Come da tradizione, 24 ore prima
della cerimonia degli Oscar, che celebra il meglio di Hollywood e
dell’industria cinematografica americana, vengono assegnati gli
Spirit Awards, i premi al cinema indipendente
americano.
Ma come quest’anno, con pochissime
eccezioni, i titoli nominati e quelli che saranno i vincitori
differiscono in maniera quasi diametrale, dal momento che il
vincitore della categoria Miglior Film è stato Una Bugia
Buona – The Farewell, neanche nominato agli
Oscar, mentre Diamanti
grezzi, ugualmente ignorato dall’Academy, ha
vinto tre premi molto importanti, regia, montaggio e Adam
Sandler miglior protagonista.
Ecco di seguito tutti i vincitori dei 2020 Spirit
Awards
Best Feature
A HIDDEN LIFE
CLEMENCY THE FAREWELL (Winner)
MARRIAGE STORY
UNCUT GEMS
Best Director
Robert Eggers – THE LIGHTHOUSE
Alma Har’el – HONEY BOY
Julius Onah – LUCE Benny Safdie, Josh Safdie – UNCUT GEMS
(Winner)
Lorene Scafaria – HUSTLERS
Best First Feature BOOKSMART (Winner)
THE CLIMB
DIANE
THE LAST BLACK MAN IN SAN FRANCISCO
THE MUSTANG
SEE YOU YESTERDAY
Best Female Lead
Karen Allen – COLEWELL
Hong Chau – DRIVEWAYS
Elisabeth Moss – HER SMELL
Mary Kay Place – DIANE
Alfre Woodard – CLEMENCY Renée Zellweger – JUDY (Winner)
Best Male Lead
Chris Galust – GIVE ME LIBERTY
Kelvin Harrison Jr. – LUCE
Robert Pattinson – THE LIGHTHOUSE Adam Sandler – UNCUT GEMS (Winner)
Matthias Schoenaerts – THE MUSTANG
Best Supporting Female
Jennifer Lopez – HUSTLERS
Taylor Russell – WAVES Zhao Shuzhen – THE FAREWELL (Winner)
Lauren “Lolo” Spencer – GIVE ME LIBERTY
Octavia Spencer – LUCE
Best Supporting Male Willem Dafoe – THE LIGHTHOUSE (Winner)
Noah Jupe – HONEY BOY
Shia Labeouf – HONEY BOY
Jonathan Majors – THE LAST BLACK MAN IN SAN FRANCISCO
Wendell Pierce – BURNING CANE
Best Screenplay Noah Baumbach – MARRIAGE STORY (Winner)
Jason Begue, Shawn Snyder – TO DUST
Ronald Bronstein, Benny Safdie, Josh Safdie – UNCUT GEMS
Chinonye Chukwu – CLEMENCY
Tarell Alvin Mccraney – HIGH FLYING BIRD
Best First Screenplay Fredrica Bailey, Stefon Bristol – SEE YOU YESTERDAY
(Winner)
Hannah Bos, Paul Thureen – DRIVEWAYS
Bridget Savage Cole, Danielle Krudy – BLOW THE MAN DOWN
Jocelyn Deboer, Dawn Luebbe – GREENER GRASS
James Montague, Craig W. Sanger – THE VAST OF NIGHT
Best Cinematography
Todd Banhazl – HUSTLERS Jarin Blaschke – THE LIGHTHOUSE (Winner)
Natasha Braier – HONEY BOY
Chananun Chotrungroj – THE THIRD WIFE
Pawel Pogorzelski – MIDSOMMAR
Best Editing
Julie Béziau – THE THIRD WIFE Ronald Bronstein, Benny Safdie – UNCUT GEMS
(Winner)
Tyler L. Cook – SWORD OF TRUST
Louise Ford – THE LIGHTHOUSE
Kirill Mikhanovsky – GIVE ME LIBERTY
John Cassavetes Award
BURNING CANE
COLEWELL GIVE ME LIBERTY (Winner)
PREMATURE
WILD NIGHTS WITH EMILY
Robert Altman Award
Storia di un Matrimonio
Best Documentary AMERICAN FACTORY (Winner)
APOLLO 11
FOR SAMA
HONEYLAND
ISLAND OF THE HUNGRY GHOSTS
Best International Film
INVISIBLE LIFE, Brazil
LES MISERABLES, France PARASITE, South Korea (Winner)
PORTRAIT OF A LADY ON FIRE, France
RETABLO, Peru
THE SOUVENIR, United Kingdom
Piaget Producers Award
Mollye Asher
Krista Parris
Ryan Zacarias
Someone to Watch Award
Rashaad Ernesto Green – PREMATURE
Ash Mayfair – THE THIRD WIFE
Joe Talbot – THE LAST BLACK MAN IN SAN FRANCISCO
Truer Than Fiction Award
Khalik Allah – BLACK MOTHER
Davy Rothbart – 17 BLOCKS Nadia Shihab – JADDOLAND (Winner)
Erick Stoll & Chase Whiteside – AMÉRICA
Annual Bonnie Award
Marielle Heller
Lulu Wang Kelly Reichardt (Winner)
Il 2015 si è chiuso con il ritorno
di Star
Wars, ma il 2016 si presenta ricco di grandi
titoli e potenziali blockbuster, dove tra i brand spiccano
Marvel Studios, DC Comics e Lucas
Film, ma ecco tutti i titoli più attesi:
Per celebrare un 2016 che, nel bene
e nel male, ha visto l’industria del cinema sfornare alcune
interessanti produzioni capaci di accompagnare lo spettatore in
ogni attimo della propria esistenza quotidiana, Screen
Junkies ha deciso di pubblicare sul proprio
canale YouTube un video di sei minuti
intitolato The Year in Movies: 2016
Cinema Supercut, un montaggio di
alcune delle pellicole più iconiche dell’anno prossimo alla sua
conclusione e appartenenti ai generi più disparati.
Come si può notare la prima parte
del montaggio che compone The Year in
Movies: 2016 Cinema
Supercutè interamente
dedicata alle pellicole d’azione più iconiche dell’annata, partendo
da Deadpool
e giungendo fino a Star Trek
Beyond, mentre nella seconda sezione del video si
passa in rassegna un’ampio ventaglio di generi che vanno dalla
commedia al dramma, senza ovviamente dimenticare l’animazione.
Da notare soprattutto
come The Year in Movies: 2016 Cinema
Supercutponga l’accento sul
fatto che l’anno appena passato sia stato in definitiva dominato
dal cinema americano, senza però considerare le pellicole
esclusivamente per la loro popolarità al botteghino, ma, anzi,
ponendo in evidenza anche alcuni interessanti progetti indipendenti
davvero degni di nota. Non mancano tuttavia alcuni celebri esclusi,
come la commedia Florence
Foster Jenkinscandidata a ben
quattro Golden Globe.
The Year in
Movies: 2016 Cinema
Supercutoffre la possibilità
di ammirare all’opera alcuni celebri attori e attrici
come Felicity Jones (Rogue
One), Emma Stone (La La
Land), Ben Affleck
e Michael
Fassbender. Non resta che attendere
e osservare con molta attenzione se anche il popolo dei fan sarà
d’accordo o meno con questa selezione cinematografica dedicata al
2016 proposta da Screen
Junkiese se le pellicole qui
montante possano di fatto essere realmente rappresentative di un
anno dominato da lutti artistici eccellenti e da sorprese davvero
interessanti.
La previsione dei
Maya che il 21 dicembre 2012 avrebbe
portato alla fine del mondo si è rivelata errata, ma ciò non ha
impedito che il concetto venisse utilizzato come base per il film
di Roland Emmerich, 2012. Uscita
nel 2009, la pellicola ha visto il maestro dei film catastrofici
usare questo concetto come trampolino di lancio per un blockbuster
di ampio respiro che ha visto l’apocalisse emergere sotto forma di
maremoti, esplosioni vulcaniche e ogni altro disastro immaginabile.
All’interno della filmografia dell’autore di film come
Independence Day,
The Day After Tomorrow e Moonfall,
2012 ricopre dunque un posto speciale per
tutta la carica distruttiva che porta sullo schermo.
Da questo punto di vista, il film
mantiene indubbiamente le sue promesse. Il Washington Monument si
spacca a metà. La Basilica di San Pietro si rovescia, con tanto di
crepa estremamente evidente tra i polpastrelli di Dio e Adamo nella
famosa scena della Creazione di Adamo di Michelangelo. Los Angeles
sprofonda nei mari. La caldera di Yellowstone erutta in una grandinata di meteore
infuocate. Una portaerei viene sollevata a riva da un’onda enorme e
schiaccia la Casa Bianca. Ma come si svolge esattamente il tutto e
cosa cerca di dirci sulle persone e sulle interazioni con
l’ambiente?
La trama e il cast di 2012
Il film è incentrato sul padre
divorziato Jackson Curtis (John
Cusack) che cerca di aiutare i suoi figli,
Noah (Liam James) e
Lily (Morgan Lily), nonché la sua
ex moglie Kate Curtis (Amanda
Peet) e il suo fidanzato Gordon
(Tom McCarthy), a mettersi in salvo nel bel mezzo
dell’apocalisse. Allo stesso tempo, il geologo Adrian
Hemsley (Chiwetel
Ejiofor) viene a sapere che il governo si sta
preparando per questa esatta situazione, costruendo una gigantesca
arca in grado di ospitare il resto dell’umanità – o, almeno, le
persone che ogni governo ritiene degne di essere salvate.
Oliver Platt e Chiwetel Ejiofor in 2012
La spiegazione della profezia Maya
Nel film 2012, il
teorico della cospirazione Charlie Frost (Woody
Harrelson) presenta un’interpretazione della profezia
Maya che afferma che questa antica premonizione indica la fine del
mondo il 21 dicembre 2012 a causa dei cambiamenti
polari. Anche se inizialmente Jackson Curtis lo considera un pazzo,
Frost e le sue teorie cospirazioniste (tra cui una su come i
governi mondiali stiano tenendo segreta l’imminente fine del mondo)
si rivelano vere e aiutano Curtis a salvare la sua famiglia da un
terremoto catastrofico. Frost può essere riuscito ad aiutare il
protagonista del film, ma quando si tratta della sua accuratezza
sulla profezia Maya relativa al 21 dicembre 2012, si rivela molto
più scarso.
In realtà, la profezia
Maya è un po’ più complessa di come la presenta il film di
Emmerich. Per cominciare, la data del 21 dicembre 2012 aveva un
significato particolare per la cultura Maya, ma non per i motivi
che film come questo fanno pensare. Si trattava della fine di una
sezione del calendario mesoamericano del Conto
Lungo che durava da 5.126 anni. Questa
durata era correlata a un altro aspetto importante della cultura
Maya: secondo il testo Maya Popol Vuh, il mondo
abitato dagli uomini prima della Terra era durato 5.125 anni.
Questo dato è stato interpretato come la durata di vita prevista
per la Terra. Il modo in cui prevedevano la fine del mondo non è
mai stato specificato, né tantomeno è stato definito come
precisamente attribuibile agli spostamenti polari.
Sebbene l’idea che le civiltà Maya
prevedano un’apocalisse nel 2012 sia stata ampiamente divulgata da
autori come Michael D. Coe e William S.
Burroughs II, molti hanno sostenuto che gli antichi testi
Maya intendessero in realtà un momento di grande gioia. In effetti,
la poca arte arcana Maya sul 2012 che è stata scoperta raffigura
celebrazioni con gli dei piuttosto che un’apocalisse di fuoco.
Inoltre, molti manufatti delle antiche culture Maya mostrano opere
d’arte e astrologie che si svolgono ben oltre l’anno 2012. Mentre i
moderni teorici della cospirazione hanno interpretato il 21
dicembre 2012 come un giorno di sventura a lungo pensato, per le
culture Maya il 21 dicembre 2012 era visto quindi come qualcosa di
molto diverso.
John Cusack in 2012
2012 non è un
film sulla distruzione del mondo ma sulle classi sociali
Nel film, un eccesso di un nuovo
tipo di radiazione solare viene intrappolato nel nucleo della Terra
e la riscalda a livelli pericolosamente insostenibili. A parte
questa spiegazione, Emmerich non è però interessato alla meccanica
specifica del disastro. Come per il suo
The Day After Tomorrow, né i risultati né il processo con
cui i pericoli dati da questo cambiamento climati sono presentati
nel film, reggono all’esame scientifico. In 2012
non c’è speranza di invertire o mitigare il disastro in arrivo e un
anno dopo la scoperta di esso, i governi del mondo stanno già
costruendo una serie di enormi arcate destinate a preservare una
piccola parte dell’umanità dai cataclismi che verranno. Ed è in ciò
che ritroviamo il vero messaggio del film.
