso che la sfida più grande era da gestire questo cast enorme di attori straordinari con tutte queste storie che si intrecciano. Mark come primo film si è preso un progetto molto impegnativo.

Ti ha messo un po’ paura questa storia? Infondo viene da un libro molto letto.
M.T.: L’autrice del libro ha passato del tempo sul set mentre giravamo e quando ha cominciato a vedere un po’ del girato mi ha detto “hai catturato l’essenza del libro e la storia nel senso letterale”

è stato difficile gestire questo cast stellare?
M.T.: Si è stato impegnativo in certi momenti in particolare, quando abbiamo girato per sei giorni e notti di fila in quanto molti di questi famosi attori erano impegnati solo per una piccola parte della sera, magari dovevamo vederci alle tre del mattino e chiedere a Sharon Stone di scendere sul set per un ora, oppure chiederlo a Christopher Walken. Abbiamo cercato di gestire la faccenda nel migliore dei modi possibili. Quello che ho imparato è che con ogni attore ti devi rapportare in maniera differente, devi dirigere ognuno in maniera differente. Per esempio Christopher Walken deve avere tutte le sue battute pronte con molte settimane di anticipo e nessuna variazione in maniera tale che può fare tutte le sue prove, poi quando è sul set è disposto a cambiare una parola o due. Mentre John Turturro e Rosie Perez che hanno lavorato molto insieme, immediatamente vengono sul set e cominciano ad improvvisare e se vuoi tirare il meglio da loro ti devi levare di mezzo e lasciarli fare. Con ogni attore devi trovare quella chiave.

Hades Throne3.jpgAvendo lavorato anche nella sceneggiatura avevi già in mente qualche attore?
M.T.: No non ne avevo qualcuno in particolare, quando ho finito di scrivere Peter e io e la nostra direttrice del cast ci siamo seduti e abbiamo cominciato a dire “chi sarebbero degli Dèi contemporanei?” Ovviamente le stelle del cinema ma quelle “più stelle di tutte” e quindi di una certa età, perché gli Dèi dovevano essere un pochino invecchiati, la storia lo richiedeva, quindi Zeus non poteva essere un ragazzo di 25anni, ma un signore un po’ invecchiato e da lì è nata l’idea di Christopher Walken, e poi gli altri a seguire…e tutti mi hanno detto di si.

Mi chiedevo se è stato difficile collocare delle figure mitologiche come gli Dèi a New York e nel mondo contemporaneo? E lei come si è preparato?
M.T: Nel libro vediamo che questi Dèi stanno diventando umani, per questo non li abbiamo ripresi con qualcosa di sfavillante, o con una luce particolare. Ho pensato di scriverli come persone qualsiasi, che si comportano peggio delle persone normali. In cui il morale della storia è che gli Dèi assomigliano ai mortali ed imparano la lezione dai mortali, e di cose si ha bisogno l’uni degli altri.

Attraverso questo staff si è cercato di segnare un certo tipo di Hollywood e c’è qualche critica allo star system?
M.T.: Un pensiero molto interessante, ma non era mia intenzione io volevo fare più osservazioni sulla società, sui difetti e manie, come l’avidità, l’egoismo, però esagerati e caricati. Più che una critica a Hollywood è una critica all’intera società. E questi personaggi fuori misura, potevano interpretarli solo delle icone come loro.

Festival di Roma 2013: intervista a Roman Coppola e Jason Schwartzman

Sesto giorno è anche il giorno di uno degli incontri più attesi del Festival di Roma 2013. L’ottava edizione dell’evento diretto da Marco Muller, al secondo anno al timone della kermesse capitolina ha accolto nella bellissima cornice dell’Auditorium il trio delle meraviglie composto da Roman Coppola, Jason Schwartzman e Wes Anderson. Ecco la nostra intervista sul red carpet.

Tutte le nostre Foto dal Festival:

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Segui il nostro speciale con tutte le news sul Festival di Roma 2013

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Napoleon: Rupert Sanders dirigerà il biopic dedicato all’Imperatore

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Continuano gli annunci da parte della Warner Bros che si sta dimostrando particolarmente attiva in questo periodo dell’anno. Dopo l’annuncio di un nuovo film dedicato alla fiaba di Peter Pan (qui potete trovare la notiza), è stato ufficializzato l’arrivo di Rupert Sanders (Biancaneve E Il Cacciatore) chiamato a dirigere Napoleon.

Napoleon sarà un biopic dedicato alla figura dell’omonimo Imperatore francese, una delle più influenti figure storiche che da sempre ha attratto cinema, televisione e letteratura, recente è infatti l’annuncio della prossima realizzazione di una serie prodotta da Steven Spielberg ed ispirata al Napoleon che Stanley Kubrick desiderava realizzare (qui per ulteriori informazioni).

La sceneggiatura, ad opera di Jeremy Doner (The Killing), descriverà Napoleone  attraverso uno sguardo alla Scarface, alludendo così ad una lettura quanto mai cruda della vita dello storico Generale francese. Nessun ulteriore dettaglio, tuttavia, è stato rivelato circa l’inizio delle riprese, il casting o la data di rilascio prevista.

Restando sintonizzati in attesa di ulteriori novità vi informiamo che Rupert Sanders è attualmente impegnato alla lavorazione di 90 Church, film su di una matricola del New York Bureau of Federal Narcotics Enforcement ambientato negli anni 60, ed in The Kill List, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Frederik Forsyth.

Fonte: Deadline.com

Indipendence Day 2 rimandato di un anno

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Indipendence Day 2 rimandato di un anno

Independence-day

Ancor prima di cominciare a prendere forma, per il sequel di Indipendence Day è già giunta una cattiva notizia. La 20th Century Fox ha infatti deciso di posticipare la data di rilascio del film dal 3 luglio 2015 al 1 luglio 2016.

Si tratta di un ritardo, questo, che potrebbe non stupire i ben informati in quanto la produzione del film è ancora avvolta da una nebbia di numerosi interrogativi. Se è certo che dietro la macchina da presa prenderà posto ancora una volta Roland Emmerich, già regista del primo episodio nel lontano 1996, ancora non è noto, invece, se Will Smith tornerà ad affrontare le navicelle aliene a quasi 20 anni di distanza da quando, coadiuvato da Jeff Goldblum, si lanciò all’attacco della Nave Madre.

