Ancora prima di conoscerne il cast, possiamo
già immaginare che gli occhi dimoltissimi fan sono puntati sul
progetto che la Warner Bros sta dedicando ad Akira.
Ken Loach: 44 anni di cinema senza mai perdere l’indignazione
Ebbene sì, a quasi 75 anni, il signor Ken Loach ancora s’indigna. E lo dimostra col suo ultimo film L’altra verità – Route Irish, da mercoledì scorso nelle sale italiane, in concorso a Cannes 2010, in cui affronta uno dei temi più controversi della nostra attualità: la guerra in Iraq.
E lo fa adottando un punto di vista vicino a chi la guerra l’ha subìta, senza esserne minimamente responsabile, ossia le vittime civili irachene. Il regista ha infatti affermato che questa guerra viene vista troppo spesso come una tragedia americana, mentre non è affatto così: “volevamo avvicinare la gente alle sensazioni del popolo iracheno: milioni di morti, quella è la tragedia”.
Ken Loach, filmografia
Ma ciò che intende fare con questo film, oltre a far luce sul fenomeno dei “contractors”, che ha portato alla “privatizzazione di fatto” della guerra, è anche suscitare la reazione del pubblico di fronte all’atteggiamento delle potenze occidentali in merito a ciò che è accaduto in Iraq – al fatto, ad esempio, che si sia praticata la tortura. Un atteggiamento di accettazione, di chi invita ad andare avanti, magari dimenticando. Lo ha detto senza mezzi termini il regista di Nuneaton, presentando il film a Cannes: “lo hanno fatto nel nostro nome, e coloro che reputano accettabile tutto ciò, i vari Blair, Bush e gli altri, sono ancora lì. Inoltre Blair, con grandissima ironia, è stato nominato Ambasciatore di pace in Medio Oriente (…) Quindi, se non possiamo farli giudicare da una corte di giustizia, dobbiamo almeno farli giudicare dall’opinione pubblica”. Perciò, obiettivo del film è “mantenere vivo il senso d’ingiustizia” rispetto ai crimini commessi in questa guerra.
Potremmo citare altre sue dichiarazioni – dalle prese di posizione nei confronti d’Israele, alla provocatoria definizione della Gran Bretagna come una “colonia culturale degli Stati Uniti” – ma ce n’è già abbastanza per farsi un’idea di chi sia Ken Loach e del suo cinema. Un cinema che pone domande, che scuote, che non lascia mai indifferenti e spinge a reagire di fronte alle ingiustizie e ai soprusi. Un cinema coraggioso e politico nel senso più ampio del termine, che gli è valso prestigiosi riconoscimenti internazionali.
Dal 1963 ad oggi, il regista, nato nel Warwickshire il 17 giugno del ’36, ha portato la sua denuncia sociale prima in tv, lavorando per la BBC assieme al produttore Tony Garnett, e innovando fortemente nei primi anni ’60 gli schemi televisivi, con i suoi docu-dramas, poi sul grande schermo.
Qui, dal 1967, si è dedicato al racconto del mondo operaio, che fa parte delle sue origini, ma ha saputo fotografare bene anche la borghesia inglese con pellicole come Family life (1971). La sua fama resta però indubbiamente legata alla produzione degli anni ’90, con pellicole come Terra e libertà, sulla guerra civile spagnola, e altre, dove torna a parlare del proletariato britannico, realtà da lui ben conosciuta. Così fa in Riff Raff, dove si scaglia con forza contro le politiche tatcheriane, o con la storia dell’ex alcolista Joe, o coi ferrovieri di Paul, Mick e gli altri, fino al più recente Il mio amico Eric. E in questa realtà marginalizzata include anche i nuovi poveri, gli ultimi arrivati nella scala sociale britannica, come in quella delle altre società occidentali: gli immigrati, costretti ai lavori più umili e spesso senza alcun diritto (Bread and roses, In questo mondo libero). Loach racconta la Storia, attraverso storie di persone ordinarie, cercando di capire e far capire i meccanismi secondo cui essa si muove, suggerendo strade di possibile cambiamento.
Sin dagli esordi cinematografici, con Poor Cow (1967) e Kes (1969), il regista mostra le sue doti, inaugurando l’indagine sulle condizioni esistenziali del proletariato britannico, che saprà dipingere sempre con efficace realismo: è attento e scrupoloso, ironico e tagliente, drammatico, ma non retorico. In questi suoi primi lavori, sceglie un approccio quasi documentaristico, per raccontare rispettivamente di una giovane donna e di un ragazzino ai margini della società, alle prese con continue sfortune, incontri sbagliati e vessazioni.
Nel ’71 esplorerà invece l’asfittico e tarpante universo borghese della sua Inghilterra, trattando in modo vivido e toccante il tema della malattia mentale, con Family life. Al centro, la vicenda umana della giovane Janice Baildon/Sandy Ratcliff, che non riesce a prendere in mano la propria vita ed è costretta dai genitori ad abbandonare amore, sogni e aspirazioni. Da tutto ciò fugge, scivolando lentamente ma inesorabilmente nella malattia mentale, che la condurrà in ospedale psichiatrico. A nulla valgono le insistenze della sorella Barbara, che, staccatasi dalla famiglia con cui è in aperto contrasto, inviterà più volte Janice a fare altrettanto. Loach pone domande e invita a riflettere sull’apparente normalità di una famiglia borghese, dietro cui si celano incomunicabilità e alienazione, ma anche su un apparato statale carente nell’affrontare il disagio sociale ed esistenziale. In seguito, il regista di Nuneaton torna a lavorare per la tv, dedicandosi solo di rado al cinema.
A inizio anni ’90, invece, il grande schermo è di nuovo una delle sue principali occupazioni. In questo decennio, e in quello successivo, la sua fama si consoliderà, facendolo entrare a pieno titolo tra i più grandi registi europei. Il decennio si apre con una pellicola d’impegno, componente irrinunciabile nel lavoro di Loach. Si tratta del thriller L’agenda nascosta, in cui il regista ci presenta l’annosa questione dell’IRA in Irlanda, da un punto di vista del tutto diverso da quello solitamente adottato. Ci parla, come farà spesso nel confrontarsi coi grandi temi storici, di verità nascoste, lati oscuri, responsabilità che non ricadono mai da una sola parte, come troppo spesso siamo portati a credere. Qui si tratta infatti di violazioni commesse dalle forze di polizia inglesi nei confronti di militanti irlandesi dell’IRA e dell’inchiesta che ne scaturisce; della morte di un avvocato americano, e della volontà di sua moglie di scoprirne il reale motivo. Abbiamo quindi – e le ritroveremo in molti film di Loach – delle storie personali dal forte valore emotivo, con un elevato potenziale di coinvolgimento, che sono l’occasione per mettere in moto una riflessione. La pellicola ottiene il Premio speciale della Giuria al Festival di Cannes.
Loach continua poi la sua indagine sulle problematiche della società britannica, e in particolar modo delle sue classi meno agiate, e lo fa con Riff, raff, in cui, attraverso le vicende di Steve/Robert Carlyle, ex galeotto che trova lavoro come operaio edile, punta il dito contro le politiche tatcheriane disinvoltamente liberiste, che lasciano le classi lavoratrici senza i più elementari diritti (emblematico il fatto che i protagonisti lavorino per trasformare un ex ospedale in un condominio di lusso). La vita di cantiere è dipinta con la consueta precisione e realismo. Accanto a Carlyle, che Loach sceglierà anche per La canzone di Carla, troviamo Peter Mullan, futuro protagonista del fortunato My name is Joe.
Per non farsi mancare nulla e tratteggiare un quadro completo della marginalità sociale inglese, Loach firma nel ’94 il commovente Ladybird, Ladybird, ritratto di Maggie/Crissy Rock, madre cui viene tolta la custodia di quattro figli, perché inadatta a crescerli, e poi ancora di altri due, avuti con un compagno assieme al quale cercava di rifarsi una vita. Il film è tratto da una storia vera, e non vuole certamente difendere ad ogni costo Maggie, che viene mostrata senza ipocrisie, in un ritratto fatto di luci e ombre. Piuttosto, ancora una volta, vuole restituire una visione complessa della realtà, mostrandoci un punto di vista che ci spinga a interrogarci sul tema dell’affidamento. Orso d’oro a Berlino per la Rock come Miglior Attrice.
Torna poi alle grandi vicende della Storia, raccontate però sempre dal basso, a partire dalla gente comune, con Terra e libertà (1995). In questo caso si parla della guerra civile spagnola del ’36, e di un giovane di Liverpool, David/Ian Hart, che parte per andare a combattere contro le truppe di Franco, a fianco del Partido Obrero de Unidad Marxista. Passerà attraverso l’ardore idealista degli inizi, sperimenterà difficoltà, vivrà anche una storia d’amore con Blanca/Rosana Pastor, militante del Poum, insieme si scontreranno con la disillusione di un triste epilogo. La disgregazione e le lotte interne al fronte d’opposizione contro Franco porteranno infatti allo scioglimento del Poum e lasceranno la strada aperta alla dittatura. Quando gli verrà intimato di deporre le armi e alcuni suoi compagni si rifiuteranno, a farne le spese sarà proprio Blanca, che morirà tra le braccia di David. Anche qui, c’è passione politica, c’è dramma, ma la crudezza e l’autenticità salvano dalla retorica. Il film ottiene il Premio della Giuria ecumenica al Festival di Cannes.
Loach non rinuncia poi a parlarci della guerriglia controrivoluzionaria dei Contras nel Nicaragua sandinista, scegliendo come protagonista di nuovo Robert Carlyle. Il film è La canzone di Carla. Siamo nel 1987 e questo racconto in due parti esplora da un lato, la realtà britannica – la prima parte del film è infatti ambientata a Glasgow – dall’altro, quella nicaraguense, poco conosciuta in Europa. Occasione per fare ciò, è una vicenda umana delle più semplici, e si direbbe banali: la storia d’amore tra l’operaio di Glasgow George Lennox/Robert Carlyle e la nicaraguense Carla, giunta in Scozia da rifugiata. Il film inaugura la lunga e fruttuosa collaborazione tra Loach e lo sceneggiatore Paul Laverty.
Nel ‘98 i due collaboreranno ancora, stavolta per tornare ad occuparsi esclusivamente di Regno Unito, con My name is Joe, storia di un ex alcolista che cerca di rifarsi una vita, ottimamente interpretato da Peter Mullan, che è premiato con la Palma d’Oro a Cannes. Ancora vite ai margini in cerca di riscatto e di giustizia, come sarà anche nel successivo Bread and roses (2000), che affronta il tema delle rivendicazioni di diritti civili da parte degli immigrati. Stavolta, però, Loach va in trasferta negli Usa, dove l’immigrazione è quella messicana. La protagonista, Maya, lotterà per i suoi diritti di lavoratrice, vedendoli riconosciuti. E di rivendicazione di diritti, stavolta da parte di un gruppo di ferrovieri inglesi in cassa integrazione, si parla in Paul, Mick e gli altri (2001), a sottolineare che, anche dopo l’era Tatcher – il film è ambientato negli anni Novanta, durante il governo di Major – le prospettive per la classe lavoratrice inglese non sono certo rosee. Loach sarà molto critico anche nei confronti del nuovo corso laburista, inaugurato da Blair, e sosterrà il movimento Respect, a sinistra del nuovo Partito Laburista.