Piuttosto che analizzare il modo in
cui il mondo potrebbe mobilitarsi per rispondere a un disastro
incombente, il film mette in evidenza il cinismo con cui le persone
al potere trattano la popolazione generale. Le arche vengono
finanziate vendendo alcuni dei loro posti per 1 miliardo di euro
l’uno, e gran parte della quota rimanente viene assegnata a persone
ritenute abbastanza importanti da meritare di essere salvate. Tutti
gli altri sono abbandonati a loro stessi. Questo filo conduttore è
stato poi ripreso per la campagna marketing ancora prima che il
film arrivasse nelle sale.
Il primo teaser del film presenta un
testo che chiede: “Come farebbero i governi del mondo a
preparare sei miliardi di persone per la fine del mondo?” e
poi lo stesso teaser risponde alla domanda mentre una massiccia
marea di acqua alluvionale si riversa sull’Himalaia: “Non lo
farebbero”. Il trailer completo mostra il geologo Adrian
Helmsley che chiede al capo dello staff della Casa Bianca Carl
Anheuser: “Allora, quando lo farai sapere alla gente?”.
L’occhiata di sfida che Anheuser gli rivolge è sufficiente, ma il
trailer include la sua risposta sulla necessità di preservare la
continuità della specie e l’incredulità di Helmsley sul fatto che
non daranno alla gente la possibilità di lottare per la propria
vita.
John Cusack e Amanda Peet in 2012
La spiegazione del finale del
film
È esattamente quello che tenta però
di fare Jackson Curtis per i suoi due figli e la sua ex moglie
Kate. Curtis è uno scrittore di fantascienza in difficoltà che
lavora in nero come autista, che si imbatte in prove di ciò che sta
accadendo nel Parco Nazionale di Yellowstone e intraprende un
viaggio disperato per garantire la sopravvivenza sua e della sua
famiglia. Ma dalla loro parte c’è il poter contare su legami con
persone in grado di metterli al riparo. Kate esce con un medico con
brevetto di pilota che li aiuta a fuggire da una Los Angeles che
sta crollando. Jackson lavora invece per un miliardario russo il
cui aereo li porta in Cina per raggiungere le arche.
La famiglia, sprovvista di
biglietto, viene respinta all’ingresso, ma riesce a imbarcarsi
clandestinamente su un’altra arca, salvandola anche
dall’inondazione per buona misura. Il film parla quindi anche del
più antico dei temi: il desiderio totalizzante di un padre di
garantire la sicurezza della propria famiglia. Mentre la famiglia
Curtis viene salvata, fuori imperversano le inondazioni. La loro
famiglia di quattro persone ce l’ha fatta, ha sconfitto il sistema
e l’insensibile indifferenza di chi si stava preparando alla
catastrofe. Miliardi di altre persone non sono però state così
fortunate. Ventisette giorni dopo, le acque si stanno ritirando. Le
arche si avvicinano al Capo di Buona Speranza, mentre Adrian e
Laura iniziano una relazione e Jackson e Kate si riconciliano.
Il finale alternativo del film
Nel DVD del film, è stato insierito
anche un finale alternativo girato ma poi non utilizzato. In esso,
dopo che il capitano Michaels dell’Arca 4 annuncia che si stanno
dirigendo verso il Capo di Buona Speranza, Adrian apprende per
telefono che suo padre Harry e l’amico Tony Delgatto, sono
sopravvissuti a un megatsunami che ha rovesciato la loro nave da
crociera Genesis. Adrian e Laura stringono amicizia con la famiglia
Curtis, Kate ringrazia Laura per essersi presa cura di Lilly e
Laura dice a Jackson di aver apprezzato il suo libro Addio
Atlantide. Inoltre, Jackson e Adrian hanno una
conversazione che riflette sugli eventi della crisi mondiale.
Nell’ultima scena, l’Arca trova il Genesis naufragato e i suoi
sopravvissuti su una spiaggia.
L’impatto di 2001: Odissea
nello spazio di Stanley Kubrick sarà
esplorato in un documentario di prossima uscita, realizzato in
collaborazione con l’eredità del leggendario regista e lo
Stanley Kubrick Film Archive. A produrre il film,
intitolato Monolith, sono Mike
Medavoy e Michael Lee Peterson della
Phoenix Pictures, Jason Clark dei Catchlight
Studios, Sean Richard, il premio Oscar Leonardo DiCaprio e Jennifer
Davisson della Appian Way. Partners in Kind e TIME Studios
cofinanziano invece il progetto.
La produzione del documentario, che
dovrebbe uscire nel 2026, inizia questo mese, come riportato da
Deadline. A dirigere il film è
Stevan Riley, regista dell’acclamato documentario
del 2015 dedicato a Marlon Brando, Listen to be Marlon.
“2001 è il film Zeitgeist per eccellenza”, ha dichiarato
Riley in un comunicato. “È stato recentemente votato come il
film numero 1 di tutti i tempi dai registi, e per una buona
ragione. Prevede e parla dei drammatici cambiamenti tecnologici e
sociali che stiamo affrontando oggi”.
“Monolith offre un’esplorazione
approfondita delle idee rivoluzionarie emerse dalla collaborazione
tra Stanley Kubrick, Arthur C. Clarke e i loro collaboratori, molte
delle quali hanno plasmato l’era moderna”, si legge sempre nel
comunicato. “Il documentario presenterà lettere e racconti
personali mai visti prima tra Kubrick e Clarke, e conterrà
interviste approfondite a visionari contemporanei e a cambiatori di
discipline diverse che si sono ispirati al film per creare il mondo
in cui viviamo oggi”.
Claudia Cahill,
dirigente di Partners in Kind e fondatrice della divisione
Entertainment and Content Marketing di Omnicom Media Group, guiderà
le trattative di partnership con i marchi e lo sviluppo dei
programmi. “La Fondazione Partners in Kind, in collaborazione
con Propper Daley BPI, condurrà campagne filantropiche di utilità
sociale e attivazioni ispirate ai temi chiave del film”, si legge
nel comunicato, “tra cui l’intelligenza artificiale e l’etica,
l’evoluzione umana e la ricerca della conoscenza”.
La Warner Bros
Italia ha diffuso il trailer ufficiale
di 2001: Odissea Nello Spazio, la versione
restaurata in 70 mm che ritornerà in sala il 4 e il 5
giugno.
2001: Odissea Nello
Spazio è un conto alla rovescia per il domani, una carta
stradale del destino dell’ uomo, una ricerca dell’infinito. È un
abbagliante monumento visivo che ha meritato l’Oscar,
un’irresistibile interpretazione della lotta dell’uomo contro la
macchina, una stupefacente miscela di musica e movimento, un
caposaldo così fondamentale, che Steven Spielberg lo considera il
Big Bang dal quale ha tratto origine la sua generazione di
cineasti.
Forse è il capolavoro di Kubrick
regista, che ne ha anche steso la sceneggiatura in collaborazione
con Arthur C. Clarke; probabilmente continuerà ad entusiasmare,
ispirare, incantare intere generazioni. Per cominciare il suo
viaggio nel futuro, Kubrick visita il nostro passato di
pitecantropi ancestrali; poi, con uno degli stacchi più
fantasmagorici mai concepiti, balza in avanti di millenni fino alla
colonizzazione dello spazio; infine proietta l’astronauta Bowman
(Keir Dullea) in zone siderali inesplorate, forse fino al regno
dell’immortalità. Apri i portelli, HAL. Lasciate che l’
inquietante mistero di un viaggio diverso da tutti gli altri abbia
inizio.
Arriva direttamente dal 1980 il
contributo video inedito del regista asiatico Jun’ichi
Yaoi che intervistò Stanley
Kubrick sul set di Shining in cui tentò
di spiegare il finale di 2001: Odissea nello
spazio.
Jun’ichi Yaoi è un
noto esperto di fenomeni paranormali e andò sul set per indagare i
presunti incidenti avvenuti nell’Overlook
Hotel. Nei materiali video oggi pubblicati possiamo
vedere il regista essere accolto dai collaboratori di Kubrick,
anche se poi l’intervista al regista avvenne solo telefonicamente,
nonostante fossero entrambi nello stesso luogo. In questa
telefonata surreale, tra le varie domande Jun’ichi
Yaoi chiede spiegazioni sul finale
di 2001: Odissea nello spazio. Per la nostra
fortuna il regista fu disponibile a parlarne.
La risposta di Stanley
Kubrick fu: “Ho cercato fino ad ora di
evitare di dare spiegazioni. Quando spieghi le tue idee finisce che
sembrano folli, mentre se le drammatizzi allora puoi farle sentire.
Comunque ci provo. L’idea è che il protagonista sia stato preso da
entità simil divine, creature di pura energia e intelligenza senza
corpo né forma. Loro lo mettono in un luogo che si può descrivere
come uno zoo umano per studiarlo e da quel momento in poi, la sua
vita scorre in quella stanza senza percepire il senso del tempo.
Semplicemente accade, così come lo si vede nel
film”.
“Queste entità scelgono una
stanza che replichi l’arredo francese, un arredo inaccurato perché
noi supponiamo che loro possano avere un’idea di qualcosa senza
esserne sicuri. Esattamente come noi non siamo sicuri di come
arredare gli zoo per gli animali e tentiamo di replicare il loro
ambiente naturale. Comunque, quando finiscono con lui, come accade
in molti miti e molte culture del mondo, si trasforma in una sorta
di super essere che viene rispedito sulla Terra, come se fosse una
specie di Superman. A questo punto possiamo soltanto immaginare
cosa succeda quando torna. È un disegno di una grande mitologia ed
è questo ciò che cerchiamo di evocare”.
2001: Odissea nello
spazio, diretto da Stanley Kubrick, è un
film di fantascienza, un thriller, un dramma interpersonale, un
racconto di origini e una storia dell’orrore. Le dicotomie in gioco
nel film sono varie: tra l’uomo e la macchina, l’uomo e lo spazio,
l’uomo e l’uomo, l’io e l’io. Per oltre mezzo secolo, il film di
Kubrick è stato discusso, esplorato e
frequentemente oggetto di conversazione per i cinefili. Ma come
finisce 2001: Odissea nello spazio? E cosa
significa ciò che ci mostra nelle sue scene finali?
Di cosa parla 2001: Odissea
nello spazio? Ecco la trama del film
2001: Odissea nello
spazio si apre con un gruppo di ominidi di quattro milioni
di anni fa che scoprono un’arma sotto forma di osso e, attraverso
questo nuovo strumento, sembrano scoprire la competizione e la
violenza. In queste prime sequenze, appare un
monolite, una struttura minacciosa e di grandi dimensioni, che
confonde gli ominidi e sembra quasi segnalare il prossimo passo
dell’evoluzione.
Dopo questo incipit con gli ominidi,
il film fa un salto in avanti nel tempo, con un gruppo di
astronauti che vengono inviati a indagare su un monolite ritrovato
nello spazio. Il sistema informatico HAL, che
guida l’astronave, si rivolta però contro gli astronauti. HAL
riesce a uccidere la maggior parte della squadra, ma l’astronauta
Dr. David Bowman (Keir Dullea) sopravvive e
disconnette HAL per prendere il controllo della nave dall’IA.
Cosa rappresenta il monolite di
2001: Odissea nello spazio?
La ricomparsa del monolite in
2001: Odissea nello spazio rappresenta un’altra
fase dell’evoluzione, in quanto l’intelligenza artificiale si
interroga su cosa sia meglio per l’umanità e si rende conto che la
tattica migliore per il successo è semplicemente quella di
eliminare la componente umana della missione. Quando il dottor
Bowman assume il controllo solitario dell’astronave dopo aver
staccato la spina ad HAL, scopre un altro monolite
nello spazio. Prima di poter indagare, viene trascinato in un
tunnel galattico, che conduce a una vertiginosa e lunga scena di
luce rifratta e a effetti speciali che sembrano in anticipo sui
tempi.
Cosa succede alla fine di
2001: Odissea nello spazio?
Alla fine di questo viaggio, il
dottor Bowman appare in una camera da letto decorata, mentre
invecchia rapidamente a ogni inquadratura, trasformando Bowman da
giovane a vecchio sul letto di morte. Alla fine, quando sembra
prossimo alla morte, un altro monolite appare in fondo al letto.
Quando cerca di toccarlo, il suo corpo si trasforma in un feto e,
tornando nello spazio, vediamo il feto gigante galleggiare accanto
alla Terra. Cosa dobbiamo pensare di questo finale
ambiguo?
Cosa significa il finale di “2001:
Odissea nello spazio”?
In un’intervista del 1980 con
Jun’ichi Yaoi, Kubrick offrì
la sua interpretazione del finale del film: “Cerco di
evitare di farlo da quando è uscito il film. Quando si dicono solo
le idee sembrano sciocche, mentre se vengono drammatizzate si
sentono, ma ci proverò. L’idea era che lui venisse accolto da
entità simili a Dio, creature di pura energia e intelligenza senza
forma. Lo mettono in quello che si potrebbe descrivere come uno zoo
umano per studiarlo, e tutta la sua vita trascorre da quel momento
in poi in quella stanza. E non ha il senso del tempo. Sembra che
tutto accada come nel film.