Le uniche notizie che al momento si hanno del film ci sono giunte direttamente dalla voce di Roland Emmerich, il quale ha annunciato che la trama prenderà luogo a 20 anni di distanza dagli eventi del primo film e vedrà coinvolti in prima linea i figli dei precedenti protagonisti. Il regista si è detto poi disposto a lavorare addirittura su di un terzo episodio qualora lo voglia il pubblico. Unico nome finora accostato al film è quello di Michael B. Jordan (leggi qui la notizia).

Fonte: Collider.com

Noah: uno sneek peek del trailer

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Noah: uno sneek peek del trailer

In attesa del rilascio dei primi video ufficiali di Noah​, kolossal biblico diretto da Darren Aronofsky, in cui Russel Crow vestirà la tunica di Noé, grazie ad Entertainment Tonight ci è possibile osservare uno sneek peek del trailer ufficiale.

In Noah sarà raccontata l’impresa di Noé (Russel Crow) figura biblica chiamata dal Signore a costruire un Arca all’interno della quale gli sarà concesso di salvare da un’alluvione purificatrice, che sterminerà l’umanità, la propria famiglia ed una coppia per ogni animale al fine di ripopolare la terra.

Oltre a Russel Crow il cast prevede star internazionali di primo livello quali: Anthony HopkinsEmma WatsonJennifer ConnellyLogan Lerman Ray Winstone. Il film è previsto nelle sale americane il 28 marzo 2014.

Qui di seguito potrete osservare il video:

http://youtu.be/OPpLDCdwpKE

Tutte le foto:

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Fonte: ComicBookMovie.com

Festival di Roma 2013 : Premio alla Carriera ad Aleksej Jurevič German

HARD TO BE A GOD

Il Premio alla Carriera 2013 al Festival del Film di Roma è stato assegnato ad Aleksej Jurevič German. E’ la prima volta che nel circuito dei Festival europei viene assegnato postumo un premio del genere.

A ritirare il Premio e a rispondere alle domande della stampa sono arrivati a Roma la vedova e compagna di vita del regista russo Svetlana Karmalita , il figlio e Leone D’oro per la Miglior Regia a Venezia nel 2008 Aleksei German Jr. , l’attore protagonista Leonid Yarmolnik , il direttore della fotografia Yuri Klimenko e i produttori Viktor Izvekov e Rushan Nasibulin.

Ha dato il via nella celebrazione di German il Direttore Artistico del Festival, Marco Muller che ha affermato : “Stavamo discutendo da tanto tempo con questo gigante del cinema riguardo ad  un riconoscimento perché era da tanto che avremmo voluto celebrare il suo talento, e purtroppo non siamo riusciti a farlo in precedenza. Ma siamo orgogliosi di presentare oggi la prima mondiale di Hard To Be A God, perchè come disse in un intervista il regista e critico cinematografico francese Gilles Jacob alla domanda ‘Esiste un film ancora nascosto che potrebbe cambiare la nostra percezione del cinema?’ lui rispose proprio ‘ Hard to be a God di German’.”

Svetlana Karmalita racconta poi della lunga lavorazione del film : “I tempi erano diversi, noi ci siamo conosciuti durante l’invasione russa della Cecoslovacchia e c’era tanta censura sui suoi progetti, quindi non era libero di poter fare tutto quel che voleva.  Nel 1998 Aleksej pensava che “Chrustalev, la macchina!” sarebbe stato il suo ultimo film, invece appena finito decise di riprendere in mano l’idea di fare un film tratto dal romanzo dei Fratelli Strugackij.”Yuri Klimenko  continua “Nel Febbraio del ’99 rimettemmo mano al progetto, nel Marzo del 200 iniziammo le riprese e le finimmo solo dell’Agosto 2006. Dal 2006 in poi abbiamo lavorato sul montaggio e sul suono, e Aleksej già stava male e stava subendo diverse operazioni. Noi ci abbiamo messo l’anima in questo film, inteso in senso lato, lui invece ci ha messo il cuore anche in senso fisico.”

“Questo è stato un lavoro molto lungo, ma devo dire che è stato un lavoro felice. Per tutta la vita mi ricorderò di questo progetto, perchè dopo poco ho iniziato ad appassionarmi ad esso per tutti gli aspetti del processo. German ci ha regalato l’eternità : un film per tutti i tempi. Ogni generazione non capisce che è impossibile rifare una civiltà, è senza senso provarci. Ma proprio per questo è un tema eterno.” commenta Leonid Yarmolnik, protagonista di Hard To Be a God, un film il cui processo creativo è durato oltre i 14 anni , “Sono estremamente fiero di aver lavorato a questo film, e di aver fatto parte di questo gruppo di persone che ha lavorato con un coraggio enorme. Dimostrano che un cinema privo di compromessi può esistere.”

Alksej German Jr. da nuovo regista promettente della scena russa parla del suo legame con il film : “Non ho mai assistito alle riprese, ma ho visto soprattutto la fatica e gli sforzi che mio padre metteva in questo lavoro. Lui era totalmente immerso nell’arte. e conclude, “Hard To Be a God è una sfida al cinema, nella forma in cui esiste adesso.”

 

La nostra foto gallery del Festival:

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Festival di Roma 2013 intervista a Daniel Pennac

È stato presentato oggi al Festival Internazionale del Film di Roma 2013 il film Il Paradiso degli Orchi, diretto da Nicolas Bary. Il film è tratto dall’omonimo libro scritto da Daniel Pennac, appartenente al cosiddetto ciclo di Malaussène.

Daniel Pennac era presente alla conferenza stampa del film. A lui sono state rivolte diverse domande, la prima delle quali riguardante la trasposizione in immagini del suo romanzo e se lo scrittore si fosse sentito tradito o meno da questa operazione:

“Non ho avuto la sensazione di essere tradito, anche perché non mi aspettavo né fedeltà né tradimento. Nelle copertine dei miei libri, Malaussène è sempre rappresentato di spalle, per cui il regista aveva qui tutta la libertà per agire nel modo che preferiva. Forse il libro è più noir, il film lo è meno. Ma Bary è riuscito a rendere i rapporti familiari in modo eccellente”.

Un’altra domanda a Pennac, ha chiesto quali fossero oggi gli “orchi” con i quali dobbiamo vedercela:

“Gli orchi di oggi sono gli stessi di una volta, quelli dei miei tempi, solo che oggi hanno ancora più fame. Nella prima metà del Novecento abbiamo avuto tanti giganteschi orchi politici, i vari dittatori ad esempio. In Francia invece abbiamo avuto solo orchi minori, che mangiavano i resti. Oggi gli orchi non hanno neanche più bisogno del contesto politico, hanno una bella faccia in superficie ma poi fanno guerre sotterranee”.