Nel 2002, sarà tra i registi che realizzeranno corti sul tema dell’11 settembre 2001, e anche in questo caso lo farà in maniera del tutto peculiare, volgendo ancora una volta lo sguardo dove lo spettatore non si aspetta. Partendo infatti dalla data dell’attentato alle Torri Gemelle di New York, il regista britannico ricorderà un altro 11 settembre, quello del 1973, che vide in Cile il golpe di Pinochet e la morte del Presidente Allende, il sovvertimento dell’ordine democratico e l’instaurarsi di una dittatura che avrebbe portato a migliaia di morti innocenti e di persone torturate, sotto gli occhi di tutto il mondo occidentale, Usa compresi, che non fecero nulla per fermare Pinochet, e anzi lo considerarono interlocutore degno delle loro diplomazie. Anche qui, dunque, la prospettiva adottata fa sorgere vari quesiti: esistono vittime di serie A e vittime di serie B? Attentati alla democrazia di fronte ai quali è giusto indignarsi e altri verso i quali è opportuno restare indifferenti? Loach solleva la questione, allo spettatore il compito di farsi un’opinione in merito.
Il 2006 sarà invece l’anno che porterà al regista inglese la Palma d’Oro al Festival di Cannes, che ancora una volta dimostrerà grande apprezzamento nei confronti di questo arguto cineasta. Lo farà premiando Il vento che accarezza l’erba, in cui si riapre una delle pagine più dure della storia britannica: la guerra civile che dilaniò l’Irlanda negli anni ’20. Da una parte l’esercito inglese che vuole reprimere ogni residua volontà indipendentista in Irlanda, dall’altra il popolo irlandese, che si dividerà a sua volta tra chi accetterà un trattato che pone fine alle ostilità con gli inglesi e chi vi si opporrà, considerandolo un mero opportunismo. Ancora una volta, una guerra fratricida, inutile, anzi, dalle conseguenze disastrose. Loach ce la fa vivere attraverso le vicende di una famiglia irlandese, che si troverà su fronti opposti delle barricate. Sceneggiatura curata dall’ormai immancabile Paul Laverty, e massimo riconoscimento a Cannes per il film.
L’anno successivo, Loach e Laverty torneranno invece alla stretta contemporaneità e al mondo del lavoro, occupandosi della sua precarizzazione, di liberalizzazione e competizione selvagge. In questo contesto, Angie, la protagonista di In questo mondo libero, licenziata, si fa imprenditrice di una ditta di collocamento per immigrati e finirà per trattare le persone che le si rivolgono come fossero una merce. Loach torna dunque all’attualità, evidenziando i guasti prodotti nelle società occidentali dal liberismo selvaggio. C’è chi ha definito cinico il suo approccio in questa pellicola, ma a tale osservazione il regista di Nuneaton ha risposto rivendicando una necessità di realismo, che faccia comprendere il reale funzionamento dei meccanismi delle nostre società, come presupposto di un possibile cambiamento. Laverty si è guadagnato con questo lavoro l’Osella d’Oro per la sceneggiatura al Festival del Cinema di Venezia 2007.
Ancora una storia ai margini della working class britannica è quella di Il mio amico Eric (2009), sempre in collaborazione con Laverty. Eric è un uomo la cui esistenza è allo sbando, ma mentre sta andando alla deriva, sarà soccorso dal suo idolo, qui una sorta di angelo custode: Eric Cantona, calciatore del Manchester. Il film unisce toni leggeri e drammatici, e sperimenta elementi surreali, riuscendo ancora una volta a catturare il pubblico, anche trattando temi non facili. Premiato a Cannes dalla Giuria Ecumenica.
Siamo così ad oggi. Nel 2010 infatti, la premiata ditta Loach-Laverty torna ad occuparsi di questioni internazionali e di Storia, affrontando, da inglese, il tema della guerra in Iraq. E lo fa, come detto in apertura, con L’altra verità – Route Irish, affidando il ruolo del protagonista a Mark Womack, noto attore televisivo inglese al suo debutto cinematografico. Womack interpreta un ex contractor il cui miglior amico, contractor anch’egli, muore in circostanze poco chiare sulla tristemente nota strada di Baghdad. Qui, si mettono a nudo aspetti spesso taciuti di questo recente conflitto, ma indispensabili per comprenderlo, proprio perché, come ha affermato lo stesso Loach, il cinema ci aiuta a fare ciò che tutti dovremmo fare, essendo nel mondo: cercare di capirlo. E può talora suggerirci strade da percorrere, se ne vogliamo ottenere il mutamento. Se vi state chiedendo dove sia, allora, la differenza tra cinema e politica, beh, la risposta, con la consueta ironia, la dà lo stesso Ken, ricordando un vecchio slogan della sinistra americana: “scuotere (agitate), istruire (educate), organizzare (organize). I film possono scuotere un po’, non possono realmente istruire e neppure organizzare. Quindi, fateci fare ciò che possiamo, cioè scuotere, ma una volta che siete usciti dal cinema, per l’amor di Dio, organizzatevi!”
Ken Loach a Roma per Io, Daniel Blake: lavoro, crisi e i premi al cinema
“Grazie per essere venuti,
so che siete reduci da una faticosa settimana al Festival di
Venezia”. Così Ken Loach saluta la stampa
romana, che ha incontrato per presentare il suo ultimo film
Io, Daniel Blake, già vincitore della
Palma d’Oro a Cannes 2016 e in arrivo nelle nostre sale il prossimo
21 settembre.
Il film racconta di un falegname di 59 anni che vive a New Castle e che per la prima volta nella sua vita è costretto a chiedere un sussidio statale in seguito a una grave crisi cardiaca. Il suo medico gli ha proibito di lavorare, ma a causa di incongruenze burocratiche si trova nell’assurda condizione di dover comunque cercare lavoro. La sua sfortuna si incontra con quella di Katie, una madre single, con la quale nascerà una profonda amicizia. Daniel è un cittadino che chiede quanto gli spetta, niente di più e niente di meno, ed è da questo concetto che parte la riflessione di Loach, sempre gentile e cordiale e allo stesso tempo estremamente lucido e severo nel suo giudizio del nostro tempo.
“Credo che dobbiamo riappropriarci del termine “cittadino” – ha dichiarato il regista – Il problema è che lo Stato, tutti gli Stati europei, cercano di non schierarsi con le persone ma con il Capitale. Il loro interesse è quello di rendere i lavoratori vulnerabili. Se non hai un lavoro e perché il tuo c.v. non è compilato a dovere o perché sei arrivato in ritardo. La realtà è che i posti di lavoro non ci sono, oppure ci sono ma sono così precari che non forniscono un’entrata stabile che possa consentire una vita dignitosa. Questo precariato è utile agli affari e alle grande imprese perché costituisce un rubinetto che si può aprire e chiudere in base alle necessità. Ma questa situazione per la classe operaia è un vero disastro.”
Cannes 2016: I, Daniel Blake recensione del film di Ken Loach
Nonostante la situazione di profonda crisi, nel film è forte il concetto di solidarietà tra persone con le stesse difficoltà: “Un punto importante del film e della società in generale è la solidarietà operaia. In qualunque comunità di lavoratori c’è solidarietà. Nel Regno Unito per esempio abbiamo campagne di beneficenza per ogni cosa. Senzatetto, disabili, ospedali e scuole, anziani e associazioni a scopo benefico. Le persone sanno che è difficile vivere così e c’è consapevolezza di questa condizione di vulnerabilità. Chi soffre di più sono i disabili che non sono nemmeno in grado di andare in giro in autonomia. Il tessuto sociale si sta sfaldando.”
Il futuro è quindi completamente buoi per Ken Loach? “Sorprendentemente c’è ancora speranza, il partito sociale democratico, la sinistra, è riuscito a eleggere un leader perché l’ala destra del partito stesso ha permesso che si candidasse una persona insospettabile, che nessuno si aspettava sarebbe stato eletto. Questa persona ha ottenuto il sessanta per cento dei voti, e ora abbiamo molti più iscritti al partito grazie a lui. Jeremy Corbyn. Se dovesse vincere tra due settimane ci potrebbe essere davvero un cambiamento radicale. Mi sento un po’ vecchio quando vengo in Italia, forse per il modo di vestire, ma in realtà non sono mai stato così giovane perché il movimento di sinistra nei Regno Unito e guidato dai giovani e dai social media.”
Nella continua lotta di Daniel con il sistema burocratico, il suo peggiore nemico è la burocrazia stessa o le persone che la applicano in maniera così cinica? “Penso che la burocrazia e la mancanza di empatia degli impiegati siano connessi. La complessità burocratica e lì per intrappolarti. Il Governo sa perfettamente quello che fa e le persone che lavorano in queste agenzie di collocamento sono costrette ad agire seguendo il regolamento, tanto che hanno un numero fisso di sanzioni da assegnare a settimana, pena ulteriori sanzioni ai loro danni.”
Parlando proprio di società e problemi legati all’economia in crisi e alla mancanza di lavoro, Loach ha espresso anche la sua opinione sulla Brexit: “Abbiamo votato per uscire dall’Europa ma non siamo ancora usciti. C’è una specie di guerra fredda in UK in cui non accade nulla. Per adesso le previsioni sono di un rallentamento dell’economia e una perdita di valore della sterlina. I datori di lavoro reagiranno tagliando i salari e aumentando il grado di precarietà.”
Sul presente e sul futuro del cinema invece il regista è molto cauto: “Incontro tanti giovani cineasti che vogliono fare film e che condividono mie idee ma le decisioni su quali film vengono prodotti non vengono prese da questi cineasti. Chi prende le decisioni commerciali ha la sua visione del mondo e cerca film che la rispecchino. Noi abbiamo iniziato in TV, era un tempo in cui la classe dirigente era molto sicura di sé e ci lasciava la libertà di essere un po’ sovversivi. Adesso la classe dirigente si sente minacciata e di conseguenza ha ristretto le regole. È raro riuscire a trovare qualcosa di interessante. Ci sono tanti bravi registi in giro ma forse non trovano spazio per esprimere un certo tipo di cinema.”
In merito al valore che la
Palma d’Oro vinta ha Cannes ha per lui e per il
suo film, Ken Loach, ancora una volta ha fatto un
discorso molto lucido, completamente privo di vanità. “I premi
aiutano film come questi. A livello di distribuzione riescono a
vendere meglio il film ma aiutano anche a rompere gli schemi. Il
vento che accarezza l’erba ha trovato notorietà con il premio a
Cannes nel 2006 e così è arrivata alle luci della ribalta anche la
politica imperialista dell’Inghilterra sull’Irlanda.” Poi,
inaspettatamente, arriva da Ken il commento che lo rende uno dei
più grandi. Nonostante l’impegno sociale profuso nel film,
nonostante i premi e le parole sulla politica e la società
contemporanea in difficoltà, Loach aggiunge: “Questo film è stato
motivato dalla rabbia che si agitava in me di fronte alla
situazione sociale in cui ci siamo venuti a trovare, ma è anche
prima di tutto un film. Alla sua base c’è il piacere della
scrittura, di lavorare sul set con gli attori. Il piacere di fare
cinema.”