Hanno scelto questa stanza, che
è una replica molto imprecisa dell’architettura francese
(volutamente imprecisa), perché uno suggeriva che avevano un’idea
di qualcosa che lui avrebbe potuto ritenere bella, ma non ne era
del tutto sicuro. Proprio come non siamo sicuri di cosa fare negli
zoo con gli animali per cercare di dare loro quello che pensiamo
sia il loro ambiente naturale. Ad ogni modo, quando hanno finito
con lui, come accade in molti miti di tutte le culture del mondo,
viene trasformato in una specie di superessere e rispedito sulla
Terra, trasformato e reso una specie di superuomo.Dobbiamo solo immaginare cosa succede quando torna indietro. È
lo schema di moltissima mitologia, ed è quello che stavamo cercando
di suggerire”.
Partiamo dall’inizio dell’intervista
di Stanley Kubrick. Non appena vediamo il dottor
Bowman nella camera da letto, apprendiamo che lo guardiamo dal
punto di vista delle creature che lo hanno collocato lì. Stiamo
osservando il dottor Bowman nel suo zoo personale, proprio come
quelle forze informi e senza forma. Lo spostamento del tempo non
confonde solo il pubblico, ma anche il dottor Bowman. Si sta
muovendo a velocità sovrannaturali verso la fine della sua vita?
Immagina di muoversi più velocemente o più lentamente di quanto non
sia in realtà? Non ha una solida percezione del tempo, quindi è
logico che non ce l’abbiamo nemmeno noi.
L’idea che i mobili in stile
francese siano essi stessi una replica imprecisa, oltre che una
rappresentazione potenzialmente imprecisa di ciò che il dottor
Bowman vorrebbe dalla prospettiva delle amorfe creature, è
interessante. Crea un senso di vertigine
moltiplicata, che disorienta il dottor Bowman,
allontanandolo da ciò che lo circonda. Per quanto riguarda il punto
di vista di Kubrick sullo zoo, se gli spazi degli animali sono
creati con intenzione, essi sono comunque imprigionati; così anche
il dottor Bowman è imprigionato, anche tra le “comodità” materiali
della sua camera da letto.
In definitiva, la sequenza degli
ominidi, i monoliti coerenti, l’ascesa e la morte di HAL e la
conturbante morte e rigenerazione del dottor Bowman indicano che
l’evoluzione, in quanto processo, è molto più intelligente e
persistente di ogni singolo spirito, struttura o circostanza che
funziona al suo interno. Detto questo, ognuna di queste sezioni del
film potrebbe esistere indipendentemente, quindi c’è una profonda
possibilità di valutazione. La creatività di Kubrick – e
l’insistenza nel porre domande, non nel fornire risposte – rendono
il film un’arte cinematografica irriducibile che continua a
sfidare, perplimere e affascinare il pubblico a distanza di oltre
cinquant’anni.
2001: Odissea nello
spazio è disponibile in streaming sulle seguenti
piattaforme:
Più volte succede che l’approccio
filosofico all’esistenza quotidiana ci riveli l’arbitrarietà dei
pregiudizi mentali, tramite cui crediamo di vivere autenticamente.
Spesso, i grandi artisti vogliono indirizzare lo spettatore verso
una consapevolezza così impegnativa. Se consideriamo, ad esempio,
il film di Stanley Kubrick, 2001:
Odissea nello spazio, si giustificherà che l’intero
montaggio delle scene sia volto a suscitare la nostra
interrogazione sopra tutto ciò che appare ovvio. A testimoniarlo
concorrono soprattutto le situazioni limite, quelle per cui noi
restiamo vittime di qualche evento, angoscioso o doloroso.
Pure il fenomeno artistico può
diventare un utile viatico verso la migliore e più esaustiva
conoscenza di sé. Nel film 2001: Odissea nello
spazio, ogni desiderio umano d’apprendere la Verità
si concentrerà simbolicamente nella figura del misterioso
monolite. Esso all’inizio è contemplato dalla scimmia, e
successivamente dagli astronauti. Il monolite sembra un
oggetto assolutamente estetico, in quanto ci chiederebbe di
stravolgere i vincoli con le categorie del nostro vissuto, date dai
pregiudizi quotidiani. Questi saranno finalmente ripensati, di
fronte alla meraviglia dell’inesprimibile. Ci abbandoniamo allo
stupore dell’ignoto, il quale si pone, tramite l’opera d’arte, come
simbolo d’una dimensione divina, sempre più pura. Se ammettiamo
questo, dobbiamo anche concludere che l’uomo, finché sarà vivente e
quindi caduco, difficilmente raggiungerà una sapienza perfetta del
Mistero che lo circonda. Naturalmente, il fenomeno artistico si
percepirà allo stesso modo. Un lettore che razionalmente
pretendesse di violare tale condizione, si troverebbe a dover
comunque dire qualcosa, ma, nello stesso tempo, le sue risposte
resterebbero ancora riduttive, e magari facilmente opinabili.
In fondo, nel film di
Kubrick il monolite uccide tutti coloro che tentano di
svelarne i segreti. Giustamente, potremmo interpretare quegli
assalti come azioni babeliche. Il filosofo tedesco Martin
Heidegger intravide nel fenomeno estetico l’abilità da parte della
Dimensione Assoluta di celarsi e insieme svelarsi nella sapienza
completa del Mistero. Kubrick trasportò la medesima dialettica in
campo cinematografico. Una vera e propria odissea della conoscenza
attende l’astronauta che s’appresti a ricercare la Verità. Una tesi
che rientrerebbe nella filosofia di Platone. Lui ci ricorda che nel
fenomeno artistico l’ideale astratto della sapienza è trasmissibile
solo attraverso la materia, lavorata dal pittore o dallo scultore.
Quest’ultima, però, già riduceva le speranze che il contemplatore
colga il suo significato più autentico, ben al di là del mero
prodotto fabbricato. Infatti, la materia veniva riconosciuta in
quanto tale attraverso lo sguardo di chi volesse studiarne
l’artisticità. Ma, facendo questo, il lettore/contemplatore avrebbe
forzatamente applicato i propri pregiudizi intellettuali di
riferimento.
In 2001: Odissea nello
spazio, la scimmia che impara ad usare gli arnesi per vivere,
sfrutta un processo conoscitivo del tutto intuitivo ed ipotetico.
Essa si aiuta con la contemplazione del raggio solare, che emerge
dietro al monolite, perciò a causa del Divino. Nel
contempo, però, lì la scimmia non deduce in via perfetta alcuna
sapienza. Qui torna la dialettica propugnata da Heidegger, dentro
il vero fenomeno estetico. Comunemente, si obietta che la cultura
contemporanea curi poco l’espressione artistica, preferendo che si
sviluppino abilissime maestranze nel campo della tecnologia. Si
crede poi che il linguaggio estetico, libero dalle convenzioni
arbitrarie (per cui abbastanza metaforico da rivelare l’Assoluto),
abbia ormai ceduto il passo a quello standardizzato o banale, della
multimedialità. Heidegger temeva questo, benché gli antichi greci
non opponessero nettamente la tecnica all’artisticità. In effetti,
loro riconoscevano che qualunque fenomeno estetico fosse pur sempre
costruito, dunque materiale, distanziandosi immediatamente dal
divino. Faremmo meglio a rivalutare il prodotto tecnico, come un
ulteriore viatico per raggiungere la Verità.
Il misterioso monolite
scoperto dagli astronauti sulla nuova luna è perfettamente
geometrico. Quello ci sembrerebbe proprio un prodotto
standardizzato. In primo luogo, poi, il monolite possederà
una chiara materialità. Tuttavia, questa risulta piuttosto
particolare, perché eterea e capace di dare le allucinazioni a chi
voglia conoscerla, come gli astronauti. E’ anche così che uno di
loro, Bowman, compirà il suo reale cammino d’introspezione
autocritica. Qualcosa che a buon diritto percepiremo con più
motivazioni etiche. A fondamento del monolite, non può
esistere la mera materialità geometrizzante del prodotto (come
nella serialità industriale). Il film di Kubrick ci insegna
l’infinitezza del nostro cammino conoscitivo, verso la Sapienza
Assoluta. Esso necessariamente diventerà sempre più pratico, lungi
dal mero intellettualismo.
Il film si conclude con
l’immagine molto vissuta delle tre età, che si succedono
l’una sull’altra. L’adulto (l’astronauta Bowman) che ha potuto
entrare nelle quattro pareti del monolite divino
diventa nello stesso tempo bambino e vecchio.
L’intellettualismo della contemplazione si risolve nel punto
massimo della pratica vitale (se questa riguarda l’intera
esistenza, dalla nascita alla morte). L’impulso etico delle persone
si libera forse più dall’anima che dalla mente razionale, spesso
astratta. Un’idea che noi troveremmo all’inizio del film, quando la
scimmia scopre il sapere molto pragmatico dell’arnese. Quella
procede da una serie di pensieri ipotetici. Spesso, il cuore sa
porsi in maniera autocritica molto prima della ragione. Nel film
2001: Odissea nello spazio, il celebre computer Hal 9000
acquista svariate capacità emotive, senza che i suoi programmatori
le avessero previste. Lui saprà ridiscutere ogni pregiudizio
personale. E’ il momento in cui la razionalità programmatica,
all’origine stoltamente sopravvalutata come infallibile, sceglie di
vivere secondo una sua morale (sfortunatamente per gli astronauti,
contro di loro).
Hal 9000 subisce la disconnessione
da parte del solo astronauta sopravvissuto ai suoi inspiegabili
omicidi. La memoria informatica si vede configurata tramite una
fila di sottili barre rosse. Forse per Kubrick il monolite
è una fessura perché il suo assalitore deve letteralmente
ritagliarsi uno spazio visivo. Ciò varrebbe sotto le coperture del
mondo solo materiale.
Stanley Kubrick
aveva chiesto ad Alex North, compositore
specializzato nella composizione di colonne sonore per il cinema,
di realizzare una musica adatta a sostituire la musica classica che
aveva scelto di appoggiare momentaneamente sulle immagini di
2001: Odissea nello Spazio, il suo capolavoro
fantascientifico del 1968.
Sappiamo però che il lavoro di North
non venne usato da Kubrick, che scartò non solo la sua colonna
sonora, ma anche una canzone originale composta appositamente per
il film, un brano che è oggi disponibile su Youtube.
Il titolo della canzone è 2001:
A Garden of Personal Mirrors ed è stata scritta da
Mike Kaplan, storico ufficio stampa di Kubrick e
interpretata da Naomi Gardner. Ecco di seguito il
brano.
Per continuare la celebrazione del
50esimo anniversario di 2001: ODISSEA
NELLO SPAZIO, Warner Bros. Entertainment
Italia distribuirà dal 13 novembre la
versione 4K Ultra HD dell’innovativo capolavoro
sci-fi di Stanley Kubrick vincitore del premio
Oscar® per i migliori effetti speciali.
Il cofanetto conterrà anche il
Blu-rayTM dell’edizione rimasterizzata del film,
disponibile solo in questa edizione e un terzo disco
Blu-rayTM con i contenuti speciali.
Considerato una delle più grandi pellicole non solo del genere
fantascientifico ma della cinematografia in generale, il film è
stato recentemente riportato con grande successo nei cinema
italiani per festeggiare il 50esimo anniversario, registrando oltre
200 mila euro di incasso al box office.
Per la prima volta dall’uscita al
cinema nel 1968, le immagini del negativo originale sono state ora
impresse su una pellicola 70mm. A collaborare con il team di Warner
Bros. Pictures durante tutto il processo è stato il regista e fan
di Kubrick Christopher Nolan: “2001, per quanto mi
riguarda, è il film più cinematografico che sia mai stato
realizzato ed è stato un onore e un privilegio poterlo condividere
con una nuova generazione. Il 4K UHD permette di ottenere,
direttamente a casa, l’esperienza più vicina alla visione della
pellicola originale. Il capolavoro di Kubrick venne originariamente
presentato in pellicola di grande formato e la gamma cromatica più
profonda e la risoluzione superiore si avvicinano il più possibile
alla qualità dell’originale analogico”. Allo stesso modo, la
versione in 4K è stata rimasterizzata dal negativo originale in
65mm, mentre l’audio include una traccia 5.1 DTS-HD Master Audio
oltre alle 6 tracce presenti nell’originale del 1968.
Con 2001: ODISSEA
NELLO SPAZIO, Kubrick ha ridefinito i limiti della
cinematografia e si è confermato uno dei registi più rivoluzionari
e influenti di tutti i tempi. Alla sua prima uscita nel 1968 il
film conquistò gli animi di critica e pubblico e gli effetti del
suo impatto sono visibili anche al giorno d’oggi. La sceneggiatura
del film fu curata da Kubrick e Arthur C. Clarke ispirandosi al
racconto breve di quest’ultimo La sentinella.