Pennac ha chiuso la conferenza spiegando da quali fonti prendesse spunto per creare i personaggi dei suoi romanzi:

“Le mie fonti sono molteplici vengono da tanti mondi diversi, non solo dalla letteratura. Posso dire, per esempio, che il personaggio del capro espiatorio mi è venuto in mente grazie al filosofo René Girard”.

Old Boy: il cast analizza le differenze rispetto all’originale

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Old Boy: il cast analizza le differenze rispetto all’originale

oldboy

Anche per l’Old Boy secondo Spike Lee è stato momento di presentazione alla stampa. Si è infatti tenuta a New York, nella serata di lunedì, la premiere dell’ultimo film del regista afroamericano, remake dell’omonima pellicola del 2003 firmata Park Chan-Wook.

Al termine della proiezione, in un incontro con i presenti, regista, produttore e cast si sono dilungati circa le differenze che si evidenziano fra questo rifacimento e l’originale.

Secondo lo scrittore Mark Protosevich, le maggiori differenze sono ravvisabili nelle differenze culturali alla base delle pellicole:

“La storia di base è la stessa, ma ci sono alcuni aspetti culturali dell’originale che sentivo appartenessero molto al suo contesto culturale, ed io sono stato molto attento nel realizzare un film che avesse una prospettiva propriamente occidentale. C’erano alcuni elementi che erano molto stilizzati nell’originale e penso che abbiamo cercato di renderli più ‘reali’, o almeno era questa la mia intenzione, di renderlo più semplice. Quindi si è cercato di catturare lo spirito e la storia dell’originale cercando di renderlo il più nostro possibile”.

Peter Schlessel, produttore del film, ha definito così il lavoro svolto:

“Pensiamo che sia qualcosa di veramente diverso ed unico, ciò che cerchiamo sempre di fare alla FilmDistrict. Penso che Spike lo abbia portato (il film ndr) verso una nuova direzione, non è un semplice remake in serie, ma ci ha aggiunto il proprio marchio di ‘Spikeness'”.

Samuel L. Jackson, che nel film interpreta Chaney, ha sostenuto di essere grato a Spike Lee per avergli lasciato la libertà di poter caratterizzare il personaggio secondo la propria chiave di lettura, permettendogli di utilizzare il proprio background di attore senza limitarlo.

Nel finale, Protosevich ha svelato un retroscena, sostenendo che deve la sua partecipazione al film unicamente a Will Smith con cui aveva collaborato in Io Sono Leggenda e che inizialmente avrebbe dovuto prendere parte alla pellicola. Fu lo stesso Smith, infatti, a contattare lo scrittore per convincerlo a lavorare allo script di Old Boy.

Il film, seguendo le linee guida dell’originale, presenta come protagonista Joe Ducett (Josh Brolin), un pubblicitario che, dopo essere stato inspiegabilmente rapito e tenuto segregato per oltre 20 anni, viene rilasciato senza alcun motivo, così come la sua prigionia era iniziata. A seguito di questo avvenimento Ducett avrà un solo scopo, trovare il motivo e la persona che ha deciso di giocare in quel modo con la sua vita.

Il film è in attesa nelle sale per il 27 novembre. Nel cast Josh BrolinElizabeth Olsen, Sharlto Copley, Samuel L. Jackson e James Ransone.

Fonte: HollywoodReporter

I Corpi Estranei: recensione del film con Filippo Timi

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I Corpi Estranei: recensione del film con Filippo Timi

Dall’Umbria a Milano per cercare di salvare la vita a suo figlio. Questa è la storia comune eppure straordinaria di Antonio in I Corpi Estranei, che da un paesino nella regione del Centro Italia viaggia in macchina con suo figlio fino a Milano, dove spera di trovare una cura per la forma di tumore da cui è affetto il bambino. Il reparto di oncoematologia pediatrica in cui Antonio si trasferirà provvisoriamente per essere vicino al suo piccolo che deve subire una grave operazione si trasforma in un microcosmo, in cui genitori e famiglie terrorizzati cercano di farsi reciprocamente coraggio per affrontare una prova durissima. Con Antonio ci sono molti altri genitori, anche di origina araba, che il nostro protagonista guarda con occhio diffidente e poco favorevole. Questi “corpi estranei” pregano rumorosamente, accendono incensi, tutte cose che lo stesso Antonio non comprende e che non gli appartengono. Tuttavia osservare quella cultura così strana per lui lo fa in qualche modo avvicinare alle sue tradizioni, e così comincia a frequentare la cappella dell’ospedale e a provare a ricordare le parole delle preghiere che gli hanno insegnato da piccolo. La sua ritrosia troverà uno scoglio molto duro da affrontare in un giovane che  si trova in ospedale per assistere il suo fratellino malato.

I Corpi Estranei, il film

Mirko Locatelli con I Corpi Estranei ci racconta una storia di dolori condivisi tra persone che sembrano non avere nulla in comune; lo fa con tatto e discrezione, con pudore, appoggiandosi su uno straordinario Filippo Timi che cerca sempre in tutti i suoi ruoli, dettagli e interpretazioni che possano mettere alla prova la sua arte. Pur offrendo una buona prova in un ruolo molto difficile, Timi non basta a fare del film un buon lavoro. I Corpi Estranei sembra più una rappresentazione della staticità, in cui c’è pochissimo spazio per i rapporti interpersonali che ci aspettiamo più fitti in un microcosmo in cui coabitano persone che condividono dolori e fragilità così profonde.

La regia sta addosso al nostro protagonista, ripreso nei momenti lenti e noiosi, tutti uguali, che compongono le sue giornate in ospedale. Inquadrature mosse che pedinano il personaggio e cercano di renderci partecipi della sua situazione: ma il tentativo resta vano e I Corpi Estranei, pur avendo un nobile proposito, non riesce a chiarificarlo sullo schermo con chiarezza. Il film è stato presentato in Concorso all’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma.