Ken Loach a Roma parla del suo ultimo film: La parte degli Angeli
Ken Loach è venuto
alla conferenza stampa di La parte migliori degli
angeli accompagnato dallo strascico di polemiche e
articoli che ci sono state durante l’ultimo Torino Film
Festival, poiché ha deciso di rifiutare il Gran
Premio Torino come gesto di solidarietà nei come confronti
dei lavoratori del Museo Nazionale del Cinema.
Ken Jeong torna sul set per Michael Bay
Dopo aver collaborato col regista in occasione del terzo episodio dei Transformers, l’attore di origine coreana sarà nuovamente coinvolto in un progetto di Michael Bay, con Pain and Gain. Stavolta non si tratterà però del classico film tutto azione e adrenalina in Bay – style, ma di una commedia nera.
Jeong sarà sul set assieme Dwayne Johnson e Mark Wahlberg, nel film due culturisti che finiranno in una storia di rapimenti ed estorsioni; sul ruolo di Jeong non vi sono ancora dettagli; della partita saranno anche Ed Harris, Tony Shalhoub, Rebel Wilson, Rob Corddry e Anthony Mackie. Le riprese sono appena cominciate e non vi sono ancora date certe per l’uscita sugli schermi. Trai prossimi impegni di Jeong, che è tra l’altro laureato in medicina e che si è fatto conoscere prima con alcuni ruoli in serie tv e poi in film come i due capitoli della serie di Una notte da leoni, vi è la partecipazione a Turbo, prossimo film di animazione della DreamWorks: ovviamente la sua sarà una partecipazione solo ‘vocale’, prestando la voce a uno dei protagonisti.
Fonte: Empire
Ken il guerriero – La Leggenda di Hokuto: trailer ufficiale
Guarda il trailer di Ken il guerriero – La Leggenda di Hokuto, un vero e proprio evento speciale distribuito da Koch Media, nelle sale cinematografiche il 25 e 26 settembre per celebrare il 35° anniversario dalla nascita della leggenda.
L’eroe, che ha fatto breccia nel cuore di molte generazioni, tornerà sul grande schermo per grandi e piccini e tutti gli appassionati della saga.
Ken il guerriero – La Leggenda di Hokuto, la trama
Le guerre nucleari hanno devastato il pianeta, uccidendo ogni forma di vita al di fuori di quella umana. I sopravvissuti vivono in lande aspre e desolate, cercano di nascondersi dalla furia del malvagio Sauzer, sacro imperatore della scuola di Nanto, e pregano che arrivi un nuovo salvatore, che riporti la pace nel mondo e metta fine alla paura. A proteggere i poveri e gli indifesi è Kenshiro, erede della tecnica di combattimento millenaria della “Divina scuola di Hokuto”, mentre suo fratello Toki usa quel sapere per guarire i bisognosi e il maggiore dei tre, Raoul, sfrutta gli stessi insegnamenti per soddisfare la sua sete di potere. I tre fratelli si ritroveranno uniti per sconfiggere Sauzer, ma solo Kenshiro sarà chiamato allo scontro finale…
Ken il Guerriero – La leggenda del vero salvatore Trailer
Ken il Guerriero – La leggenda del vero salvatore uscirà il 13 Luglio anziché il 15.
Segue l’elenco delle sale:
Uci Savignano
Uci Firenze
Uci Genova
Uci Bicocca
Uci Lissone
Uci Pioltello
Uci Mestre
Uci Lunghezza
Uci Porta di Roma
Uci Fiumicino
Uci Torino Lingotto
Uci Moncalieri
Alhambra Roma
Ken Adam: morto lo scenografo due volte premio Oscar
Si è spento all’età di 95 anni Ken Adam, il leggendario scenografo di capolavori della storia del cinema quali Il Dottor Stranamore, Barry Lindon e La Pazzia di Re Giorgio, due volte vincitore del premio Oscar.
Sir Kenneth Adam, nome d’arte di Klaus Hugo Adam (Berlino, 5 febbraio 1921 – Londra, 10 marzo 2016[1]), è stato uno scenografo britannico.
Ha vinto due Oscar alla migliore scenografia: nel 1976 per Barry Lyndon e nel 1995 per La pazzia di re Giorgio. Inoltre, ha vinto due BAFTA alla migliore scenografia: nel 1964 per Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba e nel 1965 per Ipcress. Ha progettato i set che hanno caratterizzato svariati 007, tra cui: Licenza di uccidere (1962), Thunderball: Operazione tuono (1965), Si vive solo due volte (1967) e La spia che mi amava (1977).
Nel 2003 ha ricevuto il Ciak di Corallo, premio alla
carriera dell’Ischia Film Festival. Da allora è presidente onorario
del festival.
Kelsey Grammer sarà il villain umano di Transformers 4
Kelsey Grammer si è unito al cast di Transformers 4 come villain umano. Il suo personaggio si chiamerà Harold Attinger e sarà coinvolto nel controspionaggio ufficiale.
Molto conosciuto, soprattutto negli States, per il suo show comico Frasier, Kelsey Grammer è in realtà un attore a tutto tondo, come ha dimostrato nella serie tv Boss, andata in onda negli USA sulla rete Starz. Grammer ha anche partecipato a X-Men: conflitto finale nel ruolo del prof. Hank McCoy/Bestia.
Transformers 4 sarà diretto nuovamente da Michael Bay con protagonisti: Mark Wahlberg, Jack Reynor, Nicola Peltz e Kelsey Grammer. Vi ricordiamo che per tutte le news sul film potete consultare il nostro speciale: Transformers 4. Mentre per le info utili sulla pellicola c’è la nostra Scheda Film: Transformers 4. Le riprese cominceranno in giugno e la pellicola uscirà negli Stati Uniti il 27 Giugno 2014.
Piccole anticipazioni sulla trama. Il film comincerà dove è finito il terzo capitolo, in un mondo in cui nonostante la minaccia dei Deception è stata debellata, l’umanità ne è uscita distrutta. La pace non durerà poi così tanto, quando alcuni uomini potenti, cercando di studiare la tecnologia dei robot alieni.
Fonte: SuperHeroHype
Kelsey Grammer nel cast dei Mercenari 3
Kelsey Grammer(Frasier, Boss, Transformers Age od Extinction) è entrato a far parte del cast dei Mercenari 3, terzo capitolo del franchise che arriverà nelle sale il 15 agosto 2014.
L’attore si unirà a Sylvester Stallone, Jason Statham, Jet Li, Dolph Lundgren, Wesley Snipes, Antonio Banderas, Arnold Schwarzenegger, Mel Gibson e agli altri inossidabili membri del Team per interpretare il ruolo di Bonaparte, un nuovo mercenario.
I Mercenari 3, il film
Vi ricordiamo che il cast de I Mercenari 3 vede Sylvester Stallone, Arnold Schwarzenegger, Jason Statham, Harrison Ford, Mel Gibson, Terry Crews, Dolph Lundgren, Antonio Banderas, Kellan Lutz, Randy Couture, Victor Ortiz, Kelsey Grammer, Glen Powell Jr., Ronda Rousey, Wesley Snipes
A dirigere questo bel gruppo di eroi ci sarà Patrick Hughes che avrà a disposizione un budget di 90 milioni di dollari. La trama del film: ne I Mercenari 3, Barney (Sylvester Stallone), Christmas (Jason Statha) e il resto della squadra si trovano faccia a faccia con Conrad Stonebanks (Gibson), un vecchio amico di Barney e co-fondatore del gruppo di Mercenari. Stonebanks però si allontanò dal gruppo, costringendo Barney ad ucciderlo, o almeno così si pensava. Lui invece è riuscito a eludere la morte, e ora è tornato per cercare di mettere fine al gruppo che lui stesso ha fondato. Ma Barney ha piani diversi.
fonte: Empire
Kelsey Grammar conferma la possibilità di tornare nei panni della Bestia dopo The Marvels
Mentre un reboot degli X-Men è (finalmente) in fase di sviluppo, i Marvel Studios hanno anche riportato diversi attori dell’ormai defunto franchise della 20th Century Fox per riprendere i loro rispettivi ruoli nel MCU.
Di recente, Hugh Jackman è tornato per Deadpool e Wolverine, e abbiamo anche visto Sir Patrick Stewart nei panni del Professor Charles Xavier in Doctor Strange nel Multiverso della follia e Kelsey Grammar in quelli di Bestia nella scena post-credits di The Marvels.
Nello stinger, Monica Rambeau (Teyonah Parris) si risveglia in un laboratorio medico dopo essere rimasta intrappolata in una realtà alternativa in seguito alla sua battaglia con Dar-Benn e trova al suo fianco la defunta madre Maria (Lashana Lynch). Rambeau è sopraffatta dalla gioia, ma Maria – che in realtà è la Binary di questo mondo – non ha idea di chi sia.
Mentre la confusione di Monica aumenta, una voce familiare chiede “come sta il nostro paziente” ed entra nella stanza un’accurata riproduzione in CGI di Hank McCoy, alias Bestia.
Grammar ha dichiarato in precedenza di non aver sentito parlare di un possibile ritorno di Bestia, ma ora conferma di aver avuto alcune “conversazioni”, anche se non è riuscito a scendere nei dettagli.
“Non c’è nulla di cui possa parlare”, dice la star di Fraiser a ComicBook.com. “Quello che so è che c’è stata una sorta di enorme sfogo quando sono apparso alla fine di The Marvels, credo sia stato così. La reazione è stata davvero quasi… non era inaspettata. Ci sarebbe stata una certa reazione, ma è stata piuttosto travolgente, e quindi ci sono state alcune conversazioni”.
Anche se i piani sono sempre soggetti a cambiamenti nel MCU, la Marvel non avrebbe reintrodotto Bestia per questa particolare scena se non avesse avuto intenzione di riportarlo indietro a un certo punto, ma non sappiamo ancora quando lo rivedremo. Avengers: Secret Wars sembra la data più probabile, ma ci sono voci che dicono che si farà vedere prima di allora.
Cosa è accaduto in The Marvels?
“In The Marvels dei Marvel Studios, Carol Danvers alias Capitan Marvel ha recuperato la sua identità dai tirannici Kree e si è vendicata dell’Intelligenza Suprema. Ma le conseguenze indesiderate vedono Carol farsi carico del peso di un universo destabilizzato. Quando i suoi compiti la inviano in un wormhole anomalo collegato a un rivoluzionario Kree, i suoi poteri si intrecciano con quelli della super-fan di Jersey City Kamala Khan, alias Ms. Marvel, e della nipote di Carol, ora astronauta di S.A.B.E.R., il capitano Monica Rambeau. Insieme, questo improbabile trio deve fare squadra e imparare a lavorare di concerto per salvare l’universo come The Marvels”.