SINOSSI Il folgorante successo di Stanley Kubrick, vincitore di un
premio Oscar®, è un dramma suggestivo dell’uomo contro la macchina,
un’incredibile fusione di musica e movimento. Kubrick (che ha
scritto la sceneggiatura insieme ad Arthur C. Clarke) inizia dai
nostri antenati preistorici, poi attraversa i millenni (con uno dei
jump cut più strabilianti della storia del cinema) fino allo spazio
colonizzato per poi scaraventare l’astronauta Bowman, nelle
profondità ignote dello spazio, forse addirittura verso
l’immortalità. “Apri la saracinesca esterna Hal”. E che abbia
inizio un incredibile viaggio senza precedenti.
“There is only one Stanley
Kubrick, 2001 is pure cinema”
Questa affermazione di
Christopher Nolan chiude il nuovo trailer
di 2001: Odissea Nello Spazio, un
film di cui si è già detto tutto o forse non si è detto niente; un
lavoro filosoficamente ambiziosissimo, tecnicamente innovativo
e visivamente immenso, in cui è costante la sensazione di sense of
wonder.
La creazione di Stanley Kubrick ha segnato
un’epoca come pochi, ha marcato un punto di non
ritorno ed ha alzato l’asticella del genere più di ogni
altra pellicola (non me ne vogliano i fan di
Metropolis,Blade
Runner, Solaris,
Matrix o Star
Wars), oltre ad aver formato ed influenzato una
generazione di filmmakers (il sopracitato Nolan su tutti).
Per la nuova edizione del Sci-Fi:
Days of Fear and Wonder ci sarà un’opportunità unica, quella di
rivedere sul grande schermo la pellicola di
Kubrick ri-masterizzata e curata dal British Film
Institute, occasione che purtroppo sarà concessa solo agli
spettatori britannici poichè le release del BFI solitamente
rimangono all’interno dei confini nazionali.
Dopo lo straordinario successo
ottenuto al box office italiano, il film di Stanley
Kubrick tornerà nelle sale italiane martedì 19 e mercoledì
20 giugno. Per continuare a celebrare il 50° anniversario di uno
dei più grandi capolavori cinematografici del XX secolo, Warner
Bros. Pictures riporterà 2001: Odissea nello
Spazio in cinema selezionati come evento speciale, in
versione rimasterizzata 4K.
Grande ammiratore dello scomparso
cineasta americano, Christopher Nolan ha lavorato
in collaborazione con il team di Warner Bros. Pictures al processo
di masterizzazione.
Christiane Kubrick
ha detto: “Sono felice che 2001: Odissea nello spazio esca di
nuovo al cinema. Se Stanley fosse ancora tra noi, ammirerebbe il
cinema di Christopher Nolan, che ringrazio a nome di tutta la
famiglia per il supporto dato al film”.
Nolan afferma: “Uno dei miei
primi ricordi da spettatore è l’aver visto 2001: Odissea nello
Spazio di Stanley Kubrick in 70mm, al Leicester Square Theatre di
Londra, con mio padre. L’opportunità di essere coinvolto nel
ricreare questa esperienza per una nuova generazione, introducendo
la nuova copia del capolavoro di Kubrick in tutta la sua gloria
analogica, è un onore e un privilegio”.
Considerato uno dei più grandi
capolavori cinematografici del XX secolo, 2001: Odissea
nello spazio di Stanley Kubrick uscito il
3 aprile del 1968, conquista la vetta del Box Office italiano nelle
giornate del 4 e 5 giugno.
Per celebrare il 50° anniversario
del film che ha ridefinito i limiti della cinematografia,
2001: Odissea nello spazio è tornato al cinema
come evento speciale in versione rimasterizzata 4K ed ha incassato
180.000 € totali, conquistando il pubblico tornato in sala per
acclamare uno dei cineasti più autorevoli e rivoluzionari di tutti
i tempi.
Thomas J. Ciampa,
SVP Distribution & New Theatrical Ventures, commenta: “Siamo
orgogliosi di aver riportato in sala il capolavoro senza tempo di
Kubrick. Abbiamo dato l’opportunità ad una nuova generazione di
spettatori di vedere sul grande schermo uno dei capisaldi della
cinematografia mondiale così come nelle intenzioni artistiche del
maestro americano. Il risultato al box office conferma l’entusiasmo
del pubblico di ogni età verso il grande cinema con le sue storie,
le sue immagini e i suoi protagonisti immortali”.
2001 Odissea nello
spazio è riconosciuto come una pietra miliare del
cinema di fantascienza nonché uno dei tanti capolavori realizzati
da Stanley Kubrick. Ebbene oggi per
celebrare questo grande film vi segnaliamo l’incredibile poster
tributo al film realizzato dall’artista Nikita Kaun.
Il poster di 2001
Odissea nello spazio è stato
realizzato in una serie limitata di 75 stampe 24×36.
2001 Odissea nello
spazio (2001: A Space Odyssey) è un film di fantascienza di Stanley Kubrick del 1968, basato su un
soggetto di Arthur Clarke, il quale ha poi tratto dalla
sceneggiatura un romanzo dal titolo omonimo. Benché molti ritengano
la pellicola ispirata al racconto di Clarke La sentinella,
lo stesso autoreha
affermato che “La sentinella assomiglia a 2001 come
una ghianda assomiglia a una quercia adulta”.
Il film di Kubrick è considerato
unanimemente un capolavoro della storia del cinema e costituisce
una svolta epocale per il cinema di fantascienza. Nel 1991 la
pellicola è stata giudicata di rilevante significato estetico,
culturale e storico, e inserita nella lista di film preservati nel
National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati
Uniti. Nel 1998 l’American Film Institute l’ha inserito al
ventiduesimo posto della classifica dei migliori cento film
statunitensi di tutti i tempi,mentre dieci anni dopo, nella
lista aggiornata, è salito al quindicesimo posto.
2001 Odissea nello
spazio è il film capolavoro del 1968 di Stanley
Kubrick, basato su un soggetto di Arthur C.
Clarke. Nel cast del film protagonisti Keir
Dullea, Douglas Rain (voce di HAL 9000), Gary
Lockwood, William Sylvester, Daniel Richter, Leonard Rossiter,
Margaret Tyzack, Robert Beatty, Sean Sullivan.
Trama del film 2001
Odissea nello spazio
Africa. Quattro
milioni di anni fa. Un gruppo di scimmie entra inspiegabilmente in
contatto con un misterioso monolite nero. L’eccezionalità del
rinvenimento segna per sempre il loro cammino evolutivo. Gli
ominidi infatti, si scoprono mossi da nuove motivazioni, legate ora
alla conquista della facoltà raziocinante. Primo esempio di tale
avvento, l’intuizione di poter fare di un osso abbandonato un’arma
di difesa/offesa.
Luna, 2001. Quattro milioni di anni
dopo, viene ritrovato sulla superficie del satellite, un identico
monolite, in grado di generare un potente campo magnetico. Allo
scopo di chiarire cosa si nasconda dietro tale scoperta,
un’astronave guidata da Hal 9000, intelligenza artificiale in grado
di interagire con l’uomo, parte in missione alla volta di Giove,
pianeta verso il quale il monolite sembra aver lanciato un
segnale.
Il suo equipaggio, costituito da
Frank Poole, David Bowman e tre scienziati ibernati, dovrà però far
presto i conti con l’inaspettata insubordinazione di Hal. Il
computer, dopo aver eliminato Poole ed i tre astronauti ibernati,
verrà disattivato da Bowman. Quest’ultimo, risucchiato in seguito
in un’altra dimensione spazio-temporale, si ritroverà, invecchiato,
in una stanza di inizio settecento. Qui, vedrà per l’ultima volta
il monolite nero, prima di rinascere sotto forma di feto cosmico
(Starchild).
Il significato
di 2001 odissea nello spazio significato
In merito al significato di
2001 Odissea nello spazio, tale film intende suscitare
nello spettatore un forte impatto emotivo; lo stesso Kubrick
affermò: «Ognuno è libero di speculare a suo gusto sul significato
filosofico e allegorico del film. Io ho cercato di rappresentare
un’esperienza visiva, che aggiri la comprensione per penetrare con
il suo contenuto emotivo direttamente nell’inconscio»
Kubrick rispose così a quanti
tentarono, dopo aver assistito alla proiezione di 2001: Odissea
nello Spazio, di articolarne una lettura composita e sistematica.
Frutto della rielaborazione dei racconti ‘La
Sentinella’ (1948), ‘Encounter in the Dawn’ (1950) e ‘Guardian
Angel’ (1950), dell’autore britannico Arthur C.
Clarke, 2001 Odissea nello Spazio è
sicuramente un’opera ambiziosa. Considerato oggi uno dei capolavori
della cinematografia, in occasione della ‘prima’ fu boicottato da
critici e produttori, i quali abbandonarono anticipatamente la sala
in segno di disappunto.
L’episodio, pur amareggiando
fortemente il regista, non segnò comunque il fallimento della
pellicola. Confermò invece l’imperscrutabile potenza della stessa,
a tal punto singolare anche per gli addetti ai lavori, da
condizionarne negativamente la visione. Impossibilitati a
riconoscervi l’intensa ispirazione e l’ingegnosa intuizione del
visionario regista, si limitarono a stigmatizzare le difformità di
un film che, pur presentandosi come ‘fantascientifico’, andava ben
oltre le convenzioni del genere.
Lontano dall’intento di comporre un
quadro narrativo coerente dal punto di vista logico-temporale,
Kubrick
colloca l’Immagine a fondamento del suo film. Questa, sapientemente
vivificata, si fa disegno, intreccio, trama ed infine ponderato e
corroborato raccordo tra l’Uomo, il Tempo e lo Spazio. L’Uomo,
guidato nel compimento di un viaggio in cui principio e fine
convergono, si qualifica come tale in rapporto alla ‘macchina’. Hal
9000, epurato dai classici stilemi, rappresenta un’intelligenza
artificiale ‘eletta’, in grado di rapportarsi con l’Uomo ed a lui
equiparata nell’accentuata predisposizione alla contraddizione così
come nella tendenza, quasi naturale, a ricercare, nel momento del
trapasso-disattivazione, il riparo dell’infanzia.
Il ritorno alle
origini, all’incontaminato ed all’indeterminato, è per Kubrick
testimonianza di un risveglio ed allo stesso tempo, impagabile
esperienza di conoscenza. Nella trascendenza di un contatto che
ricorda quello con la ‘Legge’ ne ‘Il Processo’ di Kafka, l’Uomo si
avvicina all’Assoluto e quindi ad una ‘verità prima’. Kubrick,
suggerendo l’idea di dimensioni spazio-temporali valicabili,
propone molteplici livelli di consapevolezza e variabili di
condotta innumerevoli, valicando temerariamente i confini della
logica.
Intensamente suggestivo e passato
alla storia anche per la poderosa colonna sonora, tra cui
ricordiamo il brano di Richard Strauss tratto da ‘Così parlò
Zarathustra’, 2001: Odissea nello Spazio, è in grado di stimolare,
come nessun altro film, l’umano desiderio
dell’’incommensurabile’.
Le curiosità sul film di Stanley
Kubrick, 2001 Odissea nello spazio
Nel 1991 la pellicola è
stata giudicata di rilevante significato estetico, culturale e
storico, e inserita nella lista di film preservati nel
National Film Registry della Biblioteca del
Congresso degli Stati Uniti. Nel 1998 l’American Film
Institute l’ha inserito al ventiduesimo posto della classifica
dei migliori cento film statunitensi di tutti i
tempi, mentre
dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è salito al quindicesimo
posto.
Le inquadrature all’inizio del film
non sono altro che diapositive ad alta risoluzione proiettate con
il sistema rivoluzionario (per l’epoca) del “front
projection”, inventato dallo scrittore di
fantascienza Murray Leinster. Questa
tecnica innovativa, dopo essere stata brevettata il 20 dicembre
1955 da Leinster, venne impiegata per la prima volta proprio
in 2001: Odissea nello spazio.
Alla fine della prima scena del
film in cui Guarda-la-Luna lancia un osso in aria, è presente una
svista: l’ominide tiene in mano un femore, ma a roteare in aria è
invece una tibia. In realtà l’errore non fu di Kubrick ma di un
operatore al quale il regista, al termine di una giornata di
riprese, aveva chiesto di riprendere un osso lanciato in aria nel
cortile dei teatri di posa. Non prevista dal copione,
quest’inquadratura farà parte di quel brillante match
cut, divenuto uno delle scene più note del film, che collega
due epoche estremamente distanti.