 

Festival di Roma 2013: Video commento dei film del sesto giorno

Festival di Roma 2013: Video commento dei film del sesto giorno

Festival di Roma

Nel sesto giorno del Festival del Cinema di Roma sono stati presentati nella categoria In Concorso Blue Sky Bones di Cui Jian con Zhao Youliang, Ni Hongjie, Yin Fang, Huang Xuan, Huang Huan, Guo Jinglin, Lei Han e Tao Ye. E Seventh Code di Kiyoshi Kurosawa con Atsuko Maeda, Ryohei Suzuki, Aissy, Hiroshi Yamamoto. Mentre nella categoria Fuori Concorso Il paradiso degli orchi di Nicolas Bary con Raphaël Personnaz, Bérénice Bejo, Émir Kusturica, Guillame De Tonquédec, Thierry Neuvic e con la straordinaria partecipazione di Isabelle Huppert.

Di seguito il video commento dei film:

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Nella nostra gallery tutte le immagini dell’ottava edizione del Festival:

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50 Sfumature Di Grigio: slitta la data di uscita

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Non sembra trovar pace l’adattamento cinematografico del celebre bestsellers 50 Sfumature Di Grigio, numerosi sono infatti gli imprevisti che stanno rendendo sempre più difficoltosa la produzione del film tanto atteso dai fan della trilogia.

 

Dopo le notizie circa lo slittamento delle riprese da inizio novembre ai primi di dicembre (qui le news) per permettere allo sceneggiatore Mark Bomback di rimaneggiare uno script non del tutto convincente, è di giornata l’annuncio della Universal Picture con cui è stato annunciato un ritardo nella pubblicazione della pellicola. Previsto inizialmente nelle sale per il 1 agosto 2014, 50 Sfumature Di Grigio approderà nelle sale solo il 13 febbraio 2015. Secondo quanto evidenziato sulle pagine di Entertainment Weekly, dietro questa decisione si nasconde la volontà della produzione di inserirlo un periodo ritenuto commercialmente più favorevole, San Valentino, per un film il cui target è prevalentemente femminile.

Qui di seguito le parole di Donna Langley, presidente della Universal: “Noi vediamo questo film come un evento globale, la forza di questo libro è mondiale, dunque vogliamo fare profitto anche da quelle donne che in Europa nel mese di agosto saranno in vacanza con le loro famiglie”.

Dunque una strategia abbastanza evidente quella dietro la scelta della Universal che, semplicemente ritardando di qualche mese l’uscita del film, ha in mente di amplificare il bacino di utenza che in estate si sarebbe dimostrato inevitabilmente più ristretto.

Ricordiamo che 50 Sfumature Di Grigio sarà diretto da Sam Taylor-Johnson e vedrà impegnati nei ruoli di Anastasia Steele e Christian Grey rispettivamente Dakota Johnson Jamie Dornan.

Fonte: EntertainmentWeekly

Quod Erat Demonstrandum recensione del film di Andrei Gruzsniczki

Quod Erat Demonstrandum recensione 2Il regista Andrei Gruzsniczki,dopo il suo esordio alla regia Cealalta Irina, premiatissimo nei festival di mezzo mondo, arriva in Concorso al Festival di Roma 2013 con Quod Erat Demonstrandum, una storia che, ambientata negli anni ’80 in Romania, si muove in bilico tra pubblico e privato, tra Grande Storia e intimità domestica, creando un ritratto composito e contraddittori del Regime di quegli anni nell’Est dell’Europa.

Il protagonista, un matematico accademico, decide di pubblicare un articolo su una rivista scientifica statunitense, evento che ovviamente non viene visto di buon occhio dal Partito. Eppure le intenzioni del matematico erano quelle di rimanere fuori dalla vita politica del paese, cercando un lavoro che gli consentisse di approfondire i suoi studi, che lui vive con estrema e coinvolgente passione. Alla sua storia si intreccia quella di Elena, una assistente all’Università in cui insegna Sorin (il matematico), e sua grande amica dai tempi della scuola. La pubblicazione di Sorin scatenerà conseguenze inimmaginabili, cambiando per sempre il destino e le vite dei suoi amici.

Gruzsniczki si addentra in una storia complessa che ci mette davanti i dilemmi fondativi della società umana, a partire dalla convivenza sociale dell’animale uomo, fino all’amore e ai legami di amicizia che legano questa società e la tengono insieme.

Il film, caratterizzato da una regia molto classica ed elegante e da una fotografia in bianco e nero con morbidi grigi e poche ombre, è quindi un viaggio all’interno della società che viveva sotto il comunismo e che cercava di farsi andar bene lo stato delle cose, ma allo stesso tempo è un film che racconta la vita di un uomo controcorrente, che si trova a fare i conti con scelte individuali importanti e con il tradimento di ideali ai quali deve aderire ma che non sente suoi.

L’ambientazione sovietica del film sembra essere però quasi un pretesto, in quanto sembra che l’intenzione non sia quella critica, ma quella di mettere in determinate condizioni di difficoltà e urgenza i personaggi, che di conseguenza agiscono costretti dalle situazioni.

Quod Erat Demonstrandum è un film che ai molti pregi accosta anche un rallentamento del ritmo dovuto alla lunghezza forse eccessiva. Buonissima prova danno gli attori (Ofelia Popii, Sorin Leoveanu, Florin Piersic Jr., Virgil Ogășanu, Tora Vasilescu trai protagonisti) che riescono a farci interessare ad una vicenda con un sapore antico che potrebbe scoraggiare lo spettatore medio.

Quod Erat Demonstrandum recensione

Il paradiso degli orchi recensione del film tratto da Pennac

Il paradiso degli orchi recensione del film tratto da Pennac

il paradiso degli orchi recensione

Il Paradiso degli orchi di Nicolas Bary è stato presentato al Festival Internazionale del Film di Roma 2013 nella categoria “fuori concorso”.

Benjamin Malaussène (Raphael Personnaz) di professione fa il capro espiatorio. Lavora ai grandi magazzini e si prende tutti i rimproveri dall’ufficio reclami, con la speranza che il cliente, dopo un acquisto non andato a buon fine, si impietosisca e non sporga denuncia. Vive con una bizzarra famiglia di fratellastri e sorellastre a cui deve badare. Una donna dai capelli rossi, zia Julia (Bérénice Bejo) e una serie di incidenti…esplosivi sul luogo di lavoro, lo porteranno ad essere l’indiziato numero 1 di una serie di omicidi, tanto per aggiungere un tocco in più ad una vita già abbastanza complicata.

Tratto dall’omonimo libro appartenente al cosiddetto ciclo di Malaussène, scritto da Daniel PennacIl Paradiso degli orchi si impegna a conservare le atmosfere del romanzo e lo fa parlare con le immagini. Pur con le dovute modifiche d’adattamento, specie nel numero dei personaggi, l’intenzione di voler rimanere fedeli all’alone generale che circonda il libro di Pennac è chiara.