Il film è interpretato anche da Zawe Ashton e Park Seo-joon. La regia è di Nia DaCosta, mentre Kevin Feige è il produttore. Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Mary Livanos e Matthew Jenkins sono i produttori esecutivi. La sceneggiatura è di Megan McDonnell, Nia DaCosta, Elissa Karasik e Zeb Wells.
Le meraviglie è ora disponibile per il vapore su Disney+ e per l’acquisto in 4K Ultra HD, Blu-ray e DVD il 13 febbraio.
Kelly Rohrbach: 10 cose che non sai sull’attrice
Kelly Rohrbach è una di quelle attrici da tenere d’occhio e che sicuramente farà una lunga strada nel suo futuro, divisa tra cinema e serie televisive. Sì, perchè la giovane attrice ha debuttato da qualche anno nel mondo della recitazione ed è bastato poco per far innamorare il pubblico di lei.
Ma non solo: la Rohrbach è anche una apprezzata modella, in grado di apparire sulle più prestigiose copertine e di diventare volto di brand internazionali di un certo rilievo. Tra bellezza e talento è difficile capire chi la faccia da padrona.
Ecco, allora, dieci cose da sapere su Kelly Rohrbach.
Kelly Rohrbach: i suoi film
1. Ha recitato in celebri film. Dopo una laurea in teatro conseguita alla Georgetown University conseguita nel 2012 e dopo aver frequentato la LAMDA a Londra per dedicarsi alla recitazione, Kelly Rohrbach ha messo in pratica i suoi studi cominciando a recitare, nel 2013, in diverse serie televisive, come The New Normal, Due uomini e mezzo e Rizzoli & Isles. Nel corso degli anni successivi, la carriera della giovane attrice continua a crescere, cominciando ad apparire nel suo primo film tv, Love Is Relative (2014), per poi apparire sul grande schero con Café Society (2016), con Jessie Eisenberg, e Baywatch (2017), con Dwayne Johnson. Nel 2019 ha invece recitato in Un giorno di pioggia a New York accanto a Timotheé Chalamet.
2. Kelly Rohrbach è una stella del piccolo schermo. La giovane attrice, emersa grazie alla partecipazione in alcune serie televisive, non ha mai dimenticato questo mondo, preferendolo rispetto al cinema. Infatti, la Rohrbach è apparsa anche nell serie Rush (2014), Deadbeat (2015) e The PET Squad Files (2013-2015). Tra le ultime sue apparizioni sul piccolo schermo, figurano Broad City (2016), Love Advent (2015-2017) e Angie Tribeca (2017). Nel 2019 ha ricoperto il ruolo di Cassidy Reid in Yellowstone, serie con protagonista Kevin Costner.
Kelly Rohrbach in Baywatch
3. Kelly Rohrbach è l’erede di Pamela Anderson. Grazie al film Baywatch, l’attrice e modella Kelly Rohrbach ha potuto interpretare il ruolo di C.J. Parker, che nell’omonima e originaria serie apparteneva a Pamela Anderson, diventandone erede diretta. Sicuramente il fardello portato dall’attrice era pesate, ma ha saputo rendere giustizia ad un ruolo iconico.
4. Il suo costume è stato modificato diverse volte per renderle giustizia. Pare che poter interpretare al meglio il ruolo di C.J. Parker, il costume di Kelly Rohrbach sia stato modificato per ben 10 volte. L’attrice ha dichiarato che è difficile tenere il corpo sempre allenato e resistere alla tentazione di mangiare come fosse un re e per far sì cheal suo corpo venisse data giustizia, il suo costume è stato modificato in modo che le gambe sembrassero più lunghe e che il suo sedere sembrasse più tonico.
Kelly Rohrbach Instagram
5. Kelly Rohrbach ha un profilo Instagram molto seguito. Come tante altre sue colleghe attrici e modelle, anche Kelly Rohrbach ha deciso di aprire un proprio profilo Instagram ufficiale, seguito da qualcosa come 5,8 milioni di persone. L’attrice e modella non è molto attiva sul social, ma sono molte le foto che la vedono protagonista dei suoi viaggi di lavoro o di svago, che la ritraggono durante progetti di lavoro, insieme ai suoi cari o mentre gioca al suo sport preferito, il golf.
Kelly Rohrbach ha un fisico da modella
6. Kelly Rohrbach è una modella molto apprezzata. Prima di diventare un’attrice, Kelly Rohrbach era già diventata modella, senza perdere di vista anche questo ambito lavorativo. L’attrice e modella, infatti, ha lavorato in diverse campagne, diventando il volto per brand internazionali come Gap, Old Navy e di Calzedonia, sia per la collezione fitness autunno-inverno 2016, sia per la collezione di costumi da bagno ispirati a quelli olimpionici.
7. È stata nominata Rookie of the Year da Sports Illustrated. Uno dei più grandi onori che una modella può ottenere nella sua carriera, è quello di poter essere eletta Rookie of the Year, cioè miglior esordiente dell’anno, su una delle riviste più prestigiose, ovvero Sports Illustrated. Non sono le tante ad avere avuto questo onore e ciò le permette di avere in mano un titolo che consente di avere una carriera di modella di tutto rispetto.
Kelly Rohrbach e Leonardo DiCaprio
8. Kelly Rohrbach è stata fidanzata con Leonardo DiCaprio. La giovane attrice e modella in passato è caduta nella rete di Leonardo DiCaprio diventando sua fidanzata per qualche mese. Pare che i due si fossero conosciuti e fidanzati durante l’estate del 2015 e che abbiano continuato a frequentarsi per diversi mesi, sicuramente fino al Ringraziamento. Pare, però, che i due non siano riusciti ad arrivare nemmeno alla fine dell’anno e che i motivi della rottura siano sempre un po’ i soliti che contraddistinguono lo show business: agende troppo piene da parte di entrambi.
9. Da sposa di DiCaprio è arrivata a sposare un altro. Pare che tra Kelly Rohrbach e Leonardo DiCaprio ci fosse profumo di fiori d’arancio, ma così non è stato. Tuttavia, nel 2019 l’attrice e modella ha sposato il milionario avvocato Steuart Walton, erede della famiglia Walton, conosciuto qualche mese dopo che lei aveva rotto con DiCaprio.
Kelly Rohrbach in Yellowstone
10. Non ha rivelato il destino del suo personaggio. Nella serie Yellowstone l’attrice ha interpretato il personaggio di Cassidy Reid in alcuni episodi della seconda stagione. L’ultima volta che la si vede in scena è nel quinto episodio, quando vince la corsa come procuratore distrettuale. Da quel momento molti fan si sono chiesti che fine avesse fatto e l’attrice è stata molto attenta a tenere segreto il destino del suo personaggio. Nel terzo episodio della terza stagione, infine, viene rivelato che Cassidy è ora stata convocata a Washington D.C. per un lavoro da vice procuratore generale degli Stati Uniti.
Fonti: IMDb, The Sun, dailymail, The Famous People
Kelly Reilly: 10 cose che non sai sull’attrice
Divisa tra cinema e televisione, l’attrice Kelly Reilly ha negli anni costruito la propria carriera recitando in alcuni celebri titoli, dando prova di versatilità e carisma. Attualmente impegnata sul piccolo schermo, la Reilly è oggi apprezzata per il suo ruolo di Beth Dutton nella serie Yellowstone, grazie alla quale ha ottenuto nuova popolarità.
Ecco 10 cose che non sai su Kelly Reilly.
2Parte delle cose che non sai sull’attrice

Kelly Reilly in True Detective
5. Aveva sostenuto il provino per un altro ruolo. Per la seconda stagione della serie antologica True Detective, l’attrice aveva inizialmente sostenuto il provino per il personaggio della detective Antigone Bezzerides, andato poi all’attrice Rachel McAdams. Colpiti dalla performance della Reilly, però, i produttori decisero di assegnarle il ruolo di Jordan Semyon, rientrate sempre tra i personaggi principali della stagione.
Kelly Reilly in Britannia
4. Ha interpretato una guerriera. Nella prima stagione della serie Britannia, ambientata nel 43 d.C., durante la guerra tra l’esercito romano e i guerrieri della Britannia, l’attrice ha dato vita al personaggio di Kerra, figlia del re e disposta a guidare il proprio popolo in battaglia pur di salvare la propria terra.
3. Le ha permesso di sperimentare cose nuove. Assumere i panni della guerriera Kerra, ha permesso all’attrice, come da lei dichiarato, di cimentarsi in cose nuove, che mai prima nella sua carriera aveva avuto modo di fare. Tra questi vi sono i sanguinosi combattimenti, come anche la possibilità di recitare in lingue diverse da quella che le è propria.
Kelly Reilly in Yellowstone
2.Era attratta dalla forza del suo personaggio. Nell’assumere il ruolo di Beth Dutton, figlia del protagonista, la Reilly si è dichiarata particolarmente entusiasta nel poter dar vita ad un personaggio femminile caratterialmente così forte, come se ne vedono pochi. Tra i principali elementi che rendono Beth particolarmente predominante nel confronto con gli altri protagonisti vi è la sua acuta intelligenza.
Kelly Reilly: età e altezza
1. Kelly Reilly è nata a Surrey, in Inghilterra, il 18 luglio 1977. L’attrice è alta complessivamente 168 centimetri.
Fonte: IMDb
Kelly Reilly per Robert Zemeckis
Kelly Reilly nell’indie Love is Strange
Kelly Reilly, in questi giorni in sala con Flight di Robert Zemeckis, è entrata a far parte insieme allo sceneggiatore e scrittore teatrale Premio Pulitzer Tracy Letts (August: Osage County) del progetto indie Love is Strange.
La produzione del film diretto e prodotto da Ira Sachs, che vede nel cast anche Michael Gambon e Alfred Molina, inizierà la prossima estate e New York. Reilly e Letts interpreteranno una coppia sposata la cui relazione verrà messa in crisi quando uno scomodo e vecchio zio( Gambon)andrà a vivere nella loro casa.
fonte: Hollywood Reporter
Kelly Reichardt: il nuovo film acquisito dalla Sony
La Sony ha
acquisito a livello internazionale i diritti del nuovo film della
regista indipendente americana Kelly
Reichardt. Il film, che non ha ancora un titolo ufficiale,
può contare su un cast femminile d’eccezione formato da
Michelle Williams, alla terza collaborazione con
la regista, Kristen Stewart e Laura
Dern. Al loro fianco ci saranno anche Rosanna
Arquette, James LeGros, Jared
Harris e Lily Gladstone.
La stessa Kelly Reichardt è autrice della sceneggiatura basata sui racconti di Maile Meloy, che si concentra sulle quotidiane vicende degli abitanti di una piccola città del Montana, dove è ambientato il film. Todd Haynes e Larry Fessenden sono i produttori esecutivi.
Fonte: Deadline
Kelly Overton: 10 cose che non sai sull’attrice
Nota prevalentemente per i suoi ruoli televisivi, l’attrice Kelly Overton si è affermata grazie alla partecipazione ad alcune popolari serie TV, che le hanno permesso di essere conosciuta dal grande pubblico. In attesa di una definitiva consacrazione, l’attrice può godere dell’affetto dei fan e delle lodi della critica.