Gli ominidi nella parte
iniziale del film sono dei mimi e dei ballerini, accompagnati da
vere scimmie nel ruolo dei cuccioli. La specie in questione doveva
essere glabra e priva di indumenti, impensabile per la moralità
dell’epoca, così si è optato per una anteriore totalmente irsuta.
Gli animali cacciati sono dei tapiri, specie sudamericana
assente nel Pleistocene, scelti in alternativa ai selvaggi e
aggressivi facoceri riportati nel romanzo.
Kubrick decise di utilizzare una
proiezione frontale per produrre fondali nelle scene dei paesaggi
africani degli ominidi, in quanto le tecniche tradizionali non
producevano l’aspetto realistico che Kubrick desiderava. La tecnica
consisteva nell’utilizzare un proiettore per impostare precisamente
lo scenario ad angolo retto alla telecamera, e in uno specchio
semi-riflettente posto ad un angolo di fronte alla telecamera che
rifletteva l’immagine proiettata in avanti, direttamente con
l’obiettivo della telecamera, su un fondale appositamente
progettato.
Così lo schermo era in grado di
riflettere in modo più efficiente la luce della immagine proiettata
rispetto al soggetto realizzato in primo piano. La tecnica è stata
utilizzata ampiamente nel settore cinematografico, nonostante
nel 1990 venga in gran parte sostituita dal green screen.
Per gli scatti all’interno della navicella, Kubrick usava un
30-short-ton (27 t) rotante costruito dalla Vickers-Armstrong
Engineering Group ad un costo di 750 mila dollari. Il diametro del
set era di 12 metri circa ed era largo 3 metri.
La regista basca Estibaliz Urresola Solaguren
irrompe nel mondo del cinema con 20.000 specie di
api, un film sull’identità personale e collettiva che
riesce a ritrarre una comunità specifica e la sua reazione
all’inevitabile diversità. Il film arriva nelle sale italiane dal
14 dicembre, dopo aver trionfato al Festival Internazionale
del Cinema di Berlino, dove si è aggiudicato
l’Orso d’argento per la miglior interpretazione da
protagonista a Sofia Otero, e aver ottenuto svariati premi
al Festival del Cinema di Malaga. Senza orpelli
cinematografici, con un’austerità spartana, ma mai egocentrica nel
mostrare il passaggio delle nuvole o il tramonto del sole, la
cineasta di Alava filma con straordinaria sottigliezza e senza
fronzoli la storia di 20.000 specie di
api.
20.000 specie di api, la
trama: scorgere la luce
In poco più di due ore,
20.000 specie di api percorre passo dopo
passo, gesto dopo gesto, le biografie intime di un gruppo di tre
generazioni di donne. Si comincia con un incrocio di sguardi,
quello di Ane (Patricia López
Arnaiz) e quello di Aitor/Cocó/Lucía
(Sofía Otero). Faccia a faccia, entrambe
incrociano i loro sguardi, in quel primissimo momento, per
verbalizzare una crisi personale e familiare. Ben presto scopriremo
che la zia solitaria che si occupa delle api è l’unica con cui
Aitor/Lucía si sente protetto; la madre,
persa nelle sue frustrazioni, è l’unica con cui
Aitor/Lucía si sente compreso. Sono loro
tre a dare al film una densità che va oltre il problema che pone e
lo trasforma in uno studio sulla famiglia e sulle sue dipendenze.
Gli altri, i fratelli, il padre, cercano di non vedere ciò che sta
accadendo ad Aitor, o direttamente lo negano e lo
combattono, così come la nonna, forse il personaggio più schematico
di tutti.
Un viaggio a casa della madre,
lontano dalla figura paterna, servirà come viaggio iniziatico in
cui Aitor vivrà la sua metamorfosi, la sua
rinascita in Lucía. Ma non sarà sola, né sarà
l’unica persona a vivere questo momento epifanico. Nemmeno
Ane, sua madre, si divertirà. Il suo ritorno al
luogo di nascita per preparare un concorso per diventare insegnante
d’arte la porta a ripercorrere i resti artistici del padre,
scultore scomparso, e i rimpianti di una madre decisa a
guardare senza vedere realmente. È proprio il
conflitto metaforico tra questi due verbi, sinonimi ma anche così
distanti, che scuote questo film di api e miele,
allegoria della vita e della morte. Non è un caso che
Aitor voglia adottare il nome di
Lucia, né che Estibaliz Urresola
scelga quello della martire di Siracusa, protettrice degli occhi,
come nome per la sua piccola protagonista e per la sua riflessione
su un tema di cui oggi si dovrebbe parlare senza paura, pregiudizi
o frivolezze.
Sommergersi per vedere
In 20.000 specie di
api accade che molti dei suoi personaggi abbiano
perso la luce, non vedano perché, soprattutto gli adulti, non hanno
potuto o saputo affrontare la realtà o i loro sogni.
Estibaliz Urresola mescola simbolicamente l’idea
del battesimo con quella della luce; l’immagine dello sprofondare,
del sommergersi, contrapposta alla gioia di (ri)emergere e al fatto
di (ri)nascere.
Su una barca, scandagliando il
fiume, alla ricerca dell’immagine rubata di San Giovanni Battista
che il suo nonno ha scolpito per l’altare principale della chiesa
del suo villaggio, Aitor, un bambino di otto anni
che nel profondo si sente una bambina, riceve una lezione su ciò
che è verificabile e ciò che è intuibile. Gli
viene detto che ciò che gli occhi vedono appartiene all’ovvio; di
conseguenza, ciò che invece i sentimenti richiedono, abita un altro
livello di percezione. Ecco perché ciò che è proprio delle
emozioni, come viene detto al disorientato Aitor,
può trovare risposta solo dentro di sé. L’idea che “la fede è
questo” è incisa nel cuore della protagonista di
20.000 specie di api, interpretata da una
magnifica Sofía Otero. Aitor capisce che la fede è
ciò che si stabilisce nel regno dell’indimostrabile, dell’intimo.
Nel suo caso, questo enigma appartiene alla lacerazione della sua
identità. Nel corpo di un ragazzo, si sente una ragazza: si fa
chiamare Cocó e vive in un isolamento indefinito
insieme ai genitori e ai fratelli.
Tre generazioni, tre attrici da ricordare
20.000 specie di
api arriva dopo un anno eccezionale per il cinema
spagnolo e in particolare per un nuovo gruppo di registe come
Carla Simón (Alcarràs),
Pilar Palomero (Las niñas, La
materndad), Elena López Riera (El
agua) e Alauda Ruiz de Azúa (Cinco
lobitos). È un film che si prende il suo tempo, che dura 125
minuti, in cui il dialogo è importante quanto il sottotesto e i
gesti. Per questo la direzione del corpo attoriale è così
meticolosa e soddisfacente: Patricia López Arnaiz,
Ane Gabarain e la piccola Sofía
Otero formano un magnifico tridente attoriale che merita
semplicemente applausi.
Ciò che è indiscutibile del film di
Urresola Solaguren è la sensibilità con cui
vengono mostrati i rapporti tra ragazzi e ragazze, e tra questi e
gli adulti, con le barriere sociali imposte che rendono così
difficile la vita di chi non aderisce alla consueta dicotomia di
genere. 20.000 specie di api riflette su
come qualcosa di così intimo come sapere chi siamo, da quanto tempo
lo sappiamo, e cosa questo comporta, sia strettamente legato a se
stessi e a ciò che gli altri si aspettano da noi. In questo senso,
l’immagine delle api risulta assolutamente vincente: gli alveari e
il loro funzionamento come gruppo sociale sono una buona
metafora per dirci che ci sono, se non 20.000, molti modi di essere
una persona, di essere una donna.
Potrebbe essere girata in Australia
la nuova versione di 20.000 Leghe sotto i
mari, progetto portato avanti dalla
Disney e che verrà girato da David
Fincher.
Alla base scelta vi sarebbero
motivazioni squisitamente economiche e per la precisione i generosi
incentivi fiscali che l’Australia avrebbe offerto alla produzione
per girare nelle proprie location.
Se la Disney opterà per effettuare
le riprese in Australia, la scelta dovrebbe cadere sui Village
Roadshow Studios del Queensland e sui Fox Studios di Sydney; il
film sarebbe la più costosa produzione mai effettuata in
Australia.
Il film, scritto da Scott
J. Burns, sarà una fedele riproposizione delle vicende del
Capitano Nemo e del suo sottomarino, il Nautilus, narrate da Verne;
al contrario di precedenti indiscrezioni, appare al momento sfumata
la partecipazione di Brad Pitt al progetto.
Dopo vari ripensamenti e
indiscrezioni sembra che David Fincher abbia
definitivamente abbandonato ogni remora, dando il via definitivo al
progetto del remake di 20.000 leghe sotto i
mari, scegliendo anche la location delle riprese, che
nelle intenzioni del regista avverranno in Australia.
La scelta è dovuta, oltre agli
scenari incomparabili e alla presenza di studi all’avanguardi,
soprattutto a motivazioni squisitamente economiche, a partire dai
20 milioni d’incentivo offerti al budget del film, secondo lo
schema già applicato a Wolverine:
l’Immortale, girato a Sidney.
Debra Richards, rappresentate di
Ausfilm, ha sottolineato i benefici che deriveranno dal progetto,
in termini di posti di lavoro (che si prevede saranno circa
duemila), formazione e ritorno degli investimenti.
Fincher girerà nel Nuovo Galles del
Sud e nel Queensland; al momento non vi è alcuna conferma riguardo
il cast.
Tutti sappiamo che, una volta
archiviata la nuova avventura degli
X-Men, Bryan Singer si
dedicherà a riportare sul grande schermo il classico di
Jules Verne, 20.000 Leghe sotto i
mari.
Negli ultimi aggiornamenti in merito
al film, avevamo scoperto che la sceneggiatura era pronta. Adesso
sempre Singer informa che oltre ai personaggi classici della
storia, Capitano Nemo, Aronnax e Ned Land, ci saranno nuovi
personaggi e che la storia conterrà elementi fantascientifici.
Anche per questo film, Singer sarà
supportato dalle tasche della 20th Century Fox. Le riprese del film
dovrebbero cominciare il prossimo autunno, quando dovremo anche
sapere chi darà volto ai protagonisti della storia.
Guarda il Trailer italiano di
Nick Cave – 20.000 Days on earth diretto da
Iain Forsyth e Jane Pollard ed
interpretato da Nick Cave, Susie Bick, Warren Ellis, Darian
Leader, Ray Winstone, Blixa Bargeld, Kylie Minogue, Arthur Cave,
Earl Cave, Thomas Wydler, Martyn Casey. Il film sarà
presentato nelle sale NexoDigital in un due giornate evento:
il 2 e il 3 dicembre.
I “20.000 giorni sulla terra” cui
si riferisce il titolo del film girato da Ian Forsyth e Jane
Pollard sono quelli corrispondenti alla vita di Nick Cave, rockstar
di culto e scrittore australiano. In questo film che unisce
narrazione a visioni, scrittura a vita vissuta, musica a profonde
sedute di autocoscienza, viene a galla tutto il genio di Nick Cave,
la sua conturbante personalità, il suo straordinario stile
narrativo e il suo rapporto esclusivo e intenso con la parola e con
la narrazione. Uno straordinario viaggio nella vita complessa e a
volte solitaria di uno scrittore e di una rockstar, attraverso il
suo stesso racconto e i dialoghi con le persone a lui più
vicine.
20 sigarette é un
film vero, potente e appassionante. Opera prima del regista
Aureliano Amadei che in questo film si racconta e
offre all’Italia una testimonianza indiscutibile dell’attentato
accaduto a Nassirya il 12 novembre del 2003. Aureliano è un
ventottenne anarchico e antimilitarista, assiduo frequentatore di
centri sociali, che sogna di diventare attore e regista di
documentari.
Un giorno riceve l’offerta di
partire subito per l’Iraq come aiuto regista di Stefano Rolla per
realizzare un film sulla missione di pace dei militari italiani.
Aureliano decide su due piedi di partire; il governo, la Farnesina
e i mezzi d’informazione assicuravano che la situazione in Iraq
fosse tranquilla. In realtà, appena atterra con l’aereo militare in
terra irachena, scopre che la situazione è stata sottovalutata in
Italia.
Aureliano non fa in tempo a finire
il suo amato pacchetto di sigarette, che si ritrova nel mezzo
dell’attentato alla caserma dei Carabinieri italiani “Maestrale di
Nassiriya” e diviene l’unico civile sopravvissuto alla strage, dove
persero la vita 19 italiani. 20 sigarette è
un film che ha la grandezza di non dare risposte: non ci vuole
indottrinare e non è pretenzioso. Inevitabilmente, però, (com’è
solito accadere in Italia, per questo genere di film “scomodi”) ci
sono state alcune polemiche prima dell’uscita del film, perché
Aureliano ci racconta una verità storica, che nessun giornale, né
autorità giudiziaria o politica, ci ha raccontato con autenticità
prima d’ora.