È difficile non amare il personaggio di Malaussène. Un capro espiatorio sul lavoro e anche, non volendo, nella vita: per quanto possa impegnarsi, è sempre colpa sua. Il montaggio del film è frenetico, instancabile, come a sottolineare che per  il protagonista non c’è mai pace. Tranne in alcuni momenti, attimi di tregua dove tutto diventa diverso. I racconti inventati che offre ai suoi fratellastri ne sono un esempio, evasione dalla realtà per toccare le vette della fantasia. E in questi momenti si può essere qualunque cosa, dall’eroe senza macchia e senza paura, all’inventore di storie, fino ad arrivare a interloquire con una giraffa che prende vita.

Una commedia divertente e umoristica, tra dialoghi frizzanti e un ritmo rapidissimo. Il tutto rinchiuso in una cornice che avvolge uno scenario vivace e colorato. C’è un odore di leggerezza che permane durante tutto il film, appena un gradino sotto il confine tra realtà e fantasia.

Menzione speciale per il personaggio di Stojil, interpretato da Emir Kusturica. Esce domani 14 Novembre nelle sale italiane.

La nostra foto gallery del Festival:
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Lone Survivor: le dichiarazioni di Mark Walbergh alla premiere

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Lone Survivor: le dichiarazioni di Mark Walbergh alla premiere

Nel corso dell’ American Film Institute Festival ha avuto luogo la premiere di Lone Survivor, film diretto da Peter Berg che vede come protagonista Mark Wahlberg. Al termine della presentazione è stato lo stesso attore a prendere la parola, ma non ha voluto fare alcun commento al film o al ruolo da lui interpretato, queste le sue parole:

“Non sono in una buona posizione per poter parlare di qualsiasi cosa. Per noi attori sarebbe così falso parlare di cosa abbiamo passato su quella montagna considerando cosa hanno fatto e cosa hanno vissuto questi ragazzi (i Navy SEAL ndr)”.

L’attore, incalzato poi circa la sua esperienza nel film da Jacqueline Lyanga (direttrice del festival), in una stato di visibile alterazione ed emozione ha sostenuto l’inutilità di stare lì a parlare circa la fatica sostenuta durante il lavoro di preparazione al ruolo o nel corso delle riprese poiché ciò che ha fatto non è nemmeno paragonabile a quanto hanno patito realmente i Navy SEAL trai i monti dell’Hindu Kush.

Wahlberg ha poi aggiunto di essere fiero del suo ruolo nel film, seppure alla base dello stesso ci sia molto di più di quanto egli abbia fatto, facendo un ovvio riferimento alla tragedia a cui la pellicola si ispira.

In chiusura, l’attore ha dichiarato di non voler rispondere ad ulteriori domande, scusandosi con i presenti per aver perso le staffe.

Lone Survivor arriverà nelle sale americane il 27 dicembre per una prima distribuzione limitata, successivamente sarà distribuito in tutto il territorio a partire dal 10 gennaio. Nel film oltre Mark Whalberg compaiono anche Eric BanaTaylor KitschEmile Hirsch, Ben Foster ed Alexander Ludwig.

Fonte: HollywoodReporter

Maleficent trailer italiano con Angelina Jolie

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maleficent trailer italianoEcco il primo trailer italiano di Maleficent, l’ultimo adattamento Disney della fiaba de La Bella Addormentata nel Bosco, in cui Angelina Jolie interpreta la strega nemica della principessa Aurora (Elle Fanning).

Ecco il trailer:

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Tutte le foto:

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Disney presenta Maleficent, la storia mai raccontata di una delle più amate cattive delle favole Disney, tratta dal classico del 1959 La bella addormentata nel bosco.
Malefica, una bella e giovane donna dal cuore puro, vive una vita idilliaca immersa nella pace della foresta del regno, fino a quando, un giorno, un esercito di invasori minaccia l’armonia di quei luoghi. Malefica diventa la più fiera protettrice delle sue terre, ma rimane vittima di uno spietato tradimento ed è a questo punto che il suo cuore puro comincia a tramutarsi in pietra. Decisa a vendicarsi, Malefica affronta una battaglia epica contro il successore del re invasore e, alla fine, lancia una maledizione contro la piccola Aurora. Quando la bambina cresce, Malefica capisce che Aurora rappresenta la chiave per riportare la pace nel regno e, forse, per far trovare anche a lei la vera felicità.

La Walt Disney ha svelato in esclusiva la nuova sinossi ufficiale di Maleficent, la nuova pellicola fantasy che segnerà il ritorno sul grande schermo del premio Oscar Angelina Jolie. Eccola, di seguito:

Maleficent racconterà la storia di una delle villain più amate dell’universo Disney, antagonista della favola La bella addormentata nel bosco del 1959. Affascinante donna dal cuore gentile, la bellissima Maleficent ha vissuto a lungo in un bosco incantato circondata da pace e armonia, fino a quando un squadra di invasori non ha messo a repentaglio la tranquillità del suo regno. Maleficent si trasforma così nella più cattiva guardiana del suo universo, subendo un terribile tradimento che tramuterà il suo cuore benevolo in un cuore di pietra. Accecata dalla sete di vendetta, Meleficent inizierà una leggendaria battaglia contro il successore del re invasore, gettando una maledizione sulla figlia Aurora. Col passare del tempo, la strega di renderà conto che la giovane custodisce la chiave per la salvezza del suo regno e forse anche quella per ritrovare l’ormai perduta serenità.

Diretto dallo scenografo due volte premio Oscar Robert StrombergMaleficent, prodotto da Joe Roth, annovera nel cast anche Elle Fanning, Sharlto Copley, Sam Riley, Imelda Staunton, Juno TemplePalak Patel e Miranda Richardson. La release è prevista per il 14 marzo 2014.

50 Sfumature di Grigio prime foto di Christian Grey e Anastasia Steele

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Entertainment Weekly ha pubblicato le prime foto di 50 Sfumature di Grigio. Si tratta di scatti promozionali in cui Jamie Dornan e Dakota Johnson posano nei panni dei rispettivi personaggi, Christian Grey e Anastasia Steele.