Ecco 10 cose che non sai su Kelly Overton.
Kelly Overton carriera
1 I film. Il debutto cinematografico dell’attrice avviene nel 2003 con il film Vizio di famiglia. Successivamente prende parte al film Breaking Dawn (2004) e a The Ring 2 (2005). Nel 2007 prende parte al film The Wager, mentre nel 2010 è tra i protagonisti di The Collective. Partecipa poi ai film Tekken (2009) e In My Sleep (2010).
2 Le serie Tv. Nel corso della sua carriera l’attrice ha poi preso parte a numerose serie TV, tra cui si annoverano CSI: NY (2006), Criminal Minds (2007), NCIS (2009), La bella e la bestia (2012), True Blood (2012-2013), e Legends (2015). Dal 2016 è nel cast principale della serie Van Helsing, dove interpreta il ruolo di Vanessa Helsing.
Kelly Overton social network
3 Ha un account Instagram. L’attrice è presente sul social network Instagram con un proprio profilo verificato, seguito da 82 mila persone. All’interno di questo l’attrice è solita condividere fotografie scattate in momenti di svago con la famiglia o con amici. Non mancano anche le fotografie tratte dai set o dalle premiere a cui la Overton prende parte.
4 È molto attiva su Twitter. L’attrice è particolarmente attiva anche sul social network Twitter, dove è seguita da 25 mila persone. Con i suoi oltre 3 mila tweet l’attrice è solita rispondere a curiosità sui progetti a cui prende parte. Molto presenti sono inoltre i post promozionali dei film o delle serie a cui prende parte.
Kelly Overton vita privata
5 È sposata. L’attrice ha sposato nel 2004 il collega Judson Pearce Morgan, con il quale ha anche co-diretto il film The collective. I due hanno un primo figlio nel 2011, ed un secondo nel 2017.
Kelly Overton Tekken
6 Ha ricevuto critiche per il suo casting. Nel film Tekken, l’attrice interpreta il personaggio Christie Monteiro. In seguito alla notizia del suo casting per il ruolo, numerose sono state le critiche dei fan, secondo cui l’attrice americana non avrebbe reso giustizia al personaggio, che è invece di origini brasiliane.
Kelly Overton Van Helsing
7 Ha chiesto che la serie diventasse più dark. L’attrice è la protagonista della serie Van Helsing. Dopo due prime stagioni ben accolte dalla critica e dal pubblico, la Overton ha chiesto alla produzione di accentuare i toni dark della storia, andando così a sottolineare il complicarsi delle vicende per i protagonisti.
8 Ha girato molte scene mentre era incinta. Al momento di iniziare le riprese della seconda stagione, l’attrice era incinta al quinto mese. Ha proseguito le riprese fino al settimo mese di gravidanza, affermando che l’ottima preparazione fisica acquisita durante gli anni le ha permesso di conciliare le due cose, ovviamente il tutto nel modo più sicuro possibile per il bambino in grembo.
Kelly Overton The Collective
9 Ha co-diretto un film. Insieme al marito Judson Pearce Morgan, l’attrice ha co-sceneggiato e co-diretto il film The Collective, del 2008, nel quale compare anche come protagonista. Il film è stato selezionato per diversi festival statunitensi, riportando vittorie al Brooklyn International Film Festival e al Fort Collins TriMedia Festival.
Kelly Overton età e altezza
10 Kelly Overton è nata a Wilbraham, negli Stati Uniti, il 28 agosto 1978. L’altezza complessiva dell’attrice è di 170 centimetri.
Fonte: IMDb
Kelly McGillis: 10 cose che non sai sull’attrice
Considerata una delle icone femminili degli anni Ottanta, l’attrice Kelly McGillis ha in quel periodo partecipato a numerosi film entrati nell’immaginario comune. Spaziando tra generi diversi si è affermata come un’interprete di grande talento, che ha però negli anni diradato sempre di più le sue attività. Allontanatasi dal mondo di Hollywood e dai suoi riflettori, la McGillis è oggi un’attrice da riscoprire e apprezzare ancora e ancora.
Ecco 10 cose che non sai di Kelly McGillis.
Kelly McGillis: i suoi film e le serie TV
1. Ha recitato in celebri film. L’attrice ha debuttato al cinema nel 1983 nel film Reuben, Reuben, per poi ottenere grande notorietà già con il suo secondo film, Witness – Il testimone (1985), dove recita accanto ad Harrison Ford. L’anno seguente ottiene un altro ruolo di rilievo in Top Gun (1986), con Tom Cruise. Ormai popolare recita poi in film come Terra di conquista (1987), Accadde in Paradiso (1987), Labirinto mortale (1988), Sotto accusa (1988), Gente del Nord (1989), Oltre ogni rischio (1989), L’isola dell’amore (1991), The Babe – La leggenda (1992), Genitori cercasi (1994), A prima vista (1999), La maschera di scimmia (2000) e Nessuno può sentirti (2001). Da quel momento dirada molto le sue apparizioni, recitando in pochi film quali Stake Land (2010), The Innkeepers (2011), We Are What We Are (2013) e Grand Street (2014).
2. Ha recitato anche per la televisione. Pur se con meno successo rispetto al cinema, la McGillis ha avuto modo di recitare anche in alcuni film o serie televisive. Tra i primi si annoverano titoli come Sweet Revenge (1984), La casa delle ombre (1995), La stanza dei giurati (1996), Il terzo gemello (1997), Black Widower (2006), Innamorarsi a Sugarcreek (2014) e Segreti materni (2018). Ha invece partecipato ad alcuni episodi di serie come Oltre i limiti (2000), The L Word (2008), Z Nation (2014) e Dirty John (2020).
3. Ha prodotto un film. In una sola occasione l’attrice ha svolto anche il ruolo di produttrice per un film da lei interpretato. Si tratta del titolo del 1991 L’isola dell’amore, dove la McGillis è Edna Pontellier, una donna della fine dell’Ottocento insofferente al casto perbenismo del suo tempo, la quale riscoprirà passioni credute spente da tempo grazie ad un affascinante uomo. Il film è un adattamento del romanzo femminista The Awakening, di Kate Chopin, pubblicato per la prima volta nel 1899.
Kelly McGillis: oggi
4. È una persona profondamente diversa. Con il passare degli anni la McGillis si è vista sempre più allontanata dal mondo di Hollywood, che ormai non sembrava più considerarla per ruoli e film di rilievo. Di conseguenza lei stessa si è volontariamente distaccata da quell’ambiente, intraprendendo una vita più riservata. Oggi la McGillis non è più la donna che si era soliti ricordare, né esteticamente né caratterialmente, ma non manca di sfoggiare un suo carisma e fascino. Di tanto in tanto, inoltre, la si può vedere in qualche nuovo ruolo.
Kelly McGillis è in Top Gun, ma non sarà in Top Gun: Maverick
5. Non aveva un buon rapporto con Tom Cruise. L’attrice Kelly McGillis, divenuta estremamente popolare grazie a questo film, interpreta la bella Charlotte Blackwood, la donna di cui Maverick si innamora. Per lei il film si rivelò un esperienza particolarmente complessa, avendo dichiarato di non aver avuto un buon rapporto con Cruise durante le riprese. Essendo più alta di questi, inoltre, la McGillis dovette fare in modo di non mettere in evidenza tale differenza con il protagonista.
6. Non è stata richiamata per il sequel. Come noto, di Top Gun è ora stato realizzato un sequel dal titolo Top Gun: Maverick. Questo riprenderà gli stessi personaggi del primo film ormai cresciuti e cambiati profondamente. C’è però chi tra i membri del cast originale non sarà presente e quel qualcuno è proprio la McGillis. L’attrice, uscita dai radar di Hollywood, ha infatti affermato di non essere stata ricontattata per questo sequel, forse perché giudicata negativamente per il suo invecchiamento. La sua sarà un’assenza particolarmente dolorosa per i fan del primo film e che sarà particolarmente difficile da rimpiazzare.
Kelly McGillis in Witness – Il testimone
7. Ha vissuto per un periodo in una comunità amish. Nel celebre thriller Witness – Il testimone, l’attrice interpretava la parte di Rachel Lapp, la madre di Samuel, il bambino testimone del titolo. È questo un ruolo per il quale vennero condotti numerosi e infruttuosi provini, fino a quando non comparve la McGillis, all’epoca poco più che esordiente. Per prepararsi al suo personaggio, questa si trasferì a vivere in una comunità amish, dove imparò a svolgere le principali attività. Ebbe inoltre modo di perfezionare il suo accento, così da renderlo più simile a quello dei locali.
Kelly McGillis a I migliori anni
8. Ha partecipato ad una puntata del noto show televisivo. Il 19 maggio del 2017 l’attrice è stata ospite speciale dello show di Rai 1 I migliori anni, condotto da Carlo Conti. All’interno di questo, come noto, si ripercorrono eventi e periodi passati particolarmente memorabili, riscoprendone curiosità culturali, sociali e politiche. L’attrice è stata invitata in quanto icona degli anni Ottanta, ancora oggi celebre grazie al film Top Gun. In molti sono rimasti stupiti nel vedere una donna profondamente diversa rispetto a quella di un tempo, ma nessuno ha negato il carisma che la McGillis ancora oggi vanta.
Kelly McGillis: la vita privata e la malattia
9. Ha avuto una vita turbolenta. La vita privata dell’attrice non è mai stata facile. Come da sua ammissione, la McGillis fu vittima di uno stupro in gioventù. Nonostante quell’evento, trovò la forza di rialzarsi ed avere ugualmente una fiducia nei rapporti umani. Ebbe due matrimoni, il primo con Boyd Black dal 1979 al 1981 e il secondo con Fred Tillman dal 1989 al 2002. Con quest’ultimo ha anche avuto due figlie. In molti hanno creduto che l’invecchiamento dell’attrice fosse dovuto ad una malattia, ma l’attrice ha smentito. Nel 2009, invece, l’attrice ha pubblicamente rivelato durante un’intervista la propria omosessualità.
Kelly McGillis: età e altezza dell’attrice
10. Kelly McGillis è nata il 9 luglio del 1957 a Newport Beach, in California, Stati Uniti. L’attrice è alta complessivamente 1.78 metri.
Fonte: IMDb
Kelly McCreary: 10 cose che non sai sull’attrice
Divenuta celebre per il ruolo di Margaret Pierce nella serie Grey’s Anatomy, l’attrice Kelly McCreary si è negli anni costruita una solida carriera partecipando a celebri titoli per la televisione, senza farsi mancare alcune incursioni sul grande schermo. Ciò l’ha portata in breve tempo a divenire uno dei nomi più noti dell’attuale panorama televisivo, ottenendo riconoscimenti di critica e pubblico. Ecco 10 cose che non sai di Kelly McCreary.