20 Sigarette, il film sulla
tragedia a Nassiriya
Riguardo alla tecnica del film, ciò
che maggiormente risalta all’occhio dello spettatore è la grande
verità delle immagini, per la maggior parte girato con la camera a
mano, la quale permette uno straordinario effetto realistico,
emotivo, che ricrea il movimento in soggettiva dell’interprete e
aumenta la tensione e il coinvolgimento. La lunghissima soggettiva
del protagonista durante l’attentato ci fa vivere, in prima
persona, ciò che il regista Aureliano ha vissuto. Usa il piano
sequenza per darci la sensazione reale della paura, dell’angoscia
di morte.
Vinicio Marchioni, alter ego del regista, è riuscito
perfettamente nell’intento di Aureliano e i suoi versi di dolore
estremo hanno reso ancora più reale e commovente la scena.
La scrittura di 20
sigarette è stata realizzata da Amadei e dal talentuoso
Francesco Trento, co-autore anche del libro, dal quale è tratto il
film, “Venti sigarette a Nassirya”, edito da Einaudi. Una scrittura
semplice e interamente corrispondente al ricordo dell’unico civile
sopravvissuto alla strage, che racconta con sincerità e nessun
artificio la sua esperienza tragica, che gli cambiò per sempre la
vita. Un’opera prima talmente apprezzata, da strappare al pubblico,
un applauso di 14 minuti nel corso dell’ultima edizione del
festival del cinema di Venezia.
Inoltre 20
sigarette, ha vinto la sezione “Controcampo Italiano.”
Così la giuria, presieduta da Valerio Mastrandrea
e composta da Susanna Nicchiarelli e Dario
Edoardo Viganò, ha motivato la sua scelta: “La densità del
racconto ha il ritmo di una verità che, oltre ogni pregiudizio,
diviene personale storia in cui si intersecano, con intelligenza e
non senza qualche venatura di ironia, gli elementi dell’esercizio
di libertà. Libertà dal proprio vissuto per inseguire un sogno,
libertà dai propri pregiudizi per incontrare le persone, libertà
dal proprio dolore per non indurre lo spettatore a sguardi
prestabiliti”.
Per di più, il film ha ricevuto la
menzione speciale della giuria grazie all’interpretazione, che
supera ogni aspettativa, di Vinicio Marchioni; tale è stata la
motivazione: “per la prova d’attore con cui permette allo
spettatore di vivere in prima persona la complessità emotiva della
vicenda narrata, attraverso la combinazione di istinto e tecnica”.
Il film, di Aureliano Amadei con
Carolina Crescentini,
Vinicio Marchioni, Giorgio Colangeli, Duccio Camerini,
è uscito nelle sale italiane l’8 settembre, ed è distribuito da
Cinecittà Luce e prodotto da R&C Produzioni in collaborazione
con Rai
Cinema.
La storia del cinema è piena di
scene memorabili che sono state
improvvisate dagli attori direttamente sul set e
che, in fin dei conti, hanno decretato il successo dei film in cui
erano inserite tramandando nel tempo il loro stato di culto. Dal
sibilo di Hannibal Lecter in Il silenzio degli
innocenti al “Lo so” pronunciato da Han Solo in Star
Wars, sono diversi gli esempi lampanti di questo
fenomeno.
Ecco di seguito le 20 più famose:
Il silenzio degli innocenti
Come sarebbe stato Il silenzio degli
innocenti senza il celebre e inquietante sibilo di Hannibal Lecter
prima di pronunciare la famosa frase “I ate his liver with some
fava beans and some nice Chianti”? Ebbene, l’agghiacciante
suono fu improvvisato da Anthony Hopkins sul set e non era previsto
dalla sceneggiatura.
Quei bravi ragazzi
La scena considerata ancora cult di
Quei Bravi Ragazzi dove viene pronunciata la frase
“Come sarebbe buffo?” venne in realtà improvvisata
partendo da un aneddoto raccontato da Joe Pesci a
Martin Scorsese. Quando era ragazzo l’attore
lavorava infatti in un ristorante dove disse ad un mafioso che era
divertente scatenando la sua reazione negativa. Scorsese permise
così a Pesci e Ray Liotta di improvvisare quella
scena senza dire agli altri attori ciò che sarebbe accaduto proprio
perché voleva che le loro fossero autentiche reazioni di
sorpresa.
Palla da golf
I momenti più brillanti e memorabili
di Bill Murray come attore sono quelli in cui
l’attore è uscito dal copione per seguire l’improvvisazione.
Successe anche in Palle da golf, quando il protagonista borbotta
tra sé una storia che tratta dal libro scritto da lui e intitolato
Cinderella Story: My Life in Golf.
Pretty Woman
Sembra che le scene più famose della
storia del cinema siano state tutte improvvisate. Tra queste c’è
anche quella di Pretty Woman, amatissima dai fan e
iconica, in cui Edward Lewis (Richard Gere) regala
a Vivian Ward (Julia Roberts) una collana
tempestata di diamanti. Ebbene ciò che successe dopo fu
completamente improvvisato.
Harry Potter e i doni della morte Parte 2
Quello che è considerato uno dei
personaggi più cattivi del cinema ha avuto in realtà i suoi momenti
divertenti in Harry Potter e i Doni
della Morte – Parte 2, dove il nostro amato
Voldemort interpretato da Ralph
Fiennes decise di improvvisare sul set per “alleggerire”
il tono. Cosa fece allora? Semplicemente cambiò il suo il discorso
ad ogni ciak, gettando in confusione il cast.
50/50
Ci sono attori che entrano davvero
nel personaggio, e altri che si limitano a rimanere fedeli alla
sceneggiatura; nella prima categoria rientra Joseph Gordon
Levitt che nel film 50/50, prese un
rasoio elettrico e iniziò a radersi la testa così, dal nulla. La
reazione sorpresa di Seth Rogen era reale e venne
ripresa dal regista.
Tootsie
La scena di Tootsie
in cui Bill Murray parla a raffica senza mai
chiudere bocca durante una festa è stata completamente improvvisata
dall’attore, come spiegato dal regista Sidney
Pollack quando raccontò di aver dato a Murray un compito
semplice: sputare qualunque cosa avesse in mente, con il resto del
cast che non sapeva nulla.
Scemo e più Scemo
Ogni film in cui è presente
Jim Carrey è stato caratterizzato da scene
improvvisate, anche se non è mai stato chiaro quali fossero scritte
dall’attore e quali del tutto inventate sul set. In Scemo e
più Scemo però, quando Lloyd Christmas e Harry Dunne
raccolgono l’autostoppista mandato per ucciderli, il duo inizia a
far cedere l’equilibrio mentale del sicario. E sembra che durante
le riprese sia stato Carrey a urlare nell’orecchio del collega
tutti quei suoni fastidiosi finiti nel film, di sua spontanea
volontà.
Will Hunting
Will Hunting – Genio
ribelle non sarebbe mai stato lo stesso senza le
fantastiche battute improvvisate da Robin
Williams, come il celebre il discorso sulle flatulenze
notturne della moglie, che sul set provocò un attacco di risate
isteriche a Matt Damon.
Crazy stupid love
L’ormai celeberrima scena di
Crazy Stupid Love in cui Jacob Palmer e
Hannah Weaver riproducono la presa di Dirty
Dancing è stata totalmente improvvisata da Ryan
Gosling sul set, e l’aneddoto è stato poi commentato da
Emma Stone rivelando che durante le riprese era
terrorizzata all’idea di cadere a terra.
Star
Wars
La saga di Star
Wars è stata caratterizzata da vari momenti chiave, ma lo
scambio di battute fra Han Solo e
Leia in Episodio V: L’impero
colpisce ancora rimarrà per sempre nei cuori dei fan. Ci
riferiamo alla scena in cui Han sta per essere congelato e la
Principessa Leila confessa di amarlo di amarlo. La risposta di
Harrison Ford fu uno spontaneo ed improvvisato
“Lo so”, non previsto dal copione ma perfetto per lo
spirito del personaggio.
Un uomo da marciapiede
Rimane ancora memorabile il dialogo
fra Dustin Hoffman e un tassista in Un uomo da
marciapiede (Midnight Cowboy) dove l’attore
esclamava “Sto camminando qui!”, ma a quanto pare il taxi
non doveva passare da lì in quel momento, cogliendo Hoffman alla
sprovvista. Per non perdere il ritmo restò nel personaggio
improvvisando la scena.
Il cavaliere oscuro
Il cavaliere oscuro
non avrebbe avuto lo stesso successo senza l’indimenticabile e
ultima interpretazione dello scomparso Heath
Ledger nei panni di Joker (per il ruolo
vinse un oscar postumo). Una delle sequenze che lo vedeva
protagonista, tra le più iconiche del film di Christopher
Nolan, vede il villain far esplodere l’ospedale e
andarsene via tranquillo. Ebbene ogni azione del Joker dopo
l’esplosione sono state improvvisate da Ledger.
I predatori dell’arca perduta
Quando Indiana
Jones e Marion Ravenwood si mettono alla
ricerca della mitologica Arca dell’Alleanza, i nazisti rapiscono
Marion: Jones si mette alle loro calcagna ma all’improvviso si
ritrova la strada sbarrata da uno spadaccino. A quanto pare la
sceneggiatura originale prevedeva un lungo duello tra i due, con
l’eroe che avrebbe disarmato il nemico grazie alla sua frusta;
tuttavia Harrison Ford, così come altri componenti
della troupe, era rimasto vittima di una intossicazione alimentare
e la scena continuava a non venire bene, finché a un certo punto fu
l’attore a suggerire a Steven Spielberg di accorciare la
sequenza. Jones allora estraeva subito una pistola uccidendo lo
spadaccino.
Lo squalo
“You’re gonna need a bigger
boat” è la celebre frase pronunciata e improvvisata da
Roy Scheider sul set de Lo squalo
quando Brody, il personaggio da lui interpretato, si trova per la
prima volta davanti al temibile predatore marino. L’imbarcazione di
Quint infatti risulta del tutto inadeguata a fronteggiare uno
squalo bianco di quella grandezza, così l’unica speranza per il
protagonista sarebbe avere una barca molto più sicura e robusta.
Dopo l’uscita del film la battuta improvvisata da Scheider
favorì il diffondersi di un vero e proprio fenomeno nazionale, dove
“Avrai bisogno di una barca più grande” divenne la frase
da usare quando ci si trovava faccia a faccia con un problema più
grande.
Django Unchained
Ancora più celebre è questo aneddoto
sulla lavorazione di Django Unchained, prima
collaborazione artistica fra Quentin Tarantino e
Leonardo DICaprio: nel corso di una scena l’attore
ha frantumato con una tale veemenza il bicchiere ferendosi la mano,
ma invece di dare lo stop ha pregato il regista di continuare a
girare. Insomma, la ferita e il sangue che vedete sullo schermo
sono autentici.
40 anni vergine
“Oh Kelly Clarkson!“,
urlava Steve Carell durante la scena della ceretta
in 40 anni vergine. E sebbene tutta la sequenza
fosse stata scritta così come l’abbiamo vista, la reazione
dell’attore al dolore fu assolutamente vera. Così l’imprecazione
rivolta alla cantante e numerose altre parolacce erano autentiche
autentico e non pianificate.
Shining
Il grande classico del cinema horror
diretto da Stanley Kubrick non sarebbe stato lo
stesso senza la magistrale interpretazione di Jack
Nicholson. E come rivelato dopo l’uscita, nella scena più
celebre del film (dove Torrance distrugge la porta
dell’appartamento con l’ascia), l’attore ha improvvisato dicendo
“Here’s Johnny!” (in italiano tradotto con “Sono il
lupo cattivo”), ispirandosi al Tonight Show Starring Johnny
Carson.
Il padrino
Uno dei film più iconici della
storia del cinema, Il Padrino, non è stato privo
di momenti improvvisati sul set, come la scena in cui Vito
Corleone conversa con un uomo e per tutto il tempo
accarezza minaccioso un gatto sulle sue ginocchia. A
quanto pare l’animale non era previsto da copione, ma fu
Francis Ford Coppola a trovarlo durante una delle
sue passeggiate decidendo di far girare a Marlon
Brando la scena insieme al gatto.
Taxi Driver
“Are you talking to me?“.
Si potesse riassumere tutto Taxi Driver con una
scena sarebbe questa: Travis Bickle allo specchio sta facendo
pratica con la pistola e mette in scena un monologo rivolto alla
sua immagine riflessa. È allora che Robert De
Niro ha messo da parte il copione e improvvisato la frase
più celebre del film, contraddicendo ciò che lo script di
Paul Schrader aveva previsto (c’era scritto
soltanto «Travis parla a se stesso allo specchio»). A
Martin Scorsese piacque così tanto
l’improvvisazione di De Niro che decise di tenerla nel montaggio
finale.