50 sfumature di grigio è un romanzo, caratterizzato dalla descrizione di scene di esplicito erotismo e da elementi di pratiche sessuali BDSM, ha in breve tempo raggiunto una vasta popolarità e un grande successo di vendite negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. L’intera serie ha venduto oltre 70 milioni di copie in tutto il mondo e i diritti sono stati venduti in 37 paesi.

Il film è stato scritto da Kelly Marcele, mentre a dirigere sarà Sam Taylor-Johnson (moglie dell’attore Aaron Taylor-Johnson). A produrre il film, invece, ci saranno Michael De Luca, Dana Brunetti e  l’autrice del romanzo E.L. James, per un’uscita fissata per il 14 Agosto 2014

Tutte le immagini clikka qui.

Fonte: EW

 

Questione di tempo: la colonna sonora del film di Richard Curtis

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Questione di tempo: la colonna sonora del film di Richard Curtis

Lo scorso 7 novenbre è uscito nei cinema italiani Questione di tempo, la commedia romantica di Richard Curtis di cui oggi vi proponiamo la colonna sonora ufficiale.

Il regista Richard Curtis ha scelto personalmente tutti i brani realizzando una poliedrica compilation, passando dal melodico datato all’attuale ritmo, per arrivare alla romanticissima How Long Will I Love You, mentre i pezzi originali del film sono del londinese Nick Laird-Clowes.

Questione di tempo la colonna sonora

1. The Luckiest (Ben Folds)
2. How Long Will I Love You (Jon Boden, Sam Sweeney, Ben Coleman)
3. Mid Air (Paul Bucchanan)
4. At The River (Groove Armada)
5. Friday I’m In Love (The Cure)
6. Back To Black (Amy Winehouse)
7. Gold In Them Hills (Ron Sexsmith)
8. The About Time Theme (Nick Laird-Clowes)
9. Into My Arms (Nick Cave & The Bad Seeds)
10. Il Mondo (Jimmy Fontana)
11. Golborne Road (Nick Laird-Clowes)
12. Push The Button (Sugababes)
13. All The Things She Said (t.A.T.u)
14. When I Fall In Love (Barbar Gough, Sagat Guirey, Andy Hamill, Tim Herniman)
15. Spiegel im Spiegel (Arvo Part, Sebastien Klinger, Jurgen Kruse)
16. How Long Will I Love You (Ellie Goulding)

Il cast del film è composto da Rachel McAdams, Domhall Gleeson e Bill Nighy.

All’età di 21 anni, Tim Lake (Gleeson) scopre di essere in grado di viaggiare nel tempo … Dopo l’ennesima, deludente festa di Capodanno, il padre di Tim (Nighy) rivela a suo figlio che gli uomini della loro famiglia hanno sempre avuto il potere di viaggiare attraverso il tempo. Tim non può cambiare la storia ma può cambiare quel che accade e che è accaduto nella sua vita, perciò decide di rendere il suo mondo migliore … trovandosi una fidanzata. Sfortunatamente questa impresa non sarà facile come potrebbe sembrare.
Giunto a Londra dalla Cornovaglia per diventare avvocato, Tim incontra la bella ma insicura Mary (McAdams). I due si innamorano, ma per colpa di un fatale viaggio nel tempo, si allontanano per sempre. Ma si incontrano di nuovo, come se fosse la prima volta, e continuano ad incontrarsi ancora … fino a quando, giocando d’astuzia contro il tempo, Tim riuscirà finalmente a conquistare il suo cuore.
Il giovane a quel punto usa il suo potere per dichiararsi romanticamente nel modo migliore, per tutelare il suo matrimonio dal peggiore discorso mai fatto da un testimone di nozze, per salvare il suo migliore amico da un disastro professionale e per riuscire ad arrivare in tempo in ospedale per far partorire sua moglie, nonostante un terribile ingorgo di traffico ad Abbey Road.
Tuttavia, nel corso della sua insolita vita, Tim si rende conto che il suo dono straordinario non può preservarlo dalle sofferenze, e dagli alti e bassi che tutte le famiglie, ovunque, sperimentano. Sono grandi i limiti di ciò che un viaggio nel tempo può ottenere, senza contare che può rivelarsi alquanto pericoloso. Questione di Tempo è una commedia che parla dell’amore e del potere dei viaggi temporali e che insegna che in fondo, per vivere una vita piena e soddisfacente, non c’è bisogno di viaggiare nel tempo.

Festival di Roma 2013 Alexandre Rockwell presenta Little Feet in CinemaXXI

little feet festival di roma 2013Lana ha sette anni e si occupa di suo fratello Nico che ne ha quattro. Il loro passatempo preferito è guardare i loro pesciolini rossi nuotare nell’acquario. Una mattina, mentre si preparano per la scuola, Nico scopre uno che dei pesci galleggia a pancia in sù. Dopo averlo seppellito, perde lo scuolabus. Tornando a casa incontrano un ragazzo, Nene, nascosto in una scatola. Nene si è appena trasferito nell’appartamento accanto. I due bambini lo invitano a conoscere Curly, il pesce rosso superstite. Commosso, Nene convince Lana e Nico a intraprendere un viaggio alla ricerca di un amico per il pesciolino rimasto solo.

Una storia semplicissima che fa partire un road movie. Alexandre Rockwell ritorna ad un (quasi) lungometraggio mettendo in scena la sua famiglia e chi le sta intorno. Protagonisti assoluti i figli, Lana e Nico di una storia scritta a quattro mani, come recitano i titoli di coda scritti sull’asfalto dalla bambina, da “Lana e papà”. Echi di Jarmusch degli esordi, e anche in questo caso gli eroi lottano per una causa essenziale che poi passa in secondo piano mano mano che la storia si evolve. Tutti modi per espiare però un lutto, far finta che ci sia sempre un domani o un mondo parallelo in cui continua a vivere e vederci chi ci abbandona fisicamente da questo mondo.

festival di roma 2013 Alexandre RockwellIl perchè un regista che è presente ai festival dal 1992, e che è stato vincitore di un Sundance Film Festival, nel 1994 con In the soup, faccia un film così semplice, è lui stesso a spiegarlo: “cercare soldi e finanziatori mi stava togliendo la passione di fare il cinema. Volevo tornare a fare qualcosa di semplice, autofinanziato, con persone che amavo. Allora ho seguito le storie dei miei figli, che sono in quel periodo della vita in cui tutto è poetico”.

Dalla semplicità all’arte il passo è breve, basta sapere come fare, insomma.