Kelly McCreary: i suoi film e le serie TV
10. Ha recitato in note produzioni televisive. L’attrice debutta in televisione nel 2009 partecipando ad un episodio della serie The Electric Company. Ottiene una prima notorietà recitando in Cyberchase (2005-2010), per poi partecipare a White Collar (2009-2011), Emily Owens M.D. (2012-2013) e Scandal (2013-2014). Diventa poi celebre grazie al ruolo della dottoressa Margaret Pierce in Grey’s Anatomy (2014-2020), dove recita accanto agli attori Ellen Pompeo, Patrick Dempsey, Sandra Oh, Chandra Wilson e James Pickens Jr.. L’attrice riprenderà poi il ruolo anche in alcuni episodi dello spin-off Station 19 (2018-2020), con protagonista Jaina Lee Ortiz.
9. Ha preso parte ad alcuni film per il cinema. La McCreary compie il suo debutto sul grande schermo con il film Being Flynn (2012), con protagonisti attori come Robert De Niro, Paul Dano e Julianne Moore. Reciterà poi anche in How to Follow Strangers (2013), My America (2014), Anime gemelle (2015), e Life (2015), con Dane DeHaan e Robert Pattinson.
8. Ha partecipato al doppiaggio di una serie animata. Negli ultimi anni l’attrice si è distinta anche per il suo ruolo di doppiatrice nella serie animata Harvey Girls per sempre (2018-2020), dove ricopre il ruolo di Dot. La serie è presente sulla piattaforma streaming Netflix, ed è ambientata ad Harvey Street, dove a comandare sono i bambini, e nello specifico le tre giovani protagoniste.
Kelly McCreary è presente su Instagram
7. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 1,6 milioni di persone. All’interno di questo l’attrice è solita condividere fotografie di vario genere, da quelle personali a quelle ritraenti momenti di svago con amici o colleghi. Non mancano poi immagini promozionali dei suoi progetti da interprete, dalle serie TV ai film.
Kelly McCreary: chi è suo marito
6. Ha sposato un regista. Particolarmente riservata sulla propria vita privata, nel gennaio del 2019 l’attrice fa uno dei pochi annunci a riguardo rendendo nota la sua relazione con il regista Pete Chatmon, noto per le sue regie televisive. I due si sono conosciuti due anni prima sul set di Grey’s Anatomy. Nel maggio dello stesso anno la coppia annuncia le nozze.
Kelly McCreary in Grey’s
Anatomy
5. È stata promossa a membro fisso del cast. L’attrice compare per la prima volta nella serie negli ultimi due episodi della decima stagione. Apprezzata dal pubblico, l’attrice venne poi introdotta come regular nel corso dell’undicesima stagione, arrivando ad oggi ad aver recitato in un totale di circa 143 episodi.
4. Ha recitato con sua sorella. Nel settimo episodio della sedicesima stagione della serie, Margaret riceve la visita di sua cugina Sabrina, e molti spettatori hanno notato la somiglianza tra le attrici dei due personaggi. Ad interpretare Sabrina era infatti Crystal McCreary, sorella di Kelly. Fu proprio quest’ultima a proporre la sorella per il ruolo, e per le due si realizzò così l’occasione di recitare insieme, cosa che attendevano da molto.
3. Non sapeva quale personaggio avrebbe interpretato. L’attrice ha dichiarato che nel sostenere il provino per far parte della serie, non sapeva quale sarebbe stato il ruolo del suo personaggio. Possedeva infatti pochissime informazioni a riguardo, e la completa verità le fu svelata soltanto dopo che i produttori si convinsero ad affidare a lei la parte.
2. Conosce il destino del personaggio. La sedicesima stagione si è rivelata particolarmente incentrata sul personaggio interpretato dalla McCreary, portandola a risvolti narrativi imprevisti per i fan. L’attrice ha affermato che è a conoscenza del futuro scritto per il personaggio, e si ritiene affascinata dalle nuove possibilità che si aprono per il suo futuro nella serie.
Kelly McCreary: età e altezza
1. Kelly McCreary è nata a Milwaukee, Winsconsin, Stati Uniti, il 10 luglio 1981. L’attrice è alta complessivamente 163 centimetri.
Fonte: IMDb
Kelly Marie Tran: “Passare da Star Wars a Raya e l’Ultimo Drago è stato un miracolo”
In una recente intervista con Collider, l’attrice Kelly Marie Tran ha parlato del suo ruolo in Raya e l’Ultimo Drago (in cui presta la voce alla protagonista del film Disney) sulla scia del contraccolpo generato dalla sua partecipazione a Star Wars: Gli Ultimi Jedi.
L’attrice ha spiegato che, nonostante i momenti difficili che ha vissuto in seguito alle pesanti critiche da parte dei fan per il suo ruolo nel film di Rian Johnson (critiche che l’hanno addirittura spinta ad abbandonare i social media), quell’esperienza le ha comunque insegnato tanto, spingendola a concentrarsi sul suo lavoro al di là di ogni possibile giudizio, a non dare così tanto peso alle aspettative e, soprattutto, a concentrarsi sulle persone che credono in lei, nel suo talento e che la sostengono, dichiarandosi assolutamente fiera della sua crescita professionale come attrice.
“È difficile. Da attore, non hai mai davvero il controllo su ciò che sta accadendo a livello narrativo… se quella storia ha senso oppure no”, ha spiegato Kelly Marie Tran. “Da attrice, ma anche da essere umano, cerco sempre di non pensare alle mie aspettative ma di essere, per quanto possibile, totalmente presente all’interno di quell’esperienza. Sono davvero orgogliosa del modo in cui sono stata in grado di mostrarmi durante tutta la mia carriera. Sono passata dalla sketch comedy all’improvvisazione, dal cinema indipendente a Star Wars e poi ancora a Raya.”
“Voglio solo che le persone sappiano e siano convinte che si possono attraversare momenti della vita duri, difficili, ed uscirne comunque a testa alta, anche grazie al supporto di tutti quelli che credono in te”, ha aggiunto. “Per me, passare dall’esperienza di Star Wars a quella di Raya è stato una sorta di miracolo. Per me, Raya significa celebrare tutte quelle parti di me stessa che da bambina mi hanno insegnato a nascondere. È stata un’esperienza catartica.”
Raya e l’Ultimo Drago è l’ultimo film d’animazione dei Walt Disney Studios, uscito direttamente su Disney+, con Accesso Vip, lo scorso 5 marzo. Il film è ambientato nel fantastico mondo di Kumandra, dove umani e draghi vivevano insieme in armonia. Quando una forza malvagia ha minacciato la loro terra, i draghi si sono sacrificati per salvare l’umanità. 500 anni dopo, quella stessa forza malvagia è tornata e Raya, una guerriera solitaria, avrà il compito di trovare l’ultimo leggendario drago per riunire il suo popolo diviso. Durante il suo viaggio, imparerà che non basterà un drago per salvare il mondo, ci vorrà anche fiducia e lavoro di squadra.
Kelly Marie Tran, intervista all’attrice di Star Wars: Gli ultimi Jedi
In occasione della premiere mondiale di Star Wars: Gli ultimi Jedi abbiamo avuto il piacere di intervista anche Kelly Marie Tran, la simpatica interprete di Rose Tico.
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Star Wars: Gli Ultimi Jedi è diretto da Rian Johnson e arriverà al cinema il 13 dicembre 2017. Il film racconterà le vicende immediatamente successive a Il Risveglio della Forza.
In Star Wars: Gli Ultimi Jedi torneranno Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Lupita Nyong’o, Domhnall Gleeson, Anthony Daniels, Gwendoline Christie e Andy Serkis. Gli altimi attori unitisi al cast sono Benicio Del Toro, Laura Dern e Kelly Marie Tran.
La saga degli Skywalker prosegue nel film Star Wars: Gli Ultimi Jedi (al cinema il 13 dicembre in oltre 850 copie) in cui gli eroi de Il Risveglio della Forza si uniranno alle leggende della galassia in un’epica avventura piena di scoperte legate agli antichi misteri della Forza e scioccanti rivelazioni sul passato.
La squadra creativa include alcuni dei più grandi talenti dell’industria cinematografica, tra cui Steve Yedlin (Direttore della fotografia), Bob Ducsay (Montatore), Rick Heinrichs (Scenografo), Peter Swords King (Hair e Make-Up Designer) e Mary Vernieu (Direttore del casting negli Stati Uniti). Inoltre, Pippa Anderson (Co-produttrice, vicepresidentessa della post-produzione), Neal Scanlan (Supervisore creativo delle creature e dei droidi), Michael Kaplan (Costume designer), Jamie Wilkinson (Responsabile degli oggetti di scena), Chris Corbould (Supervisore degli effetti speciali), Rob Inch (Stunt coordinator), Ben Morris (Supervisore degli effetti visivi) e Nina Gold (Direttrice del casting nel Regno Unito) torneranno a far parte del team.
Kelly Macdonald: 10 cose che non sai sull’attrice
Kelly Macdonald è un’attrice che si è fatta conoscere grazie ai suoi numerosi e diversi ruoli, divisi tra cinema e serie tv che sono entrate nell’immaginario collettivo. L’attrice ha iniziato a lavorare fin da giovanissima e grazie ai suoi ruoli iconici è riuscita a farsi conoscere ed apprezzare in tutto il mondo.
Ecco, allora, dieci cose da sapere su Kelly Macdonald.
Kelly Macdonald: i suoi film
1. Ha recitato in celebri film. La carriera dell’attrice è iniziata nel 1996 debuttando in Trainspotting, per poi apparire nei film Stella Does Tricks (1996), Elizabeth (1998), La perdita dell’innocenza (1999), Gosford Park (2001), Neverland – Un sogno per la vita (2004) e Guida galattica per autostoppisti (2005). In seguito, lavora in Tata Matilda (2005), Non è un paese per vecchi (2007), Soffocare (2008), In the Electric Mist – L’occhio del ciclone (2009) e Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2 (2011). Tra i suoi ultimi film vi sono Anna Karenina (2012), Special Correspondents (2016), T2 Trainspotting (2017), Okja (2017), Vi presento Christopher Robin (2017), Holmes & Watson (2018) e L’arma dell’inganno (2021).
2. Ha lavorato in alcune serie tv ed è anche doppiatrice. Nel corso della sua carriera, l’attrice non ha lavorato solo al cinema, ma si è dedicata anche al piccolo schermo, apparendo in serie come Screen Two (1996), State of Play (2003), Alias (2005), Boardwalk Empire (2010-2014), Black Mirror (2011-in corso), The Victim (2019) e Giri / Haji (2019). Nel 2020 ha poi recitato in alcuni episodi di Truth Seekers, mentre nel 2021 ha preso parte alla serie Line of Duty. Prossimamente reciterà invece in Call My Agent. In quanto doppiatrice, invece, ha prestato la propria voce per i film d’animazione Ribelle – The Brave (2012) e Ralph spacca Internet (2018).
Kelly Macdonald in Trainspotting
3. Ha ottenuto la parte quasi per caso. Grazie a del volantinaggio, la giovane Kelly era venuta a conoscenza dell’audizione del film Trainspotting. Quando Danny Boyle, regista del film, l’ha vista per la prima volta, vestina e pettinata in maniera semplice in mezzo ad altre ragazze che erano l’opposto, ha subito capito che era la ragazza che stavano cercando per il ruolo di Diane.