La magia del cinema è quella che ci
mostra solo l’incanto, senza farci vedere la fatica che c’è dietro,
ma per molte scene memorabili al cinema ci sono altrettante storie
che smitizzano quelle scene e le smascherano per quello che sono
state, dei veri incubi per gli attori che le hanno
interpretate.
Ecco 20 magnifiche scene che i
protagonisti hanno odiato girare:
Anche le produzioni più grandi e
importanti qualche volta si sbagliano e fanno i conti gli gli
attentissimi spettatori che vanno a scovare gli errori anche in
film considerati capisaldi del cinema.
Eccone 20:
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L’aereo nel cielo dell’antica Ilio è
ormai un emblema degli “errori cinematografici”, così come il
riflesso dell’obbietivo sulla superficie del pomello della porta in
Matrix.
Alcuni errori o sviste
sono meno noti, come la tuta “auto-riparante” di Cap in
The Avengers, oppure come il cambio di
mano che la pistola fa nelle mani di Joker ne Il
Cavaliere Oscuro, oppure ancora il croissant che
diventa pancake nelle mani della dolcissima Vivian in
Pretty Woman e le bretelle che spariscono
del povero Jack Dawson in Titanic.
Non c’è segretaria d’edizione che tenga, quando si tratta di
blockbuster giganteschi, c’è sempre qualcosa che sfugge!
Il cinema regala grandi sogni, ma
qualche volta anche terribili tragedie, incidenti fatali e
irreparabili. Ecco 20 fatalità verificatesi su set
cinematografici:
Di seguito una gallery dove vi mostriamo i 20 grandi registi mai
premiati agli Oscar per la regia. Attenzione, molti dei presenti
hanno vinto almeno un Oscar, ma nessuno lo ha mai guadagnato alla
regia.
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Domenica due marzo sarà tempo di
consegnare gli Oscar per questo 2014, ma quale sarà il regista che
si unirà all’Olimpo dei grandi nomi di Hollywood che nella loro
vita hanno viste riconosciute le loro doti registiche? Cuaron, Scorsese (che
ha già vinto nel 2007), McQueen, O. Russell, Payne
sono in lizza per la statuetta di quest’anno nella prestigiosa
categoria, e pensare però che alcuni loro colleghi, illustri
predecessori ora morti, non hanno mai avuto il piacere di stringere
tra le mani quella statuetta.
Qualcuno non ha nemmeno mai ricevuto
una nomination per la regia; è questo il caso di Sergio
Leone, ad esempio, o quello ancora più scandaloso di
Charlie Chaplin che pure ha vinto tre premi Oscar,
uno per la colonna sonora e due onorari. Lo stesso Federico
Fellini, tanto amato in tutto il mondo e soprattutto negli
States, vinse quattro Oscar per il miglior film straniero, ma mai
un premio alla regia. E poi basta citare tre nomi di grandissimi
della storia del cinema americano per capire come l’Oscar sia
qualcosa di sfuggente a qualsiasi logica dell’arte cinematografica:
Stanley Kubrick, Alfred Hitchcock, Robert Altman.
Basterebbero questi tre nomi, eppure a questi si ci uniscono anche
altri grandissimi artisti dell’inquadratura come Godard,
Penn, Peckinpah. Insomma la lista è devvero (e
sorprendentemente) lunga.
Grande passione del pubblico di
ogni età, i film storici ambientati nel medioevo esercitano un
fascino particolare sugli spettatori, sarà per i costumi, per
l’epoca sanguinosa e cavalleresca, ma ogni volta che il cinema
propone una pellicola di questo tipo, la curiosità è sempre
molta.
La storia del cinema è piena di
grandi e piccoli film di questo tipo, dai classici di Hollywood
come Robin Hood – Principe dei ladri che rievoca un’era
ormai tramontata di valori e grandezza, fino a progetti più
recenti, come The
Last Duel che invece sposa la cultura contemporanea
omaggiando classici del cinema e ragionando sul ruolo della donna
in quel momento storico. Ecco di seguito 20 film storici ambientati
nel medioevo da vedere. La numerazione non è in ordine
d’importanza.
The Last Duel è il
film storico del 2021 diretto da Ridley Scott da una sceneggiatura di
Nicole Holofcener, Ben Affleck e Matt Damon,
basato sul libro del 2004 The Last Duel: A True Story of Crime,
Scandal, and Trial by Combat in Medieval France di Eric
Jager.
Ambientato nella Francia nel
medioevo, il film vede Damon nel ruolo di Jean de Carrouges, un
cavaliere che sfida il suo ex amico, lo scudiero Jacques le Gris
(Adam
Driver), a un duello giudiziario dopo che la moglie di
Jean, Marguerite (Jodie
Comer), ha accusato Jacques di averla violentata. Gli
eventi che portano al duello sono divisi in tre capitoli distinti,
che riflettono le prospettive contraddittorie dei tre personaggi
principali.
L’adattamento del libro di Jager è
stato annunciato per la prima volta nel 2015, ma è stato
ufficialmente autorizzato solo nel luglio 2019. Affleck e Damon
sono stati confermati come protagonisti e co-sceneggiatori quel
mese, mentre Comer e Driver si sono aggiunti al cast più tardi
nello stesso anno. Le riprese si sono svolte in Francia e Irlanda
da febbraio a ottobre 2020, con una pausa di alcuni mesi a causa
della pandemia COVID-19. The Last Duel è
stato presentato in anteprima alla 78ª
Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il 10
settembre 2021 ed è stato distribuito nelle sale statunitensi il 15
ottobre 2021 dai 20th Century Studios. The Last Duel in streaming è
disponibile sulle seguenti piattaforme:
King Arthur è un
film storico d’avventura del 2004 diretto da Antoine
Fuqua e scritto da David Franzoni ambientato nel medioevo.
Il film presenta un cast corale con Clive Owen nel ruolo del protagonista,
Ioan Gruffudd in quello di Lancillotto e
Keira Knightley in quello di Ginevra, insieme a
Mads Mikkelsen, Joel Edgerton, Hugh Dancy, Ray Winstone, Ray
Stevenson, Stephen Dillane, Stellan Skarsgård e Til
Schweiger. Il film è insolito nel reinterpretare Artù come
un ufficiale romano piuttosto che il tipico cavaliere
medievale.
Lo hanno fatto anche diverse opere
letterarie, tra cui Ghost King di David Gemmell, Camulod Chronicles
di Jack Whyte e, forse, l’influenza più forte su questo film, la
serie Warlord di Bernard Cornwell. I produttori del film hanno
cercato di commercializzarlo come una versione storicamente più
accurata delle leggende arturiane, presumibilmente ispirata a nuove
scoperte archeologiche. Il film sostituisce inoltre la storia della
spada nella roccia con una storia più oscura e tragica di come Artù
rivendicò la sua spada Excalibur. King Arthur in streaming è
disponibile sulle seguenti piattaforme:
L’ultimo dei Templari (Season of
the Witch) è un film americano d’avventura soprannaturale del 2011
diretto da Dominic Sena, scritto da Bragi Schut e interpretato da
Nicolas Cage e Ron Perlman. Cage e Perlman
interpretano dei cavalieri teutonici che, al ritorno dalle
Crociate, trovano la loro patria devastata dalla peste nera. Due
anziani della chiesa accusano una giovane donna (Claire Foy) di
essere una strega responsabile della peste. Ordinano ai due
cavalieri di trasportarla in un lontano monastero affinché i monaci
possano sciogliere la sua maledizione. L’ultimo dei Templari in
streaming è disponibile sulle seguenti piattaforme:
Braveheart – Cuore
impavido è il film drammatico epico americano del 1995
diretto e prodotto da
Mel Gibson, che interpreta il guerriero scozzese
William Wallace nella prima guerra d’indipendenza scozzese contro
il re Edoardo I d’Inghilterra. Il film è interpretato anche da
Sophie Marceau, Patrick McGoohan, Catherine McCormack e
Angus Macfadyen. La storia è ispirata al poema epico del
XV secolo di Blind Harry, The Actes and Deidis of the Illustre and
Vallyeant Campioun Schir William Wallace, ed è stata adattata per
lo schermo da Randall Wallace.
Lo sviluppo del film era
inizialmente iniziato alla Metro-Goldwyn-Mayer (MGM), quando il
produttore Alan Ladd Jr. raccolse il progetto da Wallace, ma quando
la MGM si trovò ad affrontare una nuova gestione, Ladd lasciò lo
studio e portò con sé il progetto. Nonostante l’iniziale rifiuto,
Gibson decise alla fine di dirigere il film e di interpretare
Wallace. Braveheart è stato girato in Scozia e Irlanda dal giugno
all’ottobre 1994. Il film, prodotto dalla Icon Productions di
Gibson e dalla Ladd Company, è stato distribuito dalla Paramount
Pictures in Nord America e dalla 20th Century Fox a livello
internazionale.
Uscito il 24 maggio 1995,
Braveheart ha ricevuto recensioni generalmente positive, con elogi
per le scene d’azione e la colonna sonora, ed è stato un successo
critico e commerciale, anche se è
stato criticato per le sue inesattezze storiche. Alla 68ª
edizione degli Academy
Awards, il film è stato candidato a dieci premi Oscar e ne ha
vinti cinque, tra cui quelli per il miglior film e la miglior regia
per Gibson. Braveheart – Cuore impavido in streaming è disponibile
sulle seguenti piattaforme:
Il destino di un cavaliere (A
Knight’s Tale) è un film americano d’azione medievale del 2001
scritto, co-prodotto e diretto da Brian Helgeland. Il film ha come
protagonista
Heath Ledger nel ruolo di William Thatcher,
uno scudiero contadino che si finge cavaliere e gareggia nei
tornei, ottenendo riconoscimenti e acquisendo amicizie con
personaggi storici come Edoardo il Principe Nero (James
Purefoy) e Geoffrey Chaucer (Paul
Bettany). La storia del XIV secolo è volutamente
anacronistica, con molti riferimenti alla cultura pop moderna e una
colonna sonora con musica degli anni ’70. Il film prende il nome
dal racconto di Chaucer “Il racconto del cavaliere“, parte
de I racconti di Canterbury, e trae anche diversi punti della trama
dall’opera di Chaucer. Il destino di un cavaliere in streaming è
disponibile sulle seguenti piattaforme:
Robin
Hood è un film storico d’azione e avventura del 2010
basato sulla leggenda di Robin Hood, diretto da Ridley
Scott e interpretato da
Russell Crowe, Cate Blanchett, William Hurt, Mark Strong, Mark
Addy, Oscar Isaac, Danny Huston, Eileen Atkins e Max von
Sydow. Lo sviluppo del progetto è iniziato nel gennaio
2007 con l’acquisto da parte della Universal Pictures di una
sceneggiatura di Ethan Reiff e Cyrus Voris, che avrebbe visto il
film incentrato su uno sceriffo di Nottingham più importante e
simpatico.
Dopo aver scelto Crowe per il ruolo
principale, Ridley Scott è stato ingaggiato per la
regia nello stesso anno. I ritardi nella realizzazione del film si
sono protratti per tutto il 2008 e Brian Helgeland è stato
ingaggiato per riscrivere la sceneggiatura, che prevedeva un nuovo
focus della storia su Robin Hood, abbandonando del tutto la
prospettiva di Nottingham. Le riprese sono iniziate nel marzo 2009
in tutta l’Inghilterra e il Galles. Robin Hood è stato presentato
in anteprima mondiale al Festival di
Cannes 2010, lo stesso giorno in cui è uscito nel Regno Unito e
in Irlanda. Robin Hood di Ridley Scott in streaming è disponibile
sulle seguenti piattaforme:
Last Knights è un film drammatico del 2015
diretto da Kazuaki Kiriya e scritto da Michael Konyves e Dove
Sussman, basato vagamente (e occidentalizzato, per la maggior
parte) sulla leggenda giapponese dei quarantasette rōnin. Il film,
una produzione congiunta tra Regno Unito, Repubblica Ceca e Corea
del Sud, vede
Clive Owen e Morgan Freeman nei ruoli principali. È
incentrato su un gruppo di guerrieri che cercano di vendicare la
perdita del loro padrone per mano di un ministro corrotto.
Il comandante Raiden è sorpreso
quando l’anziano nobile Bartok lo nomina erede del suo regno,
vassallo di un impero corrotto. Quando il ministro Geza Mott
picchia Bartok per non aver fornito una tangente adeguata, Bartok
si vendica e viene sottoposto a un processo in cui denuncia la
perdita dell’onore nell’impero. A Raiden viene ordinato di
giustiziare il suo padrone Bartok, il cui clan viene sciolto e il
patrimonio diviso. Geza chiede al suo guerriero Ito di sorvegliare
Raiden per evitare che cerchi di vendicarsi. Last Knights in
streaming è disponibile sulle seguenti piattaforme:
Sir Gawain e il Cavaliere Verde è un film epico fantasy
medievale del 2021 scritto, prodotto, diretto e montato da David
Lowery che è un adattamento del poema del XIV secolo Sir Gawain
and the Green Knight. Il film ha come protagonista Dev
Patel nel ruolo di Gawain, che intraprende un viaggio per
mettere alla prova il suo coraggio e affrontare il Cavaliere Verde.