Ad introdurre il film, un’altra opera di un regista esperto di lungometraggi che per la prima volta si è cimentato con un film di breve durata. Il regista cinese Yonfan Yonfan ha deciso di raccontare una storia che ha le sue radici nella mitologia classica cinese in Lu, cortometraggio che si svolge in un teatro durante una rappresentazione.

Ciò che resta, della messa in scena teatrale sono gli elementi essenziali anche in questo caso: la gestualità, i movimenti, i colori ed i costumi.

Festival di Roma 2013 Filippo Timi presenta I Corpi Estranei in concorso

i corpi estranei recensione“Siamo partiti da un’immagine che mia moglie, la sceneggiatrice del film (Giuditta Tarantelli, ndr), aveva nella testa – così Mirko Locatelli ha introdotto la genesi del suo film, I Corpi Estranei, presentata in Concorso all’ottava edizione del Festival di Roma – Si tratta di una immagine che risale a vent’anni fa: un uomo solo con in braccio un bambino in un reparto di oncologia. Quest’uomo solo, con il suo bambino, era solo un’immagine. Siamo partiti da lì cercando di immaginare una storia intorno a quest’uomo, perchè spostava l’attenzione, rispetto al tema della fragilità, dal bambino all’adulto. Così, nelle nostre ricerche, abbiamo scoperto che nei casi in cui un bambino ha qualcosa di molto grave, i veri malati sono i genitori, che non vengono accompagnati per davvero in questo processo doloroso.”

Giuditta Tarantelli prende la parola chiarendo il concetto: “Tutte le cure sono riservate ai bambini, e l’aspetto psicologico di chi sta intorno al bambino viene trascurato. I genitori sono così chiamati i malati invisibili che hanno lo stesso trauma di chi ha subito una catastrofe”.

Mirko Locatelli: “Abbiamo voluto fare non un film sul dolore, ma sulla fragilità. Il dolore può diventare patetico. Mentre noi abbiamo spostato l’attenzione e abbiamo utilizzato la malattia come pretesto. Per parlare del dolore ci vuole del pudore. Quindi spostando con pudore il tema sulla fragilità, servendoci anche del personaggio secondario, con il quale il protagonista si approccerà e cambierà la sua prospettiva”.

festival-di-roma-2013-filippo timiInfatti il protagonista è un uomo molto fragile. Come si è approcciato Filippo Timi a questo personaggio?

Filippo Timi: “A sei anni i miei genitori mi portano a Pisa, perché zoppicavo, per un controllo. Poi ho scoperto che il controllo era dovuto alla paura che avessi un tumore alle ossa, ma i miei mi regalarono la prima scatolina di Lego, ed io ero felicissimo. Per fortuna poi stavo bene, ma i miei genitori erano preoccupatissimi perché un bambino con il tumore alle ossa a sei anni, non arriva ai 14.” “Entrando in questo progetto – continua Timi – e leggendo la sceneggiatura mi sono trovato dall’altra parte. In quella occasione ho capito che è impossibile recitare un dolore di un padre il cui figlio sta così male. Ho provato solo a chiudere la porta di quel dolore. Poi non ho potuto recitare molto, perché ho dovuto avere a che fare con il bambino, con il quale non puoi recitare, ma devi solo provare ad entrarci in contatto”.

Jaouher Brahim, co-protagonista con Timi, racconta la sua prima esperienza sul set, e soprattutto la sua scoperta del mondo dietro alla malattia, un mondo fatta di famiglie che soffrono.

Tutte le foto del festival nella nostra gallery:

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Glaucocamaleo recensione del film di Luca Trevisani

Glaucocamaleo recensione del film di Luca Trevisani

Glaucocamaleo recensione 2Il progetto Glaucocamaleo prende il via da un famoso libro di Kurt Vonnegut del 1961, “Ghiaccio 9”, in cui, tra le altre cose, si narra la storia di uno scienziato, inventore del “ghiaccio-nove”: una microparticella in grado di cristallizzare e congelare istantaneamente l’acqua (portandone il punto di fusione a 114 °F) e potenzialmente in grado, con una reazione a catena, di propagare questa proprietà a tutta l’acqua del pianeta, rendendola solida, per contatto, con conseguenze catastrofiche per la vita.

Il disastro innescato nel libro è il blocco del ciclo dell’acqua, il passaggio di stato, la mobilità delle particelle. Ed è da qui che Glaucocamaleo inizia. L’uomo nasce, si sviluppa e muore in continua relazione con la natura. Da essa trae, in un continuo lavorio, risorse volte a soddisfare le proprie esigenze.

Nel film di Luca Trevisani però, qualcosa si è rotto. Una trasformazione inaspettata e repentina ha ghiacciato il mondo. In uno scenario così inospitale, la sola soluzione è un cambio di prospettiva. Abbandonando una visione antropocentrica e geocentrica della realtà, degli uomini realizzano che la risposta al disastro è da cercare altrove, nel sole, nella sua energia. Utilizzandone i raggi, l’uomo sblocca lo stallo in cui ha messo il mondo, condannandosi a negoziare un nuovo, instabile, equilibrio.

Glaucocamaleo recensione

Glaucocamaleo è un progetto molto ambizioso. All’interno della sezione a lui più adatta “CineMaxxi” dedicato al cinema innovativo e sperimentale che dialoga e soprattutto fa riferimento alle altre arti, le immagini ad alta definizione del ghiaccio, il fuoco, gli elementi che danno la vita e la morte, sono uno spettacolo a sé stante, dove la parola è di fatto superflua, ed infatti non c’è se non nel primo quarto d’ora, in cui la questione della sparizione umana viene discussa da due camerieri molto più colti di quanto il camice e il conseguente stereotipo farebbero pensare. Poi lo spazio è lasciato ad immagini e sensazioni, a panoramiche che fanno pensare agli spazi rappresentati da Godfrey Reggio nella trilogia iniziata con Koyanisqatsi e alcune sono estranianti via musica, suoni e interruzione della finzione, nel momento in cui entrano in campo i drone di cui il regista ha fatto ampio uso nella realizzazione del film, diventando un personaggio alieno che prende possesso della scena, sia con le sue soggettive che con i suoi suoni.

Un film studiato a tavolino e schematicamente, la voce narrante, Kary Mullis, scienziato premio Nobel per la chimica nel 1993 è stato scelto per le sue caratteristiche controverse. Lo scienziato infatti, che è anche un surfista senza tregua, ha più volte sostenuto che le sue scoperte sono state agevolate da un ampio uso di LSD, ha espresso grande scetticismo riguardo all’esistenza del riscaldamento globale così come ha affermato di essere stato rapito da esseri alieni.

La scelta di Kary Mullis, così come di ogni location e materiale impiegato nel film, è fondamentale. La sua figura è stata di fondamentale ispirazione e consequenziale ai significati generati dal film stesso: l’immagine di uno scienziato da sempre in grado di assecondare la propria curiosità e le proprie ossessioni, un prometeo contemporaneo che mette in discussione le gerarchie e i valori. Il film è stato introdotto da un cortometraggio dal titolo Thing, che indaga a suo modo un panorama simile: un mondo inesistente, in wireframe, a cui siamo arrivati non si sa con quale delle molte spinte distruttive. Anche il corto di Anouk DeClerq cerca un’entità aliena e molte delle immagini, desaturazioni di lunghe panoramiche urbane, sembrano paesaggi spaziali o alieni.

Gods Behaving Badley: recensione del film di Marc Turtletaub

Gods Behaving Badley: recensione del film di Marc Turtletaub

Presentato nella sezione Fuori Concorso, Gods Behaving Badley di Marc Turtletaub, è tratto dall’omonimo romanzo scritto da Marie Phillips. La sceneggiatura adattata dalla stesso regista e Josh Goldfaden fa leva sulla popolarità che gli Urban Fantasy stanno acquisendo sempre più nel contemporaneo panorama cinematografico. Seppur venga naturale il collegamento con Percy Jackson; la storia in realtà si distacca molto dalla saga di Rick Riordan, infatti il percorso di scrittura procede in maniera opposta, declinando le relazioni e le dinamiche degli Dèi nella società del XXI secolo.

In Gods Behaving Badley la relazione tra Kate e Neil è ostacolata da una causa soprannaturale: l’imperitura ostilità che divide ancora gli antichi dei greci. Ritiratisi a vivere in esilio a Manhattan gli dei dell’Olimpo si nascondono allo sguardo dell’umanità in una villetta, trascorrendo il tempo fra schermaglie e liti. Quando Apollo s’innamora perdutamente di Kate, Neil deve riconquistarla e salvare anche la razza umana dalla minaccia dell’estinzione.

Gods Behaving Badley, il film

La trama di Gods Behaving Badley prende come spunto solo alcune delle caratteristiche e degli attriti degli Déi per poi sviluppare una storia del tutto personale senza risaltare leggende o miti. Proprio per questa caratteristica, la sceneggiatura risulta essere abbastanza lineare e di facile lettura fino alla sua conclusione, mostrando i celebri capricci di alcuni Dèi, contornati e caricati di un ironica contemporaneità. Infatti, questi sono ormai “umanizzati” per via dei loro esili poteri e quindi ridotti ad essere schiavi di egoistici capricci, difatti, uno dei punti nevralgici della storia ruota proprio sulla mancanza di “fede” e i loro poteri che li ha portati a rintanarsi e dimenticarsi del loro mondo. In questo scenario, il loro torpore viene svegliato dal coinvolgimento di Kate e Neil che attraverso le loro disavventure e i loro sentimenti umani riusciranno a ricordare agli Dèi la loro figura e l’importanza che ricoprono.

Gods Behaving Badley riesce a distinguersi con piccole novità che notiamo sin dai titoli di testa e nell’incipit, ma spicca soprattutto per il divertente e brillante cast da cui è composto, su cui spiccano tra tutti Ebon Moss-Bachrach, Edie Falco, Oliver Platt, Nelsan Ellis e il meraviglioso duo Zeus-Ade, Christopher Walken e John Turturro. Difatti saranno proprio loro che con i loro meravigliosi tempi comici sosterranno l’intera linea narrativa del film, suscitando la maggior parte delle volte la risata.

Gods Behaving Badley, come già suggerisce il titolo, gioca e diverte con le figure classiche della mitologia greca, usando soprattutto rimandi e nuovi percorsi narrativi che riescono a intrattenere la sala e a divertire il pubblico senza aggiungere nulla di nuovo al genere Urban Fantasy ma rinvigorendolo con un’altra storia.

Buon Compleanno Gerard Butler

Buon Compleanno Gerard Butler

Scozzese, classe 1969, Gerard Butler debutta a teatro a soli 12 anni, ma, sebbene sia bravino, finisce che si mette a studiare legge. Dopo il praticantato di routine, e a una settimana dal diventare ufficialmente avvocato, Gerard viene licenziato dallo studio per cui lavora, a causa del discutibile stile di vita che ha mantenuto in un momento per lui molto difficile.

Così si trasferisce a Londra, e qui il richiamo del palco è talmente forte (o forse è solo per la smania di diventare famoso, come ammette lui stesso) che il giovane Butler prende seriamente in considerazione la carriera d’attore. Alla solita gavetta teatrale segue il debutto al cinema nel 1997 con La mia regina di John Madden, un discreto successo che gli apre le porte di Hollywood. Nel 2002 Gerard è infatti al fianco di Angelina Jolie in Tomb Raider – La culla della vita, per poi prendere parte all’adattamento per il grande schermo di uno dei musical più celebri del mitico Andrew Lloyd Webber, Il fantasma dell’Opera, dove Gerard rivela insospettabili doti canore. La fama conclamata, però, gliela regala il ruolo di Leonida in 300, dal graphic novel di Frank Miller: al grido di “QUESTA È SPARTAAAAA!!!” – e con l’ausilio di un addome a tartaruga entrato negli annali – Butler si ritaglia un posto fra i sex symbol del nuovo millennio. Dello stesso anno, il 2007, è anche il lacrimevole P.S. I love you, dove l’amata in questione è Hilary Swank; seguono un ruolo da macho-col-cuore-tenero in La dura verità (con Katherine Heigl) e uno da macho-e-basta (ma un po’ trash) in Giustizia privata, prima di fare Il cacciatore di ex (= Jennifer Aniston) e di raccontarci quello che sa sull’amore insieme a Gabriele Muccino.

Di recente è tornato a fare il macho-che-non-deve-chiedere-mai in Attacco al potere – Olympus has fallen, ennesimo action movie in cui un manipolo di spietati terroristi assalta la Casa Bianca e prende in ostaggio il povero Presidente USA. Noi, invece, usiamo le buone maniere per invitarlo a spegnere le candeline (lo spumante è meglio evitarlo). HAPPY BIRTHDAY GERARD!

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