4. Ha debuttato quasi da ubriaca. L’attrice ha dichiarato di aver bevuto più del dovuto la sera prima delle sue prime riprese, tanto quasi da ubriacarsi e rischiando di recitare in stato di ubriachezza. A giustificazione di ciò, la Macdonald era estremamente nervosa per quel suo primo ruolo da attrice, finendo così con il bere molto per cercare di gestire l’ansia da prestazione.
Kelly Macdonald in Harry Potter
5. Ha battuto Kate Winslet. Inizialmente, il ruolo di Helena Corvonero era stato offerto alla premio Oscar Kate Winslet per il film Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2. Tuttavia, il suo agente ha respinto l’offerta, senza fornire particolari motivazioni, e così il ruolo è stato poi assegnato alla Macdonald. Questa si è detta entusiasta di poter recitare nella saga, anche se solo sottoforma di fantasma.
6. Si è ritrovata sul set con Emma Thompson. Inizialmente non era previsto che le due attrici dovessero lavorare insieme. Eppure, la Thompson è riuscita ad arrivare sul set de I Doni della Morte – Parte 2 appena dopo aver finito di girare Tata Matilda e il grande botto (2010), proprio mentre la Macdonald è stata l’ultima delle attrici ad essere scritturata. Le due avevano lavorato al primo capitolo di Tata Matilda e si sono qui ritrovate a sorpresa.
Kelly Macdonald in Boardwalk Empire
7. Vede il suo personaggio come femminista. Secondo l’attrice, Margaret, il personaggio da lei interpretato nella celebre serie Boardwalk Empire, è una femminista convinta, sempre pronta ad aiutare le donne e cercando di essere un buon modello. La Macdonald si è dunque impegnata affinché fuoriuscissero in modo questi aspetti e queste convinzioni del suo personaggio da ogni gesto compiuto o parola pronunciata.
Kelly Macdonald in Black Mirror
8. È stata protagonista di un episodio. Ormai celebre, l’attrice è stata chiamata a ricoprire il ruolo della detective Karin Parke nell’episodio Odio universale, sesto della terza stagione della celebre serie distopica Black Mirror. Nel corso di questo, il personaggio interpretato dalla Macdonald si trova ad indagare sulla misteriosa morte della giornalista Jo Powers. Per loro ha così inizio una lunga e complessa indagine, con l’attrice che ha in seguito dichiarato di essere da subito stata stregata dalla storia e dai temi qui raccontati.
Kelly Macdonald: chi è suo marito
9. Ha un matrimonio alle spalle. L’attrice si è sposata nel 2003 con il bassista scozzese Dougie Payne. Il loro matrimonio è però durato fino a settembre del 2017, quando hanno annunciato la separazione (non hanno ancora divorziato e, perciò, rimangono ancora sposati). Dalla loro unione sono nati due figli, Freddie Peter (nato nel 2008) e Theodore William (nato nel 2012).
Kelly Macdonald: età e altezza
10. Kelly Macdonald è nata il 23 febbraio del 1976 a Glasgow, in Scozia. La sua altezza complessiva corrisponde a 159 centimetri.
Fonti: IMDb, Rolling Stone
Kelly Macdonald, Kevin McKidd e le loro voci in Brave
Il tredicesimo film di animazione della Pixar, di imminente uscita, conterà, tra le altre, sulle voci di Kelly Macdonald (Boardwalk Empire, Harry Potter and the Deathly Hallows) e di Kevin Mckidd. La Macdonald offrirà la propria voce a Merida, una giovane e combattiva principessa che preferisce lunghe corse a cavallo e il tiro con l’arco ai rituali e alle convenzioni che il suo lignaggio le richiede di rispettare; mentre il padre (cui dà la voce Billy Connolly) incoraggia questo suo temperamento, la regina Elinor, sua madre, lo disapprova apertamente.
Kevin McKidd svolgerà invece due ruoli, quelli di Lord MacGuffin e di suo figlio, uno dei tre pretendenti alla mano di Merida: nell’originale quest’ultimo parla con un accento scozzese (la vicenda è ambientata nelle Highlands) talmente spiccato da risultare incomprensibile allo stesso padre. Per entrambi si è trattato della prima esperienza in qualità di doppiatori di un film di animazione.
Fonte: Comingsoon.Net
Kellan Lutz: dopo Tarzan, ecco Ercole
Giunto alla notorietà grazie alla saga di Twilight e prossimo Tarzan sul grande schermo, Kellan Lutz sarà Ercole nel nuovo film dedicato all’eroe greco, diretto da Renny Harlin. Il soggetto del film non è ancora stato svelato, ma secondo alcune indiscrezioni, parte della storia seguirà una storia d’amore tra il semidio e la principessa di Creta. L’inizio delle riprese è previsto per il prossimo mese in Bulgaria; la sceneggiatura è stata firmata dallo stesso Harlin, assieme a Sean Hood, Giulio Steve e Hanna Hoeg.
Parlando della scelta di Lutz, il regista ha affermato che per portare sullo schermo il più leggendario e mitologico personaggio della storia, serviva qualcosa di più di un buon fisico, e Kellan rispeonde ai requisiti: non ha paura di esplorare forse e debolezze del suo personaggio; Harlin ha spiegato di essere rimasto impressionato dalla passione e dal cuore dell’attore. Il film di Harlin si troverà a concorrere col parallelo progetto dedicato allo stesso Ercole diretto da Brett Ratner, protagonista Dwayne Johnson.
Fonte: Empire
Kellan Lutz: 10 cose che non sai sull’attore
Divenuto celebre grazie alla sua partecipazione alla saga di film di Twilight, l’attore Kellan Lutz è oggi un apprezzato interprete distintosi per versatilità e carisma. Negli anni, si è dedicato a progetti diversi tra loro, dimostrando però una predilezione verso il genere action. Attualmente, ha portato il proprio volto sul piccolo schermo, dove recita in un’apprezzata serie TV.
Ecco 10 cose che non sai di Kellan Lutz.
2Parte delle cose che non sai sull’attore

Kellan Lutz in Twilight
5. Avrebbe voluto sfoggiare dei capelli lunghi. Per ricoprire il ruolo di Emmett Cullen, membro della famiglia di vampiri protagonista, l’attore aveva espresso il desiderio di poter portare i capelli lunghi. Tuttavia, per via di un taglio particolarmente corto effettuato per un precedente film, questi non fecero in tempo a ricrescere, e dato che la produzione non poteva aspettare l’attore si rassegnò a girare con la lunghezza che aveva in quel momento.
4. Vorrebbe uno spin-off sul suo personaggio. Parlando di Emmett Cullen, l’attore ha dichiarato che esiste un breve racconto dove viene spiegato come egli sia stato trasformato in vampiro. Lutz, dopo averlo letto, ha espresso il forte desiderio di poterlo realizzare, dando così vita ad uno spin-off sulle origini del proprio personaggio.
3. Ha adorato girare le scene di combattimento. L’attore ha elencato diversi momenti memorabili della saga, come la partita a baseball o il matrimonio, ma i suoi preferiti rimangono quelli che prevedevano scene di combattimento. Per Lutz, poter dar vita a quelle coreografie dinamiche e complesse è stata una sfida particolarmente gratificante.
Kellan Lutz è Hercules
2. Era già pronto fisicamente per il ruolo. Lutz fu scelto per il ruolo del semidio protagonista di Hercules – La leggenda ha inizio soltanto due settimane prima delle riprese. Questo poco preavviso non è però stato un problema, poiché l’attore, il quale si tiene costantemente in allenamento, era già fisicamente pronto per la parte.
Kellan Lutz: età e altezza
1. Kellan Lutz è nato a Dickinson, in North Dakota, Stati Uniti, il 15 marzo 1985. L’attore è alto complessivamente 183 centimetri.
Fonte: IMDb
Kellan Lutz nel nuovo trailer di Hercules La leggenda ha inizio
La Summit Entertainment ha diffuso un nuovo trailer del film Hercules – La leggenda ha inizio che vede protagonista Kellan Lutz, nei panni del leggendario personaggio. Nel cast del film anche Gaia Weiss (Bianca come il latte, rossa come il sangue), Scott Adkins (Zero Dark Thirty, I Mercenari 2, The Bourne Ultimatum), Roxanne McKee (Il trono di Spade), Liam McIntyre (Spartacus – la serie).
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Hercules – La leggenda ha inizio è interpretato dalla giovane star in ascesa Kellan Lutz, già tra i protagonisti della fortunata saga di Twilight nel ruolo del sexy vampiro Emmett Cullen. Lutz è stato recentemente eletto dalla rivista GQ come Man of the Year 2013 e, nel 2014, sarà protagonista anche di “Tarzan” e de “I Mercenari 3”.
Nel cast del film anche Gaia Weiss (Bianca come il latte, rossa come il sangue), Scott Adkins (Zero Dark Thirty, I Mercenari 2, The Bourne Ultimatum), Roxanne McKee (Il trono di Spade), Liam McIntyre (Spartacus – la serie).
Hercules – La leggenda ha inizio è un’avventura epica ricca di azione e phatos, creata dal regista e sceneggiatore Renny Harlin.
Hercules, il principe semidio, non ha però alcuna conoscenza dei suoi natali divini o di quello che sarà il suo destino. Il suo unico desiderio è avere l’amore della bellissima Hebe, principessa di Creta, che è stata però promessa in sposa dal re tiranno al figlio maggiore Iphicles, fratello dell’eroe. Una volta venuto a conoscenza della grandiosità del proprio destino, il giovane semidio sarà posto di fronte a una scelta: fuggire con il suo vero amore o realizzare il suo destino e diventare il più grande eroe di tutti i tempi.
Kellan Lutz ne I Mercenari 3
L’attore Kellan Lutz, visto nella Saga di Twilight, è entrato a far parte del cast de I Mercenari 3, film che completerà la trilogia de I Mercenari, adrenalinica pellicola in cui Sylvester Stallone ha riunito tutte le leggende del cinema action vecchie e nuove.
Vi ricordiamo che il cast de I Mercenari 3 vede Sylvester Stallone, Arnold Schwarzenegger, Jason Statham, Harrison Ford, Mel Gibson, Terry Crews, Dolph Lundgren, Antonio Banderas, Kellan Lutz, Randy Couture, Victor Ortiz, Kelsey Grammer, Glen Powell Jr., Ronda Rousey, Wesley Snipes
A dirigere questo bel gruppo di eroi ci sarà Patrick Hughes che avrà a disposizione un budget di 90 milioni di dollari. La trama del film: ne I Mercenari 3, Barney (Sylvester Stallone), Christmas (Jason Statha) e il resto della squadra si trovano faccia a faccia con Conrad Stonebanks (Gibson), un vecchio amico di Barney e co-fondatore del gruppo di Mercenari. Stonebanks però si allontanò dal gruppo, costringendo Barney ad ucciderlo, o almeno così si pensava. Lui invece è riuscito a eludere la morte, e ora è tornato per cercare di mettere fine al gruppo che lui stesso ha fondato. Ma Barney ha piani diversi.
Fonte: Cs
Keira Knightley: ritratto dell’attrice in costume
Keira Knightley – Fisico esile, atletico ed elegante al tempo stesso, tantissimo fascino e altrettanta energia, volto delicato, forme slanciate, sono le doti fisiche che subito colpiscono in Keira Knightley la giovane ed affermata attrice britannica nata a Teddington il 26 Marzo 1985.Il 25 Marzo, vigilia del suo compleanno, arriverà in Italia Non lasciarmi (Never let me go), dove è diretta da Mark Romanek (One Hour photo).
Il film è l’adattamento
dell’omonimo romanzo di Kazuo Ishiguro, scrittore di origini
giapponesi cresciuto in Inghilterra. Keira
Knightley interpreta Ruth, la co-protagonista di questa
storia a carattere fantastico narrata attraverso i ricordi della
sua amica d’infanzia Kathy. Ruth, insieme a Kathy e Tommy, i
ragazzi con cui è cresciuta e di cui sono rievocate le vicende, è
costretta dalla nascita a un triste destino. E’ un clone creato con
il solo scopo di mettere a disposizione i suoi organi per eventuali
trapianti.
Non lasciarmi, presentato al London Film Festival dello scorso Ottobre, sembra destinato ad un grande successo di pubblico e critica ed è molto atteso anche per la presenza di altri due interpreti di rilievo come Carey Mulligan (Brothers; Wall Street) e Andrew Garfield (Leoni per agnelli; Parnassus). La Mulligan già nel 2005 aveva lavorato con Keira in Orgoglio e Pregiudizio (Pride & Prejudice di Joe Wright), film con cui proprio Keira aveva ottenuto le nomination come migliore attrice sia agli Oscar che ai Golden Globe e sul cui set aveva conosciuto l’attuale compagno, Rupert Friend. Entrambe le attrici erano brillanti nei ruoli di Elizabeth e Kitty Bennet tratti dal celebre romanzo della Austen. Andrew Garfield è invece l’attore, quotatissimo dopo il successo del pluripremiato The Social Network di David Fincher (interpretava Saverin), che ha conquistato l’ambita eredità di Tobey Maguire nel ruolo di Spider-Man in The amazing Spider-Man (uscita prevista per il 3 Luglio 2012). Non lasciarmi va quindi ad aggiungersi alla filmografia di Keira Knightley che già può vantare molti titoli degni di nota. Figlia d’arte (il padre, Will Knightley è attore teatrale e televisivo, e la madre, Sharman Macdonald, sceneggiatrice) ottiene le prime parti in giovanissima età trovando nella passione per la recitazione un mezzo e uno stimolo per superare i suoi problemi di dislessia.
A nove anni ha una parte nel film Tv A Village Affair, una storia di amore lesbico e già due anni prima era apparsa nella serie Tv Screen One. La sua prima apparizione al cinema è sempre del 1995 in Intrigo perverso (Innocent lies) , film di Patrick Dewolf inedito nelle sale italiane.
Nel 1999 ottiene un ruolo secondario ma ben più significativo, anche per la portata del film. Ha infatti modo di lavorare con un’icona del cinema mondiale come George Lucas che la dirige in Star Wars: Episodio I- La minaccia fantasma. Il suo ruolo è comunque degno di nota ai fini della trama: interpreta Sabé, un’ancella della regina Amidala (Natalie Portman) che nel corso del film si sostituirà a lei per proteggerla. Keira Knightley in sostanza viene scelta come alter-ego della Portman, altra attrice giovane e talentuosa.
Nel 2001 è Frances, una dei ragazzi del thriller The Hole di Nick Hamm. Keira interpreta un ruolo difficile in un film claustrofobico di follia e isterismo in cui quattro ragazzi rimangono chiusi nel bunker dove pensavano di trascorre un week-end di sfrenati divertimenti. Il film seppur non eccelso, tratto dal romanzo di Guy Burt, After the Hole, concede a Keira Knightley maggiore visibilità (anche per via di una scena di nudo) proprio in un thriller, genere con cui aveva preso contatto nelle sue prime prove d’attrice.
Keira Knightley: ritratto dell’attrice in costume
Il film che le da maggiore fama è però la commedia del 2002, Sognando Beckham di Gurinder Chadha (regista britannica, nata in Kenya ma di origini indiane) dove interpreta Jules, amica del cuore di Jess Bahmra (Parminder Nagra), una ragazza di origine indiane che per seguire la sua passione per il calcio dovrà confrontarsi con diversi tipi di pregiudizi. Nel 2003 recita in un altra commedia “made in UK”: Love Actually di Richard Curtis. Qui, sommersa dalle tante storie a mosaico che compongono il film, ha il ruolo di Juliet, giovane sposa che scopre di essere amata dal miglior amico di suo marito. Il film di natale dai toni leggeri e a volte troppo banali se non altro, nella carrellata di volti noti che compongono il cast, marchia anche Keira Knightley come “patrimonio inglese”. Sempre nel 2003, il film USA Pirati dei Caraibi- La Maledizione della Prima Luna, diretto da Gore Verbinski che la rende una star di Hollywood.
Umorismo, agilità e
sensualità possono emergere così nel ruolo di Elizabeth Swann,
figlia del governatore britannico di Port Royal. Promessa sposa del
commodoro è però innamorata di Will Turner (Orlando Bloom), l’umile
fabbro con cui scoprirà di avere in comune un destino votato alla
pirateria. L’Action Movie nel mondo dei pirati vede Keira Knightley
sullo stesso set dello strabordante Jack Sparrow di Johnny Depp
(tanto strabordante da aver quasi fagocitato lo stesso Depp).
Grande è la difficoltà, felicemente fronteggiata, di caratterizzare
e dar risalto anche al proprio personaggio. Altrettanto successo
riscuoteranno gli altri due titoli della saga: La
maledizione del forziere fantasma (2006) e
Ai confini del mondo (2007). Keira,
sicuramente amata dal grande pubblico nel ruolo della Swann, ha
però progetti diversi che non si risolvono nella semplice necessità
di un ruolo dal sicuro successo di botteghino. Già nel 2009
dichiara: “E’ stata una bella esperienza. Ma e’
un’avventura ormai archiviata, odio fare sempre la stessa parte.
Voglio essere libera di interpretare i ruoli che mi piacciono. Sono
sicura che non mi farò più stringere in un corsetto e non cercherò
più di brandire una sciabola“. Lo dimostrano gli altri film,
eterogenei e impegnativi che interpreta. Nel 2004 è Ginevra
nell’anomalo (per l’immaginario comune) King
Arthur di Antoine Fuqua, che riscuote poco successo
di pubblico ma vede anche gli apprezzamenti della critica. Nel 2005
torna al thriller (stavolta di qualità ben superiore) a fianco di
Adrien Brody in The Jacket di Massy
Tadjedin.
Orgoglio e Pregiudizio è seguito da altri film non
hollywoodiani e legati alla narrativa. Diretta da Joe
Wright, interpreta Cecilia, l’ eroina di Ian McEwan
nell’omonimo romanzo Espiazione. Il film
apre il 64^ Festival di Venezia e le vale la seconda nomination
della sua carriera ai Golden Globe. Nel 2007 è coprotagonista del
film Seta, di François Girard, a fianco
di Michael Pitt, tratto dal romanzo breve di Alessandro Baricco
(sua anche la sceneggiatura).
Nel 2008 recita in The Edge of Love di Jon Maybury in un film sul poeta gallese Dylan Thomas. Sempre dello stesso anno è l’ottima prova in La Duchessa di Saul Dibb, l’ ennesimo film in costume. L’ultima volta nelle sale italiane per Keira è stata con Last Night di Tadjedin sul dramma sentimentale di una coppia di sposi e sui reciproci tradimenti che deve fare i conti con la scarsa efficacia della sceneggiatura dello stesso Tadjedin.
Keira Knightley si conferma però un’attrice coraggiosa e dalle grandi potenzialità. Ha saputo esprimere e confermare nei suoi molti film le sue doti ed è ormai diventata un’icona di bellezza e di stile come conferma anche la Griffe francese Chanel che dal 2007 l’ha scelta come suo testimonial. Stile, sicurezza e grandi aspettative caratterizzano il futuro di Keira che il 25 Marzo, quando Non Lasciarmi sarà in Italia, avrà soltanto 25 anni e 364 giorni.
Keira Knightley: registi in sua difesa dopo le accuse di John Carney
Vi avevamo riferito che John Carney, regista di Tutto può cambiare, aveva pubblicamente insultato Keira Knightley, dichiarando che non avrebbe mai più voluto lavorare con una “supermodella”, utilizzando l’appellativo, chiaramente, in senso dispregiativo opponendolo al titolo di attrice di cinema.
Il web, e soprattutto i registi con cui la Knightley ha lavorato in passato, non sono stati zitti di fronte a tali dichiarazioni, schierandosi in massa con l’attrice.
Mark Romanek, che l’ha diretta in Non lasciarmi, ha scritto: “La mia esperienza con Keira è stata assolutamente magnifica sotto tutti i punti di vista. Non ho la più pallida idea di cosa stia dicendo questo ragazzo #testadic***oarrogante“. Lorene Scafaria, regista di Cercasi amore per la fine del mondo, ha aggiunto: “Sono d’accordo con Mark: lavorare con Keira è una vera gioia. Sempre presente, facile da gestire e davvero, davvero brava nel suo lavoro. Semplicemente incantevole”.
Persino Ava DuVernay (Selma) che non ha mai lavorato con Keira Knightley, ha scritto in difesa dell’attrice: “Ci sono attori che alcuni registi non richiamerebbero mai per svariati motivi. Ma non di disprezzano davanti alla stampa, andiamo!“.
E voi che ne pensate?
Keira Knightley: John Carney si scusa pubblicamente
Dopo le offese da parte di John Carney ai danni di Keira Knightley e in seguito alla rivolta dei colleghi, il regista di Tutto può cambiare si è pubblicamente scusato per aver parlato in toni decisamente poco lusinghieri dell’attrice inglese.
Ecco cosa riporta
Variety: “Da parte di un regista che si
sente un perfetto idiota… Di recente, in un’intervista telefonica,
la conversazione è diventata una discussione a proposito di uno dei
miei film passati, Begin Again, con Keira Knightley. Ho detto molte
cose su Keira che erano meschine, cattive e offensive. Provo molta
vergogna per aver detto certe cose e sto cercando di valutare ciò
che le persone hanno detto di me. Cercando di capire cosa non vada
nel mio lavoro ho finito per dare la colpa a qualcun altro. Qui non
si parla quindi solo di pessima regia ma di un comportamento
scadente di cui non vado certamente fiero. È arrogante ed
irrispettoso. Keira non è stata altro che professionale e dedita al
lavoro durante le riprese del film al cui successo ha contribuito
enormemente. Ho scritto personalmente a Keira per scusarmi ma
volevo pubblicamente e senza riserve scusarmi anche con i suoi fan,
i suoi amici e con tutte le persone che ho offeso. È qualcosa di
ingiustificabile che non si ripeterà.”
Fonte: LS