Il film è interpretato anche da Alicia Vikander, Joel
Edgerton, Sarita Choudhury, Sean Harris e Ralph
Ineson.
La mattina di Natale, Gawain viene
svegliato in un bordello dalla sua amante, una donna comune di nome
Essel. Torna alla corte del re, dove viene rimproverato dalla
madre. Gawain partecipa a un banchetto alla Tavola Rotonda con lo
zio, Re Artù, che lo invita a sedersi alla sua destra, anche se non
ha ancora acquisito una storia da raccontare, segno di un vero
cavaliere. Altrove, in una torre, la madre di Gawain compie un rito
magico che evoca il misterioso Cavaliere Verde. Sir Gawain e il
Cavaliere Verde in streaming è disponibile sulle seguenti
piattaforme:
Valhalla Rising – Regno di sangue
Valhalla Rising è
un film d’avventura danese del 2009 in lingua inglese diretto da
Nicolas Winding Refn, co-scritto da Refn e Roy
Jacobsen e interpretato da
Mads Mikkelsen. Il film si svolge “sicuramente durante
il dodicesimo secolo della nostra era” e segue un guerriero norreno
di nome One-Eye e un ragazzo mentre viaggiano in nave con un gruppo
di crociati cristiani nella speranza di trovare la Terra Santa.
Girato interamente in Scozia, il titolo deriva dalla combinazione
dei film di Kenneth Anger Scorpio Rising e Lucifer Rising con il
tema vichingo. Valhalla Rising – Regno di sangue in streaming è
disponibile sulle seguenti piattaforme:
Tristano e Isotta è un film
epico-drammatico del 2006 diretto da Kevin Reynolds e scritto da
Dean Georgaris, basato sulla leggenda romantica medievale di
Tristano e Isotta. Prodotto da Ridley Scott (che
stava lavorando a un adattamento dalla metà degli anni Settanta) e
Tony Scott, il film è interpretato da
James Franco e Sophia Myles, insieme a un cast di
supporto che comprende Rufus Sewell, Mark Strong e Henry
Cavill. Questo è stato l’ultimo film della Franchise
Pictures dopo il fallimento del 2004. Tristano & Isotta in
streaming è disponibile sulle seguenti piattaforme:
Ladyhawke
Ladyhawke
è un film fantasy medievale del 1985 diretto e prodotto da
Richard Donner e interpretato da Matthew
Broderick, Rutger Hauer e Michelle Pfeiffer. La storia è
quella di un giovane ladro che si lega involontariamente a un
guerriero e alla sua dama, braccati dal vescovo dell’Aquila. Quando
viene a conoscenza del passato e del segreto della coppia, sceglie
di aiutarli a sconfiggere le forze del Vescovo e a sciogliere una
maledizione infernale. Nello stesso anno, Joan D. Vinge ha
pubblicato una novellizzazione del film, anch’essa intitolata
Ladyhawke. Ladyhawke in streaming è disponibile sulle seguenti
piattaforme:
Monty Python e il Santo
Graal è un film comico britannico del 1975 che satireggia
la leggenda di Artù, scritto e interpretato dal gruppo comico dei
Monty Python (Graham Chapman, John Cleese, Terry Gilliam,
Eric Idle, Terry Jones e Michael Palin) e diretto da
Gilliam e Jones al loro debutto nella regia. Mentre il primo film
del gruppo, And Now for Something Completely Different, era una
compilation di sketch tratti dalle prime due serie televisive, Holy
Grail è una storia originale che parodia la leggenda della ricerca
del Santo Graal da parte di Re Artù. Trent’anni dopo, Idle ha
utilizzato il film come base per il musical Spamalot, vincitore del
Tony Award nel 2005. Monty Python e il Sacro Graal in streaming è
disponibile sulle seguenti piattaforme:
El Cid
El Cid è il film
del 1961 diretto da Anthony Mann e prodotto da Samuel Bronston. Il
film è liberamente basato sulla vita del cavaliere e condottiero
castigliano dell’XI secolo Rodrigo Díaz de Vivar, detto “El Cid”
(dall’arabo al-sidi, che significa “Il Signore”). Il film è
interpretato da Charlton Heston nel ruolo del
protagonista e da Sophia Loren nel ruolo della moglie di El Cid,
Doña Jimena, scritta “Chimene” nella sceneggiatura e pronunciata
così (shim-ain) nel film.
La sceneggiatura è accreditata a
Fredric M. Frank, Philip Yordan e Ben Barzman, con contributi non
accreditati di Bernard Gordon. Alla fine degli anni Cinquanta,
Samuel Bronston aveva fondato un proprio studio di produzione a
Madrid, in Spagna. Per rafforzare i legami cordiali con il governo
spagnolo di Francisco Franco, Bronston iniziò a sviluppare un film
biografico su El Cid. Franco aveva ammirato e si era paragonato a
El Cid.
Excalibur
Excalibur è un film epico fantasy
ambientato nel medioevo del 1981 diretto, sceneggiato e
prodotto da John Boorman, che racconta la leggenda
di Re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda, basandosi
vagamente sul romanzo arturiano del XV secolo Le Morte d’Arthur di
Thomas Malory. Il film è interpretato da Nigel
Terry nel ruolo di Artù, Nicol Williamson in quello di
Merlino, Nicholas Clay in quello di Lancillotto,
Cherie Lunghi in quello di Ginevra, Helen Mirren
in quello di Morgana, Liam Neeson in quello di Gawain,
Gabriel Byrne in quello di Uther e Patrick Stewart in quello di Leondegrance. Il
film prende il nome dalla leggendaria spada di Re Artù,
protagonista della letteratura arturiana. La colonna sonora del
film contiene le musiche di Richard Wagner e Carl Orff, oltre a una
partitura originale di Trevor Jones. Excalibur in streaming è
disponibile sulle seguenti piattaforme:
King Arthur – Il potere della spada è un film epico d’azione e
avventura del 2017 diretto da Guy Ritchie che ha co-scritto il film
con Joby Harold e Lionel Wigram da una storia di Harold e David
Dobkin, ispirata alle leggende arturiane. Il film è interpretato da
Charlie Hunnam nel ruolo del protagonista e da
Jude Law nel ruolo del tirannico re Vortigern
che tenta di ucciderlo, con Àstrid Bergès-Frisbey, Djimon
Hounsou, Aidan Gillen ed Eric Bana in ruoli secondari.
Lo stregone Mordred e il suo
esercito assediano Camelot. Uther Pendragon, re dei Britanni, si
infiltra nel covo di Mordred durante l’attacco e lo decapita con
l’aiuto di una spada unica forgiata da Merlino, salvando Camelot.
Il fratello di Uther, Vortigern, che brama il trono, organizza un
colpo di stato e sacrifica sua moglie, Elsa, a Syrens per diventare
un Cavaliere Demoniaco. Uccide la moglie di Uther, Igraine, e
sconfigge Uther; il figlio di Uther, Artù, fugge in barca e finisce
a Londinium. Accolto da prostitute, diventa un boss del crimine
duro e astuto. Tuttavia, è tormentato dagli incubi della notte in
cui i suoi genitori sono morti senza aver visto chi li ha
aggrediti. King Arthur – Il potere della
spada in streaming è disponibile sulle seguenti
piattaforme:
Robin Hood – Principe dei
ladri
Robin Hood: Principe dei
ladri è un film d’azione e avventura americano del 1991,
basato sul racconto popolare inglese di Robin Hood e
liberamente ambientato nel medioevo. Diretto da Kevin Reynolds e
scritto da Pen Densham e John Watson, il film è interpretato da
Kevin Costner nel ruolo di Robin Hood,
Morgan Freeman nel ruolo di Azeem,
Christian Slater nel ruolo di Will Scarlett,
Mary Elizabeth Mastrantonio nel ruolo di Marian e
Alan Rickman nel ruolo dello Sceriffo di
Nottingham. Robin Hood: Principe dei ladri in
streaming è disponibile sulle seguenti piattaforme:
Outlaw King – Il re
fuorilegge
Outlaw King è un film storico del 2018 sul re
scozzese del XIV secolo Robert the Bruce durante le guerre
d’indipendenza scozzesi. Il film si svolge in gran parte durante i
tre anni che vanno dal 1304 inizio del medioevo, quando Bruce
decide di ribellarsi al dominio di Edoardo I sulla Scozia, fino
alla battaglia di Loudoun Hill del 1307. Outlaw King è stato
co-scritto, prodotto e diretto da David Mackenzie.
Il film è interpretato da un cast
corale guidato da Chris Pine nel ruolo di Robert the Bruce,
insieme ad Aaron Taylor-Johnson, Florence Pugh, Billy
Howle, Sam Spruell, Tony Curran, Callan Mulvey, James Cosmo e
Stephen Dillane. È stato presentato in anteprima al
Toronto International Film Festival il 6 settembre 2018 ed è stato
distribuito in digitale da Netflix
il 9 novembre 2018. Il film ha ricevuto recensioni contrastanti da
parte della critica, con elogi per il design della produzione, le
scenografie, le performance e le coreografie, ma critiche per le
inesattezze storiche e i cliché. Outlaw King – Il re fuorilegge in
streaming è disponibile sulle seguenti piattaforme:
Dragonheart
Dragonheart è il film d’avventura
fantasy del 1996 diretto da Rob Cohen e scritto da Charles Edward
Pogue, sulla base di una storia creata da lui e Patrick Read
Johnson. Il film è interpretato da Dennis Quaid, David
Thewlis, Pete Postlethwaite, Dina Meyer e Sean Connery nel
ruolo della voce di Draco il drago. È stato candidato all’Oscar per
i migliori effetti visivi e a vari altri premi nel 1996 e nel 1997.
Il film ha ricevuto recensioni contrastanti: la critica ha lodato
le premesse, gli effetti visivi e lo sviluppo dei personaggi, ma ha
giudicato la sceneggiatura confusa e banale. Fu un successo al
botteghino, guadagnando 115 milioni di dollari in tutto il mondo. È
stato dedicato alla memoria di Steve Price e Irwin Cohen.
Dragonheart in streaming è disponibile sulle seguenti
piattaforme:
Le crociate – Kingdom of
Heaven
Le crociate – Kingdom of
Heaven è un film epico-drammatico del 2005 diretto e
prodotto da Ridley Scott e scritto da William Monahan. Il film è
interpretato da un cast corale che comprende Orlando Bloom,
Eva Green, Jeremy Irons, David Thewlis, Brendan Gleeson, Marton
Csokas e Liam Neeson.
Il film è una rappresentazione
fortemente romanzata degli eventi che portarono alla Terza Crociata
nel medioevo e si concentra principalmente su Baliano di Ibelin che
combatte per difendere il Regno crociato di Gerusalemme dal sultano
ayyubide Saladino. Le riprese si sono svolte a Ouarzazate, in
Marocco, e in Spagna, al Castello di Loarre (Huesca), a Segovia, ad
Ávila, a Palma del Río, alla Casa de Pilatos e all’Alcázar di
Siviglia. Le crociate – Kingdom of Heaven in streaming è
disponibile sulle seguenti piattaforme:
Il Re (The King) è il film epico-drammatico del
2019 diretto da David Michôd, basato su alcune opere dell’Henriade
di William Shakespeare. La sceneggiatura è stata scritta da Michôd
e Joel Edgerton, entrambi produttori del film
insieme a Brad Pitt, Dede Gardner, Jeremy Kleiner e Liz
Watts.
Il Re (The King) comprende un cast corale guidato da Timothée Chalamet nel ruolo del Principe di
Galles e poi Re Enrico V d’Inghilterra, insieme a Edgerton,
Sean Harris, Lily-Rose Depp,
Robert Pattinson e Ben Mendelsohn. Il film si
concentra sull’ascesa di Enrico V come re dopo la morte del padre,
mentre deve anche navigare nella politica di palazzo, nella guerra
che il padre si è lasciato alle spalle e nei legami emotivi della
sua vita passata. The King è stato presentato in
anteprima alla
76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il
2 settembre 2019 ed è stato distribuito in digitale su Netflix l’11
ottobre 2019. The King in streaming è disponibile sulle seguenti
piattaforme:
Il
2015, come abbiamo già visto nei precedenti articoli, sarà un anno
ricco di titoli interessanti e, in prospettiva, decisamente più
accattivanti di quelli visti nel 2014, che oggi finisce. Ebbene è
ora di stilare la lista dei 20 film del 2015 da non perdere
assolutamente, con tanto di motivazione che trovate nella
didascalia alle foto nella nostra
photogallery: